IV DECENNALE EUCARISTICA Mese di Gennaio...Concedimi, Signore, di stare alla Tua presenza, e di...
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IV DECENNALE EUCARISTICA
Mese di Gennaio
Nel nome del Padre e
del Figlio
e dello Spirito Santo
Sia lodato e ringraziato ogni
momento il Santissimo e
Divinissimo Sacramento
Gloria al Padre e al Figlio e allo
Spirito Santo
come era nel principio e ora e
sempre, nei secoli dei secoli.
Amen Preghiera di adorazione
Concedimi, Signore, di stare alla Tua presenza, e di adorarTi nel profondo del cuore.
Aiutami a fare silenzio Intorno a me e dentro di me Per poter meglio ascoltare la Tua voce. Ispira Tu i miei pensieri, sentimenti e desideri, affinché io cerchi sempre e
soltanto quello che è più gradito a Te.
Spirito Santo, Dono del Padre, crea in me un cuore nuovo, libero per donarsi senza riserve, seguendo Cristo umile e povero.
Maria, Madre di Gesù e madre della Chie-sa, modello di disponibilità alla voce di Dio, aiuta la mia preghiera con la tua preghiera. Amen.
Dalla nota pastorale Christus hodie, del Card. Giacomo Biffi Cristo è davvero presente nella Eucaristia in un modo che non si può pensare più intenso.
E’ presente col suo corpo, cioè con la sua concretezza di uomo divinamente personaliz-
zato, nella verità della sua duplice natura; col suo sangue, cioè con tutta la sua vita, la sua
energia, la sua capacità di rinnovare, di far crescere, di irrobustire nella grazia; col suo stato
di vittima e sacrificio, che ha sancito la nuova alleanza; con la sua donazione al Padre e ai
fratelli, che ha toccato il vertice nella consegna di sé alla passione e alla morte; con il suo
sacerdozio, che lo costituisce mediatore eterno tra la divinità e la creazione; con la sua
regalità, che lo rende guida, capo e Signore dell’universo. Davvero nell’Eucaristia si avve-
ra, con una pienezza che noi con la nostra poca fantasia non avremmo neppur saputo
immaginare, l’ultima promessa fatta ai suoi dal Crocifisso Risorto; “Ecco, io sono con voi
tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20).
Durante qualche minuto di silenzio rileggiamo e meditiamo il brano che abbiamo appena letto.
Insieme al salmista, eleviamo a Dio il nostro desiderio più grande: stare alla sua presenza! Salmo 41
Come la cerva anela ai corsi d’acqua,
così l’anima mia anela a te, o Dio.
L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente:
quando verrò e vedrò il volto di Dio?
Le lacrime sono mio pane giorno e notte,
mentre mi dicono sempre: Dov’è il tuo Dio
Dirò a Dio, mia difesa: “Perché mi hai
dimenticato?
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Perché triste me ne vado, oppresso dal
nemico?”
Perché ti rattristi, anima mia,
perché su di me gemi?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui salvezza
del mio volto e mio Dio.
Gloria al Padre e al Figlio e allo
Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre,nei
secoli dei secoli. Amen.
Dalla prima lettera di S. Giovanni apostolo (Capitolo 1, 1-4) Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo
veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre
mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile,
noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita
eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo
veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in
comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù
Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta.
Facciamo silenzio dentro di noi e meditiamo il brano della Scrittura che abbiamo letto Preghiera di adorazione
Credo, o Signore, di essere alla Tua presenza: Ti adoro profondamente.
Illumina la mia intelligenza, e fortifica la mia volontà, affinché la mia vita venga man mano trasformata dall’incontro con Te.
Rendimi libero da tante cose che mi distraggono e mi opprimono, rendimi attento ad evitarla dispersione in molti interessi superficiali e impegnato nella ricerca della Tua volontà.
Spirito Santo, crea in me un cuore nuovo, capace di amare Cristo e i fratelli.
Che la mia preghiera sia sostenuta e accompagnata dalla preghiera di Maria, Tua Santissima Madre. Amen.
Dalla prima lettera di S. Paolo apostolo ai Corinzi (Capitolo 11, 23-26)
Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso:
il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo
aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi;
fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese
anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio
sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni
volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi
annunziate la morte del Signore finché egli venga.
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Chiesa e tiene vivo l’impegno dei
Cristiani nell’attesa del compimento
del Regno.
Lo stile di Gesù è la norma di vita per
ogni cristiano; ed è la potenza dello
Spirito Santo che dona agli uomini lo
spirito di carità e di servizio, che
rinnova i rapporti fra le persone.
Dobbiamo amare gli altri come Gesù
ha amato noi; con gesti concreti di
amore che attraverso di noi rendono
vivo il Vangelo: Dio è Padre di tutti, e
noi tutti siamo suoi figli.
Aiutati dalla Scrittura riflettiamo sul dono dell’Eucaristia
-Come vivo la mia fede nel Sacramento dell’Eucaristia?
-Quanto del mio tempo (che è dono di Dio) spendo per adorare il Signore?
-Sono solito ringraziare e lodare il Signore oppure la mia preghiera è
soprattutto di richiesta?
-Come vivo la preghiera della Chiesa e la liturgia?
Concludiamo questo tempo di adorazione e di riflessione con la preghiera:
O Dio, il tuo nome è santo e la tua gloria è immensa; noi alziamo le nostre
mani a te aprendoci alla preghiera più confidente. Noi siamo certi che ci ami,
perché sul nostro volto ci sono i tratti del volto di Cristo. Noi abbiamo fiducia in te,
perché non puoi dimenticare che siamo stati generati dalla Morte e del tuo Figlio.
Fa’ che sappiamo dirti grazie per i tuoi doni; fa’ che il nostro cuore si apra
ogni giorno di più alla parola del tuo Figlio; fa’ che ci lasciamo attirare dal tuo
Spirito, e possiamo confessare il tuo nome davanti agli uomini.
Fa’ che la nostra docilità alla tua grazia ci renda nelle tue mani strumenti per
l’avvento del tuo Regno nel mondo.
Dio, dà compimento alla nostra preghiera, ed ascoltaci al di là di ogni
desiderio e di ogni nostro merito. Amen.
ALCUNI SPUNTI PER LA
RIFLESSIONE SUL BRANO DELLA
LETTERA DI S.PAOLO
«Nella notte in cui veniva tradito»
Il dono di sé stesso da parte di Gesù
(–corpo dato per voi-) è il dono della
misericordia di Dio per gli uomini. Gesù
dà la vita per salvarci dal peccato e dalla
morte.
«Fate questo in memoria di me»
Questo dono di Gesù viene attualizzato
in ogni tempo della storia dell’umanità,
attraverso la celebrazione dell’Eucaristia.
Essa rende presente Gesù risorto nella sua
Preghiamo
Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, che per volontà del Padre e con l’opera dello Spirito Santo morendo hai dato la vita al mondo; per il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue liberami da ogni colpa e da ogni male, fa’ che sia sempre fedele alla tua legge e non sia mai separato da te.
Amen.
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Nel nome del Padre e
del Figlio
e dello Spirito Santo
Sia lodato e ringraziato ogni
momento il Santissimo e
Divinissimo Sacramento
Gloria al Padre e al Figlio e allo
Spirito Santo
come era nel principio e ora e
sempre, nei secoli dei secoli.
Amen
Preghiera di adorazione
La ricchezza non mi interessa,
la miseria non mi inquieta;
solo il tuo amore mi appassiona.
Mio Dio, è di te che ho bisogno!
Il tuo amore mi immerge nel mare dell’amore,
colma i cuori della tua manifestazione.
Mio Dio, è di te che ho bisogno!
Se anche avessi ucciso,
se si gettassero al vento le mie ceneri,
la mia polvere continuerebbe a gridare:
mio Dio, è di te che ho bisogno!
Dal Vangelo secondo Giovanni (Capitolo 6, 1-13)
Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla
lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là
si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a
Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da
mangiare?».Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello
che stava per fare. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono
sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».Gli disse allora uno
dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C'è qui un ragazzo che ha cinque
pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?». Rispose Gesù:
«Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano
circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li
distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E
quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché
nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei
cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
In preghiera rileggiamo e meditiamo il brano, soffermandoci sulle parole di Gesù.
IV DECENNALE EUCARISTICA
Mese di Febbraio
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Dalla lettera apostolica di Giovanni Paolo II NOVO MILLENNIO INEUNTE (III,29)
“Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo!” (Mt 28,20). Questa
certezza, carissimi Fratelli e Sorelle, ha accompagnato la Chiesa per due millenni, ed è
stata ravvivata nei nostri cuori dalla celebrazione del Giubileo. Da essa dobbiamo
attingere un rinnovato slancio nella vita cristiana, facendone anzi la forza ispiratrice del
nostro cammino. (…) Non si tratta di inventare un “nuovo programma”; il programma c’è
già: è quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione. Esso si incentra, in
ultima analisi, in Cristo stesso, da conoscere, amare, imitare, per vivere in lui la vita
trinitaria, e trasformare con lui la storia fino al suo compimento nella Gerusalemme del
cielo. (…) Questo programma di sempre è il nostro per il terzo millennio.
Riflettendo sulle parole del Papa:
-Quanto il mio impegno nella imitazione di Cristo può dirsi concreto?
-Quanto sento anche mio il compito della evangelizzazione?
-Ho vissuto con frutto il tempo di grazia dell’Anno Santo?
Con le parole del salmista ci rivolgiamo a Dio: Salmo 60 (61) Preghiera di un esiliato
Ascolta, o Dio, il mio grido,
sii attento alla mia preghiera.
Dai confini della terra io t'invoco;
mentre il mio cuore viene meno,
guidami su rupe inaccessibile.
Tu sei per me rifugio,
torre salda davanti all'avversario.
Dimorerò nella tua tenda per sempre,
all'ombra delle tue ali troverò riparo;
perché tu, Dio, hai ascoltato i miei voti,
mi hai dato l'eredità di chi teme il tuo nome.
Ai giorni del re aggiungi altri giorni,
per molte generazioni siano i suoi anni.
Regni per sempre sotto gli occhi di Dio;
grazia e fedeltà lo custodiscano.
Allora canterò inni al tuo nome, sempre,
sciogliendo i miei voti giorno per giorno.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo;
come era nel principio e ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen
Preghiera di adorazione
Desidero stare davanti a Te, Signore,
e solo questo. Chiudere gli occhi del mio
corpo e aprire gli occhi della mia anima.
Desidero restare immobile e
silenzioso; espormi a Te che sei presente;
essere presente a Te che sei l’Infinito
presente.
Accetto di non sentire nulla, di non
vedere nulla, di non udire nulla, se non Te.
Eccomi qui, semplicemente, per
incontrarti, senza ostacolo, nel silenzio della
fede, davanti a Te, Signore.
Ma non sono solo, Signore.
Sono con i miei problemi. Sono insie-
me agli uomini, miei fratelli, che sono
in me.
Li ho incontrati, sono entrati in
me, mi preoccupano.
Te li conduco, Signore,
presentandomi a Te: te li espongo
ponendomi davanti a Te. Eccomi, ecco-
ci, davanti a Te, Signore.
Dona a me e a loro la pace,
la tua Pace. Amen.
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Dalla lettera di Giacomo (Capitolo 1,27-2,9)
Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli
orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo. Fratelli
miei, non mescolate a favoritismi personali la vostra fede nel Signore nostro Gesù
Cristo, Signore della gloria. Supponiamo che entri in una vostra adunanza qualcuno con
un anello d'oro al dito, vestito splendidamente, ed entri anche un povero con un vestito
logoro. Se voi guardate a colui che è vestito splendidamente e gli dite: «Tu siediti qui
comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti in piedi lì», oppure: «Siediti qui ai piedi
del mio sgabello», non fate in voi stessi preferenze e non siete giudici dai giudizi
perversi?
Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli
ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano? Voi invece
avete disprezzato il povero! Non sono forse i ricchi che vi tiranneggiano e vi trascinano
davanti ai tribunali? Non sono essi che bestemmiano il bel nome che è stato invocato
sopra di voi? Certo, se adempite il più importante dei comandamenti secondo la
Scrittura: amerai il prossimo tuo come te stesso, fate bene; ma se fate distinzione di
persone, commettete un peccato e siete accusati dalla legge come trasgressori.
SPUNTI PER LA RIFLESSIONE SUL BRANO DI san GIACOMO
“religione pura e senza macchia…”
Il culto spirituale gradito a Dio, riceve una forma concreta nella condotta retta e nel
servizio ai deboli. Come più volte richiama già l’Antico Testamento, non ci può essere
vera devozione se manca l’amore al prossimo.
“supponiamo che entri in una vostra adunanza…”
L’assemblea cristiana per eccellenza è quella che si raduna attorno all’Eucaristia, ma la
celebrazione dell’Eucaristia non è sufficiente per poterci dire cristiani. San Paolo scrive
ai corinzi che là dove si creano divisioni o si offende la presenza del Signore nei fratelli,
vana è la preghiera e la stessa Eucaristia: “chiunque in modo indegno mangia il pane o
beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore (…) chi mangia
e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.” Se
non è vissuta la carità, la vita liturgica non solo è inutile, ma addirittura una aggravante
nella condanna di Dio a nostro carico.
“… non siete giudici dai giudizi perversi?”
“Uno solo è il legislatore e il giudice, colui che può salvare e
rovinare; e tu chi sei, che giudichi il tuo prossimo?” Il diritto di
giudicare è presso Dio, che solo conosce il cuore dell’uomo; mentre
sull’uomo che azzarda un giudizio incombe la minaccia di un più severo giudizio:
“con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi in cambio”! “Il giudizio sarà
senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia”.
“ma se fate distinzione di persone…”
L’egoismo è tanto più condannabile quando viene mascherato da una presunta
elemosina. E la gravissima conseguenza della ipocrisia è quella di convincersi della
propria giustizia davanti a Dio e agli uomini rendendo impermeabile il proprio animo
all’invito alla conversione. Cogliendo il suggerimento della Scrittura, facciamo davanti al Signore un esame di coscienza dei nostri atti. Vi sono nel nostro animo delle resistenze a vivere la carità? Quante volte anche noi ci facciamo giudici degli altri senza sopportare alcun giudizio su di noi.
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Nel nome del Padre e
del Figlio
e dello Spirito Santo
Sia lodato e ringraziato ogni
momento il Santissimo e
Divinissimo Sacramento
Gloria al Padre e al Figlio e allo
Spirito Santo
come era nel principio e ora e
sempre, nei secoli dei secoli.
Amen
I H S
lentamente , facendo attenzione alle parole che leggiamo
recitiamo la Preghiera di adorazione
Perdonami, Signore, di essere così superficiale,
di soffermarmi sulle cose terrene
senza neppure iniziare il lungo pellegrinaggio,
quello che conduce verso di te,
che vivi nel cuore della storia umana.
Perché ti nascondi, Signore?
Perché il tuo Spirito Santo,
misteriosamente all’opera negli uomini,
resta il grande sconosciuto?
Ho bisogno di vederti, Signore,
ho bisogno di ascoltarti.
Purifica il mio sguardo e rendimi
capace di vincere l’opacità degli
avvenimenti;
allora ti scorgerò farmi segno.
Guariscimi dalla mia sordità;
allora ti sentirò invitarmi all’impegno.
Converti il mio cuore a Te, Signore.
Dal libro del Deuteronomio (Capitolo 5, 32 - 6, 7)
Badate dunque di fare come il Signore vostro Dio vi ha comandato; non ve ne discostate né a destra né a sinistra; camminate in tutto e per tutto per la via che il Signore vostro Dio vi ha prescritta, perché viviate e siate felici e rimaniate a lungo nel paese di cui
avrete il possesso. Questi sono i comandi, le leggi e le norme che il Signore vostro Dio ha ordinato di insegnarvi, perché li mettiate in pratica nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso; perché tu tema il Signore tuo Dio osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do e così sia lunga la tua vita. Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica; perché tu sia felice e cresciate molto di numero nel paese dove scorre il latte e il miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto. Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in
casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai.
Dal “Catechismo della Chiesa Cattolica” (numeri: 1822 - 1825) La carità è la virtù teologale per la quale amiamo Dio sopra ogni cosa per se stesso, e il
In preghiera rileggiamo e meditiamo il brano.
IV DECENNALE EUCARISTICA
Mese di Marzo
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nostro prossimo come noi stessi per amore di Dio. Gesù fa della carità il comandamento
nuovo. Amando i suoi “sino alla fine”, egli manifesta l’amore che riceve dal Padre.
Amandosi gli uni gli altri, i discepoli imitano l’amore di Gesù, che essi ricevono a loro
volta. Per questo Gesù dice: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi.
Rimanete nel mio amore” (Gv 15,9). E ancora: “Questo è il mio comandamento: che vi
amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati” (Gv 15,12). La carità, frutto dello Spirito e
pienezza della Legge, è osservanza dei comandamenti di Dio e del suo Cristo:
“Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio
amore” (Gv 15, 9-10). Cristo è morto per amore verso di noi, quando eravamo ancora
“nemici” a causa del peccato. Il Signore ci chiede di amare come lui perfino i nostri
nemici, di farci prossimo del più lontano, di amare i poveri come lui stesso. Riflettendo sulle parole del Catechismo chiediamoci:
-Quanto concretamente vivo i comandamenti di
Dio, che consistono nell’amore a lui e al
prossimo?
-Sono “capace di farmi prossimo” a tutti,
oppure mi lascio condizionare dalle
antipatie?
Con le parole del salmista ci rivolgiamo a Dio:
Salmo 118 (119) primi versetti
Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.
Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo;
come era nel principio e ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen
Preghiera di adorazione Insegnaci, Signore,
ad ascoltare la tua parola e a pregare
per riuscire ad amare il nostro prossimo
come tu l’hai amato;
ad ascoltare e a pregare
per superare i limiti del nostro cuore,
per superare le nostre angustie
e trovare in te un amore più grande
che ci porti ad offrire tutto noi stessi agli altri.
Insegnaci, Signore,
ad ascoltare e a pregare
per guardare con i tuoi occhi ogni uomo,
qualunque sia,
scorgendo in lui un fratello che ci doni,
un compagno di viaggio verso la tua casa,
per accogliere con simpatia e rispetto
ogni persona umana nel suo vero valore.
Insegnaci ad ascoltare e a pregare
per colmarci dello spirito di servizio
che tu hai incarnato,
con dedizione gratuita
che non misura gli sforzi e le pene,
e sfugge a ogni pregiudizio e antipatia.
Insegnaci, Signore,
ad ascoltare e a pregare
per acquisire un po’ della tua dolcezza,
della tua umiltà,
per poter avvicinare con cordialità
quanti incontriamo,
per cercare di renderli felici
come tu facesti.
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Dalla 1ª lettera di S. Paolo ai Corinzi (cap.15, 1-7. 12-20)
Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano! Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti.
ALCUNI SPUNTI PER LA RIFLESSIONE SUL
BRANO DI SAN PAOLO
“vi rendo noto il vangelo…”
Alcuni cristiani di Corinto dubitavano della
risurrezione dei morti. Per combattere questo errore di
dottrina e di fede, Paolo parte dall’affermazione
fondamentale dell’annuncio evangelico: il mistero
pasquale di Cristo morto e risuscitato. Alla luce delle
apparizioni del Risorto, di cui ci sono testimonianze
attendibili, egli mostra l’assurdità dell’opinione che si è
diffusa tra i Corinzi.
“quello che anch’io ho ricevuto…”
La “buona notizia” della salvezza in Cristo richiede
degli “evangelizzatori”. Non sono tanto le apparizioni
di Gesù in persona a diffondere e sostenere la fede, ma
soprattutto la testimonianza di chi lo annuncia.
Tutti possono conoscere Dio, anche chi non è
vissuto al tempo di Gesù; infatti la Scrittura e
la vita della Chiesa sono la via privilegiata che
conduce al Padre. Anche noi, raggiunti dal-
l’annuncio del Vangelo, ne diventiamo a
nostra volta annunciatori e testimoni.
“è risuscitato il terzo giorno…”
Se Cristo non fosse risorto, a che varrei-
be avere fede in lui? Ma Cristo è vera-
mente risorto, ed è la “primizia” e la
“causa” della risurrezione di tutti gli
uomini. Dalla risurrezione di Cristo
deriva la certezza della nostra salvezza
dalla morte. Nulla è impossibile a Dio;
il suo amore per noi non conosce limiti
di spazio e di tempo. Cogliendo il suggerimento della Scrittura, facciamo davanti al Signore un esame di coscienza dal nostro modo di vivere. Credere in Cristo Risorto vuole dire riporre la nostra attenzione non alle cose di questo mondo, ma alla vita eterna. Gesù ci ricorda che dove è il nostro tesoro, là è anche il nostro cuore. Siamo davvero protesi alle verità eterne di Dio, oppure sono le cose vane e futili ad assorbirci? La fede nella risurrezione è la consolante certezza che ci salva dalla disperazione; è la più efficace “assicurazione sulla vita”. Avere fede è anche confidare nella Provvidenza di Dio. E io, sono capace di fidarmi di Dio? So accogliere e compiere la sua volontà? Mi succede a volte di sostituire la fiducia in Dio con meschine certezze troppo umane, anche se apparentemente più concrete? Ogni cristiano è chiamato ad annunciare il vangelo della risurrezione di Cristo. Come esprimo questa mia responsabilità?
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Nel nome del Padre e
del Figlio
e dello Spirito Santo
Sia lodato e ringraziato ogni
momento il Santissimo e
Divinissimo Sacramento
Gloria al Padre e al Figlio e
allo Spirito Santo
come era nel principio e ora
e sempre, nei secoli dei secoli.
Amen
Al cospetto della Divina presenza, Dio sia benedetto.
Benedetto il suo santo nome.
Benedetto Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo.
Benedetto il nome di Gesù.
Benedetto il suo sacratissimo Cuore.
Benedetto il suo preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù Cristo nel
Santissimo Sacramento dell’altare.
lentamente recitiamo:
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria santissima.
Benedetta la sua santa e immacolata Concezione.
Benedetta la sua gloriosa Assunzione.
Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre.
Benedetto San Giuseppe, suo castissimo sposo.
Benedetto Dio nei suoi Angeli e nei suoi Santi.
Dalla lettera di San Paolo ai filippesi (Capitolo 3, 7-14)
Fratelli, quello che poteva essere per me un guadagno, l'ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge,
ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede. E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti. Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch'io sono stato conquistato da Gesù Cristo. Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la mèta per arrivare al
premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.
Dalle “Opere” di S.Tommaso D’Acquino L’unigenito Figlio di Dio, volendoci partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura e si
fece uomo per far di noi, da uomini, dèi. Tutto quello che assunse, lo valorizzò per la nostra
salvezza. Offrì infatti a Dio Padre il suo corpo come vittima sull’altare della croce per la nostra
riconciliazione. Sparse il suo sangue facendolo valere come prezzo e come lavacro, perché,
IV DECENNALE EUCARISTICA
Mese di Aprile
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redenti dalla umiliante schiavitù, fossimo purificati da tutti i peccati. Perché rimanesse in noi, infine,
un costante ricordo di così grande beneficio, lasciò ai suoi fedeli il suo corpo in cibo e il
suo sangue come bevanda, sotto le specie del pane e del vino.
O inapprezzabile e meraviglioso convito, che dà ai commensali salvezza e gioia senza fine! Che cosa
mai vi può essere di più prezioso? Non ci vengono imbandite le carni dei vitelli e dei capri, come nella
legge antica, ma ci viene dato in cibo Cristo, vero Dio. Che cosa di più sublime di questo sacramento?
Nessun sacramento in realtà è più salutare di questo: per sua virtù vengono cancellati i peccati,
crescono le buone disposizioni, e la mente viene arricchita di tutti i carismi spirituali. L’Eucaristia è il
memoriale della passione, il compimento delle figure dell’Antica Alleanza, la più grande di tutte le
meraviglie operate dal Cristo, il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini. Con le parole del salmista ci rivolgiamo a Dio: Salmo 137 (138)
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore
hai ascoltato le parole della mia bocca.
A te voglio cantare davanti agli angeli,
mi prostro verso il tuo tempio santo.
Rendo grazie al tuo nome,
per la tua fedeltà e la tua misericordia.
Hai reso la tua promessa
più grande di ogni fama.
Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai
risposto, hai accresciuto in me la forza.
Ti loderanno, Signore, tutti i re della terra
quando udranno le parole della tua bocca.
Canteranno le vie del Signore,
perché grande è la gloria del Signore.
Eccelso è il Signore e guarda verso l’umile,
ma al superbo volge lo sguardo da lontano.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo;
come era nel principio e ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen
Preghiera di adorazione
Signore Gesù, vengo accanto a te.
Là, racchiuso nel tabernacolo desidero
trovarti, o Signore che amo.
Nascondendoti ai miei occhi, tu obblighi
l’anima mia a cercarti.
Ma a coloro che ti cercano, tu hai promesso
che ti avrebbero trovato.
A coloro che bussano alla tua porta, hai
affermato che avresti aperto.
Aiutami a trovarti sempre più e a non
perdere mai quello che ho trovato.
Vengo per lasciarmi unire più
profondamente a te con un aumento di fede,
di speranza e di carità.
Vengo ad offrirmi a te affinché tu possa
rinnovare le mie forze, rialzare il mio
coraggio, ravvivare il mio entusiasmo.
Vengo per portarti via con me nel mio
lavoro e nelle mie attività.
Ricordati di coloro che vorrebbero venire
ad adorarti e non lo possono fare, e di
coloro che si sono allontanati da te.
O Vergine Maria, tu che hai saputo
contemplare Gesù, insegnami a guardarlo
a lungo, quietamente, nel tabernacolo
dove è presente.
Signore Gesù, grazie per l’immensa
generosità della tua presenza eucaristica. Dal vangelo secondo Giovanni (cap.15, 1-17)
Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto lo
toglie e ogni tralcio che porta frutto lo pota perché porti più frutto.Voi siete già mondi,
per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può
far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io
sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui fa molto frutto, perché senza di me
non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca,
e poi li raccolgono e li gettano nel fuoco e li bruciano. Se rimanete in me e le mie
parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il
Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.
12
Come il padre ha amato me, così anch’io ho amato voi: Rimanete nel mio
amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io
ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo
vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
ALCUNI SPUNTI PER LA RIFLESSIONE SUL BRANO DI SAN GIOVANNI
“io sono la vera vite…”
Quella della vite è una immagine frequente nella Bibbia. Nei libri profetici essa rappresenta di
solito il popolo di Dio, negli altri tre vangeli essa appare nelle parabole di Gesù per descrivere il
Regno dei cieli, qui invece è Gesù stesso a proclamarsi “la vite vera”, il cui frutto è il nuovo popolo
di Israele che egli ha redento. La santità è il frutto dei tralci innestati in Cristo, senza il quale i tralci
non possono essere fecondi.
“in questo è glorificato il Padre…”
Gesù è il perfetto discepolo del Padre perché rimane nel Padre compiendone sempre la volontà.
Per essere veri discepoli di Cristo dobbiamo restare uniti a lui come egli è in comunione col Padre.
La nostra intima unione con il Figlio ci rende così un'unica cosa con il Padre. Noi siamo preziosi
davanti a Dio al punto che la sua “gloria” dipende dalla nostra partecipazione alla sua “vita divina”
che ci viene donata per mezzo di Cristo.
“perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena…”
La missione di Gesù è quella di renderci partecipi di quella gioia piena, perfetta e senza fine che è
possibile solo presso Dio. I comandamenti di Dio non sono una costrizione che limita la nostra
libertà, ma un cammino che conduce alla gioia. Solo vivendo la carità di Cristo e in nome di
Cristo si ottiene la gioia che il cuore dell’uomo cerca e in vista della quale l’uomo è stato creato.
Cogliendo il suggerimento della Scrittura, facciamo davanti al Signore un
esame di coscienza del nostro modo di vivere.
La fecondità di tutta la nostra vita dipende dalla nostra comunione con Dio; è
invece terribile la sorte di chi superbamente ritiene di poter fare a meno del
Signore. Abbiamo sempre presente il fatto che senza il Signore “non possiamo
fare nulla”, oppure ci capita di agire come se Dio non c’entrasse niente con la
nostra vita di tutti i giorni? Siamo soliti chiedere al Signore che ispiri i nostri
pensieri e che ci sia guida nelle nostre azioni?
La gioia vera viene dal Signore e dall’osservanza delle sue leggi. Ma quante
volte abbiamo cercato altrove la nostra “gioia”?
E’ alla luce del comandamento della “carità” che si verifica il nostro portare
frutto o il restare sterili. Può essere che stia portando frutto al di sotto delle mie
possibilità e –soprattutto- al di sotto delle attese del Signore?
Concludiamo con la preghiera:
Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, che per volontà del Padre e con l’opera dello Spirito Santo morendo hai dato la vita al mondo; per il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue liberami da ogni colpa e da ogni male, fa’ che sia sempre fedele alla tua legge e non sia mai separato da te.
Amen.
13
Nel nome del Padre
e del Figlio
e dello Spirito Santo
Sia lodato e ringraziato ogni
momento il Santissimo e
Divinissimo Sacramento
Gloria al Padre e al Figlio e
allo Spirito Santo
come era nel principio e ora
e sempre, nei secoli dei secoli.
Amen
Al cospetto della Divina presenza, lentamente
recitiamo questa preghiera :
Signore, tu sei Dio, l’unico Dio
ieri oggi e sempre.
Tu parli ad ogni generazione di uomini
per darci consolazione e pace,
redenzione e salvezza,
liberazione e pienezza di vita.
Rivelati anche a noi, e la tua Parola
germini una fede sempre più profonda.
E la fede ci procuri un desiderio più
continuo e forte di incontrarti
nella santa Eucaristia.
E l’Eucaristia ci sproni a una missione
più ardente.
Signore, manda il fuoco del tuo Spirito
a purificare le nostre opere, perché possiamo
essere segni chiari della tua carità e della tua
misericordia che salva,
per andare incontro ai molti fratelli, che ora
sollevano a te le mani nel pianto, affinché
possano sciogliere a te canti di esultanza nella
universale attesa del tuo Regno che viene.
Dagli Atti degli Apostoli (Capitolo 1, 7-14) Dopo la sua risurrezione Gesù disse agli Apostoli: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra». Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo». Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a
Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C'erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo. Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.
IV DECENNALE EUCARISTICA
Mese di Maggio
14
breve traccia PER LA RIFLESSIONE
Questo brano racchiude l’ultimo punto in cui la Madonna compare nei racconti degli
evangelisti. Maria ci viene presentata in preghiera, un atteggiamento che è ormai il
suo ruolo nella Chiesa per tutti i secoli: assunta in cielo, ormai pienamente conforme a
Cristo, non ha deposto la sua missione di intercessione e di salvezza. Rinnovati
dall’esperienza della risurrezione di Cristo che abbiamo celebrata e che continua in
questo tempo di Pasqua, anche noi, dobbiamo radunarci nel Cenacolo con Maria per
implorare lo Spirito e per imparare da lei: modello di amore materno che deve animare
tutti quelli che sono partecipi della missione apostolica della Chiesa.
Santa Maria, splendida icona della Chiesa,
tu la tua personale Pentecoste l’avevi già vissuta all’annuncio dell’angelo, quando lo
Spirito Santo scese su di te, e su di te stese la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Se
perciò ti fermasti nel Cenacolo, fu solo per implorare su coloro che ti stavano attorno
lo stesso dono che un giorno, a Nazaret,
aveva arricchito la tua anima.
Santa Maria, facci contemplare dalle tue
altezze i misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi della vita: la gioia, la vittoria, la salute, la
malattia, il dolore, la morte. Solo da lassù
il successo non farà venire le vertigini e le sconfitte impediranno di lasciarsi precipitare
nel vuoto.
(da: TONINO BELLO, Maria donna dei nostri giorni)
Con le parole del salmista ci rivolgiamo a Dio:
Salmo 64 (65)
A te si deve lode, o Dio, in Sion,
a te si sciolga il voto in Gerusalemme.
A te che ascolti la preghiera, viene ogni mortale.
Pesano su di noi le nostre colpe,
ma tu perdoni i nostri peccati.
Beato chi hai scelto e chiamato vicino,
abiterà nei tuoi atri.
Ci sazieremo dei beni della tua casa,
della santità del tuo tempio.
Con i prodigi della tua giustizia,
tu ci rispondi, o Dio, nostra salvezza,
speranza dei confini della terra e dei mari
lontani.
Tu rendi saldi i monti con la tua forza,
cinto di potenza.
Tu fai tacere il fragore del mare,
il fragore dei suoi flutti,
tu plachi il tumulto dei popoli.
Gli abitanti degli estremi confini
stupiscono davanti ai tuoi prodigi:
di gioia fai gridare la terra,
le soglie dell’oriente e dell’occidente.
Tu visiti la terra e la disseti:
la ricolmi delle sue ricchezze.
Il fiume di Dio è gonfio di acque;tu
fai crescere il frumento per gli uomini.
Così prepari la terra: ne irrighi i
solchi, ne spiani le zolle,la bagni con
le piogge e benedici i suoi germogli.
Coroni l’anno con i tuoi benefici,
al tuo passaggio stilla l’abbondanza.
Stillano i pascoli del deserto
e le colline si cingono di esultanza.
I prati si coprono di greggi,
di frumento si ammantano le valli;
tutto canta e grida di gioia.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo;
come era nel principio e ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen
Preghiera di adorazione Vieni in nostro aiuto, Signore!
Per pervadere della tua vita la nostra vita.
Per farci cogliere la tua presenza nella storia.
Perché custodiamo la tua parola nei nostri cuori.
Spezza il pane con noi, Signore!
Abbiamo bisogno di te,
delle tue mani che ci danno coraggio
e che ripongono nelle nostre mani
la grazia del tuo incontro e dei tuoi doni.
Cammina con noi, Signore!
Tu che ci conduci sulla
strada della fede.
Tu che ci spieghi il
significato delle parole.
Tu che ci doni la
speranza del nostro
domani.
15
Dal vangelo secondo Luca (cap.1, 26-38)
L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata
Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide,
chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti
saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata
e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere,
Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai
alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il
Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa
di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le
rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra
la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio
di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un
figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è
impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore,
avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei. ALCUNI SPUNTI PER LA RIFLESSIONE
SUL BRANO dell’Annunciazione
“una città della Galilea, chiamata Nazaret…”
L’angelo del Signore non si dirige verso la Giudea,
dove abitano gli eredi della “promessa di Dio”, ma
raggiunge un paese insignificante: Nazaret. Da
Nazaret può mai venire qualcosa di buono?(Gv
1,46): è la ragionevole obiezione di Natanaele alla
presentazione di Gesù come il Messia. Ma Dio
predilige ciò che è religiosamente squalificato e
umanamente insignificante; e il privilegio dei
lontani e dei piccoli fa parte dell’azione misteriosa
di Dio.
“a una Vergine…”
In Maria non c’è alcuna azione umana. La verginità
indica l’attitudine più alta dell’uomo: la passività e la
povertà totale di chi rinuncia all’agire proprio
per lasciare il posto a quello di Dio.
“lo concepirai… lo chiamerai …”
Questa è la grazia concessa da Dio alla
Vergine Maria: generare colui da quale
tutto è stato fatto, “dare il nome” a colui
il cui nome è impronunciabile: Gesù, che
significa la grazia e la salvezza di Dio.
“Ecco la serva del Signore…”
Il “sì” di Dio trova finalmente il “sì”
dell’uomo; l’amore di Dio sempre
respinto dal peccato, ora è finalmente
accolto. La creatura fa la grazia al suo
Creatore di dirgli la sua disponibilità, e
ora Dio può riempirla di se stesso e della
sua Grazia.
Cogliendo il suggerimento della Scrittura, facciamo davanti al Signore un esame di coscienza del nostro modo di vivere.
La Vergine Maria ci insegna che la fecondità di tutta la nostra vita dipende dal dire di sì a Dio e dal lasciare che sia lui a disporre di noi. Quanto, nei nostri progetti, lasciamo spazio al progetto di Dio su di noi? Siamo davvero disposti, nel concreto della nostra vita quotidiana, a lasciare che sia Dio a condurci per le sue vie?
La certezza che nulla è impossibile a Dio ci rassicura sul buon esito della storia umana. Le difficoltà e i disagi che pure ci sono, non possono prevalere sul bene e sull’amore che Dio sa ottenere anche dalle situazioni umanamente più disperate. Quante volte abbiamo mancato di fede in Dio? Quante volte ci siamo sentiti i soli artefici della nostra vita e ci siamo ostinati nel voler fare “da soli”?
La preghiera del Padre nostro ci invita ogni giorno a invocare da Dio che si compia in noi la sua volontà. Quanto consapevolmente pronunciamo quelle parole?
16
IV DECENNALE EUCARISTICA
Mese di Giugno
Nel nome del Padre
e del Figlio
e dello Spirito Santo
Sia lodato e ringraziato ogni
momento il Santissimo e
Divinissimo Sacramento
Gloria al Padre e al Figlio e allo
Spirito Santo come era nel principio
e ora e sempre, nei secoli dei secoli.
Amen
Preghiera
Signore,
tu mi chiami, e io ho paura a dirti di sì.
Tu mi vuoi, e io cerco di sfuggirti.
Tu mi chiedi di poter entrare nella mia vita
ed io ti rifiuto.
Tu mi parli ed io non so ascoltarti seriamente
e così non capisco bene che cosa vuoi da me.
Ho bisogno di qualcuno che mi dia una
mano: aiutami tu, Signore; io sono nel-
l’incertezza.Dammi la forza di non
rifiutarti; aiutami a fare quello che tu vuoi
da me:se tu lo vuoi, io sono pronto.
Dalla I lettera di San Paolo ai corinzi (Capitolo 12, 12-21. 24-27) Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo. E se l'orecchio dicesse: «Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo. Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto udito, dove l'odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. Se
poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l'occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; né la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi».. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte.
Dal “commento sul Vangelo di Giovanni” di S.Cirillo D’Alessandria Secondo San Paolo, quanti comunichiamo alla santa umanità di Cristo, veniamo a formare un
solo corpo con lui. Presenta così questo mistero di amore: “Esso non è stato manifestato agli
uomini delle precedenti generazioni come al presente è stato rivelato ai suoi santi apostoli e
profeti per mezzo dello Spirito: che le genti cioè sono chiamate in Cristo Gesù a partecipare alla
stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della promessa” (Ef 3,5-6).
In preghiera rileggiamo e meditiamo il brano.
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Dal vangelo secondo Luca (cap.24,13-31)
Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio
distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano
di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme,
Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano
incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state
Se tutti tra di noi siamo membra dello stesso corpo in Cristo e non solo tra di noi, ma anche
con colui che è in noi per mezzo della sua carne, è evidente che tutti siamo una cosa sola
sia tra noi che in Cristo. Cristo infatti è vincolo di unità, essendo egli allo stesso tempo Dio e
uomo. Quanto all’unione spirituale, seguendo lo stesso ragionamento, diremo ancora che
noi tutti, avendo ricevuto un unico e medesimo Spirito Santo, siamo, in certo qual modo,
uniti sia tra noi, sia con Dio. Infatti, sebbene presi separatamente, siamo in molti, ed in
ciascuno di noi Cristo faccia abitare lo Spirito del Padre e suo, tuttavia unico e indivisibile è
lo Spirito. Egli con la sua presenza e la sua azione riunisce nell’unità spiriti che tra loro sono
distinti e separati. Egli fa di tutti in se stesso una unica e medesima cosa.
Con le parole del salmista ci rivolgiamo a Dio:
dal Salmo 61 (62)
Solo in Dio riposa l’anima mia;
da lui la mia salvezza.
Lui solo è mia rupe e mia salvezza,
mia roccia di difesa: non potrò vacillare.
Fino a quando vi scaglierete contro
un uomo per abbatterlo tutti insieme
come muro cadente, come recinto che crolla?
Tramano solo di precipitarlo dall’alto,
si compiacciono della menzogna.
Con la bocca benedicono,
ma nel loro cuore maledicono.
Solo in Dio riposa l’anima mia,
da lui la mia speranza.
Lui solo è mia rupe e mia salvezza,
mia roccia di difesa, non potrò
vacillare.
In Dio è la mia salvezza e la mia gloria;
il mio saldo rifugio, la mia difesa è in Dio.
Confida sempre in lui, o popolo,
davanti a lui effondi il tuo cuore,
nostro rifugio è Dio.
Gloria al Padre, al Figlio
e allo Spirito Santo;
come era nel principio e ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen
Preghiera di adorazione
Signore,
quando te ne sei andato hai capito che noi
non potevamo sopravvivere senza il tuo Pane.
Tu hai pensato a tutto:
hai inventato il mistero dell’Eucaristia
per rimanere con noi.
Nel cammino faticoso della vita;
nella solitudine delle nostre anime
noi possiamo contare sulla tua Compagnia.
Nelle feste che tu ci doni
noi siamo invitati al tuo Banchetto.
Già nella primavera della nostra vita
tu ci dai la gioia della Comunione con te.
Nel grigiore dei nostri giorni tu ci
attendi paziente nel tabernacolo.
Nel momento di lasciare tutto
tu ci precedi e ci conforti.
Signore, tu hai inventato il mistero
più bello per tessere la nostra vita
con la Tua Presenza.
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facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro,
di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non
sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli
risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere
e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri
capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso.
Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni
da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno
sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son
venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli
è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan
detto le donne, ma lui non l'hanno visto».
Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non
bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?».
E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che
si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come
se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera
e il giorno gia volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a
tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.
Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista.
ALCUNI SPUNTI PER LA RIFLESSIONE
SUL BRANO DI SAN luca
“Gesù in persona si accostò…”
San Luca riporta questo episodio per mostrarci
come il Signore risorto è presente ancora oggi
nella nostra vita di credenti e come possiamo
incontrarlo. I due pellegrini, personificazione
della Chiesa fondata dalla Risurrezione di Cristo,
cambiano cuore, volto e cammino quando, nella
duplice mensa della Parola e del Pane, fanno
esperienza di Gesù “Vivente”.
Anche se con la Ascensione al cielo di Gesù
la rivelazione di Gesù è completata e conclusa,
è comunque possibile anche a noi incontrarlo
personalmente nella nostra vicenda quotidiana,
solo che i nostri occhi siano capaci di
riconoscerlo nei sacramenti della sua presenza fra
noi.
“Gesù Nazareno, che fu profeta…”
I due discepoli di Emmaus conoscono bene
Gesù, ma solo fino alla sua morte. Nella loro
tristezza fanno esperienza di come, nel caso di
Gesù, non basta una conoscenza di questo tipo.
Conoscere Gesù significa non solo “vedere”
ma anche “credere” nella sua risurrezione.
“spiegò loro in tutte le scritture…”
«Tutta la divina scrittura costituisce un
unico libro e quest’unico libro è Cristo,
perché tutta la Scrittura parla di Cristo e
trova in Cristo il suo compimento».
(Ugo da San Vittore)
“entrò per rimanere con loro…
sparì dalla loro vista…”
Gesù risorto e vivo è realmente presente
in mezzo ai suoi fino alla fine del mondo;
ed è significativo che la modalità della
presenza di Gesù nella Chiesa sia quel
pane spezzato esplicitamente voluto da lui
stesso “in sua memoria”. Se ora non ci è
più possibile coglierne la presenza con i
nostri sensi dipende dal fatto che è dentro
il nostro cuore e la nostra vita che
facciamo ogni giorno esperienza di Gesù.
Facciamo davanti al Signore un esame di coscienza del nostro modo di vivere.
Il nostro cuore è il luogo dell’incontro con Dio, verifichiamo quanto la sua Parola trova accoglienza in noi. La fede si misura sulla nostra capacità di impegnarci nella testimonianza del Vangelo. Quanto è “grande” la mia fede in Cristo, e quanto incide la fede nella mia vita?
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IV DECENNALE EUCARISTICA
Mese di Luglio
Nel nome del Padre
e del Figlio
e dello Spirito Santo
Sia lodato e ringraziato ogni
momento il Santissimo e
Divinissimo Sacramento
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito
Santo come era nel principio e ora e
sempre, nei secoli dei secoli. Amen Preghiera
Mio Dio,
donami la continua certezza della tua
presenza, in me e attorno a me,
e donami al tempo stesso quell’amore
e quel timore
che si prova in presenza di tutto ciò
che si ama appassionatamente.
Dagli Atti degli Apostoli (Capitolo 9, 3-17)
E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso
lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: «Saulo,
Saulo, perché mi perseguiti?». Rispose: «Chi sei, o Signore?». E la voce: «Io sono
Gesù, che tu perseguiti! Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare».
Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la
voce ma non vedendo nessuno. Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva
nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, dove rimase tre giorni
senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda. Ora c'era a Damasco un discepolo
di nome Anania e il Signore in una visione gli disse: «Anania!». Rispose: «Eccomi,
Signore!». E il Signore a lui: «Su, và sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di
Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando, e ha visto in visione un
uomo, di nome Anania, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista». Rispose
Anania: «Signore, riguardo a quest'uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai
tuoi fedeli in Gerusalemme. Inoltre ha l'autorizzazione dai sommi sacerdoti di arrestare
tutti quelli che invocano il tuo nome». Ma il Signore disse: «Và, perché egli è per me
uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele;
e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome». Allora Anania andò, entrò
nella casa, gli impose le mani e disse: «Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il
Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista
e sia colmo di Spirito Santo».
Fa che possa amarti,
e rimanere davanti a te che amo
senza poter staccare gli occhi da te,
con il desiderio grande e la volontà
di fare tutto ciò che è buono
e con il timore di fare, dire o pensare
qualcosa che ti dispiaccia o ti ferisca.
Per riflettere: Dio ha un progetto su di me. Ogni giorno mi chiama, non mi dice cosa devo fare, ma
sento crescere dentro un sentimento di gioia che mi invita ad essere discepolo di Gesù, a
fare una
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così intensa esperienza di Lui che supera me stesso e mi trasforma in testimone della
sua incarnazione nel mondo e nella storia. Mi dona la certezza che io faccio parte della
Chiesa e nel suo progetto c’è un posto fatto apposta per me. E’ straordinario cogliere
questa proposta e scegliere, dire sì a questa meravigliosa esperienza di fede: Dio ha
bisogno anche di me. «Io credo che se chiedessimo a Gesù perché ha chiamato te,
perché ha chiamato l’altro, perché ha chiamato me, risponderebbe “Perché sì!”, come
rispondono i bambini. E’ una chiamata per nome, non una chiamata anonima. Da
quest’idea, che è veramente fondamentale, della chiamata di Dio libera e gratuita, per
nome, dovrebbe scaturire il primo sentimento, oserei dire l’anima della testimonianza
cristiana, evangelica, e cioè il sentimento della gioia, della gioia di essere chiamati,
della gioia della fede.» (BRUNO MAGGIONI)
Soltanto conoscendo Dio noi siamo in grado di conoscere noi stessi; solo conoscendo
Dio noi possiamo ritrovare noi stessi. Ma prima di compiere noi un itinerario verso Dio,
è Dio che già è venuto verso ciascuno di noi: siamo stati preceduti dalla elezione a figli
in Gesù Cristo. La nostra chiamata da parte di Dio è prima di ogni altra cosa
riconoscere la nostra essenziale comunione con lui. Chi vive in intimità con Dio poi non
può non sentire l’urgenza di aprirsi al prossimo, prodigarsi per i fratelli, liberare
l’umanità dalla sofferenza e dalle schiavitù che la tormentano.
Con le parole del salmista ci rivolgiamo a Dio:
dal Salmo 138 (139)
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
mi scruti quando cammino e quando
riposo.
Ti sono note tutte le mie vie,
la mia parola non è ancora sulla lingua
e tu Signore già la conosci tutta.
Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
Stupenda per me la tua saggezza,
troppo alta, e io non la comprendo.
Sei tu che hai creato le mie viscere,
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
Ti lodo, perché mi hai fatto come un
prodigio;
sono stupende le tue opere, tu mi conosci
fino in fondo.
Ancora informe mi hanno visto i tuoi
occhi, e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati
quando ancora non ne esisteva uno.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo;
come era nel principio e ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen
Preghiera di adorazione
Signore, io desidero quest’acqua viva;
io credo, Signore, che Tu sei per me
e per ciascuno di noi
questa sorgente di acqua viva.
Io credo, Signore, che Tu non ci verrai meno,
e anche nel momento in cui ci sentiremo soli,
smarriti, abbandonati, assetati come in un deserto,
e il cammino ci parrà troppo lungo,
Tu, o Signore, non ci abbandonerai
e come sorgente viva ci ristorerai
in ogni istante del nostro cammino.
Signore, Tu sei la mia vita,
senza di Te il vivere non è vivere.
Con Te, Signore, oltre le cose noi vediamo la vita.
Tu sei la vita anche di coloro che sono
morti. Tu sarai la nostra vita anche nella
morte; con te la vita è già in noi per
sempre. Tu sei per noi sorgente
che zampilla nella vita eterna.
(C. M. Martini)
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Dal vangelo secondo Luca (cap.7,11-17)
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui
i discepoli e grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva
portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della
città era con lei. Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non
piangere!». E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse:
«Giovinetto, dico a te, alzati!». Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed
egli lo diede alla madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio
dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo». La
fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione.
ALCUNI SPUNTI PER LA RIFLESSIONE
SUL BRANO DI SAN luca
San Luca manifesta a più riprese il suo interesse per
la risurrezione dei morti. Il ritorno alla vita del
ragazzo di Nain è narrato unicamente nel suo
vangelo, in un brano che descrive Gesù come un
grande profeta, tant’è che l’episodio presenta molte
analogie con i miracoli dei profeti Elia ed Eliseo,
ciascuno dei quali richiamò alla vita il figlio di una
vedova.
Gesù si commuove davanti a una madre che piange
la morte del suo unico figlio, che egli richiama alla
vita realizzando le antiche profezie messianiche.
Gesù è il Signore della vita e della morte, e anticipa
con questo miracolo la sua stessa risurrezione.
«Accostatosi, toccò la bara». Gesù non compie il
miracolo soltanto con a parola; tocca anche la bara!
Perché mai? Per insegnarci il valore della sua
incarnazione nel mistero della nostra redenzione. La
nostra carne assunta dal Verbo è divenuta anch’essa
portatrice di vita, capace di distruggere la
corruzione e la morte. Noi crediamo che il corpo del
Cristo, per il fatto stesso che è il tempio e la dimora
del Verbo della Vita, è anch’esso vivificante, e
possiede in sé tutta la potenza di Dio. (S. CIRILLO DI ALESSANDRIA)
“Gesù le disse: «Non piangere!» …”
Gesù sta per realizzare le promesse di Dio proprio
nei confronti del più piccolo e del più povero: un
bambino morto, figlio di una madre vedova. Gesù
viene e si accosta alla salma per mostrare la
misericordia di Dio, che interviene addirittura
anticipando la richiesta di aiuto, e salva chi è
totalmente perduto e non può più richiedere, né
pregare, né credere. Gesù viene a dare speranza
dove nessuno può più averne.
Gesù “vede”, “si commuove”, “si fa
avanti”. Gesù, “toccato” nel cuore dal
dolore degli uomini, “tocca” la bara e
arresta il cammino verso la morte, e
comanda alla morte di restituire alla vita.
Questo brano del Vangelo di Luca esprime pienamente l’immenso amore di Dio per noi. In preghiera davanti al Signore, verifichiamo se la nostra vita esprime sempre nei confronti di Dio la riconoscenza per la grandezza dei suoi doni.
Dio ci dona ogni giorno la sua Provvidenza, ma soprattutto ci conforta con la certezza della nostra piena partecipazione alla sua stessa vita divina, che ci è comunicata attraverso il Battesimo e rinnovata ogni giorno per mezzo dei Sacramenti.
Sono consapevole della grandezza della mia dignità di Figlio di Dio, o vivo superficialmente la mia vita? Quanto l’attenzione alle cose materiali mi distoglie dal meditare ogni giorno le realtà spirituali?
La nostra vita conosce talvolta dei momenti difficili e faticosi, che mettono alla prova la nostra confidenza in Dio. Gesù ci invita ripetutamente a confidare in Lui e a non preoccuparci troppo delle cose terrene.
Nello sconforto mi lascio sopraffare dall’ansia e dalla disperazione o rinnovo più profondamente la mia fiducia in Dio?
22
IV DECENNALE EUCARISTICA
Mese di Agosto
Nel nome del Padre
e del Figlio
e dello Spirito Santo
Sia lodato e ringraziato ogni
momento il Santissimo e Divinissimo
Sacramento
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito
Santo come era nel principio e ora e
sempre, nei secoli dei secoli. Amen Preghiera
Lode a Te, Signore Gesù, tu hai vinto la morte con la tua risurrezione
e rimani con noi per sempre.
Tu ci conosci ad uno ad uno, ci chiami per nome
e ci porti a contemplare il volto del padre.
Gesù, concedi ad ognuno di noi di essere docile ai tuoi inviti
e di accogliere Te, presente nella tua Parola e nell’Eucaristia.
Fa che ogni persona, guardando noi, possa risalire a Te. Amen.
Dalla lettera di San Paolo agli efesini (Capitolo 1, 3-14)
Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con
ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazio-
ne del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predesti-
nandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito
della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo
Figlio diletto; nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissio-
ne dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l'ha abbondantemente ri-
versata su di noi con ogni sapienza e intelligenza, poiché egli ci ha fatto conoscere
il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui
prestabilito, per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare
in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra. In lui siamo stati fatti
anche eredi, essendo stati predestinati secondo il piano di colui che tutto opera effi-
cacemente conforme alla sua volontà, perché noi fossimo a lode della sua gloria,
noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo. In lui anche voi, dopo aver ascoltato la
parola della verità, il vangelo della vostra salvezza e avere in esso creduto, avete ri-
cevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è caparra della
nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato,
a lode della sua gloria.
Dal “Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica” nn. 356 - 361 Di tutte le creature visibili, soltanto l’uomo è “capace di conoscere e di amare il
proprio Creatore”; “è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa”; soltanto
l’uomo è chiamato a condividere, nella conoscenza e nell’amore, la vita di Dio. Essendo
ad immagine di Dio, l’individuo umano ha la dignità di “persona”; non è soltanto qualche cosa,
23
ma qualcuno.E’ capace di conoscersi, di possedersi, di liberamente donarsi e di entrare in
comunione con altre persone; è chiamato, per grazia, ad una alleanza con il suo Creatore,
a dargli una risposta di fede e di amore che nessun altro può dare in sua sostituzione
Dio ha creato tutto per l’uomo, ma l’uomo è stato creato per servire e amare Dio e per
offrirgli tutta la creazione. In realtà solamente nel Mistero del Verbo incarnato trova vera
luce il mistero dell’uomo.
Il beato Apostolo ci ha fatto sapere che due uomini hanno dato principio al genere umano, Adamo e
Cristo. “Il primo uomo, Adamo, -dice- divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito
datore di vita”. Quel primo fu creato da quest’ultimo, dal quale ricevette l’anima per vivere. Il
secondo Adamo plasmò il primo e gli impresse la propria immagine. (S.PIETRO CRISOLOGO) Con le parole del salmista ci rivolgiamo a Dio: dal Salmo 115 (116 B)
Ho creduto anche quando dicevo:
“Sono troppo infelice”.
Ho detto con sgomento:
“Ogni uomo è inganno”.
Che cosa renderò al Signore
per quanto mi ha dato?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore,
davanti a tutto il suo popolo.
Preziosa agli occhi del Signore
è la morte dei suoi fedeli.
Sì, io sono il tuo servo, Signore,
io sono tuo servo, figlio della tua
ancella;
hai spezzato le mie catene.
A te offrirò sacrifici di lode
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti
davanti a tutto il suo popolo,
negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo;
come era nel principio e ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen
Preghiera di adorazione
Noi sappiamo, Signore,
che tu sei il creatore di tutte le cose.
Ti ringraziamo per tutto
quello che ci hai dato.
Riconosciamo che senza di te
non potremmo neppure esistere.
Perdonaci, se spesso abbiamo così poca
fiducia nella tua bontà.
Tu hai mandato a noi il tuo Figlio Gesù
a rivelarci chi tu sei.
Signore, Dio nostro,
tu non respingi nessuno.
Conservaci nel tuo amore e aiutaci
a conoscerti sempre meglio,
in modo da camminare sempre
nelle tue vie. Amen.
Dal vangelo secondo Giovanni (cap.3, 1-8)
C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. Egli andò da
Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio;
nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui». Gli rispose
Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il
regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può un uomo nascere quando è
vecchio?
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Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Gli
rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da
Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e
quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete
rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di
dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito».
ALCUNI SPUNTI PER LA RIFLESSIONE
SUL BRANO DI SAN GIOVANNI
Attraverso il Battesimo e l’azione dello Spirito tutti
noi, in Cristo, riceviamo una nuova vita. I figli di Dio
sono coloro che si immergono nella vita di Cristo e si
lasciano plasmare e condurre dallo Spirito.
Nicodemo è attento all’aspetto esteriore della vita,
compresi i miracoli e le azioni straordinarie di Gesù
riconosciuto come maestro, ma non arriva a cogliere
la profondità e la verità dell’azione della Grazia.
Passare dalla esteriorità alla realtà di Dio che è
fondamento di tutte le cose è il passo che è
necessario fare per diventare figli di Dio.
“quel che è nato dalla carne è carne,
quel che è nato dallo Spirito è Spirito.”
Lo Spirito è il soffio creatore del Padre sulla
creta che genera la creatura umana; è lo Spirito
di testimonianza donato da Gesù agli Apostoli
riuniti in preghiera; è l’alito di vita che Gesù
morente effonde perché possiamo avere in noi
la sua vita. Il vento e il fuoco sono i due elementi
che indicano la presenza dello Spirito Santo di Dio,
in quanto entrambi sono dilatabili, contagiano,
mutano imprevidibilmente, sconvolgono là
dove passano.
“così è di chiunque è nato dallo Spirito…”
Le caratteristiche dello Spirito Santo
diventano anche le caratteristiche di chi
si lascia pervadere e trasformare da
esso. Non a caso i discepoli di Gesù
sono visti come coloro che gettano
scompiglio; infatti il libro degli Atti
riferisce: “Questi uomini gettano il
disordine nella nostra città” (At 16,20).
I martiri, gli annunciatori del Vangelo, i
monaci, i pellegrini, i missionari, i santi
della carità, i giovani e gli adulti che si
lasciano affascinare dal Vangelo, le
famiglie che sono capaci di condividere
e accogliere nel nome di Cristo…, sono
tutti degli “sconvolgitori” della società
per riordinare tutto nella logica del
Signore Gesù e del suo messaggio.
Cogliendo il suggerimento della Scrittura, facciamo davanti al Signore un esame di coscienza del nostro modo di vivere.
Nicodemo che va da Gesù di notte esprime in fondo anche i nostri dubbi di fede e la nostra resistenza a vivere con coerenza la nostra testimonianza cristiana. La mia vita esprime il Vangelo in cui affermo di credere? Sono capace di testimoniare i valori cristiani anche quando diventa difficile e scomodo?
La superficialità di Nicodemo è spesso anche la nostra, quando ci fermiamo alle apparenze senza riconoscere la presenza di Dio in ogni cosa. Costruire il regno di Dio vivendo nella carità è la mia prima occupazione, o accade spesso che prevalgano le occupazioni terrene?
Concludiamo con la preghiera:
Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, che per volontà del Padre e con l’opera dello Spirito Santo morendo hai dato la vita al mondo; per il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue liberami da ogni colpa e da ogni male, fa’ che sia
sempre fedele alla tua legge e non sia mai separato da te. Amen.
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IV DECENNALE EUCARISTICA
Mese di Settembre
Nel nome del Padre
e del Figlio
e dello Spirito Santo
Sia lodato e ringraziato ogni
momento il Santissimo e Divinissimo
Sacramento
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito
Santo come era nel principio e ora e
sempre, nei secoli dei secoli. Amen Preghiera
O Maria, ti preghiamo:
facci comprendere, desiderare, possedere in
tranquillità la purezza dell’anima e del corpo.
Insegnaci il raccoglimento, l’interiorità;
dacci la disposizione ad ascoltare le buone
ispirazioni e la parola di Dio.
Insegnaci la necessità della meditazione,
della vita interiore personale, della
preghiera che Dio solo vede nel segreto.
O Maria, insegnaci l’amore, l’amore a
Cristo, l’amore-sacrificio per i fratelli.
Ottieni a noi la fede, la fede semplice,
piena e forte, la fede sincera, attinta alla
sua fonte verace, la Parola di Dio.
Anche di speranza abbiamo bisogno. Tu
sei, Maria, immagine e inizio della
Chiesa; risplendi ora innanzi al popolo
di Dio quale segno di certa speranza e di
consolazione. Amen.
(Paolo VI)
Dalla lettera di San Paolo ai colossesi (Capitolo 2, 9-15)
E' in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi avete in
lui parte alla sua pienezza, di lui cioè che è il capo di ogni Principato e di ogni
Potestà. In lui voi siete stati anche circoncisi, di una circoncisione però non fatta
da mano di uomo, mediante la spogliazione del nostro corpo di carne, ma della
vera circoncisione di Cristo. Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel
battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di
Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che
eravate morti per i vostri peccati e per l'incirconcisione della vostra carne,
perdonandoci tutti i peccati, annullando il documento scritto del nostro debito, le
cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla
croce; avendo privato della loro forza i Principati e le Potestà ne ha fatto pubblico
spettacolo dietro al corteo trionfale di Cristo.
Dalla lettera “Tertio Millennio adveniente” di Giovanni Paolo II
La Chiesa crede che Cristo, per tutti morto e risorto, dà all’uomo mediante lo Spirito, luce
e forza perché l’uomo possa rispondere alla suprema sua vocazione; né è dato in terra altro
nome agli uomini in cui possano salvarsi. Crede ugualmente di trovare nel suo Signore e
Maestro la chiave, il centro e il fine dell’uomo nonché di tutta la storia umana. Inoltre la
Chiesa afferma che al di sotto di tutti i mutamenti ci sono molte cose che non cambiano; es-
se trovano il loro ultimo fondamento in Cristo, che è sempre lo stesso: ieri, oggi e nei secoli.
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Con le parole del salmista ci rivolgiamo a Dio:
dal Salmo 114 (116)
Amo il Signore perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l’orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.
Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi.
Mi opprimevano tristezza e angoscia
E ho invocato il nome del Signore:
“Ti prego, Signore, salvami!”.
Buono e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge gli umili:
ero misero ed egli mi ha salvato.
Ritorna, anima mia, alla tua pace,
poiché il Signore ti ha beneficato;
egli mi ha sottratto dalla morte,
ha liberato i miei occhi dalle lacrime,
ha preservato i miei piedi dalla caduta.
Camminerò alla presenza del
Signore sulla terra dei viventi.
Gloria al Padre, al Figlio
e allo Spirito Santo;
come era nel principio e ora e
sempre, nei secoli dei secoli. Amen
Preghiera di adorazione
Padre mio,
io mi abbandono a te,
fa di me ciò che ti piace.
Qualunque cosa tu faccia di me, ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto,
purché la tua volontà si compia in me
e in tutte le tue creature;
non desidero altro, mio Dio.
Rimetto la mia anima nelle tue mani,
te la dono, con tutto l’amore del mio cuore,
perché ti amo
ed è per me un’esigenza d’amore il donarmi,
il rimettermi nelle tue mani
senza misura,
con una confidenza infinita,
perché tu sei il Padre mio. (Charles de Foucauld)
Dal vangelo secondo Matteo (capitolo 1,18-25)
Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo
promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò
incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non
voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a
queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse:
«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa,
perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un
figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per
mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà
chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe
fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la
quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù.
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ALCUNI SPUNTI PER LA RIFLESSIONE SUL
BRANO DI SAN MATTEO
“sua madre Maria, essendo
promessa sposa…”
Maria e Giuseppe non erano ancora “sposati”,
ma per gli usi giudaici la promessa di
matrimonio comportava un impegno così reale
che il fidanzato era già chiamato “marito” –
pur non essendoci ancora la convivenza- e la
rottura del patto poteva avvenire soltanto
attraverso un ripudio formale. San Matteo
sottolinea che Giuseppe non c’entra con la
nascita di Gesù, che è evento assolutamente
miracoloso, ma Giuseppe è l’uomo buono –
modello di ogni uomo- che accogliendo Maria
accoglie il Figlio di Dio nella sua vita.
“Giuseppe, che era giusto…”
La giustizia di Giuseppe consiste nel fatto che
egli non vuole imporre il suo nome a un
bambino che non è suo figlio, e anche nel
fatto che, convinto della virtù di Maria, rifiuta
di consegnarla al rigore della legge che in
questi casi prevede la morte per lapidazione.
Il discreto tirarsi indietro di Giuseppe vuole
esprimere non tanto la sua incapacità di
comprendere questa gravidanza misteriosa,
quanto il suo ritenersi indegno di accogliere
l’incarico divino.
“non temere…”
Come l’angelo nel vangelo di Luca
apparendo a Zaccaria e alla Vergine
Maria, così anche qui l’angelo invita
Giuseppe a non temere. La paura è il
contrario della fede, e Giuseppe è
chiamato a fidarsi della volontà di Dio
su di lui per poter essere mediatore
della salvezza di Dio per tutti gli
uomini.
“Gesù… Emmanuele…”
Sono i nomi con cui viene chiamato il
Verbo di Dio fatto uomo, ed esprimo-
no anche la sua missione; significano
infatti letteralmente “Dio-salva” e
“Dio-con-noi”. Così il nome
Giuseppe: “Dio-aggiunga”, contiene il
mistero di tutta l’umanità che attende
il suo redentore per giungere alla sua
pienezza.
“senza che la conoscesse, partorì…”
La nascita di questo bambino è un
evento unico e irripeti-bile in tutta la
storia dell’umanità. Il Vangelo inoltre,
pur non facendone esplicito riferi-
mento, insieme con tutta la tradizione
della Chiesa concordemente ricono-
scono la verginità perpetua di Maria.
Nel mese di settembre con questo brano di san Matteo si celebra la Natività della Vergine Maria. A imitazione della Madre di Gesù accogliamo nel cuore la Parola di Dio e riflettiamo su quanto ci suggerisce.
San Giuseppe ci insegna la fiducia in Dio e al disponibilità ai suoi progetti anche quando ci paiono oscuri e difficili. Sono sempre disposto ad accettare la volontà di Dio nella mia vita? Mi impegno sempre a compierla nella fedeltà ai suoi precetti e nell’amore del prossimo?
Maria è colei che accogliendo nel grembo il Verbo di Dio si fa tramite tra Dio e l’uomo. Maria è colei alla quale siamo stati affidati sotto la croce perché si faccia nostra madre. Ho l’abitudine di recitare il Rosario? Ho confidenza nella preghiera con la Santa Vergine?
L’angelo ci mostra come soltanto da Dio provengono le buone ispirazioni. Sono solito interessare Dio delle mie decisioni? Sono sempre disposto a lasciarmi illuminare dalla preghiera nei momenti difficili? Concludiamo con la preghiera:
Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, che per volontà del Padre e con l’opera dello Spirito Santo morendo hai dato la vita al mondo; per il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue liberami da ogni colpa e da ogni male, fa’ che sia sempre fedele alla tua legge e non sia mai separato da te. Amen.
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IV DECENNALE EUCARISTICA
Mese di Ottobre
Nel nome del Padre
e del Figlio
e dello Spirito Santo
Sia lodato e ringraziato ogni
momento il Santissimo e Divinissimo
Sacramento
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito
Santo come era nel principio e ora e
sempre, nei secoli dei secoli. Amen Preghiera
Spirito Creatore, arcano artefice del Regno,
con la forza dei tuoi santi doni guida la tua
Chiesa nel portare
alle generazioni che verranno
la luce della Parola che salva.
Spirito di santità,
soffio divino che muove il cosmo,
vieni e rinnova il volto della terra.
Suscita nei cristiani il desiderio
dell’unità piena per essere nel mondo
segno e strumento
dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano.
Spirito di comunione,
anima e sostegno della Chiesa,
fa che la ricchezza di carismi e ministeri
contribuisca all’unità del corpo di Cristo;
fa che i laici, i consacrati e i ministri
ordinati concorrano insieme ad edificare
l’unico Regno di Dio(Giovanni Paolo II)
Dalla I lettera di San Paolo ai corinzi (Capitolo 9, 18-23)
Quale è dunque la mia ricompensa? Quella di predicare gratuitamente il vangelo
senza usare del diritto conferitomi dal vangelo.
Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il
maggior numero: mi sono fatto Giudeo con i Giudei, per guadagnare i Giudei;
con coloro che sono sotto la legge sono diventato come uno che è sotto la legge,
pur non essendo sotto la legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono sotto
la legge. Con coloro che non hanno legge sono diventato come uno che è senza
legge, pur non essendo senza la legge di Dio, anzi essendo nella legge di Cristo,
per guadagnare coloro che sono senza legge. Mi sono fatto debole con i deboli,
per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo
qualcuno. Tutto io faccio per il vangelo, per diventarne partecipe con loro.
Dal sussidio formativo per l’ottobre missionario 2001, delle Pontificie opere Missionarie
Cammino per sollevare le fatiche di un missionario. Penso che là, molto lontano, ci possa
essere qualcuno quasi sfinito a causa dei suoi viaggi apostolici, e offro a Dio le mie
fatiche per poter ridurre le sue”. Questa risposta di S. Teresa di Gesù Bambino, già
malata, ad una consorella che la vedeva camminare con fatica nel giardino del monastero
può aiutarci a valutare le mille possibilità e risorse che possiamo impiegare per la
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diffusione del Vangelo. Anche gli ammalati, gli anziani, gli abbandonati, gli
emarginati, gli afflitti sono chiamati ad offrire le loro sofferenze per la fecondità
dell’annuncio missionario. Il Signore ci chiama a gesti di partecipazione concreta alla
causa del Vangelo, qualunque siano le nostre possibilità e condizioni.
Con le parole del salmista ci rivolgiamo a Dio:
dal Salmo 104 (105)
Lodate il Signore e invocate il suo nome,
proclamate tra i popoli le sue opere.
Cantate a lui canti di gioia,
meditate tutti i suoi prodigi.
Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
cercate sempre il suo volto.
Ricordate le meraviglie che ha compiute,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca:
voi stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
E’ lui il Signore, nostro Dio,
su tutta la terra i suoi giudizi.
Ricorda sempre la sua alleanza:
Parola data per mille generazioni,
l’alleanza stretta con Abramo
e il suo giuramento ad Isacco.
La stabilì per Giacobbe come legge,
come alleanza eterna per Israele.
Gloria al Padre, al Figlio
e allo Spirito Santo;
come era nel principio e ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen
Preghiera di adorazione
Aiutami, Signore Gesù,
a diffondere il tuo amore dovunque io vada.
Inonda la mia anima
del tuo Spirito e della tua vita.
Diventa padrone del mio cuore
in modo così completo che tutta la mia vita
sia una irradiazione della tua.
Fa, o Signore, che ogni persona che avvicino
possa sentire la tua presenza dentro di me,
e guardandomi non veda me, ma veda te in me.
Resta in me, Signore,
così splenderò del tuo stesso splendore
e potrò essere luce agli altri.
(Madre Teresa di Calcutta)
Dal vangelo secondo Luca (cap.16,19-31)
C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava
lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di
piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani
venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli
nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell'inferno tra i
tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora
gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere
nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma
Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro
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parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di
più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da
voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora,
padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li
ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo
rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se
qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se non ascoltano
Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi».
ALCUNI SPUNTI PER LA RIFLESSIONE
SUL BRANO DI SAN luca
“C’era un uomo ricco…”
Così inizia la parabola di Gesù. E’ difficile non
leggere in questo passaggio le categorie umane di
quel mondo che ha beni più che sufficienti per vivere
(banchettava lautamente) e abitudini raffinate
(vestiva di porpora e di bisso). Eppure tutto questo è
destinato a finire: “stolto, questa notte stessa ti sarà
richiesta la tua vita”, viene detto all’uomo che era
solo preoccupato di raccogliere, ingrandire, investire.
La vanità è la condanna per coloro “che hanno come
dio il loro ventre, tutti intenti alle cose della terra”
(Filippesi, 3,19).
Accanto a quest’uomo ricco è accovacciato un
mendicante, che cerca di sfamarsi con il poco, lo
scarto, il neppure calcolato delle ricchezze dell’uomo
vestito di porpora.
“Padre Abramo…”
Solo dopo la morte, quando è ormai troppo tardi, il
ricco riconosce che c’è un padre,
qualcuno al di sopra di lui dal quale
può ricevere ciò che non ha. Capisce
di non essere lui il padrone della sua
vita, di cui non è stato capace di
comprendere la verità e la ampiezza.
“ma Abramo rispose…”
Abramo si rivolge ad un uomo che
non si è mai preso cura degli altri,
ma ha approfondito un abisso che lo
separa dai suoi fratelli. Ora
quell’abisso lo sperimenta dentro di
sé, ne sente il dramma e il tormento,
ma non c’è più nulla da fare.
“ascoltino Mosè e i profeti…”
L’indicazione è quella di ascoltare
l’altra voce, l’altra logica opposta al
nostro egoismo. Ad ascoltare la
coscienza, che spesso ci parla con la
voce dei fratelli più poveri.
Sono capace, secondo l’invito di Dio, di condividere i beni della terra, le mie ricchezze culturali e sociali, senza mettermi in mostra e senza umiliare chi riceve da me?
Cogliendo il suggerimento della Scrittura, facciamo davanti al Signore un esame di coscienza del nostro modo di vivere. La Parola di Gesù mette a nudo le nostre meschinità. Il ricco della parabola siamo noi, che corriamo il rischio di chiudere il cuore a Dio e ai fratelli, e quindi di chiudere fuori noi stessi dal suo amore e dalla sua salvezza. Sono disponibile alle necessità del mio prossimo? Sono generoso del mio tempo e delle mie risorse?
Sono capace, secondo l’invito di Dio, di condividere i beni della terra, le mie ricchezze culturali e sociali, senza mettermi in mostra e senza umiliare chi riceve da me?
Concludiamo con la preghiera:
Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, che per volontà del Padre e con l’opera dello Spirito Santo morendo hai dato la vita al mondo; per il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue liberami da ogni colpa e da ogni male, fa’ che sia sempre fedele alla tua legge e non sia mai separato da te.
Amen.
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IV DECENNALE EUCARISTICA
Mese di Novembre
Nel nome del Padre
e del Figlio
e dello Spirito Santo
Sia lodato e ringraziato ogni
momento il Santissimo e Divinissimo
Sacramento
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito
Santo come era nel principio e ora e
sempre, nei secoli dei secoli. Amen
Preghiera
Tu solo, Signore Gesù,
ci riveli l’immagine del Padre Onnipotente.
Tu sei il nostro modello, la nostra legge e la
nostra guida; sei la nostra via che ci
conduce alla vita.
Tu sei l’immagine della giustizia, sei la
nostra stella e la nostra luce.
Ti rendiamo grazie, lode e benedizione.
Davanti a te pieghiamo le ginocchia con
fiducia.
Concedici di essere fermamente stabili nella
fede, di avere la salute del corpo per poterti
lodare.
Tu sei il modello e la vita per noi, tu sei il
nostro padre benedetto, il nostro re e il nostro
Dio, Signore. Se ti guardiamo non moriremo.
Se confessiamo il tuo nome non andremo
perduti.
Se ti preghiamo, saremo esauditi.
Donaci forza e costanza fino alla statura
piena e al compimento perfetto.
(Preghiera cristiana del III-IV secolo)
Dal libro dell’Apocalisse di San Giovanni apostolo
(Capitolo 7,2-4.9-14)
Io, Giovanni, vidi poi un altro angelo che saliva dall'oriente e aveva il sigillo del Dio
vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era stato concesso il potere di
devastare la terra e il mare: «Non devastate né la terra, né il mare, né le piante, finché non
abbiamo impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi servi».
Poi udii il numero di coloro che furon segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila,
segnati da ogni tribù dei figli d'Israele.
Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione,
razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti
in vesti candide, e portavano palme nelle mani. E gridavano a gran voce:
«La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all'Agnello». Allora tutti gli angeli che stavano intorno al trono e i vegliardi e i quattro esseri viventi, si
inchinarono profondamente con la faccia davanti al trono e adorarono Dio dicendo:
«Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei
secoli dei secoli. Amen».
Uno dei vegliardi allora si rivolse a me e disse: «Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e
donde vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Essi sono coloro che sono
passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col
sangue dell'Agnello.
In preghiera rileggiamo e meditiamo il brano.
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Dai “Discorsi” di S.Bernardo, abate
Il primo desiderio che la memoria dei santi suscita o sti-mola maggiormente in noi, è quello di
godere della loro tanto dolce compagnia e di meritare di essere concittadini e familiari degli
spiriti beati, di trovarci insieme all’as-semblea dei patriarchi, alle schiere dei profeti, al senato
degli apostoli, agli eserciti numerosi dei martiri, alla comunità dei confessori, ai cori delle
vergini, di essere insomma riuniti e felici nella comunione di tutti i santi.
Ci attende la primitiva comunità dei cristiani e noi ce ne disinteresseremo? I santi desiderano di
averci con loro e noi ce ne mostreremo indifferenti? I giusti ci aspettano, e noi non ce ne
curiamo? No, fratelli; destiamoci dalla nostra deplorevole apatia. Risorgiamo con Cristo,
ricer-chiamo le cose di lassù e quelle gustiamo. Sentiamo il desiderio di coloro che ci
desiderano, affrettiamoci verso coloro che ci aspettano. Stimoliamo nel nostro cuore
l’aspirazione più intensa a condividere la gloria dei santi.
Io pongo sempre innanzi a me il Signore,
sta alla mia destra, non posso vacillare.
Di questo gioisce il mio cuore,
esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai
la mia vita nel sepolcro,
né lascerai che il tuo santo
veda la corruzione.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena nella tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito
Santo;
come era nel principio e ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen
Preghiera per la Pace O Gesù,
che hai voluto stabilire in mezzo a noi la tua presenza di amore e di pace, noi ti ringraziamo e ti adoriamo.
Tu che sei venuto nel mondo ad annunciare la pace e ad unificare i popoli, abbattendo i muri di divisione e di inimicizia, fa che diventiamo operatori di pace.
Donaci la forza e la costanza di fare generosamente la nostra parte per offrire a tutti giustizia e carità e così iniziare un mondo migliore dove regni la tua pace.
Concedici di non restare passivi di fronte ai mali e alle ingiustizie che vediamo; rendici umili e forti, coerenti e attivi per vincere il male con il bene e con l’amore.
Con le parole del salmista ci rivolgiamo a Dio:
dal Salmo 15 (16)
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto a Dio: «Sei tu il mio Signore,
senza di te non ho alcun bene».
Per i santi, che sono sulla terra,
uomini nobili, è tutto il mio amore.
Si affrettino altri a costruire idoli:
io non spanderò le loro libazioni di sangue
né pronunzierò con le mie labbra i loro nomi.
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi,
è magnifica la mia eredità.
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio cuore mi istruisce.
Allontana, o Signore, da tutti i popoli i flagelli della guerra e della fame, e dona a noi e a tutti gli uomini quella pace che il mondo non può dare.
Tu solo infatti sei la nostra pace, perché tu hai distrutto con la tua morte in croce ogni ingiustizia ed hai rappacificato gli uomini con Dio.
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Dal vangelo secondo Matteo (capitolo 5,1-12)
Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinaro-
no i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno
consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete
della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno
misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché
di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e,
mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed
esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
ALCUNI SPUNTI PER LA RIFLESSIONE
SUL BRANO DI SAN matteo
“Beati …” dice Gesù di quelli che noi
con-sideriamo infelici. Per noi è beato il ricco, il
potente e l’onorato: felice chi ha, chi può e chi conta.
Per Gesù è beato il povero, l’umile, il disprezzato. È
un capovolgimento radicale di valori. Regno di Dio
e regno dell’uomo si oppongono come due modi
con-trari di valutare e di vivere. La piena
realizzazione delle “beatitudini” è Gesù crocifisso e
risorto. Con la sua morte è povero, mite, oppresso; e
con la sua risurrezione compie il riscatto
dall’infelicità umana ed entra nella gloria del Regno
promesso.
“… i poveri…”
La povertà è il “vuoto”. La povertà non si può defi-
nire o descrivere altrimenti che come “mancanza”.
Povero è chi non ha possibilità o diritti, chi deve
ricevere e basta, chi non ha nessuna proprietà.
“… perchè…”
Il motivo della beatitudine non è la
povertà, ma il suo perché. Infatti il
povero può ricevere il dono di Dio;
anzi, può accogliere Dio stesso! Solo
un cuore umile può accogliere Dio.
“il Regno dei cieli…”
È il luogo della realizzazione della
giustizia, della fraternità, del trionfo
del bene sul male. Il Regno dei cieli è
la persona stessa di Dio, la piena
comunione con la sua divinità, che già
è presente nella Chiesa e la
sperimentano quelli che hanno lo
Spirito del suo Figlio Gesù, ma che si
compirà pienamente dopo la
risurrezione. La beatitudine consiste
nel fare esperienza già in questa vita
della felicità dei santi presso Dio.
Cogliendo il suggerimento della Scrittura, facciamo davanti al Signore un esame di coscienza del nostro modo di vivere.
Il “pensiero” di Dio è diverso da quello del “mondo”. Dio non guarda all’apparenza ma al cuore; giudica rettamente perché scruta i cuori in profondità; conosce tutti i pensieri dell’uomo. Per questo motivo Dio sa bene dove stia la felicità vera e duratura e ci indica la strada giusta per ottenerla. Su quali coordinate si trova la mia vita? È fondata sui “valori di Dio” o sugli ingannevoli valori del mondo? In quali beni e certezze ho posto le mie speranze?
La proposta di Gesù è spesso difficile da comprendere e da attuare. Mi lascio scorag-giare dalle mie pigrizie e dai giudizi della gente oppure so essere perseverante nel bene anche quando farlo costa molto?
Concludiamo con la preghiera:
Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, che per volontà del Padre e con l’opera dello Spirito Santo morendo hai dato la vita al mondo; per il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue liberami da ogni colpa e da ogni male, fa’ che sia sempre fedele alla tua legge e non sia mai separato da te.
Amen.
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IV DECENNALE EUCARISTICA
Mese di Dicembre
Nel nome del Padre
e del Figlio
e dello Spirito Santo
Sia lodato e ringraziato ogni
momento il Santissimo e Divinissimo
Sacramento
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito
Santo come era nel principio e ora e
sempre, nei secoli dei secoli. Amen Preghiera
Signore mio Gesù Cristo, che per l’amore
che porti agli uomini te ne stai notte e
giorno in questo Sacramento tutto pieno di
pietà e di amore, aspettando, chiamando e
accogliendo tutti coloro che vengono a
visitarti; io ti credo presente nel sacramento
dell’altare, ti adoro e ti ringrazio.
Gesù mio, io ti amo con tutto il cuore: mi
pento di avere per il passato tante volte
disgustata la tua bontà infinita. Propongo
con la tua grazia di non offenderti più per
l’avvenire; ed ora mi consacro tutto a te, ti
offro tutta la mia volontà, gli affetti, i
desideri e tutte le cose mie.
Da oggi in avanti fa di me quello che ti piace.
Solo chiedo il tuo santo amore, la perseve-
ranza, e l’adempimento perfetto della tua
volontà. Ti raccomando le anime del
purgatorio, specialmente le più devote del
Santissimo Sacramento, quelle dei miei
cari defunti e le più abbandonate.
Ti prego per la salvezza eterna di tutti gli
uomini. Unisco infine, Salvatore mio caro,
tutti gli affetti miei agli affetti del tuo
amorosissimo Cuore, e così li offro al tuo
eterno Padre e lo prego che per tuo amore
li accetti e li esaudisca. (Preghiera di S.Alfonso Maria de’Liguori)
Dal libro dell’Apocalisse di San Giovanni apostolo
(capitolo 6,48-58)
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il
Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
In preghiera rileggiamo e meditiamo il brano.
35
Dalla Enciclica “Mirae caritatis” di Papa Leone XIII (28 maggio 1902)
Poiché la vita spirituale dell’uomo ha una evidente somiglianza con la vita naturale, come l’una
si alimenta e vegeta col cibo, così bisogna che anche l’altra con cibo suo proprio si sostenti e si
accresca. Così Gesù Cristo ha mosso e indotto gli animi degli uomini a ricevere il pane vivo che
egli stava per dare: “Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.” La gravità del precetto
dimostra insistendo: “In verità, in verità vi dico: Se non mangerete la carne del Figlio dell’uomo
e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita”.
Il Sacramento dell’Eucaristia è come l’anima della Chiesa; di là attinge tutta la sua virtù e la sua
gloria, tutti gli ornamenti dei divini carismi, infine ogni bene: ed essa perciò pone ogni cura nel
preparare e condurre gli animi dei fedeli a un’intima comunione con Cristo mediante il
sacramento del corpo e sangue suo.
sia pace a coloro che ti amano,
sia pace sulle tue mura,
sicurezza nei tuoi baluardi.
Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: “Su di te sia pace!”.
Per la casa del Signore nostro Dio
chiederò per te il bene.
Gloria al Padre, al Figlio
e allo Spirito Santo;
come era nel principio e ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen
Preghiera per la pace O Gesù,
che hai voluto stabilire in mezzo a noi la tua presenza di amore e di pace, noi ti ringraziamo e ti adoriamo.
Tu che sei venuto nel mondo ad annunciare la pace e ad unificare i popoli, abbattendo i muri di divisione e di inimicizia, fa che diventiamo operatori di pace.
Donaci la forza e la costanza di fare generosamente la nostra parte per offrire a tutti giustizia e carità e così iniziare un mondo migliore dove regni la tua pace.
Concedici di non restare passivi di fronte ai mali e alle ingiustizie che vediamo; rendici umili e forti, coerenti e attivi per vincere il male con il bene e con l’amore.
Con le parole del salmista ci rivolgiamo a Dio:
dal Salmo 121 (122)
Quale gioia quando mi dissero:
“andremo alla casa del Signore”.
E ora i nostri piedi si fermano
alle tue porte, Gerusalemme.
Gerusalemme è costruita
come città salda e compatta.
Là salgono insieme le tribù,
le tribù del Signore.
Là sono posti i seggi del giudizio,
i seggi della casa di Davide.
Domandate pace per Gerusalemme:
Allontana, o Signore, da tutti i popoli
i flagelli della guerra e della fame, e dona a noi e a tutti gli uomini quella pace che il mondo non può dare.
Tu solo infatti sei la nostra pace, perché tu hai distrutto con la tua morte in croce ogni ingiustizia ed hai rappacificato gli uomini con Dio.
Dal vangelo secondo Luca (capitolo 1, 26-33)
Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Gali-
lea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa
di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da
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lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella
rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le
disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco conce-
pirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato
Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e
regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
ALCUNI SPUNTI PER LA RIFLESSIONE
SUL BRANO DI SAN luca
“Nel sesto mese…” L’annuncio
dell’angelo a Maria avviene sei mesi dopo il
concepimento di Giovanni da parte di Elisabetta.
“ Galilea… Nazaret…” L’incarnazione
del Figlio di Dio è un avvenimento storico, di cui si
conoscono esattamente data e luogo. Mentre la
divinità di Gesù è oggetto di fede, la sua esistenza
umana è precisamente documentata.
“Ti saluto, o piena di grazia…”
Letteralmente il saluto si traduce “rallegrati!”, ed è
l’invito a gioire della venuta di Dio in mezzo al suo
popolo. E “piena di grazia” significa: “tu che sei
stata e rimani colmata del favore divino”, lasciando
intendere una condizione di “grazia” che permane
in Maria per tutta la sua vita, supponendone anche
la verginità perpetua.
“l’angelo le disse…” Tutto l’annuncio dell’angelo
è un richiamo a profezie che troviamo nell’Antico
Testamento: “Gioisci, esulta, figlia di Sion, perché,
ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te” (Zaccaria
2, 14); “Gioisci, figlia di Sion”
(Sofonia 3, 14); “Ecco, la vergine
concepirà e partorirà un figlio, che
chiamerà Emmanuele” (Isaia 7, 14);
“io assicurerò dopo di te una
discendenza e renderò stabile il tuo
regno” (2 Samuele 7, 12); “il suo
potere è un potere eterno, che non
tramonta mai, e il suo regno è tale
che non sarà mai distrutto” (Daniele 7,
14)
“rimase turbata…” Il turbamento
di Maria è lo smarrimento dell’uomo
davanti al manifestarsi della divinità.
La finitezza della creatura è
incapace di cogliere l’immensità del
suo creatore. Eppure Dio, nella sua
grandezza, supera questo limite e si
lascia comprendere, circoscrivere:
“concepire”. Colui che i cieli non
possono contenere accetta di
scendere al livello dell’uomo per
poter entrare in dialogo con lui ed
essere conosciuto.
Cogliendo il suggerimento della Scrittura, facciamo davanti al Signore un esame di coscienza del nostro modo di vivere. La “storia di salvezza”, che nell’evento della Incarnazione ha una svolta decisiva, continua ancora nella storia degli uomini. Ancora oggi Dio entra nella nostra vita e si rende presente. Lo stesso invito di Gesù a “vegliare” richiama la necessità di disporre il nostro animo all’ascolto del suo continuo rivelarsi. Presto attenzione alla sua presenza nella mia vita? Coltivo nella fede e nella speranza l’attesa per il Regno di Dio? Il Signore si è degnato di fare dell’uomo il suo “interlocutore”. “Vi ho chiamato amici –dice il Signore- perché tutto quello che ho udito dal Padre mio ve l’ho rivelato”. Quanto coltivo il dialogo con il Signore nella preghiera quotidiana?
Concludiamo con la preghiera:
Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, che per volontà del Padre e con l’opera dello Spirito Santo morendo hai dato la vita al mondo; per il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue liberami da ogni colpa e da ogni male, fa’ che sia
sempre fedele alla tua legge e non sia mai separato da te. Amen.