La Pesca Mosca e Spinning 5_2012

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MOSCA SPINNING e LA PESCA MOSCA SPINNING e LA PESCA 5/2012 PUBBLICAZIONE BIMESTRALE 5,50 www.lapescamoscaespinning.it n. 5 OTTOBRE-NOVEMBRE 2012 CORUBAL TERRE SELVAGGE 2 LIVREE OLOGRAFICHE PERCIDI IN LAGHETTO LIGHT ROCK FISHING 3 SPIGOLE DALLA SCOGLIERA Spedizione in abbonamento postale 70% - Empoli - anno XII, numero 5 - OTTOBRE-NOVEMBRE 2012 - bimestrale SCARDOLA BLOCKBUSTER C&R BASSO NERA GIGIA SUPERSTAR LE FULLY DRESSED DI TRAHERNE IL LUNGO ANNO DEI TRICOTTERI

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La Pesca Mosca e Spinning n. 5/2012. The leading Italian fly fishing & spin fishing magazine. Techniques, flies and lures, fishing destinations.

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PUBBLICAZIONE BIMESTRALE • € 5,50www.lapescamoscaespinning.it

n. 5 • OTTOBRE-NOVEMBRE 2012

CORUBALTERRE SELVAGGE 2

LIVREE OLOGRAFICHEPERCIDI IN LAGHETTO

LIGHT ROCK FISHING 3SPIGOLE DALLA SCOGLIERA

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Direttore responsabileEugenio Ortali

RedazioneVia Cosimo Ridolfi 4 - 50053 EmpoliTel. 0571/73.701 - Fax 0571/530.989www.lapescamoscaespinning.itinfo@lapescamoscaespinning.itwww.facebook.com/MoscaeSpinninghttp://twitter.com/lapescaMeSwww.youtube.com/user/MoscaeSpinningwww.flickr.com/photos/moscaespinning

Segretaria editingGraziella Curto

Hanno collaborato a questo numeroMoreno Bartoli, Mauro Borselli,Claudio Carrara, Fabrizio Cerboni,Stefano Corsi, Fabio Federighi,Fabio Lommi, Alessandro Massari, Ivano Mongatti, Giorgio Montagna,Luca Montanari, Max Mughini,Federico Renzi, Antonio Rinaldin,Boris M. Salnicoff, Marco Sammicheli,Fosco Torrini, Emanuele Turato,Antonio Varcasia

Pubblicità e abbonamentiPetra srl

Via Cosimo Ridolfi 4 • 50053 EmpoliTel. 0571/73.701 • Fax 0571/530.989

Pubblicazione bimestrale

Registrazione presso il Tribunale di Vicenzan. 900 del 4 febbraio 1997

Una copia € 5,50 · Arretrati € 6,00Abbonamento 6 numeri € 28,00

Tutti i diritti riservatiLA PESCA MOSCA E SPINNINGEdizioni PETRA srl

Direttore editorialeElena Dall’Armi

Grafica e impaginazionePetra srl

StampaArti grafiche Boccia spa, Salerno

DistribuzioneME.PE., Milano

12C&R BASSO NERAdi Claudio Carrrara«Nel fiume umbro, grazie alla sensibilità ealla lungimiranza degli amministratori del-la provincia di Terni, alla passione di alcunipescatori, alla professionalità e alla dedizio-ne dei gestori, si è creata un’importanterealtà per la pesca a mosca, che sta avendoun crescente riscontro a livello nazionale».

18DALLA REDNECK WAYA FISHING SMARTdi Antonio VarcasiaLa recente vicenda normativa riguardante iltonno rosso ha amplificato nei media l’argo-mento del catch and release in mare. Perchéquesto abbia un senso, tuttavia, è necessariopraticarlo in modo corretto, in relazione allasingola specie e alla stagione della cattura.

24IL LUNGO ANNODEI TRICOTTERIdi Ivano MongattiLe condizioni climatiche di quest’anno, chesembrano doversi riproporrre anche in futuro,hanno richiesto un maggiore uso di tricotteri.L’autore ne propone otto modelli, basati sull’i-dea che essi debbano essere più leggeri e ‘sal-terini’ delle imitazioni cui siamo abituati.

30TERRE SELVAGGEseconda partedi Max MughiniProseguendo il suo persorso in terra di Sar-degna, Max esplora con successo il primobacino artificiale creato lungo il corso delFlumendosa, in località Villanova Strisaili, eil lago Cedrino, vicino a Dorgali. Belle cat-ture, esperienze intense, una natura sempreammaliante.

38GIGIA SUPERSTARdi Mauro BorselliLa pesca del ghiozzo praticata da due ragazzi-ni riporta l’autore all’infanzia e alle primeesperienze di pesca con il padre. Ma Mauronon è un tipo nostalgico: la curiosità e la vo-glia di mettersi sempre alla prova, dando cor-po alle intuizioni scaturite da un’os servazionemaniacale del comportamento dei pesci, diogni pesce, sono per lui il sale della vita...

44LIGHT ROCK FISHINGterza partedi Stefano CorsiAbbiamo parlato dei pesci, poi delle attrez-zature. Eccoci ora agli artificiali, alle eschineutilizzate in questa tecnica che sempre piùspopola nell’interesse degli appassionati: softbait di 2, 3, al massimo 4 pollici, spesso allimite dell’innescabilità. Stefano spiega co-me usare ami e testine piombate e presentauna carrellata dei principali artificiali pre-senti sul nostro mercato.

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50BLOCKBUSTERdi Marco Sammichelie Antonio RinaldinLa proposta degli autori per questo numeroriguarda uno streamer in bucktail costruitonegli anni Cinquanta da Bob Church su in-dicazione di Mark Sosin, uno dei pionieridella moderna pesca a mosca in mare statu-nitense. Storia, senso ed evoluzione dello sti-le costruttivo, caratteristiche strutturali, dres -sing con otto fasi di montaggio.

54PERCIDI IN LAGHETTOdi Giorgio MontagnaI persici reali e i lucioperca presenti nei la-ghetti a pagamento rappresentano validi av-versari per gli appassionati di spinning.Fondamentali in questi ambienti sono la co-noscenza del fondale e una concentrazioneestrema. Giorgio propone una selezione de-gli artificiali che gli hanno permesso risul-tati costanti negli ultimi anni.

62TO BEAD OR NOT TO BEADdi Fabio LommiL’autore si presenta ai nostri lettori con unarticolo che stimola la riflessione sull’im-portanza delle ninfe senza bead head – sem-pre più assenti nelle fly box – in condizioniambientali difficili, per esempio in periodidi bassi livelli come quelli vissuti quest’an-no da molti dei nostri corsi d’acqua, manon solo.

68ALLA SCOPERTADEL CORUBALdi Alessandro MassariIl Rio Corubal scorre per circa 600 km attra-versando Guinea Conakry e Guinea Bissauprima di tuffarsi nell’Atlantico. I pescatori aspinning cercano qui specialmente i percadel Nilo, ma interessanti sono anche gli afri-can pike ospitati dagli affluenti minori. Unameta diversa, nel grande continente africano.

76SCARDOLAdi Federico RenziEccoci al primo articolo della nuova serieche propone le versioni della stessa imita-zione da parte di diversi costruttori della ri-vista e dei lettori che vogliono partecipareal nostro ‘concorso’. Dopo gli insetti, toccaalle altre prede insidiate dai pesci. Si co-mincia con la scardola.

84A SPIGOLE IN SCOGLIERA.CONOSCERE GLI SPOTdi Fabrizio CerboniI momenti migliori per conoscere le caratte-ristiche strutturali delle scogliere nelle qua-li intendiamo pescare sono quelli in cui nonc’è vento, quindi senza schiuma, senza cor-renti, senza risacca. Tali condizioni permet-tono di condurre osservazioni fondamentaliper la corretta gestione dello spot in pesca.

90LE FULLY DRESSEDDI TRAHERNEdi Luca MontanariLa costruzione di queste mosche, e in parti-colare della Black Argus, che richiede seipiume del petto del Western Tragopan, ra-rissimo fagiano himalayano, rigorosamenteprotetto, costituisce una straordinaria sfidacontro se stessi e la propria abilità manuale.La storia del Maggiore Traherne e la presen-tazione dei suoi modelli più celebri.

96HOT STAMPING LURES.LIVREE OLOGRAFICHEdi Moreno BartoliLunghi tentativi sono stati necessari all’au-tore per superare i numerosi problemi postidalla realizzazione di superfici olograficheper i propri artificiali autocostruiti. Final-mente un nuovo materiale e una procedurabasata sul calore hanno consentito di ottene-re livree perfette, senza rughe, senza grinzené scalini.

RUBRICHE4 NOTIZIE100 SHOW ROOM109 RISPONDE

FOSCO TORRINI110 MERCATINO

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chiusura della stagione il primo agosto

TONNO C&RIl tonno rosso è diventato argomento ricorrente e oggetto di polemica perla pesca ricreativa a causa della assegnazione di una quota e della regola-mentazione conseguente della sua pesca. La stagione che si apre a metàgiugno può durare fino a metà ottobre, ma anche quest’anno è stata chiusadopo solo un mese e mezzo, il primo agosto, per il raggiungimento delcontingente di catture assegnato. La forte riduzione della quota assegnatarispetto alla stagione 2011, accentuata da un suo ulteriore drastico taglio acausa di un’eccedenza nelle catture della pesca commerciale, ha accorcia-to la durata effettiva del periodo di una sola settimana . Se disorienta chelo scorso anno 50 tonnellate siano state raggiunte in sette settimane mentrenel 2012 ce ne sono volute sei per fare solo poco più di 10 tonnellate, sa-rebbe interessante poter vedere resi pubblici dal MIPAAF i dati sulla distri-buzione sia spaziale che temporale degli sbarchi di tonni rossi ricreativi.La vera novità di questa stagione riguarda però la pesca catch & release. Lapratica del rilascio dei tonni rossi fuori dalla stagione di apertura della pe-sca era sinora prevista solo per le manifestazioni agonistiche e per i tonnirossi catturati accidentalmente durante la pesca di altre specie. Con il De-creto Ministeriale dello scorso 19 giugno, confermato dal Decreto Diretto-riale del 31 luglio di chiusura della stagione, è stata invece data esplicitaautorizzazione della pesca catch and release del tonno rosso indipenden-temente dal periodo di chiusura e dalla organizzazione di manifestazioniagonistiche. La grande novità è quindi che ad oggi è permesso per i pesca-tori ricreativi autorizzati alla pesca del tonno rosso indirizzare la loro pescaa questa specie durante tutto l’anno ,fatto salvo l’obbligo di rilasciare vivigli esemplari catturati. Risalta per la nostra pesca l’importanza che i pesca-tori siano informati e adottino tutti gli accorgimenti tecnici e i comporta-menti necessari per garantire il massimo di successo al rilascio

un’inversione di tendenza potenzialmente pericolosa

PESCA PROFESSIONALEIN ACQUE INTERNE

Un accordo siglato in data 16 giugno tra Regione Lombardia, Province diComo, Varese, Lecco, Sondrio, ANAPI (Associazione Nazionale AutonomaPiccoli Imprenditori della pesca), SOGEMI Spa (società di gestione delmercato del pesce di Milano) alla presenza del Consolato Rumeno e delMinistero delle Politiche Agricole è volto a promuovere la commercializza-zione di siluro, gardon e carassio catturati in un ben preciso distretto dei

Grandi Laghi e del Ticino. Il siluro è ricercato come pregiato per la tavolasui mercati dell’Europa orientale e per questo se ne prevede l’esportazioneottenendo un ricavo dalla lotta alle specie infestanti che sono ad oggi uncosto per le Amministrazioni locali e di cui lo stesso siluro è riconosciutocome il più importante e dannoso rappresentante.L’iniziativa può essere interpretata però anche come segnale preoccupantedi un’inversione di tendenza gestionale con incentivo della pesca commer-ciale nelle acque interne, che potrebbe costituire occasione per un au-mento della pressione di pesca anche sulle specie autoctone e, parados-salmente, potrebbe far insorgere motivazioni di tipo economico per ilmantenimento della disponibilità delle risorse alloctone commercializzate.L’evento si colloca effettivamente nel quadro di un rinnovato interesse delsettore della pesca commerciale per le acque interne, dove sembra riac-quistare spazi persi a favore della fruizione ricreativa. Possiamo ricordareesempi per le specie autoctone in acque interne, come la recente aperturaalla pesca professionale del tratto ad acque salmastre di tutti i maggiori fiu-mi della Maremma, l’insistenza degli attrezzi professionali nei laghi sia gran-di che piccoli del centro Italia oppure le gestioni lagunari dovunque questiambienti creino opportunità di sfruttamento commerciale.Il riconoscimento dell’abbondanza di pesci alloctoni o di scarso pregioconferma l’insuccesso di molte scelte di gestione degli scorsi decenni.Nella maggior parte dei casi la presenza delle specie alloctone è infatti do-vuta alla loro introduzione per la pesca sportiva, voluta dalle grandi asso-ciazioni e sostenuta delle amministrazioni pubbliche. Dopo le immissionisconsiderate del famoso pesce bianco misto proveniente dall’Europaorientale, assistiamo oggi a una curiosa inversione a ‘U’ delle ‘rotte migrato-rie’ dei pesci che tornano in cella frigorifera negli stessi luoghi dai quali i lo-ro progenitori erano stati portati vivi ad infestare le nostre acque interne.Al di là della necessità di valutazione particolare e specifica per ciascun con-testo e della conservazione delle tradizioni culturali, in linea generale la salva-guardia di pochi posti di lavoro e di un reddito traballante assicurato tramiteuna pesante pressione sulle risorse e sovvenzionato con denaro pubblico,sembra essere sostenuta nella maggior parte dei casi senza un adeguato con-fronto con diverse alternative di gestione, data l’evidenza che nello stessocontesto le risorse della pesca tendono a creare maggiore occupazione e unreddito molto maggiore senza nessuna sovvenzione e in un quadro di com-pleta sostenibilità, se adeguatamente gestite per la fruizione ricreativa.

richiesto in Inghilterra l’aumento da 36 a 48 cm

MISURE MINIME PER LA SPIGOLAIN INGHILTERRA

In Inghilterra, rappresentanti della Bass Anglers Sportfishing Society si sonouniti ai parlamentari del All Party Parliamentary Angling Group per fare pres-

fish factsGESTIONE E POLITICA DELLA PESCAa cura di Marco Sammicheli

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sione sul ministro della Pesca Richard Benyon per una misura minima soste-nibile per la spigola al fine di permettere ai pesci di riprodursi almeno unavolta e per il ristabilimento degli stock. La proposta mira a innalzare la mi-sura minima dagli attuali 36 cm a più della taglia di riproduzione minimache è di 42 cm.Mentre la normativa europea e quella italiana restano ferme a una misuraminima inqualificabile di soli 25 cm, il documento consegnato al ministroinglese sostiene una misura minima di 48 cm per permettere al maggior nu-mero possibile di pesci di riprodursi prima di rischiare di essere pescati. Ilministro è stato informato del collasso degli stock irlandesi dei tardi anni’80 e di come l’introduzione di una chiusura stagionale, di un limite di car-niere di due capi e dell’aumento della misura minima abbia permesso il re-cupero degli stock, fino al punto che la pesca ricreativa della spigola ades-so ha un valore annuo per l’economia irlandese calcolato in 18 milioni dieuro.Il Governo del Regno Unito stima che, dato il numero dei pescatori ricreati-vi in mare, calcolato in almeno 771,750 praticanti, la spesa annuale com-plessiva per la pesca ricreativa in mare sia compresa tra 815 milioni e 1.2miliardi di euro. In un rapporto del DEFRA (Department for Environment,

Food and Rural Affairs) si legge che «la pesca in mare più popolare è quella del-la spigola con quasi la metà dei pescatori ricreativi in mare che la scelgono co-me specie principale. Il valore della pesca ricreativa della spigola è stato stimatosuperiore ai 120 milioni di euro all’anno nonostante gli stock risultino gravementeimpoveriti di esemplari di grande taglia».Il problema delle misure minime riguarda nei nostri mari molte altre specie pre-giate, delle quali alcune molto popolari, come la ricciola e il dentice, non hannonessuna misura minima specifica: vale quindi per loro il riferimento generale disoli 7 cm.

all’adesione un T-Jerk Molix

APR CON OMAGGIOAPR, Alleanza Pescatori Ricreativi, prosegue con la sua iniziativa di adesione onli-ne con omaggio. Grazie al sostegno di Molix, è possibile aderire ad APR dal sitowww.pescaricreativa.org ricevendo in omaggio una esca artificiale T-Jerk (19 gper 11,7 cm), fino a esaurimento della disponibilità.

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alla Fiera di Ferrara un evento da non perdere

ARTIFICIALI - LURES EXPOCon «Artificiali - lures expo», l’evento espositivo e per lo shopping chesi terrà alla Fiera di Ferrara nei giorni 15 e 16 dicembre 2012, il pubbli-co degli appassionati di pesca con le esche artificiali troverà un nuovopunto di riferimento. Prima di «Artificiali», infatti, nessun’altra manifes-tazione in Italia era mai riuscita a contemplare tutte le discipline e tec-niche di pesca con le esche artificiali, sia in fresh che in salt water. Sulversante espositivo e dello shopping, a Ferrara saranno presenti le piùimportanti aziende che importano, producono e distribuiscono i mag-giori brand di esche artificiali, canne, mulinelli e accessori. Ottimi ac-quisti potranno essere fatti presso prestigiosi negozi specializzati,provenienti da tutta Italia. I padiglioni di «Artificiali» consentiranno, in-oltre, di ammirare piccole, medie e grandi imbarcazioni da pesca,kayak, belly boat, motori fuoribordo e trolling motor (motori elettricifuoribordo), ecoscandagli, GPS e altri strumenti innovativi per le imbar-cazioni da pesca. Grazie a un team di specialisti del settore, tutto ilmondo degli artificiali, in ogni sua espressione, sarà rappresentato, di-vulgato e spiegato anche tramite dimostrazioni pratiche, video e re-lazioni tecniche. In particolare, i visitatori di «Artificiali» potrannoconoscere e sperimentare il fly fishing, il bass fishing, il belly boat fish-ing, il pike fishing, il rock fishing, il vertical jigging, il kabura, l’inchiku, ilpopping, lo spinning tropicale e quello al tonno, l’eging, il kayak fish-ing e lo street fishing.Dopo il successo dello scorso febbraio – oltre seimila visitatori –, incontemporanea ad «Artificiali» tornerà il «Carp Show & Specialist», l’e-vento dedicato al carp, cat e barbel fishing. La seconda edizione del«Carp» si presenterà con un’area espositiva e commerciale potenziata,un maggior numero di presenze, sempre più qualificate, delle aziendedi settore, marchi e negozi leader, che esporranno le ultime novità eproporranno interessanti offerte promozionali. Non mancheranno, poi,le attività collaterali, scandite da appuntamenti esclusivi con gli esperti,performance di famosi tester italiani e stranieri, testimonianze di auto-revoli anglers. Negli ambienti climatizzati e confortevoli della Fiera diFerrara, espositori e visitatori troveranno, infine, un’area ristorazioneche – già molto apprezzata nella scorsa edizione – sarà nuovamentecurata dalle sagre del territorio ferrarese, con proposte invitanti e aprezzi modici. Per ulteriori informazioni e aggiornamenti:www.artificialishow.it, www.carpshow.it.

notizie•EVENTI

a Vicenza la tredicesima edizione

PESCARE SHOW 2013Dal 23 al 25 febbraio 2013 si svolgerà a Vicenza la tredicesima edizionedel «Pescare Show», Salone Internazionale della Pesca Sportiva in abbinatacon la settima edizione del Hunting Show, Salone internazionale della cac-cia, della natura e del tiro sportivo. La manifestazione ha registrato annodopo anno una significativa crescita nel numero dei visitatori: lo scorso an-no il pubblico, malgrado la crisi, ha superato le 29.000 presenze, con unincremento di oltre il 13% rispetto alla precedente edizione. Una confermache l’importante investimento da parte dell’Ente Fiera Vicenza, il patrocinioe la presenza attiva degli assessorati della Regione Veneto e della Provinciadi Vicenza in una manifestazione che promuove in particolare le attività pi-scatorie sensibili alla salvaguardia dell’ambiente, trovano una risposta posi-tiva anche nei numeri e nella qualità delle presenze. Un impegno che siconcretizza nella sempre maggior attenzione che viene dimostrata, non so-lo nell'ambito di incontri, convegni e dibattiti, ma anche a livello di presen-za istituzionale, nei confronti di tematiche attinenti alla corretta gestione e

valorizzazione del pa-trimonio ambientale, al-la promozione di unacondivisa etica piscato-ria e alla valenza cultu-rale di questa passione.Riservandoci di pubbli-care nel prossimo nu-mero della rivista il pro-gramma dettagliato del-

le novità e degli eventi, anticipiamo che una particolare attenzione sarànuovamente rivolta al mondo della pesca con gli artificiali, della mosca,dello spinning, degli appassionati delle nuove tecniche marine (vertical, li-ght vertical, inchiku, kabura, ultraleggero, eging) e al vivace mondo del bas-sfishing. La nostra rivista gestirà ancora una volta lo spazio Fly Tying, intera-mente dedicato alla costruzione, dove alcuni tra i migliori costruttori di li-vello internazionale, oltre a dare prova della loro maestria al morsetto, ter-ranno dei mini-corsi di costruzione per tutti i giovanissimi che ne faranno ri-chiesta, con consegna finale di un attestato di partecipazione. Il Salone po-trà contare sulla presenza dei maggiori marchi del settore: trattandosi diuna fiera mercato, una delle attrattive per il pubblico sarà come al solitocostituita dalla vasta esposizione e vendita diretta al pubblico; sarannopresentate la principali novità del settore, con la possibilità di provare e diacquistare, sotto la guida di tecnici esperti, un vastissimo assortimento diattrezzature e accessori, nei negozi specializzati provenienti da tutta Italia.Una delle grandi attrattive sarà come sempre costituita dalle dimostrazionidi grandi maestri di lancio, nelle diversità tecniche che li caratterizzano, neigrandi spazi riservati alle vasche, tradizionali teatro di dimostrazioni sia del-le scuole di lancio di pesca a mosca, sia delle novità del settore spinning.Non mancherà la presenza dei club e delle associazioni di categoria, touroperator, e stampa specializzata. Per ulteriori informazioni: Eddy Peruzzo,348/2268680, [email protected], Fiera di Vicenza, 0444/969111,www.pescareshow.it, [email protected].

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Il 27 e 28 ottobre all’Aktiv Hotel Gargantini

PALU’ DAYNei giorni 27 e 28 ottobre, presso l’Aktiv Hotel Gargantini, si terrà il PalùDay, due intense giornate dedicate alla tecnica ‘Paluana’ di pesca a mo-sca. All’interno dell’albergo, nella sala Costruzioni Artificiali, verrà ap-prontato un vero e proprio museo, dove poter visionare e apprezzarele varie attrezzature, dalle prime canne in vetroresina, fino a quelle diultima generazione, ad innesti e teleregolabili, seguendo lo sviluppo ele geniali modifiche innovative, sia tecniche che strutturali. Ampio spa-zio verrà dedicato all’esposizione delle varie creature alate, dalle pri-me, quelle ormai ‘vintage’ o meglio da collezione, alle ultime nate, tuttecostruite dalle abili mani di Francesco Palù. Si terrà anche una carrellataa ritroso nel tempo ripercorrendo la vita del ‘maestro’ attraverso unpercorso fotografico che lo ritrae nelle varie esperienze, da quelle le-gate al lavoro di costruttore a quelle che rappresentano la sua vera epropria passione, la pesca. Nei due giorni vi sarà anche la possibilità dipescare nelle acque Sorgiva insieme a Francesco, supportato da abiliistruttori, che faranno apprendere a tutti i partecipanti la tecnica dellapesca a piede asciutto con l’ausilio delle leggendarie teleregolabili,messe a disposizione dall’organizzazione. Molte saranno le sorpreseche vi attenderanno all’interno di questa manifestazione, come la zonalancio, dove oltre alla dimostrazione tecnica tenuta da Francesco e daivari istruttori si avrà la possibilità di testare le varie attrezzature messe adisposizione del pubblico. Per prenotazioni e ulteriori informazioni èpossibile contattare l’Aktiv Hotel Gargantini, Mühlbacher Straße 13, Frög9232 Rosegg Villach Land, Carinthia, Austria. Tel. Adriano: 0043-6645307670 - 0043-6645307670, Tel. Erika 0043-6643951805 - 0043-6643951805, email: [email protected]

il 2 dicembre a Lanzo Torinese

1° TROFEO ‘BUGIA NEN’L’IFTA, Italian Fly Tiers Association, in collaborazione con la città di Lan-zo Torinese organizza domenica 2 dicembre 2012 il 1° Trofeo ‘Bugianen’, gara nazionale di costruzione. L’evento si terrà all’interno del Sa-lone Nazionale di Pesca a Mosca Valli di Lanzo - West Valley FishingMeeting 2012 presso lo Spazioexpo Lanzoincontra nei giorni 1 e 2 di-cembre 2012 negli orari 10-19 per il sabato e 9-18 per la domenica.L’organizzazione è curata dall’IFTA, la direzione tecnica è di MassimoGinanneschi. Oltre alla gara di costruzione si terranno i seguenti eventi:open-lab fly tiers, dimostrazioni e pratica di lancio, conferenza Am-biente e Ittiologia, visite guidate all’incubatoio di valle, dimostrazionidi costruzione canne di bamboo refendu, esposizione e vendita di at-trezzatura e abbigliamento sportivo, degustazione di prodotti tipici.L’ingresso è gratuito. Per aggiornamenti e informazioni sul programma:www.lanzoeventi.it, [email protected] il regolamento del trofeo di costruzione.1. La gara è riservata a tutti i costruttori dilettanti.2. Per l’iscrizione contattare [email protected]. Verranno fornite

facebook.com/MoscaeSpinning

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per commentare gli articoli, chiederechiarimenti o approfondimenti agli autori,vedere i filmati, farci sentire la tua voce

visita nel nostro sito le due sezionidedicate alla mosca e allo spinning,all’interno delle quali pubblichiamo

in tempo reale tutte le notizie provenientida club, associazioni, enti e istituzioni.

Tutti coloro che sono interessatipossono inviarci i propri comunicati

indipendentemente dai tempidi pubblicazione della rivista

www.lapescamoscaespinning.itper informazioni: 0571/73701

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tutte le indicazioni del caso (disponibilità posti ecc.), ricordando chela cifra di partecipazione è di 25,00 per rimborso spese organizzative.3. I concorrenti dovranno presentarsi al banco ricezione dalle ore08.00 alle ore 08.30 per espletare le formalità di rito.4. I concorrenti entreranno nella sala predisposta 10 minuti prima del-l’inizio della gara per prendere posto e preparare gli attrezzi. Il via saràcomunicato da un incaricato una volta espletate le operazioni di regi-strazione.5. I concorrenti utilizzeranno morsetto, attrezzature e ami propri. I ma-teriali saranno forniti dall’organizzazione in una busta uguale per cia-scun concorrente il cui ‘contenuto’ potrà essere utilizzato a piacimen-to. Il concorrente potrà altresì avvalersi soltanto di collanti e pennarellipropri, tenendo conto che detti materiali non potranno essere utilizza-ti per formare vere e proprie parti dell’artificiale medesimo ma soloper rifiniture e cementature. Si consiglia di avvalersi di lampada da ta-volo, munendosi anche di prolunga di 15 m con spine doppie del ti-

po convenzionale (no magic).

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6. I concorrenti dovranno presentare nel tempo richiesto di due ore n.3 imitazioni: Gammarus pulex, Rhithrogena germanica subimagofemmina, Leuctra fusca insetto adulto. I primi 5 minuti dovranno es-sere utilizzati esclusivamente per visionare il contenuto della busta(durante questo tempo non è consentito iniziare la costruzione).7. I concorrenti alla fine della costruzione alloggeranno separatamentei loro artificiali in appositi contenitori, dopodiché sceglieranno una bu-sta chiusa nella quale si trova un numero. Un’altra busta con l’identiconumero sarà allegata agli artificiali. La busta che accompagna gli artifi-ciali sarà aperta da un commissario di sala che apporrà il numero con-tenuto nella busta su un cartoncino che seguirà gli artificiali. La busta inmano al concorrente verrà aperta dallo stesso nel salone al momentodella premiazione dietro invito del commissario di sala.8. Durante lo svolgimento della prova l’accesso al salone non sarà con-sentito a persone diverse dai concorrenti e dai commissari di sala. I rap-presentanti della stampa, per riprese fotografiche e video, potranno ac-cedere alla sala previa autorizzazione dell’organizzazione; questo pernon recare alcun tipo di disturbo ai concorrenti impegnati ai tavoli.9. Per qualsiasi tipo di necessità i concorrenti si rivolgeranno ai com-missari di sala.10. Gli artificiali costruiti durante la manifestazione rimarranno patrimo-nio dell’IFTA.11. Ogni giurato assegnerà il proprio voto esprimendosi da 1-20 sullaverosimiglianza rispetto al reale, da 1-30 sull’efficacia in pesca, da 1-20su manualità del costruttore e difficoltà di esecuzione.12. Il Trofeo ‘Bugia nen’ sarà assegnato a chi avrà ottenuto il massimopunteggio nei tre artificiali; in caso di parità, la giuria passerà a nuovavalutazione, che darà comunque una classifica priva di ex aequo.13. La giuria eleggerà nel suo seno con breve operazione di sorteggio,o comunque come riterrà più opportuno, un Presidente che avrà ilcompito di leggere i responsi e di consegnare i premi insieme all’orga-nizzazione.14. Per la giuria sarà allestita una stanza corredata di tutti i materiali oc-correnti.15. Durante il pranzo, o comunque nel tempo che separa i risultati ot-tenuti dalla premiazione effettiva, i giudici si asterranno dal rivelare achiunque i numeri classificati.16. La giuria avrà a disposizione due ore per formulare le classifiche.Gli assistenti di giuria saranno presenti alle operazioni svolte dalla giu-ria per assolvere tutti i bisogni del caso. Resta inteso che i suddetti nonhanno diritto a esprimere pareri sul voto, compito quest’ultimo esclusi-vo della giuria.17. Il responso della giuria è insindacabile e inappellabile.18. Gli organizzatori declinano ogni responsabilità per eventuali infor-tuni e danni che potessero verificarsi a persone o cose, prima, durantee dopo lo svolgimento della manifestazione. Si ritiene inoltre sollevatoda ogni impegno nei confronti dei partecipanti in caso di mancataconsegna da parte degli sponsor dei premi.L’adesione comporta l’accettazione in toto del presente regolamento.Sul sito della rivista, nella sezione Mosca, sono visibili le immagini deitre insetti da imitare.

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notizie•BASSFISHINGa cura di Emanuele Turato

ha vinto Alberto Brizzi

GOLDEN ROD DA RIVA 2012L’edizione 2012 della storica Golden Rod da riva, sponsorizzata daColmic Italia, si è svolta come sempre nella splendida cornice del lagoPontini a Bagno di Romagna. Una splendida giornata di sole ha caratte-

rizzato domenica 8 luglio con temperature gradevoli che hanno reso lamattinata di pesca un vero e proprio piacere sia per chi era presentenel tentativo di aggiudicarsi la mitica canna d’oro, sia per chi era pre-sente a osservare i concorrenti durante la competizione. La manifesta-zione ha sempre riscosso una numerosa presenza di pubblico, viste lenumerose catture che ogni anno non mancano mai di stupire. Il ripo-polamento effettuato a pochi giorni dall’evento garantisce numerosecatture a tutti i presenti per la prima ora di gara, il che non compro-mette la difficoltà tecnica di rimanere costanti nelle catture durante lesuccessive ore della competizione. Dopo la prima ora, infatti, solo ipiù preparati riescono a ingannare i pesci più sospettosi, con espe-dienti tipici della pesca al bass. Il regolamento prevede inoltre uncoefficiente diverso per le varie fasce orarie in caso di parità di pescicatturati. Il tutto è stato studiato per evitare pesature che possano dan-neggiare i numerosi black bass catturati durante l’evento, garantendocosì un impatto praticamente nullo sui pesci prontamente rilasciati.Considerando che l’ultimo classificato ha comunque catturato la bel-lezza di 14 esemplari, resta incredibile il numero di catture che si èmantenuto durante tutta la gara, favorita anche dalle perfette condizio-ni atmosferiche della giornata. Il 5° posto in classifica è stato raggiuntoda Dennis Pirollo con beni 48 black bass, che per l’occasione non so-no bastati nemmeno per il podio. Infatti ad aggiudicarsi il podio al 3°posto in classifica è stato Andrea Tosi che con 50 pesci catturati hasorpassa al 4° posto Ilario Santi Amantini, anche lui cn 50 esemplari mapenalizzato dalle diverse fasce orarie di cattura.A giocarsi la mitica Golden Rod restano due personaggi già conosciutidalle precedenti edizioni: il Campione del 2010 Michele Goretti e il 2°classificato della scorsa edizione Alberto Brizzi. Ma in questa edizioneè proprio Brizzi ad aggiudicarsi il titolo e la canna d’oro con la bellez-za di 67 catture, sorpassando Goretti che si è classificato 2° con la co-munque straordinaria cifra di 65 catture. Il lancio che è valso la vittoriamerita di essere raccontato. Nella terza ora di gara, quando le catturedei bass non risultavano per niente facili, l’intuizione di Brizzi è stataquella di sfoderare un suo minnow di fiducia, che ha ottenuto l’effettodi catturare due esemplari in un solo colpo. Uno per l’ancoretta dietroe uno per quella davanti. Questa doppia cattura gli ha permesso divincere un titolo che aveva solo potuto sfiorare nell’edizione prece-dentemente vinta dal due volte campione Daniele Valentini. Si può si-curamente attribuire alla fortuna il merito di tale lancio, ma la fortunanon è mai sufficiente a far vincere le competizioni se non accompa-gnata dalla profonda conoscenza delle varie tecniche che possonoavvantaggiare un pescatore.Durante le prime ore di competizione la tecnica determinante è stataquella di presentare piccoli worm innescati wacky, ma anche il texascon pesi di 1/16 oz. si è prestato molto bene alla situazione. Altre va-rianti efficaci potevano essere date dall’utilizzo di testine piombate in-nescate con piccoli shad. Minnow e piccoli jerkbait rappresentavanouna buona alternativa alle soft bait per cercare dove si raggruppavanoin piccoli branchi i bass. Una volta trovati, bisognava prontamente tor-nare a presentazioni finesse. Dopo le abbondanti catture di pesci po-co smaliziati, solo alcuni hanno saputo mantenere il ritmo e catturarecon continuità in situazioni diverse da quelle del mattino. Nelle ore fi-nali della competizione i bass risultavano molto più diffidenti e perfarli attaccare bisognava ricercarli in situazioni diverse variando laprofondità e la velocità di movimento dell’esca. Proprio in queste si-tuazioni la fortuna viene messa in secondo piano. Solo i più espertisanno leggere il cambiamento di comportamento dei pesci e adeguar-si sia nella presentazione che nel recupero. La Golden Rod da riva siconferma essere una delle gare più piacevoli ma allo stesso tempo im-pegnative per tutti i partecipanti, che hanno l’occasione di sfidare i piùforti atleti dello spinning da riva in un ambiente straordinario e di rarabellezza. Non resta che aspettare la prossima edizione per scoprirechi sarà il prossimo campione ad avere il prestigio e l’onore di pescarecon una splendida canna Herakles tutta d’oro.

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Venturini-Buratto sul più alto gradino del podio

20° BASS MASTER BEBASi è svolta la prima domenica di settembre, il giorno 2, una delle garepiù storiche della pesca al black bass in Italia, il Bass Master BEBA. Lacompetizione prende il nome dal club che da 20 anni la organizza,ovvero lo Spinning Club BEBA. A ospitare l’evento è da sempre il fiu-me Brenta nel tratto compreso tra la chiusa di Limena in provincia diPadova a scendere fino a Stra in provincia di Venezia. Come ogni annoalla fine della competizione inizia la festa e sotto il tendone si possonogustare ottimi piatti locali e bere birra e vino in compagnia degli amicidi pesca. Fino a sera si rimane in compagnia discutendo e chiacchie-rando della gara, dei pesci sbagliati o delle novità del bass fishing. Ma-rio Barolo, organizzatore storico, continua a essere un punto di riferi-mento per questa competizione da moltissimi anni: tutti lo conosconoe sanno della sua disponibilità nei confronti degli amici e dei cono-scenti; non è un segreto che senza di lui questa manifestazione nonsarebbe possibile, anche se i complimenti sono doverosi a tutto il

team che lo accompagna nell'organizzare l'evento. Ad aggiudicarsi lavittoria di questa edizione è stato l'equipaggio locale Venturini-Burattocon 5 pesci e la bellezza di 4,525 kg, premiato dallo storico equipag-gio che vinse la prima edizione: Carani-Caliceti. Si aggiudica il secon-do gradino del podio l'equipaggio Vanin-Rubin, mentre terzi classifl-cati sono Ballarin-Salvagno. Più di 40 gli equipaggi coinvolti, molti deiquali sono tra le coppie più forti del panorama nazionale. Inutile direche questo magnifico fiume è sempre stato scenario importante di ga-re per la pesca al black bass e che tutti ci auguriamo lo possa essereancora per molti anni.

domenica 11 novembre presso Ferrara Fiere

B.A.S.S. DAY 2012Si terrà domenica 11 novembre, presso Ferrara Fiere, Bass Day 2012.Continua con successo la manifestazione fieristica dell’Italy Bass chevuole unire una manifestazione dedicata alla premiazione dei vari cir-cuiti agonistici della stagione a un evento fieristico del settore. Quindipremiazioni, stand espositivi dei principali sponsor e dei negozi part-ner con vendita prodotti, giochi, lotterie, ma anche tutela, salvaguardiae molto altro per una giornata fatta da pescatori per pescatori a ingres-so gratuito, dalle 10 alle 16. Insomma, una grande festa da condividerecon gli appassionati di pesca al bass. Allo stand Italy Bass vendita ab-bigliamento e gadget. Il chapter che si presenterà più numeroso vin-cerà 2.000 baby bass per il 2013. Durante la giornata, inoltre: eventoYouth con scuola di lancio per i più piccoli, resoconto attività 2012,esposizione programmi 2013, premiazioni circuiti 2012.

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Nel fiume umbro, grazie alla sensibilità e alla lungimiranza degli amministratoridella provincia di Terni, alla passione di alcuni pescatori, alla professionalità

e alla dedizione dei gestori, si è creata un’importante realtà per la pesca a mosca, che sta avendo un crescente riscontro a livello nazionale

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CLAUDIO CARRARA • C&R BASSO NERA

C&R BASSO NERACLAUDIO CARRARA

[email protected]

In una terra dove tutto sembra possedere anticheorigini, il Nera, selvaggio e misterioso fiume chescorre quasi interamente in territorio umbro, siadatta in modo perfetto a questo scenario misticonel quale tradizione, storia, cultura, magia sembra-no tessere una tela densa di significati ancestrali,nel quale anche l’interpretazione si sostituisce spes-

so alla mera ricerca, aprendo la mente a splendide suggestio-ni: realtà e fantasia perdono la loro originaria contrapposizio-ne, mescolandosi alla nebbia che in certe sere si solleva densadalle acque del fiume nascondendole alla nostra vista.Nahar, il suo antico nome, fu attribuito dai suoi primi abi-tanti, i Nahrti o Naharci, un popolo che, nelle testimonianzedei Romani, intorno al IV secolo a.C. abitava la bassa valledel Nera; alcuni storici li vogliono di probabile di origineceltica, altri come cristiani fuggiti dalla Siria, forse dalla ca-restia o da atroci persecuzioni. Da terre lontane trovaronoasilo in questa valle, dove si stabilirono bonificandola e ren-dendola adatta alla vita dell’uomo. Nahar, ‘il fiume’, è il no-me che compare anche nella Genesi a indicare il Grande Fiu-me; Neris, Narew, Nara, Nur, Neretva sono fiumi che scor-rono nell’Europa orientale, dalla Russia alla Bielorussia, inEstonia e Bosnia, Ner è affluente del Warta in Polonia, Nar-va scorre in Estonia nell’omonima città. È facile giungere al-la parola Narnia, ‘terra del fiume’, o terra magica delle favoledi Lewis, da cui prende il nome la città di Narni che dall’al-to del colle dove è stata edificata domina il basso corso delNera. Tradizione quindi, storia e magia sono ancora stretta-mente legate alle origini etimologiche del nome di questeacque, che rimangono avvolte da un fitto alone di mistero,ma appare chiaro come molti importanti corsi d’acqua siamoanch’essi legati tra loro da questa radice comune che si trovanella Bibbia.Nella sua valle il fiume scorre a tratti veloce per poi soffer-marsi in una profonda buca dove sembra riprendere fiato erestare un attimo in attesa di riprendere in suo corso versogli oscuri anfratti da cui, per molto anni, ho pensato pren-desse il nome. In effetti è la fitta vegetazione di alberi ad al-to fusto, cespugli e rovi a caratterizzare il suo corso, a render-lo sempre così oscuro e misterioso, selvaggio e sfuggente co-me la trota fario, regina delle sue acque.

il NeraAnche se molti utilizzano il femminile per questo corso d’ac-qua, io continuo a indicarlo così, come sono abituato a sen-tirlo da sempre; di fatto il nome rende un’immagine moltoreale, che possiamo ritrovare nei suoi scorci più suggestivi,nei bui anfratti che spesso occorre attraversare per raggiun-gere la riva, nelle profonde strettoie coperte da fitti cespuglidove l’acqua gorgoglia a tratti in un affannoso respiro, neisottoriva coperti da intricati rovi, nelle profonde buche dovel’azzurro sfuma in un blu intenso che scompare nella rocciacoperta da un sottile strato di muschio.La pesca nel Nera necessita più che in altri luoghi della com-prensione di alcune regole che sono strettamente legate alla

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sua natura e alle abitudini delle sue trote, regole che imparispesso a tue spese, attraverso sconfitte e delusioni, ma anchecon gli intensi attimi di gioia che questo fiume sa regalare:regole che derivano dai suoi spazi ridotti in cui devi spessoinventare un lancio che non esiste in nessun manuale, che tiportano a intuire più che a seguire strategie e tattiche codifi-cate, che ti costringono a non sbagliare di fronte a un pesceche offre una sola possibilità.Pescare nel Nera, attualmente, offre al pescatore maggioripotenzialità sulla base delle catture rispetto ad alcuni annifa; come potrete facilmente immaginare, nelle zone catchand release la maggiore concentrazione di pesce, naturaleconseguenza di questo regolamento, porta la pesca a livelliimpensabili anche nei tempi in cui frequentavo queste acqueda bambino, quando incontrare un altro pescatore era unacosa rara e non una consuetudine. La maggiore presenza ditrote comunque non rende la pesca semplice o ancora menobanale: ogni cattura è assolutamente guadagnata ed è raroprendere un pesce per caso.L’odore della pioggia era giunto già da un po’, il vento atratti lasciava respirare il suo aroma forte di erbe bagnatescaldate dai giorni di sole cocente e di arbusti ormai secchi.La pioggia d’estate si lascia sempre annunciare in questo mo-do, è come chiamare prima di una visita in modo che l’ospitepossa non trovarsi a disagio, prepararsi e non farsi cogliere disorpresa. Alzando lo sguardo verso quella stretta porzione dicielo, già si vedeva l’avanzare di nuvoloni scuri e carichi,squarciati dai primi lampi; le storie di pescatori che mi han-no accompagnato negli anni della mia adolescenza narravanodi epiche battute di pesca propiziate dall’arrivo della tempe-sta, con le trote, quasi impazzite, pronte ad aggredire qual-siasi cosa di commestibile si presentasse loro di fronte.Il turbinio di foglie precedette un soffio di aria fresca che in-crespò solo per un attimo la superficie. Fu allora che vidi ildorso della trota a ridosso di un grosso albero caduto in ac-qua, la testa infilata tra i rami, forse in attesa degli insetti chefiltravano tra questi, in altre parole impescabile. Restai a lun-go a osservare quel dorso che si spostava leggermente di latosenza mai retrocedere di un centimetro; la pioggia si avvici-nava sempre più, ma ero deciso ormai ad aspettare, a costo diprendere il temporale. Quando iniziavo a disperare, ecco cheil pesce prende inspiegabilmente a retrocedere, lasciandosiportare dalla corrente: lentamente scompare nelle profonditàdel fiume per riemergere in superficie al centro della buca.Adesso è lì, a pochi metri da me, ondeggiando la coda allacorrente, vulnerabile e bellissimo, quasi sfidandomi a lanciarela mosca, cosciente della sua astuzia e della sua forza.Chi ha pescato per anni questo fiume può raccontare moltiepisodi come questo; chi lo ha vissuto intensamente, cercan-do di coglierne gli aspetti più profondi, senza soffermarsisulle banalità e i luoghi comuni, sa di cosa sto parlando. Unfiume come questo può essere affrontato in molti modi, sipossono aspettare le bollate nelle zone più lente e aperte,dove si ha una maggiore concentrazione di insetti che, inbase alla stagione, in diversi orari del giorno, richiamano insuperficie anche le trote più restie a uscire dalle loro tane; sipuò concentrare l’azione di pesca soltanto in quei posti dovesappiamo della presenza di trote; negli ultimi tempi si stadiffondendo anche la pesca con la ninfa esercitata nei modi enelle maniere più svariate e fantasiose. Per quanto mi ri-guarda trovo molto emozionante la tecnica di ricerca, un

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CLAUDIO CARRARA • C&R BASSO NERA

modo di interpretare la pesca che potremo definire ‘in cacciamirata’, nel senso che, oltre alle comuni modalità della pe-sca in caccia che si attua attraverso lanci nelle postazioni chesi ritengono essere maggiormente interessanti per ospitareuna trota, cerco di osservare molto evitando di lanciare a ri-petizione. La conoscenza del posto, ovviamente, aiuta mol-to, consentendo di concentrare l’attenzione nelle zone delfiume in cui so per vari motivi della presenza di un pesceinteressante. Questo modo singolare di affrontare il fiumeoffre molti vantaggi, il primo dei quali è evitare di frequen-tare sempre gli stessi posti, visto che capita spesso che i pe-scatori, anche in una zona no kill, dimostrino la tendenza atornare sempre dove hanno catturato, quindi dove sono certiche ci sono trote disposte a salire sulla loro mosca. Questoatteggiamento, molto diffuso, porta anzitutto a rendere lapesca noiosa, arrivando a situazioni del tipo: in quella bucaci sono due trote da trentacinque dietro a quel ramo, unapiù grossa attaccata alla riva in quel punto e quattro o cin-que trotelle che bollano sempre al centro. Per me è una tra-gedia! Guai se la pesca si riducesse a un continuo appellocome si fa in classe con tanto di registro: ciò toglierebbe allapesca tutto il fascino della sorpresa, avvicinandola molto aun videogame. Il Nera va vissuto, va osservato, va ascoltato; la trota di ta-glia può essere dovunque, anche nel posto più insignificante,mentre dobbiamo sempre considerare che le zone miglioricambiano in base al momento della giornata o della stagione,per cui constateremo che posti assolutamente improduttivinel primo periodo di pesca, all’apertura, possono diventareeccezionali nella tarda primavera o all’inizio dell’estate, men-tre gli spot migliori da pescare in caccia nelle ore molto so-leggiate si rivelano inadatti al tramonto. Gli stereotipi e iluoghi comuni, insomma, mal si adattano a questo ambien-te. Nella ricerca della trota c’è bisogno di convinzione: un’a-

zione di pesca distratta, poco attenta ma soprattutto priva dideterminazione, non porta sicuramente i risultati sperati;convinzione e determinazione sono spesso il prodotto dell’e-sperienza, delle giornate passate a provare, a cercare una so-luzione magari con una mosca o con un lancio diverso.Ci siamo, ancora il lancio, ma è mai possibile che non riescaa scrivere senza che questo, prima o dopo, si manifesti inqualche modo, divenendo poi il padrone della scena, il deusex machina della situazione? Se ne sta lì nascosto da qualcheparte, in disparte, quasi non volesse mai partecipare alla di-scussione; in fondo il tutto era fatto per condividere con voiun percorso di pesca che ritengo particolarmente valido e cuisono particolarmente legato, un progetto al quale ho contri-buito e che sto seguendo, quindi perché il lancio? Forse per-ché in fondo scrivo soltanto di pesca a mosca e la pesca a mo-sca per me è il lancio: in sua assenza, forse, questo strano mo-do di pescare non esisterebbe neanche.In questa parte del Nera, dove l’ambiente, gli ostacoli e lacorrente sembrano essersi coalizzati contro il pescatore, latecnica di lancio assurge a un ruolo assolutamente primarionella scala delle priorità, diventando uno strumento micidia-le in mano al pescatore o il suo incubo peggiore. Traiettorieassolutamente precise, costante controllo della coda, capacitàdi accelerare e rallentare in base alle esigenze, precisione mil-limetrica e conoscenza delle tecniche antidragaggio, rappre-sentano il bagaglio ideale per avere successo in queste acque.Quando tutte le cose si incastrano bene, quando tutto giranel modo giusto te ne accorgi subito; la coda sibila sicura,bassa sulla superficie dell’acqua senza sfiorarla, la moscaavanza a pochi centimetri dalle foglie senza restare aggancia-ta, il lancio si ripete senza sforzo, seguendo una cadenza re-golare, il braccio, la canna, la lenza sembrano una cosa sola,una cosa che si muove al battito del tuo cuore. Ebbene, credoche questa cosa sia il lancio.

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possibile tutto questo. La genesi è stata moderatamentetravagliata, nel senso che un’iniziativa così non può nonsollevare un vespaio, grosso o piccolo poco importa: ilmalcontento serpeggia comunque e genera prese di po-sizione, iniziative di vario genere, invettive più o menoferoci. Con queste premesse è stata necessaria tutta ladeterminazione e la convinzione di due persone che ri-tengo speciali, Roberto Nevini e Claudio Vici, nel sensoche senza di loro e senza l’appoggio dell’Arci, associa-zione che rappresentano sul territorio, questa zona nonsarebbe mai esistita e soprattutto non avrebbe potutosvilupparsi e crescere come invece è avvenuto. Il notevo-le impegno necessario ad assicurare a questo tratto unagestione adeguata sulla base della sorveglianza, rapporticon i pescatori e con le istituzioni, mantenere una buo-na accessibilità al fiume senza stravolgerne la natura, laconduzione del piccolo allevamento di trote selezionate,è stato ripagato dal crescente favore riscontrato da parte

dei pescatori.Il tratto è diviso in due zone A e B: nella prima è possibilepescare solo a mosca, nella seconda invece è permessa anchela pesca a spinning; in entrambe è consentito l’uso di una so-la mosca ed è necessario utilizzare l’amo senza ardiglione ocon ardiglione schiacciato. I permessi, del costo di 10,00 eu-ro per il giornaliero e di 50,00 euro per 15 uscite, possonoessere rilasciati da ARCI PESCA, via Curio Dentato 16, Ter-ni, 074458384; ristorante La Ninfa del Nera, Ferentillo; ri-storante Tre Archi, Ferentillo, Orvis Italia, via Monte Rosa7/C, Foligno. Per maggiori informazioni si può consultare ilsito www.nokillferentillo.it e il gruppo Facebook.Devo dire che, pur essendo una zona no kill che esiste dadieci anni, non risente dei problemi che normalmente sievidenziano in questi ambienti se non in forma molto limi-tata e relativamente a pochissimi posti dove la pressione dipesca risulta maggiore. L’ambiente, la portata d’acqua sem-pre notevole, la natura stessa delle trote presenti, fanno sìche queste non perdano la loro natura selvaggia e diffidente,consentendo di praticare sempre una pesca di qualità. Aquesto punto non posso non aprire una breve ma necessariaparentesi sui problemi inerenti le zone a gestione rigorosa-mente no kill con elevata pressione di pesca, piccoli paradisi(se ben gestiti) dove al pescatore anche poco esperto si offreun’opportunità molto interessante, costituita da una pescadi qualità caratterizzata da un’elevata frequenza di catture:tali tratti sono necessari ed è auspicabile che si diffondanosempre più nel nostro territorio, anche se ritengo che deb-bano comunque essere considerati come un momento ditransizione in un’ottica gestionale in evoluzione. Non unpunto di arrivo, quindi, ma un primo importante passo ver-so una gestione a più ampio respiro delle acque da salmoni-di allineata a quella degli altri paesi europei che già da anniconsentono l’uso delle sole esche artificiali, privilegiando lapesca a mosca. Nel nostro paese si assiste spesso all’istitu-zione di piccoli tratti no kill, a volte meno di un chilome-tro, dove si concentra un numero eccessivo di pesce e anchedi pescatori: in queste realtà le abitudini di entrambi ven-gono a dir poco alterate, generando comportamenti che po-co hanno in comune con la pesca, almeno come la intendoio. Certamente questo non è il caso della zona presa in esa-me in questo articolo, un tratto di fiume abbastanza lungoda consentire ai pescatori di non concentrarsi tutti insieme,

Pescare in questa parte del Nera non è semplice: va detto peronestà e soprattutto per non creare aspettative che potrebberoessere disattese. Chi è alla ricerca di un fiume facile, di quelligeneralmente definiti ‘pronta pesca’, forse è meglio che cambiitinerario. Non è mia intenzione con ciò scoraggiare nessuno,anzi vorrei che le difficoltà che presenta possano servire a farnascere la curiosità e a far scattare la molla della sfida, motoredalla potenza impressionante, almeno per quanto mi riguar-da. Un tratto di fiume difficile quindi ma non impossibile:numerosi sono gli spot che offrono buone possibilità anche aimeno esperti, zone nelle quali la velocità della corrente ral-lenta per creare magari una breve lama d’acqua tranquilla ouna correntina con la superficie appena increspata, dove, nellecalde serate estive, le trote si appostano in superficie in attesadelle prime ‘olive’ portate dalle corrente.Una parola a parte va spesa sulle may flies del tipo Ephemeradanica, presenti in questo tratto di fiume da inizio maggiosino alla metà di giugno e anche oltre. In verità non si trattadelle imponenti schiuse dell’Unec o del Gacka degli annid’oro: nelle giornate buone si verifica una schiusa che gene-ralmente avviene nel pomeriggio non troppo tardi o nellatarda mattinata, con un numero di esemplari generalmentemodesto, ma sufficiente a mettere in attività le trote, spessoanche gli esemplari di taglia maggiore, giustificando la pe-sca con le imitazioni di questa magnifica effimera. In questoperiodo, anche in assenza di schiusa, le trote sono sempre di-sposte a salire su una may fly ben presentata, magari tenutain pesca per il tempo sufficiente in piccolo giro d’acqua al la-to della forte corrente.

la gestioneDal maggio del 2003 è stata istituita una zona con regola-mento catch and release in provincia di Terni, che inizia dalconfine con la provincia di Perugia in località Ponte Santia-go per quasi 6 km sino alla località Caserino, facilmente ri-conoscibile da una tettoia che ripara dalla caduta di massi.Sono generalmente restio a parlare di gestione e gestori e co-munque di tutto quello che concerne tediose informazioni suquanto è accaduto, su come si è riusciti e su cosa si sta facen-do: preferisco parlare del fiume, della tecnica di pesca, qual-che volta di mosche; insomma ormai mi conoscete, ma que-sta volta non posso non citare i personaggi che hanno reso

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Valentino Scirri al campo scuola.

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CLAUDIO CARRARA • C&R BASSO NERA

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CLAUDIO CARRARA FLY FISHING SCHOOLw w w . c l a u d i o c a r r a r a . c o m

gennaio-febbraio Fly Fisher Club Mantova afebbraio-marzo Catch’n release Imola afebbraio-marzo Foligno afebbraio-marzo Mosca Club Arezzo a10, 11 marzo Parcolaghi (FC) b

14,15 aprile Nera (PG) b5, 6 maggio Nera (TR) b25, 26, 27 maggio Pliva/Ribnik (BIH) c16, 17 giugno Nera (TR) b29, 30 giugno - 1 luglio Gacka (Hr) c

14, 15 luglio Tail Water Tevere b15, 16 settembre Tail Water Tevere b28, 29, 30 settembre Lammer (A) c20, 21 ottobre Tail Water Tevere b3, 4 novembre Parcolaghi (FC) b

TIPOLOGIA “a”: co rs i di LANCIO. Cors i s v o l ti i n pal es tra, prato ecc. , nei qual i l ’obi etti v o è l ’apprendimento del l a tecni cadi l anci o s i a di bas e che nei l i v el l i s ucces s i v i . TIPOLOGIA “b”: co rs i di LANCIO e PESCA. Si s v o l gono i n l uoghi di pes ca; l efi nal i tà s ono centrate s ul l ’apprendimento del l a tecni ca di l anci o e del l e tecni che di pes ca con es erci tazi oni s u prato e i n ac-qua. TIPOLOGIA “c”: co rs i di PESCA. Si s vo l gono i n l o cal i tà di pes ca parti co l ari , e s i di fferenzi ano i n bas e ag l i ambi enti eal l e tecni che di pes ca i donee ad affrontarl i . Non s ono prev i s te es erci tazi oni s u prato : l ’i ntero co rs o s i s v o lg e i n acqua.

programma 2012

PER INFORMAZIONI E ISCRIZIONI: 0742 320551 · 345 5827296 · claudiocarrara@orvisitaly. com ·www.claudiocarrara. com

con una distribuzione del pesce regolare, con trote chereagiscono in modo naturale alla presenza dell’uomo.Sono pronto a scommettere che queste parole sarannovolutamente interpretate male da coloro che da semprehanno osteggiato il diffondersi di questo modo evolutodi intendere la pesca sportiva, ma trovo altresì ingiu-sto tacere sui problemi che si manifestano in certerealtà, problemi di cui tutti conosciamo l’esistenza madi cui raramente troviamo il coraggio di parlare. D’al-tra parte non è semplice riuscire a trovare un compro-messo accettabile tra pesca e ambiente, tra sfida e ri-spetto dell’avversario, tra egoismo di pescatore e so-pravvivenza del pesce. Forse il catch and release è l’u-nica strada percorribile.

la scuolaNell’anno 2006, da un’idea di Valentino Scirri nasceva lascuola nazionale di pesca a mosca dell’ARCI PESCA FISA,che sono orgoglioso di dirigere sin dalla sua nascita. Le moti-vazioni che ci hanno spinto a realizzarla possono essere sinte-tizzate nella necessità di fornire un costante supporto didat-tico a tutti coloro che si avvicinano alla pesca a mosca e a co-loro che vogliono migliorare la propria tecnica di lancio e dipesca; il progetto va quindi oltre il singolo corso di lancio,che spesso non trova continuità e rischia di rimanere un epi-sodio certamente utile ma con scarse possibilità di sviluppo.A tale proposito è stato realizzato un campo scuola adiacenteal fiume in località Terria, in un’area particolarmente adatta,dove è possibile parcheggiare facilmente e disporre di untratto di fiume di facile accesso, dove si riscontrano situazio-ni di pesca molto varie, rendendolo particolarmente adattoall’apprendimento. Attraverso i corsi che si sono svolti inquest’area si sono formati numerosi pescatori a mosca che,seguiti dagli istruttori della scuola, hanno appreso le basidella tecnica, ma soprattutto hanno imparato a ‘stare sul fiu-me’, ad amarlo, rispettarlo, a non chiedergli ciò che in quelmomento non può dare.

Nell’ambito dell’attività didattica svolta in questi anni, nonè possibile non citare il ruolo svolto dal mio amico e collabo-ratore Valentino Scirri, pescatore a mosca da una vita, esper-to e appassionato del Nera, che ha fatto dello studio e delladiffusione della tecnica di lancio un momento importantedella propria vita. Rigoroso, a volte severo, segue i suoi allie-vi con la serietà e la passione propria di chi sa che sta facendouna cosa importante per loro, una cosa che consentirà di en-trare in modo privilegiato in un mondo bellissimo. Sarebbecomunque riduttivo circoscrivere la figura di Valentino aquesto fiume: molte sono le avventure che abbiamo vissutoinsieme nelle acque dei più bei fiumi italiani ed esteri, tro-vando spesso nuovi spunti di riflessione, magari su un nuovolancio o su un modo diverso di risolvere una situazione diffi-cile. Ma devo riconoscere che le intuizioni migliori, quellepiù stimolanti, quelle che veramente hanno segnato un passoavanti nella tecnica di lancio che proponiamo nella scuola,sono nate dal nostro fiume; le sue acque mettono sempre ilpescatore di fronte a una nuova sfida che puoi ignorare e oaccettare, spostando sempre un po’ più in là il limite… IlNera è bello anche per questo.

Uno dei corsi della scuola.

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ATTU

ALITÀ

SPINNING

ddaallllaa RREEDDNNEECCKK WWAAYYaa FFIISSHHIINNGG SSMMAARRTT

un percorso obbligato per gli angler mediterranei?

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ANTONIO VARCASIA • DALLA REDNECK WAY A FISHING SMART

«To achieve mastery is to rise above the need tocatch fish. This part did not come easily for me. Iwas born in the heart of Dixie and raised in theRedneck way of fishing, which holds that the onlygood trip is one ending in many dead fish. Thesefish might be eaten, frozen, given to neightbors orused for fertilizer. But fishing that failed to producean abudance of corpes could no more be sussesfulthan a football season in which the University ofAlabama failed to win a national championship».Howell Raines, Fly fishing through the midlife crisis1

Mai come quest’anno si è parlato tanto inItalia di catch and release, con tormen-toni che hanno riempito le pagine deigiornali e soprattutto della web com-munity, dove è forse più facile capiregli umori di banchina. Il giorno se-guente al 19 giugno 2012, data in cui

un decreto ministeriale autorizzava la pesca catch and release deltonno indipendentemente dalla disponibilità di quote per la pescaricreativa, dal periodo di chiusura e dalla organizzazione di mani-festazioni agonistiche, mi chiedevo quanto noi angler italiani emediterranei fossimo pronti per un passo del genere. La Redneckway descritta in maniera ironica da Howell Raines, pescatoresanguinario poi ‘convertito’, per anni vulcanico direttore del«New York Times», è purtroppo ancora l’unica maniera diconcepire la pesca per molti, senza contare purtroppo chi consembianze di ‘sportivo’ continua a vendere il pesce o a barat-tarlo in sardine, carburante e altre cosette. Non condivido gliestremismi e sono fiero per questo di essere anche un grandeestimatore del pesce in cucina, ma davanti a una svolta nor-mativa che rappresenta un grosso passo in avanti anche nelmodo di gestire la pesca dal punto di vista politico e soprat-tutto un’occasione unica in cui dimostrare di essere grandi eresponsabili, sono rimasto spesso a bocca aperta davanti aicommenti di molti ‘colleghi’.Sì, perché non sentire altro per giorni se non i mugugni rife-riti al taglio delle quote per gli sportivi, passate da 35 ton-nellate a 10 (differenza peraltro ridicola, considerando gli ol-tre 5000 equipaggi autorizzati) è qualcosa che mi ha riporta-to in fretta alla realtà, facendomi capire quanto ancora ci siada lavorare per diventare dei pescatori rispettosi del loro ma-re senza che, magari, nessuno lo imponga loro. Per contrasto,mentre da noi si contava il numero dei tonni da imbarcare el’Angling Trust (UK) chiedeva che la misura minima dellaspigola nel Regno Unito passasse dagli attuali 36 a 48 cm(da noi 25), il 16 luglio a Orlando veniva presentata Fishsmart (www.fishsmart.org), iniziativa dell’American Sportfi-shing Association che rappresenta una presa di posizione im-portante non di categorie di pescatori o club di sostenitoridel rilascio, ma di molte aziende e multinazionali che lavora-no nel settore e dell’intera comunità alieutica.

dalla REDNECK WAYa FISHING SMART 1 «Per raggiungere la maestria nella pesca occorre andare oltre il bisogno di catturare

pesci. Questa parte non è stata per niente facile per me. Sono nato nel cuore di Dixiee cresciuto attraverso la Redneck Way della pesca, che sostiene che l’unica soddisfa-cente uscita di pesca è quella che termina con molti pesci morti. Questi pesci pote-vano essere mangiati, congelati, regalati ai vicini o utilizzati come fertilizzante. Ma lapesca che non fosse riuscita a produrre una grande varietà di cadaveri non potevaavere più successo di una stagione di football in cui la University of Alabama nonavesse vinto un campionato nazionale».

ANTONIO VARCASIAwww.realityfishing.tv

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ATTU

ALITÀ

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it’s up to you!Il programma FishSmart è un approccio attivo per risolvereuna sfida importante per la pesca ricreativa del futuro: ridur-re la mortalità degli stock ittici migliorando nel contempol’esperienza di pesca. FishSmart utilizza due approcci di ba-se: 1. sviluppare tecniche di pesca e di gestione che riducanola cattura delle specie indesiderate (ad esempio protette) o ditaglie a rischio (misure massime e minime), 2. migliorare lasopravvivenza dei pesci rilasciati. Il progetto, come accenna-to, viene portato avanti grazie agli sforzi congiunti di tuttala comunità della pesca ricreativa, tra cui pescatori, produt-tori, rivenditori, media, nonché le agenzie responsabili dellagestione delle risorse della pesca. FishSmart è il prossimo passo nell’evoluzione della pesca. Lapratica crescente del catch and release volontario e la presen-za sempre maggiore di normative e misure di gestione cherichiedono ai pescatori di rilasciare i pesci ha portato comeconseguenza naturale la necessità di riduzione dei tassi dimortalità post-rilascio. Quasi mezzo miliardo di pesci di ma-re vengono catturati ogni anno negli Stati Uniti e il 59% diquesti ritornano in acqua. In acqua dolce, la promozione dimigliori pratiche per il rilascio nei tornei (bass e trote, adesempio) ha contribuito notevolmente ad accrescere il benes-sere delle risorse ittiche nel post-release. FishSmart è un pro-gramma gestito dalla comunità della pesca, non un pro-gramma del governo. Vengono utilizzati diversi approccieducativi fra cui: 1. ampliare le conoscenze circa la sopravvi-venza del pesce rilasciato; 2. sviluppare nuove attrezzature,se necessario, per favorire la sopravvivenza del pesce rilascia-to: 3. promuovere l’adozione di tecniche di rilascio da parte

dei pescatori; 4. sviluppare la comunicazione in progetti etutorial informativi per aiutare i pescatori ad attuare questebuone pratiche. Risorse e applicazioni per gli angler sono di-sponibili non solo sulle riviste, ma su piattaforme elettroni-che e website come www.takemefishing.org e soprattuttohttp://catchandrelease.org della Florida University.Alcuni, leggendo queste righe e pensando alla Redneck tri-be, sorrideranno, ma in realtà se davvero vogliamo fare qual-cosa per il nostro mare e per la pesca del futuro, non ci restache rimboccarci le maniche e dare il buon esempio, che comesempre è l’unico modo per avanzare, magari piano piano, inuna maniera diversa di concepire la pesca. Fishsmart, a miomodo di vedere, suggerisce due cose importanti: il coinvol-gimento delle aziende nel favorire questo approccio e il fattoche non basta fare C&R ma che occorre farlo come si deve,cercando di capire in base alla specie che cosa possiamo onon possiamo fare e come dobbiamo rilasciare un determina-to pesce. Il C&R non è un modo per mettere a tacere la co-scienza o perbenismo; è, se fatto bene, un approccio che con-sente alla nostra passione di essere esercitata nella manierameno invasiva possibile. Tutto questo non deve farci perderedi vista il fatto che stiamo parlando di una passione, non diuno sport, in cui sono coinvolti animali che comunque ven-gono sottoposti a dei danni temporanei o permanenti e che avolte tratteniamo per mangiare. Spesso parlo di pesca re-sponsabile e come detto non amo gli estremismi, perché inentrambi i casi si scivola in tematiche che sono lontane dallapesca sportiva, o che addirittura la rendono inaccettabile,passando dall’animal welfare (compatibile con la pesca e conuna gestione responsabile di questa) agli animal rights. Que-st’ultimo è un approccio ultraconservazionista portato avanti

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ANTONIO VARCASIA • DALLA REDNECK WAY A FISHING SMART

lo si trattiene per cibarsene), mentre al contrario animal libe-ration e animal rights si pongono in forte contrasto con la pe-sca ricreativa e tendono a rigettarla completamente.Tornando a noi, appare chiaro come sia sempre più importan-te conoscere i nostri pesci e saperli rilasciare al meglio. Hoprovato a fare una lista delle principali prede in mare e a va-lutarne l’esposizione allo stress da cattura, ricavandone unpiccolo vademecum su come maneggiarli. Ogni pesce, natu-ralmente, è una storia a sé e quanto presentato non ha l’am-bizione di essere uno studio scientifico ma di legare un po’ dibiologia dei pesci all’esperienza, per cercare un compromessoaccettabile. Forse non sarà smart, ma è un punto di inizio, in-torno al quale speriamo di poter parlare meglio in futuro.

da gruppi estremisti e da filosofie ‘anti-angling’ che nonconcepiscono l’inutile tortura di una pesce che comunqueverrà rilasciato, come descritto molto bene da Robert Arlin-ghaus, in un recente articolo sulla rivista scientifica «Fishe-ries», A primer on anti-Angling-Philosophy and its relevance forRecreational Fisheries in Urbanized Societies, ripreso molto beneanche in Italia da APR (potete leggerlo per esteso sul relati-vo sito www.pescaricreativa.org). Per chiarire, si può riassu-mere dicendo che animal welfare può in un certo modo conci-liarsi con la pesca ricreativa nella misura in cui quest’ultimautilizza un approccio il più possibile fish friendly (sia nellefasi di cattura che nella manipolazione del pesce per il rila-scio, oppure nel garantire una morte rapida al pesce quando

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il Ventafish

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specie

spigola (Dicentrarchus labrax)

barracuda(Sphyraena viridensis)

dentice(Dentex dentex)

pesce serra(Pomatomus saltatrix)

leccia amia(Lichia amia)

ricciola(Seriola dumerili)

lampuga(Coryphaena hippurus)

cernia bruna(Epinephelus marginatus)

tonno rosso (Thunnus thynnus)e tunnidi minori

periodo riproduttivo

dicembre-marzo

marzo-giugno

aprile-giugno

giugno-settembre

aprile-maggio

aprile-luglio

aprile-maggio

giugno-agosto

maggio-giugno

stress da cattura

ottima resistenza e capacità di ripresa

buona resistenza

buona resistenza e capacità di ripresaquando pescato da terra o su bassifondali

buona resistenza, ma spesso si agitafreneticamente rendendo la slamaturacomplicata

scarsa resistenza e capacità di ripresa

buona resistenza, anche se è sempremeglio, come pelagico, slamarlo inacqua e liberarlo. Attrezzi come l’ARCdehooker possono essere d’aiuto(http://dehooker4arc.com)

buona resistenza, ma spesso si agitafreneticamente, rendendo la slamatu-ra complicata. Usare ami singoli e far-lo in acqua è una buona idea quandosi pesca sui branchi autunnali.

buona resistenza, ma soffre del baro-trauma (shock pressorio) con erniadella vescica natatoria che estrofletteparte dell’apparato digerente.

resistenza estrema in combattimento,che si riduce man mano che il tempodi questo si protrae. Per pesci da 20-30 kg oltre i 30-45 minuti siamo già in“zona rossa”. Combattimenti “epici” diore spesso portano alla morte il pe-sce anche se questo viene rilasciato esembra andare via.

note sul rilascio

normalmente senza problemi. Gliesemplari sotto i 30-35 cm non si sonoancora riprodotti (sebbene l’attualemisura minima sia di 25 cm)

pesci sopra i 3 kg di taglia nel periodofra aprile e giugno sono normalmenteovati

se pescati su fondali oltre i 30 m e re-cuperati velocemente presentano ilbarotrauma e vanno aiutati, come lecernie

alcuni sostengono che non debba es-sere rilasciato perché ‘troppo aggressi-vo’. Lasciamo fare alla natura il suo cor-so…

specie gli esemplari di taglia hannonecessità di un riossigenamento pro-tratto; occorre lasciarla il minor tempopossibile fuori dall’acqua

se pescata in profondità può presen-tare l’ernia della vescica natatoria e vaaiutata come il dentice e la cernia bru-na

esemplari al di sotto dei 3-4 kg pescatinel Mediterraneo in autunno hannonormalmente 4-5 mesi di vita e ovvia-mente non si sono mai riprodotti. Han-no un tasso di sopravvivenza del 2%!

nel Golfo del Messico dal 2008 è ob-bligatorio avere a bordo dei ventingtool kit per ridurre il barotrauma deipesci di fondo (www.ventafish.com).Il venting consiste nel pungere il pescecon un ago a 45° un paio di cm dietrola pinna pettorale. È un sistema che èpreferibile non attuare se non esperti;molto meglio non manipolare il pescema riequilibrarlo alla sua profonditàutilizzando attrezzi come il BlackTipCatch and Release tool creato da AceCallaway (www.westmarine.com) oanche sistemi più artigianali (piombo)ma ugualmente efficaci per riportali infondale.

da valutare in base alla reattività delpesce. In ogni caso evitare di salparloe slamarlo in murata. Se in buone con-dizioni una spinta è sufficiente, men-tre se il tonno è molto stanco va rios-sigenato come un tunnide, ovvero te-nendolo a bordo barca, con la testasott’acqua e mettendo la barca inmarcia a 3-5 nodi, facendo entrarel’acqua per il tempo necessario a farloriprendere (anche 5-10 minuti, finchénon si sente il pesce che cerca di li-berarsi).

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Quest’anno mi sono trovato in situazionidi pesca davvero strane: l’inizio stagio-ne è stato contraddistinto dalla carenzad’acqua, per cui anche le schiuse nehanno risentito, anticipandosi in ma-niera importante nel corso della stagio-ne. Mi è capitato così, in più di un tor-

rente appenninico, di trovare schiuse di Phryganeidae già inaprile e di dover conseguentemente variare l’approccio al fiu-me. In quei periodi di solito pesco in caccia con grosse effi-mere, ma quest’anno gli strani coup de soire d’aprile mi hannoindotto ad adeguarmi alla fase avanzata, lavorando di sedgegià da quel periodo. Quando ci sono le sedge sull’acqua, al-l’imbrunire o durante il giorno – dipende dalla stagione, madirei ormai meglio dalle condizioni climatiche –, i pesciescono per il banchetto. Credo che anche per loro sia qualco-sa a metà tra l’appetito e il gioco, perché a volte le vedi salta-re a prendere insetti in volo quando potrebbero nutrirsi con imolti insetti immobili a pelo d’acqua. Naturalmente è tuttoistinto, tuttavia si sa che negli animali il gioco è una fase cheda cuccioli (nel nostro caso da avanotti) tutti sperimentano,trovando in esso lo stimolo per apprendere dai propri genito-ri. Anche i pesci giocano: credo per istinto, ma lo fanno.Nella stagione estiva i fiumi appenninici non hanno benefi-ciato delle piogge (peraltro disastrose) avvenute in agosto alnord, per cui le schiuse e la conseguente attività a galla si so-no fortemente ridotte. In questi casi, quando non si hanno leconsuete schiuse di piccole baetidi o di caenidi, ancora unavolta vengono in aiuto le sedge. E anche se non schiudono inquel momento, si mettono in moto dai loro ripari di foglie,sulle sponde, iniziando un’attività peculiare che piace moltoai pesci: l’ovodeposizione. I tricotteri inarcano il corpo versoil basso e secernono una massa ovarica collosa, che si attaccaal substrato non appena lanciata in acqua. Per staccare quel-l’ammasso colloso dalla loro estremità volano a pochi centi-metri dall’acqua e battono sulla stessa ripetutamente, con ilcorpo e la massa ovarica appiccicata, sino a quando quest’ul-tima non si stacca. È una danza molto bella da vedere, unmovimento quasi ritmico ma forsennato, che spesso finisceper attrarre l’attenzione dei pesci, siano essi trote, cavedani,temoli o black bass.I mesi di ottobre e novembre sono i migliori per insidiare itemoli e per divertirsi finalmente con i cavedani tornati a es-sere furbi e maliziosi dopo le scorpacciate estive (ricordo atutti che la natura impone alle trote di andare in frega in au-tunno e in inverno: questa non è per loro un’opzione, per cuinon vanno pescate). Mi auguro che questi mesi vedano buo-ne, costanti e leggere precipitazioni, ma non ci spero gran-ché, visti anche i dati dell’ultimo decennio. Dove i livelli ri-marranno ancora accettabili per consentire la nostra attività,le imitazioni di tricotteri credo saranno un’insidia veramenteappetibile per i pesci, schiudendo e ovodeponendo nelle orecentrali e ancora tiepide.Da qualche tempo ormai mi sono convinto che la pesca conil tricottero sia al novanta per cento una pesca di movimen-to, che prevede richiami, balzi, saltelli e piccoli e controllatidragaggi. Per questo motivo, per massimizzare uno dei mi-

gliori momenti di schiusa che possano esistere in natura, maanche per sfruttare un altro episodio unico, l’ovodeposizione,mi sono applicato a fondo in quella che è una vera e propriatecnica di pesca. Ne è conseguito, nella ricerca dell’imitazio-ne che lavori correttamente, un forzoso allontanamento daalcune imitazioni troppo pesanti, ancorché molto galleg-gianti (per esempio le sedge in foam, quelle in cervo stileGoddard, le Peute fatte da 4-5 piume). La mia attenzione siè rivolta all’alleggerimento complessivo della mosca, al finedi renderla eterea, impalpabile e… salterina.Un giorno, pescando con una sedge fatta da Lido Mugnaioni,mi sono reso conto che potevo farla beccheggiare avanti e in-dietro grazie ai due calami spelati di gallo, molto rigidi,aperti a ‘V’ davanti all’occhiello della mosca stessa. Tecnica-mente, quando decido di giocare con le sedge, mi impegnoun pochino più del solito per realizzare un finale decente chemi aiuti in pesca. Non amo i finali lunghi, arrivo sui tre me-tri e mezzo, che ingrasso con attenzione, come la coda. In-grasso anche il terminale, evitando gli ultimi 20 cm vicinialla mosca. Poi, cosa essenziale, eseguo un nodo che crei ilcosiddetto ‘ponticello’. Questa accortezza permette al nylondi uscire verso l’alto e la sua intrinseca rigidità dà origine aquesto vero e proprio ponticello, sino a quando il filo va apoggiare in acqua, 4-5 cm più avanti, lontano dalla mosca.

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IVANO MONGATTI • IL LUNGO ANNO DEI TRICOTTERI

Se si esegue una trazione, la mosca viene richiamata a 45°verso l’alto, ricevendo, al momento del rilascio, un controim-pulso che la fa beccheggiare. Se non ci sono le antenne, a vol-te affonda o comunque beve; se ci sono le antenne, si appog-gia su di essa o ritorna in asse. Se la trazione è un filo piùsecca e rapida, la mosca salta, specialmente se si è bravi a do-sare la tensione con la mano sinistra; se questa è corretta-mente bilanciata, dopo il salto, torna della posizione origina-le e corretta in acqua. Questo accade sia a risalire che a di-scendere, con sensibilità e pose differenti. Le mosche con ‘an-tenne’ anteriori si dimostrano superiori agli stessi modelliche ne sono privi, perché carenti di quella splendida ulterio-re base d’appoggio. Nei modelli che vi presento noterete chequesto particolare è molto accentuato, con più fibre e piùmassa di quella che dovrebbe esserci, prendendo in conside-razione solo l’aspetto imitativo. Tuttavia, così facendo è pos-sibile realizzare esche davvero al limite dell’inaffondabilità,ma soprattutto maneggevoli e mobili, reattive alla più leg-gera sollecitazione. Quando schiudono i tricotteri, mettereuna mosca con antenne accentuate è divenuto ormai un plusa cui non rinunciare.Al momento dell’ovodeposizione invece il problema si com-plica, perché le preferenze dei pesci vanno a insetti sì mobili,ma che riescano a penetrare il film con il proprio corpo. Più

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che di salti, in questo caso, la tecnica è fatta di spostamentirepentini della mosca di 10-15 cm, prodotti con vibrazioniritmate del vettino alzato in alto in verticale, mentre con lasinistra si controlla millimetricamente la tensione di coda(per far muovere in modo naturale una mosca spesso va con-cessa coda e non sottratta). Le imitazioni che ho elaborato so-no leggerissime, costruite con pochi materiali, utilizzando lebrillanti fibre Angelina per raffigurare la massa ovarica. L’a-mo è un grub accentuato e in tutti i modelli noterete che leali vanno verso l’alto, a 45°, e sono un po’ più lunghe delcorpo. Ciò consente, durante la trazione, di beccheggiareavanti e indietro sulle ali rimanendo bene a galla. Alcunimodelli stanno più abbottonati all’acqua e vanno fatti ‘stri-sciare, altri (vedi l’imitazione n. 8) rimangono altissimi sullasuperficie, lasciando sotto solo l’ammasso di uova. Ricordoche per utilizzare al meglio queste mosche vale la pena osser-vare qualche minuto il comportamento dei veri tricotteri.Sarà facile comprendere come la tecnica dovrà essere un mixrapidissimo di salti, dragaggi e momenti di deriva morta, al-ternati due-tre volte nel corso della passata. Spesso, se si pe-sca a vista, vale la pena far saltellare la mosca a monte, la-sciandola poi inanimata negli ultimi centimetri di corsa da-vanti al pesce. Se la ghermirà o no, anche dopo aver fattotutto bene, non è dato saperlo, ed è il bello della pesca.

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1• amo: n. 16 dritto• corpo: filo di montaggio beige• ali: due piume di petto di germano femmina• hackles: gallina brama hen• antenne: punta di piuma di cdc

Aldo Silva, tanti anni fa, mi mostrò una mosca conle ali fatte con il germano, posizionate così sul cor-po. Era una mosca pesante, con il corpo in pelo dicervo rasato, che stava su grazie alla stazza e allecaratteristiche dei materiali. Ho eliminato tutti gliappesantimenti e ridotto la taglia. Le ali divergenticreano una bella ‘V’ sull’acqua e la parte anteriore,grazie alle hackles e alla voluminosa imitazionedelle antenne, consentono a questa imitazione lapossibilità di sollevarsi dall’acqua o disassare alminimo recupero. Alla fine di ogni trazione la mo-sca ritrova la giusta posizione grazie proprio alleali, che rappresentano l’ 80% del volume totaledell’insetto.

2• amo: n. 16 dritto• corpo: hackles di gallo grigio• ali: piuma di petto di germano femmina• hackles: gallo grigio• antenne: punta di piuma di germano femmina

Imitazione che non potevo non mostrare. Si trattadi una piccola Peute alla quale ho aggiunto il parti-colare di un sostegno anteriore dato dalle rigidepiume di gallo grigio genetico. Queste, montate aridosso della piuma di germano femmina, creanovolume e le impediscono di chiudersi su se stessaquando bagnata. Se il germano è montato corto,come in questo caso, questa mosca si asciugheràcon due falsi lanci anche dopo ripetute catture.

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3• amo: n. 16 dritto• corpo: filo di montaggio scuro• ali: due piume di gallina brama hen + ciuffettodi polipropilene

• hackles: gallo grigio• antenne: fibre di pelo di cervo

Questa è una mosca particolare, che amo moltoper le soddisfazioni che mi ha dato in passato.Non è una vera e propria skating sedge, quantopiuttosto una mosca talmente leggera che si muo-ve e vibra alla minima sollecitazione di vettino,pur rimanendo spesso abbottonata all’acqua. Ilciuffetto di polipropilene è montato tra le ali conl’intento di creare volume e non farle appiccicareinsieme. La scelta del ciuffo di cervo per le ali èobbligata, in quanto avevo necessità di una forteresistenza all’affondamento in caso di repentinicolpetti. Il ciuffo rigido di cervo si appoggia sul-l’acqua sino quasi a far capovolgere la mosca, chespesso saltella perfettamente in avanti di qualchecentimetro

4• amo: n. 16 dritto• corpo: ppp• ali: due piume di cul de canard + fibre di cervo• hackles: gallo grigio genetico• antenne: fibre di gallopardo

Il cul de canard è una scelta sicura quando cer-chiamo il galleggiamento, ma spesso la sua caratte-ristica di appiccicare le fibre quando bagnato nonconsente alle imitazioni movimenti e saltelli realisti-ci (al massimo possiamo strisciare in acqua, in dra-gata, pescando a discendere). In questo caso hoallargato al massimo le fibre delle ali, miscelandolea rigide fibre di cervo. La hackle anteriore è monta-ta con almeno 5 giri, al fine di creare volume e ap-poggio, mentre le fibre di gallopardo montate da-vanti creano l’effetto ‘leva’ durante le trazioni.

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5• amo: n. 16 grub• massa ovarica: Angelina fiber verde• corpo: ppp• ali: fibre di ppp crettato bianche e nere miscelate• hackle: gallina brama hen

Per imitare una sedge in ovodeposizione non tro-vo di meglio che un pallino di Angelina fiber ver-de. Si tratta di una fibra abbastanza pesante, mairidescente e attraente per il pesce. Ho reso que-sta mosca leggera e galleggiante utilizzando inpratica solo ppp e una hackle morbida. Le ali so-no divise a ‘V’ all’indietro e tendono verso l’alto inmodo da offrire un cono d’appoggio sempre cre-scente all’insieme.

6• amo: n. 16 grub• massa ovarica: Angelina fiber verde• corpo: ppp• ali: due piume di cdc + fibre di cervo• hackle: gallo grizzly

Presento questa imitazione con un certo orgoglio.Mi piace e ritengo sia perfetta sia nelle grandi chenelle piccole misure, estremamente efficace. Lasua originalità sta nella disposizione alta delle duepiume di cdc montate fissando l’estremità e ripie-gando la penna su se stessa, fermando la base delcalamo nello stesso punto, ottenendo quindi una‘sacca’ di forma semicircolare. Queste due sacchevengono prima divise a ‘8’ dal filo di montaggio epoi ancora dalla hackle di gallo, che le incrocia al-la stessa maniera. Il cervo regala la silhouette giustae il movimento è assicurato a ogni più piccola sol-lecitazione del vettino.

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7• amo: n. 16 grub• massa ovarica: Angelina fiber verde scuro• corpo: ppp• ali: due piume di gallina brama hen + ppp bianco• hackles: gallo grigio scuro

La mosca giusta per le acque lente o piatte. Imita-tiva al massimo con le due ali in gallina e la suamassa ovarica ben in evidenza, riesce a muoversie a strisciare bene in superficie grazie all’appog-gio parachute anteriore, il cui supporto è costruitoutilizzando parte del ciuffetto di ppp. Senza voleressere irriverente, diciamo che è una specie diKlinkammer con le ali, elemento che durante lebrevi strisciate in acqua diviene essenziale per au-mentarne l’attrattività.

8• amo: n. 16 grub• massa ovarica: Angelina fiber verde + hackles digallo grigia

• corpo: ppp• ali: fibre di cervo• hackle: hackle di gallo grigia

Ancora una mosca da acque lente, che al contra-rio della precedente si colloca molto sollevata inacqua e saltella e zompetta alla minima trazione.La prima cosa che si nota è l’hackle di gallo postaappena sopra la massa ovarica, indispensabile pertenere alta la mosca e allo stesso tempo per anco-rarla un minimo all’acqua immergendosi solo sinoa quel punto; il resto lo fa il cervo e soprattuttol’hackle anteriore.

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ITIN

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BASSFISHIN

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MAX [email protected]

TTEERRRREESSEELLVVAAGGGGEE

seconda parte

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MAX MUGHINI • TERRE SELVAGGE

Spero che non vi siate persi, nello scorso numero,l’articolo con la prima parte di questa avventura,nel quale parlo di un pazzo che con 40 gradi sene sta in barca sotto il sole per dieci ore nei me-ravigliosi laghi del sud della Sardegna a caccia dibass. Ci eravamo lasciati con il mio incontro conCarlo Marongiu (e non Claudio come avevo

scritto) della nautica Marongiu di Sant’Antioco, che mi par-lava del lago del Flumendosa, luogo di cui avevo già sentitoparlare a lungo negli anni passati da alcuni amici.Decidiamo quindi di vedere e pescare in questo lago. Velocepreparazione, saluti agli amici sardi di Tatralias e si riparte. IlFlumendosa del quale parlo è il primo bacino artificiale crea-to lungo il corso del famoso fiume e si trova in località di Vil-lanova Strisaili, frazione di Villagrande Strisaili. Sapete unacosa? Quando andrete in Sardegna non vi affidate al navigato-re, a meno che non vogliate fare, come il sottoscritto, un tournei paesini sperduti tra i monti Gerrei. Paesaggio fantastico,sia chiaro, ma con Navara e barca che passano i dieci metripuò rivelarsi un attimino difficoltoso ritrovarsi in borghistrettissimi con curve a gomito e macchine parcheggiate quae là (non potete immaginare le facce degli anziani seduti da-vanti ai barrettini locali quando ci hanno visto arrivare tra imonti con la barca…). Durante il viaggio il cervello continuaa macinare i racconti, con le catture e le esperienze, degliamici che erano stati a pescare sul Flumendosa, così che appe-na arrivo in acqua ho qualche punto di riferimento su dove ecome iniziare la battuta di pesca. L’idea è quella di risalire ilfiume, dal lago, verso nord. Fa un caldo davvero tremendo.La temperatura esterna è di 40 gradi e l’acqua è mediamentesui 28 gradi. Il fiume potrebbe avere temperature leggermen-te più basse e le alte rocce creano zone d’ombra importanti.Certo non siamo molto fortunati: siamo capitati nelle setti-mane in cui l’acqua del bacino viene pompata per riempirebacini più piccoli, dei paesi limitrofi, per produrre acqua siapotabile che irrigua e il livello scende a ritmi vertiginosi,quasi 1,5 m al giorno. Risalgo tutto il fiume e inizio a pesca-re. Le esche di reazione sono le prime che prendo in conside-razione, in particolare spinnerbait e topwater di grosse di-mensioni, ma il caldo atroce non dà tregua e tiene i bass inuno stato di ferma totale. Ne approfitto per fare un giro ‘turi-stico’ in barca. Sono anni che aspetto di vedere questo magni-fico lago e adesso me lo voglio proprio girare tutto con la miaPro Team 175: un po’ d’aria in navigazione è un vero toccasa-na con queste temperature. Prendo appunti, segnando zone epunti interessanti per la pesca sul GPS dell’ecoscandaglio,secche, scalini, foreste sommerse e semisommerse, pianifican-do un programma di pesca anche per i giorni successivi.Il pomeriggio passa e mi riporto sul fiume per pescare le ulti-me ore di luce. C’è un punto meraviglioso dove un ruscellobutta acqua anche nei mesi più caldi, creando una cascatadavvero suggestiva. L’acqua è piuttosto chiara, ma con gli oc-chiali polarizzati non vedo nessun movimento di pesce, dinessuna specie. Sembra che non ci sia pesce! Via le esche direazione quindi, per passare a esche di presentazione. Do fi-ducia a uno dei miei siliconici preferiti, la Larva Molix. Hointenzione di fare selezione, per cui scelgo un 120 mm di ar-tificiale su un amo del 3/0 OMTD off set e piombo a proiet-tile (rigorosamente in tungsteno) da 1/16 di oncia. La sceltadi questo amo a gambo dritto è data dal fatto che la parte an-teriore della Larva è piuttosto sottile. Il pesce è apatico, l’ac-

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qua è chiara e non necessito di un gap pronunciato. Tantomeno di un amo pesante. Quindi amo ben nascosto, piombolibero sul finale in fluorocarbon da 12 libbre e taglio (comemio solito) la coda della Larva dividendola a metà… adoro ilmovimento di questa esca in acqua. Il colore è molto simileal verde dell’acqua e intervallo pose delicate a pose più rumo-rose per cercare la ‘chiave’ giusta di rumorosità e di velocitàdi presentazione. Ma è la vegetazione in acqua che cerco, inparticolare alberi nel sottoriva, e appena li trovo cerco diskippare l’artificiale più all’interno possibile. Sbaammm! Ec-co la chiave giusta! Inizio a prendere diversi bass di buona ta-glia, tutti sopra al chilo di peso con una forza imbarazzante.Attorno alla cascata, invece, l’idea è quella di pescare di rea-zione e a galla. Primo lancio con una big bait da top water e,come in ogni storia che si rispetti, arriva la tanto sperataesplosione. Semplicemente fantastico. D’accordo, si sta avvi-cinando il tramonto e il pesce tende ad alzarsi, ma sembra diessere in un altro lago rispetto alla pescata di poche ore pri-ma. Le catture si susseguono, tutte a galla e con tutti pescidegni di nota. Una libidine! Alloggiamo nell’hotel Istellas, una struttura stupenda situatadirettamente sul lago con pontile galleggiante e tutti i servizidel caso. La sera, dopo le piacevoli chiacchiere da pescatoricon amici faccio il punto della situazione. Riguardo alcunispezzoni video (sono sempre in giro per realizzare i miei fil-mati di Bass Zone e Bass Stage per «Caccia e Pesca»), guardo

i miei appunti e pianifico l’uscita della matti-na. Vista la temperatura, nonché il movimentodei bass nelle ore serali, l’alzataccia è d’obbligo.La mattina infatti è ancora buio e sono già inbarca a preparare le montature. Ho intenzionedi iniziare la pescata in un’ansa che per decine edecine di metri è piena di alberi semisommersi.Imposto la rotta che ho memorizzato il giornoprima e via, qualche minuto di navigazione e cisiamo. Lo spettacolo è semplicemente meravi-glioso, il sole è ancora nascosto e tutto intornoc’è un colore rosso-arancione quasi finto perquanto è bello. Mi sento concentrato e carichis-simo, visti i risultati della sera precedente, eparto pescando seguendo la falsariga delle tec-niche che mi hanno dato catture importanti.Nel casting deck della barca monto quattrocanne, di cui tre dedicate a esche di reazione euna con la Larva innescata a texas. Vento assen-te, luce ancora bassissima e mi gioco la cartadelle big bait da superficie di varie misure e di-mensioni nei pressi delle piante in acqua bassa,che caratterizza tutta l’ansa. Ho due attacchi,ma che più che attacchi sono gorghi sotto allabig bait. È segno che qualcosa sono riuscito asmuovere, ma non nella maniera giusta, perché

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il bass non attacca l’artificiale. Lo ha seguitoper un po’, per poi scacciare l’intruso. Cambioimmediatamente canna e presento un buzzbait (il nuovo Lover Molix, ideato dal grandeMike Iaconelli). Lancio qualche metro oltreallo spot dove avevo visto il bass e lo faccio ar-rivare con un recupero il più lento possibile,con qualche strappetto. Questa volta l’attaccoc’è, eccome! Sembra una bollata in due tempiin realtà: il big ha preso l’artificiale salendo inverticale e uscendo dall’acqua, per poi fare unsecondo immediato salto. Adrenalina allo sta-to puro! Lo porto in barca e lo ammiro perqualche secondo: è un big maestoso, perfettoin tutto, con una linea laterale marcatissima.Do anche a lui il giusto rilascio e proseguo.Continuano catture di tutto rispetto, pochema di qualità, fino a che il sole non torna afriggere sia noi che la superficie dell’acqua. Ilbass sparisce nuovamente. Intravedo ancorauna punta dell’ansa che rimane all’ombra, manon riesco a raggiungerla in barca. Decidoquindi con Ivana (che ormai conoscete, maper chi non lo sa è il mio operatore oltre chela mia dolce metà) di scendere a riva per pro-vare quelle poche decine di metri d’ombraprima che il sole arrivi anche lì. Un’unicacanna con la Larva 120, perché la vegetazioneè troppo fitta per pescare di reazione. Tolgo ilpiombo a proiettile e appesantisco l’artificialecon un insert in tungsteno, giusto per bilan-ciare il siliconico in presentazione. L’acqua èbassissima, con grossi massi sotto alle piante.Faccio ‘giocare’ l’artificiale tra i rami e le roc-

ce, quindi lo faccio uscire dall’acqua per passare sopra un ra-mo e tornare poi in pesca. Una presentazione molto sinuosa epiuttosto ‘invasiva’, ma che sembra gradita a un big bass cheesce all’improvviso dallo spot e si aspira la Larva come fosseuna piccolissima mosca. Mi ha preso alla sprovvista: il livellodell’acqua non supera i 50 cm e il fondale è ben visibile manon avevo assolutamente visto quel pesce. Segno che sotto otra le rocce hanno spazio per nascondersi a dovere. Devo lavo-rare un po’ per tirarlo fuori dalla vegetazione senza che si fe-risca e che mi rompa il filo. Entro anche in acqua con le scar-pette ‘da aperitivo’ e riesco ad afferrarlo! Spettacolare, soddi-sfacente e strepitosamente adrenalinico!Il sole torna alto, il livello del lago scende a vista d’occhio ece ne andiamo. Torniamo in pesca per il tramonto e ci diri-giamo verso il fiume a nord. Navigo più piano, perché vo-glio osservare delle strutture che avevo notato dalla strada.Ci sono dei piloni di un vecchio ponte, di cui uno affioraleggermente dall’acqua. Ecco la solita vocina… quella che inun cartone animato si materializzerebbe con l’omino che sus-surra all’orecchio: «Fermati, fermati… questo è un postospeciale... fermati! Qui c’è il tesoro!» Ascolto sempre questevocine, quindi mi fermo. Canna da 2 oz, big bait e mi avvi-cino. Lancio il grosso artificiale direttamente a ridosso delpilone affiorante, cercando di curare la posa in acqua. La bigbait in presentazione deve simulare la bollata di un predato-re su una preda che, in questo caso, rimane lì mezza ferita. Èuna tecnica che adoro e alla quale dedico molte uscite miratedurante la stagione; può regalare tanti capotti ma anche sor-prese che ti si spalmano nella mente per sempre. L’artificialesi appoggia in acqua e il movimento che genera lo fa muove-re sul posto creando tante piccole onde che si propagano perqualche decina di centimetri. Tendo il trecciato (con finalinoda 25 libbre) in acqua e dopo qualche istante do una piccolatwicciata di cimino per animare un attimo l’artificiale sno-

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che mi ha tolto il respiro, credo di aver smesso di respirareper diverso tempo. Ho visto scene che ogni bassman vorrebbevivere. Peccato che si sia slamato, certo, ma non mi dispiaceaver scambiato bellissimi salti davanti a me con una perfettagestione del combattimento, tenendolo forzato sott’acqua perriuscire a salparlo. Del resto dei big questo viaggio me neaveva già regalati, quindi slamare il secondo dei diversi presinon mi dispiace.La serata continua con catture di pesci importanti, ma misento appagato anche del Flumendosa e penso già al prosie-guo del viaggio verso un’altra destinazione. Si tratta di unodei laghi artificiali che da tempo voglio visitare per i mieifilmati: direzione nord, verso il massiccio del Gennargentutra Orosei e Nuoro. Questa volta il navigatore pensa bene difarmi visitare l’entroterra più isolato e passati due paesinicon strade strettissime mi ritrovo in aperta campagna, dovetutto finisce. Grazie alle indicazioni del solito lavoratoresardo molto gentile torniamo sulla retta via e arriviamo al-l’agriturismo Canales, che dà direttamente sul lago Cedrino,a 5 km da Dorgali. Prima di arrivare attraverso un ponte so-pra l’ansa principale e non credo ai miei occhi… Acceleria-mo quindi i tempi di sistemazione in camera, prepariamo

dato, che torna a muoversi sul posto. In quel preciso mo-mento, così come deve succedere, il bass aspira letteralmentela big bait, che sparisce nel nulla senza schizzi né rumori.Non ferro, aspettando di sentire il peso in canna, perché so-no sicuro che si tratta di un pesce di dimensioni notevoli. Ela conferma arriva immediatamente. Il trecciato è ben steso,per cui ferro deciso ma senza forzare troppo. Il big non cercadi abissarsi, ma tende a saltare immediatamente. Quella me-ravigliosa ‘danza’ che solo i bass sanno fare, lenta mentretentano di saltare dall’acqua, a destra e sinistra, come se vo-lessero farsi vedere e ammirare. In quei momenti i miei oc-chi diventano lucidi e il magone allo stomaco si fa semprepiù forte. È l’emozione che dà un big bass su una big bait…non c’è niente da fare.Il big è davvero fortissimo. Neanche la canna da 2 oz è ingrado di gestirlo e di evitare che possa saltare e liberarsi. Ecosì è: riesco a portarlo fino sotto alla barca, poi, come da co-pione, fa l’ultimo salto più ampio dei precedenti, scuote latesta e si slama. Io rimango lì per qualche attimo, impietritoma non dispiaciuto. È già il secondo ‘mostro’ che attacco inquesta avventura sarda e che mi si slama, ma il mio stato d’a-nimo non è a pezzi, anzi: mi sento appagato, ho l’adrenalina

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attrezzatura e telecamere e subito in acqua. Ci troviamo anavigare pian piano, in silenzio, rapiti dalla bellezza del po-sto. È quasi sera, per cui preferisco dare una buona occhiatain giro per pescare la mattina successiva con le idee piùchiare. Ma dove giro lo sguardo vedo spot su spot. Il livellodell’acqua è ottimo, a differenza dei laghi visitati finora. Latemperatura, anche se siamo a un livello sul mare più altodegli altri, è di 30 gradi. Ma non mi preoccupo. Vedo nel-l’Humminbird una strada sul fondo ben definita, a circa 25metri: è la strada che utilizzavano i mezzi mentre costruiva-no la diga; la roccia veniva presa direttamente da quello cheadesso è il lago e portata per costruire la diga. Troviamoquindi un ponte sui sei metri di profondità e arriviamo aquella che doveva essere la cava d’estrazione, dove la roccia ele pietre venivano lavorate. In effetti c’è una sorta di mac-chinario in cemento e ferro, semisommerso, e sotto si vededavvero di tutto… Spot su spot! Proseguendo, arriviamo auna piccola isola. Il buio è alle porte, la smania di pescareprende il sopravvento e mi metto a fare qualche lancio per

vedere come butta… Posso garantirvi che avevo un pesce incanna per ogni lancio. Niente di che, tutti bassettini sui300-400 g, ma indiavolati, con una competizione alimenta-re elevata. Belli, sani, in forma. Ci sono tutti i presuppostiper una bella giornata di pesca.La mattina, ovviamente, siamo in acqua con il buio. Mi affi-do ancora una volta al GPS e ai punti segnati, quindi inizioa pescare in questo posto da fiaba. Il lago è allungato e si di-rama in due fiumi con foce larga, di cui uno è piuttosto lun-go e navigabile per diversi chilometri. Decidiamo di prende-re la via della diramazione più grande. Nel lago i pesci nonmancano, ma ho intenzione di cercare pesci grossi, che sicu-ramente cercheranno posti più isolati, dove i branchi di bas-settini non sono così numerosi. Man mano che risaliamo ilpaesaggio diventa sempre più magico. Arriviamo in uncanyon di roccia rossiccia, altissima a picco sull’ acqua, tantobello da sembrare irreale. Qui troviamo delle grotte dove siavventurano gruppi di speleologi. Sono alte metri e metri ene proviene un’aria gelida, tanto che non si riesce a rimaner-

vi davanti a lungo. All’interno volanoi pipistrelli, diversi uccelli entrano edescono, diversi animali si abbeveranoin nei pochi punti accessibili all’ac-qua. E le catture non mancano. Potreicontinuare a raccontare ancora dei bigpresi con esche e tecniche diverse, maa questo punto preferisco lasciarvi conla mente e la fantasia indirizzate inquesto magico posto.In questo viaggio mi ero proposto divisitare posti nuovi, dei quali comun-que mi era stata segnalata la rilevan-za: sapevo che valeva la pena andarci edocumentare la pesca del bass. Qui cisono gestori, enti e persone che ama-no il proprio territorio, come amano erispettano il pesce e il luogo dove vi-ve. Chi ama stare nella natura e la ri-spetta, come rispetta questo magnifi-co pesce, sappia che esistono posti co-sì, ben gestiti, ben serviti da agrituri-smi pronti e preparati a ospitare i pe-scatori e che non cucinano i pesci dellago, se non quelli consentiti. Chiudoringraziando tutti, ma veramente tut-ti i sardi che ho incontrato, che mihanno accolto come fossi della fami-glia, che quando sono andato via ave-vano gli occhi lucidi, e ringrazio leautorità che ho incontrato, come ilsindaco di Tatralias e il responsabiledell’Enas che ci ha concesso i permes-si per entrare in barca come ‘pionieri’nel lago Tatralias. E non posso non ri-cordare ancora una volta che l’entro-terra della Sardegna è incredibilmentebello, tale da far dimenticare ogni co-sa, ogni problema, il lavoro, la vitaquotidiana. Qui ci si sente davveroparte della natura, parte di un luogomagico, unico e selvaggio.

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Un tempo, dopo trote e temoli, il massi-mo cui ambire erano senz’altro i salmo-ni atlantici, quelli del Pacifico, o lesteelhead, mentre oggi il raggio d’azio-ne si è ampliato in modo impressionatedando spazio alle cosiddette ‘pesche al-ternative’, di cui sono stato da sempre

un attivo sostenitore. Ecco, pertanto, aprirsi la strada ancheai pesci di mare, oltre che su quelli di acqua dolce meno co-nosciuti, che attualmente appaiono molto apprezzati da unabuona fetta di moderni moschisti desiderosa di mettersi allaprova in ambienti tanto diversi da quelli canonici. È interes-sante vedere come sistemi di pesca alternativi presentati dame e da altri collaboratori di questa di rivista, primo fra tut-ti per il mare il geniale Marco Sammicheli, poco più di 13-14 anni fa, che all’inizio hanno destato stupore e incompren-sione tra i pescatori a mosca più ortodossi, oggi invece ri-scuotano un ampio consenso tra le nuove generazioni di pe-scatori a mosca (basti pensare alla pesca delle carpe), tantoche un tema scottante come quello dei siluri trattato nei nu-meri precedenti, che ha sollevato comprensibili critiche, saràa mio avviso di attualità tra qualche anno, quando una buo-na parte dei moschisti capirà realmente le enormi potenzia-lità di divertimento e interazione con la natura dei nostri bi-strattati fiumi cittadini fornite da questi predatori, che or-mai possiamo definire ‘pesci comunitari’ a tutti gli effetti.La tendenza attuale, comunque, èsempre quella di ricercare pesci di ta-glia, il tutto forse nello spasmodicotentativo di soddisfare il nostro egosmisurato, quasi a dover dimostrare intempo reale a parenti, amici e frequen-tatori dei vari forum l’alto grado diabilità e di specializzazione ormai rag-giunto. Ma alla fine, dopo aver concre-tizzato la maggior parte dei nostriobiettivi ed essere riusciti ad allamareil mostro di turno, cos’altro ci rimarràda fare e sperimentare per non essereripetitivi e ridondanti, cercando dicontinuare a godere ancora delle fanta-stiche emozioni e immense gratifica-zioni tipiche della pesca con l’attrezza-tura da mosca? Una soluzione potreb-be essere forse quella di tornare allasemplicità delle origini, quasi si trat-tasse dell’arco di una parabola che ci-clicamente si rinnova, su altri pesci enuovi approcci tecnici, alla stessa stre-gua di ciò che accade nella vita reale,che da sempre è scandita da cicli benprecisi e circostanziati, che sistemati-camente si ripetono dalla notte deitempi. Questo articolo vuole rappresentare e raccontare pro-prio un possibile ritorno alle origini, momentaneo e fugacema non per questo meno soddisfacente, un po’ come quelloche sta accadendo ai nostri cugini dello spinning in mare,che dopo essersi divertiti a macinare catture di pesci di tagliacrescente (basti pensare ai pesci serra, ai barracuda, alle enor-mi lecce amia e ai terribili tonni rossi, solo per citarne alcu-ni), oggi mettono da parte le canne pesanti e gli stand up ri-

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correndo alle light tackles per dedicarsi al rock fishing conumiltà e rinnovata passione, insidiando specie alternativecerto meno blasonate, alla ricerca di occhiate, perchie, sara-ghi, scorfani, passere, rombi e ogni altro tipo di pinnuti ocefalopodi che frequentano stabilmente il sottoriva di fondalipiù o meno rocciosi e sabbiosi, divertendosi un mondo nel-l’insidiarli con artificiali minuscoli e attrezzature sottodi-mensionate.La scorsa estate mi trovavo dunque al mare: durante il giornoadempivo diligentemente agli obblighi familiari, mentre lanotte uscivo come un vampiro assetato di sangue di spigola,concentrando la mia azione nel momento di maggior scadutadella marea, quando i branzini si avvicinano in spot prestabili-titi per cacciare cefali e altra minutaglia. Di tanto in tanto, inorario diurno riuscivo comunque a eclissarmi di soppiatto an-dando al vicino porticciolo dove, pasturando col pane raffer-mo, era possibile insidiare qualche bel cefalo combattivo conl’imitazione della bread fly modello ‘arpetta’ (ne parleremo inun prossimo articolo). Avevo appena guadinato un bel cefalonettamente superiore al chilo, quando la mia attenzione fu ca-talizzata dalla presenza di due ragazzini di 10-12 anni circaseduti poco distante sul margine del pontile con le loro cannea fondo, pochi attrezzi, il minimo indispensabile e un sec-chiello da spiaggia; improvvisamente uno dei due salpò unpiccolo pesce, un semplice ‘ghiozzo’, agganciato a poca distan-za dalla struttura, ove probabilmente aveva trovato rifugio.

Le caratteristiche di quel pesce selvatico, i suoi colori macu-lati, la morfologia così particolare del corpo e l’ampiezza per-fetta della pinna caudale, di quelle ventrali e dorsali, hannoimmediatamente risvegliato ricordi ancestrali, relativi alleprime uscite di pesca in mare in compagnia di mio padre aSavona in Liguria e a Chioggia nella laguna veneta: avevo 5anni e con la cannetta fissa passavo ore sugli scogli in attesadi una toccata. Il rito iniziava sempre la sera prima con la

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preparazione del pastone creato col pane avanzato bagnato earricchito di una buona dose di formaggio grattugiato e pez-zi di acciughe, che veniva lavorato e asciugato pazientementecon le mani fino a formare una pasta densa quel tanto chebastava per essere compattata sul piccolo amo; poi, una voltagiunti sul posto, ci procuravamo anche i ‘muscoli’, ossia lecozze, e, quando eravamo proprio agguerriti, anche alcunescatolette in cartone pressato che custodivano i preziosissimivermi di mare, nel negozio di pesca del porto vecchio. Si pe-scava dagli scogli tra le onde della risacca col galleggiante aperetta oppure con una piccola piombatura, cercando di per-cepire direttamente sul cimino le tocche di saraghi, salpe,cefali, occhiate e quant’altro; io però, vista l’età e la ridottalunghezza della mia cannetta fissa, agivo solo in prossimitàdei buchi del sottoriva creati tra una pietra e l’altra, a cacciadi ‘gigie’ (ghiozzi) e bavose, che in realtà non si facevano at-tendere molto: mi ricordo ancora i terribili morsi che mi da-vano quei piccoli pesci quando cercavo di slamarli delicata-mente per non perdere la montatura e il prezioso amo chepurtroppo inghiottivano facilmente in profondità.Sono tra i pochi ricordi vividi e preziosi che conservo di miopadre, che era un accanito pescatore di acqua dolce e di ma-re, in quanto mi ha lasciato orfano all’età di 10 anni; proba-bilmente nel corso dell’infanzia molte cose sono state incon-sciamente resettate nel tentativo di mitigare e razionalizzarequella dolorosa esperienza di vita, ma rivedere i ghiozzi presida quei ragazzini mi ha fatto fare un tuffo nel passato, obbli-gandomi anche ad effettuare alcune considerazioni. Il pesca-tore a mosca che si approccia all’acqua salata generalmente lofa per ricercare prede combattive e di taglia, ma mentre perl’acqua dolce c’è una sorta di percorso predeterminato che ci

porta inizialmente a insidiare pesci insettivori come scardolee cavedani, per arrivare alle trote, ai temoli e successivamen-te a predatori come persici trota, lucci ecc., al contrario inmare, nella maggior parte dei casi, il salto di qualità si fasenza rispettare questa gradualità, cercando sin dal principiospecie di pregio nel sottocosta o in foce come le spigole oqualche rara orata, i serra, i barracuda, le lecce amia, oppureoff shore come tonni rossi, alletterati, tombarelli, palamite,lampughe, ricciole di branco, lecce stella, lanzardi, sgombri,sugarelli e così via. L’assenza di gradualità tipica degli altrisistemi di pesca e la voglia di confrontarsi subito con pesciblasonati e tenaci, tuttavia, produce spesso il risultato oppo-sto, nel senso che basta una serie negativa di uscite a vuotoper far vacillare la volontà del pescatore a mosca di turno,che in mancanza di risultati concreti e tangibili decide velo-cemente di ripiegare su specie più abbordabili e prevedibili.A mio parere, l’impatto con una pesca dura come quella amosca in mare da riva deve invece essere graduale e mediato:anziché pensare a insidiare subito pesci come le spigole, sa-rebbe bene ridimensionare le proprie ambizioni verso pinnu-ti più accessibili che proliferano nel sottoriva; in questo caso,anche una specie come il ghiozzo può rappresentare un ban-co di prova soft e un piacevole inizio per avvicinarci a unambiente camaleontico, mutevole e complesso che risultamolto diverso da quello tipico di fiumi, torrenti e risorgiveda salmonidi e timallidi. Infatti, in virtù del principio dellagradualità, ritengo che sia basilare cercare di passare piùtempo possibile in uno spot marino per conoscerlo nei variorari con condizioni di luce e di marea differenti, per capirecome vi operano le correnti in fase di salita e in quella di sca-duta, per vedere dove si concentra il pesce foraggio presente,per comprendere con ampio anticipo dove potrebbero andarea pascolare i predatori che se ne cibano; per far questo, ancheal fine di non annoiarci, potrà essere utile il ricorso a sistemidi pesca alternativi come ad esempio il ripiego sulla breadfly, ma anche a quello che è oggetto di questo articolo.Passare molto tempo nella zona prescelta permetterà di os-servare particolari impercettibili, che sono totalmente invisi-bili a uno sguardo frettoloso e superficiale: nell’effettuarequeste pesche alternative mi è capitato spesso di assistere afenomeni di predazione che non avrei mai sognato di vederein quegli spot, riuscendo a prendere al volo anche delle spi-gole cambiando velocemente artificiale. Sono catture che nonsarei stato in grado di concretizzare se non mi fossi trovato inloco per ore con la scusa di insidiare altre specie di minorpregio. In particolare, mi ricordo di una battuta nel maredella Calabria, quando pescai per giorni e notti intere neltentativo di prendere qualche spigola e, dopo che tutti ave-vano mollato per la delusione e la stanchezza, tirai fuori ilmio asso nella manica iniziando a pescare con la bread fly inun piccolo ramo secondario di una laguna antistante al mare.Dopo aver passato alcune ore divertendomi ad agganciare pa-recchi cefalotti (i più belli entravano a razzo nel canneto espaccavano tutto!), improvvisamente verso sera, col cambiodi luce, vidi una cacciata superficiale in prossimità di unpezzo di pane: i latterini e i piccoli cefali che se ne stavanocibando avevano attratto l’attenzione di un famelico predato-re. Dopo qualche minuto ecco il secondo attacco perentorio,questa volta effettuato chiaramente da un pesce dalla colora-zione verde sulla schiena e dorata sui fianchi, tipica della mi-metizzazione della spigola lagunare.

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ottimi per permettere alle gigie di appostarsi e mimetizzarsi,per poi sferrare un attacco fulmineo sulla preda di turno.Cominciai dunque a lanciare parallelamente al pontile,muovendo le mosche lentamente sul fondo; di tanto in tantosentivo qualche impercettibile segnale che si trasmettevasulla linea DT floating del n. 5, ma era difficile capire di co-sa si trattasse realmente, se di attacchi o di meri contatti conpietre e altri ostacoli subacquei, finché nel corso dell’ennesi-mo recupero ecco uno stop più deciso degli altri e finalmen-te il primo ghiozzo finisce nelle mie mani: un pesciolinomodesto, che però ero riuscito a prendere con un’imitazionedi ninfa da trote e temoli beige dotata di una gold bead sultorace.È bene precisare che il ghiozzo marino che vive sottocostageneralmente non raggiunge taglie importanti: si tratta dipesci di uno o due etti, che però possono raggiungere di-mensioni maggiori fino ai tre-quattro etti circa e poco oltre,che prediligono sostare nel fondale misto di pietra e sabbiadel sottoriva in vicinanza di scogli, prismate e altre struttureartificiali, in tutti quei luoghi, insomma, caratterizzati dallapresenza di anfratti e tane ove stazionare, appostarsi per ten-dere agguati e rifugiarsi repentinamente dai predatori. Valeaggiungere, inoltre, che il ghiozzo è una delle prede più am-bite dalle spigole in mare e dalle trote nelle acque dolci, tan-to che vi sono moltissime imitazioni che lo riguardano; tra lepiù famose e replicate c’è sicuramente il Muddler minnow eanch’io ne ho presentato uno specifico dressing per la pescasia del branzino che dei salmonidi (vedi articolo Il ghiozzo su«La Pesca Mosca e Spinning» 6/2011). Si tratta di un’escamolto ambita dai pescatori generici che, ovviamente, la usa-no in prossimità del fondo con risultati spesso importanti;un mio amico, nel periodo autunnale alla foce del Brenta inVeneto, nello stesso giorno e a distanza di pochi minuti di

Immediatamente tagliai il finale e aggiunsiun corto spezzone dello 0.25 circa, annodan-do in punta un’anguillina Mosca & Spinning,un’esca di reazione dall’impatto comunquediscreto per quelle acque ferme prive di cor-rente; effettuai un lancio lungo, distantequalche metro in più rispetto alla zona dellacacciata, misi in tensione la coda di topo e alsecondo streep ecco l’attacco deciso di unbranzinotto di 6-7 etti, che non ci pensò duevolte ad aggredire quell’esca sfuggente dallospin roteante. Incredibilmente, dopo ben cin-que giorni consecutivi di inutili tentativi, inun istante ero riuscito a concretizzare unacattura di pregio, che aprì la strada anche aimiei compagni di pesca. In quel caso fu evi-dente che un sistema di pesca secondario emodesto, come quello tipico della bread fly,con tutti i limiti che ne possono derivare, miaveva comunque permesso di permanere atti-vamente sul posto per essere spettatore privi-legiato dei delicati meccanismi alimentariche governavano quello specchio d’acqua sal-mastra, trovando la chiave di accesso per in-teragire correttamente con l’ecosistema e ipredatori di quello specifico spot.Ma torniamo ai nostri amati ghiozzi. Dopoaver visto quei ragazzini all’opera, si fece pre-potentemente strada l’idea di cercare di pescarli con l’attrez-zatura mosca; d’altronde si trattava di pesci di bocca buona edi facile cattura con le esche naturali, ma cosa sarebbe suc-cesso con imitazioni artificiali e soprattutto, come avrebbedovuto svolgersi in concreto l’azione di pesca espressamentediretta alla loro insidia? Rispolverai velocemente piccoleninfe piombate e streamer con occhietti metallici, legai unpaio di imitazioni a poca di distanza l’una dall’altra, quellapiù pesante con pallina di tugsteno in testa dotata di amo re-verse per lavorare sul fondo, la seconda su un corto braccioloposto a poca distanza e cominciai la mia nuova avventura dipesca, con una tecnica completamente diversa, che fino aquel momento era ancora tutta da scoprire e impostare.In effetti, se è piuttosto facile prendere i ghiozzi con il natu-rale, con l’esca artificiale le cose si sono dimostrate ben di-verse e laboriose, per cui ci ho messo del tempo (un paio diuscite) per capire come muovermi correttamente in quellospot portuale e quale azione di pesca potesse essere maggior-mente produttiva. Alla fine, con un po’ di costanza e appli-cazione, sono arrivate le prime soddisfacenti conferme. Ave-vo inizialmente impostato la mia azione su una ricerca esplo-rativa a 360° sul fondo: lanciavo a una distanza media di 10-15 m, lasciavo scendere le mosche in prossimità del fondale epoi le recuperavo lentamente; si trattava di una pesca di ri-cerca in caccia a raggiera, che però non dava alcun riscontro.Cominciai allora a pensare alla morfologia del ghiozzo e so-prattutto alle belle esperienze maturate da bambino con miopadre: i pesci li prendevo sotto i piedi dentro ai buchi forma-ti dalle rocce ove questi trovavano riparo, per cui era eviden-te che dovevo cercare di concentrarmi nell’immediato sotto-riva, proprio in prossimità della struttura artificiale del pon-tile, ove c’era una buona presenza di pietre di rinforzo, di pa-li di sostegno, di tane e anfratti di ogni genere, tutti luoghi

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que pulite e ben ossigenate tipiche della zonea vocazione salmonicola.Ammirando la mia prima sudata cattura,non potevo esimermi dal pensare come fossecosì diverso pescare in modo mirato questipiccoli pesci con la mosca rispetto all’escanaturale, con la quale l’aggancio appare ba-nale e non voluto, visto che viene vissuto co-me una fastidiosa parentesi quando si stava-no aspettando ben altre specie, come cefali,orate, saraghi ecc.; la mangiata del ghiozzo,oltre a rovinare la preziosa esca, obbliga ilpescatore generico a recuperarlo distogliendotempo ed energie dai suoi veri obiettivi,mentre a mio avviso pescare le gigie con lacoda di topo e una leggera attrezzatura conninfe e ministreamer rende il gioco poten-zialmente divertente e tecnico, nobilitandouna specie di minor pregio, come di fatto ac-cade anche per molte altre di acqua dolce esalata. Ma c’è anche un altro dato non menoimportante, in quanto i ghiozzi possono esse-re agilmente slamati senza ledere parti vitalidel loro apparato boccale o delle branchie,visto che il loro attacco, pur fulmineo, nonpermette loro di ingoiare completamente lamosca, col risultato di consentire un valido eimmediato catch and release minimizzando icasi di mortalità (a meno che non abbiamodeciso di deliziarci di una croccante frittura odi un sostanzioso risottino, in quanto si trat-ta di una specie molto ambita e ricercata daiveri buongustai) che, al contrario, sono altis-simi con l’esca naturale, visto che questi pe-sci sono particolarmente voraci e, soprattuttonella pesca a fondo, hanno tutto il tempo di

ingerire l’esca e l’amo nell’esofago, in profondità.Ma torniamo all’azione. Replicando quanto facevo fin dabambino, ho cominciato a non lanciare, pescando pratica-mente al tocco sotto ai miei piedi, lasciando fuori dagli anel-li solo il finale allungato in nylon, simulando in sostanzaquanto già accade nella moderna pesca a ninfa, ove è necessa-rio mantenere un contatto diretto e ravvicinato con le mo-sche in modo da farle entrare in pesca attiva all’istante, per-cependo per tempo anche le toccate più subdole e mediate.A tal fine mi sono limitato a camminare lentamente sullepasserelle perimetrali in cemento del porticciolo, facendostrisciare le imitazioni direttamente sul fondo, animandolecon micromovimenti del polso impressi sull’impugnaturadella canna, in modo da renderle vitali e adescanti con uncontinuo saliscendi che le gigie di quello spot hanno dimo-strato di gradire molto. Le catture sono diventate in brevetempo copiose e costanti, grazie a una tecnica semplice e mi-nimale che richiede solo una buona dose di sensibilità, ove illancio è di certo sacrificato in favore della percezione delleimitazioni. I ghiozzi hanno dimostrato di essere combattentiaggressivi e tenaci soprattutto se rapportati alle piccole di-mensioni corporee, per cui una canna da ninfa per coda 3-4di 9 piedi e mezzo o 10 piedi con una linea galleggiante deln. 3-4 sono più che sufficienti per farci godere appieno deldivertimento generato dalla lotta con questi pesci. Dopo l’at-tacco, se riuscirete a ferrarli al volo, saranno capaci di piegare

distanza, vi ha catturato due esemplari di spigola di 11 e 13kg circa, veramente stratosferici. La vicinanza con la riva diquesti luoghi fa sì che nel corso delle escursioni di marea ac-cade sovente che le tane dei ghiozzi rimangano senz’acqua infase di scaduta, circostanza che li obbliga a uscire allo sco-perto per presidiare momentaneamente zone a loro menocongeniali, che potremo definire di transizione; è bene ricor-darsene, perché è facile che dove si sono trovati i ghiozzi ungiorno in un certo orario non vi siano più in quello successi-vo proprio a causa del deflusso del mare, per cui prestandoattenzione con un po’ di esperienza, controllando preventiva-mente il libretto delle maree, saremo perfettamente in gradodi programmare la nostra uscita in funzione delle miglioricondizioni possibili.Il ghiozzo marino vive stabilmente nel sottoriva ed è perfet-tamente spalmato lungo le coste della nostra penisola, percui viene identificato con vari pseudonimi dialettali regiona-li e locali (in Veneto è chiamato appunto ‘gigia’ o ‘maciarea’,nel Friuli ‘guatto’); la sua struttura, caratterizzata dalla testagrossa e dal corpo muscoloso più sottile, dalle ampie pinnepettorali che con quelle dorsali e la caudale si aprono a ven-taglio, con la tipica colorazione mimetizzante maculata emarmoreggiata, lo rende in tutto e per tutto simile al ghioz-zo di acqua dolce, denominato scazzone o in Veneto ‘marso-ne’, che, pur raggiungendo taglie minori, generalmente sipuò ancora trovare in buon numero negli ambienti con ac-

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coli e le pietre ivi presenti. Ho notato inoltre che sono daprivilegiare gli ami ordinari da ninfa freshwater privi di ar-diglione (n. 10 o 8), in quanto i ghiozzi vi si agganciano piùfacilmente rispetto agli altri: la loro punta penetra all’istantel’apparato boccale, che è piuttosto duro, concretizzando unanotevole differenza di ferrate portate a termine positivamen-te rispetto agli ami ordinari dotati di ardiglione.Si tratta di un sistema di pesca alternativo, che ovviamentevarierà molto in funzione delle specifiche caratteristiche deidiversi spot di volta in volta affrontati; potrà essere effettuatoindifferentemente nei mesi estivi o in quelli autunnali, pla-smandosi perfettamente sulle esigenze del moschista munitodi nucleo familiare al seguito, potendo essere esercitato tran-quillamente di giorno nelle vicinanze dei tratti costieri e del-le strutture portuali. Personalmente ci vado di tanto in tantoin compagnia di mia figlia, che all’epoca delle foto che si ve-dono in queste pagine aveva compiuto 4 anni da pochi mesi,divertendomi un mondo nel vedere come interagisce con pe-sci come questi e trasferendole, senza eccessive forzature, tut-to quel bagaglio di emozioni e di amore per la pesca che miopadre a suo tempo ha trasferito a me e che, probabilmente, ègià parte integrante del suo patrimonio genetico. Il tutto nelpieno rispetto di quella parabola di esperienze e di vita sopradescritta, che ciclicamente scandisce tutta la nostra esistenza.

MAURO BORSELLI • GIGIA SUPERSTAR

l’attrezzatura in modo impressionante grazie allo scatto bru-ciante col quale cercheranno di riguadagnare la libertà perdirigersi verso la loro tana; poi, esaurita la spinta iniziale,verranno velocemente in superficie facendosi ammirare per laparticolare silhouette e la coloratissima mimetizzazione.Durante il recupero delle mosche sono consigliati movimen-ti minimali, in quanto la gigia di norma fa brevissimi spo-stamenti per inseguire le sue prede privilegiando semprel’agguato, per cui se si è sentita una toccata è bene insisterein quel punto ed eventualmente soprassedere facendolo ripo-sare per poi tornarci, visto che sono pesci di tana fortementeterritoriali; anzi, dove se ne trova una è probabile che ve nesiano delle altre, in virtù del fatto che probabilmente quelpunto è ricco di tane e di cibo. L’attacco avviene principal-mente per aspirazione mediante le repentina apertura dellagrande bocca; la testa grossa tradisce la potente muscolatura,che permette di trattenere le prede tra le fauci, che in alcuniindividui risultano irte di denti acuminati e sottili.In merito agli artificiali, non servono eccessivi manierismi:andranno bene ninfe grossolane di fantasia purché munite dipallina di tungsteno in testa, da montare in punta, ma anchemicroclouser con occhi a catenella di colorazione bianca daannodare sul bracciolo; l’importante è che lavorino reversesul fondo per minimizzare agganci e spuntamenti sugli osta-

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TECNICAROCKFISHING

LLIIGGHHTT RROOCCKK FFIISSHHIINNGG

STEFANO [email protected]

Bisogna sempre dare grande importanza allepiccole cose... L’universo è formato daquark e bosoni, tantissimi bosoni. Non mistancherò mai di ripetere come i grandi se-greti dei grandi pescatori siano una man-ciata di piccolezze, per cui occorrono unmicroscopio elettronico e una bilancia da

farmacista per valutare i trucchi di una tecnica già di suocomposta da piccole cose come il light rock fishing. Ancheperché, finalmente, è giunto il momento di parlare di quelleminuscole cosine che conserviamo gelosamente nelle scatoli-ne che trovano posto nei nostri piccoli marsupi e che lancia-mo in mare con una cannina, annodate a un filino: le esche.Anzi, proseguendo con i diminutivi, le eschine…

Dure e morbide, hard e soft, come il rock. In entrambi i gene-ri si sono viste diverse innovazioni e prodotti specifici. La veraondata di novità, la new wave, si è però manifestata nel soft.Una marea, un piccolo tsunami di mini-insidie morbidissime,appetitose, multiformi e multicolori ha ravvivato gli scaffalidi molti negozi. Al di là delle motivazioni commerciali, il fe-nomeno si spiega con la vera, grande (stavolta enorme!) diffe-renza alla base del LRF, che nasce come tecnica estrema atta ainsidiare soprattutto pesci non predatori o che lo sono solo oc-casionalmente. Le hard lures, seppure di piccolissima taglia edi peso modesto, imitano piccoli pesci e necessitano di recupe-ri e animazioni che sono fuori portata dall’attacco da parte digrufolatori o pesci di tana, non dotati da madre natura di scat-to e apparato boccale idoneo. Anche predatori veri e propri co-

terza parte

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STEFANO CORSI • LIGHT ROCK FISHING

me scorfani, sciarrani e perchie sono spesso durante gran partedella giornata strettamente legati al fondo e perlustrano solo idintorni della loro tana o del loro anfratto preferito.Grazie ai loro morbidi materiali, invece, le soft bait sono mol-to imitative di prede ben più gradite a questi pesci, come ver-metti, gamberetti, granchietti piccoli molluschi e cefalopodi.Anche i surrogati di pescetti e avannotti risultano maggior-mente naturali e ‘vivi’, anche recuperati molto lentamente, la-sciati in caduta o addirittura fermi. Non ci sono limiti nel lo-ro campo di utilizzo: possono essere innescate in stili diversi egrazie alle loro doti antincaglio vanno letteralmente a stanareogni pesce. Sono eccezionali anche nell’ajing-game e per lacattura di tutti i pesci di superficie e mezz’acqua. Insomma sipotrebbe tranquillamente praticare il LRF solo con questa ti-pologia di esche, lasciando tranquillamente a casa tutto l’arse-

nale hard, mentre non sarebbe possibile fare il contrario. Eccoil motivo del loro incredibile incremento e successo.Oggi non è più necessario modificare, tagliare e adattare sili-conici prodotti per altre tecniche, anche se continueremo afarlo, perché quasi tutte le aziende hanno sfornato o importatoartificiali specifici, e finalmente anche ami, testine piombate eaccessori dedicati. Sì, perché la scelta della giusta testinapiombata nel LRF è importantissima. La misura dell’amo deveessere proporzionata all’esca, ma ancor di più alla bocca dellapreda da insidiare. È inutile tentare di prendere pesci con labocca molto piccola, anche di buona stazza come occhiate, sa-raghi, salpe ecc., con ami del 2 o del 4. Oggi si possono facil-mente reperire ami piombati nn. 8-10 o addirittura 12, checonsentono l’innesco anche con artificiali da un pollice, e chesono tranquillamente aspirati dalla boccuccia di una bavosa. Epoi la grammatura. Su inneschi così minuti anche un decimodi grammo può fare la differenza in velocità di affondamento ein tempo di permanenza in una determinata fascia d’acqua e‘strike-zone’ del pesce e di conseguenza in termini di catture.Il medesimo vermetto innescato su una testina da un grammopuò fare delle stragi e non essere nemmeno degnato di unamusatina su una da un grammo e mezzo. Ricordate? Massimaattenzione ai piccoli particolari. Per non dire che se pescate inacqua bassa e con mare calmo dovete anche provare a pescareweightless, cioè senza nessuna piombatura: a volte risulta lascelta vincente anche con belle spigole...Un aspetto da tener presente nella scelta della giusta testina èla sua forma e la disposizione del peso, fattori che influenzanomolto l’assetto di affondamento e le possibilità di recuperodell’artificiale. Dovrete fare una valutazione globale conside-rando anche il tipo e la forma dell’esca, che gioca un ruolo im-portante. Un artificiale dritto e sottile è molto idrodinamico eoffre molta minor resistenza all’affondamento di uno tozzo odotato di appendici e codine, per cui la stessa quantità di za-vorra applicata a due esche diverse sortisce effetti diversi. Laforma del piombo risulta cruciale: ovale, rotonda, sottile, co-nica o piatta, agisce sull’azione, accentuandone la caduta verti-cale, rallentandola o facendola addirittura planare. ‘Free fall’(caduta libera) o ‘Curve fall’ (affondamento curvo) sono dueconcetti fondamentali dell’ajing e del mebaring, specialmentedel primo. Si possono modulare e aiutare anche con il control-lo della lenza dopo il lancio, chiudendo l’archetto e mantenen-do la tensione, oppure controllandone la fuoriuscita con lapressione dell’indice sulla bobina, oppure alzando, o abbassan-do, la vetta dopo l’entrata in acqua. Si può anche favorire losbobinamento, ottenendo una caduta verticale, cedendo filocon la sinistra o ‘disegnando’ una serpentina con il vettino sul-la superficie.Con le testine piatte, o con quelle appiattite nella parte sotto-stante, magari innescate con esche appropriate che favoriscanoquesto effetto, si possono ottenere sbandamenti laterali moltoadescanti, sia in orizzontale che in verticale. Il Dart Squid del-la Maria, per esempio, con piccoli twitch del vettino può esse-re fatto saltellare sul posto, anche sotto i piedi, cambiandoogni volta angolazione, come un gamberetto che saltella im-pazzito e che non passerà inosservato.Un’esca molto poco utilizzata, a torto, è il tube, che sembraun piccolo calamaretto cavo col corpo cilindrico e i tentacolinidritti. Innescato con una testina adeguata, da inserire comeuna suppostina al suo interno, e facendo con un po’ di pressio-ne fuoriuscire l’occhiello, diviene un artificiale capace di qual-siasi evoluzione. A ogni rilascio affonderà con un’angolazione 45

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TECNICA ROCK FISHING

diversa, planando in ogni direzione e affondando con unatraiettoria a spirale. Con il tube riuscirete con un solo lancio aeffettuare molte presentazioni, esplorando ogni anfratto delfondo. È molto efficace anche con le mormore e le orate. Vali-di quelli distribuiti a un prezzo bassissimo da Panther Martin,i microtube Yamamoto, i Ring Micro Tube 1,5 di Reins o ibellissimi ma costosi Tiemco-PDL. I tube sono validi anche sepresentati split shot (un piombino piazzato sulla lenza a mon-te dell’amo, magari inserendo prima sul filo un tubicino di si-licone che lo protegga), o drop shot (cioè con la piombatura aldi sotto dell’amo), due inneschi molto usati e molto conosciu-ti specialmente da chi proviene dal bassfishing.Anche il classicissimo grub, taglia da 1 a 3 pollici, in tutte lecolorazioni, trova largo impiego nel LRF, anzi per la sua facilereperibilità è il primo innesco di chi inizia ad affacciarsi sulloscoglio. Berkley Power grub 2’, Colmic Herakles Sickle Grub,Damiki F Grub 1,5, tanto per citarne alcuni.I gruppi di esche più acclamati nel rock sono tre: ‘drittini’,‘mostrilli’ e ‘shaddini’.Nella banda dei ‘drittini’ troviamo il Ma Worm da 1,8 e 2,2della Maria, che ha completamente rinnovato la sua famosagamma di esche da rock utilizzando un materiale bio moltopiù morbido e facile da innescare e con colori stupendi. Moltisono glow in the dark: si fanno notare di più di notte e inprofondità. Innovative le colorazioni UV (Keimura), che sfrut-tano i raggi ultravioletti. Nella serie troviamo anche un picco-lo shad (Action Fish da 1,5 e 1,8) e una creaturina, il Clione,che imita uno dei componenti del plancton, il cosiddetto ‘an-gelo di mare’, con due alette stabilizzatrici e una codina padd-le che termina con una pallina.Una delle aziende più attive nel LRF è la Reins. Aji Ringerpro è un drittino con corpo rigato e codina dritta in misura 3pollici, mentre l’Aji range è più piccolo (2 inches), col corpo

più tozzo e corto. A breve dalla collabo-razione tra Reins e Deps uscirà l’Aji Ad-der 2”, con lamelle meno evidenti e co-dina più corta rispetto al Ringer pro. Dacitare anche l’Aji Caro Swamp e l’AjiMeat: nonostante nel nome troviate sem-pre il termine Aji (sugarello) si tratta diinneschi mortali per qualsiasi pesce.Sempre di Reins sono il Rock Vibe Shad2” e l’Aji Ringer shad 1,5” nella catego-ria pesciolini. Tiny Hog 2” e Ring sh-rimp 2” nel gruppo creaturine e gambe-retti.Sempre dal Giappone, non si può non ci-tare Ecogear, la grande azienda del grup-po Marukyo da sempre attentissima al-l’impatto ambientale, che produce nu-merose soft bait in materiale bio per il li-ght game. Il Sansun 3” è il vermino piùsottile presente sul mercato (quasi al li-mite dell’innescabilità): si può innescareanche a ‘grappolo’, montandone due otre sull’amo. Anello di congiunzione tradritti e shad è il Power Shirasu 2” e 3”,la cui codina si assottiglia a lamina e ter-mina con una goccia che dona movimen-to a tutto l’artificiale. Micidiale. Neglishad il Grass Minnow misura S è un toz-

Yamaria Ma worm Slim Crawler 2,3”

Yamaria Ma worm Action Fish 1,2”

Herakles Stick Shad 5 cm

Herakles Sickle Grub 3,5 cm

Herakles Nanho Shad 4,5 cm

Yamaria Ma worm Clione 1,2”

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Anche Molix ha ottime proposte: anzitutto il piccolo Satorworm da 2,5”, un ring dal movimento molto naturale e armo-nioso, con una pallina cava galleggiante in coda che garantiscel’effetto suspending, poi i nuovi Ra Shad 2”, minuscoli softswim bait arricchiti di un nuovo aroma attrattivo a base diestratto di gambero e pesce, che si stanno affermando a suon

zo pesciolino con codina a timone. Il Bug Ants da 2 inches èforse la creaturina più famosa al mondo, certamente la piùcatturante; costruita con un materiale più denso per il corpoe uno più leggero per le codine, un killer per tutti i pesci ditana. Nella pesca tra le rocce non può poi mancare un’imita-zione di granchietti come il Kasago Shokunin Minin Tankda un pollice e mezzo. Molto carina anche la proposta Eco-gear di kit già pronti in una bella scatolina della Meiho. So-no ben tre: il Pocket in Aji contenente esche e testine perl’ajing, il Pocket in Mebaru con l’occorrente per sugarello,spariti e scorfano, il kit Kasago con eschine più voluminose etestine più robuste, ottimo anche per la spigola.L’esca che però ha sconvolto il mercato però è senza dubbio ilPower Isome. Si tratta di un’imitazione di sandworm (areni-cola o tremolina) in tre misure L, M e S e quattro colori, rea-lizzata in un materiale al limite dell’artificiale... Molto mor-bido e cavo internamente, quindi galleggiante, può esserepiù efficace dell’esca naturale. Personalmente sono un po’ ri-luttante a usarla, ma quando sono in difficoltà ne innesco unpezzetto: è quasi impossibile non sentire subito una mangia-ta. Molto usata a split shot, va conservata nell’apposito ‘li-quidino’, richiudendo ermeticamente la busta o utilizzandole apposite scatoline stagne. A breve nuovi colori e la misuraXL! Il PI è sicuramente l’esca che ha più contribuito ad ar-ricchire le collezioni personali con i pesci più strani e difficilida catturare.

Molix Freaky Rock 2”

Molix Sator Worm 4” e 2,5”

Molix Ra Shad 3” e 2”

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TECNICA ROCK FISHING

di catture, e i Freaky Rock da 2”, versione miniaturizzata delnoto Freaky Flip, capaci di vibrazioni impensabili per questedimensioni e di rimanere a lungo negli spot desiderati.Occorre infine ricordare che anche Seaspin sta muovendo im-portanti passi in questo settore. Fra prototipi ed esche appenaentrate in produzione, segnalo gli Shrimp-U (2”, 3”, 4”), arti-ficiali di tipo slim composto, privi di movimento autonomosul recupero lineare. Le antenne sono realizzate in modo da di-sporsi lungo il corpo durante il recupero per mantenere la pos-sibilità di far zig-zagare l’artificiale con veloci e secche jerkati-ne; nelle pause, o se è lasciato appoggiare sul fondo, si aprono,vibrano e oscillano autonomamente alla minima turbolenza ocorrente che le investa. Qualsiasi vibrazione della vetta si tra-smette immediatamente alle antenne rendendo l’artificiale ‘vi-vo’ anche da fermo.

Donzella (Coris julis)

Reins Aji Ringer Pro

Panther Martin Worm Tiga

Panther Martin Micro Tube

Reins Aji Ringer

Reins Caro Swamp

Damiki Air Craw 2”

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Non voglio qui darvi regole, perché risultano limitanti, masolo piccoli consigli per una corretta scelta. Torneremo sull’ar-gomento in futuro. Per ora: in acqua chiara scegliete colorichiari e misure molto piccole di giorno, scuri di notte (provareper credere....). Con alte temperature recuperi più veloci, pe-sca molto lenta col freddo. Il colore più bello non funzioneràmai se affonda troppo lento in estate o troppo velocemente ininverno. ‘Ruotate’ i colori – se siete più pescatori meglio – fi-no a trovare quello più gradito. C’è ancora tanto da dire e daimparare. Applichiamoci e saremo pescatori migliori. Il LRFha molto da insegnare: quando sarete in grado di far abboccareuna salpa o una triglia... far mangiare il più astuto dei basssarà un gioco da ragazzi.

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Reins 2” Ring Shrimp

Reins 2” Tiny Hog

Ecogear Bug Ants 3”

Seaspin Shrimp-U 3”

Ecogear Shirasu 2”

Reins 1,5” Ring Micro Tube

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Prima della proliferazione dei materiali sinte-tici, gli streamer venivano divisi generica-mente in due grandi famiglie, hairwing efeatherwing, in base all’utilizzo predominantenel primo caso di peli e nel secondo di piu-me per la costruzione dell’ala. Gli streamerhairwing vengono tradizionalmente definiti

anche con il nome del materiale maggiormente utilizzato perla loro realizzazione ovvero bucktail.Gli streamer come li conosciamo nascono come imitazioni dipiccoli pesci e lo fanno attraverso una lunga storia di evolu-zione semplicemente per allungamento dell’ala delle moschetradizionali da salmonidi, che vengono forzate sotto alla su-perficie invece che sopra. L’ala della sommersa rappresentaquella dell’insetto imitato e nel passaggio allo streamer man-tiene il suo nome diventando però l’elemento che imita ilcorpo di un piccolo pesce. Tra le linee di evoluzione dei clas-sici bucktail troviamo quella della costruzione dell’ala usan-

BBLLOOCCKKBBUUSSTTEERR

MARCO SAMMICHELI E ANTONIO RINALDINwww.medflyfish.com • [email protected]

do diversi ciuffi di materiale legati sull’amo separatamentein diversa posizione. Uno dei casi più noti, anche se non piùvecchi del genere (si tratta degli anni Quaranta), è quellodella Blonde di Joe Brooks, che ha un ciuffo legato in coda euno dietro all’occhiello dell’amo. Dalla stessa logica derivanel decennio successivo anche il montaggio a quattro passag-gi della Block Buster di Mark Sosin e Bob Church. Il doppioautore non è cosa comune, ma la mosca è conosciuta per esse-re stata costruita da Bob Church su richiesta e indicazione diMark Sosin, uno dei pionieri della moderna pesca a mosca inmare statunitense, tra i fondatori dalla associazione Salt Wa-ter Flyrodders of America, autore di molte pubblicazioni econduttore del famoso programma televisivo «Mark Sosin’sSalt Water Journal».Una parentesi sul nome della mosca che a molti può ricorda-re solo una catena di videonoleggio statunitense. Il terminepotrebbe essere tradotto come ‘campione di incassi’ ed erausato per indicare un prodotto di successo nel campo dell’in-

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trattenimento. Questo significato deriva però da un uso ori-ginario del termine, ritrovabile nella stampa degli anni Qua-ranta, per indicare una bomba capace di distruggere (buster)un intero isolato (block), riferendosi a un particolare tipo diordigni, di peso compreso tra 1.8 e 5.4 tonnellate, diametrofino a quasi un metro e capaci di contenere esplosivo ad altopotenziale per tre quarti del loro peso, usati dalla RAF nelsecondo conflitto mondiale. Per il dressing di Sosin e Churchsi tratta naturalmente di una buona trovata lessicale e pub-blicitaria, in linea con la tradizione di attribuire alle moschenomi che carichino di senso figurato la fi-ducia nella loro efficacia, sfruttando me-tafore colorite ed espressioni di uso co-mune in altri campi.Nella Blockbuster come nella Blonde, ein varie mosche simili dello stesso perio-do, concetti costruttivi provenienti dacontesti tradizionali trovano momenti dibilanciamento e di sintesi che segnano fa-si cruciali dell’evoluzione della pesca amosca. La destinazione elettiva, anche senon esclusiva, alle acque salate, sembrafar regredire l’evoluzione del dressingverso la composizione di elementi scarna-mente strutturali quando il settore si eragià da tempo evoluto verso forme digrande raffinatezza e complessità. Dalle‘gaudy’ flies da salmone di epoca vittoria-na alla grande scuola del Maine anni Ven-ti, la complessità delle ricette di montag-gio testimonia un lavoro di elaborazioneche spesso appare persino ridondante. Alcontrario, varie soluzioni utilitaristicheripescano, consapevolmente o meno, daun prontuario tradizionale di concetti co-struttivi elementari per una rilettura in-

MARCO SAMMICHELI E ANTONIO RINALDIN • BLOCKBUSTER

novativa che farà da base a tutto losviluppo dei decenni seguenti. Uncollegamento evidente da riscontrarenella Blockbuster è quello con lo stiledefinito ‘HiTie’ nel quale singoli ciuf-fi di materiale sono accostati a forma-re un’unica grande ala di basso spesso-re, dotata di particolare stabilità. Unaradice evidente del metodo si trova ci-tata da Joseph D. Bates nel riferimen-to alla Ozark Weedless Bucktail diPaul D. Stroud dove, tramite il mon-taggio reverse, il fine è quello dellaprotezione della punta dell’amo dal-l’incaglio con gli ostacoli presenti inacqua. La Bart Foth Bucktail (dal no-me del suo ideatore Barton H. Foth)porta il concetto sul lato opposto del-l’amo, risultando in un HiTie orto-dosso, normalmente a cinque passaggi(ciuffi), che permette di realizzare unagrande ala senza usare un solo ciuffodi materiale troppo grande. Il passag-gio da un bucktail basico a un solociuffo alla doppia ala viene dalla ne-

cessità di imitazione di prede di maggiori dimensioni. Unostile che si trova già impostato nella Homer Rhode Jr Tar-pon Bucktail, dalla quale la celebre Blonde sembra evolvereper semplice sostituzione del corpo in filo di montaggio conuna copertura in mylar. Per dare un’immagine di maggioreattualità al tema HiTie, basta accennare a come in esso sitrovino le radici evidenti di impostazioni di dressing innova-tive come quella delle mosche di Enrico Puglisi.Lo stile di montaggio si rivela particolarmente efficace siaper il controllo del profilo imitativo degli streamer, sia per la

Blend di colori nei toni caldi,realizzato con la tecnica di montaggio Hi-Tie.

Hi tie imitativo in materialesintetico montato su amo circle.

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che oltre al passaggio al tono piùacceso del corpo comprendonoanche varianti di tonalità dell’alacon diverse finalizzazioni imita-tive. Come molte mosche del periodo acavallo tra anni Cinquanta e Ses-santa del secolo scorso la Block-buster brilla per sintesi e praticitàe ci aiuta ad acquisire familiaritàcon gli elementi strettamentestrutturali del dressing, eviden-ziandone la funzione spesso na-scosta sotto a quella di più appa-riscente ricerca imitativa. Un’op-portunità che non riguarda certa-mente il solo lavoro al morsetto,ma in modo ancor più diretto l’u-tilizzo in pesca, che permette diriscontrare quanto siano propriole caratteristiche strutturali dellemosche a essere al centro del lorofunzionamento e della loro effica-cia nei confronti dei pesci attra-verso le tecniche di presentazione.

B L O C K B U S T E R

• amo: Tiemco TMC 811S n. 2/0• filo di montaggio: rosso• corpo: filo di montaggio• coda: bucktail bianco, silver Flashabou• ala: bucktail bianco, silver Flashabou• finitura: resina polimerizzata UV

1. Ricoprite con il filo di montaggio, a giri ben serrati, il gambodell’amo.2. Formate la coda con un primo ciuffo di bucktail bianco più duefilamenti di silver Flashabou.3. Con un secondo ciuffo di bucktail bianco, sempre arricchitocon un paio di filamenti di silver Flashabou, iniziate a formare l’ala.4. Proseguite legando in modo equidistante altri ciuffi di bucktailbianco e silver Flashabou simili tra loro fino a giungere in prossimitàdell’occhiello dell’amo, dove concluderete formando la testa. 5. Dopo aver realizzato il nodo di chiusura e reciso il filo di mon-taggio, stendete un leggero strato di colla UV nella parte sottostan-te l’ala e sulla testa.6. Fissate bene la colla con l’apposita lampada.7. Cercate di distribuire bene la colla, evitando di imbrattare i ciuf-fi di bucktail.8. La Blockbuster è ultimata.

stabilità della struttura che evita l’aggrovigliamento dell’alasulla curva dell’amo; anche se nella Blockbuster il tema Hi-Tie si limita a occupare una sola porzione dell’amo, il suosenso resta evidente ed espresso in una sintesi ottimamentebilanciata.Nella mosca originale quattro ciuffi di bucktail bianco conaggiunta di mylar argentato a ogni passaggio occupano solola metà posteriore dell’amo. Un ciuffo in coda è seguito daaltri tre, fra i quali il filo di montaggio viene utilizzato percostruire massa che li mantenga sollevati. Joe Brooks indicaesplicitamente, per la versione più attiva della Blonde, unangolo di 30 gradi, essenziale da una parte per il l’azionedell’ala, dall’altra per l’imitatività del profilo, la stabilitàdelle fibre e la loro protezione durante il lancio. La Blockbu-ster ricompatta in un corpo unico ma non serrato tutta l’ala,per una resa meno leggera e più stabile, che punta sull’offer-ta di una massa maggiormente attrattiva e sull’imitazione diprede naturali di maggior consistenza.La Blockbuster è anche uno dei primi esempi di utilizzo diresina epossidica nel montaggio delle mosche e si tratta diun uso legato alla protezione del corpo costruito in filo dimontaggio e alla resa luminosa della superficie. Il richiamoesplicito, nelle istruzioni di montaggio, alla resa brillantedella copertura, precorre in embrione le applicazioni dei de-cenni successivi, nelle quali la colla guadagnerà spazio fino adiventare elemento principale, ad esempio nelle Surf Candieso nelle Moe (Mother of Epoxy) , mentre resta qui nei limitidi una suggestione, nella sottolineatura luminosa del corpo.Il dressing illustrato sostituisce per praticità e con identicorisultato la colla epossidica con una ad attivazione UV .Il colore del filo di montaggio che definisce il corpo evolveverso un rosso pieno e marcato da una ricetta originale nellaquale un tono di brown (nella ricetta ‘maroon’) sembra sug-gerire, più che un semplice marrone, proprio un rosso volu-tamente attenuato e in ombra. Varie letture successive, giàriportate dallo stesso Sosin, danno interpretazioni di colore

Resa tonale imitativa tipica di molteforme naturali delle acque salate,

riportata su un Hi-Tie in bucktailmontato su amo circle.

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MARCO SAMMICHELI E ANTONIO RINALDIN • BLOCKBUSTER

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Lastragrande maggioranza dei pescatori chefrequentano i laghetti privati disseminati nel-la nostra penisola ama generalmente insidiare,con varie tecniche, le trote d’allevamento, maoccorre tener presente che molti di questi luo-ghi – specialmente quelli che esistono da pa-recchi anni – ospitano diversi predatori, di ta-

glie anche interessanti. Le vecchie cave, per esempio, ristrut-turate negli anni a scopo di pesca a pagamento, sono un re-gno ideale per carnivori come lucci, persici reali, black bass,siluri e lucioperca. Si tratta di predatori immessi anni addie-tro che sono col tempo proliferati, espandendosi a macchiad’olio. Il lucioperca in particolare, con il suo fare silenzioso ele abitudini di ‘predatore del buio’, è riuscito ad aumentare

le proprie colonie di individui e a divenire una vera e propria‘macchina di caccia’ in questi luoghi dove il pesce foraggio èben presente e dove può quindi cibarsi senza soffrire lunghimomenti di carestia. E con una strategia di pesca consona euno spinning mirato è sempre possibile allamare qualchebell’esemplare. Di norma questo famelico predatore, notoria-mente alloctono, compie la sua fase riproduttiva tra aprile ela fine di maggio; a partire da giugno è dunque possibile ini-ziare a compiere uscite di pesca mirate, insidiando magaricontemporaneamente anche il persico, pesce dalle abitudinisimili e che nei laghetti ha trovato anch’esso una dimora per-fetta, raggiungendo taglie ragguardevoli.La prima regola pescando in un impianto privato, dove ilpermesso di pesca ha un costo in base alle ore di pesca pre-

PPEERRCCIIDDIIIINN LLAAGGHHEETTTTOO

GIORGIO [email protected]

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GIORGIO MONTAGNA • PERCIDI IN LAGHETTO

sondare il fondale nei suoi pressi, magari rasentandolo ma ri-manendo in zona hot il più a lungo possibile. I perca hannola peculiarità di essere predatori pigri e lunatici, rimanendoa volte incollati per ore al fondo come in stato di catalessi,ma se riuscirete col vostro recupero a invogliarli all’attacco,quest’ultimo sarà spesso netto e inconfondibile, soprattuttonei momenti di estrema attività predatoria. In altri casi l’ab-boccata, anche di un pesce di buona stazza, può divenireenigmatica e difficile da avvertire, per cui a ogni sollecitazio-ne occorre sempre rispondere con una ferrata tempestiva. Sene deduce che la concentrazione in pesca deve essere assaielevata.Assai importante in questa pesca, secondo le mie esperienzein laghetto, è cercare, lanciando da riva, di conoscere al me-glio il tipo di fondale presente davanti a voi: con un lanciolungo in lago aperto, facendo affondare completamente l’e-sca, nel corso del richiamo dovrete capire più o meno laprofondità delle acque che state esplorando, ma soprattutto

stabilite, è concentrarsi sulla tecnica di spinning selezionata,senza confondersi le idee quando la giornata sembra impro-duttiva e si è tentati di spostare l’attenzione sulle trote... benconsapevoli comunque che in tema di lucioperca le catturenon sono mai scontate e che con i persici i dubbi aumentanoulteriormente, visto che la loro pesca a spinning va incontrospesso a catture sporadiche e occasionali. Svolgendo peresempio una sessione di tre-quattro ore, l’attività andrà con-centrata nei mesi estivi in orari vicini al crepuscolo, i più in-dicati per ottenere qualche strike degno di nota. Le imitazio-ni che possono tornare utili sono in genere i minnow affon-danti, i lipless, i crankbait con palettone direzionale in basealla profondità da sondare e naturalmente le innumerevoliesche siliconiche opportunamente piombate (pescetti digomma, salamandre, gamberi ecc.). Nell’autunno inoltrato ein primavera, invece, in special modo se le giornate sono nu-volose, si può ricercare l’abboccata anche in orari differenti.L’impostazione di base è tassativamente quella di andare a

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TECNICA SPINNING

intuire se il fondale è ingombro di ostacoli o se ne è privo.Insidiando il lucioperca si tenga presente che tale predatorepredilige un ambiente di caccia dove può celarsi al meglioalla minutaglia presente, per cui se da un lato un fondosgombro è sinonimo di bassa percentuale di perdita dei vo-stri artificiali, dall’altro lato è presumibile che non avreteun’alta concentrazione di lucioperca posizionati nei paraggi.Idem dicasi per i persici, che quando si raggruppano in nu-merosi individui amano sostare per esempio nelle vicinanzedi legnaie e di altri ostacoli naturali. È anche vero che unbuon cacciatore di perca è consapevole che deve mettere inpreventivo la perdita di un certo numero di esche sul fondo,fa parte del gioco, e d’altro canto pescare bene per arrivare atiro di questo carnivoro significa portare l’esca in zone al-quanto rischiose. Ne deriva, specialmente impiegando eschesiliconiche, la necessità di innescarle in modo antialga oppu-re di utilizzare solamente l’amo posto sul dorso, evitando as-solutamente l’ancoretta centrale, più facilmente incagliabile.Come succede per qualsiasi predatore, ci sono giornate che ri-sultano redditizie e altre completamente negative. Nel caso

del lucioperca e sempre in relazione all’esperienza acquisitanei laghetti privati, ho notato che in condizioni di acque piat-te e con giorni afosi, il perca risponde bene al richiamo di dif-ferenti artificiali, mentre quando il vento increspa particolar-mente le acque e l’improvviso cambiamento di tempo deter-mina una diminuzione repentina della temperatura esterna, ècome se bloccasse la propria attività predatoria, anche nelleore serali. È quindi giusto ritenere questo carnivoro sensibileai fattori climatici, non dimenticando che in genere l’eccessivaluce solare non stimola certo la sua proverbiale famelicità pre-datoria. Molto meglio pescare in giornate cupe e, come giàdetto, da primavera avanzata dedicare alla sua ricerca le pri-missime ore del mattino o il crepuscolo. Da settembre a buo-na parte di novembre, se le temperature rimangono miti, sipresentano sicuramente giorni produttivi di abboccate ancheconsecutive, specialmente se avrete la possibilità di recarvi ne-gli impianti privati durante i giorni infrasettimanali, menocaotici dei giorni festivi. I percidi in genere, con l’avvicinarsidella fine dell’autunno, cercano fondali più profondi e diven-tano sempre più difficili da affrontare a spinning.

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artificialiMi preme dire subito che nel caso di crankbait e lipless, pre-ferisco i modelli dotati all’interno delle sferette in tungsteno,che nel caso del lucioperca sono ideali per ‘svegliarlo’ a voltedal suo torpore e per far sì che avverta la presenza del nostroartificiale anche a debita distanza per localizzarlo e attaccarlocon veemenza. Sono esche che amo impiegare per sondare va-ste aree lacuali, cercando di scoprire la collocazione dei pesci.Se si ha la fortuna di incocciare in qualche strike, potremopoi concentrare in quella zona la pesca alternando esche sili-coniche, che come tutti sanno hanno la peculiarità di rima-nere in zona strike qualche istante in più, per indurre megliol’attacco del percide. È molto importante (direi fondamenta-le) utilizzare il peso della jig head in base alla profondità delfondale prescelto in modo da far scendere l’esca in caduta inmodo più naturale possibile: ciò rappresenta per me l’aspettoche consente di ottenere maggiori strike rispetto al compa-gno di pesca che magari è a pochi metri da te, per richiamarel’esca finta di gomma in modo migliore e più credibile. Sepesco in condizioni di acque piuttosto trasparenti (situazionerara nei laghetti privati, generalmente contraddistinti da ac-que velate), do maggior credito a esche siliconiche più picco-le (2-3 pollici) mentre preferisco esche da 4-5 pollici e concoda a timone per riuscire a emanare maggiori vibrazioni,udibili appunto in acque poco visibili. Se sopraggiunge ilvento, che procura nelle pause, durante il richiamo dell’esca,la cosiddetta pancia del filo, facendo perdere quella sensibi-lità perfetta che al contrario si ha in condizioni di acque per-fettamente calme, aumento se pur di poco il peso del mioamo piombato per meglio mantenere il contatto dell’esca.Polso, canna ed esca devono sempre essere in sincronia peravvertire ogni pur minima sollecitazione, sia durante il ri-chiamo, sia in fase di caduta verso il fondo dell’imitazione digomma.Un lucioperca attivo e quindi ben disposto a rincorrere lanostra imitazione, soprattutto negli istanti di ripartenza del-l’esca finta dopo averla fermata per pochi istanti, determinauna mangiata netta e inconfondibile in canna, mentre la suadifesa non è eclatante, di norma; compie infatti poche viratee spesso cerca di liberarsi del nostro inganno con numerosetestate a fior d’acqua prima di arrendersi al nostro ampioguadino. Il persico reale, invece, anche se è di taglia più esi-gua rispetto al coinquilino perca ha una difesa energica, conrobuste virate verso il fondo prima di giungere stremato alguadino. Naturalmente se di taglia di svariati chili (il lucio-perca può raggiungere e superare tranquillamente i diecichili di peso), la lotta sportiva che ne consegue è di un certotipo anche se lo considero rispetto ad altri carnivori di mede-sima pezzatura un avversario sportivo meno vigoroso.Lo stimolo che mi spinge a compiere uscite mirate a questopesce, cercando di scoprire nuovi habitat, come nel caso spe-cifico in determinati laghetti privati, è la sua predisposizionea entrare in caccia come d’incanto, magari dopo lunghe ore diapatia totale. La ricerca della sua abboccata spinge così il lan-ciatore a provare un’innumerevole selezione di artificiali pri-ma di arrivare a quello che consentirà di scattare la foto ricor-do. Nei momenti di scarsità di mangiate, mentre cambiamola nostra posizione di pesca per occuparne un’altra che rite-niamo migliore o ancora da scandagliare con le nostre eschedi fiducia, cerchiamo di osservare ogni aspetto dell’ambiente

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circostante; diamo spazio alle zone ripariali che magari celanodelle tane per i pesci e hanno avvallamenti di profondità diqualche metro (i famosi gradini del fondale), oppure cerchia-mo anche in questi ambienti lacuali di leggere le acque ipo-tizzando una zona più indicata per lo spinning rispetto ad al-tre (magari nelle curve dove la vegetazione affiorante è foltaoppure dove scorgiamo delle pietraie sommerse tanto care allaposizone dei perca in caccia). Così pure cerchiamo di scorgereil pesce foraggio presente (se vi sono sciami di alborelle oppu-re gruppetti di gardon e altro tipo di minutaglia) per privile-giare quel tale colore dell’esca più simile al loro abituale pa-sto giornaliero. Se notiamo la presenza sulle rive di salaman-dre, potremo tentare di innescare le nostre esche in gomma,come pure se le acque hanno la presenza dei noti gamberi al-loctoni (e molte cave e laghetti privati ospitano da tempo gliormai famosi ‘gamberi della Lousiana’); anche un craw richia-mato come trailer su un jig in modo lento sul fondo può di-venire un asso nella manica quando i nostri vari shad siliconi-ci (imitazioni di pescetti in gomma) hanno fallito per ore.

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TECNICA SPINNING

I percidi possono essere insidiati coninneschi classici impiegando l’amopiombato in dotazione, oppure con te-sta piombata innescata a texas rig o an-che con montatura a drop shot con pesoadeguato al fondale e amo idoneo a fer-rare pesci anche di buona stazza. Le ac-que da dove provengono le foto di que-ste pagine avevano una profondità dai 2ai 7-8 m al massimo, per cui i pesi del-le teste piombate a cui mi sono affidatonon superavano mai i 10 g. In bobinadel mulinello ho tenuto un trecciato da20 lbs, con finale di almeno un metrodello 0,28-0,30 mm, resistente all’a-brasione. Meglio se di fluorocarbon perresistere a tutte le sollecitazioni degliostacoli del fondo; consiglio comunquedi sostituire in pesca a ogni ora il nododi congiunzione con la nostra esca persopperire all’eventuale logorio di usura. Dal momento che in questi luoghi pe-

schiamo esclusivamente da riva, ritengo che una canna dai2,50 m sino ai 3 m sia la migliore scelta per mantenere inpesca anche a distanza un contatto migliore dell’esca, nonchéper giostrare poi un bel pesce allamato. Specialmente pe-scando con esca in gomma nei pressi del fondo, un attrezzodi tale lunghezza consente di manovrarla al meglio rispetto auna canna sui due metri, meno consona a tale raggio d’azio-ne. Non dimentichiamo infatti che le abboccate possono av-venire certo a pochi metri dalla nostra posizione sulla sponda(soprattutto al sopraggiungere delle tenebre), ma anche pe-scando a dovuta distanza verso il centro del lago. Una ferrataa una certa lontananza da riva presuppone una canna piùlunga, anche se poi è sempre una questione di gusti.La mia strategia di base per ingannare qualche apatico lucio-perca anche in orari centrali della giornata consiste, una vol-ta raggiunto il fondo, nel richiamare l’esca con frequentistop and go, tenendo sempre sotto controllo la lenza in mododa capire quando l’esca ritorna completamente sul fondo.Non a caso in talune circostanze favorevoli, il lucioperca ha

aggredito il mio artificiale praticamen-te da fermo, risucchiandolo quando erain fase di caduta o ancor più quando eraadagiato totalmente sul fondo; nel farripartire l’esca avvertivo immediata-mente un peso anomalo e per non la-sciare nulla al caso ferravo prontamen-te, ritrovandomi in più di una sempliceoccasione il perca allamato in canna.Con l’esca siliconica non è una rarità ot-tenere uno strike come quello citato,mentre impiegando esche più reattive,come lipless e crank, la stoppata nel re-cupero è sempre collegabile a un nettoattacco all’artificiale proposto. L’idealesarebbe poter spaziare con un paio dicanne opportunamente montate a tema,nel senso che pescando a gomma occor-re dare adito all’impiego del trecciato,mentre con lipless e soprattutto crank-

Carson Hollow Belly Tamura

Da sinistra a destra:Fury Shad doppia coda di Delalande, Pulse Shad di Berkley, Shad Taildi Jackall, Easy Shiner di Keitech.In basso alcuni ami piombati, citati nel testo.

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GIORGIO MONTAGNA • PERCIDI IN LAGHETTO

bait va benissimo il monofilo (per avermaggiore elasticità ovviamente) anchenell’ammortizzare le abboccate piùcruente e veloci. Il nodo che prediligoin questa tecnica, per collegare il trec-ciato al finale in fluorocarbon, è il clas-sico Albright, che non mi ha mai datoproblemi di sorta. Approfondiremo ora l’argomento artifi-ciali ricordando alcune caratteristichedei modelli che, statisticamente parlan-do, hanno conferito a me e ai miei ami-ci le migliori abboccate, tenendo pre-sente che le uscite effettuate in laghettoa caccia di lucioperca sono state nume-rose e in differenti periodi, da giugno asettembre compreso, trascorrendo alcu-ne giornate di gloria alternate ad altreprive di ogni cattura.

esche siliconicheDelalande Fury Shad 11 cm. Versatile gomma morbidache possiede un doppio timone nella parte finale; è un otti-mo artificiale se opportunamente piombato con jig head da10 g della stessa casa produttrice, valido sia in recuperi nor-mali che alternando brevi pause, quando sfodera un alto po-tere catturante proprio in caduta.Berkley Pulse Shad 3” (7,62 cm). La coda di questo pescet-to è particolarmente evidente e sprigiona forti vibrazioni sianel richiamo che nelle fasi di discesa verso il fondo. Ottimala tonalità fire tiger per le acque velate di determinati la-ghetti che ospitano lucioperca di varie stazze.Jackall Shad Tail 4,8” (12.19 cm). Ho preferito la tonalitàaccesa di un bel giallo con base bianca, che unita alla sottilecoda, che emana comunque leggere vibrazioni, ha superatol’esame di esca vincente coi perca, interessando esemplari dibuona stazza. Versatile il suo innesco, che abbiamo predilet-to con classico amo piombato. Keitech Easy Shiner 4” (10,16 cm). Ho provato a piomba-re questa esca a soli 5 g per pescare nel sottoriva in orari vici-ni all’imbrunire sorprendendo svariati esemplari di perca suprofondità non superiori ai due metri; il modello citato, sianella tonalità pro blue / red pearl per le anse del lago conmigliore trasparenza, che in quella lime/chartreuse per le zo-ne più velate, ha confermato un movimento alquanto accat-tivante, con vibrazioni non comuni grazie alla particolaremobilità nel richiamo della sua coda. Molto utile anche l’al-loggio corretto dell’amo. Una presenza costante nelle miescatole.Carson Hollow Belly Tamura 4” (10,16 cm). Di recenteintroduzione nel vasto catalogo di Carson, non è passatoinosservato questo modello di lunghezza ideale a stimolareall’attacco sia i grossi persici reali che i lucioperca di taglia.Dotato di vistoso timone caudale, nel richiamo le sue oscilla-zioni vengono avvertite a buona distanza dai predatori posi-zionati nei pressi del fondale. Grazie alla particolare formuladi Tamura, che ne contraddistingue l’alta qualità della gom-ma, il percide lo trattiene volentieri tra le sue fauci qualcheistante in più, favorendo la nostra ferrata. Impiegato con il

classico innesco ad amo con testa piombata, ha rivelato otti-me capacità catturanti sia in caduta che nelle veloci riparten-ze dal fondo. Per la sua lunghezza consiglio di impiegare unamo la cui fuoriuscita sul dorso dell’esca copra almeno lalunghezza della sua metà, per non aver abboccate ‘corte’ sen-za l’opportunità di ferrare perfettamente. Le colorazioni diquesto modello non sono moltissime, soprattutto tonalitàmolto simili al pesce foraggio presente, come alborelle, cave-danelli ecc. Nelle mie strategie di caccia lo impiego volen-tieri negli orari serali e soprattutto quando ho intenzione diselezionare la stazza della preda.

Dopo gli shad, ecco alcune imitazioni di gambero che hannoconseguito buoni risultati, a dir il vero non solo con i lucio-perca, ma anche con bass e con qualche grosso persico reale.

Yum Crawbug 3,25” (8,25 cm). Se provate a mettere viciniun gambero vero della Lousiana e il crawbug di Yum, vi ren-derete conto che la somiglianza è davvero notevole. Questogambero, nella colorazione specifica Carolina pumpkin, ci hapermesso di pescare con un’imitazione realistica dei gamberipresenti in laghetto e le soddisfazioni non sono mancate. Ot-timo l’innesco eseguito dal mio amico Mauro Marzi, che ol-tre all’amo piombato inserito delicatamente nel craw ha in-serito anche una pallina di polistirolo per far sì che, una vol-ta giunto sul fondo, mutasse l’assetto del gambero, con lechele leggermente rialzate (come in uno stato di pericolo, av-vertita la presenza del predatore di turno...). La tecnologiaLPT + sale ha fatto il resto.Damiki Air Craw 3” (7,62 cm). Questo gambero ha lagrande peculiarità di avere le chele praticamente vuote, dimodo che una volta appoggiato al fondale prende una posi-zione rialzata del tutto naturale, inducendo vari predatori al-l’attacco. Interessante per le acque velate la tonalità denomi-nata Bloddy red flake.Black Flagg Liqvuidd Skyy Craww hp 3,75” (9,52 cm).Validissima imitazione di gambero, ottimamente sfruttabilesoprattutto come trailer su jig; abbiamo testato la colorazio-

Da sinistra a destra: Crawbug di Yum, Air Crawdi Damiki, Liqvuidd Skyy craw di Black Flagg,Liqvuidd Hogg di Black Flagg.

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ne Plum blue flakes, ma la vasta gamma colori di tale mo-dello vanta differenti tonalità che si ispirano alle mutazionistagionali del colore del guscio. Buone le vibrazioni prodottedalle due grandi chele in dotazione. Black Flagg Liqvuidd Hogg hp 4,5” (11,43). Creatura in-solita, dotata di doppia coda e nel cui corpo si evidenzianoun paio di lamelle laterali che creano un alto numero di vi-brazioni, soprattutto se non troppo piombata. In caduta ri-corda più che un gambero il nuoto della salamandra, an-ch’essa preda di lucioperca in caccia. Anche questa imitazio-ne vanta il materiale LSI (liqvuidd salt injection), ossia unasoluzione salina liquida che rende il corpo flessibile e confe-risce un movimento naturale generale. Ottimo anche se im-piegato come jig-trailer.

hardbaitCi vorrebbe un libro e non qualche pagina per evidenziaregli innumerevoli modelli di artificiali reperibili oggi sul no-stro mercato; mi limito ad evidenziare in questo caso tre assinella manica validi per il nostro obiettivo, di differente tipoe assetto in pesca.

Real Winner Minnow affondante 10 cm. Pesa ora, comeriportano i dati aggiornati sul sito, 21 g (circa 4 g in più ri-spetto all’edizione precedente). Nella ricerca con recupero re-golare nei pressi del fondo, alternato a piccoli strappetti perincentivare le spanciate, abbiamo ottenuto lusinghieri risul-tati con la colorazione BP (bianco/perlato), ben visibile an-che in condizioni di acque poco trasparenti. Si presta a lanciapprezzabili verso il centro del laghetto e affonda abbastanzavelocemente impiegando un monofilo o un trecciato sottile.Seppur privo di rattle, grazie al profilo del corpo che da sem-pre valorizza la gamma Real Winner, sprigiona un movi-mento accentuato che crea una vibrazione in acqua non in-differente. È un minnow capace di smuovere l’esemplare dilucioperca degno di nota e al contempo non determina alcuntimore nel coinquilino persico reale, in quanto quest’ultimo,come molti sanno per esperienza, rimane spesso vittima diartificiali persino più grandi della sua stessa stazza.Damiki Long Bill suspending 9 cm. Ecco un crank dallemovenze nel richiamo molto simili al pesce foraggio checondivide l’habitat con i lucioperca dei laghetti privati. È uncrank di media profondità (anche se per media in questo casoci riferiamo alla capacità concreta di raggiungere circa i 2,5m di profondità), capace di rimanere in assetto di sospensio-ne quando rallentiamo drasticamente il recupero, che nelleprimissime fasi deve essere allegro per far sì che si tuffi rapi-damente verso il fondo. In fase di risalita, che avviene in mo-do lento, si propone con un movimento a zig zag alquantoaccattivante. Possiede all’interno del corpo un sistema di pe-si scorrevoli che provocano, oltre a una buona lanciabilità, leonde sonore tanto care al lunatico lucioperca. Pesa circa 13g. La colorazione sgargiante (Spine y hot tiger) è quella cheha smosso diversi esemplari di taglia apprezzabile.Bass Style Vibro lipless 7,5 cm. Il lipless consente una rapi-da perlustrazione della zona di pesca prescelta: il merito è diaffondare e di poter essere richiamato in differenti strati d’ac-qua, compreso ovviamente il fondo dove generalmente sonoposizionati i percidi. Nel caso specifico preferisco impiegareun modello contenente rattle per i motivi già esposti. Questomodello, con i suoi 16,5 g, consente di individuare sia qual-che bel lucioperca, che gruppetti di persici in attività. Lo re-cupero con movimento regolare alternando però dei rilasciper donargli l’effetto spanciata e soprattutto per incuriosire,con le relative ripartenze, i pesci meno prodighi di lunghe

rincorse. Abbiamo impiegato una tona-lità striata, tenendo presente che so-prattutto il lucioperca (ma anche i gros-si persici più solitari) sono soliti pro-dursi in attacchi di cannibalismo.

Concludo ricordando che le immaginidi questo articolo sono state realizzatenei tre laghetti Carcana di Zibido SanGiacomo in provincia di Milano (www.laghicarcana.it) e che per gli ami piom-bati ho dato preferenza ai seguenti mo-delli: Ecogear Skip in the shade conamo 3/0 e pesi sino a 7 g di Marukyu;Darter Head con amo 2/0 Gamakatsudi Bass Pro Shops; Ball Jigg heads conamo 3/0 con pesi di 5 e 7 g di SavageGear.

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TECNICA SPINNING

Da sinistra a destra: Real Winner 10cm. aff. BP, Long Bill 9 cm di Damiki,Vibro Lipless 7,5 cm di Bass Style.

Il Crawbug di Yum posa vicino a un gamberovero, evidenziando la forte somiglianza

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COSTR

UZIO

NEMOSCA

FABIO [email protected]

Mentre stavo riordinando le mie nin-fe, ripensando ai livelli bassi d’ini-zio stagione di quest’anno causa lascarsità di precipitazioni – livelliche si sono mantenuti tali anche inseguito, nonostante rare piogge ab-biani dato un po’ di respiro in qual-

che zona – mi sono reso conto di avere nelle scatole migliaiadi ninfe con bead head e sempre meno ninfe senza bead. Cre-do che ciò sia dovuto al fatto che ho l’impressione, pescandocon ninfe montate con bead head, che il peso mi possa aiuta-re, dandomi maggiori possibilità di cattura. Tutto questo,però, è vero in condizioni ‘normali’ e questa stagione con li-velli al minimo ovunque me ne ha dato la prova, dal mo-mento che mi sono trovato spesso in difficoltà con le ninfeche uso di solito. Nel breve intervento che segue, pertanto,non vorrei mostrare innovazioni, montaggi particolari o pro-porre tecniche di pesca, quanto invitare alla riscoperta e al-l’uso di alcune imitazioni ‘di una volta’, che usate in un certomomento e in certe situazioni possono ancora fare la diffe-renza, regalando risultati ed emozioni speciali.Che cosa succede se ci troviamo nella condizione di dover pe-scare con la ninfa appesantita da una bead in acque tranquille,lente, limpide, dove il suo peso risulta eccessivo? Esistono si-tuazioni, a mio avviso ‘difficili’ (come quelle rappresentatenelle tre immagini d’ambiente in queste pagine), nelle qualiil più delle volte si tende a saltare certi tratti di fiume salvoche non ci sia una certa attività in superficie e sempre che nonsi voglia cambiar tecnica in corsa, affrontandoli diversamentee magari montando uno streamer. Il rovescio della medagliadelle ninfe con bead è che in certe condizioni non funzionano:

hackles in pernice

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FABIO LOMMI • TO BEAD OR NOT TO BEAD

anche se ne abbiamo di diverse grandezze, taglie e misure, cisono momenti nei quali non sono d’aiuto. Sarà capitato a tut-ti di avere l’impressione che il peso della ninfa sia eccessivo oche il riflesso della bead sia troppo forte per alcuni pesci, di-sturbandoli e facendo perdere un’occasione magari unica. Incerti casi, inoltre, quando si pratica la pesca su pesci moltoselettivi o sotto pressione a causa di un’alta frequentazione daparte dei pescatori, si è obbligati a mettere assieme tutti que-gli elementi fondamentali della pesca, quando nessuna regoladeve essere trascurata, perché ognuna è parte integrante del-l’altra: oltre all’approccio alla lettura dell’acqua delle correnti

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e alla presentazione gioca un ruolo fondamentale curare certidettagli dei nostri artificiali, cioè quei dettagli importantiche rendono la nostra imitazione semplice ed efficace per mi-sura, forma e peso. Ecco che entrano in gioco le vecchie e careninfe, imitazioni tanto semplici quanto efficaci, nelle rivisita-zioni, interpretazioni e varianti personali: ninfe con assenza dipeso o poco appesantite, con solo qualche giro di filo dipiombo o rame sotto il torace, imitazioni che non possonomancare o essere dimenticate in un meandro del nostro giletda pesca perché ancor oggi sono efficaci e risolvono molteplicisituazioni ogni volta che i pesci si alimentano.

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Sono artificiali adatti in tutti gli ambienti, sia in risor-giva, dove la presenza di vegetazione acquatica permet-te ai pesci di alimentarsi in diversi momenti del giornoe a diversi livelli di profondità, sia in tutte le altre ac-que prima e durante una schiusa, dove le ninfe in risali-ta o quelle trasportate dalla corrente sono le prede piùambite dai pesci e tendono a rappresentare e imitare so-prattutto le ninfe nuotatrici delle specie Baetidae edEphemerellidae: ninfe che vivono e si muovono libera-mente nelle loro prime fasi di muta sul fondo e nel mo-mento in cui diventano mature, lasciandosi trasportare

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COSTR

UZIO

NEMOSCA

in altoNinfa di Baetis• code: fibre di gallina• addome: quill spelato tinto cream• torace: dubbing fine nocciola chiaro• sacca alare: fagiano• peroteche: biot di tacchino nero• leggera piombatura in filo di piombo sotto il torace

in bassoNinfa di Baetis• code: fibre di piuma di fagiana• addome: quill spelato tinto nocciola• torace: pelo dell’orecchio di lepre• sacca alare: fibre di coda del fagiano maschio• leggera piombatura in filo di piombo sotto il torace

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dalla corrente, iniziano la risalita per completare lemutazioni fino allo stadio di insetto perfetto. È pro-prio in questo momento, nella fase finale di risalita,che questi insetti affrontano una delle fasi più delica-te della loro esistenza, fino ad arrivare, a pochi centi-metri dalla pellicola superficiale, stremati, inermi: ipesci riescono a ghermirne grosse quantità e a farneincetta, mentre noi, con le nostre ninfe leggere, pos-siamo catturare o quanto meno avere qualche possibi-lità in più di catturare il pesce in una delle fasi in cuila selettività aumenta in maniera esponenziale.

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FABIO LOMMI • TO BEAD OR NOT TO BEAD

in altoPhesan’ tail(seguendo dressing e montaggio di Frank Sawyer)• coda, addome e torace: fibre di fagiano• filo di montaggio: rame rosso

in bassoBWO ninfa• code: fibre di piuma di gallinella d’acqua• addome: biot tacchino tinto oliva• torace: dubbing fine miscelato nocciola e giallo paglia• zampe: pernice• sacca alare: biot tacchino nero

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Le ninfe che presento nelle immagini di questo articolo sonoin parte storiche, conosciute ai più perché hanno fatto vera-mente la storia, in parte modeste interpretazioni personali:ninfe leggere costruite con materiali naturali che uso utiliz-zare in coppia in particolari condizioni o associate, se mai lacorrente lo dovesse richiedere, a ninfe con bead, a secondadelle necessità (quali il comportamento del pesce, il modo incui si alimenta e l’ambiente in cui staziona). Ho voluto con-dividere con voi questo argomento, come detto in apertura,perché negli ultimi anni, nei quali la pesca con la ninfa haavuto una crescita così imponente, ho notato che nelle scato-le mie, ma anche in quelle dei miei amici o di pescatori in-contrati sul fiume – quando si fanno le solite chiacchierescambiandosi opinioni e impressioni, magari mostrandosi avicenda le mosche che hanno dato maggiori soddisfazioni –,le ninfe ‘di una volta’ sono sempre meno presenti. È così an-che per voi? Andate a dare un’occhiata nelle vostre fly box efatemi sapere…

Grey Goose(seguendo dressing e montaggio di Frank Sawyer)• coda, addome e torace: fibre di airone cenerino• filo di montaggio: rame rosso

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ITINERARIOSPINNING

Fa caldo, tanto caldo, all’aeroporto di Bissau:nonostante siano le due di notte il clima afri-cano ci avvolge prepotente. Siamo qui, l’ami-co Luca e io, reduci da una settimana di pe-sca nell’arcipelago delle Bijagos, nelle acquecircostanti quel piccolo paradiso che è l’isoladi Kerè. Ma questa è un’altra storia; ora stia-

mo aspettando Alessandro, in arrivo dall’Italia, per iniziareun’avventura abbastanza fuori dai nostri canoni di pescato-ri relativamente ‘comodi’: ci attende una settimana di bi-vacco tra fiume e giungla in un territorio piuttosto remotonell’interno di questo piccolo e ospitale paese dell’Africaoccidentale.Recuperato l’amico e caricati i suoi bagagli assieme ai nostrisul portapacchi della Landcruiser, partiamo per una bellascarrozzata condotti dal fido autista locale. Per la prima ora emezza viaggiamo su dignitose strade verso il cuore internodel paese, ma presto abbandoniamo il comodo nastro d’asfal-to per deviare su una pista di terra battuta che si inoltra nelbush; la presenza umana è nulla per lunghi tratti, salvo sbu-care di tanto in tanto in piccole radure ove sorge qualche vil-laggio indigeno uguale a quelli che abbiamo visto in tantidocumentari di National Geographic Channel: sono gli oc-chi risplendenti degli animali notturni che intravediamo aricordarci che è ancora la natura a dominare in queste zone;siano scimmie, antilopi o leopardi non ci è dato di capire, lespecie animali presenti in zona sono fortunatamente ancoratante. Ci vogliono un paio d’ore, durante le quali lo sterratoè diventato prima stradina, poi sentiero, poi semplicementeuna breccia nella vegetazione, ma finalmente giungiamo adestinazione poco prima dell’alba. Usciamo dalla macchina,scendiamo la riva rocciosa e il Rio Corubal ci accoglie col ru-more delle sue rapide e la nebbia dell’evaporazione notturnache lo avvolge completamente; fa anche abbastanza fresco evale la pena indossare una felpa, dato che il clima dell’inter-no ha escursioni diverse da quello della costa.

GUARDA UN FILMATORELATIVO ALL’ARTICOLO

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ALESSANDRO MASSARI • ALLA SCOPERTA DEL CORUBAL

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ALESSANDRO [email protected]

Due colpi di clacson e dopo qualche minuto arriva il nostroCaronte a traghettarci sull’altra sponda, ove è sistemato ilcampo base tendato, essenziale ma confortevole e funzionale:sarà il nostro punto d’appoggio principale per il tempo chededicheremo all’esplorazione del fiume. Conosciamo cosìLaurent, l’anima di questa avventura, un francese che si è in-namorato di questo paese tanto da stabilirvi la sua dimora eche si è dedicato all’esplorazione in lungo e in largo di que-

sto fazzoletto del continente nero rendendo possibile viverequesti luoghi a chi, poco organizzato ma desideroso di cono-scerli come noi, arriva periodicamente a riempire il piccolocamp nel breve periodo dell’anno in cui il fiume è pescabilecon successo.L’alba deve ancora arrivare, e per quanto siamo desiderosi dipreparare i nostri attrezzi, l’idea migliore è quella di gustarsiun buon the davanti al fuoco, utile a scacciare un po’ di umi-

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ITINERARIO SPINNING

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mo infine a un luogo spettacolare ove tutto il flusso si inca-nala in una strettoia tra due punte di roccia, generando uncorrentone impossibile da risalire e un bellissimo fondalesottostante. Siamo ai confini del paese; sulla sponda sinistrala Guinea Bissau, sulla destra la Guinea Conakry, stato mol-to meno tranquillo di quello che si ospita. Ma non siamo quiper parlare di politica e lanciamo i nostri palettoni al margi-ne del flusso principale. Le grosse esche non sortiscono effettied è solo quando riduciamo la taglia dei nostri artificiali chevediamo i primi attacchi; i persici vogliono artificiali conte-nuti, lavorati lentamente e con numerosi stop ed è proprio inquesti frangenti che otteniamo la maggior parte delle abboc-cate. I più efficaci si rivelano i Risto Rap, oggetto di culto

dell’amico Alessandro e ahimè or-mai fuori produzione da tempo; al-tre catture arrivano con i Sorcererdi Halco e con minnow snodati sui13 cm; impensabile usare shad egrub di gomma su testine in questospot, perché il fondale è troppo fra-stagliato e rivendica rapidamente lesue vittime sacrificali. Il Nile perchsi dimostra un avversario assoluta-mente degno di rispetto: la sua ab-boccata spesso violenta e la potenzasprigionata nella fuga e nel tenerela corrente ci impegnano molto nelcombattimento, ma sono soprattut-to i salti con scuotimenti selvaggidella testa a renderlo spettacolare;siamo subito conquistati e il fattodi doverci in qualche modo lavoraree sudare ogni cattura aggiunge salee soddisfazione all’intera azione dipesca.Arriva presto la prima sera ed è oradi rientrare al campo, dove ci aspet-ta l’ottima cucina di Amadou, unuomo che può compiere autentici

miracoli culinari con pochi e rudimentali strumenti; attornoal bivacco ci scambiamo impressioni sulla prima giornata eracconti di esperienze passate fino a che la stanchezza accu-mulata fa sì che ognuno si diriga alla sua tenda per una dor-mita ritemprante. La mattina dopo facciamo una veloce e so-stanziosa colazione e ci dirigiamo rapidamente al fiume; ilpiano è discenderlo per svariati chilometri pescando, mentrei ragazzi della crew ci precederanno per montare un campprovvisorio allo scopo di esplorare zone più lontane. La di-scesa è estremamente piacevole, il fiume è incastonato tra glialberi delle giungla che spesso cadono fino dentro all’acqua;in certi casi mi ricorda il familiare Brenta, anche se qui sullesponde si vedono varani e babbuini e persino qualche cocco-drillo. I coccodrilli, assieme agli ippopotami, sono i signoridi queste acque; non sono molti e tendono a rifuggire l’uo-mo, ma ciò non toglie che la prudenza nel lavarsi sulla rivasia sempre opportuna, anche se i bivacchi vengono allestitiin luoghi dalla conformazione più che sicura; a conferma ditutto ciò ne avvisteremo solo pochi esemplari, di cui unomolto grande, stimato sui quattro metri, che si tufferannoappena avvertita la nostra presenza da oltre duecento metridi distanza.

dità dalle ossa e occasione perfetto per un piccolo briefing sucosa ci aspetterà nei giorni seguenti. Purtroppo la prima no-tizia non è di quelle che ci fanno gioire: ha piovuto poco su-gli altipiani della Guinea Conakry, ove sono le sorgenti, fa-cendo scendere molto rapidamente il livello del fiume, e unabuona parte dei pesci sono migrati a valle seguendo il forag-gio stagionale; quelli che restano in zona si sono rivelati unpo’ apatici nella settimana precedente e richiederanno moltoimpegno da parte nostra per essere scovati e indotti a morde-re gli artificiali. Fuori dunque gli attrezzi da pesca: montouna potente canna da casting abbinata a un buon PE4 e unapiù leggera da spinning con un PE2, un’accoppiata sufficien-te a coprire tutte le necessità di pesca che ci si pareranno da-

vanti. Il nostro target principale sarà il famoso perca del Ni-lo, che, pur essendo noi estremamente lontani dal fiume dacui prende il nome, popola queste zone come limite estremodella sua diffusione; non ci aspettano le taglie giganti del la-go Turkana o delle acque sotto le cascate Murchinson, anchese i locali hanno catturato pesci di oltre 70 kg con le lorolenze a mano innescate con un pescegatto vivo; la taglia me-dia è decisamente più modesta, tra i cinque e i dieci chili,con possibili esemplari più grandi e alcuni mostri che spessohanno avuto ragione degli attrezzi da pesca, complici anche ifondali costellati in molti punti di enormi massi e tronchiaffondati.Appena la luce ce lo consente, montiamo sulle barche e ci di-rigiamo nella grande pool immediatamente sottostante la ra-pida di fronte al campo base; pochi lanci con un crankbait diprofondità e incanno un bellissimo african pike, che mi resti-tuisce l’esca con un salto spettacolare... buongiorno! Nono-stante l’esordio, il resto della mattinata non è proficuo, conpochi agganci di piccoli tigerfish che si slamano regolarmen-te; appare chiaro che ci sarà da lavorare e che nessuna catturasarà regalata. Il pomeriggio risaliamo il fiume: in molti trat-ti il basso livello rende insidiosa la navigazione, ma giungia-

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ITINERARIO SPINNING

Tornando alla pesca, subito in prossimità del secondo camparriviamo a un lungo raschio di acqua bassa costellato digrosse pietre e piccole isole che generano innumerevoli cor-renti laterali e bracci secondari; l’acqua accelera e la deriva èveloce, per cui mi viene l’idea di montare un piccolo min-now per insidiare i pesci tigre, ma è un persico di taglia cheviene a catturarlo a galla in una bollata clamorosa. La fuga èveloce e potente, facendo slalom tra i mille ostacoli che spez-zano il flusso; cerco di forzarlo per quanto l’attrezzatura leg-gera mi consente, ma il pesce mi prende oltre venti metri difilo per volta fino a che mi restituisce l’artificiale con le an-corette deformate e raddrizzate. Lezione imparata: da doma-

FILMANDO SUL CORUBALBoris M. Salnicoff

Il lavoro del documentarista di pesca è facilmente pa-ragonabile a una torta... e ogni tanto capita pure la ci-liegina! Quando, un paio di anni fa, ero stato per laprima volta sul Rio Corubal con l’amico Laurent, decisiche avrei dovuto assolutamente tornare per delle ri-prese. L’occasione giusta si presentò per girare i dueepisodi iniziali della mia nuova serie Soul Fishing (orain onda su Caccia & Pesca). Periodo della spedizioneinizio dicembre, secondo Laurent il top per il percadel Nilo... un po’ meno per african pike e tiger. Al mioarrivo i livelli erano perfetti... per una volta il postogiusto al momento giusto! Decidiamo di concentrare inostri sforzi a nella parte alta, in un braccio del fiumeche poche settimane dopo, con il calare dei livelli,sarebbe stato irraggiungibile. Grandi pareti di rocciaed enormi massi con correnti e buche profonde sem-brano il generoso dono degli Dei della pesca ai devoti del perca delNilo. Credo sia stato il terzo o il quarto lancio quello con cui Laurentincannò il primo pesce, a cui ne seguirono più di una decina a testa algiorno! La taglia media era sui 6-7 kg ma ogni giorno avevamo diritto auno o due pesci sopra i 10 kg con un record di 14 kg. Attacchi duri,salti acrobatici e frizione che canta: sembrava di aver a che fare conpesci di mare, ma in uno dei fiumi più magici in cui abbia avuto la for-tuna di pescare. Il risultato finale è stato uno tra i documentari di cuivado più orgoglioso, e una serie di ricordi che ancora affiorano neimiei sogni. Chi volesse cimentarsi con questo viaggio può rivolgersi di-rettamente a Laurent Durris, proprietario dell’organizzazione di pesca,tramite la mail [email protected], oppure alla mail mia ([email protected]) o di Alessandro.

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ni ST66 anche sulle esche leggere. Catturiamo comunque al-tri perch con alcuni african pike e tilapie a contorno e relati-vamente pochi tigerfish; i grossi sono latitanti e i piccoli, sepur abbondanti, tendono a slamarsi con estrema facilità gra-zie alla difesa acrobatica e all’apparato boccale a tagliola tipi-co di questa specie.Scendiamo ancora, in un’alternanza di correnti e profondifondali. La pesca è un po’ quella del black bass e le esche si-lenziose in legno, lavorate a modo e con precisione, scavanoil divario con i più moderni crankbait in plastica arricchitida rattle. E chi se lo aspettava: anche in queste remote acquesono i piccoli accorgimenti che fanno la differenza. Le cattu-re comunque sono numerose se peschiamo a dovere, comenumerosi sono gli inseguimenti, o meglio i pedinamenti,che i perca praticano nei confronti delle nostre esche; arriva-no piano dietro l’artificiale, come fossero lucci che ne hannovisti troppi, noi fermiamo l’esca, ripartiamo piano, li stuzzi-chiamo e a volte attaccano, a volte si girano lentamente, fa-cendoci vedere il fianco possente prima di sparire di nuovonel loro fondale. L’adrenalina è sempre alta.Il giorno dopo decidiamo di risalire un affluente minore, ilRio Fefinè, che ha un carattere diverso dal fiume principale,con acque sempre trasparenti ma cupe; la giungla lo sovrastacompletamente, tanto da tenerne sempre gran parte delle ri-ve in ombra, e la fauna che abita le sue rive è ancora più ric-ca: subito un grande branco di babbuini ci dà il benvenutocon grida e strepiti. Non sono animali pericolosi in questezone, ma ci fanno capire che siamo pur sempre ospiti e chedobbiamo avere riguardo nel nostro approccio al fiume, inse-

rirci discretamente col massimo rispetto del grande verdeche ci circonda. Oltre a loro, decine di specie di uccelli, tracui bellissimi martin pescatori color turchese. Non incon-triamo ippopotami per fortuna: i pachidermi sono infattipiuttosto territoriali e pericolosi ed è meglio girare loro allargo, dato che sono tristemente noti in tutta l’Africa sub-sahariana per gli attacchi letali all’uomo; ci avrebbero co-stretto e rinunciare a questa parte dell’itinerario, ma il livel-lo delle acque ha fatto spostare anche loro.Se sul Corubal era il persico del Nilo l’attrazione principale,qui la star è l’african pike; non che i primi manchino, ma so-no comunque più piccoli e meno numerosi che nel corsomaestro. Questo fantastico animale, lontano parente dei pi-ranha, sembra un patchwork di quasi tutte le caratteristicheche il mio pesce ideale dovrebbe avere: aggressivo, caccia al-l’agguato nei pressi della vegetazione e degli ostacoli, attaccaferocemente le esche di mezz’acqua e soprattutto i topwatere si difende con salti spettacolari; la sua bocca ossea e forni-tissima di denti grandi e inquietanti lo aiuta spessissimo aslamarsi e non si arrende fino all’ultimo istante. Unico gran-de rammarico, il fatto che non cresca a taglie imponenti: unpesce da due o tre chili è già da considerarsi grande, ma searrivasse a venti o trenta sarebbe veramente poco raccoman-dabile nuotare in queste acque, anche senza tenere conto deicoccodrilli. Lo abbiamo pescato dove gli alberi si sporgevanosulla superficie, tra intrichi di radici e dietro tronchi caduti,a lato di grosse rocce e sotto le sponde in frana ove attendequalunque piccolo animale che possa cadere dall’alto, oltreovviamente ai piccoli pesci foraggio. In questo habitat nien-

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te supera una corta canna da casting con mulinello a bobinarotante per precisione di presentazione e potenza nell’estrarreil pesce dalla sua residenza; l’ideale è una bella canna da bassda un oncia o un’oncia e mezza intorno ai sei piedi, con al-meno un venti libbre in bobina. Unico accorgimento diversoun bel finale in titanio leggero per prevenire i tagli che quel-la temibile dentatura può provocare. Come esca va ugual-mente bene un piccolo minnow di superficie, un rotante conbucktail o un popper, ma il massimo della resa lo hanno datopiccoli walking the dog e soprattutto un’esca vintage fuoriproduzione da tanto, il Bass Oreno della Luhr Jensen, picco-lo darter galleggiante che lavora con un movimento estrema-mente irregolare a fendere il pelo dell’acqua o appena sotto.È stata per me l’occasione di rispolverare tutte quelle esche

datate da bass che avevo accantonato da un po’ e riscoprireun divertimento unico e appagante nel lavorarle; ecco che unPop Eye, un Dalton Special, un Nip-I-Didee, un più recenteSwimmin’ Image e altri pari loro hanno ritrovato il loro spa-zio in pesca e non in scatole dimenticate, dando spesso diver-so distacco in fatto di catture a artificiali di ultimissima ge-nerazione. Certi classici non muoiono mai.L’azione di pesca è semplice: si lancia al limite degli ostacolie si anima da subito l’artificiale, pochi centimetri fanno ladifferenza tra un attacco e il niente totale; è una pesca moltotecnica anche se molto generosa come quantità di catture,tanto da non far rimpiangere la taglia relativamente ridottadei pesci. C’è un’unica essenziale accortezza da tenere presen-te... in caso di aggancio con un ramo per un lancio malriu-

scito è obbligatorio scuoterlo per lungo tem-po con movimenti ampi della canna, perchéquei rami sono territorio di caccia di mambae cobra: ne abbiamo visto qualcuno ed è me-glio dare loro il tempo di allontanarsi primadi recuperare l’artificiale.Abbiamo vissuto per una settimana in un au-tentico paradiso, ancora poco toccato dallamano dell’uomo, e mi auguro che si conservicosì a lungo. La stagionalità e il clima di si-curo aiutano in questo senso, essendo pesca-bile per una breve stagione da novembre a fi-ne gennaio, mentre il resto dell’anno il fiumerisulta impercorribile o per le secche estremeo per le piene che ne innalzano i livelli disvariati metri per inondare tutta la giunglacircostante. Sicuramente non è stato un ad-dio ma un arrivederci a presto; l’Africa, que-sta Africa, lascia un segno indelebile nell’ani-mo del pescatore che l’ha conosciuta.

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morfologia, etologiaalimentazione e riproduzioneIl corpo è robusto, alto e allungato, a sezione traversale ovalelateralmente compressa; negli esemplari di taglia maggiore èpresente una gibbosità pronunciata sulla nuca. La testa ha unprofilo dorsale diritto o leggermente convesso, il muso è ap-puntito nella zona anteriore, con apice all’altezza del centrodell’occhio o di poco più in basso. La bocca è leggermenteinclinata verso l’alto, con apertura orale che posteriormentearriva al bordo anteriore dell’occhio o poco più avanti. La li-vrea del dorso è variabile da verde oliva a verde bluastro, ifianchi sono dello stesso colore di fondo del dorso, con squa-me argentee, gradatamente più chiari procedendo verso ilbasso. Tra dorso e parte superiore dei fianchi si nota una stri-scia longitudinale iridescente dorata. Il ventre è di colorebianco, talvolta con sfumature giallastre. Le pinne sono il ca-rattere che maggiormente differenzia le specie italiane daquella europea: le due specie autoctone hanno pinne chiare esemitrasparenti, la specie europea presenta una colorazionedelle pinne rosacea e talvolta rossa.Il dimorfismo sessuale non è evidente; le femmine tendono araggiunger taglie maggiori rispetto ai maschi coetanei e du-rante il periodo riproduttivo appaiono più tozze a causa dellamaturazione delle gonadi. Nello stesso periodo, i maschi svi-

SSccaarrddoollaaCOSTR

UZIO

NE MOSCA

FEDERICO [email protected]

La scardola, pesce predato soprattutto da luccie lucioperca, è una specie meritevole di studiapprofonditi, in quanto costituisce un esem-pio di come l’intervento umano abbia forte-mente influenzato, negativamente, le popola-zioni autoctone. In Italia le scardole autoctoneerano Scardinius scardafa per Toscana e centro

Italia e Scardinius hesperidicus per il bacino del Po. Oggi S.scardafa è in forte pericolo di estinzione: praticamente scom-parsa da tutti gli areali originari, rimane confinata nel sololago del Fucino in Abruzzo, dove peraltro fu introdotta dairomani, non essendo autoctona di queste acque. S. hesperidicusgode di sorte appena poco più rosea, dal momento che dopoanni di immissioni sconsiderate di scardola europea è statasostituita da questa e a sua volta ha sostituito S. scardafa nelcentro Italia, anche se oggi è considerata in forte diminuzio-ne, tanto che sta per essere inserita nella lista dei pesci italia-ni minacciati. Di tutto questo scempio, purtroppo, si trova-no notizie scarse e spesso errate, come sempre succede quan-do una specie minacciata non ha l’appeal per meritare di di-ventare il personaggio di un cartone animato di successo. Unesempio di quanto scarsa sia la conoscenza di questa specie èil fatto che spesso viene indicata come scardola italiana Scar-dinius erytrophthalmus, mentre delle scardole autoctone italia-ne non si trova mai menzione.

Scardola hesperidicus

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grandi possono produrre fino a100.000 piccole uova rossastre perstagione, adesive e dal diametrodi circa 1-1,5 mm. Do-po la fecondazio-

ne le uo-va aderiscono alsubstrato fino allaschiusa. La durata del-lo sviluppo embrionale

dipende dalla temperatu-ra dell’acqua, richiedendo da 3 a 20 giorni. Alla nascita lelarve misurano circa 4 mm e dopo il riassorbimento del saccovitellino si spostano in acque basse lungo le sponde per ali-mentarsi.

in pescaAnalogamente a quanto avviene per gli insetti, la conoscenzadelle abitudini di vita di un pesce imitato come esca è fonda-mentale per avere successo. È chiaro che parlando di pesca astreamer di predatori voraci e attivi quali lucci, lucioperca e,perché no, siluri, l’imitatività dell’artificiale spesso passa insecondo piano rispetto alla capacità di scatenare l’attacco delpredatore, capacità che è data sia dai materiali impiegati chedai criteri costruttivi della mosca. Vi sono alcuni periodi del-l’anno, tuttavia, durante i quali le scardole acquisiscono uncomportamento in grado di influenzare quello dei predatori:durante la riproduzione i numerosi branchi che si radunanoin acqua bassa influenzano senza alcun dubbio il comporta-mento dei predatori. Lo stesso fenomeno avviene in pienaestate, quando troviamo i branchi di scardole che sostano ne-gli strati superficiali dell’acqua, sia in corrispondenza deglierbai, sia nell’acqua aperta dei grandi laghi.L’attrezzatura necessaria è ovviamente pesante, quindi lacanna sarà per coda 9 o 10, per gestire al meglio un’esca chepuò arrivare anche a 15-20 cm di lunghezza e che opponequindi una notevole resistenza aerodinamica durante il lan-

FEDERICO RENZI • SCARDOLA

luppano minuscoli tubercoli nuziali sul capo e sulla parteanteriore del corpo. La scardola è una specie limnofila obbli-gata, vive cioè in acque lacustri o comunque a corso lento, edè termofila, diffusa in acque di pianura o collinari, ferme o alento corso, con substrato prevalentemente fango-so, ricche di vegetazione sommersa e di spon-da. Si incontra dal livello del mare fi-no a quote di circa 400 m, ma nonsopravvive in acque che si manten-gono a temperature inferiori a 12-15°C per la maggior parte dell’anno.Grazie a un’elevata tolleranza a bassilivelli di ossigeno disciolto, e a una relati-va capacità di sopravvivere in acque moderata-mente inquinate o leggermente salmastre, la scardolariesce a colonizzare un gran numero di habitat, come le zonemeno salate delle lagune costiere. Spesso, in passato, è risul-tata infestante in canali, paludi e stagni. Il suo numero calasensibilmente nei bacini dove entra in competizione alimen-tare con altre specie ittiche, o subisce predazione da parte dipesci e uccelli.Di indole stanziale e gregaria, forma branchi numerosi, com-posti da esemplari di varia taglia ed età. Nei grandi laghi gliesemplari adulti tendono a spostarsi in ambiente pelagico,mentre nei bacini minori, pur mantenendo la predilezioneper gli strati superiori, staziona lungo tutta la colonna d’ac-qua. In coincidenza con il calo di temperatura autunnale, lepopolazioni lacustri scendono sotto la linea del termoclinoper svernare, mentre quelle presenti in fiumi e canali si spo-stano in acque profonde e calme. La specie resta generalmen-te attiva anche in inverno: la ricerca del cibo rallenta fino afermarsi completamente soltanto se la temperatura dell’ac-qua raggiunge valori prossimi a 0 °C.Dal punto di vista dell’alimentazione, la specie è prevalente-mente fitofaga. La dieta degli adulti si basa su sostanze vege-tali, come alghe filamentose e macrofite acquatiche e solo inmisura minore comprende insetti, vermi, crostacei, mollu-schi, uova e avannotti di altre specie. Nei branchi che si spo-stano in ambiente pelagico il contenuto stomacale può risul-tare composto quasi esclusivamente da microrganismi planc-tonici e da insetti catturati mentre volano sopra la superficiedell’acqua. È stata descritta una tendenza all’ittiofagia degliindividui di grandi dimensioni, meno marcata nelle due spe-cie autoctone italiane rispetto a S. erythrophthalmus. Le larve egli avannotti si cibano principalmente di plancton e mi-croinvertebrati.La frega si svolge da aprile aluglio, con temperatura del-l’acqua non inferiore a 15 °C,anticipata o posticipata secon-do le condizioni climaticheannuali. I riproduttori si radu-nano in branchi numerosi e ladeposizione si svolge con mo-dalità collettiva in acque pocoprofonde, ricche di vegetazio-ne sommersa, come i canneti ole aree di esondazione dovel’acqua ha coperto prati e pa-scoli. La fecondità è relativa-mente elevata: le femmine più

FOTO SVERRE T.H. SOLGARD

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Scardola scardafa

Scardola scardafa

FOTO KOTTELAT-FREYHOF

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NE MOSCA

cio. Personalmente non costruisco mai artificiali così volu-minosi appesantendo l’amo, preferendo demandare il com-pito di fare affondare l’esca a code affondanti e lasciandoquindi l’artificiale libero di muoversi. Ritengo infatti cheappesantire lo streamer con piombo o tungsteno ne irrigidi-sca il movimento fino ad annullare gli effetti della morbi-dezza dei materiali che dovrebbero conferire vitalità. Per lapesca dei predatori porto sempre con me una coda galleg-giante, una ad affondamento intermedio e una ad affonda-mento rapido, accorciando il finale via via che decido di pe-scare a profondità maggiori. Quest’ultimo accorgimento ri-veste un’importanza fondamentale: l’artificiale deve esseresempre allineato con la coda durante l’azione di recuperoimpressa dagli stripping; se così non fosse, sarebbe impossi-bile percepire le abboccate e conferire alla mosca il movi-mento voluto. Il finale, nella pesca a streamer, svolge quindipiù funzioni: come in qualsiasi altra tecnica di pesca con lamosca, deve ribaltare l’artificiale durante il lancio e deve es-sere qualcosa di invisibile o comunque di non percepibiledai pesci. In più, nel caso che stiamo esaminando, deve an-che permettere un contatto continuo tra l’artificiale e la ma-no del pescatore, in pratica consentendo una linea il piùcontinua possibile tra la canna e l’esca. Risulta a questopunto abbastanza ovvio che un finale troppo lungo spezze-rebbe questa linea di continuità nel caso di code affondanti,soprattutto in caso di corrente anche se modesta. L’unico ac-corgimento da impiegare è quello di accorciarlo fino aquando non percepiremo il movimento dello streamer du-

FOTO

NADICA E IG

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Scardola erythrophtalmus FOTO JARMO HOLOPAINEN

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FEDERICO RENZI • SCARDOLA

CONCORSO DI COSTRUZIONECome annunciato nel numero scorso, la serie «Entomologia e costru-zione», dopo aver esaminato più di trenta specie di insetti, propo-nendo al contempo le loro imitazioni da parte di alcuni collaboratoridella rivista e dei lettori che hanno voluto inviarci le loro mosche perpartecipare al concorso, è terminata A partire da questo numero pas-seremo in rassegna le altre prede con le quali è possibile stimolare l’i-stinto predatorio dei nostri avversari. La novità di questa nuova seriedi articoli sarà rappresentata dall’‘apertura’ agli artificiali per il mare,con l’esame dei vari pesci esca costieri e pelagici, nonché di granchi,gamberetti, seppie ecc., in modo da dare spazio al sempre crescen-te interesse dei costruttori per il saltwater. Vista la fortuna otttenutadal concorso, questo continuerà anche per questa nuova iniziativa,con le imitazioni dei numeri dal 5/2012 al 4/2013.Il quinto concorso, relativo alle imitazioni degli articoli di entomolo-gia pubblicati sui numeri dal 5/2011 al 4/2012, è stato vinto da:

Jsmaele Forner (Leptophlebia vespertina ninfa emergente)Antonio Sabetta (Centroptilum luteolum spent)

Roberto Destro (Tipula maxima adulto)Levis Dal Vesco (Cavalletta)

L’imitazione del n. 6/2012 sarà: Acciuga.Spedizione entro il 12 ottobre 2012.

Regolamento completo su www.lapescamoscaespinning.it

rante gli stripping. A volte mi sono trovato a dover pescarecon finali lunghi meno di un metro compreso il tippet acausa della corrente troppo veloce del fiume: vi assicuro chei pesci non sono stati minimamente disturbati dalla coda.Ringrazio il dott. Stefano Porcellotti per il sostegno scienti-fico fornito nella stesura della parte relativa alla biologia.

Scardola erythrophtalmus

Scardola erythrophtalmus FOTO LAURI UHRO

FOTO PIET SPAANS-VIRIDIFLAVUS

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NE MOSCA

Fabio Federighi Ivano Mongatti

SCARDOLA• amo: Mustad Ultra Point 38104BLN n. 2/0• filo: Unicord 7/0• corpo: SWS Fiber della Fly Scene o in sostituzione Kinky Fiber o similari,con l’aggiunta di filamenti di angel air

• occhi: mottled 3D• appesantimento: cono• testa: colla UV

Pesce appesantito da un cono di generosa taglia che rimane al di sotto del-le fibre nella zona della testa; il particolare amo da jig e il posizionamentodel peso permettono il nuoto dell’artificiale in posizione reverse. L’amoconsente l’utilizzo di varie forme di antialga. Il peso e il materiale permetto-no all’imitazione di essere subito in pesca, affondando senza resistenze. Lepinne e il dorso sono colorati con pennarelli indelebili.

SCARDOLA• amo: Partridge CS45BN n. 1/0• filo: Unicord 7/0• corpo: EP Fiber in varie tonalità, con l’aggiunta di filamenti di angel air• occhi: mottled 3D• testa: colla UV

Questo pesce non è appesantito: ha della colla UV nella parte della testache aiuta nella penetrazione della superficie, ma rimane un artificiale dastrati superficiali. Chi desidera appesantirlo lo può tranquillamente fare, outilizzare code o tip affondanti, anche se in un fiume con tratti di correntee dove c’è necessità di entrare in pesca immediatamente questi tipi di at-trezzatura hanno dei problemi ed è forse meglio appesantire un po’ l’artifi-ciale. Le pinne e il dorso sono colorati con pennarelli indelebili.

SCARDOLA• amo: n. 4 corto• corpo: fibre ppp e fibre iridescenti• testa: fish skull

Mosca molto piombata in testa, da animare e far scorrere velocemente inacqua, adatta alle correnti veloci e ottima nelle profonde buche. Unica av-vertenza, tenere sempre il contatto con l’artificiale tramite la coda, altrimen-ti in calata si perdono le mangiate.

SCARDOLA• amo: n. 6 a gambo corto• coda: falcetto Scale skin• corpo: lana• occhi: 3D

Imitazione ottenuta sagomando la lana con le forbici e poi applicando gliocchietti. Il corpo e il movimento giusto sono assicurati dal mitico falcettodi Paolo Pacchiarini.

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SCARDOLA DOUBLE HOOK• amo: Gamakatsu 515s n.1 per l’amo di coda, n. 4/0 per l’amo di testa• linea laterale (collegamento tra i due ami): filo d’acciaio 30lb sul quale in-filare delle perline di vetro

• coda e corpo: EP fibers bianco, verde e rosso per imitare una ferita• occhi: EP eyes

La linea laterale dei pesci preda è ritenuta da molti un target per i pescipredatori; l’utilizzo delle perline di vetro, oltre a imitare questo organo deipesci, funziona anche da rattle.

Federico Renzi Mauro Borselli

SCARDOLA FOAM HEAD• amo: a gambo largo modello bass n, 2/4 privato di ardiglione• antialga (facoltativo): in acciaio armonico singolo dello 0/18 o raddop-piato dello 0/16

• corpo: in rettangolo di Craft Fur giallo sul dorso e sui fianchi e in ciuffobianco sulla pancia

• fianchi: Cristal Hair o sostituto• testa: triangolo sagomato in foam di 2, 3 o 4 mm, con decalcomania inGummy Foil dorato ( Loco Foam o sostituto)

• occhi: prismati, in rilievodella misura small o medium• rifiniture: con pennarelli indelebili oliva, verde, nero e rosso

Esca principalmente diretta all’insidia di bass e lucci, imitante il corpo allar-gato della scardola con tonalità gialla arricchita da flash dorati sui fianchi. IlCraft Fur non viene applicato in ciuffo bensì ritagliato alla base in forma ret-tangolare e incollato direttamente sul gambo con un sottile strato di collaciano acrilica; a tal fine la Foam Head ha il triplice scopo di incollare il CraftFur mantenendolo ben aperto e voluminoso, di fungere da supporto perl’applicazione degli occhi evitando di incollarli direttamente sul materialesottostante appesantendo il tutto, di conferire l’effetto ‘slider’ all’artificiale,facendolo immergere e riaffiorare in modo vitale in prossimità della superfi-cie durante il suo recupero.

SCARDOLA WIGGLING• amo: Gamakatsu ‘finesse’ n. 5/0• coda: falcetto ritagliato da una pelle di camoscio, collegato all’amo conun tubetto di silicone inserito in un pezzo di mylar

• corpo: EP brush• occhi: EP eyes incollati su un tubetto di silicone prima del montaggio sul-l’amo

Le wiggling flies sono ormai usatissime in tutto il mondo. Da sempre prefe-risco usare il camoscio per fare i falcetti, perché questo materiale, una voltabagnato, ha un movimento molto lento e sinuoso, oltre a una consistenza‘carnosa’ che induce i pesci a continuare ad attaccare l’esca se al primomorso non hanno trovato l’amo.

SCARDOLA GUMMY BODY HEAD• amo, antialga, corpo, fianchi: idem come sopra• testa: realizzata con triangolo di Gummy Body di 4 mm (2 mm nei mo-delli più piccoli), con decalcomania Gummy Foil dorato

• occhi, rifiniture: idem come sopra

A differenza della precedente, in questo caso la Head è realizzata con ilGummy Body necessario per bloccare il Craft Fur ben aperto a raggiera gra-zie a un sottile strato interno di colla ciano acrilica. Ha anche lo scopo didare realismo e riflettenza alla testa della scardola, mantenendola leggera eversatile, evitando ad esempio le teste compatte e pesanti tipiche dellecolle epossidiche o dei vari sostituti, rendendo anche la fase di montaggioe incollaggio più immediata e semplice.

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NE MOSCA

Massimo Ginanneschi La pagina dei lettori

SCARDOLA• amo: Gamakatsu F314 n. 4• filo di montaggio: Big Fly B. bianco• coda: fibre Puglisi arancioni montate in extended body• corpo: poly bianco, Crynkle Hair bianco, Crinkle Flash argento• branchie: marabou rosso• testa: Cactus Hackle bianco ricoperto con epossidica

SCARDOLA• amo: Gamakatsu F314 n. 4• filo di montaggio: Big Fly B. bianco• corpo: bucktail bianco, Crinklehair bianco,Crinkle Hair argento, due stri-sce di Lateral Scale olografico

• branchie: marabou rosso• testa: Fish Skull dorata

SCARDOLA • STELIO DI MANNO• amo: Tiemco 811S• sottocorpo: calf tail bianco• corpo: slf bianco, ultrahair bianco, due piume grizzly• occhi: bianchi con pallina nera

Artificiale d’insieme da usare in superficie.

SCARDOLA • STELIO DI MANNO• amo: Tiemco 800S• corpo: slf bianco-verde, EP Fibers verde• occhi: con pupilla mobile

Artificiale piatto molto realistico, leggero e vaporoso, valido anche per luc-ci e black bass. Realizzato con montaggio EP.

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La pagina dei lettori

PIKE ATTRACTOR • PIERO SISTINO• amo: n. 2/0• filo di montaggio: trasparente 8/0• coda e pinne: sezioni di piuma di tacchino color arancio• dorso: EP Fiber mix• ventre: Fish-Fuzzy Fiber• occhi: 3D

Mosca prevalentemente da luccio: l’assenza di piombatura facilita il lanciodell’artificiale, che può essere comunque mandato in profondità utilizzan-do opportune code. La colorazione marcata dell’imitazione rispetto alla li-vrea argentea tipica della scardola è stata scelta sia per stimolare l’istintodel predatore, sia per rendere efficace l’utilizzo di questa mosca anche inacque poco limpide.

SCARDOLA STILE MATUKA • STEFANO TICCHIATI• amo: gambo lungo n. 6• corpo: tinsel piatto oro + tinsel tondo oro• pinne/coda: due piume di spalla di gallo grizzly/tan montate stile matuka• testa: pallina in tunsteno da 5mm + ice dubbing tan

Streamer che, così appesantito, uso in correnti sostenute facendolo passa-re sotto la vegetazione riparia. Costruisco questo artificiale anche in versio-ne non piombata, mettendo degli occhietti 3d al posto della pallina. Otti-mi risultati su cavedani e trote.

SCARDOLA • LORIS ZECCHINELLO• amo: Owner 4/0• filo: ultra strong• coda: Wiggletail olografic• corpo: brush sintetico oro + volpe bianca + rancoon white• testa: brush sintetico argento• dorso: kristal flash verde pavone• antialga: nylon 0,80• occhi: medio-grandi

Il materiale con cui è composta l’imitazione dà un’ottima parvenza di vitain acqua. I riflessi oro e argento tipici delle scardole e dei pesci ‘foraggio’presenti nei fiumi sono validi attractor per tutti i predatori di taglia.

SCARDOLONE • STEFANO TICCHIATI• amo: 3/0 Eagle Claw serie 702 circle• corpo: Wiggle tail argentata + E.P. fibers mullet 3D + E.P. fibers bianche +E.P. sparkle pearl magic

• occhi: adesivi 6 mm 3D• branchie: E.P. fibers rosse• testa: M.P. magic head

Grossa imitazione che uso con profitto su lucci e black bass, ma che hascatenato anche l’attacco di qualche bella spigola. La combinazione tra laM.P magic head e la Wiggle tail risulta veramente micidiale in fase di movi-mento dell’artificiale, che, a seconda del recupero che si effettua, imita allaperfezione un pesce ferito o uno in fuga.

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Nei miei articoli dedicati allo spinningalla spigola nella scogliera ho scrittopiù volte che la perfetta conoscenzadei luoghi nei quali andiamo a pesca-re riveste una grande importanza aifini della cattura e non solo. Ho scrit-to anche che, per arrivare ad acquisire

tale livello di conoscenza, è di fondamentale importanzaesplorare la scogliera quando non ci sono le condizioni per lapesca. Quindi niente vento, niente schiuma, niente risacca,niente mare che sta montando, niente scaduta. Quando ilmare, come si dice in gergo, è una tavola e la giornata è lu-minosa, qualunque sia il periodo dell’anno, possiamo dun-que andare in giro per le nostre scogliere per approfondirnela conoscenza. Personalmente preferisco compiere questeescursioni nelle fredde e limpide giornate invernali.

foto 1Zona molto frastagliata. Sulla destra si trova una piccola pun-ta, al centro un discreto scoglio semiemerso, mentre nel restodell’immagine si vede un buon numero di scogli sommersi esemiemersi di dimensioni più o meno piccole. Vista la morfo-logia del luogo, questo è uno spot da pescare con mare mon-tante e durante la scaduta. Con queste due condizioni meteo-marine sono da pescare tutti gli ostacoli, compresi quelli vici-nissimi alla riva, e il canale d’acqua tra la punta e lo scogliosemiemerso al centro dell’immagine. Effettuerete quindi iprimi lanci tenendovi a distanza dalla riva, quindi vi avvici-nerete e pescherete il resto dello spot. Se vi trovate a pescarenel culmine della mareggiata, quindi con mare da grosso amolto grosso, conviene concentrare l’attenzione sul canaled’acqua che si trova tra la punta e lo scoglio semiemerso.

foto 2Baia dove si trova una cosiddetta piana, cioè una zona di ac-qua bassa situata tra il gradino di risacca e la riva. Nello spotsono presenti numerosi scogli semiemersi e sommersi di va-rie dimensioni, ognuno dei quali può essere , potenzialmen-te, il posto scelto dal serranide per sferrare gli attacchi alleproprie prede. Durante la battuta, quindi, pescate con atten-zione e metodo, senza commettere l’errore di non far passareil vostro artificiale accanto al più piccolo e insignificantescoglietto. I tratti di mare come quelli della foto sono validinella prima fase della mareggiata e durante la scaduta.

foto 3Dal generale al particolare. Questi sono due scoglietti appe-na sommersi presenti nella piana della foto precedente. Faredei sopralluoghi nei nostri spot con mare calmo e sole ci con-sentirà di acquisire una conoscenza molto approfondita dellescogliere nelle quali andiamo a pescare. La fatica e l’apparen-te perdita di tempo saranno ricompensate alla grande dalmaggior numero e dalla maggiore taglia delle spigole cattu-

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FABRIZIO CERBONI • A SPINNING IN SCOGLIERA

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rate, grazie a una maggiore e più detta-gliata conoscenza dei nostri luoghi. Alcontrario, andando nelle scogliere soloquando c’è il mare da spigole, non arri-veremo mai a scoprire tutti i particolarila cui conoscenza ci sarà di grande uti-lità ai fini della cattura del serranide. Lamaggiore conoscenza acquisita ci con-sentirà inoltre di avere una minore per-dita di artificiali, elemento che non misembra affatto trascurabile.

foto 4Tratto di mare a profondità variabiledove sono presenti numerosi scoglisommersi, semiemersi e quasi comple-tamente emersi, di svariate dimensioni.Grazie al mare calmo e all’acqua chiarapossiamo localizzare perfettamente tuttigli scogli sommersi presenti nella zona,che altro non sono che le varie macchiescure che si vedono nell’immagine. Invirtù delle condizioni del mare si posso-no localizzare inoltre le zone di acquabassa e quelle con acqua più alta presen-ti nello spot. La condizione migliore perpescare qui è con mare che inizia amontare e la scaduta per le zone con ac-qua bassa; con mare da formato a grossoper le zone con acqua più profonda.

foto 5Zona vicinissima a riva, molto frasta-gliata, dove oltre a numerosi scogli dimedie e piccole dimensioni, sommersi esemiemersi, ne sono presenti due di di-screte dimensioni, quasi completamenteemersi. I due ostacoli, oltre a far frange-re l’onda formando una zona con moltaschiuma, creano un canale d’acqua conuna corrente più o meno accentuata inbase alle condizioni marine.

foto 6Zona molto frastagliata che parte dallariva e si spinge a largo per una quindi-cina di metri. Oltre a quelli emersi e se-miemersi sono presenti degli scoglisommersi, rappresentati dalle zone scu-re verso il largo. La zona dove frangel’onda è pochi metri prima dell’ultimoscoglio semiemerso che si vede al largo.Considerando la morfologia del luogo,questo è da pescare quando la mareggia-ta è in stato avanzato e all’inizio dellascaduta. Visto l’elevato numero di osta-coli presenti, che consente il formarsi dinumerosi flussi di corrente, pescate lo

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FABRIZIO CERBONI • A SPINNING IN SCOGLIERA

spot con cura senza trascurare il minimoostacolo, anche quello, per voi, più insi-gnificante.

foto 7Grosso scoglio isolato che si trova a unatrentina di metri di distanza da riva, si-tuato in un tratto di mare uniforme. Laprofondità accanto all’ostacolo e nellezone immediatamente adiacenti è tra i 3e i 4 m. Spot come quelli della foto sonovalidi con mare montante, in piena ma-reggiata e durante la scaduta. Con il ma-re che sta montando è opportuno sce-gliere il lato dello scoglio da pescare inbase alla direzione da cui spira il vento.Nel pieno della mareggiata e durante lascaduta sono comunque validi entrambii lati.

7foto 8Piccola punta situata all’inizio di un trat-to di costa abbastanza rettilineo. Laprofondità davanti alla struttura e nellezone immediatamente limitrofe è abba-stanza accentuata. Grazie alla limpidezzadell’acqua sul fondo si possono vederenumerosi scogli di varia grandezza, pos-sibili ripari utilizzati dal serranide pertendere agguati alle proprie prede. Spes-so queste piccole punte vengono a tortotrascurate, mentre occorre tener presenteche qualunque struttura sommersa o se-miemersa che interrompe la linearità del-la costa può essere frequentata dalle spi-gole in caccia. Considerando la morfolo-gia del luogo, questa punta può esserepescata con successo sia con il mare chemonta che in piena mareggiata e durantela scaduta.

foto 9Tratto di costa abbastanza a picco sulmare. Nell’immediato sottoriva e più alargo sono presenti numerosi scogli se-miemersi e sommersi di varia grandezza,che creano corrente e molta schiuma.Nell’intera zona la profondità varia dai60-70 cm fino a un massimo di 2 m. Lalinea di frangenza delle onde nell’interazona si trova a 6-7 m dalla riva. Lo spot èda pescare con il mare che monta e, so-prattutto, durante la scaduta. Tenete pre-sente che, per la conformazione del luo-go, qui il mare diventa velocemente damontante a mosso o molto mosso in basealla forza e alla direzione da cui spira ilvento.

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OSSERVARE BENE PER CONOSCERE MEGLIOQuando andate in giro per la scogliera le cose da osservare sono essenzialmente tre.

La prima riguarda il percorso che occorre fare per accedere all’acqua e per compiere gli spostamenti durante la battuta di pesca. Per quest’ultimoaspetto tenete presente che quando pescherete non avrete il mare calmo. Scegliete oculatamente il percorso da fare, considerando che una buo-na scelta, oltre a farvi spostare in sicurezza, vi farà risparmiare fatica oltre che tempo, che potrete dedicare alla vera e propria azione di pesca.

La seconda riguarda la morfologia dei vari spot che potete osservare a occhio nudo, tenendo sempre ben presenti quali sono le abitudini dellaspigola e qual è il suo modo di cacciare. Dovete soffermarvi sulla morfologia della riva osservando se sono presenti punte più o meno accentuatee insenature più o meno grandi, valutando anche la profondità dell’acqua nell’immediato sottoriva e appena al largo. Dal sottoriva fino a dove riu-scite ad arrivare con i vostri occhi dovete controllare la presenza di scogli più o meno grandi, sommersi e semiemersi, di secche, di buche e ca-naloni, di praterie di posidonia, di tratti di fondale sabbioso o ciottoloso più o meno estesi. Dovete insomma osservare tutto scrupolosamente,senza trascurare il minimo particolare. Non è detto che con lo sguardo potrete arrivare fin dove arriverete con il lancio, per cui, volendo conosce-re tale tratto di mare la cosa migliore da fare è acquistare un buon binocolo. Soprattutto se potrete osservare il mare da posizioni sopraelevate,con questo strumento avrete la possibilità di fare scoperte molto interessanti e utili ai fini della cattura del serranide.

La terza riguarda la conoscenza di tutto ciò che si trova sott’acqua e non riuscite a vedere. A tal fine consiglio di portarvi dietro, nei vostri giriesplorativi, una canna e alcuni artificiali. Personalmente mi porto un crankbait medium runner, uno deep e uno ultra deep, nonché due o tre metaljig di varia grammatura sui quali monto un amo singolo. I crank, dei quali conosco alla perfezione la capacità di affondamento, li uso essenzial-mente per conoscere la profondità presente nei vari spot, la morfologia degli ostacoli semiemersi e sommersi e quella del fondale, mentre i metaljig mi consentono di individuare l’ubicazione del gradino di risacca e quella di eventuali praterie di posidonia che non ho visto né a occhio nudoné con il binocolo.

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FABRIZIO CERBONI • A SPINNING IN SCOGLIERA

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LUCA MONTANARI • LE FULLY DRESSED DI TRAHERNE

Ho dedicato quasi una settimana allacostruzione della Black Argus, unadelle più complesse e meravigliosemosche inventate dal Maggiore JohnPopkin Traherne. Attraverso la comu-nità di appassionati di fully dressed,le antiche mosche da salmoni dell’e-

poca vittoriana, che si tiene in contatto attraverso il sito in-ternet www.classicflytying.com, ero riuscito a procurarmi unset completo di piume di Western Tragopan, un rarissimofagiano himalayano, perché desideravo cimentarmi in quellache i costruttori di mosche classiche per il Salmo salar defini-scono un’impresa ardua, mozzafiato e dagli esiti molto incer-ti. Il Western Tragopan è rigorosamente protetto e le piumeche raramente si reperiscono provengono da uccelli impa-gliati e successivamente smembrati perché attaccati dalletarme e irrimediabilmente persi. Questi animali imbalsama-ti risalgono per lo più a collezioni di fine Ottocento e perrealizzare la Black Argus sono necessarie sei piume del pettodell’uccello, scelte tre per lato e di dimensioni decrescenti,così che la macchia bianca all’apice di ogni piuma sia in bel-la mostra sul palco alare della mosca. Il prezzo di queste pen-nette è astronomico, ma ciò che le rende davvero uniche, odelle vere ‘bastarde’ come alcuni amano definirle, è il loromassiccio calamo, che va ridotto attraverso una delicatissimaoperazione chirurgica eseguita a microcolpi di bisturi. È su-perfluo dire che non c’è possibilità di appello in caso di erro-re, così com’è necessaria una mano ferma e tanta concentra-zione, evitando assolutamente di essere impazienti. Se i cala-mi non sono preventivamente assottigliati e appiattiti, lepiume difficilmente manterranno la loro posizione quandosaranno sovrapposte, rendendo incerto l’esito del lavoro. Nonsolo. Una piuma vecchia di un secolo è veramente fragile,perché ha perso la freschezza e buona parte dell’elasticità, ebasta un nonnulla per spezzarla.Sinceramente non riesco a immagi-nare cosa abbia spinto John PopkinTraherne a progettare una moscatanto complessa e mi domando cosaprovasse quando accidentalmente neincagliava una nuova di zecca sulfondale del fiume, perdendola ospuntandola, oppure quando ungrosso e vigoroso salmone riuscivaspezzare la piccola asola in budellodi baco da seta che fungeva da oc-chiello. Posso supporre, tuttavia, checondividesse appieno la teoria che lemosche più efficaci fossero le piùcomplesse e ricche di piumaggi rarie preziosi e ciò giustificherebbe ilgrande sfarzo degli straordinari mo-delli che ha realizzato nel corso dellasua brillante carriera di pescatore disalmoni con la canna da mosca.John Popkin Traherne nacque nel1826 nel Galles da una ricca famiglia

di proprietari terrieri. Nel 1845 ottenne l’incarico di Ensignnel 39° Reggimento di Fanteria e continuò a servire l’eserci-to, raggiungendo il grado di Maggiore della Milizia del Gla-morganshire, fino al 1865. In seguito svolse tutta una serie diincarichi istituzionali tipici di chi, come lui, aveva ereditatouna grossa proprietà terriera. Di carattere socievole e dai mo-di garbati, nel corso della sua carriera di pescatore allacciòuna lunga amicizia col più sanguigno George Mortimer Kel-son, massima autorità nel campo della pesca a mosca dell’epo-ca, condividendo con lui la stessa grande passione per la co-struzione delle mosche da salmone. Si presume che questaamicizia nacque in occasione della London Exhibition nel1883, ma alcuni sostengono che i due pescatori si fossero giàconosciuti sulle sponde fiume Usk, non lontano dalla dimoradei Traherne e sul quale Kelson amava spesso pescare. Kelsonrimase colpito dall’eleganza e dalla meticolosa attenzione aidettagli delle mosche dell’amico e ne descrisse alcune in unaserie di articoli pubblicati sui giornali di pesca «The FishingGazzette» e «Land and Water», includendone anche una sele-zione nel suo straordinario libro The Salmon Fly. Ciò diedegrande risalto e popolarità alle insidie del Maggiore, inducen-

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do un sempre maggiore numero di appassionati a misurarsicoi loro complicatissimi dressing.La prerogativa delle mosche di Traherne è di essere montateper lo più con piumaggi dalle tinte naturali, ma prelevati daalcuni dei più variopinti animali della terra. Grazie alle nume-rose colonie britanniche sparse un po’ in ogni dove, i costrut-tori britannici di fine Ottocento avevano l’opportunità di ap-provvigionarsi dei più disparati uccelli tropicali e dare vita,così, a piccoli capolavori uncinati. Chiunque, anche coloro chenon s’intendono di Salmo salar e delle mosche storiche per lasua pesca, resta infatti affascinato dalla bellezza e dalla vivacitàdei colori di una Gitana o di una Nelly Bly, così come pochicostruttori hanno la pazienza e la maestria di affrontare ilmontaggio di una Chatterer o di un Black Argus. La realizza-zione di queste insidie, o meglio di queste opere d’arte, è tut-tavia un modo di esprimere la propria creatività e di cimentar-si in una sfida che regala profonda soddisfazione quando siraggiunge un buon livello di perfezione ed eleganza.John Traherne, oltre a essere stato il costruttore più ispiratodella sua epoca, era noto per la sua abilità di pescatore e dilanciatore. Con una canna di diciassette piedi e quattro polli-ci riuscì a proiettare una mosca all’incredibile distanza diquarantuno metri e quattro centimetri, stabilendo un recordmondiale che per molti anni non fu superato né eguagliato.Tengo a precisare che in quel periodo le attrezzature da pescaraggiungevano pesi di tutto rispetto, giacché le canne eranocostruite prevalentemente in greenheart (Chlorocardiumrodiei), un legno tropicale robusto, flessibile e resistente al-l’acqua, ma anche piuttosto pesante, mentre i mulinelli era-

Lang Syne. Per riuscire a so-vrapporre i diversi elementidel palco alare della moscaè necessario ricorrere apiccoli trucchi che condi-zionano la postura di ognisingola pennetta.

Per salvaguardare l’otarda di Ko-ri, alcuni appassionati chiedonoagli zoo di cedere loro le penneperse dagli uccelli nel periododi muta e poi le regalano ai co-struttori che ne fanno richiesta.

Un set di penne di Western Tra-gopan perfettamente seleziona-to e pronto per la realizzazionedella Black Argus.

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no realizzati in ottone ed erano caricati con le code di topo inseta opportunamente apprettate. In pratica, soltanto con ot-tima tecnica e molta forza era possibile raggiungere la di-stanza con simili attrezzi.Il Maggiore Traherne amava viaggiare per frequentare nuovezone di pesca e in pratica visitò la stragrande maggioranzadei fiumi più famosi della Scozia, ma anche dell’Irlanda. Trai corsi d’acqua che preferiva, lo Shannon, presso la città diLimerick, ha senza dubbio influenzato il suo stile di costrui-re le mosche. Si riteneva, infatti, che nessuna mosca fossemai troppo brillante e colorata per insidiare i salmoni che ri-salivano questo fiume. Alcuni modelli più efficaci per pesca-re sullo Shannon avevano le ali composte con penne copritri-ci appaiate di pappagallo Ara – la Shannon fly è l’esponentepiù popolare di tale gruppo di mosche – e questo stile dimontaggio fu adottato da Traherne per costruire le sue mo-sche più belle. Il Maggiore organizzò battute di pesca anchein Norvegia e sul fiume Namsen stabilì un record che ancoraoggi rimane imbattuto, riuscendo a catturare centosessanta-cinque salmoni in quindici giorni. Ciò avvenne nell’agostodel 1864 e nella giornata più fortunata di quell’esperienzal’abile moschista trasse a riva ventitré pesci, il più grande deiquali raggiungeva le trentotto libbre.John Traherne morì nel 1901 a causa di un ictus e nel necro-logio pubblicato da «The Fishing Gazette» fu ricordato comeil miglior pescatore di salmoni e uno degli uomini più genia-li dell’epoca, amato e ammirato da tutti. Le mosche della se-rie Traherne rappresentano un traguardo per chi ama montarele fully dressed. Senza conoscere i tanti piccoli trucchi e le

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John Traherne amava ‘giocare’con le penne degli uccelli piùinsoliti e meravigliosi della ter-ra: con le piume del collo edella cresta del fagiano Im-peyan creò l’intricata strutturadella Bronze Pirate.

Affiancando le piu-me di anatra sposa aquelle di WesternTragopan, si comple-ta l’ultima fase delcomplicato mon -taggio delle ali dellaBlack Argus.

Jungle Don. Grazie agliallevamenti di galli dellagiungla è possibile af -frontare la costruzionedi numerose fully dres-sed senza esborsare ci-fre astronomiche.

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numerose tecniche di montaggio, il risultato delle costruzionipiù elaborate è destinato a fallire e il miglior modo per evita-re frustranti delusioni è di rivolgersi a un esperto che sappiaspiegare l’importanza delle proporzioni e i sistemi di applica-zione dei vari materiali. Non solo, certi piumaggi vanno ‘ad-domesticati’, vale a dire vanno rimodellati per conferir loro lagiusta postura. Tale operazione si esegue, ad esempio, immer-gendoli in acqua per poi farli asciugature dopo aver ridise-gnato la loro silhouette. Ad altri, invece, va ‘spezzata la schie-na’: è il caso delle piume della cresta del fagiano dorato, indi-spensabili per creare la coda e la copertura delle mosche.Oggigiorno non è facile incontrare appassionati dei lavori almorsetto capaci di montare una fully dressed in maniera im-peccabile e pochi di questi riescono a realizzare le mosche diTraherne senza imperfezioni. Tra i più bravi che ho incontra-to, si distingue sicuramente l’amico Mike Townend, costrut-tore di Aberdeen, in Scozia, che ha svolto il ruolo di mentorenella mia avventura con la Black Argus. A lui mi rivolsi percapire come ridurre le dimensioni dei calami delle piume diWestern Tragopan, e sempre lui mi insegnò certi trucchi perconferire un’elegante forma a cascata alle piume di fagianodorato impiegate per la coda e la copertura della ali. Non so-lo, per aiutarmi a comprendere meglio il gioco delle propor-zioni, Mike si offrì di seguirmi passo a passo nella costruzionedella mosca e grazie alle moderne tecnologie, vale a dire al-l’immediato invio di foto con la posta elettronica e a video-chat con Skype, corresse i miei piccoli errori, suggerendomidi volta in volta la soluzione più pratica e semplice per otte-nere il miglior risultato, risultato che si è poi concretizzatonell’esemplare di Black Argus che ho costruito.

Evening Star. Alcu-ni esemplari dellaserie Trahernehanno un aspettoingannevole, chepuò farli ritenerenon troppo diffici-li da realizzare.

Tippetiwitchet. Soltan-to con materiali di pri-missima qualità si riescea ultimare correttamen-te il montaggio di unabella fully dressed.

Nelly Bly. Mosche cosìcolorate avevano cer-to lo scopo di alletta-re più il pescatore cheil pesce, ma questi leavrebbe utilizzate conmaggiore convinzionee concentrazione.

Nephentian Variant.Le ali di molte mo-sche di Traherne sonocom poste con piu meintere sovrapposte.

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LUCA MONTANARI • LE FULLY DRESSED DI TRAHERNEMay Queen. Le pennette copritricidelle ali di pappagallo sono con-template nel montaggio di tantemosche della serie Traherne.

George Mortimer Kel-son ritratto con unatipica canna da sal-mone in greenheartdell’epoca.

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Inuna ricetta costruttiva pubblicata sul numero di«Pescare» del marzo 2005 affrontavo l’annoso pro-blema di come rendere i dressing degli artificialiautocostruiti sempre più ‘riflettenti’ la luce. Inquell’articolo illustravo il modo in cui realizzaredue livree – una d’oro, l’altra d’argento –, utiliz-zando la tecnica della doratura a ‘missione’. Con la

foglia d’oro e/o d’argento ero in grado di ricoprire tutto l’ar-tificiale senza più preoccuparmi di antiestetiche grinze, ru-ghe e scalini più o meno evidenti. L’argentatura o la doratu-ra così ottenute davano all’esca un aspetto metallico lucenteinusuale, ma i riflessi che si ottenevano sotto i raggi del soleerano purtroppo ancora mediocri se paragonati agli eccezio-nali flash di luce multicolore ottenuti esponendo al sole un

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qualsiasi artificiale, tra quelli allora in commercio, dotato dicolorazione olografica. Il grosso problema che mi si paravadavanti, quello di ottenere riflessi olografici dalle livree deimiei artificiali, cozzava inesorabilmente contro un muro in-sormontabile fatto di costose lavorazioni a livello industriale,con l’utilizzo di moderne tecnologie a luce laser.Ma se non potevo ottenere ologrammi originali miei, potevoutilizzare quelli esistenti in commercio, dal momento chemolti prodotti sfruttano le caratteristiche della luce laser.Uno degli esempi di carta olografica che utilizzai per i primiesperimenti fu quello delle figurine Panini: sì, proprio quelledei calciatori. In ogni bustina ce n’era sempre almeno unacon fondo olografico. Con un batuffolo di cotone impregnatodi diluente ‘cancellavo’ il giocatore rappresentato nella foto e

MORENO [email protected]

HHOOTT SSTTAAMMPPIINNGGLLUURREESS

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mettevo il rettangolino di carta olografica nell’acqua, lasera, e la mattina dopo trovavo la parte cartacea separatada quella olografica, arrotolata su se stessa. Una voltaasciutto il foglietto olografico, dopo averlo tagliato amisura, lo incollavo sui fianchi dell’artificiale. Il lavoroera ben fatto solo se i fianchi erano piatti; se erano arro-tondati si formavano grinzine e rughine che mi sforzavoin ogni modo di eliminare, senza mai riuscirci comple-tamente. Anche quando ci riuscivo, rimaneva giro giroun antiestetico scalino, che molti autocostruttori e per-fino gli stessi operai della Rapala rendevano invisibilecon una o due mani di resina trasparente stesa prima deicolori della livrea finale. Dalle figurine sono passato ai nastri adesivi olografici,poi alle carte olografiche da regalo, ma nessuna delle so-luzioni era soddisfacente. Ho continuato a cercare e poi-ché chi cerca trova… ho trovato la soluzione in tipogra-fia, mentre il tipografo stava allineando una decina dibicchieri neri su un nastro scorrevole che entrava in unmacchinario particolare, dove da una parte scorreva unnastro olografico dorato con motivi geometrici, dall’al-tra uscivano i bicchieri con figure olografiche doratecon motivi geometrici. Toh! Figure olografiche doratestampate su superfici cilindriche…«Ma cos’è quella lì?», chiesi al tipografo.«È la macchina per la stampa a caldo», rispose distratto.Nella mia mente frullavano parole come ‘nastro’, ‘dora-to’, ‘superficie’, ‘cilindrica’: no grinze, no rughe…«Ma come funziona?»«Stampa su tutte le superfici. Vedi? Il trasferimentodell’elemento olografico dorato sui bicchieri è ottenutocon l’effetto combinato di pressione e di calore», risposeil tipografo.Pressione e calore: no grinze, no scalini...«Ma se il nastro dorato lo premo e lo scaldo a mano,senza la macchina, ottengo lo stesso risultato?», chiesifiducioso.«Mah», rispose con sufficienza, «non saprei, credo dino, ci vuole la macchina, ci vogliono dai 90 ai 150 gra-di di calore…».«Me ne dai un po’ di quel nastro? Provo io, così poi tidico: me ne basta poco poco», dissi tutto d’un fiato.«Certo, prendi quello scarto laggiù, a me non serve più,è troppo corto».Detto fatto. Tornai di corsa a casa, nel mio laboratorio.Poggiai quel campione olografico sul banco e non soquanti minuti stetti lì a rimirarlo.Quel giorno non feci nulla. E nemmeno i giorni e i me-si successivi. Non sapevo cosa fare con quel rotolo dora-to. Era il maggio del 2006. Solo a settembre lo ripresiin mano, un poco polveroso. Avevo da decorare un min-now e feci la cosa più naturale che si possa fare con inmano un rotolo di carta olografica, anche se per uso ti-pografico: tagliai con le forbici alcune striscioline e leincollai sul minnow, così, come avevo fatto mille voltecon le figurine Panini. Grinze e scalini sul ventre dell’e-sca dettero due sonori schiaffi alla mia mente sopita.Di colpo capii. Tutto s’azzerò e un’unica parola rimasein testa: calore...

Ci voleva il calore. Ci voleva qualcosa per fare calore. Ilphon asciugacapelli? Da provare, senz’altro. Tagliai unpezzo dal rotolo dorato e osservandolo attentamente miaccorsi che un lato era lucido e liscio, l’altro opaco e ru-vido. Quale lato incollare? Liscio o ruvido? Ricordaiche in tipografia avevo visto uscire dalla macchina perla stampa a caldo un nastro trasparente lucido e dedussiche la parte lucida era il supporto dove viene fatta ade-rire la parte olografica opaca e ruvida. Mi regolai diconseguenza: avrei dovuto mettere la colla sui fianchidell’esca e far poi aderire le striscioline di olograficodalla parte opaca. Ma quale colla utilizzare? Le esperienze passate a incol-lare le foglie d’oro e d’argento mi portarono a sceglierela ‘missione’ (la colla usata dai doratori di cornici):spalmai i fianchi del minnow, attesi il tempo necessa-rio, poi feci aderire una strisciolina olografica e riscal-dai il tutto con il phon. Attesi impaziente. Non sapevoquanto dovessi aspettare. Decisi di procedere e strappaivia la parte lucida. Non ricordo se fossi più felice chedeluso o il contrario. So che vidi il fianco del minnowmacchiettato d’oro, qua e là, mentre la strisciolina luci-da che avevo asportato presentava delle macchiette do-ve mancava l’oro. L’aspetto estetico del minnow facevapena. L’esperimento non era riuscito, ma sotto sotto,dentro di me, una vocina si faceva strada: ci sei… devisolo trovare la temperatura giusta.Seguirono molti esperimenti dove la temperatura delphon e il tempo di accensione furono aumentati con ri-sultati fallimentari. Forse la temperatura del phon eratroppo bassa per ‘ammorbidire’ a sufficienza il film olo-grafico, quindi passai all’uso della pistola termica e traun’ustione e l’altra il trasferimento dello strato adesivoolografico migliorò notevolmente, anche se non in mo-do costante. Provai a cambiare i rotoli olografici ritor-nando in tipografia e facendomi dare altri campionicon nuove fantasie colorate, ma la situazione non mi-gliorava in modo sostanziale.Il periodo di esperimenti durò circa quattro anni, duran-te i quali riuscii a trasferire completamente il film olo-grafico solo se ritagliato in piccoli pezzi. Come aumen-tavo le dimensioni del film olografico, ritrovavo le me-desime difficoltà iniziali. La situazione cambiò comple-tamente nel corso del 2011, quando, in un eccesso discoraggiamento per i mancati miglioramenti, decisi inun attimo di capovolgere l’ordine di alcune operazioniche fino a quel momento avevo effettuato. Ora sono ingrado di descrivere il procedimento che sono riuscito amettere a punto per creare livree olografiche tali che saràimpossibile distinguere se siano state eseguite a livelloindustriale oppure fatte a mano. Potrete ottenere artifi-ciali con splendide livree olografiche senza rughe, senzagrinze, senza scalini. Prima, però, permettetemi di farnotare come, una volta che avrò descritto la mia ricetta,ci saranno senz’altro molti autocostruttori che diranno:«È una cosa banale», «È l’uovo di Colombo», «Ci avevopensato anch’io», «Tutto lì, io lo facevo già…» ecc. Io,per arrivare a questa ricetta, ci ho messo sei anni e lamossa risolutrice l’ho scoperta in un attimo!

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1. Occorre anzitutto reperire il materialenecessario. Dovete andare in una tipografiae chiedere se hanno degli scarti di foil me-tallizzato. Il foil è venduto in rotoli d’altez-za variabile che il tipografo taglia su misura,per cui qualche eccedenza si trova senz’al-tro. Con un trincetto ben affilato e un righel-lo tagliate alcune strisce, in numero suffi-ciente a ricoprire l’artificiale scelto per lacolorazione olografica.

2. Il collante da utilizzare è la ‘missione’, li-quido bianco latte utilizzato da tutti i corni-ciai per dorare e/o argentare le cornici deiquadri. Con un pennello a setole morbidespalmate una modica quantità di missionesu una sola striscia per volta. Mi raccoman-do, una sola. Qui sta la scoperta cui ho ac-cennato nell’introduzione. La colla non sispalma sul corpo dell’esca come tutti oquasi tutti avrebbero pensato, ma sul foil,sulla parte che risulta opaca. Effettuate que-sta operazione su un foglio di carta che poigetterete via. Potete utilizzare per esempioquegli opuscoli pubblicitari che tanto

spesso mettono nelle cassette della posta. Una pagina usa e gettaper ogni striscia di foil che spalmerete. La missione è molto ‘appic-cicosa’ e non dovrete mai toccarla con le mani. Per tenere fermo ilfoil utilizzerete un qualsiasi attrezzo metallico appuntito. Non usa-te le dita!

3. Eccoci alla fase più delicata. Dovete riscaldare il foil, utilizzandouna pistola termica quasi al massimo della sua potenza calorica.Passate sopra il foil, a una distanza di 5-7 mm, senza mai soffermar-vi in alcun punto ma sorvolando lungo la striscia per 3-5 secondi. Lasuperficie della striscia s’incresperà a causa del colore ricevuto.

La stampa a caldo nasce alla fine dell’Ottocento,per apportare scritte di colore bianco sui nascentialbum fotografici con le pagine di colore nero. Do-po vari tentativi nacquero i primi fogli con una spal-matura tirata a mano, stampabile a caldo con carat-teri tipografici al piombo. L’applicazione divennecosì diffusa che si pensò di stampare le copertinedei libri anziché in oro zecchino con qualcosa di si-mile ma molto più economico. Il ‘foil’, per come og-gi lo conosciamo, è stato messo a punto subito do-po la seconda guerra mondiale con l’avvento dellamoderna industria chimica petrolifera. Il film è co-stituito da un supporto normalmente in PET (PoliEtilen Tereftalato: una resina termoplastica) e dauna serie di strati sovrapposti che, sotto l’azionedel calore, si staccano e si incollano sul materialeprescelto (carta, plastica, pelle, legno…). Il foil hauno spessore infinitesimale, di 20-30 micron.

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4. Con l’aiuto di una punta metallica, che può essere benissimoquella di un trincetto o di un paio di forbici, sollevate un angolodella striscia; quindi con un paio di pinzette o con pollice e indiceprendete la striscia…

5. …e appoggiatela sulla superficie dell’artificiale. L’adesione saràimmediata e irreversibile.

6. Con un pennello/tampone e/o con le dita perfezionate l’incol-laggio. Togliete la parte lucida del foil e vedrete l’olografia stampa-ta sul corpo dell’esca. Ripeterete la stessa operazione con le altrestrisce di foil fino alla completa copertura. È possibile immergerel’artificiale nel turapori all’acqua per isolare l’olografia ottenuta. Inseguito potrete colorare a piacere la livrea dell’artificiale con pen-nello e/o aerografo. Potrete procedere quindi con almeno due ma-ni di resina epossidica protettiva. Alla fine non ci saranno scalini,pieghe e grinze e, soprattutto, non si verificheranno più quei fasti-diosi scollamenti tipici nell’uso di carte olografiche e nastri metal-lizzati adesivi.

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sette canne per lo spinning in acqua dolce e mare

RAPTURE SLASHERPer il 2012-2013 Rapture propone una nuovissima serie di canne in due se-zioni per lo spinning. Grazie al grande numero di modelli (sette in totale) ealla grande qualità della componentistica, tutta a prova di corrosione mari-na, le Rapture Slasher possono essere impiegate tanto nelle acque interneche in mare. Il fusto è realizzato in carbonio alto modulo CX-1, leggero edalla pronta risposta elastica. Tutta la sua duttilità si fa notare nella gestionedi esche dalla diversa grammatura, nei limiti dell’intervallo di potenza diogni singolo modello. L’azione è spiccatamente di punta, senza tralasciarela corretta ripartizione verso il basso della curvatura, che permette quindidi lanciare alla giusta distanza l’artificiale. Le finiture sono decisamente diprimo livello, con una opacizzazione dell’intero blank, arricchito sopra ilportamulinello, di tipo integrato davvero molto ben progettato, da una se-zione in woven carbon e da tutta una serie di legature minuziosamente rifi-nite con diversi colori, tono su tono, per un look finale molto elegante ecertamente non pacchiano. Anche gli anelli, ponte medio anticorrosione epietra in SiC, sono stati legati con molta cura e con colori che riprendono lafantasia del calcio. La seconda sezione, la cima quindi, riporta la serigrafiadella famiglia della canna nonché del modello, in modo da renderla facil-mente riconoscibile.Tornando al calcio, realizzato in EVA e Rubber Cork secondo i più modernidettami e dalla forma anatomica, spiccano la customizzazione del porta-mulinello e una bandella in acciaio inox che riporta la dicitura «Slasher Hy-per Sensitive», a ricordarci di avere tra le mani non solo un bell’oggetto maanche un attrezzo molto funzionale, che si fa notare per la precisione e lasensibilità con la quale viene gestita l’esca. Nella parte in EVA, inoltre, èstata ricavata la scritta «Rapture» in bassorilievo. Esclusivo e di grande im-patto anche il tappo terminale, che riporta il logo della famiglia nonché leprincipali caratteristiche.La famiglia si compone di due modelli da 7’ (2,10 m circa) con azione L (3-14) e ML (4-21), molto indicati nella pesca in torrente ma non solo: nellapesca in mare sempre più pescatori si orientano verso canne leggere mapotenti al punto giusto, specialmente nella pesca alla spigola. Le 8’ (2,40m) sono tre, aggiungendo oltre alla L e alla ML una M più decisamente mari-na, con potenza 7-28 g. Due, infine, le 9’ (2,70 m) con azione M e MH (10-35), quest’ultima molto indicata nella pesca con il popper in mare. Rapture

negli ultimi anni hadavvero fatto passi da gigante,

sia dal punto di vista tecnico che dal puntodi vista delle finiture, e ci azzardiamo a dire che la serie

Slasher sembra un deciso salto di qualità che merita atten-zione. Il prezzo al pubblico rimane comunque nell’ambito

di una fascia media, andando dagli 89.90 euro di una 7’ azio-ne L fino ai 119.90 euro di una 9’ azione MH. Per ulteriori informazio-

ni: Trabucco Fishing Diffusion, 0521/618000, www.trabucco.it,[email protected].

prodotte dalla TFO Temple Fork Outfitters

GARY LOOMIS SIGNATURE SERIESTrent’anni fa Gary Loomis attirava l’attenzione e l’ammirazione dei pescatoripiù esigenti del mondo fondando la G.Loomis che utilizzando tecnologiee ingegneria all’avanguardia, ha realizzato canne da pesca che hanno inizia-to la storia dello spinning moderno. Dal 1997, dopo la vendita del suo pre-stigioso marchio, Gary si è dedicato alla protezione delle specie marinedel Pacifico nord-occidentale, fondando Fish First (www.fishfirst.org) dicui è presidente, e la Coastal Conservation Association Pacific Northwest(www.ccapnw.org). Anche se non più legato alla G.Loomis, è tuttavia ri-masto in lui il desiderio di continuare a «costruire le migliori canne da pe-sca». Gary ha così accettato di condividere la sua impareggiabile capacitàdi progettazione e la sua comprensione delle moderne tecnologie e deimateriali innovativi collaborando con un’azienda texana già molto famosa,la Temple Fork Outfitters, al fine di progettare e mettere a disposizione deilanciatori una nuova generazione di canne ad altissime prestazioni ma dalprezzo contenuto. Queste le sue parole: «Lavorare con TFO mi permette dimettere canne di alta qualità nelle mani di pescatori che altrimenti nonavrebbero accesso a questo tipo di attrezzi. Sono questi i nuovi pescatoriche, attraverso lo sviluppo di questo sport, ci aiuteranno a proteggere l’am-biente e le specie ittiche». Nasce così la Signature Series realizzata da TFO,che al suo debutto ha già suscitato molto interesse ed è stata votata comemiglior canna da spinning dalla prestigiosa rivista Field&Stream. La serie èmolto completa e comprende attrezzi per lo spinning sia freshwater chesaltwater.

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Quando si deve impiegare una canna per una pesca specifica è facile sce-glierne la lunghezza tra le tante a disposizione. In questo caso ben 14 sonoi modelli da spinning e 8 da casting (tutte monopezzo) per lo spinning inacqua dolce, oltre a 3 da casting e 17 da spinning (anche queste rigorosa-mente monopezzo) pensate per i lanciatori in mare. Completano la serieanche alcuni interessantissimi modelli Travel in tre pezzi. La combinazionedel design di Gary con l’utilizzo di una nuova tecnica di lavorazione delcarbonio alto modulo si vede e si ‘sente’ impugnando una canna SignatureSeries. Sono canne leggere, sensibili e molto reattive, tutte con un’azionefast ottima in ogni circostanza.A caratterizzare la serie è il sistema Color ID, che serve a riconoscere la po-tenza della canna. Tutti i manici sono ‘splittati’ nel rear grip, lasciando sco-perta una parte del calcio che è stata colorata in maniera diversa a secondadel power dell’attrezzo: una rapida occhiata e sarà facile prendere la giu-sta canna quando ne avrete bisogno. Questo sistema piacerà molto ai bas-smen che hanno molte canne sul deck della barca. Un calcio di colore ar-gento identifica una ML (Medium-Light), uno verde scuro una XH (Extra-Heavy). Tutte le canne di Gary Signature Series montano anelli in SIC. Ab-biamo testato alcuni modelli nelle nostre acque con risultati molto soddi-sfacenti, in acqua dolce ma soprattutto in mare dalla riva. Nella seriesaltwater potete scegliere tra 5 modelli da 7 piedi e 5 da 7,6, forse la lun-ghezza ideale per lo spinning mediterraneo: da quello ultraleggero al suga-rello arrivando alle grosse e combattive lecce, troverete senz’altro quellopiù adatto a voi. Portate con voi a pesca una o più canne Gary SignatureSerie TFO: fatele lavorare e scrivete la vostra storia... Per ulteriori informazio-ni: Eurosportos, Tel. 055/720750, www.eurosportos.com (Stefano Corsi)

Ultra light Minnow e Ultra light Shad

RAPALA PER L’ULTRALEGGEROBenché gli artificiali della conosciutissima casa finlandese coprano pratica-mente tutte le esigenze di pesca per qualsiasi predatore, il lancio ultraleg-gero è sempre stato un vero punto di forza e di giustificato orgoglio. A sor-

presa, quest’anno, sono stati prodotti due nuovi modelli che non hannomancato di occupare subito un posto di grande rilievo nelle scatole por-taesche di tutti gli appassionati. Queste novità, che hanno riscosso un meri-tatissimo successo, sono l’Ultra Light Minnow e l’Ultra Light Shad. Il primo èdi fatto un piccolo minnow dalla linea piacevolmente classica ma con l’in-confondibile paletta di affondamento tipo Shad Rap che ne vivacizza ilmovimento anche a recuperi molto lenti e regolari. È ad affondamentopiuttosto lento ed è prodotto in otto diverse colorazioni in due diverse mi-sure da 4 e 6 cm; il più piccolo pesa 3 g, il secondo 4 g. Montano due an-corette triple Premium VMC Black Nickel, hanno occhi tridimensionali egrande ricchezza di dettagli come squame e pinne. Testati a mano singo-

larmente, dispongono di split ring in testa per connettere la lenza con no-do semplice senza eseguire quello Rapala o utilizzare moschettone a curvatonda. La misura piccola è perfetta per trote e cavedani anche in correntemoderata, mentre il 6 cm è il classico ‘pesce foraggio’ da jerkare in qualsia-si occasione. Entrambi lavorano a una profondità inferiore al metro.La seconda novità, prodotta nella misura unica da 4 cm, è l’Ultra Light Shadda 3 g, anch’esso disponibile in otto diversi colori. La sua accentuata palet-ta dritta, tipica di tutti gli shad, fa sì che scenda più velocemente negli stratiinferiori, ma se trattenuto a mezz’acqua il suo nuoto diviene molto stretto eadescante. Non possono mancare nel corredo di nessun lanciatore da ul-traleggero. Per ulteriori informazioni: Shimano Italy Fishing, tel. 0331/742711, www.shimano.com. (Luciano Cerchi)

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Majora distribuisce le nuove colorazioni

REBEL TRACDOWN MINNOWIn occasione del 50° anniversario della Rebel, Majora Intelligent Fishing im-porta alcuni modelli nuovi o rinnovati dell’azienda, come i Tracdown Min-now, in due versioni entrambe ineguagliabili per azione e rendimento, ca-ratterizzati da un affondamento estremamente veloce, fino a 60 cm al se-condo. Ideali per la pesca della trota in acque correnti e in lago, questisinking minnow sono proposti ora in nuove colorazioni, estremamente ac-cattivanti. Ecco le specifiche delle due versioni importate: 5,7 cm per 3,3 g(ancorette #10, 0-2 piedi); 4,3 cm per 3,0 g (ancorette #14, 0-2 piedi). Perulteriori informazioni: Majora Intelligent Fishing, tel. 02/95364376,www.majorafishing.com.

un’interessante novità da Carson

METAL JIG TAMURASfogliando in rete il vasto catalogo di Carson, relativo non solo ai predatorid’acqua dolce ma anche a quelli saltwater, spicca la nuova serie di artifi-ciali Tamura, concepiti proprio per un innumerevole serie di carnivori delMediterraneo. Varie specie pelagiche sono infatti interessate al movimento,impeccabile sia nella fase di discesa che in quella del richiamo, di questi

metal jig, curati nel dettaglio sia per le capacità catturanti rilevate sul cam-po che per le colorazioni studiate a puntino.Nei pesi rispettivamente di 40-60 e 80 g, che ho provato nelle acque liguriin mangianza, questi artificiali hanno dimostrato un’ottima resa, soprattuttosu tombarelli, tonni alletterati e naturalmente anche sui più grandi tonni ros-si. Proprio nei mesi autunnali, quando diversi predatori si radunano volen-tieri per la concentrazione di pesce foraggio (composto di solito da acciu-ghe di piccola stazza), pescare impiegando dalla barca queste esche mici-diali equivale molto spesso a godere in canna di divertenti combattimenti.Se teniamo in considerazione il cambiamento del clima, che negli ultimianni ha portato temperature miti sino all’inizio dell’inverno, lo spinning coimetal jig trova un largo campo d’azione, specialmente se le mangianzeperdurano nelle nostre acque a distanze da riva facilmente sondabili. Leparticolari tonalità olografiche (lumi/orange/blu), compresa una versione‘glow’, conferiscono al movimento intrinseco di questi metal jig un alto po-tere catturante. Anche le veloci palamite non rimangono indifferenti al mo-vimento rapido d’affondamento di questi jig (mod. MF6001 in catalogo),unito alla ripartenza molto naturale e ingannevole che sarà portata dal mani-co del lanciatore esperto. Consiglio di armarli, più che con l’ancoretta dicoda, con un robusto assist hook in testa. Per ulteriori informazioni: Carson,tel. 011/4501668, www.strikepro.it, www.carson.it, [email protected]. (Gior-gio Montagna)

novità autunnali a marchio Seaspin

MOMMOTTI 180 SSIn soli due anni dalla nascita, il marchio Seaspin ha raggiunto un livello dinotorietà veramente importante sia sul mercato italiano che sul mercato in-ternazionale. Tutto questo certifica la professionalità delle persone che vilavorano e la qualità dei suoi prodotti. Tra questi bisogna segnalare senzadubbio la serie dei long jerk, i Mommotti, che hanno permesso al marchioSeaspin di rivaleggiare come qualità e capacità di catture con i più blaso-nati artificiali dello stesso segmento di marchi internazionali quali Duo eDaiwa. Ma la ditta sarda non riesce proprio ad essere soddisfatta e, nono-stante il successo, si è da tempo preoccupata di migliorare i modelli sopracitati in una continua ottimizzazione dettata dalle esperienze sul campo edalle richieste dei tanti estimatori che ha ormai acquisito. A tal riguardo oc-corre segnalare due novità relative al marchio Seaspin: quella che potrem-mo definire la ‘release 2.0’ del presente Mommotti 180, galleggiante, chesarà riconoscibile rispetto al modello precedente dalla sigla SF e l’ingressosul mercato dell’attesissimo modello slow sinking, il Mommotti 180 SS.Entrambi gli artificiali derivano dal processo di perfezionamento voluto daiprogettisti Seaspin per migliorare ulteriormente le caratteristiche del mo-dello base. In particolare, per il Mommotti 180 SS l’attenzione dei progetti-sti si è focalizzata su quattro punti distinti: il posizionamento dei pesi inter-ni per aumentare ancor più la già lunga gittata dell’artificiale in fase di lan-cio, il leggero inspessimento della paletta come ulteriore tutela per le rottu-re accidentali, un ispessimento dei setti di contenimento dei pesi mobiliinterni e l’utilizzo delle ancorette rinforzate Seaspin Très T3X. Al rinforzodelle ancorette originali si è giunti in particolare dopo che negli anni si è

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constatato che i long jerk sono artificiali così efficienti da permettere facil-mente catture di pesci di notevole taglia, che mettono conseguentementein difficoltà il pescatore nella gestione del recupero della preda. In partico-lare, se le ancorette sono ottimizzate per prede più piccole come nei mo-delli giapponesi citati. L’equilibrio da raggiungere nell’artificiale a seguito diqueste modifiche, che sono sì distinte ma che ovviamente interagiscono traloro, non è stato facile, ma gli sforzi dei progettisti nei test effettuati in moltimesi hanno permesso l’uscita per il mese di ottobre del nuovo Mommotti180 SS. Con i suoi 28 g, slow sinking, studiato appositamente per lanci lun-ghi in qualsiasi condizioni di tempo e di mare, si preannuncia come un’ ar-ma decisamente importante per la crescita ulteriore del marchio Seaspin.Per quanto riguarda il Mommotti 180 SF, nella sua nuova versione, i cui testhanno evidenziato un notevole incremento della distanza di lancio purmantenendo lo sfarfallamento tipico nel nuoto, dovremo probabilmenteaspettare la primavera del 2013. Il marchio Seaspin è prodotto da UtopiaTackle s.r.l.: tel. 070/844099, www.seaspin.com.

due stick bait e uno shad per acqua dolce e mare

VALLEY HILL DEBUTTA IN ITALIACON PRO TACKLES

Tra le novità in arrivo per la fine del 2012, Pro Tackles propone una linea disoft baits prodotte dalla nipponica Valley Hill. Un binomio, Pro Tackles eValley Hill, tra imprese del settore della pesca sportiva e ricreativa che tro-va il collante nella grande passione. C’è l'accordo tra la Valley Hill e l'azien-da di Molinella, per la distribuzione in Italia di prodotti a marchio ‘ValleyHill International’ creati da appassionati per gli appassionati. La tradizionedi Valley Hill nel settore pesca parte da lontano. L'azienda, fondata inGiappone nel 1946, si consolida in una forte managerialità al servizio diaziende e rivenditori nel proprio mercato domestico, guadagnandosi unafama che dura da oltre 50 anni. Il successo si è consolidato grazie alla ca-pacità di incoraggiare i sogni di tutti i pescatori con prodotti che soddisfa-no pienamente le loro aspettative. Su queste basi nasce la sinergia tra Val-ley Hill e Pro Tackles. Una collaborazione che aprirà, ad entrambe, nuoveopportunità di sviluppo e supporto reciproco sia in Italia che in Giappone.La linea, presto disponibile, è la nuova gamma di soft baits creata da ValleyHill appositamente per il mercato europeo. Si tratta di due serie di stickbaits, il Dippi'n Fish e il Dippi'n Stick, e uno shad, il Dippi'n Shad. Le misureproposte vanno dal 1.75” pollici del Dippi'n Shad fino ai 4” pollici del Dip-pi'n Stick. Le varianti di colore sono sei, tutte nelle tonalità classiche adattealla pesca della trota, del persico reale, al rock fishing in mare fino al fines-se fishing per il black bass. Per ulteriori informazioni: Pro Tackles, tel.051/887919, www.molixfishing.com.

Reins, Saint Croix, Duo

NOVITA’ T2 DISTRIBUTIONAncora molte novità dall’azienda di Argenta (FE), che si sta specializzandoa 360° nel mondo del lure fishing. Proprio in vista della stagione autunnaleè previsto il lancio di diversi prodotti che diventeranno un must per i pe-scatori che si cimenteranno con le tecniche del light rock fishing ma ancheper chi insidierà le trote. Parliamo soprattutto delle esche Reins, il vero pun-to di riferimento per ciò che riguarda le micro-baits. In arrivo in Italia dueprodotti sviluppati in collaborazione con Deps, ossia l’Aji Adder e l’AjiAdder Shad. Entrambi di ridottissime dimensioni (2’’), si differenziano peril tipo di coda e quindi per l’azione sviluppata: coda pin-tail guizzante perl’Aji Adder e coda a timone shad-tail per l’Aji Adder Shad. Hanno entram-bi ottenuto un notevole apprezzamento in Giappone e saranno finalmentedisponibili negli scaffali dei migliori negozi italiani a partire da settembre,assieme a tutta la rinnovata cartella colori Reins, comprendente particolaricolorazioni laminate studiate appositamente per il mercato italiano: il Sar-dine (dorso azzurro e pancia bianca), l’Electric Chicken (dorso chartreuse epancia rosa) e il Pink Paradise (dorso rosa e pancia bianca). Nuovi colori inarrivo anche per il celebre Pica Spoon: il Mojito Green è un verde fluo mol-to acceso mentre il colore Oro è un colore dorato lucido.

Da Saint Croix grosse novità: la linea Extreme, grazie al mix tra nuovo designe nuove tecnologie produttive, si è assicurata il premio di migliori canne daacque interne nell’ultima edizione della celebre fiera ICAST 2012. Le princi-pali innovazioni, oltre alle brevettate tecnologie NSI, ART, IPC sono l’intro-duzione della tecnologia TET, che consente di ottenere una curva del grez-zo in grado di donare maggiore sensibilità, l’installazione di anelli Fuji-K Sictangle free, il manico Xtreme Skin creato appositamente per essere estre-mamente leggero e asciutto anche in condizioni estreme.

Sempre a settembre, T2 distribution distribuirà le nuove colorazioni dei ce-lebri Duo Tide Minnow Slim 175 e 200. Già presente nei negozi invecel’imponente Mad Wag 7’’. Il nuovo grub di casa Keitech sviluppa un’azionesinuosa e vibrante come nessun’altra esca sul mercato. Adatto ad insidiarebass e lucci, diventerà un must in tutte le cassette dei pescatori alla ricercadei grossi predatori. Per ulteriori informazioni sui prodotti e marchi distri-buiti da T2 distribution: [email protected].

un’actioncam avanzata, molto competitiva

CAMONE INFINITY BY ACMESono passati circa due anni da quando, dopo aver provato diverse solu-zioni per poter filmare le mie catture sott’acqua e in condizioni ‘estreme’comprai la mia prima actioncam. Al tempo era usata quasi esclusivamenteda pochi pescatori subacquei e in sport come lo snowboard e il parapen-dio. Oggi basta fare un giro sul web per trovare centinaia di video amato-

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riali che documentano giornate di pesca indimenticabili e le actioncam so-no divenute cosi popolari da essere presenti anche alle recenti olimpiadidi Londra. Il loro segreto è il fatto di essere piccole, waterproof e di girarein formati video di alta qualità. La mania ha smosso il mercato e ora si trova-no diverse soluzioni tecnologiche che puntano a colmare le lacune dei pri-mi modelli e a fornire opzioni sempre più hi-tech. Fra le novità più interes-santi, ho provato recentemente quella che sembra una delle più perfor-manti e innovative, la CamOne Infinity della ACME. Rispetto alle concorrentiforse più famose è decisamente più piccola (peso senza custodia 77 g,contro i 128 g della GoPro con display lcd), ha un case in alluminio ma conschermo 1,5” LCD incluso (optional 2” per la GoPro), per poter vedere cosasi sta riprendendo in tempo reale, fa video Full HD 1080p (formati mpeg4or mov) e foto da 8 mpx, ha un microfono incorporato. Novità assoluta nelcampo delle actioncam ha una lente intercambiabile e regolabile (fissa nel-la GoPro), che consente di utilizzare altre ottiche come si fa con le reflexdigitali, adattando la cam alle proprie esigenze. Con la lente regolabile indotazione è possibile regolare il fuoco e il campo di ripresa (170° > 720p;127° > 1080p) e soprattutto, portandola su un angolo di 95° rispetto allasua posizione normale, riprendere e fotografare sott’acqua senza dover so-stituire la lente del diving case stagno, fornito in dotazione, che consentedi riprendere fino a 60 m di profondità e che è dotato di un sistema di ac-cesso al menù della actioncam attraverso ben sei tasti (accensione, luce,menù, play, foto, video) oltre che di diversi accessori. Il case, come lacam, ha un innesto per tripodi e monopodi diretto (non ha bisogno di tri-pod mount addizionali). Una funzione molto interessante per noi pescatoriè una luce a led incorporata, che va a colmare una lacuna di molte action-cam (pressoché inutilizzabili nelle riprese notturne). La batteria, infine, haun’autonomia quasi doppia della concorrenza, ovvero ben 87 minuti. An-che il prezzo è molto interessante, molto competitivo. Per maggiori infor-mazioni: www.camonetec.com (Antonio Varcasia)

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ancora alta tecnologia dalla Stonfo

ANNODATORE UNIVERSALE ‘ELITE’L’indiscutibile affermazione della Stonfo nel settore della pesca a mosca èconfermata dal consenso ricevuto dagli innumerevoli PAM che hanno utiliz-zato i suoi prodotti. Questo stato di cose ha fatto sì che l’azienda sia stataincoraggiata a potenziare il settore, introducendo nuovi prodotti e inizian-do nuove linee. È nata così la linea Elite. che rappresenta il massimo dellaricerca tecnologica nella realizzazione dei prodotti. L’annodatore qui pre-sentato fa parte di questo progetto, come già la serie dei bobinatori e lapinza per hackles. Pur non differenziandosi per quanto riguarda il suo tradi-zionale utilizzo, è nei particolari delle lavorazioni che troviamo le notevolidifferenze di funzionalità. L’attrezzo è realizzato completamente in acciaioinox. L’impugnatura ha un giusto peso e la sua forma ergonomica, accom-pagnata da alcuni accorgimenti di presa, garantisce una manovrabilità age-vole e sicura. Lo stelo portante è interamente lavorato in conicità nella zonadi lavoro, il che è stato possibile utilizzando macchine a controllo numeri-co. La superficie di scorrimento del filo è speculare e l’asola di sgancio ter-mina con un diametro a 0. Questo particolare consente di realizzare nodidi chiusura anche su artificiali di piccolissima dimensione senza pericolorotolamento del filo. La molla di tensionamento del filo è in acciaio inoxtrattato e consente un dolce rilascio del filo. Non dubitiamo che il cammi-no della linea Elite continuerà con altri prodotti inno-vativi. Per ulteriori informazioni: Stonfo, tel.055/8739615, www.stonfo.com, [email protected].

show room

Lavorazione dello stelo in conicità a finire.

Particolare dello sgancio dopo l’effettuazione del nodo.Nel riquadro: piegatura dello stelo.

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www.lapescamoscaespinning.it

due modelli per l’azione ‘slide & glide’

RAPALA GLIDIN’ RAPPenso che sia un’esperienza comune quella di capire solo dopo un po’ ditempo come realmente funziona un’esca e di sperimentare come alla fine èdavvero il modo in cui sappiamo usare un artificiale che spesso fa la diffe-renza. Operazione complicata quando, come nel mio caso (patologico),nella cassetta degli artificiali di esche nuove da provare ce ne sono diversedecine. Per questo motivo ho deciso questo mese di scrivere la recensionenon di un’esca nuova, ma di qualcosa che giaceva da tempo in una miascatola. Il Glidin’ era stato scartato e studiato a lungo, come molti suoi simi-li, soppesandolo mentre pensavo a dove e quando poterlo utilizzare. Unostickbait lipless vecchio stampo, realizzato in legno abachi, di origine afri-cana, noto per le sue doti di plasticità e resistenza, rifinito con il classicostile Rapala. Dopo qualche fantasia era finito nella cassetta ed essendo unanew entry, dopo essere stato provato in circostanze e tempi sbagliati, erafinito inevitabilmente fuori della top 5 o top 10, ovvero quella lista immagi-naria di artificiali ‘intoccabili’ che ognuno si costruisce nella sua testa primache nella sua tackle box. Per entrare nella top list è necessario essere all’atti-vo di diverse catture, specie quando gli artificiali dei compagni di pescalasciano un po’ a desiderare, e poi anche saper creare quel feeling per cuici piace lanciare quell’esca, sappiamo esattamente dove può arrivare, co-me farla muovere giocando con il pols ed il recupero, insomma conoscerlae avere fiducia.

Ma nella vita anche i migliori sbagliano e chi va a pesca sa bene come anchela top list a volte possa deludere e lasciare disarmati. Era successo in quellasera autunnale davanti a un folto branco di barracuda, predatori normalmen-te aggressivi, che non disdegnano affatto i nostri artificiali. Ma l’alta pressio-ne e un po’ di esperienza nel campo delle esche saltwater rendono a volteanche questi pesci terribilmente apatici. Nuotano ‘bassi’, svogliati, senzapaura, e si fanno vedere, inconsapevoli di quanto questo sia frustrante pergli anglers. Sono i momenti in cui il pescatore cerca di dare il meglio di sé, edopo aver alternato varie tipologie di recupero, colori e presentazioni, pas-sa all’ultima spiaggia: cercare nella cassetta qualcosa che i pinnuti possanogradire, magari che non hanno mai visto. Così venne il turno anche del Gli-din’ Rap, artificiale slow sinking bello pesante: al lancio ok, recupero linearefacile ma risultato così così, troppo scontato, ma – buon segno – degnatodi un accenno di inseguimento da un paio di barracuda impigriti. Articolopotenzialmente interessante! E allora via a insistere finché, dopo una quindi-cina di minuti, non scopro gran parte dei segreti di questa esca: lancio e lofaccio affondare lentamente, in maniera che anche i più poltroni possanoaver modo di vederlo, poi inizio il recupero, lentissimo, anzi quasi imper-cettibile: mezzo giro di mulinello e una jerkata dolce con il tip alto o basso,quanto basta per imprimere all’esca il movimento di un pesce moribondo;e faccio lavorare bene la pancia ben sviluppata dell’esca, sbianca e riflette(ho capito poi che era il famoso «slide & glide effect» che i finlandesi hannostudiato appositamente per l’esca). Uno, due tre volte ed ecco che qualcu-

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no laggiù si risveglia e sfer-ra una musata, senza rima-nere ferrato. Ancora, conti-nuo finché non arriva uncolpo secco e una bellaferrata! Continuo così e la

serata cambia magicamente, pesca ultra slow e grandi attacchi, con il Glidin’Rap che alla fine mostra tutti i segni della sua efficacia sul suo profilo (vedifoto qui sopra)! Ancora una volta una lezione dal mare, che ora mi tengobuona insieme a tante altre. L’artificiale ha profondità di esercizio in relazio-ne al recupero, in media da 0,5 a 1,5 m. È disponibile in due misure: 12 cmper 50 g; 15 cm per 72 g. Per ulteriori informazioni: Shimano Italy Fishing, tel.0331/742 711, www.shimano.com. (Antonio Varcasia)

distribuito da Majora Intelligent Fishing

DELALANDE QUICK STAPLEQuick Staple è un geniale connettore universale realizzato da Delalandeper collegare soft plastic, amo e piombo. È utilizzabile con molti modellidi soft plastic e in svariate tecniche di pesca, permettendo l’intercambiabi-lità dei piombi e lasciando all’artificiale notevole mobilità in tutta la sua lun-ghezza. Il movimento resta equilibrato e in posizione orizzontale, l’innescoè rapido, preciso e solido. Il Quick Staple trova proficuo impiego sia in ac-qua dolce che in mare. Per ulteriori informazioni: Majora Intelligent Fishing,tel. 02/95364376, www.majorafishing.com.

Millerighe EVO, Jubar Smart Squid, Audace 65, Freaky Rock

NOVITA’ MOLIXMillerighe EVO. Già dal nome si capisce che la nuova serie EVO è un’evo-luzione del modello precedente, un’esca di casa Molix che si è guadagna-ta la sua meritata fama come cacciatrice di cefalopodi. Disponibile nellemisure 2.5 e 3.0, il Millerighe EVO introduce gusci innovativi (Chrome,Gold, Red, Glow e Rainbow) con maggiori riflessi. Sono rivestiti con i nuovitessuti Keimura, filato in grado di conferire all'esca maggiori tonalità e river-beri giacché sensibili ai raggi UV. I cestelli di aghi sfalsati in carbonio sonostati migliorati e ingranditi per ottenere un bilanciamento migliore anche incondizioni di pesca proibitive. Gli occhi olografici ‘a gemma’ con contor-no Glow, insieme alla bordatura nella parte inferiore dell’esca valgono alMillerighe EVO un aspetto più accattivante e visibile anche in condizioni dipoca luce. Se il Millerighe era famoso per la lunga gittata e la versatilità inpesca anche in condizioni proibitive, da oggi si è EVOluto!Jubar Smart Squid. Un’e-sca con elevate prestazionidi nuoto e stabilità anche avelocità costante e in pre-senza di forti correnti.Doppio cestello in carbo-nio, colorazioni veramentebrillanti con glow specialiad alta luminosità. Creatodallo staff tecnico di Molixper la pesca dei cefalopo-di nelle acque del Mar Me-diterraneo (e nel resto delmondo volendo).Audace 65. Molix presenta il ‘baby’ Audace, un artificiale che è stato ri-chiesto con entusiasmo da pescatori e negozianti e che l’azienda ha cer-cato di sviluppare in tempi record, senza perdere di vista gli standardqualitativi che sono parte inalienabile della sua filosofia. Tra poco avrete la

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possibilità di tirarlo fuori dalla sua scatolina, osservarlo da vicino, palpeg-giarlo e cercare di immaginarne il nuoto e l’azione in acqua. Questo mo-dello è lungo 6,5 cm e pesa 4 g, misure studiate per soddisfare le esigen-ze del pescatore di trote sia in acque mosse e veloci, in cui nuota a suoagio, sia in lago o cava, ambienti dove l’azione dell’esca gioca un ruolofondamentale. Dovrebbe essere anche un buon cacciatore di cavedani epersici, e rimanendo in acqua dolce è probabile che possa dire la suacon aspi e black bass. Come potrete apprezzare dalla selezione dei colo-ri, non è stato pensato per i soli pescatori d’acqua dolce, ma anche per ilupi di mare sia per il light rock fishing: il peso, infatti, rientra nel raggiod’azione della maggior parte delle canne specifiche per questa tecnica,sia per la pesca alla spigola in acque molto trasparenti, sia dei piccoli pe-lagici come sugarelli, sgombri, occhiate, lecce stella e lampughe autunnali.Anche se piccolo e leggero, si lancia con facilità. In virtù del suo disegnopotrà essere usato dal pescatore inesperto che sarà in grado di recuperar-lo in modo semplice e istintivo, ma allo stesso tempo è capace di rispon-dere con precisione alle sollecitazioni che gli impartirà chi dagli artificiali èabituato a chiedere il massimo, sopportando jerkate violente così come ri-petuti stop & go, dove si distingue l’effetto slow sinking. È prodotto in ot-to livree curate al massimo, che rappresentano sia pesci foraggio o co-munque naturali, sia prede di fantasia, per i momenti in cui si ha bisognodi una marcia in più. Freaky Rock 2”. Le esche di gomma si stanno affermando come le più ap-prezzate nel light rock fishing grazie alla possibilità di essere usate con amisingoli e ai loro costi ridotti. Una tecnica con queste spiccate caratteristi-che conservazioniste, dove il catch&release è la norma e non l’eccezione,ha trovato nelle microgomme un’arma efficace e poco offensiva, come l’ul-tima produzione Molix. Proporre la Freaky Flip in scala non è stata una scel-ta casuale: molti l’hanno richiesta sicuri che dal disegno di questa gommo-sa creatura potesse venir fuori un’arma catturante e che riuscisse a interessa-re le seppur piccole, intelligenti prede. Gli sforzi maggiori dei progettisti sisono concentrati nel mantenere il movimento di tutte le appendici della

Freaky esattamente come nel modello di maggiori dimensioni, conservan-do le vibrazioni e la vitalità che ci si aspettano da un artificiale di gomma.Durante le prove, la nuova Freaky Rock da 2” ha dimostrato di potersi scuo-tere con movimenti impercettibili, offrendo la possibilità di mantenerla piùtempo nello spot senza perdere efficacia e interesse. La Freaky Rock 2” èun’esca nata per il LRF, ma è molto probabile che possa incuriosire qualsia-si pescatore finesse che peschi in mare così come in acque dolci: non èproibita per le trote in cava o in torrente e meno che mai nel laghetto vici-no casa. Sicuramente non pescherà niente se non la porteremo con noi perprovarla. Da usare con fantasia e senza moderazione.Per ulteriori informazioni, è possibile contattare Pro Tackles, tel.051/887919, www.molixfishing.com.

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split shot con un piombo da tre grammi piazzato a una quarantina di centi-metri dall’esca. Ho effettuato alcuni tentativi anche nella spiaggia con mareappena formato, utilizzando la tecnica Carolina Rig con piombi da 3/4 oz.e da 1 oz. Nel primo caso il finale dello 0,22 era lungo circa 70 cm, nel se-condo circa 120 cm. Per l’Aji Caro Swamp ho utilizzato il colore SuperGlow, per l’Aji Meet il Mat White.Reins Tiny Hog 2”. Si tratta di una piccola creatura che duran-te il mese di marzo ho usato con successo nelle battuteal bass, montandola come trailer sui microjig. Nella stes-sa pesca ritengo possa dare buoni risultati anche montata suuna testa piombata dai 2 ai 5 g.Damiki I Grub 2”. Questo artificiale, che la casa costruttrice indica comegrub con la coda a timone, mentre personalmente preferisco classificarecome esca ibrida, può essere usato con successo nella pesca allatrota nei riali e nei torrenti di collina e di montagna, inquella del bass, della spigola e del persico reale,montata su testine piombate. Per il centrarchide e ilserranide tra le varie tecniche di recupero possibiliottimo è lo swimming, che esalta il movimento e l’emis-sione di vibrazioni di questa piccola esca. Per il persico ottimi il dragging eil dente di sega a stretto contatto con il fondo.Damiki F Grub 1.5”. Si tratta di un grub con la coda arricciata (swirltail)che termina con un piccolissimo timone che esalta il movimen-to e l’emissione di vibrazioni. È valido per lapesca alla trota nei riali di collina e di monta-gna, ma risulta buono anche per la pesca delbass nelle rigide giornate invernali, montato su testine piombate di 2 o 3 g.Damiki C Grub 1.5”. Si tratta di un grub a coda doppia che può essere uti-lizzato nella pesca al bass nelle stesse situazioni e con le stessetecniche descritte per l’F Grub. È valido anche per ilpersico reale, impiegato con la tecnica dello splitshot con un piombo da 4 o 5 g, oppure montatosu una testa piombata di pari peso.Per ulteriori informazioni: T2 distribution srl, tel. 0532/800555,[email protected]. (Fabrizio Cerboni)

accessori di qualità

CUSTODIE STAGNE PELI Fra gli accessori ormai indispensabili nel corredo dei pescatori, le custodiestagne sono imprescindibili quando occorre portare con sé accessori co-me fotocamere o videocamere amatoriali o professionali, oppure i nostrieffetti personali. In barca come da terra sto da tempo attento a questoaspetto, magari investendo parte del mio budget in qualcosa che consentadi portare in luoghi davvero a rischio questo tipo di attrezzatura. Dati i co-sti dei mulinelli di alta fascia, inoltre, da un po’ di tempo ne ho riservatauna per loro quando faccio dei viaggi di pesca, in maniera che possano ar-rivare tutti, e soprattutto interi e funzionanti! Leader indiscusso del settore èsempre Peli, un’azienda di Barcellona che ha sviluppato modelli sia perdocumenti, come le 1010 microcase, che per fotocamere reflex e videoca-mere, come la famosa serie 1500. Tutte le custodie sono waterproof, a pro-va di polvere e sporco e shockproof; alcune hanno una speciale valvola dicompensazione della pressione(ad esempio per viaggi aerei),chiusura a doppio step, anima acelle aperte con struttura delle pa-reti solida che le rende leggere e(a seconda del contenuto), anchegalleggianti. Sono fornite conschiuma preintagliata per ricavaredelle nicchie per le nostre attrez-zature e di anelli per lucchetti inacciaio inox. Hanno una garanziaincondizionata e questo la dicelunga sulla loro qualità. Per ulterioriinformazioni: www.peli.com (An-tonio Varcasia)

prodotto dalla ditta Stonfo

TINSEL SINTETICOQuanti costruttori di mosche si sono trovati, al momento di dover utilizzareun tinsel, con il rocchetto completamente svolto e hanno dovuto con pa-zienza riavvolgerlo, cercando di non rovinarlo? Molti, quasi tutti. Per nondire che l’utilizzo dei tinsel metallici comporta sempre qualche difficoltà,in quanto la sua rigidità strutturale non permette un omogeneo adattamen-to sull’amo. Il problema non poteva passare inosservato ai tecnici dellaStonfo. Grazie a un sofisticato macchinario è stato possibile ricavare deitinsel sintetici nei colori base e nelle misure più impiegate. Non solo, maquesti tinsel non sono avvolti, ma applicati in piano su un supporto specia-le e già pre-tagliati, pronti all’uso. Non sono adesivizzati e hanno una suffi-ciente elasticità e resistenza da poter essere avvolti, tirandoli e facendolicosì aderire perfettamente sull’amo. Vengono prodotti in tre colori base:oro, argento e rosso metallizzato. Ogni colore e disponibile in quattro mi-sure: 0.5, 0.8, 1.2, 1.5 mm. Un altro grande vantaggio è rappresentato dal-l’ingombro, praticamente ininfluente a parità di utilizzo di un rocchetto. Perulteriori informazioni: Stonfo, tel. 055/8739615, www.stonfo.com,[email protected].

nati per il rock fishing, sono validianche in altri tipi di pesca

ARTIFICIALI REINS E DAMIKILa Td distribution ha recentemente introdotto sul mercato nazionale nuoviartificiali da rock fishing di Reins e Damiki. Mi piace segnalarvene qui alcuniche ho utilizzato con successo in pesche diverse da quella per cui sonostati ideati.Reins Aji Caro Swamp 3” e Reins Aji Meet 2”. Pur trattandosi di dueesche diverse e pur non avendo la stessa forma del corpo, si tratta di dueartificiali che imitano sostanzialmente una piccolissima anguilla (in Toscanala chiamiamo ‘ceca’), molto apprezzata dalle spigole di ogni dimensione.Con queste imitazioni ho pescato nella parte bassa di un canale, nella suafoce e nelle zone immediatamente adiacenti, utilizzando la tecnica dello

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ciao foscoRISPONDE FOSCO TORRINI www.lapescamoscaespinning.it

Ciao Fosco, mi chiamo Roberto e ti scrivo da Pistoia.Sono uno studente di 19 anni e mi sono appassionato alla mosca da solidue mesi, da quando un mio amico mi ha fatto vedere un filmato che tuhai realizzato con Sky (Caccia e Pesca) sul fiume Sesia, un ambiente bellis-simo che sembra creato apposta per questa tecnica (meraviglioso il tuoLabrador che ti nuota attorno). Purtroppo la mia condizione di studentesquattrinato, termine che tu conosci essendo toscano, al momento non mipermette grandi spese né per spostamenti né per attrezzatura. L’amico dicui sopra mi ha dato qualche piccolo suggerimento per come iniziare, miha prestato una canna con coda di topo e mi ha anche dato alcuni rudi-menti sul lancio. Dopo questa breve presentazione, veniamo alle doman-de. Per pescare a mosca secca/sommersa quale tipo di attrezzatura miconsigli cercando di risparmiare il più possibile senza però avere una at-trezzatura penosa? Quanti e quali modelli di mosche sono necessari percercare di coprire la maggior parte di situazioni possibili? Che lunghezzae diametro per i finali? Quali sono i lanci più adatti per la pesca a moscasecca in torrente? Parlo principalmente di secca perché il mio amico pe-sca esclusivamente a sommersa e da lui posso avere indicazioni su questatecnica.Se può essere utile, sempre tramite lui sono riuscito ad avere molte vecchieriviste di «Mosca e Spinning» nelle quali vi sono articoli di lancio da tescritti: sono sempre validi? Credo di essermi dilungato abbastanza e in at-tesa di una tua risposta ti saluto, Roberto.

Ciao Roberto, conosco molto bene le zone che presumo tu intenda fre-quentare in quanto sono le stesse che mi hanno visto iniziare.Senza dubbio dovresti partecipare a un corso di lancio (a meno che tunon conosca qualcuno ben preparato disposto a insegnarti): è una condi-zione fondamentale per poter pescare a mosca, specialmente secca. An-che nelle tue zone esistono club di pescatori a mosca che organizzanocorsi per principianti con modica spesa, di solito la sola iscrizione al club,ambiente che sicuramente ti servirà per acquisire tantissime nozioni nel mi-nor tempo possibile. Se non conosci nessuno a cui chiedere per trovare unclub, telefonami pure al 338 3764285.Per quanto riguarda l’attrezzatura, visto che intendi fare sia secca che som-mersa ti consiglio una canna di 8 piedi e mezzo ad azione rapida per coda4 (tieni presente che non conoscendoti non posso sapere se la tua tenden-za nel lancio è rapida o più tranquilla, cosa che invece può dirti un istrutto-re che ti segue). Esistono in commercio sia canne che code e mulinelli aprezzi accettabilissimi e molto validi: non posso fare nomi per ovvie ragio-ni, ma anche qui se sei in difficoltà chiamami.Per quanto riguarda le mosche, è importante che tu abbia nella scatola al-cuni modelli delle varie famiglie principali: efemerotteri, plecotteri, ditteri,tenendo presente che a inizio stagione gli insetti sono più grossi, dimi-nuendo di taglia andando avanti nella stagione stessa, con alcune variantidi taglia e colore. Per quanto riguarda il finale la sua lunghezza è determi-nata dalla preparazione nel lancio; nel tuo caso ritengo che debba andaresui 3 metri e mezzo. Per quanto riguarda la punta deve essere adeguata alladimensione della mosca: mosca piccola nylon più sottile e viceversa.Mi dici di possedere riviste che descrivono molti lanci. Li ricordo moltobene: molti lanci servivano ad affrontare situazioni di torrente, atti a evitarei dragaggi, che sono la cosa più dannosa nella pesca a mosca. Quei lancisono ancora attuali: magari oggi se ne sono aggiunti altri, ma quelli vannoancora benissimo. Ti ripeto comunque: è fondamentale che un istruttore tifaccia ben capire i movimenti del lancio, perché è inutile avere una moscaperfetta se non sei capace di lanciarla e farla stare il più possibile dovevuoi.Ti ringrazio per le domande e ti saluto, FT

waterproof + outdoor hard using

SONIM EXTREME MOBILESDiciamo la verità: se siete degli angler con un po’ di esperienza e amatepescare in wading è difficile che non vi sia mai capitato di far fare un belbagnetto al vostro cellulare… Personalmente, ho ormai perso il conto diquanti ne ho dovuti lasciare in ostaggio a Nettuno, in compagnia di tantefotocamere e videocamere che negli ultimi anni mi hanno accompagnatonella mia passione. Nell’era degli smartphone che ci tengono (forse anchetroppo) in contatto con amici reali o virtuali, ecco che un’azienda ha deci-so di andare non solo controcorrente, ma addirittura in corrente! Dal 1999la Sonim Technologies (www.sonimtech.com) ha sviluppato i suoi cellularicon un unico obiettivo, ovvero quello di produrre telefoni hi-tech per out-door, uso estremo e anche situazioni nelle quali un piccolo contatto elettri-co può far saltare in aria tutto, come ad esempio piattaforme petrolifere ominiere. Lo scorso anno il Sonim XP3300 Force è stato dichiarato ‘ToughestPhone in the World’ dal Guinness dei primati, un’impresa che è stata com-piuta facendo cadere il telefono 25 metri sul cemento senza alcun dannodi sorta. Abbiamo avuto il piacere di provare ‘in pesca’ proprio l’XP3300Force, sottoponendolo a diverse ‘torture’. Questo piccolo condensato ditecnologia è un tri-band completamente resistente allo sporco (fango, sab-bia, terra, polvere, sale) ed è waterproof fino a due metri, dove può resi-stere fino a un’ora. Se per caso dovesse cadervi in barca o addirittura sullerocce in scogliera è shockproof fino ad altezze di due metri edha un vetrorealizzato con un materiale speciale brevettato, il Gorilla® da 1,5 mm, resi-stente a urti e graffi. Può connettersi a internet, ma per noi pescatori, sia daterra che dalla barca, è molto più importante sapere che è provvisto di unottimo GPS. Alcuni modelli, inoltre, hanno la possibilità di attivare un di-spositivo di emergenza ‘uomo a terra’ (lonely woorker) che attiva un segna-le per il monitoraggio 24h/7. Anche per quest’ultimo motivo questi cellularihanno batterie incredibili, che consentono di parlare per oltre 18 ore e diresistere in stand-bye per ben due mesi (avete letto bene!). Condizioniestreme sono quelle in cui spesso ci troviamo a pesca, sia nel Mediterra-neo che ai Tropici e quelle per cui questi telefoni sono stati progettati, perlavorare quindi a temperature comprese fra -20 e +55 °C, ma anche di po-ter resistere alla pressione di una tonnellata, di resistere a vibrazioni fino aoltre 4G o a 5J di energia e oltre 500 composti e solventi chimici. Voleteavere qualche notizia in più di questi ‘strongphone’? Provate a fare un girosulla pagina Facebook dell’azienda! (facebook.com/sonimtechnologies).(Antonio Varcasia)

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CANNE, MULINELLI, ARTIFICIALI, ACCESSORI

Causa inutilizzo vendo le seguenti code nuove: Teeny Nymph Line T-400 a30 euro; S.A. Wet-Ciel Deep Water Express 700 grains a 25 euro; S.A. Shoo-ting Line galleggiante e affondante a 25 euro cadauna. Eventuali spese spe-dizione da concordare. Piero, dopo le 21, tel. 3484324921 (E)

Vendo i seguenti mulinelli: Billy Pate J Juracsik Black completo di coda datarpon completo di custodia 300,00 euro; Penn Gold Modello 2.5 nuovoper coda 7/8 completo di custodia 350,00 euro; Penn Black Modello 1.5usato una sola volta per coda 6/7 250,00 euro trattabili. Marco, [email protected]. (E)

Vendo pari al nuovo canna da spining G. Loomis Senko Rods in Glx anelliRecoil 7,1 piedi, 6-12 lb, 1/8-3/8 oz, euro 250; mulinello da casting Daiwamodello Smak euro 120; canna da spinning Gatti serie Srx 7.6 piedi in duepezzi 5-14 g, euro 120. Giorgio, tel. 3471967340, [email protected]. (E)

Vendo canna Diamondback Vsr 8’6” coda 5, 2 pezzi euro 70,00 + spese dispedizione. Enrico, tel. 333318590, [email protected]. (E)

Vendo Abu Suecia 352 spinning 2 pezzi, busta rossa originale, Abu deglianni 70 gialla, manico in sughero, portamulinello regolabile in altezza, pe-sca 2 da Lucci, potenza 10/30 g a euro 100 non trattabili, solo ritiro a domi-cilio Ferrara. Marcello, ore pasti, tel. 0532770238. (E)

Vendo causa inutilizzo canne da spinning nuove: Hardy Ultralite 6'6", g 0.5-2 in due pezzi a 300 euro; J. Boileau Ultralegere m 2.10, g 1-3 in due pezzidifferenziati a 160 euro. Possibile consegna a mano zona VC-BI- NO. Piero,dopo le 21, tel. 3484324921. (E)

Canna Zanin by Julia Rod 8' # 3 in 2 pezzi, azione rapida, come nuova,vendo a 150 euro, eventuali spese spedizione escluse. Piero, dopo le 21,tel. 3484324921. (E)

Mulinello Greys modello Platinum Xi per coda di topo 7-8 più bobina di ri-cambio e due code montate con rispettivi finali. Una coda è Scientific An-glers Ultra3 WF-8-F, l’altra è una Cortland 333HT WF8S. Entrambe sono statemontate con baking 20 lb. Usato una sola volta. Disponibili foto. Antonio,tel. 3471662922, [email protected]. (D)

Cerco canna da spinning St. Croix Avid Inshore AIS70LM 7' 1/8-3/8 oz line6-12 lb moderate action. In alternativa cerco canna da spinning St. CroixAvid Inshore AIS70MM 7' 1/4-5/8 oz line 8-16 lb moderate action. Tomma-so, tel. 3453592245, [email protected]. (D)

Vendo canna Sage 2 mani Z-Axis8129-4 usata due settimane in BC, pagatapoco più di 700 euro vendo a 400 trattabili. Giovanni, tel. 3336043503, [email protected]. (D)

Vendo canna Orvis Helios 8'6 coda # 4 mid flex pezzi 4 euro 350 più spe-se di spedizione; Orvis TLS pro guide 8'6 coda # 5 mid flex pezzi 4 euro150 più spese di spedizione. Tutte in ottime condizioni con garanzia Italy.Vendo mulinello Orvis Battenkill large arbor 2 nero vecchio mod. con codaScientific Anglers Supra wf5 nuova euro 80 più spese di spedizione; OrvisBattenkill large arbor 1 gold come nuovo con coda Scientific Anglers Suprawf4 nuova euro 130 più spese di spedizione. Andrea, tel. 3313695255. (D)

Vendo canna Thomas e Thomas Paradigm 8’ #4, 3 pezzi, mai usata perchévinta. Prezzo da concordare, il costo del nuovo da negozio è euro 740,00.Ivan, tel. 3287583229. (D)

Vendo canne fisse Amorphous Whisker 8 metri Daiwa. CompetitionAw1000-5 Daiwa. Vendo mulinelli: Abu 33-44-44X-66 Shimano, Dam,Penne artificiali di tutti i tipi. Mario, tel. 3397502624. (D)

Vendo canne da mosca Vision 3 Zone perfette senza alcun segno e pari alnuovo, in particolare 7'6 # 3 e 9' # 5 le propongo in blocco a euro 180,00.La più corta è stata usata 3-4 volte, la più lunga solo una volta a ninfa. Paolo,tel. 3382003783, [email protected]. (D)

Vendo canne da mosca Guideline Fario 7'6 # 3 a euro 250,00 trattabili e Sa-ge ZXL 7'6 # 4 a euro 400,00 trattabili, entrambe in condizioni perfette,usate 2 o 3 volte, pressoché pari al nuovo. Paolo, tel. 3382003783, [email protected].(D)

Vendo Hardy Ultralight 7’ 6” # 4, perfetta e completa, euro 400,00; HardyElite 8’6” # 5, stesse condizioni, euro 400,00. Giancarlo, tel.3280373389.(D)

Vendo varie canne in bambù da mosca e da spinning, mulinelli da mosca eda spinning di varie marche, oltre a qualche canna in grafite, invio lista einfo a richiesta. Marco, tel. 0523331084, [email protected]. (C)

Vendo teleregolabile Pozò 210-250-290 usata poche volte, adatta per lapesca in torrenti infrascati. Azione rapida di punta nelle misure 210-250,più lenta nella misura lunga, completa di tubo e custodia sagomata per ri-porla con mulinello, € 200,00. Gigi, [email protected]. (C)

Cerco zainetto Koala della Roberto Pragliola, o tracolla o borsone e qualsia-si cosa riguardante il marchio RP (Roberto Pragliola Spa). Matteo,[email protected] . (C)

Vendo pari al nuovo canna casting G. Loomis MBR 782 IMX 6,6 piedi 8-14lb 1/4-5/8 oz, euro 140; mulinello casting Daiwa Smak 100, euro 140; cannaspinning Gatti SRX 7.6 piedi in due pezzi g 5-14, euro 130. Giorgio, tel.3471967340, [email protected]. (C)

Vendo canna mosca Gatti 9 piedi coda 8 in tre pezzi con fodero e tubopiù mulinello Systen 2 coda 8/9 + coda wf 8 della 3 M (ancora sigillata) tut-to veramente quasi nuovo a 130 euro. Antonio, tel. 3358218574. (C)

Vendo gomma da bass, contattatemi per qualsiasi informazione. Massimi-liano, [email protected]. (C)

Cerco i seguenti mulinelli japan model: Scorpion 1501 XT e Speed Master201. Massimiliano, [email protected]. (C)

Se desiderate veder pubblicato gratuitamente sulla rivistail vostro annuncio, compilate questo tagliando e inviateloalla nostra redazione: La pesca Mosca & Spinning, ViaCosimo Ridolfi 4, 50053 Empoli, fax 0571/530.989. Iltesto viene ripetuto per non più di due numeri consecuti-vi. Potete altrimenti effettuare l’inserzione online colle-gandovi al nostro sito: www.lapescamoscaespinning.it.Gli annunci sono riservati ai privati.

Nome Cognome

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mercatino

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Cerco la canna della Falcon Cara T7 "El Toro" CC-9-173XH-T7, in ottimecondizioni. Massimiliano, [email protected]. (C)

Vendo Zero Gravity 7,9 tip flex coda 5 usata poche volte, come nuova, eu-ro 200, solo Torino o vicinanze. Sergio, mattino, tel. 3339021767. (C)

Vendo canna Airflo Stream TEC XT 7'6" # 3/4 con fodero e tubo porta can-na, come nuova e coda Guideline Presentation WF3 floating usata ma in ot-timo stato a € 100. Roberto, tel. 0381928072, [email protected]. (C)

Vendo canna casting Jerk Bait 7’ Savage Gear g 150, euro 70; Canna DaiwaAcqualight m 1,80 g 1-8 abbinata a mulinello Abu Garcia, praticamentenuovi, euro 50. Juri, tel. 3382269704, [email protected]. (B)

Vendo nuovi seguenti modelli di Tibor Reel: Pacific Quick Change StdSpool Gold, euro 599; Gulfstream Quick Change Gold, euro 550. Mulinellinuovi con garanzia, comprati per un viaggio di pesca mai fatto. Francesco,tel. 3406811489, [email protected]. (B)

Vendo canne da mosca nuove, mai usate: Loomis Native Run 11 piedi, co-da 7, 4 pezzi, 300 euro; Hardy Ultralight 9 piedi, coda 6, 4 pezzi, 250 eu-ro; Pozò Carbosteel 10 piedi, coda 5, 3 pezzi, 200 euro; Ron Thompson 10piedi, coda 7/8, 3 pezzi, 140 euro; Diamondback 8 piedi, coda 4, 3 pezzi,120 euro; mulinello Hardy Sirrus per coda 5, nuovo Vision mulinello in allu-minio per coda 7/8, bobina larga, 60 euro; Loomis spinning nuova Walleye6,2 Light 100 euro; stivali Sigle spinning mai usati, piede 43, 100 euro. Ku-no, tel. 3280679665. (B)

Canna Orvis mod. Silver Label due mani, 15 piedi, coda 10, pezzi 3 (portacode sui 40 g), ideale da steelhead e atlantico. La canna è nuova con tubooriginale, valore della canna all’acquisto 500 euro, vendo a 200. Aggiungoregalo coda per questa canna nuova con punta intermedia marca Hardy.Roberto, tel. 3357400393, [email protected]. (B)

Vendo Scarponcini per wader marca Simms Freestone con suola in vibrammisura 10, pari al 43, mai usati nuovi di pacca, vendo per errore misura aeuro 130,00 (prezzo reale al negozio è di euro 180,00). Rossano, tel.3466626127, [email protected]. (B)

Vendo due mulinelli casting a 70 euro l’uno: Corvalus 300a, 40 euro; Car-diff 60 euro. I mulinelli sono tutti con manovella a destra. Una canna MuskyInnovation Spencer Spetros 7 piedi, 1-4 oz, 70 euro. Il tutto usato ma tenu-to con cura. Federico, tel. 3483612311, [email protected]. (B)

Vendo canna da mosca Gatti 9 piedi coda 8 in 3 pezzi 7r9083pa più muli-nello System 2 coda 8/9 e coda 3M wf galleggiante 8 ancora sigillata, rega-lo libro Storie e riflessioni pesca a mosca di Marco Cipriani, tutto a 140 eu-ro più eventuali spese spedizione, foto attrezzatura disponibili. Antonio,tel. 3358218574, [email protected]. (B)

Vendo collezione completa di «Sedge & Mayfly» dal n. 1 (inverno 2000) aln. 63 (gennaio 2012) a euro 14 ad annata con uscite trimestrali, euro 21 adannata con uscite bimestrali, euro 200 in blocco, più spese di spedizione.Preferisco consegna diretta zona Roma. Paolo, [email protected]. (B)

Vendo canna mosca Flextec mod. XRD44 10 piedi coda 8/9, 4 pz tratta-mento Saltwater, leggerissima, azione fast avrà forse 7 uscite in lago perfet-ta e con splendido tubo in legno e ottone lucido, ulteriori foto e info su ri-chiesta, 100 euro consegnata a mano oppure più spese 10 euro. Fabrizio,tel. 3490864472, [email protected]. (B)

Vendo, causa inutilizzo, canna da spinning G-Loomis MussyBack 6’8”, 3/16-5/8, ex fast-action, poco usata assieme a mulinello Shimano Curado in otti-mo stato. Prezzo 200 euro trattabili. Paolo, tel. 3477588057,[email protected]. (B)

Affare, svendo per sfoltimento attrezzatura canna da mosca Hardy Sirrus 8’

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coda 4, 3 pezzi con tubo originale, euro 300 più spese di spedizione.Paolo, dopo le 15, tel. 3386320525. (B)

ANTIQUARIATO E COLLEZIONISMO

Acquisto canna Hardy Jet Set in fibra di vetro 7’ # 4, produzione primi anniSettanta, solo se in ottime condizioni. Paolo, [email protected]. (B)

BARCHE, GOMMONI, BELLY BOAT, PONTOON

Vendo motore elettrico Minn Kota Endura 36 lb a 100,00 euro. No spedi-zioni, solo consegna diretta a Zola Predosa (BO). Piero, tel. 3498317033,[email protected]. (D)

Per pesca, caccia o rafting Fish Hunter Sevylor H360, portata kg 400, consupporto motore f.b.MM3 euro 200. Alessandro, tel. 3475809153. (D)

LIBRI, RIVISTE, VIDEO

Vendo libri nuovi: Abc della pesca con la mosca di Menchi-Pragliola a 10euro; A pesca con la mosca artificiale di C. Rancati a 10 euro; La pesca conla mosca artificiale di A. Caligiani a 10 euro; Pesca a mosca (solo dressing)

di Dawes a 10 euro; Modelli di mosche artificiali di T. Price a 10 euro. Pos-sibile consegna diretta zona VC-NO-BI; spese spedizione escluse. Piero,dopo le 21, tel. 3484324921, [email protected]. (E)

Riviste «Fly Line» nuove e originali (no ristampe) conservate ottimamente.Anni 1989, 1990, 1991, 1992 complete più 2 riviste 1993. Disponibili foto.Antonio, tel. 3471662922, [email protected]. (D)

Libri nuovi: Iniziare con la mosca (voll. 1 e 2) di Carcasci e Squilloni a 20euro; Pesca a mosca (solo dressing) di Dawes a 10 euro; Modelli di mo-sche artificiali di T. Price a 10 euro; Il pescatore perfetto di Izaak Walton a10 euro; Fly patterns (in inglese) di R. Kaufmann a 10 euro; A pesca con lamosca artificiale di C. Rancati a 10 euro. Possibile consegna diretta zonaVC-NO-BI; spese spedizione escluse. Piero, dopo le 21, tel. 3484324928,[email protected]. (D)

Vendo varie cassette video vhs pesca a mosca in inglese, alcune in italiano.Massimo, tel. 078493241, [email protected]. (D)Cataloghi Hardy anno1976, 1980, 1982, 1984, 1986, 2001, 2002, 2003, 2004, in buone condizio-ni, vendo a 10 € cadauno. Giampiero, dopo le 21, tel. 3484324928, [email protected]. (C)

ABBIGLIAMENTO

Vendo gilet Arifly colore verde/nero con doppio frontale 30,00 euro piùspese di spedizione. Enrico, tel. 333318590, [email protected]. (E)

Vendo per errata misura scarponcini per wader Simms Freestone con suolain gomma Vibram taglia 10 pari al 42, nuovi mai usati a euro 130, prezzo alnegozio circa euro 180. Rossano, tel. 0574584011, [email protected]. (D)

il primo libroitaliano

sul modernobassfishing

FINALMENTEDISPONIBILEwww.lapescamoscaespinning.it

tel. 0571/73701

L’osservazione e il rispetto,la conoscenza e la sperimentazione,

la tecnologia e l’intuito.Tutto l’amore per la divulgazionedi un grande pescatore di bass.