La Poiana 01/2012

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Rivista elettronica La Poiana. Edizione 01/2012

Transcript of La Poiana 01/2012

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IILLUSIONELLUSIONE DELLDELL’’EOLICOEOLICOPPAGINAAGINA 33

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2La Poiana No 1 - Marzo 2012

IMPR

ESSU

M

Èla presenza di livelli orga-nizzativi che differenziaprincipalmente una società

evoluta da un semplice insieme disoggetti. La Poiana é un progettoeditoriale nato con l’intento di ap-profondire temi atti a favorireun’evoluzione responsabile dellasocietà.

http://[email protected]

PER LA SALVAGUARDIA DEL NOSTRO AMBIENTE

Iniziamo un modo ecologico di pubblicare liberandosi dai fastidiosilimiti delle pagine web, fornendo contenuti esteticamente curati,facilmente reperibili e piacevolmente leggibili.

In questo modo non sovraccarichiamo l’ambiente di stampati chespesso non vengono letti integralmente e che, comunque - salvorare eccezioni bibliofile - giunti alla loro end of life, vanno ad ali-mentare discariche o inceneritori.

Inauguriamo questa serie con un preciso punto di vista di GiosannaCrivelli - nota fotografa di luoghi e di spazi - sull’eolico, enfatiz-zando, come dice lei, che ”il discorso non è e non vuole essere no-stalgico. L’intenzione è quella di mettere in un contesto i variaspetti della problematica, alla ricerca di soluzioni innovative ve-ramente efficaci dal punto di vista energetico. E l’eolico in Svizzerasembra sinora non esserlo.”

Dobbiamo riprenderci in mano il nostro futuro attraverso un seriae profonda riflessione - come ci insegna Serge Latouche a pagina7 - sulla necessità di abbandonare la via della crescita illimitatain un pianeta dalle risorse limitate. Non si tratta, a suo giudizio, dicontrapporre uno sviluppo buono a un cattivo, ma di uscire dallosviluppo stesso, dalla sua logica e dalla sua ideologia.

Marco Gebhard

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3La Poiana No 1 - Marzo 2012

EOLICO

Il mio rifiuto è stato istin-tivo, e ho iniziato a inte-ressarmene.L’associazione per lapromozione dell’eolico

Suisse-Eole, www.suisse-eole.ch,informa sulla tecnologia, suiprogetti già realizzati e sulleprevisioni future. Le cifre espo-ste mi hanno messo all’erta.

Al momento attuale ri-sulta che l’energia provenientedall’eolico è una quantità infi-nitesimale, e non serve prati-camente a nulla. Le previsionivanno in crescendo fino al2050: sono previste 800 paleeoliche, che idealmente copri-rebbero un consumo di ener-gia elettrica che va dal 6,8%al 10% del fabbisogno a li-vello svizzero e, sempre ide-almente, coprirebbe ilconsumo di 1 milione di eco-nomie domestiche, un cal-colo a prima vista esagerato.Il balletto delle cifre si basasu ipotesi aleatorie, i modelliteorici comportano ungrande margine di errore.Recentemente è stato pub-blicato un libro estrema-

mente istruttivo sul soggetto, Eolien-nes, des moulins à vent? (EditionsFavre, [email protected]),scritto da Philippe Roch, ex direttoredell’Ufficio federale dell’ambiente,delle foreste e del paesaggio(UFAFP, oggi: UFAM), ed ex diret-tore del WWF svizzero. Roch ana-lizza i vari aspetti relativi all’utilizzodell’energia eolica. Ne emerge unquadro relativamente chiaro, varieipotesi sono ancora da verificare neltempo. Le cifre esposte da Suisse-Eole vanno relativizzate, e di molto,poiché sono cifre calcolate premet-tendo una situazione ideale. Vari fat-tori portano al ribasso il valore diefficienza energetica dell’eolico. Va-lutando unicamente il consumo a li-vello di economia domestica vienetralasciato il consumo pubblico, checomunque è da attribuire anche alsingolo abitante – cioè quello deinegozi, dei ristoranti, dei trasportipubblici, dell’illuminazione pubblica,del luogo di lavoro, dell’agricoltura,dell’industria – e allora il consumoper abitante va triplicato, e di conse-guenza il contributo all’approvvigio-namento energetico si riduce ad unterzo. E le cifre di Suisse-Eole nonrisultano più attendibili

GIOSANNA CRIVELLI

L’ILLUSIONE DELL’EOLICO

ALCUNI ANNI OR SONO MI ÈCAPITATO DI VEDERE UNDOCUMENTARIO SUPROGETTI DISFRUTTAMENTODELL’ENERGIA EOLICA INSVIZZERA. LA VISIONE ÈSTATA QUELLA DI UNADORSALE DI MONTAGNASEGNATA DA PALEEOLICHE, UN AMBIENTENATURALE INVASO DASTRUTTURE DI CARATTEREINDUSTRIALE DI GRANDIDIMENSIONI.

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4La Poiana No 1 - Marzo 2012

EOLICO

Inoltre la produ-zione di energia eo-lica non ècostante, varifattori ne in-fluenzano laprodu-

zione, so-prattutto la

velocità delvento, che va da

un minimo neces-sario a un massimo che nonpuò essere superato.

L’eolico è dunqueun’energia intermittente, cheinoltre può difficilmente es-sere immagazzinata. Il nu-mero di ore di produzioneenergetica non è prevedibilecon esattezza e così nel com-puto totale anche questo fat-tore va calcolato al ribasso.D’inverno vi è il pericolo delgelo, che rischia di bloccarele pale, e comporta unazona di pericolo sotto allestesse, per la caduta dighiaccio. Dunque un largoperimetro tutto attornosarà inaccessibile, smi-nuendo il vissuto di quel

paesaggio. La tendenza attuale,spinta dalle compagnie che gesti-scono l’elettricità, è quella di pilonie di pale eoliche gigantesche, chepossono raggiungere l’altezza di200 metri (come termine di para-gone: un traliccio ad alta tensioneè alto in genere non più di 50metri, talora come sul San Got-tardo anche parecchio meno). Ilche porta a tutta una serie diconseguenze: per la costruzione eil mantenimento necessitanonuove strade di accesso per ognisingolo pilone, e ogni singolo pi-lone avrà un basamento di ce-mento armato di 300 mc.

L’INTERVENTO SARÀ MOLTOPIÙ MASSICCIO EINQUINANTE

Le simulazioni digitali mo-strano dei piloni bianchi ano-ressici, senza nulla attorno. Mala realtà sarà ben diversa, l’in-tervento sarà molto più massic-cio e inquinante dal punto divista visivo, e non solo. Inoltre ipiloni dovranno essere illumi-

Anche in Ticino la caccia alvento da parte dell’AET con-tinua, cito da un recente

articolo del “Corriere del Ticino”:«...ora che a livello nazionale si èdeciso l’abbandono del nuclearele ricerche sono riprese con vigoreconcentrandosi anche su siti menopromettenti...» E bravi! Si parla delMatro, del Corno del Gesero, delLucomagno, e nel cassetto dei de-sideri vi sarebbero anche il Passodell’Uomo, la Greina, la Carassina,la Cava che, fortunatamente, perora sono stati scartati. Una palaqui, una pala là: una vera assur-dità! SEGUE A PAG. 6

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5La Poiana No 1 - Marzo 2012

GOTTARDO

Èsemplicemente ridicolo quandol'ASTAG presenta una strategia per iltrasferimento. Da anni lei e i suoi ga-loppini politici non fanno altro che im-pedire un efficace trasferimento delle

merci dalla strada alla ferrovia - afferma Fabio Pe-drina, presidente dell'Iniziativa delle Alpi. - La Costi-tuzione e la legge dicono chiaramente che due anni

dopo l'apertura della galleria di base del Gottardo po-tranno ancora attraversare la Svizzera solo 650'000camion all'anno. “La politica di trasferimento non è fal-lita - è che finora è mancata la volontà politica di met-terla seriamente in pratica. Abbiamo abbastanzatempo ed è nostro dovere è raggiungere l'obiettivoentro il 2018” spiega Pedrina. Il numero massimo di650'000 transiti di mezzi pesanti non è stato fissato acaso, ma deriva direttamente dal l'incarico costituzio-nale!

In passato l'ASTAG si è opposta a qualsiasi misura effi-cace per favorire il trasferimento delle merci dalla strada alla

ferrovia, che fosse laTTPCP o i negoziati per introdurre rapidamentela borsa dei transiti alpini, ecc. La sua attuale pro-posta di spostare verso l'alto l'obiettivo di al mas-simo 650'000 mezzi pesanti in transito,portandolo a 1 milione, è semplicemente inaccet-tabile. Questa strategia fa parte di una tattica delsalame per sabotare definitivamente l'obiettivo ditrasferimento. Ciò è in contrasto con la volontàpopolare e contrario alla Costituzione.L'ASTAG farebbe meglio a onestamente lan-ciare un'iniziativa popolare per l'abolizione

della TTPCP e lo stralcio dell'articolo costituzionalesulla protezione delle Alpi, invece di fare i propri inte-ressi per vie traverse e silurare la volontà popolare“,

UNA STRATEGIA DI NON-TRASFERIMENTO

È significativo che l'ASTAG non voglia saperne diuna borsa dei transiti alpini. La ragione è semplice: laborsa dei transiti è lo strumento più efficace ed econo-mico per spostare le merci dalla strada alla rotaia e

INIZIATIVA DELLE ALPI

SE NON C'È LA VOLONTÀ, NEPPURESI TROVA LA VIA

LA PROPOSTA DELL'ASSOCIAZIONE DEGLIAUTOTRASPORTATORI ASTAG, DI SPOSTARE VERSOL'ALTO L'OBIETTIVO DI TRASFERIMENTO DI ALMASSIMO 650'000 CAMION IN TRANSITO DALLEALPI, È INACCETTABILE. L'ASTAG AFFERMA DIIMPEGNARSI PER IL TRASFERIMENTO DELLE MERCISULLA FERROVIA, MA IN FONDO VUOLE SOLO SA-BOTARE LA PROTEZIONE DELLE ALPI.

SEGUE A PAG. 10

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EOLICO

GIOSANNA CRIVELLI

L’ILLUSIONE DELL’EOLICO - 3

nati, giorno e notte, per il pericoloche rappresentano per l’aviazione,un inquinamento luminoso non in-differente. Si aggiungono numerosialtri fattori negativi, oltre a quelli giàelencati: il rumore, il pericolo per gliuccelli, l’effetto potenzialmente no-civo degli ultrasuoni prodotti dallepale, la necessità di tralicci ad altatensione in vicinanza, per il succes-sivo trasporto dell’energia elettrica.Da non dimenticare è che questi im-pianti vanno rinnovati dopo unaventina d’anni, dunque saranno dasmantellare e da riciclare, con scorieinquinanti da smaltire. Tutto questova messo nel conteggio energetico diquesta fonte di energia, che è benmeno pulita di quanto a prima vistapossa sembrare. Ritornando allacifra dei futuri 800 impianti eolicinecessari per ottenere un rendi-mento minimo, e tenendo conto dellepossibili ubicazioni in luoghi mini-mamente idonei (quelli con vento si-curo, relativamente costante, edaccessibili con facilità) – e probabil-mente in Svizzera 800 non ce nesono – possiamo ipotizzare che ver-ranno sfruttati tutti i passi alpini, ela maggior parte delle creste mon-tane, in particolare nel Giura. Sfo-

gliando dossier e documentazionisulla tematica, si trovano elencatetutta una serie di ubicazioni in cui visono dei progetti o già costruiti, o invia di realizzazione, o in fase di pro-gettazione, o nella lista dei desideri.La lista è in costante e quasi giorna-liera crescita.

Per fare un altro esempio: laDanimarca è stata cosparsa a tap-peto da pale eoliche, per coprire unaproduzione di elettricità del 1,5% delconsumo totale di energia.

Leggendo articoli sul soggetto, ri-torna spesso la considerazione che «... aparte l’impatto visivo...» non vi sono altrecontroindicazioni sull’eolico. A parte ilfatto che nemmeno la seconda afferma-zione è veritiera, è questa l’osservazioneche in me ha fatto scattare la molla dellarabbia.

Come se l’ambiente, il paesaggio, lanatura in cui viviamo non avesse un va-lore! Solamente perché non è immediata-mente monetizzabile? Paesag- gio che èuna entità essenziale, primaria, che rap-presenta l’origine e la vita. Paesaggiopercepito come spazio necessario e indi-spensabile per non soffocare, per viverealmeno a momenti in con- trotendenzaagli effetti deleteri della speculazione edi-lizia, che ha cementificato inesteticamente

Sembra essere la corsa all’oro!Un breve elenco, molto in-completo e provvisorio: Got-

tardo, Grimsel, Furka, Novena, Sem-pione, Sanetsch, Gran San Ber-nardo, San Bernardino, Surselva,Val Bregaglia... Non dimenticandoil Giura (varie informazioni si tro-vano sul sito www.noscretes.ch). Ilparco eo- lico più alto, il parco eo-lico più grande, la caccia ai recorddel vento (che alla fine però recordnon sono).

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EOLICOGIOSANNA CRIVELLI

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ed anesteticamente gli ambienti antropizzati, portandoci allarassegnazione e all’accettazione di ogni tipo di banalità edili-zia. E infine, paesaggio come valore simbolico, terapeutico,spirituale, che agisce beneficamente su di noi, in modo miste-rioso, magico. Il paesaggio ha i suoi diritti e più che mai habisogno di difensori! Quando si faranno i primi bilanci, e siconstaterà, a grande sorpresa dei più, che il santo non è pernulla valsa la candela, sarà troppo tardi. Gli impianti eoliciimperverseranno ovunque. E vai a toglierli!

Così è stato con la speculazione edilizia: il vuoto legisla-tivo ha permesso di tutto e di più, e ora piangiamo, ci lec-chiamo le ferite, e cerchiamo di rattoppare e di salvare ilsalvabile, che nei fondovalle si riduce a ben poco. Cerchiamodi non distruggere anche la montagna! Nell’interazione dellevarie componenti della problematica, l’aspetto paesaggisticoe visivo non può e non deve essere trascurato.

PER NON DISTRUGGERE ANCHE LAMONTAGNA

C’è chi proclama che un parco eolico – così sichiama quando le pale sono almeno tre – siaun’espressione dell’estetica della nostra epoca. Puòessere un punto di vista. Ma quando questa visionedelle cose va a scapito di un bene comune, il prezzodi ciò che va irrimediabilmente perduto è troppo alto.A livello legislativo vi sono da parte della Confedera-zione delle linee direttive, delle raccomandazioni giu-ste e sensate, ma che non hanno nessun caratterevincolante. Gli accordi vengono presi dalle società co-struttrici con i Cantoni, i Comuni e con i proprietaridei terreni. I megaimpianti eolici sono costruzioni in-

dustriali al di fuori delle zone edificabili, e come talinecessitano di concessioni speciali, ma finora le deci-sioni sono lasciate all’arbitrio di chi ha interessi diparte. E, dove è il caso, verranno probabilmente pureconcesse deroghe alla legislazione di protezione delleforeste, finora intoccabile. Quando, per aver modifi-cato la finestra di un rustico, si rischia la multa, senon quasi l’imposizione di demolizione. Urge una le-gislazione specifica a livello svizzero per sta- biliredei criteri validi e vincolanti. Per prevenire le possibili(e auspicabili) limitazioni future, le lobby dell’energiastanno mettendo le mani in avanti, e cercano di rea-lizzare in tempi brevi, brevissimi, il maggior numerodi progetti. Senza che sulla tematica vi sia stata la mi-nima informazione e discussione a livello politico, etantomeno un coinvolgimento della popolazione!

Non dimentichiamo: il vento genera denaro, e chi ciguadagna sono i soliti noti. La storia si ripete. Non è stato cosìanche con le acque? L’ecologia è un facile e buon pretesto.Svegliamoci! Non prendiamo per scontato tutto quello che innome dell’ecologia ci viene propinato. Dovrebbero veniresovvenzionati i Comuni che si oppongono ai megaimpiantieolici sul proprio territorio, in genere Comuni perife-rici a cui andrebbero le briciole della torta, e non lelobby dell’elettricità, come invece ovunque avviene. �

GIOSANNA CRIVELLI

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ECON

OMIA

Il primo obiettivo è una ri-duzione massiccia del-l’orario di lavoro,moltiplicando così i postioccorrenti (si provi a im-

maginare turni da 4 ore, oanche meno). Per raggiun-gere l’obiettivo dell’affran-cazione dal lavorooccorre una transizione

disintossicatoria, nella quale– non è un mistero – non è dettoche si blocchi subitamente la cre-scita; ad esempio per una riconver-sione sociale occorrerà moltolavoro in alcuni settori:- assistenza sociale- insegnamento- deindustrializzazione agricola

- rilocalizzazione industriale- riconversione ecologica- ristrutturazione termica degli edifici- energie alternative (solare ed eolico)- artigianato- riciclaggio dei prodotti- riparazioni e trasformazioni

Sarà organizzata una società di transizione nonsenza traumi – è vero – verso una società in cuiil lavoro sarà abolito in quanto significazione im-maginaria centrale. �

DECRESCITA

GLI ALBERI NON ARRIVANO IN CIELO:CRESCONO FINO A UN CERTO PUNTOE POI SI FERMANO.

TRENT’ANNI DI CRESCITAILLUSORIA

Abbondanza FrugaleSerge LatoucheBollati Boringhieri, 2011

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ECONOMIA

La decrescita non è soltanto contro il capi-talismo, è antiproduttivista, ossia anchecontro l’ideologia del socialismo scientificoche ha in sé l’immaginario capitalista cheallo sfruttamento dei padroni sostituisce la

dittatura del proletariato, senza porsi il problema del-l’ambiente. La decrescita può essere espressa conun’ideologia eco-socialista.

“NON C’È GIUSTIZIA SOCIALE SENZAGIUSTIZIA ECOLOGICA”.

La decrescita non è comunque prerogativa della sini-stra, anche perché – paradossalmente – il capitalismo èavanzato negli ultimi decenni grazie alle socialdemocrazie

finto-sinistroidi. La decrescita èstata studiata, sviluppata e pro-posta da movimenti marxisti or-todossi, anarchici, antimoderni,consiliaristi, situazionisti, e nonmeno da eco-fascisti.

Attualmente non stiamovivendo in una democrazia;attualmente il contenuto de-mocratico (responsabilità ecoscienza politica del citta-dino) è offuscato dall’asser-vimento cerebrale allelobbies del marketing multi-nazionale. Viviamo – non èuna novità – in una postde-mocrazia, ossia una demo-

crazia caricaturale, priva di contenuto effettivo (il nonrispetto dei referendum popolari, governi tecnici ecc.).La decrescita ha come obiettivo la rifondazione dellademocrazia attraverso la decolonizzazione dell’imma-ginario produttivista ed attraverso la pratica di com-portamenti virtuosi, approdando a ciò che si puòchiamare Democrazia Ecologica.

È imperativa l’evoluzione della mentalità; ma sel’uomo non riuscirà ad essere responsabile e capacedi gestire la sua libertà, ci penseranno o il realismo-pedagogico o l’insorgenza di aggregazioni neofasci-ste (peraltro già in movimento). �

«NEL SECONDO DOPOGUERRA ABBIAMO AVUTO TRENT’ANNIDI CRESCITA REALE, A CUI SONO SEGUITI TRENT’ANNI DICRESCITA VIRTUALE: QUELLA DELL’ESPANSIONE GIGANTESCADEL CREDITO E DEI PRODOTTI FINANZIARI. SECONDO GLIADDETTI AI LAVORI, IL DENARO VIRTUALE IN CIRCOLAZIONE(DOTATO QUINDI DI EFFETTI "REALI") SAREBBE PARI600MILA MILIARDI DI DOLLARI, SECONDO I PIÙ PRUDENTI,ADDIRITTURA A UN MILIONE DI MILIARDI DI DOLLARI,SECONDO ALTRE STIME. QUESTE CIFRE SUPERANO IL PILMONDIALE DI 15-20 VOLTE! E’ UN ENORME BOLLASPECULATIVA (IMMOBILIARE OLTRE CHE FINANZIARIA) CHENON POTEVA NON SCOPPIARE, CON GLI EFFETTI CHEABBIAMO SOTTO GLI OCCHI». (SERGE LATOUCHE)

SERGE LATOUCHE

ABBONDANZA FRUGALE

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POLITICA

raggiungere l'obiettivo di trasferi-mento. Lo dimostrano gli studidella stessa Confederazione. “Lastrategia presentata dall'ASTAG èil tentativo di lavare il cane senzabagnarlo“, afferma Alf Arnold, di-rettore dell'Iniziativa delle Alpi.“In sintesi: le proposte dell'ASTAGsono una strategia di NON-tra-sferimento!” �

FABIO PEDRINA, PRESIDENTEINIZIATIVA DELLE ALPI,

SEGUE DA PAGINA 5

Spesso mi imbatto in eco-logisti e strenui protettoridella natura che si atti-vano a difesa di qualchealbero secolare o si indi-

gnano per i barbari trattamenti cuisono sottoposti indifesi animali. Leg-giamo di generose signore che dedi-cano con fervore parte del propriotempo libero - e talvolta pure delproprio gruzzolo – in pro dei lorocagnolini o dei gatti abbandonati.Altri soggetti si battono per far spa-rire tutta la carne dai nostri menu,allegando le sofferenze della vita inbatteria e della “mazza”. Benissimo elodevole! Ma non basta ... spesso di-mentichiamo l'uomo!

Barconi carichi di famiglie di-sperate che affondano nel Mediter-raneo o altre drammatiche notizieche coinvolgono persone a noi piú omeno - geograficamente o cultural-mente - prossime non riescono a su-scitare l'onda di indignazionepopolare spesso innescata da stram-palate leggende metropolitane (vi ri-cordate dei gattini in bottiglia o deicani esca per gli squali?)

In India come in molti altripaesi dell'emisfero sud, intere comu-nità rurali non trovano migliore so-

luzione che il suici-dio per liberarsi dal-l'oppressionequotidianadella fame, deidebiti e della man-canza di prospettive. E, parallela-mente, nel benestante occidenteinteri gruppi sociali si abbandonanoalla violenza, alla criminalità e aglisballi totali pur di sopportare la pro-gressiva emarginazione e la stessamancanza di prospettive economichee sociali dei diseredati del terzomondo.

L'ESSERE UMANO COMECARDINE DELL'ECOSISTEMA.

Le cause di tutto ció vannoanalizzate a livello socio-economicoglobale. Stiamo vivendo un momentostorico iniziato negli anni 80 che hacreato una società fondata sulla pro-pagazione di un'economia senza re-gole e con l'unico principio dellacrescita, sfrenata e continua, dei pro-fitti finanziari. Tutti si preoccupanodella crescita del PIL, mentre i pro-dotti alimentari, dei quali l'umanitànon puó fare a meno, sono divenutidelle commodities negoziate in

“PER PROTEGGERE LE FONTI DELLE NOSTRE RISORSEDOBBIAMO AGIRE IN ACCORDO CON LE LEGGISCIENTIFICO-TECNICHE. PER ESEMPIO, TRATTANDO DELRENDIMENTO DELLE NOSTRE FORESTE, DOBBIAMOSTARE ATTENTI CHE L’INDUSTRIA FORESTALE AGISCACORRETTAMENTE. TRATTANDO DEL PETROLIO,DOBBIAMO ATTREZZARCI PER PREVENIRE GLISPRECHI. E’ NECESSARIO INSOMMA SFORZARSI DIAPPLICARE LE LEGGI SCIENTIFICO-TECNICHE E UNCRITERIO DI SFRUTTAMENTO RAZIONALE.” (LENIN AIDELEGATI COMUNISTI DEL CONSIGLIO DEI SINDACATIDELL’APRILE 1919 )

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POLITICA

borsa. Si brevettano sementi comefossero proprietà intellettuale, sicreano OGM che distruggono flora efauna naturali, si disboscano ettari diforeste pluviali per farne pascoli gi-ganteschi o piantagioni di soja per icombustibili. E l'uomo “della strada”che ne ricava? Assolutamente nulla,solo le conse-guenze piúdisastrose.Per arricchirequell'1% diavvoltoi chesiedono aWall Street, inBahnhof-strasse e neivari consiglidi amministrazione a Zugo o alleCayman.

“Se le banche e gli hedge fund nonvengo regolati, assisteremo a carestie sularga scala. Per ora abbiamo un miliardodi affamati, che soffrono in silenzio, ve-dremo guerre per il cibo e per la terra.Che in realtà ci sono già state. L’ordineeconomico e politico crollerà. La scelta èchiara: o si continua ad assecondare lebanche e si va verso il baratro oppure glisi dice questi sono i vostri limiti, noi inten-diamo proteggere l’ordine sociale, econo-

mico e quello ecologico”. (Vandana Shiva,da Panorama.it – 1.12.2011)

I VERDI LIBERALI, UNASSURDO IDEOLOGICO

“Stiamo su un treno senza con-ducente” (Serge Latouche) in corsa

sfrenata verso il capolinea,senza che nessuno si decidaa tirare il freno. E certa-mente non possiamo aspet-tarci che siano liberali oconservatori a tirare quastofreno! A Roma sono addirit-tura riusciti a piazzare lalonga manus della finanzasullo scranno di primo mi-nistro, cosí, senza elezione e

manco consultazione popolare! Per ipoteri economici l'unica preoccupa-zione consiste nel salvaguardare ipropri interessi finanziari. Assomi-gliano tanto ad un tossico che co-mincia ad agitarsi appena fattal'ultima dose. Ma pensare di cam-biare gioco nemmeno parlarne! Cimandano subito il Marchionne diturno a fotterci per benino: riduzionedei salari, dei poteri sindacali, delleconquiste sociali, insomma dei sacro-santi diritti delle famiglie e dei lavo-

ratori... “Sennó andiamo in Cina”. Ela politica, i media e quelli che icompagni del pc chiamano “i bor-ghesi” fanno la loro particina comeda copione.

Accade che i borghesi sonopure loro una razza in via di estin-zione, anche se non se ne sono an-cora accorti! E per proteggere esalvaguardare borghesi, operai, stu-denti, lavoratrici, mamme, nonni,precari, svizzeri e stranieri pur-troppo non basta solo mobilitarsi peri nostri bei prati verdi, le energie al-ternative e le piste ciclabili. É sola-mente una componente, importantesenza dubbio, di un progetto politicodi piú ampio respiro.

IL VERDE DIVENTA TRENDY

Perché se non si lotta – coeren-temente - contro tutti i poteri palesie occulti, per abbattere consumismo,disinformazione, razzismo, ignoranzae individualismo, non ci sarà maiconcesso di sviluppare un mondopiú giusto e piú verde, a meno che ilverde non diventi un business. Eaimé sta già succedendo. �

MARCO GEBHARD

UNA SCELTA PONDERATA

Amazzonia, in giallo aree disboscate per l’allevmento

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AGEN

DA

22 MARZO 2012

La maggior parte dell'ac-qua che "beviamo" è co-munque contenuta neglialimenti che mangiamo:la produzione di un chilo

di manzo, per esempio, richiede15.000 litri d'acqua mentre quello diun chilo di grano richiede 1500 litri.

Quando sappiamo che unmiliardo di persone nel mondogià soffre di fame cronica e lapressione sulle risorse è moltoalta, non possiamo affermare cheil problema è "localizzato". Perfar fronte alla crescita della po-polazione e garantire l'accessouniversale a cibo nutriente, di-verse azioni sono raccomandatee tutti noi possiamo partecipare:

UN WORLD WATER DAY 2012

OGGI DOBBIAMO NUTRIRE SETTE MILIARDI DI PERSONE INTUTTO IL MONDO, E PROBABILMENTE DUE MILIARDI IN PIÙENTRO IL 2050. SECONDO LE STATISTICHE, SI CONSUMANODA 2 A 4 LITRI DI ACQUA AL GIORNO.

consumare prodotti che richiedono meno acqua

limitare lo scandalo del cibo sprecato: il 30% del cibo prodottoa livello mondiale non è mai consumato e l'acqua usata perfarlo è persoa per sempre!

produrre più cibo, migliore, con meno acqua;

adottare una dieta sana.

DIPARTIMENTO FEDERALE DELLE FINANZE

NO AD UN’INIZIATIVAINUTILE ED ASOCIALE

L’iniziativa sul risparmio perl’alloggio è realmente necessariaper promuovere l’accesso alla pro-prietà o l’acquisto di una casa pro-pria?

No. Il diritto fiscale attualmentein vigore tiene già sufficientementeconto del mandato costi-tuzionale afavore della promozione dell’accessoalla proprietà.

Il trattamento fiscale privile-giato riservato al prelievo anticipatodei capitali del secondo e terzo pila-stro è uno strumento di provata effi-cacia per la promozione del primoacquisto di una proprietà abitativa.

Un’ulteriore misura di promo-zione fiscale dell’accesso alla pro-prietà non sarebbe pertantosoltanto superflua, in quanto il trat-tamento fiscale privilegiato del ri-sparmio per l’alloggio nonrappresenta neppure uno stru-mento efficace per una maggiorediffusione della proprietà abitativatra le economie domestiche soglia(ossia le economie domestiche conreddito annuo lordo compreso tra60 000 e 100 000 franchi). In ef-fetti, chi guadagna poco non puóneppure costituire i risparmi perl’alloggio che gli consentirebbero difornire il capitale proprio necessarioper l’acquisto di una casa propria.Le fasce ad alto reddito possono in-vece permettersi di acquistare unaproprietà abitativa ad uso proprioanche senza risparmio per l’allog-gio. �