LA SCOSSA... N°8/2010

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ORIZZONTI BALNEARI “Tutti ar mare…tutti ar mare…a mostrà le chiappe chiare…”. Così recita il ritornello d’una canzone estiva. Sull’onda delle note, l’Italia in bikini sguazza nell’acqua salata, si u- stiona al sole lungo la battigia, s’incazza coi figli sotto l’ombrellone. Il TG 4 ti accusa di essere rimasto, tu solo, a casa, contravvenendo ai dettami dell’andazzo godereccio del gover- no. Un senso di depressione ti cola addosso e scivola giù come sudore, ma si stempera nella consolazione magra di poterti muovere come vuoi in una città vuota. Poi, uscendo, ecco il vicino di casa, il rag. Rossi, il geom. Bianchi, tutti in rigorosi bermuda a fiori, dirigersi, come te, al supermercato per prendere una boccata d’aria fresca. Lì, una folla immensa intasa l’ingresso. Non c’è una panchina libera; qualcuno s’è portato la sedia da casa, qualcun altro azzarda una sdraio. Vedi bimbetti vagare con paletta e secchiello alla ricerca disperata di una sabbia che non c’è. Guardi i maxischermi sintonizzati sul TG 3. Con un poco nobile sentimento di rivalsa apprendi che una perturba- zione sta per mettere fine a un’estate torrida; vieni a sapere che il turismo è in crisi profonda, tant’è che il Ministro, diciamo così, competente passerà le vacanze a Menton, in Francia, dopo aver lanciato appelli agli italiani di visita- re i siti di casa nostra, utilizzando la voce del Capo. Ti chiedi il perché di tanta arroganza e ti salta in mente la risposta che il Marchese del Grillo dava al popolo: “Perché io so io, e voi non siete un cazzo!” Poi, come una liberazione, vieni a sapere che anche il governo sta partendo per le vacanze. Stavolta senza ritorno. L’8 PER MILLE Con l’ingenuità che la neve possa nascondere anche d’estate le deiezioni depositate in inverno, il governo si è vi- sto, con i primi caldi, sputtanato dalla crisi dilagante. Senza il benché minimo timore di apparire patetici nella difesa di un’Italia estranea alla depressione eco- nomica, i telegiornali di Stato e non, si sono prodigati nel diffondere l’immagine del Paese di Bengodi, ad esaltare i progressi dello 0,00001% e a ignorare tutti gli indici negativi. La politica governativa si è concentrata sul miope progetto di divulgare un atteggiamento euforico, considerato strumento indispensabile a non deprimere gli acquisti e ha avuto la conseguenza tragica di far indebitare chi già non poteva sostenere un modesto tenore di vita. Ma i raggi del sole hanno sciol- to la coltre bianca della bugia di Stato e ci siamo resi conto che migliaia di picco- le, medie e grandi attività stavano chiudendo. Altre non resisteranno a lungo, la precarietà impera, la parola d’ordine è “sacrifici”. Più che una parola, è un ordine inutile, rivolto a chi non può ese- guirlo. La scuola, la sanità, la ricerca, l’università, la cultura, gli aumenti salariali degli impiegati hanno subito tagli draconiani, confondendoli con gli sprechi; refrain usato con sottile strumentalizzazione divulgativa, perché nessu- no si opponga. Ma ben altra collocazione hanno gli sperperi. Nel paese delle scorte, assurte a dimostrazione di prestigio sociale, per ottenere le quali è sufficiente denunciare finte minacce, servizio conservabile anche dopo aver lasciato da anni l’attività parlamentare; nel paese dei privilegi economici, come quelli goduti dagli inconclu- denti personaggi che non si degnano neppure di presentarsi in parlamento, nel paese del dilagare delle auto blu, retaggio di un servilismo assurdo che suona ancor più colpevole nei confronti di chi è precario o ha perso il lavoro, la dimostrazione di “buona volontà” dei nostri governanti è stata quella di autodetrarsi 1.000 euro, non dallo stipen- dio, ma dai benefici aggiuntivi, in modo tale da non avere conseguenze riduttive sulle pensioni. Resterà un mistero il motivo per cui tutta questa vergogna non susciti la sacrosanta indignazione degli italiani. In tempi difficili per tante famiglie, vista l’incapacità del governo ad attivare misure utili a sostenere la crisi, potreb- be essere utile destinare l’8 per mille ad un fondo di sostegno. Se risponde a verità il messaggio pubblicitario che dilaga nelle TV in periodo di denuncie di redditi, secondo cui le somme raccolte dagli enti religiosi verranno orien- tate sui poveri, perché creare inutili passaggi per mirare ad una medesima finalità? (Segue da pag. 3) Si impegna il Sindaco a: - dar vita ad un incontro tra le forze istituzionali politiche, sociali, sindacali, culturali, dirigenti scolastici, alle associa- zioni e ai movimenti per elaborare le proposte per un Piano regionale della scuola che preveda anche nuovi ammor- tizzatori e tutele e a rivedere il riparto dei fondi per il diritto allo studio in modo da adeguare la distribuzione dei con- tributi alle emergenze derivanti dalla riforma della scuola pubblica - non indugiare e presentare al più presto le proposte che abbiamo già avanzato con atti di indirizzo sul lavoro per un Piano regionale del lavoro che preveda la Scuola come fulcro per lo sviluppo. - monitorare l’impatto che i tagli al personale hanno prodotto sulle realtà scolastiche nell’ottica di una offerta formati- va il più possibile condivisa e rispondente alle effettive esigenze del territorio; - sostenere l’impegno che l’assessore regionale Casciari si è assunta insieme all’’Anci’, di portare sui tavoli interre- gionali e nazionali la richiesta di maggiori risorse di organico, che a gran voce proviene dai territori nonché risorse per le attività curriculari e per l’educazione permanente degli adulti. (Gruppo RC/CI) Gruppo Consiliare Comune di Terni Rifondazione Comunista-Comunisti Italiani 790mila infortuni e 1050 morti sul lavoro nel 2009, sono i dati ufficiali forniti dall’INAIL, essi evidenziano un leggero contenimento del fenomeno rispetto al 2008 in calo rispettivamente del 9,7% e del 6,3% . C’è da rilevare come il calo degli infortuni sia da correlare in parte anche agli effetti della grave crisi che ha colpito il Paese nel 2009, con pesanti riflessi sul piano produttivo e occupazionale (complessivamente si stima intorno al 3%). Il calo infortunistico registrato per il 2009 dall’Inail è, secondo il gruppo RC/CI, troppo esiguo per dormire sonni tranquilli. Ogni statistica comporta l’interpretazione della rilevazione e, nel nostro caso, la preoccupazione è lecita per un duplice motivo: innanzitutto, il trend non si orienta significativa- mente al ribasso; in secondo luogo fa sorgere seri interrogativi circa l’aumento occupazionale degli extra- comunitari e il numero dei casi rilevati. La considerazione porta a pensare che esista una connessione fra lavoro nero e denuncia di infortuni di ridotta entità. Si teme che esista una tendenza a non ricorrere alle strutture territoriali per interventi di pronto soccorso, evitando così di dichiarare il luogo e le circostanze in cui le lesioni si sono verificate con l’illusorio e pericoloso vantaggio del datore di lavoro di ridurre i coeffi- cienti d’incidenza e risparmiare sulla copertura assicurativa dei dipendenti. Contro gli infortuni e le morti sul lavoro, dunque, serve un’azione capace di mettere in campo una forte e incisiva politica di contrasto e di controllo preventivo: servono più ispettori, maggiori finanziamenti, interve- nenti radicali sulla precarietà e sui contratti atipici, tutela dei diritti e della sicurezza del lavoratore, fare emergere le sacche di lavoro nero e intensificare energicamente la lotta al lavoro minorile. Occorre punta- re sulla cultura e sulla formazione coinvolgendo la scuola. Convinciamoci che il progetto per il percorso educativo va subito intrapreso, basta riflettere sui dati (fonte articolo 21): dall'inizio dell'anno ad oggi, per lavoro, ci sono stati: 680 680 680 680 morti; 680.826 ; 680.826 ; 680.826 ; 680.826 infortuni; 17.020 ; 17.020 ; 17.020 ; 17.020 invalidi. Giocondo Talamonti Giocondo Talamonti Giocondo Talamonti Giocondo Talamonti Periodico del Gruppo Consiliare RC/CI di Terni. Redazione e Amministrazione Vico Politeama n. 1 tel. e fax: 0744549574 Direttore Responsabile: Alberto Tomassi. Fondatore e Direttore Giocondo Talamonti. Redazione Luzio Luzzi, Mauro Nannini. Stampa e divulgazione in proprio. Autorizzazione del Tribunale di Terni n.17/2009 del 23/12/2009 Registro Periodici Anno I N.8 25 agosto 2010 E’ l’insonnia il guaio. E così Enrico Melasecche, nelle afose notti d’estate, sale sull’abbaino del palazzo in cui abita che poi è Palazzo Manni che dà su piazza della Repubblica. Lì, sul tetto, c’è infatti una specie di terrazzamento che i nobili di un tempo utilizzavano per guardare il panorama. Bene, quello, adesso, è di Melasecche. Che così, quando non prende sonno, l’ex vice sindaco di Ciaurro se ne va sul tetto di casa. Ma lui non guarda il panorama. Sarebbe troppo normale. A chi potrebbe _ infatti _ piantare una grana se si limitasse a guardare il panorama? Ed allora lui an- nusa. Annusa l’aria. Per sentire se qualche odore cattivo offende le sue narici. Ed il giorno dopo giù, con una interro- gazione per chiedere conto al Sindaco delle nubi puzzolenti che la notte stagnano su Terni. Il problema sembra esista davvero e bisognerà pur andare a fondo. Ben fa quindi, Melasecche, a chiedere lumi. Il fatto è però che a quanto pare non c’è nemmeno bisogno di tante spiegazioni, perché il naso di Melasecche è proprio prodigioso. Con una odorata lui è riuscito a stabilire da dove provengono gli odoracci (le acciaierie, dice) e pure da quali elementi chimici vengano generati. Un uomo di naso, non c’è che dire. Nel portare avanti la sua battaglia contro gli odoracci, Melasecche, ha sfidato il sindaco Di Girolamo. <Vieni la sera verso le 23 e 30 a sentire anche tu. Vieni ai piani alti dei palazzi del cen- tro e constata di persona>. Birichino! Non ci sono esternazioni di Furmine Polli. O è in ferie o ne sta elaborando una di quelle al fulmicotone, tipo <L’acqua è bagnata>, o _ per restare ai dolori del “giovane” Melasecche _ potrebbe stare scervellandosi intorno ad una dichia- razione scientifica ed illuminante; ad esempio: <Ciò che puzza non profuma>. Embè, un po’ di concentrazione ci vuole, eh.

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Periodico del Gruppo Consiliare RC/CI di Terni

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ORIZZONTI BALNEARI

“Tutti ar mare…tutti ar mare…a mostrà le chiappe chiare…”. Così recita il ritornello d’una canzone estiva. Sull’onda delle note, l’Italia in bikini sguazza nell’acqua salata, si u-stiona al sole lungo la battigia, s’incazza coi figli sotto l’ombrellone. Il TG 4 ti accusa di essere rimasto, tu solo, a casa, contravvenendo ai dettami dell’andazzo godereccio del gover-no. Un senso di depressione ti cola addosso e scivola giù come sudore, ma si stempera nella consolazione magra di poterti muovere come vuoi in una città vuota. Poi, uscendo, ecco il vicino di casa, il rag. Rossi, il geom. Bianchi, tutti in rigorosi bermuda a fiori, dirigersi, come te, al supermercato per prendere una boccata d’aria fresca. Lì, una folla immensa intasa l’ingresso. Non c’è una panchina libera; qualcuno s’è portato la sedia da casa, qualcun altro azzarda una sdraio. Vedi bimbetti vagare con paletta e secchiello alla ricerca disperata di una sabbia che non c’è. Guardi i maxischermi sintonizzati sul TG 3. Con un poco nobile sentimento di rivalsa apprendi che una perturba-zione sta per mettere fine a un’estate torrida; vieni a sapere che il turismo è in crisi profonda, tant’è che il Ministro, diciamo così, competente passerà le vacanze a Menton, in Francia, dopo aver lanciato appelli agli italiani di visita-re i siti di casa nostra, utilizzando la voce del Capo. Ti chiedi il perché di tanta arroganza e ti salta in mente la risposta che il Marchese del Grillo dava al popolo: “Perché io so io, e voi non siete un cazzo!” Poi, come una liberazione, vieni a sapere che anche il governo sta partendo per le vacanze. Stavolta senza ritorno.

L’8 PER MILLE

Con l’ingenuità che la neve possa nascondere anche d’estate le deiezioni depositate in inverno, il governo si è vi-sto, con i primi caldi, sputtanato dalla crisi dilagante. Senza il benché minimo timore di apparire patetici nella difesa di un’Italia estranea alla depressione eco-nomica, i telegiornali di Stato e non, si sono prodigati nel diffondere l’immagine del Paese di Bengodi, ad esaltare i progressi dello 0,00001% e a ignorare tutti gli indici negativi. La politica governativa si è concentrata sul miope progetto di divulgare un atteggiamento euforico, considerato strumento indispensabile a non deprimere gli acquisti e ha avuto la conseguenza tragica di far indebitare chi già non poteva sostenere un modesto tenore di vita. Ma i raggi del sole hanno sciol-to la coltre bianca della bugia di Stato e ci siamo resi conto che migliaia di picco-le, medie e grandi attività stavano chiudendo. Altre non resisteranno a lungo, la

precarietà impera, la parola d’ordine è “sacrifici”. Più che una parola, è un ordine inutile, rivolto a chi non può ese-guirlo. La scuola, la sanità, la ricerca, l’università, la cultura, gli aumenti salariali degli impiegati hanno subito tagli draconiani, confondendoli con gli sprechi; refrain usato con sottile strumentalizzazione divulgativa, perché nessu-no si opponga. Ma ben altra collocazione hanno gli sperperi. Nel paese delle scorte, assurte a dimostrazione di prestigio sociale, per ottenere le quali è sufficiente denunciare finte minacce, servizio conservabile anche dopo aver lasciato da anni l’attività parlamentare; nel paese dei privilegi economici, come quelli goduti dagli inconclu-denti personaggi che non si degnano neppure di presentarsi in parlamento, nel paese del dilagare delle auto blu, retaggio di un servilismo assurdo che suona ancor più colpevole nei confronti di chi è precario o ha perso il lavoro, la dimostrazione di “buona volontà” dei nostri governanti è stata quella di autodetrarsi 1.000 euro, non dallo stipen-dio, ma dai benefici aggiuntivi, in modo tale da non avere conseguenze riduttive sulle pensioni. Resterà un mistero il motivo per cui tutta questa vergogna non susciti la sacrosanta indignazione degli italiani.

In tempi difficili per tante famiglie, vista l’incapacità del governo ad attivare misure utili a sostenere la crisi, potreb-be essere utile destinare l’8 per mille ad un fondo di sostegno. Se risponde a verità il messaggio pubblicitario che dilaga nelle TV in periodo di denuncie di redditi, secondo cui le somme raccolte dagli enti religiosi verranno orien-tate sui poveri, perché creare inutili passaggi per mirare ad una medesima finalità?

(Segue da pag. 3) Si impegna il Sindaco a: - dar vita ad un incontro tra le forze istituzionali politiche, sociali, sindacali, culturali, dirigenti scolastici, alle associa-zioni e ai movimenti per elaborare le proposte per un Piano regionale della scuola che preveda anche nuovi ammor-tizzatori e tutele e a rivedere il riparto dei fondi per il diritto allo studio in modo da adeguare la distribuzione dei con-tributi alle emergenze derivanti dalla riforma della scuola pubblica - non indugiare e presentare al più presto le proposte che abbiamo già avanzato con atti di indirizzo sul lavoro per un Piano regionale del lavoro che preveda la Scuola come fulcro per lo sviluppo. - monitorare l’impatto che i tagli al personale hanno prodotto sulle realtà scolastiche nell’ottica di una offerta formati-va il più possibile condivisa e rispondente alle effettive esigenze del territorio; - sostenere l’impegno che l’assessore regionale Casciari si è assunta insieme all’’Anci’, di portare sui tavoli interre-gionali e nazionali la richiesta di maggiori risorse di organico, che a gran voce proviene dai territori nonché risorse

per le attività curriculari e per l’educazione permanente degli adulti. (Gruppo RC/CI)

Gruppo Consiliare Comune di Terni Rifondazione Comunista-Comunisti Italiani

790mila infortuni e 1050 morti sul lavoro nel 2009, sono i dati ufficiali forniti dall’INAIL, essi evidenziano un leggero contenimento del fenomeno rispetto al 2008 in calo rispettivamente del 9,7% e del 6,3% . C’è da rilevare come il calo degli infortuni sia da correlare in parte anche agli effetti della grave crisi che ha colpito il Paese nel 2009, con pesanti riflessi sul piano produttivo e occupazionale (complessivamente si stima intorno al 3%). Il calo infortunistico registrato per il 2009 dall’Inail è, secondo il gruppo RC/CI, troppo esiguo per dormire sonni tranquilli. Ogni statistica comporta l’interpretazione della rilevazione e, nel nostro caso, la preoccupazione è lecita per un duplice motivo: innanzitutto, il trend non si orienta significativa-mente al ribasso; in secondo luogo fa sorgere seri interrogativi circa l’aumento occupazionale degli extra-comunitari e il numero dei casi rilevati. La considerazione porta a pensare che esista una connessione fra lavoro nero e denuncia di infortuni di ridotta entità. Si teme che esista una tendenza a non ricorrere alle strutture territoriali per interventi di pronto soccorso, evitando così di dichiarare il luogo e le circostanze in cui le lesioni si sono verificate con l’illusorio e pericoloso vantaggio del datore di lavoro di ridurre i coeffi-

cienti d’incidenza e risparmiare sulla copertura assicurativa dei dipendenti.

Contro gli infortuni e le morti sul lavoro, dunque, serve un’azione capace di mettere in campo una forte e incisiva politica di contrasto e di controllo preventivo: servono più ispettori, maggiori finanziamenti, interve-nenti radicali sulla precarietà e sui contratti atipici, tutela dei diritti e della sicurezza del lavoratore, fare emergere le sacche di lavoro nero e intensificare energicamente la lotta al lavoro minorile. Occorre punta-re sulla cultura e sulla formazione coinvolgendo la scuola. Convinciamoci che il progetto per il percorso educativo va subito intrapreso, basta riflettere sui dati (fonte articolo 21): dall'inizio dell'anno ad oggi, per

lavoro, ci sono stati: 680 680 680 680 morti; 680.826 ; 680.826 ; 680.826 ; 680.826 infortuni; 17.020 ; 17.020 ; 17.020 ; 17.020 invalidi. Giocondo TalamontiGiocondo TalamontiGiocondo TalamontiGiocondo Talamonti

Periodico del Gruppo Consiliare RC/CI di Terni.

Redazione e Amministrazione Vico Politeama n. 1 tel. e fax: 0744549574

Direttore Responsabile: Alberto Tomassi. Fondatore e Direttore Giocondo Talamonti.

Redazione Luzio Luzzi, Mauro Nannini.

Stampa e divulgazione in proprio.

Autorizzazione del Tribunale di Terni n.17/2009 del 23/12/2009 Registro Periodici Anno I N.8 25 agosto 2010

• E’ l’insonnia il guaio. E così Enrico Melasecche, nelle afose notti d’estate, sale sull’abbaino del palazzo in cui abita che poi è Palazzo Manni che dà su piazza della Repubblica. Lì, sul tetto, c’è infatti una specie di terrazzamento che i nobili di un tempo utilizzavano per guardare il panorama. Bene, quello, adesso, è di Melasecche. Che così, quando non prende sonno, l’ex vice sindaco di Ciaurro se ne va sul tetto di casa. Ma lui non guarda il panorama. Sarebbe troppo normale. A chi potrebbe _ infatti _ piantare una grana se si limitasse a guardare il panorama? Ed allora lui an-nusa. Annusa l’aria. Per sentire se qualche odore cattivo offende le sue narici. Ed il giorno dopo giù, con una interro-gazione per chiedere conto al Sindaco delle nubi puzzolenti che la notte stagnano su Terni. Il problema sembra esista davvero e bisognerà pur andare a fondo. Ben fa quindi, Melasecche, a chiedere lumi. Il fatto è però che a quanto pare non c’è nemmeno bisogno di tante spiegazioni, perché il naso di Melasecche è proprio prodigioso. Con una odorata lui è riuscito a stabilire da dove provengono gli odoracci (le acciaierie, dice) e pure da quali elementi chimici vengano generati. Un uomo di naso, non c’è che dire. Nel portare avanti la sua battaglia contro gli odoracci, Melasecche, ha sfidato il sindaco Di Girolamo. <Vieni la sera verso le 23 e 30 a sentire anche tu. Vieni ai piani alti dei palazzi del cen-

tro e constata di persona>. Birichino!

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• Non ci sono esternazioni di Furmine Polli. O è in ferie o ne sta elaborando una di quelle al fulmicotone, tipo <L’acqua è bagnata>, o _ per restare ai dolori del “giovane” Melasecche _ potrebbe stare scervellandosi intorno ad una dichia-

razione scientifica ed illuminante; ad esempio: <Ciò che puzza non profuma>. Embè, un po’ di concentrazione ci vuole, eh.

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1. Le Società partecipate hanno spesso visto presidenti e consiglieri d’amministrazione il cui unico merito risiedeva nella provenienza politica. In clima di contenimento delle spese, non ritiene che ricorrere all’efficienza attraverso il merito sia

una condizione irrinunciabile?

R. Non è il caso di scandalizzarsi se le cariche direttive di un’azienda pubblica o partecipata seguono una logica politica. Quello che è deleterio, in termini di bilanci disastrosi, è compiere le scelte sulla scorta di una lottizzazione di correnti, i cui rappresentanti non possiedono gli strumenti formativi per assicurare un buon esito gestionale. A questo tipo di parcellizzazione della nomina non si è mai rinunciato a cuor leggero, ma questo è il momento. Nessuna amministrazione può concedersi il lusso di nominare rappre-sentati politici privi di capacità direttive o rappresentative. L’efficienza è un risparmio e un utile.

2. La città sta vivendo una grave crisi occupazionale, manifestatasi con chiusure di aziende, con ricorsi a cassa integra-

zione per altre, con minacce di un aggravamento del mercato del lavoro. Qual è la sua opinione?

R. Il momento è difficile, come tutti sanno, e il problema maggiore è che le soluzioni non dipendono esclusivamente dalle scelte che un imprenditore o un’amministrazione pubblica può prendere a difesa dell’occupazione. Per gli effetti della globalizzazione siamo tutti inseriti in un quadro di riferimento che sovrasta i singoli orientamenti in materia di mercato, per confrontarsi con realtà esterne. Quello che oggi è ancora carente è la capacità di lettura degli andamenti del mercato internazionale e l’acquisizione degli strumenti utili a interpretarli, adeguandosi alle necessità mutevoli del mercato mondiale. In breve, si tratta di insistere nella forma-zione, non solo delle maestranze, ma in particolare, delle direzioni d’impresa.

3. L’Università a Terni è orientata a scommettere sulla ricerca, coniugando laboratorio con applicazione industriale. La scelta è certamente quella giusta, ma ritiene che la disponibilità delle risorse finanziarie su cui far conto possano blocca-

re la finalizzazione?

R. Che il momento non sia dei migliori, è noto a tutti. I tagli all’Università hanno toccato livelli per certi versi tragici in alcune realtà territoriali. Perseguire razionalizzazione e risultati deve essere l’obiettivo del Polo universitario di Terni. E’ presumibile che laddove si soddisfino i rapporti di efficienza con logica imprenditoriale, non si vada incontro a contenimenti di spesa.

Voglio augurarmi che, nell’ipotesi più favorevole, non si proceda neanche a tagli che non consentano di programmare gli investi-menti. Per certi aspetti, assicurare risorse a chi è efficiente è un orientamento costruttivo che premia lo sforzo di concretezza dei laboratori universitari. Ma una filiera è indispensabile: l’istruzione tecnica superiore, l’università, la ricerca, l’industria.

Ecco i tagli alla scuola, massacrati: salari, precari, istruzione e alunni diversamente abili. Il personale della scuola di Terni durante una manifestazione contro i tagli previsti dal Governo.

Premesso che la crisi economica e finanziaria colpisce, con crisi aziendali che si acuiscono sempre più e con un mercato del lavoro che si sostiene solo grazie al ricorso massiccio alla cassa integrazione e alla mobilità.

Considerato che l’emergenza lavoro è reale e la bomba disoccupazione ri-schia di deflagrare con pesantissime conseguenze sul tessuto economico e produttivo locale (Emicom, Basell,TK-AST etc.) e regionale.

Visto che i tagli della manovra di Tre-monti acuiscono le difficoltà. Infatti la manovra finanziaria punta a smantella-re lo stato sociale e ad abbattere il co-sto del lavoro, scommettendo ancora una volta sulle miracolose potenzialità-del mercato e dell’impresa. Soltanto interventi programmatori di lungo perio-

do e strutturali possono garantire di affrontare efficacemente la situazione.

Tenuto conto che i tagli alla scuola pubblica rappresentano una sorta di “tsunami” che rischia di travolge-re la scuola ternana sotto i colpi incalzanti di una vera e propria mannaia che taglia simultaneamente posti di lavoro, programmi educativi e progetti di vita

Visto che l’assolvimento dell’obbligo di istruzione a 16 anni nella scuola si introducono norme che preve-dono che l’ultimo anno dell’obbligo di istruzione possa essere assolto con il contratto di apprendistato che, come è noto, si configura come un vero e proprio rapporto di lavoro. Si condannano, così, le ragazze e i ragazzi che hanno difficoltà di proseguire negli studi, spesso causate dalle precarie condizioni economiche delle famiglie o da contesti sociali degradati, all’inserimento precoce nel mondo del lavoro senza quelle adeguate competenze formative per fronteggiare i cambiamenti epocali che caratterizzano il lavoro.

Visto i tagli al personale della scuola, 40.000 posti in meno nel 2010/2011(25.000 posti di docenti e 1-5.256ATA) non bastano tavoli, ma occorre prendere coscienza che la scuola è un bene pubblico che va salvaguardato. Essa è la base di una filiera che mette insieme l’Università, la Ricerca, l’Innovazione e l’Impresa. Non si può rimanere silenti quando si cerca di minare alle radici con colpi mortali alla scuola pubblica; questo è l’effetto, anche per il prossimo anno scolastico, dei tagli previsti dall’art.64 della legge 133/08. Nessun progetto di riforma, nessuna innovazione, ma solo tagli. Nella Provincia di Terni il numero dei posti tagliati nel 2009 n.189, nel 2010 170 per un totale di 359 posti di lavoro come la chiusura di una media impresa (i più colpiti sono i giovani ed in particolare le donne e con ciò si incrementa la disoccupa-zione giovanile).

Considerato che i tagli hanno coinvolto anche il Centro Territoriale per l’educazione degli adulti e ciò è contro gli obiettivi fissati dalla strategia di Lisbona, dalla Commissione europea, nel settore dell’istruzione e della formazione 2010 che comprende la Promozione dell’apprendimento perma-nente come uno degli aspetti chiave per superare la crisi in atto.

Visto che questo paese è, fra quelli europei, quello che impiega meno risorse per l’istruzione pubblica, al di sotto della media Ocse, mentre è bene in media per i finanziamenti alle scuole private. In mezzora il go-verno Berlusconi riesce a destinare, ad un battito di ciglia del cardinal Bagnasco, decine di milioni per le scuole clericali, mentre si tagliano otto miliardi per le scuole pubbliche e vengono infornate senza concorso decine di migliaia di persone per l’insegnamento della religione. Questa è la visione della scuola come un costo, non come un investimento, contrariamente a quanto accade negli altri paesi. La scuola pubblica vie-ne massacrata da venticinque anni a questa parte. (segue a pag. 4)

I tagli della scuola toccano da vicino anche collaboratori scolastici, am-ministrativi e tecnici di laboratorio.