La piccola fiammiferaia

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Pagina 5 quando, all’improvviso, arrivò velocissima una carrozza che la sfiorò e la scaraventò malamente a terra. Il bianco cavallo scalpitò e il cocchiere le lanciò una severa occhiata di rimprovero. Ella era troppo spaventata per dire qualcosa a sua discolpa! Nella caduta le erano sfuggiti di mano i fiammiferi e si mise a raccoglierli frettolosamente. La bambina aveva tanta voglia di piangere e si sentiva terribilmente infelice! Passato il primo atti- mo di spavento, la piccina si alzò e si guardò intorno. La strada era ora deserta, e lei aveva fame, tanta fame e tremava dal fred- do … La piccola fiammiferaia era rimasta sola nella grande piazza coperta di neve. Intanto era scesa la sera e attraverso i vetri delle finestre la fanciulla scorge- va i lumi che rallegravano le stanze e i festoni colorati che pendevano dai soffitti. Per le strade non si scorgeva più nes- suno: c’era solo un delizioso profumino di arrosto che usciva da tutte le case. La gente era raccolta intorno al caminetto acceso che spandeva il suo te- pore e tra brindisi e sorrisi fe- steggiava la fine del vecchio an- no e la nascita dell’anno nuovo. I bambini più fortunati avevano accanto la mamma e il papà e tutti erano felici. In quell’atmo- sfera di festa, solo la piccola fiammiferaia si sentiva dispera- tamente sola e triste! La piccina era sfinita. Si fermò davanti ad un portone nella speranza di trovare un po’ di riparo dal vento gelido. Ella se- dette sullo scalino e si rannic- chiò, coprendo alla meglio le gambe e i piedi nudi. Era una fredda giornata di di- cembre: le strade erano bianche di neve e la tra- montana soffia- va gelida. Ad un angolo della piazza, sotto il porticato, so- stava una bam- bina dal visetto smunto e pati- to. Era la piccola fiammiferaia. Ella era rimasta sola al mondo dopo la morte dei genitori e della nonna. La piccina aveva in mano alcune scatole di fiam- miferi e li porgeva ai passanti con occhi tristi e imploranti. Ma nessuno badava alla pove- ra piccola che cer- cava in- vano di vendere qualche fiammife- ro. Era l’ulti- ma sera dell’anno, la sera di San Silvestro. Per la via i passanti si affrettavano con passi lesti verso le loro case, sorridenti e carichi di doni. La gente si preparava a festeggiare il nuovo anno e nella piazza c’e- ra un festoso andirivieni di car- rozze. La fanciulla pensava triste- mente che sol- tanto lei era sola al mon- d o , di Hans Christian Andersen (Odense, 1805 - Copenaghen, 1875) “Forse un fiammifero acceso mi darà un po’ di tepore” pensò. Ne trasse uno dalla scato-

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quando, all’improvviso, arrivò velocissima una carrozza che la

sfiorò e la scaraventò malamente a terra. Il bianco cavallo scalpitò e il cocchiere le lanciò una severa occhiata di rimprovero. Ella era troppo spaventata per dire qualcosa a sua discolpa! Nella caduta le erano sfuggiti di mano i fiammiferi e si mise a raccoglierli frettolosamente. La bambina aveva tanta voglia di piangere e si sentiva terribilmente infelice!

Passato il primo atti-mo di spavento, la piccina si alzò e si

guardò intorno. La strada era ora deserta, e lei aveva fame, tanta fame e tremava dal fred-do … La piccola fiammiferaia era rimasta sola nella grande piazza coperta di neve. Intanto era scesa la sera e attraverso i vetri delle finestre la fanciulla scorge-va i lumi che rallegravano le stanze e i festoni colorati che pendevano dai soffitti. Per le strade non si scorgeva più nes-suno: c’era solo un delizioso profumino di arrosto che usciva da tutte le case. La gente era raccolta intorno al caminetto acceso che spandeva il suo te-pore e tra brindisi e sorrisi fe-steggiava la fine del vecchio an-no e la nascita dell’anno nuovo.

I bambini più fortunati avevano accanto la mamma e il papà e tutti erano felici. In quell’atmo-sfera di festa, solo la piccola fiammiferaia si sentiva dispera-tamente sola e triste!

La piccina era sfinita. Si fermò davanti ad un portone nella speranza di trovare un po’ di riparo dal vento gelido. Ella se-dette sullo scalino e si rannic-chiò, coprendo alla meglio le gambe e i piedi nudi.

Era una fredda giornata di di-cembre: le strade erano bianche di neve e la tra-montana soffia-va gelida. Ad un angolo della piazza, sotto il porticato, so-stava una bam-bina dal visetto smunto e pati-to.

Era la piccola f iammifera ia. Ella era rimasta sola al mondo dopo la morte dei genitori e della nonna. La piccina aveva in mano alcune scatole di fiam-miferi e li porgeva ai passanti con occhi tristi e imploranti. Ma

nessuno b a d a v a alla pove-ra piccola che cer-cava in-vano di vendere q u a l c h e fiammife-ro.

Era l’ulti-ma sera dell’anno,

la sera di San Silvestro. Per la via i passanti si affrettavano con passi lesti verso le loro case, sorridenti e carichi di doni. La gente si preparava a festeggiare il nuovo anno e nella piazza c’e-ra un festoso andirivieni di car-

rozze. La fanciulla pensava t r i s t e -m e n t e che sol-tanto lei era sola al mon-d o ,

di Hans Christian Andersen (Odense, 1805 - Copenaghen, 1875)

“Forse un fiammifero acceso mi darà un po’ di tepore” pensò. Ne trasse uno dalla scato-

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anche questo fiammifero si spense e la bella visione scomparve all’improvviso.

La piccola fiammiferaia non seppe resistere e ne accese subito un altro. La fiammel-la illuminò una tavola im-bandita con ogni ben di Dio e la piccina, raggiante, si accomodò e stava per as-saggiare la minestra, ma … il fiammifero tristemente si spense. Il freddo la riprese e la fame si fece sentire più forte che mai.

Subito la piccola strofinò sulla scatola un altro fiam-mifero, che mandò un te-nue chiarore all’intorno. In quella luce la povera bam-bina, come per incanto, vi-de le persone che aveva tanto amato: la mamma e la nonna. Entrambe avevano per lei dolcissimi sorrisi e la in-coraggiavano a sperare in un futuro migliore. “Mamma cara, mia buona nonnina, vi voglio tanto bene, restate ancora con me!”. La piccina tese le braccia e il suo viso si rischiarò di una luce intensa. In quel momento si era dimenticata di tutte le sofferenze e si sentiva immen-samente felice. E subito, per trattenere la dolce visione, la piccola accese tutti i fiammiferi che aveva. Infine, esausta, si addormentò.

Il mattino seguente, il primo giorno del nuovo anno, i passanti che transitarono per la piazza videro un po-vero corpicino immobile, disteso sulla neve. Una car-rozza si fermò all’istante e una giovane signora, con il volto commosso e turbato, ne discese per portare soc-corso a quella povera, infe-lice creatura. La piccina, stremata dal freddo e dalla fame, era svenuta e sareb-be certamente morta, se due robuste braccia non l’avessero amorevolmente sollevata, avvolta in una coperta e adagiata in un

la e lo accese. La piccola fiamma tremò al soffio del vento, poi si fece più sicura. Alla bambina

caldo lettino.

Quando la bambina si svegliò, credette ancora di sognare ad occhi aperti, ma si rallegrò nel vedere molti visi buoni, chini su di lei. La buona signora le chiese se voleva restare per sempre in quella casa, assieme ai suoi figli che già le volevano bene. La piccina fu felicissima di aver tro-vato finalmente l’amore di un papà e di una mamma e diven-ne così una graziosa signorinel-la, circondata e protetta dall’af-fetto della sua nuova famiglia.

(dal libro “Fantasia di fiabe”, Edizioni Malipiero, 1974)

sembrò di trovarsi seduta davanti ad un caminetto acce-so che spandeva calore. Ella stese le gambe e le mani per godere di quel

La piccola fiammiferaia di Hans Christian Andersen (1805 - 1875)

tepore … ma la fiamma si spen-se, il caminetto sparì ed ella ri-mase con un fiammifero spento. Accese poi un altro fiammifero. Anche questo bruciò e alla bam-bina parve di vedere un bellissi-mo albero di Natale. Era carico di palline colorate, di candeline ac-cese e sfavillanti ghirlande d’ar-gento. Come era bello! Che gioia poterlo ammirare così da vicino! La piccina stese le mani, ma …