IOe Periodico d’informazione del Carcere di Ascoli Piceno CAINO - … · ostativo, contro la...

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Una rivoluzione chiamata colore Una rivoluzione chiamata colore Una rivoluzione chiamata colore IO e CAINO Concorso letterario Teseo: oltre centotrenta opere, tra racconti e poesie, arrivate dai detenuti delle carceri di tutta Italia. Ergastolo ostativo: Io e Caino apre una finestra sul carcere a vita con la collaborazione di Carmelo Musumeci. Fine anno scolastico: c’è una pagella anche per la direttrice. Ecco i voti e i giudizi dei detenuti. La Pet-Therapy sbarca al Marino: cuccioli di cane e coccole per comunicare e imparare a rispettare e insegnare le regole. a pag. 3 a pag. 6 a pag. 7 a pag. 10 Registro stampa del Tribunale di Ascoli Piceno - Registrazione N. 495 - Del 04/08/2011 Anno II . Numero 4 - Luglio 2013 - Trimestrale Periodico d’informazione del Carcere di Ascoli Piceno Conto alla rovescia per l’avvio dei lavori di “Coloriamo il carcere”. Bombolette cariche ed entusiasmo alle stelle per i vincitori del concorso che dal 30 luglio al 2 agosto verranno in istituto a rivoluzionare le pareti del corridoio e del cortile interno. Insieme a loro anche un video maker professionista che realizzerà un filmato sui lavori. (a pag. 4). In collaborazione con l’attore teatrale Ascanio Celestini, il nostro appello a firmare le tre proposte di legge su “Tortura, carcere e droga” (a pag. 4). Colletta del Libro: in arrivo nuovi volumi da “Lìbrati” e “Minimum fax” (a pag. 7).

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Una rivoluzione chiamata coloreUna rivoluzione chiamata coloreUna rivoluzione chiamata colore

IOeCAINO

Concorso letterario Teseo:oltre centotrenta opere,tra racconti e poesie,arrivate dai detenuti delle carceri di tutta Italia.

Ergastolo ostativo:Io e Caino apre una finestrasul carcere a vitacon la collaborazionedi Carmelo Musumeci.

Fine anno scolastico:c’è una pagellaanche per la direttrice.Ecco i voti e i giudizidei detenuti.

La Pet-Therapy sbarca al Marino:cuccioli di cane e coccoleper comunicaree imparare a rispettaree insegnare le regole.

a pag. 3 a pag. 6 a pag. 7 a pag. 10

Registro stampa del Tribunale di Ascoli Piceno - Registrazione N. 495 - Del 04/08/2011 Anno II . Numero 4 - Luglio 2013 - Trimestrale

Periodico d’informazione del Carcere di Ascoli Piceno

Conto alla rovescia per l’avvio dei lavori di “Coloriamo il carcere”. Bombolette cariche ed entusiasmo alle stelle per i vincitori del concorso che dal 30luglio al 2 agosto verranno in istituto a rivoluzionare le pareti del corridoio e del cortile interno. Insieme a loro anche un video maker professionista cherealizzerà un filmato sui lavori. (a pag. 4). In collaborazione con l’attore teatrale Ascanio Celestini, il nostro appello a firmare le tre proposte di leggesu “Tortura, carcere e droga” (a pag. 4). Colletta del Libro: in arrivo nuovi volumi da “Lìbrati” e “Minimum fax” (a pag. 7).

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È un angolino di cartagiallo quello che

spunta tra i tanti foglipubblicitari inseriti aforza nella cassetta dellaposta. Con quel tipo dibusta e con quel tipo dispedizione ormai scrivo-no solo i detenuti perchégli altri, la gente “comu-ne”, quando voglionodirti qualcosa lo fannocon le e-mail o con glisms. La lettera arriva daPadova e il mittente èCarmelo Musumeci, unodegli ergastolani piùconosciuti del Paese: duelauree, diversi encomi, unpercorso importante di rie-ducazione, da anni promotore diuna campagna contro l’ergastoloostativo, contro la “pena dimorte viva”, come la chiama lui.Tre libri all’attivo di cui l’ulti-mo, “Zanna blu”, con la prefa-zione di Margherita Hack, laSignora delle stelle, l’amatissi-ma astrofisica recentementescomparsa.Temporaneamente trasferito dalcarcere di Spoleto, Carmeloadesso si trova a Padova. Mi hascritto la prima volta un paio dimesi fa dopo aver sentito parlaredi “IO e CAINO” da un compa-gno che durante un trasferimen-to ad Ascoli ha lavorato nellanostra redazione. Non avevorisposto, sapendo che di lì apoco avrei partecipato alla gior-nata annuale di studi al carcere

Due Palazzi e che in quell’occa-sione ci saremmo incontrati.Dentro non avevo potuto portareniente. E così l’ultimo numerodel giornale glielo avevo spedi-to, al rientro.

“Ciao Teresa, ho avuto la copiadi “IO e CAINO”. Non so se imiei scritti possono andarebene alla tua linea editoriale, ioprovo a mandartene alcuni e intutti i casi puoi usare quelli chetrovi nel mio sito www.carmelo-musumeci.com.Mi dispiace che durante ilconvegno ci siamo appenaintravisti, avrei scambiatovolentieri due chiacchiere conte. Spero che avremo un’altraoccasione. Una stretta di manofra le sbarre.

Carmelo

Ciao Carmelo, prima di tutto tiringrazio per il tempo che ci staidedicando e per il materiale checi hai inviato. Sono sicura che cisaranno altre occasioni perincontrarci. La nostra linea edi-

toriale è aperta al mondodel carcere a 360 gradi. Laquestione dell’ergastoloostativo non riguardadirettamente la nostrasezione ma il Marino ospi-ta un penale con il 41 bis ela presenza degli “uominiombra” qui si avverte fisi-camente anche se non livedi, non li senti e devisparire di corsa dai corri-doi quando sta per passareuno di loro, diretto a collo-quio.Pubblicando il tuo primointervento (a pag. 6) apria-mo ufficialmente una“finestra” sull’ergastoloostativo e diamo il via alla

nostra collaborazione.Dopo la tua prima lettera ho pen-sato che forse non eravamoancora pronti ad aprire. E cheera meglio rinviare, approfondi-re prima. Anche perché ci sonoancora alcuni aspetti della vostrabattaglia sui quali a mio avvisoc’è da discutere. Poi ho decisoche è esattamente così: c’è moltoda approfondire. Ma ho anchepensato che non è un buon moti-vo per tirarsi indietro. Così hodeciso che voglio andare infondo anche a questo argomentoe che non c’è modo migliore chefarlo davanti e insieme ai nostrilettori, con la collaborazione ditutta la nostra squadra: scriven-done, discutendone, scontrando-si anche, se serve, con chi“uomo ombra” lo è davvero.Quindi Carmelo, benvenutonella nostra redazione e prepara-ti a informarci, a farci capire, arispondere alle nostre domande.Perché saranno tante e dirette.Come siamo abituati a fare, quial Marino.

Teresa

Una finestra sul mondodegli “uomini ombra”

RedazioneAbdulAntonioAntonio M.Antonino A.Armando UkaStefan BajanEdmirFrancesco M.GennaroGiacomo C.Giampiero M.Gianluca MigliaccioHammami FarisYoussef FtaitJetmir MarkuLamrachMoazSalvatoreSami S.Teresa ValianiVittorio MoleddaXhixha

Hanno collaboratodall’esterno:Carmelo MusumeciClaudio PizzingrilliChezia CarliniEnrico CosenzaFabiano Del PapaRaduSergio Valente

Direttore responsabile:Teresa Valiani

EditoreLucia Di Feliciantonio

Progetto grafico:Luisa Stipa

Impaginazione:Teresa Valiani

Periodico di informazionedel Carcere di Ascoli Piceno

Registro stampa delTribunaledi Ascoli PicenoRegistrazioneN. 495 - Del 04/08/2011 ANNO II - N. 4 - 2013

chiuso in tipografiail 12 luglio 2013

Redazione Casa CircondarialeMarino del Tronto,via dei Meli, 21863100 Ascoli [email protected]

Stampa: FastEditVia Gramsci 11Acquaviva Picena (AP) [email protected]

AAssccaanniioo CCeelleessttiinnii,, Attore teatrale, regista,scrittore e drammaturgo

CChhaalleett ddaa MMaarriioo,Grottammare

DDaanniieellee MMaarriiaanniiAssessore Comune di Grottammare

DDiinnoo PPeeppee,Sindaco di Torano Nuovo

GGiiaannccaarrlloo MMiinniiccuucccciiGiornalista ex vice direttorede Il Messaggero

GGiinnoo MMoorrrraa,fotografo

GGrraaffffiittiisshhoopp..iitt,Distributore italianodi Montana Colors

LLììbbrraattiiCasa editrice

RRiinnaasscciittaaLibreria Ascoli Piceno

MMiinniimmuummffaaxxCasa Editrice

PPaassqquuaalliinnoo PPiiuunnttiiVice Presidentedella Provinciadi Ascoli Piceno

PPiinnaa VVeennttuurraaUfficio stampaComune di Grottammare

SSaannddrroo RRoocccchheettttii,PresidenteRiserva Naturale SentinaSan Benedetto del Tronto

Un ringraziamento particolare a:

Marino allo specchio

Carmelo Musumeci

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Parte la collaborazione con Carmelo Musumeci, dal carcere di Padova

L’ed

itoria

le

LUCIA DI FELICIANTONIO*

L a voce dei profeti è luce ai nostri passi nelfaticoso, fantastico ed entusiasmante cam-

mino della vita. In questo tempo così arido divoci profetiche, quando qualcuna di esse si spe-gne il vuoto è incolmabile e ci sentiamo un po’più soli e smarriti.Provo ad alleviare il lutto della perdita dedi-cando loro un saluto.Arrivederci Cardinale Martini. A una personadi grande fede come Lei devo per forza dire arri-vederci. Non ha idea di quanto la Chiesa e i cre-denti avrebbero bisogno di ascoltare ancora ilSuo insegnamento di dottrina e vita. Non ha ideadi quanto i non credenti avrebbero altrettantodesiderio di ascoltarLa ancora.A proposito, è stato Lei a intercedere presso ilCapo per farci avere Papa Francesco?Arrivederci Margherita Hack. Ho avuto il piace-re di conoscerti personalmente; al tuo compagnodi una vita - mi hai raccontato che stavate insie-me da quando avevi 16 anni - ho detto che eradavvero fortunato ad avere una donna come te alsuo fianco, e lui mi ha risposto guardandoti conocchi adoranti “Ma non sai quanto è faticoso!”.Ci hai insegnato che siamo letteralmente polveredi stelle, quindi... arrivederci in giro per il firma-mento.Arrivederci Signora Rita Levi Montalcino. Hoavuto il piacere di conoscerLa, ma continuo adarLe del lei perchè la Sua cultura, classe e raf-finatezza mi incutono troppa riverenza. Lei e laSua collega scienziata Margherita Hack siete statii miei modelli di donna di riferimento nella vita.Ho regalato alle figlie dei miei amici il Suo libro“Elogio dell’imperfezione” perché sia per lorociò che è stato per me: mi ha fatto innamoraredella scienza e del metodo scientifico, mi hainsegnato quanto preziosa sia l’imperfezione, miha trasmesso la Sua passione per il lavoro e laricerca, la Sua sete di sapere.Arrivederci Franca Rame. Quante volte ti hovista a teatro. Che donna forte sei stata. Ho letto

che tanti anni fa, quando in un momento di crisidi coppia Dario Fo voleva lasciarti, tu tentasti ilsuicidio: è questo l’amore “duro come il sepol-cro, forte come la morte” di Quelet?Più forte della morte, penso mentre ti saluto.Ciao Don Gallo. A te, prete di strada, un ciao per-ché anche “arrivederci” sarebbe troppo formale.Hai dato voce a chi non ha voce, e lì non si badaalle formalità.Ti saluto dicendoti solo che anch’io, come te,ho cinque Vangeli: Marco, Luca, Matteo,Giovanni e Fabrizio, perché Fabrizio De Andrè èstato il mio secondo papà, oltre al mio papà bio-logico. Da adolescente, sono cresciuta con le suecanzoni che mi aprivano varchi e spazi e sentierie visioni ampie di orizzonti, di sentimenti, difede, del mondo.Grazie a tutti voi profeti del mio tempo, e misembra di capire che davvero la voce dei profetinon si spegne ma continuerà ad accompagnarcisempre nella meravigliosa avventura della vita.

*Direttore del carceredi Ascoli Piceno

I profetidel nostro tempo

Il Direttore del carcere,Lucia Di Feliciantonio

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VITTORIO MOLEDDA

M e ne sto assorto nei mieipensieri girando tra gli

scaffali della biblioteca a sistema-re i libri quando si presenta unsignore sulla sessantina. Capellibianchi, media altezza, indossa lacasacca di cotone ruvido che disolito lì, al “Santa Maria in Gradi”di Viterbo, indossano gli ergasto-lani. Con fare gentile mi chiede sepuò fare una partita a scacchi, hasaputo che me la cavo in quelgioco. Dopo un attimo di smarri-mento, lascio le mie cose e loinvito a prendere posto davantialla scacchiera.“Sai - mi dice - sono arrivato dauna decina di giorni e muoio dallavoglia di una partita a scacchi”.Dopo una quarantina di minuti mimette con le spalle al muro. Cisalutiamo, con la promessa di unarivincita il giorno dopo.Alle 14 si presenta puntuale.Mi racconta che viene dal bagnopenale di Porto Azzurro e che è inattesa della risposta alla domandadi grazia. Ha scontato 33 anni digalera e ha girato tutta l’Italia. Gli

chiedo delle altre carceri, ai suoitempi, e quando lui nomina l’iso-la di Santo Stefano gli dico che neho già sentito parlare di quell’in-ferno. Anni prima, nel carcere diLecce, me ne aveva parlato uncompagno di cella, un calabrese,che mi aveva anche mostrato unafoto in bianco e nero di quel car-cere, ormai ingiallita. Mi avevaraccontato anche che l’unico dete-nuto che riuscì a evadere era statoun mio compaesano, un certo

Benito Lucidi. “Sicuramente loavrai conosciuto - dico al mioavversario di scacchi - avevo giàsentito parlare di quel detenuto,aveva fatto un’evasione da ReginaCoeli a Roma, passando attraversole fogne insieme a un altro detenu-to, Deiana si chiamava, che morìper le esalazioni. Inoltre era stato ilsolo a evadere dalla Rocca diVolterra”.Parlo di quel signore come di ungrande amico, talmente mi sononote le sue gesta, ma non l’ho maiconosciuto. Lui mi guarda con stu-pore, quasi fossi io il più navigatodei due. Non so perché, ma miviene naturale proseguire il discor-so su quel Benito Lucidi. Forseperché sono convinto che lui loabbia conosciuto e che può confer-marmi tutto quello che ho sentitosui suoi trascorsi.Gli dico allora che mi hanno rac-contato che durante una sua eva-sione, aveva trovato rifugio alVerano, il cimitero di Roma, den-tro una tomba di famiglia, una diquelle monumentali. Che peròaveva dovuto abbandonare perchéqualcuno aveva fatto la spia, riu-

scendo comunque a fuggire primadell’arrivo delle guardie.Dopo l’ultima evasione dallaRocca di Volterra, lo avevanoripreso sulle montagne della Tolfa,una località vicina a Civitavecchia,dopo un conflitto a fuoco con icarabinieri.“Per me - dico al mio avversario -è stato un grande uomo e meritarispetto per tutte le sofferenze cheha patito”.Spero che lui dica “Sì, l’ho cono-sciuto” invece si limita a darmi ilsuo assenso allargando le braccia.Iniziamo la partita e dopo circaun’ora mi mette nuovamente conle spalle al muro. Potevo vincerlaquella partita, ma mi distraggotroppo a osservare i suoi tratti incui leggo solo sofferenza. I suoimodi sono gentili e il suo parlarecalmo fa pensare a uno di queinonni capitati in galera per un casodella vita.Mi da la mano per salutarmi e,stringendola, mi dice: “Scusami,mi sono reso conto che non misono ancora presentato”. Mi sorri-de e aggiunge sussurrando:“Benito Lucidi”.

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L’Italia latita. E io pagoL e carceri italiane scoppiano? E io pago. “Io” come cit-

tadino e come Stato italiano pagherò una maxi multa aiquasi 67 mila detenuti, per violazione dei diritti umani, se lasituazione delle nostre prigioni non verrà sistemata entro ilmaggio del 2014.Entro quella data scade l’ultimatum della Corte diStrasburgo all’Italia: bisogna garantire ad ogni persona rin-chiusa in cella uno spazio minimo, sufficientemente illumi-nato e pulito; bisogna inoltre assicurare, tramite le attivitàsociali all’interno del carcere, che il detenuto passi un buonnumero di ore fuori dalla cella. Cosa succede se, oltre aldecreto carceri emanato dal governo Letta, non si farà qual-che altro intervento che vada nella direzione di uno svuota-mento delle prigioni accompagnato da interventi di amplia-mento e ristrutturazione dell’edilizia carceraria? Con unasentenza dell’8 gennaio 2013, la Corte di Strasburgo ha con-dannato l’Italia a pagare 100.000 euro di risarcimento a 7detenuti che avevano fatto ricorso perché costretti a dormirein troppi in celle minuscole, nelle quali dovevano passarequasi 20 ore su 24 per mancanza di attività sociali nel carce-re. Centomila euro diviso sette detenuti fanno 14.285 euroche lo Stato italiano deve sborsare per ogni carcerato.Secondo i dati dell’amministrazione penitenziaria nelle 206carceri italiane ci sono 66.271 detenuti, a fronte di unacapienza di 45.568 posti. Moltiplicando la cifra del risarci-mento per i circa 20 mila detenuti in eccesso, otterresti unasomma che si avvicina ai 300 milioni di euro. Se invece loStato dovesse risarcire l’intera popolazione carceraria,dovrebbe sborsare quasi un miliardo di euro.E mentre la maxi multa incombe, “l’amnistia darebbe ungrande aiuto”, parola di ministro.

Fonte: www.blitzquotidiano.it

Premio Teseo: poesie e racconti dall’infernoOltre centotrenta le opere arrivate dalle carceri di tutta Italia

Vite al bivio - “Ho visto cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare”

U n ottimo scrittore, Paolo Volponi, insegnava,se mai questo verbo possa adattarsi a uno

spirito anarchico come il suo, seppure educatoall’ordine industriale, che scrivere (poesie, roman-zi, racconti) vuol dire fondamentalmente raccon-tare fatti e cose che avvengono nel mondo, ma – ein questo ma sta tutto il mistero del narrare – nonnel modo in cui quei medesimi fatti, quelle mede-sime cose sono avvenuti. È necessario deformare,delocalizzare fatti e cose attraverso lo sguardo o,meglio, la guardatura di colui il quale li racconta;e questo per la ragione che il mondo deve esseresottoposto a critica, deve essere scomposto perpoter essere davvero compreso. Lo scrittore ovve-ro il poeta compie questa difficile, complessamanovra di scomposizione, ma non bisogna cre-dere che, per ciò stesso, egli sia la persona più sag-gia, la persona migliore che esista; al contrario,Volponi avvertiva in questa identità, in questasovrapposizione una semplificazione, poichéspesso invece succede che il più grande poeta sial’individuo meno frequentabile che possa darsi. Sipotrebbero portare numerosi esempi. Questeinformazioni valgono a introdurre una riflessionea margine della prima edizione del Premio lettera-

rio Teseo, organizzato dalla Direzione della CasaCircondariale di Marino del Tronto, in collabora-zione con l’Assessorato ai Servizi Sociali dellaRegione Marche e del Comune di Ascoli Piceno econ la cooperativa Koinema, riservato alle detenu-te e ai detenuti delle Case Circondariali, diReclusione e Opg (ospedali psichiatrici giudizia-ri).I testi pervenuti, in forma poetica e prosastica,raccontano direttamente o indirettamente la vitacarceraria, descritta secondo visioni a volte assaiinteriorizzate; a leggerli tutti (circa centotrenta) siè tentati di trasfigurare ciascuno degli autori, dalmomento che tutti, in un modo o in un altro, simostrano capaci di autoanalisi, in grado di inter-pretare la propria condizione, gli apparati e idispositivi di giudizio che comminano la pena. Inverità, gli individui che abitano i carceri nondiventano migliori di quanti ne sono estranei nonappena si rivolgono a attività creative; in altreparole, occorre guardarsi dall’incorrere nell’erro-re che la forma racconto, il verso, la creatività,laddove praticati in una sorta di rielaborazioneideale della propria biografia, consegnino l’im-magine di donne e uomini detenuti già subitoemancipati dalla loro precedente condizione di

abbrutimento o di alterazione esistenziale. Ilsuperamento dell’immiserimento morale e intel-lettuale di un’esistenza spesso condotta nellaquasi totale o momentanea inconsapevolezzarichiede lunga dedizione e spesso si compie attra-verso percorsi incerti e ambigui. Dunque è essen-ziale avere una cognizione materiale, concretadella detenzione – se è insensato pensare il dete-nuto come un individuo votato irrimediabilmentealla disfatta, all’emarginazione, ugualmenteinsensato sarebbe farlo santo subito semplice-mente perché parla dall’inferno in cui la societàrelega gli ultimi, quanti sembrano indisponibili acondizioni e norme di vita comune. In verità, ilprivilegio, posto che di privilegio possa trattarsi,della detenzione è costituito dal fatto che essa è larappresentazione, il luogo della cattiva coscienzadella società civile, e però a chi vi è preso dentrooccorre riconoscere il vantaggio di essere almenotemporaneamente estraneo a questa cattivacoscienza. A ben vedere, i testi pervenuti per laprima edizione del Premio (di cui si pubblicheràun’antologia) dicono questa critica della cattivacoscienza, parlano di un mondo ri-guardato dauna condizione di estraneità, e proprio per questaragione essi risultano autentici, commoventi, dei

piccoli, gratuiti capolavori, sia che raccontino ilcarcere, sia che non lo raccontino, cioè anche osoprattutto quando la fantasia interviene a ri-figu-rare la triste contingenza.Le ragazze e i ragazzi delle scuole di AscoliPiceno che si sono resi disponibili a leggere iversi e i racconti del Premio Teseo hanno tuttitestimoniato questa messa fra parentesi delmondo a favore di una struttura formale, comuni-cativa intima e illuminante ad essi ignota, dunquesorprendente. Lo stesso Presidente della giuria, ilregista Giuseppe Piccioni, ha rilevato in essi unapotenza narrativa che si riscontra raramente neitesti di scrittori di professione; ugualmente hannoosservato gli altri due componenti della giuria, ilpoeta Eugenio De Signoribus e la scrittrice ChiaraValerio.Subito dopo l’estate, in settembre, si svolgerà lapremiazione dei primi cinque vincitori del Premio– quella sarà un’occasione per pubblicare questi ealtri argomenti in una prospettiva di confrontocon la società del fuori.

Claudio P.Laboratorio di scrittura

Casa Circondariale di Ascoli

Partita a scacchi col destino

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“7 metri per un detenuto, 6 per un maiale”

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B ombolette caricheed entusiasmo alle

stelle aspettando il 30luglio: data ufficiale della prima pen-nellata. Una squadra di 10 giovani arti-sti sfiderà il bianco delle pareti delnostro lungo corridoio per dare un voltonuovo ai muri che conducono agli spazicomuni. A capitanare il gruppo, SimoneGaliè, Giorgio Lambiase, EmanueleMassessi, Marta Alvear, Laura Galetti eAnnalisa Accicca, vincitori del concor-so indetto dalla Provincia di Ascoli conla collaborazione della casa circonda-riale e del nostro giornale. Dopo la

decorazione della sala colloqui, il pro-getto, lanciato dal Comandante PioMancini, finalmente vedrà la primamano di colore anche nel corridoio.Insieme ai giovani artisti, avrà acces-so al carcere anche un video makerprofessionista, Michele Martinelli,che realizzerà un video-documentariosull’evento.Grazie alla disponibilità dei ragazzi,“Coloriamo il carcere” esce dallaseconda porta per abbracciare anche legrandi pareti del cortile interno: murigrezzi di cui i giovani artisti si sonosubito innamorati, chiedendo di poter“assaltare” con le loro bombolette e coni loro pennelli anche quegli spazi.

Detto, fatto. L’idea è stata accolta conentusiasmo sia dalla direzione che dalcomando: si colorerà a oltranza, fino ache saranno terminate le scorte deicolori.Un ringraziamento speciale a“Graffitishop.it”, il distributore italianoufficiale della “Montana Colors”, chesta partecipando al progetto fornendo lebombolette spray a un prezzo scontato.Appuntamento al nostro prossimonumero, con uno speciale sui lavori e lefoto esclusive del “nuovo Marino”.

La redazione

L’attore teatrale Ascanio Celestini,recentemente ospite della nostraredazione, si schiera a sostegnodelle tre leggi di iniziativa popolaresulla tortura, le carceri e la drogacon uno spot lanciato sul sitowww.3leggi.it e sui profili facebooke twitter della campagna “Tre leggiper la giustizia e i diritti”.

N ei carceri italiani ci sono oltre65.000 detenuti in uno spazio

dove 44.000 starebbero stretti.Secondo le normative europee undetenuto dovrebbe avere a disposi-zione almeno 7 metri quadrati in unacella singola. Secondo le normativeeuropee un maiale per vivere decen-temente dovrebbe avere a disposizio-ne almeno 6 metri quadrati. Ci sonoalcune celle dove i detenuti non rie-scono a scendere tutti contempora-neamente dal letto, letti a castello altifino a 4 livelli, perché non c’entre-rebbero, all’interno di una cella nellaquale normalmente sono rinchiusiper 22 ore su 24.Nei nostri carceri oltre il 40 per centodei detenuti sono stranieri, personeche hanno commesso reati piccoli,piccolissimi o inesistenti. Reati chenon esistono in altri Paesi o che nonesistevano nel nostro Paese fino aqualche anno fa. In Paesi nei quali siconosce una forte immigrazione giàda molto prima che da noi, le percen-

tuali sono incredibilmente più basse.Dunque: o in Italia è in atto unamanovra repressiva nei confrontidegli stranieri, o siamo sfortunatiperché da noi vengono solo quellibrutti e cattivi.Nei nostri carceri oltre il 40 percento dei detenuti è in attesa di giu-dizio il che, tradotto in italiano,significa che ci sono detenuti chescontano una pena senza aver ricevu-to una condanna.Nei nostri carceri oltre il 30 per centodei detenuti è tossicodipendente.Cosa significa un tossicodipendentein carcere: un tossicodipendente incarcere se ha del denaro continuerà aprocurarsi della droga o psicofarma-

ci. Se non ha denaro, cerca di procu-rarselo. Oppure infila la testa in unsacchetto di plastica e sniffa dallabomboletta del gas spaccandosi i pol-moni.Chi frequenta le nostre galere sa cheil problema non è semplicemente ilsovrannumero.È per questi motivi che stiamo racco-gliendo le firme per tre proposte dilegge: l’introduzione del reato di tor-tura nel nostro codice penale, lamodifica della legge sulle droghe el’istituzione di un garante nazionaledei detenuti.Dateci una mano.

Ascanio Celestini

C on una sentenza all’inizio dell’annola Corte Europea dei Diritti Umani

ha condannato l’Italia per trattamentidisumani e degradanti, in relazione allostato delle carceri. L’Italia ha un anno ditempo per ripristinare le condizioni dellostato di diritto e l’osservanza dellaCostituzione. Il Presidente Napolitano hadefinito il sovraffollamento carcerariouna questione di “prepotente urgenza” edi recente ha rivolto l’ennesimo invitoperché siano approvate misure strutturaliper porre fine alle disumane condizionidelle carceri. Il sovraffollamento non èuna calamità naturale né un mostro invin-cibile: basta cambiare le leggi criminoge-ne alla radice del fenomeno, prima fratutte la legge sulla droga. Solo l’annoscorso sono entrate in prigione per viola-zione della normativa antidroga 28.000persone (fra consumatori e piccoli spac-ciatori), mentre sono oltre 15.000 i tossi-codipendenti ristretti su un totale di67.000: la metà dei detenuti ammassati e

stipati nelle patrie galere hanno a che farecon la legge sulle droghe. È urgente lacancellazione delle norme più deleterie e“affolla-carcere” della legge sulle droghe,al fine di evitare l’arresto agli accusati didetenzione di sostanze stupefacenti perfatti di “lieve entità” e per far uscire i tos-sicodipendenti e destinarli a programmialternativi. Occorre dare applicazione alleproposte del Consiglio Superiore dellaMagistratura, in particolare eliminando lenorme di tipo emergenziale, dagli auto-matismi sulla custodia cautelare allalegge Cirielli sulla recidiva, dal reato diclandestinità alle misure di sicurezza eprevedendo un meccanismo di messa allaprova, di misure alternative e di numerochiuso. Su queste linee sono state elabora-te tre proposte di legge di iniziativa popo-lare, sostenute da un vasto Cartello diorganizzazioni e associazioni impegnatesul terreno della giustizia, del carcere edelle droghe. Per conoscere le piazze e isiti in cui firmare per aderire:www.3leggi.it.

Campagna per tre leggi di civiltà:Tortura, Carcere, Droghe

Liberi di parlarne

L’appello dell’attore teatrale Ascanio Celestini su www.3leggi.it

I vincitori del concorso: da sinistra Simone Galiè, Giorgio Lambiase, Marta Alvear, Laura Galetti, Annalisa Accicca

Ascanio Celestini durante le riprese dello spot sulle 3Leggi

Gli artisti scaldano i motori in attesa del 30 luglioColoriamo il carcere: conto alla rovescia

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Carcere penale o giudiziario: cosa cambia

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Liberi di parlarne

Istituti allo specchio Detenuti allo specchio

Trattamento inumanoe degradante:entro un anno risolveree risarcireStrasburgo, 27 mag. - L’Italia dovrà tro-vare entro un anno una soluzione alsovraffollamento delle carceri. Un paneldi giudici della Corte Europea dei dirittidell’Uomo ha infatti respinto il ricorsoche era stato presentato dall’Italia con-tro una sentenza di Strasburgo che agennaio aveva condannato il sistemacarcerario del nostro Paese per il tratta-mento inumano e degradante di alcunidetenuti. La decisione dei giudici rendedefinitiva la sentenza di gennaio e signi-fica che l’Italia dovrà trovare una solu-zione al sovraffollamento carcerarioentro un anno nonché risarcire i detenu-ti che ne sono stati vittime.

Fonte: Adnkronos

Sovraffollamento:commissione ministerialepresieduta da Mauro PalmaIl ministro Anna Maria Cancellieri hanominato Mauro Palma a capo di unaCommissione sul sovraffollamentodegli istituti di pena italiani. Tra gli altri

15 componenti, Rita Bernardini eRoberto Rao. “Depenalizzazione, misu-re alternative, riorganizzazione degliistituti: su queste tre gambe deve muo-versi la "rivoluzione copernicana" delpianeta carcere” ha detto Mauro Palmache negli ultimi anni ha presieduto ilComitato Europeo per la prevenzione

della tortura e dei trattamenti inumani edegradanti che non ha mancato di bac-chettare la situazione delle celle italia-ne. “È una commissione, con funzionidi consulenza, su interventi relativi alsistema penitenziario. Il nostro compi-to? Consegnare entro il 30 novembreuna relazione al ministro sul sistema

carcerario: in pratica, una serie di con-sigli per rispettare le indicazioni dellaCorte europea dei diritti dell’uomo susovraffollamento e condizioni detenti-ve. L’Italia ce la può fare a mettersi inregola per fine maggio 2014, ma solo serenderemo sistema le buone praticheche già ci sono in alcuni penitenziaridel nostro Paese”.

Il giudice di Sorveglianzaal carcere:“Spostate subito quel detenuto”Arriva da Lecce un’ordinanza chepotrebbe creare un potenziale effettodomino sul sistema carcerario italiano

e che infligge un altro durocolpo all’emergenza “sovraf-follamento” delle nostre pri-gioni.L’ordinanza, del magistrato disorveglianza di Lecce MariaGustapane, è stata depositatail 20 giugno e dispone che undetenuto del carcere salentinodebba essere subito trasferitoin una cella “più adeguata allanormativa vigente”. Dalmarzo scorso il detenuto viveinsieme ad altre due personein uno spazio di 10,17 metriquadrati, un bagno da un

metro quadrato con impianto di aera-zione rotto, muffa ai lati delle finestre eun letto a castello che finisce a 50 cen-timetri dal soffitto. Una situazione chesecondo il giudice è di oggettivosovraffollamento.È la prima volta che un magistrato disorveglianza entra tanto in profondi-tà nell’organizzazione interna di unistituto chiedendo addirittura lo spo-stamento di un detenuto con un prov-vedimento che, secondo una recentesentenza della Corte Costituzionale,non può essere disatteso né dal Dap,né dal ministero dell’Interno.

SERGIO VALENTE

Io provengo da una casa di reclusione mapenso che ormai non esista più il vero

istituto “Penale”. Normalmente un Penaledovrebbe ospitare solo detenuti con con-danne definitive sufficientemente lungheda consentire tempi d’osservazione e parte-cipazione alle attività, ma purtroppo ogginon è così.Padova è considerato uno dei migliori car-ceri italiani, oggetto di desiderio di moltidetenuti sia per il suo regime interno libe-ro, con disponibilità di attività, che comeanticamera per le prime uscite.Ma nonostante questo anche qui ci sonodiversi problemi, tra questi l’attività lavo-rativa retribuita perché il lavoro non c’è pertutti. Il livello di vivibilità è sopportabile:si è in tre in cella e il regime aperto lenisceun po’ le conseguenze del sovraffollamen-to. Per fortuna, e mi ritengo fortunato perquesto, ho compagni con i quali convivopositivamente, non abbiamo screzi e c’è tranoi una sorta di armonia, anche se la vita inun Penale è monastica.Per contro, un Giudiziario, essendo unluogo di “presunti” innocenti, è disciplina-to in maniera diversa. Ovviamente le moti-vazioni sono molteplici perché la carcera-

zione preventiva innanzitutto non si saquanto può durare, quindi subentrano unaserie di difficoltà ad esempio in campo trat-tamentale: il trattamento ha finalità riedu-cativa ma diventa incompatibile con la pre-sunzione di innocenza. In pratica è difficileprogrammare delle attività.Su questo punto devo spezzare una lancia afavore della direzione del carcere di Ascoliperché, nonostante questo genere di diffi-coltà e l’effetto “porte girevoli”, riesce aprogrammare attività in circostanze nellequali altri direttori sceglierebbero di rinun-ciare. Inoltre l’Istituto offre ai detenuti chenon hanno mai usufruito di permessi pre-mio, di uscire per le giornate ecologiche.Non credo che nella Penisola siano moltigli istituti che concedono giornate così.Ad Ascoli ho trovato una serie di difficoltàrelative alla vivibilità perché provenendoda un Penale, quindi sempre con le portedelle celle aperte, ho fatto fatica ad abituar-mi a stare chiuso.A questo si aggiunge la convivenza forzatacon 6-7 persone in pochi metri quadrati.Dover accettare di convivere per 20 ore algiorno con altre sei persone è destabiliz-zante, i rapporti sgradevoli non si possonoevitare e le giornate si riempiono di intolle-ranza.

Dal resto d’Italia Approvato il decreto carceri: è polemicaD opo una serie di rinvii, il

Consiglio dei Ministri ha appro-vato il 27 giugno il decreto carceri.Le novità principali del documentosono due.Diminuire le entrate in carcere, modi-ficando il meccanismo della liberazio-ne anticipata e prevedendo che l’ese-cuzione della pena possa essere sospe-sa anche per il recidivo in attesa delladecisione sulla detenzione domiciliaredel magistrato di sorveglianza. Eaumentare le uscite dalle carceri, con-sentendo anche ai recidivi l’accessoalla detenzione domiciliare e ad altribenefici. Accesso fino ad ora negatodalla cosiddetta legge ex Cirielli.I commenti:“Norme condivisibili, ma non certosufficienti a contrastare il sovraffolla-

mento nelle carceri né tantomeno adare una risposta seria alla Corte diStrasburgo. Un risultato assai scarsoche è ammesso dallo stesso Ministrodella Giustizia, quando afferma che sitratta di un provvedimento “tampone”e che «saranno dai 3 ai 4 mila i dete-nuti che beneficeranno di tali disposi-zioni». Tradotto: una goccia nelmare”.

www.ilpost.it“Non si tratta di svuotare le carceri daicolpevoli, ma di operare perché essenon continuino a riempirsi. Ma ildecreto non è sufficiente. Il Governoaveva l’occasione per voltare paginama questa scelta doveva essere perse-guita con maggior determinazione”.

Fonte: Unione Camere Penali

D opo aver fatto diversi anni di carcere tirendi conto della differenza che c’è tra

una penale e un giudiziario. Nel carcere pena-le ci sono, o dovrebbero esserci, solo detenuticon condanne definitive, spesso molto lunghe.Per questo nel penale si respira un’aria miglio-re perché tutti, solitamente, si rispettano. Nonci sono liti, non c’è gente che urla tutto il gior-no: anche perché quando hai davanti a te 20anni di carcere pensi solo a far passare tuttoquel tempo nella maniera migliore possibile esenza prendere rapporti.Nel penale ho sempretrovato compagni di cella migliori, che pensa-vano a farsi in pace la propria galera e nondisturbavano o provocavano gli altri.Il giudiziario invece è un casino perché c’è ditutto. Gente appena entrata, gente che usciràtre giorni dopo, gente che non accetta ancora ilsuo stato e si ribella in ogni modo. Gente inno-cente che alla fine del processo non ancoraconcluso verrà assolta. C’è tutto questo nelgiudiziario e per questo i detenuti hanno moltarabbia che spesso non sanno o non voglionogestire. Allora scoppiano le liti, ci si provoca dicontinuo, e si finisce per arrivare alle mani e airapporti. E la pena si allunga ancora di più.Al penale si esce dopo anni e chi sa di dovertrascorrere in quel posto una buona parte della

sua vita, ci tiene alla pace e alla tranquillità,perché così la galera passa meglio. I detenutidel giudiziario non possono capire che uno conuna condanna pesante sulle spalle deve esserelasciato lontano dai casini. Uno con una con-danna grossa non pensa a litigare con l’assi-stente o a fare casini. Vuole solo essere lascia-to in pace a farsi la sua galera.Almeno io ho imparato questo e vorrei cheanche gli altri potessero capire che una perso-na con una condanna pesante non deve avererispetto perché è chissà chi e per il reato che hacommesso. Un uomo con una condanna pesan-te io penso che vada rispettato solo per i tantianni che dovrà passare dentro e basta. Per que-sto dico ai miei compagni di detenzione chenon ha senso fare guerre tra noi o fare male aqualcuno. Tutto quello che facciamo alla finelo paghiamo e non ha senso litigare o risponde-re agli assistenti per poi prendere rapporti eallungare la pena.Pensate prima di tutto a voi stessi, pensate chesarete i primi a soffrire per le conseguenze delvostro comportamento. Pensate a far scorrere iltempo il più velocemente possibile e nelmigliore dei modi, perché fuori ci attende unmondo bellissimo.

Radu

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I l 29 giugno si è spenta a TriesteMargherita Hack, una delle più

importanti astrofisiche italiane, laprima donna a dirigere un osservato-rio astronomico in Italia. Atea con-vinta, ha svolto un’importante operadi divulgazione dando un considere-vole contributo alla ricerca sugli astri.È celebre anche per il suo impegnopolitico. È stata Prima Firmataria del“Manifesto contro l’ergastolo”, lan-ciato dalla Fondazione Veronesi:sosteneva che “l’ergastolo è unaforma di tortura senza senso”.Noi vogliamo renderle omaggioricordandola così, come per tutta lasua vita, vicina alle stelle.

“Tutta la materia di cui siamofatti noi l’hanno costruita le stel-le, tutti gli elementi dall’idrogenoall’uranio sono stati fatti nellereazioni nucleari che avvengononelle supernove, cioè queste stellemolto più grosse del Sole che allafine della loro vita esplodono esparpagliano nello spazio il risul-tato di tutte le reazioni nucleariavvenute al loro interno. Per cuinoi siamo veramente figli dellestelle”.

Margherita Hack

CARMELO MUSUMECI

L a “Pena di morte viva”esclude completamente

ogni speranza di reinserimentosociale ed è peggio, più doloro-sa e più lunga della pena dimorte. Perché è una pena dimorte al rallentatore, che tiammazza lasciandoti vivo.Pochi sanno che in Italia ci sonogiovani ergastolani ostativi cheal momento dell’arresto eranoadolescenti, che invecchierannoe moriranno in carcere e chesolo in Italia esiste la pena del-l’ergastolo ostativo.Pochi sanno che in Italia i tipi diergastolo sono due: quello nor-male, che manca di umanità, mati lascia almeno una speranza equello ostativo che ti condannaa morte facendoti restare vivo,senza nessuna speranza se noncollabori con la giustizia. Separli esci, altrimenti resti den-tro. Come nel Medio Evo.Eppure la non collaborazionedovrebbe essere una scelta inti-ma, un diritto personalissimo einviolabile e non dovrebbeassolutamente portare conse-guenze penali (o di trattamento)così gravi e perenni.Eppure la non collaborazionedovrebbe essere una sceltamorale e non dovrebbe esserepunita con una conseguenzapenale così grande e smisurataper un ergastolano ostativo a talpunto che sembra che la noncollaborazione sia ancora piùgrave del reato commesso.La non collaborazione dovreb-

be essere rispettata perché è unavera e propria obiezione dicoscienza che nasce dalle pro-prie convinzioni ideologiche,morali, religiose o di protezionedei proprio familiari.Non dovrebbe essere la sceltacollaborativa l’indice di penti-mento o di pericolosità socialedi una persona perché la colla-

borazione è una scelta proces-suale, mentre il pentimento èuno stato interiore.E poi a chi servirebbe la colla-borazione, nel mio caso, dopo22 anni di carcere, quando tuttii miei coimputati hanno sconta-to la loro pena e solo io, unicocondannato all’ergastolo, sonoancora detenuto?

“Se non parli, muori in carcere”

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U n giorno, in carcere, un detenuto vicino al finepena mi ha detto: “Appena esco ti faccio un

regalo per tutto quello che fai per noi…”. Gli horisposto che non avrei accettato alcun regalo e chetutto quello che mi aspettavo da lui era di non rive-derlo più lì dentro. Ma lui insisteva e sorridendo miha detto: “Te lo faccio per forza, ti ricarico il cellu-lare con 300 euro così non puoi fare niente.Conosco un modo infallibile per avere le ricari-che…”. “Non ci provare – avevo risposto smetten-do di ridere – che poi mi tocca buttare la scheda ecambiare numero. Allora sì che ti vengo a cerca-re…”.Un nostro amico comune aveva assistito a tutta lascena ed era intervenuto: “Vedi come ragiona lei?Non da margini. Piuttosto butta la scheda. Perché lalegalità è una linea netta. O stai di qua o stai di là.Non puoi starci a cavallo. Pensaci bene, adesso cheesci”.Il nostro amico comune aveva centrato l’obiettivo:o stai di qua o stai di là. E io, Carmelo, quando parli di non collaborazione,non ho ancora capito bene dove inizia e dove fini-sce secondo te questa linea. Non ho capito a qualetipo di credo religioso, di convinzione ideologica e,soprattutto, di morale si rifà una persona che rifiu-ta di aiutare lo Stato a ricostruire la verità, conti-nuando, di fatto, a difendere un passato dal qualedice di essersi staccato completamente. Io nondubito che sia così perché i risultati che sei riuscitoa ottenere sono encomiabili.Il punto che mi trova d’accordo è la protezione deifamiliari, ma sul resto secondo me c’è ancora dadiscutere.È facile parlare dello Stato come del pericolo pub-blico numero uno. Ma lo Stato Carmelo siamo noi,ognuno di noi ha il diritto-dovere di costruire il suopezzettino di puzzle. E difenderlo anche.

Difenderlo, secondo me, significa anche aiutare glialtri pezzettini di puzzle a capire che diavolo è suc-cesso nei periodi più bui della storia della nostraRepubblica. Perché è stato versato tanto sangue e,soprattutto, chi c’era davvero dietro. Per i morti chenon hanno ancora avuto giustizia e per i vivi chequelle morti le sconteranno per il resto della vita.“Per noi e per mio figlio - ha raccontato recente-mente in un convegno il padre di un ragazzo ucci-so per sbaglio in un agguato mafioso – non ci sonopermessi premio, né sconti. Il nostro dolore sì cheè per sempre”. Nonostante questo, quel signorequel giorno era su un palco a sensibilizzare sul pro-blema “carceri” ed era entrato in un gruppo di con-fronto tra vittime e detenuti di alta sicurezza. Luiera lì “perché non succeda ancora” ma non si aspet-tava solo di sentirsi dire “non lo faccio più”. QuelloCarmelo è il minimo che ognuno di noi si aspettadopo una vita di carcere.La collaborazione, per me, è molto di più: è cerca-re la verità insieme agli altri pezzettini di puzzle, èscavalcare a piè pari la barricata e decidere unavolta per tutte da che parte stare.Far morire la gente di carcere perché non parla, ètutta un’altra storia. Ma di questo avremo modo diparlare nei prossimi numeri.Un’ultima considerazione, riprendendo un tuo pen-siero: “Eppure la non collaborazione dovrebbeessere una scelta morale e non dovrebbe esserepunita con una conseguenza penale così grande esmisurata per un ergastolano ostativo a tal puntoche sembra che la non collaborazione sia ancorapiù grave del reato commesso”. Niente è più graveche uccidere, ma tenere nascosta la verità su unomicidio equivale a uccidere due volte la stessapersona. Mi avevi chiesto di farti domande. Credodi averlo fatto. Aspettiamo le tue risposte.

Teresa Valiani

La legalità è una linea netta

“Siamo tutti fatti di stelle”Il nostro saluto a Margherita HackN ell’ambito della riforma del diritto

penale in vigore nello Stato Città delVaticano, l’11 luglio Papa Francesco hadeciso di abolire, con Motu Proprio, la penadell’ergastolo, sostituendola con la penadella reclusione da 30 a 35 anni. Tra le altredecisioni stabilite dal Pontefice, anche l’in-troduzione del delitto di tortura e la defini-zione di molti reati nei confronti dei mino-ri. Tra questi ultimi, Papa Francesco hainserito la vendita, la prostituzione e la vio-lenza sessuale a danno di minori, ma anchela pedopornografia e la detenzione di mate-riale pedopornografico.Ergastolo, ecco la situazione nel resto delmondo.In alcuni paesi come Norvegia, Portogallo,Spagna, l’ergastolo è stato eliminato.Islanda, mai avuto ergastolani. In altri paesil’ergastolano può uscire: Irlanda dopo 7

anni, Olanda dopo 14 anni, Norvegia dopo12 anni, Svezia dopo la commutazionedella pena, Svizzera dopo 15 anni, RegnoUnito varie possibilità, USA liberazionesulla parola dopo 10 anni, Austria dopo 15anni, Belgio dopo 10/14 anni, Cipro dopo10 anni, Danimarca dopo 10/12 anni,Francia e Germani dopo 15 anni, Greciadopo 20 anni. In Italia, dopo 25 e mai.Ergastolo ostativo: è una pena senza fineche nega ogni misura alternativa al carceree ogni beneficio penitenziario a chi è statocondannato per reati associativi. Nasce nel1992 come risposta dello Stato al periodostragista iniziato con gli attentati di Capacie Via d’Amelio che avevano visto la mortedi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.Ostativo vuol dire che è negato ogni bene-ficio, a meno che non si collabori con lagiustizia.

Il Papa abolisce l’ergastolo

Cattivi e colpevoli per sempre

S ono Carmelo Musumeci,in carcere ininterrotta-

mente da 22 anni. Solo dueanni fa mi è stato concesso unpermesso di necessità di undi-ci ore per andare a laurearmida uomo libero (raccontatonel libro “Undici ore d’amoredi un uomo ombra” GabrielliEditori, prefazione BarbaraAlberti ndr).Sono entrato in carcere con laquinta elementare, ho conse-

guito la terza media, mi sonodiplomato, mi sono laureatoin Scienze Giuridiche da auto-didatta e due anni fa ho con-seguito la qualifica accademi-ca di Dottore Magistrale.Quest’anno mi sono iscrittoalla Facoltà di Filosofiadell’Università di Padova.Sono un condannato alla“Pena di Morte Viva”, così gliuomini ombra chiamano lapena dell’ergastolo ostativo.

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A nche quest’anno continua,qui al Marino, l’esperi-

mento dell’orto e io, che attual-mente sono inserito nel pro-gramma, voglio approfittare delnostro giornale per fare un plau-so alla direttrice, Lucia DiFeliciantonio (nella foto duran-te la consegna dei diplomi).Non sono mai stato generoso neldispensare voti. Il pessimismoproprio dei detenuti, unito allamia personale diffidenza versotutto e tutti, mi hanno semprecondizionato nei giudizi facen-domi vedere tutto nero. Lei però,con la sua dinamicità nella con-duzione di questo istituto, mi stafacendo ricredere e credo che ilmio sia il sentimento dell’interapopolazione del Marino. L’ortosi sta rivelando un’attività ambi-ta per il senso di libertà cheinfonde, ma soprattutto perché tida la sensazione di utilità e diordine. La consapevolezza chesei l’artefice della nascita anchedi un solo frutto del seminato, tiinfonde la voglia di andare avan-ti e migliorare le tue capacità. Per questo grazie direttrice egrazie anche ai volontari dellaPapa Giovanni, meritate un:

10Anche se oberata di lavoro rie-sce a trascorrere molto tempo adiretto contatto con noi detenutie questo è qualcosa che fino aoggi si vedeva solo nei film in

cui l’istituzione doveva apparireumana. Lei, a differenza di moltidirettori uomini, non gira maicon il codazzo di protettori, maappare e scompare tra noi con lasemplicità dell’umiltà e questoci fa sentire quasi protetti.Quindi anche in questa materiamerita un:

10 e lodeSenza dubbio non ne è statainformata, ma qui al Marinosono tornate le zanzare. È veroche un mese fa è stata fatta ladisinfestazione, ma nei giorniscorsi è piovuto molto e allorasiamo daccapo. Abbiamo fatto ladomandina per l’acquisto deiprodotti atti a combattere ilfenomeno (protettivi e insettici-di) ma a tutt’oggi non ci è stata

data risposta. Per questo motivoil mio voto in materia si riduce a:

6+A beneficio del dubbio che nonle abbiano rappresentato il pro-blema a dovere.Quest’anno, con l’umanità pro-pria di chi svolge un lavoro por-tando avanti una missione, ci hapermesso di organizzare le festecon la partecipazione delle fami-glie a Natale e a Pasqua. Questoci ha dato la possibilità di instau-rare un rapporto colloquiale coni nostri cari che, per ore, hannovissuto il carcere non più comeun carcere ma come un luogo incui scambiarsi affetto. Per que-sto le rinnovo un:

10 e lodeAlcuni nostri compagni stanno

par tec ipandoalle giornatee c o l o g i c h e ,una iniziativavoluta dalC o m a n d a n t edella PoliziaPenitenziaria,Pio Mancini, eappoggiata for-temente da lei.Sentendoli rac-contare l’even-to, al rientro,abbiamo appre-so che lavostra presen-za è costante enon per con-trollarli, ma peravere l’occasio-ne di stare conloro e infondereloro fiducia.Questo signifi-ca che il vostrooperato e lavostra presenzafaranno natural-mente crescereil progetto.A entrambi un:

10 e lodeAbbiamo appreso dagli organi distampa della sua partecipazioneal dibattito sulle problematichelegate ad una maggiore aperturadel carcere alla società e anchein questo lei ha superato la mag-gior parte dei suoi colleghi della

penisola. E anche per questomerita un:

10 e lodeA volte, pensando a tutte le ini-ziative elencate, ma soprattutto aquelle che per ragione di spazionon ho citato, non ultimo tutti icorsi proposti qui al Marino, mi

viene il dubbio che lei ci ingan-na, mettendo in campo dellesosia. Altrimenti la sua vitalitànon trova giustificazioni.Grazie signora direttrice, speria-mo di non deluderla.

Hammami Farise Vittorio Moledda

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Liberi di parlarne

P rosegue con successo la “Collettadel Libro” avviata tre mesi fa

dalla nostra redazione e rivolta allecase editrici italiane: una iniziativatesa ad arricchire la biblioteca delcarcere con nuovi titoli e classici chepossano invitare alla lettura i nostricompagni.L’ultima adesione, in ordine di tempo,è arrivata dalle case editrici “Lìbrati”e “Minimum fax”.

“Lìbrati”, nella doppia accezione di libertà di espressione(“librarsi nell’aria”) e di invito a “mettersi sui libri”, è il nomedella casa editrice di Rinascita di Ascoli Piceno. Il suo catalo-go conta più di novanta titoli e spazia nei diversi campi della

letteratura: dai romanzi alla poesia, dai manuali sportivi aisaggi, passando anche per la fotografia, la storia, il fumetto.Lìbrati è anche la casa editrice di una delle più importanti pub-blicazioni di poesia in Italia: Smerilliana. E, tra l’altro, ha pub-blicato “Il supercarcere di Ascoli Piceno”, il volume di IsmaelaEvangelista e Davide Castelletti che racconta l’istituto ascola-no. “Minimum fax” invece è una casa editrice romana nata ufficial-mente nel 1993. I due fondatori, Marco Cassini e Daniele diGennaro, organizzavano corsi di scrittura presso l’associazioneculturale Essere o non essere di Trastevere e da lì decisero difondare una loro rivista, e di diffonderla via fax agli abbonati.Tra le diverse rubriche, era previsto uno spazio allestito a labo-ratorio di scrittura a puntate, a cui hanno partecipato autoricome Dacia Maraini, Maria Luisa Spaziani, Dino Verde eStanislao Nievo. La rivista suscitò la curiosità di tanti intellet-

tuali, tra cui Raffaele La Capria, Sandro Veronesi, Filippo LaPorta, Gino Castaldo, Goffredo Fofi, regalando a minimum faxla notorietà necessaria a fare il gran salto, ovvero passare dallarivista alla casa editrice.La redazione di Io e Caino ringrazia le due case editrici per ladisponibilità e la generosità dimostrate. Siamo sicuri che i lorolibri ci terranno compagnia e saranno ottimi compagni di viag-gio, in attesa di riconquistare la nostra libertà.

La redazione

C ome ero non è importante, quelloche conta è chi sono diventato. Sono

entrato a far parte del popolo carcerariotre anni fa. Ero un ragazzo problematico,ogni cosa che gli altri facevano a me nonandava bene e così litigavo con chi si met-teva contro di me. Poi da un giorno all’al-tro mi sono ritrovato con una condanna a16 anni. E ora che gli anni scontati sonodiventati quasi tre, penso di essere cam-biato. Sento di essere cambiato nel pro-fondo e soffro per l’errore che ho com-messo.“Il più grande esploratore non fa viaggipiù lunghi di chi scende in fondo al pro-prio cuore” - ho letto in un libro, ed è laverità. Ma ora la cosa che più conta è chenon sono più quel ragazzo che facevapaura alle persone. Ora ho capito il verovalore della vita, una cosa che quando erofuori non sapevo ma nella disgrazia, permodo di dire perché io il carcere me lo

sono proprio cercato, ho capito tante cose.Qui ho imparato tante cose: ho imparato aleggere e, cosa ancora più importante, hoimparato a scrivere e così mia madreadesso può essere orgogliosa di me.Perché ho imparato a dirle tramite letteraquanto la amo. Ma la cosa più bella chemi è capitata ultimamente è che ho avutoil coraggio di farmi avanti, di studiare e inquesti giorni ho preso pure la licenza discuola media. Nella mia vita non avreimai pensato di poter finire qualunque tipodi scuola, ma ora questa cosa è una realtà.Ora sono più istruito e più consapevoledelle mie capacità e tutto questo è statopossibile anche grazie alle mie maestre eai dirigenti del carcere che mi hannoappoggiato e hanno creduto in me. Ancheper questo ho studiato: perché ho volutoricambiare la fiducia che mi hanno dato.

Mai più come prima.Armando Uka

Colletta del Libro: nuovi volumida Lìbrati e Minimum fax

I banchi che ti cambiano la vitaArmando conquista il diploma

“Fine anno” anche per la Direttrice:ecco la pagella con i voti dei detenuti

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L’evento promossodal sindaco Dino Pepe

GIANLUCA MIGLIACCIO

I l 4 maggio scorso, dopo aver partecipatoalla giornata ecologica alla Sentina di

Porto d’Ascoli, insieme a Youssef, alla diret-trice Lucia Di Feliciantonio e a TeresaValiani siamo andati a Torano Nuovo per unconvegno dal titolo “La comunità incontra ilcarcere”.Il sindaco, Dino Pepe, aveva organizzatol’evento d’intesa con la direzione della CasaCircondariale e ci aveva invitato a intervenirecome relatori. Quando siamo arrivati all’in-terno della sala c’erano già molte persone equello che più mi ha colpito è stata la presen-za di un gruppo di ragazzini: giovanissimi chenel corso del convegno hanno seguito conmolta attenzione quello che dicevamo e allafine sono intervenuti con diverse domande.Quando il sindaco ce li ha presentati, abbiamoscoperto che erano i rappresentanti del consi-glio comunale dei piccoli e tra loro c’eraanche il primo cittadino.Penso sia stata una bella idea, quella del sin-daco Pepe di invitare le nuove generazioni espero che le nostre testimonianze possanoaver fatto loro comprendere che la strada del-l’illegalità è senza uscita.

Anche gli adulti hanno seguito l’incontro conmolta attenzione e ci hanno posto moltedomande sulle condizioni in cui viviamo incarcere. Abbiamo parlato del sovraffollamen-to, dell’importanza della rieducazione e diquanto ognuno di noi debba lavorare per sen-sibilizzare le persone e aiutarle a superare ipregiudizi. L’incontro mi ha dato una volta dipiù la certezza che non tutta la società civile èindifferente alle nostre condizioni di vita eche è importantissimo fare lavoro di informa-zione per sconfiggere i tanti luoghi comuniche si hanno nei confronti dei detenuti, consi-derati per lo più rifiuti della società. Ma,come ho sottolineato anche nell’incontro, seperfino i rifiuti domestici vengono riciclati,tanto più potremmo essere rigenerati noi den-tro un sistema accogliente.

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L’ora d’aria

ENRICO COSENZA*

L a 4° Edizione del Festival letterario“Piceno d’Autore” ha visto la parteci-

pazione del carcere di Marino per la presen-tazione del libro “Il Mosaico dei Ricordi”,scritto e illustrato dai detenuti con il coordi-namento dei volontari della Papa GiovanniXXIII.Per “Il Mosaico dei ricordi” è la terza uscita,dopo le presentazioni avvenute il 18 dicem-bre in carcere e il 3 febbraio presso la libre-ria Rinascita di Ascoli: incontri che hannosempre visto una forte partecipazione dipubblico.Nei giorni 29 e 30 giugno 2013, accompa-gnati da un gruppo di volontari, GianlucaMigliaccio e Josef Ftait (nella foto) sonoandati in trasferta a San Benedetto delTronto per partecipare a “Autori piceni aL’Antico e Le Palme”, rassegna letteraria

che vede da alcuni anni la presenza di libri edei relativi autori e autrici del territorio pice-no. Per i ragazzi è stata l’occasione per vive-re una nuova esperienza che ha permesso

loro di conoscere autori già affermati con iquali hanno potuto stabilire un profondocontatto che nei prossimi mesi ci consentiràdi incontrarsi di nuovo, oltre che di trascor-rere un paio di pomeriggi in libertà all’om-bra delle palme di un viale tra i più belli delnostro Paese. Tutti gli autori e le autrici pre-senti hanno voluto donare alla biblioteca delnostro Carcere una copia del loro libro, condedica.I volontari della Papa Giovanni, che hannoaffiancato e seguito i ragazzi nelle due gior-nate, ringraziano la direttrice Lucia DiFeliciantonio per questa ulteriore opportuni-tà, l’organizzazione del Festival nelle perso-ne di Cinzia Carboni e Mimmo Minuto, etutti gli autori e le autrici per l’accoglienzache ci hanno offerto e per tutti i bei ricordiche questa giornata ha lasciato in tutti noi.

*Volontario Papa Giovanni XXIII

Istantaneedalla marciadella Pace

Si è svolta il 5 maggio ad Ascoli Piceno la prima passeggia-ta-pellegrinaggio “Oltre le sbarre” che è partita dai cancel-li del Marino e si è conclusa nella Cattedrale dove i volon-tari hanno portato in dono ortaggi e creazioni artigianaliprodotti all’interno del carcere. L’evento, che ha chiamatoa raccolta anche operatori della Casa Circondariale, èstato organizzato dall’associazione Papa Giovanni XXIIIper sensibilizzare la città sui problemi della detenzione.Insieme ai volontari hanno sfilato anche la direttrice del-l’istituto, Lucia Di Feliciantonio e diversi rappresentantidel corpo di polizia penitenziaria e dell’area educativa.

“Il mosaico dei ricordi” a “Piceno d’autore”

Dal consiglio comunale dei ragazziTORANO NUOVO - Nel pomeriggio disabato 4 maggio noi ragazzi della scuolasecondaria di primo grado di Torano Nuovoabbiamo vissuto un’esperienza davvero spe-ciale: l’amministrazione comunale, infatti,ci ha offerto la possibilità di incontrare alcu-ni detenuti del carcere di Ascoli Piceno.Attraverso le parole della direttrice dellastruttura abbiamo avuto modo di conoscereuna realtà (per fortuna) a noi estranea: igno-ravamo tanti aspetti del mondo carcerario.

Il momento più interessante, però, è statosicuramente quello in cui abbiamo potutorivolgere delle domande ai detenuti presenti.Le loro risposte e i racconti sulla vita dietrole sbarre hanno lasciato nelle nostri menti enei nostri cuori un segno indelebile.Sicuramente quest’esperienza è da ritenersiutile perché ci ha aiutato a crescere e a com-prendere quanto sia triste l’esistenza di chivive recluso e quanta importanza abbia, perogni essere umano, la libertà.

Torano Nuovo incontra il carcere

Il gruppo di volontari del Marino insieme alla direttrice, all’arrivo in Piazza Arringo

Youssef Ftait e Silvia, una volontaria della Papa Giovanni XXIII, all’ingresso del Duomo

Youssef Ftait consegna una copia del “Mosaico dei Ricordi”

Lucia Di Feliciantonio, il sindaco del consiglio dei piccoli e Dino Pepe

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Nereto:Assessori taglianole erbacce insiemeai detenutidel carceredi Ascoli Piceno

Idetenuti del carcere di Marino delTronto hanno ripulito alcuni spazi

verdi pubblici di Nereto. A loro sisono aggiunti il vice sindaco Laurenzie i due assessori Baldini e Tonelli, chehanno tagliato le erbacce che assedia-vano la storica Fonte Vecchia. Lapioggia non frena la buona volontà deidetenuti del carcere di Ascoli che, in

occasione della giornata ecologica, hanno ripulito glispazi verdi di Nereto. Con la novità che ad indossaregli abiti da giardinieri, dismettendo quelli di politici,con loro c’erano anche tre assessori comunali, ai qualiè spettato il compito di tirare a lustro la storica FonteVecchia. Così, il vice sindaco Daniele Laurenzi e gliassessori Patrizio Baldini e Mariagrazia Tonelli hannovoluto manifestare senso civico. “Siamo consapevoliche in questa fase di enormi difficoltà per cittadini, maanche per gli enti locali, a volte dare l’esempio serve afar riflettere e a impegnarsi tutti nel proprio ambito,lasciando ad altri critiche e parole”, ha dichiaratoLaurenzi, “la manutenzione nel nostro comune è criti-ca, va riconosciuto comunque impegno costante ainostri pochi operai che quotidianamente vivono questedifficoltà. Un grazie va al direttore dell’istituto di pena,al comandante della polizia penitenziaria e ai detenuti,che a fine giornata ci hanno aiutato a completate l’ope-ra di bonifica della vecchia fonte, monumento alla sto-ria della nostra Nereto”. Sono state ripulite anche alcu-ne vie del centro e raccolti diversi sacchi di spazzatura.Nereto non è la prima volta che ospita i detenuti delcarcere ascolano che hanno mostrato spirito di collabo-razione nel fare un importante servizio alla collettività.La loro riabilitazione passa anche attraverso attivitàsocialmente utili.

Fonte: Il Centro

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L’ora d’aria

S i è conclusa con una grande meren-da organizzata all’ultimo momento

sulla spiaggia della Sentina, la terzagiornata ecologica ospitata dallaRiserva Naturale. Detenuti, volontari,operatori e agenti di polizia penitenzia-ria, si sono concessi così un momento dipausa dopo il lavoro di pulizia svoltonelle ore precedenti.In mattinata i ragazzi del Marino hannopulito dalle erbacce e dai rifiuti il pas-saggio che costeggia il torrente, lato sude lato nord, per poi concetrarsi sul lungotratto di arenile che conduce fino allafoce del Tronto. Barattoli di latta e diplastica, cartacce, mozziconi di siga-retta e grossi tronchi portati in spiaggiadalle ultime mareggiate, sono finiti neigrandi sacchi neri consegnati agli ope-ratori della Riserva.Terminata la pulizia dell’arenile, ilgruppo ha raggiunto il ristorante per lapausa pranzo. Nel primo pomeriggio, dinuovo tutti al lavoro, questa volta con ildecespugliatore, impegnati a sfoltire larigogliosa vegetazione della RiservaNaturale per dare spazio e respiro alleessenze arborre tipiche della zona.Guanti, cappello e una tuta al seguitoper ostacolare l’assalto delle zanzare.L’appuntamento è per la quarta e ultimagiornata dell’anno, con una iniziativache riesce a crescere in ogni appunta-mento.Un ringraziamento particolare al presi-dente della Riserva, Sandro Rocchetti,alla direttrice Lucia Di Feliciantonio,che è sempre presente alle nostre gior-nate, e al comandante Pio Mancini cheper primo ha lanciato l’idea delle eco-day.

Sconfiniamo 2013:l’eco-day del Marinochiude gli eventiper la Giornatadel Rifugiato

Si è conclusa con la giornata ecologica promossa incollaborazione con la Casa Circondariale di Ascoli

Piceno, l’edizione 2013 di “Sconfiniamo”: una manife-stazione ideata nel 2010 dalla Consulta per la fratellanzatra i popoli del Comune di Grottammare che, negli anni,ha promosso vari eventi volti a guidare il pubblico in unpercorso di conoscenza e di riflessione sul tema del dirit-to di asilo e dell’accoglienza dei rifugiati nelle comunitàlocali.

Il programma della ricorrenza è organizzato dalGUS onlus, in collaborazione con l’assessorato alDialogo per la Pace.“Sconfiniamo” nasce traendo spunto dalla realtàdel Comune di Grottammare, che dall’anno 2007aderisce al programma ministeriale SPRAR -Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifu-

giati - e attraverso l’operato del GUS ong di Macerata,ospita persone costrette a lasciare il proprio Paese perchévittime di persecuzioni, le assiste e le guida nel difficilepercorso di inserimento nelle comunità.L’edizione 2013 si è chiusa venerdì 21 giugno con laGiornata ecologica a cura della Casa circondariale diAscoli Piceno, che per il secondo anno consecutivo rac-coglie testimonianze anche dal punto di vista delle buonepratiche di inclusione sociale.Una squadra di cinque detenuti, accompagnati dagliagenti di polizia penitenziaria e dalla direttrice del carce-re, Lucia Di Feliciantonio, ha iniziato la giornata pulen-do la pineta Ricciotti dai rifiuti e dalle erbacce. Dopo lapausa pranzo offerta dalla Chalet Da Mario, i ragazzi delMarino hanno proseguito l’eco day sul litorale, sotto gliocchi incuriositi di turisti e residenti. Nella foto l’ex sin-daco Luigi Merli durante l’eco-day.

Fonte: Ufficio StampaComune di Grottammare

Le giornate ecologiche della Riserva NaturaleScatti e ricordi dalla terza eco-day alla Sentina

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L ’esperienza con la PetTherapy mi ha insegnato che

anche noi uomini possiamo tenerea bada la bestia che è in noi, piùdei nostri amici a 4 zampe: quelseme o quel sentimento, come lovogliamo chiamare, che crescecon odio, rabbia e rancore, nondovrebbe mai essere coltivato.Per tre settimane qui al Marinoabbiamo seguito un corso di PetTherapy con lezioni quotidiane didue ore per ogni turno ed è stataun’esperienza molto positiva.La Pet Therapy racchiude tutte leattività terapeutiche e assistenzialiche prevedono l’impiego di cuc-cioli di animali per promuovere lasalute e il benessere degli uomini.I soggetti che possono trarre bene-ficio da questa terapia sono diver-si: bambini, anziani, disabili, dete-nuti.La prima compagna a venirci atrovare è stata Lola, una cagnettadi piccola taglia e con un po’ dianni sulle spalle che ha subitoconquistato tutti.Dietro agli occhietti languidi e allarichieste di coccole e attenzionidel cagnolino, ho sentito quantosiano meravigliosi gli amici a 4zampe.Mentre eravamo con lei, per unattimo il mondo mi è apparso alcontrario: non più gli uomini cheeducano gli animali, ma i cani che

insegnano a noi cosa sono la leal-tà, la fedeltà, l’amore e l’affetto. Èincredibile, ma loro sono moltopiù bravi di noi a esternare i senti-menti tanto che nel tempo da ani-mali predatori si sono trasformatiin animali da compagnia, capaciperfino di sostituire in parte la per-dita di una persona cara.Non ultimo, sono impegnati dal-l’uomo proprio nella Pet Therapy,che, come dice la parola stessa, èun vero e proprio percorso chesostituisce medicinali e altriapprocci medici per arrivare a

curare le persone con l’affetto, lalealtà e la simpatia.Per alcuni lunghi minuti, Lola eVioletta, l’altro cane portato incarcere dalle insegnanti, mi hanno

fatto tornare l’entusiasmo e il sor-riso che alla lunga la vita detentivariduce a zero. Amo molto gli ani-mali e non dimenticherò mai Lolae Violetta che con i loro giochi, illoro affetto e la loro intelligenza

mi hanno regalato una memorianuova fatta di bellissime sensazio-ni e un cuore gonfio che mi faviaggiare serenamente.

Salvatore

Ricomincio da qui

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Cuccioli dietro le sbarre con la Pet TherapyI CORSI ATTIVATI DALLA DIREZIONE

Con l’arrivo dell’estate sono stati sospesi i corsiscolastici. Le lezioni riprenderanno a Settembre.

Lunedì: Atletica (10.30/12.00)

Bricolage (15.00/17.00)1° lunedì del mese sez. Protetti

Carta libera (15.00/18.00)

Martedì: Lettura (9.00/11.00)

Filosofia (9.00/11.00)

Laboratorio giochi (15.00/17.00)

Mercoledì: Atletica (10.30/12.00)

Cineforum (15.00/18.00)3° mercoledì del mese

Carta libera (15.00/18.00)

Lettura scenica (15.30/17.30)

Giovedì: Letture bibliche (15.00/17.00)

Venerdì: Atletica (10.30/12.00)

Carta libera (15.00/18.00)

Io e Caino (15.00/17.00)

Sabato: Lettura scenica (9.00/11.00)

Bricolage (10.00/12.00)

CHEZIA CARLINI*

H o passato quei cancelli per la prima voltaun mese fa. Ero emozionata e piena di

curiosità: ho immaginato da sempre come sivivesse lì dentro, come fosse il suono di quellechiavi. L’ho sempre immaginato e alla fine hoavuto l’occasione di poter entrare in quel mondocosì distante da noi, ma così vicino alla sofferen-za dell’uomo. Sono stata in carcere come stagi-sta del corso Pet Therapy, cioè la terapia con icuccioli.Era la prima volta che al Marino del Tronto sisvolgeva un corso del genere ed è avvenuto gra-zie alla direttrice Lucia Di Feliciantonio che hacreduto al nostro progetto e a una convenzione

con la nostra Università.Avvicinarsi ai ragazzi con gli animali è statoqualcosa di molto intenso: si sono abbattute bar-riere senza tanti percorsi, si sono create relazio-ni e contatti fisici con l’animale fin da subito,senza guardare alla forma. È in quei momentiche ti accorgi come l’uomo nella relazione con ilcane riesca a buttare via la maschera e a tornarebambino, riscoprendo la magia del gioco, lavoglia di essere liberi senza sentirsi giudicati.La mia esperienza, durata 3 settimane, è stataemozionante e piena di nuove conoscenze.Ricordo il primo giorno, quando sono arrivatacon le mie colleghe: i ragazzi seduti vicino a noi,insieme alla direttrice, che condividevano le loroesperienze con il mondo animale, i loro giochi

da piccoli, gli animali adottati dalla strada. Pochiminuti e si era già creata un’affinità che ci hapermesso di abbattere barriere e distanze e hoavuto conferma che solo l’animale, con la suanaturalezza, riesce ad avvicinare l’uomo e adagganciare anche i suoi lati più riservati.Abbiamo parlato di cani, cavalli, delfini, asini,gatti, conigli e i ragazzi erano già molto infor-mati. Sapevano come avvicinarsi a un animalesconosciuto e ho visto i loro occhi brillare, entu-siasti, nel raccontare le proprie esperienze edesternare la propria opinione.Poi c’è stato l’arrivo del cane, Violetta, che loroattendevano da giorni, e ho visto la loro voglia dipoterla toccare, di potersi prendere cura di lei.E nel momento in cui i ragazzi entravano in con-

tatto con lei, ho visto che i loro occhi e la loroattenzione erano solo per lei. È stato emozionan-te poter condividere tutto questo e mi dispiacemolto che il corso sia al termine. Porterò persempre questa esperienza con me, con unaimmagine impressa nella mente: i ragazzi eVioletta insieme, felici. Ringrazio la direttriceper la disponibilità e la partecipazione, gli agen-ti che con dedizione sono stati presenti, l’areaeducativa che ci ha seguito, Teresa che mi hapermesso di scrivere e tutte le persone che hannolavorato per noi. Infine, non ultimi, grazie airagazzi, presenti e motivati da grandi propositi.Continuate così.

*Insegnante corso di Pet Therapy

Carezze, coccole e regole per ritrovarsi

Studiare: una bellissima avventura

I o da piccolo vivevo in Tunisia. Ho frequentato lascuola però ero molto svogliato, mia madre ha

tentato in ogni modo di farmi studiare ma non cel’ha fatta. All’età di 19 anni sono venuto in Italia, hofatto degli errori e sono finito in carcere. Ho giratoun bel po’ di penitenziari ma non ho avuto mai l’op-portunità di fare qualsiasi corso e per di più non miinteressavano. Poi, circa un anno fa, sono stato tra-sferito nella casa circondariale di Ascoli Piceno e, adire la verità, ho ricevuto tutt’altra accoglienza, gra-zie a una persona del penitenziario che è riuscita a

trasportarmi nei vari corsi. Mi sono affidato molto aquesta persona perché ho visto che crede nell’inse-rimento dei detenuti e ogni giorno i corsi che fre-quentavo mi piacevano sempre di più. Ho capito chestudiare serve a tantissime cose nella vita.Ringrazio la direttrice, che è la persona speciale chemi ha seguito, e i professori che sono stati bravi afarmi capire quanto è importante studiare. Oggiposso dire che studiare è bellissimo e avendo un’etàmaggiore credo anche di aver superato me stesso.L’esperienza qui al Marino è stata bellissima, qual-cosa che porterò sempre dentro di me.

Moaz

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GIANCARLO MINICUCCI*

S ul Fatto Quotidiano di oggi c’è un articolo che racconta daaltra angolazione lo stupro, le violenze, le botte a Franca

Rame nel marzo del ‘73. La maggior parte di voi, i giovani dico maanche parecchi meno giovani, di tutta quella storia non hanno maisaputo nulla. Solo in questi giorni, ripercorrendo la vita dell’attricescomparsa improvvisamente, in molti hanno saputo che 40 anni faFranca Rame era stata violentata in pieno centro a Milano. Gliautori, tutti identificati molti anni dopo ma mai puniti perché nelfrattempo i reati erano stati prescritti, erano dei neofascisti, moltovicini a parti deviate delle Istituzioni. Già, ma in pochi hanno spie-gato perché Franca Rame e Dario Fo all’epoca venivano con-siderati dei pericolosi sovversivi.Appena un anno prima circa Fo e Franca Rame erano stati tra i pro-motori di un gruppo di avvocati, denominato Soccorso rosso, cheaveva come finalità l’assistenza legale e la tutela dei detenuti nellecarceri italiane. All’epoca le condizioni dei detenuti nelle carcerierano terribili, molto peggio, se possibile, di oggi. Gli avvocati di

Soccorso rosso (molti e assai bravi, poi diventati principi del foro,almeno alcuni: ricordo Bianca Guidetti Serra, Canestrini, Spazzali,Gaetano Pecorella) difendevano gratuitamente i detenuti coinvoltiin episodi di protesta nelle carceri. Nel 1972, apprendista giornalista, conobbi Fo, la Rame e gli avvo-cati del Soccorso venuti a Pescara a difendere un’ottantina dicarcerati coinvolti in una rivolta e nella distruzione di un bracciodel carcere San Donato. Ricordo le serate con loro a mangiare sup-plì, pizza e bere birra nella Birreria del Corso. Il processone (lochiamavano così) si svolse nel corridoio al primo piano dell’allorapalazzo di giustizia: non c’erano ancora aule bunker in Italia. Fuun’esperienza molto bella e importante per un giovane cronista.Meno di un anno dopo lo stupro di Milano. Come nelle guerre, lostupro come arma totale. Ma nessuno dei due ha mai smesso dicombattere per un paese migliore.Fino alla morte.

*Giornalistaex Vice Direttore de Il Messaggero

“Ogni giorno mi metto davantialla porta della cella

e aspetto di saperese c’è qualche lettera per me”

È da poco calata la sera dentro la mia cella e il blindato è già chiuso, ho appena sapu-to dalla televisione della tua morte. E le ombre dentro questo buco si sono fatte più fitte.Ciao Don Gallo, oggi sono un uomo ombra ancora più triste, la tua partenza lascia unaltro vuoto nella mia vita e nel mio cuore.Non ti ho mai conosciuto di persona e non ho mai avuto tanta simpatia per i preti dopotutte le botte che ho preso da loro in collegio da piccolo, ma tu eri uno di quelli che dagrande mi hanno fatto venire dei dubbi.Tu, Don Gallo, prete di strada, prete degli ultimi, non avevi esitato a metterti dallaparte dei cattivi e colpevoli sempre, degli ergastolani ostativi.Quando ti ho chiesto di aiutarmi a far sapere che in Italia esiste la “Pena di MorteViva”, l’ergastolo ostativo ad ogni beneficio, che fa morire in carcere un uomo senza lacompassione di ucciderlo prima, tu sei stato davvero uno dei primi che ha aderito e iltuo nome è in prima pagina nella lista dei Primi Firmatari dell’iniziativa “Firma con-tro l’ergastolo”.Ciao Don Gallo, ti avevo scritto nella settimana prima di Pasqua per dirti che nellamia disperazione non volevo festeggiare la resurrezione perché io sono un’ombra checammina, né vivo né morto, e per me e per tutti i miei compagni ergastolani non c’èresurrezione e speranza da festeggiare. Tu non mi hai mai attaccato e criticato, comehanno fatto in molti, ma mi hai scritto queste semplici e sostanziali parole:“Carissimo do la mia completa solidarietà alla vs. lotta.Sempre “su la testa”nonostante tutto. Ciao, Don Gallo”.Ho ancora queste parole attaccate nella mia cella e nel mio cuore.Ciao Don Gallo, ci mancherai. Ora dovremo fare anche senza di te e la lotta qui si fasempre più dura: adesso ci chiedono anche di dividere la nostra tomba con altri cada-veri, non ci lasciano neanche più la nostra solitudine nella cella, come vorrebbe la legge.Ciao Don Gallo, tu ora sei libero nell’universo, non dimenticarti di noi che ancora vivia-mo murati vivi tra ferro e cemento per tutti i nostri giorni.E se incontri il Dio in cui hai creduto, digli per favore se viene a prendere anche noi:gli uomini non ci vogliono dare la libertà, anche se dopo tutti questi anni noi non abbia-mo più niente a che fare con l’uomo di 20-30 anni fa che ha commesso i reati per i qualisiamo qui.Ciao Don Gallo, sempre “su la testa” e un sorriso mesto tra sbarre, nonostante tutto.

Carmelo Musumeci

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Le parole per dirlo

PPeerr ssccrriivveerrccii......È possibile scrivere alla nostra redazione, intervenire e commentare i diversi argomenti

trattati dal nostro giornale. Potete indirizzare le vostre lettere a:Redazione Io e Caino, c/o Casa Circondariale, via dei Meli, 218, 63100 Ascoli Piceno

Oppure potete inviare la vostra e-mail a: [email protected]

“Le nostre carceri non sono degne di un Paese civile ed è giusto che dentro si paghino gli erroricommessi, ma anche che se ne esca migliori”. Sono parole del ministro della Giustizia AnnaMaria Cancellieri. Che, connesse a quanto annunciato dal portavoce della Corte Europea dei dirit-ti dell’uomo: “l’Italia ha tempo fino a maggio 2014 per trovare soluzioni al sovraffollamento dellecarceri e risarcire i detenuti vittime del sistema”, inducono a nutrire qualche speranza sulla asce-sa nella scala dell’incivilimento.Su queste colonne, tempo fa, raccontai un’esperienza singolare di cui fui protagonista in terracubana dove il caso mi offrì la possibilità di entrare, seppur per qualche istante, in un “carcel pro-vincial”. Adesso vorrei raccontare della Danimarca.In quel freddo e impeccabile paese non ho visitato alcun carcere. Ma il caso, tempo fa, mi feceimbattere in un dinamico imprenditore italiano coniugato con una suddita della terra di Amleto.A bordo del traghetto che ci stava riportando ad Amburgo mi spiegò che cosa significa essere dete-nuti in Danimarca. Un giovane parente della moglie era stato condannato per una storia di droga.Rispetto all’Italia, un altro mondo: i colloqui settimanali si svolgono in un clima sereno; nelle celleabbondano attrezzi efficienti per cucinare e per le pulizie; i servizi igienici sono letteralmente i-gie-ni-ci; vitto buono, spesso addirittura gustoso; personale di vigilanza ed educatori che operanoin sinergia; libri e giornali a richiesta, senza limitazioni; edifici carcerari moderni e puliti e via diquesto passo. Il giovane mi diceva che (senza generalizzare, è ovvio) i carcerati danno l’idea diessere consapevoli delle loro colpe e sanno attendere pazientemente la conclusione della pena.Torniamo in Italia e prendiamo un lazzarone che più lazzarone non si può. Cosa giustifica tener-lo in una condizione inumana e degradante? Niente. A chi giova l’accanimento che lo Stato attuanei suoi confronti? Si tratta di un metodo per tentare di redimerlo? Piuttosto svergogna e mac-chia lo Stato stesso che si rivela incapace di assumere una posizione superiore, di svolgere unruolo nobile. Come definire un’autorità che consente ai suoi subordinati - esseri umani anche loro- di infierire su altri esseri umani, scendendo tanto in basso, inselvatichendosi, abbrutendosimoralmente, socialmente, spiritualmente? Ma se persino delle bestie il legislatore si sta preoccu-pando: la Legge non pensa forse a garantire che polli, conigli, uccelli, cani, gatti e via dicendo nonsubiscano atti violenti da parte degli uomini? Mi si consenta di volgere un pensiero deferente aun famoso geologo francese, Xaver Le Pichon, che non sapeva niente di filosofia, né di religione etantomeno delle prigioni di casa nostra ma che anni fa, durante una conferenza, sottolineò come:“La base della dignità dell’uomo è quella di riconoscere in ogni uomo un suo simile”.

Fabiano Del Papa, Giornalista

Franca Rame, lo stupro e “Soccorso rosso”

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Indirizzi utili

Prendi quattro mura e circoscrivi un uomo. Sulle paretimetterai una porta blindatae poi uno squarcio con le inferriateche chiamerai finestra.L’uomo misurerà la sua ansiae la sua furia e osserverà, con il cuore intrappolato, forse il sole che nasce e forse la luna senon è nascosta e li vedrà a pezzetti. Di sicuro sarà Mezzanotte nel suo cuore di prigionieroe il silenzio farà della sua solitudineun Inferno. Forse arriverannoi ricordi, forse maturerà il rammarico, forseil pentimento. Ma di certo arriverà l’ONDAche raccoglierà le ansie, i ricordi,i desideri e i sognicome anche il dolore. L’uomosi fermerà, imprimerà su un foglio alcune parole, che chiameremo poesie, e la sua voce sarà altanel declamarle oppure impercettibile perchésfibrata dall’emozione. Inciderà un disco che vagheràsicuro come una nuvola portando parole da altri mondiverso altri mondi. E la Poesia, generosa,spezzerà catene e per ogni catena spezzata un cuore è liberato. Li abbiamo visti, è vero, quei cuori volarenell’aria di quella domenica marzolina, sopra le nostre teste benpensantisopra il muto ascoltosopra il sussiego e sopra a tutto.E dico grazie a voi : abbiamo conosciutoI vostri luoghirivestiti di sbarree le finestreda dove si intravede quell’azzurro che anche noi chiamiamo cielo.

21 MarzoGiornata Mondiale della Poesia.

Al Carcere di Marino .Dedicato a tutti quelli chehanno scritto poesie dietrole sbarree anche a quelliche avrebbero voluto farloma non hanno potuto.

Anna Rosa Romano15 Aprile 2013

ISTITUTI DI PENA DELLE MARCHE

• Casa CircondarialeANCONA - MONTACUTODirezione: Santa Lebboronitel. 071-897891 - 2 - 3 - 4fax: 071-85780tel. N.T.P.: 071 897893Via Montecavallo, 73/aCAP [email protected]

• Casa CircondarialeASCOLI PICENODirezione: Lucia Di Feliciantoniotel. 0736-402141 - 402145fax: 0736-306256tel. N.T.P.: 0736-403381Via Meli, 218CAP [email protected]

• Casa CircondarialeCAMERINODirezione: Reggente Maurizio Pennellitel. 0737-632378 - 632630fax: 0737-637196tel. N.T.P.: 0737 - 631000Via Sparapani, 8CAP [email protected]

• Casa CircondarialePESARODirezione: Claudia Clementitel. 0721-281986 - 282575fax: 0721-282451tel. N.T.P.: 0721-281829Strada Fontesecco, 88CAP [email protected]

• Casa MandamentaleMACERATA FELTRIAtel e fax: 0722-74120Via Abradesse, 7

• Casa di ReclusioneANCONA - BARCAGLIONEDirezione: Maurizio Pennellitel. 071-2181980fax: 071-2181223Via Colle Ameno, 25CAP [email protected]

• Casa di ReclusioneFERMODirezione: Eleonora Consolitel. 0734-624023 - 620648fax: 0734-600125tel. N.T.P.: 0734Viale 20 Giugno, 1CAP [email protected]

• Casa di ReclusioneFOSSOMBRONEDirezione: Reggente Eleonora Consolitel. 0721-715569 - 78fax: 0721-715717tel. N.T.P.: 0721-715135Viale Giacomo Leopardi, 2CAP [email protected]

OMBUDSMAN REGIONALE CON FUNZIONIDI GARANTE DEI DIRITTI DEI DETENUTI

Garante per le Marche - Italo TanoniSede: Piazza Cavour, 23 60121 Anconatel. 071-2298.483Fax: 071-2298.264www.consiglio.marche.it/[email protected]

UFFICI PER L’ESECUZIONE PENALE ESTERNA

• U.E.P.E. ANCONADirezione: Dr.ssa Elena Paradisotel. 071-2070431fax: 071-2070442Via Mamiani, 14CAP [email protected]

• U.E.P.E. MACERATADirezione: Funzionario di servizio sociale,

Patrizia Cuccùtel. 0733-236616fax: 0733-239370Via Weiden, 22CAP [email protected]

PROVVEDITORATIDELL’AMMINISTRAZIONEPENITENZIARIA

• Dap - Dipartimentodell’AmministrazionePenitenziariatel. 06-66591Largo Luigi Daga, 200164 Roma

• ProvveditoratoRegionaleMarche - AnconaDirezione: Dr.ssa Ilse Runstenitel. 071-898793fax: 071-2806806Via Martiri della Resistenza, 17/aCAP [email protected]