La buona politica. Un progetto delle forze democratiche per la Provincia di Caserta.
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Un Partito Democratico rinnovato al servizio di Terra di Lavoro
Lo scenario entro cui nasce e vive l’iniziativa politica delle forze che hanno proposto e sostenuto
l’iniziativa democratica in Terra di Lavoro è definito dalla drammatica crisi economica e politica che
attraversa L’Italia, dagli effetti sociali prodotti dalle scelte del governo Monti, dalla responsabilità
assunta dal PD nel sostenerlo ma anche dalla necessità di una sua maggiore incidenza politica sui
processi e, sul piano locale, da una sostanziale stasi del Partito a sei mesi dal Congresso provinciale.
Nella crisi che ha investito il sistema economico occidentale il rapporto che lega questo alla politica è
sempre più stretto. Sono oggi in discussione i principi, i livelli di vita, le forme della democrazia così
come si sono affermati nel corso degli ultimi decenni. Anzi la politica come sede della decisione
collettiva sta attraversando una fase di subordinazione alle ragioni della manovra finanziaria.
In Campania ed in provincia di Caserta il sistema politico è caratterizzato da una straripante presenza
della destra e da una forte debolezza del Pd e del centrosinistra.
I risultati della consultazione elettorale amministrativa e del voto referendario hanno posto in evidenza
una decisa volontà di partecipazione del popolo italiano alla vicenda politica del paese, una forte
domanda di rinnovamento della politica, della classe dirigente ed un pericoloso distacco tra politica e
cittadini che deve essere colmato con una nuova politica profondamente riformata.
Dalla crisi dei partiti e della politica sta emergenza una domanda di diffuso impegno civico dagli
sbocchi non necessariamente democratici e di sinistra.
Sotto scacco sono finiti i meccanismi di selezione della classe dirigente della politica e dei partiti
contenuti in una legge elettorale che ha espropriato i cittadini del potere di scelta dei propri
rappresentanti.
Alla lunga vinceranno la partita le forze che sapranno interpretare con maggiore rigore la domanda di
superamento del vecchiume che blocca la crescita civile e democratica dell’Italia ed è di ostacolo allo
stesso sviluppo dell’economia.
Per noi sarà fondamentale nei prossimi mesi comprendere questa domanda e fornire ad essa risposte
adeguate in termini di rinnovamento dei gruppi dirigenti, di formulazione di una rinnovata piattaforma
politica e programmatica aderente ai problemi emersi dalla profonda crisi economica sociale e civile che
da tempo confina la provincia di Caserta agli ultimi posti di tutta le classifiche nazionali.
Il gruppo dirigente ha il compito di elaborare, insieme alle forze più vive della società provinciale, una
strategia delle alleanze ed una piattaforma programmatica che aiuti la provincia di Caserta ad uscire dalla
situazione di emarginazione e di stagnazione e il Pd a superare lo stato di minorità nel quale è
precipitato.
Appare così fondamentale comprendere le ragioni per le quali il Pd è passato, nei pochi anni dalla sua
fondazione, dalla funzione di governo esercitata su tutte le istituzioni al passaggio all’opposizione. In
poco meno di due anni il Pd è precipitato dal 30% al 10%..
La recente fase congressuale ha consentito lo svolgersi di una dialettica forte e appassionata ma - per la
natura stessa del momento - anche limitata ad un livello tutto interno alle dinamiche di partito. Questo
ha quasi del tutto impedito un serio confronto di tesi e di idee e, comunque, una analisi politica dei
problemi da affrontare.
Resta intatta e determinata tuttavia la volontà di tante donne ed uomini di avviare un percorso di
rinnovamento, di elaborare un progetto politico che consenta di ritrovare le ragioni vere di una
presenza in politica attraverso la riscoperta dei valori e delle ragioni fondative, della capacità di analisi
dei fatti ma, prima di ogni altra, della volontà di riannodare il legame, oggi fortemente indebolito, tra il
Partito, la sua classe dirigente e l’elettorato, quel legame che tradizionalmente caratterizza e conferisce
autorevolezza ad una grande forza popolare e riformista.
Il Pd è nato, in Provincia di Caserta, essenzialmente come espressione delle rappresentanze
istituzionali dei partiti che ad esso hanno dato vita in una fase durante la quale il neonato partito era
chiamato a svolgere funzioni di governo di tutte le istituzioni locali di primo e di secondo livello.
Rimasto fermo e chiuso in quell’ambito non ha mai esercitato una autonoma capacità di iniziativa nei
confronti delle istituzioni e della società. Sta qui la chiave di volta del cambiamento radicale che la
società casertana si aspetta.
Il Pd ha governato per poco tutto e in poco tempo ha perso tutto. L’elettorato ha espresso
recentemente nei confronti del Pd un giudizio drasticamente negativo.
Un cambiamento che ha visto proiettarsi sulla scena politica ed istituzionale forze di destra politica ed
economica agguerrite e determinate ma , circostanza ancor più preoccupante, che ha determinato un
progressivo ma costante deterioramento delle condizioni generali della popolazione.
Terra di Lavoro è fra le province italiane già da alcuni anni in piena recessione. Gli indici fondamentali
sono molto gravi e colpiscono in particolare l’occupazione, (nel solo 2010, 7% in meno), la produzione
( 16% in meno), con una incidenza negativa della criminalità valutata attorno al 35% su tutte le nuove
iniziative. La crisi accentua peraltro la caduta dei valori fondativi di una comunità democratica e civile.
Questa strategia di restaurazione e di compressione dei diritti e dei bisogni sociali è stata sorretta da un
modello di sviluppo e di relazioni politico-sociali di tipo economicistico ed ultraliberista del quale il
grande imbroglio berlusconiano, o l'ipotizzato grande rassemblement trasformista e neoconservatore
pronto a surrogare il fallimento del centrodestra, sono solo le strumentali espressioni politiche.
Possiamo dire come sinistra, possiamo pensare come militanti del più grande partito della sinistra di
aver saputo contrastare con efficacia questo disegno ? siamo riusciti ad elaborare una proposta politica
all'altezza del nostro ruolo e del nostro passato ?
Eppure l'attuale crisi economica ci impone un rinnovato sforzo per ridare, al centro come in periferia,
al Partito una vera capacità di stare sui problemi riaffermando una nostra effettiva centralità. Una
capacità politica, occorre dirlo con seria e sincera autocritica, devitalizzata da due fenomeni, mai così
presenti come in Campania ed in Terra di Lavoro,entrambi negativi e devastanti.
Il primo si sostanzia nell'aver rinunciato, in nome di un pragmatismo vuoto di idee e progetti, a quel filo
rosso che ci lega al nostro passato, ai valori delle due grandi tradizioni politiche fondanti il Pd,
tradizioni che in comune avevano conferito al nuovo partito il vincolo di rappresentanza delle masse
popolari, dei ceti produttivi e delle fasce deboli. In tal modo si è indebolita la nostra identità aprendo la
porta al nostro interno a "nuovismi" e "pseudo riformismi" che poco hanno in comune con la nostra
proposta e molto con quella dell'avversario e che hanno sostanzialmente giustificato a priori ogni forma
di spregiudicata gestione della politica.
Il secondo fenomeno, corrosivo e sotterraneo, deriva appunto dall'aver confuso la gestione delle
istituzioni e degli enti con una strategia politica tout court. Questa prassi non ha solo prodotto effetti
perversi nella vita interna di partito , impedendo la formazione di una vera classe dirigente, ma ha
provocato un corto circuito tra la nostra formale proposizione politica ed il quotidiano agire di tanti
nostri rappresentanti, sino alla perversa convinzione che la gestione del potere sia di per sè il fine ultimo
dell'azione politica. La riprova del danno che deriva da questa interessata , talvolta burlesca "realpolitik",
sono le commistioni oscene tra partiti formalmente avversari nella gestione degli Enti o dei consorzi ed
ancor più nelle decisioni "bipartisan" che non sottendono l'interesse comune ma misere fortune
personali. I cittadini , la nostra gente , vede, comprende e si allontana dalla politica e da noi.
Abbiamo pertanto bisogno di un partito nuovo, capace di aprirsi ai grandi cambiamenti ed alle nuove
esigenze forte delle proprie radici, con una solida identità ed un progetto più generale cui riferirsi
nell'affrontare i problemi ed operare le scelte necessarie. Questo è l'unico modo per poter rispondere,
evitando empirismi ed evanescenti suggestioni, al grande vento di rinnovamento, all'ansia di giustizia ,
alla più generale richiesta di un diverso modello di sviluppo e di società. Ce lo chiedono i lavoratori in
difficoltà, i precari. Ce lo chiedono con urgenza i tanti giovani che si mobilitano in forma spontanea e
che spesso si interrogano sulla nostra difficoltà a guidarli.
Se non saremo noi a farlo lo faranno altri, aprendo le porte al trasformismo reazionario o ad una
gestione tecnocratica delle Istituzioni solo apparentemente neutrale e convinta che il bene del paese
possa asetticamente realizzarsi con sacrifici eguali su soggetti profondamente diseguali.
Noi, a Caserta, intendiamo da democratici fare la nostra parte, anzitutto nel Partito. Ed intendiamo
farlo senza alcuna timidezza e con molta determinazione , senza intenti di contrapposizione, pronti a
collaborare ma senza abdicare a quella iniziativa politica irrinunciabile per ogni militante , intenzionati a
difendere e pretendere - per chiunque - ogni spazio di democrazia e di rispetto delle regole interne. Non
intendiamo infatti costituire "gruppo" o "corrente" nè abbiamo interesse a stabilire equilibri o
contrattare posizioni, vogliamo invece concorrere liberamente alla vita ed al successo del P.D. con una
vasta area di iniziativa democratica nella quale possano riconoscersi tutti coloro i quali condividono
questo spirito e questa analisi, una sensibilità capace anche di attrarre quelle energie che oggi sono fuori
del partito ma che condividono i nostri ideali.
Il riferimento costante della nostra azione politica restano la società e i territori nei quali operiamo.
Crediamo, infatti,che il Partito non debba rappresentare il pallido riflesso del potere gestito nelle
Istituzioni o, peggio, nel sottogoverno e negli enti strumentali ma il luogo vivo ed aperto ove si decide
democraticamente e nell'interesse di tutti. Intendiamo così lavorare , fare politica, esprimere idee ed
aprirci ai tanti allontanatisi ed ai giovani desiderosi di impegnarsi. Vogliamo farlo particolarmente sulle
tematiche che riteniamo strategiche e che in questo documento, definiamo solo in una sintesi che
dovrà essere poi sviluppata nel lavoro comune.
Riteniamo infatti urgente , per quanto finora considerato, che il Partito Democratico si apra con
convinzione ad una costante campagna di ascolto delle esigenze dei territori, delle categorie, dei giovani.
Insieme a ciò riteniamo fondamentale la conoscenza della realtà attraverso l’utilizzo di strumenti di
analisi e ricerca e la collaborazione con i mondi del sapere, per avere un quadro di riferimento alle
nostre iniziative il più possibile aderente ai fenomeni economici e sociali del nostro territorio.
Queste azioni ci consentiranno di selezionare vera classe dirigente ed aprirci a nuovi contributi. Per
quanto ci riguarda avvieremo fin da subito una articolata attività di contatto e dialogo con tutte le
nostre realtà - a partire dai circoli - e con i mondi che a noi guardano con attenzione, dal Sindacato, alle
Associazioni, ai diversi mondi della cultura . Attiveremo inoltre un progetto di disseminazione di
conoscenze sullo stato attuale del mezzogiorno d’Italia.
I rappresentanti del P.D. nelle istituzioni devono così divenire dei punti di convergenza di esigenze e
progetti da collegare , tramite il Partito, in una ottica più generale e coerente a quanto in pubblico
affermiamo. Una politica di sviluppo economico ed industriale in grado di tutelare non con le "tavole
rotonde" o con le molteplici commissioni, ma con iniziative concrete e vere battaglie il nostro territorio,
l'occupazione e la difesa dei diritti e dei bisogni dei cittadini, non è infatti qui mai decollata - occorre
dirlo con sincerità - nemmeno nei tanti anni del nostro governo provinciale e regionale, con la duplice
conseguenza di aver fatto della provincia forse quella più in crisi dell'intera regione e del nostro
fallimento sul piano elettorale.
Il Partito Democratico che abbiamo in mente deve così ritrovare la sua tradizionale capacità di governo
degli enti locali nel rapporto - oggi logoro - con i cittadini sul terreno della capacità di affrontare e
risolvere i problemi, ma anche sottoponendosi al loro giudizio morale e politico perchè una classe
dirigente che si rispetti- senza ipocrisie o bigottismi - deve anche avere uno stile di comportamento
coerente con le tesi e gli ideali cui si riferisce.
Il partito è l'unico ed insostituibile strumento di garanzia di questo processo e del suo indirizzo politico.
Ecco la necessità di una "forma partito" che si liberi di una cifra nella quale il successo personale di
pochi si è finora, nella nostra realtà, tradotto nel fallimento generale. Un partito nel quale non si
emargini la passione e la cultura. Un P.D. casertano capace di governo ma anche di proposta e di lotta,
capace di scegliere senza ambiguità da che parte stare, di esprimersi con chiarezza su alcune grandi
questioni come la politica industriale, la difesa ambientale, l'occupazione ed il welfare e, non ultimo, il
livello di inquinamento della politica.
Noi, da democratici, faremo la nostra parte nel quadro più generale di un centrosinistra con la sua storia
e la sua cultura. Chiediamo a tutte le donne e gli uomini , ed in particolare ai giovani, che
condividono queste considerazioni e questo nostro impegno di aderire, di condividere un percorso ed
un progetto che alla base iscrive la convinzione che la politica rappresenta ancora lo strumento più alto
e efficace di servizio alla propria comunità. Per queste ragioni , in nome della nostra storie e della nostra
gente, inizia oggi il cammino di “Impegno Democratico”.
Febbraio 2012