ISTITUTO COMPRENSIVO N.1 “DON RIMOLDI” VARESE Prenditi … · 2019-03-10 · pano e ci...

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ISTITUTO COMPRENSIVO N.1 “DON RIMOLDI” VARESE MAGGIO 2015 ANNO 9 - Numero Unico Il giorno 28 Novembre 2014 siamo stati accolti dalla Dirigente scolasti- ca del nostro Istituto. La professoressa Maria Rosa Rossi si è subito dimostrata disponibile e desiderosa di conoscere le attività svolte nel nostro laboratorio. Siamo rimasti un po’ stupiti perché, prima di iniziare l’intervista vera e pro- pria, ci ha posto delle domande, sollecitandoci ad esprimere sponta- neamente le nostre riflessioni. Si è creato subito un ambiente familiare. Ci siamo sentiti a nostro agio per- ché la Dirigente ha saputo cogliere, senza conoscerci, le nostre difficol- tà e il nostro imbarazzo. Ci ha invitato a spiegare il motivo che ha spinto ciascuno di noi ad aderire al laboratorio del giornali- no. Attraverso l’intervento di alcu- ni, è emerso chiaramente che grazie a questo tipo di attività si aprono di- verse strade. Infatti, per realizzare un giornalino è indispensabile fare delle proposte, interessarsi agli av- venimenti che accadono nella vita di tutti i giorni, imparare a scrivere in forma semplice ed efficace, uti- lizzare il computer in modo appro- priato, saper lavorare e confrontarsi con gli altri. Anche per questa ra- gione la Redazione ha scelto al suo interno una direttrice, che è respon- sabile dei contributi di ciascuno, e un vicedirettore che la affianca, col- laborando insieme a lei. La Dirigente si è poi interessata agli articoli che stiamo elaborando. Abbiamo, così, parlato dell’ ISIS e degli avvenimenti che ci preoccu- pano e ci spaventano. A questo pun- to lei ha proposto, a tutti noi, una breve riflessione sull’uso/abuso di Internet. Alla fine eravamo tutti d’accordo che, purtroppo, i social network, assiduamente frequentati dai giovani, incidono negativamen- te sulla nostra maturità. Subito do- po è iniziata l’intervista: purtroppo, per mancanza di tempo, non siamo riusciti a porre tutte le domande. Cari lettori, ve la proponiamo con la certezza che ne rimarrete affasci- nati e coinvolti. Francesca Milana, la nostra direttri- ce, ha esordito così: “Buongiorno Dirigente, prima di tutto, desideria- mo ringraziarla per la sua disponi- bilità. Sappiamo, infatti, che lei è molto occupata nell’organizzazione del nostro istituto; se è d’accordo le formuleremo a turno alcune do- mande, che permetteranno a noi e ai nostri lettori di conoscerla più da vicino”. Successivamente è intervenuto il nostro vicedirettore, Luca Ambrosi- ni: “Prima di proporle le domande, desideriamo recitarle una poesia, le cui 16 strofe, tra cui 2 inventate da noi, saranno il filo conduttore del nostro giornalino: esse sono state assegnate in base alle nostre perso- nalità “. Poi, a turno, ognuno di noi ha inter- pretato la poesia “Prenditi Tempo” di Pablo Neruda. La preside, ancora una volta, ha mostrato di apprezzare i nostri sfor- zi, incoraggiandoci a riempire di si- gnificato la nostra vita e le nostre relazioni. Da quanti anni lavora nell’ambi- to scolastico? Quali esperienze ri- corda con particolare interesse/ nostalgia? Ho iniziato a lavorare nella scuola nel 1979, dopo aver ottenuto la lau- rea in Filosofia. Ho scelto di dedi- carmi all’insegnamento perché mi piace molto avere un rapporto diret- to con i giovani che hanno sempre più bisogno di essere accompagnati nella loro crescita personale e sco- lastica. Poco dopo aver iniziato la mia attività, ho avuto la mia prima bambina. Successivamente alla gra- vidanza, ho sempre lavorato come insegnante, senza interruzioni. Ho svolto la mia professione per un anno nelle scuole medie e dopo mi sono dedicata all’insegnamento della filosofia, della storia e dell’i- taliano alle scuole superiori. Ora, che sono preside, rimpiango un po’ quegli anni, perché mi manca il contatto quotidiano con i ragazzi. Entrare in classe, infatti, significa incontrare persone con le quali cre- scere. L’adulto che educa si assume il compito di guidare l’allievo e di testimoniare la bellezza della vita. Quali sono i motivi che l’hanno spinta ad intraprendere la sua professione? Ho collaborato, per molti anni, con la dirigenza, facendomi promotrice di molti progetti, con la consapevo- lezza di voler dare una riposta alle tante esigenze degli alunni. Sostituendo, in alcune occasioni, la Dirigente, mi sono resa conto che la scuola ha bisogno di una guida for- te e sicura. Un buon dirigente può fare la differenza: la sua presenza e il suo impegno influenzano non so- lo l’organizzazione ma anche i rap- porti interpersonali. Pian piano è nato dentro di me il bi- sogno di assumermi direttamente alcune responsabilità. Allora mi so- no messa in gioco e ho partecipato al concorso per dirigente scolastico. Ho studiato moltissimo. A vincere il concorso, dopo innumerevoli peri- pezie, siamo stati in pochi! Quali caratteristiche/qualità deve possedere un buon dirigente? La scuola è il luogo dove si posso- no conoscere nuove persone, fare amicizie e crescere insieme. Un buon dirigente deve avere l’u- miltà di guardare, osservare e com- prendere le caratteristiche dell’isti- tuto per valorizzarle e potenziarle. L’obiettivo principale è quello di creare una scuola di qualità che sap- pia accogliere ed educare. Una scuola che incide e cambia la vita. Io sono sicura che un ragazzo, non seguito dalla famiglia, può miglio- rare grazie al sostegno che gli offro- no gli insegnanti. Bisogna fare piccoli passi ma condivisi. La scuo- la, per essere incisiva, deve impara- re a lavorare in rete. La famiglia, i docenti, il personale A.T.A., le Associazioni, la Parrocchia, il Co- mune… possono programmare in- sieme, in sinergia, rispettando le specificità di ciascuno. Bisogna, in definitiva, creare le condizioni per operare in modo significativo, per collegare risorse e le competenze. Quali obiettivi/traguardi intende proseguire, per quest’anno, in questo Istituto? È soddisfatta dei cambiamenti che ha già apportato? L’obiettivo principale è lo stare in- sieme. Ho invitato i docenti a riflet- tere sulle pratiche didattiche: come, quando, con chi e perché lavorare. Ho chiesto di mettere in atto una di- dattica per competenze e non per contenuti. Ogni studente deve diventare un uomo/una donna, cittadino/a del mondo. La scuola può e deve edu- care a questa consapevolezza e a questa responsabilità. Il bisogno di conoscenza non può essere soddi- sfatto dalla semplice somma delle informazioni. Non basta saper leg- gere, scrivere e far di conto; è indi- spensabile che l’alunno impari ad elaborare le informazioni, sappia gestirle per vivere in una realtà in continuo cambiamento. Questi sono obiettivi difficili da raggiungere, ma sono certa che at- traverso il confronto saremo capaci di arrivare ad una proposta formati- va e operativa. Questo processo in realtà è già in atto. Il corpo docente mi segue: senza la fiducia degli insegnanti non potrei conseguire alcun traguardo. Desidera rivolgere un invito par- ticolare a noi alunni? Sì. Vorrei invitarvi ad aprire il cuo- re e la mente alla realtà, per saper valorizzare le situazioni e le perso- ne che vi stanno accanto. Siate bravi, responsabili e protago- nisti. Voi avete i mezzi per difende- re la vostra dignità. Mi piacerebbe conoscervi meglio. Sarebbe bello poter entrare nelle vostre aule, non per rimproverarvi ma per chiacchierare insieme! Da bambina quale lavoro sogna- va di svolgere? Dove ha trascorso la sua infanzia? Da bambina non sognavo nessun lavoro in particolare. Volevo sem- plicemente essere protagonista della mia vita. Inoltre, nel mio piccolo, cercavo di migliorare il mondo. Frequentavo l’oratorio e insieme ad alcune mie amiche siamo riuscite, dopo tanti tentativi, a unire le ri- sorse maschili e femminili. Diven- tata grande ho iniziato ad aiutare nell’organizzazione dell’oratorio e a prendermi cura, durante le vacanze estive, di alcuni centri per disabili. Mi appaga aiutare, nel mio piccolo, chi soffre. Alla scuola elementare Mazzini, istituto frequentato dalle mie figlie e da me, con alcuni amici ho fonda- to l’Associazione genitori. Ci può dire quali sono i suoi hobby preferiti? Come trascorre il tempo libero? A scuola sono molta occupata per- ché ricevo tutti genitori e i docenti che mi chiedono un colloquio. Quando finalmente faccio ritorno a casa, mi occupo della parte ammi- nistrativa della scuola, quindi du- rante la settimana ho pochissimo tempo libero. Invece nel weekend mi piace soprattutto stare in compa- gnia della mia famiglia, la cosa più importante della mia vita. La dome- nica mi dedico alla mamma. Inoltre amo leggere, andare a teatro o al cinema, ma soprattutto mi pia- ce fare volontariato. Sono convinta di poter ancora imparare molto della vita. Facendo del bene al prossimo e dando il mio tempo avrò in cam- bio esperienze meravigliose e una saggezza più pura. La Redazione Incontri speciali… per mettersi alla prova Tutte le interviste sono nate dal bisogno di conoscere più a fondo le persone che ci stanno vicino, per capire quanto è importante la loro presenza, la loro esperienza, il loro impegno… Un anno è passato... Cari lettori, non possiamo non esprimere la nostra gioia per aver potuto onorare, ancora una volta, il nostro appuntamento. La Redazione, quasi completamente rinnova- ta, ha lavorato intensamente per trovare argo- menti e temi che riuscissero a riscuotere il vostro interesse. Non è stato facile perché molti di noi affron- tavano per la prima volta il difficile compito di “giornalisti”. Inoltre, con una sola ora a disposizione, ab- biamo temuto di non farcela. La Redazione ha, così, deciso di “allungare” i tempi e di ri- manere a scuola fino alle 16.00. Nel secondo quadrimestre abbiamo festeg- giato anche l’arrivo di nuovi compagni e, quindi, di nuove risorse. Alcuni hanno chiesto di passare alle 36 ore; altri, incuriositi, hanno semplicemente deciso di lavorare con la Redazione. Nonostante tutte queste novità, siamo riusciti a svolgere un vero lavoro di equipe. Dopo aver analizzato bene i vari compiti, ab- biamo individuato al nostro interno una diret- trice (Francesca Milana) e un vicedirettore (Luca Ambrosini) che si sono prodigati senza mai deluderci. Ogni incontro è stata un’occasione per cre- scere insieme, per confrontarsi con l’altro, per scoprire che la realtà supera ogni imma- ginazione. Prima di iniziare a lavorare, si è cercato, qua- si sempre, di condividere le risorse, gli obiet- tivi e i tempi. Pian piano, abbiamo vinto la timidezza e l’imbarazzo: sono nate così le nostre indi- menticabili interviste. Ci è stato chiesto di metterci alla prova, svol- gendo anche ricerche su internet, a volte an- che troppo ardite e ambiziose, ma nessuno di noi si è arreso. Abbiamo accolto con piacere i contributi dei compagni delle diverse scuole che compon- gono il nostro Istituto: è stato davvero straor- dinario leggere e scoprire altre esperienze, altri punti di vista. Per questo rivolgiamo un grazie forte e sin- cero a tutti gli insegnanti che hanno mostrato la loro amicizia, condividendo con noi pro- poste ed esperienze didattiche. La nostra gratitudine va anche ai genitori che, con grande disponibilità e perizia, han- no risposto alle nostre domande. A questo punto, anche se a malincuore, non ci resta che congedarci! Affidiamo a ciascuno di voi le nostre pagine, i nostri pensieri, il nostro disincantato piace- re di scrivere. Con la speranza di poterci ritrovare ancora… vi auguriamo buona lettura e serene vacanze. La Redazione La Dirigente, Maria Rosa Rossi, risponde alle domande della Redazione UNA SCUOLA CHE INCIDE E CAMBIA LA VITA Prenditi tempo per pensare

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I S T I T U T O C O M P R E N S I V O N . 1 “ D O N R I M O L D I ” V A R E S E

MAGGIO 2015ANNO 9 - Numero Unico

Il giorno 28 Novembre 2014 siamostati accolti dalla Dirigente scolasti-ca del nostro Istituto.La professoressa Maria Rosa Rossisi è subito dimostrata disponibile edesiderosa di conoscere le attivitàsvolte nel nostro laboratorio. Siamorimasti un po’ stupiti perché, primadi iniziare l’intervista vera e pro-pria, ci ha posto delle domande,sollecitandoci ad esprimere sponta-neamente le nostre riflessioni. Si ècreato subito un ambiente familiare.Ci siamo sentiti a nostro agio per-ché la Dirigente ha saputo cogliere,senza conoscerci, le nostre difficol-tà e il nostro imbarazzo.Ci ha invitato a spiegare il motivoche ha spinto ciascuno di noi adaderire al laboratorio del giornali-no. Attraverso l’intervento di alcu-ni, è emerso chiaramente che graziea questo tipo di attività si aprono di-verse strade. Infatti, per realizzareun giornalino è indispensabile faredelle proposte, interessarsi agli av-venimenti che accadono nella vitadi tutti i giorni, imparare a scriverein forma semplice ed efficace, uti-lizzare il computer in modo appro-priato, saper lavorare e confrontarsicon gli altri. Anche per questa ra-gione la Redazione ha scelto al suointerno una direttrice, che è respon-sabile dei contributi di ciascuno, eun vicedirettore che la affianca, col-laborando insieme a lei.La Dirigente si è poi interessata agliarticoli che stiamo elaborando.Abbiamo, così, parlato dell’ ISIS edegli avvenimenti che ci preoccu-pano e ci spaventano. A questo pun-to lei ha proposto, a tutti noi, unabreve riflessione sull’uso/abuso diInternet. Alla fine eravamo tuttid’accordo che, purtroppo, i socialnetwork, assiduamente frequentatidai giovani, incidono negativamen-te sulla nostra maturità. Subito do-po è iniziata l’intervista: purtroppo,per mancanza di tempo, non siamoriusciti a porre tutte le domande.Cari lettori, ve la proponiamo conla certezza che ne rimarrete affasci-nati e coinvolti.

Francesca Milana, la nostra direttri-ce, ha esordito così: “BuongiornoDirigente, prima di tutto, desideria-mo ringraziarla per la sua disponi-bilità. Sappiamo, infatti, che lei èmolto occupata nell’organizzazionedel nostro istituto; se è d’accordo leformuleremo a turno alcune do-mande, che permetteranno a noi eai nostri lettori di conoscerla più davicino”.Successivamente è intervenuto ilnostro vicedirettore, Luca Ambrosi-ni: “Prima di proporle le domande,

desideriamo recitarle una poesia, lecui 16 strofe, tra cui 2 inventate danoi, saranno il filo conduttore delnostro giornalino: esse sono stateassegnate in base alle nostre perso-nalità “. Poi, a turno, ognuno di noi ha inter-pretato la poesia “Prenditi Tempo”di Pablo Neruda. La preside, ancora una volta, hamostrato di apprezzare i nostri sfor-zi, incoraggiandoci a riempire di si-gnificato la nostra vita e le nostrerelazioni.

Da quanti anni lavora nell’ambi-to scolastico? Quali esperienze ri-corda con particolare interesse/nostalgia?Ho iniziato a lavorare nella scuolanel 1979, dopo aver ottenuto la lau-rea in Filosofia. Ho scelto di dedi-carmi all’insegnamento perché mipiace molto avere un rapporto diret-to con i giovani che hanno semprepiù bisogno di essere accompagnatinella loro crescita personale e sco-lastica. Poco dopo aver iniziato lamia attività, ho avuto la mia primabambina. Successivamente alla gra-vidanza, ho sempre lavorato comeinsegnante, senza interruzioni. Ho svolto la mia professione per unanno nelle scuole medie e dopo misono dedicata all’insegnamentodella filosofia, della storia e dell’i-taliano alle scuole superiori. Ora,che sono preside, rimpiango un po’quegli anni, perché mi manca ilcontatto quotidiano con i ragazzi.Entrare in classe, infatti, significaincontrare persone con le quali cre-scere. L’adulto che educa si assumeil compito di guidare l’allievo e ditestimoniare la bellezza della vita.

Quali sono i motivi che l’hannospinta ad intraprendere la suaprofessione?Ho collaborato, per molti anni, conla dirigenza, facendomi promotricedi molti progetti, con la consapevo-lezza di voler dare una riposta alletante esigenze degli alunni.Sostituendo, in alcune occasioni, laDirigente, mi sono resa conto che lascuola ha bisogno di una guida for-te e sicura. Un buon dirigente puòfare la differenza: la sua presenza eil suo impegno influenzano non so-lo l’organizzazione ma anche i rap-porti interpersonali.Pian piano è nato dentro di me il bi-sogno di assumermi direttamentealcune responsabilità. Allora mi so-no messa in gioco e ho partecipatoal concorso per dirigente scolastico.Ho studiato moltissimo. A vincere ilconcorso, dopo innumerevoli peri-pezie, siamo stati in pochi!

Quali caratteristiche/qualità devepossedere un buon dirigente?La scuola è il luogo dove si posso-no conoscere nuove persone, fareamicizie e crescere insieme. Un buon dirigente deve avere l’u-miltà di guardare, osservare e com-prendere le caratteristiche dell’isti-tuto per valorizzarle e potenziarle.L’obiettivo principale è quello dicreare una scuola di qualità che sap-pia accogliere ed educare. Unascuola che incide e cambia la vita.Io sono sicura che un ragazzo, nonseguito dalla famiglia, può miglio-rare grazie al sostegno che gli offro-no gli insegnanti. Bisogna farepiccoli passi ma condivisi. La scuo-la, per essere incisiva, deve impara-re a lavorare in rete. La famiglia, idocenti, il personale A.T.A., leAssociazioni, la Parrocchia, il Co-mune… possono programmare in-sieme, in sinergia, rispettando lespecificità di ciascuno. Bisogna, indefinitiva, creare le condizioni peroperare in modo significativo, percollegare risorse e le competenze.

Quali obiettivi/traguardi intendeproseguire, per quest’anno, inquesto Istituto? È soddisfatta deicambiamenti che ha già apportato?L’obiettivo principale è lo stare in-sieme. Ho invitato i docenti a riflet-tere sulle pratiche didattiche: come,quando, con chi e perché lavorare.Ho chiesto di mettere in atto una di-dattica per competenze e non percontenuti.Ogni studente deve diventare unuomo/una donna, cittadino/a delmondo. La scuola può e deve edu-care a questa consapevolezza e aquesta responsabilità. Il bisogno diconoscenza non può essere soddi-sfatto dalla semplice somma delleinformazioni. Non basta saper leg-gere, scrivere e far di conto; è indi-spensabile che l’alunno impari adelaborare le informazioni, sappiagestirle per vivere in una realtà incontinuo cambiamento.Questi sono obiettivi difficili daraggiungere, ma sono certa che at-traverso il confronto saremo capacidi arrivare ad una proposta formati-va e operativa. Questo processo inrealtà è già in atto.Il corpo docente mi segue: senza lafiducia degli insegnanti non potreiconseguire alcun traguardo.

Desidera rivolgere un invito par-ticolare a noi alunni?Sì. Vorrei invitarvi ad aprire il cuo-re e la mente alla realtà, per sapervalorizzare le situazioni e le perso-ne che vi stanno accanto.Siate bravi, responsabili e protago-nisti. Voi avete i mezzi per difende-re la vostra dignità.Mi piacerebbe conoscervi meglio.Sarebbe bello poter entrare nellevostre aule, non per rimproverarvima per chiacchierare insieme!

Da bambina quale lavoro sogna-va di svolgere? Dove ha trascorsola sua infanzia?Da bambina non sognavo nessunlavoro in particolare. Volevo sem-plicemente essere protagonista dellamia vita. Inoltre, nel mio piccolo,cercavo di migliorare il mondo. Frequentavo l’oratorio e insieme adalcune mie amiche siamo riuscite,dopo tanti tentativi, a unire le ri-sorse maschili e femminili. Diven-tata grande ho iniziato ad aiutarenell’organizzazione dell’oratorio ea prendermi cura, durante le vacanzeestive, di alcuni centri per disabili.Mi appaga aiutare, nel mio piccolo,chi soffre.Alla scuola elementare Mazzini,istituto frequentato dalle mie figliee da me, con alcuni amici ho fonda-to l’Associazione genitori.

Ci può dire quali sono i suoihobby preferiti? Come trascorreil tempo libero?A scuola sono molta occupata per-ché ricevo tutti genitori e i docentiche mi chiedono un colloquio.Quando finalmente faccio ritorno acasa, mi occupo della parte ammi-nistrativa della scuola, quindi du-rante la settimana ho pochissimotempo libero. Invece nel weekendmi piace soprattutto stare in compa-gnia della mia famiglia, la cosa piùimportante della mia vita. La dome-nica mi dedico alla mamma.Inoltre amo leggere, andare a teatroo al cinema, ma soprattutto mi pia-ce fare volontariato. Sono convintadi poter ancora imparare molto dellavita. Facendo del bene al prossimoe dando il mio tempo avrò in cam-bio esperienze meravigliose e unasaggezza più pura.

La Redazione

Incontri speciali… per mettersi alla provaTutte le interviste sono nate dal bisogno di conoscere più a fondo le persone che ci stanno vicino,

per capire quanto è importante la loro presenza, la loro esperienza, il loro impegno…

Un anno è passato...

Cari lettori,non possiamo non esprimere la nostra gioiaper aver potuto onorare, ancora una volta, ilnostro appuntamento.La Redazione, quasi completamente rinnova-ta, ha lavorato intensamente per trovare argo-menti e temi che riuscissero a riscuotere ilvostro interesse.Non è stato facile perché molti di noi affron-tavano per la prima volta il difficile compitodi “giornalisti”.Inoltre, con una sola ora a disposizione, ab-biamo temuto di non farcela. La Redazioneha, così, deciso di “allungare” i tempi e di ri-manere a scuola fino alle 16.00.Nel secondo quadrimestre abbiamo festeg-giato anche l’arrivo di nuovi compagni e,quindi, di nuove risorse. Alcuni hanno chiesto di passare alle 36 ore;altri, incuriositi, hanno semplicemente decisodi lavorare con la Redazione.Nonostante tutte queste novità, siamo riuscitia svolgere un vero lavoro di equipe.Dopo aver analizzato bene i vari compiti, ab-biamo individuato al nostro interno una diret-trice (Francesca Milana) e un vicedirettore(Luca Ambrosini) che si sono prodigati senzamai deluderci.Ogni incontro è stata un’occasione per cre-scere insieme, per confrontarsi con l’altro,per scoprire che la realtà supera ogni imma-ginazione.Prima di iniziare a lavorare, si è cercato, qua-si sempre, di condividere le risorse, gli obiet-tivi e i tempi. Pian piano, abbiamo vinto la timidezza el’imbarazzo: sono nate così le nostre indi-menticabili interviste.Ci è stato chiesto di metterci alla prova, svol-gendo anche ricerche su internet, a volte an-che troppo ardite e ambiziose, ma nessuno dinoi si è arreso.Abbiamo accolto con piacere i contributi deicompagni delle diverse scuole che compon-gono il nostro Istituto: è stato davvero straor-dinario leggere e scoprire altre esperienze,altri punti di vista.Per questo rivolgiamo un grazie forte e sin-cero a tutti gli insegnanti che hanno mostratola loro amicizia, condividendo con noi pro-poste ed esperienze didattiche.La nostra gratitudine va anche ai genitoriche, con grande disponibilità e perizia, han-no risposto alle nostre domande.A questo punto, anche se a malincuore, nonci resta che congedarci!Affidiamo a ciascuno di voi le nostre pagine,i nostri pensieri, il nostro disincantato piace-re di scrivere.Con la speranza di poterci ritrovare ancora…vi auguriamo buona lettura e serene vacanze.

La Redazione

La Dirigente, Maria Rosa Rossi, risponde alle domande della Redazione

UNA SCUOLA CHE INCIDEE CAMBIA LA VITA

Prenditi tempo per pensare

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2 La Scuola Primaria IV Novembre

Francesca Milana

Classe 1^A

Viva la didattica laboratoriale...perche’questa e’ lavera forzadell’ uomo».

BISOGNA MANGIARE SEMPREFRUTTA DI STAGIONEÈ da molti anni che la nostra scuolaprimaria IV Novembre aderisce all’i-niziativa “Frutta nelle scuole”.Durante la settimana ci viene conse-gnata della frutta di stagione.Giovedì 26 marzo siamo andati allascuola Don Rimoldi per partecipareal Progetto “Frutta day”.Inizialmente una ragazza di nome Li-bera ci ha fatto conoscere, attraversoun video, una fruttologa che ci ha

parlato dell’importanza della frutta.Poi Libera ci ha fatto fare dei giochial computer.La maestra ci ha anche letto un testoinformativo sulle caratteristiche dellafrutta e abbiamo capito che è un ali-mento fondamentale per la nostra sa-lute. Contiene, infatti, la giustaquantità di vitamine, sali minerali efibre.La frutta può essere classificata in tregruppi: polposa come le mele, le peree le pesche; farinosa come le casta-gne; oleosa come le noci e le olive.Alle caratteristiche della frutta biso-

gna unire le qualità sensoriali: sapo-re, profumo e colore.Guardando il colore interno dellafrutta, abbiamo notato che si classifi-ca in cinque colori principali.Bianco che è il colore della mela,della pera, della banana e di altri frut-ti. Il consumo dell’antiossidante, cheè presente in questi frutti, è indicatoper prevenire le infiammazioni.Giallo/arancione che è il colore dellimone, della pesca, dell’arancia, del-l’albicocca e dell’ananas. In questifrutti è presente il licopene che pre-viene i tumori.

Verde come il kiwi, la mela verde eil lime: questi frutti contengono la lu-teina che serve per la vista.Rosso è il colore della fragola, dellaciliegia, delle amarene e dell’angu-ria.

In questa frutta sono presenti i poli-fenoli che impediscono l’invecchia-mento della pelle.Blu/viola come il colore del mirtillo,della prugna e delle susine. In questifrutti è presente una sostanza che raf-forza le pareti venose.La frutta si può mangiare in diversimodi: cotta o cruda, facendo mace-donie, marmellate, ghiaccioli, grani-te, gelati, crostate, frullati… Bisognamangiare sempre frutta di stagioneperché quella non stagionale noncresce in modo naturale.A me piacciono tutti i tipi di frutta:sentendo il profumo delle fragole edelle ciliegie mi viene l’acquolina inbocca; se sento il profumo dell’angu-ria mi viene in mente l’estate, quellodella castagna mi fa pensare all’au-tunno, mentre quando sento l’odoredel mandarino mi viene in mentel’inverno.

“Se ascolto dimentico,se guardo imparo,se faccio capisco.”

G. Rodari

“ S O N O U N A F O G L I A … ”CADUTA DALL’ALBERO…SCESA PER TERRA.TRASCINATA DAL VENTO.VOLO DI QUA E DI LA’…MI TRASFORMO…DIVENTO PRINCIPESSA…BALLERINA…DANZO LEGGERA…SALTO…GIOCO CON LA FANTASIA.

Giochiamocon la fantasia

“ H O V I S T O … ”HO VISTO UN SERPENTE CHE STRISCIAVASENZA UN DENTE…UNA LUMACA CHE MANGIAVA L’INSALATAUN PESCIOLINO CHE BALLAVA CON UN DELFINOE UN PUFFETTO CHE SUONAVA CON UN RAGNETTODENTRO UNO STAGNETTODOVE TUTTO ERA PERFETTOMA UN PICCOLO SCOIATTOLOTUTTO MATTOSCAPPÒ VELOCE SOPRA UN RAZZO…INVITÒ LA SUA LUMACAE INSIEME MANGIARONO L’INSALATA GIRANDO TUTTO IL MONDOE SCOPRIRONO CHE ERA ROTONDO…!

LA GIORNATA DEL FRUTTA DAYI bambini della scuola IV novembre hanno partecipato all’iniziativa con consapevolezza ed entusiasmo. Riportiamo due testimonianze, particolarmente significative, delle classi quarte che ci fanno com-prendere quanto sia importante, per la nostra salute, il consumo di frutta e verdura.

Ogni anno la nostra scuola aderisceal Progetto “Frutta nelle scuole”. Ilgiorno 26 marzo 2015 abbiamo par-tecipato al “Frutta day”. È stata unagiornata indimenticabile. Ci siamoincamminati verso la scuola Don Ri-moldi dove, nell’auditorium, una si-gnora ci ha accolto e ci ha spiegato levarie caratteristiche di ogni frutto.La frutta può essere classificata, dal

punto di vista nutrizionale, in tre ca-tegorie.Polposa: mele, agrumi, fragole, ki-wi, pesche…Farinosa: castagne.Oleosa: olive verdi, mandorle, noci,nocciole, arachidi, pistacchi. Si può anche suddividere in colori.Rosso: fragola, anguria, ciliegie, aran-ce sanguinelle, arance, mandarini,

pesche, cachi, albicocche e peschenoci. Verde: kiwi, mela verde … Viola: mirtilli, prugne, uva nera,amarena, susine, frutti di bosco.Bianco: mela, banana, uva bianca,pera …. Alla fine una signora ha distribuitouna mela verde a ciascuno di noi, persentire se faceva rumore, se era lisciao ruvida.Quando siamo tornati, ognuno nellapropria classe, le maestre hanno dis-tribuito un quadernino, anzi un pa-

tentino che serve per andare sul sitowww. Benessereacolori.it

Sul sito abbiamo trovato giochi mol-to divertenti, dove c’era un bambinodi nome Diego: un fruttologo moltocurioso ed intelligente.Dopo questa giornata abbiamo capi-to che bisogna sempre mangiare, al-meno una volta al giorno, la fruttaperché contiene potassio, fibre, ferroed acqua, elementi indispensabiliper la crescita di ciascuno di noi.

benessereacolori.it

Dalla parte di un caneMi chiamo Lilli, sono un cane da salotto e ho 12 anni. Dal canile mi hanno preso quando avevo solo unanno. Con il mio padrone vivo da 11 anni. Quando mi sveglio la mattina abbaio perché devo fare i mieibisognini o perché ho voglia di andare a fare una passeggiata, ma il mio padrone non si vuole sveglia-re perché non ha voglia di portarmi in giro.Io, spesso, non riesco a trattenere la cacca e alla fine la faccio nel piccolo giardino davanti alla casa.Il padrone fa finta di niente e continua a tirarmi per il guinzaglio.Un giorno Francesca si stava preparando per andare a scuola e io ero sul balcone che la guardavo e,visto che il padrone non aveva raccolto i miei bisognini, Francesca la calpestò.Quando arrivò a scuola i suoi compagni le dissero che aveva sotto le scarpe la cacca e lei allora si ver-gognò.Io, se avessi avuto la parola, avrei detto al padrone che i miei bisogni li deve raccogliere e al mattino,prima di andare a lavoro, mi deve dare da mangiare e da bere.

Viviana De Biase 2^

Leo raccontaMi chiamo Leo e ho 7 mesi. Ho il pelo marrone chiaro, ho gli occhi azzurro fo-sforescente, il naso piccolo di colore nero lucido e ho la bocca piccola.Io di razza sono un weimaraner. Il mio padrone si chiama Giovanni e ha un carat-tere bruttissimo; io invece sono di carattere affettuoso gentile e ubbidiente.Quando mi sveglio devo fare i miei bisogni ma quando lo chiamo, abbaiando, luifa finta di non sentire o chiude la porta a chiave. Però dopo un’ora mi porta fi-nalmente fuori.Un giorno che avevo trattenuto a lungo, la cacca e la pipì, ho fatto i miei bisognidavanti alla porta di casa.Visto che il mio padrone si era dimenticato di raccogliere i miei bisogni, Chiara,la mia vicina di casa, li ha calpestati e a scuola i suoi compagni le hanno detto cheaveva la cacca sotto le scarpe.Il mio padrone alla sera mi dà le ossa di coniglio, l’osso di pollo, il guscio dellecozze e delle vongole. Se avessi la voce, gli direi che mi deve nutrire meglio e chenon mi deve dare gli avanzi della cucina come lische di pesce…Quando si sveglia si dimentica sempre di controllare se mi manca qualcosa. Tutte le mattine deve andare a lavorare e si dimentica di riempire le ciotole equando ritorna gioca sempre a Candy Crush Saga o messaggia con la sua amicaAurora. Quando lo chiama, per non sentirmi, chiude la porta.Quando lui va al lavoro io guaisco perché ho paura del buio; i vicini non sop-portano quando abbaio e, quindi, mi hanno adottato e lì mi sono sentito me-glio.

Isabella Maroni 2^ B (A cura di L. Ambrosini- D. Zen)

Attraverso la pratica laboratoriale l’alunno impara perché èattivo e consapevole. Questa strategia didattica è particolar-mente efficace perché migliora la qualità delle relazioni, fa-cilita l’acquisizione delle conoscenze e delle abilità che, neltempo, diventeranno competenze imprescindibili.

Educare gli uomini per educare un cane...L’educazione del cane è indispensabile per una buona convivenza all’interno della famiglia e per un suoadeguato inserimento nella società degli umani. Attraverso una buona educazione il cane acquisisce, in-fatti, delle abitudini che non influenzano negativamente il mondo circostante. Un cane ben educato met-te in evidenza un padrone altrettanto ben educato e rispettoso degli animali e del prossimo.I bambini delle classi seconde, attraverso i loro racconti, ci danno alcuni fondamentali suggerimen-ti per diventare un buon padrone. Proviamo a metterli in pratica!

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PER EDUCARE OCCORRONO SEI MANI…Formare la persona che cresce è un traguardo da raggiungere. È l’obiettivo prioritario che viene perseguito, a casa, dai genitori che edu-cano i figli, a scuola dai docenti che si prendono cura degli allievi attra-verso un’azione sinergica a livello formativo, educativo e didattico.Anche l’oratorio propone un cammino educativo; in questo ambiente sipossono trovare, infatti, persone, che, nei diversi ruoli, sono attente, pre-parate e capaci di interagire con realtà anche complesse.Da dove nasce allora la fatica dei tanti giovani che non riescono a dare unsenso alla loro vita? Come spiegarsi l’emergenza educativa che non pos-siamo più negare?

Una cosa è certa, i ragazzi guardano sempre agli adulti, più precisa-mente guardano a ciò che gli adulti guardano.La nostra “indagine” nasce da questa convinzione. Nasce dalla necessitàdi “segnalare” agli adulti quali sono, oggi, gli atteggiamenti educativifondamentali.Le riposte delle cinque mamme, tutte rappresentanti di classe, desideranoessere uno stimolo positivo per una riflessione “a più mani”. Concludiamo, quindi, con l’auspicio che si possa concretizzare una colla-borazione più efficace tra i genitori e le altre agenzie formative presentisul territorio.

Quali sono secondo voi i problemi più difficili daaffrontare per un ragazzo nell’età della preadole-scenza/adolescenza?Il ragazzo preadolescente/adolescente ha davanti a séuna sfida grandissima: diventare adulto! Innanzituttovede il proprio corpo cambiare e deve imparare a co-noscersi sempre meglio e ad accettarsi, poi acquisi-sce sempre più indipendenza e contemporaneamentecapisce che in parallelo aumentano le responsabilità,infine si deve sempre più formare per poter affronta-re le sfide che l’età adulta gli riserverà. E’ un’età cheva vissuta con entusiasmo, con energia perché si hadi fronte il mondo e il diventare grandi è un’avven-tura bellissima.Quale consiglio pratico potete dare a noi giovani,spesso troppo confusi ed insicuri, sul tipo di vitada intraprendere?Nonostante gli adulti che vi circondano tendano aprospettarvi maggiormente le difficoltà che vi aspet-tano piuttosto che le opportunità, l’approccio corret-

to, secondo me, da avere è cercare di non partire giàda “sconfitti”. Di sicuro le esperienze che farete du-rante questo periodo, le cose che imparerete, gli im-pegni che prenderete serviranno a formarvi. Sarannodei tratti distintivi che vi rimarranno per sempre.Proprio per questo vi consiglio di non “lasciarvi vi-vere”, di non tirare sera, ma di studiare con passione,di coltivare amicizie significative, di iniziare a pren-dere piccoli impegni e mantenerli, di essere attentialle persone e all’ambiente nel quale vivete, di esse-re socievoli ed affidabili.Secondo voi il metodo di educazione si è evolutonel tempo?Di sicuro non esiste più la figura del “padre padrone”che comanda mentre i figli obbediscono senza poterreplicare. In famiglia si cercano di considerare le le-gittime aspirazioni dei ragazzi e di sostenerli nelleloro scelte. Spesso purtroppo però la vita è troppofrenetica e si rischia di ascoltarsi un po’ poco.Molti genitori ritengono che i ragazzi debbano fa-

re le loro esperienze, commettere i loro errori,perché così potranno imparare. Secondo voi èsempre vero? Secondo me non è mai vero! I genitori dei preadole-scenti/adolescenti hanno sempre la responsabilità dicurare la crescita fisica ed emotiva dei propri figli.Le esperienze che i ragazzi fanno o vogliono fare de-vono essere sempre riviste insieme ai genitori. I ge-nitori hanno il compito fondamentale di “mettere leali” ai figli stimolandoli a “buttarsi” nelle esperienzeche ritengono valide, sostenendoli però nei momentidi difficoltà e creando sempre un sereno clima di dia-logo per far sì che anche nelle esperienze negative iragazzi sappiano di avere dei punti di riferimento aiquali ricorrere. Sono contraria a lasciare che i ragaz-zi si “facciano male” per imparare specialmentequando sono ancora preadolescenti.La parola educazione oggi per molti sembra fuo-ri moda. Che cosa vi sentite di dire a tale proposi-to?

Educare richiede fatica, tempo e dedizione. Spesso igenitori sono frastornati, hanno poco tempo, sonosubissati di richieste e non si sentono in grado di af-frontare la complessità del mondo moderno per so-stenere e far crescere i proprio figli. Invece mai comeora è necessario educare i propri figli aprendo per lo-ro gli orizzonti, aiutandoli a capire quali sono le loroaspirazioni e aiutandoli nel cammino di ogni giorno.Secondo voi quali caratteristiche dovrebbe posse-dere il “buon genitore”?Tutti i genitori vorrebbero essere dei buoni genitori.E’ un compito difficile, ma anche entusiasmante. Disicuro il “buon genitore” dovrebbe avere tanta pa-zienza, una buona capacità di ascolto e tanta fiducia.Si deve creare un clima positivo nel quale il ragazzosi senta sostenuto nel suo difficile cammino per di-ventare adulto e pensi che questa sia una meraviglio-sa avventura.

Laura Mascioni

La scuola delle risorse 3

I genitori hanno il compito fondamentale di “mettere le ali” ai figli

Quali sono secondo voi i pro-blemi più difficili da affrontareper un ragazzo nell’età dellapreadolescenza/adolescenza?A livello personale la mancan-za di autostima, a livello socialespesso un ambiente educativo

o familiare non adeguato.Quale consiglio pratico potetedare a noi giovani, spessotroppo confusi e insicuri, sul ti-po di vita da intraprendere?Segui i consigli di un adultoche stimi e che ti vuol bene.

Non temere di esprimere sogni,desideri, inclinazioni.Secondo voi il metodo di edu-cazione si è evoluto nel tempo?Il metodo si, l’interesse degliadulti in molti casi è venutomeno.

Molti genitori ritengono che iragazzi debbano fare le loroesperienze, commettere i loroerrori, perché così potrannoimparare. Secondo voi, è sem-pre vero?No. Non sempre hanno gli ele-

menti per decidere cosa siagiusto o sbagliato.La parola educazione oggi permolti sembra fuori moda. Checosa vi sentite di dire a taleproposito?Che è un facile alibi per non

impegnarsi nella cura dei figli.Secondo voi quali caratteristi-che dovrebbe possedere il“buon genitore”?Tanta pazienza, serenità e vo-glia di mettersi in discussione.

Laura Segato

Tanta pazienza, serenità e voglia di mettersi in discussione

Quali sono secondo voi i pro-blemi più difficili da affrontareper un ragazzo nell’età dellapreadolescenza/adolescenza?Accettare il proprio corpo checambia. Il confronto con i ge-nitori che spesso è conflittuale.Quale consiglio pratico potetedare a noi giovani, spesso trop-po confusi e insicuri, sul tipo di

vita da intraprendere?È giusto seguire il proprio istin-to e fare le proprie scelte, senzasottovalutare i consigli preziosidei genitori.Secondo voi il metodo di educa-zione si è evoluto nel tempo?Si, fin troppo. La figura dei ge-nitori è sempre meno autorita-ria. Poco temuta.

Molti genitori ritengono che iragazzi debbano fare le loroesperienze, commettere i loroerrori, perché così potranno im-parare. Secondo voi, è semprevero?Fino ad un certo punto. A vol-

te dagli errori si impara, a voltenon c’è ritorno.La parola educazione oggi per

molti sembra fuori moda. Checosa vi sentite di dire a tale pro-posito?L’ educazione è e rimane un di-ritto/dovere dei genitori daquando mettono al  mondo ipropri figli.Secondo voi aquali caratteristi-che dovrebbe possedere il“buon genitore”?

Il buon genitore non deve com-mettere gli stessi errori subitidai propri genitori, non devepretendere che il proprio figliosia come lui. Ogni individuo varispettato per com’è. Troppo spesso noi genitori pre-tendiamo che siano come noi....COMUNQUE FARE ILGENITORE È IL MESTIE-

RE PIÙ DIFFICILE, NONESISTONO REGOLE E SO-LUZIONI SCRITTE, BISO-GNA FARSI GUIDARE DALBUON SENSO, ANCHE SE AVOLTE LA SENSAZIONE ÈQUELLA DI AVERE SBA-GLIATO TUTTO.....

Katiuscia Lombardi

A volte dagli errori si impara, a volte non c’è ritorno

Quali sono secondo voi i problemi piùdifficili da affrontare per un ragazzonell’età della preadolescenza/adole-scenza?Il proprio corpo che cambia, accettare lacrescita e le trasformazioni non solo fi-siche. Il relazionarsi con gli altri diven-ta più difficile, ma indispensabile pernon sentirsi esclusi senza far parte dellamassa.Quale consiglio pratico potete dare a

noi giovani, spesso troppo confusi e in-sicuri, sul tipo di vita da intraprendere?Consiglio vivamente di cercare sempredi ragionare con la propria testa e nonfarsi trascinare dai comportamenti che aquesta età sei già in grado di giudicarecome scorretti; raccomando di esaltarela propria personalità senza prevaricarenessuno.Secondo voi il metodo di educazione siè evoluto nel tempo?

Un po’sì, dagli eccessi dei tempi dei no-stri nonni, alla distrazione di alcuni casioggi. Questo non vuol significare chel’evoluzione sia sempre positiva. Mancail rispetto per tutto.Molti genitori ritengono che i ragazzidebbano fare le loro esperienze, com-mettere i loro errori, perché così po-tranno imparare. Secondo voi, è semprevero?Sui propri errori si deve riflettere, tutti

commettono errori, anche i genitori!Non sempre, però, questo porta ad im-parare qualcosa. Sarebbe opportuno saper ascoltare…La parola educazione oggi per moltisembra fuori moda. Che cosa vi sentitedi dire a tale proposito?L’educazione è sempre di moda soprat-tutto in una realtà che si evolve così ra-pidamente dove il “buon esempio” ècosa assai rara.

Secondo voi quali caratteristiche do-vrebbe possedere il “buon genitore”?Lucidità, fermezza, intelligenza associa-te ad affetto, all’amore dei propri figli,comprensione e capacità di rifletterecon loro.Una buona base di ironia e di complici-tà con i figli non guasterebbero.

Anna Monti

Il “buon esempio” è cosa assai rara

Quali sono secondo voi i problemi più difficili daaffrontare per un ragazzo nell’età della preadole-scenza/adolescenza?I cambiamenti fisici portano spesso ad un rapportoconflittuale con il proprio corpo, che magari non ri-specchia, come si sarebbe sperato, i modelli che la so-cietà impone. La scuola viene percepita come unmondo lontano ed estraneo, gli adulti, e quindi anchei genitori, non sono più l’esclusivo punto di riferi-mento ma allo stesso tempo spesso si hanno delusioniquando ci si rivolge ai coetanei per aiuti e consigli. Ildesiderio, poi, di uniformarsi agli altri, omologandosiper sentirsi “accettati dal gruppo”, nasconde spessoinsidie, e il rapporto con l’altro sesso spesso risulta de-ludente perché coinvolti in storie che si rivelano poinon essere serie come si pensava.

Quale consiglio pratico potete dare a noi giovani,spesso troppo confusi ed insicuri sul tipo di vita daintraprendere?Ecco cosa avrei voluto sentirmi dire quando ero ado-lescente: che non sempre è male essere esclusi da ungruppo, quando questo ci serve per seguire le cose incui crediamo; che non è affatto vero che è bello tuttociò che ottengo subito, perché l’autostima che guada-gnate dall’ottenere un risultato insperato vi farà uomi-ni e donne capaci di guidare il proprio destino e non

semplicemente subirlo; che si può sbagliare, quando ilcapirlo ci apre le porte a soluzioni migliori alle qualinon eravamo arrivati; che quando gli adulti ti dicono“i tuoi problemi sono niente rispetto ai problemi dellavita” in realtà sanno benissimo quanto sia, quello del-l’adolescenza, un periodo duro.

Secondo voi il metodo di educazione si è evolutonel tempo?Certamente viviamo nell’era dei paradossi. Il supera-mento dell’approccio di tipo autoritario nei rapportigenitori/educatori a favore di un rapporto più confi-denziale ed il riconoscimento dell’importanza dellacomponente emozionale ed affettiva nell’educazioneè certamente positivo. Dall’altra parte, però, è lasciatatroppo spesso da parte la dimensione spirituale, mossidalla frenesia di “costruire” ragazzi, poi adulti, che“sappiano vivere nel mondo d’oggi” confondendo, amio modesto parere, il sano desiderio di ogni genitoredi fornire gli strumenti per acquisire competenze, ca-pacità e conoscenze per formare la propria strada e ipropri obiettivi, con l’idea che bisogna educarli ademergere possibilmente “sovrastando” e “sfruttando”l’altro per i propri fini.

Molti genitori ritengono che i ragazzi debbano fa-re le loro esperienze, commettere i loro errori, per-

ché così potranno imparare. Secondo voi è semprevero?Certamente ritengo importante rifiutare il concettoche sbagliare sia negativo a prescindere. Il messaggioche, nell’era della comunicazione allargata quale èquella odierna, bisogna essere sempre perfetti, sma-glianti e non perdere mai un colpo, non solo è pocoetico, ma crea forti delusioni e frustrazioni nel mo-mento in cui, ed avviene prima o poi inevitabilmente,ciò non si riesca a raggiungere. È invece importante,di fronte ad un errore, sostenere il ragazzo per stimo-lare la discussione al fine di capire il motivo per ilquale è successo, le sensazioni che questo ha provo-cato in lui e/o negli altri, cosa pensa di fare per mi-gliorare in futuro. Solo così, quindi, è per me vero che“i ragazzi debbano fare le loro esperienze”: l’adulto è,però, presente, pronto a sostenere (e non sostituirsi),supportare e guidare verso gli obiettivi. Facile? Pernulla. Ma probabilmente, anche se faticoso, vale la pe-na provarci.La parola educazione oggi per molti sembra fuorimoda. Cosa vi sentire di dire a tale proposito?Educare significa “tirare fuori”. Che è l’esatto contra-rio di ciò che comunemente si intende quando si par-la di educare come “riempire”: di contenuti, diinsegnamenti, di nozioni,….E’ quindi stimolare perfar uscire le capacità che ognuno di noi ha, i propri ta-

lenti, le proprie passioni, le proprie capacità.

Secondo voi quali caratteristiche dovrebbe posse-dere il “buon genitore”?Ah se conoscessi la ricetta! Posso solo condividere ciòche io e mio marito cerchiamo faticosamente, talvoltariuscendoci e spesso no, di percorrere. Essere uniti,madre e padre, e coerenti nelle decisioni, e qualora ciònon sia possibile in alcune situazioni (madre e padrenon sempre la pensano allo stesso modo!) è importan-te che le differenze non creino conflitto ma confronto:i ragazzi imparano così che le differenze non sonoqualcosa di sbagliato ed indesiderabile ma qualcosa sucui confrontarsi e mediare; Dedicare il maggior tem-po possibile all’ascolto ed all’osservazione, resisterealla tentazione di criticare o giudicare quando dice ofa qualcosa comunicandogli che, comunque, ci siamo.Non sminuire i problemi di questa età, aiutandolo adacquisire la capacità di discernere e valutare le diver-se situazioni dando il giusto peso e gestendo le emo-zioni. Trattenersi dalla tentazione di sostituirsi,pensando di evitargli frustrazioni o delusioni, incenti-vando l’esperienza ma sempre con “l’occhio vigile eamorevole” del sostegno creando un clima di fiducianelle sue capacità organizzative e nel suo desiderio diindipendenza. E poi….un po’ di sana ironia in fami-glia per non prendersi troppo sul serio.

Pronti a sostenerli e a comprenderne lo sforzo…(l’intervista, per motivi di spazio, è stata notevolmente sintetizzata. Ci scusiamo)

Daniele Zen

«Prendititempoper

leggere...

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4 Le Scuole Primarie Cairoli e Addolorata

Giocando con le paroleLa primavera…

È un angelo cheannuncia una nuova

vita gioiosa.La primavera…

è come la tavolozzadi un pittore.

La primavera…è un fasciodi colorilucenti.

La primavera…è l’orizzonte

della vita.

Christopher, Davide,Giuseppe, Samuele

***

La primavera

La primavera è un arcobaleno che ritorna una volta all’anno.

La primavera è profumatacome l’aria delicata.

La primaveraè il ritorno della gioia

di ogni bambino.La primavera è paziente e sparisce magicamente

Clarissa Sansone,Giulia Macchi,

Ilaria Di Pinto, Sofia Cudia

***

Verrà un giorno

Verrà un giornodove la guerra finirà.

Verrà un giornodove le armi non esisteranno.

Verrà un giornodove il mondo libero sarà.

Verrà un giornodove le personesaranno felici!

Daniel Ramis

***

Verrà un giorno

Verrà un giornoin cui tutto cambierà

e la guerra finalmente cesserà.Verrà un giorno

che porterà la pace in tutto il mondoed ogni bambino sarà giocondo.

Verrà un giornodove nessuno sarà ignorato

e chiunque verrà amato!

Suraia

***

Verrà un giorno…

Verrà un giorno…senza il male del mondo

e i bimbi faranno un girotondo.Verrà un giorno…senza la cattiveria

ma al suo posto l’amicizia vera.

Verrà un giorno…di passione

e anche con un po’ di riflessione.Verrà un giorno…

dove il brutto si arrenderàe il bene trionferà.

Ilaria Di Pinto

***

Mi piace camminare

Mi piace camminarevedere le farfalle volare,

il vento soffiare e i miei capelli far scompigliare.

i profumi mi piace sentirementre il canto degli uccellini

voglio udirele primule vedo sbocciare

e in uno stagno una ranocchia saltareè la primavera che è arrivataè come una rosa sbocciata.

Sara Sicurani

***

Prenditi il tempoPrenditi tempo per gioire

perché la gioia è ilcibo dell’anima.

Prenditi tempo per studiareperché lo studio è

la musica del sapere.Prenditi tempo per giocare

perché il gioco èla felicità dei bambini.

Prenditi tempo perammirare l’arcobalenoti porterà ad illuminare

i sogni!

Tutti gli alunnidella classe 5^ Cairoli

***

Natale è…Natale è un gesto pieno d’amore,con neve candida nel mio cuore.

Natale è un momento di felicità e generosità.

Natale è momenti di allegrianel preparare il presepe, l’alberello

con mamma e papà.Natale è quando la pace

regnerà nella città!

Nicolò Marsegan

***Natale è

stare insieme dolcementecon amore magicamente!

Natale èessere felici

con parenti ed amici.Natale è

quell’atmosfera di magiache ti riempie di euforia!

Buon Natale.

Sara Sicurani

A cura di G. Tessitore - S. Guarnotta

SOLOSolo, e la paura mi assaleSolo, perché c’è tanto silenzioSolo, in quel parcoSolo, nel mio giardinoLibero, da questa solitudine(Adiran Zazbe)

SOLOSolo, quando i miei amici mivoltarono le spallesolo, quando in un momento didifficoltà non c’era nessuno asostenermisolo, nel momento in cui miserviva qualcuno che mi stavavicinosolo nel momento in cui miprendevano in giroperò so una cosa moltoimportante non sarò mai solo almondo.(Ditema Catoleno)

IO NATURAIo, naturaVedo stormi di uccelli neriSento il fruscio delle foglieOdoro il profumo dei fioriOgni giorno vedo tramontare ilsoleMa vorrei camminare tra glialberi del bosco, ma soprattuttoassaggiare quelle more.(Elsma Remagi)

IO NATURAIo, natura sento il vento tra lefoglie che svolazzanoVedo, meravigliosi fiori chesbocciano bagnati da una lieverugiadaSento che io un giornoscomparirò nel nullaOdoro la fresca menteOgni giorno prima di dormiresento il canto degli uccelliniMa vorrei essere infinita(Elsa Oseroboneo)

SE FOSSISe fossi un librocercherei le parole più belle.Se fossi una statuaferma non starei.Se fossi una pallacalciare non mi farei.Se fossi Gioia, come sono e fui,in cerca di avventure andrei.(Gioia Canalisho)

SOLOSolo, ero soloSolo, il mio cane mi avevaabbandonatosolo, tutto il mondo mi avevalasciato solo, e ripensavo a queimomenti passati insiemesolo, come un prigioniero in unacella solo, come un lupo che siera perso dal brancotutto era finito con la miasperanza che il mio canerisorgesse(Ifilpop Lattag)

IO NATURAIo, naturaVedo il cielo azzurro intorno a meSento l’uccellino cantare e ilvento scuotere i rami degli alberiOdoro l’aria di campagna el’odore di erba frescaOgni giorno faccio sorgere il solee la luna, faccio crescere itulipani, faccio rallegrar leanime tristima vorrei che le persone miringraziassero.Invece …(Matar Nalondi)

SOLA Sola, all’asilo ero sempre solasola avevo solo due amici equandonon c’erano io chiedevo agli altrima tutti rispondevano che nonvolevano giocare con me,allora io gironzolavo per ilcortile a volte piangendo.Sola, pensavo a cosa avessi fattoagli altri bambini per stargli così antipatica.Sola, salivo sullo scivolo esull’altalena, sola, facevo torte di fango, sola, facevo involtini difoglie.

Ora se penso ai tempi dell’asilodivento triste(Matar Nalondi)

SOLA sola persa nel supermercatosola sotto la docciasola in giardinosola da solasola a scuola sola di nottesola dopo quei giorni tristi maipiù sarò.(Namertin Rasà)

SE IO FOSSISe io fossi una farfalla vorreiandare dai miei nonni.Se io fossi un fiore vorrei ilprofumo in tutta la casa.Se io fossi la felicità vorrei darlaa mio fratello.Se io fossi una foglia portata dalvento verrei da te.Se io fossi Terane, come io sonoe fui, vorrei per me tanti giochi elascerei lo studio agli altri.(Terane)

A cura di F. Milana -M. Bernasconi

...perche’questa e’ la vera base dellasaggezza».

Il 9 aprile 2015, insieme alla mae-stra Liliana e al maestro Luca, siamoandati in viaggio d’istruzione a Vil-la Panza per effettuare la visita ani-mata “Nel paese dei colori”.A piedi ci siamo avviati verso via V.Veneto dove abbiamo preso il pull-man di città ”A” che ci ha portatosul posto.Lì ad aspettarci c’erano le nostre

due guide Chiara e Marta che sonostate con noi tutta la giornata.La nostra avventura è iniziata dalparco, dove Chiara ci ha raccontatola storia dei suoi proprietari e dellaVilla.Poi siamo entrati dentro dove abbia-mo visitato le sale al piano terra.In seguito ci siamo trasferiti al pri-mo piano dove c’erano otto stanze

(arancione, rossa, bianca, blu, viola,verde, gialla e del cielo) e qui haavuto inizio la storia animata dovenoi stessi siamo diventati protagoni-sti.Nel laboratorio, divisi in quattrogruppi, abbiamo effettuato il giococon le luci dove abbiamo ideato deipaesaggi astratti.Dopo la pausa pranzo svoltasi nelparco, dove ognuno di noi per un’o-retta si è divertito giocando con ca-priole, corse, rotolamenti, ... siamoritornati nel laboratorio per realizza-re tutti insieme il libro del paese deicolori.Alla fine, nel pomeriggio, abbiamo

ripreso il pullman, e siamo ritornatia scuola dove ad aspettarci c’erano inostri genitori.È stata per tutti noi una giornata bel-

lissima, divertente e ricca di emo-zioni, colori e scoperte.

I bambini della classe 2^ dellascuola primaria “Addolorata”

Cronaca del nostro viaggio d’istruzione a Villa Panza

«Nel paese dei colori»

Giuseppe Tessitore

In questa pagina troveretepoesie e filastrocche… cheparlano di vari argomenti.Abbiamo cercato di mettere periscritto quello che i nostri occhi,le nostre orecchie ed i nostricuori vedono e sentono, usandonel miglior modo possibile glistrumenti che abbiamo imparatoa conoscere attraverso la letturadelle poesie d’autore.Parliamo di sentimenti edemozioni, abbiamo giocato con leparole.Speriamo di non annoiare chilegge, vogliamo dare un ritmoalle nostre idee e rallegrarvi.Con questi scritti, speriamo difarvi conoscere i nostri colori, inostri suoni, la prospettiva dacui guardiamo il mondo!

Insegnante:ANGELA GIANGRANDE (Cairoli)

Laboratorio di fantasticaPer scrivere una poesia non civuole talento … Basta mettersi in ascolto eaver voglia di capire ledifficili parole che l’animasussurra. Affidare le proprieemozioni è un atto di generosae infinita fiducia.Grazie ai compagni, graziealle maestre che stanno“curando” il giardinoprezioso della loro classe.

Durante il laboratorio diFantastica la classe quintadella scuola Addolorata halavorato sul testo poetico inmodo nuovo, creando poesieindividuali e collettive. Ogni bambino/a ha scopertodi essere un Poeta. Le firmenascono dall’anagrammadel loro nome e cognome.Per l’intero corso dellaboratorio si sono chiamatiutilizzando lo pseudonimo:una scelta, senza dubbio,curiosa ed affascinante.

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La Scuola delle opportunità 5

Cammino di Santiago de Compostela:tanti motivi per mettersi in viaggioLe strade francesi e spagnole che compongono l’itinerario sono state dichiarate Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

Venerdì 27 Febbraio 2015 abbiamo incontrato Giampaolo Martinelli, educatore e catechista, che, con grande slancio, ci ha parlato della sua parti-colare ed affascinante esperienza che lo ha visto protagonista, dal 3 Giugno al 4 Luglio 2014, del Cammino di Santiago de Compostela.

Giampaolo, prima di iniziare l’intervista, ci haproposto una breve introduzione sul luogo doveha svolto il pellegrinaggio. Ha persino utilizza-to la cartina geografica per mostrarci, in modopiù chiaro, il percorso effettuato.Attraverso il suo racconto abbiamo scopertoche il nome Santiago rimanda a San Giacomo,un apostolo di Gesù, che, alla morte di Cristo,partì dalla Palestina con la sua nave verso la Ga-lizia per iniziare la predicazione della parola diGesù (43-44 d.C.); Compostela, in spagnolo,deriva dalla parola “Campus stellae” che vuoldire “campo della stella”. Sul quel “campo”, in-fatti, nell’813 un eremita la sera vedeva dellemisteriose luci come delle “stelle” e l’apostoloGiacomo gli apparve in sogno per invitarlo ascavare per ritrovare il suo sepolcro.Il Cammino è un lungo percorso che i pellegri-ni (dal latino “per ager” cioè andare per cam-pi), fin dal  Medioevo,  hanno intrapreso,attraverso la Francia e la Spagna, per giungereal  Santuario di Santiago di Compostela, dovesono conservate le spoglie mortali dell’apostoloGiacomo.

Successivamente, attraverso le nostre domande,abbiamo cercato di comprendere il senso e il si-gnificato di una scelta tanto importante quantoinconsueta.

Perché hai deciso di fare questo “cammino”?Ho deciso di intraprendere questo cammino perpoter riflettere sulla mia vita. Ho imparato comeun percorso, attraverso la preghiera, possa darela possibilità di ritrovare se stessi. Ho scopertoemozioni non facilmente comunicabili. Sono ri-uscito anche a socializzare con persone che sta-vano vivendo la mia stessa esperienza.

Come ti sei preparato per questo viaggio?Mi sono preparato spiritualmente, e come si suoldire anche psicologicamente. Inoltre mi sonoallenato, facendo varie corse e camminate, inmodo da avere meno difficoltà durante il

pellegrinaggio. Compiere il cammino da solo èuna scelta importante e può comportare anchedei rischi, quindi è importante essere pronti adogni imprevisto, ma non manca la possibilità dicamminare in gruppo quando ci si sente soli o siha bisogno di aiuto.

Hai incontrato qualche difficoltà?Ho trovato diverse difficoltà. Sono partito daBordeaux e con il treno ho raggiunto San JeanPied De Port, dove solitamente iniziano i pelle-grinaggi del cosiddetto “Cammino Francese”.Superati i Pirenei, a piedi, sono giunto a Ronci-svalle. Poi ho proseguito il mio cammino perSantiago. Le mie difficoltà sono iniziate quandoho percepito diversi dolori alle gambe, ma gra-zie alla mia volontà ho continuato il cammino;altri miei compagni, invece, non sono riusciti acompiere questa impresa.

Rifaresti questa esperienza?Si, la rifarei. Qualche anno fa avevo già vissutoquesta esperienza, insieme a nove donne, tra cuiuna quattordicenne. Allora avevamo impiegatosolamente dodici giorni, perché abbiamo per-corso solo un tratto del pellegrinaggio. Questavolta, invece, ho deciso di andarci da solo per-ché volevo utilizzare questa esperienza per lapreghiera e per riflettere sulla mia vita.

Quando hai deciso di intraprenderla?

Per convincermi ci ho impiegato cinque anni. Inizialmente, avevo pensato di partire subitodopo la pensione, ma la paura di non farcela e ivari impegni che mi ero preso, mi hanno spintoa rinunciare. Per fortuna, l’anno scorso, dopo unperiodo di riflessione, ho deciso di partire.

Ti sei divertito?Si, è stato divertente perché ho fatto tanteesperienze, e ho conosciuto diverse persone,anche loro in cammino come me, tra cui un preteindiano di nome Mathew George. Lui non conosce l’italiano e nessun altra linguaa parte l’indiano e l’inglese. Con MathewGeorge ho trascorso la maggior parte del mioviaggio e ovviamente ho parlato in inglese.

Ti ha permesso di crescere spiritualmente?Sì, il sostegno spirituale è stato molto importanteperché mi ha aiutato a pregare, a riflettere e apensare. Molti percorrono questo cammino persport; mentre io, come tanti altri pellegrini, l‘hointrapreso per chiedere anche un aiuto spirituale.

Cosa ti ha aiutato ad andare avanti?Durante il cammino ho avuto una grave tendiniteche, però, non mi ha tolto la voglia di continuareil pellegrinaggio. Un mio compagno di viaggioitaliano, mi ha incoraggiato dicendomi: “Uncavallo ferito non lo si lascia indietro”; questesue parole mi hanno aiutato a proseguire. Unpasso dopo l’altro ti accorgi, comunque, che tistai allontanando sempre più dal punto dipartenza e ti stai avvicinando all’arrivo.

Hai provato il desiderio di tornare indietro?Assolutamente no. Ma avevo il timore di dovertornare indietro a causa di alcune mie ferite.

Hai trovato qualche amico in questo cam-mino?Sì, molti! Arrivavano da varie parti d’Italia, maanche dalla Germania, dal Canada, dal Giap-pone, dal Cile e dalla Francia. Si chiamavano:Pina, Daniela, Daniel, Paolo, Alfonso, Lucia,

Giuseppe, Franco, Tomomi, Elio, Vincent, Ana,Timo, Son …

Quali sono le cose che hai portato con te?Ho portato con me solo l’indispensabile: duepaia di mutande e di calzini, un cambio, unmaglione, per affrontare il freddo, la mantellinaper la pioggia, il k-way e un libro. Sembra poco,ma in realtà il mio zaino pesava ben 10 Kg.Grazie a questa esperienza ho capito che pervivere basta l’essenziale.

Lo consiglieresti a qualcuno?Lo consiglierei a tutti, anche a voi ragazzi. Questa è un’esperienza che dona grandi beneficie che potrete ricordare per sempre. Durante il mio cammino ho incontrato unbambino americano di dieci anni, un gruppo discout, e una mamma che aveva portato con sé ilfiglio neonato nella carrozzina.Ho scritto ogni giorno numerosi appunti sulpercorso, sui luoghi e sulle persone incontrate.Questo mi è servito per non dimenticare tantivolti e tante emozioni che ho vissuto in modointenso. Questi appunti ora sono diventati unlibro dal titolo “La Meta è il Cammino“, cosìanche altre persone, leggendolo, potranno un po‘“camminare“ con me e magari scoprire cheanch‘essi potrebbero fare questa esperienza.

Come questa scelta ha contribuito a cambiarela tua vita?Ho imparato a vivere con molto poco: tuttoquanto mi serviva per un mese era contenuto inuno zaino. Per me questo cammino è stato utile,perché mi ha fatto riflettere molto e mi ha fattoconoscere persone diverse da me. Certeesperienze rimangono per sempre.

“Le persone giungono sempre al momentogiusto nei luoghi in cui sono attese”Paulo Coelho, Il Cammino di Santiago.

F. Milana - M. Bernasconi

«Prendititempo perpregare...

EDUCARE È “COSA DEL CUORE”, “MISTERO GRANDE DI AMORE”Il 23 aprile del 2015 diciassette ragaz-zi/e hanno accolto Don Germano,parroco di San Fermo, nella bibliotecadella scuola Don Rimoldi. È stato unincontro speciale, emozionante.Per la pazienza e per la disponibilità,con cui ha risposto alle domande, tut-ta la Redazione di Arcobaleno lo rin-grazia infinitamente.Si chiude, con questa intervista, lalunga riflessione “Per educare occor-rono sei mani”, che ha segnato le tap-pe del nostro non facile Cammino(NdR vedi pag. 3).

Don Germano, ci può brevementeraccontare come è nata la sua voca-zione sacerdotale?Dopo aver deciso di diventare prete,ho capito che fin dalla nascita, c’era-no dei piccoli ma fondamentali segnidella mia vocazione, di cui solo dopoho compreso il significato. Io sono nato il 31 marzo 1945, il sa-bato santo. Mia madre, quella mattina,ha baciato il crocifisso prima che il sa-cerdote lo portasse in sacrestia. Qual-che ora dopo, sono venuto al mondo.Per molti può sembrare una banalecoincidenza, ma per me è stato ungrande segno. Un altro importante segno è costituitodal giorno dell’ordinazione sacerdota-le: il 29 giugno 1969; se ci pensate be-ne, facendo un semplice calcolo,coincide all’incirca con la data delmio concepimento...Anche la mia catechista, osservando-mi attentamente, aveva intravisto inme quello che io ancora non ero capa-ce di riconoscere. Ho fatto per moltianni il chierichetto e ricordo bene chenon riuscivo a stare fermo... le miegambe si muovevano... Oggi possodirvi che la Santa Messa è tutto, è al

vertice del nostro vivere cristiano.Ricordo con precisione il momento incui ho preso la decisione di diventareprete: mi trovavo a Saronno, nel qua-drilatero del seminario, avevo 18 annie avevo appena superato l’esame dimaturità. Mi sono detto: “Voglio co-noscere Gesù”. Ho avvertito forte inme: “Parlatemi di Gesù”.Proprio in quel momento ho compre-so e ho accettato la chiamata di Dio.Quali ricordi conserva degli annitrascorsi in seminario?Io sono entrato nel seminario di Ma-snago, a undici anni, insieme a 127 ra-gazzi della mia stessa età; solo 25sono diventati preti come me. Li hoappena incontrati. È, infatti, nostraconsuetudine ritrovarsi tutti gli anni.Per verificare l’autenticità della vo-cazione, una volta, si entrava in semi-nario da piccoli.Di quel periodo, in realtà, non ho ri-cordi particolari. La giornata era scan-dita dalla preghiera, dallo studio, maanche dal gioco e dal divertimento.Certamente sentivo la lontananza da

casa, dalla famiglia. Il primo anno alritorno dalle vacanze natalizie hopianto.Ricordo che giocavo al pallone anchequando c’era la neve! Uno dei mieicompagni di quel tempo, don IsidoroMeschi, è stato ucciso da un giovane,con gravi problemi psichici. Don Isi-doro, quando è stato pugnalato al cuo-re, si trovava alla “Marco Riva” per iconsueti incontri con gli ospiti dellacomunità.Ricordo la fatica per la preparazioneall’esame di maturità.

Quale consiglio pratico può dare ainostri giovani, spesso troppo confu-si ed insicuri, sul tipo di vita da in-traprendere? Esiste un modo perconoscere il progetto di Dio nellapropria vita?Certamente, vi è un disegno di Diosull’intera umanità.Non dobbiamo, però, aver fretta discoprire il Suo progetto nella nostravita. Sappiamo bene che Dio è coluiche ci chiama con il nostro nome eche il nostro incontro con Lui passa

attraverso un cammino.A voi giovani posso dare un consiglio:cercare e costruire buone amicizieche si basano su un rapporto di realee reciproca fiducia.Le vere relazioni si riconoscono per-ché hanno la stessa finalità e guardanonella medesima direzione.

Don Bosco diceva: “Gli educatoriamino ciò che piace ai giovani, e igiovani ameranno ciò che piace aglieducatori”. “Non basta che i giova-ni siano amati, occorre che essi stes-si conoscano di essere amati”. Oggi è ancora valido questo metodoeducativo?Si, certo! Educare vuol dire accompa-gnare l’altro alla pienezza della vita.Il rapporto educativo è innanzituttol’incontro di due libertà e l’educazio-ne ben riuscita è formazione al corret-to uso della libertà. L’educazione nonpuò essere imposta. Per educare ser-ve amore, collaborazione, relazione efiducia reciproca. Molti genitori ritengono che i ra-gazzi debbano fare le loro esperien-ze, commettere i loro errori, perchécosì potranno imparare. Secondolei, è sempre vero?Sì, i ragazzi possono fare le loro espe-rienze. I genitori devono, però, sapercostruire un rapporto di fiducia, senzatarpare le ali ai propri figli. Questo rapporto si crea solo se ci sivuole bene e quando si soffre insieme.Quando si ama non si cede facilmentedavanti alle richieste dei figli. La do-manda educativa esige un’opera ditestimonianza dei valori e degli idea-li. Richiede fatica, preparazione e co-involgimento responsabile. Si puòdare soltanto ciò che si ha.Anch’io mi sono preparato prima di

incontrarvi. Se avessi un po’ più ditempo, studierei ancora…

La parola educazione oggi per mol-ti sembra fuori moda. Che cosa sisente dire a tale proposito? Educare è il gesto più bello che si puòfare all’altro. Io mi lascio educare dal-la mia Comunità! Educare è un gesto d’amore molto piùincisivo del mettere al mondo unacreatura.Gli adulti hanno il compito di portarela luce, la gioia nella vita dei ragazzi,degli adolescenti. Per raggiungere lameta, tuttavia, bisogna sudare le pro-verbiali sette camicie.Un giorno, quando anche voi saretegenitori, capirete.

Per riassumere … può proporci unidentikit dell’insegnante efficace edel buon genitore?L’insegnante per essere efficace develavorare in rete, aprendosi anche allerichieste dei genitori. Un buon inse-gnante non emargina, non lascia in di-sparte gli alunni in difficoltà. Un buoneducatore gioisce e sa trasmettere.Il buon genitore sa creare un rapportodi fiducia, nella consapevolezza checiascuno ha una strada da percorrere.La gioia di un genitore è completaquando vede il proprio figlio crescerebene e diventare adulto.Sarete voi i cittadini del mondo cheverrà: guardate attorno a voi e sco-prite la realtà che vi circonda.Attualmente ben 700 milioni di perso-ne non mangiano. Ciò non è accetta-bile!. Attrezzatevi e… datevi da fare! Io credo in un mondo migliore.

M. Bernasconi - F. Milana - D. Zen(con la collaborazione di

A. Pallaro e A. Rugin)

Lorenzo Gatt

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6 Vivere bene con gli altri

IO SONO OKAY, TU SEI OKAYUna classe della scuola secondaria Don Rimoldi ha fatto un’esperienza insolita, con la partecipazio-ne della Dott.ssa Alessandra Visone, psicologa della scuola; questo perché nella classe succedevanoeventi inconsueti per dei ragazzi della loro età, ad esempio gesti volgari e inopportuni da parte sia del-le ragazze sia dei ragazzi.

Inizialmente sono stati formati due gruppi: ragazze e ragazzi;hanno iniziato le femmine parlando di come i maschi le impor-tunano, toccandole nelle parti intime o facendo il solletico.Sulla lavagna hanno riportato le motivazioni che spingono i ra-gazzi ad assumere atteggiamenti errati nei loro confronti. Per fi-nire hanno scritto su dei bigliettini cosa le fa sentire “down” e“up” cioè inferiori e superiori, (dove per up e down significaconsiderarsi o meno accettato, riconosciuto dai docenti e daicompagni come individuo degno di stima); su down, molte han-no scritto che si sentono in una situazione di malessere e pocoaccettate quando non riescono a fidarsi degli altri, quando ven-gono insultate o quando si sentono messe da parte. Su up hannoscritto cose differenti: alcune si sentono up perché sono brave ascuola o perché sanno fare qualche altra cosa.Poi è stato il turno dei ragazzi che hanno ricevuto da Alessandradei bigliettini per scrivere quando si sentivano down e quando up.Loro si sento inferiori quando ricevono insulti o vengono messida parte, se si sentono accusati anche quando non hanno fattonulla, quando si sentono giudicati solo sulla prestazione.Si sentono superiori se vincono una partita o quando passano deltempo con gli amici. Dopo hanno visto un video dove c’era ungruppo di ragazzi di diversa età ai quali veniva suggerito di tira-re uno schiaffo a una ragazza. I ragazzi, però, si sono tirati in-

dietro adducendo spiegazioni differenti; tutti però erano d’ac-cordo sul fatto che una ragazza non si deve picchiare ma rispet-tare.All’ultima ora i due gruppi si sono ritrovati e in quell’attimo c’èstato un momento di distensione per tutti. Passato qualche minuto sono stati riletti, in modo anonimo, i bi-gliettini. Le motivazioni, indipendentemente dal genere, eranomolto simili e riconducibili all’essere accettati” per come si è enon per “cosa si fa”.Insieme hanno compiuto una riflessione su come comunicare inmodo più consapevole e su come relazionarsi in modo da ri-spettare se stessi e gli altri.Hanno, quindi, adottato un motto assai singolare tu sei ok, io so-no ok.Ci è stato spiegato che Io sono OK, TU sei OK (trad: io sono fi-co, tu sei fico) è la posizione in cui ci sentiamo tutti “fichi”, tut-to è possibile in me, in noi e intorno a noi, perché è in atto unospirito collaborativo e di fiducia che è altamente produttivo e sti-molante. È una posizione assertiva, ciascuno sa il fatto suo! Insomma è la situazione ideale!Per finire, i due gruppi hanno scritto delle regole che sono stateriportate su un cartellone che, nell’aula, fa bella mostra di sé.– Rispettarsi.

– Aiutarsi a vicenda per non sentirsi inferiori rispetto agli altri.– Non insultare la famiglia, soprattutto i genitori.– Ascoltarsi a vicenda senza essere giudicati.Queste sono le “norme” che si dovrebbero mettere in atto!

Il giorno 19 Marzo 2015 si è svolto un secondo incontro con lapsicologa Alessandra Visone, lei ha chiesto a tutti se e come ècambiata la classe dopo il primo incontro; i ragazzi e le ragazzehanno riferito che la situazione è migliorata, ma alcuni atteggia-menti persistono.La classe ha letto le regole e dal confronto è emerso se vengonorispettate o meno. Alcune, come non insultare la famiglia, pur-troppo, non sono state attuate. Il cammino è ancora lungo…

M. Caravello M. Filomeno

...perche’questoe’ il maggiorpoteresulla terra».

L’interculturalità è “l’instaurazionee il mantenimento di rapporti cultu-rali come forme di dialogo, di con-fronto e di reciproco scambio diconoscenze tra paesi o istituzioni omovimenti diversi”.

Il 16 Aprile 2015, le classi terze del-la scuola Don Rimoldi hanno incon-trato la signora Valentina Ameta,responsabile del progetto intercultu-ra, che ci ha parlato delle diverse et-nie nel mondo, sottolineando come

molte persone non sono capaci diaccettare la diversità.È stato ribadito che l’Italia è una na-zione multietnica.Inizialmente abbiamo affrontatol’argomento, riflettendo sui pregiu-dizi e sull’intolleranza, che possonoprovocare conseguenze molto gravi,come ad esempio il genocidio.Da ciò abbiamo ricavato importantiinsegnamenti che ci accompagne-ranno nella vita.Infine per far capire che la realtà va

documentata e interpretata da pro-spettive differenti, siamo stati invi-tati a guardare dei video assaiinteressanti.Infine ci è stato chiesto di partecipa-re ad un gioco che ci ha permesso didemolire stereotipi più che comuni.

M. Alini - M. Baldracchi - M. BrunelloG. Cretti - D. Di Matteo - A. Hamcho

M. Nobile - C. Zingaro

Luca Ambrosini

“Il comportamento assertivo è quel comportamento attra-verso il quale si affermano i propri punti di vista, senzaprevaricare né essere prevaricati. Si esprime attraverso lacapacità di utilizzare in ogni contesto relazionale la moda-lità di comunicazione più adeguata. Potremmo anche defi-nire l’assertività come quel punto d’equilibrio fra uno stilecomunicativo passivo ed uno aggressivo”.

Il progetto nasce per la promozionedel benessere e per la prevenzionedel disagio.L’obiettivo è far sì che lo sportello,nel tempo, possa diventare un puntodi riferimento e uno spazio per l’ac-coglienza e l’ ascolto e che come ta-le non si occupi solo del disagio, maanche delle risorse e dei ragazzi,aiutandoli a superare i pregiudizi ri-spetto alla richiesta di aiuto. Alcuni alunni hanno intervistato ladottoressa Visone per fare il puntodella situazione e per conosceremeglio questa figura professionale.

INTERVISTA ALLA DOTT.SSAALESSANDRA VISONECome e quando ha scelto la suaprofessione?La mia professione l’ho scelta a 19anni, alla fine delle scuole superiori.In realtà io preferivo la matematica,ma gli studi psicologici mi hannosubito appassionata. Ho deciso di intraprendere questolavoro perché credo che esso possaaiutarmi nella scoperta delle perso-ne.

Qual è l’aspetto che più le piacedel suo lavoro? Ritiene che sia im-portante per una persona avere lapossibilità di parlare con uno psi-cologo/specialista?Mi piace vedere il cambiamento del-le persone attraverso il lavoro svoltoinsieme, perché questo è lo scopoprincipale. Secondo me, una personadeve andare dallo psicologo quandoha una patologia o anche un disagio.Quindi se non si ha nessuna patolo-gia, disagio o malessere, non c’è al-cun bisogno di andare da unospecialista, in quanto non c’è nessu-na propensione al cambiamento.

Gli alunni sono riusciti con facilitàa trovare il coraggio di rivolgersi alei ?Io credo che i ragazzi che si sono ri-volti a me non abbiano trovato alcu-na difficoltà, anche se raccontare disé è molto complicato. Il mio lavoro si basa su un’alleanzaterapeutica, cioè relazione tra pa-ziente e psicologo, costituita da as-colto e collaborazione. L’alleanzaterapeutica facilita lo scambio e lacollaborazione durante i colloqui,creando un clima di fiducia che, peralcuni, significa già vivere un cam-biamento.

Potrebbe raccontarci il progettoSportello di Ascolto? Ha ricevutomolte richieste di appuntamento?Lo Sportello di Ascolto è finanziatodal progetto Antares (Spazio Giova-ni Atlantide).La Dirigente ha pensato, insieme aivostri docenti, di creare nella scuolauno spazio dove gli alunni possanoparlare con uno psicologo, perché èimportante, secondo lei, che i ragaz-zi abbiano la possibilità di confidar-si con un esperto. Si sono rivolti a me 20 ragazzi. Mol-ti di loro hanno proseguito gli incon-tri, mentre altri hanno preferitoincontrarmi poche volte.Lo sportello è stato attivato l’11 di-cembre, successivamente ad un in-contro di presentazione dello stessola settimana precedente.

Qual è il metodo che adotta du-rante il colloquio con un ragazzo ocon una ragazza che si rivolge aLei?Non utilizzo un metodo assoluto, ilcolloquio si costruisce man mano inbase alla richiesta ed alla consapevo-lezza del ragazzo. Il bello del mio la-voro è che ogni colloquio costituisce

un’esperienza a sé. Solitamente as-colto le varie domande che si pon-gono i ragazzi. L’obiettivo princi-pale è accompagnare il ragazzo/a afare una richiesta specifica, un obiet-tivo che ci si dà per il nostro percor-so. Poi, a volte, occorre evidenziare,con delicatezza, i suoi pregi e le suerisorse, senza giudicarlo. Questo ènecessario per valutare quali punti diforza e di debolezza si possono met-tere in campo nel percorso volto alcambiamento.

Quali sono le problematiche chegli studenti affrontano di solitoquando vengono a parlare conlei? Le problematiche affrontate sonovarie ed anche la medesima proble-matica può essere affrontata da piùpunti di vista in base alla consapevo-lezza ed al bisogno del ragazzo/a chearriva. Le tematiche più frequentisono relative allo sviluppo ed alla fa-se evolutiva che stanno vivendo: re-lazioni con i pari nelle dinamiche diclasse e al di fuori della scuola, la re-lazione con gli adulti di riferimento,siano essi i genitori o i docenti. Avolte i ragazzi si avvicinavano allosportello per delle problematichespecifiche della didattica. Inoltre, al-cuni ragazzi si sono rivolti a questoservizio per capire come gestire leprime attrazioni per dei compagni diclasse o degli amici e/o per gestiredelle situazioni amicali complicate.

Facendo una panoramica … qualisono i problemi e i disagi che sonoemersi più frequentemente?Le tematiche approfondite maggior-mente sono quelle delle relazioni fa-miliari in cui i ragazzi portavano unvissuto di disagio rispetto a dellemancanze affettive o dei piccoli“traumi” subiti nel loro passato.

Altra difficoltà emersa maggiormen-te è quella relativa alla fase di cam-biamento: come rapportarsi alproprio corpo in evoluzione, comeaffrontare le dinamiche relazionali,in particolare quelle amicali e senti-mentali. Inoltre, il rapporto con le figureadulte diventa, nella maggior partedei casi, conflittuale e gestito conmodalità di comunicazione che ten-dono alla chiusura piuttosto che allareciproca comprensione.

Lo stress da prestazione scolasticaè un problema piuttosto frequen-te: da   cosa deriva il timore chemolti ragazzi provano? Qualistrategie suggerisce per affrontarela situazione?Lo stress da prestazione scolastica èun problema frequente perché è le-gato strettamente ad un tema fonda-mentale del mondo scolastico,quello della valutazione. La valuta-zione a scuola ed in famiglia spessoè confusa dai ragazzi, ed anche daalcuni adulti, come valutazione o“giudizio” sulla persona. L’indivi-duo spesso associa il giudizio su unaprestazione scolastica, su un compi-to, come la valutazione su se stesso,come se il suo mondo si concludes-se nella sfera scolastica.Lo stress da prestazione è legato adun altro tema fondamentale che èquello dell’ansia. Davanti ad un esa-me o ad una prova, il nostro corporeagisce fisiologicamente semprecon un aumento dell’ansia che aiutaa mantenere la concentrazione e l’at-tenzione sul compito. Quando ques-ta ansia è troppo elevata, in alcunepersone rispetto ad altre, significache l’individuo sta associando aquella prestazione un valore/signifi-cato maggiore di quello che ha in re-altà e che nella maggior parte dei

casi si riassume con: “sarò accetta-to/notato dagli altri solo se avrò unavalutazione positiva/negativa”.Questo rimanda, nella maggior partedei casi, ad un profondo senso divissuto di inadeguatezza che, con leprove scolastiche, ha poco a che fa-re ma spesso nasconde un disagioinerente ad una bassa autostima o al-la difficoltà di “concedersi” l’errore. Dal fallimento è anche poissibilecreare un momento si sviluppo e dicrescita. Nessuna esperienza, posi-tiva o negativa, assume un valorenella crescita dei ragazzi se non riel-aborata dagli stessi. Quindi, da tec-nico del settore, mi piace ricordareche è problematico il ragazzo chenon ottiene buoni risultati quantoquello che li ottiene sempre, inquanto non gli è concessa la possibi-lità di sbagliare. Per quanto riguardale strategie per affrontare in manierapositiva le prove scolastiche, mi pia-ce suggerire ai ragazzi di:• non dimenticarsi che ognuno di

loro è “OK”, degno di stima e diattenzione da parte degli altri;

• ricordarsi che ogni persona ha ilproprio modo di apprendere(SPECIFICO STILE DI AP-PRENDIMENTO) ed un propriotempo necessario.

• ogni valutazione, qualsiasi essasia, è relativa ad un compito e nonè inerente ad un giudizio sull’in-dividuo nella sua interezza.

• trovarsi in gruppi di studio in mo-do da poter condividere difficoltàe criticità, in maniera da essere ri-sorsa per l’altro e per promuoverela condivisione di difficoltà senzavergognarsene;

• ripetere la lezione a compagni edamici o genitori in maniera daabituarsi a parlare in pubblico.

F. Milana - M. Bernasconi

SPORTELLO D’ASCOLTO PSICOLOGICO

INTERCULTURALITÀ

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In occasione della Pasqua, tutto l’Istituto si è mobilitato per aiu-tare i bambini della Siria: è stata una vera e propria gara di So-lidarietà.

Gli allievi delle classiprime della scuola DonRimoldi e gli alunni delleclassi quinte della scuolaIV Novembre incontranoGraziella Buglia, la re-sponsabile del Banco diSolidarietà Alimentare.

Attraverso le iniziative,che promuovono la cultu-ra del dono, si può educa-re alla responsabilitàverso se stessi e verso glialtri, cominciando a rida-re il giusto valore anchealle cose.

La scuola della consapevolezza 7

DAREUNAMANOCOLORALAVITAEDONAFELICITÀ

A scuola si impara anche la solidarietàIl nostro Istituto  ormai da molti anni è un “Punto scuola Volontariato”.  Le attività e i progetti,che vengono svolti nel corso dell’anno, hanno come obiettivo la promozione della Solidarietà e lasensibilizzazione degli alunni  sul tema del Volontariato. Martina Caravello

«Prenditi tempoper amareed essere amato...

Gli allievi delleclassi prime, dopoaver sensibilizzatoe coinvolto tutti icompagni e gliinsegnanti,consegnano conevidentesoddisfazione il“frutto”del loroimpegno.

DONACIBO:RACCOLTA DI GENERI ALIMENTARI

GIORNATA DEL BAMBINO Le volontarie della Società San

Vincenzo de Paoli consegnano iltronchetto della felicità adottatodalle classi della scuola Don Ri-

moldi e Salvemini.

È un modo molto semplice periniziare a vivere la dimensionedella carità, sentendo come pro-prio il bisogno dell’altro che ci èaccanto.

L’Unicef è la più importante organizzazione per latutela dell’infanzia.

Lavora in 192 paesi e territori di tutto il mondo,aiutando i bambini a sopravvivere e a crescere.

Gentilissimi docenti e Carissimi Volontaridell’Istituto Don Rimoldi,vorrei esprimervi un sentito e sincero “gra-

zie di cuore” per aver partecipato a “Fiorid’Azzurro 2015”. È infatti grazie anche al vostro impegno e altempo che avete dedicato alla nostra Asso-ciazione, che l’iniziativa è stata determinan-te per Telefono Azzurro al fine di sostenere le

attività di ascolto ed intervento: per questo, a nome di tutto lo staff, voglio ringraziarvi ed esprimervila mia più sincera gratitudine.Per ogni piantina distribuita da voi e da tutti i volontari coinvolti, Telefono Azzurro riuscirà a dare unanuova luce di speranza a tutti quei bambini e adolescenti vittime di bullismo e cyberbullismo, potràampliare e potenziare i propri canali di ascolto e di aiuto rivolto ai ragazzi (dalle linee alla chat, daisocial al web)  intervenendo nelle scuole per operare direttamente con i bambini e adolescenti, ma an-che formando e informando insegnanti e genitori.Con profonda stima

Centro Operativo di Villorba (TV)Claudia Marcuzzo

L’uovo della solidarietàLunedì 30 Marzo, alla Scuola Pri-maria “Luigi Sacco”, ci siamo riu-niti  nell’atrio per l’estrazione delbiglietto per vincere l’uovo di Pas-qua messo in palio dall’Unicef.Per due settimane abbiamo aspetta-to questo momento pur sapendoche un solo bambino avrebbe vinto,ma ciò non ci ha impedito di parte-cipare numerosi. Per noi è stato un momento gioiosoed entusiasmante ritrovarci tutti in-sieme, dai cuccioli di prima ai ve-terani di quinta!Una rappresentante dell’Unicef,un’insegnante in pensione, moltosimpatica  e vivace, ha sorteggiatoil biglietto vincente ed una compa-gna di classe terza ha ricevuto ilsuo uovo. Riflettendo sul significa-to di quest’iniziativa abbiamo capi-

to che in  questa occasione siamostati generosi perché “con un pic-colo contributo”, abbiamo consen-tito ad alcuni bambini di vivere incondizioni migliori!I nostri soldi serviranno all’acqui-sto di vaccini per salvare la vita atanti bambini, pensate un po’...per-fino da una semplice influenza!!!Con soli 50 centesimi un bambinopotrà essere vaccinato.A volte pensiamo di dover faregrandi gesti per aiutare gli altri,ma questa esperienza ci ha fattocapire che invece basta  poco per-ché ognuno di noi  possa essereGERMOGLIO DI PACE ECONDIVISIONE!

Gli Alunni delle classi quinte(Scuola Sacco)

Riceviamo e condividiamo con i nostri lettori

«Quando salviamo i bambini,salviamo noi stessi»Lunedì 30 marzo, in tutte le scuole, ha avuto luogo l’estrazionedel biglietto vincente.La signora Tina, volontaria dell’Unicef, ci ha invitato a riflettere.Per i bambini più poveri del mondo, la vita dipende da un vacci-no, dall’accesso all’acqua potabile, dalla possibilità di frequenta-re la scuola...Le nostre scelte quotidiane possono fare la differenza.

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8 Protagonisti dell’apprendimento

Nicolò Pignataro Andrea Fera

...perche’questo e’il camminoper lafelicita’ ».

LA SCUOLA SERVE A VIVERELa scuola non può essere staccata dalla realtà, dai bisogni e dagli interessi dei ragazzi. Da qui na-sce la necessità di attivare itinerari didattici che possano dare una risposta alle domande fonda-mentali legate al bisogno di capire il rapporto con se stessi, con gli altri e con il mondo.

COME IMPARARE UNA LINGUA STRANIERAAlunni impegnati nell’attivitàdi mimare ed esprimere inlingua tedesca le azionirelative agli sport e al tempolibero con conseguentecoinvolgimento di tutta laclasse nel ripasso enell’approfondimento dellefunzioni linguistiche apprese.

LABORATORIO DI TEATROIn scena con Il MillepiediINTER-AZIONEINTEGR-AZIONECOLLABOR-AZIONE...non perdere l’occasione!Un’opportunità di crescitain più...

...“Aggiungi un posto intavola”...anche tu!

LABORATORIO IN classe:Osserviamo la dilatazione dei solidi

LA SFERA ... NELL’ANELLOStudiando il calore e alcune proprietà che hanno i corpi, quandovengono riscaldati, noi alunni di 1ª A abbiamo avuto la possibilitàdi verificare in classe, con un esperimento dal vivo, la dilatazionetermica dei solidi! La nostra insegnante di scienze, prof.ssa Ianni, ha portato l’appa-recchio di Gravesande (due astine terminanti, una con un anello el’altra con una sfera di metallo appesa a una catenella), un fornel-letto ad alcol e un bicchiere d’acqua. Dopo averci mostrato che pri-

ma del riscaldamento la sfera nell’anello passava facilmente, abbiamo constatato che dopoil riscaldamento la sfera …..nell’anello non passava più! Immergendola nell’acqua del bic-chiere passava poi nuovamente. Noi sapevamo già la spiegazione scientifica: con il riscal-damento le particelle in un solido tendono ad allontanarsi provocandone un aumento delledimensioni. Osservare la dilatazione termica dal vivo è stato comunque sorprendente!

M. Costantini - M. Di Giovanni - N. Pignataro

LABORATORIO DI informaticaIl laboratorio di informatica è un attività chesi svolge il lunedì pomeriggio.In queste ore il professore Domenico Camar-do ci insegna ad usare in modo adeguato ilcomputer attraverso esercitazioni e consigli.Durante il mese di febbraio e di maggio, inol-tre, è stato attivato il progetto “Nonni su in-ternet”, un piano di alfabetizzazione digitaleper gli over sessanta.

Quattro domande a una signora che ha parteci-pato al progetto “Nonni su internet”

Cosa l’ha spinta a frequentare questo progetto?La voglia di comprendere il mondo dei giova-ni e il desiderio di capire la tecnologia moderna.Le sono sembrate utili le spiegazioni del prof.e di noi alunni?Sì. Non conoscendo molto di questa materia,ho imparato almeno le cose basilari.Le è piaciuto? Perché?Sì, mi è piaciuto perché ha soddisfatto la miacuriosità. Questo progetto mi è sembrato mol-to utile e divertente.Consiglierebbe questa attività ad altre persone? Sicuramente. Mi pare che possa aiutare le per-sone anziane a tenere viva la mente.

N. Pignataro - M. CostantiniM. Di Giovanni

L’aula di sostegno è stata trasfor-mata in un Regno incantato grazieall’intervento di Claudia e Debo-ra, due assistenti ad personam.Salim, Mohamed, Giada, Alba,Pietro, Matteo dichiarano soddi-sfatti: “Abbiamo dipinto ed è sta-to bellissimo… meraviglioso!”Giada afferma: “Durante l’attivitàsiamo riusciti a rappresentare leemozioni che la musica ci tra-smetteva; abbiamo creato dei di-

segni con il colore per coprire lebrutte parole e le immagini pocoeducate presenti sul foglio che ri-copriva il tavolo dell’aula di so-stegno.Abbiamo dimostrato che anche daqualcosa che esprime “cattiveria”può nascere qualcosa di bello e dipositivo. Ci siamo riusciti colla-borando tutti insieme. L’aula disostegno ora è più gioiosa, pur-troppo, però, il rispetto non è mol-

to diffuso: le nostre creazioni so-no state rovinate e siamo stati co-stretti ad appendere i cartellonisui muri”.Alba scrive, riferendosi a Debora,man mano che ci siamo conosciu-te ho capito che sei speciale…molto speciale, un angelo scesodal cielo per aiutare me e Giada.Prima di incontrarti ero sola e tri-ste. Non vorrei mai perderti…

A scuola vince la creativitàLavorare in un ambiente accogliente favorisce le relazioni epromuove il senso di appartenenza.

I TANTI OBIETTIVI DELL’EDUCAZIONE AMBIENTALE Viole profumate colorano le fioriere esterne dellascuola Salvemini grazie all’intervento degli alun-ni della classe 1^D (a tempo prolungamento) chese ne prendono cura.Il progetto, coordinato dalla prof.ssa Falcone, con-sente ai ragazzi di compiere una esperienza prati-ca che regala a ciascuno di loro emozioni semprepiù rare.

La natura insegna il rispetto e l’equilibrio.

La bellezza incanta ed educa al contempo.

La scuola trasmette il valore del bene comune.

Il Comitato dei Genitori collabora, testimoniandola consapevolezza dei genitori.

PROGETTO ContinuitàGli alunni della scuola secondaria accolgono icompagni delle classi quinte della scuola prima-ria IV Novembre per…– Favorire una prima conoscenza del nuovo

ambiente scolastico e del personale educativoche in esso vive e lavora.

– Creare aspettative positive verso la nuovascuola.

– Sperimentare attività nuove e significative.

L’open day è un appunta-mento importante che, per lasua organizzazione, richiedeimpegno e partecipazione.Ecco alcune impressioni deiprotagonisti che attualmentefrequentano la scuola IVNovembre.

Riccardo Fedeli: Il giornoprima dell’open day, i mieigenitori non mi lasciavanoin pace un attimo perchécontinuavano a dirmi cheero cresciuto troppo in fretta.Lasciare la scuola IV no-vembre per me non saràmolto difficile perché sonopronto ad accettare cambia-menti… magari scenderàqualche lacrima.

Migè Mena Mayimona:Ero emozionata ma ancheun po’ arrabbiata, perché vo-levo stare a letto a casa mia;emozionata perché ero cu-riosa di visitare la scuola.Non vedo l’ora di frequenta-re le medie perché diventeròpiù grande e dovrò badare ame stessa.

Giuseppe Pizzimenti: Pri-ma di uscire di casa mi sonofatto alcune domande: sarà

bello? Sarà brutto? Insommaavevo dei dubbi!

Francesca Costanzo: Pri-ma e durante il tragitto, misentivo agitata, felice ed en-tusiasta di vedere la mia fu-tura scuola. Mi dispiacemolto lasciare le elementariperché adoro le mie maestre,ma la vita è cosi…

Andrea Coppola: Aspetta-vo questo momento da duesettimane e finalmente eraarrivato. Durante la mattina-ta mi sentivo “più grande”ed ero molto attento e parte-cipe. Mi dispiace lasciare lascuola elementare perchénon rivedrò più le maestremolto brave...

Christian Scripilliti: Lamattina dell’open day allascuola Don Rimoldi eromolto ansioso e curioso disapere e vedere le propostedegli insegnanti. Mi dispiacelasciare questa scuola per-ché ho passato dei bei mo-

menti con i miei amici.

Emanuela Gaie: Io e i mieicompagni andremo alle me-die a studiare; non le solitecose, ma cose da grandi… Ilmio più grande desiderio èquello di imparare semprepiù … e che gli intervalli du-rino almeno mezz’ora.

Safae Baidaoui: Penso cheall’inizio sarò un po’ agitata,perché è un’esperienza nuo-va, anche se come ho affron-tato le elementari riuscirò asostenere l’impegno dellemedie.

Giada Comodo: Prima diandare all’open day mi sen-tivo molto entusiasta.

Elisa Arcidiacono: Il gior-no dell’open day a casa ave-vo molti pensieri per la testa:mi chiedevo come sarà lascuola? Cosa avremmo fat-to? Quali professori ci stava-no aspettando?Durante la settimana mi sen-

tivo grande e avevo molteemozioni: felicità perché erocontenta di andare all’openday, pensierosa perché nonriuscivo ad immaginarequell’esperienza.

Letizia Digirolamo: All’i-nizio non ero felice di anda-re perché volevo restare acasa. Alla fine mi sono di-vertita tanto e vorrei rifarequesta esperienza.

Giulia Palokaj: Spero chel’anno prossimo farò amici-zia con tutti e che mi troveròbene sia con i nuovi compa-gni sia con i professori.

Valentina Adragna: Il gior-no dell’open day, all’inizionon ero molto interessata,però la maestra Lella miaveva spiegato che era mol-to importante. Questa è statala mattinata più bella delmondo.

Alessia Pizzimenti: Inizia ilpasso più grande della mia

vita: le medie. Sono moltoagitata ma da una parte an-che molto contenta, perchéfarò nuove amicizie. La miapaura più grande riguarda lostudio e infatti mi impegne-rò molto.

Alessandro Forgiarini: Iovorrei che rimanesse insie-me tutta la classe perché inquesto modo conoscerei giài miei compagni. Lasciare lascuola primaria non mi dis-piace perché ho voglia di an-dare avanti.

Giulia Cigna: Durante igiorni in cui si avvicinaval’open day della scuola se-condaria, pensavo che sareb-be stata una bella avventurainiziare una nuova scuola(più difficile), conoscere al-tri compagni e amici. Pur-troppo i miei genitoripensano il contrario.

Davide Chiaramonte: Pri-ma di uscire di casa, sabato,pensavo che poteva esserebello andare alla scuola se-condaria.

A cura di: A. LaiseD. Roncoroni - G. Tessitore

Una mattina alla scuola secondaria con i miei genitori …Attese e speranze, mie e della mia famiglia.

Page 9: ISTITUTO COMPRENSIVO N.1 “DON RIMOLDI” VARESE Prenditi … · 2019-03-10 · pano e ci spaventano. A questo pun - to lei ha proposto, a tutti noi, una breve riflessione sull’uso/abuso

Abbiamo atteso con ansia il giorno20 marzo perché era prevista un’e-clissi parziale di sole.L’eclissi solare è un fenomeno otticodi oscuramento di tutto o di una par-te del disco solare da parte della Lu-

na, visto dalla Terra, che si verificadurante il novilunio. Si tratta di un evento piuttosto raro:Sole, Luna e Terra devono essereperfettamente allineati in quest’ordi-ne. Ciò è possibile solo quando la

Luna, la cui orbita è inclinata di cin-que gradi rispetto all’eclittica, inter-seca quest’ultima in un punto dettonodo. Quando il nodo si trova tra la Terra eil Sole, l’ombra della Luna passa inalcuni punti della superficie terrestree si assiste a un’eclissi solare. Se in-vece il nodo si trova dalla parte op-posta, si ha un’eclissi lunare.Seguendo le indicazioni della nostrainsegnante, ci siamo attrezzati conocchiali e maschere da saldatore perpoter fissare il sole senza provocare

danni agli occhi.Puntuali siamo scesi nel cortile po-steriore della scuola per ammirare lostraordinario evento; Purtroppo sia-mo rimasti un po’ delusi in quanto lacopertura nuvolosa ha limitato l’os-servazione ad occhio nudo di questofenomeno astronomico. Alcuni di noisono riusciti comunque a scattaredelle foto ed è stata un’esperienzamolto interessante e indimenticabilevissuta insieme.Tutti noi abbiamo provato una sensa-zione di stupore e di soddisfazione

per essere riusciti ad osservare unospettacolo così inconsueto.Gli esperti prevedono che la prossi-ma eclissi parziale di rilievo visibiledall’Italia avverrà il 12 agosto 2026quando avremo poco più di venti an-ni. Chissà se proveremo la stessa emo-zione e curiosità e se riusciremo adosservarla meglio!

M. Costantini - M. Di GiovanniD. Guerrini

Itinerari didattici e… personali 9

L’ECLISSI SOLAREdà il benvenuto alla PrimaveraDurante l’ora di scienze della professoressa Ianni, gli alunni della classe 1^ Ahanno assistito a questo magnifico fenomeno naturale molto raro da osservare.

«Prendititempo perridere...

Nicole Chica

Alle ore 9.00, siamo giunti incorso Matteotti tutti in fila,decisi e ben attrezzati. Il giorno prima avevamo pre-parato tutto: sgabelli e sediepieghevoli, cartelloni e scato-loni, flauti, chitarre e leggii.Ad accoglierci c’era laprof.ssa Lella Iannaccone.Il primo gruppo, quello cheinsieme alla banda avrebbesuonato, si è fermato in PiazzaPodestà.Noi, parte della Redazione e trecompagne di 1ªB, abbiamo pro-seguito fino a raggiungere la

zona che ci era stata assegnata.Con il sostegno degli inse-gnanti abbiamo allestito, intempo record, la nostra posta-zione “Punto Scuola Volon-tariato”, fissando sulla gri-glia” cartelloni e palloncini. Adire il vero è stato chiestoqualche aiuto anche ai nostri“vicini” che ci hanno fornitoforbici e cordicelle.Alcuni di noi hanno rivestito illungo tavolo di legno con unaprovvidenziale “tovaglia”, do-no di Telefono Azzurro.Infine siamo persino riusciti a

fissare i turni di sorveglianza…Subito dopo, a gruppi, abbia-mo dato inizio alla nostraesplorazione. È stata una mat-tinata, a dir poco, entusia-smante: alcuni hanno giocato,altri sono stati coinvolti daiballi, nessuno si è privato delpiacere di assaggiare le focac-cine e i dolci preparati dall’I-stituto De Filippi. Alla fine,truccati e poco credibili, sia-mo stati chiamati a fare ancheil nostro dovere di cronisti.Dobbiamo ammettere che èstato facile: tutti, giovani e

adulti, erano allegri e disponi-bili. L’aria di festa contagiavapersino i tanti passanti che cu-riosi osservavano le attività e igruppi presenti.Abbiamo posto alcune do-mande e riportiamo quantovisto e imparato.La classe quarta della scuolaEinaudi, che collabora conl’Associazione “Alzheimer diVarese”, illustrava i serviziche il gruppo offre per i mala-ti e anche per i familiari.Gli allievi che frequentano l’indi-rizzo sportivo, animazione e turi-

smo, della stessa scuola, intratte-nevano i bambini, facendoli di-vertire con i palloncini oppurefacendoli disegnare.L’ISIS Andrea Ponti sostieneil progetto “One up”, e i piùgrandi della scuola fanno vo-lontariato aiutando i più pic-coli nelle materie scolastiche.L’Associazione Avis Varese erapresente per promuovere tra igiovani la donazione del sangue.L’ISIS Newton, settore Agrario,proponeva un’attività di giardi-naggio: i bambini più piccolipotevano piantare in un vasetto

di terra un seme a loro scelta;gli alunni hanno anche presen-tato un loro progetto, iniziatol’anno scorso, riguardante l’al-levamento dei bachi da seta.La scuola De Filippi di Vareseha offerto biscotti e bevande.L’ISIS Geymonat, attraversodelle bellissime foto, mostra-vano le loro azioni di volonta-riato: hanno aiutato gli anzianicon le nuove tecnologie, sonoandati in un canile…I ragazzi dell’ I.T.C.S. Zappadi Saronno hanno distribuitobiscotti e collane.L’Associazione Il Millepiedi diSan Fermo, con la collabora-zione da cinque ragazzi dellascuola Einaudi, ha presentatouno spettacolo di giocoleria.Il Liceo scientifico Tosi haesposto un cartellone, su cuierano riassunte le esperienzedi volontariato già in atto equelle da effettuare.

A. Laise

La solidarietà vince l ’indifferenzaIl giorno 24 Aprile, abbiamo partecipato attivamente alla XI Giornata della Solida-rietà organizzata dal Punto Scuola Volontariato. A rappresentare l’Istituto Com-prensivo Varese1 “Don Rimoldi” eravamo in più di 80, tra alunni ed insegnanti,senza contare i genitori. Con noi c’era anche Caterina, una delle nostre magnifichecollaboratrici scolastiche.

La banda in testa... e la musica nel cuoreLa banda Iqbal, del Comprensivo Varese 1, è un’orchestra di oltre 60 musicisti, di età com-presa tra gli otto e i tredici anni, che frequentano le scuole dell’Istituto. I loro strumenti so-no principalmente chitarre, flauti, tastiera e percussioni che hanno imparato a suonareproprio tra i banchi, grazie ad un progetto che ogni anno convoglia alunni con diversi inte-ressi musicali. Un’iniziativa che si propone di svilupparel’amore e la passione per la musica attraver-so esperienze autentiche e concrete, persona-li e di gruppo, e che, attraverso la musica,mira alla sensibilizzazione ai valori di inclu-sione e solidarietà, anche proponendo la par-tecipazione a manifestazioni come quellaindetta dal Punto Scuola Volontariato il 24aprile, o da Yacouba per l’Africa il 15 mag-gio.

La cultura del volontariatoIl giorno 24 aprile 2015 insieme ai compagnidella IV Novembre abbiamo festeggiato laGiornata della Solidarietà. È stata una manifestazione divertentissima einteressantissima, anche perché abbiamo po-tuto liberamente intervistare, con l’aiuto del-la prof.ssa Iannaccone, chi fa e crede nelvolontariato.

Le ragazze Alcune allieve che frequentano l’Istuto Ei-naudi si sono dichiarate contente di parteci-pare all’iniziativa. Hanno affermato di esseresoddisfatte perché è stata data loro l’opportu-nità di far felici le persone. Micol e Monty,infatti, sono riuscite a cambiare volti edespressioni di tutti i presenti.

Missionari combonianiUn padre ci ha raccontato dei suoi viaggi,uno dei più importanti è stato quello in Afri-ca, precisamente in Uganda. In questo paesesi è dedicato ai bambini, cercando di regala-re loro gioia e divertimento. Si occupava an-che della loro istruzione. In Africa è statocirca 20 anni. Ci ha confidato che prima o poitornerà.

PikachuAbbiamo conosciuto un ragazzo che fre-quenta l’Einaudi. Era travestito da pikachuper attirare l’attenzione dei bambini. Ha ral-legrato la giornata con trucchi e bolle di sa-pone.

N. Pignataro - M. Costantini

In occasione della Giornata della Soli-darietà, abbiamo incontrato Tina.È una persona fantastica con una cari-ca umana straordinaria, una forte e vi-vace capacità di coinvolgere gli altriattraverso esempi e riflessioni sulla vita.Tina si è sempre dedicata agli altri,ama il suo incarico e sottolinea chel’Unicef smetterà di aiutare gli altriquando noi riusciremo a fare giustiziasociale, anche solo rispettando il pros-simo.

Cosa ti ha spinto a praticare attivitàdi volontariato?Io sono un’insegnante che ha scelto dilavorare con ragazzi in difficoltà. Dasempre e in ogni luogo ci sono bambinivittima di pregiudizi, ragazzi che nonhanno le stesse opportunità degli altri.L’amore per il mio lavoro e per il pros-

simo mi ha permesso di approdare al-l’Unicef, un’organizzazione che si oc-cupa di bambini e ragazzi a cui nonvengono riconosciuti i più elementaridiritti.L’Unicef, che fa parte integrante dell’O-NU, ha due importanti obiettivi: la rac-colta fondi e l’attivazione dellasolidarietà.

Ti piace questa attività? In che cosaconsiste?Si, mi piace tanto! Quando sono diven-tata volontaria, ho sottoscritto un docu-mento in cui erano riportati i valori darispettare.Da quel momento mi sono dedicata adiffondere l’impegno dell’Unicef, a farconoscere i bisogni dei tanti esseri uma-ni che vivono al di sotto della soglia dipovertà. Noi, infatti, ci occupiamo di tu-telare e promuovere i diritti dell’infan-zia, di bambini e adolescenti (0-18anni), in tutto il mondo, per contribuiread un miglioramento delle loro condi-zioni di vita.

Molti ambasciatori dell’Unicef sonopersone famose. Questa scelta è im-portante, secondo te?Tra le persone celebri ci sono parecchiambasciatori dell’Unicef, che ci aiutanoa sensibilizzare l’opinione pubblica. Per noi, però, è importante l’aiuto di tut-ti: delle persone famose, tra cui LinoBanfi e Roberto Bolle, ma anche e so-prattutto è indispensabile il sostegnodelle persone “normali”. Tutti possonoscegliere di dedicare il proprio tempoagli altri.

Ti capita frequentemente di andarenelle scuole a spiegare questo tuo im-pegno sociale? Se sì, ti piace che mol-ti ragazzi vengano a sapere quello chefate?Il mio lavoro si svolge nelle scuole cheaderiscono ai nostro progetti; di solito ioo altri volontari, andiamo a presentaredei video o dei libri scritti da alcuni au-tori che dedicano parte del loro tempoprezioso alla nostra ONLUS.Vado nelle scuole: dalla materna alle su-

periori. Sono felice di poter trasmetterela mia passione ai giovani.È importante conoscere e sapere.La diffusione e l’attuazione dei dirittidell’infanzia e dell’adolescenza sono ilprincipale impegno delle azioni di advo-cacy dell’Unicef in Italia e nel mondo.Ogni parola in più che conosciamo, èuna fregatura in meno nella vita (DonMilani).Questa affermazione ci ha fatto riflette-re: avere delle conoscenze è fondamen-tale per non arrendersi. Tina si ispira aDon Milani e ammette di aver adottatoil suo motto: I CARE che significa miimporta, mi interessa, ho a cuore. Il motto, in netta contrapposizione al“Me ne frego” fascista, riassume le fina-lità educative della scuola fondata daDon Milani.

I ragazzi comprano i biglietti pensan-do più ai bambini salvati o all’uovo inpalio?Le uova di pasqua servono per racco-gliere fondi da destinare al progetto

UNICEF “Vogliamo ZERO”, per la lot-ta alla mortalità infantile nei Paesi piùpoveri e dimenticati del mondo. A mio parere i ragazzi non sono pigri,anzi con un piccolo gesto voglionocompierne uno ancora più grande ed im-portante, perché l’uovo serve solo perbeneficienza.

L’Unicef organizza adozioni di bam-bini dall’estero?L’Unicef non si occupa di adozioni. Ilsuo obiettivo è sostenere i bambini neiloro paesi di origine.

Alla fine Tina ha consegnato alla nostrainsegnante un foglio che, poi, a scuolaabbiamo letto tutti insieme.In fondo alla pagina Tina esprimeva co-sì la sua riconoscenza nei confronti delnostro Istituto: “Grazie per l’impegno,per la disponibilità e la consapevolezzaverso gli ideali dell’Unicef”.

Non sarà facile cambiare certe situa-zioni, però noi intendiamo provarci…anche grazie a Tina che ci ha testimo-niato la bellezza della gratuità.

A. Fera - D. Guerrini - A. PallaroN. Pignataro A. Rugin

Riflessioni ed esempi che diventano testimonianza

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La visita alla Banca d’Italia raccontata attraversole parole e le emozioni di alcuni protagonisti

È SEMPRE STATO FORTE ILDESIDERIO DI POTER ENTRARE INQUEL LUOGO STRAORDINARIOIl caos, il rumore dei veicoli, la gente cheparla, i bambini che giocano... ed a un trat-to, il silenzio, la calma, la serietà... dueluoghi che sembrano separati, molto di-stanti fra loro. A volte non ci fai nemmenocaso eppure è così. È sempre stato forte inme il desiderio di poter entrare in quel luo-go straordinario, che, in fondo in fondo, èsemplicemente un edificio. Esternamente è molto semplice. Anzi a di-re il vero mi ricorda una caserma militare!Eppure è una banca. Non riesco nemmenoio a capire perché ho sempre provato que-sto forte desiderio di entrare. Forse perchédentro ci lavorano alcuni miei amici o for-se perché è un avvenimento che non capi-ta tutti i giorni. L’occasione è sopraggiunta proprio ieri,con la scuola. Con persone, amici e pro-fessori, con le quali condivido tante emo-zioni. Questa uscita era centrata sullanascita della nuova banconota e sui variavvenimenti dell’Unione Europea. Varcata quella soglia, le chiacchiere e glischerzi erano cessati. (…) I carabinierierano fermi e immobili, accanto ad unagrande porta blindata. Li abbiamo supera-ti per entrare in un salone modesto. Lì al-tri ragazzi stavano seduti ad aspettarci. Sono avanzato dal fondo per cercare postoe ho notato subito un buffet delizioso...preannunciava una scorpacciata?! La spie-gazione degli impiegati è stata chiara edistruttiva. Particolarmente interessanti sono i metodidi sicurezza utilizzati per la nuova banco-nota da €10. Questa esperienza ha riempito quel mioforte desiderio “poco paziente” di entrare.È stata molto interessante e unica nel suogenere. Quasi quasi potrei ritentare l’av-ventura…

Alessandro Montuori (23/09/2014)

“TOCCARE, MUOVERE E GUARDA-RE” - Il 23.09.2014 siamo andati allaBanca d’ItaliaHanno partecipato, insieme a noi, la 3^E euna classe della scuola “Dante” di Varese.Un impiegato della Banca ci ha spiegatocome distinguere una banconota falsa dauna banconota vera. Abbiamo imparato che, per riconoscerle,bisogna “TOCCARE, MUOVERE EGUARDARE”. Prima di tutto, è necessario guardare at-tentamente tutti i particolari della banco-nota, sentire il rumore che fa quando la simuove e toccare tutti i dettagli in rilievo,per esempio i trattini ai lati, le cifre, lascritta “Euro” e tante altre cose. Ora chehanno modificato la banconota da 10€, èpraticamente impossibile falsificarla! Di fianco ai trattini, c’è scritta la parola“Euro” in tutte le lingue Europee, per nonfar torto a nessuno!Siamo stati i primi ragazzi della scuolamedia che entravano nella Banca d’Italia,ed è stato molto emozionante. La professoressa ha ritirato tutte le nostrebanconote vecchie da 10€ e, appena arri-vati, ce le hanno subito cambiate con quel-le nuove, ma “nuove di pacca”! Mai usateprima! Insomma, è stato molto interessan-te notare la formalità del posto, vedere tut-te quelle persone vestite in giacca ecravatta, le porte blindate alle quali si ac-cedeva solo grazie ad un codice. L’austerità è stata alleggerita da un “invi-tantissimo” buffet, con pizzette e piccolefocacce di ogni tipo. (…)

Federica Dellacà

UN EDIFICIO IMPONENTE,QUASI MAGICOIl rumore della strada ormai mi è familiare,lo conosco quanto le mie tasche.Mi trovo davanti ad un edificio imponente,quasi magico. É strano, troppo ordinato esevero. Il vociare dei miei compagni di

classe mi riporta alla realtà e mi accorgoche sto mettendo piede in un luogoparticolare. La luce è fioca. Noto duecarabinieri, dalla postura rigida, che cisorridono, rivolgendo ad ognuno di noi unallegro ‘’Ciao!’’. Le loro divise e le loroarmi mi intimidiscono non facendomivedere ciò che realmente sono, vale a diredue persone che stanno facendo il lorolavoro. Quell’allegria del saluto non siaddice. Un uomo alto e snello, che ciaccompagna, digita un codice su unpannello, una porta si apre. La mia mentecomincia ad immaginare ciò che potrebbeesserci all’interno: soldi a volontà? Armi?Rimango delusa nel vedere la realtà. Unsemplice tavolo bianco, un centinaio disedie blu e poster riguardanti l’Europa,personalizzano questa stanza. Una dipendente della banca ci accogliecalorosamente, facendo un lungo discorsosull’avvenimento importante che si stacompiendo: dei ragazzi, per la prima voltanella storia, hanno messo piede in unedificio di tale importanza. E in quelmomento, avrei voluto alzarmi ed urlare un“OMMIODDIO!’ come in un film comico.Ovviamente non l’ho fatto. “Passo la parolaal mio collega!” dice la simpatica signora.Questo adorabile signore è il vicedirettoree il suo modo di fare mi colpisceparticolarmente. Ho sempre pensato che lepersone che lavorano in compagnia deiquattrini siano degli snob assurdi, ma aquanto pare mi sbagliavo. Ciò che mi hacolpito di più nel discorso di quest’uomo èstato il modo in cui i soldi vengonofalsificati. L’ho trovato astuto, interessante.Ci è stato spiegato il perché della nostrapresenza che, a quanto pare, non è dovutaalla nostra bellezza o importanza, bensì allanascita di una banconota dal valore di 10euro totalmente nuova. Personalmentequesto nuovo “look” l’ho trovato davveroorribile, ma naturalmente sono opinioni.

Gaia Paese, classe 3 G

VARCARE LA SOGLIA DI QUELLAPORTA MI HA FATTO SENTIREIMPORTANTEAvere l’onore di essere i primi ragazzi apoter entrare nella Banca d’Italia dà un’e-mozione indescrivibile.Varcare la soglia di quella porta mi ha fat-to sentire importante. Sono rimasto im-pressionato nel vedere carabinieri armati,porte blindate antisfondamento e nel senti-re quel silenzio caratteristico dei luoghiimportanti. Mi sembrava di vivere un so-gno. Siamo passati da un luogo caotico erumoroso, come il centro di Varese, a unsilenzio quasi irreale.L’accoglienza è stata fantastica, le spiega-zioni molto dettagliate… Molto elegante-mente siamo stati invitati ad accomodarcinel “sancta sanctorum” della banca.Alcuni impiegati della banca ci hannospiegato le varie fasi di “assemblaggio”della banconota e i nuovi sistemi di sicu-rezza della nuova valuta da dieci euro. Perrendere difficile la contraffazione dellabanconota, hanno aggiunto una figuraumana: il ritratto di Europa, figura dellamitologia ellenica, così come appare in unvaso custodito al Louvre di Parigi, insiemead altre piccole modifiche. Alla fine delle spiegazioni hanno sceltodue alunni per classe, fra cui il sottoscrit-to, per provare un nuovo gioco da tavolodi nome “BanconOca”, inventato dallabanca stessa.

Francis Pinna

CARATTERISTICHE DI SICUREZZAIl 23 settembre 2014, su invito, siamo sta-ti alla Banca d’Italia. Mi è sembrato di entrare in un mondoparallelo. Essendo, infatti, situata nel cen-tro di Varese, all’esterno c’era un grancaos: rumori di auto, camion, gente cheparlava… invece lì dentro si sentiva un’at-mosfera davvero rilassante. Anche sel’ambiente, così silenzioso e severo, met-

teva un po’ di soggezione. Questa sensa-zione era ingigantita dalla presenza di duecarabinieri e dalle porte blindate che sepa-ravano gli spazi.La visita ha avuto uno scopo ben definito:quello di pubblicizzare l’emissione dellenuove banconote da € 10.Hanno deciso di modificare le banconoteper rendere più difficile la vita ai falsari.La nuova banconota è caratterizzata datanti elementi di sicurezza: elementi in ri-lievo, ologramma, il numero 10 che cam-bia tonalità dal verde al blu scuro. Unacaratteristica secondo me molto particola-re è la striscia cangiante sul retro che èdavvero difficile da vedere; un’ altra parti-colarità interessante, a parer mio, è il valo-re e il simbolo € nella filigrana. Per poterriconoscere una banconota falsa è indis-pensabile utilizzare i tre sensi: vista, tattoe udito. Dopo le approfondite spiegazioni,c’è stato anche un momento di diverti-mento con un gioco di attenzione e pron-tezza e un buffet assortito; c’era anche uncartellone con la banconota da €10, conun’apertura, che consentiva di scattare lefoto con la nostra faccia.Abbiamo fatto la foto tutti insieme ed èstato divertente: io ho ricevuto un calcioche mi ha spinto direttamente nel buco enon riuscivo più a liberarmi. Questa esperienza mi è servita dato chemio papà ha un distributore di benzina e lìdi soldi ne girano tanti e non si sa mai sesono veri o falsi. Da questo momento lipotrò riconoscere più facilmente.

Andrea Sassi

10 Scuola Righi - Uscite didattiche e visite guidate...perche’il risoe’ la musicadell’ anima».

FESTIVAL? FESTIVAL!31 ottobre 2014. Ore 6.15 del mattino, siamo fermi ad aspettare il pullmanche diventerà il nostro compagno di avventure. Dopo ben tre ore, infatti,conduce noi ragazzi di terza della scuola “Righi” al Festival della Scienzadi Genova. Arrivati nella calda città marinara, veniamo subito catapultatial Museo del Mare. Numerosi sono i laboratori qui allestiti ed interessanti gli esperimenti basa-ti sui fenomeni chimici e fisici, relativi allo stato della materia: solido, li-quido e gassoso. Dopodiché andiamo a vedere la storia dei cartoni animatie sperimentiamo nuove teorie riguardanti il galleggiamento dei corpi: unuovo è stato lasciato al sole per sei mesi, un altro è fresco. Immersi nel-l’acqua, il primo galleggia, il secondo va a fondo. Un analogo esperimento viene fatto con due lattine di coca cola: una noncontiene zuccheri, l’altra sì. La coca cola light rimane a galla, l’altra risul-ta più pesante pur non andando a fondo. Scopriamo così che il galleggia-mento di un oggetto, a parità di liquido in cui viene immerso, dipende dallasua densità. La scienza è davvero STUPEFACENTE!

L’ultimo laboratorio, infine, ci acco-glie in un meraviglioso palazzo del-l’Ottocento, illuminato da elegantilampadari dalle sfere di cristallo: èla sede della Borsa Valori. All’inter-no è allestita un’interessantissimamostra con foto scattate da satellitiche ruotano intorno alla terra. Siamo tutti entusiasti e non smette-remmo di affollarci davanti alle foto

della Terra, ma la prof. Ci chiama. Riusciamo a dare un ultimo sguardo adun bel ragazzo che ci passa di fianco e via.Per arrivare nei vari punti della città in cui sono organizzati i laboratori,camminiamo nei vicoli e notiamo la particolare pianta di Genova: stradinestrette e in grande quantità, perché nel passato gli abitanti della città dove-vano difendersi dagli attacchi nemici. I vicoli servivano per confonderli edostacolare l’invasione. Abbiamo trovato il Festival della Scienza e Genova estremamente interes-santi.

F. Dellacà - G. Paese

Davide Roncoroni

Il 5 Novembre 2014, la classe 3Gdella scuola media “A. Righi” si è re-cata alla Assolombarda di Milano,per un incontro di Orientamento sco-lastico.La manifestazione è iniziata affron-tando l’argomento riguardante il “co-me” sapersi orientare nella sceltadella Scuola Superiore, commentatoe spiegato da due comici . Il tema principale riguardava gli stilidi apprendimento: il VISIVO VER-BALE-UDITIVO, di chi apprendemeglio attraverso la spiegazione de-gli insegnanti; il VISIVO non VER-BALE, di chi preferisce studiareattraverso i testi e le immagini; il CI-NESTETICO, di chi abbina lo studio

al fare ed apprende meglio se speri-menta con le sue mani.Alla fine dello spettacolo la dottores-sa Maria Perego, una psicologa, ci haillustrato i seguenti Istituti Superiori.I LICEI (classico, scientifico, lingui-stico, musicale, delle scienze umane)sono adatti a chi si chiede il PER-CHÈ delle cose e, quindi, ha uno sti-le di apprendimento visivo verbale-uditivo; durano 5 anni e, una volta

raggiunto il diploma, si può frequen-tare l’università.Gli ISTITUTI TECNICI si possonodividere in due rami: quello Econo-mico (turismo e marketing) e quelloTecnologico (informatica, chimico-biologico, grafico-comunicazione,agrario, meccanico, trasporti, elettro-nico-elettrotecnico, costruzione –ambiente, moda). Sono più indicatiper chi ha uno stile di apprendimento

visivo - non verbale.Gli ISTITUTI PROFESSIONALIpreparano al mondo del lavoro; sipossono dividere in due rami: Servi-zi (alberghiero, socio- sanitario, agri-coltura, commercio) e Industria(produzione artigianale e industriale,con manutenzione e assistenza). Ven-gono consigliati a chi ha un appren-dimento di tipo cinestetico.Coloro che non intendono frequenta-

re un istituto superiore possono sce-gliere un corso regionale che dura 3anni più 2 facoltativi di specializza-zione.Per ottenere ulteriori informazioni sipossono consultare i seguenti siti.

– www.uter.mi.it– www.miurorientamento.it

Per noi questo incontro è stato edu-cativo e divertente.Ci auguriamo che il nostro articolopossa rivelarsi utile ai lettori di que-sto giornalino che attualmente fre-quentano la classe seconda.

S. Benaglia - L.MarcanteF. Pinna (classe 3^ G)

ORIENTAGIOVANI“Orientagiovani” è il ciclo di eventi e manifestazioni dedicati al mondo scolastico e giovanile

che Assolombarda organizza ogni anno nel periodo autunnale.

Il Festival della Scienza èuna manifestazioneinternazionale, che si svolgea Genova dal 2003, tra lafine di ottobre e l’iniziodi novembre.

Il Giorno dell’Unità Nazionale e delleForze Armate è una festività della Re-pubblica Italiana, che, in ricordo del 4novembre 1918, celebra l’anniversa-rio della fine della prima guerra mon-diale per l’Italia.

Il giorno 4 novembre le classi terzedella scuola media A. Righi sonostate invitate al teatro Apollonio percommemorare i morti della Prima

Guerra Mondiale.Sul palco erano disposti i militaricon le divise che si usavano durantela Grande Guerra. Poi una banda hasuonato l’Inno Nazionale italiano.Seduti al tavolo, posto sul palco,c’erano a presenziare la cerimoniale seguenti autorità: il VicesindacoLonghini, il Colonnello Lazzaretto,il Prefetto Zanzi e il Professore Ghi-ringhelli.

Il Prefetto ha parlato per primo fa-cendo una breve introduzione sullaguerra.Il vicesindaco Longhini ha ringra-ziato tutti i presenti e ha dato l’ini-zio alla manifestazione.Un ufficiale degli alpini ci ha spie-gato dove sono i cimiteri della pri-ma guerra mondiale e ci haillustrato i cambiamenti avvenutinelle divise per renderle mimetiche

e perché fossero più comode.Dopodiché ci hanno fatto sentire lavoce registrata del generale Arman-do Diaz che proclamava la fine del-la guerra.

L’esperienza è stata molto interes-sante perché ci ha consentito di ca-pire quanti morti e quanto doloreprovoca una guerra; inoltre ci siamosentiti orgogliosi di essere Italianiperché i nostri soldati hanno dimo-strato un grande coraggio e spiritodi sacrificio, combattendo in condi-zioni disumane sia dal punto di vistapsicologico sia igienico che alimen-tare.

M. Vitali - F. Marti - A. Gobbo

COMMEMORAZIONE DEL 4 NOVEMBRE

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Educare ai valori 11

Il 10 maggio 2012 il Parlamento Europeo haapprovato la proposta di Gariwo di istituire il 6marzo una Giornata europea dedicata ai Giustiper tutti i genocidi. Dal 6 marzo 2013 celebriamo quindi l’esem-pio dei Giusti per diffondere ovunque i valoridella responsabilità, della tolleranza, della so-lidarietà.

“Chi salva una vita salva il mondo intero”,è scritto nella Bibbia. Anche il Corano afferma: “Chi uccide un so-lo uomo innocente, uccide tutta l’umanità”. Il gentile (coloro che non appartengono alla re-ligione ebraica) che salva la vita a un ebreo, arischio della sua, è detto Giusto tra le nazioni egli è dedicato un albero nella Foresta dei Giu-sti, a Gerusalemme. La passione di Gabriele Nissim, scrittore mila-

nese, ha fatto nascere Gariwo (Gardens of theRighteous Worldwid), l’Associazione che hapromosso il Giardino dei Giusti di Milano,in cui viene ricordato chi, dopo la Shoah, si èdato da fare per salvare e soccorrere uomini.Il 6 marzo 2015, a Milano, sul Monte Stella,sono stati ricordati con un albero piantato e uncippo sei Giusti che riportiamo qui di seguito.Razan Zaitouneh, avvocatessa siriana attivistadei diritti civili, rapita nel 2013 vicino a Da-masco da gruppi estremisti jihadisti.Ghayath Mattar, giovane pacifista siriano cheoffriva fiori ai soldati in segno di dialogo e sibatteva per i diritti umani e la libertà e che èstato arrestato e ucciso in Siria nel 2011. Mehmet Gelal Bey: attraverso questo uomo sivogliono ricordare tutti i Giusti ottomani cheall’epoca del genocidio degli Armeni hanno ri-fiutato di stare dalla parte dei carnefici e han-

no soccorso le vittime e testimoniato la veritàanche a costo della propria vita. Alganesh Fessaha, attivista umanitaria italoe-ritrea che da anni si prodiga a rischio della vi-ta, per assistere e spesso trarre in salvo dasituazioni estremamente pericolose i profughieritrei, etiopi e sudanesi. A Lampedusa ha as-sistito e soccorso i profughi salvati dal naufra-gio e in Nord Africa e Medio Oriente hasalvato altre centinaia di vite dal traffico di es-seri umani.Un albero è stato piantato anche in onore degliuomini e delle donne della Guardia Costieraitaliana che rischiano la vita, al largo delle co-ste italiane, per salvare i naufraghi in fuga dal-la fame e dalla violenza. Un’ultima pianta, infine, celebrerà  RoccoChinnici, il magistrato palermitano  ideatoredel primo pool antimafia, ucciso da Cosa No-

stra nel 1983: tra i Giusti entrano così anche itestimoni della legalità e della lotta antimafia. Chinnici, avendo capito l’importanza del coin-volgimento dei giovani nel contrasto alla dif-fusione della mentalità mafiosa, andava dipersona a parlare nelle scuole a costo di toglie-re tempo e dedizione agli impegni familiari. In molte altre città hanno avuto luogo cerimo-nie in onore dei Giusti.Ci piace ricordare quella che si è tenuta, il 10marzo, a Neve Shalom-Wahat el Salam (“Oa-si della pace” in ebraico e in arabo), il villag-gio abitato da arabi palestinesi ed ebreiisraeliani; durante la celebrazione sono statidedicati alcuni alberi agli armeni che salva-rono gli ebrei dall’Olocausto, ai soccorritoridel genocidio in Ruanda, ai giusti ebrei israe-liani e arabi musulmani. 

M. Bernasconi - A.Laise - F. Milana

“Un albero per ogni uomo che ha scelto il Bene”: recita così la targa all’ingresso del Giardino deiGiusti di Milano, il parco dedicato alle donne e agli uomini che hanno scelto di vivere in nome dellaGiustizia e che per questa ragione sono stati imprigionati, perseguitati o uccisi. 

EDUCARE È COSTRUIRE LA PACELa testimonianza di un’insegnante

Il Professore Monteleone:La memoria, oltre il ricordo“Un uso corretto della memorianon deve limitarsi al ricordo delpassato, quanto incitare ad agirenel presente per una giusta cau-sa”.Il giorno 9 febbraio 2015, le classiseconde e terze della scuola DonRimoldi hanno incontrato il pro-fessore Monteleone, insegnante dilettere presso l’ISIS di Bisuschio ericercatore storico, che ci ha pre-sentato il suo libro di poesie “Retea strascico”, soffermandosi sul-l’importanza e sul significato dellaGiornata della Memoria.La classe 2^A si è preparata all’in-contro, compiendo delle ricercheche sono state utilizzate per realiz-zare un piccolo opuscolo. In seguito gli alunni hanno rita-gliato dei triangoli, ispirandosi alsistema di identificazione dei pri-gionieri detenuti nei campi di con-centramento. Ognuno di loro hadovuto compiere una scelta chenon si è rivelata facile: quella di

dichiarare la categoria che intende-va “proteggere”.Il sistema di codifica dei contras-segni serviva a classificare i dete-nuti, generalmente, sulla base deimotivi dell’arresto.Un triangolo di colore rosa identi-ficava i prigionieri omosessuali.Un  triangolo di colore viola desi-gnava i testimoni di Geova.Un triangolo di colore marrone in-dicava i prigionieri zingariUn  triangolo di colore nero  mar-chiava gli asociali.Un triangolo di colore rosso iden-tificava i prigionieri politici.

Una  Stella di David costituita dadue triangoli di colore giallo appo-sitamente sovrapposti, individuavai prigionieri ebrei, la categoria piùnumerosa nei campi di concentra-mento.Un triangolo di colore azzurrocontraddistingueva gli emigrati egli apolidi*.Un triangolo di colore verde carat-terizzava i delinquenti comuni.Ogni alunno della classe si è pre-sentato all’incontro dopo aver ap-posto sulla propria maglietta iltriangolo prescelto, interpretandouna silenziosa e consapevole pro-testa. Il prof. Monteleone, dopo una bre-ve introduzione, ha letto alcunepoesie scritte da lui e delle qualiha approfondito la fonte di ispira-zione.In modo pacato ma incisivo, ci haspiegato che è necessario tenerpresente la storia della Shoah per-ché il pericolo è sempre incomben-

te e non riguarda solo una catego-ria specifica di individui.L’Olocausto è un evento storicoche ha coinvolto il mondo e oggideve continuare ad interessare lacoscienza di tutti.La Memoria deve diventare lottanon violenta per non dimenticare,ma soprattutto per estendere i dirit-ti di giustizia, uguaglianza e liber-tà a coloro che ne sono esclusi, alleminoranze, agli ultimi.Il prof. Monteleone ci ha ancheaiutato a riflettere sul Mein Kampf,il libro in cui Hitler ha descritto lasua folle ideologia.Abbiamo capito, anche se con unacerta difficoltà, che i testimoni nonnarrano per vendetta, ma per tra-sformare il dolore e l’odio in forza,per confermare che l’uomo può di-struggere il male.* Apolidia: è la condizione dei sogget-ti privi di qualunque cittadinanza.

D. Zen

Mattia Di Giovanni

“Il 27 gennaio, Giorno della Memoria, abbiamo visto il film “Jonache visse nella balena”. Nei giorni precedenti avevo spiegato ai ra-gazzi di 1^A la tragedia della Shoah: tutti avevano posto mille do-mande e l’interesse suscitato era stato notevole. Poiché la visioneera destinata ad un pubblico di undicenni, ho ritenuto opportunoscegliere un film che si concludesse con la Speranza, affinché l’Or-rore non fosse il solo protagonista. Infatti Jona sopravvive allo ster-minio della sua famiglia e attualmente è uno scienziato che vive elavora ad Amsterdam. Di fronte a questa notizia ho letto la gioia al-bergare negli occhi dei miei allievi. Per scendere all’Inferno ci saràtempo in futuro… quando la speranza avrà germogliato”.

PER NONDIMENTICARELE TRAGEDIEDI IERI E DIOGGI

Vogliamo condividere con i lettori labreve ma significativa riflessione che ciha regalato il professore Monteleone. Ho trovato gli alunni e le alunne pronti adascoltare, interessati e motivati. Il ricordodi quegli eventi è importante non solo perchi c’era e ha vissuto durante quei terribi-li anni. Ribadisco che tocca a noi racco-gliere il “testimone” dei testimoni chestanno scomparendo e diffondere le storienarrate. Mi è piaciuta l’idea dei contrasse-

gni per identificare i prigionieri nei lager.Ho constatato, purtroppo, che l’omoses-sualità è ancora un tabù e infatti non hovisto sui ragazzi il colore rosa. Oggi misento di dire che il Mediterraneo sembradiventato un grande forno di acqua, unmare mostro che ingoia continuamentepezzi di umanità dolente come ieri i cam-pi di sterminio nazisti. Per non dimentica-re le tragedie di ieri e di OGGI propongoquesta poesia scritta il 9 agosto 2010 maancora attuale.

SBARCHI D’AMORESbarchi di uomini e donnesbarchi di vitaalla ricerca del solerubato lànel paese degli avida altri uominida altre donneda altri destini.

Barche di uomini e donnenell’acqua sconosciutadi sapore amaroa chi non sa nuotarea chi ha imparato a camminarea chi sa solo camminaretra la sabbia e il desertoa chi gioca con gli scorpioni.

Giuseppe Monteleone

IL GIARDINO DEI GIUSTI

«Prendititempo per

dare...

LA SHOAHLa SHOAH è lo sterminio degli ebrei du-rante la seconda guerra mondiale.Per i soggetti definiti “indesiderabili”, inazisti crearono dei campi di concentra-mento e di sterminio, tra cui il più impor-tante quello di Auschwitz, in Polonia.Dal 1941, durante la seconda guerra mon-diale, portarono a compimento il loro pro-getto sterminio per mezzo di eccidi dimassa da parte di reparti speciali, e attra-verso strutture di annientamento apposita-mente predisposte (campi di sterminio).Chi era troppo debole veniva eliminatonelle camere a gas camuffate da docce,mentre i più forti erano sottoposti ad un la-voro schiavistico.Fra il 1939 e il 1945 circa 6 milioni diEbrei vennero sistematicamente uccisi dainazisti con l’obiettivo di creare un mondopiù “pulito e puro”.Ma non erano soltanto gli ebrei a essereuccisi, ma anche omosessuali, zingari euomini di altre etnie.Alla base dello sterminio di Hitler vi eraun’ideologia razzista e specificamente an-tisemita che affondava le sue radici duran-te il 19° secolo.Alla soluzione finale si arrivò attraversoun processo di progressiva emarginazionedegli Ebrei dalla società tedesca.Lo sterminio partì dalla Germania, ma siespanse via via con le conquiste del TerzoReich, colpendo gli Ebrei dei paesi occu-pati, vale a dire di quasi tutta Europa.Il 27 gennaio 1945 venne liberato il cam-po di Auschwitz dall’esercito russo.Questa data oggi viene ancora ricordatacome la liberazione degli ebrei dai campidi sterminio.

A. Fera - L. Gatt

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12 Piccoli cittadini crescono

La Riconciliazione“Quando entrate nel cuore di una persona fatelo in ginocchio, come se entraste in un luogo sacro”

...perche’il giornoe’ troppocorto peressereegoisti».

Michela Filomeno

Cari lettori, nonostante la nostra tenera età, vogliamo parlar-vi di Riconciliazione. Ci rendiamo conto chenon è facile affrontare questa tematica.Ci sono vari modi di riconciliarsi e lo abbiamoscoperto il 5 marzo 2015 quando siamo andati ateatro per assistere alla XIV conferenza dei“Giovani Alianti”.Le attività sono state introdotte dalla prof.ssaIannaccone, responsabile dello sportello Scuola-Volontariato. All’incontro, oltre a noi, hanno as-sistito molte altre scuole, che si sono presentatecon piccoli spettacoli e video.La prima parte ha visto la partecipazione dei

bambini della scuola elementare “Pascoli” cheattraverso una canzone hanno trasmesso il con-cetto di perdono; poi gli stessi bambini hannoconsegnato alle autorità presenti vari cartelloni,da loro ideati, con le tematiche della riconcilia-zione. La riconciliazione è qualcosa di impor-tante per la vita di tutti i giorni, riconciliarsi è fardel bene a se stessi e agli altri, soprattutto allepersone che ci stanno accanto,Possiamo, quindi, dirvi che la riconciliazione èindispensabile con se stessi e con gli altri, è ne-cessaria con la natura, fondamentale tra i po-poli ed essenziale tra carnefice e vittima.La riconciliazione con se stessi è il frutto di un

lavoro interiore che porta ad accettarsi per comesi è, con un’adeguata autostima. La riconciliazione con gli altri costruisce la pa-ce tra le persone perché ci chiede di perdonare.Questo argomento è stato approfondito da unapsicologa dell’università Cattolica di Milano.La riconciliazione con la natura ci permette dicurare e di rispettare la Terra, trattandola in mo-do che le generazioni future ne possano gioire.La riconciliazione tra i popoli esige il rispettoper tutte le diversità; essa porta la pace, il bene ela serenità.La riconciliazione tra carnefici e vittime è tantodifficile quanto importante.

Chi ha subito una grave perdita dovrebbe incon-trare il carnefice, solo però se quest’ultimo èpentito. A questo proposito è intervenuto MarioCongiusta, che ha fondato un’associazione inonore del figlio e di tutte le vittime innocenti del-la mafia. Successivamente è stato presentato ilprogetto Sicomoro: un programma di recuperoche vede la partecipazione di carnefici e di vit-time impegnati in un percorso di riconoscimen-to della dignità umana.In definitiva la riconciliazione nasce dal cuore,dal desiderio di amare e di essere amati.

L. Ambrosini - D. GuerriniN. Chica - N. Pignataro

Quest’anno, come era già accaduto inquello precedente, insieme ai nostriprofessori abbiamo organizzato e par-tecipato a molte attività, per noi ragaz-zi molto importanti e significative.A partire da ottobre è stato deciso dicontinuare il progetto intrapreso in 1^media intitolato: “Un malato per ami-co”, per il quale abbiamo dato tutta lanostra energia, facendo una esperienzabellissima, piena di emozioni.L’attività di quest’anno, che intendodescrivere, si è svolta al Centro Grillidi San Fermo, dove abbiamo intervi-stato le persone anziane che lo fre-quentano due volte alla settimana.Ci hanno raccontato le loro storie, laloro infanzia e la loro difficile adole-scenza.Ognuno di loro aveva dei ricordi.Anche se ci hanno trasmesso un po’ ditristezza, una certa malinconia e soffe-renza, è stata un’esperienza notevole.I nonni, attraverso le loro storie, mihanno fatto capire i veri valori della vi-ta, la dignità di una persona, l’educa-zione verso i genitori, la diversità delleabitudini di quei tempi rispetto ai no-stri. Mi ha colpita tanto il racconto del-la signora Rina Pozzi quando mi hadetto che lei poteva vedere il suo ra-gazzo una volta ogni tanto, anche seabitavano vicini; invece adesso c’è tan-ta libertà nelle coppie a tal punto chedormono già insieme da fidanzati; se-condo me, è una scelta sbagliata, per-ché il rispetto e la dignità della propriapersona sono fondamentali. Dopo leloro testimonianze, abbiamo creato in-sieme un libro intitolato “La storia… laracconto io”.Da tutte queste interviste e racconti hoscoperto molte informazioni che i libridi storia non riportano. Gli anziani mi

hanno insegnato ad apprezzare quelloche abbiamo oggi, senza sottovalutar-lo. Durante l’intervista ero sempre piùcuriosa soprattutto nel vedere e nell’os-servare come dal passato ad adesso ilnostro quartiere si è evoluto. È bello in-contrare le persone che hanno abitato aSan Fermo nella loro infanzia e ritro-varle dopo tantissimi anni a vivere nel-lo stesso quartiere. Questo è daammirare tantissimo, perché vuol direche ci tengono tanto e che sono orgo-gliosi di viverci. Mi ha colpito molto lapovertà e le scarsa istruzione che c’era-no una volta e devo ammettere che sia-mo fortunati noi al giorno d’oggi adavere tante scuole, tanti insegnanti,tanti mezzi per istruirci.Attraverso questa esperienza sonocambiata molto dal punto di vista so-ciale, perché ho capito che non bisognastare in compagnia solo delle personedella propria età; si sta bene anche congli anziani e si imparano molte cose.Dal punto di vista affettivo sono mi-gliorata, perché gli anziani mi trasmet-tono affetto come se fossero i mieinonni. Io li guardavo, li osservavo e liascoltavo con tenerezza e dolcezza.In quel momento capivo che sono per-sone con un passato difficile e che noipotevamo aiutarli ricambiando il lorotanto affetto. Ero molto serena e so-prattutto mi sentivo utile.Dal punto di vista emozionale, comeracconto sempre, sono una ragazzasensibile. A volte mi capita di stare ma-le anche quando vedo un’altra personasoffrire, così faccio di tutto per aiutarlae consolarla dandole magari dei consi-gli, tanto amore e un po’ di aiuto.Dal punto di vista intellettuale ho im-parato molte cose e ho capito che que-sto non accade solo studiando

attraverso i libri; si può apprendereascoltando le informazioni che gli altrici danno, guardando fotografie, osser-vando gli oggetti che essi conservanocon cura. Gli anziani sono fondamenta-li per noi: sono il nostro passato, il no-stro presente e il nostro futuro. Io conloro mi trovo benissimo e vorrei chequesto progetto potesse continuare an-che in futuro: noi abbiamo bisogno diloro e loro hanno bisogno di noi.Sono contenta di aver partecipato in-sieme ai miei compagni e agli inse-gnanti a questa attività e penso che se iragazzi si abituassero a frequentare ilCentro Grilli, il Molina o altri centriche ospitano gli anziani, i loro compor-tamenti, le abitudini e le responsabilitàcambierebbero. I nonni non si sentireb-bero soli e trascurati dai parenti e daifamiliari.Un’altra importante attività è stata laRiconciliazione con sé stessi.È venuta nella nostra scuola una vo-lontaria, una persona che investe deltempo per gli altri e che porta benesse-re ad ogni individuo.Attraverso quell’attività ci siamo resiconto che, tutti noi, andiamo incontro adiverse realtà; le persone fanno un po’fatica a essere sé stessi, tutti dobbiamoriconciliarci, cioè dire e fare tutto quel-lo di cui abbiamo bisogno.Riconciliarsi con sé stessi significa an-che accettare il proprio corpo, valoriz-zare quello che siamo, vuol dire anchearrivare a costruire un’identità maturae trovare una giusta distanza dalleemozioni. Riconciliarsi vuol dire anchefare conto con i propri limiti, fare con-to con le discrepanze tra il sé ideale,quello che vorremmo essere, e il sé im-perativo, quello che sentiamo di doveressere e il sé reale, ciò che pensiamo di

essere. Una buona autostima corri-sponde ad una visione sana di sé, rico-noscendo realisticamente coerenze edifetti. Avere una buona autostima si-gnifica, quindi, avere coscienza deiproprio punti di forza e delle propriedebolezze… Riconciliarsi vuol dire an-che tenere insieme tutti i pezzi, i nostristati d’animo, trovare il giusto equili-brio, la sicurezza, essere accettati e ac-cettare gli altri. Poi abbiamo affrontatoil discorso di Elia, che ci ha parlato del-la Riconciliazione con la natura.Abbiamo iniziato l’attività guardandoun filmato intitolato “La Valle del Ver-bano”. La natura, da quello che abbia-mo osservato, ci chiede di essereprotetta e sta aspettando l’ultima paro-la su quello che l’uomo vuole fare…Abbiamo visto come erano le pratichedi una volta, abbiamo parlato della glo-balizzazione.A dire la verità quest’attività mi è pia-ciuta un po’ meno delle altre, però èstata molto utile e significativa perchéci ha fatto capire l’importanza di ogniterritorio che deve essere rispettato.Io penso che ogni oggetto, ogni luogo,ogni persona debba essere curata nelmiglior modo possibile.Per approfondire il discorso sulla Ri-conciliazione tra i popoli è venuto nellanostra scuola il professore Monteleoneche ci ha parlato non solo della Shoah,ma dell’intera storia degli ebrei e deinazisti. Questo professore ha scritto 64poesie: ne ha lette alcune e devo direche sono molte belle. Il 21 gennaio, pertrattare lo stesso tema, è venuto nellanostra scuola Massimo, un Padre Com-boniano, Massimo appartiene a un or-dine religioso, fondato nel 1800 daDaniele Comboni. Hanno la missionedi portare il Vangelo di Gesù Cristo atutti. Per lui riconciliarsi vuol dire met-tere pace tra ogni individuo. Per otte-nerla bisogna far cessare i conflitti.Una realtà piuttosto triste del Mondo è,infatti, la guerra.La frase che mi ha colpita di più è sta-ta: “ Noi facciamo la guerra per porta-re la pace”. È stata un’esperienzamolto interessante e ho scoperto tante

nuove informazioni.Per approfondire la Riconciliazionecon sé stessi, siamo andati a teatro do-ve i ragazzi di ogni scuola (I giovaniAlianti) hanno rappresentato le diverseforme di riconciliazione. Sono statidavvero bravi e mi sono divertita mol-tissimo. Il loro obiettivo era dimostrarequello che erano capaci di fare e devodire che hanno presentato un buon la-voro. Un’altra attività importante è sta-ta quella svolta con la psicologa.L’obiettivo era far capire i valori di cuiognuno di noi è portatore e soprattuttola differenza tra maschi e femmine, vi-sto che in classe alcuni ragazzi non ri-spettano le ragazze.Da questi incontri sono nati un po’ dilitigi e di discussioni …Dal punto di vista sociale è stato belloe interessante, perché potevamo discu-tere tutti insieme e guardandoci in fac-cia. Ognuno dava la propria risposta ela psicologa valutava tutto.Dal punto di vista emotivo sono rima-sta male per le tante affermazioni ri-portate su di me. Sono stata incolpatadi azioni che non ho fatto, forse inter-pretate male da qualcuno. In quei mo-menti dentro di me avevo molta rabbia;e sono rimasta delusa dal comporta-mento delle persone che ho sempreconsiderato la mia seconda famiglia.Dal punto di vista affettivo, in quei mo-menti, mi è sembrato che si fosseroformati due gruppi: uno contro l’altro;e qualcuno per difendersi buttava “fan-go” sull’altro e questo non è giusto, do-po che abbiamo lottato tanto per esseretutti uniti, aiutandoci uno con l’altro.Dal punto di vista intellettuale, speroche tutto questo sia servito veramente acambiare il comportamento di qualcu-no in classe e capire cos’è il rispetto.Queste attività sono state importantiperché mi hanno permesso di conosce-re meglio me stessa e mi hanno con-sentito di scoprire le necessità deglialtri.In definitiva ho compreso che solo af-frontando le difficoltà si può maturaree crescere.

Martina Angarola – classe 2^A

LA DIMENSIONE UMANA DELLA RICONCILIAZIONERipercorri con il pensiero tutte le attività scolastiche e descrivi le esperienze che ti hanno cambiatodal punto di vista intellettuale, affettivo, sociale ed emozionale.Nell’esposizione tieni conto dei seguenti punti: motivazioni, momenti più significativi, informazionie concetti acquisiti, valutazione personale.

Durante una lezione di storia e di religione, laclasse 1^ A, approfondendo l’argomento sulleCrociate, ha scoperto l’esistenza del Muro delPianto che si trova nel cuore della Città Vecchiadi Gerusalemme.Dopo aver effettuato delle ricerche, abbiamo im-parato che il Muro del Pianto è un muro di cin-ta risalente all’epoca del secondo Tempio diGerusalemme; conosciuto anche come muro oc-cidentale è ciò che resta dell’antico tempio di Sa-lomone che custodiva l’Arca dell’Alleanza

Gli Ebrei pregano là da duemila anni, ritenendoche quel punto sia il più sacro sulla faccia dellaTerra e che Dio sia lì vicino a sentire le loro pre-ghiere. Anche la tradizione di introdurre piccolifogli di carta, recanti preghiere, nelle fessure delmuro è antica di centinaia di anni. Nelle preghie-re, ripetute per tre volte ogni giorno, sono inclu-se le richieste a Dio per il ritorno di tutti gli ebreinella terra di Israele e la ricostruzione del Tempio(il terzo) per arrivare all’era messianica con l’ar-rivo del Messia (in ebraico Mashiach) degli

ebrei.Il sito è importante anche per i musulmaniche ritengono Salomone un loro profeta. I musulmani credono che Maometto abbia fattoun viaggio spirituale a Gerusalemme cavalcandoun cavallo alato, al-Buraq, nel 620. Una volta ar-rivato, Maometto avrebbe legato il cavallo vicinoad un muro che alcuni musulmani ritengono es-sere proprio il muro occidentale. Il nome arabodel muro è Ḥā’iṭ Al-Burāq.

C. Bambozzi - G. CannìS. Pironti - M. Siciliano

La tua famiglia ha effettuato unoscambio di casa per le vacanze: andre-te ospiti in un’altra località e poi ospi-terete voi stessi la famiglia che vi avràaccolto. Scrivi una lettera alla padronadi casa, manifestando il gradimentoper l’esperienza e il desiderio di farconoscere – a tua volta - l’ambiente incui vivi.Varese, Giovedì 13 Luglio 2015Gentile Signora Valentina,sono Stefano, uno dei tre figli dei Dal-l’Oglio, e ho saputo dai miei genitoriche lei e le sua famiglia verrete a tra-

scorrere le vacanze a casa mia; quindiho pensato di parlare dell’argomento, edella località in cui abito. Oltre a parla-re del luogo in cui vivo,vorrei ancheinformarmi del posto in cui andrò.Deve sapere che non aspetto altro chela partenza. Da diverse ricerche ho sa-puto che Vieste ha molte attrazioni, co-me le grotte, delle quali ho visto leimmagini, e non mi immagino neanchecome sarà vederle dal vivo. Ho anchecapito dai miei genitori che di sera sipuò passeggiare per le vie del centro,ma lei sa se è molto affollato? E sa se,magari, c’è qualche gelateria? Sa, per-

ché ho saputo che la sera ci sono 30°,quindi il gelato è la cosa migliore. Hovisto che casa sua è molto ordinata, eperciò io e la mia famiglia ci impegne-remo a mantenerla com’è, così come ciimpegneremo a curare i suoi pesci. Mala cosa che mi piace di più è la grandepiscina esterna con il trampolino. Hosempre desiderato averne una. E poi,fare colazione con la vista sul mare mimetterà sempre di buonumore. Sola-mente due cose potrebbero non piacer-mi: l’afa e le zanzare. Ma a casa sua c’èl’aria condizionata? Con 40° di giornoe 30°, di notte, ne avremo molto biso-

gno. Ci sarebbero moltissime altre co-se che vorrei chiederle, ma questa let-tera ha un altro scopo: parlarle di casamia e del luogo in cui vivo. La mia ca-sa ha tre camere da letto, due bagni, lacucine, un salotto e un’accogliente ta-verna con la stufa che riscalda tutta lacasa. Questo, però, lo saprà già dal si-to; non sa, però, che ho una vicina dinome Martina della stessa età dei suoifigli, e spero che insieme andrannod’accordo. Inoltre, abito in un puntopiù rialzato rispetto al resto di San Fer-mo (il quartiere in cui vivo) e quindidal piano più alto si può vedere un pa-

norama mozzafiato (alcune volte sipuò vedere anche il Monte Rosa). Nelcentro di Varese, la sera, non fa né trop-po caldo né troppo freddo e, quindi èpiacevole passeggiare per i portici. Aproposito, a Varese ci sono moltissimegelaterie, ma io vi consiglio “La Ro-mana”, una gelateria che fa gelati squi-siti. Non vedo l’ora di incontrare lei ela sua famiglia e mi auguro che casamia sarà di vostro gradimento. Tanticari saluti.

IL MURO DEL PIANTO

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Dal 13 al 15 aprile le classi prime della scuola Salvemini e le classiprime e seconde della scuola Don Rimoldi hanno vissuto un’indi-menticabile esperienza alla Corte della Miniera; nell’agriturismo,posto nell’entroterra marchigiano, hanno svolto diverse attività arti-stiche, scoprendo e sperimentando tecniche come la foggiatura e ladecorazione della ceramica, la litografia e la serigrafia.Immersi nel verde delle colline sono riusciti a vivere attimi di intensa convivialità,giocando a calcio, a ping pong, a bigliardino.Non sono, però, mancati i momenti più propriamente culturali grazie alle visite gui-date nelle città di Urbino e Gradara.

Viaggi di istruzione 13

UnafantasticaGITA Daniele Guerrini

«Prendititempo per

viaggiare...

Magliette personalizzate:una sfida per gli alunni della 1^C e 1^DLa Corte della Miniera èun luogo speciale, doveabbiamo avuto la possi-bilità di vivere tre giornidavvero emozionanti,interessanti, divertenti. Tra i laboratori, le visitead Urbino e Gradara, imomenti trascorsi insie-me in allegria, ci piacericordare la nostra espe-rienza nel laboratorio diserigrafia. Insieme allanostra guida, ognuno dinoi ha scelto un disegno che è stato, poi, stampato su una maglietta. Rimar-rà per tutti noi un bellissimo ricordo da conservare per sempre!

Creare e decorare:con i compagni della 1^A e 1^B

I compagni di 1^B hanno provato a realizzare degli oggetti in argilla con la tecnica dellafoggiatura, con l’aiuto del tornio, sotto la sapiente guida  di Mabel.Invece Lucia, dopo una breve ed interessante spiegazione, ci ha proposto di decorare unatazza o una tavoletta di terracotta. Abbiamo realizzato autonomamente su un foglio dei di-segni, che poi sono stati trasferiti sugli oggetti.Successivamente ognuno di noi ha dovuto scegliere i colori: è stato divertente ma anchecomplicato.Infine i nostri capolavori sono stati posti nel forno per essere cotti ad una temperatura dicirca 900° C.

Impegno e divertimentoper i ragazzi della 1B, 2^A e 2^BEravamo insieme a Michele, che si occupava del labora-torio di litografia. (Dal greco lithos, “pietra” e gráphein,“scrivere”).Siamo partiti dall’invenzione della stampa per arrivarealla litografia, una tecnica che ci ha riportato alle origi-ni: il segno sulla pietra.Michele ci ha chiesto di elaborare dei bozzetti che, dopoessere stati ricalcati sulla carta lucida, sono stati riporta-ti sulla pietra; quest’ultima è stata acidata tramite unasoluzione di gomma arabica. Inchiostrazione e registra-zione del torchio a stella, in legno di fine Ottocento, hannocompletato l’operazione. È così che i nostri capolavorisono stati impressi definitivamente sulla carta!

Abbiamo capito che la litografia è un processo di stam-pa attraverso il quale uno scritto o un disegno, eseguitosulla superficie di una pietra litografia con un’appositamatita, può essere riprodotto su carta in molte copie. I compagni di 1^B in un altro laboratorio di litografia

Urbino è stato uno dei centripiù importantidel Rinascimento italiano.Dal 1998 il suo centro storicoè patrimonio dell’umanitàUnesco.Bella e appassionante è statala visita della città e delPalazzo Ducale grazie allespiegazioni delle nostre dueformidabili guide Sabine e …

Indimenticabile è l’effetto cheabbiamo provato visitando lostudiolo del Duca Federico daMontefeltro, ricomposto comeera nel 1476, con i ventottoritratti di uominiillustri, scienziati, poeti,profeti e papi, quattordici deiquali presi in prestitodal Louvre.

«Or siamo fermi: abbiamo in faccia Urbino ventoso»

Il castello di Gradara, costruito nella prima metà del XII secolo, è una fortezzamedievale protetta da due cinta murarie che la rendono immensa e imponente.Abbiamo visitato moltestanze, ma in una ci siamofermati, quella appartenu-ta a Francesca.La guida ci ha indicato labotola da cui si pensa ab-bia cercato di fuggirePaolo, il suo amante.La storia di Paolo e Fran-cesca è narrata da Dantenel quinto canto dell’In-ferno.

Amor, ch’a nullo amato amar perdona… Viaggiare è vivereAmo viaggiare, amo la natura che mi circonda.Un viaggio per me è aria di libertà: mi diverto, scherzo e sto con lamia famiglia. Un viaggio non diventa un semplice ricordo: è unmodo per conoscere nuove tradizioni e culture.Io per esempio trascorro il resto delle mie vacanze a PARIGI doveho amici e parenti. Questa città è un “un paradiso”…Di posti ne ho visitati tanti, tra questi oltre Parigi c’è la Germania,l’Olanda, la Svizzera, la Norvegia, il Belgio…L’estate prossima i miei genitori hanno programmato di andare in Svezia o in Spagna. Io sceglierei la Sveziaperché me la immagino come un mondo tutto da scoprire.Fin da piccola sono stata appassionata di viaggi: in particolare mi piace visitare le città.Viaggiare permette di collegare tutto, di immaginare il passato, di trasformare il presente con unadestinazione sempre da raggiungere. Per concludere questa riflessione, una domanda la faccio a te… che cosa ne pensi del viaggio?

S. Miantoloka

Scuola Salvemini

La 2^C e la 2^D a Mantova e sul Mincio:un viaggio speciale tra cultura e natura

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14 Non è mai troppo presto

M’ILLUMINO di MENO“Ci sono cose che solo il buio può incorniciare.Spegniamo le luci e accendiamo l’immaginazione”. Sam Cristoforetti@AstroSamantha

...perche’il mondoe’ tutto dascoprire».

Matteo Costantini

Spegnere la luce per aiutare il pianeta.È questo il messaggio lanciato dall’i-niziativa “M’illumino di meno”,che ha invitato tutti gli italiani a inter-rompere i consumi tra le 18 e le 19.30del 13 febbraio, in occasione dellagiornata del risparmio energetico.La campagna ha avuto anche untestimonial d’eccezione: l’astro-nauta Samantha Cristoforetti.Sono rimasti al buio, in difesa del-l’ambiente, alcuni dei luoghi simbolodel Paese: dalla Piazza San Marco aVenezia all’Arena di Verona, dal Ca-stello Sforzesco di Milano a Piazzadel Campo a Siena, passando per ilCampidoglio a Roma e la Mole An-tonelliana di Torino.In molti comuni, inoltre, sono state

organizzate “marce” in bicicletta(con servizio gratuito di bike sharing)per dire “no” alle emissioni nocive.CATERPILLAR  organizza sin dal2005 la Giornata del risparmio ener-getico, nota come “M’illumino dimeno”, ideata, realizzata e raccontatadagli stessi autori della trasmissione,e che coinvolge ogni anno istituzioni,privati cittadini, scuole, aziende, mu-sei, società sportive, associazioni divolontariato, negozianti, artigiani eda quest’anno anche associazioniastrofile o importanti istituzioni nelcampo dell’astronomia e dell’astrofi-sica, come l’INAF e la SAIt, e in oc-casione dell’anno internazionaledella luce, istituzioni internazionalicome l’UNESCO.

Il 13 febbraio 2015, per festeggiare ildecennale dell’iniziativa, Caterpillarha invitato in modo particolare i mu-sei a mostrare simbolicamente il pro-prio amore per il Pianeta spegnendobrevemente le luci su un proprio ca-polavoro, eventualmente illuminan-dolo a Led o con altre tecnicheintelligenti, per sottolineare il legametra cultura e sostenibilità ambientale,fondamentale per contribuire a cam-biare lo stile di vita dei cittadini e pertrovare, tramite il risparmio energeti-co, nuove risorse economiche.La campagna ha ottenuto anche que-st’anno l’Alto Patronato della Presi-denza della Repubblica e ilPatrocinio del Parlamento Europeo.

D. Zen

La scelta è ricaduta sul 2015per una serie di ricorrenze,come i 1000 anni dai primistudi, compiuti sulla luce dal-l’islamico Ibn Al- Haytham, i110 dalla formulazione del-l’effetto fotoelettrico di AlbertEinstein e il 50esimo anniver-sario dai progressi ottenutinella trasmissione della lucecon fibra ottica raggiunti apartire dagli studi del fisico ci-nese Charles K. Kao Nel.

Il 2015 è l’Anno Internaziona-le delle Luce. Enti di ricerca eappassionati di astronomia pie-montesi assieme a ProNaturasi preparano ad agire perché il2015 sia anche l’anno del buio.Non è un paradosso. Sempli-cemente vorrebbero che il2015 fosse l’anno della buonailluminazione… Proprio insintonia con la proposta UNE-SCO adottata dall’AssembleaGenerale delle Nazioni.Il 20 dicembre 2013 l’Assem-blea Generale delle Nazioni

Unite ha, infatti, proclamato il2015 Anno internazionaledella Luce e delle tecnologiebasate sulla Luce.IYL2015 è un’iniziativa glo-

bale che mira ad accrescere laconoscenza e la consapevo-lezza di ciascuno di noi sulmodo in cui le tecnologie ba-sate sulla luce promuovano losviluppo sostenibile e forni-scano soluzioni alle sfide glo-bali ad esempio nei campidell’energia, dell’istruzione,delle comunicazioni, della sa-

lute e dell’agricoltura.Ecco gli obiettivi che le Na-zioni Unite desiderano rag-giungere con l’InternationalYear of Light.• Promuovere le tecnologiedella luce per un migliora-mento della qualità della vitasia nei paesi sviluppati, che inquelli in via di sviluppo.• Ridurre l’inquinamento lu-minoso e lo spreco di energia.• Promuovere la partecipazio-ne delle donne nella scienzacon ruoli di responsabilità.

• Promuovere l’istruzione tra igiovani• Promuovere lo sviluppo so-stenibileL’inaugurazione ufficiale del-l’iniziativa a livello interna-zionale si è tenuta il 19gennaio a Parigi, presso la se-de dell’Unesco, mentre in Ita-lia è avvenuta a Torino il 26gennaio.

M. CostantiniM. Di Giovanni

Il termine “Expo” è stato utilizzato a partiredalla seconda metà del XIX secolo, per even-ti ed esposizioni di carattere mondiale le cuitematiche erano diverse ed ampie.Nel 1889 Parigi ha dato luogo a “L’Exposi-tion Universelle de Paris”.Nel 1928 a Parigi venne creato un organo in-ternazionale, volto all’intera organizzazionedell’evento, ovvero il “Bureau Internationaldes Expositions”, il cui acronimo è BIE, a cuiaderiscono ben 157 Paesi.Le esposizioni si differenziano in base a duetipologie: le universali, ogni 5 anni e con unadurata minima di 6 mesi; e le specializzateche trattano di un tema specifico e si protrag-gono per 3 mesi.Oggi L’Expo rappresenta un evento di as-soluto rilievo e prestigio che si pone l’o-biettivo di trattare temi di portatauniversale e di individuarne possibili solu-zioni.Expo Milano 2015 coglie la necessità di con-frontarsi sulla storia dell’Uomo e sulla pro-duzio- ne di cibo, nella sua doppia accezionedi valorizzazione delle tradizioni culturali e diricerca di nuove applicazioni tecnologiche.Expo 2015 rappresenta l’energia vitale che ilcibo, simbolo di ospitalità, di comunità e di

celebrazione della vita, porta con sé.Lo scopo, in questa edizione, sarà quello direndere il visitatore attivo, di trasformare lasua esperienza in interesse, conoscenza econsapevolezza.Il racconto dell’umanità passa attraverso av-venimenti storici, politici ed economici che siriflettono nello svolgimento delle Esposizio-ni Universali: la rivoluzione industriale, lanascita di nuove potenze economiche, eventicome le guerre mondiali hanno segnato econdizionato tutte le Expo.Questo senso di consapevolezza è maturatopiù di altri fino a far nascere, nei giorni no-stri, l’edizione di Expo Milano sul tema Nu-trire il Pianeta, Energia per la vita, cheesplorerà a fondo l’importanza che l’alimen-tazione ha per tutti noi.Per sei mesi Milano diventerà un’esposizionemondiale in cui i Paesi mostreranno il megliodelle proprie tecnologie per dare una rispostaconcreta a un’esigenza essenziale: riuscire agarantire cibo sano, sicuro e sufficiente pertutti i popoli, nel rispetto del Pianeta.Expo Milano 2015 sarà l’occasione per ri-flettere e confrontarsi sui diversi tentativi ditrovare una soluzione alle contraddizioni delnostro mondo: se da una parte c’è ancora chi

soffre la fame, dall’altra c’è chi muore perdisturbi di salute legati a un’alimentazionescorretta e al consumo di troppo cibo. Inoltreogni anno, circa 1,3 miliardi di tonnellate dicibo vengono sprecate.La riflessione sul Tema si trasforma anche inun momento di condivisione e di festa.Il sito ospiterà quattro Aree Tematiche, luo-ghi in cui verrà sviluppato il Tema dell’even-to. Si va dal Padiglione Zero, che racconta lastoria dell’uomo sulla Terra attraverso il suorapporto con il cibo, al Future Food District,che spiega come la tecnologia modificherà lemodalità di conservazione, distribuzione, ac-quisto e consumo di cibo. Ci sono poi il Children Park, lo spazio in cuibambini imparano a conoscere i temi di Ex-po Milano 2015 divertendosi, e il Parco dellaBiodiversità, un grande giardino in cui vieneriproposta la varietà degli ecosistemi del no-stro Pianeta. In città, al palazzo della Triennale, ci saràArts & Foods, la quinta area tematica: unamostra eccezionale che racconta come ecambiato il rapporto tra cibo e arte nel corsodei secoli.

M. Caravello - N.Chica

SAMANTHA CRISTOFORETTI è la prima astronauta italiana, in orbita, sulla Stazione Spaziale Internazionale(ISS) a circa 400 chilometri sopra le nostre teste.

Samantha si è preparata per quasi tre anni in previsione della missione, adde-strandosi a eseguire le procedure tecniche necessarie e allenando il suo fisicoper affrontare la permanenza prolungata nell’ambiente spaziale. Nel suo caso,però, quest’ultimo aspetto presenta alcune incognite. Se per gli astronauti ma-schi gli effetti dell’assenza di gravita sulla salute sono più noti, esistono inve-ce molti meno dati su quali siano i pericoli nel caso dell’organismo femminile,visto il numero minore di donne che hanno partecipato a missioni spaziali. Sa-mantha resterà nello Spazio fino al prossimo maggio e in questi primi mesi hapartecipato a diversi esperimenti per valutare la reazione del fisico umano alunghi periodi in microgravità e, insieme ai suoi cinque altri colleghi, si è datada fare con gli indispensabili lavori per mantenere operativa l’ISS.Nel tempo libero, Samantha racconta la sua esperienza in orbita online tramiteTwitter, dove pubblica con una certa frequenza fotografie spettacolari del pa-norama che si ha della Terra dalla Stazione Spaziale Internazionale.

N. Pignataro

2015 ANNO INTERNAZIONALE DELLA LUCE

Le prime testimonianze della presenza di stranescie bianche nel cielo risalgono al 1996 in segui-to alla segnalazione di alcuni cittadini americani.Successivamente, anche altri Paesi hanno inizia-to a segnalare la presenza di queste scie nei lorocieli: Canada, Nuova Zelanda, Australia, Messi-co, Haiti, Porto Rico, Cambogia, Bahamas, SudAfrica, Inghilterra, Francia, Spagna, Germania,Olanda, Svezia, Scozia e Italia. Singolare è il ca-so della Croazia che ha visto queste scie per laprima volta il giorno successivo alla domanda

formale di adesione alla Nato.Uno dei temi più discussi degli ultimi anni forseha la sua risposta, anzi, probabilmente l’ha giàavuta, ancora nel 2011 quando il consiglierescientifico di Obama ha confermato l’utilizzo disostanze chimiche (il sale di Bario, l’ossido di al-luminio, il Torio, il Quarzo, il Potassio e il Ma-gnesio) per l’irrorazione dei cieli a favore dellageoingegneria e la manipolazione del clima. Co-sa che lascia sconcertati anche perché gli scien-ziati fanno passare questa irrorazione come

semplici scie di condensa, ma perché queste pos-sano avvenire ci sono delle condizioni ben defi-nite, condizioni che non coincidono con le scieche spesso vediamo nei nostri cieli. Se la cosa fosse vera e ulteriormente conferma-ta, non potremmo stare certo tranquilli dato chel’aria, oltre ad essere già inquinata per contosuo, lo diventerebbe ulteriormente e non solo,anche le colture presenti sul territorio verrebbe-ro avvelenate da queste irrorazioni, colture chenoi mangiamo ogni giorno. 

SCIE CHIMICHE

“NUTRIRE IL PIANETA, ENERGIA PER LA VITA”

Expo Milano 2015 è l’Esposizione Universale che l’Italia ospitadal primo maggio al 31 ottobre 2015 e sarà il più grande eventosull’alimentazione e la nutrizione. 

EXPO: per saperne di piu’Expo si presenta con un’area espositiva di 1,1 milioni dimetri quadri, più di 140 Paesi e Organizzazioni inter-nazionali coinvolti, oltre 20 milioni di visitatori attesi.Sono questi i numeri dell’evento internazionale più im-portante che si terrà nel nostro Paese.

A Milano vince la qualitàLatte, frumento, ma anche studi sugli insetti. A Expo 2015sono protagonisti cibi e pratiche positive per la salute. Qualità e salute, combinazione perfetta che sintetizza iltema di Expo Milano 2015. Grazie a queste caratteristi-che alcuni alimenti tipici toscani hanno ottenuto il passper l’evento Milanese grazie ai loro effetti benefici sugliesseri umani. Per la fiera si gira in auto ecosostenibiliIl polo espositivo si è arricchito di una nuova flotta di au-to ecosostenibili utilizzate all’interno dell’area come au-to di cortesia per le delegazioni di tutti i Paesi.Un punto d’incontro di civiltà e cultureBaricentro storico, culturale e produttivo della culturamediterranea, la Sicilia occupa una posizione strategicanel bacino del mediterraneo che l’ha portata nel corsodei secoli ad essere incrocio di civiltà, popoli e culture.l’ulivo è l’elemento simbolo che unisce tutti i paesi, l’o-lio è l’alimento che nei secoli attraversa tutte le culturealimentari di quelle zone.Coca Cola sale in sella a BikeMI Coca cola monta in sella a BikeMi e punta dritto a Expo2015. Il servizio di bike sharing del comune di Milanocomprende più di 3000 mezzi. L’accordo con l’aziendaAmericana prevede di brandizzare (neologismo) 2000bici con i colori e i loghi della bibita.

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La scuola delle possibilità 15

LA STORIA… LA RACCONTO IO - Il progetto ha contribuito a cementare ilrapporto tra i nostri ragazzi e gli ospiti del Centro Grilli.La relazione con i nonni si è rivelata, infatti, ricca di scoperte inimmaginabili. Dalle loro voci sono scaturiti autentici frammenti di storia. I loro racconti hanno toc-

cato gli aspetti più importanti della vita: l’infanzia e la giovinezza, la famiglia e i ri-cordi di scuola, l’amore e il lavoro…Le testimonianze dei nonni, nella loro semplice generosità, hanno restituitovalore alla nostalgia, ai ricordi e ai sentimenti, troppo spesso ritenuti superflui.

LA STORIA… te la racconto ioGli alunni della classe 2^A protagonisti del progetto illustrato al Centro Grilli il 19 maggioe ai genitori il 28 maggio presso l’Auditorium Don Rimoldi Stefano Guarnotta

Nel mese di maggio sono stata invita-ta a fare una lezione di giornalismoalle classi quinte della scuola Sacco.In quell’occasione ho chiesto ai bam-bini di diventare giornalisti per ungiorno e di intervistarmi una memo-ria storica del quartiere. Mai mi sareiaspettata che Ioana sarebbe riuscita asoffiarmi lo scoop: il riservatissimosignor Sandro le ha rilasciato un’in-tervista strepitosa!

Laura Pantaleo Lucchetti

L’orto meravigliosodel signor SandroIl signor Sandro Bodini ha 77 anni.Vive a Varese in via Brunico, nellastradina della scuola, da quando erapiccolo. Ha un orto di misura media,

tutto suo, e ha la passione di coltiva-re da quarant’anni: e pensate che haimparato un pochino dalla sua mam-ma, ma il resto tutto da solo.Coltiva il sedano, i fagioli, i pepero-ni, le carote, le zucchine,l’insalata, le coste, il prezzemolo, lecipolle e altre cose a seconda dellestagioni. Anche altri vicini hannol’orto, ma il suo è il più grande.Da giovane il signor Sandro faceva ilvaligiere, che è la persona che lavorale pelli delle borse o delle valige.Adesso è in pensione e al mattino sioccupa dell’orto, mentre al pomerig-gio va a piedi fino al Sacro Monte epoi ritorna, sempre a piedi. E così ri-esce a mantenersi sempre in forma.

Ioana Rusu, V^B, Scuola Sacco

Giovedì 27 novembre, in una giornata tiepida etranquilla, ci siamo diretti, insieme ai nostri in-segnanti, verso il Centro Grilli, dove avremmoincontrato i nonni.Arrivati, dopo avere percorso il lungo corri-doio, siamo entrati ordinatamente nel salone.Tutto, come al solito, era perfetto: gli operatoriin prima fila, i nonni, anche se sparsi qua e là,pronti ad abbracciarci, le sedie già sistemate…Dopo aver superato l’imbarazzo iniziale, ci sia-mo accomodati in cerchio e abbiamo salutato inostri anziani che, due volte alla settimana, fre-quentano il Centro.Accolti e vezzeggiati, abbiamo immediatamen-te percepito la loro semplice disponibilità.Peppo ed Edo, i due operatori, ci hanno propo-sto una breve introduzione, spiegandoci che ilnostro progetto avrebbe permesso a ciascuno dicompiere uno “scambio” vero ed efficace fradue generazioni distanti tra loro.Avremmo potuto riflettere sulle esperienze dipersone che non incontreremo mai nei libri distoria…

Ci sono stati dati anche alcuni suggerimenti.Per lavorare bene avremmo dovuto confidarci,fidarci e cercare sempre di non farli star male.La fiducia e la speranza sarebbero state le no-stre compagne di viaggio.Per creare questo scambio reciproco ci siamoaiutati con un cartellone, realizzato dagli anzia-ni, dove erano scritte le richieste e i punti, checi sarebbero serviti per scrivere la storia.Noi e gli anziani saremmo diventati i prota-gonisti di questa storia.Io e la mia compagna Martina abbiamo lavora-to con il signor Domenico e la signora Elena.Il signor Domenico è nato nel 1936 in Sicilia,per molti anni ha lavorato come postino.Da giovane è stato chiamato a fare il militare,dove testimonia si poteva trovare molta gentedi tutti i tipi. Successivamente ha svolto il la-voro di impiegato.

Ricorda che, quando dovevano mangiare, suamamma non metteva neanche la tovaglia per-ché non c’era niente… Andavano, alla fontana,a prendere un secchio d’acqua che doveva ba-stare per tutti i bisogni e anche per bere.In quel periodo l’Italia era occupata dai tede-schi che uccidevano senza pietà; ci confermache molti americani andavano da loro e distri-buivano cioccolato e pane.La signora Elena è nata nel 1941 in Sicilia. Leiviveva in campagna, in una fattoria: prima diandare a scuola doveva pulirla tutta e poi pote-va partire.La scuola era molto diversa da quella di oggi;se si faceva caos, il maestro acciuffava il mal-capitato che veniva punito con colpi di riga; do-po doveva mettersi dietro la lavagna e sedersisu delle bucce di noci.Anche la società era molto differente da quella

di adesso. Pochissimi avevano il televisore e ilsignor Domenico era riuscito ad acquistarlo,per la prima volta, nel 1963; purtroppo un ful-mine l’aveva bruciato.La signora ci ha raccontato che andavano a rac-cogliere i mirtilli; a quei tempi non si avevaneanche il frigorifero.C’era chi era signore e poteva avere tutto;c’era il povero che, invece, non aveva niente.La signora ci confida che loro ballavano e persentire la musica avevano il grammofono; isuoi fratelli suonavano la fisarmonica.Solo a Natale si potevano mangiare pietanzebuone e il giorno dopo gli avanzi.Domenico ed Elena sono certi che i loro abiti,nella loro estrema semplicità, fossero più bellidei nostri; a quei tempi non c’erano tutti i truc-chi che oggi utilizziamo… e ci si vestiva nor-malmente.Si trovava più facilmente il lavoro perché ci siaccontentava di tutto, anche per avere qualchesoldo.

Luca Ambrosini - Martina Caravello

PROTAGONISTI DELLA STORIA

Il giorno 27 novembre 2014 cisiamo recati a piedi al CentroGrilli di San Fermo, dove ciaspettavano i nonni con i qualiavevamo già lavorato lo scorsoanno. Eravamo, comunque, unpo’ emozionati: ci attendevaun’esperienza nuova e forse an-che difficile.Il nostro percorso intitolato “Lastoria… La racconto io!” avreb-be richiesto tutta la nostra atten-zione. Anche perché scoprire lastoria e le vicende vissute daglianziani e soprattutto le emozionie le sensazioni provate ci avreb-be sicuramente coinvolto, la-sciando dentro di noi una tracciaindelebile.I loro racconti avrebbero avutocome sfondo il secondo dopo-guerra, durante il quale si era po-veri e indifesi.Arrivati al Centro, abbiamo sco-perto che gli ospiti avevano assi-stito alla visione di un vecchiofilm intitolato “La vita è meravi-gliosa”, su cui era stata svolta una

breve attività di brainstorming. Sulla base delle loro riflessioni,abbiamo scelto alcune domandeda porre durante l’intervista, perstimolarli a raccontare la lorostoria. Per fare questo ci ha aiuta-ti Edoardo Campi.Poi ci siamo divisi in gruppi: nelnostro c’erano Antioco, Antoniae Bruno. Antioco non l’avevamo mai co-nosciuto e siamo contenti diaverci parlato perché è davverouna persona gentile ed educata. All’inizio abbiamo cercato dicreare un clima accogliente, poisiamo partiti con i nostri quesiti.“Vi è piaciuto il film?”A tutti è piaciuto tranne a Bruno,che lo ha trovato un po’ noioso enon lo ha seguito completamente. “Cosa vi ricordate della guerra?”Bruno non ha avuto un’infanzia

felice: vedeva i carri armati pas-sare e una volta ha persino scam-biato una bomba per un pallone.Antioco ci ha raccontato che,nonostante l’incerta situazioneeconomica, sua nonna si prodi-gava per accudire la famiglia. Da piccolo aveva assistito ad unevento che aveva cambiato lasua vita.Testimone di scontro tra un’autoe una moto, si era prodigato pernon lasciare morire quelle perso-ne. Così aveva deciso che dagrande sarebbe stato un infermie-re dell’ospedale della sua zona.Più che un mestiere, è stata unapassione, racconta.Antonia era stata obbligata a la-vorare fin dall’età di 12 anni; og-gi è una casalinga.“Cosa facevate nel tempo libero?”Ad Antonia piaceva molto balla-

re il tango e la mazurka, uscire dicasa e svagarsi con le amiche.Antioco ha precisato che, perchiedere di ballare ad una signo-ra, bisognava essere molto galan-ti e signorili: un tempo si usavafare il baciamano.Per i fidanzamenti era necessarioil consenso dei genitori.“I matrimoni come erano?”Il matrimonio di Antonia conGiuseppe è stato celebrato inchiesa; dopo la solenne cerimo-nia, un rottame di auto aspettavagli sposi per recarsi nella lorosemplice casa, a festeggiare con iparenti.Anche quello di Antioco è statomolto simile, ma ora vive da so-lo; Bruno non si è mai sposato.“Come festeggiavate il Natale?”Non veniva vissuto come adesso:per Bruno era un inferno perché

suo padre si ubriacava e diventa-va violento, così era costretto afesteggiare con la zia, la sua “se-conda mamma”.Nessuno di loro ha mai passatoserenamente questa festa; ora so-no soli perché probabilmente lafamiglia li ha dimenticati.“C’è stato un angelo custodenella vostra vita?”Antonia ha avuto un angelo che

le ha permesso di compiere lescelte giuste e Antioco ringraziadi aver potuto salvare molte vite;ma i veri angeli sono stati i suoibambini che gli dimostravanosempre tanta allegria e affetto.“Come sarebbe stata la vita sen-za di voi?”Bruno pensa che sarebbe cam-biata, anche se non ci spiega ilmotivo, ma è una domanda diffi-cile.

L’intervista si conclude così!Ci rendiamo conto che c’è dav-vero tanta differenza tra la nostraadolescenza e la loro che ormaicostituisce un ricordo lontano! Non ci resta che ringraziarli. So-no stati bravi e pazienti. Nei lororacconti si sono mescolati mo-menti descrittivi, introspettivi enarrativi che solo in parte siamoriusciti a riportare.

Prima di congedarci, abbiamofesteggiato con una torta pre-parata dalla mamma di unanostra compagna.Questa iniziativa per noi è moltoimportante: scoprire la storie ve-re accresce la nostra cultura, fa-vorisce la nostra sensibilità,incoraggia la nostra capacità dicomprendere le emozioni prova-te da persone tanto diverse danoi. Non vediamo l’ora che arri-vi il prossimo incontro per conti-nuare a confrontarci con i nostrianziani.

A. Pallaro e D. Zen

«Ci attendeva un’esperienza nuova»

La Scuola Sacco La Scuola IV Novembre

«Prendititempo perascoltare...

Alla presenza del Provveditore agli Studi, la classe 5^B dellascuola “IV Novembre” (a.s.2013/2014) è stata premiata aMilano dal vice governatore della Lombardia per aver vinto ilconcorso regionale “Disegna la mascotte del 112”. Gli alunnihanno creato NUhELPER, il polpo che è stato scelto comemascotte regionale del 112 bimbi che resterà esposta al-l’Expo per essere ammirata da visitatori di tutto il mondo!!!

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La Redazione del giornalino è statainvitata, dai ragazzi di terza B e dailoro insegnanti, ad assistere al semi-nario di studio su don Franco Ri-moldi, un prete partigiano cui èintitolata la nostra scuola. La Dirigente Scolastica, dottores-sa Maria Rosa Rossi, ha preso perprima la parola, salutando alcunepersone presenti, tra cui il signorAngelo Monti, lo storico FrancoGiannantoni, il parroco di SanFermo, Don Germano, il prof. DeLeo e tutti i docenti che insegnanoi valori veri della vita.Nel suo intervento appassionato lanostra dirigente ha sottolineato il si-gnificato della Memoria, l’impor-tanza del passato senza il quale nonè possibile interpretare il presente ecostruire il futuro.In un silenzio colmo di attenzione laprof.ssa Maria Rosa Rossi ha invita-to tutti gli alunni ad accogliere l’ere-dità trasmessa da coloro che hannocostruito con audacia e coraggio laStoria. Uomini e donne comuni chehanno saputo assumersi la responsa-bilità di non tacere e di scegliere lastrada giusta.La preside prima di cedere la parolaha concluso affermando: “Vogliamoessere uomini che sanno riconosce-re il bene e il male da tutto il resto.”In seguito siamo stati introdotti

alla vita e alle opere di Don Ri-moldi da Angelo Monti.Don Franco Rimoldi nacque a SanVittore Olona nel 1904 e divenne sa-cerdote nel 1927. Fu assistente del-l’oratorio di S. Antonio alla Motta diVarese dal 1932 al 1948. Don Rimoldi era un uomo molto ver-satile: appassionato di meccanica,possedeva un’automobile, sapevadipingere e fu il primo cineoperato-re dell’oratorio. Condivideva la suavita con i ragazzi, trasmettendo lorogrande entusiasmo e passione.Dedicava poesie in dialetto ai giova-ni. Allora chi non parlava in italianoveniva considerato ignorante; donRimoldi, al contrario, pensava che ildialetto rappresentasse una ricchez-za culturale.Don Franco non aveva paura di te-stimoniare ciò in cui credeva. Si po-se, infatti, in prima linea nella difesadei deboli, specialmente degli ebrei.Durante gli anni della guerra aiutòmolte persone a salvarsi dagli orroridella persecuzione. Esortò, infatti, lefamiglie di origine ebrea ad allonta-narsi da Varese per trovare rifugio inSvizzera, nascose, anche in oratorio,molti partigiani e perseguitati politi-ci, fece arrivare segretamente delleostie consacrate al carcere, perchévenissero distribuite ai prigionieri.Compì molte altre azioni con le qua-

li aiutò tantissima gente, rischiandola sua vita.Grazie alla collaborazione con Calo-gero Marrone, dipendente dell’Uffi-cio Anagrafe di Varese, riuscì afalsificare molti documenti per faci-litare l’espatrio degli ebrei.La sua “impresa” si concluse il 30aprile 1944, quando venne scopertoe arrestato dai tedeschi. Per Varesefu una giornata molto triste.Nel carcere di San Vittore a Milano,dove fu anche torturato, conobbeMike Bongiorno, che scrisse unabreve biografia su di lui; ricorda ilDon come una persona eccezionale,che somministrava persino la Co-munione ai detenuti.Morì improvvisamente nel 1965,durante un pellegrinaggio nellaSvizzera Tedesca.

Subito dopo è intervenuto FrancoGiannantoni, uno storico varesi-no, che ci ha parlato della shoah.Riportiamo sinteticamente il conte-nuto del suo intervento.“Occorre ricordare che la Shoah fuanche italiana. Fummo totalmenteindifferenti, e l’indifferenza è unacolpa! Gli ebrei erano consideratiportatori di germi impuri e stermi-narli non era un problema… Privatidella loro italianità, si chiusero in lo-ro stessi. In migliaia tentarono di at-traversare il confine che portava inSvizzera. Moltissimi furono respinti. Una di queste fu Liliana Segre, al-l’epoca tredicenne, che tentò discappare con la sua famiglia versouna vita migliore, ma fu l’unica asopravvivere.Altri eroi della nostra comunità, che

tentarono di aiutare gli ebrei furono:Don Folli, Don Gaetano Coquio,Don Natale Motta e Don Enrico Pa-petti, a cui è dedicata la scuola ma-terna di San Fermo”.Successivamente è stata presenta-ta una video-intervista a SylvaSabbadini, una superstite dell’olo-causto. Ci siamo quasi commossi.Subito dopo la terza B, che ha rea-lizzato una mostra su don Rimoldi,ha posto alcune domande ai nostriesperti. Infine, dopo i saluti della Di-rigente Scolastica, ci siamo conge-dati con la certezza che “È possibileessere costruttori di pace.”È stata una mattinata ricca di testi-monianze umane e storiche. Nonsiamo stati, però, sempre in grado diseguire i discorsi lunghi e complessidegli esperti. Siamo soddisfatti, tut-tavia, di avere scoperto la storia diDon Rimoldi, di cui prima conosce-vamo ben poco. La testimonianza ri-mane indispensabile e necessaria.Servono occhi per ricordare, un cuo-re per comprendere, una bocca perscegliere e raccontare.“Siate più liberi, siate sempre più

capaci di decidere”.

L. Ambrosini - M. BernasconiM. Costantini - M. Di Giovanni

D. Guerrini - F. MilanaA. Pallaro - A. Rugin

16 La scuola della vita

LA REDAZIONE: Luca Ambrosini, Martina Bernasconi, Aurora Brognieri, Martina Caravello, Matteo Costanti-ni, Andrea Fera, Mattia Di Giovanni, Nicole Chica, Michela Filomeno, Lorenzo Gatt, Stefano Guarnotta, DanieleGuerrini, Annalisa Laise, Francesca Milana, Nicolò Pignataro, Davide Roncoroni, Giuseppe Tessitore, Daniele Zen

Nel primo quadrimestre hanno collaborato gli alunni Marco Guzzi e Giuseppe Mirante.

I Responsabili di questo Progetto sono la prof.ssa Rosamaria Caruso e il prof. Guglielmo Di Pasqua.

Stampa Tecnografica Varese s.r.l.

In ricordo di Don Franco RimoldiIn occasione del 50esimo anniversario della scomparsa di don Franco Rimoldi, Giovedì 30 aprile, l’Auditorium della nostra scuo-la era stracolmo di ragazzi che, a dispetto del pensiero comune, ascoltavano silenziosi, prendevano appunti senza arrendersi di fron-te al fiume di parole pronunciate dagli esperti che si sono dati appuntamento per commemorare la figura del grande sacerdote.

Annalisa Laise e Martina Bernasconi

A TUTTI I GENITORI DELL’ISTITUTO SCOLASTICO COMPRENSIVO VARESE1Ricordiamo che il sito www.icvarese1donrimoldi.gov.it si è evoluto ed è stato notevolmente arricchito nei contenuti,grazie alle continue e costanti sollecitazioni della nostra Dirigente Scolastica. Buona navigazione!

BOWLING

Lo scorso 15 aprile si è svolta la finale provinciale deltrofeo “BOWLING A SCUOLA”. Questa la classificafinale.SALVEMINI 1^ CLASSIFICATADON RIMOLDI 9^ CLASSIFICATA, RIGHI 10^CLASSIFICATA (da precisare che per i ragazzi della Ri-ghi è stata la prima esperienza in assoluto!)

La Salvemini si è così qualificata per la finale nazionaleche si è svolta a Milano lo scorso 13 maggio piazzando-si all’ottavo posto.I nostri ragazzi e le nostre ragazze sono stati tutti bravis-simi, ma vogliamo sottolineare la prestazione di AndreaLigato della classe 2^ C che ha totalizzato 215 punti. Èstato il migliore in assoluto tra tutti i 12.000 partecipan-ti alla manifestazione!!!

ATLETICA LEGGERALunedì 20 aprile si è svolta la fase distrettuale di atleticaleggera in cui si sono distinti i nostri giovani atleti.

SQUADRA FEMMINILE 3^ CLASSIFCATA

SQUADRA MASCHILE 4^ CLASSIFICATAEntrambe le squadre sono state ammesse alla finale pro-vinciale.Ottimi piazzamenti da parte di molti alunni. La casse 3^D della Salvemini è stata quella che ha visto la presenzadel maggior numero di atleti. In particolare si è distintoOmar Seck, vincitore del salto in lungo con la misura dim. 5.05, migliore risultato di tutta la provincia!!!.

Il 29 aprile, a Cairate, si sono svolte le semifinali. Le no-stre squadre si sono comportate molto bene (quarti i ma-schi, quinte le femmine) anche se non sono riuscite aqualificarsi per la finale regionale. Tuttavia abbiamo unnostro atleta che, con un’altra grande prestazione nel sal-to in lungo, (m 5.33) ha conquistato un posto per la fina-le regionale di Milano. Bravissimo Omar!!!!

BASKETMercoledì 6 maggio si è svolta la finale del basket 3+3a Busto Arsizio. La Scuola Salvemini ha vinto il torneo!Complimenti.

CALCIORicordiamo infine il TERZO POSTO ottenuto nella SE-MIFINALE DEL TORNEO DI CALCIO A 5 che si èsvolto lo scorso 18 marzo e che ha visto come squadravincitrice la scuola di Ponte Tresa.

Anche quest’anno i nostri atleti hanno davvero tenutoaltissimo l’onore della nostra scuola, raccogliendosuccessi in numerose discipline. Per questo crediamoche sia doveroso un ringraziamento particolare agliinsegnanti che hanno preparato così bene i ragazzi:i proff. Cantoreggi, Magro, Bufano, Lelii e la prof.ssaMandarà.

FORZA IC VARESE 1

LO SPORT A SCUOLAGentilissimi lettori, come è nostra consuetudine, vi aggiorniamo sulle manifestazioni sportive chehanno visto gli alunni del nostro Istituto Comprensivo protagonisti di “imprese” memorabili.

a tutti coloro che

hanno contribuito

alla realizzazione

di questo numero.

...perche’gli altrihannosempre diraccontare».