La Pittura del Nord alla Galleria Caretto di Torino

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PERIODICO DI CULTURA E INFORMAZIONE Fondato da Carlo Accossato nel 1994 dell’ ARTE I.P. CORRIERE 2,50 COURRIER DES ARTS Anno XVIII - n° 19 - Venerdì 9 Novembre 2012 Direzione e Redazione: P.za Zara, 3 - 10133 Torino. Tel. 011 6312666 - Fax 011 6317243 - Cell. 377 4648901 E-Mail: [email protected] - www.corrieredellarte.it Art. 2 Comma 2 Legge 662/96 - Pubblicità inferiore al 45% Spedizione in abbonamento postale Corso Tassoni, 56 - Torino Tel. 011 4377770 www. santagostinoaste.it [email protected] L’arte di vendere l’arte autentica Il Corriere dell’Arte è su facebook con più di 6.000 contatti da tutto il mondo e on line con oltre 500 visitatori al giorno Corso Tassoni, 56 - Torino Tel. 011 4377770 www. santagostinoaste.it [email protected] L’arte di vendere l’arte autentica ADRIANO OLIVIERI V orrei essere illustre e sconosciuto!” eb- be a dire una volta Edgar Degas; un de- siderio parzialmente avveratosi per il veggente dell’arte moderna. L’esposizione di Torino lo conferma. Una mostra bella grazie a Degas e non certo allo sforzo critico di fatto ine- sistente poiché l’occasione nasce dal restauro del Musée d’Orsay dal quale provengono tutte le opere. Un evento comunque da non mancare per osservare i dipinti del maestro in uno spazio che dona loro maggiore agio, come confessa lo stesso direttore del museo francese, e che rap- presenta la più estesa mostra italiana mai dedi- cata all’artista. Strano questo Degas: pittore ca- pace di intenerirci con particolari accuratamen- te dipinti per poi sorprenderci con una tecnica scabra, rapida ma estremamente attuale. Il suo pennello scava in ciò che osserva, ne ru- ba l’anima, si approfondisce talmente nella ricerca della forma di un sog- getto, indagato con piglio insieme da sociologo e da antropologo, che alla fi- ne sconfinerà nella terza dimensio- ne facendosi scultura. Per pratica- re questa divinazione ha bisogno di tempo, di solitudine, del- l’assidua pratica del disegno come strumento per sentire la forma e nel quale, come nei so- netti che scrive, ricerca la dif- ficoltà. Per questo ama Ingres e gli antichi pittori italiani che copia durante i numerosi pel- legrinaggi nella penisola. Fra gli impressionisti è un intruso perché non cerca la luce ma un’attitudine, l’aspetto es- senziale del volume e so- prattutto ciò che sarà l’ido- lo della modernità: il movi- mento. Lui che, per assur- do, detesta l’agitazione e impreca contro il traffico urbano. Disegna soggetti girandovi attorno come fa- ranno i cubisti ma li coglie specialmente nel loro am- biente quotidiano ritraendone la psicologia come nel romanzo con- temporaneo. È tuttavia un realista sui generis che non ama la pittura en plein-air e quando viaggia torna imbronciato. Preferisce pran- zare nella sua parca casa ombreggiata dalla grande acacia - un poco di vitello, mac- cheroni e per finire marmellata di Dundee - e poi, come un voyeur di anime, giron- zolare nei suoi quartieri preferiti, nei caf- fè e nei teatri nei quali osserva i musicisti nella buca d’orchestra, le luci sottinsù del- la ribalta e i colori cangianti delle quinte. Cavalli, ballerine e donne alla toilette: sa- ranno questi i suoi soggetti pre- feriti nonché strumenti idonei a osservare il corpo umano in equilibrio instabile per co- gliere il quale lo soccorrerà la rapida tecnica del pastello. E la memoria naturalmente, come au- tentico strumento di creazione perché Degas am- bisce all’artificiale, non all’impressione ma al- la perennità della classicità. Dall’atelier nel qua- le si serra per terminare i suoi lavori trae però tanta modernità e un realismo brutale in sinto- nia con la fotografia e addirittura in anticipo, co- me noterà Germain Bazin, sulla prospettiva plu- ridimensionale del cinema. Dalle fotografie di Muybridge apprende il meccanismo del movi- mento mentre dalle stampe giapponesi il modo di porre i personaggi ai margini del dipinto svuo- tando il centro delle composizione. Sviluppa co- sì un linguaggio figurativo che, raggiunta la real- tà, addirittura la oltrepassa ponendo un tassello alla soppressione del soggetto. Colto e solido borghese, Degas non ambisce a sfaldare l’im- magine ma a costruirla e per fare ciò di- fende la propria creatività con un umo- re misantropico, scontroso e sfer- zante che nasconde tuttavia una pro- fonda amabilità e, quando è in gior- nata, un carattere addirittura friz- zante che gli proviene dalle origini napoletane. L’aulica collocazione della Promotrice è adatta a rammentarci la fi- gura distinta di Degas. Peccato però che la mostra sfiori solamente l’occasio- ne per approfondire le capacità di un pittore che scampò i rischi dell’ac- cademismo divenendo, con Manet e Cézanne, un fautore della moderni- tà ma capace di commuoversi dinanzi a Giotto e che, ormai cieco e solo, si spegne dolcemente un giorno del 1917 mentre i cannoni che si odono a Parigi coprono la no- tizia della sua scomparsa. Promotrice delle Belle Arti Viale Balsamo Crivelli, 11 – Torino Degas - Capolavori dal Musée d’Orsay Fino al 27 gennaio 2013 Catalogo Skira Alla Promotrice delle Belle Arti di Torino Degas, le forme e i colori GIAN GIORGIO MASSARA L a Galleria Luigi Caretto di Torino pre- senta la 53ª mostra d’arte dedicata al mondo del Nord Europa: Fiandre e Olanda. Ad accoglierci è Massimiliano Ca- retto, autore di molte schede del catalogo che, mettendoci “cuore, fatica e passione”, con il padre Luigi ha acquistato in aste di mezzo mondo e nelle collezioni private una serie di dipinti, molte dei quali stupefacenti. Non so- lo, ma dal 13 dicembre, la Galleria parteci- perà alla prestigiosa Fiera di Mosca con al- cune opere assai interessanti, mentre la ro- mana mostra ospitata al Chiostro del Bramante esporrà una bella serie di dipinti provenienti dalla Galleria Caretto. La copertina del cata- logo torinese presenta una superba Adorazio- ne dei Magi di Jan Massys, il pittore fiam- mingo che scompare nel 1575 e che fin dal- l’età giovanile collabora con il padre Quen- tin. Il dipinto (cm. 103 x 97) presenta le fi- gure inquadrandole in una bellissima archi- tettura di fondo nella quale risplendono gli ori dei fregi, dei capitelli, dei doni che i Magi re- cano. La Vergine dal volto dolcissimo incor- niciato appena da lievi ciocche bionde, non guarda lo spettatore per cui su di Lei si con- centrano gli sguardi, specie di quel Mago di sinistra non immemore, nell’espressione, del mondo leonardesco. Il paesaggio – caratte- rizzante la pittura del Nord europeo – lo tro- viamo nell’opera di Pieter van de Velde ispi- rata all’ingresso di S. Norberto di Xanten in Anversa. L’episodio storico avviene nel 1122 e l’opera (1670 ca.) raffigura in modo minu- zioso l’alta torre della cattedrale così come appare oggi, il corteo dei religiosi, le imbar- cazioni, in una scena animata dai vessilli co- lorati che il vento disegna. La pittura del Nord alla Galleria Caretto di Torino Edgard Degas, “Piccola danzatrice di quattordici anni”, fusione eseguita tra il 1921 e il 1931 bronzo patinato, tutu in tulle, nastro in satin; base di legno; 98x35,2x24,5 cm © RMN (Musée d’Orsay) / René-Gabriel Ojéda - Réunion des Musée Nationaux/ distr. Alinari ANDREA D’AGOSTINO U na volta varcato l’in- gresso da Piazza Scala, l’interno è an- cora più spettacolare del mu- seo dell’800. Intesa Sanpao- lo ha rispettato la promessa fatta l’anno scorso: il 26 ot- tobre ha ufficialmente inau- gurato “Cantiere 900”, con cui il percorso delle Gallerie d’Italia a Milano è final- mente completo. Piazza della Scala Novecento, un Cantiere nel cuore di Milano Jan Massys, “Adorazione dei Magi”, cm. 103 x 97, opera databile 1525-30 segue a pag. 3 segue a pag. 2 Corriere19__ 31/10/12 12:37 Pagina 1

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da il Corriere dell'Arte, recensione di "53° mostra maestri fiamminghi ed olandesi del XVI e XVII secolo"

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P E R I O D I C O D I C U L T U R A E I N F O R M A Z I O N E

Fondato da Carlo Accossato nel 1994

dell’ARTE

I.P.

CORRIERE €2,50

C O U R R I E R D E S A R T S

Anno XVIII - n° 19 - Venerdì 9 Novembre 2012

Direzione e Redazione: P.za Zara, 3 - 10133 Torino. Tel. 011 6312666 - Fax 011 6317243 - Cell. 377 4648901E-Mail: [email protected] - www.corrieredellarte.itArt. 2 Comma 2 Legge 662/96 - Pubblicità inferiore al 45%Spedizione in abbonamento postale

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L’arte divendere l’arte

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L’arte divendere l’arte

autentica

ADRIANO OLIVIERI

Vorrei essere illustre e sconosciuto!” eb-be a dire una volta Edgar Degas; un de-siderio parzialmente avveratosi per il

veggente dell’arte moderna. L’esposizione diTorino lo conferma. Una mostra bella grazie aDegas e non certo allo sforzo critico di fatto ine-sistente poiché l’occasione nasce dal restaurodel Musée d’Orsay dal quale provengono tuttele opere. Un evento comunque da non mancareper osservare i dipinti del maestro in uno spazioche dona loro maggiore agio, come confessa lostesso direttore del museo francese, e che rap-presenta la più estesa mostra italiana mai dedi-cata all’artista. Strano questo Degas: pittore ca-pace di intenerirci con particolari accuratamen-te dipinti per poi sorprenderci con una tecnicascabra, rapida ma estremamente attuale. Il suopennello scava in ciò che osserva, ne ru-ba l’anima, si approfondisce talmentenella ricerca della forma di un sog-getto, indagato con piglio insieme dasociologo e da antropologo, che alla fi-ne sconfinerà nella terza dimensio-ne facendosi scultura. Per pratica-re questa divinazione ha bisognodi tempo, di solitudine, del-l’assidua pratica del disegnocome strumento per sentire laforma e nel quale, come nei so-netti che scrive, ricerca la dif-ficoltà. Per questo ama Ingrese gli antichi pittori italiani checopia durante i numerosi pel-legrinaggi nella penisola. Fragli impressionisti è un intrusoperché non cerca la luce maun’attitudine, l’aspetto es-senziale del volume e so-prattutto ciò che sarà l’ido-lo della modernità: il movi-mento. Lui che, per assur-do, detesta l’agitazione eimpreca contro il trafficourbano. Disegna soggettigirandovi attorno come fa-ranno i cubisti ma li cogliespecialmente nel loro am-biente quotidiano ritraendone lapsicologia come nel romanzo con-temporaneo. È tuttavia un realista sui generische non ama la pittura en plein-air e quandoviaggia torna imbronciato. Preferisce pran-zare nella sua parca casa ombreggiata dallagrande acacia - un poco di vitello, mac-cheroni e per finire marmellata di Dundee- e poi, come un voyeur di anime, giron-zolare nei suoi quartieri preferiti, nei caf-fè e nei teatri nei quali osserva i musicistinella buca d’orchestra, le luci sottinsù del-la ribalta e i colori cangianti delle quinte.Cavalli, ballerine e donne alla toilette: sa-ranno questi i suoi soggetti pre-feriti nonché strumentiidonei a osservare

il corpo umano in equilibrio instabile per co-gliere il quale lo soccorrerà la rapida tecnica delpastello. E la memoria naturalmente, come au-tentico strumento di creazione perché Degas am-bisce all’artificiale, non all’impressione ma al-la perennità della classicità. Dall’atelier nel qua-le si serra per terminare i suoi lavori trae peròtanta modernità e un realismo brutale in sinto-nia con la fotografia e addirittura in anticipo, co-me noterà Germain Bazin, sulla prospettiva plu-ridimensionale del cinema. Dalle fotografie diMuybridge apprende il meccanismo del movi-mento mentre dalle stampe giapponesi il mododi porre i personaggi ai margini del dipinto svuo-tando il centro delle composizione. Sviluppa co-sì un linguaggio figurativo che, raggiunta la real-tà, addirittura la oltrepassa ponendo un tasselloalla soppressione del soggetto. Colto e solidoborghese, Degas non ambisce a sfaldare l’im-

magine ma a costruirla e per fare ciò di-fende la propria creatività con un umo-

re misantropico, scontroso e sfer-zante che nasconde tuttavia una pro-fonda amabilità e, quando è in gior-nata, un carattere addirittura friz-

zante che gli proviene dalle origininapoletane. L’aulica collocazione dellaPromotrice è adatta a rammentarci la fi-

gura distinta di Degas. Peccato però chela mostra sfiori solamente l’occasio-ne per approfondire le capacità di unpittore che scampò i rischi dell’ac-cademismo divenendo, con Manet eCézanne, un fautore della moderni-tà ma capace di commuoversi dinanzi

a Giotto e che, ormai cieco e solo,si spegne dolcemente un giornodel 1917 mentre i cannoni chesi odono a Parigi coprono la no-

tizia della sua scomparsa.

Promotrice delle Belle ArtiViale Balsamo Crivelli, 11 – TorinoDegas - Capolavoridal Musée d’OrsayFino al 27 gennaio 2013Catalogo Skira

Alla Promotrice delle Belle Arti di Torino

Degas, le forme e i coloriGIAN GIORGIO MASSARA

La Galleria Luigi Caretto di Torino pre-senta la 53ª mostra d’arte dedicata almondo del Nord Europa: Fiandre e

Olanda. Ad accoglierci è Massimiliano Ca-retto, autore di molte schede del catalogo che,mettendoci “cuore, fatica e passione”, con ilpadre Luigi ha acquistato in aste di mezzomondo e nelle collezioni private una serie didipinti, molte dei quali stupefacenti. Non so-lo, ma dal 13 dicembre, la Galleria parteci-perà alla prestigiosa Fiera di Mosca con al-cune opere assai interessanti, mentre la ro-mana mostra ospitata al Chiostro del Bramanteesporrà una bella serie di dipinti provenientidalla Galleria Caretto. La copertina del cata-logo torinese presenta una superba Adorazio-ne dei Magi di Jan Massys, il pittore fiam-mingo che scompare nel 1575 e che fin dal-

l’età giovanile collabora con il padre Quen-tin. Il dipinto (cm. 103 x 97) presenta le fi-gure inquadrandole in una bellissima archi-tettura di fondo nella quale risplendono gli oridei fregi, dei capitelli, dei doni che i Magi re-cano. La Vergine dal volto dolcissimo incor-niciato appena da lievi ciocche bionde, nonguarda lo spettatore per cui su di Lei si con-centrano gli sguardi, specie di quel Mago disinistra non immemore, nell’espressione, delmondo leonardesco. Il paesaggio – caratte-rizzante la pittura del Nord europeo – lo tro-viamo nell’opera di Pieter van de Velde ispi-rata all’ingresso di S. Norberto di Xanten inAnversa. L’episodio storico avviene nel 1122e l’opera (1670 ca.) raffigura in modo minu-zioso l’alta torre della cattedrale così comeappare oggi, il corteo dei religiosi, le imbar-cazioni, in una scena animata dai vessilli co-lorati che il vento disegna.

La pittura del Nordalla Galleria Caretto di Torino

Edgard Degas, “Piccola danzatricedi quattordici anni”, fusione eseguita tra il 1921 e il 1931 bronzo patinato,tutu in tulle, nastro in satin; base di legno; 98x35,2x24,5 cm© RMN (Musée d’Orsay) /René-Gabriel Ojéda - Réunion des MuséeNationaux/ distr. Alinari

ANDREA D’AGOSTINO

Una volta varcato l’in-gresso da PiazzaScala, l’interno è an-

cora più spettacolare del mu-seo dell’800. Intesa Sanpao-lo ha rispettato la promessafatta l’anno scorso: il 26 ot-tobre ha ufficialmente inau-

gurato “Cantiere 900”, concui il percorso delle Galleried’Italia a Milano è final-mente completo.

Piazza della Scala

Novecento, un Cantierenel cuore di Milano

Jan Massys, “Adorazione dei Magi”, cm. 103 x 97, opera databile 1525-30 segue a pag. 3

segue a pag. 2

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9 Novembre 2012

Oltre al Paesaggio italianizzante conguado di Jan Asselyn che presentaun rudere quasi “moderno”, la natu-ra domina il Paesaggio con Loth ele figlie, opera ora considerata di-pinta da un allievo del Civetta ri-cordato come il Maestro del Sermo-ne di Lille; sono state alcune radiciscoperte e un tronco in primo pianoa consentire l’attribuzione del di-pinto, prezioso nel colore, che pre-senta altresì simboli del male e cu-riosi particolari. Luminoso brue-gheliano, bellissimo è il Paesaggioboscoso con viandanti di GillisClaesz de Hondecoeter riferibile aiprimi anni del secolo XVII: nel cie-lo e sugli alberi, alcuni uccelli scu-ri interrompono l’azzurro striato digrigio, mentre i dominanti alberis’incurvano creando così un arco alpassaggio dei viandanti. Si ritienespesso che la pittura en plein air siauna conquista recente; essa viene in-vece utilizzata ben prima, cioè nel-la seconda metà del Seicento daMeindert Hobbema, pittore olande-se che nel proprio Villaggio con fi-gure si pone di fronte al paesaggiocome se dovesse fotografarne i par-ticolari, dall’aguzzo campanile alsolco lasciato dalle ruote d’un car-ro, alla tridimensionalità d’un ramodai toni cromatici che fanno presa-gire l’autunno. La notte illumina ilCanale al chiaro di luna di Aert vander Neer che lascia il proprio mo-nogramma quasi al centro della te-la. Ben rari sono i paesaggi nottur-ni secenteschi e questo dipinto è diottima qualità con il lieve riflettersilunare nelle acque del canale, le ci-tazioni di natura, le nuvole e gli

astanti intenti forse a seguire gli esi-ti della pesca.Fra le caratteristiche soste in taver-na (da Teniers il Giovane al Berc-keyde, in mostra) si isola l’opera diWillem van Herp animata da gioca-tori di carte. Fiammingo, allievo delRubens, questo artista completa lascena con la simbologia dei vizi edelle virtù: si gioca a carte, si beveoppure si gusta il formaggio, sischerza con la fantesca la cui figu-ra è accompagnata da una bella fi-gura di bimba; l’ambiente, ricco dioggetti e di nature morte ci restitui-sce altresì l’abbigliamento di un ce-

to medio nelle Fiandre della secon-da metà del Seicento. Alcune deli-ziose opere acquistate nei viaggi fraLondra e New York, Stoccarda e lecollezioni private, dicono della raf-finatezza della pittura europea: inprimis, il Ritratto Muliebre di for-ma ovale (cm.7 x 9) destinato a es-sere portato con sé come se si trat-tasse di una odierna fotografia. Neè autore Gonzales Coques che sot-tolinea il trasparente pizzo dellascollatura, le gioie, la pettinatura,l’intensità dello sguardo. Nuova-mente di piccole dimensioni, le ope-re su rame di Pieter Gysels e Isaac

van Oosten; si tratta rispettivamen-te di un Paesaggio con ponticello edi una coppia di dipinti accolti en-tro belle cornici nere, con scene pa-storali che testimoniano il senso diserenità negli animali mansueti enella circostante scena bucolica. So-litamente nelle mostre fiammingheabbondano le nature morte; in Gal-leria si possono ammirare le tavoledi Harmen Loeding e Floris vanScooten, autore di una complessaopera nella quale figurano frutti, bic-chieri, pani e un bel prosciutto in pri-mo piano accanto ad un’antica olie-ra. L’ultimo dipinto che prendiamo

in considerazione ha richiesto unostudio attento. Finalmente un’operagrafica del 1569 ha consentito di leg-gere completamente questo Pae-saggio con il monte Sinai nei suoiparticolari, compresa l’indicazionedelle varie Stazioni di pellegrinag-gio (Kerstian de Keunink). Sono sta-ti così individuati il monte ai cui pie-di sta il monastero di Santa Cateri-na, il monte Aronne e soprattutto lacima del terzo monte sulla qualecompaiono delicatissimi angeli ric-chi di luce in atto di seppellire il cor-po di Santa Caterina. Guglie azzur-re, la luce di un’alba, fanno da sfon-do a questo dipinto che presenta inprimo piano una caratteristica pro-cessione. Vogliamo tentare il mondodell’osè? Fermiamoci di fronte al-l’opera di W. Cornelisz Duyster ovecinque coppie si presentano in atteg-giamento, diciamo, amoroso! Inutileconsigliare la visita alla Galleria Ca-retto ai torinesi poiché da oltre mez-zo secolo sono abituati a trascorrereun pò di tempo nelle sale di Via Ma-ria Vittoria 10 per scoprire cosa ac-cadeva lontano dall’Italia dal Ri-nascimento in poi. Un’esposizionedi qualità, incentrata sul secoloXVII di una terra che alterna piat-te pianure, dune, monti boscosi edove nel secolo XVI il Mistero del-la Passione viene rappresentato perquasi un mese. E un dipinto in mo-stra raffigura gli angeli recanti tut-ti i simboli della Passione attornoal Bambino appena nato.

Galleria Luigi CarettoVia Maria Vittoria 10 – Torino53a Mostra di Maestri Fiamminghie OlandesiFino al 2 dicembreInfo: 011 537274

Kerstian de Keunink, “Paesaggio con il monte Sinai”, cm 75x107, opera databile 1610 ca

MARIANNA ORLOTTI

Sulla scia di una tendenza che ha caratterizza-to le più grandi città europee, anche Milano,capitale italiana della moda, dell’industria e

del design non rimane immune al fascino delle ca-se d’autore. Sul versante nord di una città in dive-nire, proiettata nella prospettiva delle grandi me-tropoli in vista dell’Expo 2015 e continuamente

sollecitata dalla rapidità delle trasformazioni eco-nomiche, ambientali e culturali che hanno messoin crisi l’urbanistica tradizionale, assistiamo, in con-trotendenza, alla riqualificazione dell’area indu-striale ex Campari di Sesto San Giovanni su pro-getto degli architetti Mario Botta e Giancarlo Mar-zorati per il Gruppo Moretti Costruzioni Spa. LaCampari, icona dell’aperitivo made in Italy in tut-to il mondo, fin dai primi anni della sua attività è

riuscita a valorizzare le potenzialità della pubblici-tà e a sfruttarla in modo efficace investendo nel-l’arte: Cappiello, Dudovich, Depero, Munari, Fel-lini, Nespolo, sono solo alcuni dei nomi di grandiartisti che hanno saputo dar vita ad un vincente con-nubio tra arte e comunicazione caratterizzando lastoria del brand e del beverage nato nel 1860. L’in-

tervento architettonico attuale consiste nel recupe-ro di un’area produttiva dismessa riconvertita a fun-zioni residenziali e di terziario. Le Residenze di viaCampari si sviluppano su quattro torri dedicate adaltrettante personalita considerate parte integrantedella cultura immaginifica del ‘900 e legate all’i-dentita di questo luogo, Depero, Dudovich, Ne-

spolo e Cappiello. In una recente in-tervista a proposito del ruolo dell’ar-chitetto e dell’architettura Botta so-stiene come “Uno degli aspetti piùimportanti per un architetto è il mes-saggio insito nell’architettura, la re-lazione che si stabilisce con il conte-sto. Le residenze di via Campariesprimono un’identità forte, dove holavorato sull’immagine totemica. Èimportante che l’architettura ripren-da un volto, un’immagine, che recu-peri la capacità iconica di trasmet-tere emozioni”. Il contesto è parte in-tegrante del progetto in connessionediretta con la storia e i valori del luo-go. In un un’area verde di oltre 6.000mq, l’ex area Campari ha cambiatovolto diventando il nuovo centro di-rezionale conservando una palazzinastorica adibita a spazio espositivo del-l’azienda. Un equilibrato dialogo trastili ed epoche che si traduce in un’ar-chitettura sintetica ispirata alle avan-guardie futuriste di cui Milano è sta-ta centro e protagonista indiscussa. Ecosì conclude Tiziano Bertazzoni,Amministratore Delegato della Mo-retti Real Estate “Le Residenze di viaCampari sono soluzioni abitative frut-to di un pensiero progettuale che po-ne al centro l’uomo e il suo bisognodi qualità del vivere”.

A Sesto San Giovanni la riqualificazione di un’area industriale

Le residenze di via Camparitra arte e architettura

Tiziano Bertazzoni, AD della Moretti Real EstateA sinistra: Le residenze di via Campari

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