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© 2013 Autore: L. Guaragna tratto da: www.leoneg.it/archivio p. 1 di 8 L’Europa nell’età della guerra dei cent’anni e la nascita dello Sta- to moderno In questo periodo storico prosegue la costruzione e il rafforzamento degli stati nazionali, ma non dappertutto perché l’Italia e l’Europa centro-orientale ne restano fuori. Incapace di creare uno stato nazionale, l’Italia subirà le mire espansionistiche di Francia e Spagna: è il periodo delle guerre d’Italia. Sommario 1/ La formazione dello Stato moderno: la prima tappa, cioè lo Stato dei ceti e le monarchie nazionali ..................... 2 2/ Il rafforzamento delle monarchie occidentali: Francia, Inghilterra, Spagna e Portogallo .............................................. 6 3/ Il mancato rafforzamento delle monarchie centro-orientali: Polonia, Ungheria, Scandinavia .................................... 7 4/ La formazione di due nuovi stati: il Principato di Mosca e la Svizzera .................................................................................. 7 5/ La Chiesa dopo il papato avignonese: scisma, riunificazione, eresie ..................................................................................... 8 Sintesi A. In Europa occidentale si formano gli Stati nazionali, che sono una delle prime fasi dello Stato moderno. Nel corso del 1300 e 1400 prosegue in Europa quel processo di formazione degli Stati nazionali (che abbiamo già osservato nel 1200 a proposito della Francia e dell’Inghilterra e che interessa anche la Spagna e il Portogallo), dovuto alla dissoluzione dei due grandi poteri universali del Medioevo e ai continui conflitti tra le nuove realtà politiche che da questa dissoluzione deriva- rono (Guerra dei Cent’anni). Conflitti che impongono una migliore e più accentrata organizzazione degli Stati, gli unici or- ganismi in grado di finanziare le ingenti spese militari che le nuove tecniche di combattimento comportano. La formazione degli Stati moderni è uno dei grandi temi della Storia occidentale. Esso è un lungo processo, che va dal Bas- so Medioevo al 1800. Le sue fasi di formazione sono: lo Stato dei ceti (nel Basso Medioevo) e lo Stato nazionale (nel Basso medioevo e fino all’Ottocento), lo Stato assoluto (nel 1600) e lo Stato costituzionale-rappresentativo (1800). B. In Italia e in Europa centro-orientale invece le monarchie non si rafforzano. Mentre il processo di rafforzamento delle monarchie interessa l’Europa occidentale, altri Stati ne restano fuori, come l’Italia e l’Europa centro-orientale. La nostra pe- nisola è dilaniata in questo periodo da lotte particolaristiche alimentate dall’assenza del papato (Avignone) e dalla difficoltà da parte dei poteri comunali di allargarsi agli strati popolari. Queste lotte determinano all’interno dei comuni la presa del potere da parte di singoli signori, che hanno la funzione di pacificare i conflitti e mettere ordine, e il cui potere tenderà successivamente ad estendersi a tutta la regione circostante alla propria città, dando vita a dei veri e propri Stati regionali. C. L’Italia è frammentata in cinque grandi Stati regionali. Nel ‘400, superato il periodo dei comuni e delle Signorie, l’Italia si presenta dunque divisa in cinque grandi entità territoriali (Firenze, Venezia e Milano, al nord; lo Stato della Chiesa al cen- tro e il Regno di Napoli al Sud), spesso in lotta tra loro e impegnate, con la cosiddetta “politica dell’equilibrio” a impedi re che qualcuna di esse prevalga ai danni delle altre. Incapace di creare uno stato nazionale forte, l’Italia si vedrà costretta a subire la politica espansionistica di due grandi stati nazionali: la Francia e la Spagna. Ciò avverrà nel 1492, con la discesa di Carlo VIII, re di Francia, in Italia, che avvierà il periodo delle cosiddette guerre d’Italia (1494 – 1559) tra la Francia e la Spa- gna, potenze con le quali si coalizzeranno gli uni contro gli altri i vari stati regionali italiani. D. Per concludere il quadro di questo periodo storico, bisogna osservare che: 1) in quest’epoca si formano i nuclei di due nuove entità statali: il principato di Mosca e la Svizzera 2) la situazione dello Stato della Chiesa è piuttosto tormentata: dopo il rientro a Roma da Avignone, essa vive il Grande Scisma, che verrà ricomposto solo con il Concilio di Costanza (1418). La sua debolezza la espone all’attacco delle cor- renti ereticali (Wycliffe e Hus).

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L’Europa nell’età della guerra dei cent’anni e la nascita dello Sta-to moderno

In questo periodo storico prosegue la costruzione e il rafforzamento degli stati nazionali, ma non dappertutto perché l’Italia e l’Europa centro-orientale ne restano fuori. Incapace di creare uno stato nazionale, l’Italia subirà le mire espansionistiche di Francia e Spagna: è il periodo delle guerre d’Italia.

Sommario

1/ La formazione dello Stato moderno: la prima tappa, cioè lo Stato dei ceti e le monarchie nazionali ..................... 2

2/ Il rafforzamento delle monarchie occidentali: Francia, Inghilterra, Spagna e Portogallo .............................................. 6

3/ Il mancato rafforzamento delle monarchie centro-orientali: Polonia, Ungheria, Scandinavia .................................... 7

4/ La formazione di due nuovi stati: il Principato di Mosca e la Svizzera .................................................................................. 7

5/ La Chiesa dopo il papato avignonese: scisma, riunificazione, eresie ..................................................................................... 8

Sintesi

A. In Europa occidentale si formano gli Stati nazionali, che sono una delle prime fasi dello Stato moderno. Nel corso

del 1300 e 1400 prosegue in Europa quel processo di formazione degli Stati nazionali (che abbiamo già osservato nel 1200

a proposito della Francia e dell’Inghilterra e che interessa anche la Spagna e il Portogallo), dovuto alla dissoluzione dei due

grandi poteri universali del Medioevo e ai continui conflitti tra le nuove realtà politiche che da questa dissoluzione deriva-

rono (Guerra dei Cent’anni). Conflitti che impongono una migliore e più accentrata organizzazione degli Stati, gli unici or-

ganismi in grado di finanziare le ingenti spese militari che le nuove tecniche di combattimento comportano.

La formazione degli Stati moderni è uno dei grandi temi della Storia occidentale. Esso è un lungo processo, che va dal Bas-

so Medioevo al 1800. Le sue fasi di formazione sono: lo Stato dei ceti (nel Basso Medioevo) e lo Stato nazionale (nel Basso

medioevo e fino all’Ottocento), lo Stato assoluto (nel 1600) e lo Stato costituzionale-rappresentativo (1800).

B. In Italia e in Europa centro-orientale invece le monarchie non si rafforzano. Mentre il processo di rafforzamento delle

monarchie interessa l’Europa occidentale, altri Stati ne restano fuori, come l’Italia e l’Europa centro-orientale. La nostra pe-

nisola è dilaniata in questo periodo da lotte particolaristiche alimentate dall’assenza del papato (Avignone) e dalla difficoltà

da parte dei poteri comunali di allargarsi agli strati popolari. Queste lotte determinano all’interno dei comuni la presa del

potere da parte di singoli signori, che hanno la funzione di pacificare i conflitti e mettere ordine, e il cui potere tenderà

successivamente ad estendersi a tutta la regione circostante alla propria città, dando vita a dei veri e propri Stati regionali.

C. L’Italia è frammentata in cinque grandi Stati regionali. Nel ‘400, superato il periodo dei comuni e delle Signorie, l’Italia

si presenta dunque divisa in cinque grandi entità territoriali (Firenze, Venezia e Milano, al nord; lo Stato della Chiesa al cen-

tro e il Regno di Napoli al Sud), spesso in lotta tra loro e impegnate, con la cosiddetta “politica dell’equilibrio” a impedire

che qualcuna di esse prevalga ai danni delle altre. Incapace di creare uno stato nazionale forte, l’Italia si vedrà costretta a

subire la politica espansionistica di due grandi stati nazionali: la Francia e la Spagna. Ciò avverrà nel 1492, con la discesa di

Carlo VIII, re di Francia, in Italia, che avvierà il periodo delle cosiddette guerre d’Italia (1494 – 1559) tra la Francia e la Spa-

gna, potenze con le quali si coalizzeranno – gli uni contro gli altri – i vari stati regionali italiani.

D. Per concludere il quadro di questo periodo storico, bisogna osservare che:

1) in quest’epoca si formano i nuclei di due nuove entità statali: il principato di Mosca e la Svizzera

2) la situazione dello Stato della Chiesa è piuttosto tormentata: dopo il rientro a Roma da Avignone, essa vive il Grande

Scisma, che verrà ricomposto solo con il Concilio di Costanza (1418). La sua debolezza la espone all’attacco delle cor-

renti ereticali (Wycliffe e Hus).

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Schema riassuntivo: L’Europa nell’età della guerra dei Cent’anni

L’età della guerra dei Cent’anni è il periodo in cui comincia a formarsi in Europa lo Stato moderno. Questo processo però non si verifica dappertutto allo stesso modo:

Il rafforzamento delle monarchie occidentali: Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo

Il mancato rafforzamento delle monarchie centro-orientali: Polonia, Ungheria, Paesi nordici (fallimento dell’Unione di Kalmar)

La situazione italiana: frammentazione in Signorie e Stati regionali (vd. prossimo capitolo)

Situazione degli

Stati europei

nell’età della

Guerra dei

Cent’anni

La formazione di due nuovi stati: Principato di Mosca e Svizzera

La situazione dello Stato della Chiesa: suo rafforzamento con il Concilio di Costanza (1418) e la ripresa delle correnti ereticali

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1/ La formazione dello Stato moderno: la prima tappa, cioè lo Stato dei ceti e le monar-chie nazionali

Il lungo processo di formazione dello stato moderno ha origine nel tardo medioevo e segna tre tappe – Nel tardo me-dioevo, dalla dissoluzione dei poteri universali (papato e impero) che avevano caratterizzato i secoli precedenti, nasco-no gli Stati moderni: Portogallo, Spagna, Francia e Inghilterra. Italia e Germania rimarranno invece divise ancora per lungo tempo, fino alla seconda metà dell’800 (saperne spiegare le ragioni).

Gli stati moderni cominciano a formarsi nel Medioevo (1300) e attraversano un lungo processo di modellamento che si spinge fino al 1800 e che si svolge in tre tappe fondamentali: a) gli stati feudali che diventano stati dei ceti e stati nazio-nali (alla fine del medioevo); b) gli stati nazionali che diventano stati assoluti (nel ‘600); c) gli stati assoluti che si tra-sformano in stati liberali e rappresentativi (nel ‘700 e nell’‘800).

La prima tappa: lo stato moderno (accentrato) si sostituisce a quello feudale (frammentato) – Lo stato moderno si presenta come uno stato fortemente accentrato (ne spiegheremo subito il perché), che sostituisce lo Stato feudale o medievale, caratterizzato dall'assenza (o debolezza) del potere centrale e dalla frantumazione dell’autorità in una rete di rapporti che fanno capo all’imperatore, al papa, al vescovo o al conte. L'autorità, cioè, è frammentata in un pulviscolo di poteri o signorie. Al di sopra c'è una sovranità la cui autorità è soltanto onorifica. Il re non ha potere effettivo: il regno non è che la somma di varie entità, ciascuna con una propria autonomia (ducati, contee, feudi minori, signorie ecclesia-stiche, città), e in esso il sovrano è solo il vertice di una catena di rapporti di fedeltà, senza però possedere un potere in-comparabilmente superiore agli altri.

Le guerre come causa della nascita degli stati moderni – Secondo una delle tesi storiografiche più accreditate, è stato soprattutto il bisogno di finanziare guerre costose (a partire da quella dei Cent’anni) che ha portato i sovrani ad accen-trare i poteri per rendere più efficace il reperimento delle risorse necessarie per combatterle. Infatti, i continui conflitti tra le monarchie (Francia e Inghilterra impegnate nella guerra dei Cent’anni, ad es.), impongono al re di disporre di un esercito permanente e di buone possibilità finanziarie per dotarsi di armi costose (ad es. i cannoni, che cominciano a

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comparire verso il 1350).

Per questo è necessario un flusso costante di entrate che solo una fiscalità e un’amministrazione ben organizzata pos-sono assicurare. Gli stati perciò cominciano ad organizzarsi burocraticamente e a dotarsi di funzionari per effettuare un prelievo fiscale sicuro ed efficace. A ciò si aggiunge anche la formazione di istituzioni giudiziarie forti che garantiscano uniformità di applicazione del prelievo fiscale sul territorio.

Sintesi

La causa principale della creazione dello Stato moderno furono le guerre:

l’esigenza di disporre di eserciti permanenti e di armi costose porta ad accentrare i poteri per rendere più efficace il reperi-mento delle risorse e concentrarle nelle mani del sovrano

lo strumento più efficace a questo scopo è l’esazione delle tasse che viene migliorata

a) dotandosi di un apparato burocratico efficiente e di funzionari fedeli per riscuoterle

b) dotandosi di istituzioni giudiziarie forti che applichino e assicurino il prelievo fiscale sul territorio

L’accentramento dei poteri come caratteristica dello stato moderno e le difficoltà incontrate dai sovrani – Tutto ciò porterà col tempo ad elaborare teorie politiche che esaltano l’accentramento del potere nelle mani di un solo individuo. Si va cioè verso l’elaborazione dell’assolutismo politico, che troverà i suoi teorici in filosofi come Jean Bodin e Thomas Hobbes (quest’ultimo paragona lo Stato e il sovrano che lo impersona al Leviatano, il terribile mostro biblico che con la sua forza smisurata è necessario al mantenimento della pace e dell’ordine).

Va detto comunque che questi obiettivi di accentramento non saranno raggiunti con facilità e in breve tempo: i sovrani troveranno infatti molte difficoltà nell’avere al proprio servizio dei funzionari fedeli e leali, che non siano dediti solo a fare i propri interessi. L’istituzione di apparati burocratici – su cui ci siamo soffermati in precedenza – va vista proprio in quest’ottica: fare in modo cioè che il rapporto con lo Stato sia impersonale e che vengano ridotti al minimo gli interessi personali dei funzionari, i quali si limitano ad eseguire procedure burocratiche rigidamente prefissate dallo Stato e che riducono di molto i loro margini di manovra.

Le caratteristiche dello stato moderno possono dunque essere riassunte come segue: - esercito permanente - fisco - burocrazia - istituzioni giudiziarie e apparati coercitivi forti - diplomazia (che nasce per gestire i rapporti tra i vari Stati)

Secondo l’opinione prevalente tra gli storici, è possibile – come abbiamo già accennato – distinguere tre fasi principali nella formazione dello Stato moderno:

a. Lo Stato dei ceti, caratteristico dell’epoca fra XII e XVI secolo, definibile come un regime di transizione fra il sistema politico feudale e lo Stato moderno “maturo”.

E’ un regime caratterizzato da un dualismo di poteri: accanto al re vi sono organismi politici collegiali (assemblee) rappresentativi dei “ceti” (denominati anche “ordini” o “stati”). Le assemblee di ceto (Stati Generali e Provinciali in Francia, Cortes nel Regno di Aragona, Camera dei Lords e Camera dei Comuni in Inghilterra, ecc.) avevano poteri consultivi e trattavano con i sovrani soprattutto questioni fiscali. Lo Stato dei ceti è un regime politico che rispec-chia la nuova situazione sociale creatasi nel tardo Medioevo: aumento della popolazione, sviluppo economico, dif-fusione del commercio e della moneta, nascita di nuovi ceti sociali, in particolare la borghesia urbana.

La formazione dello Stato dei ceti va di pari passo con la formazione degli Stati nazionali, che cominciano ad emer-gere alla fine del Medioevo. Si pensi ad es. alla Francia di Filippo il Bello, all’inizio del 1300: uno Stato in cui il re tronca il suo legame con l’autorità papale con l’appoggio degli Stati generali (che erano, appunto, dei ceti), le cui delibere vengono approvate dall’intera popolazione del Paese. Si determina così un fatto assolutamente nuovo: l’autorità papale viene contrastata da un’intera nazione, oltre che dal sovrano e dai ceti (la formazione dell’identità della nazione francese troverà poi un altro momento fondante nella lotta contro l’Inghilterra, durante la Guerra dei Cent’anni).

Il concetto di Stato nazionale accompagna anche le altre due tappe di formazione dello Stato moderno: sia lo Stato assoluto sia quello costituzionale-rappresentativo si pongono come espressione di un’intera nazione.

b. Lo Stato assoluto, caratteristico soprattutto del XVII secolo (basti pensare alla Francia del Re Sole, Luigi XIV). E’ un regime in cui i sovrani tendono ad accentrare sempre di più i poteri perché lo Stato deve far fronte a nuovi bisogni (es. commerci intercontinentali, guerre costose, ecc.) che non possono più essere gestiti da entità istituzionali me-no ricche e deboli.

Nello stato assoluto il potere del sovrano non è limitato da una legge fondamentale alla base dello Stato (cioè da una Costituzione), ma si pone come “sciolto” (dal latino “ab-solutus”) da ogni vincolo. Le assemblee di ceto, forma-

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tesi nei secoli precedenti, ci sono ancora, ma i sovrani sono riluttanti a convocarle; es. i re francesi che non convo-cano gli Stati generali fino alla rivoluzione francese oppure, in Inghilterra, il contrasto tra il Parlamento e gli Stuart, che tendevano a evitare di convocarlo.

c. Lo Stato costituzionale-rappresentativo, nato soprattutto dalle rivoluzioni liberali americana (1776) e francese (1789) nella seconda metà del XVIII secolo, ma già delineato in qualche misura nel corso della rivoluzione inglese del secolo precedente (la rivoluzione inglese attraversa due fasi: la prima rivoluzione, quella guidata da Cromwell contro gli Stuart, nel 1649, e poi la seconda rivoluzione del 1688-89, detta “gloriosa”, cioè “pacifica”).

Lo Stato è costituzionale nel senso che una legge fondamentale (la Costituzione) limita i poteri del sovrano e del suo governo (il potere non è dunque assoluto); ed è rappresentativo perché le leggi e le scelte politiche fondamen-tali dello Stato vengono fatte in base alla volontà del popolo, che elegge i suoi rappresentanti in Parlamento. I due cardini dello Stato diventano quindi chi governa (il sovrano, dove c’è la monarchia, o altro organismo esecutivo) e chi è eletto in Parlamento dal popolo; entrambi si muovono nel quadro di una Costituzione che fissa dei limiti al lo-ro operato.

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Le origini e lo sviluppo dello Stato moderno in Europa

Stato feudale (Alto Medioevo e parte del Basso Medioevo)

Evoluzione 1- Stato dei ceti (= fase di passaggio tra stato feudale e stato moderno) dello Stato e Stato nazionale (dalla fine del Medioevo e fino all’800)

Stato moderno 2- Stato assoluto (’600)

3- Stato costituzionale-rappresentativo (‘700 e ‘800)

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Caratteristiche dello Stato moderno Sono caratteristiche che lo Stato acquisisce gradualmente per superare la fram-mentazione del potere che contraddistingueva il medioevo e in relazione all’evoluzione dei tempi (fare guerre, gestire commerci, ecc.).

Differenti caratteristiche dello Stato feudale

Accentramento

del potere

Il re è al di sopra di tutti i sudditi e non riconosce poteri autonomi. Il potere è frammentato: il re è solo al vertice di una serie di entità politiche (città, feudi, ecc.) che hanno una propria autonomia.

Presenza di

assemblee di ceto

o Parlamenti

Accanto al sovrano sono presenti della assemblee o parlamenti che rappresentano gli interessi di gruppi di sudditi (ceti) e trattano con i sovrani soprattutto questioni fiscali.

Queste assemblee hanno diversi nomi, secondo i paesi: Stati Gene-rali e Provinciali in Francia, Cortes nel Regno di Aragona, Camera dei Lords e Camera dei Comuni in Inghilterra, ecc.

Per avere l’idea di come nasce un parlamento, si pensi all’Inghilterra. Qui il parlamento si forma quando i nobili riescono a strappare al sovrano la Magna charta libertatum (1215), un docu-mento con il quale il re si impegna a non emanare tasse senza il consenso dei baroni e a rispettare la libertà personale dei sudditi.

Non esistono organismi rappresentativi dei sud-diti. Il re condivide il potere con i feudatari, cui delega alcune funzioni.

Le assemblee di ceto cominciano a formarsi negli ultimi secoli del medioevo (dal XII al XVI secolo) e diventano caratteristiche della prima fase dello Stato moderno, che assume il nome di Stato dei ceti e che è definibile come un regime di transi-zione fra il sistema politico feudale e lo Stato moderno “maturo”.

Territorialità Il territorio dello Stato è delimitato da precisi confini.

Ad esempio si cominciano a vedere uffici di dogana che compaiono lungo i confini naturali.

Uno Stato può estendersi anche oltre i propri confini naturali e comprendere feudi che ne stanno fuori: ad es. il feudo della Guienna, che si trovava sul suolo francese, era possesso dei so-vrani inglesi.

Fiscalità Le tasse vengono riscosse da funzionari controllati dal sovrano.

L’esigenza di controllare le entrate fiscali è funzionale al reperimen-to di risorse che consentano il mantenimento di eserciti permanenti e la vita di altri settori dello Stato.

Le tasse vengono riscosse dai feudatari che ne trattengono una parte.

Burocrazia La presenza di apparati burocratici (uffici, organismi amministrativi, ecc.) consente al sovrano di tenere sotto controllo la vita dello stato con criteri sempre più razionali e impersonali .

Molte funzioni vengono delegate dal sovrano ad altre persone o entità politiche (feudatari, città, ecc.) secondo criteri di amicizia e fedeltà. Queste persone tendono a farsi i propri interessi e a sfuggire al controllo del sovrano. Ad esempio, chi viene incaricato di riscuotere le tasse tende a trattenerle per sé e non per lo Stato.

Giustizia Esistono istituzioni giudiziarie e apparati coercitivi forti che consen-tono al sovrano di amministrare la giustizia.

L’amministrazione della giustizia è delegata ai signori, che la gestiscono autonomamente nei loro feudi, nei loro castelli, ecc.

Esercito permanente L’esercito è stabile e continuamente a disposizione del sovrano. Ogni volta che il re vuole fare la guerra deve ra-dunare i nobili che sono preposti a questa attivi-tà.

Moneta Solo il sovrano batte moneta (cioè emette, mette in circolazione la moneta).

La moneta può essere battuta anche dai signori o da altre entità. Ad esempio, Genova e Firenze, come altri signori battevano moneta. Nel Medio-evo, infatti, i signori feudali di tutta Europa cer-carono di rendersi indipendenti dai sovrani attri-buendosi il diritto di battere moneta.

Nazionalità Lo Stato è un’unità compatta, costituita da un insieme di individui che parlano la stessa lingua, hanno la stessa religione, gli stessi co-stumi e idee, ecc.

Ad esempio, in Spagna, i sovrani cattolici Ferdinando e Isabella, at-tuano la politica della limpieza di sangre (purezza di sangue) che li porta a perseguitare ebrei e musulmani.

Altro esempio, durante la Guerra dei Cent’anni, i sovrani inglesi inci-tano i propri sudditi a parlare l’inglese invece del francese.

Lo Stato è un’entità dinastica che amministra vari territori. La lingua e la cultura non sono uniche: ad esempio, alla corte inglese, dopo la conquista normanna, si parlava il francese.

Diplomazia

permanente

Via via che gli Stati diventano sempre di più i protagonisti più princi-pali della Storia europea, sentono il bisogno di strumenti che regoli-no stabilmente le loro relazioni reciproche.

Nasce perciò la diplomazia permanente: ci sono rappresentanti sta-bili del sovrano presso le altre corti in modo da avere un’informazione continua sulla vita degli altri Stati e di regolare sul nascere le divergenze.

Il Medioevo non aveva conosciuto nulla di simile: inviati straordinari, colloqui tra sovrani, amba-scerie in occasione di trattative speciali, certa-mente; ma nulla di stabile, nulla di continuo.

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Le tappe dello sviluppo dello Stato moderno Sono tre le tappe che segnano il superamento dello Stato medievale e il passaggio a quello moderno

1. Stato dei ceti (regime di transizione fra lo Stato feudale e quello moderno)

e lo Stato nazionale (i cui albori sono alla fine del Medioevo,

ma che si sviluppa soprattutto nel ‘700 e nell’’800)

Lo Stato dei ceti, caratteristico dell’epoca fra XII e XVI secolo, è defini-bile come un regime di transizione fra il sistema politico feudale e lo Stato moderno “maturo”.

E’ un regime caratterizzato da un dualismo di poteri: accanto al re vi sono organismi politici collegiali (assemblee) rappresentativi dei “ceti” (denominati anche “ordini” o “stati”). Le assemblee di ceto (Stati Ge-nerali e Provinciali in Francia, Cortes nel Regno di Aragona, Camera dei Lords e Camera dei Comuni in Inghilterra, ecc.) avevano poteri consul-tivi e trattavano con i sovrani soprattutto questioni fiscali.

Lo Stato dei ceti è un regime politico che rispecchia la nuova situazione sociale creatasi nel tardo Medioevo: aumento della popolazione, svi-luppo economico, diffusione del commercio e della moneta, nascita di nuovi ceti sociali, in particolare la borghesia urbana.

2. Stato assoluto (si sviluppa soprattutto nel 1600 secolo)

Lo Stato assoluto è caratteristico soprattutto del XVII secolo (basti pen-sare alla Francia del Re Sole, Luigi XIV). E’ un regime in cui i sovrani tendono ad accentrare sempre di più i poteri perché lo Stato deve far fronte a nuovi bisogni (es. commerci intercontinentali, guerre costose, ecc.) che non possono più essere gestiti da entità istituzionali meno ricche e deboli.

Nello stato assoluto il potere del sovrano non è limitato da una legge fondamentale alla base dello Stato (cioè da una Costituzione), ma si pone come “sciolto” (dal latino “ab-solutus”) da ogni vincolo. Le as-semblee di ceto, formatesi nei secoli precedenti, ci sono ancora, ma i sovrani sono riluttanti a convocarle; ad es. i re francesi non convocano gli Stati generali fino alla rivoluzione francese; oppure, in Inghilterra, vi è contrasto tra il Parlamento e i re della dinastia Stuart, che tendevano a evitare di convocarlo.

3. Stato costituzionale-rappresentativo (metà 1600 – 1700 -1800)

Lo Stato costituzionale-rappresentativo è nato soprattutto dalle rivolu-zioni liberali americana (1776) e francese (1789) nella seconda metà del XVIII secolo, ma già delineato in qualche misura nel corso della ri-voluzione inglese del secolo precedente (1649-1689).

Lo Stato è costituzionale nel senso che una legge fondamentale (la Costituzione) limita i poteri del sovrano e del suo governo (il potere non è dunque assoluto); ed è rappresentativo perché le leggi e le scel-te politiche fondamentali dello Stato vengono fatte in base alla volontà del popolo, che elegge i suoi rappresentanti in Parlamento. I due car-dini dello Stato diventano quindi chi governa (il sovrano, dove c’è la monarchia, o altro organismo esecutivo) e chi è eletto in Parlamento dal popolo; entrambi si muovono nel quadro di una Costituzione che fissa dei limiti al loro operato.

2/ Il rafforzamento delle monarchie occidentali: Francia, Inghilterra, Spagna e Portogallo

Conseguenze della guerra dei Cent’anni:

1) Rafforzamento della monarchia francese.

2) Tracollo della monarchia borgognona. Il tracollo della monarchia francese dopo la guerra dei Cent’anni (in par-ticolare, dopo Azincourt) rese molto potente il Regno di Borgogna, che con Carlo il Temerario nutrì ambizioni egemoniche, tentando di inglobare persino la Francia. Ciò impensierì le potenze europee, che diventarono ne-miche di Carlo il Temerario. Egli cominciò il suo tramonto con una sconfitta ad opera degli Svizzeri.

3) Rafforzamento della monarchia inglese. La sconfitta finale degli inglesi nella guerra dei Cent’anni ebbe come conseguenza l’inasprirsi dei conflitti dinastici, che culminarono nella Guerra delle due rose. Da questa uscì vin-citrice la dinastia Lancaster (cui apparteneva Enrico V, il sovrano vincitore ad Azincourt nella guerra dei cent’anni) che pose sul trono Enrico VII Tudor (imparentato con i Lancaster) il quale sposò una York. Enrico ebbe come prima preoccupazione quella di limitare il potere della nobiltà. Utilizzò a questo scopo la Camera stellata, un tribunale che aveva il compito di imporre alle fazioni aristocratiche il rispetto della legge.

Il processo di rafforzamento delle monarchie europee, oltre che in Francia e nell’Inghilterra di Enrico VII, è visibile anche

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nella Penisola iberica dove avvengono tre fatti importanti:

1) Trionfa la Reconquista e gli arabi rimangono in possesso solo del Regno di Granada (Battaglia di Las Navas de Tolosa, 1212)

2) L’unione di Aragona e Castiglia, col matrimonio (1469) tra Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona, che uniranno tutti i territori della penisola iberica, eccetto il Portogallo. Per rafforzare l’unità dello Stato nazionale essi inoltre perseguiranno la politica della cosiddetta “limpieza de sangre” (purezza di sangue), volta a perse-guitare coloro che non erano considerati autenticamente spagnoli; ne faranno le spese gli ebrei e i musulmani, che verranno espulsi dalla penisola (essendo tra le minoranze più vitali e produttive, tutta l’economia del Pae-se ne risentirà).

3) Il Regno del Portogallo riuscirà a respingere definitivamente i rischi di essere inglobato nel potente regno di Castiglia grazie a sovrani come Enrico il Navigatore (1394-1460), che avvieranno il paese ad essere una potenza coloniale.

3/ Il mancato rafforzamento delle monarchie centro-orientali: Polonia, Ungheria, Scandi-navia

Nel resto d’Europa il processo di rafforzamento delle monarchie restò invece incompiuto per differenti ragioni:

1) Il regno di Polonia perché era debole. Infatti, la conquista da parte del granduca della Lituania (un paese forte ed esteso più di quanto lo sia oggi), che fondò la dinastia degli Jagelloni, permise alla Polonia di sconfiggere la Prussia dei cavalieri teutonici, cui vennero sottratti vari territori. Tuttavia la monarchia aveva dei punti deboli nel forte potere dei nobili, nella mancanza di una borghesia e dunque nel persistere di un’economia feudale, con relativa servitù della gleba.

2) Il Regno di Ungheria era anch’esso debole a causa della sua collocazione in una zona di frontiera: risentì, prima, della minaccia mongola e, poi, di quella turca.

3) Svezia, Norvegia e Danimarca tentarono di dar vita ad un grande impero nordico, l’Unione di Kalmar, ma falli-rono a causa delle manovre della Lega anseatica, che dominava nelle stesse regioni.

La Lega anseatica (o Hansa) era un’organizzazione sorta nel Medioevo fra le città della Germania del Nord e delle zone circostanti (aveva il suo centro organizzativo a Lubecca). Era volta alla promozione ed alla protezio-ne dei commerci nel Baltico meridionale. Raggiunse la massima potenza nel ‘300 e nel ‘400, ma dal ‘500 co-minciò a decadere.

4/ La formazione di due nuovi stati: il Principato di Mosca e la Svizzera

1) Solo nelle sconfinate distese della Russia riuscì ad affermarsi un nuovo stato, affrancandosi dalla tribù mongola dei Tartari: fu il Principato di Mosca, sotto Ivan III il Grande.

2) La Confederazione svizzera, nata nel 1291 da un patto difensivo di tre cantoni (Schwyz, Uri e Unterwalden o, in ita-liano: Svitto, Uri e Untervaldo) contro gli Asburgo, trovò un momento di rafforzamento decisivo nella lotta contro Carlo il Temerario di Borgogna. Nel 1300 la Confederazione ottenne il riconoscimento da parte degli Asburgo (leg-genda dell’eroe Guglielmo Tell, sec. XIV) e divenne una potenza militare di tutto rispetto (gli svizzeri provenivano da aree depresse economicamente e perciò si dedicavano al mestiere delle armi: ciò fece di loro dei soldati temibili e anche molto richiesti come mercenari).

Guglielmo Tell è l’eroe leggendario che diede avvio alla ribellione del popolo svizzero contro il dominio austriaco. Si narra che egli si rifiutò di riverire il cappello di Albrecht Gessler, che era il balivo di Uri cioè il funzionario degli Asburgo che gover-nava sul cantone svizzero; il cappello era fissato sulla cima di un asta e ognuno doveva onorarlo inchinandosi ad esso in se-gno di rispetto. Gulglielmo venne perciò condannato alla prova della mela: avrebbe dovuto colpire con una freccia una me-la posta sul capo del proprio figlio Gualtierino. La prova riuscì, ma poiché Guglielmo aveva tenuto nascosta una freccia con cui avrebbe colpito Gessler se la prova non fosse riuscita, venne da questi fatto imprigionare. Riuscì però a scappare e si vendicò uccidendo Gessler. Il popolo allora insorse (1308) e cacciò per sempre i balivi dalla propria terra.

© 2013 Autore: L. Guaragna – tratto da: www.leoneg.it/archivio p. 8 di 8

5/ La Chiesa dopo il papato avignonese: scisma, riunificazione, eresie

1. Il ritorno del papato a Roma non viene accettato dai cardinali francesi e ne nasce il Grande scisma: un periodo (1378-1417) durante il quale l’Europa ebbe due papi.

2. L’unità della Chiesa venne riconquistata con il Concilio di Costanza (1414-1418) che mise fine allo scisma. Ma il ri-torno della Chiesa al proprio assetto tradizionale favorì la ripresa delle correnti ereticali:

- In Inghilterra, John Wycliffe (1320-1384), teologo dell’università di Oxford, sosteneva (con l’aiuto dei suoi predicatori chiamati lollardi, da “lollen”: “pregare”) il ritorno della Chiesa alla povertà e il ripudio delle ge-rarchie sacerdotali (traduzione della Bibbia in inglese e invito alla lettura diretta da parte dei fedeli; precor-re Lutero).

- In Boemia, Jan Hus (1369 -1415), un sacerdote boemo rimasto suggestionato dalle idee di Wycliffe, si mise a capo di un movimento analogo che contestava la mondanità degli ecclesiastici e che però assunse anche i connotati di un movimento nazionale: lottare contro la Chiesa cattolica significava lottare contro la Ger-mania cattolica, che governava sulla Boemia posta sotto il potere dell’Impero. Hus si recò al concilio di Co-stanza per far valere le proprie posizioni ma venne arrestato e bruciato vivo.

Nel prossimo capitolo viene trattata la situazione dell’Italia, dove la presenza degli Stati regionali impedirà la formazio-ne di uno Stato centralizzato, come avviene in Francia o in Inghilterra.