"La nostra Arenzano" , guida fatta dai bambini per i bambini

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Comune di Arenzano Centro Storico Töre di Saraceni Istituto Comprensivo di Arenzano Consiglio Comunale dei Ragazzi La nostra Arenzano Piccola guida a cura dei bambini e degli anziani che la abitano caroggio editore

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Comune di ArenzanoCentro Storico Töre di SaraceniIstituto Comprensivo di ArenzanoConsiglio Comunale dei Ragazzi

La nostra ArenzanoPiccola guida a cura dei bambinie degli anziani che la abitano

caroggio editore

Comune di ArenzanoCentro Storico Töre di SaraceniIstituto Comprensivo di ArenzanoConsiglio Comunale dei Ragazzi

La nostra ArenzanoPiccola guida a cura dei bambinie degli anziani che la abitano

caroggio editore

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Comune di ArenzanoCentro Storico Töre di SaraceniIstituto Comprensivo di ArenzanoConsiglio Comunale dei Ragazzi

La nostra ArenzanoPiccola guida

a cura dei bambinie degli anziani che la abitano

Caroggio EDITORE

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Casa Editrice O CarõggioVia Unità d’Italia 7516011 Arenzano (GE)tel/fax 010 913 01 03www.caroggioeditore.infoe-mail [email protected]

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Questa guida della Città di Arenzano nasce da un’idea dell’Associazione dellaConsulta ligure che cura la memoria storica del nostro paese, la Töre di Saraceni,con il coinvolgimento della Scuola e di diversi assessorati del nostro Comune, gliAssessorati al Turismo, Cultura e Pubblica Istruzione, Biblioteca, Promozionedella Città, Servizi Sociali, perché l’intento è di presentare la nostra Città attraver-so gli occhi e la sensibilità dei bambini che la abitano, incuriositi e stimolati dairicordi degli anziani, guidati dagli insegnanti nell’appassionante scoperta del pro-prio territorio. In pratica, uno sguardo a tutto campo.

Ci pareva anche un modo nuovo e prezioso per proporre ai turisti, piccoli egrandi, le bellezze ambientali e paesaggistiche, gli aspetti monumentali e cultu-rali, il centro storico e le frazioni, la costa e l’entroterra, la storia e le curiosità diuna città viva e con un suo particolare carattere.

Nello stesso tempo, con questo studio ci si è proposti di radicare i semi delricordo e della tradizione nei bambini, i nostri cittadini di domani. È a loro che cirivolgiamo con l’augurio di non dimenticare mai la storia della loro città per viveremeglio il presente e progettare il futuro.

La nostra Arenzano...La nostra Arenzano...La nostra Arenzano...La nostra Arenzano...La nostra Arenzano...

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Questa piccola guida, dedicata ai turisti, è opera dei nostri residenti ed in partico-lare della parte migliore di essi, ossia dei bambini.Ringrazio di cuore i loro insegnanti per l’indispensabile, fattiva collaborazione.Non sembri un controsenso rivolgersi ai bambini per tramandare, grazie a questi,le memorie del passato, quando l’avvenire è notoriamente dei giovani.Noi ci sforziamo soltanto di impedire, lungi da nostalgia o malinconie, che lanavicella carica dei nostri costumi, memorie, tradizioni, dal bordo del mare, spin-ta dai venti, prenda pian piano il largo, fino a perdersi all’orizzonte e mai più fareritorno.Questo è uno degli intenti della nostra associazione, dove Pericle col suo prezio-so archivio fotografico, nonché colla sua instancabile attività, Nicola colle suetoccanti poesie e Lucrezia col bel canto mai offuscato, rappresentano i pilastriportanti della “Töre”. Dimenticavo: per rendere più salde le torri occorrono quattropilastri, cerchiamo di costruire quello mancante, coll’apporto di giovani di buonavolontà.

Vittorio De NegriConsole del Centro Storico Töre di Saraceni

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Il passato ed il presente del nostro paese vivono nelle pagine di questo libro congli occhi dei bambini della scuola elementare De Calboli e Terralba, che hannoconosciuto la propria città attraverso i ricordi di alcune persone anziane e il lavoro,durato negli anni, con gli insegnanti.Tutte le classi aderenti al progetto hanno effettuato uscite sul territorio per l’osser-vazione dei vari ambienti, per scattare foto e documentarsi, per intervistare perso-ne in grado di ricordare il trascorso di Arenzano e per ricercare foto e documentiche attestassero il cambiamento del territorio nel tempo.Occorreva infatti che la ricerca storica e popolare sui libri, dispense, manoscrittifosse affiancata da escursioni sulle zone di Arenzano, per coglierne il significato,l’essenza e la trasformazione.La risultante, che offre questo libro, è un quadro complessivo di Arenzano che hatenuto conto del suo carattere storico-popolare, geografico-linguistico, scientifi-co-biologico e della cultura di base, fatta di tradizioni e “piccole cose” che semprerimarranno cardine principale del nostro paese.Il ritmo delle filastrocche, dei canti di una volta, insieme all’espressione poetica,creativa e artistica di ciascun alunno hanno dato il tocco finale a questo lavoro,che è stato appassionante e produttivo. Sarà senz’altro stimolo nel tempo!

Il dirigente scolasticoFernando Ceniti

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Quando mi hanno comunicato la richiesta di partecipazione a questa iniziativa misono particolarmente incuriosita: vedere presi in considerazione con tanta impor-tanza disegni e temi prodotti da bambini delle elementari, mi ha subito coinvolto.A mio parere questo elaborato non è solo utile per presentare cosa offre Arenzanoai suoi cittadini, ma soprattutto per guardare Arenzano con gli occhi dei bambinie dei ragazzi della mia età; sarà come ricordare le tradizioni con uno sguardorivolto al nostro futuro!Un saluto a tutti.

Il Sindaco dei RagazziElena Balestrero

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Conoscere il vicinoConoscere il vicinoConoscere il vicinoConoscere il vicinoConoscere il vicinoper poter capire il lontano.per poter capire il lontano.per poter capire il lontano.per poter capire il lontano.per poter capire il lontano.Così Arenzano sarà nostra...Così Arenzano sarà nostra...Così Arenzano sarà nostra...Così Arenzano sarà nostra...Così Arenzano sarà nostra...

Abbiamo osservato strade, case e particolariper conoscere la storia del nostro paese.Chi non conosce il luogo d’origineè come un albero senza radici,è come una persona cieca pur possedendo la vista.

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Arenzano, sei tu la più bella vacanza

CARTA D’IDENTITÀ

Arenzano è detta “porta della Riviera” perché il suo mare è il primo blu a dare ilbenvenuto a chi si affaccia sulla Liguria dal passo del Turchino. Il territorio diArenzano (24,59 chilometri quadrati) si trova in Provincia di Genova: confina adest con il Comune di Genova e ad ovest con il Comune di Cogoleto sorgendo ametà strada fra Genova e Savona. L’abitato di Arenzano si estende tra due torren-ti: il Cantarena e il Lerone.In tutto siamo 11.624 residenti ma d’estate la popolazione triplica, per via delgrande afflusso di turisti.Il clima di Arenzano è mite, come in tutta la Liguria: in inverno ci sono giorni in cuic’è tanto vento, ma è un bene così l’aria è sempre pulita. D’inverno, a volte i nostrimonti si coprono di neve e di galaverna, quando la nebbia congelata dal ventoforma fantasmagorici scenari di cristallo.D’estate fa caldo ma spesso c’è un bel venticello, e tutti, non solo i turisti, vannoal mare.Noi siamo fortunati perché abitando ad Arenzano è come se fossimo in vacanzatutto l’anno.

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COME ARRIVARE

Amici in Europa

Abbiamo tanti amici e per questo Arenzano è gemellata con alcune cittadineeuropee. In Francia con PONTOISE, una città storica vicino a Parigi; DOMBURG,cittadina balneare in un’isoletta sul mare del Nord, in Olanda; LOUTRAKI, cittàtermale in Grecia; EL JADIDA in Marocco; CHOMUTOV, poco lontana da Praga inCecoslovacchia; TATA in Ungheria.Menzione a parte per CALASETTA, la cittadina sarda dove si parla genovese,anzi tabarchino, perché nel XVIII secolo qui sbarcarono i genovesi in fuga dallacolonia tunisina di Tabarka e ricrearono in Sardegna, nell’isola di Sant’Antioco,un angolo di Liguria.

LO STEMMA COMUNALE

Lo stemma di Arenzano è costituito dauna palma che si erge sulla spiaggia,sormontata dalla croce rossa in campobianco di Genova e da una corona. Iltutto è circondato da un nastro con lascritta latina “Hic manebimus optime”che vuol dire “Qui staremo bene”.

In automobile arrivi con l’autostrada:- A 7 se vieni da Milano, direzioneVentimiglia, Arenzano è la prima uscitadopo Voltri;- A 26 se vieni da Alessandria, al rac-cordo con la A10, direzione Ventimiglia;- A10 se vieni da Ventimiglia, direzioneGenova.Se invece vuoi costeggiare il mare e se-guire ritmi più lenti, segui la strada sta-tale Aurelia.Puoi raggiungerla anche in treno.E d’estate ci sono i battelli che la colle-gano con Genova, Portofino e le Cin-que Terre.

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Un quadro verde e blu

I NOSTRI MONTI

Pur essendo sul mare, il Mar Ligure, Arenzano ha un territorio prevalentementemontuoso: circondata da una bella corona di monti, che arrivano oltre i mille metri,(Monte Reixa 1183, Monte Rama 1148, Monte Argentea 1082), questo è il punto incui l’Appennino ligure è più vicino al mare. Il territorio fa parte della ComunitàMontana Argentea e del Parco del Beigua, il più vasto parco naturale regionaledella Liguria.

I nostri monti sono così belli e vicini al mare, che abbiamo inventato una festabellissima: la marcia Mare e Monti, che si svolge il secondo weekend di settem-bre.

Chiedi agli uffici del Parco Beigua e della Comunità Montana Argentea gli itineraridei sentieri con i segnavia per non rischiare di perderti.

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Ci sono posti molto belli da scoprire: rifugi, passi, ca-scate e laghetti.Si possono fare splendide passeggiate o fermarsinelle aree pic-nic, come quella del Curlo, da cui sigode uno splendido panorama, e dove puoi visitarela carboniera ricostruita dalla Comunità MontanaArgentea, e il Centro Ornitologico di Case Vaccà: inprimavera e in autunno, puoi avvistare il rarobiancone o il falco pecchiaiolo, e molti altri

tipi di rapaci, che qui passano durante lamigrazione.

Il biancone nei nostri monti

Le alture di Arenzano costituiscono il principalepunto di concentrazione del Biancone in Italia euno dei maggiori in Europa. Ogni primavera5.000 rapaci diurni in migrazione, appartenenti aoltre quindici specie, di cui 1.000 bianconi, pas-sano su quest’area.Il biancone (Circaetus gallicus) è un grosso ra-pace, con ali molto larghe e lunghe di lunghezza62-67 cm e apertura alare 185-195 cm. Il maschio ela femmina del biancone sono molto simili, anche sequest’ultima è di taglia leggermente più grande. Il pesomedio si aggira intorno ai 2000 grammi. Il colore delle partiventrali è molto variabile e dipende anche dall’età del rapace: ci sono individuicompletamente bianchi, con fitte macchiettature scure e testa e collo marroni,individui con barrature irregolari e marcate ed esemplari molto scuri sia sullatesta che nelle macchie presenti su tutto il corpo. Il dorso è solitamente marrone,più o meno scuro rispetto alle parti ventrali, le remiganti sono nere. Il biancone èriconoscibile anche dalla testa color nocciola, il collo e il petto scuri, raramentechiari. La coda è stretta e lunga e presenta sempre tre barre nere. La testa èmolto larga con occhi grandi e in posizione frontale. Vola con netti ma lentibattiti alari, volteggia ad ali piatte, leggermente arcuate in planata. Fa spesso lo“spirito santo” con battiti quasi rotatori dell’ala, zampe pendenti e coda aperta.Il Biancone si ciba esclusivamente di serpenti, tanto che viene definito “l’aquiladei serpenti” .È una specie molto delicata dal punto di vista ecologico, ha bisogno di vasteestensioni per nidificare (depone un solo uovo per covata) e di ampi territori dicaccia adeguati, privi di colture intensive e di elementi di disturbo da parte del-l’uomo. Quale luogo migliore del nostro entroterra?

www.parcobeigua.it - www.cmargentea.it - www.alilandia.it - www.lipu.it

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IL NOSTRO MARE

Le spiagge non sono sabbiose, ma con piccoli ciottoli.

La passeggiata sul mare è bella e rilassante: ci sono palme, alberi, fiori oltre allepanchine dove, durante l’estate, nell’ombra, ci si ferma a mangiare il gelato. All’ini-zio della passeggiata, dal promontorio del Pizzo, con gli occhi sul mare, si fapresto a scordarsi ogni cosa. Ci sono gli stabilimenti balneari, le giostre e uncampetto, per giocare a calcio o a pallacanestro, con una pista dove si può anda-re in bici, sui pattini, sul monopattino. Ci sono il circolo velico e quello delle boccee le società dei pescatori.

Proprio sotto la pineta, dove c’è il promontorio Punta San Martino e dove, salendo,comincia la pineta con le sue belle ville e tanti alberi sempre verdi, c’è il porticcio-lo (costruito nel 1965). Il porticciolo è pieno di barche di tutte le misure, ma c’èanche un lungo molo dove si va a pescare. E dove si pesca, ci sono anche tantigatti. Quando c’è vento, i cavi d’acciaio che tengono gli alberi delle barche a velafanno un rumore e sembrano delle piccole campane. All’inizio del porto c’è l’ufficiodella capitaneria con gli ufficiali in divisa che hanno il compito di controllare leimbarcazioni e la spiaggia. All’interno del porto, sotto i portici, ci sono negozi, bare ristoranti e il Diving Center per i subacquei.

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Se prosegui ancora un po’ ecco il tracciato della vecchia ferrovia, che oggi èdiventato strada carrabile e, costeggiando il mare o attraverso le vecchie galle-rie ferroviarie, si può arrivare fino a Celle Ligure. La strada è dedicata a Fabrizio DeAndrè, che ad Arenzano ha cantato in uno dei suoi ultimi concerti.

I colori della natura e del mare sono bellissimi. In tutta la zona è possibile osser-vare la classica macchia mediterranea, pini marittimi e pinastri, corbezzoli e agavi.

L’airone cinerino nel nostro porto

Questo airone è il più comune e diffuso in Europa e lo si incontra in regionipaludose, laghi, spiagge ed altre zone.L’Airone cenerino ha il piumaggio grigio-cenere, ad eccezione delle penneremiganti che sono nere. Sulla testa ha un ciuffo di penne nere rivolto all’indietro;ha il becco dritto e paglierino, lungo una ventina di centimetri, forte e appuntito, dicolore giallastro: è un’arma temibile che serve ad infilzare le prede ma che vieneusata come difesa e che può anche trapassare la mano di una persona, nel casosi avvicinasse ad un airone ferito. Le lunghe zampe ed i piedi sono brunastri.Quando vola ha un battito d’ala molto lento e come tutti gli altri aironi tiene il collopiegato e le zampe dritte.Ha l’unghia del dito mediano con margine seghettato che costituisce un particola-re pettine: questo serve per ravvivarsi le penne asportandone la polvere ed ilfango.Nidifica sugli alberi, vicino all’acqua, ma anche sul terreno e sulle scogliere.L’Airone cenerino depone generalmente quattro, cinque uova, di colore blu-verdastre, che vengono covate alternativamente dal maschio e dalla femminaper circa quattro settimane. I genitori nutrono i piccoli rigurgitando il cibo dallostomaco direttamente nel loro becco. Si nutrono di pesci, rane, topi e topo-ragni.I piccoli possono volare a circa due mesi d’età.Questa specie è molto facile da osservare sul greto dei torrenti, nel porto oppurenei laghetti del parco sia in primavera che durante il periodo invernale.

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UN GIORNO DA NON DIMENTICAREPERCHÉ NON SI RIPETA MAI

Nel 1991, ad aprile, una “maxi” petroliera al largo di Arenzano è affondata. Il mo-stro di ferro si chiamava Haven.L’Haven era lunga come due campi da calcio e alta come un palazzo di quindicipiani. L’Haven trasportava tonnellate di petrolio.In quel giorno di aprile si è alzata una nuvola di fumo che è durato per tre giorniinquinando il mare e l’aria che ci circonda. Poi è “affogata” al largo davanti alpromontorio Punta San Martino, adesso è in monitoraggio, cioè il suo relitto èsotto controllo continuo.A noi, anche se sappiamo che era un momento molto drammatico, sarebbe pia-ciuto esserci per vederla.Adesso i pesciolini ci hanno costruito la casa intorno, ci vivono gli anemoni dimare, le spugne e i gigli marini e nuotano intorno scorfani, orate e cernie.Ci hanno raccontato con tanta tanta fantasia, che una certa balena fa proprio lepulizie dentro alle stive e speriamo che pulisca bene.Ma per stare più tranquilli, i sub controllano che la vegetazione e i pesci stianosempre bene.Qualche anno fa, sul ponte della Haven hanno posato una statuetta del BambinoGesù di Praga, così anche nel mare potrà proteggere i sub e i naviganti e tenerelontano ogni pericolo.

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La petroliera Haven battente bandiera cipriota è stata costruita nel 1973 aCadice in Spagna.La nave è approdata a Genova il 7 Aprile 1991 con un carico di 224.000 tonnel-late di petrolio grezzo, di cui 80.000 scaricati nel porto di Multedo.Il 9 Aprile con le restanti 144.000 tonnellate a bordo, la nave si è spostata allargo della costa di Genova Voltri, dove verso le 12.30 dell’11 Aprile è avvenutauna esplosione a bordo con conseguente incendio di vaste proporzioni, che hacausato la morte di cinque uomini.L’incendio è durato per parecchi giorni e la nave è rimasta a galla, bruciando ilpetrolio che aveva nelle stive, per poi affondare a seguito di ripetute esplosionialle ore 10.30 del 14 Aprile 1991.I restanti 220 mt del relitto sono adagiati ora a un miglio e mezzo al largo delPorto ad una profondità di circa 80 mt. Negli anni seguenti gli addetti ai lavoriseguirono con scupolosa attenzione e costanti rilevamenti il relitto.Ora, appoggiandosi ai diving, è possibile effettuare immersioni su questo incre-dibile gigante. La Haven è attualmente il relitto più grande d’Europa e la suaesplorazione, condotta nel rispetto dei parametri di sicurezza, è un’esperienzaaffascinante e indimenticabile.

www.haven.it

La petroliera Haven

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La storia di Arenzano

Abbiamo rivisitato il passato di Arenzano per arricchire le nostre conoscenze eper meglio comprendere il lungo percorso della storia dell’uomo e dell’ambiente incui viviamo.Con ricerche, studi su vari libri, su internet e consultando vecchi documenti siamoriusciti a capire com’era Arenzano.

ALLE ORIGINILa fascia costiera, compresa tra lo scoglio di Sant’Andrea, presso Sestri Ponen-te, e Arenzano, nel corso dell’età del Ferro, era abitata dai LIGURI VITURI, divisain quattro tribù: i Votri, i Borzoi, i Mentovines e Langenses.I Viturii, stanziatisi nell’area arenzanese, erano costituiti da alcune famiglie dediteall’allevamento perché i pascoli della zona offrivano abbondante foraggio per leloro greggi.Le varie tribù di allevatori scambiavano e commerciavano tra loro tramite il barattoe conducevano un modesto livello di vita, che aveva come centro la famiglia.Nei tempi antichi il territorio di Arenzano era ricoperto da una fitta vegetazione, illitorale era più arretrato dell’attuale e alla foce i locali torrenti formavano dei piccoliestuari. In quel tempo la foce del Cantarena doveva costituire un porticciolo ripara-to che risaliva ad una breve piana costiera, in riva sinistra al torrente detta Lalia.Non si conosce bene la consistenza numerica delle varie tribù che abitavano sulsuolo arenzanese, ma si può supporre che Arenzano fosse una località fortificata,perché sul suo territorio esisteva una miniera aurifera nell’alta valle del torrenteLupara.L’intera area ligure, con la conquista romana appartenne così alla Gallia Cisalpinae anche Arenzano entrò a far parte dell’impero romano.Nel territorio arenzanese la via di Emilio Scauro, costruita nel 109 a.C., giunge-va da Vesima e da Terrarossa, proseguiva per la Lalia e il torrente Cantarena, siportava a monte dell’attuale via Dante Alighieri e raggiungeva Terralba, proseguen-do per la valle Lerone.Sempre i Romani introdussero nella zona di Arenzano la cultura dell’olivo determi-nando un certo mutamento nell’habitat vegetale sino ad allora coperto di pini.

Il toponimo Arentius, cioè della famiglia degli Arentii, potrebbe aver dato origine alnome Arenzano, come potrebbero essere stati i riferimenti al dio Giano, che alloraera adorato in Liguria (Ara-Jani cioé altare di Giano= Arenzano).Da più recenti ricerche, il nome potrebbe risultare anche dall’unione di due paroledi origine celtica HALEN, mare, e SINE, punta, cioè ALENSINE, punta del mare.Ma nell’antica Tabula Peutingeriana del III secolo, Arenzano viene indicato con iltermine HASTA, lancia, punta, derivato dal fatto che le tribù piantavano una lanciaper indicare il luogo in cui riunirsi.

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I toponimi

Cosa vuol dire TOPONOMASTICA? L’onomastico di Topolino? Un nuovo tipo digomma da masticare? No! Sembra strano, ma è lo studio dei nomi dei luoghi.Ogni sorgente, monte o vicolo di Arenzano porta un nome con un particolaresignificato: l’abbiamo sperimentato durante le nostre escursioni sul territorio.Le denominazioni bricu, pena, ciapa risalgono all’epoca preromana. Molte loca-lità prendono il nome dalle antiche divinità che qui venivano adorate: i primi altaridei liguri erano sulle vette dei monti e questo spiega il nome dei monti Camulà oCamulaio, che potrebbe aver preso il nome dal Dio ligure Camulo.Da un altro Dio ligure ebbero origine le località arenzanesi Punta Penna e PassoPenna. Il nome di queste zone montuose è testimonianza di un culto primitivo:Penn, nel linguaggio dei liguri montani significava “cima - sommità - vertice”, dacui il nome dedicato al Dio Penninus, poi sostituito con Giove.A tempi più recenti, ma altrettanto misteriosi, troviamo i toponimi Panagi, cherisale al nome bizantino della Madonna, Panàghia, mentre Gazu, Costa e Riu diGuàdi, Aguèta sono termini di origine germanica. La divinità protettrice delleacque era Ligeya. Nella zona arenzanese troviamo varie località legate all’ac-qua: la sorgente Ligia in Terrarossa, posta sopra le “Rocche da Ligia”, il Rio Ligiae la località Ligia nella zona del Rio Cantarena. Ma “Liggia” vuol dire anchebalza, dirupo franoso.Arenzano era una località dove si adorava Giano, come a Genova, dove il tempiodi questa divinità torreggiava sul colle che da lui prendeva il nome: ad ArenzanoIl tempio di Giano era collocato in Terrarossa.Se oggi vuoi vedere una statua di Giano prova a cercarla nel Parco NegrottoCambiaso: ha una sola testa con due volti, cioè guarda nello stesso tempo da-vanti (il futuro) e dietro (il passato). Anche noi con la nostra ricerca ci sentiamo unpo’ bifronti.La maggior parte dei toponimi arenzanesi è tuttavia d’origine più recente, facil-mente riconducibile al tipo di dialetto genovese che si parla ad Arenzano.La presenza di determinati tipi di animali o piante ha determinato l’origine deinomi di molte località tipo Sinsèa (zanzara), Cantarena (canta rana), Crou (cor-vo), Passo del Fico, Sersa (gelso) e così via.

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NEL MEDIOEVO NESSUNO SAPEVA COM’ERA IL MONDO

Messeri e MadonneAndiamo a cominciareIl viaggio pel nostro paeseDa narrare.Sovra il destrieroBalziam dritti e lestiPer le valli e le campagne errantiA scoprir de la storia il dolce tenebroso aspetto

Nel Medioevo Arenzano era divisa in due parti: Arenzano sottana e Arenzano so-prana.Nella parte sottana vi erano case semplici, le cui facciate erano rivolte verso ilmare, abitate da pescatori, da marinai, dai “calafati” e dai “ maestri d’ascia” chelavoravano nei cantieri navali arenzanesi, posti direttamente sulla spiaggia.Il “calafato” era colui che lavorava con la pece e con la stoppa. La sua giornatainiziava con il fuoco, perché metteva a sciogliere la sostanza, per poi rendereimpermeabile l’imbarcazione.Il “maestro d’ascia” era invece colui che si occupava della costruzione della strut-tura della barca.Dalla parte sottana si saliva verso la parte soprana rappresentata da Terralba,dove abitavano principalmente contadini e pastori.In quel tempo molti arenzanesi commerciavano con le loro navi con le coloniegenovesi.Il territorio di Arenzano venne dotato, in questo periodo, di una torre di avvistamento

edificata su Capo Panaggio.Sorgeva vicino alla foce del torrente Lerone: questa tor-re era in collegamento visivo con le torri di Savona e

di Noli ad occidente e con la lanterna di Genovaad oriente. Le torri servivano perl’avvistamento del nemico e dare il tem-pestivo allarme alla popolazione. In que-gli anni il Saraceno che veniva dal maresorprendeva, rubava, distruggeva e cat-turava prigionieri per ottenere poi riscattio farne degli schiavi.Aveva dunque enorme importanza nel si-stema difensivo dell’intero golfo di Ge-nova. Purtroppo questa torre è ora scom-parsa, inghiottita dalla Pineta diArenzano, con le sue nuove costruzioni.

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Arenzano fu saccheggiatanel 1559 dai Saraceni.Dopo quel terribile fatto fueretta l’altra torre, che co-munemente viene chiamata“Torre dei Saraceni”, cheè situata sulle pendici dellaCosta Boera, vicino al San-tuario del Bambino Gesù, cuiappartiene.Per lungo tempo è stata in-clusa nell’estesa proprietàPallavicini.Nei primi anni del 1800 è sta-ta ricostruita fedelmente sul-le stesse basi e con le stes-se caratteristiche della primi-tiva.

I soprannomi

Tante località hanno preso il nome dagli abitanti stessi, e a questo propositobisogna raccontare che i cognomi delle famiglie un tempo erano poco numerosie, per poter distinguere le persone una dall’altra, si erano aggiunti dei sopranno-mi di famiglia o personali determinati dalla professione, dalla provenienza, dacaratteristiche fisiche o di carattere. Ma la cosa più particolare è che ad Arenzanoil soprannome attribuito ai padri passava ai figli e poi ai nipoti e viene usatoancora oggi, divenendo spesso più importante del nome e cognome e rimanen-do il più importante elemento per individuare subito l’appartenenza di unarenzanese a questa o quella famiglia. Non c’è abbastanza spazio per elencarlitutti (ma potrete trovare l’elenco più completo nel libro di Baccicin Calcagno),perciò ve ne elenchiamo solo qualcuno: Grillu - Perseghin - Bottega Nova - Quat-tro sodi - Picettu - Ase - Tappa - Battimà - Petrigua - Cencio - Cialàn - Giaculla -Settetti - Bedettin - Cagascüi - Gaggia - Milandua - Maxioletta - Ciappûssa - Berodu- Levi - Gianü - Lallô - Pâxettu - Cafattu - Giastemma - Checchella - Bimbin -Zampetta - Barilà - Buniccu - Runcagge - Fûndu - Binellu - Paregua - Muinà -Sigaretta - Scirìa - Parpellin - Pursellüo - Ciüffu - Sette - Sacrestan - Bellelegne -Scialaudatu - Munsü - Ciccèlla - Frattin - Balletta - Ricca - Brü Brü - Sciusciarisu -Cucù.

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Il borgo di Arenzano contava due castelli che avevano scopo difensivo, perchémuniti di artiglieria, con spessore murario adeguato e pianta poligonale o circola-re, collocati proprio sulla costa.Uno era sulla punta del Pizzo e l’altro sul litorale davanti all’abitato.Non si posseggono ampie notizie storiche, ma si sa che esistevano e se neconoscono le linee architettoniche.Quello più antico è certamente quello della Punta del Pizzo, da dove dominaval’intera insenatura ed era chiamato “Castel del Pizzo”.Il secondo castello era ubicato sul litorale arenzanese a ponente del torrenteCantarena. Eretto probabilmente dopo il saccheggio saraceno del 1559, vennedemolito nel XIX secolo per l’ampliamento della via Aurelia. Nel palazzo comunale,sullo scalone, puoi vedere un cannone che pare sia proprio appartenuto a questocastello.

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FEDE E LAVORO

La doppia identità, marina e campagnoladi Arenzano, continuò nei secoli a ca-ratterizzare il suo progresso civile: èstato all’insegna di tali premesse che ilpaese si è ingrandito.La storia di Arenzano appare contras-segnata dalla dedizione della gente aivalori della fede e del lavoro. Oltre chedalla chiesa parrocchiale dei SS.Nazario e Celso e dalla confraternita diSanta Chiara, invitavano all’incontro conDio le presenze dei conventi dei FratiCappuccini e dei padri Somaschi, men-tre i problemi dell’esistenza terrena tro-vavano soluzione nello svolgimento dellavoro nelle cave di calce e nelle minie-re di rame della parte alta, nelle cartie-

re della valle Cantarena, sui campi col-tivati dei declivi collinari, lungo gli areniliattrezzati a cantieri e sui natanti grandie piccoli che prendevano il mare davan-ti alle case del paese, proprio sullaspiaggia.L’epoca moderna vede la nascita delleville dei signori cittadini.All’alba del 1700, mentre cessavano lepoco remunerative e dure attività mine-rarie, l’esperienza marinaresca degliarenzanesi più arditi si rivelò determi-nante per l’avvenire e questa attività fuincrementata, promuovendo un estesosviluppo della cantieristica locale, cheperdurò sino al Novecento.

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L’attuazione della nuova strada litoranea agli inizi dell’Ottocento e la costituzionedell’autonomia comunale determinarono il nuovo volto di Arenzano: come accade-va infatti per la maggior parte delle località rivierasche ponentine, il passaggiodella linea ferroviaria determinò una caduta di interesse per le attività tradizionali,aprendo le porte a quelle del turismo. L’antica via litoranea si allargò, divenneCorso Umberto I (l’attuale Corso Matteotti) venne costruita la passeggiata e sor-sero splendidi alberghi e stabilimenti balneari. Oggi l’industria turistica è ancoramolto fiorente ed Arenzano è una delle stazioni balneari più frequentate della Ri-viera Ligure di Ponente.

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Due passi in giro

TERRALBA E CABANIN

C’è un piccolo paesinocon tante casette,una piccola chiesa

con il campanile.Dietro c’è l’asilo

con un giardino per giocare.Questo è il paesino

di Terralba.

Terralba è stato il primo centro arenzanese. Di qui transitava la strada romana diEmilio Scauro. Il Vico di Terralba comprendeva allora il tempio e l’abitazione del“curator”, colui che aveva il compito di mantenere in ordine la via di comunicazionenel tratto che attraversava questo territorio.La località prendeva il nome da Terra-Arba (Terra Bianca) per la presenza di giaci-menti di tufo affioranti a poca profondità e comprendeva la zona antistante laChiesa di San Bartolomeo, la località “Motta” e le “Freghee”.Per arrivarci dal mare, si passa per località Cabanin cioè la zona tra Rue e Terralba,una zona ben soleggiata e molto fertile dove esistevano casette, le capannine (dacui il nome), con copertura in paglia o in “scandole”, tavolette di legno.Arenzano, già nel Medioevo, era dotato di un ospedale, situato proprio a Terralba:anche oggi qui si trova il nuovo ospedale della Colletta.Da Terralba, da Via Pecorara, si possono raggiungere il Curlo, punto panoramicocon una bella area pic-nic della Comunità Montana Argentea, o il Centro Ornito-logico in località Vaccà o, ancora, il rifugio Scarpegin, recentemente restaura-to grazie ai soci del Cai.

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S. Bartolomeoè la chiesa

più vecchia di Arenzanopiccola ma graziosa.

Di nottele stelle che brillano

la illuminanoe intorno a lei ci sono tante casette.

È la chiesa di San Bartolomeo. È proprio tanto accogliente e dietro ha ancheun ponte ed una collina. San “Bertumè”, è la festa “de meizann-e pinn-e”, dellemelanzane ripiene, quando la gente saliva dal paese a mare con i panieri, e facevamerenda nei prati intorno alla chiesa: era una festa familiare, antica. E alla sera leluci delle lanternine di carta illuminavano le strade come piccole stelle. Ai giorninostri la Festa di San Bartolomeo è ancora una festa familiare, sentita dalla gentedel posto: la sera del 24 agosto ha luogo la processione e la sera dopo si balla ilballo liscio sul piazzale dell’asilo, garantite ancor oggi le melanzane ripiene.In poco tempo il paesaggio di Terralba è ben cambiato.Nel 2000 nel casone diroccato è nato un bel museo, il Muvita, hanno fatto nuoviposteggi e nuove case. Terralba sembra proprio rifiorita.

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Il casone

Non si sa chi lo chiamò per primo “casone”: di sicuro è grande come un’arca,sembra una barca alla rovescia!Di proprietà della famiglia Pallavicini che ad Arenzano nel 1558 acquistò variterreni, e sviluppò nelle valli del Lerone e del Cantarena l’industria della carta.Nel Seicento GioAndrea Pallavicini fece costruire dai fratelli Faustino e LuigiPedevilla questa grossa cartiera alimentata dall’acqua che dal ponte Negroneconfluisce nella Val del Lerone, con il tetto a forma di carena di barca rovesciata.L’acquedotto ancora oggi porta il nome della moglie di Giovanni Andrea: DoroteaNegrone Bendinelli. L’attività proseguì fino a quando, nel 1858, la cartiera venne

trasformata da France-sco Pallavicini in unafilanda di cotone. In se-guito il casone fu utiliz-zato per abitazioni e perla scuola.Una curiosità: negli anniTrenta qui insegnò il ma-estro Giorgio Caproni, ilnoto poeta che ancora èricordato con affetto daquelli che furono i suoi al-lievi.

Oggi ospita il Muvita - Agenzia Provinciale per l’ambiente, l’energia e l’innovazio-ne, centro di animazione culturale, il cui obiettivo principale è contribuire allosviluppo di una sensibilità collettiva rispettosa tanto dell’habitat naturale quantodi quello costruito dall’uomo con la sua scienza e la sua arte. Fra i centri scientificiinterattivi, è l’unico - non solo in Italia - ad essere interamente dedicato alletematiche ambientali, ed è il primo a proporsi esplicitamente come strumento dieducazione in vista di un modello di crescita durevole che tenga conto dellaqualità della vita. Il “Muvita” è stato ristrutturato su quattro li-velli: i primi due sono adibiti ad aree espositive, il terzoè destinato ai servizi di supporto (mediateca, labo-ratorio biochimico etc.), il quarto ad Auditoriumpronto a ospitare convegni, convention, ma an-che spettacoli, concerti, mostre, eventi.Qui ha sede anche l’EnteRegionale Parco delBeigua.www.muvita.it -www.parcobeigua.it

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TERRAROSSA

Tra ulivi e l’autostrada, la località Terrarossa, ospi-ta tradizioni lontane. Oggi qui trovi tanti orti sullefasce a terrazza e piccole casette ordinate congiardini e fiori che godono una splendida vista suArenzano.

Qui abitavano i coniugi Lucia e Paolo StamatyRodocanachi. Lucia era una valente scrittrice (masapeva preparare anche ottime torte pasqualine),Paolo, di origine greca, era un pittore che diArenzano ha lasciato bellissimi ritratti, uno deiquali (qui a fianco) puoi vedere nella sala consiliaredel Comune.

Nel dopoguerra nella loro casa e nelloro giardino, spesso venivano ospitipoeti ed artisti come Eugenio Mon-tale, Camillo Sbarbaro, Carlo EmilioGadda, Carlo Bo.Sull’Aurelia, nascosta tra le case, c’èla piccola chiesa di San Sebastiano,che un tempo ospitava il primo cimi-tero del paese. Venne distrutta da unaviolenta mareggiata nel 1820 e poiriedificata nelle forme attuali.

I terrazzamenti

Poiché è molto difficile arare e irrigare un territorio in pendio, il contadino ligureha aguzzato l’ingegno e ha trasformato il pendio in una specie di enorme gradi-nata detta terrazzamento.Il terrazzamento permette di piantare sulle fasce così realizzate viti, olivi o altrialberi in filari regolari; facilita l’uso dell’aratro e soprattutto evita l’azione delleacque piovane che nei campi in pendio trascinano a valle il terriccio arato difresco.Naturalmente per ottenere terreni in piano, più adatti all’agricoltura, l’uomo hacostruito muretti a secco (cioè utilizzando solo pietre per la costruzione, senzacalce o collante), ha rimosso il terreno, in definitiva ha modificato l’ambiente. Inquesto modo sono nati alcuni dei più famosi paesaggi italiani.Ricordiamo gli estesi terrazzamenti delle Cinque Terre, sulle scoscese costedella Liguria.Ad Arenzano si trovano in Terrarossa, Cantarena e Terralba.

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CENTRO STORICO

A crêuza: via Capitan Romeo e piazza Nastrè

Il piccolo villaggio che si trovava adArenzano in tempi antichissimi dovevaessere un VICO abitato da poche cen-tinaia di persone, forse due o trecentoe i capi famiglia dovevano essere in partepescatori, in parte contadini ed in parteallevatori. Quel piccolo nucleo di caseprimitive molto probabilmente sorgevaal centro del nucleo storico attuale.Qui troviamo le rettorie Croxetta,Nastrè, Maen-a.

Uno due tre conto fino a trentatrè.Ecco piazza Nastrè.Sono arrivati i bambini che brillanocome lucenti pesciolini.A piazza Nastrè ci vanno i bebèe le signorine pazze per i motorinie dai capelli con i brillantini.Piazza Nastrè è il centro storicopiù bello che c’è.A piazza Nastrè mentre dalle casetteocchieggiano arzille le vecchiettenoi giochiamo con un micino o a nascondino.A Nastré l’orologio è un re,le ore romane da Roma son arrivatee sull’orologio son planate.Piazza Nastrè di qua non ce ne andiamo,perché Piazza Nastrè noi l’amiamo!

Il Carruggio o Crêusa, come si chiamaqui, è una delle strade più antiche diArenzano, e anche la più frequentataperché qui ci sono tutti i negozi, ma nondimostra proprio gli anni che ha. Da ViaCapitan Romeo, si divide in Via SerafinoMaria Rapallo, che porta direttamenteal mare, e Via Edoardo Ghiglini, cheporta al mare attraverso la piazza DavidChiossone, che però tutti conosconocome Piazzetta Nastrè.

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Una volta qui c’erano i“Treuggi”, i lavatoi dovele nostre nonne andava-no a lavare i panni e doveoggi gli anziani si sie-dono sulle panchine, al-l’ombra degli alberi, men-tre i bambini giocanosenza pericolo di mac-chine. Nastrè potrebbevoler dire “In a strè”, nel-la strada, ma anche “luo-go fuori dalla cintamuraria”, dal latino Ex-tra moenia, fuori dallemura, ridotto a STRA, epoi STRE.

Se sei un tipo con la testa fra le nuvole, forse riuscirai a vedere il “mascherone”, unfaccione di terracotta che ti guarda con la sua aria stupefatta e le sue orecchie asventola dall’alto del cornicione di una casa all’angolo di Nastrè. Non si sa chil’abbia scolpita e che significato abbia, tutti l’hanno sempre vista lì e dicono portifortuna: comunque, è un bel mistero!

Su un palazzo in piazza Nastrè è disegnata una meridiana, cioè un orologio sola-re: “Sine sole sileo” c’è scritto in latino e vuol dire “senza sole sto zitta”.

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In via Capitan Romeo c’è tantagente sempre di corsa e indaffarata.I bambini vogliono il gelato e poiandare al mercato.Tanta gente in allegria per questa via,rubinetti con l’acqua frescache piace ai bambinetti.

Via Capitan Romeo,tu sei un antico vicolo,stretto fra vecchi portonicon artistici mascheroni.Sulla strada lastricatatanta gente passae pochi si accorgonodei nobili grifoni.I fiori ci salutanodai vecchi balconi,mentre il sole tramontasui tuoi tetti d’ardesia.

Capitan Romeo

Capitan Romeo era uncorsaro ligure, esplorato-re del Mediterraneo ecommerciante.I suoi viaggi si spingeva-no fino a Cadice in Spa-gna dove vi si recavaabitualmente due voltel’anno e portava cartafabbricata dalle cartieredi Arenzano e telerie del-le nostre zone e riporta-va pepe, noce moscata,tè e chiodi di garofano.Nel 1744 , mentre era diritorno da Cadice, fu colto di sorpresa nei pressi di Arenzano da alcune naviinglesi, che senza troppe scuse distrussero la nave appiccandovi il fuoco e di-struggendo tutto il materiale che Capitan Romeo aveva portato dalla Spagna.La vendetta di Capitan Romeo venne 4 anni dopo, durante la guerra del 1747,guerra tra gli Austro- Sardi coadiuvati dagli Inglesi contro la Repubblica Ligure,aiutata dai Franco- Spagnoli.Il 6 Aprile del 1748 una grossa nave britannica che operava in appoggio degliAustro- Sardi fu da lui catturata e nello stesso anno catturò altre due navetteinglesi cariche di granaglie, sale e munizioni e ne liberò altre due francesi pros-sime a restar preda di due navi inglesi che le inseguivano. Capitan Romeo èsolo uno dei tanti capitani di navi di Arenzano, come Andrea Vento, Luigi Sirombra,Damiano Tixe, Giovanni Roletti, Antonio Ghigliotti, Bartolomeo Calcagno e tantialtri, alcuni corsari, altri benefattori, a volte tutte e due le cose, ma che non dimen-ticavano la loro città.

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Via Domenico Bocca

Il signor Pericle Robello ci ha portato alcunefotografie di un trenino che sbuffavae nuvole di fumo fuori mandava.

Nel 1898 passò il treno da Arenzanoe per molti abituati alle carrozze con cavalli,il mostro di ferro fu un portentoperché andava più veloce del vento.

Un signore con la bandierinaavvisava che il treno arrivava,poi ci fu il passaggio a livelloe la sbarra sostituì il cancello.

Oggi il percorso della ferrovia è diventato un grande slargo nel cuore del paese,Via Domenico Bocca, dove giochiamo, andiamo in bici o sui pattini, o soltanto sipasseggia e si fanno due chiacchiere.

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È tanto bella anche la piazzetta Co-lombo, con il suo antico pozzo, e quelladel Vecchio Municipio, Palazzo San-t’Antonio, sul lungomare, dove oggihanno sede la Biblioteca Mazzini e ilCentro storico Tore di Saraceni: que-sto palazzo nasce come chiesa dedi-cata a Sant’Antonio e S. Bartolomeo,eretta nel 1749 per un voto fatto da uncapitano portoghese, BartolomeoCanthelo, che aveva sposato un’aren-zanese. Nel 1800 la chiesa fusconsacrata, utilizzata come magazzi-no, venne costruita la terrazza e diven-ne poi sede del Comune fino agli anniOttanta.

Dietro il palazzo c’è la piazza SimonBolivar, un generale venezuelano chenel 1813 liberò il Venezuela dal domi-nio degli spagnoli e fu chiamato ilLibertador: questa statua è qui perchéun capitano di lungo corso arenzanese,Bartolomeo Calcagno, nell’Ottocentorisalì l’Orinoco e per questa impresa ri-cevette l’onorificenza del Libertador.

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Via Sauli Pallavicino

Dalla passeggiata, all’altezza di uno dei due semafori del paese (l’altro è in fondoa Via Unità d’Italia) sale Via Sauli Pallavicino, che, verticale come la Crêusa,arriva fino alla Chiesa Parrocchiale, tra il centro storico e il Parco della Villa SauliPallavicino.In questa strada finalmente hanno riaperto il cinema Italia, che è stato a lungochiuso: ora c’è anche una bella piazza con il bar e il monumento di Adriano Leverone

ai Combattenti perla Libertà.Qui un tempo c’erail convento seicen-tesco dei Cappuc-cini, poi dopo la se-conda guerra mon-diale hanno avutola bella idea di de-molirlo, perché erarovinato, e di co-struirci al suo postole scuole medie.Sono intitolate aEdoardo Chios-sone.

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Edoardo Chiossone

Edoardo Chiossone (1833-1898), arenzanese, fu pittoree incisore. Nel 1874 il Gover-no Meiji in Giappone era allaricerca di uomini e mezzi chepermettessero lo sviluppo tec-nologico della nascente nazio-ne giapponese. Chiossone fuinvitato a Tokyo e gli venne of-ferto un contratto per fondaree dirigere la nuova OfficinaCarte e Valori del Ministerodelle Finanze: trasferitosi inGiappone nel gennaio 1875,vi rimase tutta la vita.Chiossone, detto Chiosso-san,incise la stampa per i bigliettidi banca giapponesi e fu il pit-tore-ritrattista nonché fotogra-fo dell’aristocrazia Meiji, alloradominante (1868-1912).Chiossone ebbe il grandemerito di comprendere unacultura molto lontana dalla no-stra: durante la sua permanen-za in Giappone, durata ben 23anni, raccolse numerosi pre-ziosi oggetti d’arte orientale (circa 15.000 pezzi) che all’epoca il mercatoantiquariale offriva in abbondanza.Aveva imparato la sua arte a Genova e ad essa ritornò, ordinando nel propriotestamento che l’intera collezione fosse offerta all’Accademia Ligustica di BelleArti.Questo fatto lo porta alla ribalta del mondo, dopo la fondazione del suo museo, ilMuseo d’Arte Orientale che si trova a Genova a Villetta Dinegro. Chiossone morì

a Tokyo nel 1898 e fu sepolto nel cimitero di Aoyama, dove le suespoglie si trovano ancora oggi. In segno di amicizia verso la città che ha

dato i natali a questo importante e colto personaggio, neglianni Sessanta l’imperatore del Giappone inviò indono ad Arenzano dei bellissimi alberi di ciliegio:

uno di questi offre ancora oggi una spettacolarefioritura in primavera, in via Sauli, nell’aiuola de-dicata ai caduti.

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CANTARENA

È la valle che segue tutto il corso del torrente da cui prende il nome: è una zonamolto verde dove, grazie all’abbondanza di acqua e di vento, sorsero le cartiere.L’industria della carta a Genova e a Voltri raggiunse rinomanza mondiale dal seco-lo XVI. Gli edifici da carta trovavano i siti più idonei nelle vallate dell’immediatoentroterra litoraneo, tra cui in particolare le valli Cantarena, Lerone (Arenzano),Cerusa, Leira (Voltri). La Val Cantarena conserva ancora numerosi edifici da carta.Questa valle è ricca di orti e coltivazioni a terrazza e serre. La strada si arrampicain salita, è stretta e spesso se si incontra una macchina bisogna far marcia indie-tro. C’è sempre molto silenzio, tranne che d’estate quando le rane (che si pensaabbiano dato il nome alla zona) fanno dei gran coretti.

CAMPO

Nella valle del Lerone, che segue il confine con Cogoleto, è situata la localitàCampo. La parte a mare è occupata dai capannoni industriali, ma, salendo versoi monti, il paesaggio si fa agricolo con orti e vecchi casolari oggi finemente ristrut-turati.

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PINETA

È un grande quartiere costruito su un pro-montorio a picco sul mare, il Capo S.Martino, con belle case, viali e vialetti congiardini, i prati verdeggianti dei campi da golf.Un tempo era la riserva di caccia dei Mar-chesi ma negli anni ‘60 è diventata centroresidenziale turistico, con le belle spiaggedi Marina Piccola e Marina Grande. Per en-trare in pineta ci sono i passaggi con i guar-diani, perché è un complesso privato: si puòinvece andare al Portichetto, dove ci sonoanche un grande campo con i giochi per i

bambini, la chiesetta di San Martino e i negozi.La pineta è circondata dal mare, quando c’è la mareggiata si sente profumo disalsedine. Ci sono i pini marittimi alti come palazzi, e fiori. La mattina si sentesolo il cinguettio degli uccellini o il pulmino della scuola che arriva.

RUE

Cerchiamo nelle foto del passato la stazione nuova, ma vediamosolo orti e campi ai piedi del santuario: è un quartiere nuovo, oggimolto abitato, che va da Piazza Toso a Via Terralba.Ma un tempo,intorno al torrente Seilughi, erano presenti abbondanti querceti, dacui il nome Rue, da “rovere”.

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Le chiese

SANTUARIO DEL GESÙ BAMBINO DI PRAGA

Arenzano è la città di Gesù Bambino, dovesi trova il Santuario a lui dedicato: è curatodai Padri Carmelitani Scalzi, l’ordine religio-so che ne ha promosso la devozione a parti-re dal XVI secolo in Boemia. L’origine del San-tuario arenzanese risale al 1900 quando ilPriore del piccolo convento carmelitano lo-cale, fondato nel 1889, appese nella cappel-la interna dedicata a Santa Teresa, un qua-dro del Bambino Gesù. Da allora si diffusel’adorazione da parte dei fedeli liguri, talmen-te forte da ispirare la costruzione di un piùampio santuario. Nel 1904 fu posta la primapietra e nel 1908 la chiesa fu benedetta: manel 1929 venne ampliato mentre al 1962 risale l’ultima grande sistemazione inter-na ed esterna del complesso. Durante questo periodo molti interventi miracolosifurono attribuiti all’intercessione di Gesù Bambino. Numerosi gli ex voto ai quali èdedicata una cappella.

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Al Santuario, arricchito da grandi sculture maioliche,si giunge salendo un ampia scalinata con antistantela colonna con la statua dorata del Bambino Gesù.Sulla facciata sono collocate le statue in bronzo del-la Vergine e di San Giuseppe di Giuseppe Galletti. Icolori dei marmi spaziano dal bianco crema al ros-so di maremma con vetrate istoriate, affreschi dipregio e le grandi sculture in ceramica di AngeloBiancini che rivestono le pareti interne.All’ombra della basilica sorge il Seminario per lacura e l’opera delle vocazioni: è una vera famiglia,dove i ragazzi da 10 ai 19 anni vengono educati aivalori religiosi e possono poi diventare sacerdotio missionari.

È presente anche la mostra missiona-ria dell’artigianato africano : dal 1971infatti i Carmelitani Liguri sono presen-ti nella Repubblica Centrafricana conla loro attività. Altro vanto del San-tuario è il Presepe Artistico Perma-nente, il più famoso presepe in cera-mica della Liguria realizzato da EliseoSalino di Albisola.

Il Santuario, situato nel centro di Arenzano,dispone di ampio parcheggio auto epulmann, di un’area di sosta pellegrini conannesso parco munito di tavole e pancheper il ristoro ed il pranzo al sacco e da al-cuni esercizi che si trovano in prossimitàdel Santuario; dispone inoltre di una salaper concerti e congressi (Sala Teresiana),e di un giardino botanico.

Il 1 settembre 2001 Arenzano è stata consacrata Città di Gesù Bambino con unasolenne celebrazione sul Lungomare, dove è stata benedetta un effige delBambinello sul Molo di Ponente.

La principale festa dedicata al Gesù Bambino si celebra il primo weekend disettembre e si svolge con la processione e l’ostensione della sacra statuetta albacio dei fedeli: c’è sempre molta affluenza alle tradizionali bancarelle nel vialeche porta dal centro alla chiesa.A Natale puoi anche visitare la mostra concorso dei bambini dedicata al Natale.

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PARROCCHIA SS. NAZARIO E CELSO

Il culto per i SS. Nazario e Celso ha in Arenzano origini antichissime e la celebra-zione, ricordata con particolare solennità da tutta la popolazione il 28 luglio, coin-cide con il giorno del loro martirio, avvenuto per decapitazione in Milano nel 68 d.c.Nazario e Celso sono considerati i primi evangelizzatori della Liguria e pare che sisiano soffermati in Arenzano dove, nel 1100, fu loro dedicata la cappella che poiverrà eretta in Parrocchia nel 1310. Fu ampliata nel corso dei secoli, e nel 1703l’architetto ligure Padre Marino, frate agostiniano, al secolo Antonio Maria Ricca,progettò la splendida chiesa barocca in forma di vasta aula ottagonale sormontatada un’ardita cupola. Prima della distruzione bellica la chiesa era ricca di molteopere d’arte e conteneva, tra l’altro, magnifici affreschi di Francesco Semino. Ilbombardamento aereo del 14 agosto 1944 causò la distruzione della cupola, rico-struita nel 1948.La festa patronale si festeggia il 28 luglio: ci sono tante bancarelle, la processionecon l’Arca dei Santi e i Crocefissi, e, alla fine, i fuochi artificiali.

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ARCICONFRATERNITA DI S. CHIARA

Accanto alla Parrocchia c’è l’Oratorio diSanta Chiara. Eretto nel 1400, vi ha sedela confraternita omonima, che è l’asso-ciazione esistente più antica diArenzano. Vanta notevoli tradizioni. Iconfratelli, perlopiù contadini e lavorato-ri dei cantieri navali “calafati e maestrid’ascia”, inizialmente fondarono l’Orato-rio con l’intento di testimoniare la pro-pria fede attraverso la flagellazione e lapenitenza, ma negli anni prevalse l’aspet-to assistenziale della Confraternita suquello della mortificazione, con manife-stazioni di solidarietà verso i più debolie bisognosi: nei secoli trascorsi l’orato-rio fu sempre un punto di riferimento nellavita sociale arenzanese ed ancor oggiè luogo di aggregazione molto frequen-tato.All’interno uno splendido altare di mar-mo finissimo ed intarsiato, il coro in le-gno lavorato: la buona acustica e la presenza di un organo ottocentesco consen-tono anche concerti durante tutto l’anno.Contiene anche la cassa professionale di Sant’Isidoro, qui celebrato con un alta-re: è il santo cosiddetto delle primizie, perché protegge il raccolto e il lavoro deicontadini, che gli hanno dedicato una bella festa, con l’arca trainata dai buoi,insieme alla Comunità Montana Argentea il primo sabato di luglio.

Il12 agosto invece si fe-steggia la santa Chiara,con la processione deiCrocifissi e dell’arca del-la Santa che scaccia isoldati con l’ostensorio:la sera si accendono ilumini in mare, e questivanno al largo e nel buiosi vedono solo tanti pun-tini luminosi sul marecome stelline cadute inacqua.

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SANTUARIO DELLE OLIVETTE

Il Santuario di Nostra Signora delle Olivette, sotto la collina Bicocca guarda lastrada dall’alto di una scalinata in pietra tra gli ulivi: da qui, dove comincia larettoria Oivette (Olivette), l’occhio non si sazia di guardare ville, alberi e il golfo diArenzano. Il Santuario ha questo nome per i tanti alberi di ulivo chela circondavano quando nel Seicento venne costruita la cappellettadi Nostra Signora Nunziata del Romito (perché qui viveva un eremi-ta): all’interno c’è una bella statua della Madonna, con la frontechiara e gli occhi rivolti a terra, dentro a una nicchia ornata di colon-ne e altre decorazioni. Numerosi sono i racconti di grazie ricevuteda questa Madonnina come le guarigioni di Caterina, moglie diRaimondo Tixe, come racconta una lapide nel Santuario, di MariaGeronima Barbieri o i pericoli superati dai naviganti in mare che l’avevano invoca-ta. Il Capitano Antonio Ghigliotti nel 1858 fece costruire la facciata per la graziaricevuta da una malattia.

Presto qui troverà collocazione una mostra permanente delle tradizioni marinare,a cura dell’Associazione Amici di Arenzano, con l’esposizione delle attrezzatureutilizzate dai maestri d’ascia e dai calafati per costruire le barche.

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Le ville

I nobili genovesi, in passato avevano in riviera le loro ville, residenze estive maanche vere e proprie aziende produttive agricole. Gli orti che un tempo le circon-davano, oggi sono diventati bellissimi giardini.

VILLA E PARCO NEGROTTO CAMBIASO

La più celebre villa di Arenzano, che dal1981 appartiene al Comune, è la VillaNegrotto Cambiaso, fatta costruire dalmarchese Alessandro Pallavicino.Nacque nel XVI secolo su ordine diTobia Pallavicino su un precedentecastelletto del XIII secolo: l’edificio pre-sentava anche una torre, mediante laquale si entrava nel palazzo per mezzo di un ponte levatoio e tutt’intorno vi eranocampi.Questa seconda strada, era abbellita da molte opere d’arte, come ponti, grotte,graziose cascate d’acqua, statue e busti di marmo, peschiere e archi di trionfo,decorati con pregevoli iscrizioni latine.Nel 1825 Alessandro Pallavicino fece sistemare, su disegno dell’ingegnere sviz-zero Ippolito Cremona, i giardini intorno al castello: la villa, allora, era circondatada due lunghe strade carrozzabili, l’una delle quali si dirigeva a ponente e condu-

ceva sul colle dei PianiPanaggi, costeggiandouna grande peschiera,l’altra si dirigeva a levan-te, in località Ciliegia.Nel 1880 fu la MarchesaSauli Pallavicino, sposa-ta Negrotto Cambiaso, aincaricare l’architettoLuigi Rovelli di trasforma-re il castello secondo ilgusto romantico emedievaleggiante del-l’epoca: furono aggiuntii merli e rialzata la torrecon un grande loggiato.

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Il Confuoco

Una tradizionale manifestazione che si svolge a Natale ad Arenzano nel castel-lo è il Confuoco, organizzata dall’Associazione Centro Storico Tore dei Saracenicon il Comune.In Liguria i rappresentanti delle comunità si recavano alla vigilia di Natale aprestare giuramento di fedeltà. Innalzando lo stendardo della propria città, ilCapopolo o Abate arrivava al Palazzo del governo. Seguiva una cerimonia disaluti beneaugurali con il Doge (a Genova) o con il governante della città. L’aba-te offriva il “Confeugu “, un grande tronco di alloro accompagnato dai prodottidella terra . La sera al suono dell’Ave Maria si scendeva in piazza e si appiccavail fuoco all’alloro in nome di Dio e dei Santi protettori.Ad Arenzano si festeggia con i canti tradizionali delle belle voci delle donne incostume accompagnate dalla Banda Musicale Città di Arenzano : davanti alConfuoco si consumano il pandolce e la torta che ogni anno presenta lo stemmadi un diverso rione arenzanese.

La villa, dove oggi ci sono gli uffici del Comune, fu restaurata e ampliata: bisognavisitare la sala delle feste, dove oggi si riunisce il Consiglio comunale, e dovetroneggia un camino di marmo giallo di Siena, scolpito da sei operai che vi lavora-rono per tre anni.Qui e sulla terrazza, prima di Natale, si svolge il Confuoco.

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La villa ospitò personaggi illustri, comela regina Margherita di Savoia, Luigi diSavoia duca degli Abruzzi con l’ammi-raglio Cagni, promotori della spedizio-ne polare artica nel 1899, il famoso in-ventore Guglielmo Marconi e la reginaElena.L’ultima proprietaria è stata la Marche-sa Carlotta Cattaneo Adorno.

Quale indispensabile completamentodella villa, fu trasformato anche il par-co, all’inglese, cioè ricreando atmosfe-re romantiche. E infatti passeggiare nelparco è emozionante: c’è il borgo me-dievale con merlature e torrette, dovesembra che da un momento all’altrospunti un cavaliere con l’armatura, e unvero e proprio giardino botanico, arric-chito con alberi rari per la Liguria cheoggi hanno più di cent’anni e hanno rag-giunto dimensioni da giganti, come ilmaestoso cedro del Libano o la canfora.Là dove oggi c’è il campo dei giochi peri bambini, c’era un lago e dappertuttonel parco laghetti e ruscelli e cascate egrotte, dove oggi vivono beate papere eanatre e tartarughe e cigni .Se è una bella giornata, nel pomeriggiodopo la scuola, si può fare un giro sulcalessino tirato dal cavallino Pipetto.Se vuoi puoi anche andare a dire unapreghierina davanti alla cappelletta del-

la Madonna, nella parte superiore, die-tro il castello.

A volte senti delle grida paurose: ma nonè il fantasma del castello, sono i pavoniche vivono nel parco, ma li puoi trovareun po’ da tutte le parti e a volte anche inpaese, quando vanno a caccia di bri-ciole di merende. Se sei fortunato, li vedianche fare la ruota, soprattutto a mag-gio, quando si innamorano delle loroscostanti pavoncine.

Se invece ti sembra di sentire suonaretrombe e tamburi, non stai sognando:nella casetta vicino alla serra, dove untempo c’erano le scuderie, ha sede oggila Banda Musicale “Antonio Parodi” cit-tà di Arenzano.

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La serra déco è stata costruita nel1931 per volontà della marchesa MatildeNegrotto Cambiaso Giustiniani dall’ar-chitetto Lamberto Cusani, che la pro-gettò ispirandosi ad esempiottocenteschi ed inglesi di serre in ve-tro e ferro. Fu inaugurata da Umberto diSavoia, ultimo re d’Italia e dalla princi-pessa Mafalda, poi morta nel campo disterminio a Mauthausen.La serra è stata di recente completa-mente restaurata grazie anche al con-tributo economico offerto dalla Comuni-tà Europea: al suo interno ogni prima-vera, il Comune organizza FlorArte, acura del circolo culturale Amici diNastrè, mostra che presental’abbinamento di opere d’arte di impor-tanti artisti e di composizioni floreali adesse ispirate.

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VILLA FIGOLI

Situata sul Lungomare, per maestositàdi ricchezze e di opere artistiche VillaFigoli des Geneys, fu cantata dal poetaGiosuè Carducci, che ne fu ospite nel1889, e che si innamorò talmente diArenzano da scrivere questi versi:

O tra i placidi olivi, tra i cedri e le palme sedentebella Arenzano al riso de la ligure piaggia;

Operosa vecchiezza t’illustra, serena t’adornasignoril grazia e il dolce di Giovinezza lume;

facil corre in te l’ora tra liete aspettanze e ricordicalmi, sì come l’aura tra la collina e il mare.

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VILLA MINA

La Villa è stata costruita nel 1928 e rappresenta un esempio di Arte floreale (Artnoveau): ne furono proprietari gli Scasso, poi i Graffigna e infine i fratelli Mina. Lavilla, oggi abitata da privati, si trova nel centro di Arenzano, di fronte alla ChiesaParrocchiale.Il Parco, gestito dalla Comunità Montana Argentea, riveste particolare interesseper la presenza di numerosi alberi monumentali secolari (lecci e cipressi), conviali di passeggio delimitati da cunette realizzate in “risseau”, la tipica decorazio-ne genovese con ciotoli di mare bianchi e neri (ad Arenzano la puoi trovare anchesul sagrato della chiesa): all’interno del parco è predisposto un percorso naturalisticoalla scoperta dei “Grandi alberi”, veri e propri monumenti naturali ultracentenari. E’inoltre possibile seguire un itinerario dei profumi e visitare l’orto giardino a disposi-zione dei bambini che qui fanno educazione ambientale.L’ingresso al Parco è situato in Via Cesare Battisti.

Villa Figoli era di proprietà della Fami-glia Grimaldi sin dal 1749, passò poi allaFamiglia Ferro e ancora alla Famiglia Pe-loso che la vendette ai conti Figoli, i qualila fecero restaurare come la vediamo daLuigi Rovelli. Attualmente proprietariadella Villa è l’Amministrazione Provin-ciale di Alessandria, è stata trasformatain colonia marina ed è visitabile su ri-chiesta. Spesso nell’ampio salone sisvolgono feste e intrattenimenti per gli ospiti, mentre nel parco ha luogo ogniestate lo stage internazionale di Danza con il Premio DanzArenzano Giovanidedicato a noi ragazzi.

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VILLA MADDALENA

Costruita dai Padri Somaschi nel 1690,passò poi in proprietà alla Marchesa DeMari, nata Ghiglini, che la vendette allaFamiglia Montereggio. Acquistata dal-l’Amministrazione Comunale diArenzano nel 1954, venne destinata allaScuola d’Avviamento Professionale.La Villa ha una Cappella fra le più belledi Arenzano, ad una sola navata, l’alta-re maggiore ha una pregevole icona diS.Maria Maddalena ed altri due altarilaterali, è decorata di preziosi stucchi;ha una sacrestia. Oggi in questa cap-pella ha sede il Teatro “Sipario Strappa-to”, che ha anche organizzato una scuo-la di recitazione per ragazzi.La villa, che si trova in Via Terralba, edè visibile dall’Aurelia, è sede di varie as-sociazioni sociali e sportive ed èvisitabile su richiesta alle stesse (Unitre,Il Sipario Strappato, Onde Sonore, Ac-cademia Musicale Teresiana, Polisportiva, Tennis Club Arenzano e Scout Cngei).L’unica persona che ancora vive qui è la signora Linda, che ti saprà raccontaretutto sulla storia di questo angolo antico.

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Le tradizioni

RENÇEN A-U MÂDal libro “Fa taxéi u coèu” di Nicola Robello – 1994

Riveddu u mae paisettu in sce-a riva:bellu, tranquillu, lambìu da-u mâ,i seu Ciantê e u pescàu che e raei u stîva,pe poi ciü tardi andà, lunxi a pescà.

Sentu u picchettìu di câfatti,aeti, inturnu â ciatta pe tütta ‘na giurnà,e sutta, tütti-i âtri che làuan da matti,a buscà legni o tôe da cegà.

Pe nuiatri l’êa sens’âtru ‘na gran festa,se puéimu andà a vedde ün bellu vâu,a ciatta c’a scurriva lesta lesta,per infiâse ‘nt’ün mâ sc-sciümûsu e ciaeu.

De tüttu questu, àua, gh’é ciü pocu e ninte,sulu quarcôsa de quellu mundu gh’é,‘na baracca a giane e verdi tinte,drentu (pe regordu) a-i Bagni de San Pê.

TraduzioneRivedo il mio paesello sulla riva,/ bello, tranquillo, lambito dal mare,/ i suoi cantie-ri e il pescatore che le reti stiva/ per poi più tardì, andar lontano a pescare.Sento il picchettio dei calafatti,/ alti, intorno alla chiatta per tutta una giornata,/ esotto, tutti gli altri che lavoran da matti,/ a sgrossar legni o tavole da piegare.Per noi era senz’altro una gran festa,/ se potevamo andare a vedere un bel varo,/la chiatta che scorreva lesta lesta,/ per infilarsi in un mare schiumoso e chiaro.Di tutto questo, adesso, rimane poco o niente,/ solo qualcosa di quel mondo c’è,/una baracca con gialle e verdi tinte,/ dentro (per ricordo) ai Bagni di San Pietro.

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FILASTROCCHE

Arenzano, come tutta la Liguria detiene un vasto patrimonio di canti, fiabe e pro-verbi.Abbiamo provato, consultando vari libri, a trascrivere alcune filastrocche legatealla nostra età, cercando di capire il significato ed imparandone qualcuna a me-moria.Ve le presentiamo perché nel corso degli anni rimangano radici del nostro esserestato e per il nostro futuro.

Questa a l’è l’oéggia bellaquesta a l’è sò sorellaquesto o l’è l’eugginquesto o l’è seu fraeinquesta a l’è a ciassa grandeco-a pòrta da gexae tutti i frattine questo o l’è o campanindin din din.

Scialla scialla che ven o papàchi sa cös’o portià,ïna borsa recammâtutta pinn-a de dinae.

Luiggi Luiggi Luigi Luigispella coniggi spella coniglio cotello o no taggia il coltello non tagliaLuiggi o s’arraggia. Luigi si arrabbia.

Eu, un ch’o cianze E, uno che piangecantaeghe messa grande cantategli messa grandeEu, un ch’o rïe E, uno che ridecattaeghe doe rostïe. comprategli due caldarroste.

Questa è l’orecchia bellaquesta è sua sorellaquesto è l’orecchinoquesto è il suo fratellinoquesta è la piazza grandecon la porta della chiesae tutti i fratinie questo è il campaniledin din din.

Scialla scialla che viene papàchissa che cosa porteràuna borsa ricamatatutta piena di soldi.

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GIOCHI DI IERI

Con l’aiuto del Sig. Robello, abbiamo appreso come giocavano i bambini “di ieri”.Pensate che una volta il bambino doveva giocare con le cose che aveva a disposi-zione come tappi , pezzi di legno, bacche, ecc. ed inventarsi nella strada fila-strocche e “ cose” che potessero liberare la voglia di sempre dello stare insiemegiocando.Abbiamo provato a scuola questi giochi (anche nelle ore di lezione!) pro-viamo anche ad improvvisarci atleti sui trampoli di latta . Che difficile!.. E proviamoa scrivere con la penna che si intinge nell’inchiostro e a giocare con i soldatini dipiombo o con altri giochi di legno o di stoffa. Ci accorgiamo di quanto fosse difficilegiocare con certi giochi, perché con alcuni proprio non ci riusciamo. Ci vuoiprovare anche tu a lanciare la lippa o a mantenere il cerchio in equilibrio?

LA LIPPA dove si faceva saltare un bastoncino, si doveva colpire con un bastonepiù lungo e poi cercare di mandarlo lontano.

I TAPPI DI LATTA con i quali si giocava a testa o croce oppure,dopo aver tracciato una pista sulla terra si doveva spingere il

tappo, che era stato messo sulla linea di parten-za, colpendolo con il pollice o l’indice per rag-giungere il traguardo prima degli altri.Si mettevano a volte i tappi sotto le rotaie deltram per renderli più brillanti e meglio appiattiti.

IL CERCHIO si doveva mantenere in equilibriocon un bastone e cercare di farlo rotolare.

I TRAMPOLI costruiti con lattine di pomodorodove si facevano passare delle corde. Si doveva camminare sopra cercando dimantenersi in equilibrio.

TUCCA E GAELLA con pietre piatte si dovevano colpire altre pietre che eranostate messe in fila. Secondo quali si riuscivano a colpire c’erano delle regoleprecise da seguire per prendere le pietre che spettavano per quel tiro.

GIODDUA trottola di legno. Chi la faceva girare per più tempo vinceva.

LA SERETTA un bambino si piegava e stringeva le caviglie con le mani in modoche un altro bambino potesse saltarlo.

IL GARICCIO per giocare si doveva fare un buco per terra, poi da lontano si tiravauna boccia di legno per far centro nel buco.

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LO SPIRILLO era un gioco che richiedeva l’utilizzo di un pezzo di legno appuntitoda un lato, lungo circa 10 cm e una paletta piatta lunga circa 50 cm.Lo scopo del gioco stava nel battere la punta del legno con la paletta e far alzareil legno e poi velocemente picchiarlo e farlo andare più lontano possibile. Vincevachi lo lanciava più veloce.

IL MONOPATTINO era molto diverso dal nostro per-ché era costruito da uno dei genitori o nonni con illegno.

LA BANSIGA era un’altalena per due bambini fattacon una tavola di legno messa in modo da potersidondolare stando seduti da una parte e dall’altra dan-dosi la spinta con i piedi.

SCIGUELLO specie di flauto fatto di legno per riu-scire a comporre melodie e accompagnare canzoni.

PATTONE nel gioco del pattone c’erano tanti bam-bini in cerchio, uno doveva girare all’esterno del cer-chio e dare una patta a chi voleva. Quello che avevaricevuto la patta doveva correre dalla parte opposta.Chi arrivava per primo poteva rimanere nel cerchio e l’altro doveva continuare.

ERBO DA COCCAGNA il gioco dell’albero della cuccagna consisteva nell’erigereun palo in mezzo ad una piazza, o in altri luoghi in occasione di feste popolari e losi insaponava. In cima al palo si appendevano polli , sacchetti con vari alimenti;chi riusciva ad arrampicarsi e ad afferrare un premio appeso se lo portava via.

RATTIN RATTIN bisognava formare un cerchio con dentro un bambino che faces-se il rattin (topolino), dopo di che un giocatore del cerchio faceva il cacciatore e traloro si svolgeva questo dialogo:- Rattin rattin cose ti fae in to me giardin? (Topolino topolino, cosa fai nel miogiardino?- Pitto l’uga moscatella. (Mangio l’uva moscatella)- Dammene un’axinella. (Dammene un’acinello.)- No te ne ve veuggio da. (Non te ne voglio dare.)- E mi te tio o pestello. (E io ti tiro il pestello.)- E mi te tio o mortà. (E io ti tiro il mortaio.)- E mi te vegno a ciappà (E io ti vengo a prendere.)Il topolino scappava dal cacciatore ed i bambini del cerchio formavano i ponti sottoi quali dovevano passare cacciatore e topolino. Se il cacciatore catturava il topolino,questo diventava prigioniero.

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PALLA AVVELENATA alcuni bambini rasenti al muro non dovevano essere colpitida un altro che lanciava la palla. Per evitare di essere colpiti dalla palla, i bambinisi dovevano spostare andando solo verso destra o sinistra. Chi veniva colpito pren-deva il posto del lanciatore.

NASCONDINO Si faceva una conta per vedere chi “stava sotto”, cioè quello checon gli occhi chiusi contava fino ad un certo numero mentre gli altri si nasconde-vano.Il primo che veniva visto stava sotto a sua volta, ma se un altro riusciva ad andarenel punto dove si contava (che si chiamava “Tana”) e dire “ liberi tutti”, continuavaa “star sotto” lo stesso bambino. Una delle conte più usate era questa: PassaPaperino con la pipa in bocca , guai a chi ce la tocca, ce l’hai toccata tu eall’inferno ci vai tu.

GIO D’ITALIA il gioco del giro d’Italia consisteva nel prendere dei coperchi dilucido da scarpe, con un gessetto bisognava disegnare la pista dove si spingeva ilcoperchio. Tirando a turno vinceva chi arrivava per primo al traguardo. La pistadoveva essere disegnata con delle curve; ogni concorrente assumeva il nome delproprio eroe del pedale. Questo gioco si poteva fare anche con i tappi delle botti-glie o con le biglie.

SOLDATINI DI PIOMBO ogni giocatore possedeva un esercito composto da sol-dati, ufficiali, cavalli e cannoni di piombo.Ciascun esercito disponeva della propria divisa dai colori sgargianti.Per completare un esercito si potevano fare scambi con gli altri bambini.

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Cucina arenzanese

La cucina tradizionale arenzanese non si distingue in modo particolare dalla ligure,ma, nonostante la tradizione marinara, si evidenzia la vocazione orto-frutticola :oltre al pesce, sono protagoniste le verdure dell’orto, utilizzate in particolare inminestroni e ripieni, i frutti estivi e le fragole. Dietro ogni piatto emerge il lavoro deicontadini e dei pescatori, si riconosce il ritmo delle stagioni.

Ecco una ricetta antica, nata ad Arenzano, emersa durante una ricerca fatta dairagazzi che hanno intervistato i loro nonni: il frascaieu.Prova a cucinarlo insieme ai genitori o ai nonni, e se ti è piaciuto chiedi all’UfficioTuristico il libretto delle nostre ricette, pubblicato da Coop con i Comuni di Arenzanoe Cogoleto, la scuola e l’associazione Tore di Saraceni.

FRASCAIEU

1000 g. di verdura mista300 g. farina di granoolio extra vergine d’olivaformaggio granasale

Si prepara un minestrone e sischiaccia la verdura (carote, ci-polle bietole, patate, fagioli, se-dano…). Se è un minestronedenso, allungare con un po’d’acqua e portare a bollore, poiversare direttamente la farinabianca a pioggia e mescolareevitando la formazione di gru-mi. Cuocere per 15-20 minutifino ad ottenere la consisten-za della polenta; mettere sultagliere, e quando è un po’ fred-data condire con olio d’oliva eformaggio grana.

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Dove puoi saperne di più

www.comune.arenzano.ge.itwww.arenzanoinfo.itwww.arenzanooggi.itwww.arenzanotracieloemare.itwww.parrocchiadiarenzano.itwww.gesubambino.orgwww.seminarioarenzano.itwww.corogbchiossone.tkwww.ccr-arenzano.orgwww.arenzanoscuola.itwww.cmargentea.itwww.parcobeigua.itwww.alilandia.it

POLISPORTIVA ARENZANOVia Terralba, 87 (Villa Maddalena)Attività: ATLETICA Tel. 010.9124719 –349.6046431; CANOA KAJAK Tel.010.9123140 ; GINNASTICA Tel. 010.9131147–010.9110331; PALLAVOLO Tel.328.3135605- bocciodromo BOCCIOFILA TOSO - Piazzale del Mare –Tel. 010.913.43.70- calcioCAMPO NAZARIO GAMBINO – Via ValLerone – Polisportiva Sez. CalcioTEAM FUORI GIRI Via Marconi 196 – Tel010 9110318- divingHAVEN DIVING CENTER – Via del Porto 6– Tel 010.9113071 – 3389275857

www.lipu.itwww.muvita.itwww.maremontiarenzano.orgwww.altaviacmargentea.netwww.cearivierabeigua.itwww.accademiateresiana.orgwww.danzalessandria.itwww.ilsipariostrappato.itwww.unitre.orgwww.comunionepinetadiarenzano.itwww.wwf . i twww.havendiving.comwww.onde-sonore.it

- Il Centro storico Tore di Saraceni riceve nel palazzo S.Antonio il sabato dalle 15 alle 17.- Centro di Via Carlin, 16 - 010.911.07.78 - Tel. 338 482.92.07, Centro Melograno e Spazioragazzi: attivo in anno scolastico, d’estate centro estivo. Il Consiglio Comunale dei Ragazzi siriunisce tutti i mercoledì dalle 16 alle 17.30- Parrocchia SS.Nazario e Celso – Piazza Anselmo, 1 – Tel. 010.912.74.70- Santuario del Gesù Bambino di Praga – Piazza S.Bambino, 1 – Tel.010.912.73.86- Comunità Montana Argentea – Piazza Allende, 4 - Tel. 010.912.3062- Muvita – Via Marconi, 165 – Tel. 010.910.001- Ente Parco del Beigua – Via Marconi, 165 – Tel. 010. 859.03.00- Biblioteca G. Mazzini – Piazza Bolivar – Tel. 010.913.82.78- IAT Ufficio di Informazione e Accoglienza Turistica - Lungomare Kennedy - Tel.010.912.75.81

- equitazioneHORSE RIDING CENTRE – Via di Fran-cia – Tel. 010.912.32.60- golf GOLF TENNIS CLUB - Via del Golf, 3(Pineta) tel. 010.9111817- piscinaRARI NANTES ARENZANO – PiazzaRodocanachi, 8- Tel. 010912.63.22- palestrePALESTRA COMUNALE - Via Leopardi 26A.S.D. CALIFORNIA CLUB – Via Carlin, 55A - Tel.010.913.0201CENTRO SPORTIVO LA PINETA – Via del-la Colletta (Roccolo) – Tel. 010.913.35.59KEEP FEET – Via Maxio, 7 – tel. 010.912.66.32

LE ATTIVITÀ SPORTIVE

ARENZANO SU INTERNET (I SITI CONSIGLIATI)

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- pesca sportiva(si trovano tutte in passeggiata)IL PAGURO - LE CASCINE – LA VECCHIAARENZANO – LA SCURPINA- schermaGRUPPO SCHERMISTICO ARENZANO –Via della Colletta – Tel. 0109133638 -339.6818826- tennisTENNIS CLUB ARENZANO – Via Terralba– Tel. 010.913.38.11TENNIS CLUB DELLA PINETA – Via dellaColletta – Tel. 010.911.18.46- trekkingCLUB ALPINO ITALIANO (CAI) – ViaC.Battisti, 3 – Tel.010.912.75.44- velaCIRCOLO VELICO “LUIGI SIROMBRA” –Lungomare Olanda – tel. 010.913.46.73LEGA NAVALE - Rio Tonino – Tel.010.911.1839Tel.010.913.70.92Campo calcetto – Via della Colletta – Tel.010.911.18.46- ciclismoGRUPPO SPORTIVO TERRALBA – ViaCesare Festa 11 – Tel. 340.4853501

LE ATTIVITÀ CULTURALI

- musicaACCADEMIA MUSICALE TERESIANA – ViaTerralba, 87 – Tel. 010.912.42.33CORO G.B. CHIOSSONE – PiazzaAnselmo, 1 – Tel. 3494737655BANDA MUSICALE CITTÀ DI ARENZANOANTONIO PARODI – Via Sauli Pallavicino,39 – Tel. 010.911.01.21ONDE SONORE – Via Terralba 87 – tel.347.7887880- solidarietàAGESCI – Via Sauli Pallavicino (Opere Par-rocchiali)CNGEI – Via Terralba, 77 – Tel.010.913.52.02WWF Sezione Arenzano – Via Sauli 33 –Tel. 335.8180625ACR – Via Sauli Pallavicino (Opere Par-rocchiali) – Tel. 0109127470SEMINARIO DI GESU’ BAMBINO – Piaz-zale S. Bambino 1 – Tel. 010.912.71.13- teatroIL SIPARIO STRAPPATO – Via Terralba,79b – Tel. 339.6539121

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Pubblicazione a cura del- Comune di Arenzano - Assessorati al Turismo, Cultura e P.I., Biblioteca, Promo-zione della Città- Centro storico Töre dei Saraceni di Arenzano- Istituto Comprensivo di Arenzano- Consiglio Comunale dei Ragazzi di Arenzano

Coordinamento redazionale e testi a cura di Antonella FrugoneResponsabile del servizio Rosina Cerra

I testi utilizzati nella stesura redazionale e i disegni sono stati realizzati dai bam-bini delle scuole elementari e medie di Arenzano nel corso di diversi anni scolasti-ci, nell’ambito di concorsi su Arenzano organizzati dal Centro storico Tore deiSaraceni con la partecipazione degli insegnanti dell’Istituto Comprensivo diArenzano, in particolare Tiziana Pertino, Paola Robello e Angela Caviglia .

Si ringraziano per la collaborazione Alberto Badano, Lorenzo Calcagno, BeatriceDe Bernardi, Stefania Ferrari, Giacomo Ghidini, Valeria Grande, CristianaGuastavino, Caterina Mandirola, Oreste Pacini, Riccarda Penzo, Carla Rapetti,Nicola Robello, Pericle Robello, Giuseppe Roggero, Christian Serrati.

Si ringraziano inoltre gli Enti pubblici, i cittadini, gli insegnanti e i ragazzi che conil loro entusiasmo hanno reso possibile quest’opera.

Progetto grafico e impaginazione Cristina Schembri e Davide Incorvaia

Fotografie: Archivio del Comune di Arenzano – Ph. Roberto Merlo, Archivio foto-grafico storico Pericle Robello Tore dei SaraceniDisegno storico Giuseppe RoggeroPlastigrafia di L. Pecchioni – Sagep editoreCartina di G.F. Pesce – Azienda autonoma di soggiornoDisegno di copertina di Marina Diena

Pubblicazione a cura del© Comune di Arenzano (GE)© Centro storico Töre di Saraceni di Arenzano2006 - Tutti i diritti riservati

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BIBLIOGRAFIA

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Finito di stampare nel dicembre 2006Caroggio Editore - centro stampa

c/o Muvita via Marconi 16516011 Arenzano (GE)