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n.4 - 2012 Speciale Londra la rivista della federazione italiana tiro con l’arco Anno XXXVIII - Roma - Speciale Londra 2012 - n.4 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 - DCB Roma GRAZIE CAMPIONI!

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i n q u e s t o n u m e r o

arcieriLa Rivista della Federazione Italiana

Tiro con l’arco

N. 4 - speciale londra 2012

Direttore ResponsabileGianfranco Colasante

RedattoreGuido Lo Giudice

Amministrazione, RedazionePrenotazione Pubblicità

FITARCO - Via Vitorchiano, 11500189 Roma

Tel. 06.36856561-Fax 06.36856658Cell. 329.6555775

e-mail: [email protected] web: www.fitarco-italia.org

Progetto grafico e impaginazioneDigitalia Lab srl

StampaGrafica Giorgetti srl

00155 Roma

finito di stampare nel mese di settembre 2012

La riproduzione parziale o totaledegli articoli è consentita solo

citando la fonte

Anno XXXVIII - N. 4Speciale Londra 2012

iscrizione Tribunale di Roman. 291 del 17/05/1988

In copertina:I Campioni Olimpici

Michele Frangilli, Marco Galiazzo e Mauro Nespoli.

Il Campione Paralimpico Oscar De Pellegrin ed

Elisabetta Mijno argento alle Paralimpiadi di Londra 2012.

Foto Dean Alberga

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GRAZIECAMPIONI!

Fitarco e Grafica Giorgetti adottano

4 editorialeUna sola parola: grazie

di Mario Scarzella

5 londra 2012Frecce d’oro emozioni olimpiche

di Valerio Piccioni

8 La Sud Corea domina a Londra… Forse

di Ardingo Scarzella

13 La parola agli azzurri

di Michele Corti

16 Dietro le quinte

di Rebecca Rabozzi

19 Un giudice italiano al lord’s

di Rebecca Rabozzi

20 La voce della vittoria

di Guido Lo Giudice

22 Il primo abbraccio agli azzurri

di Mariangela Casartelli

24 Frecce olimpiche

di Sante Spigarelli

26 rassegna stampa

28 londra 2012Emozioni imparagonabili

di Guido Lo Giudice

30 Le frecce degli azzurri

di Matteo Oneto

32 Una spedizione straordinaria

di Stefano Tonali

34 Parlano i protagonisti

di Guido Lo Giudice

38 Il primo abbraccio agli azzurri

40 campionati mondiali campagna

Il futuro è giovanedi Guido Lo Giudice

44 campionato italiano tiro di campagna

Tricolori da manualedi Ardingo Scarzella

46 attività promozionaleMerida Tour

di Giggi Cartoni

49 gara sperimentale Una gara riservata agli esordienti

di Sante Spigarelli

50 beneficenzaUn centro per l’Emilia

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Se ripenso a questa estate olimpica non riesco a sce-gliere il momento più emozionante. Mi passano di fronte tante scene che rimarranno in-delebili nella memoria e che segneranno per semprela nostra vita da sportivi. Ho avuto l’onore di viverequesti momenti in prima persona. Ho avuto l’onore dipremiare in prima persona Mauro, Marco e Michele e,quasi che il destino volesse farmi un ennesimo rega-lo, ho potuto fare altrettanto con Oscar. Ho vissuto momenti che ci si immagina possano soloessere sognati. E invece, grazie a dei ragazzi fantastici,posso dire che è tutto realtà. Quella che abbiamo ap-pena trascorso è stata un’estate olimpica davvero in-credibile. E il merito è tutto loro e del lavoro che han-no svolto per un intero quadriennio sostenuti dall’im-pegno dei tecnici e dello staff. Mi passa davanti agli occhi la sofferenza per quei se-condi interminabili che hanno preceduto l’ultimafreccia scoccata da Michele Frangilli e poi l’urlo digioia condiviso con milioni di italiani. Ripenso a quan-do mi sono avvicinato a questi tre splendidi atleti edho dovuto trattenere le lacrime di gioia per mantene-re il contegno che è proprio di un dirigente interna-zionale. Ripenso all’inno italiano, cantato da tanticoncittadini sugli spalti e al tricolore sul pennone piùalto che ondeggiava al vento tra Stati Uniti e Corea. Epoi l’abbraccio con tutti, dirigenti, tifosi, tecnici e stra-nieri fuori dal campo, i mille messaggi e la prima tele-fonata di congratulazioni, arrivata da Ilario Di Buò,che ha dimostrato con un gesto da campione cosa si-gnifichi tenere ai colori azzurri. Ed è stato proprio lospirito di gruppo a guidare i nostri arcieri alla vittoria.Un gruppo vero, che si è sempre aiutato nelle difficol-tà: è stato questo il valore che ha fatto la differenza eche spiega quanto sia importante, soprattutto neimomenti più difficili, sapersi sostenere per raggiun-

gere un obiettivo. Abbiamo nutrito la speranza che anche con le ragazzeriuscissimo a guadagnare un’altra medaglia. Così nonè stato, ma a Pia Lionetti va il nostro plauso per averciportato in alto ed aver guadagnato un altro piazza-mento storico e a Natalia e Jessica un grazie per l’im-pegno e la serietà con i quali hanno gareggiato. E mentre in Italia l’effetto medaglia d’oro continuavaa propagarsi – e noi dovremo essere bravi a racco-glierlo senza disperderlo ed avremo modo di analiz-zare e presentare nuove soluzioni al riguardo nell'as-semblea elettiva che si terrá il 2 dicembre – ci siamosubito immersi in un’altra avventura altrettanto av-vincente. Alle Paralimpiadi il nostro gruppo ha dimo-strato di avere cuore grande e infinita classe. Non lotroverete nella storia dello sport un portabandieracome Oscar De Pellegrin che, giunto alle sue ultimefrecce da agonista, non si è accontentato di guidarela delegazione italiana alla cerimonia di apertura, maè sceso in campo deciso a lasciare un segno indele-bile: avversario dopo avversario, Oscar è andato aprendersi la medaglia d’oro con una freddezza e unaqualità senza precedenti. La sua è stata un’impresatitanica che, grazie allo sforzo della Rai, gli italiani so-no riusciti a godersi in diretta. Per me l’incredibilegioia di poter mettere al collo di un grande uomo lamedaglia d’oro che suggella una carriera da grandecampione. Le gioie di questa estate sembravano non finire mai.Perché anche le azzurre hanno voluto scrivere altrepagine storiche per la nostra disciplina. L’impegnodella Rai ha permesso agli italiani di vedere in direttale spettacolari sfide di Veronica Floreno ed ElisabettaMijno. La prima, nonostante la delusione per il bronzosfumato, è stata un esempio di grinta e volontà. Il fu-turo è dalla sua parte e avrà il nostro sostegno affin-ché si prenda al più presto le sue rivincite. Elisabettasi è guadagnata uno scintillante argento controun’avversaria per questa volta insuperabile. Ancheper lei, una crescita e una capacità di centrare l’obiet-tivo che meritano un lungo applauso. Un’atleta di al-tissimo livello che, insieme ad altri giovani del grup-po, potrà ancora regalare grandi soddisfazioni allamaglia della Nazionale. Questi ragazzi hanno dimostrato al mondo interoche con il sacrificio, la serietà, l’abnegazione e la pas-sione si possono realizzare i sogni più impensabili. Atutti gli azzurri, ai loro tecnici e allo staff, va il nostrosentito ed incondizionato grazie. Grazie per le emozioni che ci avete regalato. Grazieper questa estate magica. Grazie per questa estateolimpica straordinaria.

Mario Scarzella Presidente FITARCO

UNA SOLA PAROLA: GRAZIE

e d i t o r i a l e

Il Presidente Scarzella premia gli olimpionici azzurri

ed Oscar De Pellegrin.

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Dici freccia e pensi tante cose. Sportivamente parlan-do, ti può venire in mente la freccia del sud, il sopran-nome del grande Pietro Mennea. Sugli orari ferroviaritrovi il Frecciarossa. Sugli scaffali di una biblioteca perragazzi puoi cambiare colore: ecco la Freccia Nera diStevenson. E se ti va di filosofeggiare puoi ricordare ilparadosso di Zenone, la famosa freccia che si muovema in realtà sta ferma nel suo istante. Ma ora bisognaaggiungere alla collezione del che cosa ti viene inmente quando dico freccia, un’altra possibilità: la frec-cia di Michele. Michele è Michele Frangilli, con il suo 10ha risolto la sfida per la medaglia d’oro alle Olimpiadibattendo gli Stati Uniti, “vendicando” la sconfitta in fi-nale di Pechino contro la Corea del Sud, trasformandomilioni di italiani in specialisti di tiro con l’arco o moltopresunti tali. “Quanto è grande il ‘giallo’ del bersaglio?”,“Dodici centimetri”. “E la distanza arciere-bersaglio?”, “70metri”. “Ma è vero che la freccia fa zig zag prima di arri-vare?”. “E che Nespoli tira 600 frecce al giorno?”. “E Ga-liazzo davvero si sposa?”.

FRECCE D’ORO EMOZIONI OLIMPICHE

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di Valerio Piccioni - inviato al Lord’s Cricket Ground di Londra per La Gazzetta dello SportFoto Dean Alberga

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Ma ora dobbiamo interrogarci su che cos’è, anzi checosa sarà la freccia di Michele. La risposta più banale è:il momento chiave delle Olimpiadi del tiro con l’arcoazzurro nel sacro catino del Lord’s Cricket Ground. Pe-rò in realtà c’è molto di più. Qualcuno l’ha già chiama-ta la solitudine dell’arciere. Sicuramente è molto più diun gesto sportivo. Forse uno stato d’animo o una cir-costanza mentale: il momento in cui tutto un robustopassato si ritrova in un solo decimo di secondo e tudevi trasformare questa energia in concentrazione,forza, risultato, far vincere i sogni nel loro eterno duellocontro gli incubi. Ecco, Michele c’è riuscito. Quella frec-cia resterà sua per sempre.E non si può non cominciare da lui. Dalla sua freccia,dalle sue lacrime, dal “labiale” con cui Nespoli e Galiaz-zo, i suoi compagni d’oro, hanno vissuto quel momen-

to, quell’attimo fuggente senza professor Keating, macon la colonna sonora di Momenti di Gloria a spartirsila cerimonia di premiazione con l’inno di Mameli. Cosìl’Italia dell’arco è andata ancora una volta a bersaglio.Seminando una passione che si può riassumere in po-chi numeri. Quando, il giorno dopo il successo, gazzet-ta.it ha lanciato un referendum sulla “medaglia che viha emozionato di più” nella prima giornata di gare (erastato anche il giorno dell’en plein Di Francesca-Errigo-Vezzali nel fioretto femminile), i tre arcieri hanno con-quistato la maggioranza assoluta: oltre il 55 per centodei voti. Stoccate battute.Però da Londra siamo tornati non soltanto con tre me-daglie d’oro e il settimo posto di Pia Lionetti. Ma contante istantanee che oggi sono diventate già nostalgia.Dunque, l’avrete capito, ci siamo divertiti. E ora si fa fati-ca a mettere in ordine i pranzi di Carluccio’s, il ristoranteitaliano che ha funzionato da sosta ai box anche primadel pomeriggio d’oro. O il pieno di sorrisi della tiratricemongola con il suo unico tifoso. E il famoso rettangoloda non calpestare, davanti ai bersagli, l’erba del cricketda non avvicinare per nessuna ragione al mondo. E do-ve mettiamo i telecronisti messicani alla freccia di spa-reggio: “Ocho, ocho, vamos Aida, nueve por el him-no…Ocho, no…”. La cronaca del secondo in cui la Ro-man s’è persa la freccia di Michele, eccola, vedete, anco-ra lei, e ha ceduto alla coreana. Poi il mistero dell’arciere“quasi cieco”, il favoloso Im, un record del mondo inqualificazione prima di perdersi nei meandri degli otta-vi di finale, e in mezzo il mondo che s’interrogava: cieco,ma quanto cieco? possibile? con i nostri, il presidenteScarzella e Frangilli stesso, a dir poco scettici. Avrete capito che Londra c’è rimasta nel cuore con lastazioncina della metro dove sbarcavamo ogni giornocon il negozietto beatlesiano (i mitici studi di Abbey

A p.5 La gioa degli azzurri dopola vittoria e la squadra femminile.

Sopra la commozione el'esultanza dei campioni olimpici.

A p.7 Pia Lionetti e il tricolore sul pennone più alto.

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Road sono a un passo), la bottiglia d’acqua in regalocon il Telegraph, la gentilezza delle ragazze e dei ra-gazzi del servizio d’ordine, dai tratti indiani, coreani, ci-nesi, giapponesi. Se non fosse stato per la birra (manon sono troppe quattro sterline e settantacinquecentesimi?), sarebbe andato tutto bene…Ma la cosa più bella di tutte, dell’arco, delle Olimpiadi,di questa inglesità improvvisamente globalizzata dalmappamondo dei tiratori, è stata la sensazione di unosport a misura d’uomo. Non sempre capita di poter ve-dere in carne ed ossa i protagonisti, guardarli negli oc-chi, incontrarli all’uscita da un’eliminatoria o da uncontrollo antidoping, vederli scherzare con un amico ocon un familiare.Prendete Pia Lionetti, la ragazza di Barletta che ormaivive e si allena a Montecatini. L’avevamo lasciata inmezzo a una valle di lacrime nella prova a squadre, un3 e un 5 da suicidio agonistico. L’abbiamo ritrovatadalle parti dell’eliminazione diretta: grintosa, motivata,giunta quasi alla soglia del podio, battuta ai quarti. Pu-re le lacrime, a quel punto, hanno cambiato significato:non più frustrazione, ma orgoglio, voglia di riprovarci,presto, subito, ora…Ma aspettate, è meglio che Londra duri un altro po’.Che Nespoli, Frangilli e Galiazzo raccontino il testa a te-sta con la Cina, la grande paura con il Messico, la ri-monta spezzata degli Stati Uniti giustizieri della Corea.E anche, certo, la prova individuale andata subito amale. Siamo stati con loro qualche ora, prima, durantee dopo l’oro. E ci sono rimaste tante curiosità perché iltiro con l’arco è un posto dove c’è di tutto: sembra ilmassimo dell’individualismo e invece si presta a di-ventare un fantastico gioco di squadra (vero, azzurri?),poi si trasforma in un continuo dialogo con il sole e ilvento, quindi con se stessi e con i compagni, alla ricer-

ca della concentrazione, insomma, della freccia di Mi-chele. Un micromondo che poi è però grandissimoper tutte le variabili di cui deve tener conto. E quindineanche tanto micro, visto che a Lord’s Cricket Groundc’era un bel po’ di globo insieme con Anna d’Inghilter-ra, pure lei in tribuna. Consentiteci a questo punto un’ultima citazione. Neipezzi sulla Gazzetta abbiamo un po’ pizzicato lo spea-ker ufficiale, dizione perfetta, ritmo impeccabile, ma uncerto imbarazzo in finale, quando i suoi (lui è america-no) hanno ceduto agli azzurri. Ma a pensarci bene, alnostro amico vanno fatti i complimenti. Nel tiro conl’arco lo speaker è una presenza fondamentale per lacostruzione di un’atmosfera. E allora il suo “ten”, soprat-tutto il suo “ten! ten! ten!” con cui sollecitava l’entusia-smo del pubblico, sono stati pure loro fondamentaliper farci divertire.Ora continuiamo a ripassare l’album. Sperando chel’ultima foto arrivi il più tardi possibile. Sapendo checomunque arriverà il momento in cui, certi cheun’emozione tirerà l’altra, non ci chiederemo: quandosi parte per Rio?

I PODI AZZURRI AI GIOCHI OLIMPICI

1976 - Montreal (Canada)BRONZO Individuale:Giancarlo Ferrari

1980 - Mosca (Unione Sovietica)BRONZO Individuale:Giancarlo Ferrari

1996 - Atlanta (USA)BRONZO a Squadre:Michele Frangilli, Matteo Bisiani, Andrea Parenti

2000 - Sydney (Australia)ARGENTO a Squadre:Michele Frangilli, Ilario Di Buò,Matteo Bisiani

2004 - Atene (Grecia)ORO Individuale: Marco Galiazzo

2008 - Pechino (Cina)ARGENTO a Squadre:Ilario Di Buò, Marco Galiazzo, Mauro Nespoli

2012 - Londra (Gran Bretagna)ORO a Squadre:Mauro Nespoli, Marco Galiazzo, Michele Frangilli

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LA SUD COREA DOMINA A LONDRA… FORSE

Il Lord’s è stato il palcoscenico perfetto di vittoriepronosticabili, conferme, exploit inattesi e sogni di gloria

disattesi. I più e i meno delle Nazionali in gara

Tre medaglie d’oro e una di bronzo nell’unica compe-tizione non vinta. Sono numeri spaventosi che incor-niciano il successo della Sud Corea, il più largo di tuttii tempi in un’Olimpiade di tiro con l’arco da quandole medaglie d’oro in palio sono diventate 4 - e guardacaso fu proprio a Seoul - nel 1988.Sembrerebbe fuor di ogni dubbio che per la squadraasiatica sia stato un successo incredibile, ma forse nonè proprio così. Per capirlo appieno vediamo in detta-glio le nazioni e i campioni che si sono confermati ohanno mancato l’appuntamento olimpico di Londra.

ITALIAChe per gli azzurri l’Olimpiade di Londra sia stata unsuccesso non vi è dubbio; mai prima nella storia eraarrivata una medaglia d’oro per una nostra squadra:argenti e bronzi, sfiorata, assaporata - come dimenti-care quelle ultime 3 frecce a Pechino - ma mai rag-giunta. Poi l’averla conquistata il primo giorno, primamedaglia italiana in quel che rimarrà uno dei giornipiù trionfali dello sport italiano di sempre, non par-tendo col favore del pronostico, in una finale con i fa-voritissimi americani, dopo una qualifica non esaltan-

te, ma con quel meraviglioso 10 di Michele all’ultimafreccia, con un successo televisivo (27% di share) de-gno di Sanremo o partita della nazionale di calcio, ec-co, tutto ciò trasforma la vittoria dei nostri ragazzi inun’impresa indimenticabile. Ma tralasciando la prova a squadre maschile, di cui siparla diffusamente altrove, cosa resta della prestazio-ne azzurra? Sicuramente la prova di Pia Lionetti: la mi-gliore in qualifica tra le azzurre, autrice di una provanon certo esaltante in squadra, l’azzurra è riuscita atrovare la forza e la concentrazione per portare a ter-mine una cavalcata trionfale, arrivando ad eliminarela Cino-Taipei Tan Ya-Ting, terza assoluta delle qualifi-che, e raggiungendo il settimo posto che la porta - incompagnia della Valeeva - al miglior piazzamento disempre di una arciera italiana.Meno esaltanti sicuramente la prova a squadra fem-minile e l’eliminazione ai trentaduesimi e sedicesimidi tutti gli altri atleti. La squadra femminile, soprattut-to, ha tradito le aspettative: ammettiamolo, ci aspet-tavamo tutti qualcosa in più dalle Campionesse Mon-diali in carica. Un po’ ha sicuramente influito il vento,ma è una condizione avversa che fa parte del gioco eche ha sicuramente, vedendo i punti, influito anchesulla prova delle avversarie cinesi. Ma più di tutto èstata la prova di qualifica, che pur collocandoci nellaparte giusta del tabellone - e la parte giusta è semprequella in cui si incontra la Corea solo in finale - ancorauna volta non è stata esaltante.Insomma sono già due le volte in cui le nostre azzurresi qualificano agevolmente alla prima occasione - erasuccesso a Lipsia e si è ripetuto a Torino - ma poi nonazzeccano l’appuntamento più importante e, al di làdella delusione, forse su questo punto è giusto af-frontare una seria riflessione.Quanto alle eliminazioni individuali, anche se ci han-no lasciato un po’ di amaro in bocca, ritengo che piùdi ogni considerazione valga la frase di Sante Spiga-relli quando ha affermato, commentando la delusio-ne generale dopo la grande vittoria del primo giorno:“gli altri non sono venuti qui per veder vincere noi”; in

di Ardingo ScarzellaFoto Dean Alberga e Maurizio Belli

Sopra la commozione del Presidente Mario Scarzellasubito dopo aver premiato gliazzurri sul gradino più alto del

podio Olimpico. Sotto l’abbraccio degli azzurri

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altre parole quando si perde è comunque sempremerito anche dell’avversario, e non c’è nessuna altramanifestazione in cui tutti gli atleti diano il massimocome all’olimpiade. Molte eliminazioni sono arrivateper un soffio, a volte addirittura allo spareggio - comeJessica con la coreana Choi - e spesso ha influito ilvento - come chiaramente è successo alla Valeeva e aFrangilli che si sono trovati la prima volée chiaramen-te influenzata. Ma tant’è, tornare a casa con un oroolimpico è successo solo una volta in 50 anni di Fitar-co e questo bis è stato un successo da sogno che ci ri-corderemo a lungo.

STATI UNITISe c’è una squadra che ha deluso le aspettative inquesta edizione è proprio quella nordamericana. L’ar-gento della squadra maschile e il quarto posto indivi-duale di Katuna Lorig non sono certo da buttar viama, con le aspettative che gli Stati Uniti avevano ripo-sto nell’arco - quantomeno a leggere i quotidiani diquel paese - non vi è dubbio che la delusione finalesia stata tanta. Addirittura imbarazzante era stato un articolo delNew York Times che, il giorno prima della qualifica,aveva descritto la compagine americana come asso-lutamente inarrivabile per tutti gli avversari, con laCorea ben distaccata e poi a seguire la Francia.

Anche le quote dei bookmakers risultavano falsatenon poco - con la Corea femminile, vincitrice di tuttele medaglie olimpiche a squadra nella storia, pagatal’incredibile quota di 4 a 1 - e, probabilmente, questierrori sono tutti da ricondurre all’errata interpretazio-ne della World Ranking Internazionale, che assegna leposizioni con una base di calcolo davvero troppo ri-dotta per essere efficace.Tutti noi sappiamo, infatti, che molte squadre, soprat-tutto per lontananza - come la Corea - o problemi dibudget - i paesi dell’Est Europa - non partecipano in-tegralmente al circuito internazionale o molte altre -come in effetti l’Italia - hanno utilizzato l’edizione2012 per testare il comportamento in gara a fini di se-lezione di una base ben più ampia di quello che sa-rebbe poi stato il team ufficiale. Su questi presuppostibasarsi sulla rank World Archery non poteva che di-mostrarsi un azzardo davvero ingiustificato.Al di là delle giuste aspettative della Lorig, che si eraautoproclamata come vincitrice predestinata inizian-do ad atteggiarsi a Vip quasi già avesse la medaglia alcollo, ma che ha comunque ottenuto un ottimo quar-to posto - salvo poi subito rinviare ufficialmente lasua vittoria a Rio quando avrà comunque 43 anni - lavera delusione è arrivata proprio dall’atleta che, forseprimo per la nostra disciplina, è riuscito a ritagliarsi unruolo da Star.

Dean AlbergaFotografo ufficiale di:FITA, EMAU, FITARCO

Lo statunitense Brady Ellison ha mancato il podio individualenonostante i bookmakers lodessero come probabile vincitore.

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Stiamo ovviamente parlando di Brady Ellison. Moltosi è detto su questo ragazzo, dalla malattia infantile, alcontributo per la ricerca contro il cancro, dal fatto chesia stato il primo arciere olimpico ad aggiudicarsi duevolte di fila la World Cup (il primo in assoluto resta ilnostro compound Sergio Pagni). Altro lo si scopreproprio qui, come il fatto che si sia fatto costruire acasa un campo identico al londinese Lord’s per alle-narsi o si sia tatuato i 5 cerchi olimpici su un braccio.Altro ancora arriva dai giornali statunitensi che necantano le lodi - salvo poi massacrarlo da lì a poco - eraccontano delle tante comparsate televisive, dei suoiexploit, come scagliare una freccia tra i buchi di varieciambelle. Insomma, piaccia o non piaccia Brady hadato grande risalto in America all’arco ed era indub-biamente uno dei favoriti. Torna a casa con un argen-to di squadra, che comunque agli USA mancava daun po’, ma è innegabile che soprattutto la sua elimi-nazione ai sedicesimi ad opera dell’australiano Worth(7-1) sia stato un vero e proprio shock: 2 World Cupper lui oltre a varie tappe internazionali, ma il titoloche conta davvero, quello Olimpico e quello Mondia-le Targa, non è ancora mai arrivato.

FRANCIAI francesi sono arrivati a queste Olimpiadi con moltis-sime e giustificate aspettative. La gara di qualifica, checi ha consegnato la squadra maschile al terzo posto,aveva pienamente confermato queste legittime spe-ranze di tornare in alto ai tempi del grande oro di Flu-te a Barcellona.E invece succede quel che succede contro il Messico,mentre nell’individuale Ruban non dà scampo a Pre-vost (che a sua volta aveva eliminato il compagno disquadra al turno precedente) con un non imbattibile26-25 finale. Quanto a Girouille, arrivato molto bene aqueste Olimpiadi, ottimo nono in qualifica, è lui cheoffre una delle sorprese più eclatanti del primo turno,perdendo subito il primo match con l’arciere delMyanmar Myo, cinquantaseiesimo in qualifica e addi-rittura in posizione 363 della World Ranking. Una eli-minazione inattesa e pesantissima che ha fatto il paio,allo stesso turno con quella del canadese Duenas, daparte dell’egiziano El-Nemr.

IL MESSICOIn un’altra occasione ho avuto modo di definire la ga-ra del Messico come una “bellissima Olimpiade”. Lesoddisfazioni più grandi - ma anche le occasioni spre-cate - sono arrivate soprattutto in campo femminile.Ma non si può dimenticare la squadra maschile che -persa con noi la semifinale - ha raggiunto un quartoposto storico, permettendosi il lusso di eliminare perstrada i favoritissimi francesi. Quanto all’individuale aSerrano rimarrà sicuramente la soddisfazione di avereliminato un Campione Olimpico (il nostro Marco)ma la strada si è interrotta subito trovando il fortissi-mo Godfrey. Quanto alle donne, la semifinale tutta messicana trala Avitia e la Roman rimarrà sicuramente un gioiellodi cui la federazione messicana potrà vantarsi perdavvero tanto tempo.Con le finali il Messico è in corsa per un oro e unbronzo, ma alla fine si dovrà “accontentare” del secon-do e terzo posto. Qualche errore di troppo e un paiodi colpi del KO sprecati e l’oro individuale finisce an-cora una volta - dopo la bruciante esperienza di Pe-chino - in bacheca per la Corea. Ma l’incredulità delleatlete centroamericane, la loro gioia infinita nono-stante la sconfitta, i loro grandi sorrisi, hanno conqui-stato l’affetto di tutto il Lord’s Cricket Ground e, ne so-no sicuro, anche di moltissimi telespettatori.

L’OLANDA L’ultimo Europeo di Amsterdam aveva portato pre-potentemente alla ribalta la rinascita di quella che èstata fino ad un decennio fa, la grandissima realtàolandese.Guidati dal giovane e un pochino egocentrico allena-tore Van Alten (bronzo olimpico a Sidney) i giovani tu-lipani, seppur in ritardo per conquistarsi il posto olim-pico di squadra - ricorda un po’ quanto successo all’In-dia prima di Pechino - avevano fornito una prestazio-

Il francese Romain Giruille el'intera compagine transalpinahanno disatteso le aspettative.

Vero e proprio exploit invece peril Messico: nel femminile un

argento e un bronzo individualeche hanno mandato in delirio i

tifosi e la stampa messicanapresente al Lord's.

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ne davvero maiuscola. Il giovanissimo Rick Van derVen, unico qualificato individuale a Londra, ha sfioratol’impresa con due autentici “match ball” - o forse po-tremmo chiamarle “match arrows” - non sfruttati nellasemifinale poi persa con Furukawa - aprendo così lastrada ad un inquietante (per gli europei, dominatorida molte edizioni) podio composto integralmente daatleti asiatici (Corea, Giappone, Cina).

GRAN BRETAGNAL’Olimpiade in casa da sempre offre uno stimolo inpiù agli atleti; come dimenticare la pazzesca vittoriadella Spagna a Barcellona, o quella del semi scono-sciuto (soprattutto dopo) Huish ad Atlanta, sorvolan-do sulla Corea di Seoul? Eppure proprio gli inglesi,che invece in altri sport - diciamo pure a volte ancheun po’ aiutati - non si sono avvalsi di questo quidolimpico. I maligni diranno che è perché nell’arco,contrariamente al pugilato e alla ginnastica, gli arbi-tri contano poco, ma è certo che la squadra inglesenon ha raccolto davvero niente in questa occasione.Forse pesa anche l’aver ottenuto senza fatica la qua-lifica olimpica in qualità di paese ospitante, ma chiscrive ha letto personalmente pronostici sui tabloidche adesso sanno un po’ di beffa. La Williamson hasulle spalle davvero tante Olimpiadi, il bronzo di Ate-ne 2004, è stata anche rappresentante degli atleti nel

Consiglio della World Archery, ma davvero la sua fa-ma non era legata a concrete possibilità di vittoria,come invece pareva leggendo il quotidiano olimpicoseduti nell’underground londinese. Ed in effettinemmeno un ottavo di finale raggiunto dalle eroinelocali dopo la brutta sconfitta (-7) con la Russia al pri-mo turno.Nel maschile, invece, molto e a ragione ci si potevaaspettare dagli atleti di casa, anche se la squadra escesubito al primo turno contro l’Ucraina di un eccellen-te Ruban. Simon Terry è sicuramente un ottimo atleta,ma soprattutto era Larry Godfreyad offrire più spe-ranze. Ed in effetti il quarto posto in qualifica, con unostrepitoso 680 sembrava confermare il pronostico. Einvece Godrey, dopo aver eliminato Serrano trova sul-la sua strada il malesiano Mohamad Ka che lo eliminacon un perentorio 10 allo shoot off.Medaglia di consolazione, ma è una vittoria di tuttorispetto, è invece quella per il pubblico inglese; maicome in questa occasione abbiamo potuto ammira-re spalti gremiti all’inverosimile - che differenza colcampo 2 di Pechino o con lo Stadio di Atene durantele eliminatorie - con una fortissima componente lo-cale - solitamente le tribune dell’arco ospitano quasiesclusivamente supporters delle varie nazionali - cheha dato vita ad un tifo entusiasta ma sempre assolu-tamente corretto. Il tutto a fronte di biglietti mo-

A pagina10 in basso il britannicoLawrence Godfrey prova il suoswing al termine del match vintocontro il messicano Serrano.Nonostante i numerosissimi tifosidi casa sugli spalti i britannici non hanno però trovato le frecceda podio.

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struosamente costosi - dalle 45 alle 95 sterline a ses-sione (mezza giornata) - ma comunque praticamen-te introvabili.

COREA DEL SUDAbbiamo iniziato e finiamo quindi con lo squadronecoreano: la prestazione delle squadre, al di là dell’in-negabilmente faraonico medagliere, non è però stata,a mio personalissimo giudizio, epocale; la squadramaschile, dopo l’oro di Pechino, ha dovuto acconten-tarsi del bronzo, nonostante i risultati pazzeschi dellaqualifica, dove gli arcieri coreani hanno realizzato perl’ennesima volta, la quarta di fila all’Olimpiade, il nuo-vo record del Mondo. Quella femminile è invece riu-scita ad arrivare all’oro ma con un solo punto di di-stacco e patendo non poco la finale con la Cina; se siconsidera che, da quando esiste la competizione asquadre la Corea femminile ha dominato tutte le edi-zioni, questa “fatica” non ha certo lasciato la consuetaimpressione da “schiacciasassi” a cui ci siamo abituati.Arriva invece l’oro individuale femminile sfuggito aPechino nella ormai leggendaria finale sotto al dilu-vio conquistata dalla cinese Zhang. Anche qui unasola coreana in semifinale lascia quantomeno sorpre-si, soprattutto a chi si ricorda delle tante finali Corea -Corea. Ma più di tutto colpisce il modo in cui questamedaglia è arrivata, con la bravissima Messicana Ro-man che ha portato la Ki Bo Bae allo spareggio, aven-do avuto anche la possibilità di chiudere in anticipo.Veniamo al maschile dove, dopo quasi trent’anni diinseguimento i coreani riescono ad aggiudicarsi l’oroindividuale. Qui la sorpresa arriva dall’eliminazione diIM agli ottavi di finale, dopo i 699 punti della qualifica.Ci pensa però Oh JinHyek, il terzo della combriccola, acompiere l’impresa, pur avendo rischiato non poco insemifinale con il Cinese Dai.Al di là di queste considerazioni, comunque, il meda-gliere della Corea lascia davvero a bocca aperta con

un 3 su 4 che mostra un predominio difficile da ri-scontrare anche in altre discipline (con la forse unicaeccezione del fioretto italiano) e dimostra che lesquadre europee hanno davvero molta strada da fareper cercare di colmare il gap.

Un piccolo capitolo lo dedichiamo ai Campioniuscenti delle Olimpiadi e dei Mondiali precedenti. Nelfemminile la Zhang, Campionessa di Pechino, non si ènemmeno qualificata per la partecipazione, mentrela simpatica Cilena Lamoen, vincitrice a sorpresa a To-rino, è stata eliminata al primo turno in una particola-re riedizione della finale degli ultimi Campionati, dal-l’allora argento la georgiana Cristina Esebua, poi fuoriai sedicesimi, con un perentorio 6-0.Nel maschile discreta prestazione di Victor Ruban, orodi Pechino, che è apparso sino ad un certo puntoinarrestabile e soprattutto uno dei pochi a riuscire arealizzare raffiche di dieci sul campo delle finali. Fataleper lui lo scontro ai quarti col coreano Oh.Quanto al Campione del Mondo, il coreano Kim, an-che per lui niente Olimpiadi di Londra.

Quanto alle impressioni generali, un campo super-bo quello del Lord’s Cricket Ground (con l’eccezionedella circolazione del vento, quasi ridicola, ma cheprobabilmente dipende, come sempre più spessocapita nei grandi eventi, dall’allestimento delle tri-bune che dovrà per forza di cose essere ripensato),ricco di atmosfere suggestive, grandi ospiti, tra iquali spiccavano Alberto di Monaco e la PrincipessaAnna d’Inghilterra, e stracolmo all’inverosimile.Un’immagine non solo di perfetta salute ma digrande appeal di uno sport con share televisivi fan-tastici, che, non dimentichiamocelo, fino a Barcello-na era stato a rischio esclusione mentre oggi è dive-nuto un pilastro intoccabile e invidiato del panora-ma dei Giochi Olimpici.

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INDIVIDUALE UOMINIMedaglia Nome NazioneORO OH Jin Hyek KORARGENTO FURUKAWA Takaharu JPNBRONZO DAI Xiaoxiang CHN

SQUADRE UOMINIMedaglia Nome NazioneORO FRANGILLI Michele ITA

GALIAZZO MarcoNESPOLI Mauro

ARGENTO ELLISON Brady USAKAMINSKI JakeWUKIE Jacob

BRONZO IM Dong Hyun KORKIM BubminOH Jin Hyek

INDIVIDUALE DONNEMedaglia Nome NazioneORO KI Bo Bae KORARGENTO ROMAN Aida MEXBRONZO AVITIA Mariana MEX

SQUADRE DONNEMedaglia Nome NazioneORO CHOI Hyeonju KOR

KI Bo BaeLEE Sung Jin

ARGENTO CHENG Ming CHNFANG YutingXU Jing

BRONZO HAYAKAWA Ren JPNKANIE MikiKAWANAKA Kaori

PODI OLIMPICI

Storica medaglia d'oronell'inidividuale maschile per la

Corea del Sud: ad aggiudicarselaper la prima volta è stato un

infallibile Oh Jin Hyek.

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Mario Scarzella “Un’emozione troppo forte, la più grande che potessiavere anche perché Ugur Erdener mi ha chiesto dipremiare i ragazzi al suo posto. Una dedica? Il nostropensiero è rivolto solo ai ragazzi, che si meritano que-sta perché hanno fatto gruppo e tirato in amiciziacon grande disponibilità tra di loro, si incoraggiavanose un freccia era sbagliata e sorridevano se prendeva-no il 10. È la più bella soddisfazione che abbia mai vis-suto. Un grazie al Ct Vella, ai tecnici e a tutto lo staffche ha contribuito ad arrivare fino a qui. Questi arcierisono nella storia. Noi dirigenti dobbiamo solo mette-re in condizione i ragazzi di esprimere il proprio po-tenziale e loro ci hanno ripagato con questa grandeemozione”."Nelle gare individuali potevamo fare meglio, ma nonsi può volere tutto. Probabilmente in modo inconsciol'oro conquistato prima ha influito poi sulle gare suc-cessive. Credo soprattutto che a influire sia stato ilvento. Anche altri atleti di rango internazionale han-no centrato tanti 8, realizzando punteggi inferiori ailoro standard".

“A livello femminile, quello di Pia Lionetti è il migliorpiazzamento dell’Italia (7° posto). La sua avversaria havinto un argento olimpico sfiorando l’oro per soli duemillimetri, quindi la nostra azzurra deve essere soddi-sfattissima per come si è comportata così come losiamo noi. Chiudiamo l'Olimpiade non solo soddisfat-ti ma più che entusiasti per esserci inseriti ancora nel-l’egemonia sud coreana: l’oro a squadre maschile,quinto podio consecutivo ai Giochi e il settimo postodi Pia Lionetti dice a tutti della grande forza dell’Italiaarcieristica".

Michele Frangilli"Restavano pochi secondi. Sapevo che con un 10 sa-rebbe stato oro. Ma anche che l’8 ci avrebbe condan-nati e il 9 voleva dire spareggi. Ho solo provato asvuotare la mente. Bisogna fare così. Ho pensato amia madre Paola che è morta nel 2005. Lei era conme ad Atlanta e Atene, ma lì stava già male. Non sonoriuscito a vincere. Sono sicuro che stavolta da lassù miha aiutato".“Nella gara individuale ho tirato una serie di sette

LA PAROLA AGLI AZZURRI

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Le frasi più significative della spedizione azzurra prese a caldo subito dopo i match

che sono valsi il podio e le eliminazioni

di Michele CortiFoto Dean Alberga e Maurizio Belli

Passato e presente della WorldArchery al Lord's: il PresidenteScarzella con Ugur Erdener,Francesco Gnecchi Ruscone eJim Easton. Michele Frangilli esulta dopo il10 che è valso l'oro.

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spostando anche il mirino ma senza capire il perchéle frecce non andassero nel dieci. Sinceramente nonme lo spiego anche perché ero tranquillo senza nes-sun tipo di pressione addosso. Tecnicamente noncredo di aver tirato male mi spiace per come è an-data ma non so dare risposta a tutti i quegli 8 cheho fatto. L’unica freccia che ho davvero sbagliato atirare è andata sul 9. Nessun calo di tensione o ap-pagamento per la medaglia d’oro vinta a squadre”.

Mauro Nespoli"Quando ho visto sull’ultimo tiro Frangilli mi sono fi-dato di lui. Siamo felici che il primo oro arrivi dal tirocon l’arco. Lo dedico al presidente Napolitano e a tut-te le persone che hanno lavorato per noi dietro lequinte e che non possono essere qui. Senza di lorotutto questo non sarebbe stato possibile. Una meda-glia bella e sofferta, anche se siamo sempre statiavanti, ma alla fine hanno sofferto di più gli altri chehanno perso"."Torno a casa più che soddisfatto perché abbiamocentrato un grande obiettivo: storico per noi e perla nostra Federazione. Non nascondo che speravoperò di fare qualcosa di meglio in questi match in-dividuali. Ero concentrato sulla gara e non mi eroassolutamente rilassato dopo l'oro a squadre. Pun-tavo a raggiungere il podio. È mancata un po' diprecisione al momento della gara e mi dispiacemolto perchè nei due campi di prova avevo tiratomeglio. Diversità di rendimento tra mattina e po-meriggio? In effetti la sveglia è suonata alle 5 e cre-do che dovremo fare un lavoro con la Federazionedi ricerca e analisi per arrivare ancora più preparatiai prossimi impegni internazionali. Torno in Italiacon una medaglia che mi gratifica perchè penso di

essere finalmente riuscito a cancellare quel "7" diPechino che in molti negli ultimi 4 anni mi hannoricordato fin troppo spesso... “

Marco Galiazzo"Ero sicuro che Michele ci avrebbe fatto vincerequando ho visto come ha caricato il tiro e come èpartita la freccia ho detto: questo è 10. Questa meda-glia è bella come quella di Atene, perché vincere conla squadra è una soddisfazione, e per me è la primavolta. La vittoria è stata cercata e costruita per quat-tro anni, perché diversamente da quella individuale,con la squadra è necessario avere un certo ritmo.Èstata determinante la forza del gruppo oltre alla no-stra tranquillità"."Ho provato a non pensare alla vittoria a squadre. Ilvero problema è che non sono riuscito a capire il ven-to e la direzione delle folate. Pensavo che avrei potu-to tirare meglio. Sul campo di prova il vento tiravaverso sinistra, mentre in gara tirava verso destra edera difficile decifrarlo. Mi spiace perché potevo fare dipiù, ci ho provato ed ero piuttosto tranquillo, ma nonè andata come volevo. Credo di non aver avuto abba-stanza tempo per riposarmi”.

Pia Lionetti"Ai quarti di finale la mia avversaria è stata bravissimama io avrei voluto essere più brava tanto da superar-la. Purtroppo la Roman ha avuto paura quando hacentrato l'8 nella finale che valeva l'oro e non ne haavuto per niente mentre tirava contro di me. Rim-pianti? No, ma dovrà lavorare di più e allenarmi me-glio a tirare con il vento. Il mio 7° posto è comunque storico per la Fitarco? So-no già proiettata a Rio. Non so cosa succederà in 4 an-ni ma voglio migliorare per salire finalmente sul po-dio olimpico, questo piazzamento è un bel risultatose pensiamo che fino all'ultimo sono stata in dubbioper essere qui a Londra. Non mi posso lamentare eposso dire che ci ho creduto fino alla fine".“Purtroppo mi sento responsabile per la sconfitta asquadre, a causa di quelle due brutte frecce. Se leavessi tirate meglio avremmo avuto la possibilità diguadagnarci almeno un argento se non addirittural’oro come hanno fatto i nostri compagni di squadra.Forse dopo i tiri di prova con punteggi molto migliorisiamo arrivate al match con le cinesi un po’ scariche”.

Natalia Valeeva“Pensavo di riuscire a centrare il giallo ad ogni tiro, co-sì non è andata, dovrò analizzare ogni freccia per ca-pire cosa non ha funzionato. L’unica certezza è che cisono stati degli errori. Le bandierine di segnalazionedel vento non erano affidabili. Erano ferme quandosoffiavano le folate. Era difficile interpretare”.Mi prenderò qualche mese di pausa per stare con lamia famiglia e per curarmi e poi penserò se puntarealle prossime Olimpiadi. Cosa è andato storto? Anco-ra non lo so".

Mauro Nespoli esulta dopo l'oroolimpico e Marco Galiazzo al tiro.

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Jessica Tomasi"Ero più agitata quando siamo scese in campo nellagara a squadre, vedere tutta quella gente e così tan-te telecamere non è facile visto che siamo abituatea tirare con ben altri scenari. Nell'individuale nonavevo nulla da perdere, ero più fiduciosa e l'atmo-sfera mi ha caricata. Ho cercato di sfruttare le miequalità e di godermi questo esordio olimpico. Mi so-no difesa piuttosto bene, la mia avversaria aveva ti-rato male solo il primo giorno nelle qualifiche ma èpur sempre una coreana che nei momenti che con-tano sa tirar fuori tutte le sue doti. Sicuramente misarebbe piaciuto andare oltre e tentare il colpaccio,purtroppo è finita allo spareggio ma posso dire diesser uscita con onore dal campo di gara".

Gigi Vella“Era difficile superare grandi squadre come Cina,Messico e Stato Uniti. I ragazzi hanno tirato fuoritutto il loro talento ed hanno messo a frutto il gran-de lavoro svolto in questi anni. Una dedica? La pri-ma è per il presidente Napolitano, mi sono piaciutemolto le sue parole riguardo l’Italia e il valore dellosport. Poi ringrazio la Fitarco che mi ha dato fiducia.Penso di aver portato qualcosa, abbiamo rincorsoquesto oro a squadre per tanti anni e alla fine lo ab-biamo raggiunto. Era l’unica medaglia che ci man-cava quindi è un risultato storico. Dobbiamo fare icomplimenti ai nostri ragazzi che hanno dimostra-to di essere dei grandi arcieri". "Mi dispiace per l'eliminazione della squadra fem-minile, perché il match poteva essere alla nostraportata. Il dispiacere maggiore è per Natalia Valee-va che ha tirato ai suoi livelli facendo tutto il possi-bile per aiutare le compagne. Abbiamo commessotroppi errori che a questi livelli non vengono maiperdonati. A livello individuale Pia Lionetti ha tiratobenissimo e la sua avversaria dei quarti ha poi con-quistato l’argento. Pia ha mantenuto i nervi saldi fi-no alla fine, c’era con la testa e non ha mai mollato,peccato perché era ad un passo dalla medaglia".

Pietro Suk“Ha contato la forza del gruppo e soprattutto latranquillità dei ragazzi. Nei quarti e in semifinale,quando erano in svantaggio, hanno dimostrato disapere mantenere la calma anche nei momenti piùdifficili. Michele Frangilli ha dimostrato di essere ungrande campione, abbiamo deciso che fosse lui a ti-rare per ultimo poco prima delle gare e ha saputo ri-pagare questa scelta con un dieci all’ultima freccia”.

Andrea Rossi“La sera della Cerimonia di Apertura abbiamo ce-nato nella mensa. Era deserta. Noi abbiamo vistola Cerimonia in televisione mentre facevamo l’ulti-ma ‘messa a punto’. I ragazzi sono stati strepitosied è stato bello aver potuto contribuire a questosuccesso”.

I Campioni Olimpici festeggianoa Casa Italia insieme ad AndreaRossi e con il coach Pietro Suk eil C.T. Gigi Vella.

Il sospiro e l'inchino di Frangillidopo la vittoria.

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DIETRO LE QUINTE

Lo stadio storico del cricket è stato palcoscenico delle storie e dei ricordi degli italiani che hanno lavorato

dietro le quinte esultando per la vittoria Azzurra

UNA “HOME OF ARCHERY” A 5 STELLETra la preolimpica dello scorso ottobre e le vere e pro-prie Olimpiadi il Lord’s Cricket Ground ha subito diver-si cambiamenti per poter diventare a tutti gli effetti la“home of archery”. “Avevano un tempo ristretto per potertrasformare la venue, praticamente abbiamo iniziato alavorarci solo a inizio luglio” spiega Gianfranco Bombar-dieri, responsabile dei risultati. “Abbiamo vinto questasfida facendo una programmazione con un incredibile li-vello di dettaglio, quasi ora per ora. Nulla poteva esserelasciato al caso perché non avremmo avuto né tempo nérisorse per mettere pezze”. Tutti sono stati soddisfatti della riuscita dell’evento edell’indovinata combinazione tra una location e unosport ‘storici’, soprattutto per la tradizione inglese. Tut-tavia, gli arcieri hanno dovuto combattere contro unavversario comune e imprevedibile: il vento. “I tre campi a disposizione degli atleti (campo di allena-mento e qualifiche, campo di riscaldamento e campodelle finali n.d.r.) erano molto diversi tra loro” spiega An-dreas Lorenz, Marshall del campo. “Difficile per gli arcie-

ri riuscire a gestirli”. Tutti gli atleti, infatti, hanno avutodiverse difficoltà nell’interpretare la direzione del ven-to e nel modificare di conseguenza il mirino spostan-dosi da un campo all’altro. “Innanzitutto bisogna consi-derare che il campo di allenamento era situato fuori dal-lo stadio,mentre quello di warm-up e finali erano all’in-terno”. In particolare, il campo di riscaldamento - conuna curva dello stadio da un lato e il retro delle tribuneprovvisorie dall’altro - era quasi privo di vento. Sulcampo delle finali, invece, le due tribune provvisorie,allestite per ospitare fino a 5.000 spettatori, di fattoproteggevano il volo della frecca dal vento solo per iprimi 40 metri e poi “il vento iniziava a girare sopra al-l’intoccabile ‘prato sacro’ di Lord’s con imprevedibili con-seguenze”. Non servivano le maniche a vento né lebandierine poste sopra i paglioni, in quanto fornivanoinformazioni spesso contraddittorie, e nemmeno lapercezione diretta era d’aiuto, perché sulla linea di tiroil vento arrivava alle spalle degli arcieri, ora da destra,ora da sinistra. Conclude Andreas Lorenz: “Qualche sor-presa a causa del vento si è avuta, ma alla fine - special-

di Rebecca RabozziFoto Dean Alberga

Una veduta del Lord's da bordo campo.

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mente nell’individuale - le medaglie non sono state vinteda arcieri fortunati!”.Molti, tra cui i nostri Azzurri, avrebbero preferito tribu-ne più lunghe; purtroppo però la condizione impre-scindibile per poter ospitare il tiro con l’arco al Lord’sera proprio non invadere il centro del campo da cric-ket: infatti il “quadrato sacro” è stato continuamente in-naffiato e curato dai giardinieri, anche più volte al gior-no, così come impongono le rigide regole del cricket.Dopo le Olimpiadi, il team del LOCOG e insieme aquello del MCC (la squadra di casa del Lord’s) in soli 13giorni hanno ripristinato le condizioni iniziali del cam-po, in tempo per ospitare il Test Match di cricket In-ghilterra-Sud Africa dal 16 al 20 agosto. A metà set-tembre, non appena si sarà conclusa la stagione dicricket, l’intero manto erboso sarà steso ex novo.Orgoglio per il comitato organizzatore (LOCOG) e laWorld Archery, il Lord’s Cricket Ground è stato l’unicocampo olimpico ad ottenere 5 stelle nella classifica sti-lata dal quotidiano The Guardian, sia dal punto di vistalogistico, sia da quello del puro spettacolo sportivo.ITALIANS DO IT BETTERL’inventiva e l’intraprendenza italiana sono note (e in-vidiate) da molti all’estero. Un contributo tutto ‘madein Italy’ si è avuto anche durante le Olimpiadi di Lon-dra grazie alle proposte di Andreas Lorenz e Matteo Pi-sani, entrambi sono parte di una task force WA che asettembre scorso a Shangai si è riunita per cercare

nuove idee per rendere il tiro con l’arco “più interes-sante che guardare l’erba crescere”, soprattutto duran-te le fasi di qualifica.Per la prima volta alle Olimpiadi, dopo alcuni test ineventi EMAU, è stato possibile consultare i dati in tem-po reale - su rete libera wi-fi - volée dopo volée, conl’indicazione dinamica di chi fosse ancora in grado disuperare il record olimpico o il record del mondo. Inol-tre, erano disponibili anche delle griglie provvisorieche indicavano i possibili scontri diretti, sia individuali,

Scatti di regolazione

Pre

ssio

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DESIGN AND TECHNOLOGY FOR ARCHERY EQUIPMENT

Un cimelio olimpico arrivato allaredazione di Arcieri grazie aivolontari italiani: lo score dellafinalissima Italia-Usa.

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sia di squadra, aggiornati dopo ogni volée.“L’idea è nata per evitare che i giornalisti si annoiassero,visto che ne erano previsti tanti essendo la qualifica deltiro con l’arco l’unica gara prevista il giorno zero”, raccon-ta Matteo. “Nel nuoto e nell’atletica ci sono sempre dellelinee in sovraimpressione che indicano i record, nel tirocon l’arco è possibile mostrare questa linea solo con unaclassifica aggiornata in diretta. Questa è stata la miaproposta a Shangai. Quella di Andreas è stata identifica-re gli atleti sul campo di gara”.Un’altra novità assoluta è stata, infatti, la possibilità diindividuare a occhio nudo i campioni e i recordmenolimpici e mondiali, oltre ai primi tre arcieri in classifica,volée dopo volée.“Ho avuto l’idea di evidenziarli tramite coni e bandierine”spiega Andreas. “L’idea è nata guardando altri sport chein tempo reale mostrano in TV queste informazioni. Ov-viamente a Londra non mi sono fatto togliere questo‘oneroso’ lavoro e ho spostato io stesso i coni di volta involta dietro agli arcieri. Grazie al sistema ideato da Mat-teo è stato un lavoro facile: giornalisti e media si sonoespressi in modo molto positivo a riguardo”. Talmente positivo che alcuni giornalisti hanno chiestodi poter avere lo stesso sistema a disposizione ancheper seguire altri eventi sportivi, come il tiro al piattello.

Chissà che non sia proprio un italiano a realizzarlo perle prossime Olimpiadi!

GLI ITALIANI DIETRO LE QUINTEChristian Deligant - Arciere dal 1977, nei gruppi na-zionali dal 1978 e - come amava ricordare Renato Doni- “ex giovane promessa del tiro con l’arco”, dopo avercoronato nel 2010 il sogno di andare a Mosca con solotrent’anni di ritardo, finalmente ha coronato anchequello di partecipare a un’Olimpiade… da volontario.“Sono stato soprannominato ‘overqualified workforce’(lavoratore troppo qualificato n.d.r.) e infatti tra i mieicompiti c’era da aprire gli ombrelloni e cambiare le tar-ghe, oltre al compito fondamentale di bloccare i nonaventi diritto davanti ai vari ‘gate’ delle aree riservate.L’emozione più grande è accaduta due volte. La primaquando ho tentato di cantare l’inno di Mameli per la vit-toria dei nostri. Con voce ferma e cuore vibrante inizio“Fratel-li d’Ita-lia…” e poi scoppio in un pianto a dirottocon singulti, per poi riprendermi in tempo per un sonoroe urlato “Sì!” finale. La seconda è stata quando ho fattoda agente per l’atleta di San Marino (Emanuele Guidin.d.r.): era già partito uno dei volontari, che ho rincorso ea cui ho letteralmente strappato la casacca di agente,sollevando alcune piccole polemiche sulla mia prorom-pente iniziativa poco British”.Andreas Lorenz - Uno degli “Azzurri di sempre”, ha par-tecipato come “FOP Marshall” (responsabile dei campidi gara) alle Olimpiadi di Atene, Pechino e Londra.“La mia terza Olimpiade è stata la più bella, grazie a ungrande staff pieno di amici con i quali lavoro in tutti glieventi World Archery, ma anche a tanti arcieri volontariinglesi e non. Inoltre, il Lord’s preparato per noi è statosemplicemente unico: fino a oggi il più bello stadio di tirocon l’arco, tanto da poterlo chiamare il Lord’s ArcheryGround. L’emozione più grande è palese: il 10 della finaleper la medaglia d’oro, che ha culminato un giorno emo-zionante donato da Michele, Marco, Mauro - le mitichetre emme!”.Matteo Pisani - Responsabile Media e spotter per i ri-sultati in diretta sul sito web della World Archery alleOlimpiadi di Pechino, Singapore (Olimpiadi della gio-ventù) e Londra. “Per me l’emozione più bella è stata proprio esserci! Im-pressionante vedere gli stand pieni con il pubblico cheesulta come in altri sport maggiori. Inoltre, fa piacere no-tare che il tiro con l’arco sia stato proprio uno degli sportpiù ‘twitterato’ di tutta l’Olimpiade”.Gianfranco Bombardieri - LOCOG Venue Reusult Ma-nager, Responsabile dei risultati per il tiro con l’arco al-le Olimpiadi di Londra. “Non pensavo mi sarei emozionato tanto! Questa è statala mia prima volta nel tiro con l’arco e abbiamo vintouna medaglia d’oro! Mi ha dato una grande soddisfazio-ne poter conoscere di persona i nostri Azzurri e parlareanche con altri atleti. Vederli soddisfatti mi ha fatto capi-re che siamo stati bravi a rendere il Lord’s la ‘home of Ar-chery’. Mi mancherà un po’il tiro con l’arco, magari torne-rò a vedere qualche altro evento, magari in Italia”.

In alto le azzurre Valeeva, Tomasie Lionetti in azione contro la

Cina. Sopra i volontari del Lord'sCricket Ground in foto di gruppo.

Sotto Natalia Valeeva al tiro.

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Un altro italiano protagonista al Lord’s Cricket Grounddi Londra è stato Fulvio Cantini. Giudice di Gara Interna-zionale dal 1995, dopo diversi anni di attesa, ha final-mente coronato il sogno di arbitrare una finale olimpica. “Ho sempre dato la mia disponibilità per ogni Olimpiade,aspettavo di essere chiamato già ad Atene” spiega Fulvio.“Finalmente mi hanno chiamato per Londra e non misembrava vero poterci andare. Nella vita sono un poliziot-to, lavoro alla frontiera del Traforo del Gran San Bernardoe per me non è facile prendere un lungo periodo di per-messo. Spero di aver dato il mio contributo alla Polizia diStato e, anzi, li ringrazio per avermi concesso i giorni per es-sere qui: per fortuna non ho dovuto prendere ferie!”. Fulvio ha tenuto alto l’onore dei Giudici di Gara italianiche, anche all’interno della World Archery, sono sempreben rappresentati. “Luca Stucchi alle Olimpiadi di Pechino2008 aveva arbitrato la finale maschile individuale per lamedaglia d’oro”, racconta Fulvio. “A me è stato chiesto diarbitrare la finale a squadre femminile, sempre per l’oro.Me lo hanno comunicato il mattino stesso! È stataun’emozione incredibile e inattesa perché le squadre sonosolo quattro e noi Giudici di Gara eravamo in 13. Anche glialtri match sono stati belli da arbitrare, ma una finale èuna finale! Adesso a Rio 2016 questo onore non può chetoccare a Marco Cattani!”.Il ruolo del Giudice di Gara nel tiro con l’arco è molto di-

verso rispetto ad altri sport perché “le decisioni si pren-dono in tutta tranquillità: il punto o c’è o non c’è! Negli altrisport spesso il ruolo dell’arbitro è più punitivo, mentre noicorreggiamo soltanto gli errori. Il più delle volte cerchiamodi andare incontro agli atleti, magari avvertendoli ancoraprima che commettano un’infrazione, ancora prima diestrarre un cartellino”.Sul campo olimpico gli unici protagonisti erano e de-vono essere gli atleti, ma Cantini ha comunque vissutoil proprio momento di gloria televisiva: “Con tutte quel-le telecamere e gli spalti gremiti ogni match lo vivi comese fosse una finale. Ho ricevuto molti messaggi e telefo-nate da amici e parenti dopo che mi avevano visto in te-levisione”.Durante la finale a squadre degli Azzurri Fulvio era an-cora dietro ai bersagli, dopo aver arbitrato la finale pre-cedente del bronzo: “Sapevo che mi sarei potuto invertirecon un altro Giudice di Gara nel caso l’Italia fosse andatain finale e così è stato! Me la sono goduta sul campo ed èstata davvero una grande emozione! Ovviamente, essen-do comunque lì come Giudice di Gara Internazionale, hodovuto mantenere un grande contegno. Ho vissuto tuttodavvero al 120%, mi sono spremuto fino in fondo! Poi hofatto una settimana ad antibiotici per riprendermi, ma nelcomplesso è stata un’esperienza bellissima, una di quellein cui puoi finalmente dire IO C’ERO!”.

UN GIUDICE ITALIANO AL LORD’S

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Fulvio Cantini ha avuto l’onore di arbitrare due finali che valevano il podio olimpico

e si è goduto l’oro azzurro da posizione privilegiata...

di Rebecca RabozziFoto Dean Alberga e Maurizio Belli

Il Giudice di Gara italiano FulvioCantini al Lord's Cricket Ground.

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LA VOCE DELLA VITTORIA

L’urlo di Roata in diretta Rai, la passione di De Rosa su Sky e l’emozione via radio di Scaramuzzino: le voci che hanno

invaso l’etere accompagnando l’ultima freccia azzurra.

“Fantastico oro dell’Italia, Michele Frangilli con un 10all’ultima freccia… Pazzesco Michele Frangilli, pazze-sco Mauro Nespoli, pazzesco Marco Galiazzo, è il secon-do oro nella storia dell’arco italiano. Fantastica giorna-ta per il nostro sport, con l’oro del tiro con l’arco comin-cia alla grande la nostra Olimpiade!”. Queste le paroleche hanno concluso la telecronaca della vittoria az-zurra su Sky Sport pronunciate da Geri De Rosa che,per la prima volta, ha commentato il tiro con l’arco aiGiochi Olimpici, con il vicepresidente Paolo Poddi-ghe al fianco come commentatore tecnico. “Le precedenti Olimpiadi le avevo vissute da inviato,non da telecronista – racconta De Rosa – e migliorbattesimo non potevo immaginarlo… Per me, per laFitarco, per Sky e per tutti gli sportivi italiani è stata laprima medaglia d’oro di Londra 2012, una vittoria cheha avuto mille significati. Tra amici, colleghi e cono-scenti, ho avuto tantissimi riscontri. Gli ascolti del tirocon l’arco sono stati elevatissimi e dopo la medaglia

del trio azzurro ho ricevuto molti più messaggi diquando faccio il calcio. È il potere delle Olimpiadi: gra-zie al nuovo regolamento di gara e alla regia olimpi-ca, sono numerosissime le persone che hanno ap-prezzato la vostra disciplina. Il tiro con l’arco visto cosìè appassionante e, anche se non abbiamo avuto iltempo per definire un’intesa, con il vicepresidentePoddighe al mio fianco mi sono trovato molto bene,ha aiutato a conoscere l’arco più in profondità, en-trando nei particolari. L’unico peccato è che non ave-vamo la postazione sul campo di gara e abbiamo do-vuto commentare dal media center. Questo natural-mente non significa che non ci siamo emozionati do-po l’ultima freccia di Frangilli…”. A questo punto l’augurio è che, tra una freccia el’altra tirata a Cardano al Campo, tutto possa ripe-tersi anche a Rio De Janeiro: “In 4 anni può accaderedi tutto, ma spero vivamente di esserci e commentareancora gli arcieri azzurri. Nel frattempo continuerò a

di Guido Lo GiudiceFoto Dean Alberga e Maurizio Belli

Gli azzurri a Casa Italia con ilvicepresidente Paolo Poddighe.

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farmi una cultura arcieristica. Sono tesserato con gliArcieri Tre Torri, non ho molto tempo per affinare lamia tecnica, ma ad aprile, con la stagione estiva, cer-cherò di andare più spesso e migliorarmi”. Non è stato invece un vero e proprio battesimo delcommento olimpico per il vicepresidente Paolo Pod-dighe: “Ad Atene 2004 avevo già fatto la diretta di Ra-dio Rai con Ugo Russo – racconta il vicepresidente -.Due volte, due ori: niente male come media! A Londra èandata benissimo: De Rosa è un ottimo telecronista, hauna bella voce e si è preparato. È stato molto disponibi-le permettendoci di parlare ampiamente della nostradisciplina, rendendo le nostre telecronache utili per ilmovimento e per chi non ci conosceva. Non essere sulcampo non mi ha tolto nulla, l’euforia è stata enormelo stesso e poi, durante ogni diretta, amici e tecnici pre-parati come Nino Oddo mi mandavano sms con com-menti ed approfondimenti utili. È stato un impegnogravoso solo per gli spostamenti, visto che la sede deicommenti era piuttosto lontana dal campo di gara. Èstata una grande emozione vivere quei momenti maora dobbiamo già guardare al futuro, cercare di miglio-rare pensando ai giovani che devono poter raccoglierel’eredità dei nostri campioni per vivere ancora questimomenti”. Un duetto già affiatato ha invece dato voce attra-verso i canali Rai agli arcieri impegnati nel Lord’sCricket Ground. Il vicepresidente Sante Spigarelli èormai un esperto in materia. Come era già accadu-to ad Atene 2004 e a Pechino, ha fatto coppia conLorenzo Roata. Questa volta però la finalissima de-gli azzurri Spigarelli se l’è goduta dagli spalti: “Perun disguido relativo agli accrediti non ho potuto rag-giungere Roata al Media Center e sono tornato alcampo appena in tempo per vedere la vittoria dei no-stri ragazzi – spiega Sipgarelli - . Hanno dimostratodi essere dei campioni, regalandoci grandi emozioni eun risultato storico per la Federazione. Nei giorni suc-cessivi ho commentato altre competizioni per la Rai esperavo di poter raccontare un altro podio italiano indiretta, anche se resta la soddisfazione del risultatoottenuto. Roata è un giornalista esperto che ci segueda anni e, da quanto ne so, se l’è cavata molto beneanche senza di me nel raccontare la medaglia d’orodell’Italia alle Olimpiadi di Londra. La cosa certa è chele emozioni che hanno fatto vivere i nostri ragazzi aglispettatori da casa sono state enormi e anche quandonon erano in gara gli azzurri, dalla Rai ci hanno con-fermato che gli ascolti dell’arco sono stati eccellenti.Quando la produzione riesce a raggiungere questaqualità, il tiro con l’arco è uno sport godibilissimo davedere in poltrona. Sono sicuro che il traino che arri-verà con la medaglia di Mauro, Marco e Michele aiu-terà la Federazione a crescere ulteriormente”.E sentiamolo il commento di Roata, che dopo quat-tro Olimpiadi si è ormai guadagnato il titolo di “vo-ce del tiro con l’arco italiano”. Quando c’è lui, perl’Italia son medaglie sicure e il grido che ha lanciatoall’unisono con il 10 di Frangilli è stato il grido di

gioia di tutti gli italiani. Un grido di gioia indelebile.“Il battesimo a Sydney, poi Atene, Pechino e adessoLondra. Azzurri sempre sul podio, sia alle Olimpiadiche alle Paralimpiadi, quindi una doppia soddisfazio-ne – commenta Roata, che da sempre con Sportabi-lia dà voce all’attività paralimpica italiana – Ricordol’urlo che ho fatto mentre Frangilli scoccava l’ultimafreccia: non c’è stato nulla di costruito, in quell’urloero diventato anche io una freccia che andava verso ilbersaglio e abbracciava i nostri ragazzi. È stato mera-viglioso e indimenticabile, come con l’oro di Galiazzo8 anni prima. Il vostro è lo sport al quale voglio più be-ne. Siete una famiglia e mi sento coccolato dal vostromondo, che è silenzioso, pulito, elegante, antico e one-sto. Il tiro con l’arco è lo sport dell’onestà, con se stessie verso gli altri. È stata una grande estate grazie al tirocon l’arco. Mi preme però ricordare anche un altromomento davvero emozionante: l’abbraccio conOscar De Pellegrin prima che entrasse negli studi Raicon la medaglia al collo. Quel momento l’ho vissutocome una delle cose più belle della mia vita. L’impresache ha realizzato Oscar è qualcosa di immenso e ine-narrabile”. Le emozioni che hanno vissuto nel commentare leimprese azzurre le hanno trasmesse a tutti coloroche non erano presenti sugli spalti del Lord’s. E allo-ra non ci resta che chiudere questo excursus con leparole pronunciate da Giovanni Scaramuzzino, cheha cantato le gesta degli azzurri per Radio Rai, cosìcome aveva fatto alla grande nelle precedenti edi-zioni Ugo Russo: “A questo punto ci vuole un 10 daparte di Michele Frangilli per vincere l’oro. Tutto inquesta freccia per Michele Frangilli, tutto in questafreccia. Michele Frangilli ha dalla sua l’opportunità diregalare un oro storico per l’Italia: ed è 10! E ci siamo,È oro, è oro, è oro!”.

Gli azzurri a Casa Italia con ilvicepresidente Sante Spigarelli euna veduta del Lord's con il trioolimpico sulla linea di tirodurante le eliminatorie.

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IL PRIMO ABBRACCIO AGLI AZZURRI

Le emozioni che ci hanno fatto viveregli azzurri a Londra dovevano essere ripagate

da un'accoglienza da campioni...

Olimpiadi 2012 a Londra: dovevamo esserci!Ed è così che, in rappresentanza del Comitato Pro-vinciale Varese, sono volata al Lord’s Cricket Groundinsieme a Walter Sinapi, Arcieri Varese.È indicibile l’emozione di vedere i nostri atleti inquella cornice, così unica e sempre sognata, con alcollo l’oro olimpico. Belli, di quella bellezza che puòessere anche un po’ nostra. La magia dello sport èanche questa.Questa magia doveva continuare e loro, i nostrieroi, dovevano sentire forte il nostro grazie.Per questo le società lombarde hanno ricevuto l’in-vito a essere presenti a Linate per accogliere tutti inostri atleti olimpici, non solo le medaglie d’oro, an-che le ragazze che, con Pia Lionetti, hanno raggiun-to a Londra il massimo risultato finora conquistato.

di Mariangela Casartelli Foto Pino Reverzani KFA

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E a Linate eravamo davvero tanti: arcieri, amici,stampa e tv.All’inizio ci siamo ritrovati in gruppi: i milanesi, i va-resotti, i pavesi, i padovani. Venivano fatte le provedi canto (bello davvero quello cantato dagli arcieridi Voghera), provati i suoni di trombe e quant’altroa disposizione, prove di esposizione di striscioni ebandiere… Poi, ecco che la magia dello sport ha prevalso e tut-ti siamo diventati un solo gruppo, tutti insieme apregustare la gioia nel vederli. Un susseguirsi di informazioni: atterrato! Sì, sono alritiro bagagli - parliamo alla vigilanza e chiediamodi convogliarli attraverso una porta specifica, così lanostra coreografia sarebbe stata perfetta.Arrivano passeggeri di altri voli, accolti dal nostroclamore e chiedono chi stiamo aspettando. Che or-goglio nel rispondere: “le medaglie d’oro olimpichedel tiro con l’arco!”Poi, eccoli! Stanno comparendo: primo il Presidenteche viene circondato da una grande folla e da tantofrastuono e ci sembra stupito da tanta accoglienza.Poi le magiche ragazze, frastornate, non se lo aspet-tavano… A tutte loro una rosa per ringraziarle. Infi-ne, eccoli! I nostri campioni, con le medaglie al col-lo, sorridenti e, anche loro, stupiti da tanta acco-glienza! E noi a dare sfogo, tutti insieme, alle nostre coreo-grafie che sono una cosa sola, una gioia sola e unsolo ‘Grazie ragazzi’!

L'accoglienza riservata agli azzurrial loro rientro in Italia.

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FRECCE OLIMPICHE

Lo sviluppo dei progetti di ricerca Fitarco-Ferrari che hanno aiutato gli Azzurri alle Olimpiadi di Londra e che si pongono nuovi obiettivi in vista di Rio 2016

Il protocollo d’intesa tra il Coni e la Ferrari, ci ha visticoinvolti con entusiasmo nella prospettiva di fare ri-cerche avanzate per quanto riguarda la parte stretta-mente meccanica della nostra disciplina.La collaborazione è nata con degli obbiettivi moltoambiziosi, ma certamente all’altezza delle potenzialitàdei soggetti coinvolti.Prima di questa importante collaborazione, nell’ambi-to arcieristico un po’ tutti ci si doveva accontentare diquello che le varie case costruttrici ci “passavano” co-me informazioni tecniche inerenti il funzionamento diarco e frecce.Nel progetto da parte Fitarco sono stati coinvolti: ilsottoscritto, il D.T. Luigi Vella, nonché atleti di spiccoquali Marco Galiazzo e Mauro Nespoli.Il nostro primo compito è stato quello di ampliare leconoscenze specifiche dei tecnici Ferrari sullo statodell’arte dei materiali per il tiro con l’arco olimpico esull’importanza che questo ha per la prestazione del-l’atleta.Il secondo compito è consistito nell’individuazionequegli obbiettivi di indagine e ricerca che avesserodegli adeguati tempi, correlati agli impegni di mediotermine (olimpiadi di Londra) ed a più lungo termine,come per il prossimo quadriennio le Olimpiadi di Rio.Nell’ambito degli incontri che si sono susseguiti conuna certa frequenza, sono stati individuati moltissimicampi di indagine e ricerca, la realistica traduzione indati pratici e concreti ottenibili in tempi adeguati, cihanno portato alla scrematura dei tanti obbiettivipossibili, con la focalizzazione sui più importanti: frec-ce, corda, arco.Tra le esigenze più immediate (Londra 2012) avevamoquella di poter selezionare le frecce, con il criterio piùsimile possibile a quello che usano in definitiva gliatleti: tirarle ripetutamente a 70 metri e scegliere quel-le che si discostano di meno una dall’altra. Non stiamoparlando di messa a punto, ma di selezione delle frec-ce in relazione al loro essere una uguale all’altra, aven-do valutato che il lavoro sulla messa a puntoarco/freccia/arciere è possibile, ma è un obbiettivo più

complesso che è proiettato avanti nel tempo.Sino ad ora il metodo di selezione delle frecce è consi-stito nell’andare in Germania dalla Beiter e selezionarele aste con un metodo statico messo a punto da quel-la ditta, ma il metodo si è sempre dimostrato “insuffi-ciente” in quanto poi alla verifica dell’utilizzo pratico,molte cose dovevano essere rivalutate.La scelta del metodo è stata quella di utilizzare una“macchina” che tirasse realmente le frecce, con lo stes-so arco dell’arciere che le usa, alla distanza reale di ga-ra e che, come proiezione futura, avesse le potenzialitàdi poter testare dal “vivo” tutte le altre parti dell’attrez-zatura (per le Olimpiadi di Rio 2016). Contestualmente sono state portate avanti ricercheed analisi sulle varie aste esistenti in commercio e sul-l’aerodinamica delle penne e delle punte, nonché suifilati per le corde e sull’influenza della stabilizzazione.Deciso di utilizzare una macchina tira frecce, Vella edio abbiamo segnalato le macchine già esistenti almondo ed in particolare quella già utilizzata dalla so-cietà Arcieri Castelli Romani, progettata dall’ing. Fran-cesco Colandrea, valido arciere nonché presidentedella stessa società.In una visita a Cassino con i responsabili Ferrari delprogetto è stato possibile visionare e provare la “mac-china”. Dopodiché, verificata la sua validità di base, sene è deciso l’acquisto. La macchina fornita è stata realizzata nell’officina diClaudio Tramontozzi, valido arciere più volte campio-ne italiano.Successivamente, allo scopo di implementarne le fun-zioni per soddisfare le molteplici richieste che aveva-mo poste in premessa, i tecnici Ferrari hanno ritenutonecessario implementarne le funzioni , con tutte lemodifiche necessarie, come evidente nelle foto. Gli obbiettivi da raggiungere oltre quello detto in pre-cedenza, di selezionare le frecce, sono quelli di valuta-re in modo quantificabile l’efficienza delle varie com-ponenti l’attrezzatura, inserendo in modo simulato econtrollato i classici errori dell’arciere, che sono tuttele possibili variabili di torsione o modificazioni di punti

di Sante SpigarelliVicepresidente FITARCO

La macchina tira frecce Fitarco alCentro Tecnico Federale diCantalupa costruita con gli

ingegneri Ferrari.

Nella pagina a fianco la macchina tira frecce dell'ing.

Colandrea, presidente degliArcieri Castelli Romani.

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di contatto sulla corda e sull’impugnatura.Semplificando dovremmo arrivare a quantificare il dif-ferente scostamento che la stessa variazione di puntodi pressione sull’impugnatura, o sulla presa della cor-da, o una diversa stabilizzazione, o una diversa messaa punto di uno dei componenti, determina sul puntodi impatto della freccia.Se riusciremo a raggiungere questo obbiettivo, potre-mo valutare quali sono i materiali che resistono meglioagli errori degli arcieri e quali sono le migliori combina-zioni tra le varie componenti (arco, frecce, stabilizzazio-ne, messa a punto ecc.) e, non ultimo - ma qui usciamodai materiali ed entriamo nella tecnica - quali sono glierrori che penalizzano di più in termini di scostamentodal centro del punto di impatto di una freccia tirata conun determinato errore compiuto dall’arciere: in questamaniera forse potremo valutare più realisticamente co-sa è fondamentale e cosa meno per la precisione di tiro.La realizzazione di una “macchina” che sia in grado difornire dati certi e quantificabili è un impegno che ri-chiede notevoli capacità ed investimenti in quanto, indefinitiva, si tratta di creare un robot in grado di ripe-tere all’infinito lo stesso errore, per darci modo diquantificarlo e questa è la cosa più difficile nel tiro conl’arco. Se infatti avessimo un arciere in grado di farequesto, basterebbe spostargli il mirino e sarebberotutti 10…

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05-SET-2012

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EMOZIONI IMPARAGONABILI

Ancora ebbri per l’oro olimpico arrivato grazie allefrecce di Mauro Nespoli, Marco Galiazzo e MicheleFrangilli nel Lord’s Cricket Ground di Londra, eccocicatapultati al Royal Artillery Barracks, lo stadio che,dismessi i panni di sede del tiro a volo olimpico, è di-ventato il catino del tiro con l’arco. Le Paralimpiadidi Londra ci portano in pompa magna a strepitareper le gesta della Nazionale Para Archery. Un grup-po formato da 10 azzurri che, galvanizzato daglispalti gremiti, “ha dato spettacolo”, come ha pronta-mente detto il C.T. Marco Pedrazzi al termine di uno

dei match fratricidi Italia vs Italia. C’è stato di tutto, spareggi e set tiratissimi e tanti ap-plausi del pubblico. Applausi divenuti boato quan-do sono arrivati gli acuti azzurri. Di quelli che rendo-no davvero speciale un’estate già gloriosa.Prima Oscar De Pellegrin. Il nostro portabandiera.Un uomo, un arciere, un campione. Oscar aveva detto fin dal primo giorno che portarela bandiera tricolore rappresentando la Nazione eraun grande onore, ma che senza un risultato positivola sua felicità per il ruolo che gli era stato affidato sa-rebbe stata fine a se stessa. Oscar è un atleta primadi tutto. E i campioni non si accontentano. Mai. Così,è andato sulla linea di tiro e ha battuto tutti i suoiavversari. Uno ad uno. Ha voluto la finale con tutte lesue forze e, mettendo a frutto l’esperienza, ha man-tenuto freddezza e concentrazione anche alla frec-cia di spareggio. Quella decisiva. La sorte, il fato, Dio– fate voi – hanno capito che era giusto così. Che lamedaglia d’oro andasse al collo di Oscar De Pelle-grin, l’uomo e l’arciere che più la meritava. Questeerano le ultime frecce che avrebbe tirato Oscar DePellegrin. Un grande atleta lascia l’attività agonistica– ma ancora tanto potrà dare all’intero movimentoparalimpico in altra veste – e lo fa come sogna ogniagonista: uscendo di scena con l’oro al collo chebrilla sulle vette del monte Olimpo. Il giorno dopo, eccoti Elisabetta Mijno e VeronicaFloreno. Una marcia trionfale fino alle semifinali.Due azzurre per il podio con la grinta e la tranquilli-tà delle veterane. Veronica era all’esordio e dovrà di-

di Guido Lo GiudiceFoto Dean Alberga

Oscar De Pellegrin ed Elisabetta Mijno e i loro

rispettivi podi al Royal Artillery Barracks di Londra.

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gerire un bronzo scappato via all’ultima freccia. Ilquarto posto non è mai dolce, ma è un piazzamentoeccellente che la spinge con nuova consapevolezzaverso altri e alti traguardi. Betta invece vuole la conferma internazionale e sigioca la medaglia d’oro contro un’avversaria cheavrebbe dato filo da torcere a tutte le arciere delLord’s. Una finale da applausi. E tanti sono gli ap-plausi, gli abbracci e i sorrisi che si è meritata Elisa-betta Mijno insieme all’argento. E tanti sono quelliche meriterà. Sì, perché il futuro è dalla parte delleazzurre. Che se non avessero fatto qualche errore ditroppo, forse avrebbero concluso questa magia lon-dinese anche con un bronzo a squadre.Beh, poco male. Lo sport è fatto così. Lo sappiamo.Ciò che resta sono due ori e un argento nel giro diun mese. Non possiamo che dire grazie. Grazie a tut-ti gli azzurri, tecnici e staff compresi. Grazie a Mauro,Marco, Michele, Oscar ed Elisabetta. Questa estate ciavete fatto vivere emozioni imparagonabili.

SQUADRE RICURVO OPEN UOMINIMedaglia Nome NazioneORO OYUN Mikhail RUS

SHESTAKOV OlegTUCHINOV Timur

ARGENTO JUNG Young Joo KORKIM Suk HoLEE Myeong-Gu

BRONZO CHENG Changjie CHNDONG ZhiLI Zongshan

INDIVIDUALE COMPOUND OPEN UOMINIMedaglia Nome NazioneORO FORSBERG Jere FINARGENTO STUTZMAN Matt USABRONZO HANCI Dogan TUR

INDIVIDUALE COMPOUND W1 UOMINIMedaglia Nome NazioneORO FABRY Jeff USAARGENTO DRAHONINSKY David CZEBRONZO MURPHY Norbert CAN

INDIVIDUALE RICURVO W1/W2 UOMINIMedaglia Nome NazioneORO DE PELLEGRIN Oscar ITAARGENTO SANAWI Hasihin MASBRONZO TSENG Lung Hui TPE

INDIVIDUALE RICURVO STANDING UOMINIMedaglia Nome NazioneORO TUCHINOV Timur RUSARGENTO SHESTAKOV Oleg RUSBRONZO OYUN Mikhail RUS

SQUADRE RICURVO OPEN DONNEMedaglia Nome NazioneORO KIM Ran Sook KOR

KO Hee SookLEE Hwa Sook

ARGENTO GAO Fangxia CHNXIAO YanhongYAN Huilian

BRONZO JAVANMARD Zahra IRINEMATI ZahraSHIR MOHAMMADI Razieh

INDIVIDUALE COMPOUND OPEN DONNEMedaglia Nome NazioneORO BROWN Danielle GBRARGENTO CLARKE Mel GBRBRONZO ARTAKHINOVA Stepanida RUS

INDIVIDUALE RICURVO W1/W2 DONNEMedaglia Nome NazioneORO NEMATI Zahra IRIARGENTO MIJNO Elisabetta ITABRONZO LI Jinzhi CHN

INDIVIDUALE RICURVO STANDING DONNEMedaglia Nome NazioneORO YAN Huilian CHNARGENTO LEE Hwa Sook KORBRONZO OLSZEWSKA Milena POL

PODI PARALIMPICI

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LE FRECCE DEGLI AZZURRI

Ripercorriamo con la cronaca dei matchle frecce che sono valse le medaglie azzurre

e quelle determinanti per le eliminazioni

L’avventura paralimpica londinese ha regalato emo-zioni e medaglie. Dall’oro di Oscar De Pellegrin all’ar-gento di Elisabetta Mijno, passando per il bronzo sfio-rato di Veronica Floren e dalla squadra femminile. L’Ita-lia dell’arco è ai vertici internazionali in quella che giàin partenza era un’edizione storica con dieci atleti Fi-tarco ai nastri di partenza, un record assoluto.

OSCAR DE PELLEGRIN D’OROOscar De Pellegrin-Hasihin Sanawi (Iri) 6-5 (9-8)Dopo una finale al cardiopalma il Portabandiera azzur-ro Oscar De Pellegrin è salito sul tetto del mondo ag-giudicandosi il match decisivo contro il malese HasihinSanawi e la medaglia d'oro paralimpica a Londra 2012.Una sfida combattuta, risolta alla freccia di spareggioche ha tenuto tutta Italia col fiato sospeso nella direttatv di Rai Sport 1. L'arciere bellunese, con un triplo 10 alprimo set, si è subito portato sul 2-0 e forse per un atti-mo si è illuso che la via per il gradino più alto del podiofosse in discesa, dopo aver vinto il secondo set 26-22.Vende cara la pelle però il malese Sanawi, che si aggiu-dica il terzo set 23-22 portandosi sul 4-2. La tensionesale alle stelle, soprattutto per il campione azzurro, chepotrebbe piazzare la volée che vale l'oro e invece vie-ne superato dall'avversario 27-28. Ormai i contendentisono in parità, 4-4, e nemmeno il quinto set decide ilvincitore: 9-9-10 per Oscar, 9-10-9 per l'avversario e il 5-5 pari è servito. Si decide tutto allo shoot off. Una sin-gola freccia a decidere il destino olimpico degli arcierisulla linea di tiro. Oscar prende la mira e centra il 9. Sa-nawi risponde con un 8 e fa partire la festa azzurra! Le braccia al cielo di Oscar De Pellegrin e l'abbracciocon il coach azzurro Willy Fuchsova segnano una vitto-ria straordinaria che chiude una carriera lunghissima ecostellata di successi. La voce rotta dal pianto del C.T. Marco Pedrazzi checommentava il match in diretta Rai, il successivo ab-braccio di tutti i compagni di squadra e, infine, la me-daglia al collo messa dalle mani del Presidente FitarcoMario Scarzella (in qualità di Vicepresidente Vicariodella World Archery) e l'inno di Mameli cantato con gli

occhi chiusi sono stati gli ultimi scatti di una giornatastorica. Tutta l'Italia tributa un lungo applauso a un grandeuomo e un grande campione che chiude con questamedaglia una carriera d'oro.

ELISABETTA MIJNO D’ARGENTOElisabetta Mijno-Zahra Nemati (IRI) 7-3Elisabetta Mjino vince la medaglia d’argento alle Para-limpiadi di Londra nell’arco olimpico. Una finale com-battuta contro la migliore al mondo. Per l’atleta delleFiamme Azzurre un podio meritatissimo che la man-tiene ai vertici internazionali. La finale per l’oro ha premiato la fortissima iranianaZahra Nemati che fino all’ultimo atto non aveva personeanche un set dopo il primo posto nelle qualificazio-ni. La giustiziera delle azzurre, tutte e tre sono state eli-minate dal nuovo oro olimpico, ha però dovuto sudarecontro Elisabetta Mijno, che ha costretto l’avversaria apunteggi da finale Olimpica.L’ultimo atto della lunga corsa dell’azzurra si chiudesul 7-3. Frecce di altissimo livello per tutta la gara chefin dall’inizio è equilibratissima con il primo set che sichiude in parità. Zahra Nemati accelera e si aggiudicasecondo e terzo parziale 28-26 e 28-27. Il 5-1 potrebbedemoralizzare Elisabetta Mijno che invece lotta nellaquarta volée imponendosi 29-28. Si va al quinto set ela tensione sale ai massimi livelli. Elisabetta parte con un 7, l’avversaria non sbaglia mai,due nove e un dieci per suggellare un oro meritato.Onore all’azzurra che ha saputo tenere testa alla piùforte di tutte senza mai crollare. Il suo è un argento che vale davvero quanto un oro.

IL QUARTO POSTO DI VERONICA FLORENOVeronica Floreno-Jinzhi Li (CHN) 4-6Giornata storica anche per Veronica Floreno che chiu-de la sua paralimpiade al quarto posto nell’arco olim-pico. Un grande risultato, inatteso alla vigilia, ma ama-ro per come si è concretizzato, visto che l’arciera sicilia-na aveva sbaragliato la concorrenza, fermandosi solo

di Matteo OnetoFoto Dean Alberga

Oscar De Pellegrin, medaglia d'oro arco olimpico.

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in semifinale con la Nemati. La finale per il bronzo le hamesso davanti la cinese Jinzhi Li, che si porta subito sul4-0 con i parziali di 25-22 e 25-24. L’azzurra però nonmolla e combatte fino a riportare la sfida in parità. Laterza e la quarta volée si chiudono sul 25-18 e 22-16.Peccato per Veronica che la rimonta si spenga sul piùbello, all’ultima freccia. Il quinto set termina 24-22 perla cinese Jinzhi Li che si mette al collo la medaglia dibronzo. Restano le grandi emozioni vissute sul campo, suglispalti e da casa grazie alla diretta di Rai Sport 1 perquesta splendida sfida che pone l’arciera della Asd Po-le Pole ai vertici internazionali.

GLI ALTRI MATCH DEGLI AZZURRINell’arco Olimpico W1/W2 Vittorio Bartoli eliminatoagli ottavi dall’ucraino Taras Chopyk con il punteggiodi 7-3. Il sogno di Mariangela Perna svanisce agli otta-vi dopo la sconfitta 6-0 contro l’iridata iraniana ZahraNemati. Nell’olimpico standing qualche errore di troppo, so-prattutto nelle prime frecce dei set, costano caro a Ma-rio Esposito che saluta la Paralimpiadi ai sedicesimi difinale. Più costante dell’arciere della P.h.b. l'americanoEric Bennet, bravo a chiudere l'incontro 7-1.Nel Compound Open Alberto Simonelli approda aiquarti di finale vincendo il derby azzurro contro l’esor-diente Giampaolo Cancelli 6-2, ma è poi costretto a di-re addio al podio dopo un match spettacolare e tiratis-simo contro lo spagnolo Guillermo Rodriguez Gonza-lez. L’arciere delle Fiamme Azzurre pareggia i primi treset portandosi sul 3-3, ma lascia 2 punti all’avversarionel 4° set ritrovandosi sul 3-5. È parità anche nelle ulti-me 3 frecce (29-29) e il punto guadagnato vale il 6-4 fi-nale dello spagnolo. Nel Compound W1 altra sfida fratricida che ha vistovincere l’esperienza di Fabio Azzolini su un altro esor-diente, Gabriele Ferrandi. Match equilibratissimo chiu-so sul 6-5 dopo lo spareggio. L’atleta degli Arcieri Orione sfiora la semifinale controil ceco David Drahoninsky: l’azzurro vince i primi dueset 26-25 e 28-26 e sogna una strada spianata. Pari ilterzo set che tiene Azzolini in vantaggio 5-1. Bastereb-be un punto e invece Drahoninsky rimonta e cambiale sorti del match. Si aggiudica il 4° e 5° parziale guada-gnandosi lo spareggio che va a vincere per 9-6.

LE GARE A SQUADRESFUMA IL BRONZO ALL’ULTIMA FRECCIAITALIA (Mijno, Floreno, Perna) - IRAN (Javanmard,Mohammadi, Nemati) 184-188Svanisce il sogno della medaglia paralimpica per Elisa-betta Mijno, Veronica Floreno e Marienagela Perna. Lafinale per il terzo posto va all’Iran di Zahra Javanmard,RaziehShir Mohammadi e Zahra Nemati. Partono male le azzurre con un 3 che sembra già indi-rizzare la gara a favore delle avversarie. La prima voléesi chiude con un 49-45 che comunque tiene a gallal’Italia. La rimonta è possibile e i segnali positivi arriva-

no nel secondo parziale: 53-50 e tre punti rosicchiatialle avversarie. La terza volée finisce 41-40 per l’Iran,score che non rivoluziona le cose, facendo così diven-tare decisive le ultime sei frecce. L’Italia inizia meglio edopo il primo giro pareggia la sfida sul 164. L’inerziadella gara sembra essere cambiata, un 10 e un 9 spin-gono il bronzo verso le azzurre ma l’ultima freccia pe-sca soltanto l’1. Finiscono lì i sogni di gloria di Elisabet-ta Mijno, Veronica Floreno e Mariangela Perna che ce-dono il passo e si arrendono all’Iran per 188-184.

DE PELLEGRIN, BARTOLI ED ESPOSITO SI ARRENDONO ALLA CINA Finisce ai quarti di finale l'avventura del terzetto azzur-ro nelle competizioni a squadre. I cinesi Changjie Cheng, Zhi Dong e Zong Shan parto-no meglio e nonostante qualche sofferenza nel finalecontrollano la gara con autorità. Il primo parziale si con-clude 50-45, ma è nel secondo che l’Italia soffre la pres-sione. Il 49-42 della seconda sestina di frecce lascia gliazzurri a meno 13, una montagna durissima da scalare. De Pellegrin e compagni ci provano e vincono il terzoset 50-48, il rammarico è tutto per l’ultima freccia checentra solamente un 4 che salva gli avversari da unaquarta volée di fuoco. Le frecce finali se le aggiudicaancora una volta l’Italia (48-47) ma il gap è incolmabile.Ancora un 4 al terzo tiro vanifica le speranze di rimon-ta. La Cina vola in semifinale imponendosi 194-185.

Elisabetta Mijno mostra l'argento.Sotto Fabio Azzolini e il trio azzurro (Mijno, Floreno,Perna) subito dopo l'ultimafreccia che ha visto sfumare ilbronzo italiano.

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UNA SPEDIZIONE STRAORDINARIA

Le parole del Presidente del CIP Luca Pancalli che esprime sincero entusimo per le vittorie

dell'arco azzurro e del movimento paralimpico italiano

Emozioni, medaglie, record, spalti gremiti, spettaco-lo e un intero popolo che ha finalmente scopertoquanto le Paralimpiadi siano godibili al pari delleOlimpiadi. Il Presidente del Comitato Italiano Paralimpico LucaPancalli queste cose le ha sempre sapute e il suo im-pegno per renderle note a tutti gli sportivi italiani èstato ripagato da risultati eccellenti, sia in terminiagonistici, sia in termini di seguito mediatico e diappeal riservato ai successi azzurri a Londra 2012. “Una spedizione straordinaria, un risultato che è an-dato ben oltre le più rosee aspettative - dice il Presi-dente Pancalli -. Londra ha significato, per il ComitatoItaliano Paralimpico, un successo per certi versi ina-spettato ma quanto mai meritato per quanto si è co-struito in questi anni. Un lavoro duro e capillare svoltoin sinergia con le neonate Federazioni Paralimpiche, dicui Londra, in tal senso, ha rappresentato un primobanco di prova importante. L’aver conquistato quindi-ci posizioni nella classifica finale rispetto ai Giochi di

Pechino vuol dire essersi impegnati, in questi quattroanni, per mettere tutti gli atleti nelle condizioni di po-ter essere competitivi. Il tasso sportivo e tecnico è statostraordinario. Di fronte al mondo intero abbiamo pre-sentato grandi atleti con grandi prestazioni. E se pen-siamo che ogni evento ha fatto registrare il tutto esau-rito, con un pubblico vero che ha partecipato da pro-tagonista, si può capire il grande lavoro che è statofatto. Le ventotto medaglie vinte dai nostri atleti rac-contano di un movimento che, a questi Giochi, ha rac-colto i frutti sperati, non solo in termini di successisportivi ma anche di visibilità. Ritengo, infatti, che laventinovesima medaglia sia rappresentata propriodalle decine di mail che sto ricevendo in questi giornidi ragazzi e ragazze disabili che, dopo aver vissuto leParalimpiadi da spettatori, oggi trovano la forza e lavoglia per avvicinarsi a una disciplina paralimpica”. Il Presidente Luca Pancalli, insieme al SegretarioGenerale Marco Giunio De Santis e al Presidente Fi-tarco Mario Scarzella, ha vissuto a pochi metri di di-stanza dalla linea di tiro del Royal Artillery Barrackdi Londra le imprese degli arcieri azzurri. La finalissima vinta da Oscar De Pellegrin è stato ilpremio per un intero movimento: il nostro porta-bandiera non ha tradito e la scelta di Pancalli si è ri-velata - se mai ce ne fosse stato bisogno - la miglio-re sotto ogni punto di vista. “Non posso non sottolineare l’entusiasmo e la parteci-pazione che hanno suscitato in me le gare di tiro conl’arco. Assistere al successo di un campione comeOscar De Pellegrin - un esempio dentro e fuori i cam-pi di gara, scelto, per i suoi meriti sportivi e non, co-me portabandiera della Spedizione Azzurra a Lon-dra - coronare la sua incredibile carriera sportiva conla medaglia più pregiata, è stato qualcosa che mi haemozionato e senza dubbio una delle istantanee cheporterò sempre con me di questi Giochi. Così come ve-der tornare sul podio una donna dopo Paola Fantato.Elisabetta Mijno ha dimostrato di essere una campio-nessa vera, che tante soddisfazioni potrà regalare alladisciplina del tiro con l’arco anche a venire”.

di Stefano Tonali

Oscar De Pellegrin sul campo di gara insieme al Presidente

CIP Luca Pancalli, al PresidenteMario Scarzella e al Segretario

Alvaro Carboni.

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PARLANO I PROTAGONISTI

Tra grandi successi e qualche piccola amarezzariviviamo la Paralimpiade di Londra 2012

raccontata dai protagonisti azzurri

Oscar De Pellegrin "In quel momento sul podio con Mario Scarzella davantia me ho rivissuto la mia carriera, 25 anni di tiro con l’ar-co, in 5 minuti. Mi sono comparsi nella memoria tantiflash degli anni dedicati allo sport. La medaglia è il giu-sto riconoscimento per tutti gli sforzi che abbiamo fatto,per le sconfitte subite, per l’impegno messo in ogni alle-namento. Ricevere l’oro dal presidente Scarzella è statoun onore. Con lui abbiamo vissuto tante belle pagine disport e di vita".Dopo il lungo applauso proveniente dagli spalti gre-miti e il lungo abbraccio con gli azzurri lì a bordocampo e le congratulazione del Presidente Cip Pan-calli e del Segretario De Santis, per Oscar è arrivatoanche il momento del contatto con la famiglia e delladedica più intima."Li ho sentiti appena ho potuto. Mia moglie e mio figlioMarcel hanno vissuto questa mia avventura a distanza,come sempre, ma erano con me nel cuore. La medaglia èper loro e per tutti quei ragazzi che avendomi visto oggisi avvicineranno allo sport. Mi auguro che la mia impre-sa possa stimolare tanti giovani che sono chiusi in casae che non hanno avuto ancora la forza di tornare a vive-re. Il messaggio è chiaro, lo sport è un mezzo di inclusio-ne sociale, è una forza straordinaria a disposizione ditutti. Dopo il mio incidente lo sport mi ha permesso ditornare a vivere. Ci vuole solo un pizzico di coraggio nelcominciare e poi scoppia la passione e non vuoi piùsmettere. Ti senti parte di qualcosa, puoi fare nuove ami-cizie e, nel tiro con l’arco, puoi competere con tutti, disa-bili e normodotati".Per un campione come Oscar, abituato a dare il massi-mo e a non accontentarsi, era importante chiudere lacarriera con un risultato prestigioso: “Ho sempre dettoche essere il portabandiera rappresentava per me ungrande onore, ma fin dall’inizio il mio obiettivo era di riu-scire anche a salire sul podio. Altrimenti quella di guida-re la delegazione italiana con il tricolore sarebbe rima-sto solo un ricordo e una soddisfazione personale fine ase stessa. Con questa vittoria invece posso dire senza al-cun rimpianto che a Londra ho tirato le mie ultime frec-

ce. Ho chiuso la carriera come meglio non potevo ed è ilmomento giusto per appendere l’arco al chiodo. Nonpotevo chiudere meglio la mia carriera e spero di poterdare ancora molto, in altra veste, allo sport italiano e altiro con l'arco in particolare. È stato meraviglioso vederegli spalti gremiti, sentire l’entusiasmo della gente ed ave-re il Presidente Federale ogni giorno al campo insieme anoi per essere certo che tutto funzionasse a dovere. Lasua costante presenza ci ha fatto sentire importanti egliene siamo grati perché ha cimentato ulteriormenteun gruppo già solido”.Una vittoria che è valsa il brindisi a Casa Italia e poi uncaldo abbraccio al suo ritorno a Belluno: "La sera dopola vittoria c’è stata una splendida festa insieme agli altriatleti, al Presidente Pancalli e al Segretario De Santis: unmomento di condivisione bellissimo, anche se non hopotuto brindare troppo perché il giorno dopo avevamola gara a squadre. Purtroppo, nonostante ne avessimo lepossibilità, non siamo riusciti ad andare avanti e mispiace perché sapevo che erano le ultime frecce cheavrei tirato in carriera. Di certo rimane la grande gioiadella vittoria, i festeggiamenti a Londra, l’accoglienzache ci hanno riservato all’aeroporto e, infine, l’abbracciocon la mia famiglia, con gli amici e con tanti concittadi-ni. È bello sapere di aver lasciato qualcosa e spero dav-vero che quanto ho fatto sia utile a tanti ragazzi, che lispinga al più presto a venire su un campo di gara a pro-vare le sensazioni di un vero atleta. A me lo sport hacambiato la vita e vorrei aiutare i giovani a vivere la miastessa esperienza”.

Elisabetta Mijno Sorprende la lucidità con la quale una campionessacome Elisabetta Mijno riesca a vivere emozioni forticome una medaglia d’argento alle Paralimpiadi: “Sonofelice è una medaglia strepitosa anche se mi sarebbepiaciuto di più trovare in finale Veronica Floreno, cheavrebbe meritato di guadagnarsi almeno un podio. Homesso in difficoltà l’arciera iraniana, anche se ho sba-gliato più di lei: l’argento è un ottimo premio al lavoroche svolgo da anni. È stata una finale senza nessun rim-

di Guido Lo GiudiceFoto Dean Alberga

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pianto. Ho commesso due errori e tra qualche anno ma-gari non ci saranno più”. Non è stato facile arrivare in finale, tra notti insonniper il freddo e la pressione di uno stadio gremito: “Ilpodio è arrivato dopo un percorso durato una settima-na proprio lì a Londra. Dopo i primi allenamenti mi sonoresa conto che potevo tirar bene anche in condizioni ditensione e questo mi ha fatto stare abbastanza tranquil-la, nonostante la grande adrenalina che dà una Para-limpiade. Sono riuscita a mettere da parte le situazioninegative: le condizioni atmosferiche avverse durante lequalifiche, il freddo e la febbre subito dopo che non mihanno fatto chiudere occhio e un dolore pazzesco alpolso che Maurizio Zaia ha curato giornalmente. Insom-ma, c’erano tutte le condizioni per farsi distrarre e inveceè sono riuscita a mantenere la concentrazione per tutti igiorni di gara. Ero consapevole di quello che potevo faree questo mi manteneva tranquilla, nonostante l’atmo-sfera Paralimpica intorno a noi mettesse i brividi”. Il momento più difficile? “Il match degli ottavi. Avevo ilbye ai sedicesimi, quindi era il mio primo incontro. La dif-ficoltà stava nell’esordire in quel catino pieno di gente easpettative. Poi, mano a mano che sono andata avanti,mi sono sentita sempre più sicura e non ho mai perso divista l’obiettivo finale. Ho sempre pensato ad andareavanti”. Fino ad arrivare alla finalissima… “È stata unagran bella finale soprattutto grazie alla mia avversaria.Per vincere un set ho dovuto fare un 29 e questo la dicelunga. Ricordo che a Pechino non era stata una finale dicosì alto livello. I punteggi sono da finale Olimpica? Ve-ro, ma questo non dà maggior valore alla mia medaglia,bensì a tutto il movimento Paralimpico. Noi atleti nonsiamo andati a Londra solo per divertirci, ma per faregrandi prestazioni nello sport di alto livello. Tanti recorddel mondo non arrivano per caso, si sta raggiungendoun livello quasi professionistico. Naturalmente anche losport come passatempo va benissimo, ma le Paralim-piadi sono altra cosa…”. Dopo aver vissuto così tanteemozioni è stato quasi difficile lasciare Londra: “È sta-to bellissimo essere accolti da una festa all’aeroporto,subito dopo ho fatto tappa dal mio fidanzato e infinel’abbraccio della mia famiglia. Ero stanchissima, perchégli ultimi due giorni a Londra non abbiamo mai dormi-to. Ce la siamo voluta godere fino alla fine e la malinco-nia che viene quando devi lasciare il villaggio è inenar-rabile! Fino a qualche giorno fa mi mettevo ancora i ve-stiti delle Paralimpiadi e mi è dispiaciuto riprendere gliabiti civili”. Per ogni medaglia che si rispetti, serve anche una de-dica: “Questo argento l’ho vinto insieme ad altre perso-ne, dalla famiglia a mio fratello, dal fidanzato, ai mieitecnici. Posso dire che avere vicino allenatori come Gior-gio Botto e Marco Pedrazzi, che sono abituati a viverecon naturalezza certe manifestazioni internazionali, titrasmette grande serenità. Lo spirito di gruppo che si ècreato ha fatto il resto. Prima di partire abbiamo volutofare un altro ritiro e credo sia stato importante per poiriuscire a dare il meglio in gara a Londra”. Nessuna ama-rezza, invece, per il 4° posto a squadre: “Se pensiamo

che a Stoke Mandeville eravamo andate malissimo eche a Londra siamo state tra le prime 4 al mondo abbia-mo ottenuto un gran risultato. Certo, perdere non piacea nessuno e a fine gara un po’ di delusione c’era, soprat-tutto per Veronica che, a mio avviso, è stata la più brava:non è facile arrivare in fondo a due finali con quelle pre-stazioni. Naturalmente avremo l’opportunità di rifarci elavoreremo nei prossimi anni proprio per questo”.

Il C.T. Marco Pedrazzi Il Responsabile Tecnico del settore Para Archery MarcoPedrazzi ha vissuto sul campo di gara la sua sesta edi-zione dei Giochi al seguito degli arcieri azzurri: l’esor-dio ad Atlanta ’96 (dove Paola Fantato gareggiò sia alleOlimpiadi che alle Paralimpiadi), poi Sydney 2000, Ate-ne 2004 (sia le Paralimpiadi da C.T. che le Olimpiadi co-me tecnico di Natalia Valeeva), Pechino 2008 ed oraLondra 2012. Altri due podi a dir poco prestigiosi quin-di, in una bacheca davvero ricca di risultati…“Non ho mai sofferto così tanto come a Londra – diceMarco Pedrazzi – Con Paola Fantato, che era fortissima evinceva tanto, non ho versato lacrime. Con l’oro di Oscarmi sono emozionato e questa volta ho pianto. Prima dipartire in una intervista mi ero sbilanciando parlando di 3medaglie e in effetti oltre all’oro di Oscar e all’argento diElisabetta potevamo sperare in un altro podio con Azzoli-ni, Simonelli e la squadra femminile. Ci sono andato vici-no, visto che le ragazze e Veronica Floreno nell’individualehanno mancato il bronzo per un niente…”. L’emozione maggiore, raccontata con un nodo in goladallo stesso Pedrazzi in diretta su Rai Sport 1, è statol’oro conquistato da De Pellegrin nella sua ultimauscita da arciere azzurro: “Una grande emozione! Masu lui abbiamo sempre puntato, anche perché Oscaraveva vinto la preolimpica e recuperato bene dall’infor-tunio alla spalla. Lui ed Elisabetta potevano puntare cer-tamente al podio. Purtroppo è andata diversamente perAlberto Simonelli che ha avuto un po’ di sfortuna”. Certamente le vostre aspettative erano molto elevate:“Sì, perché avevamo in gara ben 10 atleti, non 7 come a

A p.34 Oscar De Pellegrin edElisabetta Mijno.

Sopra Veronica Floreno eMariangela Perna.

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Pechino. Però le aspettative si sono realizzate, abbiamogioito per i successi di Oscar e Betta, che hanno fatto tut-to quello che potevano. L’unico retrogusto amaro è per il4° posto di Veronica Floreno e della squadra femminile,ma bisogna accettare il verdetto del campo. Diciamoche a Londra abbiamo pianto soprattutto di gioia, maanche di amarezza”.Oscar De Pellegrin ha deciso di appendere l’arco alchiodo: una scelta da condividere?“La sua sarà un’assenza importante, molto dura da rim-piazzare. Prima di arrivare al suo livello un arciere deveavere almeno 4-5 anni di esperienze internazionali. Conquesto podio finisce da campione e sarà riconosciutocome ‘la medaglia d’oro’. Può aprire le porte ad una nuo-va carriera, in altra veste. Mi dispiace non averlo più connoi, ma è una scelta che condivido”.Le emozioni sono proseguite anche al vostro ritornoin Italia?“In aeroporto c’era una festa ad accoglierci e non ce loaspettavamo. Ringraziamo la Federazione per quantoha fatto e chi ci è venuto ad accogliere fin lì. Possiamo di-re di essere a pieno titolo nella ‘sala buona’ della Fitarco”.

A chi dedichi queste medaglie? “A tutta la squadra, che ha lavorato bene ed ha creatoun ottimo gruppo. Un pezzo di cuore è naturalmente ri-volto a chi è rimasto a casa, come Cacciari, Vitale, Luvi-setto. Anche loro hanno contribuito. Ho parlato spessoanche con Paola Fantato e anche lei ha ammesso diaver pianto di fronte alla tv: significa che lasciamo unatraccia!”

Veronica Floreno "Non solo per me, ma per tutta la squadra è stata unagrande Paralimpiade. È difficile accettare due quarti po-sti, non passa giorno che non pensi alla mia ultima frec-cia dell’individuale e alla gara a squadre. Nonostantequesto sono felice e orgogliosa di me stessa e di averedei grandi compagni di squadra e ottimi tecnici. È so-prattutto grazie a loro che siamo andati così bene. Dopoi Mondiali di Torino eravamo deluse ma siamo cresciutee questo ci ha permesso di arrivare a Londra in forma”.Al suo esordio olimpico, Veronica non sembra abbiasubito la tensione per lo stadio pieno: “Avere i mieicompagni dietro mi ha dato tanta carica e il resto delpubblico è passato in secondo piano quando sono arri-vata sulla linea di tiro: lì ci sei solo tu e il tuo arco e cosasuccedeva intorno non saprei dirlo, ero concentrataesclusivamente sulla prestazione. Ascoltavo solo le pa-role di Willy Fuchsova che era dietro di me. La sua pre-senza e quella di Marco Pedrazzi mi ha trasmesso tran-quillità. È bello sapere di aver emozionato e poi sentivola vicinanza di chi tifava da casa. Non avevo mai rag-giunto grandi risultati in ambito internazionale e conquesta Paralimpiade ho fatto un grande salto avanti.Ora mi sento più forte, ho maggiore autostima. Questaesperienza mi darà tanto e ci sono immagini che rimar-ranno a vita dentro di me”.Com’è stato il ritorno a casa? “L’accoglienza all’aero-porto, una grande festa con la famiglia, gli amici e oraanche i complimenti di chi prima nemmeno mi conosce-va. Il tiro con l’arco a Trapani non era molto conosciuto eadesso nuove persone si stanno avvicinando. Il mio la-voro è anche quello di far conoscere ai ragazzi questosport e sono felice di poterlo fare perché lo sport ti aiutaa migliorare la vita”.

Mariangela Perna “Ho vissuto davvero delle grandissime emozioni che miporterò dietro per tutta la vita non solo a livello sportivo.Sono stata anche un po’ sfortunata e rimane moltaamarezza per l’esito della gara a squadre. Ho sbagliatouna freccia e sicuramente non sarà facile dimenticarla.Aver visto Elisabetta Mijno e Oscar De Pellegrin salire sulpodio e Veronica Floreno lottare fino in fondo per unamedaglia è stato davvero bello. Queste Olimpiadi midanno la carica per fare sempre meglio, spero in un futu-ro migliore…”

Alberto Simonelli “Rolly” puntava al podio e invece è stato fermato aiquarti in un match tiratissimo per un solo punto. “In

Sotto Alberto "Rolly" Simonelli e Gabriele Ferrandi.

A p.37 Renato De Min con OscarDe Pellegrin, Mario Esposito

e Vittorio Bartoli.

A p.38 Giampaolo Cancellie Willy Fuchsova con Oscar

De Pellegrin.

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questo sport puoi essere fortunato oppure no: ho tiratobene e se devo proprio darmi una colpa posso dire cheho fatto un altro 8, come a Pechino, solo che in quellaoccasione mi giocavo l’oro mentre a Londra ero aiquarti di finale. Mi spiace, perché il mio avversario hafatto una grande gara contro di me, ma poi non si è ri-petuto successivamente. Una sconfitta che brucia”. An-che l’infortunio avvenuto per una caduta subito do-po le qualifiche ha compromesso il suo percorso: “So-no caduto all’indietro sbattendo la testa e un tavolo miè finito sulla spalla. Sinceramente pensavo di dover ab-bandonare, avevo un gran dolore e invece EmanueleGuerra e Maurizio Zaia mi hanno rimesso in sesto conuna fasciatura che mi ha permesso di proseguire e diquesto devo ringraziarli. Non sono stato eliminato perl’infortunio, ma un po’ il dolore ha influito. Era la mia se-conda Paralimpiade, non dico che dovevo vincere, mami è dispiaciuto non arrivare fino in fondo come in Ci-na. L’amarezza per la sconfitta mi ha fatto anche pen-sare di smettere, poi ho ripreso l’arco in mano e ci ho ri-pensato. Ora voglio guadagnarmi un’altra convocazio-ne con la Nazionale Fitarco per l’indoor e poi punto araggiungere i Giochi di Rio. I miei amici bergamaschi lì aLondra mi hanno chiesto di provare con il lancio del pe-so. Lo farò e vedremo se riuscirò ad arrivare in Brasilenel 2016 con la Nazionale di atletica o con quella di tirocon l’arco…”.

Fabio Azzolini “Con questo quinto posto ho migliorato il settimo di Pe-chino, sono soddisfatto perché ho fatto quello che so fa-re e forse qualcosa di più in una competizione tanto im-portante. Ho perso allo shoot off contro un grande av-versario, mi sono divertito e il momento più rilassante èstato proprio quando ero sulla linea di tiro. Dopo unmondiale deludente le due medaglie sono meritatissi-me. I primi giorni ero un po’ deluso per la mia gara, maora penso solo a fare bene nel futuro e questo è un se-gnale importante. Il sostegno di Mario Scarzella a Lon-dra è stato una spinta in più per tutti noi. Le ragazze delCip poi, meritano una medaglia per come hanno affron-tato tutti i problemi. Per quanto mi riguarda devo rin-graziare in particolare il mio allenatore Giorgio Poggi e ildipendente federale Daniele Cassata".

Gabriele Ferrandi “È stata un’esperienza intensissima, da grandi emozioni.Il momento più bello è stato lo scontro nell’arena. Poiero al fianco di Oscar quando ha vinto la medagliad’oro… Io e lui abbiamo un rito nato nella gara preolim-pica: per fare il tifo gli urlavo ‘Forza Vecio!’ e lui mi rispon-deva di continuare così che portavo fortuna. Sono con-tento per lui, ha vissuto una favola, e sono soddisfattoanche del mio risultato sportivo. Dispiace aver incontra-to subito Fabio Azzolini, ma ho dato spettacolo e me lasono giocata fino all’ultimo, avendo perso solo per po-chi centimetri allo spareggio. Questo mi ha dato fiduciaper il futuro e so che la prossima volta dovrò e potrò faremeglio.”

Mario Esposito “Personalmente sono un po’ deluso perché pensavo di ar-rivare a medaglia e non ci sono riuscito. Sono contentoper il gruppo che ha portato a casa due medaglie pesanti.Se devo essere sincero, rispetto a Pechino, ero un po’ scetti-co, pensavo fosse una Paralimpiade in tono inferiore, in-vece si è dimostrata davvero bella sotto tutti gli aspetti. Ilpubblico era numerosissimo e sono felice che il tiro conl’arco abbia avuto tanto seguito. Avere avuto sul campodi gara la presenza di Mario Scarzella e Luca Pancalli miha dato stimoli importanti durante gli scontri, inoltre si-gnifica che il nostro settore gode di ottimo credito”.

Vittorio Bartoli “Sono un po’ amareggiato. Mi sento la responsabilitàper come è andata la gara a squadre: non ho tirato co-me volevo, ero bloccato. Dentro quell’arena è stataun’altra cosa, una sensazione mai provata prima. Mi re-sta nel cuore un’emozione incredibile. Volevo questapartecipazione olimpica più di tutto, ma mi spiace per lagara a squadre. Nell’individuale potevo fare qualcosa dimeglio per passare il primo turno, ma anche lì l’emozio-

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ne ha giocato un brutto scherzo. Per la prima volta ho ti-rato con qualche migliaio di persone intorno, l’atmosfe-ra era magica e, visto come è andata, posso dire di esserecomunque contento di aver partecipato”.

Giampaolo Cancelli“La mia convocazione è arrivata all’ultimo momento edè stata una grandissima emozione. Non è da tutti rag-giungere un obiettivo simile, anche perché sono solodue anni e mezzo che pratico questa disciplina. La miagara di qualifica non è stata buona, inutile incolparevento o pioggia: ho commesso degli errori. Il primomatch è andato bene, ho controllato l’avversario finlan-dese, poi però ho dovuto affrontare Rolly Simonelli. È unavversario che soffro, anche perché lui mi ha portato nelmondo arcieristico ed è stato il mio primo allenatore. Aparte la mia prestazione, mi spiace per Veronica e per leragazze: avrebbero meritato almeno un podio. Il gruppoperò sta crescendo ed io farò di tutto per tenermi strettaquesta convocazione e vestire ancora la maglia azzurra.

Ringrazio tutti, sono stati straordinari, mi hanno fattosentire subito parte della famiglia ed è stato bello potervivere in prima persona i successi di Oscar ed Elisabetta”.

Willy Fuchsova “Ogni Olimpiade ha una storia a sé. Dopo Pechino sonopartito un po’ prevenuto, non pensavo che Londra po-tesse essere all’altezza della scorsa edizione e invece misono dovuto ricredere. È stata una grande Paralimpiade,non è mancato niente, e nella mia carriera non avevomai visto così tanta gente assistere ad una gara di tirocon l’arco. È stato stratosferico, queste sono emozioniche solo un evento di questo genere può regalare. Unoro e un argento sono medaglie pesanti, per questo sia-mo soddisfatti anche a livello sportivo. C’è un pizzico diamaro in bocca per la squadra femminile e per VeronicaFloreno che si sono piazzate ai piedi del podio. L’espe-rienza farà molto bene alle nostre tre ragazze, io sono si-curo che abbiamo i margini per diventare la squadra piùforte del mondo: a Rio ci giocheremo l’oro.”

Renato De Min “È da 25 anni che sono l’allenatore di Oscar De Pellegrine Londra mi ha dato delle sensazioni indimenticabili. Nelcompound non sono arrivate medaglie anche per colpadella sfortuna. Simonelli con un 8 è uscito per un punto;Azzolini si è arreso allo shoot off e poi c’è stato quel der-by fratricida subito agli ottavi che durante le qualifica-zioni era difficile ipotizzare. Londra è stata un’apoteosi,le due medaglie e i due quarti posti ci regalano un bilan-cio più che positivo. In Inghilterra si vive lo sport in ma-niera diversa e devo dire che sono rimasto impressiona-to dalla tanta gente che ha seguito le Paralimpiadi. Misono trovato una domenica mattina a visitare il parcoolimpico e ho visto una marea di persone che andava aprendere posto nei vari stadi. Davvero fantastico.”

IL PRIMO ABBRACCIO AGLI AZZURRIAnche la Nazionale Para Archery si è potuta godereun’accoglienza da campioni al suo rientro in Italia al-l’aeroporto di Linate. Un atto dovuto, viste le splendi-de prestazioni che gli arcieri italiani hanno mostratoai Giochi di Londra. Il gruppo azzurro, appena sbarcato, è stato infatti ac-colto da una folta rappresentanza di arcieri, tifosi,amici e dirigenti. Il Presidente del C.R. Emilia Roma-gna Giuseppe Cozzo ha ringraziato gli atleti e i tecni-ci azzurri a nome del Comitato e della Federazione

per le grandi emozioni che ci avevano fatto viverepoche ore prima in diretta televisiva. Tra bandiere sventolanti, sorrisi, abbracci, strette dimano, fotografie e un meritato brindisi, ogni compo-nente della spedizione ha ricevuto il suo applauso.Neanche a dirlo, i più gettonati sono stati Oscar DePellegrin ed Elisabetta Mijno con tanto di medaglieal collo: entrambi grandi protagonisti di una trasfertastorica che ha ancora una volta posto l’Italia tra lepotenze arcieristiche mondiali.

Foto Pino Reverzani KFA e Giuseppe Cozzo

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IL FUTURO È GIOVANE

Oro e argento per gli junior Franzoi e Morello,argento e bronzo per i campioni Strobbe e Seimandi.

In Francia anche gli olimpionici Galiazzo e Frangilli

Non solo Olimpiadi per gli arcieri azzurri. Dal 15 al 19agosto si sono svolti in Val d’Isere i Campionati Mon-diali di Tiro di Campagna. L’Italia ha saputo ancorauna volta portare a casa dei risultati prestigiosi an-che se non è riuscita a recitare il solito ruolo da asso-luta protagonista. Nonostante alcune finali concluse con l’amaro inbocca, il mondiale transalpino è stato chiuso dagliazzurri con quattro medaglie: questo il giudizio com-plessivo del commissario tecnico Giorgio Botto: “Èstata una buona trasferta sotto tutti i punti di vista. Ilgruppo si è confermato ad altissimo livello e quindi ci

rende sicuramente felice. Il bilancio è quindi positivoancora una volta siamo rimasti tra le migliori nazionial mondo nella specialità Campagna”.L’oro compound della junior Sabrina Franzoi, che habattuto in finale la croata Maja Orlin 57-55, rimanel’emozione più forte per gli azzurri e la giovane arcie-ra racconta così la sua gioia: “È stata una vittoria fan-tastica, il mio successo più bello. Nei giorni delle qualifi-che ero sempre quinta o sesta. Onestamente non stavotirando benissimo. Dagli ottavi ho migliorato un po'ma il finale è stato davvero straordinario. Non so comesia successo. Mi sono accesa e ho iniziato a tirare in

di Guido Lo GiudiceFoto Dean Alberga e Ferruccio Berti

Sabrina Franzoi e Marco Morello:per gli junior azzurri oro e argento.

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modo eccezionale. Sono davvero felice per me e perl'Italia che meritava un bottino di medaglie anchemaggiore.”Giovani che hanno impressionato in Val D’Isere, gra-zie anche all’argento di Marco Morello nell’arcoolimpico, arresosi solamente nella finalissima controlo svedese Jesper Fredriksson. E proprio da loro Gior-gio Botto vuole ripartire per rendere ancora più fortel’Italia del campagna: “Solo con la crescita dei giovanipotremo nei prossimi anni mantenerci a questi livellioppure cercare di arrivare ancora più in alto. Rispetto altiro alla targa, forse, il settore di campagna è un po’ me-no seguito dai ragazzi e sarà nostro compito coinvol-gerli. Adesso ripartiamo con la nuova stagione e avre-mo grande attenzione per le categorie giovanili.”Speranze che crescono e che guardano ai più esperticome esempi da seguire. Anche le classi senior in ValD’Isere hanno infatti regalato sorrisi e medaglie. È ilcaso di Eleonora Strobbe, campionessa del mondouscente che si è confermata con un ottimo argentonell’arco nudo (superata nella finalissima dalla sve-dese Lina Bjaorklund) e di Giuseppe Seimandi cherimpingua ulteriormente il suo ricco palmares met-tendosi al collo il bronzo, dopo aver battuto nell’ulti-mo scontro l’idolo di casa Olivier Roy che il giornoprima aveva trascinato la sua Francia vincente pro-prio contro l’Italia nella prova a squadre. “Finalmentela fortuna è girata.” Questo il primo pensiero dell’ar-ciere delle Fiamme Azzurre. ”Sono contento perchéero vicecampione in carica e con questo bronzo confer-

mo un podio mondiale che è pur sempre un risultato divalore. Sono stato subito avanti e ho messo pressioneal mio avversario. È stata una piccola rivincita, visto cheRoy aveva chiuso la finale bronzo tra Italia e Franciacon un 6 che ha regalato a loro la medaglia e a noi ilquarto posto. Peccato perché non abbiamo concretiz-zato nel momento giusto. Avevamo la chance di con-

Giuseppe Seimandi ed EleonoraStrobbe durante le finali chesono valse il bronzo e l'argento.

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quistare altre medaglie. Ci sono state una serie di com-binazioni che ci hanno penalizzato, ma alla fine quat-tro medaglie mondiali rimangono un bel risultato per inostri colori.”Quattro medaglie che non bastano però a GiorgioBotto. Il commissario tecnico, sempre a caccia dellaperfezione, non ha dubbi quando gli si chiede checosa non l’abbia pienamente soddisfatto di questaspedizione mondiale: “Mi aspettavo qualcosa di piùdalle squadre. Il gruppo è ottimo e forse si poteva otte-nere qualcosa di più. Il colore delle medaglie non erapoi così importante ma finire ai piedi del podio non èstato di certo gratificante.”Dello stesso avviso il coach azzurro Vincenzo Scara-muzza: “Mi aspettavo di più dai nostri terzetti. Almenouna medaglia a squadre, anche argento e bronzo sa-rebbe stato importante conquistarla per il morale, an-che perché non abbiamo mai lasciato una manifesta-zione internazionale senza podio a squadre”.Scaramuzza analizza anche quali sono state le mag-giori difficoltà degli azzurri: “I percorsi erano tecnicima si confacevano alle capacità dei nostri atleti. Il pro-blema maggiore, che abbiamo riscontrato ogni voltache abbiamo gareggiato in Francia, è relativo soprat-tutto ai bersagli. Noi utilizziamo i paglioni tondi da120 cm che, con le visuali applicate sopra ti danno unacerta sicurezza mentale; loro invece usano i battifrec-cia quadrati con le visuali proporzionate alla lorograndezza. Un bersaglio quadrato occupato intera-mente dalla visuale crea una tensione maggiore almomento del tiro, in quanto lo vedi ‘piccolo’ a lunga di-stanza. Questo spiega alcuni 0 che i nostri atleti hannofatto alle distanze sconosciute. Frecce che normal-mente non sbagliano”.Come ha vissuto il gruppo Azzurro la presenza di due

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tifosi d’eccezione come i Campioni Olimpici MarcoGaliazzo e Michele Frangilli?“Sono stati assaliti da abbracci e foto. A Michele, che diMondiali Campagna ne ha vinti un po’ ho detto che si èsentita la sua mancanza… Per me lui è sempre statouna ‘medaglia certa’. Parliamo di un campione a 360°.Vederlo piangere sul podio Olimpico ci ha fatto vivereuna grande emozione ed è stato bello averlo al nostrofianco durante la competizione, anche se credo che ab-bia dato qualche consiglio anche alla moglie Sandrine,in gara con i transalpini”. A proposito di olimpici, l’azzurra Jessica Tomasi, ap-pena rientrata da Londra, ha preso parte anche lei alMondiale francese. L’arciera dell’Aeronautica ancoraprovata dalle tossine e i brividi del Lord’s CricketGround non è però riuscita a dare seguito all’oromondiale del 2008 e al bronzo del 2010.

A pagina 42 Eleonora Strobbe eMarco Morello sul podio e gliazzurri con gli olimpionici MarcoGaliazzo e Michele Frangilli.

Sopra, Giuseppe Seimandi sulpodio; il trio azzurro con laFrancia al termine della finale;il Presidente Scarzella mentrepremia Sabrina Franzoi, MicheleFrangilli con la moglie SandrineVandionnant (nazionale francese) e le azzurre Jessica Tomasi edEleonora Strobbe.

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TRICOLORI DA MANUALE

È tornato nello splendido scenario di CamigliatelloSilano il Campionato H&F. In gara gli azzurri protagonisti

ai Mondiali francesi e alcuni titolari degli Europei 3D

Si ritorna ancora una volta sui monti della Sila, nellasplendida cornice di Camigliatello, per l’edizione2012 dei Campionati Italiani di Campagna. L’ultima volta si erano dovuti attendere 17 anni,dalla prima edizione del 1992, quando ancora ilCampionato hunter & field era svolto con la formu-la del 24+24, a quella recente del 2009. Questa vol-ta sono bastati tre anni, indice certo che in Calabriala macchina organizzativa, di cui si ricorda anchel’ottima prova per la Junior Cup di Reggio, si muovee migliora continuamente. Bisogna subito dire che la manifestazione, soprat-tutto sulla parte agonistica vera è propria, è statoun autentico gioiellino: raramente è capitato disentire un coro così unanime di complimenti per laqualità e la giusta complessità tecnica dei percorsi.Difficili, impegnativi, ma assolutamente accessibili,in sostanza il manuale del perfetto allestimento diun Campionato Italiano che da sempre deve pre-miare la giusta competenza specifica senza diven-

tare inutilmente ostico. Merito sicuramente dellasplendida località di montagna - ben curata dallaForestale - che offre il giusto contorno, ma anchedell’impegno dei volontari degli Arcieri della Silacoadiuvati dall’immancabile Vincenzo Scaramuzza,il coach della nazionale che è sempre il garante diottimi campi per questa specialità.Il clima è quasi festoso, perché come accade da 20anni quando il Campionato di campagna segue leOlimpiadi, anche stavolta pur se la specialità èun’altra, c’è una medaglia da festeggiare. Certo, i fe-steggiamenti ufficiali sono previsti in occasione deiCampionati Targa, ma a Camigliatello non si parlad’altro: l’ultima freccia di Michele è sulla bocca ditutti, così come ognuno sembra non poter far a me-no di raccontare dov’era quel fatidico 9 agosto ocon chi ha condiviso quei magici momenti. E poitutta l’attenzione per le discipline paralimpiche dicui, nelle difficoltà di connessione tipicamentemontanare, tutti chiedono continuamente notizie eaggiornamenti.Il rovescio della medaglia è rappresentato dall’as-senza degli atleti olimpici che a Londra hanno ga-reggiato, come Jessica Tomasi e Michele Frangilli;quest’ultimo, vero campionissimo anche del cam-pagna, è invero assente da un paio d’anni dallaspecialità ma è dato come sicuro rientrante in vistadei World Games del 2013…I protagonisti sono quindi gli azzurri di rientro daiMondiali di Val d’Isere dove l'Italia ha conquistatol'oro con la junior Sabrina Franzoi, l'argento conEleonora Strobbe e lo junior Marco Morello e ilbronzo con Giuseppe Seimandi, oltre all'argentocon il trio femminile junior.Nel compound femminile è lo shoot off a deciderela finalissima. L’ultima freccia dice 5-4 a favore pro-prio di una delle azzurre di Val d’Isere Katia D’Ago-stino (Arcieri delle Alpi) dopo che la gara controAmalia Stucchi (Prodesenzano s.c.s.d) si era conclu-sa sul 59 pari. Per l'atleta piemontese è il primo tri-colore assoluto.

di Ardingo ScarzellaFoto Ferruccio Berti

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Nel compound maschile primo titolo italiano perFabio Ibba (Arcieri Uras) che sconfigge il campioneuscente Antonio Pompeo (Compagnia d'Archi) 64-62. Terzo posto per Silvio Giorcelli (Arcieri delle Al-pi) che batte Matteo Uggeri (Arcieri Tre Torri) 65-63.Un’altra delle azzurre di Francia Annalisa Agamen-noni, si aggiudica la finale per l’oro contro batten-do allo spareggio Anna Botto (Arcieri delle Alpi).Gara davvero equilibrata chiusa sul 53-53, ma l’atle-ta marchigiana ha avuto la meglio allo shoot off: 5per la Agamennoni, M per la Botto.Nel maschile il campione Europeo di Montichiari2011 Luca Palazzi (Arcieri Orione), anch’egli di rien-tro dalla Val d’Isere, ha ragione 58-56 dell’ormai leg-gendario Alvise Bertolini, vincitore per la tredicesi-ma volta del titolo di classe (a cui si devono aggiun-gere anche 5 titoli assoluti).Grandi sorprese nel nudo femminile dove la frescavice campionessa mondiale Eleonora Strobbe devearrendersi in semifinale ed accontentarsi del bron-zo. In finale invece arriva e vince Evelina Cataldo -per lei è il primo tricolore assoluto - che ha presoparte ai recenti Mondiali Campagna in Val d’Iserenei quali dopo la qualifica si è classificata al primoposto tra le 4 juniores che erano in gara (non si so-no svolte le eliminatorie per il numero limitato dipartecipanti nella sua categoria). Nulla da fare perla sua avversaria Rosalba Ricevuto che sarà però ti-tolare ai prossimi Europei 3D in Croazia ed ha giàvestito la maglia azzurra partecipando lo scorso an-no ai Mondiali 3D in Austria. Nel maschile il nazionale delle Fiamme Azzurre Giu-seppe Seimandi - bronzo Mondiale in Francia - bis-sa il titolo dello scorso anno arrivando a quota tre(il primo nel 2007), dopo aver battuto in finale Fran-co Cabrelle (Arcieri del Brenta) 54-45, che si consolaperò con il suo primo titolo individuale di classe tra

i master maschili. Nelle prove a squadre il titolo italiano maschile selo aggiudicano per la quinta volta gli Arcieri delleAlpi (Botto, Giorcelli, Seimandi) che hanno la me-glio sui campioni uscenti Arcieri del Medio Chienti(Seri, Peruzzini, Bianchini) 60-52. Bronzo agli ArcieriOrione (Palazzi, Natalizio, Bignardi) che battono XLArchery Team (Saveri, Delsante, Valli) 55-51.Nel femminile confermano il tricolore del 2011 learciere del Prodesenzano S.c.s.d. (Franchini, Stucchi,Rondini) che superano allo spareggio gli Arcieridelle Alpi (Botto, Peracino, Pavan): il match era con-cluso sul 49 pari, ma le piemontesi allo shoot offvincono sul filo di lana per 11-10. Bronzo per gli Ar-cieri Iuvenilia (Morabito, Scarzella, Batin) vincentisul Medio Chienti (Agamennoni, Armellini, Mussoli-no) 49-47.

A pagina 44 la finale compoundtra Fabio Ibba e Antonio Pompeoe sotto Annalisa Agamennoni.

Sopra la finale arco nudo traRosalba Ricevuto ed EvelinaCataldo e il vincitore del titoloarco olimpico Luca Palazzi.

Sotto, l'arciere delle FiammeAzzurre Giuseppe Seimandi.

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MERIDA TOUR 2012

Archi e frecce in tutta Italia per il film "Ribelle".Gli olimpionici alla prima del cartoon Disney hanno

fatto da istruttori a Enzo Iacchetti e Giobbe Covatta

L’onda fragorosa e scalpitante delle 3M s’infrange nelmare dei possibili nuovi arcieri come se si trovasse adHonolulu. Le 3M: Mauro, Marco e Michele, in rigorosis-simo ordine di tiro della finalissima olimpica che èvalsa l’oro. Sono loro i colpevoli dell’esplosione delcentralino telefonico della Fitarco, dell’eruzione delle

caselle di posta elettronica federale, dell’incredibilevirus che ha contagiato mezza Italia alla ricerca di uncampo di tiro con l’arco per misurarsi. Tutti vogliosi diemulare le gesta dei Legolas Olimpici che chiedonoinformazioni su dove andare a tirare, sull’attrezzaturanecessaria, sulla possibilità di praticare questo sportche sappiamo bene quanto sia davvero per tutti.Se la montagna non va da Maometto, Maometto vaalla montagna, recita un proverbio. Ed ecco che, se ilvero problema per chi volesse provare a ripetere legesta londinesi dei nostri eroi fosse la vicinanza, unastruttura semovente, in parte, lo risolve. È la Walt Di-sney insieme alla Pixar a dare il “la”. Colpevolissimauna ragazza dai foltissimi capelli rossi contraria aduna tradizione millenaria che la vuole principessa pa-cata e sobria. Lei, invece, come chissà quante altre ar-ciere sul territorio italico, è informale, “maschiaccio” e,soprattutto, è un vero fenomeno con l’arco!Questa, per brevi linee, è la storia di Merida, il cui ti-tolo del film è “Ribelle – The Brave”. Un film d’anima-zione in cui il tiro con l’arco fa la parte del leone. Equale modo migliore se non presentarlo all’Italia in-tera insieme ad una struttura che permetta di tirarecon l’arco?Quale miglior modo per sfruttare la struttura in le-gno “made by Enrico Ranocchi” costruita lo scorsomaggio per una manifestazione in piazza San Pie-tro? Ed ecco che questa stessa struttura, allestita adhoc con le effigi dei protagonisti del film, ha iniziatoa fare il giro d’Italia, con la collaborazione tra la so-cietà Primafila, che ha curato la promozione perconto della Disney e la Fitarco che, grazie ai ComitatiRegionali, ha contattato le Società mettendo a di-sposizione archi, frecce, bersagli, passione e gli im-mancabili istruttori federali. Sette tappe iniziali in ri-nomate località vacanziere (a quella annullata di Ca-orle per il maltempo se ne è aggiunta una a ParcoLeonardo a Fiumicino), hanno permesso a migliaiadi giovani e adulti di provare l’ebbrezza del giallo.Tanti volontari si sono alternati nell’organizzazione,oltre al grandissimo lavoro degli istruttori, che per

di Giggi Cartoni

Gli azzurri con i doppiatori del film Giobbe Covatta

ed Enzo Iacchetti.

A p.48 alcuni scatti del Merida Tour.

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48 arcieri speciale londra 2012

ore hanno continuato, sulla linea di tiro, ad avvicen-dare neofiti, curiosi e futuri arcieri.Nella tappa di Rimini è stato anche presente l’uomodell’ultima freccia, “Il Grinta”, il “Gillo” nazionale, al se-colo Michele Frangilli, che è stato ospite successiva-mente, insieme alla moglie/arciera Sandrine Van-dionnant, dell’Aquafan di Riccione. Salutato da unaconferenza stampa delle autorità comunali, è statopresente anche allo stand catalizzando totalmentel’attenzione e le macchine fotografiche dei presenti.La tappa finale di Parco Leonardo, a Fiumicino, hacoinciso con l’anteprima nazionale del film, a cui han-no preso parte sfilando sul red carpet i doppiatori ita-liani Enzo Iacchetti, Giobbe Covatta e Anna Mazza-mauro, solo per citare i più conosciuti. I primi duehanno anche voluto tentare la sorte, scoccando qual-che freccia seguendo i consigli dei nostri olimpionici

e del Vicepresidente Sante Spigarelli. “Loro hanno tirato a 70 metri? E allora facciamo qual-che passo indietro, vi faccio vedere io come si fa!”, hadetto Iacchetti ai tre azzurri mentre provava a centra-re il giallo da meno di 10 metri. Poi è stata la volta diCovatta, che prima di mettersi il parabraccio fissa Ga-liazzo e dice: “Io ti ho visto in televisione, tu eri quelloche sudava, vero? Dì la verità che avevate paura diperdere…”. E giù risate. Poi il comico napoletano hapreso la mira e con facilità disarmante ha piazzato trefrecce nel giallo vincendo nettamente la sfida con ilcollega Enzino. C’è il trucco? A quanto pare sì… “Daragazzo, quando facevo l’animatore nei villaggi turi-stici mi è capitato di sostituire anche l’istruttore di tirocon l’arco..”. Svelato l’arcano, ancora grandi risate, flashdei fotografi impazziti e interviste. Un fiume di gentegirava attorno agli istruttori del Fiumicino Archery Te-am e dell’A.s.c.i.p., piacevolmente protagonisti difronte a tanto clamore. Sono state tantissime infatti lepersone incuriosite dalla presenza delle 3M, Mauro,Marco e Michele. Autografi, fotografie, domande, sor-risi dei bambini, un bagno di folla e notorietà a cui ilnostro sport è poco abituato.Poi tutti in sala, per l’inizio del film con tanto di oc-chiali 3D, ed i volti delle persone sorridenti all’uscitahanno testimoniato della bontà del prodotto dellacasa americana di cartoni animati. Con i bambini in-tenti a mimare, ai propri genitori, la tecnica del gestoed a insegnare loro le basi: “Perché sai, papà, se prendiil giallo nella zona laterale è 9, al centro è 10 e nel pal-lino piccolo è X”.Tra imprese cinematografiche e imprese olimpiche, ipiccoli arcieri crescono…

a t t i v i t à p r o m o z i o n a l e

LOCALITÀ DATA ISTRUTORI SOCIETÀ ORGANIZZAZIONE COMITATO REGIONALEVasto (CH) 14 agosto Gino Vanga Arcieri del Molise C.R. Molise C.R. Molise PresidentePiazzetta Rodi Bruno Simeone Arcieri del Mare Giulio RicchettiSan Vincenzo (LI) 17 agosto Fausto Biagetti Arcieri Costa Etrusca Arcieri Costa Etrusca C.R. Toscana PresidentePiazza Unità d'Italia Fabio Diari Tiziano Faraonipresente anche

Rosario Callari Alberto Novelli C.I. 3D Longbowcon figuranti in abiti storici

Lido di Ostia (RM) 19 agosto Gino Giorgi A.S.C.I.P. A.S.C.I.P. C.R. Lazio PresidentePiazza dei Ravennati Corrado Valentini Roberto Toderi≤(Pontile)Ascoli Piceno 23 agosto Claudio Scoppa Arcieri Piceni Arcieri Piceni C.R. Marche PresidentePiazza Arringo Raimondo Cipollini Raimondo CipolliniRiccione (RN) 24 agosto Andrea Bertolino Arcieri Città di Rimini Arcieri Città di Rimini C.R. Emilia Romagna Presidente Piazzale Roma Raimondo Luponetti "Seven Arrows" "Seven Arrows" Giuseppe Cozzo

Pasqualino ZaniCesenatico (FC) 25 agosto Bruno Bosco Arcieri Cervia Arcieri Cervia C.R. Emilia Romagna PresidentePiazza Spose dei Marinai Andrea Fellini Giuseppe Cozzo

Antonio BarbantiCaorle (VE) 26 agosto Cancellata Piazza Papa Giovanni XXIII causa maltempoFiumicino (RM) 1 settembre Vincenzo Falsetti Fiumicino Archery Team C.R. Lazio PresidenteParco Leonardo Antonino Milici Roberto ToderiCentro CommercialeFiumicino (RM) 2 settembre Gino Giorgi A.S.C.I.P. Fitarco, A.S.C.I.P. e Parco Leonardo Marco Citernesi A.S.C.I.P. Fiumicino Archery TeamMultisala UCI Vincenzo Falsetti Fiumicino A.T.

Antonino Milici Fiumicino A.T.

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speciale londra 2012 arcieri 49

Sono state organizzate due gare “sperimentali peresordienti”, una dalla Asd Arcieri del Castello in Venetoed una dalla Asd Arco Sport Roma: le due manifestazio-ni hanno avuto un discreto successo di partecipazione,hanno visto in gara circa 100 nuovi arcieri, oltre a ungrande entusiasmo da parte degli atleti e dei tecniciche li hanno formati e seguiti in gara.L’idea di una competizione per esordienti è nata comerisposta/proposta ad una serie di considerazioni moltogenerali che, pur non essendo valide al 100% in tutte lerealtà della nostra penisola, hanno un fondo di veritàgenerale che le rendono una solida base da cui partireper poter apportare dei miglioramenti al nostro sport,costretto a confrontarsi con una realtà internazionalenella quale vediamo sempre più soggetti impegnati aperseguire l’obbiettivo olimpico.Queste le considerazioni generali di partenza.Abbiamo una perdita di tesserati annua dell’ordine dei4/5mila, che poi recuperiamo nel corso dell’anno, supe-rando normalmente il numero finale di tesserati del-l’anno precedente: questo determina comunque unacrescita che è stata costante negli ultimi anni.È inconfutabile che gli arcieri che non rinnovano il tes-seramento sono prevalentemente quelli che non arri-vano a fare una qualsiasi attività agonistica nei primidue anni.Tra l'indoor e l'aperto c'è un enorme divario numericodi partecipazione, perché manca una gara di difficoltàintermedia che consenta un approccio graduale all’at-tività agonistica all’aperto, prescindendo dalle difficoltàgenerate dagli agenti atmosferici: dopo i 18 metri sipassa nel 900 round, per i seniores ai 60 metri ai 40 me-tri per i ragazzi e dai 25 metri per i giovanissimi, il ché,dato lo scarso successo di partecipazione, sembra esse-re un salto di difficoltà eccessivo, sia per le capacità tec-niche che per il livello di attrezzatura necessario. Altroelemento che si somma a quello principale preceden-te, è la classifica unica, che mette sullo stesso piano“Marco Galiazzo” con l’ultimo arrivato. In genere nelle nostre società c'è una buona organizza-zione per i corsi di base che gratificano tecnici e società;

c’è inoltre una buona attenzione da parte degli allena-tori per i migliori atleti, ma poca cura della fase di for-mazione intermedia, che non ha aspetti gratificanti, nésotto il profilo economico, né come riconoscimenti per-sonali.Al momento per le società ed i tecnici abbiamo solo undato numerico sull'incremento di tesserati nell’anno,ma non abbiamo un metodo e la possibilità di valutarele società ed i tecnici che lavorano di più e meglio perla promozione e l'avviamento all'agonismo.Gli obbiettivi che ci si pongono con la diffusione diuna gara riservata agli esordienti.Ridurre il numero degli arcieri che non rinnovano il tes-seramento, avviandone il più possibile nei primi dueanni di tesseramento ad un agonismo “facile” che li ap-passioni e gratifichi. Colmare il divario di partecipazione agonistica tra l'in-door e l'aperto.Creare le condizioni per un miglioramento progressivodell'attrezzatura, con i relativi incrementi dei costi, chenon spaventi i nuovi agonisti.Mettere in competizione per i primi due anni arcieriche, seppur di diversa età, si confrontano a distanze ac-cessibili, con avversari che hanno la stessa anzianità ditiro. Spingere e motivare le società ad organizzarsi con unastruttura tecnica che copra tutte le fasi di formazione ed’avviamento all’agonismo dei nuovi soci/atleti.Valutare in modo certo il lavoro fatto dalle società siasotto il profilo numerico che qualitativo. Immaginateuna gara in regione dove ci saranno, ad esempio, 20nuovi arcieri della società X, 2 nuovi arcieri della societàY e nessuno di altre società: basterà un colpo d’occhioper avere i numeri e la qualità tecnica degli atleti porta-ti ad esordire dalle società e da qui valutarne le capaci-tà tecnico/organizzative.Sarà possibile abbinando ad ogni esordiente il suo tec-nico di riferimento, monitorare su tutto il territorio na-zionale i tecnici effettivamente operativi. Questo criterio,per completezza di dati, sarebbe molto utile se fosseesteso anche ai partecipanti ai vari Campionati Italiani.

UNA GARA RISERVATAAGLI ESORDIENTI

g a r a s p e r i m e n t a l e

La Federazione ha studiato nuove soluzioni per aumentare il numero di tesserati

e spingere gli arcieri principianti verso le competizioni

di Sante Spigarelli

I partecipanti ad una delle primedue gare sperimentali.

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50 arcieri speciale londra 2012

g a r a s p e r i m e n t a l e

Creare un’ulteriore situazione di confronto tra società.Creare una gara di facilissima organizzazione. Senzaspostamenti di paglioni, con una semplice premiazionedi sole medaglie. Incrementare le occasioni di "fare squadra" e quindicreare amalgama, anche tra arcieri di diversa età dellastessa società.Al termine delle due gare sperimentali si possonofare delle semplici considerazioni.Occorre un regolamento che definisca con esattezzatutti gli aspetti della gara (è in elaborazione e sarà ema-nato al più presto). Gli arcieri, i tecnici e le società hannorisposto positivamente: 70 e 27 nuovi partecipanti indue manifestazioni sono numeri che non tutte le garehanno in questo difficile periodo. Sono stati 86 gli atletidel primo anno di tesseramento e 11 del secondo an-no. Questi numeri inducono ad una prima riflessione:dove sono gli arcieri che fanno la differenza tra i primied i secondi? Sono passati ad un livello di agonismo su-periore? A giudicare da quanti pochi nuovi si vedonosui campi di gara direi di no, quindi presumibilmentehanno abbandonato!La formula interessa solo marginalmente i compound

(5 partecipanti): è evidente che l’attuale gara a 50 metripermette anche ai principianti di affrontarla senza par-ticolari problemi. La formula è stata apprezzata preva-lentemente dai tiratori olimpici, ma interessa anche gliarcieri di arco nudo (19) in quanto evidentemente lagara H+F, specie con le distanze sconosciute, ponegrosse difficoltà ai principianti. Se i numeri lo consento-no ritengo sarebbe bene per loro tentare di creare an-che una gara H+F semplificata (6+6 con distanze brevi,visuali grandi e poche pendenze), che potrebbe coin-volgere anche olimpici, compound e longbow. La garadeve essere di breve durata, 72 frecce sono più che suf-ficienti. La premiazione per società in base ai numeri diiscritti alla gara ha un’importanza fondamentale ai finiFederali, per stimolare e mettere in movimento le risor-se attive periferiche. L’accoppiamento dei tecnici agliatleti permette di monitorare il lavoro che viene da lorosvolto e con questo dato certo si potrebbero fare serieconsiderazioni organizzative generali. La soddisfazione espressa palesemente dai partecipan-ti alle due gare di trovarsi a competere “tra pari”, a di-stanze ragionevoli, fa ben sperare per le prossime com-petizioni già in programma.

UN CENTRO PER L’EMILIA

Tra le colline romagnole arcieri provenienti da tutto ilcentro Italia a scopo solidale

Domenica 22 Luglio si è svolta a Novafeltria, nellasplendida cornice della Valmarecchia, nell’entroterraRiminese la manifestazione “Un Centro per l’Emilia”,gara interregionale di tiro con l’arco organizzata da-gli Arcieri del Montefeltro. La finalità dell’evento eracompletamente a scopo benefico. E non ci potevaessere titolo migliore perché lo spirito solidale hacoinvolto tutti coloro che hanno preso parte alla ga-ra e alla fine della competizione agonistica, l’amarolasciato da qualche freccia non scoccata alla perfe-zione, ha lasciato il posto alla splendida sensazionedi una freccia tirata perfettamente, diritta al centrodell’obiettivo. Si perché l’intero incasso ricavato dallequote di iscrizione e ulteriori donazioni, € 950,00 intutto, è stato consegnato agli Arcieri Duca Obizzo IIId’Este, che hanno risposto con entusiasmo all’invitopresentatogli. Il denaro andrà nelle casse del Comune di Campo-santo che lo utilizzerà per i lavori di ricostruzione diun edificio scolastico lesionato dal terremoto che ha

colpito i territori emiliani nei mesi scorsi. Così la buo-na riuscita dell’evento, e l’onorevole causa, hannocancellato anche il violento acquazzone abbattutosiin mattinata sul campo di gara. Nella tarda mattinatail buon tempo ha regalato la perfetta atmosfera peril proseguo della manifestazione e della cerimonia dipremiazione. Durante la cerimonia di chiusura que-ste sono state le parole del presidente della compa-gnia Arcieri del Montefeltro: “Il nostro ringraziamentova a tutti coloro che hanno preso parte alla manifesta-zione, al comune di Novafeltria, alle aziende locali chehanno contribuito alla copertura delle spese organiz-zative, al comitato regionale Emilia Romagna che hapatrocinato l’evento e a tutto il personale interno e vici-no alla nostra associazione sportiva. Il nostro obiettivoè stato di organizzare un’iniziativa, nel suo piccolo, utilee di esempio per la sensibilizzazione dell’ambientesportivo nei riguardi delle problematiche sociali, contri-buendo così, facendo ciò che ci piace fare e ci appassio-na, ad aiutare chi è in difficoltà”.

b e n e f i c e n z a

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