La coccinella - anno 1 n° 3
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Orti in cittàOrti in cittàOrti in città L’altra faccia L’altra faccia L’altra faccia dell’agricoltura dell’agricoltura dell’agricoltura
DossierDossierDossier Contro il degrado urbano Contro il degrado urbano Contro il degrado urbano
Le esperienze della Legambiente BasilicataLe esperienze della Legambiente BasilicataLe esperienze della Legambiente Basilicata
Sommario
Anno I - n. 3 Maggio-Giugno 2013
DIRETTORE RESPONSABILE:
Anna Martino ([email protected])
GRAFICA E IMPAGINAZIONE:
Lena Pepe ([email protected])
REDAZIONE:
Marco De Biasi ([email protected])
Valeria Tempone ([email protected])
HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO:
Rossella Muroni, Daniela Sciarra, Giuseppina Gamma, Leonardo Laurita, Michele Catalano, Michela Calocero, Daniela Rosa
EDITORE: Legambiente Basilicata Onlus
PRESIDENTE: Marco De Biasi
SEDE LEGALE E REDAZIONE:
Viale Firenze 60C - 85100 Potenza Tel. 0971441541
Fax 097146699 - [email protected]
Spedizione in abbonamento postale :
D. L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB Potenza
Stampa: Tipografia Sagittario Franchi Paolo snc di Fanchi Giuseppe & C.
Via Malignani, 7 Bibione (Ve) Cap 30020
Stampato in carta Shiro riciclata
Testata reg. al Tribunale di Potenza al n. 475/2012 in data 20/06/2012
Abbonamento 11 numeri 12 euro. Pagamento su ccp 7862556 intestato a Legambiente Potenza. Altre modalità sul sito www.legambientebasilicata.it. L’iscrizione ad un circolo lucano della Legambiente comprende l’abbonamento annuale. Garanzia di riservatezza per gli abbonati. L’Editore garantisce la massima riservatezza nel trattamento dei dati forniti dagli abbonati. Ai sensi degli articoli 7, 8, 9 del Dlgs 196/2003 gli interessati possono in ogni momento esercitare i loro diritti rivolgendosi a: Legambiente Basilicata Onlus, Viale Firenze 60C, 85100 Potenza, tel. 0971441541, fax 097146699, [email protected]. Il responsabile del trattamento dei dati stessi ad uso redazionale è il direttore responsabile.
2 La coccinella / maggio - giugno 2013
Direttrice generale Legambiente onlus
R idisegnare l’immagine delle citt{ attraverso gli orti urbani, non solo per restituire il verde ai centri urbani, ma anche per produrre cibi sani
e di qualit{. È la sfida che Legambiente lancia con il lavoro di deci-ne di circoli in tutt’Italia. Una sfida ambientale ma anche e soprattutto una sfida dedicata alla coesione sociale, alle relazioni, agli spazi urbani ritrovati, alla bellezza dell’impegno civile. L’obiettivo delle iniziative e dei progetti di Legam-biente legati ai temi dell’agricoltura sociale è quello di coinvolgere cittadini, studenti e amministrazioni nel-la diffusione dell’orticultura urbana dedicandosi ad un orto e alla rinaturalizzazione degli spazi verdi ab-bandonati. E la sfida per delle citt{ più “green” è stata raccolta da molti centri piccoli e grandi della Penisola con l’idea di rilanciare il valore ambientale, sociale e culturale degli orti, spazi verdi dove i cittadini, attraverso l’uso di metodi di produzioni sostenibili, possono coltivare ortaggi e ortofrutta. La coltivazione amatoriale dell’orto favorisce la coe-sione sociale e lo scambio di conoscenze e saperi, costituisce una valida risposta al desiderio di “sapere cosa si mangia”, è un’opportunit{ per investire positi-vamente il proprio tempo libero ed è una risposta all’eccessiva cementificazione. Alcuni dei più importanti benefici derivanti dall’agri-coltura urbana sono che il movimento è molto diver-sificato, i saperi sulle produzioni alimentari sono for-temente diffusi alla base e sono intrecciati con i temi della giustizia sociale. Le fattorie e le diverse propriet{ comunitarie sono spesso spazi sociali che forniscono alimenti a basso costo o addirittura gratuiti. Di certo, tutti dovrebbero poter accedere ai cibi fre-schi, tutti dovrebbero sapere da dove proviene il cibo che consumano, chi li coltiva e quale valore etico e sociale tutto ciò rappresenta. Da anni Legambiente promuove progetti di agricoltu-ra urbana come dimostrano le migliaia di orti realiz-zati dai nostri circoli lungo tutto lo Stivale: perché prendersi cura di un orto è un modo per produrre e diffondere bellezza, quel tratto distintivo del nostro Paese, troppo spesso poco valorizzato, e che Legam-biente ha invece messo al centro di sua proposta di legge.
L’editoriale
di Rossella Muroni 3 Dossier Orti urbani Quella buona pratica che fa cultura
16 Zaino in spalla Campomaggiore Vecchio
Orti rivoluzionari
19 La campagna 100 Strade per giocare a Potenza
21 L’Accento Per un’Italia libera da OGM
22 Notizie in Circolo Energia sconosciuta 23 Vivere Cea
L’ambiente di casa
Cultura Raccolta differenziata:
il riscatto della collettività 25 Il Cigno risponde
La posta
26 Gae Occhio alle etichette
29 Ecochic
Strumenti recuperati
31 Piantala Le rose
Continua a pag. 28...
Dossier
La coccinella / maggio - giugno 2013 3
Molte citt{ del mondo grazie all’agricoltura urba-
na stanno ridisegnando i propri spazi verdi e an-
che l’Italia non è da meno. Gli orti urbani sono
ormai una realt{ nazionale: nella Penisola sono
ben 2,7 milioni gli italiani che si dilettano a colti-
vare un orto (fonte Osservatorio Nomisma). Dati
che indicano la voglia di un nuovo modo di pro-
gettare, organizzare e vivere il verde nelle citt{. Se
guardiamo a ritroso nel tempo gli orti urbani non
sono certo una novit{. Da sempre sono presenti
appezzamenti di terreno in aree metropolitane
nati per dare un piccolo sostegno agli abitanti
della citt{. Veri e propri orti urbani nascono negli
anni ‘40, durante la guerra, quando ogni spazio
utile viene coltivato soprattutto al servizio delle
famiglie più bisognose, diventando così simbolo di
uno status sociale inferiore. Finita la guerra vanno
via via scomparendo, relegate alle zone più perife-
riche della citt{. Nonostante la piena espansione
di questi quartieri, negli anni ‘70, gli orti sopravvi-
vono anche grazie alle amministrazioni comunali
che permettono ai cittadini che ne hanno voglia di
continuare a prendersi cura di questi appezza-
menti. Così negli ‘80 e ‘90 molti comuni dell’Italia
settentrionale cominciano a dettare delle regole
affinché ci sia una pacifica convivenza tra i coltiva-
tori urbani e la citt{. Arriviamo così a oggi dove
l’orto urbano ha tutt’altro significato. È contatto
con la natura, cibo sano, locale e solidale. E’ stru-
mento di aggregazione, dal momento che sempre
più spesso è curato da gruppi di cittadini, amici o
perfetti sconosciuti, che si organizzano il lavoro e
si dividono i compiti. Una piccola rivoluzione di
cittadini che si oppongono a stili di vita non soste-
nibili. L’orto urbano, sempre più lontano dalla
visione classica dell’orto curato con sudore e con
la zappa, è anima che nasce e produce non solo
frutti ma rispetto per il cibo, riscoperta di antiche
tradizioni e abilit{, “coltura” e “cultura” del consu-
mo critico. Legambiente gi{ da alcuni anni ha
intercettato le potenzialit{ dell’agricoltura sociale.
Iniziative di successo sono state sperimentate a
Pontecagnano (Sa), Eboli (Sa) e Succivo (Ce), dove
in dieci anni sono stati attivati oltre 100 orti che
hanno permesso di riconvertire alla coltivazione
bio di frutta e verdura aree prima dismesse o ab-
bandonate. La Legambiente Basilicata si inserisce
in questo quadro di promozione delle buone prati-
che grazie ai progetti messi in campo dal Circolo
Legambiente di Potenza, dal Ceas Melidoro Polli-
no e quello in collaborazione con l’Ente Parco
nazionale del Pollino e che hanno visto il coinvol-
gimento di cittadini, scuole, soggetti svantaggiati.
Orti urbani Quella buona pratica che fa “cultura”
Sul terreno o sul balcone.
Sempre più cittadini si dedicano quotidianamente alla realizzazione di orti urbani.
Dossier
L a Basilicata è tradizio-nalmente una regione a vocazione agricola. Sto-ricamente l’agricoltura è
stata l’unico mezzo di sussistenza delle famiglie e ha pertanto la-sciato tracce indelebili non solo sul paesaggio e sull’ambiente ma anche e soprattutto nell’identit{ e nella cultura dei lucani: una cultura "contadina" da sempre connota-ta da caratteri di accoglienza e di inclusione socia-le. Sulla base di questi presuppo-sti è nato “OrtInCitt{”, il progetto promos-so dal Circolo Legambiente di Potenza che ha avuto come obiettivo principale quello di recuperare il valore sociale dell'a-gricoltura offrendo al welfare lucano l'occasione di operare un cambiamento importante, princi-palmente da un punto di vista sociale. Tre le azioni del proget-
to: destinazione di alcuni spazi pubblici alla coltivazione, pro-mozione dell’attivit{ orticultu-rale nell’area urbana di Poten-za valorizzandone i connotati sociali, culturali, economici e ambientali, mitigazione degli effetti dell’impatto ambientale prodotto dalle edificazioni e dalle attivit{ dell’uomo. L’orto
dunque di-venta in que-sto senso cambiamento degli stili di vita, lotta alla crisi e risco-perta del va-lore sociale
dell'agricoltura. L’agricoltura sociale affonda le sue radici proprio nei valori di solidariet{ e di mutuo aiuto che da sem-pre caratterizzano il mondo rurale. Il particolare intreccio che si determina tra la dimen-sione produttiva, quella rela-zionale con le piante e con gli animali e quella familiare e
comunitaria ha permes-so all’agricoltura di svol-gere da tempi remoti una funzione sociale. Nel mondo contadino, qua-lunque persona, indipen-dentemente dalla pro-
pria condizione fisica o psichica, trovava sempre una mansione da svolgere, costituendo una comunit{ nella quale venivano identificati i valori di reciprocit{, gratuit{ e mu-tuo aiuto. Se a queste considerazioni si aggiungono gli ultimi dati Istat sulla povert{, che vede la Basilicata fanalino di coda rispetto ad altre regioni, “OrtInCitt{” diventa così anche un’azione concreta di suppor-to al reddito attraverso l'autoconsu-mo. L'impegno, il lavoro, la collabo-razione e lo stare insieme, invece, sono gli strumenti con cui favorire il reinserimento sociale degli anziani ai quali, come destinatari e protago-nisti del progetto stesso, è stato attribuito un ruolo di primo piano nella gestione e valorizzazione della "cosa pubblica". Dall'orto sociale all’orto didattico. Se gli anziani han-no trasferito i loro saperi e la loro cultura attraverso la preparazione e la coltivazione degli orti destinati alle scuole, le scuole hanno potuto avvalersi, senza spese, di una “palestra” di crescita, di studio e di formazione.
Contro la forte urbanizzazione il recupero di antiche vocazioni Il progetto del Circolo di Potenza
N ella citt{ di Potenza il verde è solo il colore
della speranza. Dal Rapporto di Legambien-te “Ecosistema Urbano 2012” emerge una citt{ che certo non brilla per numero e qua-lit{ delle aree verdi. I principali indicatori di cui il rapporto tiene conto, infat-ti, la collocano in posizioni medio basse rispetto alle medie nazionali. La realt{ che viene conse-gnata è il frutto di una foto-
Scarso verde, popolazione anziana e povera I dati di partenza
4 La coccinella / maggio - giugno 2013
Dossier
grafia che guarda a due fattori principali: il verde pubblico pro capite, che esprime la disponibilit{ di verde pubblico per abitante e che posiziona Potenza al 61esimo posto (su 102 citt{) con 7,17 metri quadrati per abitante – e le aree verdi totali, che prende in considerazione l’estensione della superficie delle diverse tipologie di aree verdi sul territorio (parchi urbani, verde attrezzato) con l’intera superficie comunale. Naturalmente il dato fa riferimento solo ed esclu-sivamente alle aree di propriet{ pubblica. Potenza è 94esima (su 102 citt{) con 71 metri qua-drati per ogni ettaro di superficie comunale. Il dato più preoccupante è il parametro sul verde pubblico, in quanto riflette il basso grado di acces-sibilit{ e di fruibilit{ del verde, la sua quasi inesi-stente funzione sociale e ricreativa. Scarsa fruibilit{ vuol dire degrado, difficolt{ di accesso e di utilizzo e una propensione della aree a non rispondere alle esigenze concrete dei citta-dini. Altro dato importante è quello demografico. Potenza ha una popolazione di 68.297 abitanti (dato al 31 dicembre 2010) di cui il 20,5 per cento over 65. La citt{ e la regione Basilicata tutta non si pongo-no al di fuori di una tendenza tipica della societ{ italiana e occidentale che è quella dell’invecchia-mento medio della popolazione. Tendenza che naturalmente pone però il proble-ma dell’attivazione di politiche sociali e di assi-
stenza che vanno ad interessare una sempre più larga fascia della popolazione che, tra l’altro, non se la passa così tan-to bene dal punto di vista del reddi-to annuo. Se guardiamo all’importo medio del reddito da pensione, infatti, i dati Inps sono chiari: 699 euro di pensione me-dia per la popola-zione della Basili-cata a fronte dei 955 dell' Italia. Altrettanto signi-ficativi sono i numeri che emer-gono dal report
dell'Istat "La povert{ in Italia" per l’anno 2010. L'incidenza della povert{ relativa per l'Italia è dell'11 per cento, per il Mezzogiorno del 23 per cento mentre la Basilicata raggiunge il 28,3, classi-ficandosi come la regione più povera. Guardando l'incidenza della povert{ relativa per et{ (fascia 65 e oltre), infine, si passa dal 12.2 per cento dell'Italia al 24,4 per cento del Mezzogiorno.
Ogni Ogni Ogni
abitante abitante abitante
a Potenzaa Potenzaa Potenza
usufruisce usufruisce usufruisce
di 7 mq di 7 mq di 7 mq
di verde di verde di verde
urbanourbanourbano Potenza, (foto di Daniela Rosa)
La coccinella / maggio - giugno 2013 5
Dossier
C irca 160 piantine in tutto tra pomodori, cetrioli, zucchine,
peperoni, melanzane, basilico e insalata. Un impianto di irrigazio-ne a goccia e il lavoro di una venti-na di cittadini insieme a volontari della Legambiente e della Coope-rativa Venere. È il primo orto ur-bano della citt{ di Potenza, nel Parco Baden Powell. E’ con la sua piantumazione, a giugno dello scorso anno, che è entrato nel vivo “Orti in città”, che ha visto la collaborazione del Comune di Potenza e il sostegno della Regione Basilicata attraverso il Fondo per l’attuazione della Legge Quadro sul Volontariato – “Bando Progetti Innovativi 2010”. Come prima area per la piantuma-zione dell’orto è stata scelta quella interna al Parco Baden Powell in quanto in passato gi{ adibita alla coltivazione grazie al lavoro della
scuola primaria di secondo grado “U. Mercurio” e negli ultimi tempi trascurata. Da qui l’idea di recuperarla e ri-portarla a nuova vita grazie a un progetto che coinvolge i cittadini in prima persona. A farsi carico della cura dell’orto i partecipanti al corso “Coltiviamo la citt{”, promosso dal Circolo Legambiente di Potenza e dall’Al-sia Pantano di Pignola e parte integrante del progetto. Guidati dai docenti del corso gli aspiranti contadini hanno messo in pratica le tecniche di coltivazio-ne apprese e si sono assunti l’im-pegno di continuare il lavoro svol-to insieme ai volontari della Le-gambiente e della Cooperativa Venere che ha in gestione il Parco, di propriet{ della Provincia di Potenza. La piantumazione del primo orto urbano è stata prece-
duta da una serie di attivit{ atte a sensibilizzare i cittadini sulla te-matica della cura e della presa in carico degli spazi verdi pubblici destinati alla coltivazione. Dalla realizzazione dell’orto didat-tico in un’area interna alla scuola primaria Don Lorenzo Milani - coinvolgendo le classi inserite in un programma di educazione am-bientale a cura dell’associazione – a “Coltiviamo la citt{”, il cui suc-cesso in termini di domanda ha fatto sì che il corso fosse istituzio-nalizzato tramite una delibera di Giunta che lo pone come requisito imprescindibile per l’assegnazione degli orti. Congiuntamente i tecnici della Legambiente e del Comune di Potenza hanno proceduto all’indi-viduazione delle aree da destinare alla coltivazione. Dalla fase di censimento, sono state indicate –
Al Parco Banden Powell i cittadini si rimboccano le maniche
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Dossier
Al Parco Banden Powell i cittadini si rimboccano le maniche grazie alla collaborazione attiva dei Comitati di quartiere - 15 aree ido-nee nei rioni di Poggio tre galli, Betlemme, Macchia Romana, Rione Lucania e Cocuzzo. Si tratta sia di terreni gi{ coltivati, ma da regola-mentare, che di terreni “vergini”. Le zone sono state prima localizza-te attraverso l’uso di un Gps e rap-presentate attraverso mappe areo-fotogrammetriche, poi si è procedu-to a una scheda di valutazione di fattibilit{ tenendo conto di alcune caratteristiche fondamentali quali pendenza, esposizione e presenza di un punto acqua con particolare attenzione ai riferimenti catastali. Un censimento utile ai fini della conoscenza del territorio della citt{ ma che non ha avuto ulteriori svi-luppi in quanto si sta valutando con l’amministrazione la possibilit{ di individuare una zona unica da adi-bire a orto sociale.
Un corso per imparare “sul campo”
Q uattro lezioni teoriche e due pratiche a cura di pro-
duttori biologi, agronomi, agrotecnici dell’Alsia Pan-
tano di Pignola e di docenti dell'Universit{ della Basilicata
per acquisire conoscenze sulla coltivazione degli orti ed
essere portatori di una nuova cultura della cura degli spazi
verdi in citt{. I cittadini che si sono occupati dell’orto ur-
bano al parco Baden Powell prima di essere armati di zap-
pa, rastrelli e quanto necessario, sono stati opportunamen-
te formati grazie al corso di formazione “Coltiviamo la
citt{”, diretto proprio a quanti in seguito si sarebbero im-
pegnati a dar vita all’orto del Parco. I cittadini sono stati
così lo snodo principale attraverso cui hanno preso forma
le strategie fondanti del progetto: la cura degli spazi verdi
urbani attraverso il giardinaggio e l’attivit{ orticolturale, la
possibilit{ di fornire strumenti didattici alternativi per
l’insegnamento delle scienze e la sensibilizzazione delle
giovani generazioni al rispetto dell’ambiente e della natu-
ra, la diffusione della cultura del consumo critico e consa-
pevole. “Orti in citt{” rientra, infatti, nella logica del Grup-
po di acquisto ecologico, legato alla stagionalit{ dei pro-
dotti presenti sul territorio. Il corso ha visto il coinvolgi-
mento di molti hobbisti che, come sottolinea Michele Ca-
talano, responsabile dell’Alsia Pantano di Pignola, è una
parte cospicua e importante dell’agricoltura italiana. Il
corso ha avuto quindi anche il merito di far incontrare
questi due mondi, quello più tecnico e professionale che
gira attorno all’agricoltura e quello di chi ci si dedica da
autodidatta, con altrettanta passione e dedizione.
La coccinella / maggio - giugno 2013 7
Dossier
S alvia, timo, rosmarino, lavanda, santoreggia e
lattuga. Sono solo alcune delle piantine che
costituiscono l’orto didattico della scuola primaria
Don Lorenzo Milani, a Rione Cocuzzo.
Ad aprile dello scorso anno gli alunni della classi
III A e III B (si tratta delle classi cha da novembre
2011 seguono un percorso di educazione ambienta-
le svolto dagli educatori del circolo Legambiente
di Potenza, partecipando alle campagne “La Festa
dell’albero” e “Nontiscordardime”) insieme ai vo-
lontari di Legambiente Basilicata hanno messo a
dimora circa 70 piantine.
Da quel momento in poi, insieme agli insegnanti e
al Comitato di quartiere hanno continuato a pren-
dersene cura, dedicandosi alla coltivazione e alla
pulizia dell’area.
L’orto didattico ha una doppia valenza: da un lato
fornire un approccio diverso e sperimentale all’in-
segnamento delle scienze, dall’altro essere luogo
di scambio interculturale tra generazioni diverse,
attraverso la riscoperta di antiche colture e metodi
di produzione di un tempo.
Un’esperienza all'avanguardia, dove per i ragazzi
"teoria e pratica", cioè pensare, ragionare ma an-
che progettare e fare insieme si fondono.
Se il seme della sostenibilità viene piantato nelle scuole
8 La coccinella / maggio - giugno 2013
Dossier
L ’orto didattico “L. Milani” ha compiuto un anno e sono tante le esperienze che ci ha per-
messo di vivere. L’idea dell’orto didattico è nata all’interno del progetto “Orti in città’ ". Tutto è cominciato con la messa a dimora di alcune piante aromatiche nello spazio verde presente nella no-stra scuola. L’entu-siasmo dei bambini ci ha spinto a co-minciare delle atti-vità parallele. Abbiamo iniziato con il seminare in classe girasoli, fa-gioli e zucchine che, diventate piantine, sono state trapian-tate nel nostro orto. Accanto a queste piantine abbiamo messo a dimora pomodori e pepero-ni che i bambini hanno acquistato con i loro genitori. Per coinvolgere maggiormente gli alunni abbiamo scelto un ortaggio molto amato dai bambini, la patata, e lo abbiamo pian-tato raccogliendone i frutti appena tornati a scuola dopo le vacanze estive. Durante tutta l’estate bambini, genitori e insegnanti si sono presi cura delle piante aromati-che e degli ortaggi presenti nell’orto per non farli morire. L’orto didattico è per i bambini e per noi insegnan-ti uno spazio dove è possibile applicare insieme didattica, manualità e creatività. Sperimentare direttamente sul campo la nascita e la crescita di alcune piante, arrivando anche a gustarle è molto più che una lezione di scienze.
I bambini colgono l’interdipendenza che c’è tra l’uomo e la natura, la circolarità delle relazioni di un ecosistema e si comincia a formare una vera e propria coscienza ecologica. L’orto didattico ha un’alta valenza pedagogica e abbraccia numerosi ambiti disciplinari.
Attraverso le attività di semina e di cura, gli alunni apprendo-no i principi dell’educazione ambientale e alimentare in un contesto che fa-vorisce il loro benessere fisico e psicologico. L’or-to non è solo la produzione di ortaggi ma è an-che un’occasione per contribuire a prendersi cura delle aree verdi che ci circondano e che ci apparten-gono. La cura dell’orto, anche durante i mesi estivi, ha creato momenti di aggregazione che hanno favori-to la costruzione
di relazioni significative tra scuola, famiglie e territorio. Le attività legate all’orto hanno per-messo di cooperare per un bene comune, di mi-gliorare la propria capacità di osservazione e di imparare a progettare. Il nostro orto ha ancora tanta strada da percorre-re per diventare un vero laboratorio a cielo aperto, ma siamo fiduciosi e pieni di entusiasmo. I bambini stanno vivendo una esperienza bella e appagante che ha aumentato la loro autostima e li ha resi più sicuri.
L’insegnamento della cura: l’esperienza del “Don Lorenzo Milani” di Giuseppina Gamma
maestra di scienze all’Istituto comprensivo “Don Lorenzo Milani”
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Dossier
M igliorare il rapporto e la percezione che i cittadini
hanno del Parco Nazionale del Pollino partendo dalle nuove generazioni. È questo lo scopo del progetto “La scuola incontra il Parco”, promosso da Legambiente onlus in collaborazione con l’Ente Parco. Cominciato a novembre del 2012 nelle scuole elementari e medie dei comuni all’interno del Parco che hanno aderito (6 su 24, e sono Senise, Francavilla, Chiaro-
monte, Valsinni, Rotonda e San Giorgio Lucano), è durato fino a giugno dello stesso anno. Cuore del progetto e strumento principale per il raggiungimento di tale obiettivo è stata proprio la creazione di 6 mini orti bota-nici nei giardini delle scuole o nei loro pressi per l’osservazione dello sviluppo delle varie fenofa-si delle specie piantumate, tra nuovi alberi e specie autoctone, di cui in seguito sono state os-servate e registrate l’inizio delle fioriture, lo sviluppo delle foglie
e la maturazione dei frutti. I ragazzi, preparati all’iniziativa da una serie di incontri teorici tenuti dagli educatori di Legam-biente Basilicata, sono stati di-rettamente coinvolti nella lavo-razione della terra e nella pian-tumazione. Armati di zappe, rastrelli, forco-ni, vanghe e innaffiatoi si sono divertiti a divellere, scavare, a toccare con mano la terra e i suoi prodotti, a odorarne i pro-fumi. Semplici appezzamenti di terre-
Il ritorno alla terra Rafforzare il senso di appartenenza Il Parco nazionale del Pollino
si presenta ai cittadini di domani
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Dossier
La coccinella / maggio - giugno 2013 11
no, concessi dalle amministra-zioni comunali, si sono trasfor-mati in orti in cui dimorano salvia, timo, origano, rosmarino, erba cipollina e menta. Prodotti scelti in quanto legati alle nostre tradizioni, immanca-bili aromi delle più antiche ri-cette lucane. Le piantine sono state offerte dall'Azienda agricola Ravera Bio. Preziosa la collaborazione dell’Alsia (Agenzia lucana di sviluppo e di innovazione in agricoltura). La divulgatrice agricola Marcella Illiano ha aiutato i bambini nel-la piantumazione del perastro e melastro, due variet{ di frutto tipiche del Pollino, donate dalla stessa agenzia.
Una vera e propria festa per gli alunni coinvolti, che attraverso il gioco hanno acquisito sì no-zioni tecniche e manuali sulla coltivazione, ma soprattutto la consapevolezza delle ricchezze del territorio in cui vivono. Afferma in proposito la respon-sabile del progetto per Legam-biente Basilicata Onlus, Daniela Pandolfo: “Dal percorso educati-vo, fin dalle prime battute, è emerso come i ragazzi abbiano una scarsa conoscenza del pro-prio territorio e una scarsa con-sapevolezza delle bellezze che offre, da un punto di vista natu-ralistico, paesaggistico e cultu-rale. Molti sono all’oscuro della sto-
ria dei personaggi e dei maggio-ri avvenimenti accaduti nei pro-pri comuni. Questo perché purtroppo danno poca importanza al luogo in cui vivono. Obiettivo di questo progetto,
pertanto, è stato da un lato far capire l’importanza della tutela della biodiversit{, dall’altro la trasmissione di conoscenze sulle peculiarit{ del territorio in mo-do che possa essere maggior-
mente apprezzato”. Nel rapporto dei cittadini con il Parco nazionale del Pollino, infatti, quello che va accresciuto è sicuramente il senso di appar-tenenza. Anche per questo motivo l’ini-ziativa ha visto la partecipazio-ne attiva delle amministrazioni comunali e dei maggiori espo-nenti dell’Ente Parco – diversi i sindaci che si sono cimentati nella piantumazione insieme ai ragazzi, oltre al direttore e al vice Presidente dell’Ente Parco, Annibale Formica e Francesco Fiore - in modo da ridurre il divario oggi esistente e sopperi-re alla mancanza di informazio-ni adeguate sulle finalit{ isti-tutive del Parco, sugli aspetti naturalistici, culturali, antropo-logici, economici, storici, ma anche sulle occasioni che l’Ente Parco Nazionale può mettere a disposizione dei suoi cittadini, in particolar modo di quelli più giovani.
Dossier
U n orto creato senza fati-ca, rispettando la natura
e le sinergie tra piante e terre-no. Stiamo parlando dell’orto sinergico, che è stato realizza-to al Centro di educazione ambientale e alla Sostenibilit{ Melidoro Pollino di Valsinni nell’ambito del progetto “Terre d’Acqua”, messo in campo dalla rete degli Osservatori e dei Centri di Educazione Am-bientale e alla Sostenibilit{ “Il Vecchio Faggio” di Sasso di
Castalda, “Oasi Bosco Faggeto” di Moliterno, “Bosco dei Cigni” di Grumento Nova, “I Calan-chi” di Montalbano Jonico, “Melidoro Pollino” di Valsinni e l’Osservatorio Ambiente e Legalit{ nell’ambito del pro-gramma regionale Epos 2010-2013 per l’educazione e la pro-mozione della Soste-nibilit{ Ambienta-le. Partena-
riato ulteriormente rafforzato dalla presenza di Acquedotto Lucano e dell’Autorit{ d’Ambi-to Ottimale Integrata. Si tratta dell’ultimo appunta-mento del progetto, che ha visto protagonisti gli alunni dell’I.C. Isabella Morra di Val-sinni e alcuni soggetti svantag-
giati che insieme hanno rea-lizzato l’or-to. L’orto siner-gico, per
definizione, è la forma di colti-vazione più naturale tra quelle conosciute, perché lavora con le dinamiche di fertilit{ natu-rali del suolo. In sostanza ciò significa che il suolo migliora e poi mantiene la sua fertilit{ se un certo nu-mero di piante vengono pian-tate densamente in esso e se si usa la pacciamatura per imita-re lo strato di foglie e compost che si forma spontaneamente in natura. Non c’è alcun bisogno d’am-mendanti di nessun tipo, com-
In sinergia con la natura Al Ceas Melidoro di Valsinni si coltiva in modo “naturale”
{ Il suolo, se trattato
correttamente,
è come “selvaggio”
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Dossier
posto o fertilizzanti organici, polvere di roccia, preparati biodinamici poiché il suolo, se trattato correttamente, si comporter{ come il suolo naturale selvaggio (incolto). Il metodo di irrigazione usato è quello del “goccia a goccia”, che consente di risparmiare acqua ed evitare problemi conseguenti alla bagnatura della parte aerea delle piante. In questo senso l’attivit{ è in linea con le finalit{ del pro-
getto Terre d’acqua, il cui scopo principale è stato ap-punto quello di sensibilizzare a un uso razionale della risor-sa idrica. Non a caso nell’orto sinergico di Valsinni sono stati piantati diversi noci bianchi o noci da frutto lungo il percorso vita del Centro di educazione ambientale e alla sostenibilit{ Melidoro Pollino. La pianta è stata scelta perché naturalmente adatta al clima e all’habitat.
Come creare l’orto sinergico
C reare un orto sinergico in modo corret-to è una pratica non particolarmente
difficile. Per ottenere dei buoni risultati è però ne-cessario attenersi a delle regole ben precise. Innanzitutto bisognerà provvedere a creare i vari bancali, ossia le strisce di terra su cui verrà fatta la semina. I bancali dovranno essere alti tra i venti e i cinquanta centimetri circa e larghi non più di un metro e venti.
La terra tolta durante la creazione dei passaggi laterali tra i vari bancali, andr{ ammucchiata e compattata sopra i ban-
cali stessi. La terra dei bancali inoltre dovr{ essere sempre coperta dalla pacciamatura, un composto di paglia, foglie, canne, che protegge la superficie da coltivare dalla pioggia e dall’umidit{, così come dal freddo e dal caldo.
Col passare del tempo, la pacciamatura è soggetta a decomposizione e quindi deve essere cambiata periodicamente.
Oltre alla funzione protettiva, la pacciamatura ha anche quella fertilizzante, dal momento che
anch’essa rilascia residui organici che rendono fertile il terreno.
Per consentire invece una corretta irri-gazione delle prese, bisogner{ creare un sistema apposito al di sotto dello
strato della pacciamatura, organizzato in due file per ogni bancale. All’interno dei bancali o prese, le piante peren-ni potranno convivere con quelle stagionali ed essere coltivate non solo al centro delle strisce ma anche sulle sponde laterali, solitamente oblique.
La convivenza delle piante garantir{ quella chimica che consentir{ l’autofer-tilizzazione del terreno e la difesa dalle
infestazioni, grazie al rilascio di residui orga-nici da parte delle piante.
I bancali possono avere svariate forme, ma per una coltivazione ottimale è con-sigliata quella curva.
Una volta creati, i bancali non solo non dovran-no essere mai calpestati ma non sar{ nemmeno necessario ararli, dal momento che la sinergia delle piante non lo richiede.
La coccinella / maggio - giugno 2013 13
Dossier
PP romuovere pratiche agricole “sostenibili”, ovve-ro improntate sulla sostenibilit{ intesa sia come
rispetto ambientale che come coesione e integrazio-ne sociale, benefici economici dei singoli produttori e dei cittadini consumatori. Si tratta di acquisire una visione dell’agricoltura che coniughi la tutela dell’ambiente, la salvaguardia dei suoli, la valorizzazione della biodiversit{ - sia essa naturale, agronomica o zootecnica - all’idea che il settore di produzione primario è una possibilit{ di inserimento e riscossa sociale anche per quei sog-getti che sono ai margini della societ{. Con questi presupposti nasce “Coltiviamo la rete- buone pratiche in circolo”, il progetto promosso dalla rete formata da Federazione Nazionale Legam-biente Volontariato, Legambiente Circolo “Ken Saro Wiwa” di Potenza, Legambiente Circolo “Silaris” di Eboli (SA), Legambiente Circolo “A. Cederna” di Gallipoli (LE), Legambiente Circolo “il Grillo” di Cagliari, Legambiente Calabria Onlus con sede a Reggio Calabria e l’associazione Legambiente Circo-lo “il Carrubo” di Ragusa e sostenuto da Fondazione con il sud con l’obiettivo di mettere a sistema una
serie di azioni e attivit{ gi{ svolte dai soggetti firma-tari della proposta progettuale per creare una piat-taforma di contaminazione reciproca, così da per-mettere alle organizzazioni di accedere ad un baga-glio di informazioni e buone pratiche con cui raffor-zare la loro presenza sul territorio di riferimento e di accrescere le loro funzioni in maniera ancor più organica e coordinata nell’ambito dei temi dell’agri-coltura e della produzione primaria come strumento di benessere del singolo e della collettivit{. La Rete è attiva nell’orientamento dei cittadini verso atteggiamento e stili di vita consapevoli, attenti alle conseguenze economiche, ambientali e sociali lega-te agli acquisti e ai consumi, anche quotidiani, cer-cando quindi di promuovere pratiche agricole “sostenibili”. Numerose le iniziative attuate per poter diffondere i temi del progetto all’interno della rete e all’esterno, verso gli stakeholders e i decisori pubblici. Gli strumenti scelti per raggiungere tali obiettivi sono principalmente comunicativi. Due le strategie utilizzate: quella tradizionale, degli incontri faccia a faccia tra i componenti della rete per raccontare la
14 La coccinella / maggio - giugno 2013
Pratiche agricole sostenibiliPratiche agricole sostenibili Se la rete corre in soccorsoSe la rete corre in soccorso Il progetto che mette insieme Circoli e competenzeIl progetto che mette insieme Circoli e competenze
Dossier
La coccinella / maggio - giugno 2013 15
migliore pratica finora messa in atto (il Gae per il Circolo di Potenza, gli orti urbani per quello di Eboli, l’orto didattico per quello di Cagliari, il cam-po di volontariato per Gallipoli, i giardini nei beni confiscati alla ‘ndrangheta per la Calabria e una sorta di last minute market per Ragusa) e il web: blog, newsletter, socialnetwork, piattaforme gi{ usate dall’associazione per unire insieme i diversi soggetti che gravitano intorno alle tematiche in questione, come iXorto (www.ixorto.it). Sulla base di questo scambio, il Circolo di Potenza ha implementato il piccolo orto urbano dell’area interna al parco Baden Powell e gli orti didattici dell’IC Don Lorenzo Milani e ne ha realizzato uno nuovo nella scuola elementare Gianni Rodari di Bucaletto, un quartiere molto particolare per la citt{, costituito da prefabbricati costruiti per i terremotati dell’evento sismico del 1980 e che da allora ha vissuto un sempre maggiore distacco dal resto della citt{, anche a causa dei diversi episodi di abusivismo abitativo che impediscono tuttora una completa riqualificazione della zona. Il Circolo, inoltre, è gi{ al lavoro per l’individua-zione di un’area idonea alla realizzazione di un orto di citt{ che, come quello di Eboli, permetta di realizzare tanti piccoli orti su un vasto appezza-mento di terreno da affidare per uso proprio ai cittadini. L’orto dovrebbe prendere forma nei prossimi mesi estivi, grazie alla realizzazione di un campo di volontariato.
Per una città più verde, la Legambiente in Basilicata ha festeggiato così
R idisegnare l’immagine delle citt{ attraverso gli orti urbani, per resti-tuire il verde ai centri urbani e pro-durre cibi sani e di qualit{.
È la sfida che Legambiente ha lanciato con la prima edizione di Orti in festa. L’obiettivo è stato quello di coinvolgere citta-dini, studenti e amministrazioni nella diffu-sione dell’orticoltura urbana dedicandosi a un orto e alla rinaturalizzazione degli spazi verdi abbandonati. La sfida per una citt{ più “green”, è stata ac-colta da molti centri urbani della Penisola: da Napoli, cuore centrale di questa prima edizio-ne, a Torino, da Roma a Palermo, da Milano a Bolzano, fino a noi, a Potenza e Matera. In Basilicata all’IC Don Lorenzo Milani di Potenza, a Rione Cocuzzo, i bambini delle classi terze e quarte si sono presi cura delle piante officinali piantumate lo scorso anno nell’ambito del progetto “Orti in citt{” pro-mosso dal Circolo Legambiente Potenza, mentre i più piccoli hanno piantato pomodori e basilico. Alla Preside, inoltre, è stato consegnato il kit di giardinaggio di “iXOrto”, offerto dalla Le-gambiente proprio in occasione della Festa. Nell’area verde della scuola elementare Gian-ni Rodari, a Bucaletto, invece, è stato realizza-to l’orto didattico. La festa continuer{ poi nei prossimi mesi con la seconda edizione del corso “Coltiviamo la citt{” rivolto a tutti i cittadini volenterosi che hanno voglia di im-parare a prendersi cura degli orti urbani e la creazione di un orto verticale con l’uso di pallet presso la sede di Legambiente Basilica-ta, a Potenza, da parte degli alunni dell’IC Sinisgalli. Diverse le iniziative anche nella provincia di Matera. A Pisticci il Circolo in piazza dei Ca-duti ha distribuito materiale informativo, semi e piantine e ha effettuato laboratori di giardinaggio per la piantumazione in conteni-tori realizzati con materiale da riciclo. A Matera, infine, l’Ipercoop ha aderito alla campagna mettendo in vendita i kit di giardi-naggio “iXOrto”.
Zaino in spalla
A lle ore 9, tutti pronti
e un po' preoccupati
per il meteo, aspet-
tiamo il bus che ci
porter{ a compiere un piccolo
viaggio nel tempo tra ruderi e
alberi di notevole imponenza. Il
gruppo, di circa 30 persone, piut-
tosto variegato per et{ e motiva-
zione, è attento e desideroso di
conoscere ed esplorare questo
luogo tanto vicino quanto scono-
sciuto.
Ognuno di noi è pronto ad impa-
rare e insegnare qualcosa. Dopo-
tutto è questo il senso dei viaggi:
scambiare conoscenze. Ed è pro-
prio allo scopo di far conoscere e
apprezzare le bellezze culturali e
naturali del nostro paese che
nasce l'idea di Legambiente di
organizzare la Settimana della
Bellezza, soprattutto per soppe-
rire alla mancanza della ormai
solita Settimana della Cultura
del MIBAC, Ministero per i Beni
e le Attivit{ Culturali. Ogni cir-
colo Legambiente ha scelto una
meta e organizzato un viaggio
tra il 13 e il 21 aprile. Il nostro
circolo ha scelto Campomaggio-
re Vecchio, la citt{ dell'utopia,
quasi a voler dimostrare la ne-
cessit{ che la cultura non sia
un'utopia in Italia. Affascinati
dalla suggestione dell'utopia
partiamo alla volta di Campo-
maggiore. Non tutti i lucani co-
noscono “Campomaggiore Vec-
chio” e la sua storia. Certo lo
spettacolo andato in scena nei
week end degli ultimi tre anni ha
suggestionato e incuriosito molti
visitatori ma la storia vera è qua-
si più utopica di uno spettacolo,
se possibile. Appena arrivati in
paese incontriamo i nostri Cice-
roni, Giuseppe Damone, inge-
gnere innamorato di Campo-
maggiore Vecchio, e Candio Ti-
beri, giovane sindaco del paese
armato di reflex.
La passeggiata inizia su una stra-
da asfaltata che ci conduce fuori
dal paese, verso le pale eoliche
che contornano l'abitato. Ad un
certo punto troviamo un bivio,
viene proposta un'alternativa alla
strada asfaltata: il bosco. Il grup-
po, compresa la piccola Fara che
non lascia mai la mano degli zii,
accetta senza paura e si incam-
mina per una discesa ciottolosa,
prosegue per una strada sterrata
a tratti fangosa, fino a raggiunge-
re il bosco.
Tra asparagi, asfodeli, carpini e
orme di cinghiali, alla fine vedia-
CAMPOMAGGIORE VECCHIO, TRA BELLEZZA E CULTURA
di Michela Calocero
16 La coccinella / maggio - giugno 2013
Zaino in spalla
mo il cosiddetto Casino della
contessa.
Ci spostiamo solo di qualche
decina di metri e arriviamo al
Laboratorio del vino, la cantina
ipogea dei conti Rendina. Qui la
pioggia infastidisce per qualche
minuto gli interessanti racconti
di Giuseppe sulla costruzione
del Casino e sulla storia dei Con-
ti Rendina. I Rendina, una fami-
glia campana benestante ma con
ambizioni nobiliari, che ottiene
il titolo di Conte e fa costruire il
Casino come residenza estiva.
Successivamente la famiglia vi si
trasferisce dando vita al paese di
Campomaggiore Vecchio, forte-
mente voluto dal Conte Teodoro
Rendina e progettato da Giovan-
ni Patturelli, allievo del Vanvitel-
li.
Il paese viene definito Citt{
dell'Utopia per la scelta dei Con-
ti di applicare una nuova forma
di societ{ che prevedeva l'ugua-
glianza di tutti i cittadini che
avevano deciso di stabilirvisi.
Ad ognuno di loro spettava un
terreno da coltivare e un lotto di
5 metri per 5 metri per costruire
una casa, oltre a legname da
tagliare con l'obbligo di piantare
tre alberi da frutto per ogni
pianta abbattuta. Un'idea lungi-
mirante e accattivante tanto da
portare gli abitanti dalle regioni
vicine a trasferirvisi, facendo
passare il paese da 80 abitanti
nel 1741 a 1524 nel 1885. 1885,
anno tristemente noto per la
frana che portò via lentamente
tutto il paese, ma nessuno dei
suoi abitanti, che ebbero tempo
di rifugiarsi nel casino della con-
tessa, posto sulla collina, e nella
Masseria Cutinelli Rendina. Pro-
prio questa Masseria è stata la
nostra seconda tappa per vedere
le antiche macine del frantoio in
La coccinella / maggio - giugno 2013 17
cui veniva prodotto l'olio dagli
uliveti posti nella parte bassa del
paese, nelle vicinanze del fiume
Basento, area idonea all'olivicol-
tura. A differenza del Casino
della Contessa, diroccato e senza
speranza di restauro nel breve
periodo, la masseria è completa-
mente restaurata e mantiene
intatto il suo fascino rurale. In
particolare colpiscono la fontana
e il pozzo presenti davanti alla
facciata principale. Il nostro
viaggio prosegue nelle stradine
di campagna, nei campi e nei
boschi che circondano Campo-
maggiore, sempre accompagnati
dai racconti di Giuseppe sulla
storia e sulla famiglia Rendina,
intervallati da qualche piccola
spiegazione botanica di Antonio,
Giuseppe e Mario, le nostre
“guide ambientali”. I dieci chilo-
metri percorsi richiedono una
sosta pranzo riposante e rifocil-
lante, quindi ci dirigiamo all'Ip-
poturismo e agriturismo di Gia-
como. Buon cibo e bei cavalli ci
distraggono per poco dalla no-
stra visita.
Ora arriva il bello! Tutti tra i
ruderi! Partiamo dal Palazzo
Baronale, passando da ciò che
resta della caserma dei carabi-
nieri per poi giungere nella
Chiesa Santa Maria del Carmelo,
il cui campanile ha inaspettata-
mente resistito alla frana come
protetto dall'alto.
Infine poco fuori la recinzione
concludiamo il viaggio nella
Citt{ dell'Utopia, alla fontana
pubblica con annesso lavatoio,
simbolo della frana perchè in
parte ingoiata dalla terra. Il vero
obiettivo del nostro viaggio, la
sequoia gigante e il pino dome-
stico appartenuti all'antico orto
botanico dei Conti Rendina,
svettano sui ruderi del Palazzo
Baronale. Alessandro, Antonio,
Giuseppe e Mario ci spiegano
perchè sono stati inseriti nella
Carta degli Alberi Padri e la mo-
tivazione emozionale colpisce in
parte anche noi.
Alla fine di questo viaggio, breve
ma intenso, ci concediamo un
giro a cavallo e la giovane Fara,
oramai sicura e indipendente,
cavalca come una vera contessa.
Zaino in spalla
18 La coccinella / maggio - giugno 2013
La coccinella / maggio - giugno 2013 19
Viale dell’Unicef a Potenza Viale dell’Unicef a Potenza Viale dell’Unicef a Potenza
diventa un parco urbanodiventa un parco urbanodiventa un parco urbano La strada chiude al traffico grazie all’iniziativa
di Legambiente e del Comune di Potenza
L aboratori sulla biodiversit{, sulla mobilit{ sostenibile e
sul riciclo. Giochi di una volta, percorsi a ostacoli da superare in bici dell’associazione sportiva Asd Motostaffette, giochi di matema-tica e logica dell’associazione “Parimpari”, tornei di calcio in strada della Figc Settore giovanile e scolastico e la simultanea di scacchi con il Maestro Fide Mario Fiore, della Federazione Italiana Scacchi. E poi spazio alle biciclette, alle passeggiate, alle corse e al diverti-mento. Viale dell’Unicef, a Potenza, si è trasformata per una mattina in un grande parco urbano grazie alla manifestazione promossa dalla Legambiente Basilicata in collaborazione con il Comune di Potenza. “100 strade per giocare” è la stori-ca campagna di Legambiente che chiude le strade al traffico per rilanciare una mobilit{ alternati-va che tenga conto delle esigenze
e dei desideri dei più piccoli per fare in modo che questi spazi diventino luoghi piacevoli da frequentare e spazi di socializza-zione. E allora perché non spostarsi in bicicletta, in bus o a piedi? Tre ottimi modelli di mobilit{ per ridisegnare una citt{ a misura di
bambino, dove i ragazzi possano muoversi in piena autonomia. “Vado a scuola con gli amici in bus, a piedi, in bici” è infatti lo slogan di questa XX edizione, che si è proposta come obiettivo quel-lo di sensibilizzare cittadini e amministratori nella promozione di percorsi casa-scuola senza au-
La campagna
La campagna
20 La coccinella / maggio - giugno 2013
to, rilanciando così una mobilit{ salutare per noi stessi e l’ambien-te. Andare e tornare a scuola a piedi o in bicicletta in compagnia degli amici è, infatti, un desiderio di tanti bambini difficile da rea-lizzare a causa dei pericoli strada-li e dei punti critici presenti sul tragitto casa-scuola. A tale scopo, il Circolo Legam-biente di Potenza, da tre anni sta sperimentando in alcune scuole del capoluogo il Pedibus, l’allegra carovana di bambini che va a scuola a piedi secondo un percrso ben preciso. Promuovere la mobilit{ a piedi e l’uso dei mezzi pubblici sono obiettivi sia della Legambiente Basilicata che del Comune di
Potenza. Da qui la scelta di chiudere al traffico proprio viale dell’Unicef, non solo spazio generalmente invaso dalle automobili, ma an-che punto di snodo tra i vari mezzi di trasporto urbano, e quindi luogo simbolico per l’in-centivo ai cittadini a lasciare le proprie auto in garage, per una citt{ più sostenibile e sicura. Afferma il sindaco di Potenza Vito Santarsiero: “E’ un’iniziativa, questa di Legambiente, sicura-mente molto positiva e che ri-sponde ai nostri obiettivi di pro-muovere l’utilizzo dei mezzi pub-blici e una mobilit{ sostenibile nella citt{ di Potenza. Alle tre gambe che costituiscono il nostro piano di trasporto pubblico urba-no ferro, gomma e impianto mec-canizzato affiancheremo quella pedonale. Un’iniziativa in questo senso è gi{ il Pedibus, i bambini che vanno a scuola a piedi, pro-
mosso dalla Legambiente e che noi appoggiamo in pieno”. Gli studenti della dell’Itc “L. Da Vinci” del progetto MOmas (Mobility Manager Studentesco), che ha lo scopo di elaborare pro-poste sulla mobilit{ scolastica- hanno poi consegnato al primo cittadino la bozza di proposta di legge nazionale di iniziativa po-polare per incrementare il tra-sporto collettivo e gli spostamen-ti non motorizzati all’interno
delle aree urbane e per l’ottimiz-zazione delle risorse pubbliche destinate alle infrastrutture e ai servizi per la mobilit{.
Approfondimenti
L’accento di Daniela Sciarra
O GM in Italia? Una questione vecchia di decenni, che i vari Governi non hanno mai affrontato
fino in fondo e che oggi si ripropone calcando con forza la scena politica, ma soprattutto ri-schiando di screditare il patrimonio agricolo italiano. Tutti i nodi prima o poi tornano al pettine, e la Task Force per un’Italia Libera da OGM - di cui Legambiente fa parte- lo sa bene, visto che da mesi denunciava la volont{ di un agricoltore friulano di seminare mais OGM. Una denuncia che è partita, insieme ad alcune associazioni di categoria e di consumatori orga-nizzati, anche dalle associazioni ambientaliste ma che evidentemente non ha avuto ascolto, visto che proprio nelle scorse settimane in Friuli è stato nuovamente seminato mais OGM. Ora l’Italia si trova a gestire una vicenda che se non viene risolta in tempi rapidi rischia di com-promettere l’agricoltura italiana di qualit{. Non c'è altro tempo, ai tre ministri competenti (Salute, Ambiente e Agricoltura) la Task Force per un’Italia libera da OGM ha chiesto di proce-dere affinché si chiuda l'iter per attivare imme-diatamente anche in Italia la clausola di sal-vaguardia, per vietare la coltivazione di OGM sul territorio nazionale, ma anche per mettere in sicurezza l'area og-getto di semina avvenu-ta nei giorni scorsi con un atto irresponsabile e illegittimo. Sebbene nel Paese coltivare OGM è vietato, in Friuli nel 2010 prima e di nuovo quest’anno si è tornati a seminare mais Mon810. Per le semine di tre
Per un’Italia libera da OGM
anni fa il processo penale è ancora in corso, quel-le di adesso invece rappresentano una provoca-zione che perdurando rischiano di portare sull'orlo del baratro l'intera agricoltura italiana. E' quindi necessario che ci sia un'unicit{ di in-tenti da parte dei tre ministeri competenti nel richiamare il principio di precauzione e manife-stare subito la netta contrariet{ ad ulteriori ten-tativi di coltivazione di OGM. In Italia si è di fronte a un grande paradosso, da un lato c’è chi cerca di recuperare antiche culti-var, razze e variet{ di tante specie agricole (dalla Senatore Cappelli per il grano duro, al suino ca-sertano nero), e dall’altro c’è chi pianta mais OGM mettendo a rischio l'enorme patrimonio genetico agricolo italiano. Tra l'altro, le grandi produzioni di mais attuali italiane sono incentrate su poche cultivar con una sempre maggiore omologazione, e la scelta delle coltivazioni OGM non solo distruggerebbe ogni peculiarit{ della storia enogastronomia ita-liana modificando interi paesaggi rurali e agrari, ma una volta intrapresa sar{ enormemente com-plicato riuscire a tornare indietro. Non si tratta di una sterile polemica, perché in pericolo c'è l'identit{ stessa del Made in Italy, l'unicit{ dei sui prodotti, delle sue terre, l’identi-t{ culturale legata ai territori che sono tutelati da centinai di piccoli e medi agricoltori che si difen-dono a denti stretti dalla crisi che attanaglia il settore. È quindi necessario che i tre ministeri adottino con decreto la clausola di salvaguardia così come hanno gi{ fatto 8 Stati membri dell'Ue e che fi-nalmente sia presa in considerazione la volont{ degli italiani che sono contrari all’uso di OGM.
La coccinella / maggio - giugno 2013 21
Coordinatrice nazionale settore agricoltura Legambiente
Notizie in Circolo
T rasmettere la cultura del
corretto uso delle energie
a disposizione, evidenziando
l’importanza delle fonti rinno-
vabili come alternativa valida
a quelle fossili.
Questo è lo scopo del progetto
di educazione ambientale
“Energia, questa sconosciuta”
che il Circolo di Legambiente
Picerno ha svolto presso le
classi V della scuola elementa-
re Oscar Pagano di Picerno.
Risparmio energetico a scuola
e comportamenti consapevoli
nell’utilizzo dell’energia elet-
trica e dell’acqua, origine e
produzione dell’energia, diffe-
renza tra fonti rinnovabili e
fossili, generazione di elettrici-
t{ dal sole (ovvero come otte-
nere il massimo rendimento
energetico dal Sole per pro-
durre energia elettrica), utiliz-
zo termico dell’energia solare
(come sfruttare l'energia che
giunge dal Sole e utilizzarla
per produrre acqua calda), i
temi trattati.
Il percorso, cominciato nel
mese di febbraio, si è articola-
to in 5 tappe. Il 19 febbraio e il
5 marzo primi incontri sulla
diffusione informativa. L’11
marzo ha visto la concreta
applicazione di quanto appre-
“ENERGIA” QUESTA SCONOSCIUTA
22 La coccinella / maggio - giugno 2013
so in aula nella realizzazione di un
mini impianto fotovoltaico. Lo stesso il
13 aprile, con la realizzazione presso
l’Istituto “O. Pagano” di un impianto di
raccolta dell’acqua piovana e di un
sistema di irrigazione e piantumazione
di semi di calendula.
All’evento hanno partecipato anche gli
alunni delle classi III dell’Istituto com-
prensivo “G. Fortunato”.
Ultimo appuntamento il 23 aprile, con
la visita guidata presso un impianto di
produzione di biogas dell’azienda agri-
cola Ferrone di Baragiano, a Potenza.
Vivere Cea
QUANDO L’AMBIENTE E’ CASA I campi estivi al Ceas “Il vecchio faggio”: il turismo educativo passa di qui
U na proposta di turismo edu-
cativo, responsabile e non
invasivo per l'ambiente. Un’occa-
sione per entrare in un territorio
in punta di piedi, per capire e per
arricchirsi, accostandosi alle tra-
dizioni, ai sapori, ai ritmi, alle
bellezze e alle difficolt{ dei terri-
tori e di chi li vive. Tutto questo è
il campo estivo di Legambiente
Basilicata onlus al Centro di
educazione ambientale “Il vec-
chio faggio” di Sasso di Castal-
da che si terrà nel mese di lu-
glio. Di tipo residenziale, è rivol-
to ai ragazzi dagli 8 ai 13 anni che
saranno ospitati al Ceas nella
settimana dal 12 al 19 luglio.
Obbiettivo specifico dell’attivit{
educativa è non tanto diffondere
semplici nozioni naturalistiche o
scientifiche, ma piuttosto suscita-
re nei ragazzi una maggiore con-
sapevolezza sui problemi legati
all’ambiente e promuovere un
cambiamento reale e continuo di
pensiero e di atteggiamento nei
riguardi del pianeta in cui vivia-
mo. I partecipanti saranno co-
stantemente guidati da animatori
ed educatori esperti in grado di
proporre attivit{ stimolanti e
originali all’insegna della scoperta
e del gioco. La vita all’interno
della struttura rappresenter{ l’oc-
casione per imparare la sostenibi-
lit{ ambientale attraverso piccoli
gesti: la raccolta differenziata, il
risparmio energetico e la scoperta
dell’ambiente diventano così pra-
tiche quotidiane in grado di sti-
molare la curiosit{ e permettere a
La coccinella / maggio - giugno 2013 23
Vivere Cea
tutti di socializzare e responsabi-
lizzarsi.
Ogni attivit{ proposta è curata
nei minimi dettagli, consentendo
la costruzione di un gruppo soli-
do le cui basi
sono fondate
sulla semplici-
t{ e sul piace-
re del “fare
insieme”.
A fare da cornice all’esperienza,
le atmosfere familiari che per-
mettono a ognuno di “sentirsi a
casa”.
Trascorrere una vacanza con
Legambiente significa vivere
l’ambiente in maniera più consa-
pevole, imparare a mangiare in
modo sano e naturale, conoscere
e preservare le risorse che la na-
tura ci offre e maturare, in ma-
niera condivisa, idee per costrui-
re modelli di vita sostenibile.
Le attivit{ si svolgono con il
coordinamento di personale che,
oltre ad essere qualificato nei
settori pertinenti, ha maturato,
durante anni di esperienza nel
duplice ruolo di animatore ed
educatore di soggiorni educativi,
la giusta sensibilit{ per valutare
le dinamiche del gruppo e le
esigenze dei singoli.
Passeggiate didattiche nei mera-
vigliosi boschi del posto, percorsi
geologici
volti alla
scoperta di
come si
sono for-
mate le
rocce e alla ricerca di tracce fos-
sili attraverso l’utilizzo di lenti di
ingrandimento, gare di orientee-
ring, visita all’oasi faunistica del
cervo sono i mezzi con cui i ra-
gazzi verranno condotti con ma-
no in un viaggio alla scoperta
dell’enorme ricchezza di questo
territorio, immerso nel Parco
Nazionale Appennino Lucano
Val d’Agri Lagonegrese.
Perché il campo estivo è qualco-
sa di più di una semplice vacan-
za. Rappresenta una prima im-
portante esperienza di autono-
mia, di confronto con gli altri, di
conoscenza di un posto inconta-
minato, diverso dalla realt{ citta-
dina.
Per iscriversi basta compilare
il modulo di iscrizione da ri-
chiedere a Legambiente Basi-
licata.
Nello stesso spirito dei campi
sono, inoltre, le numerose attivi-
t{ svolte dai vari circoli del terri-
torio e dai Centri di educazione
ambientale della rete di Legam-
biente Basilicata.
In particolare i mesi di maggio e
giugno sono ricchi di escursioni
dedicate ai più piccoli, sia
nell’ambito del progetto
“Volontari naturalmente in rete”
sia promossi dal Servizio di Vigi-
lanza Ambientale: destinazione,
per le scuole di Potenza, è Sasso
di Castalda, mentre alcune scuo-
le di Tursi si recheranno a Mon-
talbano J. e altre ancora al Cea di
Grumento, “Il bosco dei cigni”.
{ Un viaggio alla scoperta dell’enorme ricchezza del nostro territorio
24 La coccinella / maggio - giugno 2013
Far comprendere che ciascu-no di noi è ostaggio delle proprie cattive abitudini. Che non differenziare i rifiu-ti, non consente di vivere liberamente gli spazi, legan-doci a un comune “mal di vivere”. E’ questo lo scopo della campagna di comuni-cazione “Riscatto: la raccolta differenziata” realizzata da Legambiente Basilicata On-lus, Comune di Potenza e Acta per sensibilizzare gli abitanti di Potenza a una corretta gestione dei rifiuti. Il mezzo utilizzato per vei-colare il messaggio è la foto-grafia, in quanto capace di catturare una possibile realt{ in cui tutti possono sentirsi protagonisti, riconoscendo nell’immagine ispirazioni e limiti. Nella foto, di Patrice Makabù, i rifiuti indifferen-ziati rappresentano il lato speculare di qualcosa che produciamo ma di cui ci disinteressiamo. Il soggetto, ritratto sommerso da una montagna di sacchetti della spazzatura, ha le mani legate e un nastro adesivo sulla bocca. Perché ciò che i citta-dini normalmente fanno è addossare ogni responsabili-t{ all’amministrazione co-munale, dimenticando l’im-pegno del singolo. Ed è per questo che il protagonista
della campagna appare in queste condizioni, obbligato a rivolgere lo sguardo “diritto” in camera: è solo guardando in faccia la realt{ che si prende coscienza del proprio ruolo nella differen-ziazione dei rifiuti. I numerosi flyer destinati alle attivit{ commerciali, l’apposita pagina Facebook e i manifesti affissi nel capo-luogo di regione, hanno vo-luto dunque sensibilizzare i cittadini sull’importanza della raccolta differenziata, facendo capire loro che l’u-nico riscatto per liberarsi dalla morsa dell’inquina-mento ambientale provocato in buona parte dai rifiuti è far rientrare l’azione di diffe-renziazione nelle abitudini giornaliere, come una delle azioni base dell’educazione civica. Verso la fine del 2013 a Po-tenza si prevede un sistema di raccolta differenziata spinto che punti al recupero delle frazioni secche da in-viare alla filiera del riciclo e alla trasformazione della parte umida in compost di qualit{, superando il vecchio sistema di cassonetti stradali e raggiungendo obiettivi del 65%. L’impegno di ogni cit-tadino è pertanto non solo auspicabile ma necessario.
Pannolini, come non creare danni all’ambiente Salve, sono una neo-mamma e al momen-to per il mio piccolino sto utilizzan-do pannolini monouso tradizionali. So però che esistono pannolini che si possono riciclare. Mi date qual-che dritta. Grazie, Filomena
Cara Filomena, esistono pannolini compostabili che sono realizzati per circa l'80% da ma-terie prime biodegradabili di origine vegetale (mantengono comunque un 20% di plastiche di origine fossile) e una volta usati possono essere assimi-lati alla frazione organica, quindi tor-nare al terreno sotto forma di ammen-dante utilizzabile come possibile sosti-tuto di fertilizzanti chimici. Non tutti i monouso biodegradabili in commercio rispettano i requisiti di compostabilit{ definiti dalla norma europea EN 13432. Attualmente, gli unici ad aver ricevuto la certificazione di compostabilit{, e quindi a poter essere trattati come rifiuti organici, sono i pannolini della EcoWip ottenuti grazie all'impiego anche di polimeri naturali derivati da risorse rinnovabili, soprattutto zuccheri complessi ricavati dalla fermentazione di amido vegetale e di altri materiali naturali come fibre derivati dalla gestione agricola o fore-stale di tipo biologico e con criteri di sostenibilit{ certificata. Malgrado la certificazione di compo-stabilit{, riconoscibile dal logo CIC (Consorzio Italiano Compostatori) riportato sulla confezione, è sempre consigliabile informarsi presso l'azien-da di smaltimento del proprio comune sulle modalit{ di conferimento dei pannolini compostabili. Il costo è dai 3 ai 5 euro in più rispetto a una confezio-ne standard di pannolini usa e getta tradizionali. [email protected]
Raccolta differenziata:
il “riscatto” lo paga la collettività
La campagna di sensibilizzazione di Legambiente, Comune di Potenza e Acta
Cultura / rubriche
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Cultura / rubriche
IL GRUPPO DI ACQUISTO ECOLOGICO (Gae) Occhio alle etichette Come riconoscere i prodotti tipici
L a cucina lucana rappresenta un patrimo-
nio tra i più ricchi e vari d’Italia.
E’ caratterizzata da prodotti genuini,
semplici, di elevata qualit{. I cibi e i
sapori sono differenti a seconda delle diverse zone
di produzione. La qualit{ è sempre presente nei
prodotti tipici e tradizionali.
I prodotti tipici s’identificano con un territorio
limitato e non sono tutelati ancora a sufficienza:
molti di questi rischiano di scomparire.
E’ importante, pertanto, riconoscere le varie eti-
chette che certificano un prodotto.
I.G.P. - indicazione geo-
grafica protetta
Indica un prodotto agricolo
o alimentare avente qualit{,
reputazione e caratteristi-
che attribuibili all’origine
geografica; anche la produ-
zione, la trasformazione e l’elaborazione devono
avvenire nell’area geografica delimitata.
Nell’IGP viene sottolineata più l’importanza del
fattore umano, della tradizione e dell’evoluzione
del processo di trasformazione ed elaborazione,
mentre nella DOP viene data importanza soprat-
tutto all’origine della materia prima.
Quindi, l’IGP non richiede necessariamente la
produzione della materia prima nell’area delimi-
tata, a patto che questa consenta di ottenere un
prodotto le cui caratteristiche rispettino il relativo
disciplinare di produzione.
D.O.P. - denominazione
di origine protetta
Il marchio designa un pro-
dotto originario di una re-
gione e di un paese le cui
qualit{ e caratteristiche
siano dovute all’ambiente
geografico. Tutta la produzione, la trasformazione
e l’elaborazione del prodotto devono avvenire
nell’area delimitata.
È un riconoscimento quindi assegnato a prodotti
agricoli e alimentari le cui fasi del processo pro-
duttivo risulta essere conforme ad un disciplinare
di produzione.
Le caratteristiche sono dovute essenzialmente o
esclusivamente all’ambiente geografico, compren-
sivo dei fattori naturali e umani.
I.G.T. - indicazione geogra-
fica tipica
E’ il primo livello di distin-
zione dei vini tipici. Per Indi-
cazione geografica tipica si
intende il nome geografico di
una zona usato per denomi-
nare il prodotto che ne deriva e i vini che la utiliz-
zano hanno caratteristiche particolari derivanti
dalle zone di produzione le quali devono rappre-
sentare un ampio territorio viticolo avente unifor-
mit{ ambientale per conferire al vino stesso carat-
teristiche omogenee.
D.O.C. - denominazione
di origine controllata
La Denominazione di Origi-
ne Controllata rappresenta
il nome geografico di una
zona viticola avente caratte-
ristiche particolari e viene
utilizzata per individuare un prodotto con carat-
teristiche qualitative speciali legate all’ambiente
naturale ed al fattore umano del luogo di produ-
zione.
I vini DOC devono rispettare un disciplinare di
produzione e rispondere a dei requisiti ben precisi
e individuati (resa di uva per ettaro, pratiche eno-
logiche, gradazione alcolica minima, limpidezza,
odore, sapore ecc).
D.O.C.G. - denominazione
di origine controllata e
garantita
Tale denominazione indica
un vino DOC dal particolare
pregio. Per tali vini, oltre i
normali controlli qualitativi
necessari per il riconoscimento del DOC, si effet-
tua una ulteriore verifica ai fini di certificare il
pregio e la bottiglia deve recare obbligatoriamen-
te uno speciale sigillo di chiusura.
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I prodotti tipici I prodotti tipici
della Basilicatadella Basilicata Vini a marchio DOC e IGT che hanno otte-nuto il riconoscimento ai sensi della Leg-ge 164 del 10/02/1992
• DOC Aglianico del Vulture • DOC Terre dell’Alta Val D’Agri • DOC Matera • IGT Basilicata (Rosso, Bianco) • IGT Grottino di Roccanova
Prodotti che hanno ottenuto la registra-zione ai sensi dell’art. 17 del Reg. CEE 2081/92
• DOP Caciocavallo Silano • DOP Fiordilatte dell’Appennino Meridio-nale • DOP Pecorino di Filiano • IGP Fagioli di Sarconi • IGP Peperone di Senise
Prodotti con riconoscimento in corso ai sensi del Reg. CEE 2081/92
• IGP Canestrato di Moliterno stagionato in fondaco • DOP Olio Extravergine di oliva “Vulture”
• IGP Melanzana rossa di Rotonda • IGP Fagiolo poverello di Rotonda • IGP Pane di Matera • DOP Olio extravergine di olive Lucano
Prodotti Tipici con certificazione territo-riale
• Pecorino del Pollino • Cavolfiore dell’Ofanto • Formaggi ovicaprini del Pollino • Ortofrtutticoli del Pollino • Prodotto del forno del Pollino • Salumi del Pollino • Salumi di cinghiale del Pollino • Olio extravergine di oliva del Pollino • Olio extravergine di oliva del Parco Chie-se Rupestri
Elenco dei prodotti Elenco dei prodotti
agroalimentari agroalimentari
tradizionali tradizionali (D.M. 08/09/1999, n.350)
• Formaggi: ricotta salata, casieddo o casied-du, ricotta forta, scamorza, cacio ricotta, trec-cia dura, pecorino, caciocavallo, pecorino mi-sto, mozzarella, caprino, mantecca, padraccio, ricotta, toma, falagone.
• Prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati: peperoni cruschi, lampascioni sottolio, olive nere secche, pomodori sottolio, rafano, melanzane sottolio, pomodori secchi, carciofini sottolio, cipolline sottolio e sottace-to, funghi sottolio, peperoncini (riavuliedde o riavulicch’), funghi secchi.
• Carni fresche e loro preparati: pancetta, soppressata, capocollo, gelatina di maiale, prosciutto crudo, involtini di cotenna, pezzen-te, lardo, salsiccia.
• Paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria, della confetteria: calzoni di ceci, ravioli, magliac-cio, pizza rustica. Sanguinaccio, biscotti glas-sati, mostaccioli, cicerata, pizza con i cigoli di maiale, gelatina dolce di maiale, zeppole.
Le mele della Val d’Agri
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Puntare sulla bellezza dei luoghi, dei gesti, dei comportamenti e delle idee è una chiave per capire come il nostro Paese possa ritro-vare le idee e la forza per guarda-re con ottimismo al futuro. Futuro ma anche qualit{ della vita che si vive. L’agricoltura sociale fa bene all’ambiente e alle citt{ ma soprattutto alle persone che la praticano. E infatti secon-do alcuni recenti studi, coltivare un orto o prendersi cura di fiori e piante nei terrazzi o in giardino allunga la vita. Partendo da que-sto semplice presupposto, molte citt{ del mondo grazie all’agri-
coltura urbana stanno ridise-gnando i propri spazi verdi e anche l’Italia non vuole essere da meno. Gli orti urbani sono ormai una realt{ nazionale: nella Peni-sola sono ben 2,7 milioni gli ita-liani che si dilettano a coltivare un orto e il 38% di questi lo fa-rebbe proprio per il suo potere rilassante (fonte Osservatorio Nomisma). Dati che indicano la voglia di un nuovo modo di pro-gettare, organizzare e vivere il verde nelle citt{. L’agricoltura urbana non rappresenta la cura per tutte le malattie della nostra citt{, ma è una delle migliori
soluzioni che possiamo realizza-re. I nostri enti locali dovrebbero decidere di modificare la zoniz-zazione del loro territorio per l’agricoltura urbana favorendone lo sviluppo con incentivi e facili-tazioni. In tempi di crisi econo-mica, scoiale ed ambientale gli orti urbani e in generale la prati-ca dell’agricoltura sociale sono un fattore di speranza e di otti-mismo per il nostro Paese. Insomma che la crisi sia l’occa-sione per tornare tutti, se non proprio alla terra, almeno a mo-dalit{ di consumo più responsa-bili e naturali?
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I l mondo è uno scrigno di sentimenti, emozioni, cul-ture, musiche e suoni gene-
rati non solo dai consueti stru-menti musicali ma anche da un'infinit{ di oggetti comuni che ci circondano e fanno parte della nostra vita quotidiana. E’ questa la filosofia alla base del progetto "RSU" Riciclo SoUnd, che Leonardo Laurita ha promosso con lo scopo di avvicinare i bambini al mondo dei suoni e del riciclo creativo, utilizzando la musica come mezzo di comunicazione. Ogni corpo ha un suono, un suo timbro, una intonazione che lo rende riconoscibile indi-pendentemente se si tratti di un organismo vivente o di un og-getto inanimato e che può esse-re utilizzato per creare musica. Unendo a questo concetto quel-lo per cui l'uomo durante la sua evoluzione ha sempre riutilizza-to i materiali di scarto, si può trasformare una semplice latti-na in alluminio in uno scheker riempiendola di sabbia fine o
grossolana, di riso, di fagioli, a seconda del risultato sonoro che vogliamo ottenere. STRUMENTI MUSICALI RECUPERATI LO SCATOLOPHONE Avete mai giocato con un elasti-co da cartoleria, quelli doppi e verdi? Facendolo vibrare emette un suono, che cambia a secon-da della tensione. Chiedete al vostro negoziante una bella cassettina in polistiro-lo che di solito contiene le va-schette di mozzarella, la lavate e in 10 minuti avrete il vostro basso a percussione: lo "scatolophone". Ecco come. Prendete due le-gnetti omogenei, con lunghezza pari al lato minore della casset-ta più 1 cm, inseriteli all' interno della cassetta parallelamente al lato minore, in modo tale che le estremit{ dei legnetti vadano a poggiarsi su due punti dei lati maggiori. Prendete i 2 o 3 elastici e fascia-te la cassetta sempre dal lato minore mettendoli a distanza tra loro. Vi potr{ sembrare stra-
no ma gi{ possedete un fanta-stico "scatolophone". Come si suona? Con una bacchetta percuotiamo gli elastici e con un’altra cam-biamo la tensione degli stessi in modo da avere diverse note e con la possibilit{ di poterlo accordare con altri strumenti.
IL CHIAVOFONO Vediamo invece come la nostra cassettina in polistirolo può trasformarsi in un altro stru-mento. Procuratevi un set di chiavi inglesi e un pezzo di spu-gna o gomma piuma (ad esem-pio il cuscino di un vecchio divano). Tagliate la spugna a misura della base della cassettina, e con spessore di circa 5 cm. Capovolgete la cassettina in modo da avere la base rivolta verso l'alto, poi poggiate la spu-gna sulla base, e su di essa an-date a posizionare le chiavi inglesi. Utilizzando le più pic-cole come bacchette percuotete ogni chiave e ascoltatene il suo-no, scegliete le chiavi il cui suo-no vi piace e posizionatele a vostro piacimento sulla spugna (conviene rispettare l'ordine crescente o decrescente della scala di note che avete scelto). Avrete così a vostra disposizio-ne un bellissimo e originale "chiavofono" il parente riciclato dello Xilofono. Per evitare che le chiavi si muovano mentre
suonate, potete legarle alla spu-gna con dello spago. Con la vostra fantasia potrete colorare la cassettina bianca con penna-relli o acquerelli e creare una vera e propria opera d'arte! Buon divertimento con il riciclo musico creativo e se ne volete sapere di più contattatemi.
di Leonardo Laurita
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di Michele Catalano Agronomo esperto paesaggista LA COLTIVAZIONE DELLE ROSE Esistono più di un centinaio di rose botaniche (o specie), da cui derivano tutte le 13.000 rose coltivate oggi disponibili in commercio. Il numero delle coltivazioni di rose è sorpren-dentemente grande e ogni anno se ne aggiungono molte nuove. Prima di scegliere quali rose coltivare, è meglio visitare qual-che giardino ben curato per valutare il portamento, il vigore, il profumo, il colore dei fiori nelle diverse esposizioni e altre caratteristiche interessanti, che rendono certe rose più desidera-bili di altre rispetto a una certa situazione del giardino.
DOVE ALLEVARLE Oltre al nome commerciale, molte rose oggi hanno un nome orticolo ufficiale che è di aiuto per avere la certezza di compra-re la pianta giusta. Quasi tutte le specie e variet{ possono venire cresciute in con-tenitore, fuorché quelle che per natura tendono a raggiungere un ingombro notevole. La forma di allevamento dipende inve-ce dallo spa-zio a disposi-zione e dalle dimensioni del vaso. Sul balcone è preferibile un Rosario ad alberetto, mentre un grande terrazzo può reggere il peso e l'ingombro di un cespu-glio o di una siepe. A qualunque spazio si adattano le rampicanti, a cui basta fornire
un traliccio o un pergolato dove avvinghiarsi. La scelta del conte-nitore è fondamentale, e l'ideale è un vaso in resina, che trattiene l'umidit{ in luglio-agosto e calo-re tra dicembre e gennaio. Le dimensioni devono essere sempre adeguate allo sviluppo della pianta. Ciò significa, da un lato, che nessuna variet{ potr{ raggiungere le dimensioni che avrebbe ottenuto in piena terra, dall'altro che esiste un preciso limite fisico alla crescita, che consiste appunto nella capienza del vaso. COME CURARLE Per quanto riguarda le cure col-turali il consiglio fondamentale è sicuramente un'adeguata irri-gazione, anche una due volte al
giorno nei periodi di canicola. Quanto alle malattie, seb-bene la rosa sia in genere abbastanza resistente, tanto da non soccombere, è consigliabile
un trattamento ogni 15 giorni con un antiparassitario e un anti fungino. I problemi maggiori si hanno con gli afidi, fra l'altro pericolosi in quanto vettori di
ulteriori malattie, come le virosi, per liberarsene è bene effettuare non più di due trattamenti con-secutivi con il medesimo princi-pio attivo. Per ottenere abbondanti fioritu-re bisogna effettuare una buona concimazione autunnale o pri-maverile, con un prodotto speci-fico per rosai. Poi, al termine della prima fioritura, recidere immediatamente gli steli sfioriti e ripetere la concimazione con un fertilizzante ad alto titolo di potassio che contenga anche un 2-3% di magnesio. Anche la rosa, come gli altri vegetali, può essere coltivata biologicamente seguendo la stessa preparazione del terreno e cura delle altre, ma il letame deve essere ovviamente di origi-ne biologica. Applicazioni di zolfo prevengo-no il diffondersi di malattie co-me la macchia nera, la ruggine, l'oidio, o l'uso di variet{ resi-stenti, come la "Charles de Mills" (in foto), la "Buff Beauty", la "Maigold", e la "Fritz Nobis". I pidocchi verdi possono essere controllati in parte con saponi insetticidi o piretro. Inoltre, si può incoraggiare la presenza dei predatori naturali, come coccinelle e crisope, for-nendo loro luoghi di sverna-mento adatti.
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