LA CANTINA 27

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Periodico di informazione, cultura e curiosità edito dalla redazione giornalistica del “G. B. Cerletti” Via XXIII Aprile,20 31015 Conegliano (TV) www.scuolaenologica.it; e-mail: [email protected] Anno 9, Numero 27, Maggio 2011 Cari amici de “La Cantina”, ben ritrovati! In questo ulti- mo numero abbiamo voluto dedicare l’apertura ad un tema che sta diventando drammatico nelle nostre terre e che non può essere sottovalutato. Il tema della mafia, o meglio delle mafie. Che non sono più solo al sud, come vuole lo stereoti- po dello Stivale Nazionale, ma stanno prendendo pauro- samente piede anche da noi. Le inchieste degli organi inquirenti lo dimostrano. E le pericolose conseguenze rischiano di assumere pro- porzioni evidenti a casa no- stra. Siamo tornati e tornere- mo ancor sul tema dei pesti- cidi, sentendo da vicino l’enologo e responsabile dell’azienda della Scuola Enologica sul tema che tiene col fiato sospeso tante perso- ne. Solo allarmismo come dice Coldiretti, o c'è del vero che si vuole sdrammatizzare con colpi di spugna poco credibili come nell'ultimo Regolamento di Polizia Ru- rale? Teniamo i fari accesi su questo e altri problemi che riguardano l'ambiente e il suo deperimento. Intanto cominciamo a fare pulizia in casa nostra, applicando il regolamento per la raccolta differenziata dei rifiuti così come stabilito dal codice sottoscritto dalle classi du- rante l'autogestione e rispar- miando sull'energia spesso banalmente sprecata all'in- terno dei nostri posti di lavo- ro e di studio. Deve essere un patto d'onore che ci vin- cola tutti a rendere (continua a pag. 16) LA MAFIA IN VENETO LA CANTINA Sangue e terrore: la presenza dei clan nel Nordest La mafia purtroppo in Italia esi- ste e non possiamo nasconderlo. La cosa che non tutti sanno è che questa si è infiltrata e sta- bilita ormai da molto tempo nel nostro caro e tanto amato Veneto. A proposito di questo se ne è parlato lunedì 9 maggio in una serata alla quale ha parteci- pato anche il prof. Enzo Guidot- to, consulente della Commissio- ne parlamentare antimafia nazio- nale e presidente dell’ “Osservatorio veneto sul feno- meno mafioso”. Si è approfondito il ruolo delle varie “famiglie mafio- se” che si sono stanziate qui, a partire dai Casale- si, dediti soprattut- to al prestito a usura con il 15 % di interessi mensi- li, per un totale del 180% di interessi annuali, riciclando poi i capitali nell’acquisto di armi e stupefacen- ti. I mafiosi presenti al nord sono di norma, gli “esiliati”, cioè co- loro che vengono espulsi dalla loro terra di origine dagli stessi clan perché non siano d’intralcio alle loro attività illeci- te,diventando poi con il passare del tempo degli affiliati, in grado di fornire canali di sbocco per il loro business. Qui, nel territorio che noi “nordisti” crediamo essere l’angolo di paradiso dell’Italia, i mafiosi addestrano il loro affilia- ti. Succede infatti, che in questi casi, gli imprenditori del “ricco nordest”, in questo periodo di crisi, economica si vedano co- stretti a ricorrere al credito a usura perché le banche non sono intenzionate a sostenere le loro attività. Le organizzazioni prima finanziano l’imprenditore con tassi di interesse spropositatamente alti, poi rinegoziano il debito in una formula che al debitore sembra più facilmente pagabi- le, e infine chiedono tutti gli interessi appropriandosi di grosse quote societarie e diven- tando così proprietari delle aziende stesse. Non finisce qui, perché molto spesso pretendono anche le proprietà delle persone che sono diventate loro debitrici, e se non vengono cedute con la collaborazione di un notaio o- mertoso e compiacente vengono estorte con la forza. Un’altra pericolosa organizzazione pre- sente nel nostro territorio è la Sacra Corona Unita, che secon- do recenti indagini ama riciclare i propri proventi nel nordest e in particolare nella marca trevigia- na. Questo è quanto è filtrato da alcuni canali investigativi, tra cui, le Direzioni Distrettuali Antimafia di Bari, Venezia e Trieste, con il sostegno della Procura Nazionale Antimafia. La mafia pugliese, da quanto si è appreso, starebbe approfittando della crisi economica per investi- re nel mattone, nelle imprese edili e negli allevamenti. Il loro metodo d’infiltrazione, però, è completamente diverse da quello utilizzato dalla mafia siciliana, dalla 'ndrangheta calabrese e dalla camorra cam- pana: niente pizzo e violenze, ma affari. Non a caso nella mar- ca trevigiana avrebbe trovato domicilio, nonché base operati- va, un commercialista barese, ritenuto uno dei cassieri della mafia puglie- se. La nostra zona è consi- derata un territorio molto tran- quillo, con bassa infiltra- zione di orga- nizzazioni criminali e pertanto me- no controllato del territorio del Sud. Inoltre, il Nordest è il crocevia tra il sud, dove ci sono le basi dei clan e i paesi dell’Ex Jugoslavia, nei quali si sarebbero rifugiati i latitanti più pericolosi, cioè in Kosovo piuttosto che in Monte- negro, dove hanno già avuto modo di stringere rapporti con le locali organizzazioni crimi- nali. Il metodo per ripulire il denaro sporco? Acquistare case ed appartamenti, utiliz- zando prestanome insospetta- bili, alle aste o ai fallimenti delle società edilizie (peraltro molto spesso organizzate per accaparrarsi i beni di loro pro- prietà). Matteo Ghirardo 5VB Il PUNTO

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Gioornalino scolastico

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P e r i o d i c o d i i n f o r m a z i o n e , c u l t u r a e c u r i o s i t à e d i t o d a l l a r e d a z i o n e g i o r n a l i s t i c a d e l “ G . B . C e r l e t t i ”

V i a X X I I I A p r i l e , 2 0 3 1 0 1 5 C o n e g l i a n o ( T V ) w w w . s c u o l a e n o l o g i c a . i t ; e - m a i l : i n f o @ i s i s s c e r l e t t i . i t

Anno 9, Numero 27, Maggio 2011

Cari amici de “La Cantina”, ben ritrovati! In questo ulti-mo numero abbiamo voluto dedicare l’apertura ad un tema che sta diventando drammatico nelle nostre terre e che non può essere sottovalutato. Il tema della mafia, o meglio delle mafie. Che non sono più solo al sud, come vuole lo stereoti-po dello Stivale Nazionale, ma stanno prendendo pauro-samente piede anche da noi. Le inchieste degli organi inquirenti lo dimostrano. E le pericolose conseguenze rischiano di assumere pro-porzioni evidenti a casa no-stra. Siamo tornati e tornere-mo ancor sul tema dei pesti-cidi, sentendo da vicino l’enologo e responsabile dell’azienda della Scuola Enologica sul tema che tiene col fiato sospeso tante perso-ne. Solo allarmismo come dice Coldiretti, o c'è del vero che si vuole sdrammatizzare con colpi di spugna poco credibili come nell'ultimo Regolamento di Polizia Ru-rale? Teniamo i fari accesi su questo e altri problemi che riguardano l'ambiente e il suo deperimento. Intanto cominciamo a fare pulizia in casa nostra, applicando il regolamento per la raccolta differenziata dei rifiuti così come stabilito dal codice sottoscritto dalle classi du-rante l'autogestione e rispar-miando sull'energia spesso banalmente sprecata all'in-terno dei nostri posti di lavo-ro e di studio. Deve essere un patto d'onore che ci vin-cola tutti a rendere (continua a pag. 16)

LA MAFIA IN VENETO

LA CANTINA Sangue e terrore: la presenza dei clan nel Nordest La mafia purtroppo in Italia esi-ste e non possiamo nasconderlo. La cosa che non tutti sanno è che questa si è infiltrata e sta-bilita ormai da molto tempo nel nostro caro e tanto amato Veneto. A proposito di questo se ne è parlato lunedì 9 maggio in una serata alla quale ha parteci-pato anche il prof. Enzo Guidot-to, consulente della Commissio-ne parlamentare antimafia nazio-nale e pres idente del l’ “Osservatorio veneto sul feno-meno mafioso”. Si è approfondito il ruolo delle varie “famiglie mafio-se” che si sono stanziate qui, a partire dai Casale-si, dediti soprattut-to al prestito a usura con il 15 % di interessi mensi-li, per un totale del 180% di interessi annuali, riciclando poi i capitali nell’acquisto di armi e stupefacen-ti. I mafiosi presenti al nord sono di norma, gli “esiliati”, cioè co-loro che vengono espulsi dalla loro terra di origine dagli stessi clan perché non siano d’intralcio alle loro attività il leci-te,diventando poi con il passare del tempo degli affiliati, in grado di fornire canali di sbocco per il loro business. Qui, nel territorio che noi “nordisti” crediamo essere l’angolo di paradiso dell’Italia, i mafiosi addestrano il loro affilia-ti. Succede infatti, che in questi casi, gli imprenditori del “ricco nordest”, in questo periodo di crisi, economica si vedano co-stretti a ricorrere al credito a usura perché le banche non

sono intenzionate a sostenere le loro attività. Le organizzazioni p r i m a f i n a n z i a n o l’imprenditore con tassi di interesse spropositatamente alti, poi rinegoziano il debito in una formula che al debitore sembra più facilmente pagabi-le, e infine chiedono tutti gli interessi appropriandosi di grosse quote societarie e diven-tando così proprietari delle aziende stesse. Non finisce qui, perché molto spesso pretendono

anche le proprietà delle persone che sono diventate loro debitrici, e se non vengono cedute con la collaborazione di un notaio o-mertoso e compiacente vengono estorte con la forza. Un’altra pericolosa organizzazione pre-sente nel nostro territorio è la Sacra Corona Unita, che secon-do recenti indagini ama riciclare i propri proventi nel nordest e in particolare nella marca trevigia-na. Questo è quanto è filtrato da alcuni canali investigativi, tra cui, le Direzioni Distrettuali Antimafia di Bari, Venezia e Trieste, con il sostegno della Procura Nazionale Antimafia. La mafia pugliese, da quanto si è appreso, starebbe approfittando

della crisi economica per investi-re nel mattone, nelle imprese edili e negli allevamenti. Il loro metodo d’infiltrazione, però, è completamente diverse da quello utilizzato dalla mafia siciliana, dalla 'ndrangheta calabrese e dalla camorra cam-pana: niente pizzo e violenze, ma affari. Non a caso nella mar-ca trevigiana avrebbe trovato domicilio, nonché base operati-va, un commercialista barese, ritenuto uno dei cassieri della

mafia puglie-se. La nostra zona è consi-derata un t e r r i t o r i o molto tran-quillo, con bassa infiltra-zione di orga-n i z z a z i o n i criminali e pertanto me-no controllato del territorio del Sud. Inoltre, il

Nordest è il crocevia tra il sud, dove ci sono le basi dei clan e i paesi dell’Ex Jugoslavia, nei quali si sarebbero rifugiati i latitanti più pericolosi, cioè in Kosovo piuttosto che in Monte-negro, dove hanno già avuto modo di stringere rapporti con le locali organizzazioni crimi-nali. Il metodo per ripulire il denaro sporco? Acquistare case ed appartamenti, utiliz-zando prestanome insospetta-bili, alle aste o ai fallimenti delle società edilizie (peraltro molto spesso organizzate per accaparrarsi i beni di loro pro-prietà).

Matteo Ghirardo 5VB

I l PUNTO

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Ultimamente si e’ molto discusso in merito al forte impiego di prodotti fitosanitari in agricoltura, nello specifico in viticoltura, e alla loro eventuale influenza sulla produzione del vino… . -C’è realmente una relazione tra l’uso in campo dei fitofarmaci ed eventuali caratteristiche, piu’ o me-no indesiderate,che si possono riscontrare nel vino? Sicuramente sì,alcuni prodotti che normalmente si usano contengono al loro interno Prin-cipi Attivi tali che se, al momento della raccolta, non si sono rispettati i giusti tempi di carenza,si hanno rallentamen-ti e/o blocchi della fermentazione. Questi rallentamenti o blocchi sono dovuti al fatto che i lieviti vengono a trovarsi in situazione di stress e ral-lentano o arrestano completamente la fermentazione. In questo modo si ha un aumento della produzione di prodotti secondari(non solamente solforati) ed il vino ottenu-to sara’ sicuramente di qualita’ bassa o medio-bassa,non molto genuino; un prodotto scarso insomma! Per fare qualche esempio: l’uso ecces-sivo in campo di pesticidi contenenti rame-metallo fa vinificare prodotti sensorialmente neutri; l’eccesso di zol-fo porta a riduzioni spinte gia’ duran-te le prime fasi di fermentazione. Da qui l’esigenza per le aziende di avere tecnici molto preparati e buoni cono-scitori della chimica fitofarmacologi-ca! -Come si sta muovendo la Scuola in questo senso,per evitare il piu’ possibile gli effetti negativi di cui abbiamo parlato sul vino? Premetto che io collaboro con la cantina della Scuola solo come consulente, da poco piu’ di un anno,e mi oc-cupo solamente degli aspetti enologici. Per quanto ri-guarda la gestione del vigneto con la collaborazione del professor Da Rodda (responsabile degli aspetti viticoli) si sta cercando di effettuare una lotta mira-ta;rispettando tutte le tempistiche ed individuando il momento migliore per realizzare i trattamenti cer-cando di ottenere il massimo effetto da ogni tratta-

mento. -Una conversione all’agricoltura biologica potrebbe essere una soluzione efficace? Personalmente penso che il vero problema del biologi-co sia la grande difficoltà di attuare la coltivazione intensiva della vite senza l’uso di prodotti chimi-ci… .Trovo più corretto una forma di coltivazione bio-dinamica della vite che TALVOLTA faccia ricorso li-

beramente alle molecole di sin-tesi (conoscendo bene aspetti positivi e negativi dei prodotti) . Ricollegandomi al discorso di prima: ‘’servono tecnici molto preparati’’! -Tra i viticoltori si sta dif-fondendo quest ’ idea di ‘’rinnovare’’ un po’ il modo di fare agricoltura,limitando gli eccessi? Fortunatamente sì! Alcune gran-di aziende di collina della zona Conegliano-Valdobbiadene stan-no cominciando a comprendere l’importanza dei ritmi naturali senza un uso spregiudicato dei fitofarmaci. Questo non per semplici scelte aziendali,ma per-ché è il consumatore stesso che inizia a richiedere una viticoltu-ra senza eccessi, piu’ legata ai ritmi naturali…. Un ulteriore passo avanti po-trebbe essere fatto con la col-laborazione di tecnici e consu-lenti aziendali, che dovrebbero

dare consigli appropriati e mirati , non dettati da semplici scelte commerciali per mantenere gli interes-si delle multinazionali che in questo modo impongono le loro regole,senza controlli. Aspetto non meno importante sono le concimazioni, spesso eseguite in azienda senza aver prima fatto un analisi del terreno; un’accurata analisi puo’ infatti for-nire dati importanti per eseguire concimazioni piu’ precise e specifiche per la pianta,risparmiando .

Alessandro Bellotto 5VB

Parla il Dott.E.Serafin enologo del GB Cerletti Vino & Prodotti Fitosanitari

Decolla l’ITS al GB Cerletti Pronti, via. A settembre 2011, salvo rinvii dell’ultima ora, partiranno i corsi ITS fortemente voluti dal Mini-stero dell’Istruzione e della Ricerca. Sei gli istituti tecnici superiori in Veneto e tra questi anche la scuola Eno-logica, l’unica della Provincia di Treviso. Gli ITS nascono come mediazione tra i percorsi formativi e le esi-genze del territorio, e si tratta di scuole di specializzazione con un alto numero di ore di stage e attività prati-che(circa 600 su un totale di 2000, divise in due anni). Soddisfazione da parte di Confindustria Veneto che considera gli ITS come il segmento mancante nell’alta formazione. I fondi stanziati da parte del Miur am-montano a 500 mila euro, mentre la Regione Veneto contribuisce con 130 mila euro per ognuno dei 6 ITS.

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Prof. Da Rodda, a che punto siamo con l’uso degli agrofar-maci in viticoltura e non solo, considerate le polemiche di questi tempi? L’impiego di agrofarmaci, la loro pericolosità per la salute uma-na e per l’ecosistema in genere, negli ultimi tempi è balzato all’attenzione dei più. Il problema c’è ed è complesso per una soluzione immediata, dove, il banco degli imputati è affollato, ma forse meglio sovraffollato da viticolto-ri, venditori di agro farmaci, tecnici vari che in nome della sacrosanta difesa della vite dalle molteplici avversità, impiegano di tutto e di più. E’ vero che la superficie vitata è aumentata a dismisura spingendosi sino all’uscio di casa e non sempre della propria casa ed è anche vero che spesso la mancanza della buona educazione e del senso di responsabilità di molti operatori ha fatto scatenare le ire della popolazione. Ora, siamo in attesa della messa a punto del nuovo documento di polizia rurale che dovrebbe disciplinare l’impiego dei pesti-cidi in agricoltura e questo sicuramente è un forte incentivo per far rientrare l’emergenza che si è venuta a creare. A questo do-cumento, occorre aggiungere la formazione tecnica degli opera-tori che un po’ abbandonati a se stessi, in questi ultimi anni si sono dovuti arrangiare come potevano. E la nostra scuola come sta sotto questo profilo? La scuola, la nostra scuola, in questo senso può e deve fare la sua parte sul piano formativo tecnico – ecologico e questa è la strada che da diversi anni abbiamo intrapreso anche mettendo in atto in modo concreto la difesa guidata integrata dei nostri vi-gneti dove la consolidata collaborazione con il CO.DI.TV. ci

aiuta ad ottimizzare le strategie fitoiatriche per una difesa fitosa-nitaria che rispetti al meglio l’agroecosistema. La scelta di agro-farmaci dell’ultima generazione, di quelli inseriti in ANNEX1, a basso impatto ambientale, ci ha aiutati a consolidare questi o-biettivi nonostante la moltitudine di varietà presenti in azienda, circa 70, comprese le varietà della collezione di cui 23 da vino, e per questa eterogeneità, la messa a punto della difesa non è sem-

pre di facile soluzione. Ci è di conforto la conferma degli equilibri consolidati nei vigneti della scuola, conferma che puntual-mente rileviamo in varie occasioni durante le attività di laboratorio osservando sia la presenza di fitofagi che di predatori, anche occasionali, che possono coesistere solo in condizioni di basso impatto degli interven-ti di difesa. Sul piano didattico tutto ciò come si traduce? L’azione formativa di tipo didattico, con-templa sia l’acquisizione della conoscenza tecnica ma anche la formazione della co-

scienza ecologica che in parallelo devono concorrere nel suppor-tare le azioni di difesa del futuro tecnico. In qualche modo, la stessa azione dovrebbe essere intrapresa anche verso gli operato-ri del settore che, come ricordato, magari anche in buona fede, si sono trovati a dover gestire situazioni tecniche andate ben oltre le loro consolidate competenze professionali. Questa è la vera scommessa da vincere e per questo non serve a nessuno continu-are ad insistere nel “dài all’untore” di manzoniana memoria. Il viticoltore va aiutato a crescere affinchè possa esercitare, secon-do le attuali esigenze, questa nobile antica professione.

Mirco Introvigne 5CC

Intervista al prof. Da Rodda Intervista al prof. Da Rodda Intervista al prof. Da Rodda Pesticidi al Cerletti?

In questi ultimi anni si stanno sperimentando nuove forme di energie alternative che possono ridurre l’inquinamento del no-stro pianeta. Una di queste energie che si sta avviando è l’economia verde che,con un Piano regionale per lo sviluppo delle agro-energie,prevede nei prossimi quattro anni di aumen-tare di 100 MW la produzione di biogas da reflui zootecnici e di 400 MW la produzione di energia e calo-re attraverso il fotovoltaico. Oggi la produzione di biogas e fotovoltaico si stima su 33 MW,inoltre il piano preve-de di utilizzare risorse già esistenti in agricoltura e non ancora utilizzate. Il biogas è un elemento composto da metano e anidride carboni-ca,derivante dalla fermentazione anaerobica di materiali organi-ci,rifiuti solidi e liquami che dopo un processo di fermentazione di circa 30-40 giorni, grazie all’azione congiunta di vari microrganismi in appositi contenitori,svilupperà una gran-de quantità di gas che sarà poi utilizzato in un cogeneratore per produrre energia elettrica e termica. La trasformazione in energia viene ottenuta tramite il processo di combustione:il gas deve esse-re intercettato e introdotto in apposite caldaie,per evitarne la dif-fusione nell’ambiente e sfruttarne efficacemente le potenzialità

energetiche,producendo elettricità. La produzione di energia in un impianto di biogas prodotto da digestione di biomasse a-gricole è un processo a bilancio zero di CO2 e quindi rientra nel pieno rispetto del Protocollo di Kyoto. Questa innovativa sperimentazione è portata avanti soprattutto dall’azienda agricola

Fattorie Toscane a Santa Luce(Pisa). Si tratta di uno dei primi allevamenti di grandi dimensioni(2500 capi)che punta ad unire la tradizionale linea di produzione di bovini,in prevalenza femmine scottona allevate secon-do i rigidi canoni di qualità Coop,a quella dell’energia da fonti rinnovabili. Insieme alla centrale di biogas sarà riqualificata tutta la stalla già esistente con il conse-guente miglioramento del benessere ani-male. Il progetto nel suo complesso avrà un costo complessivo di circa 9 milioni di euro, recuperabili in tre anni grazie:sia alla vendita dell’energia ma anche abbattendo i costi dei trasporti del 90% e quelli per lo smaltimento

del letame. Inoltre l’azienda sarà autosufficiente per quanto riguarda l’utilizzo dei concimi. Il successo o meno dell'econo-mia verde dipende direttamente dall'efficacia o meno dei compor-tamenti e dei provvedimenti tecnologici adottabili e sui loro im-patti macroeconomici. (M.I. 5CC)

Energie alternative Dal settore zootecnico il biogas

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Nome Vincenzo Randazzo Soprannome Mai avuti Crede in Dio? Credo che ci sia una legge della natu-ra, ma che la sua provenienza non sia stata ancora capita. La prima cosa che osserva in una donna E’ difficile dirlo con una sola risposta, dipende dal con-testo, da qual è il rapporto con la persona… diciamo che a prima vista osservo le mani. Tre aggettivi per definire il Cerletti Complicato però stimolante, induce a migliorarsi. Tre aggettivi per definire la Gelmini Non conosce quello che è la scuola. Dia un voto alla scuola italiana Nel complesso sufficiente. Quanto conta oggi una laurea? Come titolo non granché, non è valutata per quello che è. Cosa ne pensa dei giovani d’oggi? Che sono una buona base su cui lavorare, ma sono distratti da tante altre cose; c’è tanto luogo comune nel dire che sono superficiali, ma non è cosi; è il mondo che li induce ad essere superficiali. Destra o sinistra? Sinistra. Dia un consiglio hai suoi colleghi E’ difficile… perché ne ho tanto bisogno io Favorevole o contrario al matrimonio Gay? Favorevole. Favorevole o contrario all’aborto? Favorevole. Ha fatto il servizio militare? Sì. Com’è il suo rapporto con gli studenti? In media, amore-odio. Perché ha deciso di insegnare? Un po’ perché era il mestiere di un genitore, e anche perché mi piace. Come è stato il suo primo anno di insegnamento? Complicato come la scuola Che rapporto ha con gli studenti? Credo sia importante prima di tutto il rispetto reciproco, poi il resto è una conseguenza.

Faccia a faccia tra i Proff. Guerra e Randazzo Intervista doppia Nome Dino Guerra Soprannome Mai avuti Crede in Dio? No,sono ateo. Ritengo che ognuno sia libero di professare il culto che più lo aggrada, sempre che rispetti la mia idea a riguardo. La prima cosa che osserva in una donna Il volto Tre aggettivi per descrivere il Cerletti Educativo, impegnato,interessante Tre aggettivi per definire la Gelmini Coerente, incompetente, inadeguata Dia un voto alla scuola italiana 7 Quanto conta oggi una laurea? In Italia poco, molto all'estero Cosa ne pensa dei giovani d'oggi? Molto stimolati da numerosi input (strutture che danno informazioni), ma non approfittano delle conoscenze che vengono fornite loro, limitandosi spesso alla superficialità delle cose Destra o sinistra? Sinistra. Ritengo utile lo schierarsi perché poi da un profi-cuo confronto emergono le idee migliori. Nella società attuale il 90% delle persone si nascondono, e sono spes-so incoerenti. Dia un consiglio ai politici Coerenza, coerenza e coerenza Favorevole o contrario ai matrimoni gay? Favorevole, come dicevano i romani "De Gustibus…” Favorevole o contrario all'aborto? Prima di tutto la scelta è della donna. Io sono favorevole, quando é necessario salvare una vita umana o sia una soluzione ad abusi subiti. Ha fatto il servizio militare? Ho fatto il servizio civile nell’associazione paraplegici del Friuli V. Giulia. Perchè ha scelto di fare l'insegnante? Perchè insegnare mi dà la possibilità e la gioia di trasmet-tere conoscenze e competenze. Cosa si aspettava dal suo primo anno di insegnamen-to? Attenzione e curiosità, perché la chimica non è la solita materia “pallosa”. Le aspettative si sono realizzate Che rapporto ha con gli studenti? Il rapporto con gli studenti deve essere prima di tutto pro-fessionale ed adeguato alle diverse situazioni che si in-contrano in classe. L'insegnante deve fare l'insegnante e non l'amico: i ruoli sono diversi.

Interviste a cura di G. Gamba 3CB e L.Castaldo 3OA

«E l'uomo che [i nostri antenati] lodavano, lo chiamavano buon agricoltore e buon colono; e chi così veniva lodato stimava di aver ottenuto una lode grandissima. Ora, reputo sì co-raggioso e solerte nel guadagnare chi si dedica alla mercatura, ma, come dicevo sopra, sog-getto a pericoli e sciagure. Dagli agricoltori, invece, nascono uomini fortissimi e soldati valorosissimi, e il loro guadagno è giusto e al riparo da ogni insicurezza, nulla ha di odioso; e coloro che si dedicano all'agricoltura non sono tratti a cattivi pensieri. »

(Marco Porcio Catone, De agri cultura, praefatio)

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In previsione dell'elaborazione, dopo le attività dell’autogestione, di una Magna Carta dell’ambiente le classi coinvolte nel progetto “Differenziamoci” hanno elaborato due grafici “a torta”, che consentono, con un semplice colpo d’occhio, di rilevare l’effettivo grado di differenziamento dei rifiuti. Il primo grafico (indicato con A) si riferisce ai risultati dell’analisi dei rifiuti conferi-ti nei contenitori presenti in aule, laboratori, uffici, servizi igienici, per un totale di ottantasei ambienti. La valutazione sul conferimento dei rifiuti nell’apposito contenitore è stato di tipo qualitativo. I ra-gazzi incaricati della analisi, entrando nell’ambiente constatavano, con una semplice occhiata, la presenza di materiali che non doveva-no essere presenti nel cestino o nella scatola di cartone. Come si può vedere chiaramente nel grafico nella nostra analisi abbiamo voluto evidenziare anche l’influenza del numero dei contenitori negli ambienti. Il 76% degli ambienti ha un solo tipo di conteni-tore ed è naturale che nella gran parte di questi i rifiuti siano conferiti in modo scorretto. Dal grafico si evince che anche dove sono presenti due contenitori diversi, in un terzo dei casi i rifiuti sono comunque mescolati. Questa evidenza è confermata dall’analisi della raccolta all’esterno delle aule, cioè dei materiali che sono gettati nei bidoncini che si trovano, nei diversi plessi, in prossimità delle macchinette distributrici o, nei piani dell’ITA, vici-no alle postazioni delle collaboratrici scolastiche. I dati relativi a questa analisi sono illustrati dal secondo grafico (indicato con B). In esso sono riportati i dati concernenti le diverse tipologie di punti di raccolta, aventi un numero di contenitori variabile. Per esigenze di sintesi, non abbiamo evidenziato il numero dei bidoni presenti nei diversi punti di raccolta. In media ne sono presenti almeno tre, ma come si vede dal grafico, il conferimento dei rifiuti avviene co-munque in modo errato almeno in un terzo dei casi.

Prof. Carlo Cilli

Quest’anno è partito il progetto “Contro corrente”, promos-so dalla Provincia di Treviso e attuato anche dal nostro Isti-tuto. Il Comitato ambiente e gli Energy Team hanno lavorato insieme con il duplice obiettivo di sensibilizzare gli studenti a un uso corretto dell’energia e orientarli verso una coscienza ecologica mirata all’utilizzo di un criterio appropriato nella differenziazione dello smalti-mento dei rifiuti. Il progetto è stato suddiviso in tre momenti operativi: il rilevamento, la sen-sibilizzazione, l’applicazione e ha avuto come prodotto finale la stesura della “Magna Carta d’Ambiente di Istituto”. Si trat-ta di un regolamento interno in cui sono specificate le azioni che devono assumere studenti, perso-nale ATA e docenti, per ottimiz-zare l’utilizzo delle risorse dispo-nibili e ridurre al minimo gli sprechi. La “Magna Carta”, an-che se passibile di eventuali mo-difiche atte a migliorarne l’applicabilità, è il frutto di un lavoro fondato sul confronto ampio e condiviso tra tutti i soggetti che operano nel nostro istituto, a cominciare dalla componente stu-dentesca. È assolutamente imprescindibile la fattiva e reale partecipazione di tutti (Dirigenza, insegnanti, personale ATA e studenti) per la prosecuzione di un cammino che è solo all’inizio, ma ha l’ambizione di arrivare lontano. In particolare alcuni interventi, indicati nella Magna Carta, è opportuno ese-

guirli quanto prima: 1) l’applicazione dei protocolli di gestione luci e apparec-chiature elettroniche da parte del personale ATA, concordati assieme all’Ufficio di dirigenza ( in modo da evitare gli sprechi di corrente elettrica nel periodo primaverile-estivo); 2) l’introduzione della gestione del rifiuto “umido”, con

l’acquisto di un biocomposter e di cestini per la raccolta della frazione umida; 3) la sistemazione di cestini per la raccolta differenziata sui viali esterni della scuola; 4) l’esecuzione degli inter-venti migliorativi sui radia-tori e sulle finestre in modo da poter cominciare il prossi-mo anno scolastico in una nuova ottica di risparmio e-nergetico. Porre attenzione all’uso dell’energia e diffe-renziare i rifiuti comporta certamente un sacrificio da

parte di ciascuno, ma il beneficio derivante da tale modello comportamentale è altamente superiore al “surplus”di la-voro richiesto. Solo attraverso l’accettazione individuale e corresponsabile di regole ecologicamente adeguate sarà possi-bile pervenire ad un consumo energetico sostenibile. Coraggio ragazzi! Abbiamo lanciato il sasso … non nascondiamo la ma-no.

Prof. Vincenzo Oddi

Progetto “Controcorrente” Magna Carta: un progetto ambizioso

Differenziata: cosa c’è da migliorare

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Produrre il miglior vino possibile? Quale viticoltore non ha questa ambizione? L’enologia si evolve e l’eccellenza resta il traguardo. Come ottenerla? Il vino perfetto non esiste, ma oggi, rispettando le caratteri‐stiche di ogni varietà, si può mettere in bottiglia il vino ideale. Lo dice una ricerca sulla prevedibilità dell’annata, che è stata illustrata nei mesi scorsi, a Mon‐talcino, durante l’annuale even‐to “Benvenuto Brunello”. Sono settimane i cui i grandi vini esco‐no dalle cantine e i critici comin‐ciano a stilare le prime classifi‐che. Il modello scientifico an‐nunciato assume un’importanza significativa. Il professor Attilio Scienza, presidente del corso di laurea in Viticoltura ed Enologia presso la Facoltà di A‐graria dell’Università di Milano, parla di questo studio sulla prevedibilità della vendemmia, dal quale deriva la possibilità di annullare in anticipo le alterazioni in vi‐gna e di programmare il giorno della raccolta nelle di‐verse zone di Denominazione. I produttori saranno così in grado di ottimizzare la composizione chimica dell’uva,

in modo da produrre in tutte le annate un vino adatto a un lungo invecchiamento. Questo eviterà le sovra ma‐turazioni che spesso tolgono finezza al vino, facendolo diventare troppo alco‐lico; inoltre ne giova anche il colore, che resta stabile nel tem‐po durante la conservazione. I vignaioli francesi, per ottenere il massimo dalle loro varietà, seguono già que‐ste linee. I produttori di Brunello che aderiscono al Con‐sorzio di Tutela (circa 250 con 6.500.000 bottiglie an‐nue) sono gli interlocutori ideali, poiché dispongono di un archivio dettagliato e di lungo corso. Il professor Scienza rende in estrema sintesi l’idea di come si formu‐la la diagnosi: “Attraverso il risultato di un algoritmo, che considera i dati relativi alla fase prevendemmiale, si può conoscere con un mese di anticipo quale sarà il giorno della vendemmia, fissando anche un grado alco‐lico probabile del vino che si vuole ottenere. L’attendibilità del metodo varia a seconda della zona.” Grazie alla prospettiva di questa importante scoperta, c’è ora una carta in più per la viticultura italiana.

Yuri Rossetto 5CA

Coinvolte le classi terminali

Matematica + Vendemmia = Vino perfetto

Durante l’anno scolastico le classi quinte e seste dell’ ITA e le classi quinte dell’IPAA hanno partecipato al “Progetto di sicurezza in agricoltura” organizzato per la prima volta nel nostro istituto. Gli alunni hanno potuto approfondire in classe e attraverso in-contri alcune tematiche relative al De-creto Legislativo 81-2008 sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro. Le lezioni sono state tenute dai prof. Co-nizzoli, Curtolo, Tatano, Garofalo e Coradazzi, che si sono avvalsi del ma-teriale fornito dalla provincia di Treviso per sviluppare il percorso formativo. Un incontro ha visto la partecipazio-ne del dott. Masetto Dino consulente esterno di Confagricoltura Treviso che ci ha spiegato le principali cause d’infortuni e i pericoli che si possono riscontrare in una qualsiasi azienda agricola. Inoltre ci ha parlato dell’uso delle attrezzature di lavoro, dei dispositivi di protezione individuale e della segnaletica di salute e sicurezza sul lavoro. Soprattutto ha insistito sulla sicurezza negli ambienti di cantina, sulla mo-vimentazione manuale dei carichi, sulla protezione verso agenti fisici come l’esposizione al rumore durante il lavoro nel quale

l’operaio può imbattersi,l’uso di sostanze pericolo-se ,l’esposizione ad agenti biologici e la protezione da atmosfe-re esplosive. La normativa legislativa vigente in materia

prevede tre fasi : l’addestramento, la formazione e l’informazione. Le te-matiche trattate hanno riscontrato mol-to interesse negli studenti in quanto questi argomenti toccano da vicino il futuro mondo del lavoro in cui quoti-dianamente si sente parlare dei rischi e degli incidenti che accadono per una mancata osservanza di queste norme. Pertanto riteniamo indispensabile rice-vere la necessaria informazione fin da ora per conoscere le regole fondamen-tali per la prevenzione e la tutela del lavoratore sul luogo di lavoro. A diffe-

renza dell’industria ,in agricoltura purtroppo l’applicazione delle norme di scurezza è poco diffusa anche per la lacunosa informazione e formazione che portano ad un limitato livello di prevenzione e protezione verso l’esposizione ai rischi.

Piro Gabriele 5VT

PROGETTO SICUREZZA

RINGRAZIAMENTI

Si ringraziano gli alunni M. Introvigne, M. Piaser, Y. Rossetto e il vignettista S. Ranuzzi per la collabora-zione e la disponibilità dimostrate nel corso degli anni al giornalino “LA CANTINA”. GRAZIE!

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LA CANTINA Anno 9, Numero 27, Maggio 2011 Pagina 7

Recuperata una antica tecnica A Scuola di Potatura della Vite Marco Simonit e Pierpaolo Sich, recuperando un’antica tec-nica di potatura dopo 20 di sperimentazione, hanno messo a punto un nuovo metodo di potatura, “Metodo Simonit & Sirch”, che permette di preservare lo stato di salute della vite, allungandone il ciclo di vita e la produttività, fino ad almeno 50 anni, il doppio dell’attuale età media. Nasce quindi a Cormons il 14 Gennaio 2010 ,dalla volonta’ di questi due tecnici friulani la prima Scuola Italiana permanente di Potatura della vite,con il contribu-to dell’Università di Udi-ne e della sua facoltà di Agraria(specializzazione in viticoltura-enologia). Ai corsi che prevedono 20 ore in inverno, con la parte teorica e la parte pratica in vigna; altre 12 ore in tarda primavera, per la gestione del verde, possono partecipare sia studenti del corso di laurea in viticoltura-enologia sia viticol-tori friulani,sloveni e croati. *In cosa consiste il loro metodo: il metodo consiste nel pota-re sempre sul legno giovane in modo lento e mirato(questa nuova volontà di approcciarsi alla potatura e’ stata studiata e sviluppata per lo più in funzione delle forme di allevamento attualmente piu’ diffuse, Guyot e Cordone Speronato) . I vantaggi consistono nel:

• Prevenire le malattie del legno, che come una pande-mia stanno compromettendo i vigneti.

• Recuperare una filosofia di gestione del vigneto, in parte abbandonata, che dava valore alle viti vecchie accrescendo la qualità delle rese.

• Ridotti i costi di gestione perché, applicando alla vite i criteri della medicina preventiva, le consentono di crescere e invecchiare bene(Ferrari di Trento, ha cal-colato un risparmio del 25% sul costo del lavoro nei

prossimi 5 anni). »Con il taglio sui rami giovani la pianta si cicatrizza bene, resistendo meglio alle malattie e conservando la salute della vite - precisa Marco Simonit - Al contrario il taglio sul legno vecchio, dai 3 anni di vita in su, lascia una piaga che com-promette la vascolarizzazione della pianta favorendo inoltre un più probabile ingresso dei funghi responsabili delle malat-tie del legno. La maggiore difficoltà delle nostre ricerche è stata quella di trasferire le vecchie tecniche di taglio nella moderna viticoltura, rappresentata in particolare dai più intensivi sistemi di coltivazione a spalliera, come il guyot e il cordone speronato». Non meno importante e’ l’effetto sul piano sociale di questa nuova linea di pensiero,che consente finalmente di recuperare un antico mestiere che si stava perdendo, quello del potatore. In particolare su cordone speronato si sviluppa un fusto per-manente (canale principale) con varie diramazioni in funzione del numero dei punti vegetativi (collettori secondari). Questi collettori si accrescono verso l’alto in maniera controllata come le branche di un alberello. Su Guyot, avendo come li-m i t e superio-re il filo di piega-tura, si d o v r à s v i l u p -pare una struttura parallela al filo di piegatura stesso, che as-sumerà una forma caratteristica simile a una «T» dovuta alla ramificazione del fusto in due direzioni opposte. Così facendo si riduce anche il numero dei tagli in potatura secca. Per capire al meglio questa concezione di potatura, puo’ essere molto utile guardare i video didattici sul sito www.simonitesirch.it

Alessandro Bellotto 5 VB

Primo raggio di sole che riscalda, profumo di primavera. La vita sboccia dietro nuvole di fiori colorati: rinasce la voglia di libertà. E qual è il modo migliore per esprimerla, se non viag-giare in moto? Con il papà, con un amico, con la ragazza… l’importante è salire in sella e partire, correre via da tutto, in una corsa contro il tempo. Essere liberi, però, non significa volare a 200 km/h, non significa rendere la passione innata per quei bolidi un rischio per la vita. 1.380 morti sulle due ruote tra le vie del nostro Paese solo nel 2008. L’Italia indossa la “maglia nera” continentale in quanto a sicu-rezza stradale per i centauri, ed ha il primato europeo per il numero di vittime. Statistica shock: ogni 6 ore muore un motociclista italiano. “In moto si muore, è vero, ma non esiste modo migliore per vivere il tempo che ci è concesso…” dice un motociclista. La bontà di quei duri, sotto caschi bizzarri e tute di pelle, rapi-sce i desideri di grandi e piccini. Sotto quelle visiere scure, infatti, si nascondono occhi scintillanti che proteggono una

pazza voglia di vivere. Dalla giapponese Honda alla connazio-nale Yamaha, dalla potente Ducati all’impareggiabile stile a-mericano marchiato Harley Davidson, la moto, simbolo di li-bertà, diventa talvolta un vero e proprio stile di vita; si entra a far parte di una grande “fratellanza”, tanto che incontrando un

altro motociclista si mostra la mano con indi-ce e medio sollevati. Un saluto complice racchiuso in un piccolo gesto. Insomma, la moto può far nascere un vero amore; per alcuni è un modo per gustare appieno li-bertà e vita. Ma il rispetto verso questi principi deve esistere anche sulle due ruo-te. Vita, un dono che ha bisogno di essere protetto: in sella alla nostra rombante moto-

cicletta dobbiamo essere responsabili e indossare le protezioni. Ora che nasce la voglia di estate spensierata e di mettere in moto il nostro destriero tuonante, perché non farlo con sicurez-za? Il rombo del motore può accenderci il cuore, non faccia-mo sì che ci spenga la vita.

Jasmine D’Ambroso 3CB

Il rombo del motore Motociclisti, strana meravigliosa gente!

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LA CANTINA Anno 9, Numero 27, Maggio 2011 Pagina 8

• L’alunno S. C. lascia l’aula prima dell’orario di uscita dopo aver fotografato la lavagna con il cellulare sostenendo che avrebbe riesaminato la lezione a casa sua.

• L’alunno A., assente dall’aula dalle ore 12.03, rientra in classe alle ore 12.57 con un nuovo taglio di capelli.

• Gli alunni M. P. e D. A. dopo aver rubato diversi gessetti dalla lavagna di classe, simulano durante la lezione l’uso di sostanze stupefacenti tramite carte di credito e ban-conote arrotolate, tentando inoltre di ven-dere le sopraccitate finte sostanze ai propri compagni. A mia insistente ri-chiesta di smetterla, vengo incita-to a provare pure io per non ave-re così tanti pregiudizi.

• La classe non mostra rispetto per l’illustre filosofo Pomponazzi e ne al-tera il nome in modo osceno.

• L’alunno M. dopo la consegna del pagellino da far firmare ai genitori riconsegna il pagellino firmato 2 minuti dopo. Sospetto che la firma non sia autentica.

• Il crocefisso dell’aula è stato rovinato. Il Cristo ora porta la maglia della nazionale.

• L’alunno A. durante l’intervallo intrattiene dalla finestra dell’aula gli alunni dell’istituto imitando Benito Mussolini, munito di fez e camicia nera, presentando una dichiara-zione di guerra all’istituto che sta dall’altra parte della stra-da.

• Dopo aver fatto scena muta durante l’interrogazione di geografia astronomica V. chiede di avvalersi dell’aiuto del pubblico.

• L’alunno M. G. al termine della ricreazione sale sul banco-ne adiacente la cattedra e dopo aver gridato “Ondaaaa energeticaa!!!”, emette un rutto notevole che incita la clas-se al delirio collettivo.

• Facendo l’appello e notando l’assenza dell’alunno S., mi viene detto dall’alunno C. di non preoccuparmi. Quest’ultimo estrae il portafoglio, lo apre e simulando di parlare ad una terza persona urla “Scotty: teletrasporto!”.

Con fragorosi effetti sonori fatti con la boc-ca, l’alunno S. fuoriesce dall’armadio.

• L’alunno L.P. durante l’ora di educazione fisica insegue le

compagne di classe sventolando in aria lo scopino del water. • Si espelle dall’aula l’alunna

M. Ilaria perché ha ossessiva-mente offeso la compagna Sabati-no Domenica chiamandola Week End.

• L’alunna B.R. fa sfoggio della sua bian-cheria intima lanciandola sul registro del professore.

• La classe nonostante i continui richiami del professore continua imperterrita durante le ore di c.t.a. a emanare flatulenze senza che i colpevoli si dichiarino e l’aria ormai è resa irrespirabile da tali esalazioni. Si prega di fare nota ai genitori tale maleducazione.

• Gli alunni M. e P. incendiano volontariamente le porte dei bagni femminili per costringere le ragazze ad utilizzare il bagno maschile.

A cura di M.Baldo 3VT Dal sito www.notadisciplinare.it

Scena muta in geografia…poi chiede l’aiuto del pubblico

Si può ancora essere buoni? “Sii buono!” era un ritornello abituale dei genitori e dei nonni. Oggi è una frase fuori moda. Ma quali sono le qualità indispensabili per essere “BUONI “? Un’antica storia degli indiani racconta che durante un anno di carestia per la tribù,una nonna e il suo nipotino un giorno stavano seduti a parlare; la nonna pensosa-mente diceva :”Sento che due lupi stanno lottando nel mio cuore :uno è rabbia ,odio e violenza; l’altro è amore, compassione e perdono”.”Quale vincerà la lotta nonna ?” chiese il bimbo , e la nonna rispose ”quello a cui io do da mangiare”. La società in cui viviamo sta nutrendo il lupo dell’aggressività e della prepotenza. Chi pronun-cia la parola “bontà” rischia di suscitare risatine di com-patimento. La gentilezza è diventata sinonimo di de-bolezza. In realtà, la gentilezza è la virtù più forte che esista ed è una scelta di vita , la bontà è una co-

stellazione di qualità e di atteggiamenti che dobbiamo imparare a “nutrire” con azioni quotidiane molto concre-te. Ad esempio con L’EMPATIA ,che è ascoltare e vede-re con il cuore. Con L’UMILTA’, è l’altro nome dell’autostima . Non si-gnifica sentirsi un verme , ma possedere il giusto ri-spetto per se stessi. Con la PAZIENZA,significa tolleranza nei confronti dei difetti,delle lentezze, delle limitazioni degli altri. Con il RISPETTO, significa vedere senza pregiudizi, ascoltare veramente. Con la GENEROSITA’,significa dare meno valore a ciò che si possiede e più alle persone. Infine con la LEALTA’, che oggi è merce rara ;significa fedeltà, onesta ,sincerità, e affidabilità.

Deborah Manzan 3VT

La fantasia in classe

TREBIEN Si terrà domenica 29 maggio presso l’enoteca della scuola enologica la manifestazione TREBIEN, organizzata dall’IPAA CORAZZIN dalle 9.00 alle ore 18.30 si susseguiranno mostre ed esposizio-ni, visite alla fattoria didattica e degustazione di prodotti tipici. Nel pomeriggio vi sarà un tour guidato in collina, alla scoperta della vite.

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Un viaggio pieno di esperienze

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2^ tappa del Progetto Atis

Il 17 febbraio 2011 alle ore 9.00 io e altri nove studenti del-la nostra scuola, accompagnati dai proff. Teot e Milani, eravamo in fila al check-in dell’aeroporto di Venezia pron-ti a partire per Buenos Aires: l’Argentina ci aspettava. Dopo 14 ore di viaggio stremante siamo arrivati in una città afosa, un traffico caotico e macchine d’altri tempi.I pri-mi tre giorni li abbiamo tra-scorsi nella capitale e sono bastati per “aprire gli occhi”, su una realtà che non imma-ginavo. Ho potuto vedere la povertà, quella vera, dove le persone cercano il cibo nell’immondizia e vivono nelle favelas. L’Argentina, nonostante questo, è allegria, spontanei-tà e generosità della gente e ciò si vede soprattutto nella movimentata vita notturna: il tango è la sua massima espressione. Questo ballo è stato per me una piacevole sorpresa; infatti è una tradizione che vive in ogni argentino. Ho avuto modo di ammirarlo e ho scoperto un’arte ricca di passione e sensualità in grado di trasmettere delle forti emozioni. Il 21 febbraio siamo partiti alla volta della capitale enologica

dell’Argentina: Mendoza. E’ la terra del bel sole e del buon vino e questo si coglie anche nelle persone del posto, sempre serene e cortesi: non perdono occasione per valorizzare il loro Malbech, vino di punta dell’Argentina, di grande tradizione e fonte economica del luogo.

Il Malbech assieme ad altri vitigni ricoprono per migliaia di ettari l’ovest e il nord dell’Argentina mascherando almeno per una parte dell’anno (primavera – au-tunno) la zona desertica. Il viaggio-stage è stato tutt’altro che una semplice vacanza, in virtù delle no-zioni viticolo-enologiche che ho acquisito e per gli impegni programmati ma anche perché ho scoperto paesaggi e culture diverse dalla nostra.

Questa esperienza mi ha reso consapevole del fatto che la società, nella quale noi giovani viviamo, è spesso basata su beni materiali superflui. Con i soldi non si può avere tutto; la serenità e l’allegria che ho trovato nelle persone che han-no poco o niente mi ha fatto riflettere … .

Paolo Guizzo 5OA

Il giorno 15 marzo si sono tenuti i Giochi della Consul-ta,sezione pallavolo femminile, nella palestra della scuola ospi-tante “Marco Fanno” . Dopo anni che si svolgeva questa competizione tra scuole, anche la squadra femminile del Cerletti è scesa in campo in rappresentanza delle ragazze frequentanti la nostra centenaria scuola. Le squadre, ormai pratiche del cam-po, ci hanno accolto per una giornata all’insegna del divertimento e dello sport più puro anche a scuola. Le squadre partecipanti erano di età mista, ma in campo non c’erano differenze, anzi grazie alla pallavolo l’affiatamento è stato maggiore di quanto si potesse pensare. Il Cerletti, al sorteggio, è stata il primo a scendere in campo contro la ormai scontata vincitrice: il “Marco Fanno”. Le vincitrici dell’anno pre-cedente hanno assaporato la vittoria per più anni consecutivi, ma non sono sembrate così minacciose. La formazione delle nostre ragazze era stata poco studiata dato che non c’erano state possibilità di incontro, di sicuro non era per nulla intimorita dalle avversarie più blasonate. Palla alle avversarie. Fischio dell’arbitro. Battuta. Punto. 1 a 0 per il Marco Fanno. Partenza sbagliata. La squadra favorita però sottovaluta la matricola che ha buoni elementi per mettere giù

un bel po’ di palle nel campo avversario. Un gioco veloce e pulito si rileva la tattica migliore per poter arrivare a sfiorare la vittoria del primo set. Purtroppo per solo 2 punti il Fanno si porta a casa il primo set. L’adrenalina sale, e la voglia di strap-pare la vittoria alle avversarie è molta. Le ragazze cariche di energia non sentono la stanchezza e nel secondo set danno

il meglio di sè portando a casa un punto, meritato con una serie di schiacciate ben piazzate nei punti deboli lungo le linee. Pur-t r o p p o n e l l ’ u l t i m o s e t l’esperienza del “Marco Fanno” ha avuto la meglio. La squadra del Cerletti rimane a quota 17 ve-dendosi portare via la possibile vittoria. Soddisfatte della partita e applaudite anche dall’ allena-tore prof. Cardellicchio Gerar-do, le ragazze escono dal campo già con il proposito di una pro-mettente rivincita per l’anno prossimo. Per questioni di tempo

il torneo è stato a eliminazione diretta. Alla fine il “Marco Fan-no” ha vinto nuovamente . Per la cronaca la squadra del GB Cerletti era composta da :Federica Sandel, Margherita Acco-modato, Ylenia dal Pos, Alessandra Polese, Alice Bottarel e Martina Camarotto.

Martina Camarotto 5CC

ANCHE IL CERLETTI È VOLLEY

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Italiani: a 11 anni già il primo bicchiere GIOVANI E ALCOL L'Istituto Superiore di Sanità, attraverso l'OssFAD (Osservatorio Fumo Alcol e Droga), pubblica i dati relativi al consumo dell'alcol nel nostro Paese e subito scatta l'allarme; salta all'occhio infatti la cifra che indica l'età in cui i ragazzi italiani fanno il primo sorso: 11 anni, contro una media europea di 14 e mezzo. Le statistiche parlano chiaro, il consu-mo di alcolici viene sottovalutato in primo luogo dai giovani che, teoricamente, do-vrebbero essere i più informati; forse le informazioni vengono mal recepite o non vengono recepite affatto: fatto sta che sono sempre di più i quattordicenni che tra il 1988 e il 2002 hanno fatto salire l'indice del consu-mo di alcol del 9,2%. Naturalmente vietare è vietato: dalla notte dei tempi sappiamo come con i ragazzi i toni proibitivi possono avere effetti “boomerang” essendo i giova-ni, per antonomasia, attratti dalla trasgressio-ne; tuttavia, non bisogna sottovalutare il fe-nomeno, quindi non si dirà più vietare ma “educare”. Buongustai e nutrizionisti di Coldiretti e Città del Vino verranno sguinzagliati tra i banchi di scuola per illustrare i pregi del consumo moderato; anche perché i nostri ragazzi si rivelano tutto tranne che intenditori: vanno forte infatti i co-siddetti “Alcolpop”, misture zuccherate che trascinano in maniera subdola gli adolescenti verso l'assuefazione. A tal proposito, forse non tutti sanno che l'alcol è una sostanza tossica che ha una capacità di indurre dipendenza superio-re alle sostanze o droghe illegali più conosciute. Ripetiamo, gli effetti dell'alcol vengono sistematicamente sottovalutati,

spesso un consumo eccessivo di alcolici viene, erroneamente, considerato normale. Ribadiamo quindi che il fatto di bere e-spone a più fattori di rischio, sui quali si riflette poco; tali rischi possono coinvolgere oltre a chi direttamente consuma l'alcol, la famiglia o altri individui. Queste conseguenze possono esten-dersi anche a quanti per abitudine o per scelta non bevono; è il

caso degli incidenti stradali causati dallo stato di ebbrezza o degli episodi di violenza e cri-minalità che avvengono sotto gli effetti dell'al-col. Per informare i ragazzi sull'uso e l'abu-so di alcolici l'OssFAD ha pubblicato un interessantissimo e completissimo opuscolo dal titolo “Alcol: sai cosa bevi? Più sai, me-no rischi!” all'interno del quale è possibile trovare ogni tipo di informazione relativa all'uso delle bevande alcoliche (si parte da che cos'è l'alcol, quali effetti ha sul nostro organi-smo fino ad arrivare a come contare quanto si beve e alle risposte alle domande più comuni sull'argomento). Per avere delle consulenze o

per problemi di dipendenza e assistenza agli alcolisti, sempre l'Istituto Superiore di Sanità mette a disposizione un nume-ro verde: 800632000; il Telefono Verde Alcol ha visto un incremento delle chiamate del 25% rispetto al 2001 e nel corso del primo trimestre del 2005 il numero di telefonate è addirittura triplicato rispetto allo stesso periodo dell'anno pre-cedente. Ciò a dimostrare che il bisogno di informazione sul grosso problema dell'alcolismo è ancora tanto.

Maria Baldo 3VT

Giovedì 28 aprile 2011 le classi prime e seconde hanno partecipato all’atteso incontro con la scrittrice Monica Zornetta, giornalista che partecipa alla trasmissione “Lucarelli racconta” e autrice dei romanzi “La resa “ e “Casa nostra”. In questa occasione c’è stata la parteci-pazione di Michela Pavesi, zia di Cristina Pavesi, studentessa universitaria tragicamente scompar-sa il 13 dicembre 1990 a causa di un’esplosine eseguita ai danni di un vagone portavalori del treno Venezia-Bologna, per opera di Felice Ma-niero e degli uomini della nota Mala del Brenta. A quest’incontro, organizzato dalla prof. Zancana-ro, si è parlato di un ragazzo intelligente, straordina-riamente predisposto al crimine che riuscì a corona-re il proprio sogno: lasciarsi alle spalle il suo paese natale, Campolongo Maggiore, e con esso tutta la sua povertà, per poi diventare smisuratamente ricco e famoso, attraverso gli atti compiuti dalla sua “Mala del Brenta”, l’organizzazione criminale più temuta e potente del Veneto e non solo. La scrittrice ha scelto di organizzare questo mo-mento di ritrovo descrivendo Maniero esclusiva-mente dal punto di vista criminale, per poi pas-sare la parola alla testimone ed infine rispondere alle domande che le sono state rivolte dagli stu-denti. Michela Pavesi, nel momento in cui le è stata passata la parola, ha cercato di rivivere insieme ai partecipanti gli attimi in cui apprese dai membri delle forze dell’ordine la morte della nipote, ottenendo un effetto unico. Non le è stato rivolto nessun applauso, non sono state

spese parole, ma il silenzio che si è improvvisamente calato tra le fila del pubblico a Michela Pavesi è stato d’aiuto. Le è stato confermato che il messaggio che voleva divulgare ha colpito, che il dolore che prova e che non si è mai placato da quel maledetto 13 dicembre è

stato espresso bene e che, cosa più importante, è stato condiviso dagli studenti. A questo silenzio sono seguite alcune considerazio-ni personali della Pavesi nei confronti del responsa-bile della perdita della nipote e di molte altre perso-ne che coraggiosamente hanno cercato di opporsi alle ingiustizie provocate dalla Mala del Brenta. La vittima di reato ha affermato con determinazione di non aver perdonato Maniero, di non poter essere d’accordo con le decisioni prese dall’autorità giudi-ziaria ed infine, rivolgendosi agli studenti, si è rac-comandata di non considerare la “Faccia d’angelo” come un mito o un eroe, ma come uomo che non ha mai portato rispetto per nessuno. Nel complesso, quello di giovedì 28 aprile è stato un incontro realmente gradito dagli studenti, i quali, grazie alla coppia Zornetta-Pavesi, hanno avuto modo di apprendere direttamente la gravi-tà delle gesta compiute da un uomo assillato dal desiderio di riscattare la propria povertà morale

ed economica, un criminale che contrattando con lo Stato ha riot-tenuto la libertà, ma che ha lasciato avvolte dal dolore le tante persone colpite dalla morte da lui provocata.

Filippo Gobbi 2CB

Cristina Pavesi

La mala del Brenta Un toccante incontro con l’autore

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AVVELENATI DA UN AMBIENTE AVVELENATO! L'oncologa Patrizia Gentilini ha fatto uno studio interessante sui pesticidi: aria, acqua e terra sono gravemente compromes-se. Il nostro paese presenta la comparsa di tumori a partire dagli 0 ai 14 anni, quasi il doppio (+2% annuo) di quello registrato in Eu-ropa (+1,1% annuo). La causa è che i bambini sono esposti a queste sostanze tossiche e cancerogene già in utero, attraverso un processo di "cancerogenesi transplacentare". Ciò significa che le sostanze cancerogene passano attraverso il sangue placenta-re della madre e arrivano fino al feto, le troviamo anche nel latte materno. Nel bel paese si usano più di 150.000 tonnellate di pesticidi all'anno che hanno un impatto non solo sulle proprietà fisiche e chimiche dei terreni, ma comportano anche degli effetti indesiderati per molti organismi viventi, non che gravi danni alla salute. Infatti questi pesticidi c'è li ritroviamo in circa la metà della frutta e verdura che ogni giorno arriva sulle nostra tavole. in più, que-ste dannose sostanze arrivano fino alle falde acquifere più profonde contaminandole. una ricerca svolta dall'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ha dimo-strato che il 36.6% dei campioni d'acqua analizzati in Italia è contaminato da pesti-cidi in quantità superiore ai limiti di legge. gli effetti di queste sostanze nocive si manifestano a distanza di tempo e variano a seconda del momento in cui avviene l'esposi-zione: gravidanza, allattamento, vita fetale, infanzia e pubertà; questi sono momenti cruciali per lo sviluppo e il contatto con tali agenti può comportare degli effetti veramente gravi. stiamo pagan-do oggi le conseguenze di un uso errato delle sostanze chimiche sfruttate in passato. Ma andiamo nel dettaglio nelle nostre zone... .Recentemente un gruppo di genitori e cittadini di Vidor e Bi-golino ha scritto al vescovo per un suo intervento sulla vicenda dell'aumento dei tumori nella popolazione della zona del "prosecco", visto che molti abitanti sono circondati dai vigneti che quotidianamente vengono avvelenati dai pesticidi. i genitori

avevano depositato in procura a Treviso un ampio e dettagliato dossier sui sintomi che manifestavano i loro bambini frequentanti le scuole elementari delle due zone, come: bruciore agli occhi, fastidi alla gola e anche l'aumento di forme leucemiche. Infatti gli edifici scolastici, e non solo, confinano con dei vigneti dove periodicamente vengono utilizzate delle sostanze maleodoranti e irritanti. Questa lettera è stata scritta per continuare questa batta-glia e per chiedere l'intervento diretto del vescovo e della chiesa. Per migliorare questa tremenda situazione; si è riunita la neo com-missione di protocollo, voluta dal consorzio di tutela e composta

dai principali istituti di ricerca, ente cra e università degli studi di Pado-va, insieme con alcuni agronomi che operano nel territorio. Il loro obbiettivo è di definire regole precise per ridurre sempre più l'impatto ambientale della viti-coltura. il consorzio di tutela, per portare a buon fine l'obbiettivo, ha il ruolo di guidare il viticolto-re verso un utilizzo sempre più consapevole dei prodotti fitosani-tari, dando preferenza a quelli a basso impatto. Grazie a una viti-coltura ragionata e razionale sono

stati usati nell'area di Conegliano e Valdobbiadene prodotti, per la maggior parte, inserti dal ministero della salute nella classe di tos-sicità inferiore. In più, oggi, il viticoltore dispone di strumenti avanzati per agire in modo sempre più corretto; deve disporre, inoltre, di un patentino per poter trattare la vite e deve annotare in un apposito registro ogni intervento antiparassitario segnando data, prodotto, quantità e persino numero di fattura di acquisto. Purtrop-po c'è chi ancora non lo fa, ma per questi c'è l'intervento della poli-zia rurale che ha il compito di reprimere atteggiamenti irresponsa-bili, per una viticoltura sostenibile e in armonia con la comunità.

Francesca De Paris 3OA

Cause ed effetti sui giovani d’oggi

Il consumismo è considerato un vizio recente che si è affermato all’interno delle società capitalistiche occidentali e consiste nell’acquisto irrefrenabile di beni aventi utilità breve. Essi , una volta usciti dalla categoria delle “novità del momento”, hanno come unica destinazione il bidone della spazzatura. Il consumi-smo è un problema che coinvolge grandi e piccoli: riguarda sia l’adulto che sfoggia con fierezza l’ultimo e sofisticatissimo modello di cellulare, sia il bambino sommerso di giocat-toli, inspiegabilmente indeciso su come poter passare il suo tempo libero. Tutto ciò ha origine dalla solita, unica ed ingannevole causa: la pubblicità. Oggi la pubblicità non si limita a convincere il consumatore della validità del prodotto, si spinge oltre. Grazie alle più svariate combinazioni di colori, alle trascinanti melodie che fanno da sfondo e alla perfetta successione di immagini o riprodu-zione di video, il consumatore viene ipnotizzato. La sua mente non è più capace di distinguere la realtà dalla finzione, di riflettere su ciò che si sta presentando ai suoi occhi; non c’è tempo, la sua attenzione è catturata troppo da piccoli particolari che insieme

creano quel mondo meraviglioso in cui ha sempre sognato di vive-re. Quel mondo che lo fa sentire a proprio agio. Il consumatore diventa in questo modo protagonista dell’acquisto continuo di nuovi oggetti apparentemente in grado di regalargli emozioni straordinarie; in questo modo ha origine il consumismo e questo

è il suo risultato: case sature di “cose” spesso superflue quanto inutili acquistate da persone soffocate da un sentimento d’implacabile insoddisfazione. A questa insoddisfazione bisogna prestare attenzione, perché l’indifferenza porta, in particolar modo l’adolescente, a volersi ribellare ad ogni costo ad un modo di vivere la vita spento, passivo e privo di forti emozioni. Il giovane si sente stanco della sensazione di monotonia che lo avvolge ed è determinato a dare una scossa a tutto ciò che lo circonda. E può agire in modo imprevisto. Meditiamo su questi rap-

porti di causa ed effetto, perché passare dall’avere tutto al non avere più niente è più facile di quanto sembra e può rivelarsi dram-matico.

F.G. 2CB

Il consumismo

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LA CANTINA Anno 9, Numero 27, Maggio 2011 Pagina 12

ABBANDONO SCOLASTICO Nell'Unione europea sono più di 6 milioni i giovani che abbandonano gli studi con al massimo un diploma di terza media. Questi giovani hanno grosse difficoltà a trovare un lavoro e sono più spesso disoccupati e dipen-denti dall'assistenza sociale. L'abbandono scolastico precoce (attualmente al 14,4% nell'UE e al 19,2% in Italia) frena lo sviluppo economico e socia-le.L'allarme è stato lanciato da un sondaggio monitorato dall'Isfol, che ci avverte di un forte abban-dono delle scuole superiori in Ita-lia (compiuti i 16 anni).Ci mette in allerta anche la commissione che ha constatato che è il Veneto la regio-ne dove più ragazzi tra i 16 e 17 anni (ben il 51%) , lasciano la scuola; molti di essi hanno difficol-tà a trovare lavoro. La causa prin-cipale sembra essere un'innata pigri-zia degli studenti nei confronti dello studio. Io penso che la nostra generazione sia stata orientata male nel mondo della scuola e di certo l'oscura atmosfera che si percepisce in Italia nel campo del lavoro non aiuta gli studenti, anzi li rende ancora più confusi, dubbiosi e disperati. La seconda regione indicataci dal sondag-gio pare essere la Sicilia(per 28%).La situazione è grave se mai vi era stata una serie di ritiri come nell'an-no 2010/11. La classi vengono decimate e molti studenti sono allo stremo. Per molti è sempre la malattia della "svogliatezza", molti dicono di aver scelto male, che le materie base non stimolano e che il sistema funziona male. Scendiamo nei dettagli. Alla domanda posta agli studenti del GB Cerletti:"Lasceresti la scuola?”, il

40% degli studenti hanno dichiarato "no" ritenendo importante l'acquisizione del diploma (e affermando che questa scuola ne offre uno dei più prestigiosi) per assicurarsi un buon futuro nel mondo del lavoro. E questa percentuale risulta essere quella che di sicuro ha

scelto la scuola senza costrizione e per il suo evidente prestigio. Alcu-ni tengono duro per ottenere il di-ploma e poi lasciare lo studio. Un 30% risponde "sì" alla domanda adducendo come motivo la poca voglia di studiare ma anche l'am-biente poco stimolante. Alcuni non si trovano bene perfino in classe con i compagni, altri affermano che i professori rendono la vita difficile e che la scuola dunque perde il suo significato originale. Molti di quelli che rispondono sì, dicono di essere stati costretti dai

genitori(molti agronomi) e che, volendo cambiare, la burocrazia scolastica non lo permette(altro segno che il sistema scolastico funziona male).In piccola parte ri-spondono confusi o indecisi , ma propensi a lasciare la scuola se potessero. Insomma la situazione (che non va sottovalutata all'interno della nostra scuola) ci chiama a correre ai ripari; le nostre singole scelte (in maniera esa-gerata) potrebbero determinare il futuro d'Italia, ma non drammatizziamo. Credo che ognuno di noi debba essere libero di seguire i propri sogni e interessi e non è giusto che il sistema lo ostacoli. Per questo va abbattuto ogni ostacolo ce ci impedisca di raggiungere questo obbietti-vo.

Luigi Castaldo 3OA

È il Veneto la regione più colpita

A coronamento di un progetto didattico ideato e realizzato dal-la professoressa Annamaria Citino, con l’approvazione del Dirigente dell’Istituto, Prof.ssa Damiana Tervilli, un gruppo di studenti della scuola enologica ha incontrato lo scrittore Patrizio Pacioni. Il ro-manziere, che vanta già la pub-blicazione di undici opere, oltre a un nutrito numero di commedie e pièces teatrali e l’ideazione di un corso di scrittura creativa tematico, ha intrattenuto i suoi giovani in-terlocutori sui temi della scrittura gialla, del vino nella storia del crimine, della narrativa e della genesi dei processi creativi,

destando l’interesse e la curiosità dei ragazzi e prestandosi poi di buon grado al nutrito fuoco di fila delle loro domande. Gran-de interesse ha suscitato la città di Monteselva, cupa e misterio-

sa location delle avventu-re del com-missario Car-dona, perso-naggio creato da Pacioni nel 2005: una città virtuale ma costruita

come se fosse reale, nella quale i naviganti del web possono trovare ospitalità e cittadinanza (www.patriziopacioni.it e www.patriziopacioni.com/cardona/).

Gli studenti e lo scrittore La seconda B IPAA insieme a P. Pacioni

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Nel periodo compreso tra il 21 Febbraio e il 5 Marzo 2011 le clas-si terminali del nostro istituto sono state impegnate nell’attività di stage ovvero un periodo di tirocinio lavorativo concentrato negli ambiti agricolo/enologici per cui ci prepara la nostra scuola. Mol-teplici sono state le tipologie lavorative scelte dagli alunni: c’è chi ha preferito concentrarsi nel campo zootecnico, lavorando ad esempio in stalle o in scuderie, chi in quello agro/alimentare, lavorando quindi in aziende cerealicole, enologiche o in birrifici e chi addirittura ha svolto il tirocinio in Argentina grazie allo scam-bio culturale proposto dal nostro istituto. Nelle varie attività scel-te, benché diverse, è stato possibile trovare un comun denominato-re, ossia quello rappresentato dall’esperienza “nuova”, dall’esperienza lavorativa, dimostratasi importante, in molti casi, per far capire agli studenti le proprie attitudini, preferen-ze e “talenti” e dando quindi prospettive e conoscenze più ampie per poter compiere, con più consapevolezza, scelte lavo-rative e/o percorsi di studio adatti a sé una volta terminato il per-corso di studi al Cerletti. La maggior parte degli studenti si considera soddisfatta da queste due settimane. Alcuni sosten-gono sia un periodo troppo breve per confrontarsi con un’attività lavorativa; altri purtroppo sono rimasti “bloccati” a causa del periodo inadatto a molte attività (si sa che la natura ha i suoi ritmi, e così pure le attività agroalimentari e zootecniche), per cui non hanno potuto svolgere il lavoro a cui sarebbero stati maggiormente interessati. Quest’ultimi esprimono la volontà di fare lo stage ma in un periodo differente. Personalmente credo che il tirocinio sia in ogni caso un’attività importante (e forse de-terminante) per uno studente che frequenta un istituto come il nostro e certamente andrebbe valorizzato e non visto come un semplice momento di distacco dalla vita studentesca giornaliera.

William Grotto 5OA

LA CANTINA Anno 9, Numero 27, Maggio 2011 Pagina 13

Stage, bilancio positivo

INCONTRO CON LA POLIZIA DI STATO

Il giorno 24 Marzo 2011 la classe 1^ Bve ha assistito all’incontro con la polizia di stato per parlare delle proble-matiche sui giovani e le droghe. Quali sono i problemi dei giovani che assumono droghe? Il problema dei giovani più sfortunati, prima ancora di arrivare al problema vero e proprio della tossicomania, è quello del passaggio attraverso quello che molti chiamano genericamente "disagio giovanile". Il pri-mo disagio in cui molti ragazzi possono passare anni della pro-pria vita è il disadattamento nell'ambito scolastico. Un altro grandissimo e gravissimo proble-ma è legato al disadattamento dei giovani in un ambito più com-plesso di quello scolastico: quel-lo dei più o meno gravi disturbi a livello psichiatrico. Essi pos-sono essere riscontrati in un cer-to numero di tossicomani; infatti accade spesso di verificare, in casi del genere, che la droga cor-risponde ad un tentativo imper-fetto di autoterapia o autocura, perchè stabilizza la personalità liberandola, almeno per un certo tempo, dal peso di sintomi più gravi. Quello che ci im-porta di più riguardo all' argomento è il sottolineare la nostra contrarietà all' elemento "droghe" in generale poi-chè pensiamo che le droghe non aggiungano elementi con-creti di felicita alla vita, ma siano soltanto immagini riflesse,

e fattori che rischiano di farci godere solo in parte avveni-menti come per esempio intensi momenti passati con gli amici e le persone che si amano in generale. Quali sono gli Effetti e la Classificazione di alcune Droghe 1) Droghe Sedativi Euforizzanti : oppio, oppiacei, sonniferi quali barbiturici, anestetici come etere, finze, cloroformi e altri PCP o fenileiclidina, analgesici, solventi, volatili o alcool.

Effetti: essi danno in generale un senso di euforia o depressio-ne: dipende dallo stato mentale in cui si era prima di farne uso, ma in genere tendono ad alterare temporalmente lo stato d' animo; in oltre sono usati per anestetiz-zare dolori. 2) Droghe psicostimolanti: coca e cocaina, caffeina, nicotina e antidepressivi triciclici. Effetti: tendono ad aumentare le capa-cità fisiche e motorie per un ben determinato intervallo di tempo; possono sedare sete, fatica, fame e dolori e possono inoltre creare

allucinazioni e sensazioni di onnipotenza. 3) Droghe psicoalteranti o allucinogeni deliranti : LSD , derivati dalla canapa , mescalina, solanacee, KAT, ecc... Effet-ti : confusione sensoriale, illusioni, forti allucinazioni piace-voli o terrificanti, disorganizzazione celebrale.

Diego Donato 1^Bve

Le problematiche giovanili

Nelle giornate di Giovedì 31 Marzo, Venerdì 1 Aprile e Sabato 2 Aprile, si è svolta l’Autonomia Culturale con lo scopo di sensibiliz-zare professori, personale ATA, dirigenza ma soprattutto studenti su argomenti riguardanti il consumo energetico e la raccolta differen-ziata. In questi 3 giorni la partecipazione è stata buona sia per affluenza sia per collaborazione, men-tre per i risultati su quanto discusso bisognerà attendere che escano i rego-lamenti stabiliti e vedere se tali deci-sioni o tali sistemi di agire si integra-no con la realtà scolastica del nostro istituto. Ogni argomento con relative soluzioni sono state discusse Sabato 2 Aprile davanti alla Dirigenza, la quale ha molto apprezzato il lavoro compiuto dai Rappresentanti, dagli Studenti, dai Professori e dal Personale. Perciò la cosiddetta Magna Carta d’Istituto è il risultato della piena collabora-zione di tutta la Scuola in ogni suo livello (anche grazie al lavoro di guida svolto dai rappresentanti della Savno). Menzione particolare meritano i ragazzi dell’Argentina, i quali hanno esposto in modo semplice e chiaro quella che è stata la loro esperienza, e hanno sapu-to rendere partecipe ogni studente con un video molto significativo e coinvolgente. Un ringraziamento particolare va anche ai profes-sori Galiazzo, Cilli, Milani, Pasquale, Gelfi, Oddi, Ricci e Bettin. Ulteriore ringraziamento ai ragazzi del gruppo “Controcorrente” e “Differenziamoci” per l’impegno mostrato durante l’anno al fine di portarci un lavoro minuzioso e preciso.

I Rappresentanti D’Istituto L. Bagarolo, M. Calesso, M. Piccin

Autogestione d’Istituto

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LA CANTINA Anno 9, Numero 27, Maggio 2011 Pagina 14

Il 54% dei laureati in Agraria trova lavoro in un anno In un momento di crisi economica, i giovani continuano a credere nell’agricoltura come possibile sbocco professionale crescono gli iscritti alle facoltà di Agraria in tutta Italia. “L’agricoltura è un settore che può offrire molto ai giovani neolaureati - afferma il presidente di Agro-farma, Luigi Radaelli – l’aumento degli iscritti alle facoltà di Agraria, variabile dal 6% fino al 30%, è un segnale molto positi-vo per l’intera economia italiana, che ha nell’agricoltura uno dei suoi pilastri fonda-mentali”. Negli ultimi due anni le iscrizioni sono aumentate in tutte le 23 facoltà di Agra-ria sparse sul territorio italiano. Nel nord Italia si passa da un +6,5% di Pe-rugia, al 12,4% di Padova, al +17,9% di Bologna e un ottimo +23,5% di Milano. Ma è al Sud della penisola che si regi-strano i dati più significativi: +27,1% a Napoli e addirittu-ra +30,1% a Bari. Il 54% dei laureati, inoltre, trova un impiego entro un anno. “Il settore degli agrofarmaci è un esempio di come l’agricoltura può dare, anche in tempo di crisi, delle concrete

possibilità di lavoro ai giovani ricercatori italiani: nell’ultimo anno, infatti, circa l’80% delle Società aderenti ad Agrofarma ha svolto attività di R&D, investendo ben 48 mln di euro, pari al 6% del fatturato complessivo del comparto – continua Rada-

elli – inoltre, nel nostro settore, circa il 14% del numero totale di addetti è dedicato alla ricerca, l’85% dei quali sono ricercato-ri a tempo pieno”. Un altro dato importante è che, secondo le stime di Coldiretti, su circa 210 mila aziende agricole operanti in Italia, alme-no 30 mila hanno a capo giovani profes-sionisti under 40, a testimonianza del forte dinamismo dell’agricoltura italia-na. In questo settore si assiste, infatti, anche a una notevole crescita della presenza fem-minile: secondo i dati della Cia, Confede-

razione italiana agricoltori, in Italia le donne sono il 29,2% dei titolari d’imprese agricole: in pratica, oggi un imprenditore agricolo su tre è donna. Un dato considerevole, se si pensa che agli inizi degli anni Settanta erano appena 19 su 100.

1. Accorciare le distanze negli acquisti, ovvero preferire il “vino a km 0” prodotto da cantine di prossimità, nel territorio in cui si risiede. 2. Prediligere la viticoltura biologica e biodinamica, che utilizza solo sostanze che si trovano in natura o ottenute dall’uomo attraverso semplici processi, senza Ogm e fertilizzanti e antiparassi-tari chimici di sintesi. 3. Scegliere le cantine con certificazione ambientale (ISO 14001 o EMAS), sinoni-mo di concreto impegno ecologico delle aziende che le adottano. 4. In alternativa, preferire comunque cantine enviromental friendly, quelle che, pur non avendo nessuna certificazio-ne, adottano comunque pratiche ecososte-nibili. Quelle costruite secondo i dettami della bio-architettura, effettuano il recupero delle acque grazie a impianti di depura-zione, utilizzano impianti fotovoltaici o a biomasse per la pro-duzione di energia. 5. Prediligere le bottiglie in vetro alleggerito, che permetto-no un risparmio sia in termini di energia usata nel processo produttivo sia in emissioni di CO2. 6. Le etichette? Meglio in carta riciclata.

7. Risparmiare con gli acquisti “collettivi”, fatti attraverso i Gav, Gruppi di acquisto del vino, formati da eno-appassionati

che preferiscono “saltare” la mediazione del punto vendita, incaricando un membro del gruppo di recarsi direttamente dal pro-duttore e risparmiando così in termini di viaggi, trasporti, materiali ed energie. 8. Dal vetro al sughero, la sua parola d’ordine è riciclo; entrambi sono infatti riciclabili e riutilizzabili al 100%. 9. No agli sprechi: se il vino avanza, si può riutilizzare in cucina per arricchire gustose ricette. Unica regola, il vino deve essere nelle sue condizioni migliori in quanto a gusto e profumo. 10. Il vino del futuro è quello con la “carbon footprint” in etichetta, ovvero il

totale delle emissioni di gas ad effetto serra, espresso in ter-mini di CO2 equivalente, associate ad un prodotto durante tutto il suo ciclo di vita, dalla produzione all’arrivo sulla tavola. I primi esempi arrivano dalla Nuova Zelanda, ma anche in Italia alcune cantine stanno iniziando mettere questa indicazione nelle etichette dei propri vini. (Fonte Vinitaly)

GIOVANI, DONNE E AGRICOLTURA

Decalogo dell’Eno-appassionato Scegli un vino eco-friendly

Meritano un bel plauso le classi 1CGT, 2VA e 3OA che hanno ottenuto rispettivamente il primo, secondo e terzo posto al torneo di lettura “il piacere di leggere” che si è tenuto a cavallo tra aprile e maggio presso la sala Bingo di Conegliano. Un ottimo risultato che conferma le brillanti prestazioni già conseguite negli anni scorsi dalla Scuolaenologica nel confronto con le altre scuole cittadine. Bravi!

Complimenti

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Pomodori viola per combattere i tumori. La frontiera dei cibi-farmaco anticancro segna un nuovo risultato, grazie a uno studio europeo (il progetto Flora) a cui partecipa l'Istituto euro-peo di oncologia (Ieo) di Umberto Veronesi. Ora infatti si pos-sono consumare questi ortaggi dotati dei geni di un fiore e producono una quantità importante di antocianine, antiossidanti del gruppo dei flavonoidi, di cui i pomodori normali (pur ricchi di anticancro come i licopeni) sono privi. Verdura e frutta migliorata ge-neticamente per farci arrivare sani ai 120 anni di vita media programmata dai nostri geni. In un futuro non molto lontano po-trebbe essere l'ortolano sotto casa il neofar-macista, consigliando un'insalata al po-modoro viola, banane al vaccino, riso alla vitamina A, aglio viola, patate lilla, broccoli o cime di rapa modificate con i geni dell'uva rossa, arance blu dagli ef-fetti anti-ossidanti moltiplicati. Tutto è salutarmente modifi-cabile. Insomma, la nocciolina che trasforma in supereroe il Pippo disneyano non è proprio fantascienza. «Senza esagerare con la fantasia, si tratta di un importante passo avanti — dice Pier Giuseppe Pelicci, direttore della ricerca dello Ieo — nello studio degli antiossidanti, dei flavonoidi (le antocianine) in particolare, ormai largamente considerati una valida arma di prevenzione nei confronti di una vasta gamma di patologie, dalle malattie cardiovascolari ad alcuni tipi di cancro. La dieta

seguita dalla maggioranza della popolazione nel mondo occi-dentale non sembra essere sufficiente a garantire un apporto adeguato di queste sostanze, presenti nelle verdure e nella frut-ta (soprattutto frutti di bosco, uva, arance rosse). Per questo il progetto Flora punta a capire meglio i loro meccanismi di azio-

ne e a trovare nuove strade per aumentarne il consumo». Per ottenere una particola-re ricchezza in antocianine nei pomodori che non ne hanno, i ricercatori inglesi hanno fatto ricorso a due geni presenti nella comune pianta bocca di leone (un fiore): conferendo così un colore viola (blu-rosso) ai nuovi pomodori. I due geni che abbiamo isolato dalla bocca di leone — spiega Eugenio Butelli primo autore della ricerca — sono responsabili dei colo-ri dei fiori e, se introdotti in altre piante, sono la combinazione vincente per produr-re antocianine». Anche se i risultati sono

molto promettenti, i ricercatori però invitano alla cautela. I pomodori scuri, comunque, non sono una novità. Esistono già il Kumato, un ogm, e il Nero di Crimea, anch'esso con una colorazione scura. Queste varietà non hanno antociani. Infine, c'è il pomodoro Sun Black (progetto italiano Tom-Anto finan-ziato dal ministero dell'Università e della Ricerca): non è un Ogm, ma gli antociani sono accumulati nella sola buccia.

Matteo Ghirardo 5 VB

L'azienda olandese OAT ha creato una linea di scarpe bio-

degradabili che contiene nella linguetta un seme. Lanciata a inizio 2011 all'Amsterdam International Fashion Week, la collezione è stata presentata all'interno del Green Fashion Competition AIFW 2011. “Salvato dal giardino dell'Eden” è stato il tema della sfilata, che ha visto sfilare giovani Adamo ed Eva con la scarpa in mostra su di una carriola piena d'er-ba. “Per noi è logico”, spiegano alla OAT “fare fashion producendo og-getti che siano parte del nostro pianeta. A chiun-que piacciono i pezzi ben fatti nella moda, quindi perché non ren-dere questi pezzi com-pletamente biodegrada-bili? Si può definire que-sto atteggiamento vintage-killer, ma questo lascia qualcosa di molto migliore dietro di se: un albero, fiori, o persino una pianta di cotone che può fornire una nuova t-shirt.” La ricerca di materiali adatti, che si decomponessero completamente una volta seppellita la scarpa, è durata due anni e ha portato a un design dell'oggetto molto pulito e semplice. “La sfida era trovare un forma sem-plice coniugata a materiali adatti al nostro scopo. Non esisto-no alternative sul mercato, per cui abbiamo dovuto sviluppa-re a monte materiali e processi.” (Fonte: Dezeen )

I dati di uno studio europeo I pomodori OGM anticancro

"Un vero pasticcio, un ennesimo regalo per i furbetti delle quote latte, una nuova umiliazione per

la nostra agricoltura che vive una drammatica crisi". Così il presidente della Cia - Confederazione italiana agricoltori Giu-seppe Politi si è espresso sul maxiemendamento interamente sosti-tutivo del decreto Milleproroghe. “Sono ormai tre anni che at-tendiamo riposte concrete, ma continua soltanto il valzer delle promesse mancate. Nel Milleproroghe non ci sono gli interventi finanziari indispensabili a sostegno delle Associazioni degli allevatori (per le quali si apre ora uno scenario drammatico) e del settore bieticolo-saccarifero e il 'bonus ga-solio' per le serre. Senza questi provvedimenti sono a rischio migliaia di posti di lavoro e il futuro di tantis-sime imprese agricole". Nelle parole di Politi c'è spazio anche per la questio-ne dello slittamento del pagamento delle multe per le quote latte, che definisce "una vergogna", "che ormai prelu-de ad un condono tombale". "Per questi furbetti - dice il presidente della Cia - si sono recupera-te le risorse finanziarie, mentre per migliaia di imprenditori agri-coli onesti che non riescono ad andare avanti perché oberati da costi insostenibili (a cominciare da quello del carburante che ha raggiunto livelli stellari), silenzio totale". Quella delle quote latte è per la Cia "una questione che dal 1984 ha accumulato un debito nei confronti dell'Ue di oltre 4 miliardi di euro. Così ogni contribuente italiano si è trovato pagare un conto da oltre 170 euro a testa per via della cattiva applicazione del regime delle quote latte nel nostro Paese".

Seppelliamo le scarpe Milleproroghe

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• Cerco disperatamente macchina francese, perché la mia volvo mi ha abbandonato Bonato 5^OA • Cercasi nuovo istitutore che capisca i convittori… • Cerchiamo pulmino, con autista, per andare all’Atasbaska durante le cene di classe 5^OA • Cerco tesine già pronte. Bobi 5^OA • Vendo penne modello “ZAIA”per copiare durante le verifiche ceies 5^OA • Cercasi seggiolino auto per bambina (0-3 anni):x info prof. Bettin • Cercasi decespugliatore per tagliare i capelli a uno sbandato in classe mia. Guizzo.P 5^OA • Cerchiamo programma di costruzioni 5^OA • Cercasi una corda per quando mi impianto in grava con il massif. • Cerchasi gramatica percè in clase scarzegia 5^OA • Offriamo solarium dall’uno in poi, rivolgersi 5^OA

cancro e la sicurezza, così come sperimentato dalle classi quinte e seste del nostro Istituto in un progetto specifico relativo al Decreto Legi-slativo 81-2008 . Certo il mondo degli agricol-tori si aspettava una mano dal provvedimento “Milleproroghe” varato dal Governo invece solo tagli ad un settore che soffre una stagione di crisi come la zootecnia, letteralmente messa in ginocchio. Insomma una manovra che con-ferma l'abbandono dell'agricoltura a sé stessa da parte delle istituzioni. Bisogna correre in fretta ai ripari. Intanto è' andata bene l'autoge-stione (meglio organizzata del solito) che ha riflettuto sui temi dell'ambiente e sulle prospet-tive di allargare i propri orizzonti grazie a pro-getti come Atis in (Argentina) portati avanti da insegnanti e studenti. E' un modo intelligente per crescere. Chiudiamo ricordando, nell'anno del 150 anniversario dell'Unità d'Italia, il con-tributo dato dai Nostri G.B. Cerletti e A. Car-penè alla causa della libertà e dell'indipenden-za del Belpaese. Un in bocca al lupo ai matu-randi e una buona estate dal giornalino "La Cantina". In alto i calici e salute a tutti!

migliore la nostra scuola. In questo numero troverete riferimenti all'attualità con alcuni articoli-inchiesta che ci aprono gli occhi sul pianeta alcol e il suo uso tra i giovani e giova-nissimi. Non si tratta del solito messaggio pessimista, ma di un campanello d'allarme che intende suonare la sveglia di tutti gli edu-catori, siano essi genitori o insegnanti, perchè vigilino su questo preoccupante caso sociale , così come deve essere fatto il possibile da parte degli operatori della scuola sulla piaga dell'abbandono scolastico che miete tante "vittime" soprattutto da noi, nel nord Italia, più che al sud. Voltando pagina, il vino occu-pa sempre un posto di rilievo sul nostro gior-nalino. Interessante l'approfondimento sul tema della scuola di potatura che recupera metodi antichi ma altrettanto efficaci, o il modo di ottenere il vino perfetto, si fa per dire, con un algoritmo. E ancora il decalogo dell'enoappassionato ambientalista. Nelle pagine interne trovano spazio il sondaggio incoraggiante sul lavoro di giovani e donne nel settore agricolo al termine degli studi pro-fessionali, i pomodori OGM usati contro il

continua dalla prima

LA CANTINA Anno 9, Numero 27, Maggio 2011 Pagina 16

VENDO – COMPRO (tra il serio e il faceto)

Direttore resp. Prof. Dino Benacchio

In redazione: Studenti: D. Manzan, M. Baldo, M. Piaser, M. Ghirardo, G. Piro, A. Bellotto, S. Ranuzzi, Y. Rossetto, C. Da Ros, J. D’Ambroso, F. Gobbi, F. Fontebasso, M. Castaldo, L. Castal-do, G. Gamba, M. Introvigne, F. De Paris, D. Donato. Grafica e impaginazione: F. Sonego Scrivete a: Via XXVIII Aprile, 20 31015 Conegliano (TV) e-mail: [email protected] Sito: www.scuolaenologica.it

LA CANTINA Prof. Dino Benacchio

a cura della classe 5oa

In occasione del centocinquantesimo compleanno dello Stato italia-no, è giusto ricordare, fra gli altri patrioti risorgimentali trevigiani, le figure dei fondatori della Società enologica trevigiana e dei primi animatori della nostra scuola di enologia e viticoltura di Conegliano. Tra questi ricordiamo Antonio Carpenè, patri-ota nato nel 1838 che dovette lasciare gli studi nel 1859, nel mezzo della guerra, per emigra-re con il fratello in Piemonte e arruolarsi nell’esercito regio. Nel maggio del ’60 lasciò l’esercito per raggiungere Garibaldi in Sicilia con la spedizione dei Mille; in seguito parte-cipò a vari fatti d’arme fino alla battaglia del Volturno. Inoltre, sul finire dell’800 divenne protagonista del lancio del Prosecco spumante e delle istituzioni scolastiche, culturali e scientifiche promosse da lui stesso. Altro importante protagonista è stato Giovanni Battista Cerletti, nato a Chiavenna (Sondrio) nel 1846, in una famiglia borghese. Compì gli studi secondari a Como;successivamente si iscrisse alla facoltà di matematica presso l’università di Pavia. Nella primavera del 1866 si

arruolò nel 1 battaglione del corpo dei volontari garibaldini e com-battè nel Trentino; per tale fatto fu insignito della medaglia d’argento e successivamente divenne presidente della Società dei reduci garibaldini di Chiaven-na .Tornato agli studi, si laureò in ingegneria nel 1869 presso il poli-tecnico di Milano. In occasione dei 150 anni dell’Italia dovrebbero essere ricordati non solo Carpenè e Cerletti o i 4 coneglianesi che parte-ciparono alla Spedizione dei Mille(Pietro Scarpis, Giuseppe Pilla, Giuseppe Cocolo e Giovanni Batti-sta Marin), perchè molte altre figu-re hanno contribuito alla formazione dello Stato , e non bisogna dimenticare le persone che hanno combattuto per l’Italia durante l’occupazione nazifascista, ovvero i partigiani, che l’hanno liberata pagando con la vita.

Chiara Da Ros 3CB

Il Risorgimento di Carpene’ e Cerletti

Carpenè

Cerletti