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Organo ufficiale delle Federazioni ticinesi FTAP e FCTI - Spedizione in abbonamento - Segnalare cambiamenti di indirizzo - GAB 6962 Viganello Numero unificato - Agosto 2004 sp & ciale 5 3

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SommarioEditoriale

Alborella,ma dove sei?

Stretto di Lavenaseconda prova

Trotelle 1+a Biasca e dintorni

Patrimonio itticoin Svizzera e nel Ticino

La voce della FTAP

Pesce bianco e pesca a moscaun futuro per i laghi prealpini?

Nel guadino dei più fortunati

Il «catch and release»di specie protettesarà severamente punito

Ci hanno lasciato

Organo ufficiale dellaFederazione ticinese

per l’acquicoltura e la pesca

Numero 3 - agosto 2004Anno XCIX

Periodico con 4 pubblicazioni annualidi cui 2 abbinate

al periodico della FCTI(Federazione cacciatori ticinesi)

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La Pesca

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Ormai si tratta di una materia pri-ma: ci riferiamo all’acqua, che po-co dista dal valore dell’oro. Tutti lavogliono, tutti la cercano e i pesca-tori la difendono.Non sempre con completo succes-so, poichè gli interessi economici,che stanno dietro il suo sfruttamen-to, sono enormi. Poi, vi è senzadubbio la necessità di approvvigio-namento idrico a scopo potabile,che toglie ancora una fetta abbon-dante di acqua dalla natura, senzatrascurare le necessità dell’agricol-tura, e chi più ne ha più ne metta.Da qualche anno a questa parte, epure per i prossimi tempi, incomin-ciano a scadere alcune vecchieconcessioni per lo sfruttamentoidroelettrico e, dunque – nell’am-bito dei relativi rinnovi (poichè èimpensabile che qualcuno rinunciallo sfruttamento di questa risorsa)– si devono applicare le nuove nor-mative di legge per la definizione el’applicazione dei deflussi minimi(Legge federale sulla protezionedelle acque del 1991).Di recente, la FTAP ha affrontato laquestione del rinnovo della conces-sione di Ponte Brolla, non ancora aposto ed appannaggio dell’AET(speriamo che non si vada avanti«ad aeternum» a sfruttare le acquecon i criteri della vecchia conces-sione); poi quella dell’AIL, in ValMara (con l’ottenimento di risultatisoddisfacenti per tutti) e, ora,quella della CEF a Faido, dove in-vece siamo ancora in alto mare. La

FTAP si è arrabbiata per la sfronta-tezza delle proposte avanzate, lequali chiedevano il mantenimentodi un deflusso minimo pari a zero(ZERO!!!!!). Inaccettabile sottoogni punto di vista. La CEF dovràfare marcia indietro e proporre so-luzioni a norma di legge, e questograzie anche alla forte protestadella FTAP.Prossima scadenza della concessio-ne quella del Ritom, e qui i giochinon sono per nulla fatti. Vi saràmolto da discutere. Non si sa anco-ra bene chi sarà il nuovo concessio-nario e, dunque, figuratevi se si è ingrado oggi di definire i deflussi mi-nimi (malgrado l’impegno del Grup-po deflussi minimi del Cantone).Di recente, poi, si sono messi an-che i «politicanti» di Berna, con ilsenatore Epiney a chiedere unamodifica di legge che, di fatto,avrebbe portato a rivedere il con-cetto di rilascio in futuro di minorideflussi minimi a favore delleaziende idroelettriche; per fortu-na, il buon senso è prevalso e orasul tavolo agli Stati vi è semmai lacontroproposta del Buwal, la quale– anche se non convince del tutto –è comunque una buona piattafor-ma di discussione.Microcentrali sempre in agguato! Èdi attualità l’intenzione progettua-le di 4 microcentrali: 2 in val Ver-zasca, una a Lodrino e una ancorain Media Leventina. A questi pro-getti la FTAP oppone senz’altro undiniego di principio, anche se alcu-ne delle collocazioni proposte sem-brano più conflittuali che altre. Af-faire à suivre!L’ultimo «grido di moda», in fattodi sfruttamento idroelettrico, sonole picocentrali; in poche parole,centrali idroelettriche piccole pic-cole, che servono per produrreelettricità sufficiente per pochecase. Di qualche settimana, la do-manda di costruzione ad Osco peruna di esse. La FTAP ha eseguitodei sopralluoghi per capire di checosa si trattasse e ha subito intravi-sto un'ulteriore minaccia di prelie-vo di acqua, in maniera stillicida,dai torrenti. Si fa tanto per propa-gandare l’energia pulita solare edecco che arriva la picocentrale.Dunque, opposizione anche qui,tanto più che alcuni uffici cantona-

li preposti alla gestione di questocaso (non l’UCP) non si sono dimo-strati all’altezza della situazione.Forse, si trattava di un caso nuovoanche per loro, ma se non ci fossi-mo stati noi pescatori a vegliarenel caso di Osco, si sarebbe datauna concessione per deflussi enor-memente differenti da quelli reali,che noi ci eravamo premurati di ve-rificare sul posto.Caso Morobbia, difficile e articola-to. La novella è ben lungi dal tro-vare un chiaro sbocco. Più il tempopassa e più le cose si complicano,anche per via della volontà delConsiglio di Stato di far valere i di-ritti legali di riversione alla scaden-za dell’attuale concessione all’AEBnel 2010. Sta di fatto che, grazieanche alle pressioni e ai ricorsi del-la FTAP, il progetto iniziale – perciò che attiene ai prelievi dalle sor-genti del versante destro della val-le Morobbia – si è, a due riprese,notevolmente ridimensionato. Noiproseguiremo nel chiedere il man-tenimento dell’integrità delle sor-genti della Valle Morobbia e, seperderemo, vorrà dire che la socie-tà non ha ancora raggiunto una ve-ra sensibilità ecologica.In questo editoriale abbiamo volu-to mostrarvi, cari soci, quanto im-pegno è necessario (dalla Valle Be-dretto fino alla dogana di Chiasso)per fronteggiare, da ogni parte, chinon ha ancora capito che l’acqua èfonte di ricchezza, soprattutto sescorre negli alvei, e che il legisla-tore comprese questo fatto già pri-ma degli anni Novanta. In Ticinoqualcuno incomincia a capirlo, altrimentono spudoratamente, dicendodi essere sensibili all’ambiente maalla prima prova del nove eccoli nelsacco, come pesci nella rete!Non dimenticando, comunque, cheabbiamo tutti un obbligo morale dilasciare ai nostri figli e nipoti unbene primario come l’acqua nellacondizione di come ce l’avevanoconsegnata i nostri predecessori.Il prossimo editoriale avrà il para-dossale titolo di «Fogna per tutti»e, dunque, capite già di che cosaparleremo e cosa denunceremo.

Per la FTAPdott. Urs Luechinger

Ezio Merlo

L’editoriale

Oroazzurropertutti

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Fortemente voluto dalla Federazio-ne ticinese di acquicoltura e pesca(FTAP), con la «complicità» entu-siastica del presidente Ezio Merlo eil sostegno concreto del Diparti-mento del territorio, a Lugano si ètenuto (nell’aprile scorso) un con-vegno di altissimo livello scientificosul tema «L’alborella nell’Italiasettentrionale e nel Canton Ticino.Dati ed esperienze a confronto».Folto l’uditorio (fra cui numerosiamici italiani) e particolarmentequalificato il cast dei relatori, es-sendo presenti alcuni fra i più notied apprezzati (e molto preparati)studiosi di questa specie ittica.Conseguentemente, questo «sum-mit» è risultato non soltanto moltointeressante e coinvolgente, ma an-che di notevole spessore tecnico,oltre che di ragguardevole dilettodidattico, grazie non da ultimo allasapiente conduzione da parte delmoderatore dr. Carlo Romanò del-l’Ufficio pesca all’Amministrazioneprovinciale di Como.

Fino ad una ventina di anni fa, ilproblema dell’alborella era… in-verso, nel senso che ce n’erano«troppe», comunque risultavanoonnipresenti. A cominciare dai pri-mi anni Novanta si è avuto un mu-tamento radicale, nel senso che unpo’ dappertutto – a parte alcunema insignificanti eccezioni – l’albo-rella è vertiginosamente andata di-minuendo (lago di Como e lago Ver-bano), se non addirittura estin-guendosi (come nel caso del lago diLugano).Tutti sono stati colti alla sprovvistada questo fenomeno: è il men chesi possa dire! Conseguentemente,ci si è mossi in più direzioni: vi èchi ha cercato di capire cosa stes-se succedendo, ma senza avere ri-sposte tranquillizzanti ed esausti-ve; altri, invece, si sono sforzati ditrovare rimedi, operando con le piùdiversificate misure: ad esempio,dalle limitazioni nell’attività di pe-sca alla creazione di letti artificialiper favorire la riproduzione, oppu-

A convegno a Lugano (per iniziativa della FTAP) i più co-nosciuti esperti dei laghi prealpini per valutare il fenome-no della scomparsa o, comunque, della sensibile diminu-zione dell’alborella, e soprattutto per ricercare nuovemodalità nell’intento di «rilanciare» questa specie cosìessenziale nel contesto della nostra fauna ittica – Molti gliinterrogativi rimasti senza certezze.

Alborella, ma dove sei?

di Raimondo Locatelli

Fotografiedi Gianfranco Giudice

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re esperimenti veri e propri perreintrodurre questa specie (primanel lago di Monte e adesso, da unpaio d’anni, nello stretto di Lavenasul Ceresio). Mai, comunque, sinoal congresso di Lugano, era statadata la possibilità a un così grannumero di qualificati specialisti dichinarsi congiuntamente sul dos-sier per valutare la situazione, di-battere le esperienze non soltantosu piano insubrico ma anche esten-dendole al versante nord-orientaleitaliano, e soprattutto ricercarenuove modalità per ricostituire ocomunque salvaguardare un cosìprezioso, insostituibile patrimonionel contesto della nostra fauna itti-ca. In effetti, non v’è dubbio chel’alborella è una «pedina» essen-ziale dal punto di vista faunistico eda quello ecologico, rappresentan-do in particolare un elemento digrande importanza nella rete ali-mentare dei nostri laghi, poiché –quale consumatore zooplanctofago– si situa (per dirla con il dr. BrunoPolli) ai livelli bassi della piramidetrofica ed è, quindi, un efficacetrasformatore di biomassa plancto-nica in biomassa ittica.Ebbene, il convegno della FTAP hafornito molte ed interessanti indi-cazioni, ma – come era d’altrondefacile prevedere – non ha dato ri-cette definitive. D’altronde, non siaveva certo l’ambizione di fornirerisposte rassicuranti, poiché glistessi esperti – pur mossi da eleva-ta professionalità oltre che daun’apprezzabile passione – branco-lano tuttora, almeno parzialmente,nel… buio sulle cause di questo tra-collo circa la presenza dell’alborel-la. Si è concordi, questo sì, nel ri-

conoscere la «diffusa indetermina-tezza delle ragioni», che stanno al-la base di questa drastica ed in-spiegabile diminuzione del popola-mento della specie, qua e là addi-rittura configurabile nella totalescomparsa del pesce. Le varie edotte relazioni (di cui in questostesso dossier forniamo un ampioriassunto) sono comunque concordinel riconoscere che in tutti i laghile alborelle – in maniera massicciaoppure in misura meno traumatica– sono in calo o non esistono più,appunto come è dato di verificarein quest’ultimo decennio. Per con-tro, nelle acque correnti di moltifiumi (in Italia settentrionale) ge-neralmente le alborelle tollerano«magnificamente» l’inquinamentoe, anzi, sono in fase di incrementonegli ultimi quindici anni.I motivi di tutto ciò? Nessuno se lasente di rispondere in modo esau-stivo, sicuro e comprovato. Ci siaccontenta di ipotesi, di supposi-zioni, di possibili concause o proba-bili ragioni, quasi che ogni lago ab-bia i suoi specifici e buoni perché,anche se – come annota il modera-tore Carlo Romanò – sorprende lacontemporaneità del processo ri-guardante i vari laghi, da occidentead oriente nella mappa dei laghi

prealpini. Fra i moventi del feno-meno si citano la situazione troficadei corpi d’acqua, la competizionealimentare all’interno delle specieittiche, le variazioni climatiche,eventi catastrofici (come Cer-nobyl), la distruzione di aree adibi-te alla frega del pesce, la pressionedella pesca, la martellante presen-za di pesci ittiofagi, ecc. Si è qua-si… impotenti di fronte a questo in-spiegabile dato di fatto, con la con-sapevolezza che – non conoscendochiaramente le cause – anche i ri-medi sono... nebulosi, comunquele possibilità di intervento appaio-no limitate. Sono perlopiù tentati-vi, animati da molta buona volontàe anche da tanta fantasia, proprioperché si brancola – nonostantetutto – nel buio e, dunque, non vi ècertezza. Pertanto, interventi dafarsi certamente ma con umiltà,come chi riconosce i propri limiti.L’importante è agire, tentare nuo-ve strade, chinarsi con serietà suiproblemi gestionali della pesca.Nel lago di Como è avvenuto – ma-gari per ragioni fortuite, ma ancheperché si è intervenuti tempestiva-mente e con una miriade di inizia-tive mirate – quasi il… miracolo,nel senso che l’alborella è in nettaripresa. Anche nel lago di Varese e

Qui sopra e a lato,uova di alborelle dopo la «frega»;in basso,gli argentei pesciolini in movimentosul fondo del lago.

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in quello di Monate ci sono avvisa-glie di una certa ripresa. Per il Ce-resio si è appena agli inizi di unesperimento di reintroduzione del-la specie. Certo, il cammino è an-cora lungo, ma occorre avere fidu-cia, come rassicura Alberto Negri,il «salvatore» del Lario. In questosenso, è indispensabile non pecca-re di omissione nelle iniziative enell’impegno, poiché l’alborella ètroppo importante, determinanteper i nostri laghi.Per quanto riguarda poi il lago diLugano, degna di particolare atten-zione la splendida «lezione» di Bru-

no Polli, in riferimento anche al ca-lo del gardon che l’esperto conside-ra una nuova «finestra», o nicchia,nella quale inserirsi attraverso iltentativo in atto per reintrodurrel’alborella nel Ceresio. Se fino a 2-3anni fa ciò poteva sembrare impos-sibile, dato lo «strapotere» del gar-don, ora invece è possibile intrave-dere (tanto per rifarsi ad una bennota canzone) l’uscita del tunnel.La cosa che invece rimane unopseudo-mistero è che l’alborella faprogressi nei corsi d’acqua, in con-trotendenza con i laghi. Dai datipresentati dal dr. Cesare Puzzi

emerge come, lungo il primo trattodei grandi emissari dei laghi lom-bardi, l’alborella sia comunque daritenere rara, per poi riprendersiinvece andando verso la Pianura pa-dana. Questo potrebbe significareche l’alborella ha dei problemi neilaghi, dovuti a qualcosa che si rifàall’acqua, visto che lo stesso feno-meno è riscontrabile all’uscita de-gli emissari, ove l’acqua è da consi-derare pressoché uguale tra fiumee lago. È uno dei tanti «misteri» sucui riflettere. E, in fondo, anchequesto serve a provare emozioninel parlare di pesca e pesci.

La scomparsa dal Ceresiopossibili cause e conseguenze

di Bruno Polli, Ufficio cantonale della caccia e della pesca

se sono in gran parte di origine an-tropica e le prime sono da ricerca-re molto indietro nel tempo. Que-sti eventi sono intervenuti in unasuccessione, che ne ha causato lasovrapposizione e l'accentuazionedegli effetti.In questa sede, intendiamo riassu-mere – grazie anche alla figura 1 – idiversi eventi e fattori, che posso-no avere contribuito alla scompar-sa dell’alborella dal Ceresio.• La distruzione delle rive naturali(essenziali, per la riproduzione del-l’alborella, quelle contraddistinteda ghiaieti puliti) è avvenuta inparte già nella prima metà del se-colo scorso, culminando nel perio-do di massima antropizzazione (an-ni ’60-’80). Il suo effetto sull’albo-rella si è probabilmente acuito soloin seguito alla sovrapposizione conaltri fattori negativi più recenti.• L’eutrofizzazione del lago di Lu-gano, iniziata attorno alla metà delsecolo scorso e culminata negli an-ni Ottanta, ha sicuramente favoritolo sviluppo di copiosissime popola-zioni di alborella, come testimo-niano i dati – seppur stimati – deglianni Settanta.• L’introduzione del lucioperca,pesce alloctono, che – inizialmente– non è stato in grado di svilupparepopolazioni apprezzabili.• L’incidente nucleare di Cernobyl,con la conseguente chiusura della

Le cause che hanno presumibil-mente condotto alla scomparsadell’alborella dalle acque del Cere-sio, avvenuta a cavallo della metàdegli anni Novanta, sono già state

oggetto di pubblicazione (Polli,2001) in occasione della presenta-zione dello Studio della biologiadel «gardon» (Rutilus rutilus) nellago di Lugano (Guthruf, 2001). Es-

Fig. 1 - Sintesi degli eventi probabilmente corresponsabili dell’evoluzione della po-polazione di alborella nel Ceresio (da Polli, 2001). I dati, inerenti la fauna ittica,provengono dai rapporti della Commissione italo-svizzera per la pesca (Polli e Tom-masini, 1994; Polli, 1997 e 2000). Lo studio condotto dall’EAWAG nel 1989 avevaancora rilevato un’abbondante popolazione di alborella in tutto il Ceresio (Müller eMeng, 1992). Significato delle linee discontinue nel grafico: dal 1978 al 1982 indi-cano relativa incertezza dei dati statistici; nel periodo di divieto di pesca, conse-guente all’incidente di Cernobyl, indicano un’estrapolazione dei dati alfine di ren-dere meglio visibile la probabile evoluzione dei popolamenti, in assenza di dati sulpescato; per il pesce bianco, dopo il 1995, segnalano che oltre il 90% del pescato fi-gurante in questa categoria è da attribuire al «gardon».

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professionale, tali ripercussionipossono oggi essere ben documen-tate, (vedi figura 2). Fino al 1995,le tre specie predatrici principali –ossia pesce persico, lucioperca etrota – presentano andamenti indi-pendenti tra loro e che non sembra-no essere influenzati dalle disponi-bilità alimentari. Per il luciopercasi osserva il classico andamentoesponenziale delle popolazioni inforte espansione. Questo fenomeno– innescato dalla chiusura della pe-sca per oltre due anni nella secondametà degli anni Ottanta, che haconsentito la salvaguardia di un nu-mero sufficientemente elevato diriproduttori di questa specie – nonsi sarebbe così bruscamente inter-rotto senza la scomparsa dell’albo-rella. A partire dal 1995, in conco-mitanza con la fase finale del decli-no dell’alborella, si manifesta undrastico e parallelo calo per tutte etre le specie predatrici, le quali siassestano dal 1997 in poi su livellichiaramente inferiori rispetto aquelli osservati nella prima metàdegli anni Novanta. Negli ultimi seianni, gli andamenti di queste spe-cie presentano oscillazioni di entitàdiversa, ma sempre coincidenti perlucioperca e trota e in controten-denza per il pesce persico rispettoalle altre due specie.

Questa nuova situazione suggeriscele seguenti conclusioni:• il «gardon», che ha sostanzial-mente preso il posto dell’alborellaquale pesce preda, è meno perfor-mante in questo ruolo e riesce a so-stentare un quantitativo netta-mente inferiore di predatori. Infat-ti, egli è disponibile a taglie idealisolo nel suo primo anno di vita,mentre l’alborella lo era sull’arcodi tutta la sua esistenza. Così, solouna piccola parte della popolazio-ne di «gardon» può essere predata,mentre quella dell’alborella eratotalmente fruibile ai predatori. Inqueste nuove condizioni risulta leg-germente favorito il lucioperca, icui individui di taglia maggiore so-no in grado di predare anche «gar-don» di 2-3 anni;• lucioperca e trota sembrano es-sere influenzati dagli stessi fattori,che non siamo tuttavia ancora ingrado di individuare;• l’andamento, in controtendenzatra pesce persico e lucioperca, po-trebbe indicare un’accentuazionedella predazione del lucioperca suigiovani persici, già messa in evi-denza da Dal Conte (1996), ma chepotrebbe essersi esacerbata in se-guito alla riduzione delle prede ditaglia ideale appartenenti ai cipri-nidi.

pesca per un periodo di oltre dueanni sul nostro territorio, alla qua-le ha fatto seguito un immediatoaumento della popolazione di pe-sce persico e un successivo svilup-po esponenziale della popolazionedi lucioperca, con marcato incre-mento della predazione sull’albo-rella.• L’epidemia di branchiomicosi,manifestatasi a carico della popo-lazione di alborella proprio al ter-mine del periodo di chiusura dellapesca.• Lo sviluppo esplosivo, attorno al-la metà degli anni Novanta, dellapopolazione di «gardon», altra spe-cie alloctona giunta nel Ceresioprobabilmente nella seconda metàdegli anni Ottanta.• L’esplosione della popolazione didreissena, altro organismo estra-neo alla fauna locale, giunto an-ch’esso attraverso le attività del-l’uomo e che ha favorito il massic-cio sviluppo del «gardon», il qualeha dimostrato di saper sfruttare inmodo ottimale questo molluscoquale base alimentare.Questo elenco evidenzia come l’e-sito nefasto dell’evoluzione dellapopolazione di alborella sia legatoa una serie di concause, delle qua-li è difficile definire il grado di im-portanza. Il repentino calo e la suc-cessiva scomparsa dell’alborella,in concomitanza con il massicciosviluppo della popolazione di «gar-don», sembrerebbero comunqueconfermare che quest’ultimo even-to abbia effettivamente avuto l’ef-fetto di un «colpo di grazia».

Le conseguenze della scomparsadell’alborella sono state subito in-tuibili, dato il suo ruolo ecologicodi primaria importanza nella retealimentare lacustre. Infatti, qualeconsumatore zooplanctofago essasi pone ai livelli bassi della pirami-de trofica ed è un efficace trasfor-matore di biomassa planctonica inbiomassa ittica. La taglia, che ri-mane sempre ridotta su tutto l’ar-co della vita, fa dell’alborella il pe-sce-preda ideale per tutti i preda-tori dei nostri laghi. La sua scom-parsa ha quindi subito fatto temereripercussioni su questa categoria dipesci.Grazie ai dati statistici sul pescato

Fig. 2 - Andamento del pescato professionale per il pesce persico, il lucioperca, latrota e l’alborella nel lago di Lugano nel periodo 1990-2003. Negli anni contrasse-gnati con un asterisco (*) sono disponibili solo i dati inerenti il comparto lacualesvizzero.

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Stato delle popolazioni di alborellenelle acque correnti del Veneto

di dr. Paolo Turin, Bioprogramm s.c.r.l., Via Tre Garofani 36a, I-35124 Padova – www.bioprogramm.it

i grandi fiumi (Adige, Brenta, Bac-chiglione), i canali di bonifica dellabassa pianura e le zone salmastredi Valle Millecampi. L’alborella èampiamente diffusa in tutte le ac-que provinciali, con la sola ecce-zione della parte più settentrionaledel fiume Brenta (ambiente decisa-mente reico) e di Valle Millecampi(zona lagunare salmastra). Il trenddemografico è buono, sostanzial-mente stabile in quest’ultimo de-cennio.Provincia di Venezia – Da un pun-to di vista idrografico, la Provinciadi Venezia presenta molte analo-gie con quella di Padova, anche sele zone lagunari e vallive sono de-cisamente molto più numerose edimportanti. Le popolazioni di albo-rella sono soggette a fluttuazionidemografiche, cosicchè mentre inalcuni corsi d’acqua appare in ca-lo, in altri si osservano degli evi-denti aumenti. Un certo calo è ri-levabile nelle acque della bassapianura, a causa dell’espansionedella «pseudorasbora», pesce chesembra competere direttamente –per lo spazio e il cibo – con l’albo-rella.Provincia di Treviso – La Provinciadi Treviso è un territorio prevalen-temente pianeggiante, con presen-za di rilievi solo nella parte più anord. Buona la variabilità ambien-tale dei corsi d’acqua, che com-prendono quasi tutte le tipologiefluviali. L’alborella è stata rinve-nuta in 34 stazioni di monitoraggiosu un totale di 92, situate in preva-lenza nella zona meridionale dellabassa pianura, dove i corsi d’acquapresentano velocità più lente esubstrati limosi, habitat ecologica-mente vocati per la specie.Provincia di Belluno – La Provinciadi Belluno comprende una realtàidrologica tipicamente montana,dove gli ambienti fluviali idonei al-l’alborella sono praticamente nul-li, limitandosi ai tratti immediata-mente iniziali di alcuni tributaridel lago di S. Croce. La popolazio-ne del lago di Santa Croce, su cui

In questa relazione è tracciato unquadro riassuntivo della distribu-zione e dello stato dei popolamentidi alborella nelle acque correnti delVeneto, sulla base dei molti datidisponibili grazie agli studi condottidalle Amministrazioni provincialinell’ambito della redazione dellecarte ittiche. In alcuni casi, sonodisponibili serie storiche di dati,che consentono di verificare iltrend evolutivo della specie anchein relazione agli effetti dell’intro-duzione di nuove specie alloctone.In termini idrografici il Veneto è in-teressato da una imponente reteidrografica che interessa, da ovestverso est, i bacini dei fiumi Mincio,Tartaro, Po, Adige, Fratta, Bacchi-glione, Brenta, Sile, Piave, Livenza,Tagliamento. Oltre a questi baciniprincipali, numerosi altri sono i ba-cini minori di molti corsi d’acqua,che scolano direttamente nel baci-no della Laguna veneta e compren-dono molti ambiti di risorgiva di ri-levante interesse ecologico. Da unpunto di vista amministrativo, il Ve-neto è invece diviso in 7 ambiti pro-vinciali, ai quali faremo riferimentoin termini di presentazione sinteti-ca dei risultati dello studio.

Provincia di Verona – La Provinciadi Verona è la più occidentale fra leprovince venete. Presenta un’am-pia variabilità dal punto di vistamorfologico, comprendendo am-bienti fluviali che vanno dai piccolirii della montagna veronese alle ri-sorgive della pedemontana e dellegrandi valli veronesi, sino ai grandicanali di bonifica della bassa Vero-nese. Nelle acque della pianura ve-ronese l’alborella è frequente, so-prattutto nei tratti medi ed inferio-ri dei corsi d’acqua citati in prece-denza. Questa specie è presente –anche con valori di abbondanza no-tevole – in tutta la media e bassapianura, dove è praticamente ubi-quitaria. È invece assente nella zo-na montana e nella zona superioredelle risorgive. La tendenza dei po-polamenti è positiva, con incre-

mento dell’indice medio di abbon-danza (Moyle) nel corso degli ultimi15 anni, che passa da valori medi dipoco superiori a 1,5 (popolazioninumericamente scarse) del 1991 adun ottimo 3,5 (che significa presen-za di popolazioni abbondanti di in-dividui) rilevato nel corso del 2003.Provincia di Vicenza – L’idrografiadella Provincia di Vicenza può esse-re schematicamente suddivisa in 4fasce, che vanno ad individuareambienti acquatici tra loro ben di-stinti, almeno per quanto riguardala qualità dei popolamenti ittici,ovvero fascia montana-pedemon-tana, fascia dell’alta pianura, fa-scia delle risorgive e fascia dellabassa pianura. Nella Provincia diVicenza l’alborella è presente unpo’ ovunque nella fascia della bas-sa pianura, in particolar modo nelcorso inferiore dei fiumi Tesina eBacchiglione. La serie storica deidati a disposizione indica che la di-stribuzione e l’abbondanza di que-sta specie sono rimaste invariatenel corso degli ultimi 20 anni circa.Provincia di Rovigo – La Provinciadi Rovigo presenta una sostanzialeomogeneità per quanto riguarda gliambienti di acqua dolce, costituitida ambienti esclusivamente di ac-que lenti, che comprendono scoli ecanali di bonifica e grandi fiumi(Po, Adige, Tartaro-Canalbianco).Nel Rodigino l’alborella è comune,spesso molto abbondante, in tutti icorsi d’acqua della provincia, adeccezione delle zone del delta delPo, dove però è limitata ecologica-mente dalle caratteristiche salma-stre delle acque. Dall’analisi stati-stica dei valori di abbondanza Moy-le relativi agli anni 1990, 1998,2003, si può osservare un trend de-mografico positivo delle popolazio-ni di alborella, che passano da unvalore di indice di circa 2,5 del1990 a un 3,5 circa del 2003.Provincia di Padova – La Provinciadi Padova dispone di una notevolevarietà di ambienti acquatici, chesono le piccole rogge della fasciadelle risorgive dell’Alta Padovana,

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essi si immettono, è attualmentein fase di fortissima contrazionedemografica.

L’alborella – nei corsi d’acqua delVeneto – si presenta ancora abbon-dante e ben distribuita negli am-bienti più vocazionali della media ebassa pianura, dove è presente inmodo omogeneo con buone popola-zioni in genere ben strutturate. NelBellunese l’unica presenza nota ènel lago di S. Croce, dove però sievidenzia un fortissimo calo nume-rico. Fonte di preoccupazione è co-munque la comparsa, in molti casimassiccia, di nuovi e vecchi pescialloctoni come rodeo, carassio epseudorasbora, che competono –sia spazialmente che troficamente– con l’alborella e che potrebbero,nel medio termine, incidere signifi-cativamente sulla sua abbondanza.Come si nota sulla base di uno stu-dio condotto sulla fauna ittica del-la Provincia di Verona nel 2003 –nell’ambito della redazione della«carta ittica» – il cluster, che com-prende l’alborella (ovvero, in ter-mini semplici, il gruppo di specieche occupano preferenzialmente lostesso habitat) vede anche la pre-senza proprio di queste tre speciealloctone, oltre a carpa, scardola etriotto.

Sul prossimo numero pubblicheremo, acompletamento dell’argomento, i se-guenti contributi:

Possibili strategie gestionalinel lago di Gardadi Ivano ConfortiniServizio caccia e pescaProvincia di Verona

Biologia dell’alborellanel lago di Comoe le relative applicazioni gestionalidel prof. Alberto Negri

Reintroduzionenei laghi del Varesottoe distribuzione della speciein Lombardiadi dr. Cesare Puzzi

L’alborella nella dietadi alcuni uccelli ittiofagidi Alessandra Gagliardi e Guido Tosi

Alborelle nello Stretto di Lavenaesperimento al secondo annoIn base a quanto era stato stabilito, il programma 2004 in funzionedella reintroduzione dell’alborella nel lago Ceresio è stato attuato,con il coinvolgimento diretto (per la responsabilità scientifica del-l’esperimento) della ditta Graia, l’appoggio degli amici dello Stret-to di Lavena e, ovviamente, un cospicuo contributo da parte dellevarie società di pesca del lago, nonché dell’Ufficio cantonale cac-cia e pesca. Sono stati posati due letti di frega nel lago Maggiore:uno sulla Tresa a Luino e uno sulle rive di Caldé. Purtroppo, non viè stato quest’anno, come previsto, un buon esito del fregolo nelfiume Tresa, probabilmente a causa delle acque troppo fredde, percui gli unici branchetti che hanno rimontato il fiume erano ma-schi... Bene, invece, a Caldé, dove le alborelle hanno effettuato unbuon fregolo e da dove sono state prelevate circa 65 cassettecon ghiaia e uova, poi trasportate nella struttura dello Stretto diLavena. Ottima la riuscita delle nascite, con la partecipazione di-retta degli amici dello Stretto, capitanati da Toletti/Bedetti: gran-de la soddisfazione nel vedere tanti avannotti prendere il largo aschiusa avvenuta, quando è stata abbassata la struttura di prote-zione.Quest’anno, su suggerimento di vecchi pescatori storici di Caldé, laGraia ha previsto di lasciare e rinnovare ancora per qualche giornoi letti di fregolo sulle rive dell’omonima località del lago Maggiore,e ciò per permettere alle alborelle «ritardatarie» di fare ciò chemadre natura comanda. Di conseguenza, altre cassette con le uovasono state depositate per la schiusa nella struttura dello Stretto diLavena.Un grazie particolare, per questa azione, intendo manifestarlo agliamici dello Stretto, che hanno dato prova di autentica passione nelcurare – nei minimi dettagli – la struttura, la quale ha permesso difar nascere senza problemi e al sicuro le «nostre» alborelle. Paro-le di gratitudine voglio pure esprimere a tutta la FTAP, alla Com-missione italo-svizzera della pesca e, in particolare, all’Ufficio del-la caccia e della pesca del Cantone Ticino per il contributo finan-ziario e le autorizzazioni concesse a favore di questa mirata azionedi recupero, che – se anche piccola per un grande lago come il Ce-resio – ci fa «sognare» di poter rivedere un giorno guizzare le ar-gentee alborelle nel nostro lago.Non posso invece nascondere la mia profonda delusione per l’at-teggiamento negativo assunto – anche in questa occasione – dai pe-scatori di professione sul versante ticinese, in particolare da partedei dirigenti di Assoreti, che sistematicamente non collaboranoquando si tratta di portare un contributo in favore del lago e dellafauna ittica.Da ultimo, informo che è pure in atto un interessante esperimentoda parte del dr. Alberto Negri per l’allevamento di alborelle pres-so lo stabilimento di Fiumelatte. Alberto sta svezzando le alborel-le del lago di Como, partendo dalle uova, con l’obiettivo di farlecrescere fino ad un anno in cattività in gabbie flottanti. Vi terrò in-formati sull’evoluzione di questo nuovo esperimento. Ad azioneconclusa, appena sarò in possesso dei dati ufficiali che ci farà per-venire il dr. Alberto Puzzi della ditta Graia, sarà mia premura pub-blicare un dettagliato rapporto.

Ezio Merlopresidente della FTAP

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di Bruno PolliUfficio della caccia e della pesca

Metodo applicato

Il 30 ottobre 2002 a Loderio unasquadra dell’UCP, coadiuvata dalresponsabile dell’allevamento An-tonio Gargano, ha provveduto amarcare, tramite ablazione dellapinna adiposa, 14.700 estivali ditrota fario destinati alla produzio-

ne degli 1+ da immettere nell’in-verno del 2003 (fig. 1).Tutto è proceduto perfettamente,grazie alla buona organizzazione eanche al contributo di Gargano. Lamortalità, nel periodo intercorsotra la marcatura e l’immissione, èstata praticamente nulla.La fig. 2 mostra un individuo mar-

Da diversi anni, la Società di pesca Biasca e dintorni procede all'immis-sione di diverse migliaia di trote 1+ nel periodo tardo-invernale. Que-sta scelta è stata motivata dalla convinzione che i pesci di questa tagliasiano meglio in grado di affrontare i continui e repentini cambiamentiartificiali di portata con conseguente variazione drastica del livello del-le acque, causati dallo sfruttamento idroelettrico e, in particolare, dal-la restituzione delle acque turbinate dalla centrale Nuova Biaschinadell’AET e dalla centrale di Biasca delle OFIBLE. L’Ufficio della caccia edella pesca – sulla base della vasta bibliografia riassunta in BUWAL,2002 (con particolare riferimento ai dati raccolti da Flück, 1988) e diesperienze proprie (Polli, 1995) – sostiene la migliore efficacia dell’u-tilizzo di materiale da semina a stadi più giovani, non oltre l’estivale.Alfine di disporre di una base di valutazione specifica per questo com-parto particolare del fiume Ticino, si è proceduto alla sperimentazionein questione.

Ripopolamenticon trotelle1+ nel settore BD

(Biasca e dintorni)

Esperimento per la valutazione del successo

I pesci sono stati marcati tramite abla-zione della pinna adiposa.

Fig. 1

Pesce normale, pinna adiposa presente

Pesce marcato, pinna adiposa assente

Fotografia:GraficompSA

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cato ricatturato all’età 2+ (LT 23.3cm). La pinna adiposa è assente, atestimonianza che la pinna recisanon ricresce più. Permane solo unacicatrice alla sua radice, ben repe-ribile al tatto, siccome particolar-mente indurita.Nel mese di marzo 2003, le trotelle1+ marcate sono state immesse nelcomprensorio della Società di pe-sca Biasca e dintorni e, più precisa-mente, nella tratta terminale delBrenno e nel Ticino da Personico adOsogna (vedi fig. 3). Le immissioninon sono avvenute in modo omoge-neo lungo tutta l’asta fluviale, poi-ché i pesci sono stati immessi nelletratte in prossimità degli accessiveicolari. Siccome gli addetti allesemine non hanno tenuto un proto-collo preciso, non possono esserericostruiti i quantitativi precisi im-messi per ogni tratta e la lunghez-za delle tratte.Sul numero di maggio 2003 (perio-dico di caccia e pesca) è stata datainformazione ai pescatori di questaoperazione, esortandoli a volerprestare particolare attenzione adeventuali catture di pesci marcatie a segnalare le stesse all’Ufficiodella caccia e della pesca. Campio-namenti qualitativi, tramite pescaelettrica, sono stati effettuati inalcune località in cui erano statiimmessi gli individui marcati, conl'intento di determinare il tasso disopravvivenza degli stessi (vedi fig.3). La stazione di Cresciano, che sitrova poco a valle del compartoove sono avvenute le immissioni, è

stata presa in considerazione perverificare se parte degli individuimarcati immessi si fossero lasciatiportare più a valle dalla corrente.Una prima campagna si è svolta il 5agosto 2003 nelle seguenti località:Ticino a Cresciano; Ticino a Iragna(Rodaglio); Ticino a Mairano; Bren-no a Biasca.Un secondo campionamento è av-venuto il 25 novembre 2003 sola-mente nel Brenno presso Biasca,mentre la terza ed ultima verificaè stata effettuata il 27 aprile 2004nelle due località, dove era statoriscontrato in precedenza il nume-ro maggiore di individui marcati ecioè: Ticino a Iragna (Rodaglio);Brenno a Biasca.

Risultati

Da parte dei pescatori non è statasegnalata alcuna cattura di indivi-dui marcati che avevano raggiuntola misura minima legale di 24 cm.Questo vale anche per i più assiduifrequentatori della zona che abbia-mo interrogato personalmente. Inoccasione dei rilevamenti con pe-sca elettrica del 5 agosto 2003, ab-biamo riscontrato la situazione se-guente:• Brenno a Biasca: 14 individui 1+marcati su 98 trote controllate;• Ticino a Mairano: nessuna presen-za di individui 1+ marcati su oltre50 pesci controllati;• Ticino a Iragna (Rodaglio): 3 indi-vidui 1+ marcati su oltre 50 trotecontrollate;

Fig. 2

Fig. 3 - Tratta del comparto fluviale nelquale è stata effettuata l'immissione ditrotelle 1+ marcate (——) e stazioninelle quali si è proceduto a verificare laloro presenza ( ).

Brenno a Biasca (nella foto il punto dove il Brenno si immette nel Ticino)

5 agosto 2003, 25 novembre 2003 e 27 aprile 2004

Mairano5 agosto 2003

Rodaglio5 agosto 2003 e 27 aprile 2004

Cresciano5 agosto 2003

Fotografie:GraficompSA

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tenzione: i vari istogrammi possonoessere confrontati tra loro solo a li-vello qualitativo e non a livelloquantitativo, siccome la tecnica dirilevamento non consente catturequantitative e anche le superficipescate non sono uguali per i varicampionamenti.

Discussione

Già dal primo rilevamento, avve-nuto circa 4 mesi dopo l’immissio-ne, risulta evidente lo scarso con-tributo degli individui marcati allapopolazione ittica complessiva (5%circa complessivamente in due so-le stazioni su 4 esaminate). Un’i-dea più precisa può essere tuttaviaottenuta solamente analizzando ilcontributo dei pesci marcati allacoorte di appartenenza. Per que-

Fig. 4b – Brenno presso Biasca. Situazio-ne al 25 novembre 2003: gli individuimarcati sono quelli indicati in colorescuro e corrispondono circa al 6% degli1+ presenti nella popolazione.

Fig. 4c – Brenno presso Biasca. Situazio-ne al 27 aprile 2004: gli individui mar-cati sono quelli indicati in colore scuroe corrispondono circa al 15% dei 2+ pre-senti nella popolazione.

Fig. 5a – Ticino, zona Rodaglio. Situa-zione al 5 agosto 2003: gli individuimarcati sono quelli indicati in colorescuro e corrispondono circa all’8% degli1+ presenti nella popolazione.

Fig. 5b –Ticino, zona Rodaglio. Situazio-ne al 27 aprile 2004: gli individui mar-cati sono quelli indicati in colore scuroe corrispondono circa al 5% dei 2+ pre-senti nella popolazione.

sto motivo si è valutato, in base al-l’istogramma della distribuzionedelle lunghezze LT, il numero diindividui 1+ presenti e si è calcola-to il contributo percentuale datodagli individui marcati aventi lastessa età. Naturalmente, in occa-sione dell’ultimo campionamento,le stesse considerazioni sono stateeffettuate tenendo in considera-zione che la coorte in questioneaveva raggiunto l’età 2+. L’assen-za di individui marcati nella sta-zione di Cresciano in occasionedella verifica del 5 agosto 2003 la-scia supporre che non vi sia un’im-portante migrazione verso valledegli individui 1+ immessi. Il fattoche anche nella stazione di Maira-no non si sia riscontrata la loropresenza, nonché i bassi tassi dicattura verificati in generale, nonconsentono di dare una risposta si-cura in tal senso.

Brenno – In agosto (fig. 4a) si ri-scontrava una buona presenza diindividui 0+ derivanti da riprodu-zione naturale e una discreta quan-tità di trotelle 1+ di cui il 36% circaderivavano dalle immissioni di indi-vidui marcati. I pesci risultavanopiuttosto debilitati dalle elevatetemperature raggiunte dal Brennoin quei giorni (oltre 24° C!). In no-vembre (fig. 4b) la struttura dellapopolazione era cambiata in modosignificativo, con la forte riduzionedella presenza di individui 0+ (mor-talità/migrazione in seguito all’e-vento alluvionale della fine di ago-sto?) e un discreto incremento del

Fig. 4a – Brenno presso Biasca. Situa-zione al 5 agosto 2003: gli individuimarcati sono quelli indicati in colorescuro e corrispondono circa al 36% degli1+ presenti nella popolazione.

• Ticino a Cresciano: nessuna pre-senza di individui 1+ marcati su ol-tre 150 pesci controllati.In occasione del rilevamento conpesca elettrica del 25 novembre2003, abbiamo riscontrato la situa-zione seguente:• Brenno a Biasca: 4 individui 1+marcati su 81 trote controllate.In occasione dei rilevamenti conpesca elettrica del 27 aprile 2004,abbiamo riscontrato la situazioneseguente:• Brenno a Biasca: 3 individui 1+marcati su 44 trote controllate;• Ticino a Iragna (Rodaglio): 2 indi-vidui 1+ marcati su oltre 80 trotecontrollate.

Le situazioni riscontrate nel corsodei rilevamenti sono rappresentatenelle fig. 4a, 4b, 4c, 5a e 5b. At-

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numero complessivo di 1+ immigra-ti dalle zone limitrofe. Fra questirimanevano solo pochi individuimarcati (4 = 6% circa degli 1+ pre-senti).In base al rilevamento del 27 aprile2004 (fig. 4c), la popolazione itticasembra aver sofferto sensibilmentedella situazione venutasi a crearedopo l'evento alluvionale della finedi agosto del 2003, caratterizzatada forte deposizione di sedimenti fi-ni che hanno colmato gran parte deimicrohabitat e dei rifugi. La presen-za di pesci si è chiaramente ridotta.I pesci marcati riscontrati, che orahanno raggiunto l’età 2+, sono stati3, il che corrisponderebbe circa al15% degli individui 2+ presenti. Te-nuto conto che in quest'ultima occa-sione è stata pescata solo la metàdella tratta esaminata nelle due oc-casioni antecedenti e che allora letrote marcate erano state riscontra-te quasi tutte all’interno di questaparte, si può considerare che la per-centuale reale da contrapporre aquella rilevata in ottobre si dovreb-be situare attorno al 7%. Dato il nu-mero relativamente piccolo di indi-vidui 2+ disponibili, il dato è però daconsiderare con cautela.In merito alla crescita dei pescimarcati si può affermare che – dal-l’immissione (inizio marzo 2003) al-l’inizio di agosto – si è avuta unacrescita media di circa 7 cm e di so-li 1-2 cm nei successivi 4 mesi, pro-babilmente in seguito alle pessimecondizioni estive. Anche la crescitanei mesi tra novembre 2002 e apri-le 2004 è rimasta irrilevante, maciò rientra abbastanza nella norma-lità per i mesi invernali.

Ticino – Nelle tratte esaminatenell'agosto 2003 la presenza di indi-vidui 1+ marcati variava dallo 0%(Mairano e Cresciano) all’8% circa(Rodaglio; fig. 5a) degli individui1+ presenti. Il controllo è stato li-mitato in occasione dell’ultima ve-rifica alla stazione di Rodaglio, do-ve la percentuale di pesci marcatiche hanno raggiunto l’età 2+ corri-spondeva a circa il 7% del totaledegli individui 2+ presenti (fig. 5b).I pochi individui marcati disponibilinon consentono di trarre conclusio-ni dettagliate in merito alla cresci-ta. La cattura di una trota marcata

di 36 cm conferma, tuttavia, il va-lore LT massimo all’età 2+ valutatoin base agli esami scalimetrici ef-fettuati in occasione dello studio asuo tempo eseguito in merito allaproposta di adeguamento alla mi-sura minima a 28 cm (Polli, 2002).

Conclusioni

I dati inerenti le percentuali dicontributo alla coorte di apparte-nenza degli individui immessi all'e-tà 1+ rilevati attraverso questa in-dagine, variano dallo 0% al 36% a 4mesi dall’immissione e da 0% a 6-7% dopo 8, rispettivamente 13 me-si di permanenza dei pesci in am-biente naturale. Essi sono parago-nabili a quelli riportati in bibliogra-fia per il primo periodo di osserva-zione (Flück, 1988: 29% dopo circa4 mesi; 16% dopo circa 8 mesi e 4%dopo circa 19 mesi). Nel nostro ca-so, la perdita di individui marcatisembra essere più celere, con valo-ri massimi di contributo percentua-le di solo 6-7% già dopo il primo an-no di permanenza in ambiente na-turale.Per individui seminati quali estivali,i dati bibliografici indicano un con-tributo alla popolazione di età 2+variante tra il 2% e il 20% (BUWAL,2002). Quindi, il tasso di successodelle semine con individui 1+ non èmigliore o è, addirittura, peggioredi quello ottenibile con estivali. Vainoltre aggiunto che l’immissione diindividui 1+, oltre che generare co-sti di produzione superiori, esercitauna forte attrazione nei confrontidi predatori, quali il cormorano el'airone cenerino che finiscono poiper accanirsi anche sulla popolazio-ne già presente.Tenendo in considerazione quantosopra, riteniamo opportuno so-spendere le semine di trotelle 1+ esostituirle con ripopolamenti conestivali o preestivali, che consenti-rebbero di incrementare il numerodi individui immessi e la taglia de-gli stessi sarebbe inoltre meno at-trattiva per i predatori, ciò che ga-rantirebbe un migliore tasso di so-pravvivenza e la possibilità diadattarsi all'ambiente naturaleprima di essere confrontati con lapredazione. •

Bibliografia

BUWAL, 2002: Erfolgskontrolle zumFischbesatz in der Schweiz. Mittei-lungen zur Fischerei Nr. 71.Flück M, 1988: Besatzversuch in derGrube. Fischereiverwaltung des Kan-tons Bern.Polli B., 1995: Esperimento con im-missione di individui 1+ marcati ditrota fario nel fiume Ticino, in ValleBedretto e in Alta Leventina. Rappor-to all'attenzione della Società acqui-coltura e pesca Alta Leventina.Polli B., 2002: La crescita della trotafario nel fiume Ticino tra Biasca e lafoce e relative misure di protezione.Caccia e pesca, maggio 2002.

Sul sentiero che porta al fiume…

Fotografie:GraficompSA

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La Commissione italo-svizzerasulla pesca quale piattaformatransfrontaliera di lavoro

La Svizzera può contare su Com-missioni della pesca per tutte lesue acque internazionali, dato chesolamente la Confederazione puòstipulare accordi e adeguarli perio-dicamente a livello internazionale.Il compito di tutte queste Commis-sioni per le acque di confine è l’ar-monizzazione della gestione itticae della pesca, nel rispetto dei cri-teri di sostenibilità e di protezionedelle specie.Nell’ambito di questo compito ge-stionale la Confederazione e le cer-chie di interesse locali collaboranostrettamente, alfine di sostenerela posizione della Svizzera a livellointernazionale. Pertanto, nellaCommissione italo-svizzera sullapesca siedono – accanto al rappre-sentante federale (commissarioErich Staub) – anche un rappresen-tante del Cantone (vice-commissa-rio Giorgio Leoni) e un rappresen-tante delle associazioni di pesca(vice-commissario Ivan Pedrazzi).

Dalla protezione allo sfruttamentoIl campo di attività della Commis-sione italo-svizzera sulla pesca puòessere ben documentato dai temitrattati in occasione della sua ulti-ma seduta dell’11 giugno 2004 eche possono essere dedotti dall’or-dine del giorno riportato qui sotto:

1. Approvazione dell’o.d.g.2. Approvazione del verbale di Com-missione n. 97 (Muralto, 13.06.03).3. Presa d’atto dei verbali di Sotto-commissione n. 98 (Pal lanza,23.10.03) e 99 (Gudo, 29.03.04).4. Rapporto informativo sul pesca-to 2003 nel lago di Lugano e datistatistici in acque comuni.5. Aggiornamento della situazione diemergenza DDT nel lago Maggiore.6. Programmi di ricerca ed attivitàdi interesse della Commissione(progetti inerenti l’alborella e latrota marmorata).7. Comunicazioni sul 4° volume esito internet della Commissione.

lutare i diversi sistemi di patente,particolarmente complessi, vistal’esistenza di importanti diritti pri-vati e l’implicazione di diverse Am-ministrazioni provinciali e locali.

dr. Erich Staubcommissario svizzeroper la pescanelle acque italo-svizzere

fish eye

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8. Parere sull’impatto degli uccelliittiofagi sul popolamento itticonelle acque italo-svizzere.9. Procedure per aggiornamento emodifica del R.d.A.10. Rete sperimentale per corego-ne nel lago di Lugano.11. Varie ed eventuali.12. Designazione del presidentedella Commissione per il biennio2004-2005.13. Prossima riunione della Com-missione e della Sottocommissione.

Si annunciaun’ulteriore evoluzione?Attualmente, le patenti di pescaper i laghi Verbano e Ceresio rila-sciate dai singoli Stati confinantivalgono unicamente per le acqueappartenenti allo Stato stesso. LaCommissione italo-svizzera sullapesca, nella sua seduta dell’11 giu-gno 2004 a Pallanza, ha deciso disottoporre alla Sottocommissionetecnica questo argomento per va-lutare la possibilità di consentire aidetentori di una patente di un sin-golo Stato la pesca su tutta la su-perficie dei laghi Verbano e Cere-sio, eliminando così le frontiere diStato, e per definire le eventualinecessarie modifiche della legisla-zione.Manifestando questa intenzione, laCommissione ha voluto anche de-gnamente ricordare i 15 anni dellafirma della Convenzione italo-sviz-zera sulla pesca, entrata in vigorenell’aprile del 1989.L’apertura di cui si intende valuta-re la fattibilità è già da decenniuna realtà sui laghi Lemano e diCostanza. Per i laghi al sud delleAlpi si dovranno tuttavia dapprimarendere compatibilmente vicine lepluriennali tradizioni fra i due Sta-ti in materia di pesca. Solo dopoquesta fase di armonizzazione sipotrà, semmai, osare il tentativo diun’apertura totale.Diversi ostacoli sono ancora da su-perare e attualmente non esiste al-cuna garanzia che si potrà trovareuna soluzione praticabile. Va quin-di previsto un lungo cammino; an-zitutto bisognerà, al di là delle ar-monizzazioni ancora necessarie alivello di regolamenti di pesca, va-

Centro nazionale di consulenzasui problemi della pesca

Un centro di consulenza nazionaleper la pesca (FIBER) è a disposizio-ne dei pescatori dal 1° luglio scor-so. Tale struttura ha il compito difornire informazioni ai pescatorinonché un sostegno ai Cantoni alfine di migliorare la situazione del-le popolazioni ittiche in Svizzera.Risultato della collaborazione tral’UFAFP, l’EAWAG e la Federazio-ne svizzera di pesca (FSP), il cen-tro sarà diretto da Susanne Haer-tel-Borer e Guy Périat, biologi especialisti della pesca, entrambiimpiegati al 50%. Il centro di con-sulenza per la pesca ha sede negliedifici dell’EAWAG (Istituto fede-rale per l’approvvigionamento, ladepurazione e la protezione delleacque) a Kastanienbaum (LU). Ilsuo compito è quello di comunica-re ai pescatori i risultati degli stu-di scientifici più recenti, in parti-colare mediante dossier informati-vi e la creazione di un sito Inter-net. La nuova struttura concretiz-za una raccomandazione espressalo scorso gennaio nell’ambito delprogramma di ricerca sulla diminu-zione del pescato nei fiumi (Fisch-netz – Studio sul calo della popola-zione ittica in Svizzera). Già alloraera stata sottolineata la necessitàdi fornire informazioni e sostegnoagli ambienti legati alla pesca percombattere la diffusione della ma-lattia renale proliferativa, che col-pisce una grande quantità di pesciin Svizzera.

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Nella sessione di febbraio del GranConsiglio ticinese il deputato TullioRighinetti, da sempre notoriamen-te molto vicino alle problematichedei pescatori, aveva presentato inParlamento un’interrogazionescritta (firmata da numerosi gran-consiglieri) in cui si pone in eviden-za un forte, inquietante calo di pe-sci in Svizzera e, ovviamente, an-che nel Cantone Ticino. Secondoquesto studio, fra le cause identifi-cate dagli esperti si citano l’au-mento della temperatura dell’ac-qua, l’inquinamento, la progressivascomparsa degli ambienti naturalie le malattie nella fauna ittica. Infondo, si scopre l’acqua… calda, inquanto questi problemi sono notida tempo. In realtà, si ha l’impres-sione che fra i mali della pescasvizzera (e ticinese, di conseguen-

za) vi siano altre ragioni che, però,non sono state approfondite comeinvece sarebbe lecito attendersi dastudiosi o che, comunque, non sonostate considerate perché così, ma-gari, faceva… comodo. Lo studio,ovviamente, ha creato parecchiomalumore fra i pescatori, come èstato sottolineato anche nell’as-semblea della FTAP in Vallemag-gia. Di questa «impasse» si fa inter-prete, in modo appropriato, l’attoparlamentare di Tullio Righinetti:una denuncia, la sua, molto artico-lata e con la quale, sostanzialmen-te, si afferma che lo studio effet-tuato in Svizzera sul calo di pesci èin parte «generico» e, soprattutto,«incompleto». Da qui tutta una se-rie di interrogativi rivolti all’auto-rità competente. Ma vediamo alcu-ni stralci dell’atto parlamentare.

Calano i pesciin Svizzerae nel Ticino

ma qualile vere ragionidel fenomeno?

Interrogazione scrittadel deputato Tullio Righinetti

al Consiglio di Stato

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Sembra confermato che il numerodei pesci in Svizzera, ma anche nelTicino, continui a diminuire, mal-grado i ripopolamenti dei corsid'acqua. Interessante rilevare chenel 1980 erano state pescate 1,2milioni di trote contro le 400.000catturate nel 2001. L’Ifadpa e ilBuwal hanno avviato nel 1998 ilprogetto «Fischnetz», destinato ascoprire le cause della diminuzionedella popolazione ittica. L’inchie-sta è costata 3 milioni di franchi esi è basata su 13 ipotesi verificatein 70 progetti. Le cause messe in ri-salto dallo studio sono state indivi-duate nell’aumento della tempera-tura media delle acque, negli in-quinamenti e nella progressivascomparsa degli ambienti naturali,nelle malattie e nella mancanza dicibo. Quest’ultima ipotesi è statascartata, mentre le altre – singolar-mente o congiuntamente – sono daconsiderare importanti e determi-nanti. L’analisi è certamente dasottoscrivere, anche se i risultatierano e sono in fondo scontati e ilprezzo per la loro conferma appareesagerato. «Noi abbiamo l’impres-sione che lo studio sia in parte ge-nerico e, soprattutto, mirato soloverso certi bersagli, in altre paroleincompleto. Tra le cause, infatti,viene citato il forte aumento degliuccelli ittiofagi. La cosa, tuttavia,si ferma all’enunciazione senza al-

cun approfondimento che pure sa-rebbe stato interessante. Questoper quanto abbiamo potuto appu-rare. Non abbiamo dubbi che gros-se perdite di pesci siano da attri-buire alla sempre crescente pre-senza di uccelli ittiofagi. Le muta-te condizioni pluviometriche degliultimi anni, e in Ticino l’acidifica-zione delle acque di origine antro-pica, hanno di certo avuto un ruolosupplementare non indifferente.Da tempo oramai, anche da noi, ilregresso delle catture desta preoc-cupazione e malumore tra i pesca-tori delle diverse categorie e, conregolarità, porta alla diminuzionedelle patenti staccate dagli appas-sionati, pur sempre numerosi. Nonè dato sapere se il Ticino sia statointeressato da questo studio costa-to 3 milioni di franchi. Dalla ricer-ca denominata “Fischnetz” abbia-mo appreso che le trote del Laveg-gio soffrono di una malattia renalechiamata PKD (Proliferative KidneyDisease), ma nulla di più. È vera-mente un po’ poco.Ritornando sul problema ben notoa livello cantonale della forte pre-senza di uccelli ittiofagi – in parti-colare cormorani, aironi e svassi –non ci risulta sia stato approfondi-to nello studio. Commettiamo dicerto “peccato” nel pensare male,ma forse indoviniamo se ipotizzia-mo che la strategia di Berna sia vo-

luta nel senso di “scansare” unproblema che, se affrontato a fon-do, susciterebbe malessere e rea-zioni nel mondo ambientalista alquale sappiamo essere molto sen-sibili i politici. Sottolineo che nelTicino, oramai dal 1997, I’UCP di-spone della statistica del pescato,sia per le catture fatte dai pesca-tori dilettanti sia per quelle effet-tuate dai professionisti. Un contri-buto importante, questo, per unostudio del genere, senza dover co-involgere specialisti esterni. Perquanto concerne l’inquinamento,ricordiamo che nel nostro Cantonesi è speso circa un miliardo di fran-chi per la depurazione delle acqueluride, mentre paradossalmente irisultati potrebbero indicare unregresso del numero di pesci pre-senti. Con questo non si intendeaffatto mettere in discussione ilprincipio della depurazione delleacque, ma invitare chi di dovere adapprofondire il problema.Nell’ambito della diminuzione del-la fauna ittica, d’altra parte, ri-cordo che nel Ticino è sparita l’al-borella nel lago Ceresio. Ora è inatto un tentativo italo-svizzero direintroduzione di questa specie,ed attendiamo con interesse i ri-sultati. Ma anche il problema dellasemina della trota marmorata puòentrare nel contesto di questa pro-blematica».

Nella sua lunga ed articolata rispo-sta (di cui diamo ampi stralci) all’in-terrogazione del deputato Tullio Ri-ghinetti, il Consiglio di Stato osser-va, in primo luogo, che il contributofinanziario del Canton Ticino è statocomplessivamente di 65.240 fran-chi, distribuiti sull’arco di 4 anni eripartiti tra la Sezione sanitaria(franchi 19.660), la Sezione prote-zione acqua, aria e suolo (franchi34.580) e l’Ufficio della caccia edella pesca (franchi 11.000). La Se-zione protezione acqua, aria e suoloe l’Ufficio della caccia e della pescaparteciperanno inoltre – dal 2003 al2005 – con franchi 6.212 annui

(equamente ripartiti) al finanzia-mento delle attività di consulenzasuccessive alla conclusione del pro-getto, destinate a chi è chiamato adamministrare il patrimonio ittico eagli ambienti della pesca.Il regresso delle catture – osserval’autorità cantonale – è stato accer-tato principalmente per le acquedell’Altopiano, mentre per le acquemontane il fenomeno è meno mani-festo, oppure è assente. La causapiù diffusa e probabilmente più im-portante è individuabile nella ma-lattia renale proliferativa (PKD)presente in gran parte delle acquedi pianura al nord delle Alpi. Fra le

altre maggiori e più diffuse concau-se, va menzionato «il degrado mor-fologico dei corsi d’acqua in seguitoagli interventi di correzione idrica,che hanno reso monotoni gli alvei,eliminando gran parte degli am-bienti riproduttivi e creando osta-coli insormontabili alla libera mi-grazione dei pesci» (ndr.: ogni tan-to, ci si accorge anche di questi rea-li problemi che i pescatori, se si èonesti nei ragionamenti, vanno de-nunciando da anni, anzi da molti,troppi decenni!). Altro fattore – se-condo il CdS – che può avere assun-to rilevanza su scala assai vasta èl’aumento delle temperature me-

Per il Governo nessun regresso di pesci,anzi… meglio rispetto agli anni Novanta

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die, che potrebbe comportare unospostamento verso monte dell’areadi diffusione dei pesci legati alle ac-que fredde, come la trota. «A livel-lo più locale, possono rivestire unacerta importanza concause, come lapresenza in concentrazioni eccessi-ve di sostanze con azione ormonalescaricate da impianti di depurazio-ne, la predazione da parte di uccel-li ittiofagi, gli errori di gestionedella pesca e dei relativi ripopola-menti, ecc.» (ndr: altre ragioni chenon bisognerebbe dimenticare trop-po… facilmente!).Le conclusioni in merito alla riduzio-ne delle catture su scala nazionalederivano dall’esame delle lungheserie di dati dei Cantoni, che di-spongono della statistica di pescadagli anni ’70 o ’80. I dati ticinesinon hanno avuto alcun influsso inquesta analisi, essendo la serie ini-ziata solo oltre la metà degli anni’90. Essi sono invece risultati moltoutili per l’analisi della relazione trala pressione di pesca e le catture,essendo la statistica ticinese l’unicain Svizzera a raccogliere informa-zioni anche sullo sforzo di pesca.Pertanto, per quanto riguarda le ac-que ticinesi, lo studio non riportaalcuna indicazione in merito a unariduzione delle catture.

Tra i più fortunati in Svizzera

L’Ufficio della caccia e della pescaha appena presentato, in occasionedell’assemblea dei delegati dellaFTAP, una relazione sull’evoluzionedelle catture dopo l’introduzionedella misura minima a 24 cm (prece-dentemente 22 cm). Da questa anali-si, che considera i dati statistici dal1996 al 2002, risulta chiaramenteche la riduzione delle catture nellenostre acque è legata essenzialmen-te a due fattori gestionali: l’accen-tuata riduzione del numero di pesca-tori (-32%), con l’entrata in vigoredelle nuove tariffe per le patenti nelgennaio del 1997, e l’innalzamentodella misura minima per la cattura a

24 cm nel gennaio del 2000. «Daicensimenti finora eseguiti tramitepesca elettrica, non risulta comun-que un calo della presenza ittica neinostri fiumi, bensì un incremento ri-spetto all’inizio degli anni Novanta.Purtroppo, questo metodo di rileva-mento non è praticabile in tutte letratte fluviali. Per il fiume Ticino (avalle di Biasca) e per la tratta termi-nale del fiume Maggia, non sono di-sponibili indicazioni quantitative e,quindi, non possiamo escludere chevi siano in atto fenomeni quali quel-li esaminati nel progetto Fischnetz».Anzi, a giudizio delle istanze canto-nali competenti in materia di pesca,«la situazione della fauna ittica nelnostro Cantone risulta essere tra lemigliori in Svizzera. Proposte di cor-rettivi (ad esempio, rivitalizzazionidi corsi d’acqua, riduzione dell’uti-lizzo di prodotti contenenti sostanzecon attività ormonale, applicazionecoerente delle disposizioni emanatea suo tempo dal BUWAL per il conte-nimento dell’impatto degli uccelli it-tiofagi, ecc.) sono state formulatenel rapporto Fischnetz per ogni possi-bile concausa. Le stesse potranno es-sere utili anche per le nostre acque,qualora sarà accertata una riduzionedel popolamento ittico e saranno in-dividuate le cause specifiche».Alcuni provvedimenti, tesi a miglio-rare gli ambienti vitali per i pesci,comunque – si sottolinea sempre inrisposta a Tullio Righinetti – sono giàstati intrapresi, grazie in particolarealla sensibilità del Parlamento (rivi-talizzazione dei corsi d’acqua, inter-venti a favore della libera migrazio-ne della fauna ittica) e anche a livel-lo di gestione si è cercato di miglio-rare il reclutamento naturale, conuna migliore protezione della ripro-duzione naturale (innalzamento a 24cm della misura minima di cattura) econ l’utilizzo di materiale autoctonoper i ripopolamenti. Contro l’espan-sione della PKD sono stati intrapresiprovvedimenti immediati, escluden-do spostamenti di pesci dalla zona dicontagio verso le zone esenti dallamalattia.

Le molte indaginicompiute nel Ticino

Più oltre, il Governo rileva che daanni la FTAP – pur non facendo piùparte della Federazione svizzera deipescatori – era al corrente dell’esi-stenza del progetto. L’Ufficio dellacaccia e della pesca, peraltro, hafornito alla FTAP informazioni im-mediate in occasione dell’individua-zione della PKD nel Laveggio. In se-guito, è stata organizzata una cam-pagna di depistaggio in diversi corsid’acqua e in tutte le piscicolturecantonali gestite dalle varie societàlocali di pesca (altra ragione per laquale la FTAP doveva essere al cor-rente del progetto). Dunque, Bernanon ha escluso nessuno.Il Ticino, peraltro, è stato oggetto diindagini (più o meno approfondite)nell’ambito di diversi progetti setto-riali di Fischnetz: reclutamento na-turale di novellame (indagini sui fiu-mi Ticino, Lavizzara e Laveggio); sa-lute dei pesci (PKD: indagini nellatratta critica a deflusso residuale delfiume Ticino tra Giornico e Bodio,nei fiumi Cassarate, Vedeggio, Scai-rolo e Laveggio); inquinamento conprodotti chimici (indagini sul fiumeTicino ad Airolo e sulla tratta termi-nale del Vedeggio); presenza di sedi-menti fini (dati NADUF, fiume Tici-no); pressione di pesca (dati statisti-ca sulla pesca); aumento delle tem-perature (fiume Ticino, dati dell’Uf-ficio federale delle acque e dellageologia); modifica del regime di de-flusso (fiumi Ticino, Cassarate, La-veggio e Breggia, dati bibliografici).

Uccelli ittiofagi, problema reale

Sul quesito, fondamentale per la si-tuazione in Ticino, della presenza difauna ittiofaga, il Consiglio di Statorisponde che «il problema degli uc-celli ittiofagi è stato oggetto di stu-dio e dibattito a livello nazionaleper oltre due decenni, ancora primadel progetto Fischnetz…». In segui-to a queste valutazioni, il BUWAL ha

Lungo il suo percorso, il fiume Cassarate non è sempre… amatoFotografie: Graficomp SA

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emanato delle chiare direttive cheil Cantone Ticino applica dal 1995,organizzando annualmente abbatti-menti dissuasivi di cormorani lungo icorsi d’acqua (Ticino, Moesa e Mag-gia). Queste operazioni avvengononel corso dei mesi invernali, duran-te il periodo di svernamento delcormorano e hanno lo scopo di tene-re lontano questi uccelli dalle popo-lazioni ittiche più pregiate presentinei fiumi, confinando la loro attivitàdi predazione sui due grandi laghi(Verbano e Ceresio), dove si nutro-no prevalentemente di pesce bian-co.«Per quanto riguarda l’airone cene-rino, il problema risulta più com-plesso, in quanto la specie è protet-ta a livello federale. L’Ufficio dellacaccia e della pesca intende inter-venire, tramite abbattimenti selet-tivi, previa autorizzazione da partedella Confederazione, laddove l’in-cidenza della predazione si manife-sta con il ferimento di almeno il10% di pesci tra i 20 e i 30 cm di lun-ghezza, come applicato in altri Can-toni». Per lo svasso, la cui predazio-ne avviene unicamente nei grandilaghi, «la popolazione attualmentepresente sul territorio ticinese nonè tale da giustificare particolari in-terventi».

Deflussi residuali, tema aperto

Nell’interrogazione scritta di TullioRighinetti è stato sollevato, ovvia-mente, anche il tema di fondo, valea dire la necessità di un riesame deideflussi residuali in conseguenzadelle mutate situazioni meteorolo-giche e conseguentemente idrologi-che. L’incremento delle temperatu-re medie – si risponde – rappresentacertamente «motivo di preoccupa-zione» e «siamo consapevoli che frale tratte a maggior rischio di dete-rioramento delle condizioni termi-che vi sono proprio quelle a deflus-so minimo residuale». D’altra par-te, si ricorda che i deflussi minimiresiduali garantiti attualmente dal-

le aziende idroelettriche quali mi-sure di risanamento «sono stati de-cisi unicamente in modo che glistessi non portino pregiudizio ai di-ritti acquisiti di sfruttamento delleacque tramite la concessione rice-vuta». Di conseguenza, il riesamedei deflussi residuali esistenti – an-che in base a considerazioni legatealle condizioni termiche delle acquein funzione della fauna ittica – avvie-ne di fatto in due possibili ambiti:• al momento del rinnovo di unaconcessione per l’utilizzazione del-le acque. Gli approfondimenti ri-chiesti per fissare il nuovo deflussoresiduale, da garantire sull’interatratta a deflusso residuale, preve-dono precisamente anche valutazio-ni sulla temperatura dell’acqua incondizioni di magra;• nell’ambito del risanamento deicorsi d’acqua soggetti a prelievo invirtù di diritti acquisiti. L’autoritàordina misure di risanamento sup-plementari per i corsi d’acqua cheattraversano paesaggi o biotopi in-clusi in un inventario nazionale ocantonale, ovvero qualora altri in-teressi pubblici preponderanti loesigano. Il riesame dei deflussi resi-duali – rileva sempre il Governo inrisposta all’atto parlamentare deldeputato noto per i suoi molteplicie variegati interventi in materia dipesca oltre che di caccia – comportaperò un doppio onere: «gli appro-fondimenti scientifici necessari el’indennizzo alle aziende per leperdite subìte a causa del maggiorerilascio di dotazione sono a caricodell’ente pubblico».Di conseguenza, è «improprio» par-lare di «prospettato slittamentodella conclusione dei lavori di risa-namento». In effetti, l’Assembleafederale ha sì posticipato il termineper l’attuazione delle misure di ri-sanamento (fissato dalla LPAc, dal2007 al 2012), ma il programma deilavori predisposti dal Cantone inquesto ambito non è stato per que-sto modificato. Esso prevede, inparticolare: il completamento deglistudi scientifici, della redazione del

rapporto e la formulazione delleproposte quali misure di risanamen-to entro la primavera del 2005; laconsultazione presso la Confedera-zione e le cerchie interessate(FTAP, associazioni ambientaliste,aziende idroelettriche,…) in prima-vera-estate del 2005. Su queste ba-si, l’autorità prenderà le decisioniin merito alle misure di risanamentoentro la fine del 2005, intimandolesuccessivamente alle aziende. Laloro attuazione potrebbe avvenireentro la fine del 2007, termine ori-ginalmente previsto dalla LPAc.

Variazioni di deflussomolto... innaturali

Da ultimo, il Consiglio di Stato ritie-ne che «non vi sono elementi cheindichino un regresso delle popola-zioni ittiche nei corsi d’acqua tici-nesi, anzi la situazione delle trattefin qui analizzate – quantitativa-mente tramite pesca elettrica – in-dicherebbe un miglioramento ri-spetto all’inizio degli anni Novan-ta». Si soggiunge, comunque, che«un paragone con la situazione an-tecedente gli anni ’90 non è possibi-le, in quanto non esistono dati». Lamaggiore incognita rimane la situa-zione nel fiume Ticino da Biasca al-la foce, dove le tendenze indicatedalla statistica di pesca non possonoessere verificate tramite pescaelettrica. «Qualora un regresso del-le popolazioni ittiche dovesse esse-re confermato in questo compartofluviale, una delle principali causeda prendere in considerazione sa-rebbe quella del degrado delle con-dizioni idrologiche susseguente al-l’apertura del mercato dell’ener-gia, che ha indotto ritmi di produ-zione molto irregolari, i quali indu-cono variazioni di deflusso ancorapiù frequenti e innaturali rispettoai decenni antecedenti». Ciò ha re-so l’ambiente fluviale particolar-mente inospitale alla biocenosi ac-quatica e comporta un influsso ne-gativo diretto non indifferente an-

… e il Breggia… lo è di più?

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Seduta di lunedì26 aprile 2004Comitato direttivo

Si prende atto che il Servizio dei ri-corsi ha «catalogato» il ricorso del-la FTAP contro la captazione di sor-genti in Val Morobbia (Municipio diGiubiasco). Detto Servizio ha tra-smesso il gravame alle parti inte-ressate, con invito ad inoltrare leproprie osservazioni. Dalla ditta in-teressata si prende atto dello stu-dio sulla valutazione qualitativadel mesohabitat fluviale interessa-to da 4 progetti di microcentrali,ossia: Lavertezzo, Brione Verzasca,Chiggiogna/Rossura e Lodrino. Ognisocietà interessata verrà coinvoltaper il proprio preavviso. Il CD, diprincipio, preavvisa negativamentedetti progetti. Così la situazionesul fronte delle affiliazioni al 31marzo 2004: 3.693 soci contro i3.692 dello scorso anno.

Seduta di giovedì3 giugno 2004Comitato direttivo

La FTAP ha chiesto ufficialmentedelucidazioni (15.5.04) sul Fondodi riserva del Fondo per il ripopola-mento. La FTAP ha fatto denunciaalla SPAAS (dr. Barbieri) per i con-tinui inquinamenti delle acque nelcantiere Generoso. Le intenzioniprogettuali di microcentrali si sonoridotte da 4 a 3 (Brione Verzasca,Lodrino, Chiggiogna/Rossura); do-po attento esame della fattispecie,il CD preavvisa negativamente det-ti progetti. Decreto di sussidio difr. 1.000 quale contributo per ilprogetto «canneto Lugano». Decre-to di sussidio di fr. 1.000 quale con-tributo per il progetto «recuperoalborella nel Ceresio». A cura del-l’UCP, si prende atto del rapporto

trote 1+; tale rapporto verrà ulte-riormente approfondito e sarà pub-blicato sul periodico della FTAP.

Riunione di mercoledì16 giugno 2004Comitato direttivo

Il periodico nr. 3 «La Pesca» è in di-rittura di arrivo; il CD confermaRaimondo Locatelli come unico re-sponsabile incaricato dei testi re-dazionali. Si prende atto che nel2004, ai corsi di introduzione sullapesca, si sono registrate ben 453presenze; per il 2005 verrannomantenuti i tre corsi ufficiali FTAP;la sede di Paradiso per il Sottoce-neri viene mantenuta, mentre peril Sopraceneri si cercherà una sedeadatta alle reali esigenze tecniche.Le affiliazioni alla FTAP, a finemaggio, danno 4.440 soci contro i4.480 dello scorso anno.

Riunione di mercoledì16 giugno 2004Comitato delle società

Sono state fornite informazioni sulprogetto di nuova struttura per ilMuseo della pesca a Caslano. Il CSprende atto del rapporto UCP sutrote 1+. Per quanto riguarda i pro-getti di parchi naturali nel CantoneTicino, il CS prende atto degli ulti-mi sviluppi su questo tema. LaFTAP, con l’ausilio del proprio con-sulente legale, si sta muovendo be-ne a difesa degli interessi della pe-sca. Il CS ratifica le nomine internedella FTAP (amministrazione, Com-missioni, gruppi). Si dà un preavvi-so sulle tre proposte che andrannoin consultazione presso ogni socie-tà affiliata e, in seguito, verrannosottoposte all’assemblea dei dele-gati nel 2005; tali proposte sarannooggetto di ulteriori e dettagliatepubblicazioni sul periodico federa-tivo. Il CS prende atto della situa-zione sul fronte delle affiliazioni afine maggio. Il Comitato delle so-cietà prende altresì atto del con-tenzioso in corso: rinnovo della

Le riunioni della FTAP

di Gianfranco Campanasegretario

La vocedella Federazione

concessione alla Cooperativa elet-trica Faido; Valle Morobbia; Osco;estrazione di inerti ad Aquila; in-tervento non autorizzato con mac-chinari sul Laveggio; intervento aldepuratore di Pollegio; continueanomalie sul cantiere Generoso. IlCS prende atto dei tre progetti peraltrettante microcentrali (BrioneVerzasca, Lodrino, Chiggiogna).

La grande famiglia dei pescatori ti-cinesi, dal Comitato direttivo allesingole società, esprime vivo com-piacimento per la nomina dell’avv.Oviedo Marzorini di Minusio a presi-dente del Parlamento cantonaleper il 2004-2005. L’avv. Marzorini,presidente della Federazione deitiratori ticinesi nonché appassiona-to cacciatore e pescatore, è da an-ni in prima fila nel difendere concompetenza gli interessi di questetre categorie di sportivi, per cui lasua nomina a primo cittadino delCantone è motivo di gioia per laFTAP, la quale si felicita vivamentecon lui, formulandogli auguri vivis-simi per il prestigioso incarico cuil’intera comunità l’ha chiamato.

Il sito della Federazionecliccando www.ftap.ch

La Federazione ticinese di acqui-coltura e pesca (FTAP) ha un pro-prio sito, www.ftap.ch, nel quale ipescatori ma anche tutti i curiosi oi semplici navigatori possono repe-rire una… valanga di informazionisul mondo della pesca nel Cantone

OviedoMarzorinidi MinusiopresidentedelParlamentocantonale

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Ticino. A cominciare dalla storiadella FTAP alle modalità per otte-nere la licenza di pesca, dalla de-scrizione dei singoli pesci che po-polano laghi e fiumi alla legislazio-ne sull’attività di pesca, dai corsiper ottenere l’abilitazione alla pe-sca (compresa la possibilità di iscri-versi direttamente) alla presenta-zione di società e Commissioni del-la Federazione, come pure itinera-ri, le migliori catture, la presenta-zione dei due volumi (voluti dallaFTAP) di Raimondo Locatelli su «Lapesca nel Cantone Ticino» e moltialtri interessanti ragguagli. Adesempio, sono forniti i dati sui ne-gozi di pesca, è presentato il Museodella pesca a Caslano, come purel’organico e le funzioni della FTAPe dell’Ufficio cantonale caccia epesca, ecc. Sul sito federativo èdata altresì la possibilità di metter-si in contatto con gli organi diretti-vi della FTAP, dialogando con imembri del «direttivo», oppureesprimendo pareri e consigli sui nu-merosi temi che appassionano ilmondo della pesca in generale. In-somma, il www.ftap.ch è un auten-tico giornale aperto a disposizionedi chiunque.

Guardapesca/guardacaccia del Cantonenominati due nuovi capo-settore

La Federazione ticinese per l’ac-quicoltura e la pesca prende atto,innanzitutto, che Carlo Branca halasciato l’incarico di guardape-sca/guardacaccia per godersi, me-ritatamente, la pensione. A luivanno sentimenti di apprezzamen-to per l’abnegazione e la professio-nalità dimostrate durante la sualunga e diligente attività. Al suoposto, in qualità di capo-Circonda-rio per Locarnese e Valli, la dire-zione della Divisione ambiente alDipartimento del territorio, trami-te l’Ufficio caccia e pesca, ha no-minato Fabio Croci. Anche per il Sottoceneri vi è ora unnuovo capo-Circondario: è Ugo Pa-nizza di Lamone, sposato e padredi due figlie. Vanta una lunga e me-ritoria attività al servizio dello Sta-to (23 anni), sempre in qualità di

guardapesca/guardacaccia, dimo-strando sempre competenza e di -sponibilità, con un buon rapportonei confronti di pescatori e caccia-tori. Ciò garantisce che, anche neinuovi compiti di responsabilità, sa-prà svolgere nel migliore dei modila delicata mansione cui i suoi su-periori l’hanno chiamato. Per quanto riguarda poi il Sottoce-neri, è da segnalare con compiaci-mento – come andavano sollecitan-do da tempo le società di pesca LaCeresiana e La Mendrisiense, rite-nendo che la zona fosse parzial-mente sguarnita della necessariavigilanza – la nomina di due nuoviguardapesca/guardacaccia canto-nali: sono Thomas Romanski di Tes-serete e Giorgio Bonomi di Bironi-co.A tutti, partenti e nuovi arrivati,felicitazioni e auguri.

Da Amministrazione provinciale di Como40.000 coregoni lavarelli nel lago Ceresio

Verso la fine di maggio, è stataportata a compimento con succes-so un’azione di scambio transfron-taliero di materiale ittico, con ilbeneplacito della Commissione ita-lo-svizzera della pesca e coordina-

ta dall’Ufficio cantonale caccia epesca del Canton Ticino nonchédalle Amministrazioni provinciali diVarese e di Como. Si tratta di gio-vani coregoni lavarelli, provenientida uova di riproduttori catturati espremuti lo scorso inverno nel lagoMaggiore, fatti nascere presso l’in-cubatoio di Fiumelatte e, successi-vamente, allevati nelle gabbie flot-tanti nel lago di Alserio.In totale, sono stati immessi (gio-vedì 20 maggio) circa 20.000 pezzie (sabato 22 maggio), a scopo di ri-popolamento, circa 20.000 pezzi,questi ultimi alla presenza per laFTAP del responsabile Maurizio Co-sta. Si è trattato di materiale di ot-tima qualità. Un ringraziamento varivolto pure ai guardapesca sia sulversante italiano che svizzero perla collaborazione, la disponibilità el’ottimo lavoro svolto.

La consegna dei testi entro il 15 settembre

La chiusura redazionale delquarto ed ultimo numero de«La Pesca» per il 2004 è fissa-ta – per motivi tecnici, non daultimo il fatto che il nostroperiodico esce in contempo-ranea con quello de «La Cac-cia» – al 15 settembre. Per-tanto, ogni comunicazioneche dovesse giungere oltrequesta data, sarà inevitabil-mente cestinata, oppure(laddove fosse possibile) pub-blicata soltanto nel primo nu-mero del 2005.

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Nelle due immagini in questa pagina: recupero e rilascio di un bel cavedano nella Maggia

(foto: Jana Kolodyazhna).

di Doriano Maglione [email protected]

Ricollocare al suo naturale posto ilpesce bianco significa, in fondo, ri-proporre i grandi laghi per quelloche storicamente sono stati benprima di essere considerati semplicicontenitori per pesca professionalecon la conseguente modifica dellapopolazione ittica, con una signifi-cativa componente aggiuntiva dicoregonidi e salmonidi (e, in alcunicasi, percidi e centrarchidi).D’altra parte, la moderna pesca amosca cerca costantemente nuovefrontiere. È, questo, il fascino par-ticolare di una disciplina che riesce

a rinnovarsi continuamente e, quin-di, questo tipo di prede – che posso-no essere minuscole o enormi, faci-lissime e adatte per un bambino,oppure estremamente difficili – so-no proprio la palestra ideale per chiha voglia di cercare sempre qualco-sa di nuovo, uno stimolo in più.

Pesce biancoa mosca, perché no?

Tra le tante possibilità che la pescaa mosca offre, anche soprattutto

La rivalutazione del pesce bianco riveste oggi un’impor-tanza notevole sia dal punto di vista della gestione delleacque del piano, soprattutto i grandi laghi prealpini (im-portantissimo il contributo portato dal convegno di Luga-no del 24 aprile 2004, primo nel suo genere a livello in-ternazionale), sia dal punto di vista della pesca a mosca,la pesca più praticata ormai in gran parte del mondo occi-dentale, in alcune regioni l’unica consentita.

Pesce bianco e pesca a mosca

un futuro per i laghi prealpini?

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per muovere i primi passi in questofantastico mondo, quella dei cipri-nidi è una delle meno conosciute epraticate, eppure può dare grandisoddisfazioni. Tralasciando le car-pe che meritano un discorso tuttospecifico – dato che si tratta di pe-sci di grandi dimensioni che, pesca-ti a mosca, costituiscono al mo-mento una delle sfide più difficiliper i pescatori di tutto il mondo (ameno di non pescarle in laghettocon una eggfly in yarn giallo pastu-rando col granoturco…..) – le no-stre prede saranno, in ordine di pe-scabilità: cavedani, scardole, gar-dons, savette, triotti, vaironi, albo-re, barbi; e aggiungiamo anche ilpersico sole, anche se è un percide.Tutti questi pesci possono essereindifferentemente cercati nei fiu-mi e nei laghi, soprattutto d’inver-no, quando (Tresa escluso) la pescanei fiumi è vietata.

Le preziose «dritte»di Romano Righi

Il Tresa è un fiume dove regna ilfreddo, quindi il fattore stagionaleè determinante. La classica pesca asecca inizia in aprile, quando l’ariasi scalda e i grandi branchi di cave-dani si «muovono». Allora, inizianoad essere attivi in superficie e co-mincia la sarabanda.Si pesca stando in acqua e cercan-do soprattutto di insidiare i pescivicino alle rive. I cavedani sono inagguato pronti a ghermire qualsiasiinsetto cada in acqua e, quindi, latecnica di pesca più produttiva èquella classica della «battuta».È una tecnica solo apparentementesemplice; occorre fare in modo chela mosca, in genere un grosso ter-restrial, richiami – sbattendo sul-l’acqua grazie ad un lancio «forza-to» nella chiusura – l’attenzionedel nostro amico.Però, deve essere la sola mosca apicchiare l’acqua, non la coda; an-che una sola ferrata a vuoto co-stringerà a cambiare posto: i cave-dani imparano presto! E poi non bi-sogna commettere il tipico errore,una volta individuato il branco dicavedani, di lanciare davanti almuso del primo pesce: la «battuta»deve avvenire piuttosto dietro al

branco o di fianco, l’attacco delcavedano avviene sempre con ilpesce che si gira ed insegue la mo-sca che sembra sfuggirgli.Tra l’altro, l’uso di mosche volumi-nose impone – per problemi di equi-librio – l’uso di diametri alquantosostenuti e questo accentua la ne-cessità di saper cogliere al massimoil vantaggio della sorpresa.A secca, occasionalmente, si cattu-ra qualche scardola e anche qual-che gardon.D’inverno, invece, siamo in «Sibe-ria». E, allora, si può puntare suigrossi barbi delle grandi pool versoTresa, dove sono presenti in questoperiodo anche i cavedani e i perca,oltre a qualche trota.Per i barbi la ninfa è d’obbligo.Il regolamento prevede tra l’altroun limite di peso nella cattura delpesce bianco; il fiume viene classi-ficato vocazionale a ciprinidi, maqui si pesca soprattutto per diver-tirsi!Però devo dire che, personalmente,trovavo molto utili e… gustose le ri-proposizioni di vecchie ricette tradi-zionali del lago, pubblicate sui bol-lettini FTAP di tanti anni fa, e la fe-sta al Museo di Caslano ha dimostra-to che gli estimatori, anche del ca-vedano in carpione, non sono pochi!

Risalita dei cavedanisulla Maggia

Intorno a maggio – a seconda dellecondizioni meteo, del livello del la-go e della temperatura dell’aria (e,quindi, fase del disgelo) – ha iniziola spettacolare risalita dei cavedaninel fiume, contemporanea a quelladel Ticino. La maggiore accessibili-tà, nel tratto che dal ponte va finoal limite del divieto alla foce, oltread attirare bagnanti e altri, per-mette di affrontare cavedani vera-mente in grandissimo numero.In maggio la secca è obbligatoria ela pesca può essere entusiasmante;occorre pescare risalendo il fiume.All’inizio, la cosa migliore è cerca-re i cavedani a centro fiume nel-l’acqua più profonda con lanci lun-ghi; poi, man mano che la risalitaprocede verso la grande pool, sipuò pescare anche nella correntepiù veloce e, se il livello del fiume

Recupero difficoltoso di un cavedano al pontile di Magadino.

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non è troppo alto, cercando di«battere» il sottoriva opposto.La mosca di gran lunga vincente è ilgrosso palmer su amo 10-12(French tricolor, Palmerone nero,Bivisibile, vespa o formicone tipoPalù), un finale dello 0.15 lungo al-meno 9 piedi; vale la pena di insi-stere perché le mangiate possonoripetersi e, soprattutto, bisognacercare di non anticipare la ferra-ta, dato che il cavedano ha la par-ticolarità di aprire la bocca ed in-seguire la mosca a galla nell’ultimotratto per poi risucchiarla.La pesca, nel tratto a monte dellapool verso il ponte, presenta qual-che difficoltà in più, sia perché lerive sono molto infrascate, sia per-ché il letto del fiume viene copertotutto dall’acqua e, quindi, la pro-fondità è minore e i pesci più diffi-denti. Qui, quando il regolamentolo consente, una pesca «corta» avista, con ninfa molto poco appe-santita, è da batticuore, pochemangiate e difficili da centrare;più che altro si deve cogliere l’atti-mo in cui si vede il cavedano girar-si chiudendo la bocca, però la sod-disfazione è grande.Poi vale la pena di non pescaretroppo sottile per non stressareesageratamente i pesci che, inquesto periodo, andranno certa-mente tutti liberati.

Cavedani e scardolein lago d’inverno

La pesca invernale, in fondo, èquella più interessante, sia perchécopre il periodo di chiusura dellatrota, sia perché è la più difficile.Intanto, occorre individuare i cave-dani, le scardole e, eventualmen-te, i gardons. Generalmente, le po-sizioni migliori sono all’interno deipaesi e chi vive sul lago è abituatoa conoscere i percorsi invernali incerca di cibo dei cavedani e le po-sizioni di rifugio poco attivo deibranchi di piotte.Le possibilità sono sostanzialmentedue. La prima – per cominciare, perprendere fiducia ed anche per te-nersi in pesca anche d’inverno – ècon lo strike indicator (segnalatoredi abboccata) e la breadfly (moscadel pane). È una pesca che trova

ovviamente molti che storcono ilnaso, eppure lo strike è usatissimoin tutto il mondo e diventa essen-ziale se si pesca in acque non chia-rissime oppure oltre i 2 metri difondo. La breadfly è semplicemen-te un’imitazione di un pezzo dimollica di pane; viene gradita so-prattutto dalle scardole anche inposizione statica, mentre i caveda-ni la prendono mentre scende (tral’altro, è una delle esche principeanche per le carpe, ma va montatain un modo particolare per non mo-rire di rabbia…).La seconda tecnica, decisamentepiù sportiva ed impegnativa, è lapesca a ninfa a vista. Qui dovremoriuscire a lanciare verso il pesce in-dividuato con un finale lungo, chepermetta una discesa «morbida» erallentata della ninfa. La mangiataavverrà, nella stragrande maggio-ranza dei casi, durante la discesa esaranno proprio gli esemplari piùgrossi ad attaccare.La cosa più bella è riuscire a co-gliere l’attimo. Questa volta il no-stro amico aprirà la bocca solo al-l’ultimo istante e sarà il biancodell’interno a tradirlo o, ancora piùspettacolare, la posizione assuntaverso il basso: la coda in alto, unaspecie di tailing come i bonefishdei Caraibi!Grossi cavedani da giostrare spessotra corde e pontili, fili secchi per ilfreddo, soddisfazioni non da poco…

Due parolesui gobbini di Melide

Pesci per bambini, pesci disposti adattaccare con grande aggressivitàuna ninfa che scende lentamente oanche un piccolo streamer e, a vol-te, persino dei piccoli popper per

boccaloni. La cosa difficile è fer-rarli; lasceranno tante volte con unpalmo di naso anche il moschistapiù esperto. E, allora, la sfida si fadivertente; non occorre saper lan-ciare lontano e, quindi, anche ilpam alle prime armi li ha alla suaportata. Poi, è tutta una questionedi riflessi: provare per credere!

D’estate nel lagopensando alle alborelle

Tutto abbastanza più semplice: ci-prinidi lungo le rive, belle pescatedalla barca ma anche da moli, mu-ri delle ville o stando in acqua se lariva è bassa, sempre a secca. Anco-ra validi i terrestrial ma, soprattut-to per le scardole, un po’ tutte leimitazioni di effimere, con unapredominanza dei grigi e del neronei colori.Se si trovano branchi di triotti ovaironi, la pesca è abbastanza di-vertente; purtroppo, le alborelle,che si pescavano molto a sommersacon strip lenti, sono scomparse omolto diminuite. Se torneranno,pescarle a mosca e rilasciarle sarà,forse, un passo avanti verso la sal-vaguardia dei nostri laghi! •

Il tema di questo articolo è statotrattato ampiamente nello special«itinerari» 3-2004 di flyline (se-conda parte sul numero di set-tembre) ma anche (scardole) sulnumero di giugno dello stessogiornale. Anche le riviste francesi(Plaisirs de la pèche in testa) han-no più volte dedicato da anni at-tenzione e consigli alla pesca delpesce bianco a mosca sulla Loiraed altri fiumi.

Mia mamma Elda e il «gobbo» a Melide.

Scardolone sulla «bloody breadfly».

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Sul Ceresio, soprattutto nel bacinonord, i primi giorni – dopo l’aper-tura della pesca al persico e al lu-cioperca – sono risultati molto red-ditizi per chi si dedica alla pescadi «zander». In effetti, si è sentitoparlare di numerose catture, conesemplari anche di notevole...spessore. È il caso, ad esempio,della giornata fortunata arrisa alluganese Eugenio Foglia, ex diret-tore dell’Ente turistico del CantonTicino e che ama dilettarsi di pe-sca. Ebbene, pescando con il cuc-chiaino, nello specchio di lago di-rimpetto alla città, ha avuto lasoddisfazione di allamare ben duelucioperca del rispettabile peso dicirca 5 e rispettivamente quasi 6chilogrammi. Bravo!

Il chiassese Gianpaolo Ferrari, conosciuto fra gliamici come «Penna bianca» ed affiliato alla Men-drisiense, è uno sfegatato pescatore. Con il ver-me ha catturato verso metà maggio nel fiumeBreggia, alla confluenza con il Faloppia, questatrota fario, che sulla bilancia dava 1300 grammi.

Nel guadinodei più fortunati

Renato Scascighini di Minusio ha catturato, il 22maggio, questo bell’esemplare di trota lacustrenelle acque del lago Verbano. La preda misuraben 66 centimetri e sulla bilancia segna un pesodi 4,5 chilogrammi. La trota è stata allamatapescando su imbarcazione con l’attrezzo deno-minato «cane» ed esca artificiale. Tempo dicattura: circa mezz’ora. Complimenti!

Bruno Bizzozero, resi-dente a Tesserete(Comune di Capria-sca) e affiliato allaSocietà di pesca LaCeresiana, mostracon soddisfazione unatrota fario pescatanel fiume Vedeggio, ilmattino del 12 aprile,con il pesciolino im-bragato.

Carlo Cesa di Vacallo coltivada parecchi anni la passioneper la pesca. All’inizio dimaggio, il suo hobby preferi-to e la costanza sono statipremiati dalla cattura di unabella trota fario, effettuatanel torrente Laveggio, in zo-na Penate. La preda misura50 centimetri e sulla bilanciaha segnato 1,3 chilogrammi.

Certamente grande è stata la sorpresa diErnesto Wohlgemuth di Barbengo – notocommerciante di articoli di pesca oltre

che appassionato pescasportivo, essendopresidente del Club pescatori Lugano –

nel catturare, durante un’uscitain barca sul bacino sud del Ce-resio, e precisamente nel golfo

di Figino, un salmerino. Finqui niente di straordinario,se non che si trattava di unesemplare della... stazza

di 2,4 chilogrammi. Lapreda, eccezionale per ilpeso siccome solitamen-te gli esemplari non su-

perano il chilogrammo, èstata presa con il «burlon».

Il giovanissimo Sylvain (13 anni), figlio del-l’ing. Manuele Esposito che è collaboratorealle Officine Ghidoni SA di Riazzino, si dilet-ta da un paio d'anni di pesca nei ritagli ditempo al di fuori del-l’impegno scolastico.La foto documentaun’interessante cat-tura: si tratta di unatrota fario lunga 49centimetri e del pe-so di 1,1 chilo-grammi. La bel-la preda è sta-ta registrata ilgiorno di SanGiuseppe nelfiume Tici-no, pescan-do con un ra-pala di 7 cen-timetri, galleg-giante snodato.

Una bella preda merita una bella fotografia. Non inviateci stampe o foto sfocate. Per veder pubblicato il vostro trofeo dateci solo fotografie belle, meglio se «file» digitali ad altissima risoluzione.

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Il veterinario cantonale punirà chipratica il «catch and release» suspecie protette

Ultimamente, è letteralmente esplo-so il malvezzo, o insana passione, del«no kill» sul lago Ceresio, vale a direpraticare la sistematica cattura di«zander» (lucioperca) e boccaloni inperiodo di protezione, slamare il pe-sce, fotografarlo e poi lasciarlo nuo-vamente libero in acqua. Questa… in-sana moda ha suscitato, giustamen-te, un’ondata di proteste da partedei pescatori… onesti, con l’ammis-sione tuttavia (da parte delle compe-tenti autorità) che non vi sarebberoappigli giuridici per stroncare questodeprecabile malcostume. E, invece,così non è. Infatti, su questa sistema-tica azione di disturbo del pesce in unmomento delicato della frega, quan-do cioè «staziona» in prossimità delnido a protezione delle uova e deipiccoli, è ora intervenuto l’Ufficiodel veterinario cantonale con unalettera – breve ma estremamenteesplicita – ai signori Arturo Zappa ePaolo Pacchiarini della «Fishon» diComo, vale a dire una ditta che del«catch and release» nei confronti dispecie protette del Ceresio ha fattoun vero e proprio… commercio, orga-nizzando (a suon di bigliettoni) au-tentici safari sul lago di Lugano (co-me documenta il sito internet fis-hon.it). Ebbene, il veterinario canto-nale aggiunto dott. Luca Bacciariniscrive testualmente che le uscite dipesca catch and release sul lago Ce-resio sono «attività in netto contra-sto con la legislazione svizzera». In-fatti, la legge federale sulla protezio-ne degli animali (LPDA), del 9 marzo1978, disciplina il comportamentoverso gli animali e ne persegue laprotezione e il benessere. L’articolo21 di detta legge vieta di infliggereingiustificatamente dolori, sofferen-ze, lesioni o spavento agli animali.La cattura di pesci, unicamente ascopo sportivo (gare, fotografie,ecc.) e il loro rilascio, senza l’utiliz-zazione effettiva del pescato, rientraquindi nelle attività vietate dalla le-gislazione svizzera. «L’unica derogaconsentita, per motivi di protezionedella specie, è la reimmissione di in-dividui di specie protette pescate in-

volontariamente o di pesci di misuranon conforme nel quadro di una re-golare attività di pesca». Conseguentemente, l’Ufficio del ve-terinario cantonale ordina ai due ci-tati «commercianti» comaschi, maovviamente la stessa raccomandazio-ne vale anche per tutti i numerosi…furboni presenti sul nostro territorioche di fatto praticano pure il no killnei confronti dei lucioperca in perio-do di protezione, «di sospendere coneffetto immediato questo tipo di at-tività. Ci riserviamo l’avvio di unaprocedura contravvenzionale». Inol-tre, la stessa istanza cantonale invital’Ufficio caccia e pesca a vigilare sul-le attività in oggetto e a segnalare al-l’Ufficio del veterinario cantonaleeventuali infrazioni. Come dire cheora anche i guardapesca cantonalihanno tutte le carte in regola per in-tervenire con fermezza per stroncaredefinitivamente questo «vizietto» diimportunare ingiustamente il «zan-der», compromettendo di fatto labuona riuscita dei nidi nei mesi pri-maverili. La FTAP (attraverso una presa di po-sizione del presidente Ezio Merlo) hagià manifestato plauso e piena ade-sione all’iniziativa chiarificatrice del-l’Ufficio del veterinario cantonale, eanche i pescatori dello Stretto di La-vena hanno fatto altrettanto; ci au-guriamo che anche le autorità di pe-sca della Provincia di Como si adegui-no (in virtù della vicinanza insubrica)alle norme ticinesi per il Ceresio nel-la zona di Porlezza.

Domanda di costruzione a posteriori per estrazione di inerti dal riale Soja

Sul Foglio ufficiale del 22 giugno2004, è stata pubblicata la domandadi costruzione a posteriori – da partedella Inerti Soja S.A. di Aquila – peruna sanatoria dell’impianto di estra-zione di inerti e deposito intermediodi materiale alluvionale provenientedalla Val Soja. Si tratta, essenzial-mente, di una problema noto al Co-mitato direttivo: infatti, numerosesegnalazioni erano pervenute allaFTAP da parte di pescatori che – re-candosi a pesca in Valle di Blenio,

precisamente lungo il fiume Brenno– ritenevano non conforme a leggi eregolamenti di protezione della fau-na ittica il lavoro di cantiere finaliz-zato all’estrazione di inerti dal rialeSoja e dal vicino fiume Brenno.Da parte nostra, avevamo subitoprovveduto – già durante lo scorsaprimavera – ad effettuare un sopral-luogo e a prendere contatto conl’autorità comunale e patriziale diAquila per capire cosa stesse capi-tando. Dal nostro incontro e dal re-lativo sopralluogo emergeva comun-que pero che l’impatto del cantieresulla fauna ittica del Brenno non ap-pariva pregiudizievole.Va qui detto che l’autorità cantona-le, a suo tempo, aveva concessoun’autorizzazione temporanea perla costruzione di una pista e l’eva-cuazione di un certo quantitativo dimateriale alluvionale provenientedal torrente Soja, con lo scopo diconsolidare gli argini e mettere in si-curezza persone e beni situati a val-le. Purtroppo, considerata la dispo-nibilità di inerti di ottima qualità sulposto e con la possibilità di recupe-rarlo a buon prezzo per immetterepoi sul mercato locale delle costru-zioni, ci si è lasciati prendere la ma-no, estraendo più di quanto conces-so e costruendo un importante im-pianto di lavorazione senza alcunaautorizzazione.Ora, finalmente, l’autorità cantona-le vuole legalizzare il tutto, ancheperché si tratta di una zona di pro-tezione golenale di importanza can-tonale. Da parte nostra, in collabo-razione con il presidente della loca-le Società di pesca bleniese, R. Ariz-zoli, abbiamo preso atto e visionato– in data 5 luglio, presso la cancelle-ria comunale di Aquila – la domandadi costruzione e di estrazione pre-sentata dalla Inerti Soya SA. Da que-sti incarti risulta che un eventualerilascio dell’autorizzazione per l’e-strazione degli inerti non dovrà in al-cun modo influenzare negativamen-te la fauna ittica del Brenno. Co-munque, vigileremo attentamente.

Ezio Merlo presidente della FTAP

fish eye

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Foto da fishion.it

Foto da fishion.it

Page 67: interno caccia&pesca agosto - FTAP · 41 Ormaisitrattadiunamateriapri-ma:ciriferiamoall’acqua,chepo-codistadalvaloredell’oro.Tuttila vogliono,tuttilacercanoeipesca-toriladifendono.

Nei primi giorni di luglio si è spen-to, dopo breve malattia, Ottavio diGiannandrea, 1922, già membro dicomitato per diversi anni e mem-bro onorario della nostra Società.Cacciatore di vecchio stampo e ap-passionato di selvaggina minuta,con lui è scomparso uno tra i piùassidui cacciatori nel Piano di Ma-gadino sino alla chiusura della cac-cia in quella regione all’inizio deglianni Novanta; in seguito praticavaanche la caccia alta cacciando finoall’anno scorso. Tutti i nostri socine avevano molta stima e lo consi-deravano un po’ come un padre; digrande affabilità ed esempio dimodestia e saggezza, Ottavio fusempre in prima fila nel dedicaretempo prezioso alla Società, ope-rando anche in seno al Comitato di-strettuale delle società venatoriedel Bellinzonese.Ricordandolo con estremo affetto,in questo triste momento siamo vi-cini alla cara moglie Ida, ai figli An-gela, Agata e Antonio e a tutti i fa-migliari a cui porgiamo le più vivecondoglianze.

Società Cacciatori Diana Bellinzona

Per Marco Pedroni

Non potevamo andare a caccia in-sieme: troppo duro per me tener labocca chiusa, troppo duro per luiimpormelo. Dopo la lunga stagionevenatoria condivisa con suo padreRiccardo e poi con il figlioccioGiancarlo, mio padre prediligeva,per la caccia alta e per la bassa, lacompagnia di mio fratello Carlo. Nelle già fresche serate settembri-ne i due, preparando con diligenzail sacco per l’indomani, ora scruta-vano il cielo e le sue promesse dipioggia o di sole, ora discutevanodegli ultimi avvistamenti di selvag-gina, ora in silenzio pregustavanole emozioni a venire. Neppure lacena riusciva a distoglierli per unmomento da quella loro compliceintesa. Di fronte alla scodella diminestra, quasi a propiziare leprossime catture, i racconti di cac-cia non finivano mai, s’inanellava-no l’uno all’altro tra schiamazzi,canzonature e i ripetuti inviti dellamamma a mangiare. Durante quel-le serate si viveva la caccia attra-verso le narrazioni che nostro pa-dre con trasporto, con una mimicae una intonazione che spesso susci-tava in tutta la famiglia scrosci dirisa, attingeva a un repertorio chepareva infinito. E il camoscio ches’arresta e, con nobiltà, volge discatto lo sguardo verso il cacciato-re; e il dilatarsi di quell’istante incui predatore e preda sono legati eopposti dalla medesima formidabi-le frenesia, dallo stesso fremito; la

fulminea imbracciatura, lo sparo:«Tutto ciò che precede lo sparo -diceva egli spesso - è la parte piùbella della caccia». Gli anfratti, i«dròs», i rododendri del «Bósch né-gro», incastonato tra «la Costa» e«i Müzz», e prospicente i monti diMorella, quello era il suo dirupatoparadiso. Una volta abbandonati iverdi pascoli della Costa, una foltavegetazione avviluppava chi cac-ciava e chi era cacciato in un ine-stricabile viluppo, un sorta di labi-rinto in cui la sfida si giocava ad ar-mi pari. Bisognava conoscere leabitudini dei camosci, i loro sentie-ri, la direzione del vento, la dispo-sizione degli alberi; bisognava at-tendere un fruscìo che annunciassel’arrivo del selvatico; bisognavasparare a braccio, a distanze ravvi-cinate e in tempi ridottissimi.Nostro padre amava la caccia in cuiall’animale era dato di salvarsi. Nonvolle mai munire il suo umile e affe-zionato Brno di cannocchiale e,quando le gambe gli impedirono diaffrontare le impervie salite, lo de-pose per sempre nella rastrelliera.Adesso che non c’è più sono molti iricordi che s’affollano alla memo-ria, i ricordi dei ricordi tramandatidi padre in figlio. Scriverli sarebbemortificarli, dimenticarli equivar-rebbe a perdere una parte di lui euna parte di noi bambini. D’altron-de chi potrebbe tradurre ora la fa-scinosa emozione che c’invadeva untempo - prima delle restrizioni dellacaccia alla marmotta - nel sentirnarrare nostro padre della «ganadal lagh» con il suo «cimitero», del-la «gana da la laiòta», «dal böcc dalBai», del «ganón dal piz mescdì», «igan di mulinér»…? Costretto in unletto d’ospedale, abbandonato dal-le forze, la vita riscintillava nei suoiocchi se mio fratello, di ritorno daimonti, gli descriveva i prati copertidi neve bucherellata d’impronte, lafuga dei camosci, dei cervi, il volodegli uccelli; se mio fratello gli rac-contava della Natura che dava nuo-vi frutti attendendo di ricongiunger-si all’amico cacciatore.

I figli

La Società Cacciatori «La Diana»Vallemaggia lo ricorda con gratitu-dine e affetto, e porge sincere con-doglianze a tutti i famigliari.

I nostri lutti

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Ci hanno lasciato

Requiem per un pescatore

Charly, non so altro del tuo nomese non quel soprannome, «Pescioli-no», che ti avevano affibbiato per-chè ti piaceva spesso pescare conil pesciolino vivo quale esca, edanche per distinguerti, discorren-do, dall’altro Charly, quello di Ca-dagno. Di poche e confuse parole,espresse in uno stentato miscugliodi italiano, tedesco e non so chealtro ancora (qual era la tua linguamadre?), ti trovavo ovunque, conla pioggia o con il sole, su fiumi,valli e la ghetti alpini, e a volte –confesso – di averti invidiato per-ché tu eri padrone del tuo tempo.Libero da impegni fissi di lavoro,facevi quel che più ti piaceva. Pe-scavi, bevevi, fumavi, forse amavi.Per alcuni avevi un brutto caratte-re, per altri era come se tu neppu-re esistessi.Per me, che ho cercato, a volte, discavalcare le tue difese e rubartiqualche briciola del tuo sapere (il

Perito nel lago Lucendro

La cronaca deve purtroppo segna-lare una disgrazia in seno alla fami-glia dei pescatori ticinesi. Nei pri-mi giorni di giugno, ha perso la vitail 76.enne Viteo Ghirlanda di Dino,noto impresario edile. Una slavinal’ha travolto mentre stava pescan-do, in compagnia del figlio Batti-sta, al lago Lucendro, a pochi chi-lometri dal Passo del San Gottardo.Il bacino era quasi completamenteghiacciato. Viteo Ghirlanda è statotravolto dalla neve, finendo nelleacque gelide del bacino; l’hannopoi recuperato, esanime, i som-mozzatori della Polizia cantonale.Più fortunato il figlio, tratto in sal-vo da altri pescatori presenti sulposto. Ai familiari l’espressione delle no-stre vive condoglianze.

posto dei salmerini, quello dei fun-ghi, il miglior momento per i fruttidi bosco), eri certamente un tiposcostante e burbero, ma – a saper-ti prendere – potevi risultare, peralcuni versi, persino simpatico.Certo, non bisognava schiacciartila coda. La tras corsa appartenen-za, vera o inventata, alla Legionee il coltel laccio – che ti portavisempre alla cintura e che, a quan-to ne so io, aveva affettato solo sa-lametti – incutevano un certo ti-more. Mi piace pensarti alla focedella Murinascia o su in Cadagno aspiare la cacciata di enormi cana-desi e diverse le avevi anche presee cestinate così, semplicemente,senza fare troppa pubblicità. Ba-stava guardarti negli occhi per sa-pere com'era andata la giornata;poi, se si era fortunati, si potevaottenere qualche dettaglio.Lunedì di Pentecoste, passando inalta Leventina, nei soliti posti, non

ho visto la tua Suzuki, così ho chie-sto di te e la risposta mi ha lascia-to di sasso: «Charly se n’è andato,all’improvviso, per sempre». Noneravamo neppure, come si suol di-re, amici; non partivamo assiemeper vallate e montagne, ma ci sitrovava così, per caso, nei posti mi-gliori, conosciuti da sempre e ma-gari, sulle prime, ci si guardava incagnesco perché il posto, sognatoper tutta la notte, era già occupa-to. Poi la comune passione e il re-ciproco rispetto, derivante dallaconsapevolezza che uno avevasempre qualcosa da insegnare al-l’altro e viceversa, ci facevano di-menticare ogni rivalità.In vita ti sapevo padrone del tuotempo ed ora sto a chiedermi setroverai uno spazio-tempo, di cuiancora potrai essere padrone.Te lo auguro di tutto cuore.

Antonio Tavecchio

Veduta parziale del lago Lucendro con la diga(immagine tolta da «Impianti idroelettrici in Ticino e Mesolcina»

di Massimo Martignoni e Patrizio Barelli).