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Collana “30 MINUTI”

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In questa collana

Guida alla pubblicazione giornalistica

La correzione di bozze e i suoi simboli

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Come gestire la comunicazione d’impresa

Manuale di retorica per giornalisti e scrittori

Manuale di comunicazione d’impresa

Manuale di self-editing per autori

Manuale di self-marketing per autori

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Loredana Ferraris

La correzione di bozze e i suoi simboli

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La correzione di bozze e i suoi simboli

ISBN 978-88-98618-02-6

© 2016 FirstMaster Associazione culturale di promozione sociale – Roma

TUTTI I DIRITTI RISERVATI – È vietata la traduzione, la memorizzazione elettronica, la riproduzione totale o parziale, con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. L’illecito sarà penalmente perseguibile a norma dell’art. 171 della Legge n. 633 del 22/04/1941.

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Sommario

1. Introduzione .......................................................................... 12

2. I giri di bozze ........................................................................ 15

2.1 La prima bozza .......................................................... 16

2.2 La seconda bozza....................................................... 17

3. Come correggere .................................................................. 18

4. I simboli ................................................................................. 22

5. Sostituire lettere o parole ..................................................... 24

5.1 Sostituire una lettera .................................................. 24

5.2 Sostituire una lettera con inserimento ....................... 25

5.3 Sostituire una o più parole ......................................... 26

5.4 Sostituire un gruppo di lettere ................................... 27

6. Eliminare lettere o parole .................................................... 28

6.1 Eliminare una lettera ................................................. 28

6.2 Eliminare lettere o parole .......................................... 29

6.3 Eliminare lettere o parole e riunire ............................ 30

7. Eliminare/inserire spazi ....................................................... 32

7.1 Eliminare uno spazio e riunire ................................... 32

7.2 Inserire uno spazio e staccare .................................... 32

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8. Apici e pedici ......................................................................... 34

8.1 Disporre in apice (esponente) .................................... 34

8.2 Disporre in pedice (deponente) ................................. 34

9. Scambi e spostamenti ........................................................... 36

9.1 Scambiare di posto lettere o parole ........................... 36

9.2 Spostare una o più righe ............................................ 36

10. Inserire o eliminare un a capo ............................................. 38

10.1 Inserire un a capo ...................................................... 38

10.2 Eliminare un a capo ................................................... 38

11. Rientranze e allineamenti .................................................... 40

11.1 Inserire una rientranza ............................................... 40

11.2 Eliminare una rientranza ........................................... 40

11.3 Allineamenti orizzontali e verticali ........................... 41

11.4 Centrare il testo ......................................................... 42

12. Aumentare o diminuire spaziature ..................................... 43

12.1 Avvicinare o distanziare verticalmente ..................... 43

12.2 Avvicinare o distanziare orizzontalmente ................. 43

13. Maiuscolo, minuscolo e maiuscoletto .................................. 45

13.1 Mettere in minuscolo (basso) .................................... 45

13.2 Mettere in maiuscolo (alto) ....................................... 45

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13.3 Mettere in minuscolo con iniziale maiuscola ............ 46

13.4 Mettere in maiuscoletto ............................................. 46

13.5 Mettere in maiuscoletto con iniziale maiuscola ........ 47

14. Tondo, nero e corsivo ........................................................... 48

14.1 Mettere in corsivo (italic) .......................................... 50

14.2 Mettere in tondo (normale) ........................................ 50

14.3 Mettere in bold (nero, grassetto) ............................... 50

14.4 Mettere in chiaro (non bold) ...................................... 51

15. Vive! ....................................................................................... 52

15.1 Annullare la correzione ............................................. 52

15.2 Ripristinare la correzione .......................................... 52

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1. Introduzione

Una delle prime cose che ho dovuto imparare quando ho ini-

ziato a lavorare in editoria è stato come interpretare e come

tracciare i simboli di correzione di bozze.

Già nel Medioevo, i correctores indicavano sul margine del fo-

glio i cambiamenti da apportare al testo manoscritto, usando

segni simili alle lettere greche. Dal XV secolo, con la comparsa

della stampa, compositori, tipografi e correttori di bozze hanno

adoperato gli stessi segni. Segni, che con qualche variazione,

usiamo ancora oggi.

Se, nel corso dell’ultimo decennio, la maggior parte del lavoro

editoriale è stato convertito in processi digitali, un metodo di-

gitale, standard, pratico, economico e di facile applicazione per

indicare e comunicare le correzioni ancora non c’è.

Le tecniche di proofreading digitale non sono ancora miglio-

rate al punto che le modifiche possano sempre essere effettuate

direttamente sul file digitale. A volte non è né facile né pratico,

per il correttore, annotare rapide indicazioni comprensibili per

l’impaginatore su come inserire, eliminare e regolare lettere,

parole, punteggiatura, spazi, allineamenti, interlinee, corpi e

così via.

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L’avvento delle tecniche di desktop publishing e l’uso di cor-

rettori ortografici inclusi nei word processor hanno cambiato

in modo radicale la filiera editoriale, ma l’uso della carta e delle

bozze stampate è ancora radicato in molti workflow lavorativi

del settore.

È il grafico impaginatore che, generalmente, ha il compito di

riportare sul file le correzioni indicate sulle bozze. Proviamo a

immaginare il suo lavoro: deve scorrere il foglio, leggere le

correzioni una a una, interpretarle e riportarle a schermo. Uno

standard unico dei simboli di revisione gli permette di lavorare

in modo rapido e automatico, indipendentemente da quante

persone siano intervenute sulla bozza.

Su una stessa bozza, infatti, si possono trovare indicazioni

dell’autore, del curatore, del correttore di bozze e dell’editor.

È molto facile che una pagina corretta da più persone (spesso

ne basta una sola!) si trasformi in un guazzabuglio: calligrafie

indecifrabili, a volte in più lingue, frecce e linee dagli inseri-

menti incerti, simboli di correzione sconosciuti ecc.

La realtà è che, ancora oggi, in questi anni di innovazioni tec-

nologiche, il lavoro editoriale si può concludere con pacchi di

carta che passano da una mano all’altra e con l’uso di carta e

penna.

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Quindi, anche se oggi molte fasi del processo di produzione

sono risolte a schermo, parte del lavoro si può ancora svolgere

con l’uso dei simboli di correzione di bozze, segni che è molto

opportuno che ogni editor, redattore, autore, designer, web de-

signer conosca e sappia utilizzare.

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2. I giri di bozze

Qualche anno fa ho lavorato con una casa editrice che ha stam-

pato una monografia a colori in Cina. I preventivi di stampa

delle tipografie italiane erano molto costosi, mentre la tipogra-

fia cinese ha, in pratica, dimezzato i costi. Nonostante la di-

stanza e le differenze linguistiche, i giri di bozze hanno avuto

un iter normale, senza particolari difficoltà.

I simboli per la correzione di bozze costituiscono, infatti, un

pratico linguaggio universale che permette agli operatori del

settore di interagire a prescindere dalla loro origine e dalla loro

lingua.

Quando l’autore ha approvato la revisione, l’editor collaziona,

cioè riunisce e accorpa, su un unico documento tutte le corre-

zioni e le variazioni annotate sia da lui sia dalle altre figure

della filiera editoriale e prepara il file, in genere in formato Mi-

crosoft Word, per la fase successiva, l’impaginazione.

Il file ricevuto dall’impaginatore viene inserito in un software

di impaginazione. I più diffusi sono Adobe InDesign e Quark

XPress.

Una volta impaginato, il grafico invia all’editor la prima bozza

in versione cartacea o in Pdf o entrambe.

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L’editor controlla questa prima bozza, annota sul margine cor-

rezioni e osservazioni e la invia nuovamente all’impagina–

tore, il quale applicherà le nuove correzioni segnalate dal re-

dattore sul suo file impaginato.

Nuovo giro di bozze con l’invio all’editor della seconda bozza

(su carta o in PDF). L’editor controlla che le sue correzioni,

annotate in prima bozza, siano correttamente riportate su que-

sta seconda bozza.

Se il lavoro è stato svolto correttamente in tutte le precedenti fasi,

questa seconda bozza potrebbe essere la definitiva, o addirittura

la cianografica. Verificata, infatti, la corretta applicazione delle

correzioni, il redattore può dare il “Visto si stampi”.

Le correzioni di maggior entità si fanno in Word, ma è neces-

sario intervenire anche sulle bozze impaginate perché spesso il

passaggio da un word editor a un software di impaginazione

può provocare errori di tipo tecnico.

2.1 La prima bozza

In prima bozza, ci si concentra sulle differenze rispetto il testo

in Word: refusi, salti, righini, divisione delle sillabe in fin di

riga, accenti, apostrofi, simboli particolari, chiusura delle vir-

golette, delle parentesi e delle lineette, vedove, codici spuri,

parole in altre lingue o in altri alfabeti (per esempio, greco,

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arabo, cirillico ecc.), traslitterazioni, trattini lunghi e corti, sil-

labazione, titoletti correnti, numerazione, eventuali refusi in-

trodotti accidentalmente dal grafico ecc.

Si controlleranno i margini e gli a capo, i rientri errati o non

eseguiti, ma anche errori di battitura quali l’eccessiva spazia-

tura tra le lettere o tra le parole o fra i paragrafi. Si verifiche-

ranno note e relativi richiami, titoli di capitolo e titoli di para-

grafo, titoletti correnti, citazioni, bibliografie ecc.

2.2 La seconda bozza

In seconda bozza, si accerta l’esattezza delle correzioni prece-

denti e, soprattutto, che non siano stati introdotti nuovi errori

dal grafico. Si effettua una rilettura completa e attenta del testo

e si riesaminano margini, a capo, maiuscole, righini, vedove e

orfani.

Si controlla la sequenza dei numeri di pagina, dei capitolo e dei

paragrafi, gli indici analitici e l’indice generale e si verifica che

vi sia un riscontro delle indicazioni di pagina al loro interno.

Si controlla il frontespizio e il colophon, copyright, indirizzo

dell’editore, anno di edizione, l’ISBN ecc. e, infine, si effettua

un controllo sul cosiddetto “Finito di stampare”, collocato

nell’ultima pagina e contenente le indicazioni di legge riguar-

danti lo stampatore, come nome e indirizzo della tipografia,

mese e anno di stampa.

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3. Come correggere

In caso di revisione su bozze in carta, è molto opportuno che il

correttore usi un pennarello a punta fine di colore rosso. Per-

ché? Perché il rosso è più visibile rispetto ad altri colori ed evita

al grafico di confondersi con il nero dell’inchiostro tipografico.

La punta deve essere sottile affinché il tratto non copra il testo,

che deve sempre essere leggibile.

Alcuni correttori usano un righello per non saltare nessuna riga

e una lente d’ingrandimento, soprattutto quando il corpo usato

è molto piccolo.

La correzione può avvenire confrontando due bozze (l’attuale

e la precedente) oppure può trattarsi un proofreading blind,

come dicono gli anglosassoni, e cioè un controllo su una sola

bozza, non comparativo.

Quando si revisionano le bozze e si segnano le correzioni da

apportare, si stanno trasmettendo informazioni a un operatore,

il quale deve interpretare le indicazioni del correttore di bozze

e applicarle sul suo file.

Ogni annotazione scritta a mano deve essere chiara, perfetta-

mente leggibile, senza possibilità di equivoci poiché l’impagi-

natore può anche non conoscere la lingua in cui il testo è

scritto.

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In Italia, i simboli usati per la correzione sono quelli prescritti

dall’UNI 5041/1996 per le bozze di stampa, divisi in simboli

per la correzione del testo e simboli per il cambiamento del tipo

di carattere, questi ultimi sostituibili con particolari sottolinea-

ture.

Vediamo, dunque, come procedere.

La maggior parte delle indicazioni non sono scritte per esteso,

ma sono sostituite da simboli che rappresentano un’istruzione

precisa:

sostituisci (lettera o parola)

elimina (lettera o parola)

aggiungi lettera o parola

aggiungi spazio

elimina spazio

vai a capo

inverti le lettere o le parole ecc.

Questi simboli vengono inseriti all’interno del testo, nel punto

esatto in cui deve essere fatta la correzione (il tipo di simbolo

usato indica la natura della correzione). Lo stesso simbolo è

riportato al margine del rigo e, accanto al simbolo, si scrive la

lettera da sostituire, la parola d’aggiungere ecc.

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La presenza di più errori sulla stessa riga si risolve con l’uso di

diversi simboli, che a margine seguiranno l’ordine di succes-

sione nel testo per evitare disguidi all’impaginatore.

La vicinanza del refuso al margine sinistro o destro determina

su quale dei due margini annotare il segno. Le indicazioni

vanno riportate nelle parti bianche del foglio e mai tra le righe

di testo.

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Per agevolare la decodifica e la comprensione da parte del gra-

fico, si possono usare, oltre ai simboli UNI, altri segni grafici

anche non convenzionali, purché siano chiari e inequivocabili

per l’impaginatore.

Dubbi o richieste vanno cerchiati e distinti dagli interventi di

revisione veri e propri.

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4. I simboli

I simboli da usare per comunicare lo stesso tipo di informa-

zione (sostituisci, aggiungi ecc.) possono essere difformi.

Ogni paese ha un suo standard e le proprie consuetudini. Se si

lavora con operatori di altre aree linguistiche, è sempre oppor-

tuno allegare uno schema dove si indica il segno e a fianco, in

inglese generalmente, il suo significato.

In questo corso sono illustrati i simboli UNI di uso più comune

in Italia. Sono simboli semplici che rispondono all’esigenza di

chiarezza e velocità: si tracciano rapidamente, si interpretano

con facilità ed evitano di imbrattare e riempire il foglio di se-

gni, scritte, riporti fino a rendere la pagina illeggibile e confusa.

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5. Sostituire lettere o parole

5.1 Sostituire una lettera

Per sostituire una lettera all’interno di una parola si usa il sim-

bolo raffigurato nella Fig. 1: una T rovesciata.

Il simbolo ha una duplice funzione:

nel testo indica la lettera da

modificare e si traccia sulla

lettera sbagliata;

sul bordo bianco esterno indica

la lettera con cui sostituire

quella sbagliata. Si ripete il

simbolo a fine rigo e gli si scrive

accanto la lettera corretta.

Nella Fig. 2 è riprodotta una pagina dove si esemplifica l’uso

del simbolo.

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5.2 Sostituire una lettera con inserimento

Il simbolo illustrato precedentemente può essere usato anche

in caso di sostituzione con inserimento. È sempre opportuno

usare i simboli prescritti dall’UNI 5041/1996. i segni usati per

lo stesso tipo di informazione (sostituisci, elimina, aggiungi

ecc.) possono essere rappresentati in modi diversi. In questo

caso la sostituzione con inseri-

mento può essere rappresentata sia

dal simbolo della Fig. 1 sia da quello

della Fig. 3.

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Nella Fig. 4 tutti e due i simboli precedentemente descritti sono

usati per indicare sostituzione con inserimento. La comunica-

zione al grafico impaginatore risulta comunque chiara in en-

trambi i casi.

5.3 Sostituire una o più parole

Per sostituire una o più parole si usa il simbolo illustrato nella

Fig. 5. Anche in questo caso il simbolo

ha una doppia funzione:

nel testo indica la parola da

modificare. Si traccia, quindi, il

segno sulla parola sbagliata (o

su un gruppo di parole);

sul bordo si ripete il simbolo e

si scrive accanto la parola (o il

gruppo di parole) corretta.

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Ne vediamo un esempio nella Fig. 6.

5.4 Sostituire un gruppo di lettere

Per sostituire un gruppo di lettere è possibile:

usare il simbolo precedente (Fig. 5);

oppure il segno illustrato nella Fig. 7

ed esemplificato nella Fig. 8.

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6. Eliminare lettere o parole

6.1 Eliminare una lettera

Per eliminare una lettera si usa il simbolo

raffigurato nella Fig. 9: una T rovesciata

con a fianco una X.

Il simbolo ha una doppia funzione:

nel testo si traccia sulla lettera da

eliminare;

sul bordo bianco esterno si ripete il

simbolo seguito dalla X.

La Fig. 10 esemplifica l’uso del simbolo. Per eliminare le let-

tera L della parola dell, si traccia il simbolo sulla L all’interno

del testo, mentre sul bordo a fine riga si traccia lo stesso segno

seguito da una X.

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6.2 Eliminare lettere o parole

Per eliminare una o più parole si usa il sim-

bolo riprodotto nella Fig. 11. Anche in que-

sto caso il simbolo ha una doppia funzione:

nel testo indica la parola da eliminare

e si traccia sulla parola sbagliata (o

su un gruppo di parole);

sul bordo si ripete il simbolo e

accanto si appone una X.

La Fig. 12 ne riporta alcuni esempi pratici.

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6.3 Eliminare lettere o parole e riunire

L’eliminazione di una lettera e la riunione

delle lettere rimanenti si indica con il sim-

bolo della Fig. 13.

L’eliminazione di un gruppo di let-

tere e la riunione delle lettere rima-

nenti si indica con il simbolo della

Fig. 14.

NB. Nella prassi comune, tuttavia, potrai trovare che anche i simboli riportati nelle figg. 9 e 11 sono abitualmente usati per indicare eliminazione e riunione.

Nella Fig. 15, per esempio, è evidente che la N di transmette

va eliminata e la parola che ne deve risultare è trasmette.

Il simbolo di riunione non è indispensabile per comunicare, in

modo inequivocabile, la correzione all’impaginatore.

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Si possono verificare, però, situazioni di dubbio e di incertezza,

come in caso di lingue straniere, per esempio, dove è preferi-

bile un eccesso di chiarezza piuttosto che un ulteriore giro di

bozze.

La Fig. 15 riporta un testo con entrambi i simboli di elimina-

zione e riunione.

Se, eventualmente, sussistono ancora dubbi sulla chiarezza

della correzione o su una possibile interpretazione sbagliata da

parte del grafico, si può scrivere la parola corretta per intero,

cerchiata, vicino al relativo simbolo.

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7. Eliminare/inserire spazi

7.1 Eliminare uno spazio e riunire

Per eliminare uno spazio e unire le due

parti della parola si usa il simbolo illu-

strato nella Fig. 16.

7.2 Inserire uno spazio e staccare

Per inserire uno spazio e staccare due

parole si usa il simbolo illustrato nella

Fig. 17.

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L’uso pratico dei due segni è esemplificato nella Fig. 18.

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8. Apici e pedici

8.1 Disporre in apice (esponente)

Si definisce apice la lettera scritta in dimen-

sioni ridotte e spostata in alto rispetto alla base

del testo. Si usa nei testi scientifici. In matema-

tica, per esempio, per indicare la potenza a cui

è elevato un numero oppure per indicare un nu-

mero ordinale come 1ª. Per indicare di disporre

in alto rispetto alla riga di base una lettera o un

segno si usa il simbolo illustrato nella Fig. 19.

8.2 Disporre in pedice (deponente)

Il pedice è una lettera, sempre di dimensioni

ridotte, spostata in basso rispetto alla linea

del testo: si usa prevalentemente in mate-

matica e chimica, come, per esempio, il 2

nella formula H2O. Per indicare di disporre

in basso rispetto alla riga di base una lettera

o un segno si usa il simbolo illustrato nella

Fig. 20.

L’uso pratico dei due segni è esemplificato nella Fig. 21.

L’esempio è più complesso dei precedenti. Sulla stessa riga,

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infatti, ci sono più correzioni. Le note a margine devono se-

guire lo stesso ordine di successione del testo. Si possono usare

entrambi i margini, cercando di annotare la correzione sul mar-

gine più vicino e in ogni caso è opportuno usare simboli diversi

per più correzioni sulla stessa riga o molto vicine.

La linea-guida, come sempre, è essere più chiari possibili, in modo che l’impaginatore non abbia dubbi e rallentamenti.

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9. Scambi e spostamenti

9.1 Scambiare di posto lettere o parole

Scambiare di posto due lettere o due parole sulla stessa riga si

indica con il simbolo della Fig. 22.

9.2 Spostare una o più righe

Per spostare una o più righe in un altro

punto del testo si usano i simboli della

Fig. 23.

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Nella Fig. 24 un esempio di uso dei segni di scambio e sposta-

mento. Per rendere ancora più chiaro lo spostamento di righe,

i versi sono stati numerati secondo l’ordine desiderato.

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10. Inserire o eliminare

un a capo

10.1 Inserire un a capo

Per indicare l’inserimento di un a capo e,

quindi, l’inizio di un nuovo paragrafo o di

una nuova riga si usa il simbolo illustrato

nella Fig. 25.

10.2 Eliminare un a capo

Per indicare, invece, l’eliminazione di un a

capo e, quindi, l’eliminazione del para-

grafo successivo si usa il simbolo illustrato

nella Fig. 26.

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Nella Fig. 27 un esempio di uso dei segni di inserimento e elimi-

nazione di un a capo.

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11. Rientranze e allineamenti

11.1 Inserire una rientranza

Per indicare l’inserimento di una rien-

tranza si usa il simbolo illustrato nella

Fig. 28.

11.2 Eliminare una rientranza

Per indicare, invece, l’eliminazione di

una rientranza si usa il simbolo illu-

strato nella Fig. 29.

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Nella Fig. 30 un esempio di uso dei segni di inserimento e elimi-

nazione di una rientranza.

11.3 Allineamenti orizzontali e verticali

Per indicare una parte di testo da allineare

orizzontalmente o verticalmente si usano i

simboli della Fig. 31.

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11.4 Centrare il testo

I simboli usati per indicare che il testo

deve essere centrato orizzontalmente o

verticalmente sono illustrati nella

Fig. 32.

Nella Fig. 33 un esempio di uso dei segni precedentemente de-

scritti.

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12. Aumentare o diminuire

spaziature

12.1 Avvicinare o distanziare verticalmente

Per indicare la riduzione o l’aumento di

una spaziatura verticale si usano i sim-

boli illustrati nella Fig. 34.

12.2 Avvicinare o distanziare orizzontalmente

Per indicare la riduzione o l’aumento di

una spaziatura orizzontale si usano i sim-

boli illustrati nella Fig. 35.

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Nella Fig. 36 un esempio di uso dei segni spaziatura orizzon-

tale e verticale.

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13. Maiuscolo, minuscolo

e maiuscoletto

13.1 Mettere in minuscolo (basso)

La Fig. 37 illustra come indicare di mettere un testo in minu-

scolo. Si può indicare anche con

“basso”.

13.2 Mettere in maiuscolo (alto)

Per indicare la composizione in

maiuscolo di un testo si può usare

il simbolo illustrato in alto nella

Fig. 38 oppure una tripla sottoli-

neatura (è comunque preferibile e

più comprensibile il simbolo).

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13.3 Mettere in minuscolo con iniziale maiuscola

Per indicare la composizione di un

testo in minuscolo con iniziale

maiuscola (alto/basso) si usa il se-

gno della Fig. 39.

13.4 Mettere in maiuscoletto

Il maiuscoletto è un maiuscolo in

corpo minore (in genere il 70% in al-

tezza del maiuscolo della stessa fa-

miglia di caratteri). Per indicare la

composizione in maiuscoletto si usa

il simbolo della Fig. 40 oppure una

doppia sottolineatura (è comunque

preferibile usare il simbolo).

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13.5 Mettere in maiuscoletto con iniziale maiuscola

Per indicare la composizione di un

testo in maiuscoletto con iniziale

maiuscola si usa il simbolo della

Fig. 41.

Nella Fig. 42 un esempio dell’uso dei precedenti simboli.

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14. Tondo, nero e corsivo

I font della stessa famiglia hanno lo stesso stile grafico, ma

presentano delle varianti.

Le varianti più comuni sono:

roman (normale)

corsivo o italic

grassetto o bold

grassetto corsivo o bold italic

Alcuni font sono declinati in numerose varianti:

light, book, medium, bold, black, extrablack

condensed, extra-condensed, expanded ecc.

italic, cursive, slanted (inclinato)

Poiché uno stesso font è visivamente diverso a seconda del suo

spessore e della sua geometria, per indicare sulle bozze la scelta

del carattere, è necessario definire altri suoi elementi, quali:

la gradazione del colore: chiarissimo/extra light -

chiaro/light - normale/medium - neretto/demi -

nero/bold - nerissimo/extra bold;

il ritmo: tondo/roman - corsivo/italic -

stretto/condensed - largo/large - filettato/outline -

ombreggiato/shadow

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In linea di massima i simboli illustrati qui di seguito sono suf-

ficienti per la gran parte dei lavori di correzione di bozze.

Sono necessarie indicazioni più precise sui font quando si la-

vora su grafiche editoriali e pubblicitarie più complesse.

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14.1 Mettere in corsivo (italic)

La Fig. 44 illustra come indicare di

mettere un testo in corsivo. In genere

si usa il simbolo.

A volte (soprattutto in ambito giornali-

stico) si trova una sottolineatura singola

per indicare la corsivizzazione.

14.2 Mettere in tondo (normale)

Per indicare la composizione in tondo

(non corsivo) di un testo si usa il sim-

bolo illustrato in alto nella Fig. 45.

14.3 Mettere in bold (nero, grassetto)

Per indicare la composizione di un testo

in bold si usa il segno della Fig. 46. Si

può anche ricorrere a una sottolineatura

ondulata, ma in generale si ricorre al ter-

mine bold e non nero, come è indicato

nelle norme UNI.

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14.4 Mettere in chiaro (non bold)

Per indicare la composizione di un te-

sto in chiaro (non in bold) si usa il se-

gno della Fig. 47.

La Fig. 48 riassume l’uso dei simboli usati per il tondo, il bold

e il corsivo.

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15. Vive!

15.1 Annullare la correzione

Vive! è l’annotazione che si usa apporre

sulle bozze di stampa per annullare una can-

cellatura o una correzione già apportata, per

avvertire cioè che questa deve considerarsi

non valida, e che il testo composto resta im-

mutato. In genere nel testo si sottolinea la

correzione con un puntinato.

Variante: vive com’è.

15.2 Ripristinare la correzione

Il ripristino di una correzione, precedente-

mente annullata, si indica come illustrato

nella Fig. 50.

La Fig. 51 riassume l’uso dei simboli qui in esame.

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