La seconda vita di Mediolanum

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Settimanale - Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1, LO/MI La seconda vita di Mediolanum ORA IL GRUPPO PUNTA SUL PRIVATE BANKING cover story GUARDIAMO ANCHE AI PATRIMONI MEDIO-ALTI ENNIO DORIS SI CONFIDA CON BLUERATING reti & gestori PIETRO GIULIANI CI SPIEGA IL PERCHÈ DEI RISULTATI DI AZIMUT valzer delle poltrone ARRIVA HELMUT BERNKOPF , IL NUOVO CAPO DELLA CONSULENZA PATRIMONIALE DI UNI CREDIT giro d’italia delle reti TUTTI I SEGRETI DELLA TOSCANA, UNA REGIONE RICCA DI PICCOLI OPERATORI advisory della settimana A COLLOQUIO CON DANIELE BERNARDI A. D. DI DIAMAN SIM giovedì 21 luglio 2011 Copia abbinata a “Soldi Economia Finanza e Personal Business” Anno I | Numero 27 BLUE RA TING IL GIORNALE DEI CONSULENTI FINANZIARI Ennio Doris, fondatore e a.d. del gruppo Mediolanum Tutti i giovedì abbinato a SOLDI

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Ora il Gruppo punta sul private banking

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ORA IL GRUPPO PUNTA SUL PRIVATE BANKING

cover storyGUARDIAMO ANCHE AI PATRIMONI MEDIO-ALTIENNIO DORIS SI CONFIDA CON BLUERATING

reti & gestoriPIETRO GIULIANI CI SPIEGA IL PERCHÈDEI RISULTATI DI AZIMUT

valzer delle poltroneARRIVA HELMUT BERNKOPF, IL NUOVO CAPODELLA CONSULENZA PATRIMONIALE DI UNICREDIT

giro d’italia delle retiTUTTI I SEGRETI DELLA TOSCANA,UNA REGIONE RICCA DI PICCOLI OPERATORI

advisory della settimanaA COLLOQUIO CON DANIELE BERNARDIA.D. DI DIAMAN SIM

giovedì 21 luglio 2011Copia abbinata a “Soldi Economia Finanza e Personal Business” Anno I | Numero 27

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Fabrizio Tedeschi

Mentre la commissione europeasi pone il problema di disciplina-re gli ETF, ormai divenuti unaparte rilevante del mercatomobiliare, il Regno Unito avviaindagini sulla loro correttezza epericolosità per l'integrità deimercati e la tutela degli investi-tori. Non è chiaro chi dei due siapartito prima, ma sempre più lacommissione sembra adagiatasul modello di mercato inglese.Il problema, come ormai con-suetudine, è costituito daglieccessi della finanza struttura-ta. Gli ETF sono nati, più di ven-t'anni fa, come semplice stru-mento che riproduceva panieri eindici delle più svariate naturecosicché l'investitore potevapartecipare ai risultati derivantidagli investimenti nei più diversimercati sottoscrivendo un ETF, ilquale a sua volta riproduceva,più o meno meccanicamente,un paniere o indici di titoli,merci, valute, etc. Il vantaggio

era costituito dal costo dellecommissioni di gestione netta-mente inferiore, circa la metà, aquelle dei fondi gestiti in modoattivo. Ulteriore vantaggio era laloro quotazione in mercati uffi-ciali, che consentiva di ridurre alminimo le spese di distribuzionee di essere rapidamente liquida-bili con un semplice ordine diborsa. Col tempo la situazionesi è modificata: anziché ripro-durre portafogli più o menocomplessi di titoli, merci, valute,etc., i gestori si sono rivoltisempre più a strumenti di finan-za derivata. Quindi non hannopiù costituito portafogli uguali oalmeno simili agli indici di riferi-mento, ma hanno sottoscrittostrumenti derivati abbastanzacomplessi riferiti agli stessi indi-ci. Questa modalità operativaha introdotto nel sistema degliETF una mole notevole di rischi,sia per la loro opacità sia per lastabilità dei mercati.Naturalmente l'indagine inglesenon coinvolge tutti i fondi con

modalità ETF; una buona partedi essi é in regola con le normevigenti, ma vi sono casi in cuinon sono trasparenti né lemodalità con cui vengono ese-guite le operazioni, dalla sceltadell'intermediario esecutore alcosto delle operazioni alle valu-tazioni degli strumenti acquista-ti, né i rischi, in primis di contro-parte e di credito, che gli ETFcorrono. Il primo aspetto èquello che più ha interessa-to il Serious Fraud Officedel Regno Unito, il quale, incollaborazione con FSA eBank of England, ha aper-to un'indagine per verifica-re se la scarsa trasparenzaoperativa degli ETF possa difatto nascondere comporta-menti irregolari, al limitedella frode, congravi conseguen-ze sugli investito-ri. In realtà ilpericolo mag-giore derivadai rischi di

controparte e di credito che gliETF si trovano a correre. In pre-cedenza, quando gli ETF riprodu-cevano materialmente nei loroportafogli gli indici di borsa,quindi i titoli “fisici”, i problemierano minimi: in caso di neces-sità si procedeva alla venditadei titoli e si liquidavano gli inve-

stitori. I rischi eranoquelli tipici di un

invest imentoin uno speci-fico tipo dimercato e dis t r u m e n t ofinanziario,non altri.

Oggi gli inve-stimenti sono

costituiti, inu n

numero rilevante di casi, da con-tratti di finanza strutturata conaltri intermediari, quindi richie-dono complicate valutazioni siadel loro costo sia dell'affidabili-tà, a lungo termine, della contro-parte. Adempimenti gravosi enon scevri da incertezze. Ecomunque i rischi rimangono esono di natura sistemica: l'ina-dempimento di una sola contro-parte può determinare reazionia catena tali da coinvolgere unnumero cospicuo d'intermediarie mandare in crisi d'insolvenzainteri mercati, spettacolo alquale abbiamo già assistito nelrecente passato. Staremo avedere quali saranno i risultatidell'indagine del Serious FrausOffice e quali provvedimentiprenderà la commissione euro-pea, sperando che nel frattem-po non si verifichino incidenti dipercorso e che la normativaemananda non sia tale daingessare un mercato tuttoraflorido.

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Etf, inglesi a caccia di frodi Il governo britannico ha avviato indagini sull’universo dei replicanti,con l’obiettivo di dare integrità ai mercati. E tutelare gli investitori

Alessandro Rossi

L'Italia è nell'occhio del ciclone e non sisa come andrà a finire. Ma la verabomba per i mercati mondiali è innesca-ta al di là dell'oceano. Gli Stati Unitisono sull'orlo del baratro econonico-finanziario. Impensabile fino a qualcheanno o qualche mese fa. L'immagine delpaese di Barack Obama era la fotografiadel benessere, della ricchezza. Dollarifruscianti si vedevano affluire in ogniparte del mondo laddove ci fosse unacrisi economica o politica. Adesso basta.L'America ha vissuto troppo tempo al disopra delle sue possibilità e ora si è sco-perta in mutande: è un paese che spen-de 100 e incassa 60; è indebitato 3,6volte più di quanto produca. Il tempo

stringe. Se Obama non torva entro il 2agosto un accordo con l'opposizione perfare la sua “manovra” saranno guai. Ilgiorno dopo vanno a scadenza 23 miliar-di di dollari per il social security, quellosuccessivo titoli di stato per 90 miliardie a Ferragosto altri 30 miliardi di dollariper gli interessi. Nessuno crede alla ban-carotta Usa ma più che passano i giorni,più i timori crescono anche perché diaccordi con l'opposizione non se neparla e i democratici non hanno i numeriper far da sé. In Italia, invece, i numeri sisono trovati. Con una manovra d'altritempi, tosando il gregge. L'approvazione,in fretta, da parte del Parlamento dellamanovra di finanza pubblica, passata da25 a 48 miliardi di euro, costituisce unsegnale importante per i mercati finan-ziari e per le agenzie di rating. Ma per la

“gente comune” resta molto difficile,per certi versi incomprensibile, capirecome si possa uscire dalla spirale dellaspesa pubblica che fagocita la crescitadal momento che, sin dai tempi dellaprima Repubblica, siamo passati di“stangata in stangata”, mentre la spesapubblica ha continuato a crescere e losviluppo invece no. Quindi cosa succede-rà alla “gente comune”? Indubbiamentesubirà un notevole peggioramento dellecondizioni di vita . Basti solo pensareche il taglio delle detrazioni e delle dedu-zioni fiscali, previsti per il 2013-2014,potrebbe costare, a una famiglia media,mille euro di tasse in più in due anni.Con quindi meno spazio per risparmiare.Un problema non banale, visto che inquesti anni di crisi molte famiglie hannointaccato se non addirittura prosciugato

i propri risparmi. Sena contare che la“stangata” di questi giorni va ad aggiun-gersi ad un quadro dell'economia moltocomplicato. Infatti, secondo l'Istat, a giu-gno, il tasso di inflazione è salito al2,7%. I prezzi dei generi alimentari, com-preso i carburanti, evidenziano un'acce-lerazione del tasso annuo di aumentodel 3,5%, superiore all'inflazione. Ilcosto dei biglietti aerei, dei treni e deitraghetti sta subendo una vera e propriaimpennata, con incrementi medi annuiintorno al 10%. Il prezzo della benzina edel gasolio è cresciuto, su base annua,più del 12%. Nel paese cresce il males-sere verso la politica, la magistraturatiene sotto assedio più di un membro delgoverno. Troppo difficile tenere la barradritta.

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Italia-Usa, chi rischia di più

anno I - numero 27

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di Milano n. 3 del 4 gennaio 2011

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Copia abbinata al numero odierno di SOLDI

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Matteo Chiamenti

Ritrovarsi in pieno centro aTorino, tra le maestose mura diPalazzo Carignano, oggi sede delMuseo del Risorgimento, riem-pie lo spirito di un certo orgoglioitaliano (un sentimento piuttostosopito nei cittadini del BelPaese). Ritenersi unici, per uncerto verso, è un sentore para-dossalmente comune: tra abi-tanti di una stessa nazione, tracompagni di squadra e perchéno, di azienda. Ciò nonostante,esistono casi in cui l’aggettivo“unico” assume il ruolo di vero eproprio motto interno professio-nale, come nel fattispecie diBanca Mediolanum, una dellerealtà bancarie che da sempreha saputo manifestare la propriaoriginalità. Lo fece coniando iltermine “family banker” quandotutti si limitavano a parlare dipromotore e l’ha fatto qualchegiorno fa, quando ha scelto pro-prio il Museo del Risorgimentoper ospitare una conferenzadedicata alla divisione PrivateBanking, una realtà meno cono-sciuta rispetto al volto retail, ma

sulla quale il gruppo di EnnioDoris ha deciso di puntare confermezza. Ed è proprio con lui, ilpresidente di BancaMediolanum, che BLUERATINGha deciso di fare quattro chiac-chere. Un dialogo torinese cheribadisce la visione di un uomoche ha cambiato il modo di fareconsulenza finanziaria in Italia.

Presidente Doris, siamo abi-tuati a vederla promotore diiniziative dedicate al retail.Che ruolo ha il private ban-king all’interno del vostromodello?Quando parliamo di Mediolanumparliamo di un modello di servi-zio verso la clientela che opera a360 gradi, sulla base delle esi-genze della stessa. È quindi evi-dente la necessità vitale di svi-luppare la consulenza dedicataanche ai patrimoni medio-alti. Ilfatto che il nostro lato più cono-sciuto sia il retail non significaaffatto che il nostro impegno inquesto segmento sia inferiore: atitolo esemplificativo ogni annoci prodighiamo nell’organizzaredecine e decine di eventi dedica-ti ai nostri clienti, normalmentemediante dei veri e propri talkshow con ospiti illustri delmondo economico. La scelta dilocation ricercate e cariche distoria, come in questo caso ilMuseo del Risorgimento, derivadalla nostra volontà di fare sen-tire come ancora più unici inostri appuntamenti.

Si tratta quindi di un modoper ribadire la vostra vicinan-za ai clienti, specie all’inter-no di un contesto di mercatopiuttosto spiazzante?Senza dubbio. È proprio inmomenti come questo, dovead esempio la speculazione

internazionale vede terreno ferti-le per spaventare i mercati suldebito pubblico italiano e percreare movimento, che i nostriprofessionisti si esaltano efanno sentire ancora di più illoro appoggio alla clientela.Ovviamente la nostra aziendadeve essere allo stesso modopresente nei confronti dei con-sulenti, fornendo loro tutti glistrumenti adatti ad operare almeglio. Non per nulla tutti i

nostri private banker, così comeper i family banker, ricevono quo-tidianamente le trasmissioni diapprofondimento della nostra tvaziendale, le quali fornisconoconsigli indispensabile per forni-re una chiave di lettura comple-ta al risparmiatore.

Uno dei vostri cavalli di batta-glia, sempre in tema di assi-stenza al cliente, è proprio ilsupporto tecnologico, in pri-mis via internet e telefonia.Ora anche altre reti sembra-no volere rinforzare questocanale, si pensi ad esempioalla recente novità introdottada Fideuram con “MobileSolution”. Non temete quindidi perdere quello che è statotipicamente un vostro van-taggio competitivo?

A mio avviso non è minimamen-te pensabile che le altre retisiano in grado di replicarcisotto questo aspetto. Il nostrovero vantaggio non deriva tantodalle piattaforme, sulla cuieccellenza ormai si è dibattutoda tempo, ma dalla cultura edalla sicurezza che i nostri con-sulenti, attraverso queste, rie-scono a infondere ai risparmia-tori. Sfido a trovare una assi-stenza così personalizzatacome la nostra, sfido a trovareun banking center da 400 ope-ratori evoluto come il nostro,dove è addirittura possibile unachiamata a tre tra family ban-ker, cliente e operatore telefo-nico. E a ribadire la nostra lea-dership ci pensano i dati relati-vi alla raccolta: le anticipo chea giugno saremo i primi con270 milioni di euro, mentre ilsecondo, Fineco, ne avrà circa80. Nessuno ci copia.

Se la concorrenza non sem-bra spaventarvi, vi è peròuna scenario generale diincertezza che sembraavvolgere il sistema banca-rio italiano. Tra le ultimeincognite vi è ad esempiol’aumento dello 0,75% dell’Irap contenuto all’internodell’ultima manovra…L’Irap è una tassa iniqua per-ché non tassa gli utili azienda-li, bensì va a colpire il lavoro,danneggiando in tal senso ilsistema produttivo alla suaradice. In un momento di diffi-coltà diventa semplice per ungoverno aumentare la pressio-ne su banche e assicurazioni,piuttosto che direttamente sulcittadino, ma ciò non giustificacomunque il senso di un contri-buto che io reputo ingiusto. Ciòdetto ci adegueremo e andre-

mo avanti come sempre abbia-mo fatto.

Sempre in materia di banchenon si può non chiederle ilparere sul contestuale pre-visto aumento del bollo suldeposito titoli, mentre, equesto potrebbe rivelarsivantaggioso, vi è una dimi-nuzione dell’aliquota al 20%sui conti deposito e su quel-li on-line…Come le ho detto in preceden-za, noi proseguiremo sullanostra strada, non abbiamobisogno di particolare variazio-ni della normativa per riuscirea essere vincente. Si pensi che nonostante il con-testo fiscale finora svantaggio-so siamo riusciti comunque aoffrire al pubblico dei rispar-miatori il conto correnteFreedom dove, grazie ad unapolizza di supporto, la tassazio-ne sul rendimento è stata limi-tata nell’ordine del 12,5%.

Concludiamo con una battu-ta d’obbligo, essendo tipica-mente periodo di calciomer-cato. Diverse piccole realtàsembrano essere sul merca-to, come ad esempio BancaNetwork. La cosa vi puòinteressare?I movimenti attuali del mercatoderivano da una naturale con-trazione dell’offerta derivantedall’incremento salutare, ai finidel servizio offerto, della con-correnza. In genere siamo piut-tosto scettici verso le acquisi-zioni, in quanto riteniamo diffi-cilmente esportabile il nostromodello unico di consulenza.Si tratta di una vera e propriafilosofia di eccellenza a suppor-to del cliente e, come tale, dif-ficile da insegnare.

Il gruppo guidato da Ennio Doris ha deciso di puntare sui patrimoni medio-alti

Mediolanum snobba un pò il retail“Gli altri provano a rincorrerci ma il nostro modello resta l’unico”

18 unità

Media di giornatepro capite dedicatealla formazione delpersonale nel 2010

Il dato di raccolta nettadel mese di giugno2011 preannunciato

da Ennio Doris

milioni di euro

270 400individui

Il numerodi persone del call

center di BancaMediolanum

Sulla raccolta digiugno saremo i primi,con 270 milioni di euromentre Fineco ne avràcirca 80. Nessuno ci può copiare

Ennio Doris,presidente di Mediolanum

È la cifra minimanecessaria per

utilizzare i servizi di private banking

mila euro

250

EnnioDoris

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Matteo Chiamenti

Tutto è partito quando quasitrent’anni fa, precisamente nel1982, Programma Italia S.p.A.sviluppò una partnership con ilgruppo Fininvest, quest’ultimaholding ammiraglia fondata nel1978 da Silvio Berlusconi. Sitratta della prima rete in Italiaad offrire consulenza globalenel settore del risparmio, men-tre un anno dopo nasceMediolanum Gestione Fondi,società di gestione di fondicomuni di investimento di dirit-to italiano, una delle prime pre-senti sul nostro paese.L’offerta della rete si ampliaulteriormente, questa volta nel-l’ambito assicurativo e previ-denziale, con l’acquisizione daparte del gruppo della societàMediolanum Vita e con la suc-cessiva costituzione diProgramma Italia Investimenti,Società di IntermediazioneMobiliare. Una anno fonda-mentale è il 1995, quandonasce Mediolanum S.p.A, hol-ding di tutte le attività di setto-re; sarà sempre lei, giusto unanno più tardi, a entrare a quo-tarsi sul listino della Borsa diMilano (ancora oggi facenteparte del paniere Ftse Mib).Nel 1997 è volta dell’esordiodi uno dei brand più conosciutinell’ambito bancario (tanto dadiventare persino indossabilesu magliette e felpe, ma que-sta è un’altra sotria) dall’evolu-zione di Programma Italianasce Banca Mediolanum, chesegna l’ingresso del gruppoMediolanum in questo settore.Tre anni più tardi BancaMediolanum lancia la “bancaon line”, offrendo ai suoi clien-ti, oltre all’operatività dei cana-li tecnologici e la consulenza,anche servizi di trading. Il lan-cio viene promosso ancheattraverso una campagna pub-blicitaria su tv e stampa, chevede Ennio Doris, presidentedella banca, come testimonial:un “esordio” mediatico chegioverà non poco alla causadella società. Sempre in quel-l’anno il servizio di consulenzavede una sua importante evo-luzione nell’offerta:Mediolanum acquisisce il 2%di Mediobanca e con essa,successivamente, costituisceBanca Esperia, una joint ventu-

re per l’offerta dei servizi diprivate banking. Ma il 2000 èanche l’anno in cui BancaMediolanum si apre oltre i con-fini italiani: con l’acquisizionedel gruppo Bancario Fibanc, lasocietà approda in Spagna. Loshopping europeo proseguenel 2001 con l’ acquisizione diBankhaus August Lenz & Co eGamax Holding AG, ma il grup-po decide di fare emergere lapropria immagine sociale attra-verso alcuni importanti iniziati-ve umanitarie: la prima di que-ste è la nascita nel 2002 dellaFondazione Mediolanum, costi-tuita con l’obiettivo di seguire,realizzare e sviluppare le prin-cipali attività in ambito socialedel gruppo, con un prevalenteinteresse all’aiuto e al soste-gno all’infanzia in condizioni didisagio. Un forte impattosociale che si vede parados-salmente rafforzato nel 2008quando, all’interno di un crisifinanziaria che ha gettato nonpoco fango sul sistema finan-ziario internazionale, EnnioDoris e il Gruppo Fininvest,soci di riferimento del GruppoMediolanum, si fanno carico ditutelare i clienti coinvolti nellavicenda Lehman Brothers inter-venendo a favore dei circa 10mila clienti coinvolti nel crackdella banca americana senzagravare sugli azionisti di mino-ranza. L’ultima grande novitàintrodotta da Mediolanumn èla prima università privata ban-caria in Italia: stiamo parlandodella Mediolanum CorporateUniversity.

L’azienda di Basiglio ha fatto conoscere al pubblico il ruolo del promotore

E anche questa è storia italiana Il 1995 è stato l’anno della svolta, con la costituzione della holding

Ecco svelato l’identikit deldemiurgo dei family bankerIl successo inizia con Programma Italia, poi arriva la svoltaEnnio Doris, classe 1940, puòessere definito, a ragione, comeuno dei padri della pianificazionefinanziaria “di massa” italiana.Attualmente lo ritroviamo comeAmministratore Delegato diMediolanum S.p.A., Presidente diBanca Mediolanum S.p.A., consi-gliere di Mediobanca S.p.A,Banca Esperia S.p.A mentre dapoco ha rassegnato le dimissionicome consigliere indipendentedella Fondazione San Raffaele delMonte Tabor, al fine di fare spazioai nuovi consiglieri nominati dallaSanta Sede (tutto in seguito allacomplicata situazione di debitodell’istituto). Partendo dal princi-pio, dopo il diploma in ragioneriapresso la scuola superiore “J.Riccati” (TV), Ennio Doris inizia lasua carriera lavorativa presso laBanca Antoniana Veneta nellafiliale di San Martino di Lupari(PD), dove rimane per otto anni,per poi diventare direttore genera-le delle officine meccaniche Talin.Il primo passo verso l’attuale pro-filo professionale avviene nel1969, quando inizia la sua attivitànel campo della consulenza finan-ziaria per la società Fideuram(oggi Banca Fideuram, guidatadall’Amministratore DelegatoMatteo Colafrancesco). Nel 1971entra a far parte della Dival (grup-

po RAS, struttura che ha visto alsuo interno un altro guru dellaconsulenza, ovvero GianfrancoCassol) che aveva appena datovita al fondo comune di diritto lus-semburghese “TreR” (dalle inizialidei tre gruppi promotori: RAS,Rothschild e Rockfeller). Da unastruttura commerciale inizialecomposta da pochi collaboratori,in dieci anni raggiunge la qualificadi divisional manager con un grup-po di 700 persone. Il successo inDival e l’esperienza effettuata nelmondo del risparmio fanno matu-rare in lui il desiderio di realizzareun progetto imprenditoriale chepermettesse di offrire ai clientirisposte a 360°, una consulenzafinanziaria “globale”. È questal’intuizione destinata a segnarneil successo. Nel numero di mag-gio del 1981 il mensile Capitaledito allora dalla Rizzoli pubblicauna lunga intervista a SilvioBerlusconi, un giovane imprendi-tore milanese attivo nel settoreimmobiliare e in quello televisivocon la neonata Canale 5, che faun’affermazione: “Se qualcunoha un’idea e vuole diventareimprenditore, mi venga a trovare.E se l’idea è buona ci lavoriamoinsieme”. Un incontro casuale aPortofino permette a Ennio Dorisdi conoscere Silvio Berlusconi e

di presentargli il suo progetto,convincendolo a parteciparvi. Nelfebbraio del 1982 nasce la socie-tà Programma Italia, la prima retein Italia ad offrire consulenza glo-bale nel settore del risparmio,posseduta pariteticamente dalGruppo Fininvest e Ennio Doris.Sotto la guida carismatica diEnnio Doris la rete di promotori diProgramma Italia cresce rapida-mente, come pure il fatturato del-l’azienda. Nel 1995, nasce ilGruppo Mediolanum che inglobaProgramma Italia e altre societàoperanti nel settore del risparmiogestito e nel campo assicurativonel frattempo acquisite.Nel giugno del 1996 l’aziendaviene quotata nella Borsa Italianaed entra stabilmente nel MIB 30(poi Ftse Mib) a partire dal 1998.Nell’aprile del 1997 nasce BancaMediolanum con Ennio Doriscome Presidente, mentre pochianni dopo, precisamente a partiredal 2000, lui stesso diverrà iltestimonial pubblicitario di BancaMediolanum, per rafforzarne e tra-smetterne il senso di fiducia e tra-sparenza. È da quella data che ilmodello Mediolanum entra di dirit-to tra i brand bancari più noti alpubblico dei risparmiatori

Luca Spoldi

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RATING reti&gestori

Azimut allarga la gamma dei prodotti. Intanto continua a guardarsi intorno

Giuliani si consola con lo shopping«Vogliamo continuare a dare un rendimento netto superiore al risk free»

Diana Bin

In un contesto di peggioramentogeneralizzato per il settore italia-no del risparmio gestito, Azimut siespande all'estero e allarga lagamma di prodotti per cercare diarginare la fuga di risorse, dopo ladeludente performance di giugno,concluso con deflussi netti per125 milioni di euro, il doppio chea maggio. Dopo l'ingresso sulmercato cinese e turco, l'acquistodi CMG a Montecarlo e l'accordodi distribuzione con la svizzeraSiqurgest, la società italiana atti-va nella gestione del risparmio eguidata da Pietro Giuliani harecentemente firmato un accordo

vincolante per l'acquisizione del50% della società svizzeraKatarsis Capital Advisors SA edella sua partecipata EskatosCapital Management Sarl, inun'operazione da 7,5 milioni dieuro: una valutazione che corri-sponde a circa dieci volte gli utilidella società acquisita. Obiettivo:costruire nuovi prodotti che con-sentano al cliente di ottenere unrendimento soddisfacente nelbreve periodo, ma senza per que-sto andare incontro a una sotto-performance nel medio-lungo ter-mine. Katarsis opera in Svizzeracome investment advisor della

sua controllata lussemburgheseEskatos Capital Management,società di gestione specializzatanelle Insurance Linked Securities,che può contare su masse totaliper circa 90 milioni di euro. PietroGiuliani, presidente e a.d. diAzimut, racconta a Bluerating lasituazione attuale e gli obiettivifuturi della società.

Dottor Giuliani, il mese scorsole società del risparmio gesti-to in Italia hanno registratouna brusca frenata: secondo idati di Assogestioni, la raccol-ta netta di Azimut è statanegativa per 125 milioni. Acosa è dovuto questo risulta-to? In questo momento molte societàscelgono di assecondare il clien-te, che vuole sentirsi dire che ilsuo investimento ha un capitalegarantito e possibilmente un ren-dimento anche alto. Su questidesiderata del cliente si possonofare tante cose: polizze con dura-ta 4-5 anni, conti correnti con ren-dimenti attraenti, obbligazioni. Noiabbiamo deciso però di contrasta-re questa strada: dando al clientequello che chiede sulla base del-l'emotività, lo si accontenta nelbreve, ma lo si porta inevitabil-mente a guadagnare di meno sulmedio-lungo periodo, di paripasso con l'aumento dei tassi.Basti pensare all'asta dei Bot cheieri sera è stata sottoscritta al3,65%. Azimut invece è sempreriuscita a dare rendimento nettoal cliente superiore al risk free, evogliamo continuare a farlo. Perquesto motivo non sono troppopreoccupato dalla perdita delloscorso mese e dei mesi prece-denti, se questo è il prezzo dapagare per avere oltre 14 miliardidi euro investiti in modo che nelmedio periodo rendano più del

Bot. Attualmente stiamo svilup-pando a livello mondiale unaserie di prodotti diversificati pertipologia e aree geografiche pro-prio per poter dare a clienti intutto il mondo dei rendimentisuperiori a quelli che avrebberocomprando il Bot italiano.

Proprio in quest'ottica si inse-riscono dunque le nuoveacquisizioni annunciate direcente dal gruppo: dall'in-gresso sul mercato cinese eturco, all'acquisto di CMG aMontecarlo all'accordo didistribuzione con la svizzeraSiqurgest. Fino all'accordoannunciato oggi, per l'acquistodel 50% della società svizzeraKatarsis Capital Advisors.Queste operazioni potrebberocontribuire a frenare la ridu-zione delle masse in gestio-ne?Esatto, stiamo pensando acostruire prodotti che diano alcliente la ragionevole probabilitàdi avere quel che vogliono masenza entrare in operazioni cheportino sul medio periodo a unguadagno minore. Katartis peresempio opera in Svizzera comeInvestment Advisor della sua con-trollata lussemburghese EskatosCapital Management.Quest'ultima gestisce unaSICAV/SIF di diritto lussembur-ghese che propone attualmentedue comparti di tipo aperto:Eskatos Multistrategy ILS Fund eEskatos Property & CasualtyFund, entrambi operativi da oltretre anni. Si tratta di prodotti che ècome se facessero investire nellariassicurazione: consentono diottenere un'esposizione a rischilegati al verificarsi di eventi natu-rali, che in quanto tali non soffro-no la psicologia che talvolta carat-terizza le asset classes tradizio-

nali, quindi sono decorrelati daimercati finanziari. Questo li portaad offrire un rendimento netto alcliente elevato, rispettivamentetra il 6 e l'8% e tra l'8 e l'11%, conuna volatilità ridotta.

La riforma sulla tassazioneentrata in vigore il 1° luglio,che dovrebbe rimuovere ladisparità fiscale rispetto aiprodotti di diritto estero, por-terà dei benefici per il rispar-mio gestito italiano?Non credo, almenonon nel breve,perché eraun attod o v u t o ,era unhandicapche ave-vamo inconfrontoagli altriche ora civiene tolto,ma non ci for-nisce un van-taggio. Il proble-ma vero è che ilprodotto risparmiogestito, dando lavalorizzazioneogni gior-no, è

estremamente trasparente equindi non consente a chi vende edistribuisce di “occultare” le oscil-lazioni sul mercato, a differenza diquel che succede, ad esempio,per i prodotti obbligazionari.Quindi si paga un prezzo di tra-sparenza, soprattutto in momentidi mercato come questi. Sta poi aogni operatore capire che nonsolo non bisogna approfittarsene,ma bisogna resistere, avendocome obiettivo la massimizzazio-ne del rendimento per il clientenel medio termine.

Avete in programmanuove acquisizioni? Noi in programma neabbiamo tantissime.

Ma anche se stiamodiventando unam u l t i n a z i o n a l esiamo sempre inpochi. Quindi alme-no per i prossimimesi staremo tran-

quilli.

Stiamo sviluppandoprodotti diversificatiper tipologia e areegeografiche per darerendimenti superiorial Bot italiano

Pietro Giuliani,presidente e a.d. Azimut

125milioni di euro

I deflussi registatinel mese di giugno

dalla societàguidata da Giuliani

Le masse in gestionea Eskatos Capital

Management,controllata di Katarsis

milioni di euro

90 14miliardi di euro

Il patrimoniocomplessivo

veicolato da Azimutalla fine di giugno

Il valoredell’operazione

per rilevare il 50 %della svizzera Katarsis

milioni di euro

75

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PietroGiuliani

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21 luglio 2011BLUE

RATINGassetallocation

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L’Asia è sugli scudi, la Borsa paga la sfiducia. Lo dice il sondaggio Morningstar

E ora è fuga dai titoli di StatoTorna l’interesse su Tokyo mentre l’Europa si spacca sul debito pubblico

Redazione

Le aziende sono in salute, gli statioccidentali, invece, sono malati.È’ quanto emerge dal consuetosondaggio targato Morningstar trale principali case di investimentoche operano in Italia, dove silegge: “Questa contrapposizionegenera incertezza tra i gestori,combattuti tra la possibilità ditrarre vantaggio dalle valutazionidei titoli azionari e la necessità distare in difesa in attesa di tempimigliori. Il risultato è un moderatoottimismo sulle Borse e un giudi-zio più critico verso i titoli di Stato.Fa eccezione Piazza Affari, colpitadalla sfiducia per il sistema Italia.

Europa vittima della specula-zioneLa crisi del debito sovrano si èacuita nelle ultime settimane,dominate dal timore di un conta-gio tra i Paesi perifericidell’Europa. I gestori, comunque,sono convinti che ci sia unabuona dose di speculazione, chealimenta la volatilità. E’ parere dif-fuso che, quando le acque si cal-meranno, gli operatori tornernan-no a concentrarsi sui fondamen-tali delle aziende e sulle valutazio-

ni azionarie che appaiono interes-santi. Per questa ragione, il62,5% degli intervistati prevedeun rialzo delle Borse nei prossimisei mesi (erano il 63% a giugno).

Tempi duri per l’ItaliaA differenza del resto d’Europa, igestori pensano che il listino mila-nese continuerà ad essere condi-zionato dalla situazione italiana.Se da un lato escludono che cisiano le condizioni per un default,dall’altro puntano il dito controuna crescita economica che èmolto più bassa del restod’Europa. Chiedono, quindi, rifor-me strutturali per le quali, però,non vedono la volontà politica.Questa situazione tiene lontano igrandi investitori esteri. Solo il29,2% degli intervistati prevedeun rialzo nei prossimi sei mesi, afronte di un’analoga percentualedi pessimisti. Wall Street su nonostante tuttoGli ultimi dati macro-economiciamericani non hanno dipinto unoscenario roseo. L’indice Ism, chemisura lo stato di salute del set-tore manifatturiero, è sceso, ilmercato del lavoro fatica a ripren-dersi e quello immobiliare è anco-ra in difficoltà. Intanto, la Federal

Reserve ha espresso la disponibi-lità a garantire ulteriori stimoliall’economia, mentre le agenziedi rating hanno acceso i riflettorisull’enorme debito pubblico degliStati Uniti. I gestori, tuttavia,rimangono ottimisti su WallStreet, con il 66,6% che si aspet-ta un incremento delle quotazioninei prossimi mesi (erano il 73,7%a giugno), grazie alla flessibilità diquesto mercato e al ribasso dellematerie prime che dovrebbe favo-rire la ripresa dei consumi.

La riscoperta di TokyoIl Giappone, forte del senso diidentità nazionale, si sta ripren-dendo dal terremoto. Per il 54,2%dei gestori, gli indici nipponicisaliranno nei prossimi mesi, per-ché le aziende presentano inte-ressanti prospettive di crescita eil Paese è inserito all’internodella fiorente area asiatica. E’ancora da vedere, però, se il con-testo favorevole determineràl’uscita definitiva dalla ventenna-le deflazione.

Ma in Asia l’inflazione sottocontrollo?Il tema dominante in Asia rimanel’inflazione. Secondo alcuni

gestori, il pericolo di un eccessivosurriscaldamento dei prezzi èancora elevato; secondo altri lebanche centrali sono riuscite amettere sotto controllo la situa-zione. L’area ha un forte poten-ziale di crescita. L’ultimo dato sulPil (Prodotto interno lordo) cine-se, relativo al secondo trimestre,ha sorpreso in positivo (+9,5%rispetto allo stesso periodo del2010) , anche se alcuni fundmanager non si sentono di esclu-dere un brusco rallentamento infuturo. In ogni caso, l’Asia è ilcontinente che raccoglie più con-sensi: il 75% degli intervistatiprevede un incremento delle quo-tazioni azionarie nei prossimi seimesi.

Bond, Europa divisaLe dinamiche del mercato obbli-gazionario nell’area Euro nonsono omogenee. I titoli di statodei Paesi core (come laGermania) scontano ampiamenteun rallentamento della crescita,mentre quelli dei Piigs(Portogallo, Irlanda, Italia Greciae Spagna) dipendono dalle deci-sioni politiche. La percezione delrischio è aumentata nel Vecchiocontinente e il Bund tedesco è

considerato un rifugio dallatempesta delle nazioni periferi-che, anche se, avvertono igestori, neppure Francoforte èdel tutto al riparo dalla crisi. Inquesto contesto, la Banca cen-trale europea aumenterà anco-ra i tassi, ma a piccoli passi.Non sono invece previstiaumenti dei saggi di riferimen-to negli Stati Uniti, perché laFederal Reserve è determinataa continuare nel suo sostegnoall’economia.

Euro giù. E il dollaro?I gestori confermano le previ-sioni di giugno sul rapporto dicambio tra euro e dollaro. Il66,7% prevede un indebolimen-to della divisa comunitara.Alcuni stimano che si possaarrivare a quota 1,35, anche ilconsiderazione del fatto chel’euro appare ancora sopravva-lutato. Dal canto suo, il bigliet-to verde non ha alle spalle unquadro fondamentale solido,considerato l’elevato debitopubblico americano e lo squili-brio della bilancia commercia-le, tuttavia il dollaro è conside-rato in una posizione migliorerispetto alla valuta dell’Unione.

Il settore europeo del risparmiogestito ha mantenuto la rotta nelmese di maggio. I fondi armoniz-zati Ucits, che rispondono allanormativa europea sui fondi diinvestimento, hanno infatti archi-viato il periodo di rilevazione conuna raccolta netta complessivadi 21,8 miliardi di euro, sostan-zialmente in linea con i 21,4miliardi di aprile, portando iltotale dall'inizio del 2011 a72,9 miliardi. I dati pubblicatidalla European Funds and AssetManagement Association, cheanalizza l'andamento dei fondicomuni in Europa riunendo 27associazioni di diversi Paesi, evi-denziano invece un rallentamen-to dei prodotti non Ucits, chehanno segnato il passo a mag-gio con afflussi per soli 0,9miliardi contro gli 8,3 miliardi del

mese precedente. “I fondi Ucitshanno continuato a registrareafflussi robusti di risorse a mag-gio, nonostante l'inasprirsi dellacrisi sui debiti sovrani”, ha com-mentato Bernard Delbecque, diEfama, sottolineando che laripresa dei prodotti a redditofisso rispecchia, in un periododi estrema volatilità dei mercati,un ritorno degli investitori versoasset meno rischiosi. Entrandonel dettaglio della raccolta deifondi armonizzati (Ucits è l'acro-nimo di Undertakings forCollective Investments inTransferable Securities e indicaappunto l'insieme di normativevolte a fornire una sorta di “pas-saporto europeo” ai fondi deivari Paesi membri), l'andamentomigliore è stato quello dei pro-dotti obbligazionari.

I bond hanno infatti invertito larotta rispetto ad aprile, conafflussi per 8,4 miliardi dal pre-cedente rosso di 0,7 miliardi (iltotale da inizio anno è pari a14,6 miliardi). Mentre gli aziona-ri, come previsto, hanno registra-to una brusca frenata a 0,7miliardi dagli 8,2 miliardi delmese prima (13,9 miliardi dagennaio). In peggioramentoanche i prodotti bilanciati (rac-colta dimezzata a 5,2 miliardi da10,5 miliardi) e gli altri fondiUcits, con afflussi ridotti a 1,8da 3,5 miliardi: un andamentoche ha portato la raccolta com-plessiva dei fondi armonizzati alungo termine a 16,1 miliardi, unlivello inferiore ai 21,4 miliardi diaprile. Determinante per il “sor-passo” è stato dunque il buonandamento dei fondi monetari

che, fermi sulla parità in aprile,hanno visto afflussi per 5,5miliardi a maggio, risollevando ildato finale a 21,8 miliardi.Quanto invece agli asset ingestione, i dati Efama evidenzia-no un patrimonio totale pocosopra gli 8.000 miliardi a mag-gio: 2.097 miliardi (il 26%) incapo ai fondi non Ucits e 5.900

miliardi (il 74%) in mano ai pro-dotti armonizzati. In particolare,di questi 5.900 miliardi, il 35%risulta veicolato da prodotti azio-nari, il 24% da fondi obbligazio-nari, il 19% da fondi monetari, il16% da prodotti bilanciati e il 6%da altri fondi Ucits.

Diana Bin

Con questi mercati gli investitorivogliono solamente la stabilitàSecondo i dati Efama, freno a mano tirato per i prodotti non Ucits

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L’ANDAMENTO DELLA RACCOLTA

Fonte: Efama

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RATING focusfondi

Inizialmente l’impatto sulle reti distributive sarà modesto ma nel lungo periodo...

È una chance per la distribuzioneCalamai di Fundstore spiega a BLUERATING la sua visione sulla Ucits IV

Luca Spoldi

Quale sarà l’impatto delladirettiva Ucits IV sul mondodel risparmio gestito e inparticolare delle reti italia-ne? Bluerating continua il suosondaggio e questa settimanaraccoglie le risposte di SimoneCalamai, amministratore dele-gato di Fundstore.it.

Dal 1° luglio è in vigore ladirettiva europea Ucits IVche da vita al nuovo passa-porto del gestore. Qualesarà l’impatto sulle retidistributive italiane, in ter-mini di costi, vantaggi esvantaggi? Gli operatorimaggiormente avvantaggiatipotrebbero essere quelliesteri e/o quelli che giàhanno adottato un’architet-tura aperta?L’impatto sulle reti distributivesarà modesto, soprattutto nelprimo periodo. In un mercatotendenzialmente dominato dal-l’offerta, come è quello italiano,l’introduzione della Ucits IV edei nuovi prodotti ad essa lega-ti non potrà che essere unanuova opportunità per il settoredella distribuzione. Riguardo glioperatori, esiste secondo meun rischio concreto che la rac-colta si sposti ulteriormente afavore dei soggetti che hannostoricamente dimostrato un’at-tenzione superiore alla mediariguardo all’architettura apertae a politiche di distribuzioneindipendenti. Questi soggettisono nella stragrande maggio-ranza dei casi, operatori esteri.

Quale sarà secondo voi laprevedibile reazione dell’in-dustria alla normativa: spo-steranno il domicilio quelligià esistenti o entrerà inItalia solo chi deve ancoraarrivare o cosa? Ed eventual-mente come vi state attrez-zando voi in Fundstore.it?È piuttosto difficile fare unavalutazione in questo senso.Sicuramente ci sono alcunerealtà italiane che, grazieanche alla recente modificadella tassazione dei fondi ita-liani, con la Ucits IV avranno lapossibilità di farsi apprezzareanche all’estero. Per quantoriguarda noi, avendo il meroruolo di distributore “super par-tes”, attendiamo appunto dicomprendere meglio qualisaranno le strategie di medio-lungo periodo delle varie socie-tà prodotto.

Se da un lato il ministroTremonti sembra volereincentivare la raccolta fondipresso le Sgr italiane, dal-l’altro se si guarda all’offer-ta appaiono vincenti le Sgrche propongono una vera“open architecture” in cuisono i fondi esteri a farla dapadrone (anche se poi spes-so si tratta di fondi di fondi).Come possono coesistere,secondo voi, queste duevisioni in apparenza cosìcontraddittorie?Purtroppo gli incentivi fiscali afavore delle realtà italiane(peraltro legittimi e attesi datempo) non sono sufficienti inun mercato così competitivo.

L’offerta proveniente dai gestoriesteri è troppo spesso spiazzan-te per i player italiani, sia in ter-mini di quantità che - spesso - diqualità. Questo è verificato dalfatto che, in assenza di un con-dizionamento da parte del distri-butore (come avviene suFundstore.it), i prodotti italianicon reale valore aggiunto -magari di piccole Sgr - se la gio-cano alla pari, in termini di gra-dimento, rispetto a quelli di bla-sonate case di gestione estere.

Alla luce della nuova norma-tiva quali potrebbero esse-re dei corretti meccanismidi incentivazione?Ritengo che gli attuali mecca-nismi di incentivazione sianosufficientemente flessibili eche possano quindi ricom-prendere anche le nuove casi-stiche.

La Consob ha da poco sotto-lineato l’importanza dellaconsulenza indipendente:

riagganciarsi ad una logica“territoriale” nella raccoltadel sistema, non rischia diessere una contraddizione? Secondo me no. Le possibilitàche si aprono in termini didisponibilità di nuovi e piùsofisticati prodotti non dovreb-bero impattare negativamentesul rapporto cliente-consulen-te, né considero negativamen-te il fatto che ci sia un legamedi vicinanza territoriale tracliente e consulente.Casomai, la vera contraddizio-ne da sottolineare è come adistanza di quasi quattro annidal recepimento della Mifid, inItalia non esista nella sostan-za l’attività di consulente indi-pendente. Questo è dovutoalla presenza nel nostro paesedi un mercato della distribuzio-ne completamente sbilanciatodal lato dell’offerta, regolatoda una serie di adempimentinormativi probabilmente trop-po onerosi per il singolo pro-fessionista e con meccanismidi incentivo complicati e, tal-volta, poco trasparenti.

Fondata nel gennaio del 2000su iniziativa di alcuni investi-tori privati, tra cui BancaIfigest e Gianni Bizzarri, suoideatore e presidente,Fundstore.it è attualmentel’unico supermercato di fondionline che permette di acqui-stare oltre 3.500 tra fondicomuni di investimento eSicav utilizzando il proprio

conto corrente. Fundstore.it sirivolge non solo agli investito-ri individuali, ma anche agliintermediari finanziari autoriz-zati alla luce della normativaMifid al collocamento di titoli,nonché ai consulenti finanzia-ri. Attuando una disinterme-diazione tipica delle piattafor-me online, non vi è flusso didenaro tra cliente e soggetto

intermediario, con vantaggilegati all’assenza di oneri peri servizi prestati dall’interme-diario collocatore, commissio-ni di ingresso, uscita e switchazzerate, assenza di speseper tenuta conto, dossier tito-li virtuale per controllare gliinvestimenti, sicurezza nellatransazione e abbinamentocon i servizi di un advisor. Gli

u n i c icosti sonopertanto rappresentati dallecosiddette “commissioni diintervento” delle banche corri-spondenti e/o depositarie,

una sorta di diritto fisso checompensano la banca cor-rispondente/depositariaper i suoi servizi (qualesostituto d’imposta, tran-sfer agency o altro).Nel settembre 2009Fundstore.it ha lanciato

FondoNews, un portale d’in-formazione, consultabile gra-

tuitamente, interamente dedi-cato agli studi delle più impor-tanti case di investimentoautorizzate al collocamento inItalia.

L. S

La storia del primo supermercatoitaliano online di fondi e sicavCon 11 anni di presenza sul web, offre 3500 prodotti su cui investire

SimoneCalamai

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Page 9: La seconda vita di Mediolanum

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RATINGreti&gestori

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Novità importanti per Générale de Santé

Gli azionisti di Générale deSanté hanno modificato lagovernance societaria, chepasserà dal sistema dualisti-co (che prevedeva unConsiglio di Sorveglianza eun Directoire) ad un sistemapiù tradizionale che prevedel’istituzione del solo cda, cosìcomposto: Antonino Ligresti- Presidente, LorenzoPellicioli - Vice Presidente, iconsiglieri Paolo Ceretti,Carlo Frau, Marc Vincent,Ross Mc Innes e MatthiasLeridon. Il Consiglio di ammi-nistrazione ha quindi nomi-nato Pascal Roché (nellafoto) nuovo DirecteurGénéral della società, condeleghe di gestione simili aquelle che la legge italianaprevede per un amministra-tore delegato. Cessa pertan-to le sue funzioni FerruccioLuppi, che ha positivamentegestito la fase di transizioneseguita all’uscita del prece-dente Presidente delDirectoire, Frédéric Rostand.

RISPARMIO GESTITO IN SALSA ELVETICA

SOTTOVOCE

Fabio Carniol entra in Towers Watson

Eric Le Coz assume la funzione di DeputyManaging Director di Carmignac Gestion e,insieme a Edouard Carmignac, condivi-derà la responsabilità per il coordina-mento del team di gestione. Eric Le Coz(nella foto) è membro del Comitato per gliinvestimenti e nel contempo consiglia ilteam di gestione in merito alla definizionedegli obiettivi e della loro realizzazione. EricLe Coz mantiene la supervisione dei Risk andReporting Department e del Product Engineering. Dal 1998 al2003 Eric Le Coz ha cogestito Carmignac Emergents e CarmignacPatrimoine.

Valori & Finanza Investimenti SIM, la società d’intermediazionemobiliare udinese, che ultimamente ha apertol’azionariato ai promotori finanziari interessatie guidata da Flavio Francescato, dopo irecenti ingressi che hanno consolidato lasua presenza nel Nord Est, raggiungeanche la Sicilia. Entrano nella rete dellaSIM due nuovi promotori: CarmelaFalanga e Salvatore Scarfì. Professionistidella finanza, già attivi sul territorio con uncospicuo portafoglio, Falanga e Scarfì arriva-no in Valori & Finanza con un’esperienza decen-nale nel settore, maturata in società di intermediazione mobiliarenazionali.Carmela Falanga sarà operativa su Palermo mentre SalvatoreScarfì si occuperà della zona di Siracusa. Con l’ingresso diFalanga e Scarfì la consulenza, i servizi e i prodotti che contraddi-stinguono l’offerta di Valori & Finanza sono ora disponibili ancheper i clienti, privati e aziende, della Sicilia. “L’arrivo nel nostro teamdi Falanga e Scarfì – commenta Flavio Francescato, Presidente diValori & Finanza – rappresenta un primo passo importante per ilnostro consolidamento anche nel centro sud Italia, zona in cuicontiamo di incrementare ulteriormente il numero di promotorifinanziari nei prossimi mesi”.

Il cda di UniCredit ha deliberato la nomina di Helmut Bernkopf (nellafoto) come responsabile della Divisione Private Banking.Helmut Bernkopf riporterà al d.g., RobertoNicastro, e farà parte del Business ExecutiveManagement Committee. Roberto Nicastroha dichiarato: “Oggi il Private Banking diUniCredit è tra i primi player in Europa e ilprimo in paesi chiave per noi come l’Italia,l’Austria e la Polonia. Dare servizio e consu-lenza ai nostri clienti primari è una sfida cherichiede forte leadership e un profilo internazio-nale. Per questo sono lieto della nomina di HelmutBernkopf, a cui auguro buon lavoro”. Helmut Bernkopf è stato Managerdel Corporate Finance di Bank Austria AG dal 1994 e Responsabile deiprestiti della filiale di Londra. Nel 2000 è diventato Head of CorporateBanking in Bank Austria Creditanstalt Romania e dal 2001 fino al 2004è stato Deputy Chairman di HVB Bank Romania.Dal 2005 al 2006 haricoperto il ruolo di Head of CEE Division e dal 2007 al 2008 quello diDeputy Chairman di UniCredit Bank Russia, partecipando alManagement Board da ottobre 2007 a luglio 2008. Da settembre del2008 partecipa al Member of the Management Board of Bank AustriaCreditanstalt come Head of Corporate and Investment Banking Austria.

Nuovo capo per UniCredit Private BankingBis di ingressi in Sicilia per Valori & Finanza

Towers Watson consolida i suoi vertici aziendalicon la nomina di Fabio Carniol (nella foto) anuovo Managing Consultant per l’Italia.Carniol, ha operato presso AssicurazioniGenerali, Unicredit, Banca CommercialeItaliana e Cattolica Assicurazioni, occupan-dosi di servizi finanziari, di asset manage-ment, di employee benefits e di assicurazioni.Fabio Carniol, che conserverà anche gli attualiincarichi di a.d di Towers Watson Italia, di LegaleRappresentante per l’Italia di Towers Watson Pennsylvania Inc. e diCountry Leader per il segmento Benefits, nel suo nuovo ruolo guideràlo sviluppo di Towers Watson in Italia in collaborazione con gli altri mem-bri del leadership team nel nostro Paese: Edoardo Cesarini, Talent &Rewards Country Leader, ed Alessandra Gambini, Risk Consulting &Software Country Leader.

Cambia il numero due di Carmignac Gestion

Aviva Investors ha reso noto diessere entrata nel mercato sviz-zero con l’apertura di un ufficio aZurigo e la nomina di dueBusiness DevelopmentDirectors. Fabio Ferra, con ilruolo di Business DevelopmentDirector e CountryRepresentative, e Karsten-DirkSteffens, Business DevelopmentDirector, si occuperanno di svilup-pare il network di distribuzione diAviva Investors in Svizzera.Riporteranno a Gabriele Miodini,Head of Financial Institutions –Europe. L’ufficio di Zurigo saràbasato all’indirizzo Stockerhofbuilding, Dreikönigstraße 31a.“Grazie alla forte concentrazionedi strutture di private banking e

di high net worth individuals, laSvizzera ha uno dei mercati finan-ziari più sofisticati d’Europa.L’entrata in questo mercato rap-presenta un’importante tappanello sviluppo del business diAviva Investors in Europa, a ripro-va del nostro impegno verso iclienti attuali e quelli potenziali”– ha commentato GabrieleMiodini. “Grazie alla loro compro-vata conoscenza del mercato ealla rete di contatti che hannosviluppato nel settore degli inve-stimenti, sono certo che Ferra eSteffens ci aiuteranno ad offrireai distributori svizzeri e agli inve-stitori istituzionali soluzioni pen-sionistiche e prodotti d’investi-mento su misura, attenti alle

necessità e alla predisposizioneal rischio di ciascun investitore”. Prima di entrare in AvivaInvestors, Fabio Ferra era SeniorSales Director di AXA Investment Managers. Vanta oltre dieci annidi esperienza nel settore delrisparmio gestito svizzero, aven-do precedentemente lavorato perUnion Bancaire Privée, FidelityInvestments International eLombard Odier & CIE a Zurigo.Anche Karsten-Dirk Steffens arri-va in Aviva Investors da AXAInvestment Managers, doveaveva il ruolo di Head of ClientService Switzerland.Precedentemente ha ricopertodiverse cariche in Threadneedlea Londra e Francoforte e presso

Deutsche Apotheker - und Ärzte-bank EG. “Aviva Investors è un provider disoluzioni su misura conosciuto intutto il mondo. Il nostro obiettivo èportare le competenze di AvivaInvestors nel mercato svizzeroposizionandoci tra i maggiori provi-der di prodotti d’investimento sofi-sticati. In un contesto dove è fortela richiesta di soluzioni di investi-

mento ad alto rendimento alterna-tive rispetto all’attuale offertadisponibile sul mercato, vediamoopportunità ancora non sfruttateper la nostra gamma di prodotti,soprattutto alla luce delle nostreforti competenze nell’ambito dellestrategie a ritorno assoluto.” - haaggiunto Fabio Ferra.

G. B.

Aviva Investors apre a Zurigo e nomina due nuovi dirigentiI due business developer saranno Fabio Ferra e Karsten-Dirk Steffens

VALZER DELLE POLTRONE a cura di Gianluca Baldini

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21 luglio 2011BLUE

RATING giroditaliadellereti

La ripresa però c’è, anche se lenta. Arrancano molto i distretti del made in Italy

La Toscana sente ancora la crisiNel 2010 il Pil ha segnato +1,3% ma nel biennio precedente era a -5%

Luca Spoldi

Regione operosa, da semprespecializzata in produzioni artigia-nali, enogastronomiche e inambito turistico, la Toscana hapatito non poco la crisi del bien-nio 2008-2009 e sembra faticareancora a riprendersi, tanto che ilPil nel 2010 ha segnato un+1,3% non dissimile daldato medio italiano,dopo aver cedutooltre 5 punti per-centuali (datocumulato delbiennio prece-d e n t e ) .Secondo quan-to scrive laBanca d’Italiapresentando lestatistiche dell’eco-nomia della regione rife-rite allo scorso anno, il settoremanifatturiero ha sperimentatouna ripresa dei livelli di produzio-ne e delle vendite “che ha inte-ressato in prevalenza le impresepiù orientate all’export e quelle dimaggiori dimensioni”, ma il recu-pero “soltanto parziale” delgrado di utilizzo degli impianti e“le incerte prospettive delladomanda” hanno finito col porta-re ad un’ulteriore riduzione degliinvestimenti. Anche sotto il profi-lo dell’export l’andamento dellaregione lo scorso anno non si èdiscostato significativamente daquello più generale dell’Italia,rimanendo, nei due principalicomparti (il sistema della moda equello della meccanica) su livellidi circa un decimo inferiori a quel-li precedenti la crisi e se è veroche rispetto alla dinamica delcommercio mondiale le esporta-zioni regionali nel biennio 2008-09 sono riuscite a contenere ilcalo, anche la ripresa in attoappare più contenuta. Tuttaviasecondo Via Nazionale la reces-sione “ha stimolato l’attivitàinnovativa di una parte del siste-ma produttivo, specialmentedelle imprese a maggiore apertu-ra verso l’estero”; non abbastan-za comunque per chiudere il“gap” accumulato rispetto allamedia nazionale a livello dispesa complessiva privata inricerca e sviluppo (in rapporto alprodotto), mentre la componentepubblica appare allineata ai valo-ri medi dei paesi Ocse e superio-re a quella italiana. La Toscana -

scrive Bankitalia - resta contrad-distinta dalla diffusa presenza diaree distrettuali, specializzate insettori del “made in Italy” e com-poste in larga misura da aziendedi piccole dimensioni, contraddi-stinti nell’ultimo decennio darisultati economici “in media peg-giori sia rispetto al dato naziona-le dei settori di specializzazione

sia rispetto alle impresetoscane non distret-

tuali”. La crisi deidistretti ha por-tato anche aduna riduzionein termini dioccupati, fattu-rato ed espor-tazioni, tanto

che il peso del-l’industria sul pro-

dotto regionale ècalato più intensamente

che nella media italiana. Solo nei servizi, che avevanorisentito in misura più contenutadella crisi, si è assistito a un par-ziale recupero: nonostante un’ul-teriore riduzione delle vendite aldettaglio, vi è stata una crescita“piuttosto sostenuta” nei tra-sporti e nel turismo internaziona-le. Ma, avverte la Banca d’Italia,“analisi di medio termine mostra-no come la posizione competitivadel comparto turistico si sia dete-riorata” e come la Toscana siastata “solo parzialmente capacedi cogliere la forte crescita mon-diale del numero dei viaggiatori,ancor meno di quanto lo sia statoil complesso del paese”.Gli effetti più marcati della crisi sisono avvertiti nel settore indu-striale, tra i lavoratori a tempoindeterminato e tra i giovani.Quanto alla dinamica dei finan-ziamenti, nel 2010 essa è rima-sta moderata, dopo un “significa-tivo rallentamento del credito pereffetto della crisi”, con i prestitiche hanno poi registrato unalieve accelerazione nei primimesi del 2011. Rispetto a primadella crisi anche in Toscana lebanche hanno prestato una mag-giore attenzione alla rischiositàdella clientela nello stabilire laquantità del credito concesso, iltasso di interesse e le garanzierichieste. Il premio per il rischio,dopo l’aumento registrato a iniziocrisi, “non è in media significati-vamente variato”. La domanda diprestiti da parte delle imprese “èstata prevalentemente finalizzata

alla ristrutturazione del debito e,seppure in misura più contenuta,al finanziamento del capitale cir-colante”, mentre quella dellefamiglie ha riguardato in largaparte mutui, anche al fine disostituire finanziamenti preesi-stenti. Nel complesso l’offerta dicredito è risultata meno restritti-va rispetto al 2009 e si è ridottoil differenziale tra la crescita deiprestiti concessi dai primi cinquegruppi bancari nazionali e quella(più sostenuta) degli altri inter-mediari. Per quanto riguarda leimprese è tuttavia proseguito ilpeggioramento della qualità deicrediti bancari, mentre appareancora in corso “un diffuso pro-cesso di ristrutturazione del debi-to”, mentre nel caso delle fami-glie la qualità del credito appareinvariata, anche per effetto “degliinterventi di sostegno adottatidalle banche e di ristrutturazionie consolidamenti del debito”. Unridotto grado di capitalizzazione,conclude Banca d’Italia, rendetuttora le imprese toscane “fragi-li, in particolare nelle fasi di con-giuntura avversa”.

Il segreto sono le piccole reticon grandi gruppi alle spalleSi va da Ugf a Banca Sai passando per nomi internazionali come BarclaysLa Banca Monte dei Paschi diSiena è forse la più antica almondo, essendo nata nel 1472(come “Monte Pio” per dare aiutoalle classi più povere della popo-lazione senese in un momentoparticolarmente difficile per l’eco-nomia locale) ed è oggi a capodel terzo gruppo bancario italia-no, dopo aver rilevato nel 2007 il55% di Biverbanca - Cassa dirisparmio di Biella e Vercelli (700dipendenti e 105 filiali in 7 provin-ce in Piemonte, Lombardia, Lazioe Val d’Aosta) e l’anno seguenteBanca Antonveneta (a seguito diquesta operazione Antonveneta èdiventata la banca dedicata alNord-Est del gruppo senese, conuna rete di circa 400 sportelli). Ilgruppo Montepaschi è attivo sul-l’intero territorio nazionale e sulleprincipali piazze internazionali,spaziando dall’attività bancariatradizionale al private banking,fino alla finanza d’impresa, poten-

do contare su oltre 33.000 dipen-denti ed più di 2.900 filiali cuifanno capo oltre 6 milioni di clien-ti. Come per molte reti di matricebancaria, anche nel caso dei pro-motori finanziari (anzi, “personalfinancial banker”) di Mps l’attivitàè coordinata sia dal punto di vistacommerciale sia operativo con larete di sportelli bancari e le strut-ture specialistiche del gruppo,così da offrire alla clientela servi-zi che spaziano dalla possibilitàdi operare versamenti, preleva-menti e altre operazioni di cassapresso le filiali di Banca Montedei Paschi di Siena, all’utilizzodella rete di atm del gruppo pre-senti in tutta Italia, fino ai prodot-ti e servizi per le aziende. Oltrenaturalmente a prodotti e servizispecifici di risparmio gestito.Ma accanto al “peso massimo”regionale, in Toscana sono parti-colarmente presenti molte altrerealtà di estrazione bancaria, sia

locale sia nazionale. Così accan-to ai nomi più noti scorrendo laclassifica delle reti attive in regio-ne si notano quelle della Banca diPescia, del Credito cooperativo diSan Pietro in Vincio, del Creditocooperativo di Vignole e delCredito cooperativo di Cambiano,tutte con una dozzina circa di pro-motori a testa. Tra le “piccole”operanti in Toscana anche nomi“nobili” del settore assicurativocome Banca Sai (38 uomini), UGF(37 promotori), Groupama (18) ealcuni dei più noti “marchi” inter-nazionali come Barclays (cheschiera in regione 33 promotori),Credit Suisse (14 professionisti)e Zurich (12 uomini). Non si puòproprio dire che la Toscana siauna regione dove gli uomini dellereti vadano solo a trascorrere pia-cevoli weekend all’insegna del-l’arte e del relax.

L. S.

A sorpresa Mps non è la prima

La Toscana non è solo opere d’arte, è anche tanta economia. Non stupi-sce dunque che nella regione siano attivi, secondo quanto si rileva con-sultando l’Albo dei promotori finanziari italiani, ben 4.042 Pf, che si con-tendono i risparmi di una popolazione laboriosa ma che ha duramentesofferto la crisi degli ultimi anni, come dimostra il recupero del PIL nel 2010pari, secondo le stime preliminari di Banca d’Italia, all’1,3% rispetto a uncalo cumulato “di oltre 5 punti percentuali nel biennio precedente”. Crisiche non sembra peraltro aver scoraggiato gli intermediari, presenti in forzein regione sia come organici delle maggiori reti (le tre più presenti in regio-ne, Montepaschi, Mediolanum e Fideuram, sono tutte sopra i 300 uomi-ni) sia come abbondanza di sigle (una quarantina in tutto), anche per meri-to della presenza di numerose reti minori che fanno riferimento agli istitutidi credito cooperativo e rurale locali. Nel complessosono 2.700 i promo-tori iscritti che risultano in possesso di un mandato, mentre di oltre 1.300professionisti non è dato sapere per chi lavorino. Tra i grandi gruppi la piùpresente è Intesa Sanpaolo, che attraverso le reti di Banca Fideuram (337uomini), Sanpaolo Invest (116 professionisti) e Banca Imi (97 promotori)schiera quasi 600 uomini. Alle sue spalle si difende Mps con 360 promo-tori (prima rete se si considerano le single “insegne”), che stacca di pocoBanca Mediolanum (345 uomini), mentre il gruppo UniCredit (248 profes-sionisti in tutto) e il gruppo Generali (243 uomini) si contendono la quartapiazza. Sopra i 100 uomini anche Allianz Bank, CreditoEmiliano/Euromobiliare e Finanza & Futuro, mentre Ubi Banca si ferma a74 professionisti, Azimut ne conta 62 e alle loro spalle seguono con pre-senze tra i 20 e i 40 uomini in tutta la regione un folto gruppo di “bei nomi”tra cui UGF, Barclays, Banca Rele, Bnl-Bnp Paribas e Banca Aletti (grup-po Banco Popolare).

RADIOGRAFIA

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RATINGadvisorydellasettimana

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La consulenza finanziaria può essere affrontata con l’aiuto di metodi quantitativi

Diaman sim, cogito ergo investoDaniele Bernardi illustra a BLUERATING la filosofia della sua società

Luca Spoldi

Il grande teatro dell’esistenzaumana divide i suoi interpreti trachi è abituato a usare il cuore echi invece predilige la “ratio”. Senei rapporti interpersonali è fon-damentale sapersi calare inentrambi gli archetipi, il rigorosomondo degli investimenti richie-de un approccio principalmentemetodico, con buona pace deiromantici. Anche perché, si sa, imercati non lo sono per niente.È con questa filosofia che si pre-senta sulle pagine di BLUERA-TING Daniele Bernardi, ammini-

stratore delegato di Diamansim, società veneta che fa del-l’approccio quantitativo allagestione del risparmio il suocavallo di battaglia.Conosciamola meglio.

Dott. Bernardi come è nataDiaman sim?Diaman Sim S.p.A. è nata nel2002 come società di consulen-za, allora semplice srl, a seguitodello sviluppo di un modellomatematico di buon senso perridurre i rischi degli investimentinei fondi azionari. Dopo aver tro-vato alcune banche che hannocapito che le logiche di entrataed uscita dei mercati, non aveva-

no solo fini speculativi, masoprattutto di contenimentodelle perdite, Diaman ha intra-preso un percorso di crescitainvestendo molto nella ricerca enello sviluppo di modelli mate-matici in grado di eliminare lacomponente emozionale dellescelte di investimento. Da allorasono nati dei modelli per la sele-zione dei titoli azionari, per laselezione di titoli obbligazionarie per affrontare i mercati finan-ziari con il maggiore rigore meto-dologico possibile, certi che laricerca ed il rigore nell’applica-zione dei metodi quantitativi siain grado di migliorare, a voltesensibilmente, il profilo rischiorendimento di un portafoglio diinvestimento.

All’interno del mare magnumdella consulenza finanziariaitaliana, come si distingue ilvostro modello?Il nostro modello di business èdiviso in tre segmenti ben distin-ti: a) consulenza specifica per legestioni patrimoniali; b) consu-lenza specifica a Fondi Comuni eSicav; c) Supporto all’erogazio-ne della consulenza da parte diintermediari autorizzati. Il primosegmento, ovvero la consulenzaa gestioni patrimoniali è stato ilprimo business iniziato nel2002 e che rappresenta tuttorail cardine focale dei ricavi dellaSIM, in quanto le strategie diTiming implementate con le ban-che nostre clienti hanno restitui-to risultati molto confortanti ingrado di fidelizzare la clientela. Ilsecondo segmento, iniziato insordina nel 2004 ma consolida-to grazie alla partnership con laDiaman Sicav, dove la maggio-ranza dei comparti ha come for-nitore di modelli proprio laDiaman Sim, vanta oggi cinque

strategie molto innovative chepossono essere acquistateanche dai clienti finali, propriotramite i comparti della DiamanSicav. Il terzo segmento, natonel 2008 a seguito dell’introdu-zione in Italia della MiFID, consi-ste in una serie di attività acces-sorie per permettere alle ban-che, ma anche ai consulenti indi-pendenti, di poter erogare unservizio di consulenza avanzatodi qualità, affrontando le varietematiche relative al controllo diadeguatezza del rischio di porta-foglio, sino alla verifica dei rischiovvero alla composizione deiportafogli modello.

Come è andata la primametà del 2011?Il 2011 è un anno molto diffici-le per tutti i gestori attivi, siadiscrezionali che quantitativi, inquanto si sono verificati deifenomeni come il rimbalzo dellebanche di gennaio con la con-temporanea caduta degli altrisettori che hanno penalizzatotutti i gestori che nel 2010 ave-vano beneficiato della sottoper-formance del settore.Inoltre i vari eventi susseguitisicon frequenza incalzante hannomesso a dura prova i modellitrend following come i nostri,ovvero che cercano di interpre-tare cosa sta succedendo ora,senza aver la pretesa di volerprevedere il futuro; cionono-stante questi modelli, seppursoffrono in queste fasi laterali,offrono garanzie di protezionein caso di trend seriamentenegativi e di beneficio nelle fasidi rialzo di mercato tali, cheormai i clienti ed i promotorihanno capito che è meglio per-dere qualche punto percentualenelle fasi laterali, ma non il 30-40% nelle fasi negative che necomprometterebbe i guadagnifuturi.

Quali sono i vostri progettiper il futuro?Noi stiamo investendo molto perfar conoscere al mercato dellebanche piccole e medie i vantag-gi dei modelli di rotazione di por-tafogli applicati alla consulenzaavanzata, oltre che l’importanzadell’indipendenza e dell’assenzadei conflitti di interesse nellaproposizione di strumenti finan-ziari alla clientela; I clienti (ban-che) che ci hanno seguito inquesto progetto hanno benefi-ciato di enormi vantaggi, inquanto in netto anticipo rispettoai competitor hanno offerto unservizio di qualità che gli ha per-messo di aumentare i ricavi, ilnumero di clienti e anche lemasse medie per cliente.

Se un consulente o un promo-tore fosse interessato aentrare a far parte dellavostra squadra, quale profiloprofessionale offrite? Qualistrumenti fornite al consu-lente?La nostra società non ha e nonintende avere promotori finanzia-ri, pur essendo una figura di cuiriconosciamo un’importanzastrategica nel panorama delrisparmio gestito, proprio perchéessendo una Sim di pura consu-lenza, a nessuno interesserebbevendere esclusivamente i nostriservizi; viceversa possiamo offri-re ai consulenti indipendenti stru-menti per compiere al meglio ilproprio lavoro, dotandoli di stra-tegie e tecnologie che gli permet-tano di far apprezzare ai loroclienti la loro professionalità,però in un’ottica di mantenereseparati i ruoli tra chi eroga il ser-vizio di consulenza e chi erogaservizi di supporto, come ilnostro caso, poiché non intendia-mo in alcun modo condizionare lescelte professionali dei singoli.

7anni

Il lasso di tempo incui sono state

create metodologieper gli investimenti

Si sviluppa il segmentodelle attività

nella consulenzafinanziaria avanzata

anno

2008Inizia l’avventuaranella consulenza

a gestionipatrimoniali

anno

2002

Fai una foto con il tuo smartphone e vai subitosul sito della società.

Stiamo lavorando per mostrare ai clienti i vantaggi dei modellidi rotazione dei portafogli applicatialla consulenza

Daniele Bernardi,a.d. Diaman sim

DanieleBernardi

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RATING focusformazione

Molti lo credono uno strumento innovativo per risolver

Il Trust come forma di risparTutto quello che bisogna sapere su una figura giuridica che può risultar

Milvia Sanna

A livello istituzionale il trustviene definito come quell’istitu-to in forza del quale il soggettoche lo istituisce (SETTLOR) –con un atto unilaterale intervivos ovvero mortis causa –conferisce dei beni e dei dirittitrasferendoli in un fondo(TRUST) affinché un fiduciario(TRUSTEE) amministri, gestiscao disponga dei beni e dei dirit-ti, precedentemente conferitinel trust, secondo le disposi-zioni del costituente ed agendoper l’interesse di un terzo(BENEFICIARY).Gli “entusiastici” ravvisano neltrust uno strumento innovativo,idoneo a risolvere nel miglioredei modi possibili le articolateproblematiche che si sviluppa-

no, in special modo, nell’immi-nenza e nell’immediatezza delpassaggio generazionale delpatrimonio. In tal guisa erispetto ad altre figure giuridi-che, riscuote il plauso sullaconvinzione che permetta, sicet simpliciter, una protezionedall’esecuzione giudiziaria edun notevole risparmio fiscale.Il sommesso parere di chi scri-ve si sostanzia in un mero invi-to a un atteggiamento più pru-dente. La ratifica dellaConvenzione dell’Aja del 1985non ha certamente sopito ildibattito sull’ammissibilitàdella costituzione di un trustanche da parte del cittadinoitaliano e, soprattutto, di untrust da questi costituito aven-te ad oggetto beni immobili sitiin Italia (c.d.: trust interno). Il riconoscimento dell’istitutosi scontra, difatti, con dubbi dicompatibilità rispetto al princi-pio di:l tipicità e numero chiuso deidiritti reali;l numero chiuso degli atti

soggetti a pubblicità;l responsabilità patrimonialeex art. 2740 c.c.Inoltre, il dibattito dottrinale egli interventi della SuperioreMagistratura sono tuttora benlontani dal delineare un precisoorientamento. Si evidenzia chel’art. 13 della Convenzionedell’Aja prevede che “nessunostato è tenuto a riconoscere untrust i cui elementi importanti,ad eccezione della scelta dellalegge da applicare, del luogo diamministrazione e della resi-denza abituale del trustee,sono più strettamente connes-si a Stati che non prevedonol’istituto del trust o la categoriadel trust in questione”.Questa norma introduce unlimite all’obbligo generale diriconoscimento affermato nel-l’art. 11. Pertanto, in base aquesta disposizione, può esse-re escluso il riconoscimento diun trust straniero, rifiutandol’applicazione sia della leggedesignata ai sensi dell’art. 6dal disponente, sia di quellaindicata in base ai criteri di col-legamento oggettivi dall’art. 7,ad un trust che, alla luce deisuoi elementi più significativi,anche indipendenti dalla volon-tà del costituente, possa esse-re considerato interno da unostato che non conosca l’istitu-to. In altri termini, la ratio delladisposizione indicata in nota apiè pagina è quella di evitarel’imposizione di un trust a statiai quali esso sia estraneo insituazioni meramente interne. Le Commissioni Tributarie e gliUffici accertatori della pubblicaamministrazione sono, in lineadi massima, tutt’altro chebenevoli verso il contribuenteche si è avvalso della“novità”che l’ordinamento glioffre o si ritiene gli possa offri-re. E quest’originalità che ilc.d. “contribuente entusiasta”alquanto decanta, coincide conla peculiarità dell’istituto: ibeni che sono confluiti neltrust, benché siano intestati anome del trustee, non fannoparte del patrimonio di que-st’ultimo.In estrema sintesi: se con fidei-stica adesione all’orientamen-to “entusiastico” si ritiene chela Convenzione del 1985 sultrust abbia introdotto la possi-bilità, anche per il cittadino ita-

liano di costituirsi in Italia ilproprio trust, allora deve con-cludersi che quest’istituto giu-ridico costituisca uno strumen-to estremamente elastico eversatile e, come tale, risultiidoneo per un variegato utiliz-zo: dal settore finanziario aquello commerciale, dall’ambi-to del diritto di famiglia a quel-lo del diritto successorio sinoal diritto fallimentare, dal ramocreditizio a quello del preventi-vo riparo dei beni dall’azioneesecutiva.È perciò inutile ricondurre a ununico modello unitario la casi-stica che la prasssi commer-ciale, economica e giuridico-forense ha sin d’ora prodotto.

Aspetti civilistici: nell’attua-re la scelta circa la legge rego-latrice e il modello di trust, ildisponente dovrà considerarela portata precettiva delleseguenti disposizioni:l legge di riforma del dirittointernazionale privato, L. 218-

1995;l l’art. 16 delle preleggi c.c.che ammette lo straniero agodere dei diritti civili attribuitial cittadino italiano in condizio-ne di reciprocità e salve ledisposizioni contenute nelleleggi speciali. Questa normaprende in considerazioneanche le persone giuridichestraniere.l L’art 1322 c.c. secondo cuile parti possono liberamentedeterminare il contenuto delcontratto nei limiti impostidalla legge e concludere con-tratti che non appartengano aitipi aventi una disciplina parti-colare, purché essi siano diret-ti a realizzare interessi merite-voli di tutela secondo l’ordina-mento giuridico. l L’art. 2740 c.c. il cui primocomma sancisce il principiodell’universalità della respon-sabilità patrimoniale. Tale prin-cipio può subire deroghe solonei casi tassativamente previ-sti dalla legge.

L’appartenenza al genus“trust” viene data per presup-posta. Il tema è, pertanto, quel-lo del c.d. “Trust interno”, ovve-rosia di tutti quei negozi giuridi-ci che, seppur appartenenti algenus trust, non potrebberovenire in considerazione soloed esclusivamente in forzadella legge designata dal rinviooperato dalle norme di dirittointernazionale privato.Si tratta di quei trust che otten-gono validità poiché il dispo-nente ne sottopone il negozioistitutivo a una diversa legge.In altri termini, trust che acqui-siscono efficacia in virtù dellamera scelta effettuata dal set-tlor. Preso atto che il disponen-te ha inteso regolare il trustcon una legge da lui liberamen-te scelta, si dovrà comunquetener presente che il riconosci-mento di un trust non può avve-nire in pregiudizio delle normeinderogabili del foro, in partico-lare nelle materie ex art. 15della Convenzione e che sonospecificatamente elencate: l la protezione dei minori edegli incapaci;l gli effetti personali e patri-moniali del matrimonio;l i testamenti e la devoluzio-ne dei beni successori, in parti-colare la legittima;l il trasferimento di proprietàe le garanzie reali;l la protezione di creditori incaso di insolvibilità;l la protezione, per altri moti-vi, dei terzi che agiscono inbuona fede.

Aspetti fiscali: è questo ilsettore ove si registra l’assolu-ta mancanza di un univoco rife-rimento interpretativo. Sotto il profilo pratico si deveevidenziare la sussistenza diun possibile abuso dell’istitutoper fini fiscali. La carenza di una disciplinaorganica sul trust, in uno allaversatilità che lo contraddistin-gue conduce, non di rado, adun utilizzo che può porsi al con-fine tra l’abuso del diritto,l’evasione fiscale e l’elusionefiscale. Si ribadisce che lapeculiarità dell’istituto è rap-presentata da una sorta disegregazione del diritto di pro-prietà sul patrimonio confluitonel fondo.Tale meccanismo, che già di

Riscuote il plauso di chi ritiene che permetta una certa protezionedall’esecuzionegiudiziaria

GiulioTremonti

Fai una foto con il tuo smar-tphone e scarica il filedell’Agenzia delle Entratesulla disciplina fiscale rile-vante ai fini delle impostesui redditi e delle imposteindirette

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risolvere i problemi del passaggio generazionale

di risparmio fiscale giuridica che può risultare molto complessa

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RATINGfocusformazione

per sé stesso determina nonpochi problemi sotto il sempli-ce profilo dell’inquadramentodogmatico, risulta alquanto dif-ficoltoso quando si deve analiz-zare il regime tributario daapplicare all’istituto.Anche dall’analisi degli altriordinamenti giuridici non emer-ge una chiara soluzione diquale possa essere la discipli-na impositiva di riferimento. Tra i paesi che riconoscono iltrust non esiste un’armonizza-zione impositiva. Inoltre, all’in-terno di ciascun ordinamento,il meccanismo impositivo è, ilpiù delle volte, incentrato sullediverse tipologie di trust. Neconsegue che, in alcuni casi, leprescrizioni tributarie incidonodirettamente in capo ai benefi-ciari; in altri casi, colpiscono lacapacità reddituale del solotrustee ovvero del solo settlor;in altri, ancora, non viene postoin essere alcun prelievo fiscalesulle operazioni gestionali; inaltri, infine, si assiste ad unacommistione tra i diversimomenti impositivi.L’Italia, priva di un’organicadisciplina fiscale ad hoc, rico-nosce i trust costituiti secondola legge straniera, siano essicostituiti all’estero da cittadinistranieri e aventi ad oggettobeni esistenti in Italia, siamoessi costituiti da cittadini italia-ni con applicazione della disci-plina straniera.

l Per quanto riguarda leimposte indirette, il tratta-mento fiscale viene individua-to a seconda che la costituzio-ne del trust avvenga per attomortis causa, ovvero intervivos.Nella prima ipotesi, ovverosianell’ambito di finalità succes-sorie, viene preso in conside-razione il trasferimento deibeni quale conseguenza dellacostituzione del trust. Sonotuttavia esclusi, ex art. 3 D.Lgs 346-90 e ss. mod., i tra-sferimenti a favore delle c.d.Onlus, nonché a favore delloStato, degli enti locali e pub-blici, delle fondazioni ed asso-ciazioni finalizzate all’assi-stenza, allo studio, alla ricercascientifica, all’educazione edistruzione nonché ad altrapubblica utilità. La normativa tributaria di rife-

rimento viene individuata, disolito, nell’art. 45 del D. Lgs346/90 che disciplina la“sostituzione fedecommisso-ria”. L’imposta di successionesi applica sul trasferimentopatrimoniale al trustee, pren-dendo quale parametro di rife-rimento un valore pari a quellodell’usufrutto sui beni facentiparte del patrimonio trasferi-to. Il pagamento dell’impostaresiduale viene, invece, postaa carico del beneficiario nelmomento in cui il trust cessadi esistere e vi è l’assegnazio-ne dei beni al beneficiario deltrust. Per converso, se il trustnon è assoggettato ad un ter-mine, l’Ufficio amministrativotende semplicemente adassoggettarne il trasferimentoall’imposta sulle successioni.Nella seconda ipotesi, ossianella costituzione di un trustinter vivos causa,l’Amministrazione Tributariaindividua senza “fronzoli” nel-l’imposta di donazione l’affe-rente tributo erariale e appli-ca, pertanto, il titolo III del D.Lgs. 346-90. Tuttavia, occorre rilevare cometale operazione di costituzionenon sia assoggettabile, toutcour, all’imposta di donazione.Difatti, sebbene l’atto costitu-tivo di un trust sia un atto atitolo gratuito, esso nondovrebbe rientrare nell’ambitodelle donazioni o, più precisa-mente, nella categoria delleliberalità in quanto il benefi-ciario dell’atto dispositivo èun soggetto diverso dal tru-stee.Il riferimento più consonopotrebbe, pertanto, esserequello dell’imposta di registro,il cui ambito applicativo incideanche sugli atti a titolo gratui-to non liberali (si pensi adesempio al comodato, al man-dato gratuito, al mutuo e allasovvenzione priva d’interessi).Con riguardo a quest’ultimaimposta, occorre distingueretra l’atto istitutivo del trustdall’atto di dotazione dei beniin trust. Il primo può essereidentificato in quel progetto diattribuzione dei beni che rap-presenta la causa dei succes-sivi trasferimenti a favore deltrustee, atti questi che nonacquistano rilevanza giuridicaautonoma. L’atto istitutivo,

sempre se distinto dall’atto didotazione dei beni, rappresen-ta solo una sorta di progettodegli atti che il settlor vuoleporre in essere al fine di crea-re il trust. Differente è il discorso perquanto riguarda gli atti attribu-tivi dei beni al trustee e daquesti ai beneficiari. Anche intal caso occorre rinviare alladistinzione sopra riportata traatti inter vivos e mortis causa.Partendo da quest’ultimacategoria, è naturale chetrovi applicazionel’imposta sulle suc-cessioni. Sembracorretto individuarenel beneficiariofinale (qualesorta dilegatario) ils o g g e t t opassivo d’im-posta.Differente sembra essere ilcaso del trust idoneo a produr-re effetti dopo la morte deldisponente. Ciò che questi hatrasferito al trustee in vita nonconcorre, difatti, a formare lamassa ereditaria.Con riferimento alla prima

categoria si delinea il pro-blema di evitare una

doppia imposizione.Probabilmente la soluzionepiù corretta potrebbe indivi-duarsi partendo dalla seguen-te circostanza: l’atto istitutivodi un trust non trasferisce, sicet simpliciter, un diritto. Perconverso, determina un finespecifico e, per il raggiungi-mento dello stesso, disciplinala finale destinazione dei benie dei diritti a favore dei bene-ficiari.In tal guisa il trustee, anche

se intestatario formale deibeni e dei diritti conferi-

ti, non manifesta alcu-na capacità contri-

b u t i v ap o i c h énon è il

soggettointeressa-to alleoperazio-

ni gestionali.Si potrebbe, quindi, ritenereche i destinatari finali delleattribuzioni, ovverosia i benefi-ciari, siano gli unici e veri sog-getti passivi d’imposta.

l Per quanto riguarda leimposte dirette gravanti suiredditi conseguiti dal trust,occorre preliminarmente evi-

denziare che il trustr i s p o n d e

quale auto-n o m o

s o g -

getto passivo dell’imposta eche il beneficiario viene, altre-sì, considerato quale soggettopassivo d’imposta per i fruttiderivanti dalla gestione fidu-ciaria del patrimonio. In parti-colare, il trust viene assimila-to a tutti gli enti ricompresinell’art. 87 del T.U.I.R.; ilbeneficiario al soggetto passi-vo d’imposta con riferimentoai redditi di capitale ed ai red-diti assimilati a quelli di lavoroindipendente. Giova rilevare che laConvenzione dell’Aja, relativaall’istituzione del Trust e data-ta 01.07.1985, non regola lamateria fiscale. Si limita nelsuo art. 19 a stabilire che “lacompetenza degli Stati inmateria fiscale non è deroga-bile”.Dovrà quindi essere la leggetributaria italiana a disciplina-re il trattamento fiscale deltrust tutte le volte in cui unqualsiasi criterio di collega-mento ne richiama la portataprecettiva. La prassi degliUffici finanziari è, di fatto,quella di assoggettare sempree ovunque il reddito prodottodal trust, prescindendo dallacircostanza che si tratti di untrust c.d. interno o c.d ester-no, che si tratti di reddito pro-dotto in Italia o all’estero,risultando sufficiente la pre-senza di un minimo criterio dicollegamento con l’ambitoapplicativo di una qualsivoglianormativa interna.

Fai una foto con il tuo smartphone e approfondisci

l’Istituto del Trust tra lediverse legislazioni dei piùimportanti Paesi al mondo

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RATING postadelpromotore

Deposito titoli, cambia ancora la struttura del superbollo Ora sotto alle giacenze dal valore di 50 mila euro, l’imposta resta la stessa

Ubi Banca continua a soffrire sul mercato, nonostante gli sforzi sottostantiIl problema di fondo resta, secondo gli analisti finanziari, la limitata reddittività

Non solo i periferici europei, Spagna e Italia comprese:anche gli Stati Uniti sono ormai nel mirino delle agenziedi rating, che non escludono un taglio del merito di cre-dito sui titoli di stato del Tesoro statunitense. La notiziagenera tensione sui mercati obbligazionari, non menoche su quelli azionari e dei cambi (dove alla debolezzadell’euro si somma a giorni alterni anche quella del dol-laro, rilanciando il franco svizzero e valute “alternative”come il dollaro australiano o la corona svedese) e indu-ce molti piccoli investitori a mantenersi liquidi il più pos-sibile, perché investire ora in un titolo di stato o in unaobbligazione corporate espone al rischio di subire perdi-te vuoi in conto capitale se fosse necessario alienare ititoli (o i fondi obbligazionari che quegli stessi titoli acqui-stano ogni giorno) vuoi in termini di minori interessi se

per evitare tali minusvalenze si tenessero i titoli in por-tafoglio sino alla scadenza, rinunciando così per tutto ilperiodo a tassi maggiori. Stretti tra mercati volatili, clien-ti sempre più nervosi e provvedimenti fiscali che rischia-no di penalizzare i piccoli risparmiatori (sventato il rischiodi una patrimoniale con effetti fortemente regressivi suidepositi titoli si sta prefigurando una “stangatina” sullacasa attraverso il taglio delle deduzioni Irpef sulla primacasa e degli sconti Irpef del 36% o 55% per ristruttura-zioni e riqualificazioni di beni immobili), pf, bankers econsulenti tutti hanno altro a cui pensare. Intanto anchegiugno si è chiuso per i fondi con l’ennesimo risultatonegativo, con gli azionari che hanno visto mezzo miliardodi euro di riscatti netti, gli obbligazionari che hanno perso1 miliardo netto e quelli di liquidità qualcosa più di un

miliardo. Nel complesso il mese segna una raccoltanetta negativa di oltre 3 miliardi, mentre il patrimoniosotto gestione si riduce a 441 miliardi, quasi 19 miliardimeno di fine dicembre e oltre 6,5 miliardi in meno di finemaggio: nonostante il clima estivo lo scenario restafosco e per i promotori finanziari le ferie sembrano sem-pre più un miraggio. Forse anche per questopreferiscono non perdere tempo acommentare per dedicare leloro energie a provare areagire alle incertez-ze presenti?

Che succede in casa Ubi Banca?L’aumento di capitale da un miliardo dieuro è stato pienamente sottoscritto, lostress test europeo è stato superato, inrete non sembrano esser-vi particolari tensioni, anzisi segnala qualche nuovoarrivo segno che la reteguidata da CesareColombi sta lavorandocon impegno riuscendoad affrontare nel miglioredei modi l’attuale scena-rio sempre più competi-tivo e incerto. Eppure ditutto questo sembranon accorgersi il merca-to borsistico, dove iltitolo Ubi Banca conti-

nua a perdere terreno, avendo ceduto dametà giugno a metà luglio il 18%, risulta-to che porta a -48% il dato degli ultimi seimesi di borsa e a -54% circa la perfor-

mance dell’ultimo anno. Aldi là del momentodifficile per tutto ilsettore finanziarioeuropeo a causa deirischi legati all’esposi-zione verso assetgreci, irlandesi o porto-ghesi (ma anche intitoli di stato spagnoli eitaliani, messi sottopressione nella scorsasettimana per i timori diun “effetto contagio”), ilproblema di fondo del

gruppo Ubi Banca resta secondo gli ana-listi finanziari la sua limitata redditività. Asostenere i conti di Ubi Banca ed evitareun andamento ancora più critico del tito-lo in borsa resta per ora l’andamentodella raccolta, sia da parte della clientelaretail sia di quella business, con la bancache ha saputo sia far crescere l’erogazio-ne di mutui sia degli impieghi più in gene-rale senza che si registrasse parallela-mente un aumento troppo marcato deicrediti in sofferenza (che restano anziinferiori alla media italiana, anche graziea una crescita importante dei recuperi).Poiché però i mercati continuano a richie-dere un elevato premio per il rischio, algruppo non resta che proseguire nellastrada di un sempre più attento conteni-mento dei costi operativi e di un graduale

riprezzamento dei propri prodotti e serviziche consenta di aumentare la redditivitàdelle proprie operazioni. Il che significaprobabilmente che anche per la rete dipromotori non ci sarà spazio per partico-lari soddisfazioni economiche e anzi sidovrà stare attenti all’andamento di costie ricavi. Augurandosi che lo sforzo servae sia apprezzato dal mercato e, magari,che l’aumento dei tassi fornisca nuovalinfa ai conti non solo nel senso di unapiù corposa “forbice” tra tassi attivi epassivi che porterebbe a un migliore mar-gine d’interesse, ma anche di una ritrova-ta fiducia da parte dei risparmiatori neiconfronti di strumenti e servizi d’investi-mento a basso rischio, la cui remunera-zione è tipicamente ancorata proprio aitassi d’interesse.

a cura di Luca Spoldi scriveteci a [email protected]

Mercati sempre più incerti, promotori sempre più silenziosiNel mirino adesso ci sono anche gli Stati Uniti. Ed è fuggi fuggi dal reddito fisso. Meglio essere liquidi

Superbollo sì, superbollo no: la vicenda del previstoincremento dei bolli fissi sui dossier titoli continua aoccupare le pagine della cronaca economica italiana.Salvo colpi di scena l’ultima versione della manovra,“corretta” in aula da alcuni emendamenti bipartisan fattipropri dal governo, non si salirà più indistintamente dagliattuali 34,20 euro l’anno a 120 euro l’anno venturo(destinati a diventare 150 nel 2013 ovvero a 380 europer giacenze superiori ai 50 mila euro) come inizialmen-te previsto, con effetti fortemente regressivi che avreb-bero di fatto reso non conveniente detenere titoli di statoo comunque a reddito fisso per somme inferiori ai 20mila euro (dato che, al netto di un’inflazione sul 3%annuo, il tasso dei Bot a 12 mesi, salito al 3,7%, avreb-be dovuto come minimo subire una decurtazione pari,per quella cifra, allo 0,6%, senza peraltro tener conto diulteriori costi e commissioni addebitati dalle banche,che avrebbero contribuito a elevare la soglia di “pareg-gio” attorno ai 30-35 mila euro minimi). Ora invece lasoglia di applicazione della nuova imposta di bollo sale

a minimo 50 mila euro (sotto la quale tutto resterà comeora), così modulata: fra 50 mila e 150 mila euro il bollosalirà a 70 euro annui nel 2012 e a 230 euro dal 2013,su quelli fra 150 mila e 500 mila euro salirà prima a240, poi a 780 euro, oltre tale livello si pagheranno 680euro nel 2012 e 1.100 successivamente. Si attenuanodunque gli effetti negativi per i piccoli risparmiatori chesi affidano al risparmio amministrato, senza peraltro cheil fisco ci rimetta, anzi: secondo la relazione tecnica cheaccompagna il provvedimento gli incrementi così scaglio-nati determineranno un recupero di gettito su baseannua di poco meno di 900 milioni di euro nei primi dueanni e di poco più di 2,5 miliardi a regime, vale a dire125 milioni in più rispetto alla stesura iniziale. Tutti con-tenti? Restano da valutare le reazioni del mondo delrisparmio gestito, che già sta cercando di capire sel’equiparazione di fondi e sicav porterà a qualche con-creto vantaggio per clienti e intermediari rispettoalla situazione precedente, ma fin d’ora c’è dascommettere che se qualcuno potrà sorridere allo

scampato pericolo, come gli uomini di Fineco Bank (chein questi anni ha sviluppato non poco la sua offerta sulfronte dei servizi di trading e di banking), altre strutturepiù concentrate sul risparmio gestito potrebbero masti-care amaro. Se non altro pare evitato il rischio, paventa-to da alcuni lettori di Bluerating, che la misura si rivelas-se un pericoloso “boomerang” in quanto “chi ha pochispiccioli nel dossier svenderà i titoli pur di non pagare ilbalzello mentre per i ricchi si troverà una soluzione com-merciale ed adeguata a sostituire i titoli con prodotti effi-cienti e a basso costo”. Un’ipotesi che certo non avreb-be tutelato il pubbli-co risparmio.

GrazianoCaldiani

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