LA DIVINA COMMEDIA Inferno

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Il paesaggio infernale, attraverso cui Dante iniziò il suo viaggio immaginario, presenta una divisione tipicamente geometrica e una tipologia elaborata e precisa. L’Inferno è una oscura voragine, a forma di cono rovesciato, che si apre sotto Gerusalemme e sprofonda fino al centro della Terra, che è al centro dell’Universo. E’ diviso in nove cerchi concentrici che si rimpiccioliscono man mano che si avanza verso il centro della Terra, dove si trova Lucifero; da esso procede l’asse che unisce Gerusalemme al Purgatorio. La struttura dell’Inferno

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Il paesaggio infernale, attraverso cui Dante iniziò il suo viaggio immaginario, presenta

una divisione tipicamente geometrica e una tipologia elaborata e precisa.

L’Inferno è una oscura voragine, a forma di cono rovesciato, che si apre sotto

Gerusalemme e sprofonda fino al centro della Terra, che è al centro dell’Universo.

E’ diviso in nove cerchi concentrici che si rimpiccioliscono man mano che si avanza verso il centro della Terra, dove si trova

Lucifero; da esso procede l’asse che unisce Gerusalemme al Purgatorio.

La struttura dell’Inferno

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Dante si trovava in una selva fitta e buia. Tremante avanzò quando ad un certo punto…

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Gli comparve prima una lonza (leopardo), poi un leone ed infine una lupa; spaventato, indietreggiò verso la selva. Dopo vide una strana

figura: era il poeta Virgilio, vissuto mille anni prima e venuto a fargli da guida in questo strano viaggio.

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Mentre camminavano, Virgilio gli raccontò del meraviglioso viaggio nel mondo dei morti… Così giunsero alla porta dell’Inferno, al di sopra della quale vi era scritto:

“Per me si va nella città dolente, per me si va nell’etterno dolore, per me si tra la perduta gente… Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”.

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Virgilio e Dante oltrepassarono la porta e si

trovarono sulla riva del fiume Acheronte, dove avanzava una barca condotta da un vecchio chiamato Caronte,

che disse:

“Vengo per traghettarvi sull’altra sponda, nel gelo e

nel fuoco eterno”.

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Trasportati sull’altra sponda, si ritrovarono, prima, nel Limbo e poi nell’Inferno vero e proprio, dove c’era Minosse: un’enorme figura mostruosa

che si attorcigliava attorno la sua lunga coda. Minosse aveva il compito di giudicare i dannati e di assegnargli il giusto

castigo per i peccati compiuti in vita.

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Con il consenso di Minosse, i due avanzarono davanti ad una roccia a strapiombo e videro due giovani dannati:

Dante riconobbe Francesca da Rimini, la quale gli raccontò la sua triste storia d’amore che la teneva unita per sempre a Paolo Malatesta.

La storia suscitò tanta pietà che Dante cadde svenuto.

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Il cammino venne ripreso e si trovarono in un altro cerchio (il 3° dei golosi), custodito da un mostro orrendo, Cerbero, il

cane a tre teste.

Cadeva una pioggia mista a neve e il terreno era un

immenso pantano melmoso e puzzolente, dove immerse vi erano le anime: tra queste

Dante riconobbe Ciacco (un famoso ghiottone fiorentino)

costretto a stare nella melma sudicia e puzzolente come un

maiale.

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4° girone: due schiere di dannati andavano gli uni in direzione opposta agli altri, spingendo un enorme masso si percuotevano scontrandosi.

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Nella palude, chiamata Stige, tra le anime che in vita erano state pigre, i due vennero trasportati da Flegiàs nell’altra riva

dove giunsero nella città infernale.

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Nella porta della città, abitata da demoni, avanzò un diavolo che non li fece entrare, ma poi un angelo con una verga scintillante li aprì il

passaggio.

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La città era deserta, solo una distesa di tombe di

pietra, tutte aperte e infuocate.

Qui erano sepolti gli eretici, quelli cioè che si erano allontanati dalla fede.

Tra questi Dante vide Farinata degli Umberti

(nemici della sua famiglia) e il padre del suo amico poeta Guido Cavalcanti.

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Usciti dalla città, si ritrovarono in una valle davanti ad un altro mostro, custode del 7° girone (dei violenti): Minotauro, metà uomo e metà toro.

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Si trovarono nella riva di un lago di sangue fumante e ribollente, dove vi erano immersi i dannati. Montavano la guardia i Centauri.

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I due si trovarono in un tetro bosco e sugli alberi, privi di foglie, vi erano le Arpie (uccelli con il volto di donna). Dante spezzò un ramoscello, il quale sanguinava e si lamentava; così scoprì che gli alberi erano i dannati (suicidi) tra cui vi era

Pier Delle Vigne (ministro dell’imperatore FedericoII)

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Arrivarono al 3° e ultimo cerchio del 7°girone( usurai e bestemmiatori): un deserto infuocato e dal cielo cadeva una nevicata di fuoco. Tra tutti i dannati uno stava ritto e

superbo: era Capanno.

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Giunsero al Flegetonte, un altro fiume rosso come il sangue, e nell’altra riva, un gruppo di spiriti, camminava nel sabbione ardente; uno di essi si avvicinò a

Dante: era Brunetto Latini, suo maestro di poesia.

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Gerione, dalla testa umana e il corpo di un enorme serpente maculato, trasportò Virgilio e Dante verso il basso, nelle Bolgie infernali.

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Dopo un ponte scesero nella 2° Bolgia e poi nella 3°, trivellata di buche, dalle quali uscivano gambe e piedi che ardevano; uno dei i dannati, (che avevano comprato

cariche religiose) a testa all’ingiù, era il papa Nicola III.

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Giunsero sempre più giù al ponte del 5° cerchio, dove vi era un diavolo che correva gettando nel fiume nero di

pece i dannati.

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I due scesero giù verso la riva dove

vi erano tanti diavoli

minacciosi…

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…ad un certo punto scoppiò una rissa tra due diavoli e Virgilio

e Dante ne approfittarono per

scappare.

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Nella 6° Bolgia, i due s’imbatterono in una processione di dannati (gli ipocriti), che avevano un mantello dorato ma dentro era di piombo quindi pesantissimo: infatti

questi ,in vita ,sembravano sinceri ma mentivano. Passavano sopra a Caifa (il sacerdote fariseo che consigliò ai farisei di condannare Gesù).

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I due si trovarono in uno stretto ponte (la 7° Bolgia,dei ladri), e sotto, in un fossato pieno di serpi, vi erano i dannati con le mani dietro la schiena legate da serpenti: uno di essi fu

morso, fu folgorato e s’incenerì per poi risorgere dalle ceneri istantaneamente e in seguito morso ancora.

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Dante seguì Virgilio sotto un altro ponte (8° Bolgia, dei cattivi consiglieri) dove vi era una distesa di fiammelle, ognuna dei quali era uno spirito di un cattivo consigliere;

una a duplice fiamma tormentava coloro che avevano ideato il cavallo di Troia: Ulisse e Diomede.

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Da un altro ponte (il nono), videro i dannati trascinarsi senza riposo, tutti deturpati da terribili ferite: erano i seminatori di scandali che avevano fatto allontanare molti fedeli dalla chiesa. Uno di loro, con il corpo squarciato in due, gridò: “Guardatemi, io sono

Maometto! Vedete come sono ridotto?”

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Poco più avanti Dante rimase impressionato nel vedere un corpo

che camminava con la testa mozzata : era Betram dal

Bornio,gentiluomo francese, che aveva spinto Enrico d’Inghilterra a

ribellarsi dal padre, così aveva diviso il corpo di una famiglia; ora

per l’eternità era costretto a barcollare con il suo orrendo corpo decapitato, tenendo per i capelli la

sua testa, con la mano destra.

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Decimo e ultimo girone (degli ingannatori e falsari): Dante vide due che s’azzuffavano: uno era il mastro Andrea da Brescia che aveva coniato falsi fiorini e ora aveva il ventre gonfio come un otre,

mentre l’altro era il greco Sinone, che aveva convinto i troiani a far entrare il cavallo di legno.

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I due sentirono un suono fortissimo di corno: era uno dei giganti piantato a terra sino alla vita, un altro, Fialte, figlio di Nettuno, con le braccia incatenate, e un altro ancora, Anteo,forte cacciatore di leoni, che tendeva docile la mano per aiutarlo a

scendere nel fondo del pozzo infernale.

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Giunsero nella Giudecca (dal nome di Giuda) dove i

traditori di Dio erano coperti di ghiaccio.

Ecco imperante il Re dell’Inferno, Lucifero: alto,

grosso più di qualsiasi gigante, immerso nel ghiaccio sino alla cintura e sulla testa aveva tre facce; una gialla,

una rossa e l’altra nera.

Dai suoi occhi gocciolavano lacrime di sangue in ciascuna

delle tre bocche, maciullati dai denti, v’erano altrettanti dannati; i tre volti erano: al

centro Giuda, ai lati Bruto e Cassio

Lucifero era conficcato proprio al centro della Terra e aveva grandissime ali.