Intelligenza emotiva ed insegnamento
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COME INSEGNARE UTILIZZANDO
L'INTELLIGENZA EMOTIVA
Catina FeresinPola, 19 dicembre 2014
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INTRODUZIONE
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In questi ultimi vent'anni la relazione fra insegnanti ed alunni sta cambiando in
maniera significativa: ora più che mai noi educatori siamo chiamati ad essere
preparati non solo da un punto di vista culturale ma anche da un punto di vista della competenza emotiva per gestire le
relazioni educative in modo efficace (Fontana, 1996).
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Una relazione educativa efficace può non essere sempre così semplice da attuare.
Per esempio l'insegnante sente di non riuscire a farsi ascoltare, di aver adottato
tutte le strategie possibili, ma di trovarsi in una condizione di stallo con uno o più
allievi.
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L'insegnante, quindi, dovrà fare riferimento ad una parte importante delle sue capacità intellettive che i ricercatori definiscono
intelligenza emotiva.Questo termine è diventato famoso in tutto il
mondo dopo la pubblicazione di un testo divulgativo di Daniel Goleman intitolato per l'appunto: “Intelligenza emotiva” (Goleman,
1996).
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Secondo alcuni ricercatori, questo termine significa innanzitutto saper
identificare le emozioni sia in se stessi sia negli altri. Significa, inoltre,
impiegare positivamente le proprie emozioni per facilitare il pensiero nella
soluzione di problemi.
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Secondo altri ricercatori, l'intelligenza emotiva è un costrutto psicologico
importante per la vita sociale, composto da competenze intra-personali (auto-
consapevolezza, autonomia decisionale), da competenze inter-personali (empatia), dalla capacità di adattarsi a varie situazioni sia positive che negative (resilienza) e dalla gestione efficace dell'ansia personale ed altrui (si veda Anolli & Legrenzi, 2006).
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COME INSEGNARE UTILIZZANDO
L'INTELLIGENZA EMOTIVA
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AInsegnare impiegando l'auto-consapevolezza delle emozioni
(equilibrio fra circuito limbico e corteccia limbica)
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Storicamente le emozioni sono state viste come un cavallo che viene imbrigliato e condotto dalla razionalità; mentre, è più corretto affermare che le emozioni sono
fattori indispensabili nei processi decisionali e lavorano in equilibrio insieme
alla razionalità (Damasio, 2005).
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L'insegnante deve prima di tutto essere auto-consapevole delle sue emozioni e dei suoi sentimenti (competenza emotiva intra-
personale).
Senza auto-consapevolezza l'insegnante farà fatica a saper ascoltare i propri alunni.
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L'auto-consapevolezza è una forma di attenzione non reattiva o critica verso i
propri stati emotivi: essa richiede l'attivazione equilibrata del circuito limbico e di alcune parti della corteccia cerebrale.
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Come sottolinea Kupfermann: “E' oramai dominio comune che il circuito emotivo sia
collegato a livello neurale alla corteccia associativa limbica (i.e. corteccia orbito
frontale, giro del cingolo e ad alcune parti del lobo temporale) e possa contribuire al
processo di ragionamento, invece che essergli d'intralcio (Kuperfann, 1994).
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BInsegnare ponendo attenzione ai segnali
non verbali espressi dagli alunni
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Si chiede all'insegnante di porre grande attenzione alle espressioni facciali ed a tutti i possibili indizi non verbali che lo
aiutino a calarsi nel vissuto emotivo dell'alunno stesso (Molcho, 2006).
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Sappiamo infatti che le espressioni facciali specifiche per le emozioni primarie (gioia, dolore, rabbia, paura, disgusto e sorpresa) risultano di immediata lettura anche per un
insegnante non esperto.
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Le espressioni facciali relative alle emozioni primarie risultano d'immediata
lettura poiché, come aveva tentato di provare Ekman, sono transculturali, vengono condivise con le scimmie
antropomorfe ed esprimono emozioni fortemente legate alla sopravvivenza dell'individuo, sono quindi adattive
(Ekman, 1992).
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Una ricerca ha confermato l'adattività dell'emozione primaria disgusto: una zona denominata insula si attiva, infatti, sia in chi prova il disgusto sia in chi lo osserva negli altri (Rizzolati & Sinigaglia, 2006;
Wicker et al., 2003).
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In una classe sempre più multiculturale, in cui gli alunni appartengono a diverse culture, l'educatore farà più fatica nella
lettura delle emozioni secondarie in quanto mediate dalla cultura di appartenenza dell'alunno rispetto alla lettura delle
emozioni primarie. L'ideale sarebbe avere un mediatore culturale in classe.
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CInsegnare attraverso le competenze
emotive inter-personali
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1-Ricettività
2-Affetto
3-Ascolto
4-Empatia
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1-
La ricettività è la capacità di far posto ai pensieri, alle emozioni ed ai sentimenti provati dall'alunno. E' fondamentale che l'insegnante aiuti l'alunno ad esprimere le
sue emozioni e a comprenderle, sia facendolo parlare, sia giocare, sia
disegnare, sia scrivere (ciò dipende molto dall'età dell'alunno).
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2-L'affetto.
E' importante che gli alunni comprendano che l'insegnante vuole loro bene. Questo “voler bene” non si sostituisce all'affetto dei genitori, ma lo integra. Se l'alunno comprende che esiste affetto, sarà più
disponibile ad aprirsi e a seguire le regole proposte dall'insegnante.
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3-L'ascolto va incontro all’esigenza di ogni
singolo alunno di poter esprimere se stesso, sapendo che il proprio mondo interiore viene accolto con interesse e
rispetto.L'insegnante dovrebbe cercare di ascoltare
gli alunni con pazienza ed interesse.Insegnare non vuol dire sempre parlare, ma
anche saper ascoltare.
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4-L'empatia è la capacità di accogliere il sentire dell’altro nella propria esistenza,
senza alcuna proiezione personale o identificazione con l'altro.
La capacità empatica è proprio caratterizzata da una riflessione che consente la
distinzione tra le proprie emozioni e sentimenti e quelli altrui.
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CONCLUSIONI
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Le relazioni positive tra insegnanti e allievi svolgono un ruolo fondamentale sia per lo sviluppo emotivo, sia per lo sviluppo della motivazione intrinseca che dell'autostima
degli alunni.
Questa positività aiuta anche l'insegnante a gestire bene il gruppo classe e gli eventuali
conflitti.
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Relazioni di tale genere sarannosempre di più una risorsa
fondamentale per i nostri studenti per far sì che essi diventino degli adulti
emotivamente equilibrati e magari a loro volta dei bravi
insegnanti.
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Bibliografia essenziale:
Anolli, L., Legrenzi, P. (2006). Capitolo 9. Le emozioni. Pp. 229-256. In Psicologia Generale, Il Mulino, Bologna.
Damasio, A.R. (2005). L'errore di Cartesio. Adelphi, Milano.
Ekman P. (1992). An argument for basic emotions. Cognition and Emotion, 6, 169-200.
Fontana, D. (1996). Capitolo 11: Comportamento interpersonale e abilità sociali. Pp. 313-348. In Fontana, D. (1996). Manuale di psicologia per gli insegnanti. Edizioni Erickson, Trento.
Goleman, D. (1996). Intelligenza emotiva. Rizzoli, Milano.
![Page 33: Intelligenza emotiva ed insegnamento](https://reader035.fdocuments.net/reader035/viewer/2022081416/55d22e4ebb61eb451b8b465d/html5/thumbnails/33.jpg)
Kupfermann, I. (1994). Capitolo 53: Localizzazione delle funzioni cognitive ed affettive superiori: le cortecce associative. Pp. 841-857. In Kandel, E.R., Schwartz, J.H., Jessel, T.M. (1994). Principi di neuroscienze. Casa Editrice Ambrosiana, Milano.
Molcho, S. (2006). La mimica dei bambini. Apogeo-Feltrinelli, Milano.
Rizzolati, G., Sinigaglia, C. (2006). Capitolo 7. Condividere le emozioni. In So quel che fai. Il cervello che agisce ed i neuroni specchio. Raffaello Cortina Editore, Milano.
Wickler, B. et. al. (2003). Both of us disgusted in my insula: the common neural basis of seeing and feeling disgust. In Neuron, 40, pp. 655- 664.