K Marx Lineamenti Fondamentali Della Critica Dell Economia Politica Grundrisse

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    GRUNDRISSE DELLA CRITICADELL’ECO NOMIA POL ITICA

    Avvertenza per il lettore

    Segnaliamo le modifiche che abbiamo apportato ai testi (nell’edizione IMEL):

    Per evidenziare la differenza tra i titoli che pur provenendo da Marx, sono stati peròinseriti in sede redazionale (IMEL) e quelli già presenti del manoscritto, i primi sonostati messi tra parentesi quadre semplici (riprendendo con ciò l’indicazione seguitanella edizione tipografica italiana). Quelli posti tra parentesi tonde o doppieparentesi quadre sono invece di Marx.

    Quanto alle note, segnaliamo:1) quelle contrassegnate da uno o più asterischi sono di Marx stesso;

    2) quelle contrassegnate da lettere alfabetiche sono redazionali (IMEL) e riguardanoesclusivamente questioni testuali;

    3) quelle numerate progressivamente sono redazionali (nostre) e riguardano iriferimenti bibliografici completi ad autori e opere che sono citate esplicitamente daMarx stesso anche se talvolta in maniera incompleta o imprecisa.

    Facciamo presente che in questa edizione per la rete internet non sono statiriportati i riferimenti riguardanti la numerazione dei quaderni e delle pagine, che

    invece si trovano in altre edizioni, di cui sotto diamo indicazione.Al fine di favorire la comprensione dei testi, abbiamo inoltre apportato, rispetto alleedizioni IMEL, le seguenti modifiche:

    ! inserimento di alcuni passaggi matematici,! inserimento di grafici,! trasformazione in forma tabellare di alcune parti di testo,! sono stati corretti gli errori di calcolo presenti nel testo originale di Marx ed

    alcuni errori di scrittura,! non sono state riportate le frasi e le parole in lingua greca presenti in alcune

    parti dei testi di Marx. Il lettore viene avvertito tramite l’inserimento nel testo di….. seguiti da una nota della redazione,

    ! i quaderni sono stati raggruppati in tre parti: introduzione- il denaro – il capitalee l’appendice I.

    Per chi volesse accostarsi alle traduzioni in lingua italiana dei LINEAMENTIFONDAMENTALI DI CRITICA DELL’ECONOMIA POLITICA (GRUNDRISSE) segnaliamole seguenti edizioni in italiano:

    ! “Einaudi Editore”, edizione a cura di Giorgio Backhaus! “La Nuova Italia Editrice” con testi tradotti da Enzo Grillo

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    Sulla rete internet all’indirizzo: www.marxists.org è disponibile il testo in lingua inglesetratto dall’edizione “Penguin”, autorizzato dall’editore, con la traduzione di Martin Nicolausdel 1973, a cui ci siamo riferiti.

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    GRUNDRISSE DELLA CRITICADELL’ECO NOMIA POL ITICA

    Breve introduzione

    Marx scrisse questo gruppo di manoscritti, raggrupati in una serie di quaderni, che l’istitutoMarx-Engels-Lenin di Mosca (IMEL) ha pubblicato nel 1939 - 1941, sotto il titolo diGrundrisse der Kritik der politischen Ökonomie.

    Essi dovevano far parte di un testo preparatorio al manoscritto “ Per la critica dell’economiaPolitica”, pubblicato per la prima volta in tedesco nel 1859, ossia otto anni prima dellapubblicazione del primo libro del Capitale.

    Lo scopo che Marx si proponeva con questo lavoro è, come scriveva a Lasalle: “ la criticadelle categorie economiche o, se si vuole, il sistema dell’economia borgheserappresentato criticamente. E’ rappresentazione del sistema e al tempo stesso, mediantela rappresentazione, critica di esso. Non mi è affatto chiaro quale sarà la mole del tutto. Seavessi il tempo, la tranquillità e i mezzi per elaborare il tutto prima di consegnarlo alpubblico, lo condenserei molto, perché ho sempre amato il metodo dellacondensazione…..

    Il tutto è suddiviso in sei libri.

    1 – Del capitale (contiene alcuni capitoli preliminari)

    2 – Della proprietà fondiaria

    3 – Del lavoro salariato

    4 – Dello Stato

    5 - Commercio internazionale

    6 – Mercato mondiale…

    Ma alla fine ho la sensazione che proprio ora che dopo quindici anni di studio sonoarrivato al punto di mettere mano alla cosa, tumultuosi eventi esterni probabilmenteinterferiranno…” 1

    In una lettera a Engels del 1957 Marx scrive: “ Lavoro come un pazzo, le notti intere, perriassumere i miei studi economici, in modo da avere messo in chiaro almeno i lineamentifondamentali (Grundrisse) prima del diluvio 2”.

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    1 Marx a Lasalle, 22 febbraio 1838. vedi anche R. Rosdolsky, Genesi e struttura del capitale di Marx , Bari,Laterza editore.

    2 Il diluvio a cui Marx si riferiva e che po i non ci fu, era la rivoluzio ne euopea, da lui prevista comeconseguenza della grave crisi finanziaria ed economica che aveva investito il continente e l’Inghilterra inquegli anni.

    3) Lo schizzo su Bastiat und Carey , scritto nel luglio 1857, prima della Einleitung.Originariamente occupava le prime sette pagine del III quaderno dei Grundrisse.

    4) L’Index zu den 7 Heften , redatto n el giugno 1858, conten uto nello stesso quaderno Mche accoglie la Einleitung.

    5) L’Urtex, redatto tra agosto e novembre 1858. Occupa due quaderni non datati, siglati B’,il primo, B” e B” Il, il secondo, essendo diviso in due parti.

    6) I Referate , relativi al contenuto dei quaderni M (Einleitung), II-VIII (Grundrisse), (Urtext);redatti circanel febbraio 1859, che si trovano al termine del quaderno B”.

    7) Il Planentwurf del 1859.

    8) Una breve serie di estratti riguardanti la teoria del denaro di Ricardo, contenuti nel IVdei 24 quaderni del 1850 - 53 e datati Londra, novembre 1850 - dicembre 1850.

    9) Una serie molto più ampia di estratti sistematici dalla III edizione di On the principles ofPolitical Economy di Ricardo, contenuti nel quaderno VIII e redatti tra aprile e maggio1851. Ess i sono preceduti da due brevissimi testi: un elenco dei tipi di imposte in Ricardo,e un indic e della materia dei Principles. Appartengono ad un quaderno, da Engels datatoal 1851, in cui si trova anche la parte finale del manoscritto Das vollendete Geldsystem ,tuttora ine dito.

    Si fa presente che nel manoscritto originale, sia la Einleitung che i Grundrisse sonoscarsamente titolati. La Redazione IMEL ha provveduto perciò a inserire come titolinel «capitolo del capitale» e nell’«Introduzione » i brevi sommari dei Referate .

    Questa edizione si attiene a quella IMEL pubblicata nel 1939 a Mosca.

    NOTE

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    Indice

    1 - INTRODUZIONE : Produzione, consumo, distribuzione, scambio(circolazione)

    1.1. PRODUZIONE

    1.1.1 Individui autonomi. Idee del XVIII sec

    1.1.2 Eternizzazione di processi di produzione storici. Produzione e distribuzione ingenerale. Proprietà

    1.2. IL RAPPORTO GENERALE DELLA PRODUZIONE CON LA DISTRIBUZIONE, LOSCAMBIO, IL CONSUMO

    1.2.1 Consumo e produzione

    1.2.2 Distribuzione e produzione

    1.2.3 Infine, scambio e circolazione. Scambio e produzione

    1.3. IL METODO DELL’ECONOMIA POLITICA

    1.4. PRODUZIONE. MEZZI DI PRODUZIONE E RAPPORTI DI PRODUZIONE.

    RAPPORTI DE PRODUZIONE E RAPPORTI DI TRAFFICO. FORME DELLO STATO EFORME DELLA COSCIENZA IN RELAZIONE AI RAPPORTI DI PRODUZIONE E DITRAFFICO. RAPPORTI GIURIDICI. RAPPORTI FAMILIARI

    1.4.1 L’arte greca e la società moderna

    2 - IL DENARO

    2.1 Alfred Darimon:De la réforme des banques2.2 Esportazione dell’oro e crisi2.3 Convertibilità e circolazione dei biglietti di banca

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    2.4 Valore e prezzo2.5 Merce e denaro2.6 Scambiabilità della merce col denaro2.7 M-D. D-M2.8 Autonomizzazione dello scambio rispetto ai suoi soggetti2.9 Aforismi2.10 Genesi del denaro2.11 L’«Economist» a proposito del denaro2.12 Emissione di cedole-orario2.13 Valore di scambio e produzione privata-2.14 Il denaro come rapporto sociale

    2.15 Ancora sulla genesi del denaro2.16 Il denaro come misura e come equivalente generale2.17 Il tempo di lavoro come equivalente generale2.18 Tempo di lavoro e produzione sociale2.19 I soggetti del rapporto di denaro

    A - Il rapporto tra l’oro e l’argento e gli altri metalliB - Oscillazioni del rapporto di valore tra i diversi metalli

    2.20 Circolazione del denaro e circolazione delle merci2.21 Concetto generale della circolazione2.22 Circolazione dei prezzi2.23 Il prezzo2.24 Moneta dl conto2.25 Mezzo di circolazione2.26 Quantità di denaro circolante2.27 Scambio e produzione di valore di scambio

    2.28 La circolazione come falso processo all’infinito2.29 Realizzazione del prezzo e autonomizzazione dell’equivalente generale

    2.30 L’equivalente generale. Separazione tra compera e vendita. Denaro e divisione dellavoro

    2.31 M-D-M e D-M-D2.32 C - Il denaro come rappresentante materiale della ricchezza (accumulazione del

    denaro; ma prima ancora il denaro come materia generale dei contratti ecc.)2.33 Il denaro come misura, come mezzo di pagamento e come mezzo di scambio.

    Confusione nella determinazione del denaro. Somma dei prezzi e quantità di merci inrapporto alla quantità del mezzo di circolazione. Mezzo di circolazione

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    2.34 Accumulazione del denaro. Lavoro salariato e capitale2.35 Moneta e moneta mondiale. (Articolazione del sistema dell’economia borghese).

    Rappresentante materiale e form a generale della ricchez za. Accumulazione deldenaro (tesaurizzazione)

    2.36 Tesaurizzazione e accumulazione del capitale. Articolazione del capitolo sul denaro.Rovesciamento della legge di appropriazione

    3. IL CAPITALE

    3.1. IL DENARO COME CAPITALE -3.1.1 - Scambio semplice. Rapporti come individui che scambiano. Armonie diuguaglianza, di libertà ecc. (Bastiat, Proudhon)

    3.2. PROCESSO DI PRODUZIONE DEL CAPITALE -3.2.1 Capitale. Somma di valore. Proprietà fondiaria e capitale. Il capitale provienedalla circolazione. Contenuto: il valore di scambio. Capitale commerciale, capitalemonetario e interesse monetario, La circolazione presuppone un processo diverso.Movimento tra estremi presupposti3.2.2 Passaggio dalla circolazione alla produzione capitalistica. Capitale comelavoro oggettivato ecc. Somma di valori per la produzione di valori3.2.3 - I. La circolazione e il valore di scambio da essa risultante sono ilpresupposto del capitale3.2.4 - Il. Il valore di scambio risultante dalla circolazione si presuppone ad essa, visi conserva e moltiplica mediante il lavoro3.2.5 Prodotto e capitale. Valore e capitale. Proudhon .3.2.6 Capitale e lavoro. Valore di scambio e valore d’uso per il valore di scambio.Denaro e suo valore d’uso (lavoro), in questo rapporto, come capitale. Automoltiplicazione del valore come suo unico movimento. A proposito della frase:nessun capitalista impiega il suo capitale senza trarne un profitto. Capitale comelavoro oggettivato dal punto di vista del contenuto materiale. Il lavoro vivo produttivo(che cioè conserva e aumenta il valore) come sua antitesi. Lavoro produttivo elavoro come prestazione, Lavoro produttivo e improduttivo. A. Smith ecc. Il ladro nelsenso di Lauderdale et lavoro produttivo3.2.7 I due diversi processi nello scambio del capitale col lavoro. (Qui ciò che èscambiato col capitale rientra esso stesso, col suo valore d’uso, nelladeterminazione economica formale ecc.)3.2.8 Capitale e proprietà fondiaria moderna. Wakefield3.2.9 Scambio tra capitale e lavoro. Salario a cottimo. Valore della capacitàlavorativa. Partecipazione solamente quantitativa dell’operaio salariato alla

    ricchezza generale. L’equivalente dell’operaio è il denaro. Quindi di fronte alcapitale egli è un uguale. Ma lo scopo del suo scambio è la soddisfazione del suobisogno. Per lui il denaro è soltanto un mezzo di circolazione. Il risparmio,

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    l’astinenza, come mezzi di arricchimento dell’operaio. Mancanza di valore esvalutazione dell’operaio come condizione del capitale3.2.10 Il capitale, di fronte all’operaio, è soltanto un potere oggettivo, privo di valorepersonale. Differenza dalla prestazione. Scopo dell’operaio, nello scambio colcapitale, è il consumo. Deve ricominciare continuamente da capo: lavoro comecapitale dell’operaio. (Capacità lavorativa come capitale!) Il salario non è produttivo3.2.11 Lo scambio tra capitale e lavoro rientra nella circolazione semplice, e nonarricchisce l’operaio. La separazione tra lavoro e proprietà è il presupposto diquesto scambio. Lavoro: povertà assoluta come oggetto, possibilità generale dellaricchezza come soggetto. Di fronte al capitale sta il lavoro, senza unadeterminatezza particolare3.2.12 Il processo di lavoro assunto nel capitale (capitale e capitalista)3.2.13 Processo di produzione come contenuto del capitale. Lavoro produttivo eimproduttivo (lavoro produttivo - che produce capitale). L’operaio si riferisce al suolavoro come ad un valore di scambio, il capitalista come ad un valore d’uso. Egli sipriva del lavoro come forza produttiva di ricchezza. (Il capitale se l’appropria cometale). Trasformazione del lavoro in capitale ecc. Sismondi, Cherbuliez, Say, Ricardo,Proudhon ecc,3.2.14 Processo di valorizzazione. (Costi di produzione). Impossibilità di spiegate ilsurplusvalue attraverso lo exchange . (Ramsay, Ricardo). Il capitalista non puòvivere del suo salario ecc. (Spese improduttive). La semplice autoconservazione delvalore, la sua moltiplicazione, contraddice alla natura del capitale3.2.15 Il capitale entra nei costi di produzione come capitale. Capitale fruttifero.Proudhon3.2.16 Plusvalore. Tempo di lavoro supplementare. Bastiat sul sistema salariale.Valore del lavoro. Come si determina? Autovalorizzazione è autoconservazione delcapitale. Il capitalista non può vivere semplicemente del proprio lavoro ecc.Condizioni per la autovalorizzazione del capitale. Tempo di lavoro supplementareecc. Fino a quali limiti il capitale è produttivo (come creatore di pluslavoro ecc.) èsolo un fatto storico-transitorio. I liberi negri della Giamaica. La ricchezza comeentità autonoma richiede lavoro schiavistico o lavoro salariato (in entrambi i casi èlavoro coercitivo)3.2.17 Plusvalore. Ricardo. I Fisiocratici. A. Smith. Ricardo.

    3.2.18 Plusvalore e produttività. Rapporto tra il loro aumento. Risultato. Produttivitàdel lavoro è produttività del capitale. Quanto più il lavoro necessario è già diminuito,tanto più difficile diventa la valorizzazione del capitale - Sull’aumento del valore delcapitale3.2.19 Il lavoro non riproduce il valore del materiale su cui lavora e dello strumentocon cui lo lavora. Esso conserva il loro valore semplicemente per il fatto che nelprocesso lavorativo esso si riferisce loro come alle sue condizioni materiali. Questaforza vivificatrice e conservatrice non costa nulla al capitale; anzi si rivela comeforza del capitale stesso ecc3.2.20 Tempo di lavoro supplementare, assoluto e relativo. Non è la quantità dellavoro vivo, ma la sua qualità di essere lavoro, quella che conserva nello stessotempo il tempo di lavoro già esistente nel materiale ecc. La modificazione di forma emateria nel processo di produzione immediato. Nel processo di produzione

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    semplice è implicito che i precedenti livelli di produzione vengano conservati daisuccessivi ecc. Conservazione del vecchio valore d’uso da parte del nuovo lavoroecc. Processo di produzione e processo di valorizzazione. La quantità di lavorooggettivato viene conservata in quanto, a contatto col lavoro vivo, viene conservatala sua qualità di valore d’uso per un nuovo lavoro. Nel processo di produzione realela separazione del lavoro dalle sue condizioni di esistenza oggettiva è soppressa.Ma in questo processo il lavoro è già incorporato nel capitale ecc.: si presenta comeforza di autoconservazione del capitale. Perpetuazione del valore.3.2.21 Il capitalista ottiene gratis il plusvalore e la conservazione del valore delmateriale e dello strumento. Il lavoro, aggiungendo nuovo valore a quello vecchio,nello stesso tempo conserva ed eternizza quest’ultimo. La conservazione dei valoridel prodotto non costa nulla al capitale. Attraverso l’appropriazione del lavoropresente, il capitalista possiede già una polizza sulla (e rispettiva alla)appropriazione di lavoro futuro3.2.22 Confusione tra profitto e plusvalore. Falso calcolo di Carey. Il capitalista, oltrea non pagare all’operaio la conservazione del vecchio valore, pretende addiritturauna remunerazione per il permesso che gli dà di conservare il vecchio capitale.Plusvalore e profitto ecc. Differenza tra consumo dello strumento e consumo delsalario. Il primo viene consumato nel processo di produzione, il secondo al di fuoridi esso. Aumento del plus valore e diminuzione del saggio di profitto. (Bastiat) -3.2.23 Aumento delle giornate lavorative simultanee. (Accumulazione del capitale).Macchinario. L’aumento della parte costante del capitale in rapporto alla partevariabile investita in salario è uguale all’aumento della produttività del lavoro.Rapporto in cui deve aumentare il capitale, in presenza di un aumento dellaproduttività, per occupare lo stesso numero di operai3.2.24 La percentuale sul capitale totale può esprimere rapporti differenti. Il capitale(come la proprietà) si basa sulla produttività del lavoro3.2.25 Aumento del tempo di lavoro supplementare. Aumento delle giornatelavorative simultanee (popolazione). (La popolazione può essere aumentata nellamisura in cui diminuisce relativamente il tempo di lavoro necessario o il temporichiesto per la produzione della forza-lavoro viva). Pluscapitale esovrappopolazione. Creazione di tempo libero per la società

    3.3. PROCESSO DI CIRCOLAZIONE DEL CAPITALE .

    3.3.1 Passaggio dal processo di produzione del capitale al processo di circolazione.Svalutazione del capitale attraverso l’aumento delle forze produttive (concorrenza).(Capitale come unità e contraddizione del processo di produzione e del processo divalorizzazione). Capitale come ostacolo alla produzione. Sovrapproduzione.(Domanda degli operai stessi). Ostacoli alla produzione capitalistica3.3.2 Sovrapproduzione. Proudhon. (Come è possibile che l’operaio paghi, nelprezzo della merce che compra, il profitto, e tuttavia riceva il suo salarionecessario). Prezzo della merce e tempo di lavoro. Surplus ecc. (Prezzo e valoreecc.). Il capitalista non vende troppo caro; ma vende pur sempre al di sopra diquanto gli costa l’oggetto. Prezzo (frazionale). Bastiat. Caduta del prezzo frazionale.

    Il prezzo può cadere al di sotto del valore senza alcun danno per il capitale.Importanza del numero e dell’unità (misura) nella moltiplicazione del prezzo.

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    3.3.3 Accumulazione specifica del capitale. (Trasformazione del pluslavoro (reddito)in capitale). Proudhon. Determinazione del valore e determinazione del prezzo. Nell’antichità (schiavitù) non si hasovrapproduzione, ma s ovraconsumo.3.3.4 Il saggio generale del profitto. Quando il capitalista vende soltanto ai suoi costidi produzione, si ha un trasferimento di plusvalore ad altri capitalisti. In ciò l’operaionon ci guadagna quasi nulla.3.3.5 Ostacoli alla produzione capitalistica. Proporzione tra pluslavoro e lavoronecessario- Proporzione tra il surplus consumato dal capitale e il surplustrasformato in capitale. Svalutazione durante le crisi.3.3.6 Il capitale uscendo dal processo di produzione, diventa di nuovo denaro.3.3.7 Il pluslavoro o il plusvalore diventa pluscapitale Tutte le condizioni dellaproduzione capitalistica si presentano ora come risultati del lavoro (salariaro)stesso. Il processo di realizzazione del lavoro è insieme il suo processo direalizzazione negativa.3.3.8 Formazione di pluscapitale I. Pluscapitale II. Rovesciamento del diritto diappropriazione Risultato principale del processo di produzione e di valorizzazione:la riproduzione e la nuova produzione del rapporto tra capitale e lavoro stesso, tracapitalista e operaio.3.3.9 Accumulazione originaria del capitale. (L’accumulazione reale). Il capitale, unavolta sviluppato storicamente, crea le proprie condizioni di esistenza (non comecondizioni della sua nascita, ma come risultati della sua esistenza) (Prestazionipersonali (in opposizione al lavoro salariato)). Rovesciamento della legge diappropriazione. Reale estraneità dell’operaio rispetto al suo prodotto. Divisione dellavoro. Le macchine ecc.3.3.10 Forme che precedono la produzione capitalistica. (Sul processo che precedela formazione del rapporto capitalistico o l’accumulazione originaria).3.3.11 Lo scambio di lavoro con lavoro si fonda sulla mancanza di proprietàdell’operaio.3.3.12 Circolazione del capitale e circolazione del denaro. Presupposizione delvalore nell’ambito di ciascun singolo capitale (strumento ecc.). Processo diproduzione e processo di circolazione, momenti della circolazione. La produttivitànei diversi capitali (branche industriali) condiziona quella del singolo capitale.Tempo di circolazione. La velocità di circolazione compensa la massa del capitale.Dipendenze reciproca dei capitali nella velocità della loro circolazione. Circolazione,momento della produzione. Processo di produzione e sua durata. Trasformazionedel prodotto in denaro. Durata di questa operazione. Ritrasformazione del denaronelle condizioni di produzione Scambio della parte del capitale con lavoro vivo.Costi di trasporto.3.3.13 Costi di circolazione. Mezzi di comunicazione e di trasporto. (Divisione dellebranche lavorative) (Associazione di molti lavoratori. Capacità produttiva di questaassociazione). (Cooperazione di massa), Differenza tra condizioni di produzionegenerali e particolari.3.3.14 Il trasporto al mercato (condizione spaziale della circolazione) rientra nelprocesso di produzione. Il credito, momento temporale della circolazione. Il capitaleè capitale circolante. La circolazione del denaro è una mera parvenza. Sismondi.Cherbuliez, (Capitale. Suoi diversi elementi).

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    3.3.15 Influsso della circolazione nella determinazione del valore. Tempo dicircolazione = tempo di svalutazione. Differenza del modo di produzionecapitalistico da tutti quelli precedenti (universalità ecc.). Tendenza naturale delcapitale a propagarsi. Abbreviazione della circolazione (credito). Storch. Ciò che ilcapitalista anticipa è il lavoro. (Malthus). Ostacoli alla produzione capitalistica.(Thompson).3.3.16 Circolazione e creazione del valore. (Livellamento tra diversi capitali nellecondizioni di circolazione). Il capitale non è la fonte della creazione del valore. Costidi circolazione. La continuità della produzione suppone l’eliminazione del tempo dicircolazione.3.3.17 Ramsay. Tempo di circolazione. Perviene alla conclusione che il capitale è lavera e propria fonte del profitto. Ramsay. Confusione riguardo a plusvalore, profittoe legge dei valori. (No surplusvalue secondo la legge di Ricardo). Ricardo.Concorrenza. Quincey. La teoria del valore di Ricardo. Salario e profitto. Quincey.Ricardo. Wakefield. Condizioni della produzione capitalistica nelle colonie.3.3.18 Plusvalore e profitto. Esempio (Malthus). Profitto e plusvalore. Malthus.Differenza tra lavoro e forza-lavoro. La singolare affermazione secondo la qualel’intervento di capitale non modificherebbe affatto il pagamento del lavoro. La teoriadi Carey del buon prezzo del capitale per l’operaio. (Diminuzione del saggio diprofitto). Wakefield sulla contraddizione tra teoria del lavoro salariato e teoria delvalore in Ricardo.3.3.19 Capitale inattivo. Incremento di produzione senza incremento preliminare dicapitale. Bailey .3.3.20 La definizione di capitale di Wade. Il lavoro, semplice opera del capitale. Il

    capitale come forza collettiva, Civilizzazione, con le mie osservazioni al riguardo.(Tutte le forze sociali del lavoro come forze del capitale. Manifattura. Industria.Divisione del lavoro. Unificazione formale di differenti branche di lavoro ecc, daparte del capitale. Scienza. Accumulazione originaria e concentrazione sono lastessa cosa, Associazione libera e associazione forzata. Il capitale nella suadifferenza dalle forme precedenti).3.3.21 Rossi. Che cos’è il capitale? È capitale, la materia prima? Necessariamente,è capitale il salario? (È capitale la sussistenza?).3.3.22 Malthus. Teoria del valore e del salario. (Per il capitale si tratta diproporzione, per il lavoro soltanto di porzione. Vedi le mie osservazioni suplusvalore e la teoria di Ricardo. (Carey contra Ricardo). Malthus: il salario non [haa che fare] con la proporzione. La teoria del valore di Malthus.3.3.23 Lo scopo della produzione capitalistica è il valore (denaro) non la merce, ilvalore d’uso ecc. Chalmers. Ciclo economico Processo di circolazione. Chalmers3.3.24 Differenza nella rotazione. Interruzione del processo di produzione (o meglionon coincidenza di esso col processo lavorativo). Durata complessiva del processodi produzione (Agricoltura, Hodgskin). Periodi di produzione ineguali.3.3.25 Il concetto di lavoratore libero implica che egli è povero. Popolazione esovrappopolazione ecc.

    3.3.26 Lavoro necessario. Pluslavoro. Sovrappopolazione. Plus capitale.

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    3.3.27 A. Smith. Il lavoro come sacrificio. (La teoria di Senior del sacrificio delcapitalista). (Il surplus in Proudhon). A. Smith. Origine del profitto. Accumulazioneoriginaria. Wakefield. Schiavoe lavoro libero. Atkinson. Profitto. Origine del profitto.MacCulloch.3.3.28 Pluslavoro. Profitto. Salari. Economisti. Ramsay. Wade.3.3.29 Capitale immobilizzato. Rotazione del capita Capitale fissato, John St. MilI.3.3.30 Circolazione del capitale. Processo di circolazione. Processo di produzione.Rotazione. Il capitale è capitale circolante. Ma è anche capitale fissato. Costi dicircolazione e tempo di lavoro. (Tempo libero del capitalista). (Costi d trasporto).3.3.31 Circolazione. Storch. Metamorfosi del capitale e metamorfosi della merce.Ricambio formale e materiale del capitale. Differenti forme di capitale. Rotazioni inun dato periodo. Capitale circolante come carattere generale del capitale. L’anno,misura delle rotazioni de capitale circolante. Il giorno, misura del tempo di lavoro.3.3.32 Capitale fissato (immobilizzato) e capitale circolante. (Surplus . PudhonBastiat). MilI. Anderson. Say, Quincey, Ramsay. Difficoltà con l’interesse composto,Creazione del mercato attraverso il commercio. Capitale fissato e capitalecircolante. Ricardo. Denaro e capitale. Eternità del valore. Necessità di unariproduzione più o meno rapida. Sismondi. Cherbuliez. Storch. Anticipo del capitaleal lavoro3.3.33 Capitale costante e variabile

    3.4. CONCORRENZA

    3.4.1 Plusvalore. Tempo di produzione. Tempo di circolazione. Tempo di rotazione3.4.2 CONCORRENZA .3.4.3 Plusvalore. Tempo di produzione. Tempo di circolazione. Tempo di rotazione.Una parte del capitale nel tempo dì produzione, una parte nel tempo di circolazione.Tempo di circolazione. Plusvalore e fase di produzione. Il numero delle riproduzionidel capitale = al numero delle rotazioni. Plusvalore complessivo.3.4.4 Ricambio formale e ricambio materiale nella circolazione del capitale. M—D-—M. D—M—D3.4.5 Differenza tra tempo di produzione e tempo di lavoro. Storch. Denaro. Ceto

    mercantile. Credito. Circolazione.3.4.6 La piccola circolazione. Il processo di scambio tra capitale e forza-lavoro ingenerale. Il capitale nella riproduzione della forza-lavoro.3.4.7 Triplice determinazione o modo della circolazione. Capitale fisso e capitalecircolante. Tempo di rotazione del capitale complessivo suddiviso in capitalecircolante e capitale fisso. Rotazione media di un capitale di tal genere. Influenzadel capitale fisso sul tempo di rotazione complessivo del capitale. Capitale fissocircolante. Say. Smith. Lauderdale. (Lauderdale sull’origine del profitto)3.4.8 Il processo di lavoro. Capitale fisso. Mezzo di lavoro. Macchina. Capitale fisso.Trasposizione delle forze di lavoro in forze del capitale, sia come capitale fisso checome capitale circolante. In che misura il capitale fisso (macchina) crea valore.Lauderdale. La macchina presuppone una massa di operai.

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    3.4.9 Capitale fisso e capitale circolante come due specie particolari di capitale.Capitale fisso e continuità del processo di produzione. Macchine e lavoro vivo.(L’invenzione come attività economica)3.4.10 Contraddizione tra la base della produzione borghese (misura del valore) e ilsuo sviluppo stesso. Macchine ecc3.4.11 Significato dello sviluppo del capitale fisso (per lo sviluppo del capitale ingenerale). Rapporto tra creazione di capitale fisso e capitale circolante. Tempodisponibile. Crearlo è la vocazione fondamentale del capitale. Sua forma antiteticanel capitale. Produttività del lavoro e produzione di capitale fisso. (The Scurce andRemedy ). Uso e consumo: Economist. Durabilità del capitale fisso.3.4.12 Risparmio reale — economia — = risparmio di tempo di lavoro = sviluppodella produttjvità. Soppressione dell’antitesi tra tempo libero e tempo di lavoro. Lavera comprensione del processo sociale di produzione.3.4.13 La concezione storica di Owen della produzione industriale (capitalistica)3.4.14 Capitale e valore, agenti naturali. L’entità del capitale fisso è l’indice dellivello della produzione capitalistica. Determinazione di materia prima prodotto,strumento di produzione, consumo. Il Denaro è capitale fisso o capitale circolante?Capitale fisso e capitale circolante in rapporto al consumo individuale.3.4.15 Tempo di rotazione del capitale consistente in capitale fisso e capitalecircolante. Tempo di riproduzione del capitale fisso. Riguardo al capitale circolante,l’interruzione deve solo non essere tanto grande da rovinare il suo valore d’uso.Riguardo al capitale fisso, la continuità della produzione è assolutamentenecessaria ecc. L’unità di tempo per il lavoro è il giorno; per il capitale circolante,l’anno. Con l’intervento del capitale fisso un più lungo periodo complessivo globalecostituisce l’unità. Ciclo industriale. Circolazione del capitale fisso. Il cosiddettorischio. Che tutte le patti del capitale diano uniformemente un profitto - è falso.Ricardo ecc. Una medesima merce ora è capitale fisso, ora è capitale circolante.Vendita del capitale in quanto capitale. Capitale fisso che entra in circolazione comevalore d’uso. Ciascun momento che è presupposto dalla produzione, è al tempostesso suo risultato. Riproduzione delle sue proprie condizioni. Riproduzione delcapitale come capitale fisso e capitale circolante.3.4.16 Capitale fisso e capitale circolante. Economist. Smith. L’equivalente delcapitale circolante deve essere prodotto nell’anno. Quello del capitale fisso, no.Esso impegna la produzione di anni successivi3.4.17 Frais d’entreien3.4.18 Reddito da capitale fisso e da capitale circolante3.4.19 Lavoro libero = pauperismo latente. Eden.3.4.20 Quanto più basso è il valore del capitale fisso in rapporto al suo prodotto,tanto più esso è adeguato allo scopo. Mobile e immobile, fisso e circolante. Nessotra circolazione e riproduzione. Necessità della riproduzione del valore d’uso in untempo determinato

    3.5. IL CAPITALE FRUTTIFERO. TRASPORMAZIONE DEL PLUSVALORE INPROFITTO

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    3.5.1 Saggio del profitto. Caduta del saggio del profitto. Saggio del profitto. Massadel profitto. Atkinson, A. Smith. Ramsay. Ricardo. Il plusvalore in quanto profittoesprime una proporzione decre scente. Wakefield. Care y. Bastiat3.5.2 Capitale e reddito (profitto). Produzione e distribuzione. Sismondi. Costi diproduzione dal punto di vista del capitale. Profitto, idem [dal punto di vista delcapitale]. Disuguaglianza dei profitti. Livellamento e saggio di profitto generale.Trasformazione del plusvalore in profitto. Leggi.3.5.3 Plusvalore = proporzione del pluslavoro rispetto al lavoro necessario.3.5.4 Valore del capitale fisso e sua produttività. Durabilità del capitale fisso, idem[sua produttività] - Le forze sociali, la divisione del lavoro ecc. non costano nulla alcapitale. Differenza della macchina da tutto questo (economia del capitalistanell’impiego di macchine). Profitto e plusvalore.3.5.5 Macchine e pluslavoro. Ricapitolazione della teoria del plusvalore in generale.3.5.6 Proporzione tra le condizioni oggettive della produzione. Mutamento nellaproporzione degli elementi del capitale.3.5.7 Denaro e capitale fisso: suppone una certa quantità di ricchezza. (Economist).Rapporto tra capitale fisso e capitale circolante. Filandiere. (Economist)3.5.8 Schiavitù e lavoro salariato (Steuart). Profitto da alienazione. Steuart.3.5.9 Industria della lana in Inghilterra a partire da Elisabetta (Tuckett). Industriadella seta (idem). Idem, acciaio, cotone3.5.10 Origine del lavoro salariato libero. Vagabondaggio, Tuckett.3.5.11 Blake sull’accumulazione e il saggio di profitto (Fa vedere che i prezzi ecc,non sono indifferenti, perché una classe di meri consumatori non consuma eriproduce al tempo stesso). Capitale inattivo.3.5.12 Agricoltura domestica all’inizio del XVI secolo. Tuckett.3.5.13 Profitto. Interesse. Influsso delle macchine sul fondo di lavoro. WestminsterReview.3.5.14 Denaro come misura dei valori e criterio dei prezzi. Critica delle teoriedell’unità di misura del denaro.3.5.15 Per la critica delle teorie del mezzo di circolazione e del denaro.Trasformazione del mezzo di circolazione in denaro. Tesaurizzazione. Mezzo dipagamento. Prezzi delle merci e quantità di denaro circolante. Valore del denaro.3.5.16 Il capitale, non il lavoro, determina il valore delle merci. Torrens.3.5.17 Minimo del salario.3.5.18 1826. Cotone, macchine e operai. Hodgskin.3.5.19 Come le macchine creano la materia prima. Industria del lino. Stoppa filata.Economist.3.5.20 Macchine e pluslavoro.3.5.21 Capitale e profitto. Il valore costituisce il prodotto. Rapporto dell’operaio conle condizioni del lavoro nella produzione capitalistica. Tutte le parti del capitaledanno un profitto. Rapporto tra capitale fisso e capitale circolante nelle fabbriche delcotone. Il pluslavoro e il profitto secondo Senior. Tendenza delle macchine a

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    prolungare il lavoro. Influenza del trasporto sulla circolazione ecc. Il trasportoelimina gradualmente l’accumulo. Pluslavoro assoluto e macchine. Senior.3.5.22 Fabbriche di cotone in Inghilterra. Esempio per il problema: macchine epluslavoro. Esempio di Symons. Glasgow. Fabbrica con telai meccanici ecc. (Questiesempi valgono per il problema del saggio del profitto). Modi diversi con cui lemacchine diminuiscono il lavoro necessario. Gaskell. Lavoro come mercato direttoper il capitale.3.5.23 Alienazione delle condizioni di lavoro del lavoro con lo sviluppo del capitale.(Inversione), L’inversione è alla base del modo capitalistico di produzione, non solodella sua distribuzione.3.5.24 Merivale. Necessità di sostituire la dipendenza naturale dell’operaio nellecolonie con restrizioni artificiali.3.5.25 Come la macchina ecc. risparmia materiale. Pane. Dureau de la Malle.3.5.26 Consumo produttivo. Newman. Trasformazioni di capitale. Ciclo economico.(Newman)3.5.27 Il Dr. Price. Potere innato del capitale.3.5.28 Proudhon. Capitale e scambio semplice. Surplus. Necessità della mancanzadi proprietà dell’operaio. Townsend. Galiani. L’infinito in processo. Galiani.3.5.29 Anticipi. Storch. Teoria del risparmio. Storch. MacCulloch.Surplus . Profitto.Distruzione periodica di capitale. Fullarton. Arnd. Interesse naturale -3.5.30 Interesse e profitto. Carey. Il prestito su pegni in Inghilterra.3.5.31 Come il commerciante subentra al maestro artigiano.3.5.32 Patrimonio mercantile .3.5.33 Con gli equivalenti, il commercio è impossibile. Opdyke3.5.34 Capitale e interesse3.5.35 Due nazioni possono scambiare in base alla legge del profitto in modo daottenere entrambe un profitto, ma una viene sempre avvantaggiata.

    1 - VALORE

    Appendice I

    BASTIAT E CAREY

    Bastiat, Harmonies Economiques, 2 édition, Paris 1851 XIV. Dei salari

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    GRUNDRISSE DELLA CRITICADELL’ECONOMIA POLITICA

    Karl Marx

    INDICE

    1 – INTRODUZIONE Produzione, consumo, distribuzione, scambio (circolazione)

    1.1. PRODUZIONE

    1.1.1 Individui autonomi. Idee del XVIII sec1.1.2 Eternizzazione di processi di produzione storici. Produzione e distribuzione ingenerale. Proprietà

    1.2. IL RAPPORTO GENERALE DELLA PRODUZIONE CON LA DISTRIBUZIONE, LOSCAMBIO, IL CONSUMO

    1.2.1 Consumo e produzione1.2.2 Distribuzione e produzione1.2.3 Infine, scambio e circolazione. Scambio e produzione

    1.3. IL METODO DELL’ECONOMIA POLITICA

    1.4. PRODUZIONE. MEZZI DI PRODUZIONE E RAPPORTI DI PRODUZIONE.RAPPORTI DE PRODUZIONE E RAPPORTI DI TRAFFICO. FORME DELLO STATO EFORME DELLA COSCIENZA IN RELAZIONE AI RAPPORTI DI PRODUZIONE E DITRAFFICO. RAPPORTI GIURIDICI. RAPPORTI FAMILIARI

    1.4.1 L’arte greca e la società moderna

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    GRUNDRISSE DELLA CRITICADELL’ECONOMIA POLITICA

    Karl Marx

    1 – INTRODUZIONE.

    PRODUZIONE, CONSUMO, DISTRIBUZIONE, SCAMBIO(CIRCOLAZIONE)

    1.1. - PRODUZIONE

    1.1.1[ Individui autonomi. Idee del XVIII sec.]

    Oggetto della nostra analisi è anzitutto la produzione materiale.Il punto di partenza è costituito naturalmente dagli individui che producono in società — eperciò dalla produzione socialmente determinata degli individui. Il singolo ed isolatocacciatore e pescatore con cui cominciano Smith 1 e Ricardo2 appartengono alleimmaginazioni prive di fantasia che hanno prodotto le robinsonate del XVIII sec. le qualinon esprimono affatto, come presumono gli storici della civiltà, semplicemente unareazione alle eccessive raffinatezze e un ritorno a una malintesa vita naturale. Così comenon poggia su un siffatto naturalismo ilcontrat social di Rousseau 3, che pone un rapportoe un nesso contrattuale tra soggetti per natura indipendenti. Questa non è chel’apparenza, e precisamente l’apparenza estetica del le piccole e grandi robinsonate. Inrealtà si tratta piuttosto dell’anticipazione della «società civile»4 , che si preparava dal XVI

    1 Cfr. A. SMITH, An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of’ Nations. With Notes from Ricardo,McCulloch, Chalmers, and Other Erninent Political Economists. Edited by Edward Gibbon Wakefield, ecc. Anew edition in four volumes, London 1843. Vol. I, p. 2 [Ricerche sopra la natura e le cause della ricchezzadelle nazioni, trad. A. Campolongo, Torino 1958, p. 3]. Marx ha però adoperato volta a volta l’edizione 1835-39 (i cui estratti si trovano nel quaderno londinese VII) e la traduzione francese Recherches sur la nature etles causes de la richesse des nations, traduction nouvelle, avec des notes et des observations; par GermainGarnier, Paris 1802. [ Estratti da quest’ultima, in due quaderni non datati e non numerati, ma redatti ca.genn.-giu 1844 a Parigi. Cfr. MEGA I/3, pp. 457493]. 2 Cfr. D. RICARDO,On the Principles of Political Economy and Taxation. Third edition , London 1821, p. 3[Principi dell’economia Politica e delle imposte, trad. Fubini e A. Campolongo, Torino 1958, P. 8). Estratticommentati da questa edizione, nei quaderni londinesi IV e VIII. Gli estratti sono pubblicati in appendiceall’edizione tedesca dei Grundrise, pp. 765-780, 781-893. Marx ha adoperato anche la traduzione franceseDes principes de l’économie politique et de l’impôt. Traduit de l’anglais par P.-S. Constancio, D.M. ecc., avecdes notes explicatives et critiques par J.-B. Say. Seconde Édition, Paris 1835. [Estratti da quest’ultima, in unquaderno redatto ca. genn.-giugno 1844 a Parigi, e maggio-giugno 1845 a Bruxelles, Cfr. MEGA I/3, pp.493-519. 3 Un indice analitico dell’opera di Rousseau si trova in un quaderno intitolato da Marx «Notizen zurfranzösischen Geschichte. Kreuznach. Juli-August 1843». Cfr. MEGA I/1, t. 2°, pp. 120-121). 4 Qui, nell’accezione di HEGEL,Filosofia del diritto , § 182 Ss,

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    secolo e che nel XVIII ha compiuto passi da gigante verso la sua maturità. In questasocietà del la libera concorrenza l’individuo si presenta sciolto da quei vincoli naturali ecc.,che nelle epoche storiche precedenti fanno di lui un elemento accessorio di undeterminato e circoscritto conglomerato umano. Agli occhi dei profeti del XVIII secolo,sulle cui spalle poggiano ancora interamente Smith e Ricardo, questo individuo del XVIII

    secolo — che è il prodotto, da un lato, della dissoluzione delle forme sociali feudali,dall’altro, delle nuove forze produttive sviluppatesi a partire dal XVI secolo — è presentecome un ideale la cui esistenza sarebbe appartenuta al passato. Non come un risultatostorico, ma come il punto di partenza della storia. Giacché come individuo conforme anatura, o meglio conforme all’idea che essi si fanno della natura umana, esso non èoriginato storicamente, ma è posto dalla natura stessa. Questa illusione è stata finora propria di ogni epoca nuova, Steuart che, sotto molti punti di vista, è in contrasto col XVIIIsecolo e come aristocratico sta più sul terreno storico, ha evitato questa ingenuità.Quanto più risaliamo indietro nella storia, tanto più l’individuo — e quindi anche l’individuoche produce — si presenta privo di autonomia, come parte di un insieme più grande:

    dapprima ancora in modo del tutto naturale nel la famiglia e nella famiglia sviluppatasi intribù; in seguito nelle varie forme della comunità, sorta dal contrasto e dalla fusione delletribù5 . È soltanto nel XVIII secolo, nella «società civile», che le diverse forme del contestosociale si contrappongono all’individuo come un puro strumento per i suoi scopi privati,come una necessità esteriore. Ma l’epoca che genera questo modo di vedere, il modo divedere dell’individuo isolato, è proprio l’epoca dei rapporti sociali (generali da questo puntodi vista) finora più sviluppati. L’uomo è nel senso più letterale un6 ……… [nota: il testo di Marxriporta una scritta in greco, che in questo testo non è riproducibile], non soltanto un animale sociale,ma un animale che solamente nella società può isolarsi. La produzione dell’individuoisolato al di fuori della società — una rarità che può capitare ad un uomo civile sbattuto percaso in una contrada selvaggia, il quale già possiede in sé potenzialmente le capacità

    sociali — è un tale assurdo quanto lo è lo sviluppo di una lingua senza individui che vivanoinsieme e parlino tra loro. Ma è inutile indugiare più a lungo su questo punto. E non cisarebbe neppure bisogno di toccarlo se questa insulsaggine, che aveva un senso e unaragione per gli uomini del XVIII secolo, non fosse stata reintrodotta seriamente nel belmezzo dell’economia più moderna da Bastiat, Carey, Proudhon ecc 7. A Proudhon tra l’altroconviene naturalmente spiegare l’origine di un rapporto economico, di cui egli nonconosce la genesi storica, in termini di filosofia della storia, mitologizzando che ad Adamoe Prometeo sia spuntata in testa l’idea bella e fatta ed essa sia stata poi applicata ecc.Non c’è niente di più noioso e arido che le fantasticherie su un locus communis .

    5 Cfr. B. G. NIEBHUR,Römische Geschichie. Erster Theil, zweite, Völig umgearbeite Ausgabe , Berlin 1827,pp. 317-351. [Estratti, ma dall’edizione inglese 1847-51, in un quaderno non numerato e non datato, maredatto ca, febbraio 1955 a Londra]6 Cfr. Aristotelis de republica libri VIII et oeconomica ex recensione Immanuelis Bekkeri . OxoniiMDCCCXXXVII, tomus X, lib. I, cap, 2, 9-10. [Estratti da questa edizione, in un quaderno non numerato enon datato, redatto ca. febb.-marzo 1858 a Londra]. 7 Cfr. FRÉD. BASTIAT,Harmonies économiques , 2me édition, Paris 1851, pp. 16-19 [Armonie economiche,a cura di A. Canonica, Torino 1945, pp. 163-165].H. C. CAREY,Principles of Political Economy. Part the first, of the Laws of the Production and Distribution ofWealth , Philadelphia 1837, pp. 7-8 [Principii di economia politica, BibI. dell’Economista, serie I, voI. 13°,Torino 1853, pp. 331-332. Estratti dall’opera di Carey, nel quaderno londinese X]P.J. PROUDHON, Système des contradictions économiques ou philosophie de la misère, t. I, Paris 1846,pp. 77-78 [Sistema delle contraddizioni economiche o filosofia della miseria, Bibl. dell’Economista, serie IIIvol. 9°, pp. 179-180,

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    1.1.2 - [Eternizzazione di processi di produzione storici. Produzione e distribuzionein generale. Proprietà]

    Quando si parla dunque di produzione, si parla sempre di produzione ad un determinato

    livello di sviluppo sociale — della produzione di individui sociali. Da ciò potrebbe sembrareche, per parlare in generale della produzione, noi dovessimo o seguire il processo disviluppo storico nelle sue diverse fasi, oppure dichiarare fin dall’inizio che abbiamo a chefare con una determinata epoca storica, e quindi ad esempio con la moderna produzioneborghese, che in effetti è il tema specifico della nostra analisi. Ma tutte le epoche dellaproduzione hanno certi caratteri in comune, certe determinazioni comuni. La produzione ingeneraIe è un’astrazione, ma un’astrazione che ha un senso, nella misura in cui metteeffettivamente in rilievo l’elemento comune, lo fissa e ci risparmia una ripetizione. Tuttaviaquesto elemento generale, ovvero l’elemento comune che viene astratto e isolatomediante comparazione, è esso stesso qualcosa di complesso e articolato, che si diramain differenti determinazioni. Di queste, alcune appartengono a tutte le epoche; altre sono

    comuni solo ad alcune. [Alcune] determinazioni saranno comuni tanto all’epoca piùmoderna quanto alla più antica. Senza di esse sarà inconcepibile qualsiasi produzione;salvo che, se le lingue più sviluppate hanno leggi e determinazioni comuni con quellemeno sviluppate, allora bisogna isolare proprio ciò che costituisce il loro sviluppo, ossia ladifferenza da questo elemento generale, mentre le determinazioni che valgono per laproduzione in generale devono essere isolate proprio affinché per l’unità — che deriva giàdal fatto che il soggetto, l’umanità, e l’oggetto, la natura, sono i medesimi — non venga poidimenticata la diversità essenziale. In questa dimenticanza consiste appunto tutta lasaggezza degli economisti moderni che dimostrano l’eternità e l’armonia dei rapportisociali esistenti. Un esempio di questa dimostrazione: nessuna produzione è possibilesenza uno strumento di produzione, non foss’altro questo strumento che la mano;nessuna produzione è possibile senza lavoro passato, accumulato, non foss’altro questolavoro che l’abilità assommata e concentrata nella mano del selvaggio mediante l’esercizioripetuto; il capitale è tra l’altro anche uno strumento di produzione, anche lavoro passato,oggettivato; dunque il capitale è un rapporto naturale eterno, universale. Ovverosia, acondizione che io tralasci proprio quell’elemento specifico che solo trasforma uno«strumento di produzione», un «lavoro accumulato», in un capitale. L’intera storia deirapporti di produzione si presenta perciò, in Carey per esempio, come una falsificazionemalignamente architettata dai governi.Se non esiste una produzione in generale, non esiste nemmeno una produzione generale.La produzione è sempre una particolare branca di produzione — ad esempio agricoltura,

    allevamento del bestiame, manifattura ecc. — oppure è una totalità di branche diproduzione. Salvo che l’economia politica non è tecnologia. Il rapporto tra ledeterminazioni generali della produzione ad un dato livello sociale e le forme di produzioneparticolari va sviluppato altrove (in seguito). Infine, la produzione non è neanche soltantoparticolare. C’è sempre invece un determinato organismo sociale, un soggetto sociale cheagisce entro una totalità più o meno ampia di branche di produzione. Allo stesso modonon è ancora questo il luogo di analizzare il rapporto che la rappresentazione scientificaha con il movimento reale. Produzione in generale. Branche di produzione particolari.Totalità della produzione.

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    Va di moda far precedere all’economia una parte generale — ed è proprio quella chefigura sotto il titolo di «Produzione» (vedi p. esempio J. St. Mill)8 — nella quale sonotrattate le condizioni generali di ogni produzione. Questa parte generale consiste odovrebbe presumibilmente consistere: 1) nelle condizioni senza le quali la produzionestessa non è possibile. Essa cioè dovrebbe limitarsi, in pratica, a indicare i momenti

    essenziali di qualsiasi produzione. Ma in effetti ciò si riduce, come vedremo, ad alcunedeterminazioni molto semplici che vengono diluite in piatte tautologie; 2) nelle condizioniche favoriscono in misura maggiore o minore la produzione, come per esempio lasituazione sociale di progresso o di ristagno di cui parla A. Smith9 . Ma per innalzare asignificato scientifico questo che in lui ha un suo valore come aperçu , sarebberonecessarie delle ricerche sui gradi di produttività, in differenti periodi, nello sviluppo dlsingoli popoli — ricerche che esorbitano dai limiti propri del nostro tema, ma che, nellamisura in cui vi rientrano, vanno collegate all’analisi della concorrenza, dell’accumulazioneecc. Nella formulazione generale la risposta si riduce all’affermazione generica che unpopolo industriale tocca l’apogeo della sua produzione nel momento in cui ha raggiunto ingenerale il suo apogeo storico. In realtà un popolo è al suo apogeo industriale fin quandoper esso la cosa principale non è ancora il guadagno, ma il guadagnare. A questoriguardo, gliyankees sono superiori agli inglesi. Oppure, essa si riduce ad affermare che,per esempio, certe razze, certe attitudini spirituali, certi climi, certe condizioni naturalicome la vicinanza del mare, la fertilità del suolo ecc., sono, ai fini della produzione, piùfavorevoli di altri. Il che, di nuovo, si riduce alla tautologia che la ricchezza viene creatatanto più facilmente quanto più esistono, soggettivamente o oggettivamente, gli elementiche la creano.Ma questo non esaurisce tutto ciò di cui, secondo gli economisti, questa parte generaledeve realmente trattare. Secondo loro anzi — vedi p. esempio Mill10 — la produzione, adifferenza della distribuzione ecc., va rappresentata come inquadrata in leggi di natura

    eterne ed indipendenti dalla storia, nella quale occasione poi, rapporti borghesi vengonointerpolati del tutto surrettiziamente come in contestabili leggi di natura della societàinabstracto, Ed è questo lo scopo più o meno consapevole di tutto il procedimento. Nelladistribuzione, al contrario, gli uomini si sarebbero di fatto concessi ogni sorta di arbitri. Aprescindere dalla rozza dissociazione della produzione e della distribuzione e dal loroeffettivo rapporto, è evidente già a prima vista che, per quanto eterogenea possa essere ladistribuzione nei diversi stadi della società, deve essere possibile anche per essa, cosìcome si è fatto per la produzione, cavar fuori delle determinazioni comuni non meno checonfondere o cancellare tutte le differenze storiche in leggiumane universali . Per esempio,lo schiavo, il servo della gleba, l’operaio salariato, ricevono tutti una certa quantità dialimenti che permette loro di esistere come schiavo, come servo della gleba, comeoperaio salariato. Che il conquistatore viva di tributo, o il funzionario di imposte, o ilproprietario fondiario di rendita, o il monaco di elemosine o il levita di decime — tuttiricevono una quota della produzione sociale, che è determinata in base a leggi diverse daquelle che determinano la quota dello schiavo ecc. I due elementi principali che tutti glieconomisti fanno rientrare in questa rubrica sono: 1) la proprietà; 2) la sua protezione permezzo della giustizia, della polizia ecc. A questo si può assai brevemente rispondere così:

    8 Cfr. J. ST. MILL,Principles 0f Political Economy with Some of their Applications to Social Philosophy, London 1848, libro primo, capitolo I [Principi di economia politica , trad. A. Campolongo, Torino 1966, cap. I,pp. 27-32].

    9 Cfr. A. SMITH, An Inquiry ecc ., cit., vol. II, pp. 1-9 [Ricchezza delle nazioni , pp. 51-59 e anche 344]. Cfr.MEGA I/3, pp. 477-478. 10 Cfr. J. Sr. MILL,Principles ecc ., cit,, vol. I, pp. 25-26 [Principi , pp. 22-23].

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    ad 1 . Ogni produzione è un’appropriazione della natura da parte dell’individuo, entro emediante una determinata forma di società. In questo senso è una tautologia dire che laproprietà (l’appropriazione) è una condizione della produzione. Ma è ridicolo saltare daquesto fatto ad una determinata forma della proprietà, per esempio alla proprietà privata.(Il che per giunta suppone una forma antitetica, Ia non - proprietà , anch’essa come

    condizione). La storia mostra piuttosto che la proprietà comune (per esempio, presso gliindiani, gli slavi, gli antichi celti ecc.) è la forma più originaria, una forma che, nella veste diproprietà comunale, svolge ancora per lungo tempo una funzione importante. La questionese la ricchezza si sviluppi meglio con questa o con quella forma della proprietà non è quiancora in discussione. Ma, dire che non si possa parlare di una produzione e quindinemmeno di una società in cui non esista nessuna forma di proprietà, è una tautologia.Una appropriazione che non si appropri nulla, è una contradictio in subjecto .ad 2. Protezione dei beni acquisiti ecc. Quando si riducono queste trivialità al loro effettivocontenuto, esse dicono più di quanto non sappiano i loro predicatori. E cioè che ogniforma di produzione genera i suoi peculiari rapporti giuridici, la sua peculiare forma di

    governo ecc. La rozzezza e la genericità stanno proprio nel fatto di porre in una relazionereciproca accidentale cose che sono connesse organicamente, di ridurle cioè ad una meraconnessione della riflessione. Gli economisti borghesi vedono soltanto che con la poliziamoderna si può produrre meglio che, ad esempio, con il diritto del più forte. Essidimenticano soltanto che anche il diritto del più forte è un diritto, e che il diritto del più fortecontinua a vivere sotto altra forma anche nel loro «Stato di diritto».Quando le condizioni sociali corrispondenti ad un determinato livello di produzione sono invia di formazione o sul punto di sparire, compaiono naturalmente disfunzioni dellaproduzione, sia pure di grado e di effetto differenti.Per riassumere: esistono determinazioni comuni a tutti i livelli di produzione, che vengono

    fissate dal pensiero come determinazioni generali; ma le cosiddette condizioni generali diogni produzione non sono altro che questi momenti astratti con i quali non viene compresonessun livello storico concreto della produzione.

    1.2 - IL RAPPORTO GENERALE DELLA PRODUZIONE CON LADISTRIBUZIONE, LO SCAMBIO, IL CONSUMO

    Prima di spingersi più avanti nell’analisi della produzione, occorre considerare le diverserubriche che gli economisti le accludono.La prima idea che ci si presenta è questa: nella produzione i membri della societàadattano (producono, conformano) i prodotti naturali ai bisogni umani; la distribuzionedetermina la proporzione in cui il singolo partecipa di questi prodotti; lo scambio gli offre iprodotti particolari, nei quali egli vuole convertire la quota che gli è toccata attraverso ladistribuzione; infine nel consumo, i prodotti diventano oggetti del godimento,dell’appropriazione individuale. La produzione produce gli oggetti corrispondenti ai bisogni;la distribuzione li ripartisce secondo leggi sociali; lo scambio ridistribuisce il già distribuito,secondo il bisogno individuale; nel consumo, infine, il prodotto esce fuori da questomovimento sociale, diviene direttamente oggetto e servitore del bisogno individuale e losoddisfa nel godimento. In tal modo, la produzione si presenta come punto di partenza, il

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    consumo come punto finale, la distribuzione e lo scambio come il punto intermedio, ilquale è a sua volta duplice, in quanto la distribuzione è determinata come il momento cheproviene dalla società, e lo scambio come il momento che proviene dagli individui. Nellaproduzione la persona si oggettivizza, nella persona l’oggetto si soggettivizza; nelladistribuzione la società, sotto forma di disposizioni generali e imperative, si assume la

    mediazione tra la produzione e il consumo; nello scambio, questi vengono mediati dalladeterminatezza accidentale dell’individuo.La distribuzione determina la proporzione (quantità) in cui i prodotti toccano all’individuo; loscambio determina il tipo di produzione in cui l’individuo chiede di convertire la quotaassegnategli dalla distribuzione.Produzione, distribuzione, scambio, consumo, formano così un sillogismo in piena regola;la produzione, è l’universalità; la distribuzione e lo scambio, la particolarità; il consumo,l’individualità in cui il tutto si conchiude. Ora, questa è certamente una connessione, masuperficiale. La produzione è determinata da leggi di natura universali; la distribuzionedalla contingenza sociale, ed essa può pertanto agire in senso più o meno favorevole sullaproduzione; lo scambio si situa tra entrambe come movimento sociale formale; e l’attofinale del consumo, che è inteso non solo come termine finale ma anche come scopofinale, sta propriamente al di fuori dell’economia, tranne nella misura in cui esso reagisce asua volta sul punto di partenza e avvia di nuovo l’intero processo.11 Gli avversari degli economisti politici — all’interno o all’esterno del loro campo —, i qualirinfacciano agli economisti di dissociare barbaramente cose che sono invece connesse, ostanno sul loro stesso terreno o stanno al di sotto di loro. Niente di più comune cherimproverare agli economisti politici di concepire la produzione troppo esclusivamentecome fine a se stessa, obbiettando che la distribuzione avrebbe un’importanza altrettantogrande. Alla base di questo rimprovero sta proprio la concezione economica che la

    distribuzione vive come una sfera autonoma e indipendente accanto alla produzione.Oppure [rimproverare loro] di non concepire i momenti nella loro unità. Come se questadissociazione fosse passata non dalla realtà ai libri, ma viceversa dai libri alla realtà, ecome se qui si trattasse di una conciliazione dialettica di concetti anziché dellacomprensione di rapporti reali.

    1.2.1 [ Consumo e produzione]

    a1) La produzione è immediatamente anche consumo. Duplice consumo, soggettivo eoggettivo: l’individuo che nel produrre sviluppa le sue capacità, le spende anche, leconsuma nell’atto della produzione esattamente come la procreazione naturale è unconsumo di energie. In secondo luogo, essa è un consumo dei mezzi di produzione, chevengono usati e logorati e, in parte, (come ad esempio nella combustione) dissoltinuovamente negli elementi generali. Consumo, altresì, della materia prima, che non restanella sua forma e costituzione naturale, giacché queste vengono distrutte. L’atto stesso di

    11 Cfr. p. es. H. STORCH, Cours d’économie politique, ou exposition des principes qui déterminent la prospérité de nations. . des notes explicatives et critiques par J.-B. Say , Paris 1823, 4 volI.; tome I. [Corsod’economia politica. Con note di G. B. Say, trad. di G. B., Bibl. dell’Economista, serie I, vo 4°, Torino 1855,pp. 1-269]. [ Estratti dai primi due tomi in un quaderno non numerato e non datato, redatto ca. aprile-maggio1845 a Bruxelles; cfr. MEGA I/6, p. 615].JAMES MILL,Eléments d’économie politique, tr. de l’anglais par J. T. Parisot, Paris 1823. [Elementi dieconomia Politica, BibI. dell’Economista, serie I, voI. 5°, Torino 1854, pp. 703 - 820]. [Estratti commentati indue quaderni redatti nell’estate 1844 a Parigi; cfr MEGA I/3 pp. 520.550].

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    produzione è perciò in tutti i suoi momenti anche un atto di consumo. Ma questo glieconomisti lo concedono. La produzione come immediatamente identica con il consumo, ilconsumo come immediatamente coincidente con la produzione, essi lo chiamanoconsumo produttivo. Questa identità di produzione e consumo perviene al principio diSpinoza: determinatio est negatio.

    Ma questa definizione di consumo produttivo viene formulata appunto al solo scopo diseparare il consumo che è identico alla produzione dal consumo propriamente detto, ilquale è concepito piuttosto come l’antitesi distruttiva della produzione. Esaminiamo quindiil consumo vero e proprio.Il consumo è immediatamente anche produzione, così come nella natura il consumo deglielementi e delle sostanze chimiche è produzione della pianta. Che nell’alimentazione peresempio, che è una forma di consumo, l’uomo produca il proprio corpo, è chiaro. Ma ciòvale egualmente per ogni altro tipo di consumo, che in un modo o nell’altro finisce colprodurre l’uomo. Si tratta di una produzione consumatrice. Ma, dice l’economia, questaproduzione che è identica al consumo è una seconda produzione, derivante dalladistruzione del primo prodotto. Nella prima il produttore si reificava, nella seconda la cosada lui creata si personifica. Quindi, questa produzione consumatrice — benché sia unaunità immediata di produzione e consumo — è essenzialmente diversa dalla produzionevera e propria. L’unità immediata, in cui la produzione coincide con il consumo e ilconsumo con la produzione, lascia sussistere la loro immediata dualità.La produzione è dunque immediatamente consumo, il consumo è immediatamenteproduzione. Ciascuno è immediatamente il suo contrario. Al tempo stesso, tuttavia, tra idue si svolge un movimento di mediazione. La produzione media il consumo, di cui crea ilmateriale e al quale senza di essa mancherebbe l’oggetto. Ma il consumo media a suavolta la produzione, in quanto solo esso procura ai prodotti il soggetto per il quale essi

    sono dei prodotti. Il prodotto riceve il suo ultimofinish [perfezionamento] soltanto nelconsumo. Una ferrovia sulla quale non si viaggi e che quindi non si logori e non vengaconsumata, è soltanto una ferrovia in potenza, non in realtà. Senza produzione non v’èconsumo; ma non v’è nemmeno una produzione senza consumo, altrimenti la produzione sarebbe senza scopo. Il consumo, produce la produzione in duplice modo:

    1) in quanto solo nel consumo il prodotto diviene un prodotto effettivo. Per esempio, unvestito non diviene realmente un vestito che per l’atto di portarlo; una casa che non èabitata, non è in effetti una vera casa; il prodotto, quindi, a differenza del semplice oggettonaturale, si afferma, diviene prodotto soltanto nel consumo. Dissolvendo il prodotto, ilconsumo gli dà veramente il finishing stroke [l’ultima rifinitura]; giacché il prodotto è laproduzione non soltanto a come attività oggettivata, ma pure come oggetto per il soggettoattivo;2) in quanto il consumo crea il bisogno di una nuova produzione e quindi quel motivoideale che è lo stimolo interno della produzione e il suo presupposto. Il consumo crea lapropensione alla produzione; esso crea anche l’oggetto, che determina finalisticamente laproduzione. Se è chiaro che la produzione offre esteriormente l’oggetto del consumo, èperciò altrettanto chiaro che il consumo pone idealmente l’oggetto della produzione, comeimmagine interiore, come bisogno, come propensione e come scopo. Esso crea gli oggettidella produzione in una forma ancora soggettiva. Senza bisogno non vi è produzione. Mail consumo riproduce il bisogno. A ciò corrisponde da parte della produzione che essa: 1) fornisce al consumo il materiale,l’oggetto. Un consumo senza oggetto non è un consumo; per questo verso, quindi, laproduzione crea, produce il consumo. 2) Ma non è soltanto l’oggetto che la produzioneprocura al consumo. Essa dà anche al consumo la sua determinatezza, il suo carattere, il

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    suo finish . Allo stesso modo che il consumo dava al prodotto il suofinish come prodotto, laproduzione dà il suo finish al consumo. Insomma, l’oggetto non è un oggetto in generale,ma un oggetto determinato, che deve essere consumato in un modo determinato, in unmodo che a sua volta dev’essere mediato dalla produzione stessa. La fame è fame, ma lafame che si soddisfa con carne cotta, mangiata con coltello e forchetta, è una fame

    diversa da quella che divora carne cruda, aiutandosi con mani, unghie e denti. Non èsoltanto l’oggetto del consumo dunque ad essere prodotto dalla produzione, ma anche ilmodo di consumarlo, non solo oggettivamente, ma anche soggettivamente. La produzionecrea quindi il consumatore. 3) La produzione fornisce non solo un materiale al bisogno, maanche un bisogno al materiale. Quando il consumo emerge dalla sua immediatezza e dallasua prima rozzezza naturale — e l’attardarsi in questa fase sarebbe ancora il risultato diuna produzione imprigionata nella rozzezza naturale — esso stesso come propensione èmediato dall’oggetto. Il bisogno che esso ne avverte è creato dalla percezione dell’oggettostesso. L’oggetto artistico — e allo stesso modo qualsiasi altro prodotto — crea unpubblico sensibile all’arte e capace di godimento estetico. La produzione produce perciònon soltanto un oggetto per il soggetto, ma anche un soggetto per l’oggetto. La produzioneproduce quindi il consumo 1) creandogli il materiale; 2) determinando il modo di consumo;3) producendo come bisogno nel consumatore i prodotti che essa ha originariamentecreato come oggetti. Essa produce perciò l’oggetto del consumo, il modo di consumo e lapropensione al consumo. Allo stesso modo, il consumo produce la disposizione delproduttore, sollecitandolo in veste di bisogno che dà una finalità alla produzione.L’identità tra consumo e produzione presenta quindi tre aspetti:1) Identità immediata: la produzione è consumo; il consumo è produzione. Produzioneconsumatrice. Consumo produttivo. Gli economisti chiamano l’uno e l’altra consumoproduttivo. Ma essi fanno una ulteriore distinzione. La prima, figura come riproduzione; ilsecondo, come consumo produttivo. Tutte le ricerche sulla prima sono quelle relative allavoro produttivo o improduttivo; quelle sul secondo, al consumo produttivo o nonproduttivo.2) Ciascuno dei due termini si presenta come mezzo dell’altro; è mediato dall’altro; è ciòche viene detta la loro reciproca dipendenza, ossia un movimento attraverso il quale essivengono posti in rapporto reciproco e si presentano come reciprocamente indispensabili,ma rimangono tuttavia ancora esterni l’uno all’altro. La produzione crea il materiale comeoggetto esterno per il consumo; il consumo crea il bisogno come oggetto interno, comescopo per la produzione. Senza produzione, niente consumo; senza consumo, nienteproduzione. Ciò figura nell’economia sotto molte forme.3) La produzione non è soltanto immediatamente consumo, né il consumoimmediatamente produzione; né la produzione è soltanto mezzo per il consumo e ilconsumo scopo per la produzione, sì che ciascuno dei due termini fornisce all’altro il suooggetto, la produzione l’oggetto esterno al consumo, il consumo l’oggetto ideale allaproduzione; bensì ciascuno di essi — oltre ad essere immediatamente l’altro e il mediatoredell’altro — realizzandosi crea l’altro, si realizza come l’altro. Il consumo rendedefinitivamente esecutivo l’atto di produzione, portando a compimento il prodotto comeprodotto, dissolvendolo, consumandone la forma oggettiva autonoma; facendo maturare edivenire abilità, mediante il bisogno della ripetizione, la disposizione sviluppata nel primoatto di produzione; esso non è quindi soltanto l’atto conclusivo in virtù del quale il prodottodiviene prodotto, ma anche l’atto in virtù del quale il produttore diviene produttore. D’altra

    parte, la produzione produce il consumo, creando il modo determinato di consumo e, poi,creando lo stimolo al consumo, la capacità stessa di consumare sotto forma di bisogno.

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    Quest’ultima identità definita al punto 3) viene interpretata in molti modi nell’economia inrelazione al rapporto tra domanda e offerta, tra oggetti e bisogni, tra bisogni creati dallasocietà e bisogni naturali.Niente di più semplice a questo punto, per un hegeliano, che identificare produzione econsumo. E ciò è accaduto non solo per opera dei bellettristi socialisti, ma perfino dieconomisti prosaici, come ad esempio Say, nella forma seguente: se si considera unpopolo o anche l’umanità in abstracto , la sua produzione si identificherebbe col consumo.Storch ha contestato a Say la sua falsa interpretazione, facendogli osservare che unpopolo ad esempio non consuma puramente il suo prodotto ma crea anche mezzi diproduzione ecc., il capitale fisso ecc.12. Per di più, considerare la società come un unicosoggetto, significa considerarla in modo falso, speculativo. In un soggetto produzione econsumo si presentano come momenti di un solo atto. Ma la cosa più importante damettere in rilievo è che produzione e consumo, considerati come attività di un soggetto odi più individui, si presentano in ogni caso come momenti di un processo in cui laproduzione è l’effettivo punto di partenza e perciò anche il momento egemonico. Il

    consumo come necessità, come bisogno, è esso stesso un momento interno dell’attivitàproduttiva. Ma quest’ultima è il punto di partenza della realizzazione e, quindi, anche il suomomento egemonico, l’atto nel quale l’intero processo riprende il suo andamento.L’individuo produce un oggetto, e consumandolo, fa di nuovo ritorno a se stesso, ma comeindividuo produttivo e che riproduce se stesso. Il consumo si presenta quindi come unmomento della produzione.Nella società, invece, la relazione tra il produttore e il prodotto, quando quest’ultimo èterminato, è una relazione esteriore, e il ritorno del prodotto al soggetto dipende dallerelazioni in cui questi si trova con altri individui. Egli non se ne impossessaimmediatamente. Inoltre, quando egli produce nella società, l’appropriazione immediatadel prodotto non è il suo scopo. Tra il produttore e i prodotti s’interpone la distribuzioneche, in base a leggi sociali, determina quale quota della massa dei prodotti spetti alproduttore, venendo a interporsi così tra produzione e consumo.Ma la distribuzione sta come sfera autonoma accanto alla produzione e al di fuori di essa?

    1.2.2 - [Distribuzione e produzione]

    b1) Quando si esaminano gli ordinari trattati di economia, ciò che colpisce in primo luogo èil fatto che tutto vi è posto in duplice modo. Per esempio nella distribuzione figuranorendita fondiaria, salario, interesse e profitto, mentre nella produzione terra, lavoro,capitale, figurano come agenti della produzione. Ora, per quanto concerne il capitale, èevidente già a prima vista che esso è posto in modo duplice, 1) come agente diproduzione; 2) come fonte di reddito: in quanto cioè determina determinate forme delladistribuzione. Interesse e profitto perciò figurano anche come tali nella produzione, inquanto sono forme in cui il capitale aumenta e si accresce, e sono quindi momenti dellasua produzione stessa. Interesse e profitto come forme di distribuzione presuppongono ilcapitale come agente di produzione. Sono modi di distribuzione il cui presupposto è il

    12 Cfr. E. STORCH, Considérations sur la nature du revenue national, Paris 1824, pp. 144-159.

    [Considerazioni sulla natura del reddito nazionale, appendice al Corso d’economia politica ., pp. 860-868].[Estratti, in un quaderno non datato e non numerato, ma redatto ca, maggio- giugno 1845 a Bruxelles]. Siallude qui alla smentita di Storch all’interpretazione delle proprie tesi fornita da Say nella sua edizionecommentata del Cours d’économie politique , e da lui pubblicata a Parigi nel 1823 all’insaputa dell’autore.

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    capitale come agente di produzione. Essi sono anche dei modi di riproduzione delcapitale.Il salario è, parimenti, il lavoro salariato considerato sotto un’altra rubrica: il caratteredeterminato che ha qui il lavoro come agente di produzione, figura là comedeterminazione della distribuzione. Se il lavoro non fosse determinato come lavorosalariato, il modo in cui esso partecipa ai prodotti non si presenterebbe nella forma disalario, come avviene per esempio nella schiavitù. Infine, la rendita fondiaria, tanto perprendere subito la forma più sviluppata della distribuzione in cui la proprietà fondiariapartecipa dei prodotti, presuppone la grande proprietà terriera (propriamente la grandeagricoltura) come agente di produzione e non la terra pura e semplice, così come il salarionon presuppone il lavoro puro e semplice. I rapporti e i modi di distribuzione figuranoperciò solo come il rovescio degli agenti di produzione. Un individuo che prende parte allaproduzione nella forma del lavoro salariato, partecipa ai prodotti, ai risultati dellaproduzione, nella forma del salario. La struttura della distribuzione è interamentedeterminata dalla struttura della produzione. La distribuzione è essa stessa un prodotto

    della produzione, non solo per quanto riguarda l’oggetto, e cioè nel senso che solo irisultati della produzione possono essere distribuiti, ma anche per quanto concerne laforma, e cioè nel senso che il modo determinato in cui si partecipa alla produzionedetermina le forme particolari della distribuzione, la forma in cui si partecipa alladistribuzione. È assolutamente illusorio porre la terra nella produzione, la rendita fondiarianella distribuzione ecc.Economisti come Ricardo ai quali si rimprovera più di ogni altra cosa di badare solo allaproduzione, hanno fatto della distribuzione13 l’oggetto esclusivo dell’economia, proprioperché essi concepivano istintivamente le forme della distribuzione come l’espressione piùdeterminata in cui si fissano gli agenti di produzione in una data società.

    Rispetto al singolo individuo, la distribuzione si presenta naturalmente come una leggesociale che condiziona la sua posizione nella produzione all’interno della quale essoproduce, e che precede quindi la produzione. All’origine, l’individuo non possiede alcuncapitale, alcuna proprietà fondiaria. Fin dalla nascita esso è assegnato al lavoro salariatodalla distribuzione sociale. Ma questa assegnazione è essa stessa il risultato del fatto cheil capitale, che la proprietà fondiaria, esistono come agenti di produzione autonomi. A considerare intere società, la distribuzione sembra, da un altro punto di vista ancora,precedere la produzione e determinarla, come, per così dire, un fact pre economico. Unpopolo conquistatore divide il paese tra i conquistatori ed impone così una determinataripartizione e forma della proprietà fondiaria: esso determina perciò la produzione. Oppuretrasforma i vinti in schiavi e pone così il lavoro schiavistico alla base della produzione.Ovvero, mediante una rivoluzione, un popolo fraziona la grande proprietà fondiaria e lariduce in parcelle, dando con questa nuova distribuzione un nuovo carattere allaproduzione. Oppure la legislazione perpetua la proprietà fondiaria tra certe famiglie osuddivide il lavoro come un privilegio ereditario e lo fissa così in forma di caste. In tuttiquesti casi, e sono tutti storici, non è la distribuzione che sembra determinata dallaproduzione, ma è al contrario la produzione che sembra strutturata e determinata dalladistribuzione.Secondo la concezione più superficiale, la distribuzione si presenta come distribuzione deiprodotti e quindi essa è ben lontana dalla produzione e quasi autonoma rispetto ad essa.Ma, prima di essere distribuzione dei prodotti, la distribuzione è: 1) distribuzione deglistrumenti di produzione e 2) — il che è un’ulteriore determinazione dello stesso rapporto13 Cfr. D. RICARDO,On the Principles ecc., cit ., p. III [Principi, p. 3].

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    — distribuzione dei membri della società tra i differenti generi di produzione. (Sussunzionedegli individui sotto rapporti di produzione determinati). La distribuzione dei prodotti non èevidentemente che un risultato di questa distribuzione che è compresa nel processo diproduzione stesso e che determina la struttura della produzione. Considerare laproduzione prescindendo da questa distribuzione che essa racchiude in sé, è

    evidentemente una vuota astrazione, mentre al contrario la distribuzione dei prodotti èdata automaticamente con questa distribuzione che costituisce originariamente unmomento della produzione. Ricardo, il cui problema era di capire la produzione modernanella sua struttura sociale determinata, e che è l’economista della produzione parexcellence, considera proprio per questo non la produzione, ma la distribuzione come ilvero e proprio tema dell’economia moderna. Risulta qui, di nuovo, l’insulsaggine deglieconomisti che trattano la produzione come una verità eterna, relegando la storia nelcampo della distribuzione.Stabilire quale rapporto esiste tra questa distribuzione che determina la produzione e lastessa produzione, è evidentemente una questione che ricade all’interno della produzione

    stessa. Se si dovesse poi sostenere che, poiché la produzione deve partire da una certadistribuzione degli strumenti di produzione, almeno in questo senso la distribuzioneprecede la produzione, e ne è il presupposto, potremo rispondere che la produzione ha ineffetti le sue condizioni e i suoi presupposti, che ne costituiscono i momenti. Questiall’inizio possono anche presentarsi come momenti di origine naturale. Ma attraverso ilprocesso di produzione stesso essi vengono trasformati da momenti naturali in momentistorici, e se per un periodo si presentano come presupposto naturale della produzione, perun altro essi ne sono stati un risultato storico. All’interno della produzione stessa, essivengono continuamente modificati. L’impiego delle macchine, per esempio, ha modificatola distribuzione tanto degli strumenti di produzione quanto dei prodotti. La stessa grandeproprietà fondiaria moderna è il risultato tanto del commercio e dell’industria moderni,

    quanto dell’applicazione di quest’ultima all’agricoltura,Le questioni sollevate sopra si riducono tutte in ultima istanza al modo in cui le condizionistoriche generali incidono sulla produzione e al rapporto che questa ha con il movimentostorico in genere. La questione rientra evidentemente nella discussione e nell’analisi dellaproduzione stessa.Tuttavia, nella forma triviale in cui esse sono state poste sopra è ugualmente possibilesbrigarsene in breve. In tutte le conquiste vi sono tre possibilità. Il popolo conquistatoresottomette il popolo vinto al proprio modo di produzione (ad esempio, gli inglesi in Irlandain questo secolo e, in parte, nell’India); oppure lascia sussistere l’antico modo diproduzione e si accontenta di tributi (ad esempio, i turchi e i romani); oppure, infine, si

    determina un’azione reciproca da cui nasce qualcosa di nuovo, una sintesi (in parte nelleconquiste germaniche). In tutti i casi è il modo di produzione — sia esso quello dal popoloconquistatore, o quello del paese conquistato, oppure quello risultante dalla fusione dientrambi — che è determinante per la nuova distribuzione che subentra. Benchéquest’ultima si presenti come un presupposto per la nuova epoca della produzione, è essastessa, a sua volta, un prodotto della produzione, non soltanto della produzione storica ingenerale ma della produzione storica determinata.I mongoli, per esempio, devastando la Russia, agivano in modo conforme alla loroproduzione, la pastorizia, per la quale una condizione fondamentale è costituitadall’esistenza di grandi distese inabitate. I barbari germanici, per i quali la produzione

    tradizionale era la coltivazione dei campi ad opera di servi e una vita isolata nellacampagna, poterono sottomettere tanto più facilmente le province romane a questecondizioni, in quanto la concentrazione della proprietà terriera che si era avuta in questeultime aveva gia completamente demolito gli antichi rapporti nell’agricoltura.

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    È una nozione tradizionale che in certi periodi si sia vissuto soltanto di rapina. Ma, perpoter rubare, deve esserci qualcosa da rubare, e quindi produzione. Il tipo di rapina è essostesso determinato a sua volta dal tipo di produzione. Una stock-jobbing nation [nazione dispeculatori di Borsa] per esempio, non può essere rapinata allo stesso modo di unanazione di vaccari.

    Quando si ruba lo schiavo, si ruba direttamente lo strumento di produzione: Ma alloraoccorre che la produzione del paese a favore del quale si è compiuta la rapina, siaorganizzata in modo da permettere il lavoro schiavistico, oppure (come nel Sud-Americaecc.) che si crei un modo di produzione adatto allo schiavo.Le leggi possono perpetuare tra certe famiglie uno strumento di produzione, per esempiola terra. Queste leggi acquistano un significato economico solo là dove la grande proprietàfondiaria è in armonia con la produzione sociale, come per esempio in Inghilterra. InFrancia invece, dove si praticava la piccola agricoltura nonostante la grande proprietàterriera, quest’ultima fu frantumata dalla Rivoluzione. Ma se, per esempio, il frazionamentodella terra viene perpetuato per mezzo di leggi? Nonostante queste leggi, la proprietà siconcentra di nuovo. L’influenza delle leggi sulla conservazione di rapporti di distribuzionee, quindi, la loro incidenza sulla produzione, va determinata in maniera particolareggiata.

    1.2.3 - c1) INFINE, SCAMBIO E CIRCOLAZIONE [ Scambio e produzione]

    La circolazione stessa è solo un momento determinato dello scambio, ovvero è lo scambioconsiderato nella sua totalità.Se è vero che lo scambio è soltanto un momento mediatore tra la produzione e ladistribuzione che essa determina, da un lato, e il consumo dall’altro; e se è vero che ilconsumo stesso si presenta, d’altro canto, come un momento della produzione, anche loscambio è evidentemente compreso in questa ultima come un suo momento.È chiaro in primo luogo che lo scambio di attività e di capacità, che avviene nellaproduzione stessa, appartiene ad essa direttamente e ne costituisce un coefficienteessenziale. La stessa cosa vale, in secondo luogo, per lo scambio dei prodotti, nellamisura in cui questo scambio è un mezzo per approntare il prodotto finito, il prodottodestinato al consumo immediato. In questo senso, lo scambio stesso è un atto inclusonella produzione. In terzo luogo, il cosiddettoexchange tra dealers e dealers 14 tanto, dalpunto di vista della sua organizzazione, interamente determinato dalla produzione, quantoè esso stesso un’attività produttiva. Lo scambio si presenta indipendentemente a fianco

    della produzione e indifferente ad essa solo nell’ultimo stadio, in cui il prodotto vienescambiato immediatamente per il consumo. Ma 1) non esiste scambio senza divisione dellavoro, sia questa una divisione naturale o già un risultato storico; 2) lo scambio privatopresuppone la produzione privata; 3) l’intensità dello scambio, così come la suaestensione e il suo genere, sono determinati dallo sviluppo e dalla articolazione dellaproduzione. Per esempio, lo scambio tra città e campagna; lo scambio nella campagna,nella città ecc. Lo scambio si presenta così, in tutti i suoi momenti, o direttamente inclusonella produzione, o determinato da essa.Il risultato al quale perveniamo non è che produzione, distribuzione, scambio,consumo, siano identici, ma che essi rappresentano tutti delle articolazioni di unatotalità, differenze di una unità . La produzione assume l’egemonia tanto su se stessa,

    14 Cfr. A. SMITH, An Inquiry ecc ., cit. vol. 1 pp. 327-330 [ricchezza delle nazioni , pp. 290-292].

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