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La carrying capacity del territorio toscano Progetto CA.TE.To., uno strumento per la pianificazione territoriale
A cura di Iacopo Zetti Firenze, 2011
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RICONOSCIMENTI La ricerca CA.TE.To. è stata curata da Iacopo Zetti con il coordinamento di Patrizia Lattarulo e Giovanni Maltinti. Stefano Rosignoli ha curato i contributi statistici. Hanno collaborato: Chiara Agnoletti, Simone Bertini e Sabrina Iommi. Si ringrazia Roberto Camagni del Politecnico di Milano per la consulenza scientifica. I testi del report sono redatti da Iacopo Zetti, ad esclusione dei §§ 4.2 e 4.3 redatti da Stefano Rosignoli e Iacopo Zetti. Editing a cura di Elena Zangheri. AVVERTENZE Allegato al presente lavoro vi è un CD contenente: - Matrice di simulazione degli effetti degli incrementi dei carichi urbanistici; - Dati geografici e dati numerici relativi agli indici localmente computati. In caso di necessità contattare uno degli autori. Immagine di copertina tratta dal volume: Pasquale Bellia, Elementi di cartografia: introduzione alla lettura delle rappresentazioni cartografiche, Progetto Leonardo, Esculapio, 1991.
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Indice 1. IL PROGETTO CA.TE.To., CONTRIBUTO ALL'ANALISI DELLA CARRYING CAPACITY 5 1.1 Il concetto di carrying capacity e le sue origini 6 2. RICOGNIZIONE SUI PIANI URBANISTICI. OBIETTIVI E INDICATORI 15 2.1 La valutazione nei piani urbanistici. Confronto di strumenti e metodi 16 3. UNA PROPOSTA PER INDICI E STRUMENTI DI VALUTAZIONE 21 3.1 Metodi e strumenti di selezione e sintesi 21 3.2 Sintesi degli indicatori 22 4. STRUMENTI 25 4.1 Problemi di metodo 26 4.2 Le fonti 27 4.3 Matrice di simulazione di impatto di nuovi insediamenti 30 4.4 Indici localmente computati 35 4.5 Nota sui materiali 43 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 45 Allegato 1 SCHEDATURA DEI MATERIALI RELATIVI ALLE VALUTAZIONI DI PIANI COMUNALI E DI PIANI PROVINCIALI 47 Allegato 2 QUADRO SINOTTICO DELLE VALUTAZIONI AMBIENTALI ED INTEGRATE 59 Allegato 3 INDICE DI FRAMMENTAZIONE DA URBANIZZAZIONE PER COMUNE 75 Allegato 4 MATRICE DI CONFRONTO TRA OBIETTIVI E INDICATORI DI UN CAMPIONE DI PIANI URBANISTICI 79
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1. IL PROGETTO CA.TE.To., CONTRIBUTO ALL'ANALISI DELLA CARRYING CAPACITY Il progetto CA.TE.To. (La carrying capacity del territorio toscano) ha preso avvio negli ultimi mesi del 2008 con l'obbiettivo generale di identificare “un set più ampio di riferimenti di ‘massimo carico’ che siano elaborati partendo sia dalle risorse non rinnovabili che dalla sostenibilità sociale e territoriale”1. Da qui sono derivati come obbiettivi specifici: 1) rendere possibile una valutazione sistematica e trasparente dell’utilizzo delle risorse
territoriali da parte delle attività antropiche; 2) applicare tale valutazione agli effetti previsti nel contesto delle previsioni di pianificazione
territoriale. In questa direzione venivano individuate alcune variabili di contesto (ambientali, sociali,
economiche e territoriali) sulle quali agiscono alcuni fattori di carico (residenza, produzione, altre attività, mobilità) e che dipendono (anche) dalla pianificazione territoriale. Il tentativo sperimentale è stato quello di studiare un meccanismo di verifica e retroazione che leghi le variabili ed i fattori di carico, basandosi su individuazione, sperimentazione ed infine uso di un set di indicatori che possano aiutare nel tenere sotto controllo l’attività di pianificazione territoriale in un quadro, appunto, di non superamento della carrying capacity territoriale (vedi schema).
Il tema carrying capacity è stato oggetto di più ricerche finanziate dalla Regione e per esplicita richiesta e volontà dell’ente finanziatore le ricerche dei soggetti incaricati non si sono sviluppate in maniera autonoma ed indipendente, ma hanno dato luogo ad una forma di stretta collaborazione e coordinamento. In questo senso si è dunque avuto un primo periodo impiegato dai gruppi di ricerca per costruire un quadro teorico e di problem setting condiviso. Oltre al gruppo coordinato da IRPET hanno partecipato: il Dipartimento di Urbanistica dell’Università di Firenze (con una ricerca su criticità e potenzialità del calcolo del dimensionamento nei piani urbanistici elaborati con la L.R. 1/05), la Facoltà di Agraria di Pisa in collaborazione con la fondazione Toscana Sostenibile (con un progetto sulla “capability land” delle aree rurali) ed il C.N.R. con il suo istituto I.Bi.Met. (con un lavoro sulla capacità di carico dell’isola di Pianosa in relazione ai flussi turistici).
Per quanto riguarda il tema specifico sviluppato da IRPET la collaborazione con gli altri partner è stata centrata prevalentemente: sul concetto di Ecosystem Services con l’Università di Pisa; sugli indicatori che si rifanno al tema del paesaggio e dell’integrità storica e formale delle trame territoriali con l’università di Firenze; sugli indicatori più attinenti la disponibilità delle risorse ambientali con il CNR.
1 Dal documento di progetto allegato alla convenzione fra IRPET e Regione Toscana.
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SCHEMA PRESENTATO NEL CONVEGNO DEL GENNAIO 2009 E CHE IDENTIFICA IL PUNTO DI PARTENZA DELLA RICERCA IRPET
1.1 Il concetto di carrying capacity e le sue origini Il concetto di carrying capacity ha una sua origine, per altro non legata a questioni ambientali né tanto meno alle discipline urbanistiche e di pianificazione territoriale ed una sua storia, quella invece sì legata allo studio dell’ambiente e delle interazioni fra questo ed i soggetti viventi. Il concetto è però complesso e la sua applicabilità nel quadro del governo del territorio, in cui la ricerca vuole collocarlo, non è, e non era all’inizio del lavoro, da considerare scontata.
Per questo motivo il primo passo intrapreso di comune accordo fra tutti i gruppi di ricerca è stato fare il punto sulle varie declinazioni che questi avevano inteso dare al concetto di CC nei loro rispettivi programmi, allargando il panorama all’impostazione che il concetto assume se visto da un numero ancora più ampio di interlocutori, provenienti da scienze e studi che hanno un qualche dimestichezza con il tema, o che comunque lo hanno assunto in tempi recenti fra la loro strumentazione teorica2.
Una sintesi di questa fase di lavoro è stata curata da IRPET già nella prima parte della ricerca e costituisce, in questo documento, un filo di lettura critico dell'approccio che si è andato sviluppando nel tempo. Riportiamo qui di seguito tale documento.
2 Questo lavoro è stato anche l'oggetto del seminario “carrying capacity per il dimensionamento della pianificazione territoriale” svoltosi il 30 gennaio 2009 a Firenze.
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Carrying Capacity per il dimensionamento della pianificazione territoriale Alcune considerazioni a margine del seminario del 30 gennaio 2009
Iacopo Zetti – IRPET – 23 marzo 2009 1. L’occasione Il 30 gennaio 2009 si è tenuto a Firenze il seminario “Carrying Capacity per il dimensionamento della pianificazione territoriale”. I lavori della giornata hanno costituito l’atto di apertura di una serie di ricerche sul tema della CC finanziate dalla Regione Toscana e coordinate fra di loro con l’obbiettivo comune di contribuire all’affinamento degli strumenti di governo del territorio. I gruppi di ricerca avevano precedentemente concordato tale appuntamento dandosi un duplice scopo: tracciare un quadro generale del tema CC e pianificazione territoriale a partire dal punto di vista di discipline diverse; confrontare i loro programmi di lavoro nel momento immediatamente precedente la fase esecutiva, in modo da trarre vantaggio dalle sinergie. Questo doppio obbiettivo si è riflettuto anche sull’organizzazione del seminario che ha visto una mattinata con relazioni di stampo più teorico e con alcuni contributi esterni ai gruppi di ricerca, ed un pomeriggio dedicato al confronto fra programmi specifici e ricercatori. I gruppi ed i programmi hanno differenti caratteristiche, ma sono ben visibili le interconnessioni e le sinergie. In particolare si tratta di: • Università di Pisa e Fondazione Toscana Sostenibile, con il progetto “Capability Land” centrato principalmente su CC
territoriale ed aree rurali; • Dipartimento di urbanistica di Firenze, con un progetto che si concentra sul passaggio specifico de dimensionamento nei
piani strutturali, così come previsto attualmente dalla legislazione regionale; • IBIMET – Istituto di biometereologia del CNR, con il progetto “CC e turismo: il caso di studio dell’isola di Pianosa” concentrato
su un contesto territoriale definito e sulla tematica specifica del turismo; • IRPET – Istituto Regionale Programmazione Economica della Toscana, con il progetto CA.TE.TO. “la CC del territorio
toscano. Uno strumento per la pianificazione territoriale”, che si focalizza sulle valutazioni interne ai piani da cui dovrebbero trarre origine i dimensionamenti da questi contenuti.
2. Su questo testo Il testo che segue nasce direttamente dal seminario, ma non ne costituisce un report ne fedele ne esaustivo. Il suo scopo infatti non è riassumere le tematiche trattate a chi non fosse stato presente3, bensì tracciare una lettura critica e del tutto personale attraverso il maggior numero possibile fra gli spunti che hanno caratterizzato i lavori. Ogni interpretazione si espone a dei rischi nel momento in cui fa delle scelte e qui la scelta di cosa riportare e cosa no e di cosa sfruttare in senso propositivo o in senso critico è del tutto personale, senza necessariamente sia condivisa dagli altri componenti del gruppo di lavoro IRPET. Fatta questa premessa e sulla sua base rimane da chiarire che le note che seguono non sono organizzate secondo una ripartizione che tiene conto del susseguirsi degli oratori4, bensì per tematiche. Quello che cercano di fare è dunque individuare almeno parte di quella serie di legami trasversali che certamente sono presenti negli interventi, volontariamente per l’impegno al dialogo dei relatori, ma spesso anche involontariamente per quella che potremmo definire prossimità strutturale di diverse forme di analisi e di pensiero. Nel testo cercherò di attribuire concetti ed opinioni ai relatori, là dove utile. Mi scuso in anticipo per ogni attribuzione sbagliata o omessa.
3 Le presentazioni lasciateci dagli oratori sono disponibili on-line: http://www.irpet.it/index.php?page=agenda&agenda_id=145 4 Il programma del seminario è disponibile on-line al sito indicato precedentemente. In sintesi gli interventi sono stati i seguenti: - Giovanni MALTINTI – Introduzione sessione della mattina - Stefano MARSILI LIBELLI - Carrying Capacity, dalle scienze naturali al governo del territorio - Annick MAGNIER - Carrying Capacity e capitale sociale - Roberto CAMAGNI - La Carrying Capacity come riferimento per lo sviluppo di insediamenti, attività produttive ed infrastrutture - Prof. Massimo ROVAI - Multifunzionalità delle attività primarie e degli spazi rurali e Carrying Capacity - Stefano STANGHELLINI - Il rapporto tra il dimensionamento del piano e la rendita fondiaria. Considerazioni sulla dinamica
evolutiva del rapporto pubblico/privato nelle nuove forme di pianificazione - Andrea LIPPI - Discussant - Mauro Grassi – Introduzione sessione pomeridiana - Gianfranco GORELLI - Criticità e potenzialità del calcolo del dimensionamento nei piani del governo del territorio in Toscana - Francesco Primo VACCARI - Carrying Capacity e turismo: il caso di studio dell’Isola di Pianosa - Simone PAGNI - Analisi di alcuni casi applicativi della Carrying Capacity e prime ipotesi per lo svolgimento delle attività del
progetto “Capability Land” - Iacopo ZETTI - La Carrying Capacity del territorio toscano: uno strumento per la pianificazione territoriale. Elementi per
l’impostazione della ricerca - Riccardo CONTI - Conclusioni
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3. Il concetto di carrying capacity Il seminario ha affrontato il tema CC soprattutto in relazione alla sua utilità e praticabilità nel dominio delle problematiche di governo del territorio e su questo si sono articolate la maggior parte delle relazioni; era però inevitabile aprire una pagina sul concetto stesso, sulla sua origine e sull’elaborazione teorica che ne è conseguita. CC è nozione che viene dalle scienze naturali ed ha a che vedere con la capacità di un determinato ambiente di sopportare una determinata popolazione di esseri viventi fornendo cibo, acqua, habitat (Marsili Libelli). In pratica se considerassimo il concetto in termini estremamente semplici e lineari la CC equivarrebbe al numero massimo di individui che possono vivere in un luogo, mantenendo costante la disponibilità di risorse e sfruttando la capacità ambientale di smaltimento dei rifiuti che producono, senza superare quel limite che ne comporta l’accumulo. La semplicità di questo concetto è però immediatamente messa in crisi dal fatto che l’esistenza di una popolazione, sopportata da un determinato ambiente-contenitore, sono due semplificazioni molto lontane dalla realtà, se pur utili per la comprensione elementare del concetto. In pratica presuppongono che la CC sia un fattore statico derivante da una sorta di computo matematico, mentre molte semplici esperienze (che qui è superfluo citare) dimostrano non essere così. La popolazione non esiste ovviamente, ma esistono le popolazioni che interagiscono fra loro e con i sistemi ambientali su cui la loro vita si basa e questo vale per tutte le specie di esseri viventi, da quelli monocellulari all’uomo. Il contenitore, ovvero l’ambiente, non è un recipiente di risorse da sfruttare, ma un complesso sistema con le proprie dinamiche e regole interne. Ogni popolazione altera il proprio habitat e contemporaneamente reagisce a tali alterazioni e ad altre che altri eventi/esseri possono apportare. Tali interazioni fra ambiente e popolazione sono dunque bidirezionali (Marsili Libelli) e legate da complesse relazioni e catene di retroazioni. La cosa più interessante che ne deriva è che gli ecosistemi vanno considerati come sistemi termodinamici lontani dallo stato di equilibrio (Marsili Libelli), sono dunque quello che è stato definito una “struttura dissipativa” (Prigogine, Stenghers 1981), dove il termine dissipativa non implica il concetto classico, ed anche il significato linguistico, di perdita (di energia normalmente, ma anche in termini più generali), bensì fa riferimento alla più raffinata teoria di Prigogine relativa a sistemi aperti a flussi di materia ed energia, capaci di mantenersi in uno stato di stabilità lontano dall’equilibrio e, soprattutto, capaci di evolversi. Cosa implica questa visione applicata al territorio? Se la accettiamo implica che le complesse relazioni fra le popolazioni insediate e gli ambienti in cui si sono collocate non sono semplicemente relazioni di sfruttamento e di dipendenza, ma legami creati in virtù proprio delle capacità di auto-organizzazione degli ecosistemi; ovvero, proseguendo con i concetti rubati alle scienze naturali, forme di accoppiamento strutturale (Maturana, Varela 1987). La capacità evolutiva evocata in precedenza è da identificarsi come co-evoluzione di habitat e popolazione ed il territorio come prodotto visibile di tale co-evoluzione. Naturalmente l’applicazione di uno schema di ragionamento che è nato in un contesto specifico di scienze naturali e matematiche alle questioni relative al territorio ed alla pianificazione non è scontato ed i rischi di banalizzazione ed errore sono sempre presenti (Camagni). Rimane però il fatto che proprio a partire dalle scienze della complessità si sono avuti nello scorso secolo avanzamenti significativi in molti campi della conoscenza e che applicazioni (improprie) di alcuni concetti a nuovi campi possono essere per lo meno considerate come “strumenti per pensare” (Waddington 1977). 4. Perché il concetto di carrying capacity serve nel campo della pianificazione territoriale? Così definito e reso più complesso il concetto di CC ha un’utilità specifica nel contesto in cui ci poniamo? E se si quale? Anche in questo caso le risposte non sono univoche. Un primo interessante terreno di confronto è quello degli equilibri rispetto alle risorse ad ai sistemi ambientali. Posto infatti che si accetti il concetto di Ecological Footprint ed il calcolo dell’impronta ecologica globale fatto da molti esperti, (pur potendo discutere lungamente sulla capacità di carico di un ambito locale determinato e sulla questione dei rapporti locale-globale) si ha un dato ormai generalmente acquisito che ci indica come da poco prima degli anni ‘90 l’impronta ecologica mondiale superi le capacità rigenerative della biosfera (Marsili Libelli). Si può naturalmente articolare ogni tipo di teoria sulle soluzioni al problema e sulla gestione delle risorse, ma raramente viene contestato con motivazioni fondate il fatto che per almeno un ventennio si è registrato un consumo di risorse maggiore della capacità di rigenerazione della terra e si sono prodotti rifiuti ad un ritmo superiore alla capacità di smaltimento del pianeta. Accettando tale considerazione è evidente che l’obbiettivo di rientrare in un margine di bilancio ambientale positivo è ragionevole, dato che “ogni superamento della capacità portante [della terra] può avere conseguenze per le future generazioni” (Marsili Libelli). Naturalmente abbiamo detto prima che essendo gli ecosistemi sistemi capaci di mantenere, o ricreare, stati stabili pur lontano dall’equilibrio e quindi capaci di reagire alle perturbazioni in senso evolutivo, potremmo considerare il problema scarsamente rilevante. Alcuni esperti tendono a farlo, chiarendo però che lo stato di equilibrio che il sistema globale riprodurrebbe, secondo questa teoria, potrebbe tranquillamente non comprendere la nostra specie. Anche lasciando sullo sfondo questo tipo di dibattito appare evidente che le nostre scelte di pianificazione e le modificazioni delle strutture territoriali impattano sui sistemi ambientali in molte maniere, ma prevalentemente a partire da elementi e funzioni facilmente individuabili (residenza, produzione, attività legate al lavoro ed ai servizi, mobilità). L’obbiettivo di mantenere la stabilità anche delle strutture territoriali (sistemi urbani, tessuti residenziali e produttivi, reti infrastrutturali ecc.), come parte dell’habitat complessivo, appare dunque ragionevole, soprattutto se letto alla luce dell’idea di stabilità espressa in precedenza. Le città e, più in generale, i luoghi dell’abitare, del lavoro, della vita degli uomini non sono però interpretabili direttamente come sistemi naturali ed ad essi non si possono attribuire le stesse caratteristiche e le stesse tipologie di analisi (Camagni). Le città
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sono sistemi di relazioni sociali ed economiche, secondo una famosa definizione la loro funzione primaria in relazione ai loro abitanti è “to gain accessibility” (Webber 1963), quindi come minimo dobbiamo chiederci se sono sistemi che in questo senso garantiscono efficienza (Camagni), Abbiamo dunque una seconda caratterizzazione del tema CC, non dal punto di vista dei sistemi naturali, ma di sostenibilità sociale, economica e funzionale di quello che, in maniera generica, potremmo definire ambiente costruito. È evidente che fra le due tematiche esistono stretti rapporti dato che sistemi naturali e sistemi sociali sono caratterizzati dal costante cambiamento e dalla ricerca di forme di stabilità che permettano di affrontare le perturbazioni. Torna nuovamente il tema della co-evoluzione e dell’innovazione, ma in maniera ancora più problematica dato che, se già è estremamente complesso capire come ed in qual misura gli insediamenti contribuiscono al consumo eccessivo di risorse naturali, lo è ancora di più capire come cambiamento ed innovazione possano impattare sul benessere collettivo e come in termini sociali si possa superare la capacità di carico intaccando la coesione sociale. In questa direzione mi pare di poter sottolineare due punti sorti nel dibattito come problematici. Il primo è relativo al fatto che rispetto al tema innovazione le società locali potrebbero agire come fattore limitativo, mostrando più attitudine al tradizionalismo che all’evoluzione (Magnier). Qual’è dunque il punto di equilibrio fra cambiamento e conservazione e fra segmenti di società portatori delle due istanze, nella sempre aperta questione della relazione fra le strutture territoriali ereditate dalla storia ed il loro reinserimento in nuovi quadri sociali, culturali ed economici (Gambino 1996, Magnaghi 2005)? Il secondo invece è relativo a quello che è stato definito clima sociale, a partire dalle improbabile coppia capitale sociale - CC (Magnier). Il capitale sociale infatti, se lo leggiamo, in aderenza a Putnam è “l’insieme di quel clima relazionale di fiducia, di appartenenza, di senso civico che permette il buon funzionamento delle istituzioni e di progetti di tipo economico” (Magnier)5, un concetto dunque tutt’altro che lontano ed indifferente al tema CC, soprattutto se della capacità di carico vogliamo far uso nel campo di lavoro dei pianificatori6. L’innovazione infatti non può far a meno di un clima relazionale di fiducia, sia perché la città è strumento e prodotto di relazioni, sia perché l’innovazione è, nuovamente, prodotto di relazioni. L’esperienza, oltre che la teoria, ci dicono che la pianificazione territoriale è sempre luogo di una contesa, la città è “contested terrain” (Sassen 1998) ed il conflitto è inevitabile nel gioco del piano (Geddes interpretato da Ferraro 1998), ma per rendere la partita un gioco a somma positiva servono alcune condizioni fra cui certamente la più importante è quel clima a cui si fa qui riferimento. In pratica, secondo questa visione proprio il conflitto può portare, se ben gestito, ad innovare e verso stati di stabilità desiderabili, il clima conflittuale invece non produce somme positive. In termini più matematici si potrebbe dire che il primo può portare a retroazioni di segno negativo e tendenti all’equilibrio, mentre il secondo porta a retroazioni di segno positivo o così dette di fuga, cioè disgregative. Non a caso Illich considerava la città (almeno la città europea di origine medioevale) dovere “la sua esistenza sociale alla pax, il respiro condiviso in modo ugualitario fra tutti” (Illich, 1998), ovvero concretizzazione murata di un particolare clima relazionale. Riassumendo questi passaggi legati a scienze naturali, sociologia ed economia possiamo dire che rispettare la CC di un territorio (inteso come sistema complesso ed aperto, frutto di relazioni fra società insediate ed ambiente) dovrebbe garantire la stabilità dell’habitat, la stabilità del sistema insediativo, efficienza nelle relazioni sociali ed economiche, il tutto in un contesto evolutivo garantito anche da un clima sociale non pregiudizialmente conflittuale. Questo naturalmente in linea teorica, come obbiettivo o orizzonte di riferimento, dato che non possiamo certo nasconderci come il governo del territorio sia solo uno dei mille strumenti e dei mille fattori influenti in questo campo. 5. Il tema del dimensionamento I promotori della ricerca ci ricordano che l’elaborazione teorica che ha avuto un suo inizio ufficiale con questo seminario ha almeno uno scopo molto concreto: contribuire all’implementazione degli strumenti di lavoro degli urbanisti ed ai dispositivi legislativi regionali in materia di dimensionamento dei piani e prevalentemente dei piani strutturali (Conti). La sfida è dunque passare da un dibattito culturale ampio ed affascinante ad una sua concretizzazione in strumenti di lavoro nel quadro disciplinare aperto dalle riforme delle leggi urbanistiche regionali ed in particolare dalla legge 1/05 della Toscana. Il tema centrale diventa dunque quello del “dimensionamento della pianificazione”, come per altro evidenziato dal titolo stesso del seminario. Se in questa fase preliminare è concesso continuare ad allargare il campo delle osservazioni direi che potremmo parlare, più genericamente, di dimensionamento dell’ambiente costruito e produzione di territorio, piuttosto che di spazio artificializzato. Schematizzando possiamo evidenziare come la pianificazione ed ogni modifica dell’ambiente costruito generino alcuni fattori di carico che agiscono sull’habitat territoriale (genericamente possiamo riprendere la lista di fattori già enunciata in precedenza: residenza, produzione, altre attività legate al lavoro ed ai servizi, mobilità). In parte tali fattori sono già esistenti, in parte sono previsioni della pianificazione, ma anche le previsioni sono in qualche maniera oggetti esistenti quando sono parte di un piano (Stanghellini, più in generale si veda Merton 1936). Tali fattori agiscono su delle variabili che possono essere ricondotte al dominio ambientale (aria, acqua, suolo, sottosuolo, ecc.) o, come detto, al dominio sociale (coesione e benessere). A tale dominio infine si può aggregare quella che potremmo chiamare integrità territoriale, ovvero quel valore di memoria, di documento, ma anche di deposito di risorse che il territorio ha in quanto prodotto di storia millenaria e sedimentazione di lavoro (intendendo lavoro anche
5 La definizione precisa è: “l'insieme di quegli elementi dell'organizzazione sociale -come la fiducia, le norme condivise, le reti sociali- che possono migliorare l'efficienza della società nel suo insieme, nella misura in cui facilitano l'azione coordinata degli individui” (Putnam R.D. (1993), La tradizione civica delle regioni italiane, Mondadori, Milano p.169) 6 Magnier in realtà tendeva a sottolineare la tesi opposta, ovvero che il capitale sociale ha scarse relazioni di per sé con il tema CC.
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come misura fisica e quindi il territorio come sede di accumulazione di energia potenziale). Le variabili possono essere monitorate attraverso degli indicatori e grazie a degli strumenti e sé l’obbiettivo è la stabilità complessiva, stabilità di un sistema lontano dall’equilibrio (Marsili Libelli), il tema dimensionamento può essere concepito come parte di uno schema di retroazione in cui meccanismi di modifica dei fattori di carico esistono in relazione alle perturbazioni che le variabili mostrano, nel tentativo di avere un regolatore che tenda al bilanciamento. Questo punto non ha solo a che fare con il dimensionamento, ma anche con la valutazione dei piani e dei loro effetti. Un tema ancora una volta complesso, ma che non dovrebbe essere trascurato e che se pur in qualche maniera già introdotto nel modello di governo del territorio toscano attraverso la valutazione integrata può essere implementato. In maniera più stretta il tema dimensionamento, così come posto sopra, porta con sé il problema limiti. Ovvero esiste un concetto accettabile di limite massimo e soprattutto è questo ragionevolmente fondato o fondabile sulla nostra CC? In questa direzione direi sono emersi tre elementi interessanti che tratto in quello che a me pare un ordine crescente di problematicità. Il primo è relativo alla necessità di un’idea prudenziale di CC e di suo superamento. Vale a dire che pur stabilendo che il concetto di limite è un concetto problematico e che qualsiasi modello di analisi si cerchi di mettere a punto e di utilizzare “le relazioni fra le determinanti e le altre categorie concettuali in termini di effetti prodotti, non sono sempre lineari e spesso non sono neppure monotòne” non sarebbe il caso di prendere in considerazione un modello prudenziale di dimensionamento con una qualche preoccupazione conservativa, ovvero una CC ammissibile minore della CC fisica (Pagni)? Le nostre leggi per l’edilizia fanno così dove i carichi massimi ammissibili per le strutture sono inferiori ai massimi teorici sopportabili per la tecnologia impiegata. I limiti (secondo punto) sono un concetto del tutto particolare dato che introducono discontinuità in valori generalmente continui, però hanno una natura logica se legati a fattori di dimensionamento che, come appena detto, possono e talvolta devono essere soggetti ad un approccio cautelativo verso un bene pubblico (in questo senso anche la sicurezza, salute, prevenzione dei disastri sono beni pubblici). Nel seminario ne è stata tratteggiata una triplice natura (Camagni): limiti di sofferenza, ovvero legati alla generazione di situazioni problematiche spesso agenti più sul livello sociale che su altri livelli e che in termini di pianificazione possono essere affrontati con strumenti di indirizzo; standard ovvero livelli ritenuti sufficienti, ma anche minimi indispensabili, di servizi (importante in questo senso il concetto di servizi ambientali proposto da Rovai) e che possono essere affrontati sia con strumenti esortativi che previsionali; limiti di emergenza che in un’ottica cautelativa, come quella citata poc’anzi, sarebbero da affrontarsi con strumenti di vincolo (coercitivi). Terzo elemento è l’introduzione del fattore tempo nella pianificazione, che porta a domandarsi come può essere interpretata quest’idea di limite (e quindi implicitamente di dimensionamento) se consideriamo che il pianificatore non si confronta solo con la situazione ad oggi, ma anche con una situazione ad un tempo futuro. In pratica il pianificatore deve considerare la struttura territoriale di oggi o una struttura in via di cambiamento (Camagni)? E quanto incide il progresso della tecnologia? Il tema è estremamente dibattuto e credo che estremizzando si possa dire evidenzi il contrapporsi di due visioni del concetto di innovazione ed evoluzione che non è certo possibile trattare in sintesi. Certamente un problema è facilmente individuabile nel nostro campo ed è legato al fatto che il territorio reagisce con i tempi della sua storia alle variazioni e perturbazioni e che quindi il piano costituisce una porzione estremamente limitata di tale tempo. In oltre il tema pianificazione è limitato rispetto al controllo complessivo delle trasformazioni dell’habitat territoriale. Le strutture territoriali sono sempre in via di trasformazione, ma è molto difficile (forse impossibile) immaginarsi la durata ed i modi di ogni loro evoluzione. 6. Strumenti di lavoro Il tema CC legato al tema dimensionamento porta ad una riflessione immediata sugli strumenti di lavoro oggi disponibili per operare il passaggio fra le fasi ricognitive e le fasi previsionali del piano, in un ottica di sostenibilità declinata secondo le caratteristiche che abbiamo cercato di tratteggiare in precedenza. Non sorprende dunque che molti interventi abbiano trattato del tema. Per ricapitolare la questione potremmo tentare di suddividere il campo delle possibilità in tre gruppi: strumenti legati maggiormente alle questioni ambientali, maggiormente alle questioni urbanistiche, strumenti di tipo comunicativo. Questioni ambientali Il punto di partenza proposto è stato quello del modello di valutazione noto con l’acronimo DPSIR che significa Drivers, Pressures, States, Impacts, Responses (Fig. 1.1) e che è un modello adottato in Europa nell’ambito di alcune direttive ed utilizzato anche in Toscana nell’ambito di varie esperienze (Marsili Libelli, Rovai, Pagni). Il modello ha il vantaggio di una chiara rappresentazione teorica dei suoi componenti e delle relazioni intercorrenti fra di loro. Costituisce dunque un buon ausilio almeno in termini analitici anche se, calandolo nel dominio della pianificazione territoriale, a volte l’impressione è che possano non essere del tutto chiare le distinzioni fra componenti.
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Un superamento di questo modello viene proposto attraverso il Millennium Ecosystem Assessment -MEA- (Rovai) (Fig. 1.2) come punto di partenza per un ragionamento più raffinato che ci porti ad applicare il concetto di CC non solo in termini tecnici di flussi di energia e materia (anche se una buona contabilità ambientale non è elemento secondario in una buona pianificazione), bensì in termini di servizi ambientali che il territorio fornisce. In questo senso il ragionamento viene rovesciato da un’ottica che punta a preservare valori ambientali e territoriali di per sé, ad una che individua in quest’ultimi servizi per gli abitanti, quindi fonti di benessere. Le relazioni fra ecosistemi e benessere sono di vario tipo e
producono risultati appartenenti a campi diversi (sicurezza, cibo e materie prime, salute, relazioni sociali, ecc.), ma certamente essendo tali domini tutti di interesse collettivo, la fonte di tali servizi si configura chiaramente come bene pubblico ed il livello di tali servizi può essere soggetto ad indicazioni di tipo orientativo ed a standard qualitativi minimi richiesti (Rovai). Se vogliamo sullo sfondo di questo concetto sta anche quell’idea di accoppiamento strutturale società-ambiente citata in precedenza e che vede al centro della complessità dei quadri territoriali la co-evoluzione fra un habitat e la società in esso insediata. Il modello di analisi MEA ha dunque il vantaggio di non essere appunto solo un modello di analisi, ma di fornire anche evidenti spunti in termini propositivi per strumenti di governo. Se interpretati così i servizi ambientali, che come tutti i servizi hanno un elevato valore sociale, potrebbero avere associato un costo, introdotto come metodo di valutazione, ed utilizzato per stimare il rapporto costo-opportunità di ogni tipo di trasformazione in maniera più aderente al nostro concetto di CC. Questo aprirebbe un capitolo di pianificazione caratterizzato da una vera e propria “contabilità di servizi ambientali” (Rovai). Naturalmente in cosa si concretizzi tale contabilità rimane aperto al dibattito, essa infatti potrebbe essere caratterizzata da effettivi scambi monetari, ma anche da sistemi di incentivi e meccanismi premiali, per esempio sulla base delle previsioni urbanistiche attuative (Stanghellini). Oppure più semplicemente potrebbe essere un elemento di contabilizzazione dei dimensionamenti di piano e di verifica nelle valutazioni.
Fig. 1.2 Il quadro concettuale del Millennium Ecosystme Assessment
Fig. 1.1 Il modello DPSIR (fonte: Agenzia Europea per l'Ambiente)
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Questioni urbanistiche Sul versante della tecnica urbanistica il tema dimensionamento è spesso giocato in maniera stretta sul rapporto fra piani strutturali e regolamenti urbanistici. È questo infatti uno dei passaggi che appaiono critici alle prime valutazioni dei risultati della legge 1/05 (Gorelli). Il problema è che il dimensionamento nei PS e nel passaggio PS-RU, è legato ad una serie di fattori e di vicende di origine diversa ed assume allo stesso tempo la caratteristica di vincolo e strumento. Vincolo in quanto dovrebbe essere commisurato ad un massimo possibile di CC ambientale dato che da tale dimensionamento dipende la possibilità di variare i fattori di carico che sull’ambiente naturale andranno ad incidere. Strumento poiché se si osserva la pratica urbanistica ci si accorge che il dimensionamento deriva anche da fattori differenti come per esempio: - diritti edificatori destinati a coprire le necessità di esproprio (gli espropri avvengono ormai a valori di mercato); - diritti edificatori come incentivo per il miglioramento di situazioni problematiche, siano esse ambientali o edilizie; - diritti scambiati con la realizzazione di opere pubbliche, in un regime in cui ormai sempre meno tali opere vengono realizzate
in maniera diretta dalle amministrazioni ed in cui gli oneri di urbanizzazione sono una voce di bilancio non preventivamente finalizzata ad uscite legate alla gestione del territorio;
- diritti riconosciuti per la realizzazione di edilizia residenziale sociale (Stanghellini). Tutto questo va in oltre inserito nel contesto di una situazione generale italiana in cui gli oneri di urbanizzazione incidono in maniera estremamente limitata sui profitti ottenuti dagli investimenti immobiliari (anche se la Toscana è fra le regioni una di quelle a maggior imposizione in questo senso – cfr. IRPET rapporto sul territorio 2009), limitando quindi fortemente i benefici pubblici derivanti dall’edificazione (Camagni). Il dimensionamento quindi non è solo la misura di un calcolo ragionevole che parte da, o tiene in considerazione, un idea di CC e che stabilisce dei massimi a partire da una qualsiasi delle interpretazioni di limite che abbiamo tratteggiato, bensì si fa strumento di politica urbanistica e spesso di diretta realizzazione di opere pubbliche. Il dimensionamento dunque diventa parte integrante del lato strategico dei PS ed in quanto tale richiede un grado di flessibilità maggiore di quanto ne abbia secondo le regole scritte, ma allo stesso tempo “richiede necessariamente che sia enfatizzato il ruolo delle valutazioni di sostenibilità nella definizione dei carichi urbanistici ammissibili nelle aree di trasformazione” (Stanghellini), con meccanismi di controllo ed eventualmente di limitazione, più effettivi di quanto accada oggi secondo la pratica. Strumenti comunicativi È il punto meno sviluppato dei tre se non per alcuni accenni, ma che vale la pena almeno di ricordare se non altro in termini problematici. Il primo aspetto è legato al lato politico e contemporaneamente sociale della pianificazione. Abbiamo discusso in precedenza la relazione fra capitale sociale e CC ricordando come in termini di territorio, essendo quest’ultimo un prodotto collettivo e culturale, è inevitabile che anche dal versante società arrivi un parametro di riferimento per la definizione della CC. Ci viene dunque ricordato che anche alla comunicazione è legata l’efficacia di un qualsiasi lavoro che porti il concetto di CC al centro dei meccanismi di governo del territorio (Magnier) e che è spesso la logica del consenso che stabilisce le priorità (Lippi), quindi anche i limiti e gli indirizzi strategici di piano. In alcune delle esperienze di lavoro presentate si fa poi riferimento al tema della partecipazione come interno ai programmi di ricerca (Pagni). Il tema viene evocato prevalentemente al momento della costruzione di prospettive e di scenari, ma forse è questo un aspetto meno rilevante nel contesto della messa a punto di uno strumento di dimensionamento basato sulla CC. Dove invece diventa centrale è nel momento della costruzione di quadri complessi di riferimento per le scelte di pianificazione, sia strategiche che operative, ovvero nel momento chiave per il governo del territorio che, essendo governo appunto, è questione non di tecnica, ma prima di tutto di democrazia. Se la definizione di una CC territoriale deriva da una capacità sistemica di considerazione di parametri ed informazioni diverse, siano essi dati ambientali, ma a maggior ragione, informazioni legate alla storia ed alla società locale, allora viene immediatamente alla luce il tema del rapporto fra saperi esperti e saperi esperienziali. I quadri conoscitivi dei piani sono spesso il luogo di saperi esperti, ma se la CC non è solo calcolo delle risorse disponibili in termini di materie prime ed assorbimento dei rifiuti, ma anche frutto di un clima sociale e di una storia territoriale, allora la costruzione di un quadro di sintesi locale delle informazioni dei saperi esperti, alla ricerca di quello che spesso viene definito patrimonio territoriale, è un passaggio fondamentale, ma non dovrebbe mai escludere forme di partecipazione aperta ed inclusiva (non solo non dovrebbe escluderla ma dovrebbe assolutamente sollecitarla) (si veda in proposito Gorelli, Paba, Zetti 2007 e Zetti 2008). 7. Nota finale, non una conclusione Le note precedenti non sono una riproduzione fedele degli interventi dei partecipanti al seminario e anche là dove i nomi sono stati inseriti come riferimento si tratta di una interpretazione di chi scrive del pensiero dei relatori. Allo stesso tempo questa nota finale non vuole (e non potrebbe) tracciare alcuna conclusione dato che il seminario aveva lo scopo di aprire una fase di riflessione. È dunque un breve riassunto ed il tentativo di individuare una possibile direzione di lavoro. Questo testo si è aperto con una rassegna di concetti che vengono prevalentemente dal dominio delle scienze naturali e che, in qualche misura, sono stati sfruttati nel campo della pianificazione7. Il rischio di sbagliare strumento per pensare in questo contesto c’è, ma alcuni concetti sembrano aprire sguardi significativi sul tema urbanistica, come ad esempio l’idea di sistema aperto non in
7 Il testo è stato ripreso e sviluppato in Zetti 2010.
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equilibrio ma stabile e di co-evoluzione che ci permettono di allargare il campo dei fattori da considerare per arrivare ad un uso del concetto di CC non limitato alla contabilità ambientale, ma aperto al capitale sociale, al benessere al patrimonio territoriale. Naturalmente la ricerca che ci viene richiesta ha un suo scopo ancorato alla pratica di governo del territorio. Il tema dimensionamento e sistemi per attuarlo ci riportano al concetto di limite, di standard, di efficienza ed agli strumenti tecnici per dominare la complessità dei sistemi territoriali al momento in cui vogliamo tentare di inserirla in un meccanismo di pianificazione. Semplificando al massimo si potrebbe sostenere che appare ragionevole una linea di lavoro che porti all’individuazione di alcuni parametri fissi di riferimento capaci di stabilire standard di qualità ambientale minimi e limiti di rischio massimi non valicabili. Tutti elementi che si espongono a dubbi nelle valutazioni, ma che con un criterio prudenziale potrebbero essere definiti in termini di CC ammissibile. In questo capitolo stanno probabilmente molti dei parametri che ci parlano di qualità ambientali primarie e di obbiettivi mirati al benessere collettivo ed alla garanzia di servizi ambientali sempre migliori. Il patrimonio territoriale, il clima sociale, le relazioni sociali ed economiche sono invece la fonte di un parametro di CC più articolato e che dà riferimenti di maggior flessibilità per il governo del territorio, vuoi per maggiori incertezze analitiche vuoi per loro natura. L’idea di co-evoluzione che lega sistemi naturali e sistemi sociali non permette però di abbandonare questa parte del problema, pena una drastica semplificazione del concetto e dello strumento CC che ne rende scarsa l’utilità e le possibilità di impiego. La questione aperta è che i primi dovrebbero dar origine a limiti di dimensionamento più stringenti, i secondi a spazi di flessibilità e strategie di miglioramento, ma tutti dovrebbero essere legati da un meccanismo circolare di retroazioni tendenti all’equilibrio, che permettano la modifica di limiti e spazi di flessibilità sulla base di fondati processi di valutazione continui. Anche il tema comunicazione, consenso, partecipazione sta in questi meccanismi di retroazione, se infatti questa triade viene concretizzata in quello che Friedman definisce empowerment (Friedman, 1992) ciò che si ottiene non è solo buon governo del territorio (obbiettivo comunque non da poco), ma anche innovazione, crescita del benessere, accumulazione di patrimonio fisso territoriale.
Il lavoro teorico e pratico collettivo dei gruppi di ricerca non si è esaurito nel periodo iniziale
di dibattito, ma è proseguito per tutti i due anni di studio arrivando, a fine 2010, ad un volume che organizza e coordina i vari input che hanno guidato i quattro gruppi.
Per quanto riguarda il contenuto de “Il valore della terra” si rimanda al volume in allegato, limitandoci qui a segnalare come i suoi autori, provenienti da discipline diverse, non abbiano solo espresso il loro punto di vista specifico, ma al contrario, abbiano cercato di costruire un dialogo interdisciplinare che costituisce il valore aggiunto di questo prodotto.
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2. RICOGNIZIONE SUI PIANI URBANISTICI. OBBIETTIVI E INDICATORI Parallelamente agli studi di natura più teorica il gruppo di lavoro IRPET ha sviluppato il proprio contributo specifico, che mira ad inserire nel contesto generale della ricerca indicazioni specifiche sulla valutazione degli effetti della pianificazione territoriale, attraverso indicatori misurabili o almeno comparabili a livello locale e regionale.
Il tema delle valutazioni in senso generale supera i confini di questo lavoro e attiene non solo al campo teorico dei sistemi per operarle e per monitorare effetti di decisioni, ma anche al difficile tema delle riforme legislative che si sono succedute sull’argomento in tempi recenti. L’obbiettivo in questo caso non è tanto di entrare in questo dibattito, quanto piuttosto di valutare quali informazioni e quali valutazioni possano rivelarsi utili (ma anche praticabili) in relazione ai contenuti degli strumenti di pianificazione territoriale, così come concepiti dal modello regionale toscano, e nel contesto teorico di riferimento definito dalla ricerca in relazione al tema CC. In questo senso l’obbiettivo generale, dichiarato dal programma di ricerca inizialmente presentato da IRPET, è “fornire ai soggetti protagonisti della pianificazione territoriale la possibilità di valutare la misura di utilizzo del capitale naturale, sociale ed economico da parte delle attività antropiche e di prevedere gli effetti delle loro possibili future modificazioni. Più nello specifico identificare un set ampio di riferimenti di ‘massimo carico’ che siano elaborati partendo sia dalle risorse non rinnovabili che dalla sostenibilità sociale e territoriale”.
Questo, sempre nel programma iniziale portava con sé tre finalità specifiche: 1. rendere possibile una valutazione sistematica e trasparente dell’utilizzo del capitale
territoriale da parte delle attività antropiche; 2. applicare tale valutazione agli effetti ipotizzabili nel contesto delle previsioni di
pianificazione territoriale, rendendo esplicito e controllabile il legame fra previsioni e valutazioni degli effetti sul capitale naturale e sociale;
3. sviluppare uno strumento di lavoro specifico per le valutazioni del carico dovuto alle opere di urbanizzazione dipendenti dai piani urbanistici, soprattutto di livello comunale individuando: indicatori complessi di contabilità ambientale, indicatori per il controllo della sostenibilità socio-economica, metodi per il loro utilizzo e fonti informative disponibili. Nel corso del lavoro si è proceduto dunque anche ad una valutazione delle fonti informative
disponibili per implementare strumenti di valutazione ed alla ricerca di strumenti di lettura che, pur preservando ricchezza e complessità, si rivelassero sufficientemente maneggevoli da potersi adattare ai diversi contesti geografici ed amministrativi in cui la pianificazione territoriale si articola.
I paragrafi e capitoli che seguono danno conto del percorso seguito, dei metodi utilizzati e dei risultati a cui si è arrivati. Naturalmente non si è riusciti a coprire l’interezza degli aspetti che si sperava di poter cogliere, sia per limiti di tempo che per disponibilità di informazioni, ma fatta salva la possibilità di continui miglioramenti di ogni strumento di lavoro pensiamo che il percorso qui descritto abbia la caratteristica della linearità e del rigore e permetta, in ogni passaggio, di inserire contributi futuri su una matrice formalmente strutturata e definita. Anche per questo motivo e con questo fine si chiariranno qui di seguito i vari passaggi seguiti, per poi dedicare attenzione alle modalità di definizione e di utilizzo degli indicatori ed alla validità, implementabilità ed eventuale criticità delle informazioni utilizzate e disponibili ad oggi.
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2.1 La valutazione nei piani urbanistici. Confronto di strumenti e metodi La prima fase di studio è stata dedicata ad una ricognizione di strumenti di valutazione già sperimentati nel campo della pianificazione territoriale. In particolare si è provveduto ad analizzare un set ampio di indicatori a partire da documenti ufficiali di valutazione contenuti in piani provinciali e comunali.
Nel corso della ricerca la normativa sulle valutazioni da effettuarsi all’interno degli strumenti urbanistici e dei progetti di rilevanza territoriale è cambiata (L.R. 10/2010), ma la necessità di una verifica degli effetti di questi era comunque già contenuta nella legge 1/2005 (art.13). Al momento di avviare la fase più applicata della ricerca si è dunque individuato un gruppo di piani strutturali e di piani territoriali di coordinamento provinciale, scelti in quanto contenevano delle significative esperienze di valutazione degli effetti ambientali e territoriali delle proprie previsioni. Metodi e tecniche utilizzati in questi piani sono stati messi a confronto analizzandoli in relazione a contenuti ed impostazioni dei piani stessi, in relazione all’impostazione che la legge regionale per il governo del territorio definisce ed in relazione alle loro rispettive scelte metodologiche e pratiche. Ne è derivato uno screening delle diverse modalità di controllo degli impatti delle scelte urbanistiche sui contesti territoriali di riferimento ed un confronto fra obbiettivi della pianificazione e strumenti di verifica.
Nel momento in cui tale operazione è stata svolta si è fatto riferimento alla valutazione integrata prevista dall’art. 11 della L.R. 1/05 che, in quanto esplicitamente normata dalla legge 1 è contenuto necessario in ogni attività di monitoraggio su applicazione ed eventualmente evoluzione del governo del territorio.
I piani strutturali ed i piani provinciali che a quella data (fine 2009) avevano applicato la valutazione integrata, in tutto o in parte, ai propri contenuti erano comunque un numero limitato a causa del fatto che ad oggi la gran parte dei piani toscani è stata redatta anteriormente al 2007, anno in cui è stato emanato il regolamento attuativo del citato art. 11 (DPGR n. 4R BURT n. 2 del 14.2.07). Per il nostro lavoro ci si è rifatti al campione di piani utilizzati per il primo rapporto di monitoraggio del P.I.T. (Mele, Morisi 2009), ma con alcune esclusioni rispetto al numero complessivo di casi, dovute al fatto che nel campione scelto per l’attività di monitoraggio del P.I.T. ricadono strumenti di diverse generazioni: alcuni elaborati con la legge 5/95; altri con la 1/05, ma prima dell’emanazione del suddetto regolamento; altri che hanno incontrato il tema della valutazione in corso d’opera. In particolare la scelta che si è operata è stata quella di utilizzare tutti gli strumenti arrivati ad adozione dopo la data di emanazione del regolamento attuativo, ma anche di considerare quei piani che, se pur arrivati a compimento prima, avevano dato attuazione all’art. 11 della legge o comunque, anticipandone lo spirito, avevano realizzato attività di valutazione assimilabili a quanto previsto da DPGR n. 4. Il campione finale è stato dunque considerato rappresentativo della situazione al momento in cui questo passaggio della ricerca si è compiuto, tenuto conto appunto che nella pratica l’applicazione di tale disposizione segue i tempi naturali dell’attività di pianificazione. Rimane comunque valido anche oggi nella sostanza e soprattutto relativamente al tema degli indicatori non interessando, in questo contesto, un’analisi più ampia sulle modalità di svolgimento delle V.I.
Il primo passaggio svolto è stato reperire a schedare i materiali delle valutazioni, così come disponibili fra i documenti ufficiali di pianificazione. Si è poi proceduto mediante la creazione di un quadro sinottico relativo alle valutazioni ambientali ed integrate ed a sintesi successive di obbiettivi di pianificazione e relativi indicatori di monitoraggio. I vari passaggi sono descritti nei paragrafi successivi.
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2.1.1 I materiali Fra i comuni parte del panel di valutazione 2009 del PIT sono stati selezionati gli strumenti urbanistici adottati in data successiva, o almeno molto prossima all’approvazione della legge 1 e della circolare relativa alle valutazioni: DPGR n. 4R (BURT n. 2 del 14.2.07). Analogamente si è proceduto per i PTCP.
I materiali reperiti sono stati organizzati mediante: • schedatura generale delle relazioni di valutazione; • quadro sinottico delle valutazioni ambientali ed integrate; • sintesi degli indicatori per le valutazioni utilizzati; • sintesi degli obbiettivi rilevanti per le valutazioni così come indicati nei documenti; • matrice di raffronto fra obbiettivi ed indicatori.
La schedatura è stata un passaggio per un’organizzazione dei materiali utile a fini interni della ricerca, ma dato che comunque costituisce una elemento di interesse generale la si riporta in allegato (vedi allegato 1).
Successivamente ci si è concentrati sul confronto delle valutazioni più vicine ai temi ambientali e di programmazione con un primo quadro sinottico che cerca di mettere a confronto obbiettivi ed indicatori contenuti nelle diverse relazioni organizzandoli secondo quattro colonne e con una qualche forma di sintesi. I colori danno un’indicazione sulla tipologia della valutazione, così come rilevata da chi scrive (vedi allegato 2).
Dato che la tabella appena descritta non è ancora sufficientemente sintetica il passaggio successivo è stato il tentativo di mettere in relazioni una sintesi degli obbiettivi di piano indicati dalle varie relazioni con gli indicatori indicati dalle stesse.
Prima di passare alla descrizione di quest’ultimo passaggio (§ 2.1.2) vale però la pena notare come la lettura delle valutazioni legate ai temi ambientali ha fatto riscontrare una notevole variabilità nei contenuti. Tale elemento era per altro prevedibile dato che le valutazioni ambientali sono state da lungo tempo uno degli elementi sostanziali della pianificazione e dunque molti strumenti urbanistici hanno anticipato i contenuti delle V.I. ed altri, anche elaborati dopo i dispositivi di legge citati, hanno ereditato una struttura logica e contenuti provenienti da una tradizione pregressa. È dunque interessante notare che, come già avvenuto in passato con la L.R.1 e come è lecito aspettarsi, la pratica ha in alcuni casi anticipato l’emanazione di disposizioni di legge, contribuendo proprio a quei contenuti che tali disposizioni hanno poi stabilizzato. Allo stesso tempo, soprattutto dopo il 2005-2007 è visibile una progressiva convergenza, proprio sui modi e strumenti di tali valutazioni, che probabilmente il regolamento attuativo ha contribuito a realizzare. Leggermente diversa la situazioni relativamente alle forme ed alla struttura dei rapporti di valutazione. In questo senso infatti i vari piani analizzati fanno emergere atteggiamenti diversi che solo in parte sono riconducibili alla diversità degli strumenti analizzati (PTCP, PS e RU). Se infatti alcuni regolamenti urbanistici riportano relazioni che costituiscono vere e proprie istruzioni tecniche per valutazioni da svolgersi in futuro (per i piani attuativi per esempio e negli strumenti elaborati prima o a cavallo del 2007), negli altri casi si nota come le relazioni siano talvolta report sulle impostazioni generali e scientifiche utilizzate dai valutatori, come altre volte a ciò si aggiungano considerazioni conclusive sui risultati delle attività di valutazione e come invece si abbiano in alcune circostanze veri e propri rapporti contenenti presupposti, passaggi e conclusioni delle V.I. Naturalmente questo elemento rende il confronto fra le diverse valutazioni più difficile ed evidenzia una disomogeneità nei contenuti che abitanti di diversi luoghi trovano in analoghi strumenti di pianificazione. Per altro tale disomogeneità non appare variare con il tempo e nel campione non si ha una sua diminuzione progressiva ed una convergenza verso un unico modo di operare.
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2.1.2 Confronto fra obbiettivi ed indicatori nelle valutazioni integrate In generale la relazioni che riportano gli obbiettivi ambientali fanno una scelta fra due opzioni diverse (con possibili combinazioni): • derivarli dai contenuti del piano stesso (la scelta maggioritaria); • assumerli da documenti di indirizzo internazionali o da normative di vario genere, dal livello
europeo a quello regionale. La sintesi degli indicatori e degli obbiettivi ha seguito i seguenti passaggi: • gli obbiettivi dichiarati nelle relazioni di valutazione sono stati trascritti in un elenco; • l’articolazione in categorie è il frutto dell’inserimento degli obbiettivi di tutte le relazioni
utilizzate in uno schema che si ritrova in diverse relazioni, ma non in tutte. Nei casi in cui gli obbiettivi non erano originariamente organizzati in questa forma nelle relazioni si tratta dunque di una suddivisione fatta da chi scrive;
• gli obbiettivi simili sono stati accorpati in una voce unica e gli obbiettivi decisamente legati ad un contesto locale e non generalizzabili sono stati esclusi;
• gli indicatori sono stati inizialmente trascritti nella forma in cui vengono espressi nei piani, ma inseriti in una suddivisione che trae origine da alcuni dei materiali analizzati. In questo caso il tasso di interpretazione personale è più alto di quello relativo agli obbiettivi;
• nella prima lista di indicatori sono state individuate quelle voci che, pur essendo parte degli elenchi degli indicatori, non sono riconducibili a tale categoria e quindi sono state escluse dall’analisi successiva;
• gli indicatori simili sono stati accorpati; • sia indicatori che obbiettivi provengono dalle relazioni di valutazione, ma in alcuni casi sono
stati ricostruiti utilizzando anche altri materiali di piano (allegati, relazioni generali e norme), laddove esplicitamente richiamati dalle relazioni di valutazione. Il confronto fra gli obbiettivi dichiarati dai piani e gli indicatori scelti per monitorarne la
realizzazione si è basato su una matrice che combina queste due voci così come contenute nei documenti di valutazione (vedi allegato 4 contenuto nel CD). Dalla matrice sono stati eliminati alcuni elementi solo per due motivi: ridondanza, estrema specificità (per esempio obbiettivi definiti per luoghi precisi e non generalizzabili). Si noti che la ripartizione in categorie è una delle possibili interpretazioni, ma parte dall’articolazione dei documenti di valutazione. Nella inevitabile soggettività di questa operazione la colonna “obbiettivi” riporta una suddivisione più vicina alla maggioranza dei documenti consultati, la riga “indicatori” invece è articolata secondo un criterio legato al nostro lavoro e che cerca di tener conto sia di dinamiche ambientali, che di campi su cui le azioni di pianificazione hanno un impatto.
I due simboli utilizzati negli incroci corrispondono ad un legame forte fra obbiettivi ed indicatori (la X), oppure ad un legame indiretto (la O). Naturalmente il criterio con cui sono stati espressi tali giudizi è personale, ma tiene conto della effettiva significatività dei dati rilevabili per i fenomeni dichiarati di interesse. Data l’articolazione con cui sono stati riportati gli indicatori, ma soprattutto date le voci reperite nelle valutazioni, può ovviamente capitare che obbiettivo ed indicatore sostanzialmente coincidano (capita comunque in maniera marginale).
Questo metodo di confronto ha un duplice scopo: primo valutare se il sistema di indicatori messo in campo è effettivamente significativo e sufficiente rispetto alle intenzioni dichiarate negli stessi strumenti di valutazione e di pianificazione; secondo valutare quanto alcuni punti fortemente qualificanti delle valutazioni e dei piani siano effettivamente tenuti sotto controllo (o semplicemente controllabili) attraverso il sistema delle valutazioni integrate. Il quadro sinottico che ne risulta lascia comunque anche qualche altra possibilità di interpretazione, per esempio sulle modalità con cui obbiettivi e indicatori sono espressi e, unitamente alla tabella che riassume le stesse due voci per ogni piano analizzato, con cui sono correlati nei relativi
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strumenti di valutazione. Altro elemento che risulta visibile è la capacità di costruire indicatori sintetici e di cogliere (eventualmente) le relazioni fra elementi e sistemi diversi (per esempio gli impatti di alcune scelte urbanistiche sui sistemi naturali).
Analizzando il materiale da un punto di vista critico pare si possano evidenziare alcuni elementi rilevanti: • alcuni delle voci della riga “indicatori” non hanno le caratteristiche che da un indicatore ci si
aspetta ed in alcuni casi sono in realtà obbiettivi veri e propri (per esempio “migliorare le qualità percettive degli spazi pubblici”), oppure voci che presuppongono l’esistenza di un indicatore correlato, ma non ancora indicatori (per esempio “efficienza della rete stradale” che è un obbiettivo che presuppone un criterio di misura di tale efficienza che però non è mai espresso). Questo punto è a mio parere critico in quanto essendo tali indicatori contenuti in documenti di piano, se espressi in maniera non consona al ruolo di indicatore, appunto, non lasciano quella possibilità di retroazione sui processi e sulle decisioni che proprio dalla valutazione dovrebbe nascere. In pratica, riprendendo l’esempio precedente, se non si sceglie un criterio di misura, ancorché qualitativa, dell’efficienza è di scarsa utilità definire la necessità di monitorarla, dato che chiunque voglia effettuare tale verifica potrà/dovrà crearsi una maglia di riferimento nuova non necessariamente comparabile con quella di altri soggetti;
• allo stesso tempo è evidente la ricerca di indicatori che possano essere utili nel caso di quegli obbiettivi tipicamente sfuggenti alle valutazioni, come ad esempio alcuni obbiettivi di qualità formale. Questi sono tanto importanti quanto difficili da cogliere nell’immediatezza delle trasformazioni territoriali;
• alcuni obbiettivi non incontrano nessun indicatore diretto ed alcuni nessun indicatore né diretto né indiretto. Nel primo caso può non essere un problema se gli indicatori indiretti costruiscono un quadro esaustivo del fenomeno che si vuole controllare (ma non sempre è così), nel secondo caso si tratta di valutare se l’obbiettivo è di scarso rilievo o eventualmente espresso in maniera poco corretta (quindi non monitorabile), oppure se si tratta di un effettivo vuoto;
• contemporaneamente ci sono indicatori che non trovano corrispondenze negli obbiettivi. In questo caso si potrebbe supporre che talvolta nelle descrizioni delle valutazioni da cui le voci della matrice sono tratte si è ricorso ad alcuni richiami di routine, ma senza un effettiva corrispondenza con la situazione reale del territorio in oggetto o delle esigenze del piano a cui la valutazione si applica. In altri casi invece pare che alcuni indicatori siano significativi in generale, ma che l’articolazione degli obbiettivi (sempre così come espressa dai documenti analizzati ovviamente, che non sono i documenti dei piani, ma solo delle valutazioni) li escluda da questo schema. Come esempio possiamo prendere i tre indicatori relativi alle attività turistiche (un tipo di attività certamente rilevanti per la pianificazione territoriale) che non trovano nessuno obbiettivo da stimare;
• alcuni indicatori sembrano effettivamente interessanti per i fenomeni che cercano di tenere sotto controllo, ma difficilmente utilizzabili. Un primo motivo è la effettiva reperibilità dei dati, anche considerando che alcune tipologia di informazioni sono reperibili ad un livello territoriale (per esempio le province) mentre le valutazioni a cui si fa qui riferimento insistono su territori diversi (per esempio a livello del comune). Un secondo è una valutazione costi-benefici, ovvero costo (in generale) del monitoraggio confrontato con l'impatto potenziale di una tipologia di informazioni sui processi di pianificazione;
• il punto precedente mette in luce anche il problema della macchina di valutazione. Gli ambiti territoriali ed amministrativi a cui tale valutazione si applica infatti non sono omogenei, né per dimensione, né per complessità (non tanto territoriale quanto amministrativa e sociale),
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né per disponibilità di materiali, ricerche, dati. Il livello di informazioni che dalla matrice emerge come utile/necessario prevede un sistema multi-attore di referenti, una sorta di database relazionale integrato, molto interessante dal punto di vista concettuale, ma probabilmente molto lontano in questo momento dalla realtà;
• infine vale la pena di tornare su un punto accennato, ovvero la difficoltà (per altro ben nota in letteratura) di trovare indicatori per fenomeni di tipo qualitativo (per esempio le trasformazioni del paesaggio o la qualità dello spazio pubblico). Ogni indicatore ha connaturato un sentore di quantità, magari non direttamente, ma almeno nella possibilità di tracciare un’evoluzione temporale del fenomeno che aspira a tenere sotto controllo. Nei fenomeni qualitativi ciò si traduce in alcuni casi nella definizione di uno stato di partenza (o ottimale nei casi più efficaci) con funzione di cartina di tornasole. I casi analizzati fanno alcuni tentativi in questa direzione, ma come si vede per esempio dall’incrocio di indicatori e obbiettivi sulle voci paesaggio e insediamenti, i risultati lasciano ancora margini di miglioramento significativi;
• un’ultima considerazione la merita la sensazione di un qualche disequilibrio nei pesi delle diverse voci e capitoli della matrice. Per esempio il tema naturalità e le voci relative al territorio aperto paiono meno rilevanti di quanto non siano per esempio i temi della mobilità e delle infrastrutture. Naturalmente questo può dipendere dalla casualità del campione, dal fatto che alcuni elementi legati a tali voci vengono governati con strumenti diversi da quelli in esame ecc. Rimane il sospetto che aree aperte e aree naturali siano oggetto di una diminuita attenzione dentro i meccanismi di pianificazione rispetto ai temi ambientali più generali. La matrice di confronto non lo dimostra in maniera del tutto evidente, ma un elemento di dubbio può insinuarlo;
• il PTCP di Pistoia (aggiunto nell’analisi a posteriori) fa notare come le valutazioni di tipo negativo non siano praticamente mai presenti in nessuna relazione (tranne appunto quella del PTCP di Pistoia). Se da una parte l’eliminazione di effetti negativi è uno degli obbiettivi delle valutazioni integrate è ovvio che tale eliminazione sia un obbiettivo generale, il cui raggiungimento è molto improbabile in termini assoluti, soprattutto se la valutazione non è complessiva sul piano, ma articolata per settori (con un ottica dunque anche di compensazioni). In questo senso è apprezzabile che si “denuncino” gli impatti negativi e che si dichiarino sistemi di monitoraggio. Il confronto qui descritto è stato l’ultimo dei passaggi sul campione di valutazioni e di piani
prescelto per l’analisi e, allo stesso tempo, il punto di svolta verso l’elaborazione di una proposta di sperimentazione di un set specifico di indicatori per il tema carrying capacity. Il passaggio dal lavoro di confronto degli spunti reperibili nella pratica a nuove proposte non è stato ovviamente automatico, ma è stato però possibile appoggiarlo su uno schema teorico consolidato, grazie appunto a questa ricognizione.
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3. UNA PROPOSTA PER INDICI E STRUMENTI DI VALUTAZIONE Esauriti i numerosi passaggi ricognitivi descritti nei capitoli precedenti il gruppo IRPET ha iniziato a mettere a punto una sua specifica proposta di indicatori. Per far ciò ha seguito una precisa linea metodologica, con alcuni obbiettivi ed un filo logico che viene esplicitato nei paragrafi di questo capitolo. 3.1 Metodi e strumenti di selezione e sintesi La lista di indicatori che è entrata nella matrice di confronto fra quest’ultimi e gli obbiettivi della pianificazione si è rivelata molto ampia ed è stato necessario filtrarla attraverso criteri di scelta via via più raffinati per arrivare ad un elenco più ristretto. La matrice è parte di un metodo e di uno strumentario per un lavoro di selezione. L’idea centrale è quella di elaborare per sintesi un elenco di indicatori utili e di legare il concetto di Ecosystem Service (ES) ad indicatori complessi e multidimensionali da cui vengono filtrati anche effetti urbanistici. Con ES si fa riferimento, secondo una definizione ormai generalmente accettata, ai benefit che un ecosistema naturale fornisce e che sono fondamentali per la vita ed il benessere (risorse primarie, funzioni di depurazione di aria e acqua, aree naturali per lo svago, ecc.). Le Nazioni Unite stesse hanno formalizzato questo concetto tramite lo studio noto come Millennium Ecosystem Assessment (2004), organizzando gli ES in quattro categorie: supporting, provisioning, regulating, cultural.
Oltre tale riferimento naturalmente si è mantenuto come elemento di filtro la capacità di ogni indicatore di colpire un aspetto significativo dei principi generali alla base del modello di pianificazione toscano. Il punto di partenza sono dunque gli obbiettivi generali enunciati nella legge 1/05 e quelli derivanti in materia di sostenibilità in documenti internazionali riconosciuti come basi solide per questo tipo di studi (come quelli appena citati ed altri documenti in merito di valutazioni). Da ciò segue la necessità di valutare quanto tali obbiettivi siano avvicinati dalle politiche in atto e per questo vanno articolati in voci specifiche e vanno poi definiti modi e strumenti di rilevazione per cogliere non tanto se si è centrato un risultato piuttosto che uno alternativo, quanto: “a) whether sustainability in a settlements is improving or deteriorating in relation to certain
sustainability criteria or desirable targets and b) how these trends are linked to the trends in spatial structure, urban organization and
lifestyle” (Vehbi, Hoşkara 2009 p.723). Quello che si è fatto nella pratica per arrivare ad una nostra proposta di indicatori è stato
dunque operare una selezione fra i materiali che la matrice ha permesso di sistematizzare e di accorpare per categorie (riducendo per altro le sovrapposizioni ed i duplicati) basandosi su un approccio multicriteriale, con al centro: • rilevanza rispetto agli obbiettivi ed ai contesti di riferimento; • coerenza; • affidabilità dell’indicatore e accessibilità/affidabilità dei dati di input; • comparabilità dei risultati; • multi-dimensionalità; • maneggevolezza.
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Rispetto a questo elenco di criteri (si vedano anche Mitchell et al. 1995, Mitchell 1996, Maclaren 1996, Atkinsson 1998) mentre alcuni sono scontati ed evidenti va chiarito che il tema della maneggevolezza ha rivestito particolare importanza, dato che la ricerca si proponeva di rimanere fondata scientificamente, ma anche di produrre strumenti di valutazione che aiutassero le varie componenti protagoniste delle fasi di pianificazione, quindi dall’amministrazione centrale regionale ai singoli comuni, ben sapendo come la differenziazione della realtà territoriale ed amministrativa della Toscana richieda per questo uno sforzo di semplificazione, per altro non sempre facile da ottenere nel tenere sotto controllo alcuni effetti delle scelte di pianificazione. Occorre infatti ricordare che il fine ultimo è l’inserimento di questa “macchina valutativa” nel processo di pianificazione e che la scelta fatta dalla Regione Toscana nel suo modello di governo del territorio è quella di un sostanziale ruolo di co-pianificazione dei diversi enti. Il processo è dunque rivolto prevalentemente agli utenti finali dei piani poiché è a quel livello che si esercita il maggiore e migliore controllo sull’attività di planning. Ogni dispositivo di piano (ed a maggior ragione di verifica delle scelte) deve dunque essere maneggevole a livello locale, chiaramente intelligibile ed utilizzabile potenzialmente da ogni singolo cittadino che voglia occuparsi delle scelte urbanistiche che interessano il proprio territorio ed influiscono sul proprio benessere.
Si è però cercato, studiando degli indici, anche di salvaguardare il criterio della multi-dimensionalità per cogliere relazioni fra scelte e fenomeni diversi, ma correlati. Un indicatore è infatti uno strumento sostanzialmente di natura numerica che dà conto della dimensione di un fenomeno, un indice è la combinazione sintetica di più indicatori che cerca invece di cogliere non solo il numero sintomo di una trasformazione, ma la dinamica di relazione fra variazioni. In questo senso si è voluta preservare la comparabilità di dati localizzati e la dimensione dinamica e temporale di trasformazioni fisiche e sociali, economiche e demografiche del territorio.
Parlando di affidabilità infine occorre chiarire che per ogni indicatore si deve valutare, sul piano teorico-tecnico, la pregnanza, ma anche sul piano pratico la disponibilità e solidità di fonti informative e, altrettanto importante, la comunicabilità dello stesso e dei risultati attesi.
3.2 Sintesi degli indicatori Al termine di varie fasi di sintesi e di alcuni test si è arrivati a definire un quadro sinottico di indicatori ed indici che viene riportato di seguito in tabella (Tab. 3.1).
Importante è ricordare che la finalità specifica è quella della verifica delle previsioni di un piano urbanistico e presumibilmente un piano comunale, di un piano dunque che finisce per configurare previsioni di uso dei suoli e diritti di edificazione. Importante ricordare anche la necessità di costruire attrezzi di lavoro relativamente maneggevoli da poter essere applicati nel conteso della pianificazione comunale (si veda quanto scritto al precedente paragrafo), quindi in situazioni differenti e spesso con una qualche scarsità di mezzi e per giunta all’interno di un processo di piano già sufficientemente pesante per le amministrazioni locali, soprattutto se di piccole dimensioni.
Dalla tabella così come riportata sono state escluse alcune voci fra quelle elencate in versioni precedenti (si vedano gli stati di avanzamento consegnati nel 2009 e 2010) che dopo verifiche e test si sono rivelate non pertinenti o impraticabili per motivi diversi. Non si è però voluto escluderne altre sulle quali non si è riusciti a produrre un esempio che si ritenga efficiente ed efficace, ma che valutiamo rilevanti in termini teorici e generali. Il fatto che non si sia riusciti a “risolvere il problema” in quel campo specifico è dunque un invito per un nuovo sforzo di
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ricerca e di approfondimento delle basi informative e concettuali. Da una lettura anche veloce dell’elenco emerge chiaramente come gli indicatori possano
essere divisi in due gruppi: quelli adatti ad un vero e proprio bilancio in cui si deve garantire che la domanda di risorse (servizi degli ecosistemi) non superi l’offerta; quelli che non prefigurano bilanci misurabili, ma che possono fornire significativi campanelli di allarme. Naturalmente in proiezione si può immaginare che i primi siano condizioni di verifica più stringenti, vicine al concetto di limite, mentre i secondi elementi di valutazione sempre rilevanti, ma da considerare come una sorta di controllo di qualità. In questo senso comunque è importante evidenziare che sulla possibilità pratica di redarre un vero bilancio rispetto ad alcune risorse primarie pesano diverse incertezze data la scarsa disponibilità di dati sulle stesse e la necessità di considerare areali di riferimento sempre differenti (l’acqua ad esempio è un tema classico in cui i consumi sono a volte noti, sempre stimabili con gradi diversi di precisione, ma dove la disponibilità non è sempre definibile in termini di localizzazione precisa, tanto più al diminuire delle unità territoriali di analisi).
Le righe sono organizzate secondo i quattro capitoli degli ecosystem services, più un quinto che riporta gli elementi più strettamente legati all’attività urbanistica.
Tabella 3.1 QUADRO RIASSUNTIVO DI INDICATORI ED INDICI
Indicatore Tipo di misura (e note) Supporting Indice dinamico di pressione del costruito
Un indice complesso che confronta la crescita (o decrescita) della popolazione con l’uso del suolo per costruzioni a livello comunale
Provisioning Bilancio idrico Consumo pro-capite per ogni singolo contesto territoriale (comprese previsioni incrementi popolazione da
piano). Un vero bilancio non è possibile al momento con i dati in nostro possesso, si potrebbe ipotizzare un confrontato con criticità di approvvigionamento per bacini o aree di riferimento specifiche
Equilibrio forza lavoro Numero di addetti su numero di occupati per unità territoriale (SEL), dove un disequilibrio dovrebbe individuare aree eccessivamente monofunzionali e fonti o destinazioni di flussi di pendolarismo forzato
Regulating Smaltimento rifiuti solidi Rifiuti solidi pro-capite (media). Rifiuti speciali attività produttive per m2 di area (per SEL) con calcolo degli
incrementi derivanti da previsioni di piano. Teoricamente un bilancio dovrebbe comprendere la misura della capacità di smaltimento esistente per territorio di riferimento e modalità di smaltimento, misura che appare al momento non rilevabile a grande scala, ma solo con dati provenienti dai gestori degli impianti di smaltimento
Indicatore di frammentazione della continuità delle aree naturali
Indice di frammentazione derivante da costruito (UFI – Urban Fragmentatio Index)
Cultural Indice di dispersione delle costruzioni
Superficie occupata da edifici su superficie totale urbanizzata. Serve per valutare il formarsi di aree di urbanizzazione diffusa se combinato con gli indicatori che monitorano l’urbanizzazione ed il consumo di suolo
Integrità delle caratteristiche distintive dei sistemi insediativi
Non si è sviluppato questo tema che, più prettamente legato alle scelte di piano e urbanistiche, è stato preso maggiormente in considerazione da gruppo di lavoro dell’università di Firenze
Infrastrutture per la mobilità lenta Superficie strade vicinali e piste ciclabili su superficie urbanizzata (o su totale delle strade) e su numero abitanti. Non sviluppato per la mancanza di un dato generale attendibile ed aggiornato sulla disponibilità di infrastrutture per la mobilità lenta
Indicatore complesso di paesaggio
Anche in questo senso una riflessione in stadio iniziale ricalcava il tema dell’”integrità delle caratteristiche distintive dei sistemi insediativi”. Non si è però sviluppato oltre l’approccio teorico essendo di particolare complessità e richiedendo tempi più lunghi di lavoro
Urbanistici Rapporto di affollamento Indice che mette in relazione il numero di abitanti presenti, il numero e la dimensione media delle famiglie e la
disponibilità di alloggi (alloggi vuoti) a livello comunale Previsioni urbanistiche e consumo di suolo
Incremento complessivo del consumo di suolo e riduzione della disponibilità al crescere delle previsioni di piano. In questo senso la SUL naturalmente non corrisponde al consumo complessivo.
Ricettività turistica e consumo di suolo
Incremento complessivo del consumo di suolo e riduzione della disponibilità al crescere dei posti letto.
Bilancio sulla mobilità Incremento del numero di veicoli circolanti, numero di veicoli per Km di strada
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Come è visibile dalla lista non tutti gli indicatori o indici hanno ipotesi allo stesso stadio di sviluppo e, in alcuni casi, permangono dubbi sulla loro praticabilità. Le verifiche operate fino a questo momento portano, per un certo numero di indicatori, a definire valori significativi, se non di soglia, almeno di confronto per quanto riguarda la realtà (o le realtà) regionali.
Il tema del livello territoriale di riferimento a cui è ragionevole calcolare, o prendere in considerazione, questi dati è infine un punto molto importante. Visto che questo sistema di indicatori punta la sua attenzione sugli strumenti di governo del territorio ed in particolare sui dimensionamenti delle previsioni, è ovvio che il livello principale di riferimento sia quello dei territori comunali. È però evidente che alcuni incrementi o decrementi di consumi e/o di dotazioni di servizi ecosistemici non hanno senso a quel livello. Per questo motivo torna attuale anche il tema del coordinamento fra strumenti di pianificazione legato, in questo contesto, alla dimensione territoriale di verifica delle scelte. Come ripetutamente detto infatti alcuni bilanci non possono essere ricondotti a livello di territorio comunale e quindi alcune scelte non possono essere valutate a quel livello, ma questo implica anche che alcune decisioni tipiche della pianificazione locale richiedono una condivisione a livello più vasto. Un tema di dibattito del tutto aperto.
Quanto precedentemente scritto mette, infine, in evidenza un ulteriore elemento oggetto di discussione, ovvero dove, nel meccanismo del governo del territorio, le sperimentazioni che stiamo mettendo in campo possono agire. In più punti si è citato come idea centrale del lavoro la creazione di un meccanismo affidabile di verifica e retroazione sulle scelte di piano, ma tale meccanismo non è scontato coincida con alcuni dei passaggi esistenti dell’attuale modello e non è scontato su quale livello o livelli della filiera di pianificazione debba maggiormente insistere (nuovamente il tema della dimensione territoriale più consona per ogni tipo di verifica ed indicatore). In oltre è aperta da tempo una discussione sull’esigenza di semplificazione di alcuni passaggi procedurali e sulla migliore collocazione delle scelte dimensionali dei piani comunali, fino ad oggi espresse dai piani strutturali in termini di limiti e dai regolamenti urbanistici come attuazione. Il tipo di suggerimento che questo lavoro può dare non è dunque solo concentrato su uno strumento, ma anche su possibili modifiche della filiera di pianificazione e/o su alcuni passaggi strategici della sua organizzazione o dell’organizzazione di suoi elementi rilevanti, come i citati PS e RU. Si tratta con tutta evidenza di un tema importante che richiede una riflessione specifica (anche riprendendo il confronto con altre esperienze nazionali e non), per altro già iniziata grazie al rapporto con gli altri gruppi di ricerca ed in particolar modo con il gruppo dell’università di Firenze che, per sua natura disciplinare, lavora in maniera preminente sui meccanismi interni al governo del territorio.
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4. STRUMENTI
I capitoli precedenti hanno introdotto i risultati del lavoro teorico svolto collettivamente dai partecipanti alla ricerca ed il contesto, sia teorico che applicativo, in cui si colloca il contributo di IRPET. Ciò che rimane da illustrare in questo capitolo conclusivo è dunque: • alcune considerazioni generali che sono emerse durante la messa a punto degli strumenti; • la banca dati relativa agli indicatori che viene consegnata come parte di questo report e la sua
applicazione mediante: - una matrice di calcolo degli effetti attesi a breve termine delle previsioni dei piani; - indici che fanno riferimento a dati geografici e che sono calcolati e restituiti su cartografia
informatizzata. I paragrafi che seguono descrivono dettagliatamente tutti gli strumenti messi a punto, i loro
contenuti, le modalità di funzionamento e le fonti dei dati. Prima però di affrontare tale descrizione si è voluto qui dare uno sguardo generale a tipo e sequenza di lavoro che permettono di realizzare (sottolineando poi alcuni elementi generali di metodo e di disponibilità di dati ai paragrafi successivi).
Lo schema riportato di seguito cerca di chiarire come i due capitoli in cui sono stati raccolti indicatori ed indici servano a costruire una base di interpretazione e valutazione delle previsioni quantitative contenute nei piani urbanistici (piani strutturali come massimi ammissibili e regolamenti urbanistici come quantità esecutive). Gli input che si è pertanto previsto di inserire in questo modello sono quantità di nuova edificazione (naturalmente includendo anche la superficie utile lorda derivanti da eventuali recuperi) o quantità di nuovi abitanti/addetti/turisti. Tali input vengono poi elaborati grazie agli strumenti che proponiamo per costruire una serie di previsioni di impatti sul territorio e su alcuni servizi ecosistemici e, contemporaneamente, alcuni indici la cui variazione serve come elemento di valutazione della congruità delle previsioni con il quadro ambientale ed urbanistico in cui queste si collocano. Come sottolineato in altre parti di questo testo nessuno di tali strumenti può essere utilizzato singolarmente come elemento certo di valutazione, è infatti richiesto un confronto fra le varie informazioni che ognuno di essi fornisce e, per una migliore capacità di giudizio, fra queste e la conoscenza diretta delle situazioni in cui la pianificazione del territorio agisce.
Schema 4.1 STRUTTURA DEL MODELLO DI VALUTAZIONE
INPUT OUTPUT
P.R.G.
P.S. R.U.
Incrementi consumo servizi ecosistemici e impatti sul territorio
Indicatori di pressione
Indici di pressione su: - Costruzioni per residenza
e produzione - Consumo di suolo - Continuità aree naturali
Previsioni di nuova edificazione e incremento del carico urbanistico
matrice calcolo effetti incremento carichi urbanistici
Indici localmente computati
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4.1 Problemi di metodo Gli strumenti che questa ricerca propone e che ha cercato di mettere a punto nel corso degli ultimi mesi di lavoro derivano dalle considerazioni teoriche che già sono state espresse e si basano su un certo set di dati che è stato possibile reperire ed utilizzare per i suoi scopi. Ogni singolo strumento ed indicatore porta con se una serie di problemi teorico-pratici che saranno sottolineati al momento della sua descrizione, vi sono però alcuni elementi relativi alle scelte che sono state fatte ed ai risultati di questa attività sperimentale che valgono per tutti.
In primo luogo una considerazione sul perché alcune delle voci che fanno parte del quadro riportato al capitolo precedente non sono state poi sviluppate o non sono arrivate a concretizzarsi in maniera precisa. Torneremo successivamente sul tema, ma va chiarito, in senso generale, che le verifiche svolte hanno portato ad escludere alcune delle voci inizialmente previste proprio in virtù dell’impossibilità a reperire dati utili per sperimentare alcuni indicatori. Utili nel senso di sufficientemente fondati, aggiornati e con un dettaglio territoriale adeguato rispetto ai temi trattati. Non è raro infatti il caso in cui informazioni in merito ad un fenomeno siano reperibili, ma magari con un livello di disaggregazione dei dati che non rende possibile un’analisi di livello comunale, o almeno sovra-comunale per territori che possono dimostrare un senso rispetto alla questione urbanistica, così come concepita dal modello toscano.
Questo problema ne porta con sé uno immediatamente legato, ma ancora più rilevante dal punto di vista metodologico: molti indicatori tendono a rendere evidenti alcune dinamiche di trasformazione, ma per essere significativi nell’interpretazione degli effetti delle previsioni urbanistiche richiedono dei valori o delle situazioni di confronto. In molti casi la lettura per accostamento delle varie realtà regionali (o i valori medi che da esse derivano) dà già informazioni in merito, in altri si era inizialmente pensato di trovare valori di soglia che esprimessero una sorta di bilancio rispetto alla disponibilità di alcune risorse. In realtà procedendo nel lavoro il tema delle soglie e dei bilanci è andato progressivamente sfumando non tanto per sua impraticabilità e tanto meno per irrilevanza, bensì per la necessità di sistematizzare un numero di studi e di dati che non si è avuto al momento la possibilità di prendere in considerazione, stante l’estrema complessità e ampiezza dei temi trattati. Un’analisi in questo senso infatti avrebbe comportato approfondimenti specifici per i vari campi in cui la griglia degli indicatori si articola con la necessità di specialisti dei settori, cosa che si è rivelata impossibile con i tempi di questo lavoro, ma che potrà eventualmente costituire materia di percorsi di ricerca futuri8.
Terzo elemento da sottolineare è l’interrelazione fra i diversi effetti delle trasformazioni urbanistiche che, per giunta, non interagiscono solo fra loro, ma anche contemporaneamente con trasformazioni sociali ed economiche. Ogni previsione infatti viene inserita da uno strumento di pianificazione in un preciso momento e basandosi su un quadro conoscitivo che ha una data di redazione e fotografa una situazione determinata. Tale previsione verrà attuata nel tempo e naturalmente si confronterà con una situazione che, in qualche misura, sarà diversa. Molti degli indicatori e degli strumenti di controllo degli impatti delle previsioni che proponiamo si basano su proiezioni di dati oggi reperibili e validi al momento attuale, in alcuni casi mediante sistemi che ne proporzionano i risultati su variabili ritenute significative, ancorché esogene rispetto al fenomeno che si intende monitorare, ma pur sempre appoggiandosi su un modello lineare. Questa è una criticità nota di tutti gli strumenti di valutazione di questo tipo e non è superabile se non con modelli molto complessi che mal si adattano allo scopo applicativo di questa ricerca. Va 8 Alcuni elementi in questo senso sono comunque contenuti nel volume “Il valore della terra” e nel lavoro degli altri gruppi di ricerca.
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sottolineato però che, se pure la criticità resta e va sicuramente esplicitata, in una chiave di controllo degli effetti delle decisioni di piano non appare tale da inficiare la validità degli indicatori che proponiamo. Se infatti uno degli scopi generali della ricerca, per come previsto nel bando, è sperimentare strumenti per fare valutazioni stringenti sul dimensionamento delle previsioni, è evidente che tali strumenti devono essere efficienti per valutare tale previsione nel momento in cui viene fatta. In questo senso si deve tener conto che un regolamento urbanistico rimane in vigore per cinque anni, un tempo sicuramente sufficiente a far modificare alcune delle condizioni al contorno rispetto al momento della sua scrittura, ma non in maniera così determinante affinché alcuni degli effetti che gli indicatori che proponiamo permettono di evidenziare cambino con margini di errore troppo ampi. In oltre è da tener presente che volendo utilizzare strumenti di questo genere come base di partenza per valutazioni su piani è evidente che tali valutazioni vengono effettuate al momento in cui i piani sono costruiti ed è al momento in cui questi vengono adottati che su di essi è possibile agire in maniera sostanziale. Se dunque si deve discutere della sostenibilità di una decisione in campo urbanistico appare del tutto logico farlo nel momento in cui questa viene presa e non in virtù di eventuali modifiche del contesto che potranno intervenire in un qualche momento futuro. Per questo motivo gli errori che sicuramente i metodi di calcolo degli impatti che proponiamo introducono sono rilevanti in termini teorici, ma meno in termini applicativi e per questo comunque gli indicatori andrebbero concepiti come uno strumento da utilizzare in maniera continuativa nel tempo (previa aggiornamenti) e non solo come una verifica una tantum. L’idea che rimane dietro questi strumenti è dunque che possano servire in un percorso non solo di verifica una tantum delle previsioni della pianificazione, ma che potrebbero essere parte di un’attività di monitoraggio che abbia un continuo effetto di feedback sulle decisioni (almeno quantitative) dell’urbanistica. Un effetto di retroazione9 che (auto)regoli i processi di trasformazione del territorio verso una forma di equilibrio fra sistemi ambientali, servizi ecosistemici che questi sono in grado di fornire e loro consumo.
4.2 Le fonti Nell’elaborare gli indicatori che illustreremo in dettaglio nelle prossime pagine si è sperimentato l’utilizzo di un notevole volume di dati provenienti da fonti diverse e con diversi livelli di aggiornamento e diversi gradi di affidabilità. Il tentativo è stato quello di fare un quadro complessivo di tutto quanto, a nostra conoscenza, potesse essere disponibile ed utilizzabile con margini ragionevoli di affidabilità, per legare le valutazioni sulle previsioni edificatorie contenute in un piano urbanistico a dati certi sulla struttura sociale, economica ed ambientale del contesto in cui si collocano. È evidente che gli indicatori che proponiamo ed i dati che utilizziamo non bastano certo a caratterizzare il contesto in maniera esaustiva, sono però un supporto alle decisioni ed hanno il merito di chiarire almeno alcuni aspetti dimensionali di consumo di risorse e di servizi ecosistemici.
In attesa di tornare sul tema per ogni singolo strumento proposto qui si vuole evidenziare che in questo sforzo di sistematizzazione naturalmente si sono incontrati problemi diversi che fanno riferimento a due capitoli generali: affidabilità dei dati, momenti e metodi per il loro aggiornamento. Il primo è ovviamente un tema scontato, alcuni strumenti di rilievo permettono
9 Qui per retroazione si intende proprio la capacità di un sistema dinamico di mantenere il controllo dei suoi cambiamenti per modificare le caratteristiche del sistema stesso. Un'idea che deriva dal lavoro del matematico Norbert Wiener (prima di tutto in un noto articolo, si veda Rosenblueth 1943 e più in generale Wiener 1970). Si veda in oltre quanto contenuto in altre parti di questo testo e in Zetti (2010).
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risultati migliori rispetto ad altri ed in questo senso non abbiamo potuto far altro che affidarci alle migliori banche dati disponibili per il tema trattato, arrivando ad escludere alcuni indicatori che avremmo voluto sviluppare là dove non era possibile reperire informazioni che ci apparissero ragionevolmente fondate. Il secondo è invece relativo al fatto che per ogni tema si sono potuti utilizzare dati rilevati a date diverse (dal censimento ISTAT del 2001 a rilevazioni molto più recenti). In questo senso si è posta sovente la necessità di allineare le informazioni ad una data omogenea e questo è stato fatto con metodi statistici, ovviamente introducendo un margine di errore. Si è in oltre posta in alcuni casi la necessità di utilizzare ripartizioni (territoriali o tematiche) di database non presenti nella fonte; anche in questi casi si sono utilizzati metodi per arrivare a questa scomposizione che non sempre possono garantire assoluta certezza10.
Per consentire di farsi un’idea autonoma della validità dei dati utilizzati a chiunque legga e prenda in considerazione i materiali frutto di questo lavoro come strumenti da sperimentare, si riporta qui di seguito una tabella con le fonti. La tabella è organizzata con tre colonne in cui vengono indicate le variabili in uso nelle analisi svolte, la fonte di provenienza del dato e di eventuali attualizzazioni ed elaborazioni ed una valutazione dell’attendibilità di quest’ultimo. Relativamente all’attendibilità si è utilizzata una scala da 1 a 10 ed il giudizio è ovviamente una valutazione di chi ha curato la messa a punto del database. Da notare che tale valutazione si riferisce alle informazioni così come sono entrate nella definizione degli indicatori e non necessariamente a come queste si presentano allo stato iniziale. Spesso infatti una rilevante dose di errori sono dovuti a elaborazioni o alla possibilità di attualizzare un dato di partenza che è di ottima affidabilità.
La tabella, oltre a suggerire cautela nell’interpretazione dei risultati delle simulazioni che proporremo, suggerisce quali sforzi dovrebbero essere fatti da un sistema informativo per rendere più affidabili gli indicatori ed i modelli di calcolo.
Tabella 4.2 FONTI DEI DATI E LORO AFFIDABILITÀ Variabili Unità di misura Indicatore di
qualità del dato Fonte
Popolazione unità 10 Istat Ula in agricoltura unità 8 elaborazioni irpet su dati istat Ula in industria unità 8 elaborazioni irpet su dati istat Ula nel commercio unità 8 elaborazioni irpet su dati istat Ula in altri servizi unità 8 elaborazioni irpet su dati istat Presenze in strutture ricettive in muratura unità 8 Regione Toscana Presenze in campeggi unità 8 Regione Toscana Famiglie unità 9 Istat Aziende agricole unità 6 elaborazioni su dati censuari+strutturali istat Unità locali in industria unità 8 Archivio Asia Unità locali nel commercio unità 8 Archivio Asia Unità locali in altri servizi unità 8 Archivio Asia Unità locali ricettive in muratura unità 10 Istat Unità locali ricettive campeggi unità 10 Istat Abitazioni unità 6 elaborazioni su dati censuari 2001 Costruzioni per l’agricoltura unità 2 elaborazioni su dati censuari 2001 Costruzioni per industria unità 4 elaborazioni su dati censuari 2001 Costruzioni per commercio unità 4 elaborazioni su dati censuari 2001
10 Si noterà nella tabella riportata di seguito che valutando l'affidabilità di alcune fonti si ha un grado alto per il dato aggregato, che tende a diminuire quando lo si cita in forma disaggregata.
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Variabili Unità di misura Indicatore di qualità del dato
Fonte
Costruzioni per altri servizi unità 4 elaborazioni su dati censuari 2001 Costruzioni per strutture ricettive in muratura unità 8 elaborazioni irpet su dati istat Numero di campeggi unità 10 elaborazioni irpet su dati istat Superficie residenziale coperta metri quadrati 6 elaborazioni su dati censuari 2001 Superficie agricola coperta metri quadrati 2 elaborazioni su dati censuari 2001 Superficie industriale coperta metri quadrati 5 elaborazioni su dati censuari 2001 Superficie commerciale coperta metri quadrati 5 elaborazioni su dati censuari 2001 Superficie coperta per altri servizi metri quadrati 4 elaborazioni su dati censuari 2001 Letti in strutture ricettive in muratura unità 10 Istat Letti nei campeggi unità 10 Istat Superficie residenziale totale residenziale metri quadrati 5 elaborazioni irpet su dati Corine Land Cover Superficie agricola totale (esclusa sau) metri quadrati 6 elaborazioni irpet su dati Corine Land Cover Superficie industriale totale metri quadrati 5 elaborazioni irpet su dati Corine Land Cover e CTR Superficie commerciale totale metri quadrati 4 elaborazioni irpet su dati Corine cover e CTR Superficie totale per altri servizi metri quadrati 3 elaborazioni irpet su dati Corine Land Cover e CTR Superficie per strutture ricettive in muratura metri quadrati 3 elaborazioni irpet su dati Corine Land Cover e CTR Superficie per campeggi metri quadrati 3 elaborazioni irpet su dati Corine Land Cover e CTR Acqua consumata dalle famiglie metri cubi 8 autorità di ambito Acqua consumata dall’agricoltura metri cubi 1 stime irpet da indicatori indiretti Acqua consumata dalle imprese industriali metri cubi 7 stime irpet su indagini per impresa Acqua consumata dalle imprese commerciali metri cubi 5 stime irpet su indagini per impresa Acqua consumata dalle imprese in altri servizi metri cubi 4 stime irpet su indagini per impresa Acqua consumata nelle strutture ricettive in muratura metri cubi 5 stime irpet su indagini per impresa Acqua consumata nei campeggi metri cubi 4 stime irpet su indagini per impresa Rifiuti solidi urbani indifferenziati attribuiti alle famiglie tonnellate 7 elaborazioni Irpet su dati ARRR Rifiuti solidi urbani indifferenziati attribuiti all’agricoltura tonnellate 10 posti a 0 per definizione Rifiuti solidi urbani indifferenziati attribuiti all’industria tonnellate 10 posti a 0 per definizione Rifiuti solidi urbani indifferenziati attribuiti al commercio tonnellate 10 posti a 0 per definizione Rifiuti solidi urbani indifferenziati attribuiti ad altri servizi tonnellate 10 posti a 0 per definizione Rifiuti solidi urbani indifferenziati nelle strutture ricettive murate tonnellate 3 stime irpet da indicatori indiretti
Rifiuti solidi urbani indifferenziati nei campeggi tonnellate 3 stime irpet da indicatori indiretti Rifiuti solidi urbani differenziati attribuiti alle famiglie tonnellate 6 elaborazioni Irpet su dati ARRR Rifiuti solidi urbani differenziati attribuiti all’agricoltura tonnellate 10 posti a 0 per definizione Rifiuti solidi urbani differenziati attribuiti all’industria tonnellate 10 posti a 0 per definizione Rifiuti solidi urbani differenziati attribuiti al commercio tonnellate 10 posti a 0 per definizione Rifiuti solidi urbani differenziati attribuiti ad altri servizi tonnellate 10 posti a 0 per definizione Rifiuti solidi urbani differenziati nelle strutture ricettive murate tonnellate 4 stime irpet da indicatori indiretti
Rifiuti solidi urbani differenziati in tonnellate nei campeggi tonnellate 4 stime irpet da indicatori indiretti Rifiuti Speciali attribuiti alle famiglie tonnellate 10 posti a 0 per definizione Rifiuti Speciali attribuiti all’agricoltura tonnellate 6 elaborazioni irpet su modelli di dichiarazione Rifiuti Speciali attribuiti all’industria tonnellate 6 elaborazioni irpet su modelli di dichiarazione Rifiuti speciali attribuiti al commercio tonnellate 6 elaborazioni irpet su modelli di dichiarazione Rifiuti Speciali attribuiti ad altri Servizi tonnellate 5 elaborazioni irpet su modelli di dichiarazione Rifiuti Speciali attribuiti alle strutture ricettive in muratura tonnellate 10 posti a 0 per definizione Rifiuti Speciali attribuiti ai campeggi tonnellate 10 posti a 0 per definizione Veicoli circolanti unità 10 ACI Veicoli per famiglie unità 5 ACI Veicoli per aziende agricole unità 2 elaborazioni irpet su dati ACI Veicoli per l’industria unità 5 elaborazioni irpet su dati ACI Veicoli per il commercio unità 5 elaborazioni irpet su dati Aci Veicoli per gli altri servizi unità 4 elaborazioni irpet su dati Aci Veicoli medi annui in circolazione per turismo su strutture murate unità 4 Stima indiretta dell’IRPET
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Variabili Unità di misura Indicatore di qualità del dato
Fonte
Veicoli medi annui in circolazione per turismo su campeggi unità 4 Stima indiretta dell’IRPET Superficie comunale metri quadri 10 Istat
Superficie potenzialmente edificabile metri quadri 7 elaborazione irpet su dati CTR, Corine Cover e dati SIT Regione Toscana [da spiegare]
Strade nel comune km 9 Regione Toscana Acqua potabile disponibile per usi civili in m3 in Toscana metri cubi 6 autorità di ambito Numero di discariche per RSU in Toscana unità 8 Regione Toscana Numero di impianti di smaltimento per RSU in Toscana unità 8 Regione Toscana Numero di discariche per rifiuti speciali in Toscana unità 8 Regione Toscana
4.3 Matrice di simulazione di impatto di nuovi insediamenti
• Introduzione La legge regionale della Toscana 1/05 “norme per il governo del territorio” fa esplicito riferimento alla necessità di preservare le risorse essenziali del territorio ed in relazione a questo, nelle parti più tecniche ed applicative, chiede di definire a livello di piano comunale “le dimensioni massime sostenibili degli insediamenti”. Il dimensionamento del piano deriva dunque prima di tutto da questo passaggio e non più dal semplice calcolo del fabbisogno appoggiato su proiezioni demografiche o su intenzioni di valorizzazione dei terreni. In questo senso però l’osservazione degli strumenti di piano ad oggi redatti dopo il 2005 (ma anche fra 1995 e 2005) fa risaltare come spesso, a fronte di quadri conoscitivi ampi ed esaustivi, si arrivi al passaggio della definizione dei massimi senza un preciso aggancio proprio con quelle risorse essenziali citate all’art. 3. Contemporaneamente manca un qualche dispositivo o strumento che permetta di valutare gli incrementi di carico sul territorio e sui servizi ecosistemici che esso fornisce, dovuto alle previsioni di nuova edificazione.
Il primo strumento di lavoro che presentiamo nasce per dare un contributo proprio in questa direzione, ovvero per valutare alcuni effetti ambientali dell’incremento di insediamenti sul territorio regionale, attraverso un modello di simulazione semplice che ha come input il cambiamento di popolazione, addetti e presenze turistiche da un lato e/o di m2 abitativi, produttivi e di posti letto per attività ricettive (superficie utile lorda -SUL- dei piani). Al modificarsi di queste variabili (chiamate esogene) si può osservare quanto sarà la crescita di pressione sul territorio relativamente ai m2 di territorio antropizzato, alla quantità di acqua domandata, alla quantità di rifiuti prodotti ed al numero di autoveicoli che circoleranno (variabili dipendenti o endogene). Il modello in questione prevede che si possa modificare una, alcune o tutte le variabili esogene e mostra gli effetti congiunti di queste modifiche in termini di cambiamenti assoluti e di alcuni rapporti caratteristici delle variabili endogene.
Nell’indicare le due variabili esogene abbiamo distinto tre ambiti di valutazione: quello residenziale (le cui variabili esogene sono popolazione e m2 abitativi ) quello produttivo (addetti e m2 produttivi) e quello ricettivo (presenze e posti letto). Il modello valuta gli effetti del cambiamento in questi tre ambiti in modo separato. Ciò significa che possiamo valutare gli effetti sulle variabili ambientali modificando singolarmente o congiuntamente le variabili esogene in ciascuno di questi ambiti.
Il modello non permette di valutare il rapporto tra domanda e disponibilità di risorse ambientali del territorio, se non per alcune voci specifiche, perché quest’ultima misura è difficile da stimare e si modifica notevolmente in base al territorio considerato. I dati statistici usati per il modello sono al livello territoriale comunale, ma i servizi ecosistemici disponibili,
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non possono, anche a livello teorico, essere stimati per il territorio comunale, o poiché questo non può essere isolato da ciò che lo circonda. Se un comune ha bisogno di più risorse ambientali può prelevarle dal territori limitrofi e non esiste un limite stimabile delle risorse disponibili che corrisponda alla suddivisione amministrativa (in questo senso naturalmente fa eccezione la disponibilità di suolo). Potremmo valutare l’ammontare di risorse disponibile al livello regionale o di ATO (ambito territoriale ottimale) ed i rapporti domanda/disponibilità potrebbero essere calcolati a tale livello, al momento comunque non sono stati implementati nel modello indicatori di pressione ottenuti come ammontare di risorse richieste/ammontare di risorse disponibili, se non quegli aspetti per cui le suddivisioni territoriali considerate hanno un senso.
Il modello utilizzato per la simulazione è di tipo lineare a coefficienti fissi, usa cioè rapporti costanti dell’anno base tra le variabili endogene e quelle esogene per calcolare la variazione assoluta delle prime in funzione delle seconde. Questa caratteristica lo rende utile per valutazioni di breve periodo, poco adatto invece a simulare variazioni strutturali di durata più lunga.
Il modello prevede la possibilità di scegliere il territorio di valutazione in modo abbastanza agevole passando dal singolo comune ad una aggregazione di comuni, al territorio provinciale, ad un’ATO o all’intera regione. • Le fonti Oltre quanto detto nel § 5.2 occorre tenere presente che il modello si basa sul valore di un set di variabili relative ad un anno base preciso, attualmente il 2007. Queste variabili sono state ricavate da elaborazione su diverse fonti esistenti con diversi livelli di semplificazione ed i problemi legati alla disponibilità di informazioni per la costruzione di questo modello sono attualmente non di semplice soluzione. Si passa da variabili come la popolazione, gli addetti, i posti letto e le presenze che sono disponibili al livello comunale, sono generalmente di buona affidabilità e sono aggiornati con cadenza annuale, a variabili come ad esempio, il numero di capannoni produttivi, i rifiuti speciali prodotti, i m3 di acqua necessari all’agricoltura che sono più difficili da stimare e sono stati ricavati da fonti oramai datate (come il censimento del 2001) o altre fonti esistenti o proxy e indicatori indiretti. Per questi limiti il modello è attualmente utilizzabile a scopo indicativo e necessita di una maggiore precisione nella ricerca di dati comunali affidabili (se si intende utilizzare il modello con questi dati prima di un loro ulteriore perfezionamento occorre certamente valutare in senso critico tutti i risultati delle simulazioni).
• Il modello Anche in questo modello (come di consueto accade nei modelli di simulazione) sono presenti delle variabili esogene e delle variabili endogene, le prime sono modificate dall’utilizzatore e nel nostro caso sono le variabili “popolazione/addetti/presenze turistiche” e congiuntamente, od in alternativa, i “ m2 abitativi/m2 produttivi/posti letto in strutture ricettive”.
Le variabili endogene del modello che vengono calcolate ad ogni cambiamento delle esogene sono il consumo totale di suolo, il consumo totale di acqua, l’ammontare dei rifiuti prodotti (urbani indifferenziati, urbani differenziati e speciali) ed il numero di automobili circolanti. Come si può intuire dalla denominazione delle variabili esogene il modello distingue tre ambiti di valutazione: quello residenziale, quello produttivo e quello ricettivo: 1) Nell’ambito residenziale si osservano gli effetti di un cambiamento di popolazione e/o di m2
abitativi su numero di famiglie, numero di abitazioni, consumo di suolo, di acqua, produzione di rifiuti, numero di automobili circolanti.
2) Nell’ambito produttivo si distingue tra produzione agricola, industriale, commerciale ed altri servizi e si osservano gli effetti di un cambiamento del numero di addetti o del numero di m2
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di costruzioni produttive sul numero di unità locali, numero di stabilimenti, consumo di suolo, di acqua, produzione di rifiuti, numero di automobili circolanti.
3) Nell’ambito ricettivo si distingue tra alberghi e campeggi e si osservano gli effetti del cambiamento delle presenze turistiche ed anche del numero di posti letto disponibili su numero di unità locali e di costruzioni del settore ricettivo, consumo di suolo, di acqua, produzione di rifiuti, numero di automobili circolanti. Per ciascun comune, provincia od altra aggregazione di comuni (o per l’intera Toscana) è
possibile costruire una tabella di livelli come quella riportata di seguito.
Tabella 4.3 ESEMPIO DI TAVOLA DEI DATI DI LIVELLO PER LA TOSCANA Variabili Insediativo
Residenze Produttivo Agricoltura
Produttivo Industria
Produttivo Commercio
Produttivo Altri servizi
Ricettivo Alberghi
Ricettivo Campeggi
TOTALE
Popolazione / addetti / presenze 3.619.872 61.850 499.555 259.134 879.264 27.046.825 14.290.212 46.656.712 Famiglie / Unità locali / strutture ricettive 1.534.643 139.872 98.316 97.014 165.786 11.369 237 2.047.237 costruzioni (abitative/produttive/ricettive) 1.840.460 200.094 217.175 202.100 337.864 14.780 237 2.812.711 m2 coperti per abitazioni/edifici (SUL) o posti letto per strutture ricettive 157.535.365 2.566.234 10.610.482 4.210.836 64.419.017 192.712 178.823 239.713.470 m2 totali di suolo urbanizzato per abitazioni/edifici / strutture ricettive 1.327.250.073 10.197.475 31.715.709 12.529.985 184.325.346 3.083.392 1.609.407 1.570.711.386 m3 di acqua utilizzata 204.755.707 413.809.214 198.463.028 6.063.227 39.011.354 7.115.820 1.928.289 871.146.639 t di rifiuti urbani indifferenziati prodotti 1.747.793 0 0 0 0 31.413 21.562 1.800.768 t di rifiuti urbani differenziati prodotti 801.101 0 0 0 0 25.652 13.434 840.188 t di rifiuti speciali prodotti 0 26.659 4.047.837 382.479 3.257.600 0 0 7.714.576 Automezzi utilizzati (medi annui) 1.993.933 24.530 356.640 244.912 625.190 4.940 2.610 3.252.754 Superficie territoriale in m2 0 0 0 0 0 0 0 22.997.200.000 superficie potenzialmente edificabile in m2 (dato Toscana 2030) 0 0 0 0 0 0 0 10.352.167.500 Km di strade 0 0 0 0 0 0 0 22.930 Acqua potabile utilizzata per usi civili in m3 in Toscana 0 0 0 0 0 0 0 508.819.323 Numero di discariche per RSU in Toscana 0 0 0 0 0 0 0 22 Numero di impianti di smaltimento per RSU in Toscana 0 0 0 0 0 0 0 44 Numero di discariche per rifiuti speciali in Toscana 0 0 0 0 0 0 0 29
Dal set di variabili vengono costruiti dei coefficienti (ottenuti da rapporti dei livelli della tabella) usati per simulare gli effetti di un cambiamento delle esogene sulle variabili endogene. Il modello è costruito sulla base di coefficienti fissi, è un modello di breve periodo, gli effetti dei cambiamento sono esclusivamente effetti diretti e non si prendono in considerazioni le interrelazioni tra le variabili. Non si adatta ad una simulazione di lungo periodo perché nell’arco di più anni gli effetti combinati porterebbero a valori delle variabili endogene distanti dai semplici effetti diretti. Si suggerisce perciò l’uso di questo strumento per variazioni programmate approssimativamente in un triennio (dopo il quale eventualmente ripetere la simulazione verificando i dati di input) e si consiglia di aggiornare costantemente la base dati
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necessaria. Nella successiva tabella vengono mostrati i rapporti usati per il calcolo dei coefficienti fissi necessari alla simulazione, questi vengono costruiti differentemente a seconda del tipo di struttura considerata (residenziale produttiva o ricettiva):
Tabella 4.4 COSTRUZIONE DEI COEFFICIENTI PER LA SIMULAZIONE Coefficienti fissi usati per legare variabili esogene ed endogene
Residenziale Produttivo Ricettivo
Prima variabile esogena modificabile Popolazione residente Addetti Presenze turistiche Seconda variabile esogena modificabile m2 per abitazioni (SUL) m2 per attività produttiva
(SUL) Posti letto
Coefficiente per calcolare il numero di famiglie residenti (per il residenziale) il numero di unità locali (per gli insediamenti produttivi) ed il numero di imprese del settore ricettivo.
Numero di famiglie residenti su popolazione residente
Numero di unità locali su addetti
Numero di strutture ricettive su presenze turistiche annue
Coefficiente per calcolare il numero di abitazioni o stabilimenti produttivi
Numero di abitazioni su m2 abitativi
Numero di costruzioni su m2 produttivi
Numero di costruzioni su numero di posti letto
Coefficiente usato per calcolare il consumo di suolo totale in m2
m2 totali su m2 coperti per abitazioni
m2 totali su m2 coperti per attività produttiva
m2 totali su posti letto in strutture ricettive
Coefficiente fisso per calcolare i m3 di acqua consumata nell’anno
m3 di acqua annua consumata in abitazioni residenziali su popolazione
m3 di acqua annua consumata in stabilimenti produttivi su addetti
m3 di acqua annua consumata in strutture ricettive su presenze turistiche
Coefficiente per calcolare i kg di rifiuti (indifferenziati, differenziati speciali) prodotti in un anno
t annui di rifiuti urbani su popolazione residente
t annui di rifiuti speciali su addetti
t annui di rifiuti urbani prodotti nelle strutture ricettive su presenze turistiche
Coefficiente fisso per calcolare il numero di automezzi utilizzati nel territorio
Automezzi usati dai residenti su popolazione residente
Automezzi usati per attività produttiva su addetti
Automezzi usati dai turisti su presenze turistiche
Si tenga conto che i rapporti vengono calcolati allo stesso livello territoriale a cui si
riferiscono i dati di input, ovvero normalmente a livello comunale.
• Una possibile applicazione Come esempio di una possibile applicazione prendiamo il comune di Firenze ed osserviamo gli effetti congiunti delle seguenti variazioni11: 3) aumento dei metri quadrati abitativi del 3% e del 4% della popolazione; 4) diminuzione degli addetti del 2% nei settori produttivi industriali; 5) incremento dei posti letto turistici negli alberghi del 10%; 6) aumento delle presenze turistiche negli alberghi del 5%.
Nel comune di Firenze un aumento della popolazione del 4% corrisponde a 14.676 residenti in più (rispetto al dato di base del 2007) ed un incremento di m2 abitativi del 3% corrisponde a 456.140 m2 di costruito. Il 2% degli addetti industriali è pari a 668 addetti, il 10% delle presenze corrisponde a 326.180 presenze annue in più e l’aumento dei posti letto del 10% risulta pari a 3.029 posti letto aggiuntivi.
11 Tali variazioni sono inserite qui in maniera del tutto casuale, ma potrebbero derivare da previsioni di piano qualora si prenda in considerazione un caso concreto.
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Tabella 4.5 EFFETTI DEI CAMBIAMENTI IPOTIZZATI PER IL COMUNE DI FIRENZE Incremento legato alla crescita da previsioni di piano Residenziale Produttivo Ricettivo TOTALE Nuova popolazione /addetti/presenze12 14.676 -668 326.180 14.008 Nuovi m2/posti letto 456.140 0 3.092 456.140 Famiglie /Unità locali produttive/Imprese ricettive 7.071 -159 44 6.912 Costruzioni (abitative/produttive/ricettive) 5.690 0 115 5.690 Nuovo consumo di suolo in m2 2.418.130 0 49.472 2.418.130 m3 annui di acqua utilizzata (variazione) 837.631 -113.943 79.785 723.688 t di rifiuti urbani indifferenziati prodotti (variazione) 7.165 0 332 7.165 t di rifiuti urbani differenziati prodotti (variazione) 3.321 0 288 3.321 t di rifiuti speciali prodotti (variazione) 0 -606 0 -606 Automezzi utilizzati (variazione media annua) 9.634 -111 60 9.583
Queste variazioni osservate nel comune di Firenze per gli ambiti residenziale, produttivo e
ricettivo comportano una variazione di 7.071 famiglie e di 5.690 appartamenti (alcune famiglie andranno ad occupare abitazioni vuote già presenti nel territorio), inoltre considerando la dimensione media delle imprese fiorentine 668 addetti in meno equivalgono a circa 159 unità locali, mentre la variazione delle presenze e dei posti letto porterà ad una aumento di 44 imprese alberghiere e di 115 strutture alberghiere.
Complessivamente queste variazioni porteranno ad un incremento di 2.418.130 metri di territorio utilizzati per tutti e tre gli ambiti. L’acqua annua utilizzata in più sarà di 723.688 m3, i rifiuti urbani indifferenziati e differenziati prodotti saranno rispettivamente di 7.165 e 3.321 kg in più, mentre i rifiuti urbani annui si ridurranno di 606 kg. E le automobili circolanti in più mediamente nell’anno saranno 9.583.
Dai risultati precedenti è possibile anche calcolare una serie di rapporti caratteristici che misurano alcuni equilibri territoriali per vedere quanto si modificano tali equilibri:
Tabella 4.6 INDICATORI DI EQUILIBRIO DI PRESSIONE AMBIENTALE DEI CAMBIAMENTI IPOTIZZATI Indicatori di pressione Valore di base Valore per effetto del cambiamento Abitazioni vuote / Abitazioni totali 6,8% 5,9%Addetti/popolazione 68,2% 65,4%Edifici produttivi/Unità locali 1.239 1.235Edificato/Totale suolo potenzialmente soggetto a edificazione 71,7% 73,6%Popolazione/ superficie in km2 3.583 3.726Mezzi di trasporto/km di strade 940 952Acqua domestica domandata/ acqua domestica disponibile in Toscana (Indice rispetto alla media regionale=100)
100,00% 100,18%
t di rifiuti urbani annui indifferenziati prodotti / numero discariche in Toscana (Indice rispetto alla media regionale=100)
100,00% 100,23%
t di rifiuti speciali annui prodotti / discariche per rifiuti speciali in Toscana (Indice rispetto alla media regionale=100)
100,00% 99,99%
La quota di abitazioni vuote si ridurrà dal 6,8 al 5,9%, così come il rapporto addetti su
popolazione (che passerà dal 68,2 al 65,4%), la riduzione di unità locali dovuta al decremento degli addetti porterà il rapporto tra edifici produttivi ed unità locali all’81% mentre il rapporto tra suolo edificato e suolo potenzialmente soggetto ad edificazione (sempre utilizzando i parametri statistici puramente teorici di Toscana 203013) passerà dal 71,7 al 73,6%. La densità 12 Le righe in rosso corrispondono ai dati modificabili dall'utente come input del modello 13 Nella monografia Coesione sociale, ambiente, territorio: vincoli e risorse per la crescita - TOSCANA2030, si è utilizzato come indicatore per l'intensità dell'uso del suolo un dato statistico sui quelli che sono stati definiti “suoli soggetti ad un potenziale incremento dell'urbanizzazione”. Non si tratta di suoli urbanizzabili in senso stretto, ovvero per i quali gli strumenti urbanistici prevedono quel tipo di utilizzo, ma semplicemente di un'indagine che individua aree che per le loro caratteristiche fisiografiche
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crescerà da 3.583 a 3.726 ab. per km2 ed i mezzi di trasporto da 940 a 952 per km di strade. La pressione territoriale non può essere valutata facilmente al livello comunale (come
indicato precedentemente), però possiamo osservare come incidono queste modifiche sul territorio regionale complessivamente considerato (nel caso specifico è abbastanza normale che gli effetti non siano enormi considerando che un territorio comunale pesa poco sul totale). Per vedere tali effetti poniamo la media toscana di alcuni indicatori pari a 100 ed osserviamo lo scostamento da tale base, questo viene fatto per il consumo di acqua e per i rifiuti indifferenziati e speciali sul numero di discariche. In base a questi l’uso di acqua disponibile complessivamente per la regione salirà dello 0,18%, la produzione dei rifiuti urbani indifferenziati dello 0,23% e quello dei rifiuti speciali diminuire dello 0,01%.
Per terminare questo paragrafo che illustra il funzionamento della matrice input-output rimane da dire che la sua linearità, che corrisponde comunque anche ad una semplicità nell’uso, è sicuramente un limite se si volessero fare previsioni e verifiche a lungo termine, ma è allo stesso tempo un elemento di solidità in quanto si ha un riferimento preciso per fare valutazioni sugli effetti immediati delle trasformazioni territoriali che prevedono nuovi insediamenti. I margini di errore che sempre esistono in strumenti di questo tipo sono infatti sicuramente apprezzabili, ma non tali da inficiarne un possibile utilizzo nel quadro delle valutazioni utili nella formazione di nuovi strumenti urbanistici. Il dimostrare infatti che al momento in cui si prevedono trasformazioni urbanistiche, soprattutto se attuative, si hanno le risorse ecosistemiche per sostenerle, è sicuramente un elemento di solidità della pianificazione.
4.4 Indici localmente computati Con il titolo indici localmente computati si fa qui riferimento ad un ulteriore strumento di valutazione degli effetti delle decisioni della pianificazione che ha la caratteristica di unire più indicatori (per creare indici appunto) e di essere computato a partire da una banca dati geograficamente localizzata. Per quest’ultimo motivo tali indici sono presentati come legati a layer tematici di cartografia ed elaborati direttamente all’interno di un geodatabase, che permette non solo il loro calcolo, ma anche la loro aggregazione o disaggregazione per aree.
Lo scopo di tali informazioni è fornire un quadro della situazione attuale rispetto ad alcuni parametri (demografici e urbanistici) che illustreremo di seguito, ma anche di fornire uno strumento che possa elaborare nuove informazioni provenienti da dispositivi di piano (PS e RU a seconda dei casi) per computare e visualizzare la variazione che esse comportano rispetto all’indice considerato.
Gli indici sperimentati sono quattro. Li abbiamo denominati rispettivamente: • rapporto di affollamento; • indice dinamico di pressione; • indice di dispersione nell’uso del suolo costruito; • indice di frammentazione urbana.
potrebbero, in linea teorica, essere destinate ad edificazione. Tale calcolo si è basato sull'utilizzo di più fonti rese disponibili dal servizio cartografico della Regione Toscana. In particolare un DTM con risoluzione 50x50 m, la carta tecnica regionale in scala 1:10.000 e la rilevazione degli usi del suolo urbanizzato aggiornata al 2007. Il DTM è stato utilizzato per costruire un raster in cui altezze e pendenze vengono incrociate secondo 6 fasce ciascuna, delle 36 categorie così ottenute sono poi state considerate come rilevanti per lo studio solo quelle in cui ricade già una percentuale significativa di edifici (ripetendo il computo per comune, in modo da tenere in considerazione le differenti caratteristiche dell'edificato in diversi territori della regione e separando gli edifici produttivi dagli altri). Dal suolo così rimasto è stato poi sottratto quello coperto da vincoli di inedificabilità (parchi, aree forestate, ecc.), oltre naturalmente quello già edificato.
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I primi due sono indici che valutano la situazione della popolazione rispetto al patrimonio edilizio residenziale e le dinamiche relative dei due dati. Sono indipendenti, ma vanno letti insieme per fornire un quadro significativo. In particolare si pongono il problema di filtrare le previsioni demografiche spesso contenute negli strumenti urbanistici, fornendo un quadro interpretativo che, partendo dalla reale consistenza dei dati demografici e del patrimonio edilizio esistente, tragga qualche indicazione sull’effettiva pressione abitativa che su un determinato territorio viene esercitata.
Il terzo ed il quarto valutano parametri più strettamente urbanistici. Il primo l’efficienza nell’uso del suolo per scopi abitativi ed il secondo gli effetti dell’edificazione sulla continuità dei sistemi ecologici. Quest'ultimo relazionandosi con il precedente, fornisce una misura numerica dell’efficienza nell’uso del suolo costruito che serve di confronto al momento in cui all’esistente si sommano le previsioni urbanistiche.
Passiamo qui di seguito in rassegna gli indici cercando di chiarire la metodologia che è stata utilizzata per costruirli.
• Rapporto di affollamento Il rapporto di affollamento confronta la situazione della popolazione presente in un dato territorio con la disponibilità di unità abitative presenti sempre in quel determinato territorio. Questo rapporto è già una misura diretta della pressione che la popolazione insediata esercita sul patrimonio abitativo, ma nel caso specifico si è voluto valutare non tanto il numero di abitanti di una certa zona, ma la struttura dei nuclei famigliari. È infatti del tutto evidente che anche in periodi recenti, in cui non si sono avuto vistosi aumenti di popolazione, si è avuta una certa dose di ricerca di nuovi alloggi determinata dalle dinamiche di trasformazione della composizione dei nuclei familiari. Frammentazione di nuclei di dimensioni ancora consistenti, famiglie mononucleari, invecchiamento con conseguente aumento di soggetti vedovi, ecc. sono tutti fenomeni noti che influiscono sulla ricerca di casa o sul passaggio di proprietà degli appartamenti tanto quanto le variazioni di popolazione. Per questo motivo si è utilizzata la dimensione media del nucleo familiare rilevata per comune come dato su cui ponderare il rapporto popolazione abitazioni. In dettaglio il valore del rapporto di affollamento è dato dalla popolazione diviso il numero di abitazioni disponibili il tutto a sua volta diviso per il rapporto fra popolazione e famiglie moltiplicato per un coefficiente fisso che deriva da una regressione:
( )
( )0,0208+0,8302*famiglie / pop.abitazioni / pop.= R_aff
Tale calcolo è stato sperimentato prima per sezione di censimento, successivamente per
comune, dando migliori risultati in questa seconda versione. La mappa che ne deriva evidenzia come i comuni che si trovano sopra la soglia costituita dal valore 1 hanno una qualche forma di pressione sul patrimonio abitativo esistente, mentre sotto tale soglia l’offerta di unità residenziali è maggiore della domanda. È evidente che a seconda di come si stabiliscono i valori in legenda l’immagine cambia ed è altrettanto evidente che stiamo trattando di dati statistici senza considerare questioni, ad esempio, relative al mercato immobiliare. È però altrettanto evidente che presunti fabbisogni di residenza in aree a forte disponibilità di patrimonio non tengono conto, o lo fanno in maniera marginale, delle possibilità di recupero dello stesso e di reimmissione sul mercato di patrimonio sottoutilizzato.
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Figura 4.7 RAPPORTO DI AFFOLLAMENTO PER COMUNE
• Indice dinamico di pressione Come accennato precedentemente il rapporto di affollamento dà informazioni di maggior interesse se letto insieme all’indice dinamico di pressione. I due strumenti differiscono sostanzialmente perché il primo prende in considerazione un dato statico ad una certa data, ma non tiene conto del fattore tempo e, paradossalmente, se la composizione ed il numero della popolazione cambiassero in maniera molto repentina finirebbe per dare informazioni fuorvianti. L’indice di pressione invece confronta le variazione relative, nello stesso periodo, di popolazione, unità di lavoro, superficie disponibile di edifici per civile abitazione e superficie disponibile in edifici per attività produttive. In particolare nell’esempio che mostriamo è stato possibile calcolare l’indice sul periodo 1996-2007, scegliendo un periodo per il quale si avevano dati utili, ma che può essere variato a seconda delle necessità, laddove naturalmente vi siano nuove rilevazioni delle superfici residenziali e produttive.
La formula che produce l’indice è data da:
[ ][ ])16ULA07/ULA9(+)1-6pop07/pop9(+1
1-)96 ULA+96 pop.( / )07vo ha podutti- 07 abitazioniha (+1−
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Nel testare l’indice abbiamo verificato se vi fosse una relazione fra il dato dimensionale del suolo disponibile e la quantità di popolazione e ULA, ma non abbiamo trovato una correlazione. Nella versione attuale dunque l’indice è basato su variazione non su livelli, risultando utile come detto nella valutazione di dinamiche e non come indice di stock. Il diagramma scatter qui riportato guarda ai comuni rispetto alla dinamica e tenendo conto della quota di suolo ancora disponibile per eventuali nuove edificazioni.
Grafico 4.8 INDICE DINAMICO DI PRESSIONE
Nel visualizzare il risultato su base geografica si è dunque utilizzata la divisione in quattro aree del diagramma rendendo così visibile la composizione delle diverse dinamiche: Basso disponibilità di suoli Alta dinamica
Alta disponibilità di suoli Alta dinamica
Basso disponibilità di suoli Bassa dinamica
Alta disponibilità di suoli Bassa dinamica
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Figura 4.9 INDICE DINAMICO DI PRESSIONE PER COMUNE
Da notare che il fatto di dover utilizzare dei valori soglia per visualizzare i fenomeni rende
nell’immagine analoghe le situazioni di comuni che si trovano in situazioni sostanzialmente diverse se considerate non dal punto di vista delle dinamiche e quindi delle variazioni relative, ma dei numeri assoluti. L’indicatore prende infatti in considerazione le variazioni relative di popolazione, ULA e suoli edificati e non le pesa sulla dimensione demografica o sul numero di ULA complessivo, per cui è evidente che una variazione anche di relativamente poche unità in un contesto con poca popolazione e pochi lavoratori è percentualmente più rilevante di una variazione anche molto più ampia in termini assoluti ma in un contesto molto abitato. Questo naturalmente non è un difetto dell’indice, ma fa parte della sua natura intrinseca di lettura di dinamiche appunto e non di valori di stock. È però un punto da tenere ben in mente nel suo utilizzo, che come detto, serve in un lavoro di confronto con tutte le altre informazioni che l’intero set di strumenti che stiamo descrivendo fornisce.
• Indice di dispersione nell’uso del suolo costruito Il tentativo si misurare la dispersione delle costruzioni insediative, di concepire un indicatore per rilevare il fenomeno della città diffusa, è stato compiuto molte volte con sistemi e risultati diversi. Lo riprendiamo qui non tanto in questo senso e non per misurare un effetto di dispersione che ha impatti sulla qualità dell’ambiente urbano e dell’insediamento, oltre che sulla distribuzione di servizi e impianti, ma più direttamente per quanto riguarda il servizio ecosistemico di supporto. Il tema del consumo di suolo è per altro al centro del dibattito recente ed è con tutta evidenza un tema critico in quanto sicuramente, oltre ogni possibile errore di
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qualsivoglia rilevazione, non vi è dubbio questa sia una risorsa limitata ed irriproducibile. L’indice che qui proponiamo valuta l’efficienza nell’uso del suolo urbanizzato per scopi residenziali comparando la superficie occupata da edifici con la superficie edificata, dove la seconda è definita come tutto il suolo in qualche maniera utilizzato non solo per l’edificio in sé, ma per tutto quanto alla sua presenza necessita.
Nel computare il suolo edificato (o urbanizzato secondo alcune definizioni) non si è tenuto qui conto di un rilievo di dettaglio, dato che essendo la nostra analisi operata sull’intero territorio regionale tale rilievo era impossibile nei termini di questa ricerca. Si è invece utilizzato un criterio generale che deriva dalla presenza di più edifici raggruppati. La procedura messa a punto ha considerato come aree edificate per residenza tutte quelle in cui non c’è soluzione di continuità fra gli edifici con distanza massima di 70 metri l’uno dall’altro (il riferimento per la misura è tratto dalla maniera in cui ISTAT definisce i centri abitati) ed in cui ricadono non meno di tre edifici residenziali (tale soglia è comunque facilmente modificabile qualora si voglia ampliare o diminuire la fascia dell’esclusione). La loro individuazione è stata ottenuta partendo dagli edifici contenuti nella carta tecnica toscana in scala 1:10.000 mediante elaborazioni con software Giss (Grass e PostGis). Su tale base si è poi proceduto a calcolare il rapporto fra superficie edificata e superficie effettivamente coperta da edifici (sempre calcolando la seconda sulla base della CTR in scala 1:10.000).
Un rapporto basso indica dunque una bassa occupazione rispetto al totale dell’area edificata e viceversa. Naturalmente questo tipo di elaborazione sconta la non possibilità per ampi territori di considerare il dato volumetrico degli edifici residenziali (cosa che sarà possibile in futuro con nuovi aggiornamenti delle banche dati topografiche regionali), rimane comunque evidente dove, ed in che misura, i suoli utilizzati per funzioni residenziali sono più o meno sfruttati in termini di densità di uso.
Rispetto all’immagine che riportiamo a titolo di esempio si noti come nella legenda si passa da valori molto bassi di occupazione (il valore minimo è 0,32%) a valori che testimoniano una densità molto maggiore (si arriva ad un massimo del 41,37%). Naturalmente non si può trarre da questo tipo di analisi un valore di soglia sopra o sotto il quale indicare una situazione accettabile o meno, ma è evidente che basse o bassissime densità presuppongono un forte consumo di suolo che deve portare ad interrogarsi sulla necessità di nuove espansioni per uso residenziale, stante la non replicabilità di questa risorsa / (la media per tutta la regione e il 6,58% con una distribuzione che è visualizzata nel grafico 4.10).
Grafico 4.10 DISTRIBUZIONE DELL'INDICE SU BASE REGIONALE
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Figura 4.11 LE AREE URBANIZZATE E L'INDICE DI DISPERSIONE RAPPRESENTATO GEOGRAFICAMENTE
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• Indice di frammentazione da urbanizzazione L’indice appena descritto da conto di come il suolo viene utilizzato dal punto di vista della funzione residenziale, ma è interessante anche valutare come l’urbanizzazione impatta sul rimanente suolo prendendone in considerazione la sua organizzazione complessiva. L’indice di frammentazione è uno strumento noto in letteratura che tende a misurare l’impatto delle strutture costruite sulla continuità delle aree naturali. In questo caso non prendiamo solo in considerazione i dati relativi alle aree residenziali, ma di tutto il costruito ed utilizziamo un calcolo che permette di confrontare il rapporto fra una quantità di suolo edificato, la dimensione del territorio di riferimento su cui si calcola l’indice (nel nostro caso abbiamo utilizzato il territorio comunale, ma il database messo a punto per l’analisi permette di riaggregare i comuni in qualsiasi combinazione si voglia utilizzare), pesato attraverso un dato relativo alla forma degli insediamenti. In pratica si tratta di considerare la superficie edificata e di paragonarne il perimetro (misurato con software Gis, nel nostro caso PostGis) con il perimetro teorico se tale superficie avesse la forma più compatta possibile che naturalmente corrisponde ad un cerchio. Tale calcolo assume che la continuità delle aree non urbanizzate è un valore e che, posta la necessità di superfici edificate, la loro organizzazione più efficiente dal punto di vista della preservazione della continuità (e quindi implicitamente della capacità di disporre di servizi ecosistemici) sarebbe quella da preferire.
La formula utilizzata per il calcolo è:
Tot. sup. urbanizzataTot. sup. territorio ∗
∑ Perimetro urbanizzato
2 √∏ Tot. sup. urbanizzata
Il calcolo dell’indice è stato ripetuto 2 volte, al 1996 ed al 2007, con dati provenienti dalla
rilevazione dei suoli edificati fatta da Regione Toscana. Riportiamo qui di seguito due immagini che utilizzano alcune soglie dimensionali che abbiamo considerato come utili per visualizzare situazioni in cui la frammentazione risulta bassa o molto bassa (colori verdi) fino ad elevata e molto elevata (colori rossi). La tabella con il dato numerico dell’indice, per i due anni, viene riportata in allegato (vedi allegato 3). Il calcolo può essere ripetuto in futuro per ogni momento per cui vi sia una rilevazione di questo tipo e può essere ripetuto a livello locale, sia là dove vi sia una disponibilità di dettaglio di dati significativi in questo senso, o anche in tutti i casi di previsioni urbanistiche localizzate, valutando se queste incrementano ed eventualmente di quanto l’indice di frammentazione.
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Figura 4.12 INDICE DI FRAMMENTAZIONE DA URBANIZZAZIONE PER COMUNE AL 1996 E AL 2007 1996 2007
4.5 Nota sui materiali Nei paragrafi di questo capitolo abbiamo già segnalato come gli indicatori che vengono presentati sono il frutto di una serie di elaborazioni che naturalmente non sono esenti da imperfezioni e non possono che mantenere i margini di errore che i dati di partenza già hanno per le modalità con cui sono rilevati e trattati. L’interesse di questi strumenti non è però tanto nell’ottenere una specifica informazione per un preciso punto nello spazio, quanto in due possibilità che vengono offerte all’utilizzatore. La prima è quella di apprezzare le variazioni di un fenomeno o più fenomeni, sia in relazione ad uno stesso territorio (variazione temporale dunque) sia in relazione a più territori in condizioni similari (variazione sia temporale che analisi comparativa). La seconda nasce invece dalla combinazione di tutte le informazioni che i vari strumenti danno. Se pensiamo ad una loro applicazione nell’ambito delle previsioni urbanistiche infatti, è abbastanza facilmente visibile che prendere in considerazione uno solo dei dati e delle proiezioni che gli indicatori forniscono rischia non solo di essere limitante, ma anche di dare una visione sbagliata e fuorviante della realtà di un determinato contesto, anche solo rispetto ai parametri e fenomeni che qui si è preso in conto. Le tecniche che sono state utilizzate per costruire gli strumenti presentati infatti hanno un certo grado di rigidezza e di generalità, inevitabile dato che si è cercato di costruire un quadro interpretativo per l’intera regione (è
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d’altra parte questo il risvolto della comparabilità delle informazioni che da questi strumenti derivano), ma dall’utilizzo contemporaneo di tutti gli indici su un determinato contesto, soprattutto con un ottica che non prescinda dalla conoscenza di dettaglio del territorio di cui ci si occupa, deriva una lettura sicuramente significativa di alcuni fenomeni. Il fatto che a questa lettura siano associate anche delle misurazioni e soprattutto la misurazione di alcune dinamiche di trasformazione, non significa assolutamente che tali misurazioni diano un modello “corretto” della realtà, ma danno una buona base conoscitiva per un ragionamento interpretativo complesso.
Dato il riferimento esplicito nella ricerca al dimensionamento dei piani urbanistici, nell’elaborare gli strumenti di lavoro presentati si è sempre fatto riferimento al comune come unità necessaria di analisi. In alcuni casi si è partiti anche da dati disponibili per unità di censimento, ma comunque il filo conduttore è sempre stato quello di costruire una proposta che potesse essere utilizzata al livello comunale. Naturalmente per alcune valutazione non è il territorio comunale il contesto più adatto (si pensi per esempio nella matrice al calcolo del fabbisogno di acqua o allo smaltimento di rifiuti). In questo senso se ogni indice ha una sua possibile lettura di livello comunale non vuol dire che quella sia la dimensione territoriale più significativa. Tutti gli strumenti proposti sono dunque utilizzabili anche per aggregazioni di territori comunali, organizzate secondo qualsivoglia criterio (province, l’intera regione, SEL, ATO, ambiti di paesaggio, ecc.).
Ciò detto, a livello di metodo, è utile concludere con una breve nota sugli strumenti utilizzati: • la grande maggioranza di dati utilizzati per queste analisi provengono da database relazionali
e da questi sono stati estratti mediante strumenti di gestione specifici; • la matrice di simulazione è stata creata con tali dati, ma grazie ad un semplice foglio
elettronico. Il file che ne deriva può facilmente essere editato ed utilizzato sia per elaborare le proiezioni ed i calcoli presentati nel par § 4.3, che per aggiornare i dati (un’operazione auspicabile a scadenze anche ravvicinate qualora vi sia la disponibilità di nuove informazioni e sicuramente da fare non appena saranno resi noti i risultati dei nuovi censimenti), che per testare nuove aggregazioni territoriali;
• le analisi statistiche necessarie per costruire il rapporto di affollamento e l’indice dinamico di pressione sono state effettuate grazie al software statistico Stata, mentre per la visualizzazione si è utilizzato un software Gis (QuantumGis) che permette di vestire dati contenuti ed elaborati da un database Postgresql;
• l’indice di dispersione nell’uso del suolo costruito ha richiesto una serie di elaborazioni effettuate a partire da cartografia vettoriale, con vari passaggi per l’individuazione delle aree edificate svolti con il software Gis Grass, per poi svolgere una seconda parte di analisi grazie al database Postgresql ed al modulo per la gestione di geodatabase PostGis;
• le elaborazioni dedicate all’indice di frammentazione urbana sono avvenute tutte a partire dalla cartografia vettoriale sfruttando le potenzialità di Posgresql e di PostGis.
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Allegato 1 SCHEDATURA DEI MATERIALI RELATIVI ALLE VALUTAZIONI DI PIANI COMUNALI E DI PIANI PROVINCIALI Le schede qui riportate contengono alcune informazioni di carattere generale sulle relazioni di valutazione che sono state utilizzate, sulla data in cui sono state reperite e consultate e sulla fase a cui si riferiscono (adottate o approvate). Contengono una categorizzazione di alcuni elementi delle relazioni con alcuni giudizi. Lo schema utilizzato riporta quattro voci con tre possibili scelte (che non si escludono fra loro) per ogni voce:
Relazione generale sulle attività di valutazione Valutazioni sugli effetti del piano
Tipologia del documento
Indirizzi per le valutazioni dei progetti e dei piani attuativi Coerenze interne allo strumento Coerenze esterne lungo la filiera di pianificazione
Elementi oggetto di valutazione
Valutazioni ambientali Valuta le previsioni dello strumento in cui si colloca Valuta gli effetti al momento in cui si concretizzeranno (schema di monitoraggio)
Tempistica della valutazione
Valuta i progetti da presentarsi (istruzioni tecniche) Documento di tipo tecnico-scientifico Documento di tipo normativo
Carattere del documento
Relazione discorsiva ed illustrativa
Naturalmente, come in tutte le classificazioni schematiche, si dà un giudizio di tipo tendenziale.
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Allegato 1 - segue
Comune di Firenze – Piano strutturale Data di adozione: _ 24/07/2007 Data di approvazione: _
SI [X] Titolo: _ Relazione sulle attività di valutazione Documento a sé stante? NO [ ] Collocazione: _
Relazione generale sulle attività di valutazione Valutazioni sugli effetti del piano
Tipologia del documento
Indirizzi per le valutazioni dei progetti e dei piani attuativi Coerenze interne allo strumento Coerenze esterne lungo la filiera di pianificazione
Elementi oggetto di valutazione
Valutazioni ambientali Valuta le previsioni dello strumento in cui si colloca Valuta gli effetti al momento in cui si concretizzeranno (schema di monitoraggio)
Tempistica della valutazione
Valuta i progetti da presentarsi (istruzioni tecniche) Documento di tipo tecnico-scientifico Documento di tipo normativo
Carattere del documento
Relazione discorsiva ed illustrativa Reperibilità: Non reperibile come documento on line Data accesso on-line: Fonti per l'impostazione tecnico-metodologica: Direttiva 2001/42/CE, L.R. 5/95 con istruzioni tecniche DGR n.1541 del 14.12.98,
L.R. 1/05 e regolamento attuativo DPGR n.4R (BURT N.2 del 14.2.07) Fonti dei dati: Quadro conoscitivo Note: La relazione fa riferimento a due tipi di valutazione ed a due tipologie di indicatori da esse discendenti: valutazioni di legittimità, ovvero di conformità al quadro normativo;
valutazioni di efficacia. Viene illustrato il metodo di valutazione che, per la parte non ambientale, si basa su una metodologia nota con il nome di “teoria del programma”. Relativamente alla valutazione ambientale si chiarisce il metodo anche mediante l'esplicitazione degli obbiettivi tratti direttamente dai documenti del PS e degli indicatori per il monitoraggio. Viene dichiarata la creazione di scenari di riferimento “tempo 0” (non contenuti nella relazione) che saranno poi oggetto di confronto. Un capitolo specifico è dedicato alle metodologie di valutazione rispetto al tema mobilità. Un capitolo ulteriore all'”analisi del processo di condivisione” contenente l'elenco delle riunioni svolte. Le valutazioni di merito non sono contenute della relazione. Una traccia si trova nel documento “relazione di sintesi della valutazione” reperibile sul sito web del comune (vedi scheda successiva). La relazione generale del PS chiarisce che la valutazione“ha interferito con il processo di definizione del progetto di Piano, nel senso che ha determinato una serie di correzioni del tiro [...]. Le corrispondenti modificazioni sono riscontrabili nella presente Relazione generale, nello Statuto, nelle Norme di attuazione, nelle tavole della Parte Statutaria e della Parte Strategica”
Allegato 1 – segue
Comune di Firenze – Piano strutturale Data di adozione: _ 24/07/2007 Data di approvazione: _
SI [X] Titolo: _ Relazione di sintesi della valutazione Documento a sé stante? NO [ ] Collocazione: _
Relazione generale sulle attività di valutazione Valutazioni sugli effetti del piano
Tipologia del documento
Indirizzi per le valutazioni dei progetti e dei piani attuativi Coerenze interne allo strumento Coerenze esterne lungo la filiera di pianificazione
Elementi oggetto di valutazione
Valutazioni ambientali Valuta le previsioni dello strumento in cui si colloca Valuta gli effetti al momento in cui si concretizzeranno (schema di monitoraggio)
Tempistica della valutazione
Valuta i progetti da presentarsi (istruzioni tecniche) Documento di tipo tecnico-scientifico Documento di tipo normativo
Carattere del documento
Relazione discorsiva ed illustrativa Reperibilità: http://www.comune.fi.it/opencms/opencms/amm/piani_e_progetti/piano_strutturale.htm Data accesso on-line: 24.03.2009 Fonti per l'impostazione tecnico-metodologica: Fonti dei dati: Note: Documento di sintesi delle raccomandazioni che il soggetto valutatore ha ritenuto di fare al PS. Lo scopo dichiarato del documento è quello di fornire una relazione agile e
comprensibile a tutti sugli aspetti della valutazione. Il documento infatti ha modi di espressione discorsivi e non contiene gli elementi della valutazione di dettaglio, ma è centrato su un paragrafo intitolato “parere e raccomandazioni” che evidenzia alcuni limiti nell'impianto del piano e debolezze per il monitoraggio, nonché per l'attuazione
Allegato 1 – segue
Comune di Orbetello – Piano strutturale Data di adozione: _ 28/02/2006 Data di approvazione: _ 19/03/2007
SI [X] Titolo: _ Relazione sulle attività di valutazione Documento a sé stante? NO [ ] Collocazione: _
Relazione generale sulle attività di valutazione Valutazioni sugli effetti del piano
Tipologia del documento
Indirizzi per le valutazioni dei progetti e dei piani attuativi Coerenze interne allo strumento Coerenze esterne lungo la filiera di pianificazione
Elementi oggetto di valutazione
Valutazioni ambientali Valuta le previsioni dello strumento in cui si colloca Valuta gli effetti al momento in cui si concretizzeranno (schema di monitoraggio)
Tempistica della valutazione
Valuta i progetti da presentarsi (istruzioni tecniche) Documento di tipo tecnico-scientifico Documento di tipo normativo
Carattere del documento
Relazione discorsiva ed illustrativa Reperibilità: http://comorb.altervista.org/index.php Data accesso on-line: 25/03/2009 Fonti per l'impostazione tecnico-metodologica: Direttiva 2001/42/CE, L.R. 5/95 con istruzioni tecniche DGR n.1541 del 14.12.98 Fonti dei dati: Quadro conoscitivo Note: La relazione contiene una parte introduttiva metodologica, varie raccomandazioni e la parte finale con le schede riassuntive dei dimensionamenti e degli accresciuti carichi ambientali
per UTOE. Tali schede sono denominate “bilancio ambientale locale” (BAL) e sono i veri elementi di valutazione che rendono comparabili le disponibilità di risorse con gli incrementi di consumi previsti. I capitoli in cui sono ripartite sono: acqua, aria, energia, suolo e sottosuolo, rifiuti, paesaggio. La valutazione non ha risentito delle modifiche introdotte con la L.R. 1/2005 e successivo regolamento attuativo sulla valutazione integrata.
Allegato 1 – segue
Comune di Piombino – Piano strutturale d'area Circondario Val di Cornia Data di adozione: _ 03/08/2006 Data di approvazione: _ 09/05/2007
SI [X] Titolo: _ Valutazione degli effetti ambientali Documento a sé stante? NO [ ] Collocazione: _
Relazione generale sulle attività di valutazione Valutazioni sugli effetti del piano
Tipologia del documento
Indirizzi per le valutazioni dei progetti e dei piani attuativi Coerenze interne allo strumento Coerenze esterne lungo la filiera di pianificazione
Elementi oggetto di valutazione
Valutazioni ambientali Valuta le previsioni dello strumento in cui si colloca Valuta gli effetti al momento in cui si concretizzeranno (schema di monitoraggio)
Tempistica della valutazione
Valuta i progetti da presentarsi (istruzioni tecniche) Documento di tipo tecnico-scientifico Documento di tipo normativo
Carattere del documento
Relazione discorsiva ed illustrativa Reperibilità: http://www.circondariovaldicornia.it/urbanistica/pianostrutt/doc/elaborati.htm Data accesso on-line: 25/03/2009 Fonti per l'impostazione tecnico-metodologica: Direttiva 2001/42/CE, citate in maniera complessiva le normative relative ai temi ambientali Fonti dei dati: Quadro conoscitivo; dati provenienti da agenzie regionali su aria, acqua, energia; altri dati per rifiuti e suolo Note: Non è ancora una valutazione integrata, ma una valutazione di tipo ambientale, anche se con elementi non dissimili, dato che considera i problemi di coerenza esterna in maniera
specifica. La valutazione è svolta attraverso l'individuazione di “obbiettivi generali” e specifici che derivano dal piano stesso e dalle normative vigenti in materia ambientale. Per ogni obbiettivo viene individuata la coerenza fra piano e altri strumenti di pianificazione e, soprattutto, la coerenza con le azioni previste per ogni UTOE. Per diversi degli obbiettivi vengono definiti degli indicatori. Si nota una qualche confusione fra obbiettivi generali e specifici (essendo i secondi talvolta definiti in maniera, appunto, generale) e manca un'indicazione di valori di riferimento per gli indicatori; indicazione che ci si aspetterebbe dato l'impianto della valutazione. Nella parte in cui viene svolta la “valutazione degli effetti ambientali del piano” per ogni singola UTOE si trovano, oltre ad una valutazione sintetica espressa secondo tre possibilità (azione contrastante, ininfluente, concorrente agli obbiettivi), “osservazioni ed indicazioni per la pianificazione attuativa”. Il documento ha dunque un contenuto esortativo.
Allegato 1 – segue
Comune di San Giovanni Valdarno – Regolamento urbanistico Data di adozione: _ 26/07/2005 Data di approvazione: _ 15/12/2005
SI [X] Titolo: _ Valutazione Integrata - Linee guida per i Piani Attuativi di iniziativa privata Documento a sé stante? NO [ ] Collocazione: _
Relazione generale sulle attività di valutazione Valutazioni sugli effetti del piano
Tipologia del documento
Indirizzi per le valutazioni dei progetti e dei piani attuativi Coerenze interne allo strumento Coerenze esterne lungo la filiera di pianificazione
Elementi oggetto di valutazione
Valutazioni ambientali Valuta le previsioni dello strumento in cui si colloca Valuta gli effetti al momento in cui si concretizzeranno (schema di monitoraggio)
Tempistica della valutazione
Valuta i progetti da presentarsi (istruzioni tecniche) Documento di tipo tecnico-scientifico Documento di tipo normativo
Carattere del documento
Relazione discorsiva ed illustrativa Reperibilità: http://www.csgv.it/showfol.asp?ID_Settore=2&ID_Categoria=45 Data accesso on-line: 26.03.09 Fonti per l'impostazione tecnico-metodologica: L.R. 1/05 e regolamento attuativo DPGR n.4R (BURT N.2 del 14.2.07) Fonti dei dati: Note: Nel testo si fa riferimento ad un elaborato del piano strutturale sulle attività di valutazione che non è però reperibile fra i documenti pubblicati. Trattandosi di una valutazione diretta ai
piani attuativi contiene, oltre ad una premessa metodologica, l'indicazione dettagliata di elaborati e verifiche da mettere in atto al momento della predisposizione di un progetto di piano attuativo, oltre ad un riassunto dei “criteri per la sostenibilità degli interventi”.
Allegato 1 – segue
Comune di Sesto Fiorentino – Regolamento urbanistico Data di adozione: _ 22/11/2006 Data di approvazione: _ 12/12/2006
SI [X] Titolo: _ Valutazione degli effetti ambientali. Relazione. Indicazioni normative Documento a sé stante? NO [ ] Collocazione: _
Relazione generale sulle attività di valutazione Valutazioni sugli effetti del piano
Tipologia del documento
Indirizzi per le valutazioni dei progetti e dei piani attuativi Coerenze interne allo strumento Coerenze esterne lungo la filiera di pianificazione
Elementi oggetto di valutazione
Valutazioni ambientali Valuta le previsioni dello strumento in cui si colloca Valuta gli effetti al momento in cui si concretizzeranno (schema di monitoraggio)
Tempistica della valutazione
Valuta i progetti da presentarsi (istruzioni tecniche) Documento di tipo tecnico-scientifico Documento di tipo normativo
Carattere del documento
Relazione discorsiva ed illustrativa Reperibilità: http://www.comune.sesto-fiorentino.fi.it/reg-urb_web/index.htm Data accesso on-line: 26.03.2009 Fonti per l'impostazione tecnico-metodologica: L.R. 5/95 con istruzioni tecniche DGR n.1541 del 14.12.98, normative di riferimento per l'ambiente Fonti dei dati: Quadro conoscitivo del PS Note: Il documento, dopo una premessa, è organizzato come norme per le valutazioni dei piani attuativi e norme ambientali per i progetti. Le norme spesso configurano una valutazione
comparativa fra soluzioni da operare di concerto fra soggetti proponenti i progetti e amministrazione comunale. La parte introduttiva indica criteri generali ed alcuni valori di soglia per alcuni indicatori.
Allegato 1 – segue
Comune di san Quirico d'Orcia – Regolamento urbanistico Data di adozione: _ 05/08/2008 Data di approvazione: _ gg/mm/aaaa
SI [X] Titolo: _ Relazione di sintesi della valutazione integrata Documento a sé stante? NO [ ] Collocazione: _ Il documento è comunque replicato nella relazione generale
Relazione generale sulle attività di valutazione Valutazioni sugli effetti del piano
Tipologia del documento
Indirizzi per le valutazioni dei progetti e dei piani attuativi Coerenze interne allo strumento Coerenze esterne lungo la filiera di pianificazione
Elementi oggetto di valutazione
Valutazioni ambientali Valuta le previsioni dello strumento in cui si colloca Valuta gli effetti al momento in cui si concretizzeranno (schema di monitoraggio)
Tempistica della valutazione
Valuta i progetti da presentarsi (istruzioni tecniche) Documento di tipo tecnico-scientifico Documento di tipo normativo
Carattere del documento
Relazione discorsiva ed illustrativa Reperibilità: http://www.comunesanquirico.it/default.asp?cod=sq_01_07_02_06_01_01 Data accesso on-line: 26.03.2009 Fonti per l'impostazione tecnico-metodologica: Direttiva 2001/42/CE, L.R. 5/95 con istruzioni tecniche DGR n.1541 del 14.12.98 Fonti dei dati: Quadro conoscitivo del PS Note: Gli esiti effettivi della valutazione sono contenuti nella relazione generale del RU mentre questa è una relazione illustrativa della metodologia di valutazione. Suscita qualche
perplessità la scelta di non sottoporre a valutazione tutti gli interventi di riqualificazione. In effetti così si prende per buona la definizione contenuta nel piano senza verificare se tali interventi siano effettivamente di riqualificazione e/o non abbiano comunque effetti collaterali negativi. Le valutazioni sono espresse con un sistema di matrici che mettono in relazione gli obbiettivi del piano e del RU con i progetti di trasformazione ed esprimono dei giudizi di compatibilità ed adeguatezza dei secondi rispetto ai primi. In questo senso la valutazione non è solo di tipo ambientale, ma anche di coerenza interna, manca una valutazione di coerenza esterna, probabilmente ritenuta di utilità per il PS, ma non a questo livello.
Allegato 1 – segue
Comune di Siena – Piano strutturale Data di adozione: _ 09/02/2006 Data di approvazione: _ 13/02/2007
SI [ ] Titolo: _ Documento a sé stante? NO [X] Collocazione: _ Capitolo 16 della relazione generale
Relazione generale sulle attività di valutazione Valutazioni sugli effetti del piano
Tipologia del documento
Indirizzi per le valutazioni dei progetti e dei piani attuativi Coerenze interne allo strumento Coerenze esterne lungo la filiera di pianificazione
Elementi oggetto di valutazione
Valutazioni ambientali Valuta le previsioni dello strumento in cui si colloca Valuta gli effetti al momento in cui si concretizzeranno (schema di monitoraggio)
Tempistica della valutazione
Valuta i progetti da presentarsi (istruzioni tecniche) Documento di tipo tecnico-scientifico Documento di tipo normativo
Carattere del documento
Relazione discorsiva ed illustrativa Reperibilità: http://mapserver3.ldpassociati.it/siena/ps/ps_progetto.cfm Data accesso on-line: 26.03.2009 Fonti per l'impostazione tecnico-metodologica: L.R. 5/95, carta di Aalborg Fonti dei dati: Quadro conoscitivo PS Note: La valutazione delle coerenze è fatta attraverso un sistema di matrici che incrociano gli obbiettivi dei vari strumenti sovraordinati e gli effetti del piano. Lo schema viene replicato per le
politiche contenute nel piano, incrociate con le risorse e, in maniera innovativa, per le “attenzioni” previste nella carta di Aalborg. Le matrici sono un buono strumento di lavoro, ma è da notare che rendono difficile al lettore esterno farsi un idea di quanto i loro contenuti e le valutazioni che ne derivano coincidano con gli obbiettivi enunciati nel piano. Per la parte di compatibilità ambientale si propone uno schema generale che però rimanda per la vera valutazione a stadi futuri di implementazione. In questo senso dunque la relazione prefigura uno schema di valutazione e non una valutazione.
Allegato 1 – segue
Provincia di Livorno – Piano territoriale di coordinamento provinciale Data di adozione: _ 11/12/2008 Data di approvazione: _
SI [X] Titolo: _ Rapporto di valutazione integrate Documento a sé stante? NO [ ] Collocazione:
Relazione generale sulle attività di valutazione Valutazioni sugli effetti del piano
Tipologia del documento
Indirizzi per le valutazioni dei progetti e dei piani attuativi Coerenze interne allo strumento Coerenze esterne lungo la filiera di pianificazione
Elementi oggetto di valutazione
Valutazioni ambientali Valuta le previsioni dello strumento in cui si colloca Valuta gli effetti al momento in cui si concretizzeranno (schema di monitoraggio)
Tempistica della valutazione
Valuta i progetti da presentarsi (istruzioni tecniche) Documento di tipo tecnico-scientifico Documento di tipo normativo
Carattere del documento
Relazione discorsiva ed illustrativa Reperibilità: http://www.provincia.livorno.it/new/modules.php?name=Content&pa=showpage&pid=438 Data accesso on-line: 09.04.2009 Fonti per l'impostazione tecnico-metodologica: L.R. 1/05, direttiva 2001/42/CE e D.L.152/2006 Fonti dei dati: Quadro conoscitivo, piani regionali di settore Note: La prima parte è costituita da una relazione generale che contiene alcuni elementi di principio per l'individuazione di indicatori, ma solo come enunciazione di ordine teorico. Segue poi
un giudizio finale sintetico sulla compatibilità interna ed esterna con il PIT nel quale si fa riferimento a schede di valutazione (non contenute) e si dichiara che la coerenza è verificata. Vengono brevemente enunciati gli obbiettivi del PTCP in linea con le linee di forza della L.R. 1/05. Sugli aspetti ambientali la relazione evidenzia alcune problematiche per ognuno dei SEL compresi nella provincia. In generale è dunque una relazione che associa elementi diversi, ma che non dà in realtà conto in dettaglio di valutazioni, è più un riassunto mirato di elementi conoscitivi.
Allegato 1 – segue
Provincia di Prato – Piano territoriale di coordinamento provinciale Data di adozione: _ 23/07/2008 Data di approvazione: _ 04/02/2009
SI [X] Titolo: _ Relazione di sintesi Documento a sé stante? NO [ ] Collocazione:
Relazione generale sulle attività di valutazione Valutazioni sugli effetti del piano
Tipologia del documento
Indirizzi per le valutazioni dei progetti e dei piani attuativi Coerenze interne allo strumento Coerenze esterne lungo la filiera di pianificazione
Elementi oggetto di valutazione
Valutazioni ambientali Valuta le previsioni dello strumento in cui si colloca Valuta gli effetti al momento in cui si concretizzeranno (schema di monitoraggio)
Tempistica della valutazione
Valuta i progetti da presentarsi (istruzioni tecniche) Documento di tipo tecnico-scientifico Documento di tipo normativo
Carattere del documento
Relazione discorsiva ed illustrativa Reperibilità: http://mapserver.provincia.prato.it/prv_po/ptc2008/home/indice_ptc.php Data accesso on-line: 10.04.2009 Fonti per l'impostazione tecnico-metodologica: L.R. 1/05 e regolamento attuativo DPGR n.4R (BURT N.2 del 14.2.07), direttiva 2001/42/CE e D.L.152/2006, L.R. 5/95 con
istruzioni tecniche DGR n.1541 del 14.12.98, direttiva 92/43/CEE e successivo D.P.R. n.357 8/09/97 Fonti dei dati: Quadro conoscitivo Note: La coerenza rispetto alle politiche ed indirizzi della provincia è valutata in una tabella che elenca i secondi e dà un giudizio sintetico dell'apporto del PTCP ed in tabelle più analitiche
indicanti i settori coinvolti. La coerenza con gli atti di programmazione regionale è richiamata in maniere generale e non analizzata in dettaglio. La valutazione di impatto sulle risorse ambientali ha due aspetti, uno più qualitativo, uno di analisi quantitativa operato attraverso un database che connette le norme ai loro effetti di tipo ambientale, con indici di valutazione che vanno da + a – 2. Gli indici di valutazione sono attribuiti dell'operatore della valutazione stessa.
Allegato 1 – segue
Provincia di Pistoia – Piano territoriale di coordinamento provinciale Data di adozione: _ 18/12/2008 Data di approvazione: _ 21/04/2009
SI [X] Titolo: _ Relazione di sintesi Documento a sé stante? NO [ ] Collocazione:
Relazione generale sulle attività di valutazione Valutazioni sugli effetti del piano
Tipologia del documento
Indirizzi per le valutazioni dei progetti e dei piani attuativi Coerenze interne allo strumento Coerenze esterne lungo la filiera di pianificazione
Elementi oggetto di valutazione
Valutazioni ambientali Valuta le previsioni dello strumento in cui si colloca Valuta gli effetti al momento in cui si concretizzeranno (schema di monitoraggio)
Tempistica della valutazione
Valuta i progetti da presentarsi (istruzioni tecniche) Documento di tipo tecnico-scientifico Documento di tipo normativo
Carattere del documento
Relazione discorsiva ed illustrativa Reperibilità: http://www.provincia.pistoia.it/RISORSE_TERRITORIO/el_ptc.asp Data accesso on-line: 04.39.29 Fonti per l'impostazione tecnico-metodologica: L.R. 1/05 e regolamento attuativo DPGR n.4R (BURT N.2 del 14.2.07), direttiva 2001/42/CE, direttiva 2003/35/CEE, L.R.
49/99 Fonti dei dati: Quadro conoscitivo, Manuale sullo stato dell'ambiente della provincia di Pistoia (2004) Note: Le valutazioni di coerenza si aprono con una matrice che confronta gli obbiettivi del PTCP e le “risorse e sistemi del quadro conoscitivo” fornendo un giudizio sintetico per ogni
incrocio. Segue una valutazione di coerenza esterna che mette in relazione gli obbiettivi del piano con le previsioni dei PS della provincia; sono evidenziate in schemi a parte le relazioni relative alla disciplina paesaggistica e sostenibilità ambientale. La coerenza fra piano e PIT si avvale di altra matrice che confronta gli obbiettivi del PTCP ed i meta-obbiettivi ed obiettivi del PIT. Analizzate infine le coerenze fra PTCP e piani di settore (PSR, PSRL, Piano provinciale rifiuti, Piano faunistico venatorio, Piano provinciale aree sciistiche, Piano provinciale per la promozione della cultura e della pratica delle attività motorie ricreative e sportive).In tutte le matrici vengono espressi giudizi di sintesi secondo una scala a cinque gradini che va dalla piena coerenza alla piena contraddizione. Dopo le coerenze vengono valutati gli effetti del PTCP incrociando obbiettivi ed azioni con tematiche generali raggruppate nei capitoli: ambiente, territorio, sociale, economica, salute. La valutazione è sintetica secondo una scala a cinque livelli che va dagli effetti positivi a quelli critici e negativi. Per i casi di criticità e di negatività sono state elaborate matrici a sé contenenti alcuni indicatori e valutazioni di impatto più dettagliate. Tale parte apre la finestra del monitoraggio. Una valutazione di tipo strettamente ambientale è stata effettuata relativamente ai “siti natura 2000”
Allegato 2 QUADRO SINOTTICO DELLE VALUTAZIONI AMBIENTALI ED INTEGRATE
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Legenda:
Indicazioni di tipo metodologico e/o indicazioni per la valutazione di piani attuativi e progetti Valutazione generale sintetica del piano Valutazione generale estesa del piano Valutazione articolata per aree specifiche (generalmente per UTOE)
Piano Note Obbiettivi ambientali Indicatori PS Firenze Gli obbiettivi sono enunciati e
gli indicatori individuati. Si ha dunque uno strumento di monitoraggio pronto. Nella relazione non c'è però un report di valutazione, lo schema rimane al livello di linee guida ed indicazioni. Un approfondimento si ha per la mobilità.
Gli obbiettivi sono derivati dai materiali del piano, in particolare dai materiali su temi naturalistici del QC: • Aree naturali di elevato valore naturalistico di cui la conservazione
è prioritaria a. obbiettivi specifici per:
a.i. aree forestali a.ii. zone umide a.iii. aste fluviali a.iv. prati e pascoli a.v. aree agricole
• Aree semi-naturali la cui conservazione, recupero e gestione attiva son prioritari ◦ obbiettivi specifici per:
▪ boschi ed aree forestali ▪ prati e pascoli ▪ aree agricole
• Aree importanti per la creazione di corridoi ecologici e che devono essere soggette ad azioni di recupero ambientale, indicate in: ◦ Arno e affluenti ricadenti nel perimetro dell'urbanizzato
continuo e canali idrici ◦ varchi ecologici e scale di rimonta ◦ aree di recupero e/o restauro ambientale ◦ fasce di connessione ecologica
• Verde urbano, in particolare: ◦ parchi urbani ◦ ville storiche e verde di arredo ◦ aree agricole urbane
• Aree di scarso valore naturalistico
Individuati in riferimento alle indicazioni OCSE • Indice di copertura boschiva: rapporto percentuale tra la superficie forestale e
quella territoriale. • Specie floristiche e faunistiche di interesse conservazionistico: numero di specie,
numero di individui afferenti a ciascuna specie, distribuzione, classi di età nella popolazione (per gli animali).
• Habitat di interesse conservazionistico: habitat di particolare pregio, come da normativa 92/43/CE; numero di habitat per ha.
• Indice di biodiversità e di qualità dell'aria: frequenza di specie licheniche. • Aree protette: estensione e localizzazione delle aree - ha, numero e percentuale
sul territorio comunale. • Reti ecologiche: corridoi ecologici realizzati - numero dei corridoi, lunghezza e
superficie dei nodi. • Agricoltura biologica: superficie agricola utilizzata di biologico sul totale di sup.
agricola utilizzata. • Qualità acque superficiali: indice sintetico di qualità chimico-fisico-biologica delle
acque superficiali (SACA).
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Piano Note Obbiettivi ambientali Indicatori PS Orbetello Viene valutato il così definito
“bilancio ambientale locale” (BAL) per ognuna delle UTOE. I dati dimensionali sono relativi a: fabbisogno idrico, smaltimento fognature, incremento rifiuti, fabbisogno elettrico.
Indicati come gli obbiettivi di “tutela, salvaguardia e riqualificazione dei sistemi” del PTC.
Definiti nelle NTA e richiamati nella relazione di valutazione. Biodiversità: • indicatori di stato, sommariamente identificabili nel livello di naturalità dell’aria
(presenza di specie rare animali e di elementi monumentali vegetali) • indicatori di pressione come fattori di stress ambientale (traffico, occupazione del
suolo, assenza di depurazione, scarsa sensibilità ambientale della popolazione • indicatori di sostenibilità, identificabili nel potenziamento delle iniziative e degli
strumenti divulgativi; nell'incentivazione al mantenimento e alla definizione di nuovi sistemi arbustivi lungo le strade
Acqua: • indicatori di stato, articolati in consumi industriali, consumi civili, consumi per
irrigazione, superficie impermeabilizzata, presenza di impianti di depurazione privati
• indicatori di pressione, ovvero stime dei consumi con l’impiego delle attuali tecnologie, sia civili che industriali; stima di impermeabilizzazione del suolo per nuove opere pubbliche e private; stime sulla pressione depurativa
• indicatori di sostenibilità, ovvero quantità di acqua riciclata all’interno dei processi produttivi, diminuzione dei consumi
Aria: • indicatori di stato, ovvero dati sul traffico, consumi di gas metano per
riscaldamento, presenza di ripetitori della telefonia, rumore • indicatori di sostenibilità, ovvero sistemazioni ambientali per l’abbattimento del
rumore da traffico, nuova viabilità per decongestionare le zone urbane, costruzione di un efficiente trasporto pubblico, nuovi parcheggi e incentivo alla percorribilità ciclabile
Energia: • indicatori di stato, ovvero consumi industriali e civili, con stima emissione CO2 • indicatori di pressione, ovvero aumento dei consumi per attività produttive e
residenziali Rifiuti: • indicatori di stato, ovvero rifiuti articolati per origine, situazione dei punti di
raccolta, sistemi di smaltimento • indicatori di pressione: ovvero stime di produzione dei rifiuti, diffusione di cultura
della raccolta differenziata, programmazione di strutture idonee nel territorio • indicatori di sostenibilità ovvero incentivi e prescrizioni strategiche contenute nel
Piano
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Piano Note Obbiettivi ambientali Indicatori PS Val di Cornia Gli obbiettivi di sostenibilità,
su cui basare la valutazione, sono definiti a partire dai materiali del piano e da direttive ed accordi di livello nazionale ed internazionale.
Gli obbiettivi sono articolati in 10 capitoli che riportano obbiettivi generali. Alcuni sono poi articolati in una serie di obbiettivi specifici e, eventualmente, riportano alcuni indicatori (da notare che alcuni degli obbiettivi specifici appaiono comunque come di tipo generale):
ARIA E RUMORE miglioramento della qualità dell’aria Concentrazioni medie annue inquinanti (PM10,PTS,IPA,CO,NOX,SO2, CO2), numero
superamenti dei valori limite, numero centraline, produzione energia da fonti non rinnovabili, n° controlli nell’anno.
Numero veicoli circolanti, tasso di motorizzazione, auto/km2. Numero ordinanze emesse. miglioramento del clima acustico Numero superamenti valori limite, percentuale popolazione esposta a livelli di
rumore. Numero veicoli totali, tasso motorizzazione, autovetture/km2. Numero monitoraggi. Stato di realizzazione zonizzazione acustica Numero ordinanze ACQUA miglioramento qualità acque superficiali Classi di qualità Dlgs 152/1999 (IBE) Deficit depurazione (percentuale ab. allacciati ad impianto) Indice qualità batteriologia (IQB) Indice funzionalità fluviale (IFF) Numero controlli nell’anno miglioramento della qualità e protezione delle acque sotterranee Stato qualità ambientale e stato qualità per specifica destinazione (Dlgs 152/1999) Valori massimi arsenico e boro acque potabili Monitoraggi subsidenza Andamento falda da Carte isopiezometriche soddisfacimento del fabbisogno idrico ad uso civile Consumo idrico pro-capite (l/ab.giorno) risparmio della risorsa idrica e riequilibrio tra prelievi e consumi Consumo idrico pro capite (l/ab.giorno) Prelievo idrico (m3/anno) per usi industriali, irrigui e idro-potabili SUOLO riduzione delle aree a dissesto idrogeologico Aree pericolosità geologica e idraulica classe 4 Aree soggette a subsidenza Tratti di costa soggette a erosione (km di costa e km2 di arenile erosi) bonifica siti contaminati Numero siti da bonificare presenti elenchi regionali. Superficie bonificata su superficie da bonificare
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Piano Note Obbiettivi ambientali Indicatori riduzione dell'utilizzo delle cave Superficie aree ripristinate/superficie totale contenimento del consumo di suolo Percentuale superficie artificiale Percentuale superficie urbanizzata Superficie totale aree estrattive Percentuale superficie impianti industriali/superficie area industriale Numero di posti barca RIFIUTI riduzione della produzione di rifiuti Produzione pro capite rifiuti urbani e speciali Produzione rifiuti speciali industriali aumento della quota percentuale di rifiuti raccolti in modo differenziato Percentuale annua rifiuti raccolti differenziata Numero aziende convenzionate ASIU sostenibilità ambientale delle attività di raccolta, stoccaggio, trattamento
e/o smaltimento finale Quantità (t/anno) rifiuti smaltiti sul territorio per modalità smaltimento
ENERGIA riduzione consumi Quantità di energia (Mtep e kWh) pro-capite consumati aumento della quota di utilizzo di energie rinnovabili o assimilate Percentuale produzione da fonti rinnovabili Numero impianti eolici, fotovoltaici, solare-termico, biomassa, di cogenerazione aumento dell’efficienza energetica dell’attività industriale Quantità energia (Kwh e MTep) per unità di prodotto INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO riduzione dell’esposizione della popolazione all’inquinamento
elettromagnetico Numero asili, scuole, aree verdi attrezzate, strutture sanitarie, edifici adibiti a permanenza di persone superiore a 4 ore in prossimità sorgenti inquinamento elettromagnetico
Numero di controlli in un anno miglioramento dell’inserimento paesaggistico degli impianti ATTIVITÀ PRODUTTIVE E SERVIZI miglioramento delle performance ambientali delle industrie presenti Numero certificazioni ambientali e registrazioni EMAS crescita e sviluppo delle strutture legate ai prodotti tipici Numero prodotti marchio IGP e DOP sviluppo economico-produttivo difesa e promozione dello sviluppo delle attività agricole e zootecniche PAESAGGIO E NATURA valorizzazione delle emergenze architettoniche, storiche, ambientali e
naturalistiche dando prosecuzione all’esperienza virtuosa del sistema dei parchi
Risorse finanziarie adibite ai parchi , aree protette e riserve naturali
conservazione e qualificazione del territorio rurale prevenzione e mitigazione del rischio di incendi Superfici percorse da incendi conservazione biodiversità Superficie destinate a parchi, aree protette e riserve naturali MOBILITÀ, TRAFFICO ED INFRASTRUTTURE
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Piano Note Obbiettivi ambientali Indicatori potenziamento trasporto su rotaia miglioramento viabilità sviluppo sistema portuale miglioramento del sistema della mobilità dell’intera Val di Cornia SISTEMA INSEDIATIVO accentuazione del ruolo urbano di Piombino, (effetto città) riqualificazione dei tessuti urbani San Giovanni Valdarno
Indicazioni molto specifiche per la valutazione dei piani attuativi e dei progetti
Gli obbiettivi sono riassunti in senso molto generale dal PS: • Tutelare le risorse e la qualità dell'ambiente per uno sviluppo
sostenibile • Tutelare e promuovere la città storica, riqualificare i quartieri • Migliorare l'offerta abitativa
Non sono evidenziati indicatori specifici, ma le voci di valutazione delle “esternalità”: • Ambiente
◦ Suolo e sottosuolo ▪ Aspetti geologici, geomorfologici e sismici ▪ Riduzione superfici impermeabilizzate ▪ Uso razionale materie prime ▪ Gestione rifiuti
◦ Acqua ▪ Aspetti idraulici ▪ Contenimento consumi ▪ Riduzione volume acque da depurare
◦ Atmosfera ▪ Ambiente acustico ▪ Contenimento consumi energetici ▪ Protezione da inquinamento atmosferico e controllo emissioni gas
clima-alteranti ▪ Controllo inquinamento luminoso ▪ Protezione inquinamento elettromagnetico a bassa e alta frequenza
◦ Vegetazione, fauna ed ecosistemi • Insediamenti ed attività esistenti
◦ Qualità spazi pubblici e/o aperti ◦ Qualità opere di urbanizzazione ◦ Qualità edificazione
• Servizi • Mobilità
Sesto Fiorentino Si tratta di indicazioni per la valutazione dei piani attuativi e norme ambientali per i progetti.
Come indicatori di tipo generale sono indicati: Qualità dell'aria attraverso i rilevamenti delle centraline e delle mappe derivanti da campagne di biomionitoraggio Capacità di collettamento e depurazione
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Piano Note Obbiettivi ambientali Indicatori La parte dedicata a obbiettivi e indicatori ha meno rilevanza di altri casi data la natura di normativa di tipo ambientale del documento. Sono però individuati alcuni valori soglia per alcune voci rilevanti
Presenza di siti da bonificare Presenza di linee elettriche e antenne per la telefonia mobile
RU S. Quirico d'Orcia
Il sistema di valutazione si avvale di una serie di tabelle che riportano le invarianti strutturali ed un complesso sistema di obbiettivi, oltre ai riferimenti normativi
Non vengono esplicitamente descritti degli indicatori, alcuni obbiettivi sono però scritti in maniera da poter assumere allo stesso tempo il doppio ruolo. • Aria
◦ Inquinamento luminoso ▪ Risparmio energetico illuminazione esterna ▪ Contenimento emissioni luminose verso l'alto
◦ Inquinamento acustico ▪ Mantenere soglie comfort nei limiti della normativa
◦ Inquinamento elettromagnetico ▪ Minimizzare esposizione in applicazione criteri stabiliti da amministrazione provinciale
◦ Inquinamento atmosferico ▪ Contenere inquinamento atmosferico nei limiti di legge
• Acqua ◦ Tutela degli acquiferi
▪ Escludere attività in grado di generare significative infiltrazioni di inquinanti in falda ▪ Regolare le attività in grado di generare diminuzione del tempo di transito tra superficie e falda ▪ Garantire la compatibilità dei prelievi in falda con la rinnovabilità della risorsa ▪ Eliminare o circoscrivere effetti negativi di insediamenti e attività esistenti suscettibili di infiltrare inquinanti
◦ Tutela rischio idraulico ▪ Eliminare il rischio regolando trasformazioni urbanistiche e zone di esondazione
• Suolo ◦ Tutela della risorsa suolo
▪ Garantire coerenza trasformazioni agricole edilizie ed urbanistiche con caratteristiche dei suoli e stabilità versanti ▪ Attenuare fenomeni erosione ▪ Assicurare compatibilità ambientale aree estrattive
• Ecosistemi e paesaggio ◦ Profili generali ed articolazioni spaziali dello statuto
▪ Tutela biodiversità a scala di specie di comunità di paesaggio ▪ Tutela funzionalità sistemica mosaico territoriale (rete ecologica)
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Piano Note Obbiettivi ambientali Indicatori ▪ Persistenza e ripristino forme paesaggio storico ▪ Esercizio agricoltura coerente con caratteristiche geomorfologiche ed integrate nella funzionalità ecosistemica
◦ Obbiettivi generali sistemi di paesaggio ▪ Garantire persistenza visuali e assetti che connotano storicamente il paesaggio ▪ Tutela biodiversità con realizzazione e gestione rete ecologica ▪ Orientare gestione elementi fisionomici e strutturali della vegetazione verso assetti ad elevata naturalità ▪ mantenere e migliorare le relazioni percettive insediamenti-contesto disciplinando le trasformazioni delle aree di transizione ▪ Adottare area vasta per promozione di politiche per ecosistema e paesaggio ▪ Incentivazione per rimozione costruzioni precarie, mitigazione costruzioni incongrue e sostituzione vegetazione impropria ▪ Prevedere compensazioni paesaggistiche per nuove addizioni urbane ▪ Riqualificare le aree a bassa qualità paesaggistica ▪ Gestire il paesaggio in direzione del recupero degli assetti storici tutelando le emergenze e intervenendo sulle alterazioni ▪ Garantire la compatibilità con il contesto delle trasformazioni, oppure garantire mitigazioni
• Città e insediamenti ◦ Obbiettivi generali per il sistema funzionale insediamenti
▪ Garantire integrità, persistenza ed evoluzione caratteristiche distintive dell'esistente con riferimento agli edifici di interesse pubblico, agli spazi pubblici, ai pattern insediativi dei territori aperti
▪ promuovere forme di coordinamento intercomunale ▪ Migliorare vivibilità, qualità percettiva, ambientale e funzionale degli spazi pubblici ▪ Realizzare addizioni in forma compatta ed in adiacenza all'esistente ▪ Limitare l'incremento del carico urbanistico in zone rurali, comunque privilegiando il recupero ▪ Favorire il recupero del dismesso anche attraverso partenariato pubblico/privato ▪ Approccio unitario alle trasformazioni urbane con programmi complessi, estendere l'impatto su porzioni ampie di insediamento ▪ Applicare la perequazione ▪ Assicurare alta qualità paesaggistica alle fasce di contatto fra insediamento, attività produttive e territorio aperto ▪ Incrementare disponibilità alloggi a baso costo e in affitto ▪ Nuova edificazione e restauro di alta qualità con criteri di risparmio energetico ▪ Assicurare compatibilità trasformazioni e tutela siti archeologici
• Reti ◦ Rete stradale extraurbana secondaria
▪ Assicurare il ruolo della Cassia come direttrice principale di interesse regionale ▪ Mantenere efficienza rete limitando gli ampliamenti ▪ Inserire i tratti paesaggisticamente rilevanti in circuiti ciclo-pedonali
◦ Rete stradale extraurbana e strade vicinali ▪ Mantenere l'attuale assetto limitando i casi di asfaltatura
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Piano Note Obbiettivi ambientali Indicatori ◦ Rete strade urbane
▪ Incrementare parcheggi per residenti ▪ Assicurare manutenzione sede viaria e arredo verde
◦ Rete e ciclo delle acque ▪ Manutenzione e ammodernamento rete distribuzione e raccolta reflui ▪ Ammodernamento impianti di depurazione ▪ Garantire il fabbisogno aggiuntivo determinato da incrementi abitanti ▪ Realizzare nelle aree di trasformazione reti duali
◦ Ciclo dei rifiuti ▪ Assumere obbiettivi del piano provinciale dei rifiuti
◦ Reti elettriche ▪ Considerare impatto paesaggistico linee aeree con sostituzione in situazioni critiche ▪ Promuovere spostamento impianti con bassa compatibilità con insediamenti ▪ Eliminare reti palificate in disuso
◦ Reti gas metano ▪ Realizzare le reti nelle aree di trasformazione contestualmente alle urbanizzazioni primarie
◦ Reti telecomunicazioni ▪ Assicurare la disponibilità ADSL e reti banda larga
PS Siena Non vi sono valutazioni esplicitate, ma solo due matrici di riferimento per obbiettivi ed indicatori. La prima viene tratta dalla Carta di Aalborg, la seconda è specifica del piano. Le due non sono dunque direttamente relazionate se non ovviamente in linea teorica e di principio
Tratti dalla carta di Aalborg, si riportano solo i capitoli significativi per il nostro lavoro • Economia urbana
◦ Regolazione consumo suoli ▪ Coerenza trasformazioni agricole, edilizie ed urbanistiche
con caratteristiche e stabilità suoli ▪ Attenuare fenomeni erosione ▪ Assicurare compatibilità ambientale aree estrattive
◦ Conservazione habitat/reti ecologiche ▪ Incrementare tutela biodiversità ▪ Misure compensazione per riequilibrio pressione antropica ▪ Addizioni urbane compatte e in aderenza insediamenti
esistenti ▪ Area vasta come riferimento per politiche ed azioni in
materia di ecosistemi ◦ Aree verdi accessibili
▪ Tutelare aree verdi interne alle mura promuovendo funzioni compatibili con attività agricole
1 Sistema funzionale insediamenti 1.1 Integrità caratteristiche distintive 1.2 Contributo incremento qualità insediamenti 1.3 Contributo miglioramento qualità percettiva e funzionale spazi pubblici 1.4 Contenimento consumo di suolo 1.5 Contenimento incremento carico urbanistico nelle zone rurali 1.6 Recupero e riuso aree ed edifici dismessi 1.7 Approccio unitario trasformazioni urbane 1.8 Coerenza con trasporto pubblico 1.9 Applicazione perequazione 1.10 Produzione di alloggi a costi contenuti e disponibilità in affitto 1.11 Utilizzo criteri e tecniche risparmio energetico 2 Sistema rete viaria 2.1 Contributo efficienza della rete 2.2 Inserimento percettivo infrastrutture 2.3 Infrastrutture per sosta e ausilio mobilità pedonale 2.4 Compatibilità fra mobilità, fruizione spazi pubblici, comfort acustico, tutela
inquinamento 2.5 Contributo al bilanciamento mobilità individuale – offerta pubblica
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Piano Note Obbiettivi ambientali Indicatori ▪ Assicurare dotazione elevata, equilibrata e accessibile
verde urbano e territoriale ▪ Assicurare configurazione sistemica verde urbano e
territoriale ◦ Efficienza energetica edifici
▪ Modalità per il risparmio energetico su linee guida regionali
• Equità sociale ◦ Abitazioni fasce svantaggiate
▪ Incrementare produzione alloggi a prezzi contenuti ▪ Incrementare disponibilità affitti ▪ Prevederne presenza all’interno operazioni di recupero
aree dismesse e di nuova edificazione • Modelli sostenibili di uso del territorio
◦ Mantenimento buona densità insediativa ▪ Garantire integrità, persistenza ed evoluzione
caratteristiche distintive insediamenti ▪ Realizzare addizioni compatte in prossimità esistente ▪ Limitare incremento carico urbanistico in zone rurali ▪ Favorire trasformazione, recupero e riuso aree ed edifici
dismessi ◦ Mixité nelle trasformazioni urbane
▪ Incrementare qualità insediamenti in prossimità confini comunali con coordinamento
▪ Migliorare vivibilità e qualità percettiva/funzionale spazi pubblici
▪ Approccio unitario alle trasformazioni urbane (programmi complessi integrati)
▪ Applicazione perequazione • Modelli sostenibili mobilità urbana
◦ Misure riduzione mobilità ▪ Massimizzare utilizzo infrastrutture sosta e ausilio mobilità
pedonale ▪ Bilanciare mobilità individuale - offerta pubblica
◦ Contenimento uso superfluo veicoli a motore ▪ Utilizzare atti di pianificazione di settore come strumento di
2.6 Contributo miglioramento accessibilità centri attrattori 2.7 Vivibilità, accessibilità, sicurezza aree limitrofe plessi scolastici 3 Sistema rete ferroviaria 3.1 Contributo incremento offerta mobilità 3.2 Contributo interconnessioni sistemi trasporto 3.3 Contributo incremento fermate intorno al perimetro urbano 4 Ciclo acqua 4.1 Manutenzione e ammodernamento rete adduzione 4.2 Manutenzione e completamento impianti depurazione 4.3 Programmazione fabbisogno aggiuntivo indotto incremento insediamenti 4.4 Realizzazione reti duali 5 Ciclo rifiuti 5.1 Coerenza obbiettivi piano provinciale rifiuti 6 Reti energia elettrica 6.1 Impatto paesaggistico linee aeree 6.2 Profili di compatibilità linee e impianti con insediamenti urbani 7 Reti gas metano 7.1.1 Realizzazione contestuale urbanizzazioni primarie 7.1.2 Estensione rete aree sovrastanti acquiferi sensibili di classe 1 8 Reti telecomunicazione 8.1 Realizzazione contestuale urbanizzazioni primarie 9 Inquinamento luminoso 9.1 Contributo al risparmio energetico 9.2 Contenimento emissioni luminose verso l'alto 10 Inquinamento acustico 10.1 Contenimento entro soglie da normativa 10.2 Verifica comfort con misure sul campo 10.3 Realizzazioni modellazioni suolo e sistemazioni verdi per il comfort 11 Inquinamento elettromagnetico 11.1 Contributo al mantenimento esposizioni entro limiti normativa 11.2 Prossimità aree protette LR 49/95 11.3 Prossimità a parchi pubblici 12 Inquinamento atmosferico 12.1 Operatività controllo scarichi in atmosfera 12.2 Coerenza con il piano generale trasporti urbani
Allegato 2 - segue
Piano Note Obbiettivi ambientali Indicatori regolazione
◦ Promuovere mezzi di trasporto compatibili ▪ Incrementare offerta mobilità su ferro e interconnessione
con TPL e con mobilità privata ◦ Integrazione tra sistemi di trasporto
▪ Aumentare fermate interne perimetro urbano • Responsabilità riguardanti il clima
◦ Misure riduzione gas serra ▪ Assicurare operatività monitoraggi ▪ Controllo scarichi in atmosfera ▪ Regolamentazione del traffico attraverso il piano generale
trasporti urbani ▪ Incremento verde urbano e territoriale ▪ Incentivare forme di mobilità a minori emissioni
• Prevenzione inquinamento ecosistema ◦ Inquinamento idrico
▪ Escludere attività che generano infiltrazione nelle falde di inquinanti
▪ Regolare attività in grado di generare diminuzione del tempo di transito tra superficie e falda
▪ Garantire prelievi acque sotterranee compatibili con rinnovabilità risorsa
▪ Eliminare/circoscrivere effetti negativi insediamenti/attività esistenti suscettibili di infiltrare inquinanti
◦ Inquinamento suolo ▪ Coerenza trasformazioni agricole, edilizie ed urbanistiche
con caratteristiche e stabilità suoli ▪ Ciclo dei rifiuti coerente con piano provinciale rifiuti
PTCP Prato Le valutazioni ambientali più di dettaglio vengono effettuate nel documento “Stato dell'ambiente e della sostenibilità in provincia di Prato”. Nella relazione di valutazione vengono riportati alcuni indicatori in maniera sintetica. Gli obbiettivi invece
• Aria ◦ Emissioni clima-alteranti ◦ Sorgenti di emissioni clima-alteranti ◦ Contributo all’effetto serra ◦ Emissioni inquinanti atmosferici ◦ Sorgenti di emissioni atmosferiche ◦ Qualità dell’aria ◦ Superamento dei limiti di qualità
Allegato 2 - segue
Piano Note Obbiettivi ambientali Indicatori non vengono riportati, ma si fa riferimento alle NTA
◦ Biomonitoraggio ◦ Inquinamento acustico ◦ Classificazione acustica ◦ Popolazione esposta all’inquinamento acustico ◦ Inquinamento elettromagnetico: emissioni
• Acqua ◦ Prelievi delle risorse idriche ◦ Pozzi ◦ Fonti e sorgenti ◦ Qualità dei corsi d’acqua superficiali ◦ Depurazione delle acque reflue ◦ Acquedotto industriale
• Suolo ◦ Indice di artificializzazione ◦ Esposizione a rischio di frane ◦ Esposizione a fenomeni alluvionali ◦ Siti da bonificare ◦ Livelli piezometrici di falda ◦ Suolo: cave
• Biodiversità ◦ Sistema delle aree protette e rete natura 2000 ◦ Habitat ◦ Biodiversità: specie vegetali ◦ Biodiversità: specie animali
• Paesaggio ◦ Aree sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologico ◦ Edifici e manufatti di valore ◦ Alberi monumentali ◦ Geositi
• Economia ◦ Ricchezza generata ◦ Consumi ◦ Caratterizzazione del sistema economico ◦ Occupazione e disoccupazione
• Industria
Allegato 2 - segue
Piano Note Obbiettivi ambientali Indicatori ◦ Carichi ambientali delle attività industriali ◦ Incidenti sul lavoro ◦ Sistemi di gestione ambientale
• Agricoltura ◦ Utilizzazione della superficie agricola ◦ Uso dei terreni delle aziende agricole ◦ Agricoltura biologica
• Turismo ◦ Densità delle presenze turistiche ◦ Ricettività turistica ◦ Agriturismi
• Società ◦ Domanda e offerta di servizi ◦ Livello di istruzione ◦ Criminalità e criminalità minorile ◦ Vecchiaia e dipendenza ◦ Immigrazione
• Insediamenti ◦ Densità popolazione ◦ Densità di popolazione nelle aree urbane ◦ Patrimonio edilizio ◦ Accessibilità delle aree di verde pubblico ◦ Accessibilità dei servizi locali
• Energia ◦ Consumi energetici per vettore ◦ Consumi energetici per settore ◦ Consumi elettrici per settore ◦ Intensità energetica ◦ Programmi e progetti energetici locali
• Mobilità ◦ La domanda di mobilità di persone e merci ◦ Quantità e qualità della motorizzazione ◦ L’offerta di trasporto pubblico ◦ Infrastrutture ◦ Infrastrutture per la mobilità lenta
Allegato 2 - segue
Piano Note Obbiettivi ambientali Indicatori ◦ Incidentalità stradale
• Rifiuti ◦ Intensità di produzione dei rifiuti ◦ Produzione, recupero e smaltimento di rifiuti urbani ◦ Produzione, recupero e smaltimento di rifiuti speciali
PTCP Pistoia Una valutazione strettamente di tipo ambientale è stata effettuata relativamente ai “siti natura 2000”. Obbiettivi e azioni vengono invece incrociati con più tematiche: ambiente, territorio, sociale, economica, salute, in una matrice che non riporta indicatori. Gli indicatori invece fanno parte della matrici di valutazione degli effetti critici e sono relazionati alle azioni che determinano tali effetti. Le due colonne qui di fianco non sono dunque legate da una correlazione diretta ed immediata.
A1) Salvaguardia Sistema Policentrico degli insediamenti A2) Consolidamento e sviluppo attività economiche come patrimonio
territoriale, economico sociale e culturale A3) Tutela “patrimonio collinare” come recupero, valorizzazione del
paesaggio, dell’ambiente e del territorio rurale, come risorsa produttiva e presidio ambientale
A4) Tutela beni paesaggistici di interesse unitario regionale di cui al P.I.T.
B1) Tutela risorse naturali B2) Difesa suolo da rischi comuni e situazioni fragilità idraulica e
geomorfologica C) Tutela e valorizzazione città e insediamenti di antica formazione,
riqualificazione insediamenti consolidati e di recente formazione D) Miglioramento accessibilità al sistema insediativo e in generale
della mobilità, attraverso potenziamento delle infrastrutture e integrazione di diverse modalità di trasporto
E) Razionalizzazione di reti e servizi tecnologici e delle infrastrutture di interesse provinciale
F) Incremento della qualità edilizia che garantisca riduzione dei consumi energetici, salvaguardia dell'ambiente, ricorso a tecniche di edilizia sostenibile
G) Incentivazione della pianificazione sovra-comunale e promozione perequazione territoriale
AMBIENTE • Aria
◦ emissioni totali CO2
◦ emissioni totali PM10
◦ variazioni emissioni industriali CO2
◦ variazioni emissioni industriali PM10 • Acqua
◦ fabbisogni idrici civili ◦ carico organico potenziale degli scarichi settore turismo ◦ aumento fabbisogni idrici industriali ◦ variazioni carico organico potenziale scarichi industriali ◦ variazione fabbisogno idrico teorico settore agricolo
• Energia ◦ variazione consumi elettrici ◦ aumento consumi elettrici industriali ◦ aumento consumi combustibili fossili
• Clima ◦ variazione temperatura media annuale ◦ variazione temperatura massima media annuale nelle aree urbanizzate
• Rifiuti ◦ variazione della produzione di rifiuti urbani
• Biodiversità ◦ densità infrastrutture ecologiche a livello territoriale ◦ eventuale diminuzione delle infrastrutture ecologiche a livello territoriale
TERRITORIO • Uso suolo
◦ variazioni superficie aree produttive ◦ aumento superficie aree viarie
• Trasporti ◦ incremento rete viaria (km) ◦ Infrastrutture
Allegato 2 - segue
Piano Note Obbiettivi ambientali Indicatori ◦ incremento della densità della rete elettrica per unità di superficie
• Paesaggio ◦ modifica degli elementi di pregio, ambientale, storico, identitario e
paesaggistico • Tendenze demografiche
◦ variazione pop. residente SALUTE • Mortalità
◦ variazione del numero di incidenti mortali sul lavoro • Infortuni sul lavoro
◦ variazione n. infortuni denunciati ECONOMIA
◦ aumenti tariffari ◦ costi necessari alla razionalizzazione dei consumi idrici e agli smaltimento
dei reflui ◦ costi necessari alla riduzione o alla mitigazione delle emissioni ◦ costi necessari agli interventi di compensazione ◦ aumento dei costi di progettazione o di esecuzione ◦ costi necessari all'adeguamento impiantistico
Allegato 3 - segue
Allegato 3 - segue
Allegato 3 INDICE DI FRAMMENTAZIONE DA URBANIZZAZIONE PER COMUNE
Nome Indice al 1996
Indice al 2007
AULLA 0,5230 0,5493 BAGNONE 0,2244 0,2377 CARRARA 2,5732 2,5684 CASOLA IN LUNIGIANA 0,1615 0,1615 COMANO 0,1023 0,1023 FILATTIERA 0,2257 0,2458 FIVIZZANO 0,3498 0,3705 FOSDINOVO 0,2975 0,3066 LICCIANA NARDI 0,3299 0,3442 MASSA 2,7057 2,7251 MONTIGNOSO 1,5181 1,4945 MULAZZO 0,3077 0,3267 PODENZANA 0,2158 0,2158 PONTREMOLI 0,3202 0,3518 TRESANA 0,1621 0,1621 VILLAFRANCA IN LUNIGIANA 0,7098 0,7996 ZERI 0,1763 0,1824 ALTOPASCIO 2,0005 2,4213 BAGNI DI LUCCA 0,2301 0,2401 BARGA 0,9568 1,0267 BORGO A MOZZANO 0,5499 0,6316 CAMAIORE 1,7078 1,7551 CAMPORGIANO 0,3734 0,3987 CAPANNORI 2,9202 3,0437 CAREGGINE 0,1776 0,1776 CASTELNUOVO DI GARFAGNANA 0,9538 0,9953 CASTIGLIONE DI GARFAGNANA 0,3195 0,3358 COREGLIA ANTELMINELLI 0,3626 0,3845 FABBRICHE DI VALLICO 0,0462 0,0462 FORTE DEI MARMI 2,5584 2,6610 FOSCIANDORA 0,1362 0,1362 GALLICANO 0,6097 0,6375 GIUNCUGNANO 0,0951 0,0951 LUCCA 2,9324 2,9677 MASSAROSA 1,2560 1,3751 MINUCCIANO 0,3638 0,3732 MOLAZZANA 0,1372 0,1640 MONTECARLO 0,8473 0,9528 PESCAGLIA 0,3451 0,3581 PIAZZA AL SERCHIO 0,2393 0,2528 PIETRASANTA 3,5137 3,5774 PIEVE FOSCIANA 0,2857 0,3303 PORCARI 1,8859 2,0638 SAN ROMANO IN GARFAGNANA 0,2690 0,2914 SERAVEZZA 1,4342 1,4501 SILLANO 0,0600 0,0648 STAZZEMA 0,3533 0,3606 VAGLI SOTTO 0,1394 0,1502 VERGEMOLI 0,1443 0,1443 VIAREGGIO 2,9919 3,0783 VILLA BASILICA 0,2196 0,2302
Nome Indice al 1996
Indice al 2007
VILLA COLLEMANDINA 0,1551 0,1713 ABETONE 0,1214 0,1240 AGLIANA 2,0852 2,1409 BUGGIANO 1,0882 1,1591 CUTIGLIANO 0,2399 0,2558 LAMPORECCHIO 0,7522 0,8342 LARCIANO 0,7614 0,8245 MARLIANA 0,3759 0,3759 MASSA E COZZILE 1,0013 1,0159 MONSUMMANO TERME 1,3794 1,4204 MONTALE 0,5519 0,5814 MONTECATINI TERME 1,6825 1,7404 PESCIA 0,8536 0,9039 PIEVE A NIEVOLE 1,7489 1,7676 PISTOIA 1,8954 1,9864 PITEGLIO 0,2565 0,2866 PONTE BUGGIANESE 0,9011 0,9901 QUARRATA 1,9155 2,0364 SAMBUCA PISTOIESE 0,1716 0,1775 SAN MARCELLO PISTOIESE 0,4880 0,5008 SERRAVALLE PISTOIESE 0,9848 1,0574 UZZANO 0,9631 1,0688 CHIESINA UZZANESE 1,4285 1,5755 BAGNO A RIPOLI 1,3709 1,4930 BARBERINO DI MUGELLO 0,7874 1,1401 BARBERINO VAL D'ELSA 0,5260 0,7440 BORGO SAN LORENZO 0,6704 0,8128 CALENZANO 0,9496 1,0165 CAMPI BISENZIO 2,9399 3,1579 CAPRAIA E LIMITE 0,3186 0,3682 CASTELFIORENTINO 0,9584 1,0574 CERRETO GUIDI 0,8092 0,9776 CERTALDO 0,6313 0,7446 DICOMANO 0,2931 0,3059 EMPOLI 2,1784 2,3175 FIESOLE 1,0685 1,1249 FIGLINE VALDARNO 0,8677 0,9789 FIRENZE 5,4459 5,3759 FIRENZUOLA 0,5051 0,7300 FUCECCHIO 1,4266 1,5674 GAMBASSI TERME 0,3556 0,4200 GREVE IN CHIANTI 0,6848 0,7476 IMPRUNETA 1,0643 1,2608 INCISA IN VAL D'ARNO 0,5609 0,6574 LASTRA A SIGNA 0,9687 1,0756 LONDA 0,1679 0,1769 MARRADI 0,2480 0,2928 MONTAIONE 0,3594 0,4385 MONTELUPO FIORENTINO 1,2319 1,2942 MONTESPERTOLI 0,7232 0,8437 PALAZZUOLO SUL SENIO 0,1659 0,1860
Allegato 3 - segue
Nome Indice al 1996
Indice al 2007
PELAGO 0,5979 0,6918 PONTASSIEVE 0,6671 0,7082 REGGELLO 0,8884 1,0282 RIGNANO SULL'ARNO 0,7349 0,7783 RUFINA 0,4681 0,4830 SAN CASCIANO IN VAL DI PESA 1,0029 1,1492 SAN GODENZO 0,1566 0,1776 SAN PIERO A SIEVE 0,4726 0,6818 SCANDICCI 1,3241 1,4871 SCARPERIA 0,7291 0,8919 SESTO FIORENTINO 1,6669 1,7493 SIGNA 1,3538 1,6583 TAVARNELLE VAL DI PESA 0,7183 0,8353 VAGLIA 0,4210 0,4898 VICCHIO 0,5519 0,6310 VINCI 0,8452 0,9772 BIBBONA 0,5681 0,7472 CAMPIGLIA MARITTIMA 1,2291 1,5300 CAMPO NELL'ELBA 0,5854 0,6499 CAPOLIVERI 1,0732 1,1793 CAPRAIA ISOLA 0,0423 0,0423 CASTAGNETO CARDUCCI 0,8101 0,9486 CECINA 1,9032 2,0968 COLLESALVETTI 1,3714 1,6666 LIVORNO 2,8700 2,8738 MARCIANA 0,4365 0,4619 MARCIANA MARINA 0,5850 0,6079 PIOMBINO 1,4214 1,5996 PORTO AZZURRO 0,5670 0,6726 PORTOFERRAIO 1,1462 1,2918 RIO MARINA 0,5260 0,6176 RIO NELL'ELBA 0,3610 0,4018 ROSIGNANO MARITTIMO 1,8577 2,1260 SAN VINCENZO 1,1141 1,3260 SASSETTA 0,1978 0,1978 SUVERETO 0,2539 0,3950 BIENTINA 0,7261 0,8642 BUTI 0,2284 0,2822 CALCI 0,3536 0,3696 CALCINAIA 1,1953 1,4685 CAPANNOLI 0,3571 0,5049 CASALE MARITTIMO 0,3698 0,4088 CASCIANA TERME 0,2850 0,2878 CASCINA 1,5137 1,7387 CASTELFRANCO DI SOTTO 0,7254 0,9553 CASTELLINA MARITTIMA 0,1672 0,1894 CASTELNUOVO DI VAL DI CECINA 0,1719 0,1953 CHIANNI 0,1908 0,2169 CRESPINA 0,5916 0,7232 FAUGLIA 0,5771 0,6881 GUARDISTALLO 0,0788 0,0788 LAJATICO 0,0972 0,1362 LARI 0,9568 1,1561 LORENZANA 0,1303 0,1920
Nome Indice al 1996
Indice al 2007
MONTECATINI VAL DI CECINA 0,1429 0,1509 MONTESCUDAIO 0,2895 0,3364 MONTEVERDI MARITTIMO 0,0655 0,0791 MONTOPOLI IN VAL D'ARNO 0,8391 0,9839 ORCIANO PISANO 0,2250 0,2250 PALAIA 0,1139 0,2701 PECCIOLI 0,2799 0,3512 PISA 2,4275 2,6324 POMARANCE 0,2386 0,2643 PONSACCO 0,8777 1,0555 PONTEDERA 1,3881 1,8428 RIPARBELLA 0,1520 0,1988 SAN GIULIANO TERME 1,5187 1,7091 SAN MINIATO 1,1993 1,3624 SANTA CROCE SULL'ARNO 1,4956 1,8468 SANTA LUCE 0,2018 0,2086 SANTA MARIA A MONTE 1,1285 1,2307 TERRICCIOLA 0,4034 0,5046 VECCHIANO 0,5072 0,5764 VICOPISANO 0,8115 0,8497 VOLTERRA 0,2746 0,2876 ANGHIARI 0,3732 0,4053 AREZZO 1,9142 2,2682 BADIA TEDALDA 0,1584 0,1669 BIBBIENA 0,5558 0,6314 BUCINE 0,5167 0,6340 CAPOLONA 0,3677 0,3919 CAPRESE MICHELANGELO 0,1936 0,2513 CASTEL FOCOGNANO 0,3205 0,3541 CASTELFRANCO DI SOPRA 0,1750 0,2072 CASTEL SAN NICCOLO' 0,3578 0,3624 CASTIGLION FIBOCCHI 0,2852 0,3168 CASTIGLION FIORENTINO 0,8519 1,0425 CAVRIGLIA 0,8521 1,0157 CHITIGNANO 0,0850 0,0850 CHIUSI DELLA VERNA 0,2387 0,2540 CIVITELLA IN VAL DI CHIANA 0,9166 0,9861 CORTONA 0,8559 1,0145 FOIANO DELLA CHIANA 0,8209 1,0221 LATERINA 0,6132 0,7633 LORO CIUFFENNA 0,3191 0,3398 LUCIGNANO 0,4920 0,5844 MARCIANO DELLA CHIANA 0,4717 0,6350 MONTEMIGNAIO 0,1359 0,1359 MONTERCHI 0,3611 0,3896 MONTE SAN SAVINO 0,7704 0,8831 MONTEVARCHI 0,9865 1,1095 ORTIGNANO RAGGIOLO 0,0791 0,0791 PERGINE VALDARNO 0,3219 0,3473 PIAN DI SCO' 0,4231 0,5256 PIEVE SANTO STEFANO 0,3102 0,3306 POPPI 0,4115 0,4420 PRATOVECCHIO 0,3136 0,3330 SAN GIOVANNI VALDARNO 1,2657 1,4034
Allegato 3 - segue
Nome Indice al 1996
Indice al 2007
SANSEPOLCRO 0,8094 0,8533 SESTINO 0,1836 0,2031 STIA 0,2192 0,2285 SUBBIANO 0,3667 0,4114 TALLA 0,1148 0,1228 TERRANUOVA BRACCIOLINI 0,7753 0,9999 ABBADIA SAN SALVATORE 0,2329 0,2409 ASCIANO 0,3106 0,3670 BUONCONVENTO 0,2247 0,2598 CASOLE D'ELSA 0,2648 0,3087 CASTELLINA IN CHIANTI 0,2317 0,2940 CASTELNUOVO BERARDENGA 0,3375 0,4873 CASTIGLIONE D'ORCIA 0,2400 0,2935 CETONA 0,3890 0,4520 CHIANCIANO TERME 0,4873 0,5906 CHIUSDINO 0,1502 0,1627 CHIUSI 0,9380 1,1455 COLLE DI VAL D'ELSA 0,5941 0,6999 GAIOLE IN CHIANTI 0,1661 0,1926 MONTALCINO 0,2643 0,3503 MONTEPULCIANO 0,9834 1,1271 MONTERIGGIONI 0,5426 0,6517 MONTERONI D'ARBIA 0,3890 0,4284 MONTICIANO 0,0662 0,1022 MURLO 0,1060 0,1269 PIANCASTAGNAIO 0,1572 0,1864 PIENZA 0,2262 0,2599 POGGIBONSI 1,0476 1,2718 RADDA IN CHIANTI 0,1653 0,2018 RADICOFANI 0,1082 0,1234 RADICONDOLI 0,1351 0,1530 RAPOLANO TERME 0,5857 0,6441 SAN CASCIANO DEI BAGNI 0,1736 0,1984 SAN GIMIGNANO 0,3901 0,4796 SAN GIOVANNI D'ASSO 0,1488 0,1870 SAN QUIRICO D'ORCIA 0,1342 0,1645 SARTEANO 0,2330 0,2905 SIENA 1,9142 2,0484 SINALUNGA 1,0769 1,2074
Nome Indice al 1996
Indice al 2007
SOVICILLE 0,6039 0,6672 TORRITA DI SIENA 0,6611 0,7087 TREQUANDA 0,1729 0,1863 ARCIDOSSO 0,3521 0,3666 CAMPAGNATICO 0,3057 0,3945 CAPALBIO 0,2085 0,2872 CASTEL DEL PIANO 0,2475 0,2964 CASTELL'AZZARA 0,0940 0,1140 CASTIGLIONE DELLA PESCAIA 0,5016 0,5652 CINIGIANO 0,2308 0,3136 CIVITELLA PAGANICO 0,1408 0,1956 FOLLONICA 0,6127 0,7392 GAVORRANO 0,4870 0,6204 GROSSETO 1,3776 1,5919 ISOLA DEL GIGLIO 0,1671 0,1753 MAGLIANO IN TOSCANA 0,1772 0,2074 MANCIANO 0,2171 0,2586 MASSA MARITTIMA 0,1187 0,1355 MONTE ARGENTARIO 0,6222 0,8249 MONTIERI 0,0662 0,0731 ORBETELLO 0,4948 0,5751 PITIGLIANO 0,1315 0,1556 ROCCALBEGNA 0,0959 0,1054 ROCCASTRADA 0,2089 0,2560 SANTA FIORA 0,3282 0,3420 SCANSANO 0,2168 0,2771 SCARLINO 0,3967 0,4934 SEGGIANO 0,1304 0,1575 SORANO 0,2381 0,2793 MONTEROTONDO MARITTIMO 0,0723 0,1045 SEMPRONIANO 0,1057 0,1236 CANTAGALLO 0,3321 0,3681 CARMIGNANO 1,1604 1,3872 MONTEMURLO 0,9190 1,0272 POGGIO A CAIANO 1,2148 1,2247 PRATO 4,1140 4,1964 VAIANO 0,6997 0,7785 VERNIO 0,4565 0,5556
Allegato 3 - segue
Allegato 3 - segue
Allegato 4 MATRICE DI CONFRONTO TRA OBIETTIVI E INDICATORI DI UN CAMPIONE DI PIANI URBANISTICI
Alleg
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In
dica
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Obbi
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i
Indice di biodiversità e di qualità dell'aria: frequenza di specie licheniche
Concentrazioni medie annue inquinanti (PM10,PTS,IPA,CO,NOX,SO2)
Numero superamenti dei valori limite (PM10,PTS,IPA,CO,NOX,SO2)
Emissioni climalteranti (CO2 ed equivalenti)
Consumo idrico pro-capite (l/ab.giorno)
Prelievo idrico per usi industriali, irrigui e idropotabili (m3/anno)
Andamento falda
Numero pozzi
Esistenza ed estensione rete idrica industriale
Indice sintetico di qualità chimico-fisico-biologica delle acque superficiali (SACA)
Stato qualità ambientale e stato qualità per specifica destinazione Dlgs 152/1999 (IBE)
Indice qualità batteriologia (IQB)
Indice funzionalità fluviale (IFF)
Valori massimi arsenico e boro acque potabili di falda
Deficit depurazione (% ab. eq. allacciati ad impianto)
Superfici impermeabilizzate
Indice di artificializzazione
Aree pericolosità geologica e idraulica classe 4
Esposizione a rischio di frane
Aree soggette a subsidenza
Tratti di costa soggette a erosione (km di costa e km2 di arenile erosi
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Indice di biodiversità e di qualità dell'aria: frequenza di specie licheniche
Concentrazioni medie annue inquinanti (PM10,PTS,IPA,CO,NOX,SO2)
Numero superamenti dei valori limite (PM10,PTS,IPA,CO,NOX,SO2)
Emissioni climalteranti (CO2 ed equivalenti)
Consumo idrico pro-capite (l/ab.giorno)
Prelievo idrico per usi industriali, irrigui e idropotabili (m3/anno)
Andamento falda
Numero pozzi
Esistenza ed estensione rete idrica industriale
Indice sintetico di qualità chimico-fisico-biologica delle acque superficiali (SACA)
Stato qualità ambientale e stato qualità per specifica destinazione Dlgs 152/1999 (IBE)
Indice qualità batteriologia (IQB)
Indice funzionalità fluviale (IFF)
Valori massimi arsenico e boro acque potabili di falda
Deficit depurazione (% ab. eq. allacciati ad impianto)
Superfici impermeabilizzate
Indice di artificializzazione
Aree pericolosità geologica e idraulica classe 4
Esposizione a rischio di frane
Aree soggette a subsidenza
Tratti di costa soggette a erosione (km di costa e km2 di arenile erosi
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Produzione pro capite rifiuti urbani e speciali
Produzione rifiuti speciali industriali
Situazione dei punti di raccolta rifiuti
Quantità (T/anno) rifiuti smaltiti sul territorio per modalità smaltimento
Percentuale annua rifiuti raccolti differenziata
Numero siti da bonificare presenti elenchi regionali
Superficie bonificata su superficie da bonificare
Superficie totale aree estrattive
Superficie aree estrattive ripristinate/superficie totale
Quantità di energia (Mtep e kWh) pro-capite consumati
Quantità energia (Kwh e MTep) per unità di prodotto
Percentuale produzione da fonti rinnovabili
Numero impianti produzione energia da fonti rinnovabili
Consumi energetici per vettore
Consumi energetici per settore economico di attività
Percentuale superficie artificiale su totale
Percentuale superficie urbanizzata su totale
Recupero e riuso aree ed edifici dismessi
Integrità caratteristiche distintive dei sistemi insediativi
Qualità percettiva e funzionale spazi pubblici
Approccio unitario trasformazioni urbane
Applicazione perequazione
Produzione di alloggi a costi contenuti
Disponibilità in affitto
Utilizzo criteri e tecniche risparmio energetico
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Situazione dei punti di raccolta rifiuti
Quantità (T/anno) rifiuti smaltiti sul territorio per modalità smaltimento
Percentuale annua rifiuti raccolti differenziata
Numero siti da bonificare presenti elenchi regionali
Superficie bonificata su superficie da bonificare
Superficie totale aree estrattive
Superficie aree estrattive ripristinate/superficie totale
Quantità di energia (Mtep e kWh) pro-capite consumati
Quantità energia (Kwh e MTep) per unità di prodotto
Percentuale produzione da fonti rinnovabili
Numero impianti produzione energia da fonti rinnovabili
Consumi energetici per vettore
Consumi energetici per settore economico di attività
Percentuale superficie artificiale su totale
Percentuale superficie urbanizzata su totale
Recupero e riuso aree ed edifici dismessi
Integrità caratteristiche distintive dei sistemi insediativi
Qualità percettiva e funzionale spazi pubblici
Approccio unitario trasformazioni urbane
Applicazione perequazione
Produzione di alloggi a costi contenuti
Disponibilità in affitto
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Manutenzione e completamento impianti depurazione
Reti duali scarico acque
Accessibilità delle aree di verde pubblico
Accessibilità dei servizi locali
Numero prodotti marchio IGP e DOP
Ricchezza generata
Occupazione e disoccupazione
Incidenti sul lavoro
Utilizzazione della superficie agricola
Uso dei terreni delle aziende agricole
Agricoltura biologica (superficie agricola biologico sul totale di sup. agricola utilizzata)
Densità delle presenze turistiche
Ricettività turistica
Agriturismi
Percentuale superficie impianti industriali/superficie area industriale
Numero certificazioni ambientali e registrazioni EMAS
Quantità di acqua riciclata all’interno dei processi produttivi
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Manutenzione e ammodernamento rete adduzione acqua
Manutenzione e completamento impianti depurazione
Reti duali scarico acque
Accessibilità delle aree di verde pubblico
Accessibilità dei servizi locali
Numero prodotti marchio IGP e DOP
Ricchezza generata
Occupazione e disoccupazione
Incidenti sul lavoro
Utilizzazione della superficie agricola
Uso dei terreni delle aziende agricole
Agricoltura biologica (superficie agricola biologico sul totale di sup. agricola utilizzata)
Densità delle presenze turistiche
Ricettività turistica
Agriturismi
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Numero certificazioni ambientali e registrazioni EMAS
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Tasso motorizzazione, autovetture/km2
Qualità della motorizzazione
Infrastrutture
Infrastrutture per la mobilità lenta
Efficienza della rete
Interconnessioni sistemi trasporto
Infrastrutture per sosta e ausilio mobilità pedonale
Compatibilità fra mobilità, fruizione spazi pubblici, comfort acustico, tutela inquinamento
Offerta di trasporto pubblico
Efficienza trasporto pubblico
Incremento offerta mobilità della rete ferroviaria
Incremento fermate intorno al perimetro urbano
Miglioramento accessibilità centri attrattori
Vivibilità, accessibilità, sicurezza aree limitrofe plessi scolastici
Incidentalità stradale
Nuova viabilità per decongestionare le zone urbane
Nuovi parcheggi
Superficie destinate a parchi, aree protette e riserve naturali
Risorse finanziarie adibite ai parchi , aree protette e riserve naturali
Aree sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologico
Alberi monumentali
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Impatto paesaggistico linee aeree energia elettrica
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Infrastrutture per sosta e ausilio mobilità pedonale
Compatibilità fra mobilità, fruizione spazi pubblici, comfort acustico, tutela inquinamento
Offerta di trasporto pubblico
Efficienza trasporto pubblico
Incremento offerta mobilità della rete ferroviaria
Incremento fermate intorno al perimetro urbano
Miglioramento accessibilità centri attrattori
Vivibilità, accessibilità, sicurezza aree limitrofe plessi scolastici
Incidentalità stradale
Nuova viabilità per decongestionare le zone urbane
Nuovi parcheggi
Superficie destinate a parchi, aree protette e riserve naturali
Risorse finanziarie adibite ai parchi , aree protette e riserve naturali
Aree sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologico
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Habitat di particolare pregio, come da normativa 92/43/CE
Estensione e localizzazione delle aree protette
Numero e lunghezza complessiva dei corridoi ecologici, superficie dei nodi
Superfici percorse da incendi
Biodiversità specie vegetali
Biodiversità specie animali
N. scuole, aree verdi, strutture sanitarie, edifici vicine sorgenti inquinamento elettromagnetico
Prossimità aree protette LR 49/95 impianti inquinanti per elettromagnetismo
Domanda e offerta di servizi
Livello di istruzione
Criminalità e criminalità minorile
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Indice di copertura boschiva
Habitat di particolare pregio, come da normativa 92/43/CE
Estensione e localizzazione delle aree protette
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