Inserto "Fuser" - Settembre 2011

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supplemento al numero 9 - Anno III - settembre 2011 di Piazza del Grano - www.piazzadelgrano.org I Circa 45 anni fa i sicari in- viati dagli Stati Uniti d’America uccisero Erne- sto Guevara de la Serna, il Comandante “Che”. Lo uc- cisero a sangue freddo do- po averlo catturato in com- battimento ferito, gli am- putarono le mani come a un toro ucciso nell’arena si tagliano le orecchie e sep- pellirono il corpo in una fossa comune dove venne ritrovato molti anni più tardi. Pensavano di avere ucciso la mente della guer- riglia antiamericana e inve- ce crearono il “mito”. Da decenni oramai, senza mai affievolirsi, il “guerrigliero eroico” è diventato il sim- bolo della lotta all’oppres- sione americana in ogni parte del mondo. Molti, dalla Costa d’Avorio al Ne- pal, forse neppure sanno chi è quel personaggio che appare sulle immagini in- collate ai paraurti dei ca- mion o impresse su fazzo- letti rossi come veroniche di un eroe senza tempo. Pochi sanno chi era vera- mente, pochi conoscono a fondo la sua storia, la sua azione, il suo pensiero. Guevara è stato un perso- naggio straordinariamente poliedrico che ha sviluppa- to la teoria marxista lenini- sta tentandone una appli- cazione pratica assoluta- mente innovativa e, pur- troppo, avveniristica per il suo tempo. La drammatici- tà della sua uccisione ha enfatizzato il profilo del- l’eroico guerrigliero, met- tendo in secondo piano le sue non minori doti teori- che e politiche. A questo parziale “oscuramento” ha indubbiamente concorso la situazione geopolitica mondiale dell’epoca e di molti decenni a seguire. Il mistero del suo allontana- mento da Cuba, della sua rinuncia a tutti le cariche e compiti politici, in verità non ha nulla di misterioso. Guevara detestava il prag- matismo dell’Unione Sovie- tica krusceviana e rifiutava la logica della immodifica- bilità della divisione del mondo tra le due grandi potenze. Era un rivoluzio- nario ma, come profondo comunista, era tutt’altro che irragionevole e impulsi- vo. Comprendeva bene che la sopravvivenza di Cuba era legata al compromesso tra i due grandi della terra. Cuba aveva conquistato sorprendentemente il dirit- to di esistere e vivere fuori dal dominio USA, ai margi- ni di quel Sudamerica al- l’epoca ancora intoccabile “giardino di casa” dei nor- damericani; ma questo era tutto, era il massimo, oltre non si poteva andare e an- zi si doveva vivere nel co- stante terrore della rottura di quell’equilibrio e della fi- ne della libertà. Il “primo Stato libero d’America” era imprigionato nella gabbia del compromesso molti an- ni prima sancito negli ac- cordi di Yalta. Guevara non poteva tollerarlo, ma com- prendeva che non c’era al- ternativa. Quel compito toccava a Fidel, col senno dell’oggi indubbiamente uno dei più grandi statisti della storia moderna, che è stato in grado di sottrarre Cuba alla violenza norda- mericana, ispiratrice, finan- ziatrice e protettrice di tut- te le più feroci dittature su- damericane, africane e orientali. In questi 50 anni innumerevoli sono stati i fallimenti dei tentativi di emancipazione dei popoli del terzo mondo, sempre soffocati dai sicari degli Usa, quando non diretta- mente dallo stesso esercito nordamericano. Se Cuba è sopravvissuta indenne que- sto lo si deve alla abilità po- litica di Fidel, che Guevara riconosceva, comprendeva e ammirava profondamen- te anche se, non riusciva a farla propria. La “crisi dei missili”, con l’accordo Ken- nedy-Kruscev raggiunto so- pra la testa dei cubani, fu il sigillo di queste regole. A Fidel il compito, pesante e amaro, di governare il com- promesso, a Guevara il so- gno di accendere i mille fo- colai di rivolta capaci di rompere la gabbia della di- visione del mondo. Fidel è riuscito nel suo compito salvando il suo paese an- che dal crollo del sistema sovietico, “miracolosamen- te” aiutato dal crescere del- la rivolta antiamericana nel centro e nel sudamerica e dal prepotente ingresso sulla scena mondiale del colosso comunista cinese. Guevara invece non è riu- scito nel suo sogno e ha vi- sto soffocare uno dopo l’al- tro i focolai di rivolta che si erano accessi in particolare nell’Africa sia araba che ne- ra. E proprio in quell’Africa rischiò di vedere finire la sua vicenda anzi tempo, se non fosse stato l’attento in- tervento cinese a salvarlo nella ritirata dal Congo. Guevara detestava l’Unione Sovietica krusceviana e ave- va, forse per primo, scoper- to le promesse del comuni- smo cinese. Sorprendenti sono nei suoi appunti (l’Ideario del quale pubbli- chiamo stralci in quarta pa- gina) le similitudini con l’in- segnamento di Mao, che prefigurano persino l’evo- luzione pragmatica di “Furibondo Serna”, Ernesto Deng Xiaoping e la sua teo- ria del “colore del gatto”. “Il socialismo” - scrive Gueva- ra - “non è una società di beneficenza, non è un regi- me utopico basato sulla bontà dell'uomo come uo- mo ... Il socialismo è un si- stema sociale che si basa sull'equa distribuzione del- le ricchezze della società, ma a condizione che tale società abbia ricchezze da spartire ... nella misura in cui aumentiamo quei pro- dotti per distribuirli fra tut- ta la popolazione andiamo avanzando nella costruzio- ne del socialismo.” Occorre- rà tornare, e lo faremo, su questa ricchezza ideologi- ca e politica del marxista- leninista Guevara. In que- sto inserto vogliamo inve- ce offrire ai nostri lettori il lato più immediato, ma più profondo dell’uomo, anzi del ragazzo che a 18 anni parte alla scoperta delle in- giustizie del mondo e ap- pena a 30 anni vive l’espe- rienza straordinaria di par- tecipare alla creazione di uno Stato libero e nuovo. Il padre di 5 figli, il figlio di due genitori non comuni, l’amico di “gitani”, di eroi del popolo, di geni della politica. L’Ideario di quarta pagina vuole essere un “as- saggio” degli ulteriori aspetti che ci proponiamo di approfondire in futuri inserti ancora dedicati al “mito” del XIX, del XX e dei tanti secoli a seguire. FUSER FUSER Non scrivi più e non ti sento più, so quel che fai e un po' ho paura, sai. Son senza sole le strade di Rosario, fa male al cuore avere un figlio stra- ordinario: a saperti là sono orgo- gliosa e sola, ma dimenticarti... è una parola... bambino mio, chicco di sale, sei sempre stato un po' specia- le, col tuo pallone, nero di lividi e di botte, e quella tosse, amore, che non passava mai la notte; e scamiciato, davanti al fiume ore e ore, chiuden- do gli occhi, appeso al cuore. O madre, madre, che infinito, im- menso cielo sarebbe il mondo se as- somigliasse a te! Uomini e sogni co- me le tue parole, la terra e il grano come i capelli tuoi. Tu sei il mio canto, la mia memoria, non c'è nient'altro nella mia storia; a volte sai, mi sembra di sentire la "poderosa" accesa nel cortile: e guardo fuori:"Fuser, Fuser è ritor- nato", e guardo fuori, e c'è solo il prato. O madre, madre, se sapessi che do- lore! Non è quel mondo che mi can- tavi tu: tu guarda fuori, tu guarda fuori sempre, e spera sempre di non vedermi mai; sarò quel figlio che ami veramente, soltanto e solo fin- ché non mi vedrai. (Roberto Vecchioni, dedicata a Celia de la Serna, madre di Ernesto Guevara de la Serna, il Che)

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Mensile d'informazione politica e cultura dell'Associazione comunista "Luciana Fittaioli" con sede a Foligno (PG)

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supplemento al numero 9 - Anno III - settembre 2011 di Piazza del Grano - www.piazzadelgrano.org

I

Circa 45 anni fa i sicari in-viati dagli Stati Unitid’America uccisero Erne-sto Guevara de la Serna, ilComandante “Che”. Lo uc-cisero a sangue freddo do-po averlo catturato in com-battimento ferito, gli am-putarono le mani come aun toro ucciso nell’arena sitagliano le orecchie e sep-pellirono il corpo in unafossa comune dove venneritrovato molti anni piùtardi. Pensavano di avereucciso la mente della guer-riglia antiamericana e inve-ce crearono il “mito”. Dadecenni oramai, senza maiaffievolirsi, il “guerriglieroeroico” è diventato il sim-bolo della lotta all’oppres-sione americana in ogniparte del mondo. Molti,dalla Costa d’Avorio al Ne-pal, forse neppure sannochi è quel personaggio cheappare sulle immagini in-collate ai paraurti dei ca-mion o impresse su fazzo-letti rossi come veronichedi un eroe senza tempo.Pochi sanno chi era vera-mente, pochi conoscono afondo la sua storia, la suaazione, il suo pensiero.Guevara è stato un perso-naggio straordinariamentepoliedrico che ha sviluppa-to la teoria marxista lenini-sta tentandone una appli-cazione pratica assoluta-

mente innovativa e, pur-troppo, avveniristica per ilsuo tempo. La drammatici-tà della sua uccisione haenfatizzato il profilo del-l’eroico guerrigliero, met-tendo in secondo piano lesue non minori doti teori-che e politiche. A questoparziale “oscuramento” haindubbiamente concorso lasituazione geopoliticamondiale dell’epoca e dimolti decenni a seguire. Ilmistero del suo allontana-mento da Cuba, della suarinuncia a tutti le cariche ecompiti politici, in veritànon ha nulla di misterioso.Guevara detestava il prag-matismo dell’Unione Sovie-tica krusceviana e rifiutavala logica della immodifica-bilità della divisione delmondo tra le due grandipotenze. Era un rivoluzio-nario ma, come profondocomunista, era tutt’altroche irragionevole e impulsi-vo. Comprendeva bene chela sopravvivenza di Cubaera legata al compromessotra i due grandi della terra.Cuba aveva conquistatosorprendentemente il dirit-to di esistere e vivere fuoridal dominio USA, ai margi-ni di quel Sudamerica al-l’epoca ancora intoccabile“giardino di casa” dei nor-damericani; ma questo eratutto, era il massimo, oltre

non si poteva andare e an-zi si doveva vivere nel co-stante terrore della rotturadi quell’equilibrio e della fi-ne della libertà. Il “primoStato libero d’America” eraimprigionato nella gabbiadel compromesso molti an-ni prima sancito negli ac-cordi di Yalta. Guevara nonpoteva tollerarlo, ma com-prendeva che non c’era al-ternativa. Quel compitotoccava a Fidel, col sennodell’oggi indubbiamenteuno dei più grandi statistidella storia moderna, che èstato in grado di sottrarreCuba alla violenza norda-mericana, ispiratrice, finan-ziatrice e protettrice di tut-te le più feroci dittature su-damericane, africane eorientali. In questi 50 anniinnumerevoli sono stati ifallimenti dei tentativi diemancipazione dei popolidel terzo mondo, sempresoffocati dai sicari degliUsa, quando non diretta-mente dallo stesso esercitonordamericano. Se Cuba èsopravvissuta indenne que-sto lo si deve alla abilità po-litica di Fidel, che Guevarariconosceva, comprendevae ammirava profondamen-te anche se, non riusciva afarla propria. La “crisi deimissili”, con l’accordo Ken-nedy-Kruscev raggiunto so-pra la testa dei cubani, fu il

sigillo di queste regole. AFidel il compito, pesante eamaro, di governare il com-promesso, a Guevara il so-gno di accendere i mille fo-colai di rivolta capaci dirompere la gabbia della di-visione del mondo. Fidel èriuscito nel suo compitosalvando il suo paese an-che dal crollo del sistemasovietico, “miracolosamen-te” aiutato dal crescere del-la rivolta antiamericana nelcentro e nel sudamerica edal prepotente ingressosulla scena mondiale delcolosso comunista cinese.Guevara invece non è riu-scito nel suo sogno e ha vi-sto soffocare uno dopo l’al-tro i focolai di rivolta che sierano accessi in particolarenell’Africa sia araba che ne-ra. E proprio in quell’Africarischiò di vedere finire lasua vicenda anzi tempo, senon fosse stato l’attento in-tervento cinese a salvarlonella ritirata dal Congo.Guevara detestava l’UnioneSovietica krusceviana e ave-va, forse per primo, scoper-to le promesse del comuni-smo cinese. Sorprendentisono nei suoi appunti(l’Ideario del quale pubbli-chiamo stralci in quarta pa-gina) le similitudini con l’in-segnamento di Mao, cheprefigurano persino l’evo-luzione pragmatica di

“Furibondo Serna”, Ernesto

Deng Xiaoping e la sua teo-ria del “colore del gatto”. “Ilsocialismo” - scrive Gueva-ra - “non è una società dibeneficenza, non è un regi-me utopico basato sullabontà dell'uomo come uo-mo ... Il socialismo è un si-stema sociale che si basasull'equa distribuzione del-le ricchezze della società,ma a condizione che talesocietà abbia ricchezze daspartire ... nella misura incui aumentiamo quei pro-dotti per distribuirli fra tut-ta la popolazione andiamoavanzando nella costruzio-ne del socialismo.” Occorre-rà tornare, e lo faremo, suquesta ricchezza ideologi-ca e politica del marxista-leninista Guevara. In que-

sto inserto vogliamo inve-ce offrire ai nostri lettori illato più immediato, ma piùprofondo dell’uomo, anzidel ragazzo che a 18 anniparte alla scoperta delle in-giustizie del mondo e ap-pena a 30 anni vive l’espe-rienza straordinaria di par-tecipare alla creazione diuno Stato libero e nuovo. Ilpadre di 5 figli, il figlio didue genitori non comuni,l’amico di “gitani”, di eroidel popolo, di geni dellapolitica. L’Ideario di quartapagina vuole essere un “as-saggio” degli ulterioriaspetti che ci proponiamodi approfondire in futuriinserti ancora dedicati al“mito” del XIX, del XX e deitanti secoli a seguire.

F U S E RF U S E RNon scrivi più e non ti sento più, soquel che fai e un po' ho paura, sai.Son senza sole le strade di Rosario,fa male al cuore avere un figlio stra-ordinario: a saperti là sono orgo-gliosa e sola, ma dimenticarti... èuna parola... bambino mio, chicco disale, sei sempre stato un po' specia-le, col tuo pallone, nero di lividi e dibotte, e quella tosse, amore, che nonpassava mai la notte; e scamiciato,davanti al fiume ore e ore, chiuden-do gli occhi, appeso al cuore.O madre, madre, che infinito, im-menso cielo sarebbe il mondo se as-somigliasse a te! Uomini e sogni co-me le tue parole, la terra e il granocome i capelli tuoi.Tu sei il mio canto, la mia memoria,non c'è nient'altro nella mia storia;a volte sai, mi sembra di sentire la"poderosa" accesa nel cortile: eguardo fuori:"Fuser, Fuser è ritor-nato", e guardo fuori, e c'è solo ilprato.O madre, madre, se sapessi che do-lore! Non è quel mondo che mi can-tavi tu: tu guarda fuori, tu guardafuori sempre, e spera sempre di nonvedermi mai; sarò quel figlio cheami veramente, soltanto e solo fin-ché non mi vedrai.(Roberto Vecchioni, dedicata a Celia de laSerna, madre di Ernesto Guevara de la Serna,il Che)

II

Bisogna essere durisenza dimenticare la tenerezza

Ai genitori

Cari vecchi,una volta ancora sento imiei talloni contro il co-stato di Ronzinante: mirimetto in cammino colmio scudo al braccio. So-no passati quasi dieci an-ni da quando vi scrissiun’altra lettera di com-miato. A quanto ricordo,mi lamentavo di non es-sere un miglior soldato eun miglior medico; la se-conda cosa ormai non miinteressa, come soldatonon sono tanto male.Nulla è cambiato, in so-stanza, a salvo il fattoche sono molto più co-sciente, il mio marxismosi è radicato e depurato.Credo nella lotta armatacome unica soluzioneper i popoli che lottanoper liberarsi, e sono coe-rente con quello che cre-do. Molti mi daranno del-l’avventuriero, e lo sono;soltanto che lo sono diun tipo differente: di

quelli che rischiano lapellaccia per dimostrarele loro verità. Può darsiche questa sia l’ultimavolta, la definitiva. Non lacerco, ma rientra nel cal-colo logico delle probabi-lità. Se così fosse, eccoviun ultimo abbraccio. Viho molto amati, ma nonho saputo esprimere ilmio affetto; sono, nellemie azioni, estremamen-te drastico, e credo che avolte non abbiate capito.Non era facile capirmi,d’altra parte: credetemialmeno oggi. Ora, una vo-lontà che ho educato conamore d’artista sosterràdue gambe molli e duepolmoni stanchi. Riusci-rò. Ricordatevi, ogni tan-to, di questo piccolo con-dottiero del XX secolo.Un bacio a Celia, a Rober-to, a Juan Martìn e a Po-totìn, a Beatriz, a tutti. Avoi un grande abbracciodi figliol prodigo e osti-natoErnesto

Ai figli

Camilito,oggi ho parlato con il mioamico Pepe il Caimano egli ho raccontato che nonti piace molto andare ascuola e che sei un pochi-no maleducato. Lo abbia-mo fotografato nel mo-mento in cui mi stava di-cendo che potevi venirealla sua, che ti avrebbe in-segnato molte cosa inte-ressanti. Un abbraccio euno scapaccione dal tuovecchio.Papà

Aliusha, piccolina,stavo guardando le gaz-zelline correre nella sava-na e mi sono ricordato dite. I leoni ci sono soltantoqui, così nel nostro paesele gazzelline potrannocorrere senza che nessu-no le insegua. Continuaad andare a scuola e daiun bacino da parte mia altuo nuovo fratellino. Un bacio da papà

Cara Hildita.ti scrivo oggi ma la lette-ra ti giungerà molto dopola tua festa; ma voglioche tu sappia che mi ri-cordo di te e spero che tustia passando un comple-anno molto felice. Ormaisei quasi una donna enon ti si può scrivere co-me a una bambina, rac-

contando stupidaggini epiccole bugie. Devi sape-re che sono lontano e sta-rò molto tempo distanteda te, facendo ciò cheposso per lottare contro inostri nemici. Non che siagranchè, ma é semprequalcosa e credo che po-trai essere sempre orgo-gliosa di tuo padre comeio lo sono di te. Ma ricor-dati che occorreranno an-cora molti anni di lotta eche anche se sei una don-na, dovrai anche tu farela tua parte. Nel frattem-

po devi prepararti, esseremolto rivoluzionaria, ilche alla tua età significaimparare molto, quantopiù è possibile ed esseresempre pronta ad appog-giare le cause giuste. Poi,obbedisci alla mamma enon credere di poter fartutto prima del tempo.Verrà anche per te il gior-no. Devi lottare per esse-re fra le migliori a scuola.Migliore in tutti i sensi esai quello che intendo di-re: nello studio e nell'atti-tudine rivoluzionaria,cioè devi avere buonacondotta, serietà, attacca-mento alla Rivoluzionecameratismo, ecc. Io nonero così quando avevo latua età, ma vivevo in unasocietà diversa in cui l'uo-mo era nemico dell'uo-mo. Oggi tu hai il privile-gio di vivere in un'altraepoca e devi esserne fie-ra. Non ti dimenticare didare un'occhiata a casaper vigilare sugli altribambini ed esortarli astudiare e a comportarsibene, specie Aleidita cheti ascolta molto come so-rella maggiore. Bene, ca-ra, e ancora, passa un fe-lice compleanno. Abbrac-cia la mamma e Gina, ab-

Canzone per il CheFrancesco Guccini

Un popolo può liberare se stessodalle sue gabbie di animali elettrodomestici

ma all’avanguardia d’Americadobbiamo fare dei sacrifici

verso il cammino lento della piena libertà.e se il rivoluzionario

non trova altro riposo che la morte,che rinunci al riposo e sopravviva;

niente o nessuno lo trattenga,anche per il momento di un bacio

o per qualche calore di pelle o prebenda.I problemi di coscienza interessano tantoquanto la piena perfezione di un risultato

lottiamo contro la miseriama allo stesso tempo contro la sopraffazione

Lasciate che lo dicamai l rivoluzionario quando è vero

è guidato da un grandesentimento d’amore,

ha dei figli che non riescono a chiamarlo,mogli che fan parte di quel sacrificio,

suoi amici sono “compañeros de revolucion”.Addio vecchi, oggi è il giorno conclusivo;

non lo cerco, ma è già tutto nel mio calcolo.Addio Fidel, oggi è l’atto conclusivo;

sotto il mio cielo, nella gran patria di Bolìvarla luna de Higueras è la luna de Playa Giron.

Sono un rivoluzionario cubano.Sono un rivoluzionario d’America.

Signor Colonnello, sono Ernesto, il “Che” Guevara.Mi spari, tanto sarò utile da morto come da vivo

biti un grande e fortissi-mo abbraccio che devevalere per tutto il tempoche non ci vedremo.Papà

Cari Hildita, Aleidita, Ca-milo, Celia ed Ernesto,se un giorno dovrete leg-gere questa lettera, saràperché io non sono travoi. Quasi non vi ricorde-rete di me e i più piccolinon ricorderanno nulla.Vostro padre è stato unodi quegli uomini che agi-scono come pensano e, disicuro, è stato coerentecon le sue convinzioni.Crescete come buoni rivo-luzionari. Studiate moltoper poter dominare la tec-nica che permette di do-minare la natura. Ricorda-tevi che l’importante è larivoluzione e che ognunodi noi, da solo, non valenulla. Soprattutto, siatesempre capaci di sentirenel più profondo qualsia-si ingiustizia commessacontro chiunque in qual-siasi parte del mondo. È laqualità più bella di un ri-voluzionario. Addio, fi-glioli, spero di vedervi an-cora. Un bacione ed ungrande abbraccio daPapà

1° parile 1965Angelo Branduardi)

Padre da molto tempo non scrivevo più..sai che un vagabondo oggi è qui e domani là.

Già dieci anni fa io vi scrivevo addio...per una volta ancora riprendo il mio cammino.

Padre da molto tempo non scrivevo più...gli anni sono passati

ma io non sono cambiato.Forse qualcuno potrà chiamarmi avventuriero,

fino alla fine andrò dietro le mie verità.Padre da molto tempo non scrivevo più...

la morte non l'ho mai cercata,ma questa volta forse verrà.

Vorrei farvi capire che io vi ho molto amato...per voi non sarà facile,ma oggi credetemi.Padre da molto tempo non scrivevo più...

mi sento un poco stancomi sosterrà la mia volontà

Abbraccio tutti voi, un bacio a tutti voie ricordatevi di me ed io ci riuscirò.

Vieja MariaDedicata dal Che a una vecchia messicana nell'Ospe-

dale di Città del Messico nel dicembre 1954

Vecchia Maria, stai per morire,voglio dirti qualcosa di serio:

La tua vita è stata un rosario completo di agonie,non hai avuto amore d'uomo, salute e denaro,

soltanto la fame da dividere coi tuoi;voglio parlare della tua speranza,

delle tre diverse speranzecostruite da tua figlia senza sapere come.

Prendi questa mano di uomo che sembra di bambinotra le tue, levigate dal sapone giallo.

Strofina i tuoi calli duri e le pure nocchecontro la morbida vergogna delle mie mani di medico.

Ascolta, nonna proletaria:credi nell'uomo che sta per arrivare,

credi nel futuro che non vedrai.Non pregare il dio inclemente

che per tutta una vita ha deluso la tua speranza.E non chiedere clemenza alla morte

per veder crescere le tue grigie carezze;i cieli sono sordi e sei dominata dal buio,

su tutto avrai una rossa vendetta,lo giuro sull'esatta dimensione dei miei ideali

tutti i tuoi nipoti vivranno l'aurora,muori in pace, vecchia combattente.

Stai per morire, vecchia Maria;trenta progetti di sudario

ti diranno addio con lo sguardoil giorno che te ne andrai.

Stai per morire, vecchia Maria,rimarranno mute le pareti della salaquando la morte si unirà all'asma

e consumerà il suo amore nella tua gola.Queste tre carezze fuse nel bronzo

(l'unica luce che rischiara la tua notte)questi tre nipoti vestiti di fame,

sogneranno le nocche delle tue vecchie ditain cui sempre trovavano un sorriso.

Questo sarà tutto, vecchia Maria.La tua vita è stata un rosario di magre agonie,non hai avuto amore d'uomo, salute, allegria,

soltanto la fame da dividere coi tuoi.E' stata triste la tua vita, vecchia Maria.Quando l'annuncio dell'eterno riposo

velerà di dolore le tue pupille,quando le tue mani di sguattera perpetua

riceveranno l'ultima, ingenua carezza,penserai a loro... e piangerai,

povera vecchia Maria.No, non lo fare!

Non pregare il dio indolente che per tutta una vitaha deluso la tua speranza

e non domandare clemenza alla morte,la tua vita ha portato l'orribile vestito della fame

e ora, vestita di asma, volge alla fine.Ma voglio annunciarti,

con la voce bassa e virile delle speranze,la più rossa e virile delle vendette,

voglio giurarlo sull'esattadimensione dei miei ideali.

Prendi questa mano di uomo che sembra di bambinotra le tue, levigate dal sapone giallo,

strofina i tuoi calli duri e le nocche purecontro la morbida vergogna delle mie mani di medico.

Riposa in pace, vecchia Maria,riposa in pace, vecchia combattente,

i tuoi nipoti vivranno nell'aurora,LO GIURO

pidità le tuequalità di diri-gente e di rivo-luzionario. Hovissuto giornimagnifici e altuo fianco hosentito l'orgo-glio di apparte-nere al nostropopolo neigiorni luminosie tristi della cri-si dei Caraibi. Poche volteuno statista habrillato di unaluce più altache in queigiorni; mi inor-goglisce ancheil pensiero diaverti seguitosenza esitazio-ni, identifican-domi con la tuamaniera dipensare e di ve-dere e di valu-tare i pericoli ei princìpi. Al-tre sierras nelmondo reclamano il con-tributo delle mie mode-ste forze. Io posso farequello che a te è negatoper le responsabilità chehai alla testa di Cuba, edè arrivata l'ora di separar-ci. Lo faccio con un mi-sto di allegria e di dolore;lascio qui gli esseri cheamo, e lascio un popoloche mi ha accettato comefiglio; tutto ciò rinascerànel mio spirito; sui nuovicampi di battaglia porte-rò la fede che mi hai in-culcato, lo spirito rivolu-zionario del mio popolo,la sensazione di compie-re il più sacro dei doveri:lottare contro l'imperiali-smo dovunque esso sia;

III

Che, Fratello della miaanima,ho ricevuto il tuo mes-saggio, vedo che Fidel tiha messo a dirigere lascuola militare, sonomolto contento perché infuturo potremo contaresu soldati di prima cate-goria. Quando mi hannodetto che saresti venuto a“farci il regalo della tuapresenza” non mi ha fat-

to molto piacere. Tu haisvolto un ruolo fonda-mentale in questa lotta,se abbiamo bisogno di teadesso il questa fase diinsurrezione, più ancorane avrà Cuba quando laguerra sarà finita; perciòfa bene il Gigante (Fidel) aprendersi cura di te. Vor-rei essere sempre al tuofianco, sei stato per mol-to tempo il mio capo e lo

sarai sempre. Grazie a teho la possibilità do sentir-mi più utile. Farò l’impos-sibile per non deluderti. Iltuo eterno chicharron(adulatore)Camilo

In morte di CamiloQuest’opera è dedicata aCamilo Cienguegos, cheavrebbe dovuto rileggerlae correggerla, ma il desti-

no glielo ha impedito.Queste righe e quelle cheseguono possono consi-derarsi un omaggio al-l’Esercito Ribelle e al suogrande Capitano, al piùgrande capo guerriglierodella rivoluzione, al rivo-luzionario senza macchiae all’amico fraterno... Nonbisogna però pensare aCamilo come a un eroesolitario che compie im-prese straordinarie spin-to solo dal suo istinto ge-niale, ma come un’espres-sione del popolo stessoche lo forgiò... Camilo vi-veva la lealtà come reli-gione; era un suo devoto,tanto alla lealtà persona-le nei confronti di Fidel,che incarna come nessunaltro la volontà del popo-lo, quanto in quella neiconfronti del popolo stes-so, il popolo e Fidel mar-ciano uniti e allo stessomodo marciava la dedi-zione del guerrigliero in-vitto... Camillo e gli altriCamilo (quelli che nonriuscirono ad arrivare equelli che verranno) sonola dimostrazione dellaforza del popolo, sonol’espressione più alta diquello che può riuscire aoffrire una nazione per ladifesa dei suoi ideali...Nella sua rinascita conti-nua e immortale, Camiloincarna l’immagine delpopolo. Che

Ognuno di noi, da solo, non vale nulla

Fidel, in questa ora mi ricordodi molte cose, di quandoti ho conosciuto in casadi Maria Antonia, diquando mi hai propostodi venire, di tutta la ten-sione dei preparativi. Ungiorno passarono a do-mandare chi si dovevaavvisare in caso di morte,e la possibilità reale delfatto ci colpì tutti. Poi sa-pemmo che era propriocosì, che in una rivoluzio-ne, se è vera, si vince o simuore, e molti compagnisono rimasti lungo ilcammino verso la vitto-ria. Oggi tutto ha un to-no meno drammatico,perché siamo più maturi,ma il fatto si ripete. Sen-to che ho compiuto laparte del mio dovere chemi legava alla rivoluzionecubana nel suo territorioe mi congedo da te, daicompagni, dal tuo popo-lo, che ormai è il mio. Faccio formale rinunciaai miei incarichi nella di-rezione del partito, almio posto di ministro, almio grado di comandan-te, alla mia condizione dicubano. Niente di giuridi-co mi lega a Cuba; solorapporti di altro tipo chenon si possono spezzarecome le nomine. Se faccioun bilancio della mia vita,credo di poter dire cheho lavorato con sufficien-te rettitudine e abnega-zione a consolidare la vit-toria della rivoluzione. Ilmio unico errore di unacerta gravità è stato quel-lo di non aver avuto fidu-cia in te fin dai primi mo-menti della Sierra Mae-stra e di non aver com-preso con sufficiente ra-

questo riconforta e guari-sce in abbondanza diqualunque lacerazione. Ripeto ancora una voltache libero Cuba da qual-siasi responsabilità tran-ne da quella che emaneràdal suo esempio; se l'oradefinitiva arriverà per mesotto un altro cielo, il mioultimo pensiero sarà perquesto popolo e in modospeciale per te; ti ringra-zio per i tuoi insegna-menti e per il tuo esem-pio a cui cercherò di esse-re fedele fino alle ultimeconseguenze delle mieazioni; mi sono sempreidentificato con la politi-ca estera della nostra ri-voluzione e continuo a

farlo; dovunque andròsentirò la responsabilitàdi essere un rivoluziona-rio cubano e come taleagirò; non lascio a miamoglie e ai miei figli nien-te di materiale, ma que-sto non è per me ragionedi pena: mi rallegro chesia così; non chiedo nien-te per loro perché lo Sta-to gli darà il necessarioper vivere e per educarsi. Avrei molte cose da direa te e al nostro popolo,ma sento che le parolenon sono necessarie eche non possono espri-mere quello che io vorreidire; non vale la pena diconsumare altri fogli.Che

CohibaDaniele Silvestri

C'è, in un'isola lontana, una favola cubanache vorrei tu conoscessi almeno un po'

C'è un'ipotesi migliore, per cui battersi e moriree non credere a chi dice di no

perché c'èC'è un profumo inebriante che dall'Africa alle Ande

ti racconta di tabacco e caffèC'è una voce chiara ed argentina, che fu fuoco

e medicinacome adesso è amore e rabbia per me

C'è, tra le nuvole di un sigaro, la voce di unozingaro

che un giorno di gennaio gridòC'è, o almeno credo ci sia stato, un fedelissimo

soldatoche per sempre quella voce cercò

e che dicevaVenceremos adelanteo victoria o muerte

Venceremos adelanteo victoria o muerte

C'è, se vai ben oltre l'apparenza, un'impossibilecoerenza

che vorrei tu ricordassi almeno un po'C'è una storia che oramai è leggenda, e che potrà

sembrarti fintae invece è l'unica certezza che ho

C'erano dei porci in una baia, armi contro la miseriasolo che quel giorno il vento cambiò

C'era un uomo troppo spesso solo, e ora resta soloun viso

che milioni di bandiere giudòe che diceva

Venceremos adelanteo victoria o muerteL'america ci guarda

non proprio con affettoapparentemente placida ci osserva

ma in fondo, lo sospettoche l'america, l'america ha paura

altrimenti non si spiega come facciaa vedere in uno stato in miniatura

questa orribile minacciapor esto

Venceremos adelanteo victoria o muerte

Venceremos adelanteo victoria o muerte

Ad Alberto GranadoLa mia casa ambulante continuerà a viaggiare su duegambe, i miei sogni non avranno frontiere... almenofinché le pallottole non avranno l’ultima parola.Gitano sedentario, ti aspetto quando si sarà dissoltol’odore degli spari. Un abbraccio a tutti voi.Che

TransamerikaModena City Ramblers

Sei partito alla grande con Alberto e con la motoSiam venuti tutti quanti a salutarvi

Con un augurio, un abbraccio, una risata e una bottigliaE le ragazze una lacrima ed un bacio

Nel bagaglio avevate due coperte e un po' di mateUna chiave del 10 e fil di ferro

Una mappa, qualche libro, un paio di indirizziHermanos, vayanse con Dios!

Hai parlato con gli indios rassegnati ed impassibiliAi mineros dai polmoni avvelenati

Ai lebbrosi sepolti in ospedale giù all'infernoE li hai portati nel ricordo con te

Addio, non perdertiResta allegro come seiDalle piste di TemucoAlle vette di Abancay

Tieni gli occhi sempre apertiCustodisci l'ultima idea

Noi ci prepariamo a seguirtiHo sentito che da allora sei diventato grande

Comandante vittorioso e poi ministroChe hai sfidato dittatori e per anni li hai beffati

E che adesso tutto il mondo ti conosce.Ma a noi piace ripensare alla tua voglia di partire

Alla moto caricata all'impossibileAgli scherzi di Alberto, alla sete di avventura

E' un bel modo per dire libertàAddio, è il capolineaSo che non ritornerai

Ti aspettavano i macellaiTi hanno mostrato ai giornalisti

Hanno detto "Eccolo, è lui"Regna l'ombra su Valle Grande

Addio, dormi tranquilloPerché non finisce quiL'avventura è ripartita

Resta intatta l'ultima ideaE da qualche parte del mondo

C'è qualcuno come teChe prepara un nuovo viaggio

Transamerica

IV

IdearioIl rivoluzionarioLa prima cosa che devefare un rivoluzionarioche scrive la storia è te-nersi aderente alla veritàcome un dito in un guan-to. La Rivoluzione si fa at-traverso l'uomo, ma l'uo-mo deve forgiare giornoper giorno il suo spiritorivoluzionario. ... A voltenoi rivoluzionari siamosoli, perfino i nostri figlici guardano come si guar-da un estraneo. I dirigen-ti della Rivoluzione han-no figli che ai loro primibalbettii non imparano achiamare il padre; mogliche devono essere partedel sacrificio generaledella loro vita per portarela Rivoluzione alla suadestinazione; la cerchiadegli amici corrisponderigidamente alla cerchiadei compagni della Rivo-luzione. Non esiste vita aldi fuori di essa. L'uomoche va avanti spinge glialtri a raggiungerlo, attiragli altri verso il suo livel-lo molto più di colui cheda dietro spinge solo conla parola. Il miglior indot-trinamento rivoluziona-rio che possa esistere èmostrare, per via d'esem-pio, il cammino del com-pimento del dovere. Noisiamo il presente che stacostruendo l'avvenire peri nostri figli e sempredobbiamo guardare inavanti, verso l'avvenire edistruggere anche il piùpiccolo rimasuglio delpassato al massimo.

L'uomo nuovoLe cose più banali e piùnoiose si trasformano,sotto l'egida dell'interes-se, dello sforzo interioredell'individuo, dell'appro-fondimento della sua co-scienza, in cose impor-tanti e sostanziali, inqualcosa che non puòsmettere di fare senzasentirsi male: in ciò che sichiama sacrificio. E il nonfare il sacrificio si conver-te per un rivoluzionarionel vero sacrificio. In que-sto periodo di costruzio-ne del socialismo possia-mo vedere l'uomo che stanascendo. La sua immagi-ne non è ancora finita;non potrà esserlo maipoiché il processo cam-mina parallelamente allosviluppo di forme econo-miche nuove. ... Dobbia-mo lavorare per il nostroperfezionamento internoquasi come un'ossessio-ne, come una pulsionecostante; ogni giornoanalizzare onestamenteciò che abbiamo fatto,correggere i nostri errorie tornare a incominciareil giorno appresso.

La paceLa pace degli uomini chela desiderino con tutte leloro forze, che sono di-sposti a giovarsene almassimo per la felicitàdel loro popolo, ma chesanno che non possonomettersi in ginocchioper conquistarla, chesanno che la pace si con-quista a colpi di audacia,di coraggio, di incrolla-bile pertinacia, e che co-sì si difende, e che la pa-ce non è una condizionestatica ma qualcosa didinamico al mondo, eche quanto più forte,unito e belligerante siaun popolo, più facilmen-te potrà mantenere lapace cui aspira.

Il SocialismoNoi socialisti siamo più li-beri perché siamo più in-tegri; siamo più integriperché siamo più liberi.Non è solo lavoro la co-struzione del socialismo,non è solo coscienza lacostruzione del sociali-smo: è lavoro e coscienza,sviluppo della produzio-ne, sviluppo dei beni ma-teriali mediante il lavoroe sviluppo della coscien-za. ... Sempre abbiamodefinito il socialismo co-me la creazione dei benimateriali per l'uomo e losviluppo della coscienza;e in questo compito dellacreazione dei beni mate-riali è imprescindibile lacifra della produttivitàdel lavoro. La tecnica è labase perché l'industriapossa svilupparsi e l'in-dustria, che fa la produ-zione, è la base del socia-lismo. Il socialismo è unfenomeno economico eanche un fenomeno di co-scienza, ma deve realiz-zarsi sulla base della pro-duzione. Senza una pro-duzione importante nonc'è socialismo. ... Stiamocostruendo il socialismo,dobbiamo dare alla gentesecondo il suo lavoro ... Ilsocialismo non è una so-cietà di beneficenza, nonè un regime utopico basa-to sulla bontà dell'uomocome uomo. Il socialismoè un regime al quale si ar-riva storicamente e cheha come base la socializ-zazione dei beni fonda-mentali di produzione el'equa distribuzione dellericchezze della società,entro un ambito in cui visia produzione di tipo so-ciale. Il socialismo è un si-stema sociale che si basasull'equa distribuzionedelle ricchezze della so-cietà, ma a condizioneche tale società abbia ric-chezze da spartire, che visiano macchine per lavo-rare e che quelle macchi-ne abbiano materie primeper produrre quanto ènecessario per il consu-mo della nostra popola-zione. E nella misura incui aumentiamo quei pro-dotti per distribuirli fratutta la popolazione an-diamo avanzando nellacostruzione del sociali-smo.

La GioventùL'argilla fondamentaledella nostra opera è lagioventù: in essa poggia-mo la nostra speranza ela prepariamo a prenderedalle nostre mani la ban-diera. La consegna delmomento per tutta la no-stra gioventù è di non ar-restarsi un attimo nel-l'impegno culturale, an-dare sempre avanti, im-parare sempre qualcosadi nuovo ed essere sem-pre disposta a dare que-sto nuovo che si è appre-so a beneficio di tutti.Questo è uno dei compitidella gioventù, dare im-pulso, dirigere conl'esempio della produzio-ne dell'uomo di domani ein quella produzione enella direzione è compre-sa la produzione propria,perché nessuno è perfet-to né molto meno di ciò, etutti devono andar mi-gliorando le proprie qua-lità mediante il lavoro, irapporti umani, lo studioprofondo, le discussionicritiche: tutto questo èciò che va trasformando

la gente. Il dovere di ungiovane rivoluzionario inquesta fase di costruzio-ne del socialismo è quel-lo di superarsi tutti i gior-ni; non far passare un so-lo giorno senza superareun poco le sue nozioni,senza che nella coscienzadi ciascuno si aggiungaqualcosa, senza giungerealla fine della giornatacon la soddisfazione diregistrare i progressi chegiorno dopo giorno sivanno facendo.

La RivoluzioneLa Rivoluzione non è, co-me pretendono alcuni,standardizzatrice dellavolontà collettiva, dell'ini-ziativa collettiva, maesattamente tutto il con-trario, è liberatrice dellacapacità individuale del-l'uomo. ... Non dobbiamoavvicinarci al popolo perdire: "Siamo qui. Veniamoa farti la carità della no-stra presenza, a insegnar-ti con la nostra scienza, adimostrarti i tuoi errori,la tua incultura, la tuamancanza di nozioni ele-mentari". Dobbiamo an-dare con ansia di ricerca econ umiltà di spirito a im-parare da quella gran fon-te di sapienza che è il po-polo.

La donnaIl proletariato non ha ses-so: è l'insieme di tutti gliuomini e donne che, intutti i luoghi di lavoro delpaese, lottano conse-guentemente per unoscopo comune. Così era ilnostro paese: la donnanon aveva alcun tipo didiritto egualitario; la sipagava meno per unuguale lavoro, la si discri-minava così come nellamaggior parte dei nostripaesi americani. dentrol'Esercito Ribelle, fraquanti combatterono e sisacrificarono in quei gior-ni angosciosi, vivrà ineterno la memoria delledonne che, correndo quo-tidiani rischi, resero pos-sibili le comunicazioni intutta l'isola.

Teoria rivoluzionariaNon il lavoro soltanto cipermetterà, mediante laconcrezione dei prodotti,di costruire il socialismoe impiantare la societàsocialista; contempora-neamente al lavoro deveanche esistere l'appro-fondimento della co-scienza, l'approfondi-mento dei motivi ideolo-gici che portano il lavora-tore a difendere la sua Ri-voluzione, a lanciarla inavanti e a farne un esem-pio per tutti. Non possia-mo ricorrere al metodo dioccultare i nostri erroriperché non si vedano.Non sarebbe né onesto nérivoluzionario. Anche dainostri errori si può impa-rare; dai nostri errori po-tranno imparare tutti inostri compagni d'Ameri-ca e di altri paesi d'Asia ed'Africa che lottano perla loro indipendenza. ...Essere apolitici significastare alle spalle di tutti imovimenti del mondo, al-le spalle di chi sarà presi-dente o mandatario dellanazione di cui si tratti, èstare alle spalle della co-struzione della società odella lotta perché la so-cietà nuova che si annun-cia non sorga e in ognunodei due casi si è politici.

Ogni nostra azione è un grido di guerracontro l'imperialismo, è un appellovibrante all'unità dei popoli contro

il grande nemico dei popoli:gli Stati Uniti d'America.