La preparazione del margine cavitario in restauri diretti di denti anteriori: aspetti teorici
Transcript of La preparazione del margine cavitario in restauri diretti di denti anteriori: aspetti teorici
CONSERVATIVA
La preparazione del margine cavitarioin restauri diretti di denti anteriori:aspetti teoriciThe cavity margin preparation in the anterior teethdirect composites: theoretic approach
E. Pelino, S. Jabali, C. Genovesi, O. Falivene, S. Eramo*
Universit�a degli Studi di Perugia, Corso di Laurea Magistrale in Odontoiatria e Protesi Dentaria,Insegnamento di Odontoiatria Conservativa
Ricevuto il13 febbraio 2012
Accettato il26 luglio 2012
Disponibile online
*Autore di riferimento:Stefano Eramo
Riassunto
Obiettivi. Nella preparazione cavitaria per un restauro estetico diretto di
Classe IV, il bordo smalteo pu�o essere lasciato a taglio netto (butt-joint)
oppure modificato con un bisello o con un chamfer per aumentare l’area di
adesione. Poich�e tale aumento non �e mai stato dimostrato n�e quantificato,
scopo del presente contributo �e quello di calcolare teoricamente le diffe-
renze nell’area smaltea destinata all’adesione ottenuta con la preparazione
a butt-joint, a bisello a 45� e a chamfer di 1/4 di sfera dello stesso marginecavitario; ci�o al fine di permettere all’operatore di comparare il vantaggio
conseguibile nell’adesione utilizzando l’una o l’altra preparazione. Viene
inoltre esaminata la difficolt�a nell’utilizzo dei valori dell’angolo cavo super-
ficiale (Cavosurfacial Angle, CSA) a tale riguardo.
Materiali e metodi. Essendo noti lo spessore dello smalto e l’estensione
lineare del margine cavitario, vengono calcolate e confrontate percentual-
mente le aree di smalto disponibili per l’adesione a seguito dei tre tipi di
preparazione. Successivamente si calcola quanto la variazione dei suddetti
dati influisca percentualmente sulle aree disponibili.
Risultati e discussione. Ponendo lo spessore smalteo a 1 mm e l’esten-
sione lineare del margine cavitario a 10 mm, risulta che l’area di smalto
disponibile aumenta del 41% con il bisello a 45� e del 57% con il chamfer
di 1/4 di sfera rispetto al butt-joint. La trasformazione del bisello a 45� in
chamfer di 1/4 di sfera porta a un aumento relativo dell’11,03%. N�e la
variazione dell’estensione lineare del margine n�e la variazione (con impor-
tanti limitazioni cliniche) dello spessore dello smalto, mantenendo il taglio
del bisello a 45�, influenzano i suddetti risultati percentuali.Conclusioni. L’angolo smalteo di una cavit�a non appare correttamente
definito dal CSA, che si riferisce anche alle pareti dentinali: si propone,
quindi, di considerare il solo angolo di smalto residuo (Enamel’s Residual
Angle, ERA), che sar�a di 90� nel butt-joint e di pendenze minori nei bisellicon interessamenti progressivamente maggiori della superficie smaltea.
Abstract
Objectives. In the cavity preparation for direct aesthetic restoration of Class
IV, the edge of enamel may be left to butt-joint or modified with a bevel or a
chamfer to increase the adhesion area. Since this increase has never been
demonstrated and quantified, the purpose of this paper is to theoretically
calculate the differences in the enamel area intended for adhesion obtained
by preparing a butt-joint, a 45� bevel and a 1/4 ball chamfer of the samecavity margin, in order to enable the operator to compare the advantage
obtainable in the adhesion by using one or the other of the preparations.
The difficulty of using the values of the Cavosurfacial Angle (CSA) in this
respect is also identified.
Materials and methods. Being known the thickness of the enamel and the
linear extension of the cavity margin, we calculate and compare percentage
areas of enamel available for adhesion as a result of the three types of
preparation. Then we calculate as the variation of the above data influence
the percentage of available areas.
Results and discussion. By setting the thickness of enamel to 1 mm and
the linear extension of 10 mm we obtain that the bevel at 45� increases thearea of enamel available by 41% and the chamfer of 1/4 of a sphere of 57%
compared to butt-joint. The transformation of the bevel at 45� in a chamferof 1/4 of a sphere leads to a relative increase of 11.03%. Both the change
in linear extension of the margin, and the variation (with important clinical
limitations) of the thickness of the enamel while maintaining the cutting of
the bevel at 45� not involve influences on the above percentages results.Conclusions. The angle of enamel cavity is not properly defined by the
CSA, which also refers to the dentinal walls: we propose to refer only to the
angle of residual enamel (Enamel’s Residual Angle, ERA) which will be 90�
in butt-joint and lower inclination in the bevels with progressively higher cut
of the enamel surface. The increase of the enamel area available for the
adhesion with the use of bevel or chamfer with respect to the butt-joint can
0011-8524/5 - see front matter � 201 Elsevier Srl. Tutti i dir tti riservati.
http://dx.doi.org/10.1016/j.cadmos.2012.07.004
articolo originale
5 novembre 2012
i3
| DENTAL CADMOS | 1/201336
L’aumento di area smaltea disponibile per l’adesione con l’uso di bisello o
chamfer rispetto al butt-joint �e accertabile con semplici calcoli geometrici.
Viene dimostrato che, in teoria, la trasformazione di un bisello smalteo a
45� dell’estensione di 1 mm in un chamfer con gli stessi lati e il disegno di1/4 di sfera comporta un aumento percentuale di superficie disponibile pari
all’11,03%. In letteratura non sono riportate medie universalmente accet-
tate per lo spessore smalteo degli elementi anteriori, il che richiede nuovi
studi e/o l’ideazione di apparecchiature utilizzabili sperimentalmente e
clinicamente per tale scopo.
Parole chiave: * Area di adesione * Bisello * Butt-joint * Chamfer* Margine smalteo
be demonstrated with simple geometric calculations. We show that, in
theory, the transformation of a bevel at 45� with enamel extension of 1 mmin a chamfer with the same sides and the design of 1/4 of a sphere
increases the percentage of available surface area of 11.03%. Since are
not reported in the literature universally accepted media by the thickness of
the enamel of the front teeth, this requires new studies and/or the design of
equipment available experimentally and clinically for this purpose.
Key words: * Adhesion area * Bevel * Butt-joint * Chamfer * Enamel
margin
1. Introduzione
Il restauro estetico diretto della frattura di
un incisivo, ove non sia possibile il recu-
pero del frammento fratturato [1,2], come
quello di una Classe IV prevedono, nella
delineazione della cavit�a, le certezze della
rimozione del tessuto cariato e del man-
tenimento della forma del tessuto sano,
ma anche il dubbio relativo alla prepara-
zione del bordo smalteo. A partire dagli
anni Novanta del secolo scorso, sono
state proposte tre soluzioni principali a
tale problema [3].
* Lasciare il bordo smalteo con un
angolo di 90�, a taglio netto o butt-
joint.
* Effettuare la smussatura dell’angolo
smalteo mediante un taglio obliquo,
o bisello, che pu�o avere varie
pendenze, interessando estensioni
diverse dello smalto superficiale: 45�
nel bisello “classico”, ma �e possibile
variare l’inclinazione da un massimo
di 65-70� nel bisello corto a un
minimo di 25-30� nel bisello lungo;
da essi risulta, comunque, una super-
ficie piana. Quanto minore sar�a la
pendenza del taglio, tanto maggiore
sar�a l’area della superficie a disposi-
zione. Talora, per�o, si fa erronea-
mente riferimento a pendenze di
65-70� nei biselli lunghi per indicare
angolature “maggiori” di 45�: ci�o non
�e corretto con riferimento all’angolo
formato dal solo smalto residuo (che
proponiamo di definire Enamel’s
Residual Angle, ERA), poich�e quanto
pi�u l’angolo tende a 90�, tanto minore
�e l’estensione superficiale (fig. 1).
Sarebbe corretto, invece, indicare
angoli superiori a 135�, usando l’angolo
cavo superficiale (Cavosurfacial Angle,
CSA) se fosse interessato solo lo
smalto, ma tale angolo, di solito, si rife-
risce alle pareti sia smaltee sia dentinali
della cavit�a [4] (fig. 2).
* Effettuare un chamfer, ossia una
smussatura dell’angolo smalteo
mediante una punta a palla o a football
da cui risulti una superficie concava.
Alcuni autori preferiscono definire que-
sto tipo di preparazione come
“microchamfer” o “minichamfer” per
distinguerne le dimensioni da quelle
della protesi fissa e sottolinearne la
realizzazione nel solo tessuto smalteo.
Vari autori hanno sostenuto l’utilizzazione
dell’una o dell’altra tecnica, anche con-
temporaneamente, in porzioni differenti
dello stesso margine cavitario [5] sottoli-
neandone i principali aspetti positivi.
* Il butt-joint costituisce la tecnica pi�u
semplice e genera una preparazione
pi�u conservativa, un’area di superficie
restaurata minore, un risparmio di tes-
suto se il restauro dovesse essere
cambiato [6]. Esso, inoltre, sarebbe
pi�u adeguato alle caratteristiche fisiche
[(Fig._1)TD$FIG]Fig. 1
Fig. 1 In un bisello, considerando il solo
angolo residuo dello smalto, l’inclinazione
varierebbe da un massimo di 65� (bisellocorto) a un minimo di 25� (bisello lungo).Quanto minore sar�a la pendenza del taglio,
tanto maggiore sar�a l’area della superficie
a disposizione
DENTAL CADMOS | 2013;81(1):36-42 | 37
La preparazione del margine cavitario in restauri diretti di denti anteriori: aspetti teorici
dei compositi microibridi, assieme al
chamfer [5].
* Il bisello aumenta l’area di smalto
disponibile all’adesione rispetto al
butt-joint. Rimuove lo smalto apri-
smatico superficiale ed espone i cri-
stalliti dei prismi nell’asse pi�u favore-
vole, favorendo la mordenzatura
[7,8]. Aumenta l’energia libera della
superficie e, quindi, la bagnabilit�a
[9]. Aumenta il sigillo marginale,
diminuendo il pericolo di infiltrazione
[10–12]. Aumenta la resistenza alla
frattura sia del bordo smalteo sia
del composito [13–15]. Potrebbe
favorire un migliore risultato estetico
permettendo di sfumare il passaggio
restauro-smalto.
* Il chamfer, pur essendo il pi�u difficile da
realizzare, pu�o aumentare ulterior-
mente la superficie a disposizione,
mantenendo i vantaggi del bisello [16].
La principale ragione dell’uso di bisello e
chamfer �e costituita dall’aumento della
superficie smaltea destinata all’adesione
che essi generano, ma tale aumento,
forse perch�e intuitivamente evidente,
non �emai stato dimostrato e quantificato.
Scopo del presente contributo �e calco-
lare teoricamente le differenze nell’area
smaltea destinata all’adesione ottenuta
con la preparazione a butt-joint, a bisello
a 45� e a chamfer di 1/4 di sfera dello
stesso margine cavitario; ci�o al fine di
permettere all’operatore di comparare
anche percentualmente il vantaggio con-
seguibile nell’adesione utilizzando l’una o
l’altra preparazione.
2. Materiali e metodi
�E noto che nella preparazione del mar-
gine cavitario delle Classi IV il solo tessuto
interessato �e lo smalto. La dentina sar�a
sempre in posizione intracavitaria, ma
anche lo smalto avr�a una parte intracavi-
taria destinata all’adesione. Quest’ultima
sar�a data:
* nel butt-joint, dall’area formata dallo
spessore dello smalto nel settore con-
siderato moltiplicato per l’estensione
lineare del margine;
* nel bisello, dall’area obliqua creata a
spese della superficie libera e dello
spessore dello smalto, calcolabile
conoscendo l’angolazione del taglio
e/o la sua estensione sulla superficie,
lo spessore dello smalto e l’estensione
lineare del margine;
* nel chamfer, dall’area concava creata
a spese della superficie e dello spes-
sore dello smalto, calcolabile cono-
scendo lo spessore dello smalto,
l’estensione lineare del margine e
i caratteri della forma geometrica
ottenuta.
Per confrontare teoricamente la superfi-
cie offerta all’adesione da parte di un
margine smalteo trattato con i tre tipi di
preparazione, nel seguito si considerano
dapprima un caso ideale semplificato,
per calcolare poi le eventuali differenze
ottenute variando i parametri.
3. Risultati e discussione
3.1. Caso ideale
Si consideri una sezione rettilinea del
margine cavo superficiale avente esten-
sione di 10 mm, con uno spessore smal-
teo di 1 mm, delineando un prisma a base
quadrata.
* Nel butt-joint si avr�a un angolo cavit�a-
superficie di 90�, per cui la superficie
smaltea a disposizione per l’adesione
sar�a calcolabile come l’area di un ret-
tangolo avente base c di 10 mm e
altezza (lato a = spessore dello smalto)
di 1 mm (fig. 3):
area rettangolo ¼ base c� altezza a¼ 10 mm�1mm
¼ 10 mm2
* Nel bisello in cui si effettua il taglio a 45�
per l’estensione di 1 mm (fig. 4) la
superficie smaltea a disposizione sar�a
calcolabile definendo il lato dmediante
l’applicazione del teorema di Pitagora,
con la formula:
lato d ¼ffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffilato að Þ2 þ lato bð Þ2
q
� base c ¼ffiffiffi2
p� 10
¼ 14; 14 mm2
* Nel chamfer in cui vengonomantenuti i
bordi del precedente bisello e in cui la
preparazione con una punta a palla va
a costituire una concavit�a rappresen-
tata da un arco pari a 1/4 di sfera (fig. 5),
[(Fig._2)TD$FIG]Fig. 2
Fig. 2 Nella bisellatura �e certamente
corretto indicare angoli superiori a 135�
(90� + 45�) riferendosi al CSA quando�e interessato il solo smalto; tuttavia il CSA,
di solito, si riferisce sia alle pareti smaltee
sia alle pareti dentinali della cavit�a
| | 1/201338 DENTAL CADMOS
E. Pelino et al.
la superficie disponibile sar�a calcola-
bile come pari a 1/4 dell’area di un cilin-
dro avente raggio r di 1 mm (uguale al
lato a del caso precedente) e altezza h
di 10 mm (uguale alla base c del caso
precedente). Poich�e l’area del cilindro
�e data da 2p� h� r, l’area del chamfer
sar�a:
1/4 2p� h� r ¼ p=2� 10� 1
¼ 3; 14=2� 10 ¼ 15; 7 mm2
In questo caso semplificato, ponendo
la superficie del butt-joint pari al 100%,
quindi si avr�a:
* butt-joint = 100%;
* bisello a 45� = 141,4%, con incre-
mento assoluto del 41,4% rispetto al
butt-joint;
* chamfer = 157%, con incremento
assoluto del 57% rispetto al butt-joint.
Considerando il solo incremento relativo
del chamfer rispetto al bisello, ponendo
pari al 100% la superficie del bisello,
quella del chamfer sar�a data da:
14; 14 : 100 ¼ 15; 7 : x da cui
x ¼ 111; 03%
Il chamfer pertanto otterr�a, rispetto al
bisello, un incremento percentuale della
superficie disponibile pari all’11,03%.
3.2. Variazioni nell’estensione
della base
I suddetti rapporti rimangono stabili se, a
parit�a delle altre condizioni, viene variata
in pi�u o in meno l’estensione della base
che, dunque, risulta ininfluente dal punto
di vista percentuale.
3.3. Variazioni uguali per i lati a e b
I suddetti rapporti percentuali rimangono
stabili, sempre in condizioni teoriche,
anche se viene variata in maniera uguale
l’ampiezza dei lati a e b, mantenendo
quindi costante il taglio a 45� ma modifi-
cando l’interessamento della superficie
smaltea.
Cos�ı, per lati a e b di 0,25 mm, 0,50 mm,
0,75 mm, 1 mm, 1,5 mm e 2 mm si
avranno i valori riportati in tabella 1.
Tuttavia, inserendo una notazione clinica,
mentre valori dello spessore di smalto da
0,25 a 1 mm sono compatibili con quelli
offerti dall’istologia e dall’odontometria
degli incisivi, valori superiori possono
essere presenti solo nei molari e vanno
scartati nelle presenti considerazioni.
Tornando all’esposizione teorica, in base
a quanto detto �e possibile affermare che:
* per effettuare una bisellatura effettiva a
45� non �e corretto estendersi generi-
camente per 1 o 2 mm nello smalto
superficiale, ma sarebbe necessario
conoscere lo spessore dello smalto
nella zona considerata ed estendersi
nello smalto superficiale per lo stesso
valore dello spessore;
* estendendosi genericamente per
1 mm nello smalto superficiale di una
zona che abbia uno spessore smalteo
inferiore a 1 mm si effettuer�a, in realt�a,
un bisello “lungo” relativamente a
quella zona.
3.4. Lato a costante e variazioni
del lato b
Se si lascia invariato a 1 mm il valore del
lato a (che rappresenta lo spessore dello
[(Fig._3)TD$FIG]Fig. 3
[(Fig._4)TD$FIG]Fig. 4
Fig. 3 Nel butt-joint si avr�a un angolocavit�a-superficie di 90�, per cui lasuperficie smaltea a disposizione sar�a
calcolabile come l’area di un rettangolo
avente base c di 10 mm, altezza
(lato a = spessore dello smalto) di 1 mm e,
conseguentemente trattandosi di un prisma
a base quadrata, lato b = 1 mm
Fig. 4 Nel bisello in cui si effettua il
classico taglio a 45� per l’estensione di1 mm, la superficie smaltea a disposizione
sar�a calcolabile definendo il lato dmediante
l’applicazione del teorema di Pitagora con
la formula riportata in figura
Fig. 5 Nel chamfer in cui vengono
mantenuti i bordi del precedente bisello
e in cui la preparazione va a costituire una
concavit�a rappresentata da un arco pari a1/4 di sfera, la superficie disponibile sar�acalcolabile come pari a 1/4 dell’area di un
cilindro avente raggio r uguale al lato a e
altezza h uguale alla base c. Poich�e l’area
del cilindro �e data da 2p� h� r, l’area del
chamfer sar�a calcolata con la formula
riportata in figura
[(Fig._5)TD$FIG]Fig. 5
DENTAL CADMOS | 2013;81(1):36-42 | 39
La preparazione del margine cavitario in restauri diretti di denti anteriori: aspetti teorici
smalto) e si aumenta o si diminuisce il
lato b – il che in pratica corrisponde,
rispettivamente, a diminuire o aumentare
l’inclinazione del taglio rispetto a 45� – a
seguito della bisellatura si avr�a una varia-
zione della superficie disponibile facil-
mente calcolabile. I valori lineari del lato
b pari 0,25 mm, 0,50 mm, 1,5 mm, 2 mm
e 2,5 mm corrispondono ad angolazioni
di 76�, 63�, 34�, 27� e 22�.
Attenzione, per�o: con bisellature inferiori
a 45� i chamfer ottenibili saranno archi
maggiori di 1/4 di sfera che tenderanno a
sottominare lo smalto superficiale se
effettuati con una punta a palla oppure,
utilizzando una punta a football, si com-
porteranno come nel caso delle bisella-
ture superiori a 45� e non sar�a pi�u
possibile ottenere un chamfer pari a un
arco corrispondente a 1/4 di sfera, ma
solo archi progressivamente meno pro-
fondi e, quindi, con aree sempre meno
accentuate.
Lasciando ai matematici il compito di
svolgere calcoli pi�u accurati sui vari
tipi di chamfer ottenibili a partire da
biselli con angolature diverse da 45�, in
tabella 2 si riportano i rapporti tra
il bisello “classico” (1 mm) e i biselli “corti”
(0,25 mm e 0,50 mm) e “lunghi” (1,5 mm,
2 mm e 2,5 mm).
Si noter�a che:
* riducendo l’estensione del bisello
(0,25 mm e 0,50 mm), il rapporto con
l’area del butt-joint evidenzia un van-
taggio relativo (+3,1%; +11,8%),
mentre il rapporto con l’area offerta dal
bisello a 1 mm offre, come ci si deve
aspettare, un saldo negativo (–27,1%;
–20,9%);
* estendendo il bisello oltre 1 mm, il rap-
porto con il butt-joint evidenzia un
aumento vertiginoso dell’area disponi-
bile (bisello 1 mm = 41,4% di area
in pi�u; 1,5 mm = 83,1%; 2 mm =
123,6%; 2,5 mm = 169,3%). �E inoltre
possibile riscontrare come i biselli
“lunghi” (1,5 mm, 2 mm e 2,5 mm)
portino a incrementi percentuali della
superficie rispettivamente del 27,5%,
58% e 90,4% in confronto al bisello
“classico”. Un’ultima notazione: si
osservi che il chamfer effettuato sul
bisello “classico” genera all’incirca lo
Tabella 2 Rapporti percentuali tra le aree offerte dal butt-joint, dal bisello “classico” (1 mm) e dai biselli “corti” (0,25 mm e 0,50 mm)
e “lunghi” (1,5 mm, 2 mm e 2,5 mm)
Angolatura Lato a
(mm)
Lato b
(mm)
Area del butt-joint
(mm2) = X
Area del bisello
(mm2) = Y
Rapporto YX
(%)
Rapporto tra bisello “classico”
e altri tipi di bisello (%)
76� 1 0,25 10 10,31 103,1 72,9
63� 1 0,50 10 11,18 111,8 79,1
45� 1 1 10 14,14 141,4% 100,0
34� 1 1,5 10 18,31 183,1% 127,5
27� 1 2 10 22,36 223,6% 158,0
22� 1 2,5 10 26,93 269,3% 190,4
Tabella 1 I rapporti percentuali tra le aree offerte dai tre tipi di preparazione rimangono stabili, sempre in condizioni teoriche, anche se viene
variata in maniera uguale l’ampiezza dei lati a e b, mantenendo quindi costante il taglio a 45� mamodificando l’interessamento della superficie
smaltea
Lati a e b
(mm)
Area del butt-joint
(mm2) = X
Area del bisello
(mm2) = Y
Area del chamfer
(mm2) = Z
Rapporto YX
(%)
Rapporto ZX
(%)
Rapporto ZY
(%)
0,25 2,5 3,535 3,925 141,4 157 111,03
0,50 5 7,071 7,851 141,4 157 111,03
0,75 7,5 10,605 11,775 141,4 157 111,03
1 10 14,14 15,7 141,4 157 111,03
1,5 15 21,21 23,55 141,4 157 111,03
2 20 28,28 31,40 141,4 157 111,03
| | 1/2013DENTAL CADMOS40
E. Pelino et al.
stesso incremento percentuale di
superficie di un bisello “lungo” (2 mm).
3.5. Variazioni del lato a
�E l’incognita clinica dell’intero problema.
Il lato a, che per definizione �e qui identifi-
cato con lo spessore dello smalto, �e un
parametro che non pu�o essere, come gli
altri, determinato dall’operatore, ma varia
nei diversi punti degli incisivi.
Esistono due possibilit�a per conoscere lo
spessore dello smalto:
* misurarlo direttamente, cosa attual-
mente irrealizzabile nella situazione
clinica, anche se sono allo studio
macchinari da impiegare a tale scopo
[16];
* utilizzare i valori medi acquisiti dalla
scarsa letteratura, di cui nel seguito si
presenta una breve rassegna.
Gillings et al. [17] hanno sezionato 27
incisivi mandibolari e descritto le varia-
zioni nello spessore dello smalto a livello
vestibolare, linguale, mesiale e distale
dalla giunzione cemento-smalto alla
superficie incisale. Dopo aver presentato
in istogrammi le medie di tali spessori gli
autori hanno concluso che: lo smalto
della superficie mesiale �e di poco pi�u
spesso di quello della superficie distale;
lo spessore dello smalto varia in relazione
alla sua distanza dalla giunzione smalto-
cemento; le differenze nello spessore
smalteo tra un incisivo e l’altro non sono
correlate alla dimensione delle corone.
Peck et al. [18] hanno misurato lo spes-
sore dello smalto sulle superfici mesiale e
distale di 116 incisivi mandibolari estratti,
usurando la superficie incisale fino allo
scoprimento della dentina, e hanno
riscontrato una correlazione significativa
tra taglia dell’elemento e spessore com-
binato dello smalto mesiale e distale.
Shillingburg et al. [19] hanno riportato gli
spessori medi dello smalto del loro cam-
pione di 23 incisivi, senza differenziare tra
centrali e laterali. Hanno effettuato le
misurazioni a intervalli di 1 mm inciso-
gengivalmente usurando ogni dente in
parallelo alla linea che connetteva la giun-
zione amelocementizia alle superfici lin-
guale e facciale. Lo spessore medio dello
smalto variava in dipendenza della
distanza dalla giunzione amelocementi-
zia. Gli autori hanno concluso che le
misure effettuate usando la tecnica di
usura sono pi�u ampie dell’effettivo spes-
sore smalteo in relazione alla geometria
del taglio.
Harris et al. [20] hanno indagato radio-
graficamente le variazioni nello spessore
smalteo dei margini mesiali e distali in 40
incisivi permanenti mascellari. Lo smalto
risultava significativamente pi�u spesso
nel margine distale sia dei centrali sua
dei laterali con una differenza media di
0,1 mm.
D’altronde, “nessuno degli studi citati
permette di raggiungere una sufficiente
certezza nel definire lo spessore effettivo
dello smalto in ciascun punto di ogni
dente” [20]. A tale proposito, occorre-
rebbe elaborare un’apparecchiatura
che consenta di misurare lo spessore
smalteo in ogni punto di ogni dente, e
ci�o non solo riguardo a bisello e cham-
fer, ma anche ad altri fini quali la valuta-
zione dello spessore smalteo da aspor-
tare nelle faccette estetiche [21], negli
stripping ortodontici [18], nelle prepara-
zioni in protesi fissa.
4. Conclusioni
I dati ottenuti sembrano permettere
le conclusioni esposte qui di seguito.
* Vi �e la necessit�a di adottare denomina-
zioni universalmente accettate per
definire l’angolo nel butt-joint e nel
bisello smaltei. Non appare corretto
utilizzare l’angolo cavo superficiale
(CSA), che si riferisce anche alle pareti
dentinali della cavit�a, e si propone di
considerare il solo angolo di smalto
residuo (ERA), che sar�a di 90� nel
butt-joint e via via minore nei biselli
con estensioni progressivamente
maggiori nella superficie smaltea.
* L’assunto aneddotico per il quale
l’area di smalto disponibile all’ade-
sione varia secondo la progressione
butt-joint < bisello < chamfer �e stato
dimostrato e valutato con semplici cal-
coli geometrici.
* �E stato dimostrato che, in teoria, la
trasformazione di un bisello smalteo a
45� dell’estensione di 1 mm in un
chamfer avente gli stessi lati e l’anda-
mento di 1/4 di sfera comporta un
aumento percentuale della superficie
disponibile pari all’11,03%.
* Sono necessari nuovi studi per otte-
nere medie universalmente accettate
dello spessore smalteo degli elementi
anteriori e/o l’ideazione di apparec-
chiature utilizzabili sperimentalmente
e clinicamente per tale scopo.
Conflitto di interessi
Gli autori dichiarano di non avere alcun
conflitto di interessi.
Finanziamenti allo studio
Gli autori dichiarano di non aver ricevuto
finanziamenti istituzionali per il presente
studio.
Bibliografia
1. Grandini R, Pagni L, Pagavino G, De Fraia E. Using
the coronal fragment for the repair of anterior tooth
DENTAL CADMOS | 2013;81(1):36-42 | 41
La preparazione del margine cavitario in restauri diretti di denti anteriori: aspetti teorici
fracture. Quintessence Int Dent Dig 1985;10:
839–45. and 925-33.
2. Chazine M, Sedda M, Ounsi HF, Paragliola R, Ferrari
M, Grandini S. Evaluation of the fracture resistance
of reattached incisal fragments using different
materials and techniques. Dent Traumatol
2011;27(1):15–8.
3. Xu H, Jiang Z, Xiao X, Fu J, Su Q. Influence of cavity
design on the biomechanics of direct composite
resin restorations in Class IV preparations. Eur J
Oral Sci 2012;120(2):161–7.
4. Wu J, Itoh K, Hisamitsu H, Wakumoto S. Effect of
cavosurface angle on dentin cavity adaptation of
resin composites. Dent Mater J 1999;18(3):
295–303.
5. Vanini L, Mangani F, Klimovskaia O. Il restauro
conservativo dei denti anteriori. Viterbo: ACME;
2003.
6. Baratieri LN, Ritter AV. Critical appraisal. To bevel or
not in anterior composites. J Esthet Restor Dent
2005;17(4):264–9.
7. Munechika T, Suzuki K, Nishiyama M, Ohashi M,
Horie K. A comparison of the tensile bond strengths
of composite resins to longitudinal and transverse
sections of enamel prisms in human teeth. J Dent
Res 1984;63(8):1079–82.
8. Carvalho RM, Santiago SL, Fernandes CA, Suh BI,
Pashley DH. Effects of prism orientation on tensile
strength of enamel. J Adhes Dent 2000;2(4):
251–7.
9. Nebot D, Goldberg M, Fortier JP, Aldin P. Bonding
and enamel prisms. Importance of cavity margin
preparation for posterior composites. Actual
Odontostomatol (Paris) 1989;43(167):609–18.
10. Opdam NJ, Roeters JJ, Kuijs R, Burgersdijk RC.
Necessity of bevels for box only Class II composite
restorations. J Prosthet Dent 1998;80(3):274–9.
11. Peixoto RT, Poletto LT, Lanza MD, Buono VT. The
influence of occlusal finish line configuration on
microleakage of indirect composite inlays. J
Adhes Dent 2002;4(2):145–50.
12. Schmidlin PR, Wolleb K, Imfeld T, Gygax M, Lussi A.
Influence of beveling and ultrasound application on
marginal adaptation of box-only Class II (slot) resin
composite restorations. Oper Dent 2007;32
(3):291–7.
13. Gandhi K, Nandlal B. Effect of enamel preparations
on fracture resistance of composite resin buildup of
fractures involving dentine in anterior bovine teeth:
an in vitro study. J Indian Soc Pedod Prev Dent
2006;24(2):69–75.
14. Coelho De Souza FH, Camacho GB, Demarco FF,
Powers JM. Fracture resistance and gap formation
of MOD restorations: influence of restorative tech-
nique, bevel preparation and water storage. Oper
Dent 2008;33(1):37–43.
15. Coelho de Souza FH, Rocha Ada C, Rubini A,
Klein-Junior CA, Demarco FF. Influence of adhesive
system and bevel preparation on fracture strength
of teeth restored with composite resin. Braz Dent J
2010;21(4):327–31.
16. �Slak B, Ambroziak A, Strumban E, Maev RG.
Enamel thickness measurement with a high fre-
quency ultrasonic transducer-based hand-held
probe for potential application in the dental veneer
placing procedure. Acta Bioeng Biomech 2011;
13(1):65–70.
17. Gillings B, Buonocore M. An investigation of enamel
thickness in human lower incisor teeth. J Dent Res
1961;40:105–18.
18. Peck H, Peck S. An index for assessing
tooth shape deviations as applied to the man-
dibular incisors. Am J Orthod 1972;61(4):
384–401.
19. Shillingburg Jr HT, Grace CS. Thickness of enamel
and dentin. J South Calif Dent Assoc 1973;
41(1):33–6.
20. Harris EF, Hicks JD. A radiographic assessment of
enamel thickness in human maxillary incisors. Arch
Oral Biol 1998;43(10):825–31.
21. Ferrari M, Patroni S, Balleri P. Measurement of
enamel thickness in relation to reduction for etched
laminate veneers. Int J Periodontics Restorative
Dent 1992;12(5):407–13.
| | 1/2013DENTAL CADMOS42
E. Pelino et al.