Inserita a bilancio una determina di Bufardeci del 27 ... · Piano Siracusa 2020, a noi l’utopia...

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Sabato 15 Maggio 2010 Anno 2, n. 19 • Settimanale gratuito di fatti e di opinioni • Reg. Trib. di Siracusa n°1509 del 25/08/2009 • E-mail: [email protected] • Direttore: Franco Oddo • Vicedirettore: Marina De Michele edizione online: www.lacivettapress.it “Nel Pachiese l’acqua privata è necessaria” PAG.6 “In questa città la cultura è un po’ trascurata” PAG.13 (Privitera) DIAPASON STUDIO “Ora si decida sulla sede del Nautico” PAG.7 (Festa) PAOLINO AMATO Piano Siracusa 2020, a noi l’utopia al Comune una spesa di € 350ml Inserita a bilancio una determina di Bufardeci del 27 febbraio 2008 “Serit non ha i requisiti per riscuotere i tributi” Dal Giudice di Pace di Paler- mo arriva una sentenza per certi aspetti clamorosa perchè afferma che l’ente riscossore, da tempo criticato specie dai cittadini e dalle aziende per come agisce nei loro confron- ti, non può riscuotere tasse e tributi perchè la legge preve- de che un ente riscossore deve essere partecipato a maggio- ranza pubblica ma al tempo stesso il pubblico deve ave- re azioni anche nella società controllante. “Questo ragionamento, al- quanto complesso per i comu- ni cittadini, scaturisce dalla corretta interpretazione della legge regionale 19 del 2005, che ha recepito la normativa nazionale, istituendo di fatto la Riscossione Sicilia spa. PAG. 4 (Gentile) PASQUALE ALIFFI “La sede di via Elorina necessaria all’operatività” pagina 15 “Siracusa occupa un’area di una città 6 volte più grande” pagina 5 (Greco) PRIMO PIANO CAPORALATO Colpire anche gli agrari che sfruttano TEATRO GRECO Si impediva il volontariato ai Cav. di Malta TIVOLI I residenti chiedono una farmacia FORMAZIONE Proclamata l’agitazione 2 6 14 11 Il Gabibbo ad Augusta Striscia gira un servizio sulla sanità tradita A PAGINA 15 SULL’OSPEDALE MUSCATELLO Fine settimana con dibatti- ti, feste e sfilate tutte dedi- cate agli amici dell’uomo. A PAG. 7 3 gg. sui cani Canicattini “Bisogna ritrovare l’inte- resse per la politca con la P maiuscola”. A PAG. 10 Non è Politica Nicita Ai giovani in uno sportello UIL si chiedono soldi. Ma per che cosa? PAG. 7 (Mainenti) 25 euro UIL Lavoro Nel corso di un dibattito al Centro “Pio La Torre” di Agire Solidale, è emersa la notizia che l’ex sindaco Bufardeci ha autorizzato nel febbraio di due anni fa la spesa di 350 mila euro per il piano strategico In- nova Siracusa 2020 conseguente a una deli- bera del CIPE che ha riguardato anche tanti altri Comuni. Una spesa esorbitante. PAG. 3 (Di Maria) L’impugnativa del Commissa- rio dello Stato ha sconvolto la legge sulla ripubblicizzazio- ne dell’acqua; in particolare, dell’articolo 50 di cui sono stati cassati dei commi, È opportuno che la Regione legiferi al più presto. A PAG. 8 (Rossitto) Finanziaria, cosa resta dell’art. 50 sull’acqua “La sede di via Elorina necessaria all’operatività” pagina 15 “Siracusa occupa un’area di una città 6 volte più grande” pagina 5 (Greco)

Transcript of Inserita a bilancio una determina di Bufardeci del 27 ... · Piano Siracusa 2020, a noi l’utopia...

Sabato 15 Maggio 2010Anno 2, n. 19• Settimanale gratuito di fatti e di opinioni • Reg. Trib. di Siracusa n°1509 del 25/08/2009

• E-mail: [email protected] • Direttore: Franco Oddo • Vicedirettore: Marina De Michele

edizione online: www.lacivettapress.it

“Nel Pachiesel’acqua privataè necessaria”

PAG.6

“In questa cittàla cultura è un po’ trascurata”PAG.13 (Privitera)

DIAPASON STUDIO“Ora si decida

sulla sededel Nautico”PAG.7 (Festa)

PAOLINO AMATO

Piano Siracusa 2020, a noi l’utopiaal Comune una spesa di € 350ml

Inserita a bilancio una determina di Bufardeci del 27 febbraio 2008

“Serit non ha i requisitiper riscuotere i tributi”

Dal Giudice di Pace di Paler-mo arriva una sentenza per certi aspetti clamorosa perchè afferma che l’ente riscossore, da tempo criticato specie dai cittadini e dalle aziende per come agisce nei loro confron-ti, non può riscuotere tasse e tributi perchè la legge preve-de che un ente riscossore deve essere partecipato a maggio-ranza pubblica ma al tempo stesso il pubblico deve ave-re azioni anche nella società controllante.“Questo ragionamento, al-quanto complesso per i comu-ni cittadini, scaturisce dalla corretta interpretazione della legge regionale 19 del 2005, che ha recepito la normativa nazionale, istituendo di fatto la Riscossione Sicilia spa.

PAG. 4 (Gentile)

PASQUALE ALIFFI

“La sede di via Elorinanecessaria all’operatività”

pagina 15

“Siracusa occupa un’areadi una città 6 volte più grande”

pagina 5 (Greco)

PRIMO PIANO

CAPORALATOColpire anche gli agrariche sfruttano

TEATRO GRECOSi impediva il volontariato ai Cav. di Malta

TIVOLII residenti chiedono una farmacia

FORMAZIONEProclamatal’agitazione

2

6

14

11

Il Gabibbo ad AugustaStriscia gira un servizio sulla sanità tradita

A PAGINA 15

SULL’OSPEDALE MUSCATELLO

Fine settimana con dibatti-ti, feste e sfilate tutte dedi-cate agli amici dell’uomo.

A PAG. 7

3 gg. sui caniCanicattini

“Bisogna ritrovare l’inte-resse per la politca con la P maiuscola”.

A PAG. 10

Non è PoliticaNicita

Ai giovani in uno sportello UIL si chiedono soldi. Ma per che cosa?

PAG. 7 (Mainenti)

25 euroUIL Lavoro

Nel corso di un dibattito al Centro “Pio La Torre” di Agire Solidale, è emersa la notizia che l’ex sindaco Bufardeci ha autorizzato nel febbraio di due anni fa la spesa di 350 mila euro per il piano strategico In-

nova Siracusa 2020 conseguente a una deli-bera del CIPE che ha riguardato anche tanti altri Comuni. Una spesa esorbitante.

PAG. 3 (Di Maria)

L’impugnativa del Commissa-rio dello Stato ha sconvolto la legge sulla ripubblicizzazio-ne dell’acqua; in particolare, dell’articolo 50 di cui sono stati cassati dei commi, È opportuno che la Regione legiferi al più presto.

A PAG. 8 (Rossitto)

Finanziaria, cosa restadell’art. 50 sull’acqua

“La sede di via Elorinanecessaria all’operatività”

pagina 15

“Siracusa occupa un’areadi una città 6 volte più grande”

pagina 5 (Greco)

2 15 Maggio 2010

Si continua a pompare odio razziale piuttosto che cercare vie di incontro e di interazione positiva

Finchè non si colpiscono anche i proprietari senza scrupolinon sarà facile sconfiggere il caporalato. Il PD con chi sta?

di MASSIMILIANO PERNA

“Non vogliamo creare allarmismi, ma da parte loro o di qualche cassibilese potrebbe anche capitare il fattaccio”. Si era espresso così, lo scorso marzo, il segretario del Pd di Cassibile, in un’inter-vista rilasciata a La Sicilia, nei giorni in cui l’atmosfera politica del quartiere siracusano era piena degli strepiti e delle promesse battagliere di un nucleo trasversale di politici che protestava con-tro la tendopoli e contro la presenza di migranti nei dintorni di Cassibile. Non c’era spazio per i ragionamenti, per le soluzioni, per un po’ di umanità nei confronti di lavoratori che con enorme pazienza, tra fatica e sudore, ingiustizie e umiliazioni, si guada-gnano da vivere onestamente, immergendo il proprio orgoglio tra lattughe, fragole e patate, assaggiando silenziosamente la durezza di un lavoro che i nostri giovani nemmeno considerano. Di questi tempi, sulle nostre tavole fanno bella mostra le fragole, giunte attraverso cassette e vaschette ben confezionate. Una volta lavate finiscono nei nostri piatti e nei nostri palati impazienti. Ma non basta un po’ d’acqua a lavare la vergogna di uno sfruttamento che in troppi fingono di non vedere. Sulle nostre tavole imbandite di frutta di stagione gocciola il sangue ed il sudore dello schiavismo moderno, della violenza e della malvagità. È chiaro che poi ci sono anche i grossi produttori che contrattua-lizzano la manodopera, che ne rispettano i diritti (anche se, poi, nessuno provvede ad aiutare il lavoratore stagionale straniero a trovare un alloggio dignitoso), però a Cassibile, come a Foggia, Rosarno, Palagonia, Villa Literno, l’olezzo fastidioso dello sfrut-tamento si respira pienamente, si avverte, si conosce. L’inchiesta della Procura di Palmi ha portato all’arresto di qualche caporale, ma davvero basta a spezzare le catene che imprigionano questi nuovi schiavi? Di sicuro, finché non si colpiscono anche i proprie-tari terrieri senza scrupoli che si servono della violenza dei capo-rali per reperire manodopera a basso costo, allo scopo di rendere maggiore il guadagno, difficilmente cambieranno le cose. Così come sarà praticamente impossibile spingere gli abitanti di Cas-sibile, fin quando saranno fomentati o appoggiati da una classe politica locale irresponsabile, a comprendere meglio la realtà dei migranti, a fare esperienza di umanità, a riconoscere i propri pre-giudizi, a tendere la mano a chi cerca solo un po’ di serenità e di rispetto. Già, perché continuare a negare il proprio razzismo o la propria xenofobia, dipingendosi un’immagine di accoglienza ed ospitalità che non risulta veritiera a nessuno, significa proseguire ad occhi chiusi, affidandosi solo all’istinto, a ciò che si percepisce e non a ciò che si vede, per andare avanti. Si può dare facilmente la colpa alla stampa, ma è una difesa sterile, perché i giornalisti scrivono quello che vedono da vicino e lo fanno senza preconcetti di sorta o generalizzazioni. Non è un caso che anche la stampa nazionale ha parlato molto di Cassibile e l’ha raccontata in modo più o meno uniforme, segno che la realtà non può apparire troppo

diversa da quello che è. E di certo, per tornare all’incipit di questo ragionamento, non aiutano i “fattacci”, come quello che si è verificato la settimana scorsa nel cuore del borgo rurale alle porte di Siracusa. Un uomo eritreo di 35 anni è stato aggredito a bastonate da un dicianno-venne del luogo, riportando ferite alla testa, a una mano e a un braccio. I motivi dell’aggressione? Futili, ridicoli, insopportabili. Pare che l’aggressore avesse percepito nello sguardo dell’eritreo l’intenzione di guardare la sua ragazza. Che onta! Che affronto! Così, tanto per chiarire chi comanda nella frazione aretusea, il diciannovenne cassibilese ha deciso di “spiegarsi” percuotendo il malcapitato, il quale è stato portato in ospedale e poi, dopo le cure del caso, riaccompagnato alla tendopoli. Lo abbiamo incontrato qualche giorno fa e, quando ci saluta, nei suoi occhi c’è ancora tanta delusione. Indossa un cappellino spor-tivo, per coprire la testa ferita. Con il sorriso sulle labbra, no-nostante tutto, ci accoglie e ci racconta le sue sensazioni, la sua amarezza: “Non capisco perché in Italia c’è questo clima contro di noi. A Cassibile ci trattano male, ma noi siamo qui per lavorare. Sono stato aggredito senza capire perché. Sono stato colpito alla testa, alle mani, alle braccia. Ho cercato di difendermi, ma non capivo il motivo di quell’aggressione. Qui in Italia la situazione per noi non è buona. Ma da cosa dipende? Dal governo o dalla gente?”. A questo punto parliamo del clima politico, dell’impo-verimento culturale degli italiani, dell’assenza di umanità, conve-

nendo sul fatto (o necessaria speranza) che il tempo e la maggiore conoscenza reciproca, forse, aiuteranno a superare le barriere. Gli chiediamo cosa faceva in Eritrea e perché è andato via da lì: “Sono dovuto andare via dal mio paese perché lì c’è la dittatura. E perché ci sono scontri. Io sono diplomato, ho il diploma di mec-canica, nel mio paese lavoravo e avrei voluto restare lì, ma non è stato possibile”. Dal viaggio in barca fino a Cassibile, area rurale dove cercare un lavoro e qualche soldo da mandare a casa. Era la prima volta che veniva qui e probabilmente sarà anche l’ulti-ma, perché l’impatto, suo malgrado, è stato pesante e negativo. Soprattutto perché il suo aggressore è libero, in circolazione, e potrebbe magari riprovarci. L’impunità è una ventosa appiccicosa e maleodorante attaccata al ventre della società italiana. Ma il problema principale resta il clima che si è creato in aree come Cassibile, in cui il livello di tensione cresce sempre di più, grazie anche a chi, sul piano isti-tuzionale, preferisce presagire “fattacci”, cavalcare la logica della paura e parlare allo stomaco della gente, pompando odio piuttosto che cercare vie di incontro e di interazione positiva. In questo modo, la popolazione si chiude a riccio rinunciando alla meravi-gliosa ricchezza della condivisione, della conoscenza di orizzonti culturali e spirituali nuovi, affascinanti. Niente di tutto ciò. Quello che prevale è il clima da caccia alle streghe, tutto volto alla ricerca di un principio distorto di autoconservazione. A ciò fanno riferimento i Cobas di Siracusa, quando, in un co-municato stampa, affermano che “l’aggressione al migrante eri-treo scaturisce anche da un clima culturale della non accoglienza, dalla paura del diverso che sosta vicino casa tua. Non crediamo che se l’aggredito fosse stato un cassibilese sarebbe stata la stessa cosa”. Per poi chiedersi “perché prendersela allora con i nuovi, più poveri, più sfruttati e non con i caporali che manovrano l’or-ganizzazione per l’assunzione dei braccianti e con chi governa male da anni?”. Una domanda legittima, come quella che an-drebbe rivolta, ad esempio, al Pd siracusano, a cui bisognerebbe chiedere di mostrare apertamente da che parte sta, di manifestare la propria linea politica sull’argomento, chiarire se il Pd è dalla parte di alcuni suoi rappresentanti della sezione di Cassibile che starnazzano con parole che somigliano in maniera imbarazzante ai colleghi leghisti del Nord, oppure se è dalla parte di quei lavo-ratori e quei migranti che avrebbero un gran bisogno di rivedere al proprio fianco un partito determinato a pretendere diritti che sono identici a quelli reclamati nelle lotte bracciantili degli anni ’70. Se il rinnovamento del Pd significa dimenticare le gloriose battaglie della storia di una delle sue anime, allora lo si dica chiaramente, almeno così si proverà minore sorpresa nel sentire certe dichiara-zioni irresponsabili, farneticanti prese di posizione e, soprattutto, eloquenti silenzi.

La gestione privatistica spacciata per efficiente ma porta con sé corruzione e camarille

Ho un sogno: non più sudditi ma cittadini, non più padreterni di cartapesta, ma servitori di interessi pubblici condivisi

Le banche possono variare uni-lateralmente le condizioni prati-cate alla clientela. Certo, ti infor-mano con comunicazioni scritte, e poi… o ci stai o fai fagotto verso un’altra banca, che non ti tratterà meglio.Il gestore telefonico misura i tempi delle tue comunicazioni e ti devi fidare o ti propone formu-le, tutto compreso, che risultano vantaggiose soprattutto per la sua azienda. A te la scelta: pren-dere o lasciare. Puoi passare ad altro gestore, ma la musica non cambia di molto. Si è cattivi a pensare ad accordi di cartello tra i vari gestori? La competizione o la concorrenza c’è, ma forse è soprattutto apparente.Paghi la tassa di circolazione (ora di proprietà) sulla tua automobi-le, ma se devi parcheggiare sono guai: trovi dappertutto strisce blu e spazi a pagamento. A chi va l’obolo che sei costretto a versa-re? Solo in parte al Comune, ma soprattutto a una società che ha in affidamento il servizio di con-

trollo sui parcheggi. E forse non solo a quella! Eppure basterebbe avere qualche vigile urbano in più. Sulle strisce bianche trovi in agguato il solito parcheggiatore abusivo e sei costretto a pagare o subisci qualche sfregio alla vet-tura. Ora trovi degli abusivi che ti invitano a parcheggiare anche in zone con divieto di parcheg-gio: “Venga dottò… Ci penso io. Si fidi”. Non fidarsi è meglio! E soprattutto è giusto e doveroso non parcheggiare in zone vieta-te. Ma a stroncare il malcostu-me dei parcheggiatori abusivi… i sindaci e i vigili ci pensano o no? Perché? Forse quei parcheg-giatori sono loro galoppini in campagna elettorale?La gestione dei semafori e degli autovelox in molte città viene af-fidata a privati e le conseguenze sono state accertate dalla magi-stratura. E poi ti dicono che il privato è efficiente! Vatti a fida-re!Molti comuni hanno affidato a Tributi Italia la riscossione dei

tributi locali e… sono rimasti buggerati, come La Civetta ha dimostrato in un recente numero. Ma ti continuano a ripetere che il privato è efficiente! Ci credi ancora?La gestione del servizio idrico integrato è stata affidata a società miste, con la scusa che il privato è efficiente. I servizi non sono migliorati e i costi sono cresciuti. Ma ti vogliono far credere che il privato fa miracoli. Ce ne stiamo accorgendo!Si vogliono esternalizzare ed af-fidare a privati molti servizi che prima venivano gestiti dal pub-blico, perché si dice che così si migliora la qualità e si risparmia pure. Si va scoprendo che non è così. I lavoratori esternaliz-zati guadagnano meno e sono più precari, ma il servizio costa come o più di prima. A guada-gnarci sono altri: i furbetti. I grandi eventi, le emergenze, i servizi all’esercito… devono es-sere gestiti con criteri privatistici, sempre in nome dell’efficienza.

di CONCETTO ROSSITTO

Il risultato sta emergendo con chiarezza: cricche, corruzione, affari e camarille. E il cittadino paga! Ma il citta-dino non ne può più e si rifiu-ta. E dice basta. E pretende di piegare la volontà dei politici e degli amministratori all’in-teresse comune. Comincia a farlo con l’acqua, imponendo ai politici di ripubblicizzare il servizio idrico e agli ammini-stratori di gestirlo dignitosa-mente ed efficientemente. Poi ci prenderà gusto e imporrà ai politici ed agli amministratori la trasparenza e il rispetto degli interessi pubblici. Sempre! Do-vunque! Sistematicamente! I politici saranno al servizio dei cittadini o… saranno strapazza-ti, osteggiati, sputtanati, denun-ciati e… condannati al ludibrio dall’opinione pubblica e, dalla magistratura, alle varie pene previste.E forse ci sarà motivo di sperare in un possibile miglioramento della società.

315 Maggio 2010

L’ex sindaco Titti Bufardeci ne ha autorizzato la spesa con determina n. 27 del 12.2.2008

Presentato il Piano strategico Innova Siracusa sulla città nel 2020Ai cittadini i sogni, ai progettisti un assegno di 350 mila euro!

di SEBASTIANO DI MARIA

Ridotti come siamo, con pochi spiccioli in tasca e con tanti problemi per sbarcare il lunario, qualunque importo in euro, a sei cifre, ci fa sobbalzare e riandare con la mente alla defun-ta lira. 350.000 (trecentocinquantamila/00) euro è una somma enorme per chiunque, anche per chi, spendendo 250 euro a settimana, già si ritiene benestante. Dicevamo del rapporto con la Lira: 350.000 euro corrispondono a poco meno di 700 (settecento) milioni di otto anni fa. Un privato cittadino che venisse in possesso di tale somma, per una qualsiasi ragione, si sentirebbe “ricco” e al riparo dalle intemperie della vita; si-stemerebbe la famiglia con l’acquisto di una casa dignitosa e garantirebbe ad uno o più figli il corso di studi, fino alla laurea. Se invece la somma di 350.000 euro è nella disponibilità di una Giunta comunale, il Sindaco che fa? Pensa subito a realizza-re asili nido, centri per anziani, case-accoglienza per donne e bambini vittime di violenze o aiuto a famiglie tormentate dal disagio psichico di qualche suo componente. Se non tutte que-ste cose insieme, almeno un paio sarebbe possibile realizzarle e, nel tempo, l’amministrazione resterebbe impegnata a reperi-re adeguate somme per il loro mantenimento. Queste dovrebbero essere le assolute priorità nell’interesse dei cittadini di Siracusa. E a Siracusa questa opportunità è capi-tata: lo abbiamo appreso nel corso di un dibattito promosso dall’associazione culturale “Agire Solidale”, tenuto il 7 maggio al Centro “Pio La Torre” di piazza Santa Lucia, in occasione della presentazione del pretenzioso “Piano strategico Innova Siracusa 2020”. Alla presenza dell’assessore ai lavori pubblici del Comune, del responsabile dell’Ufficio Tecnico, di alcuni consiglieri comunali e deputati regionali, è stato illustrato a grandi linee cosa e come dovrebbe diventare la nostra città da qui a dieci anni, cioè nel 2020. Ipotizzando uno sviluppo armo-nioso nel campo agricolo, edilizio e culturale, con l’innesto di

“nuova progettualità e creatività”, Siracusa dovrebbe diventare una della capitali del bacino mediterraneo e polo delle arti an-tiche e contemporanee. Estasiato nell’ascoltare il presentatore del progetto e frastor-

nato dal susseguirsi delle slide proiettate sullo schermo, uno degli astanti, visibilmente scettico circa la realizzazione del Piano, ha posto una semplice domanda: quanto è costato o co-sterà lo studio e la redazione di questo “libro dei sogni”? A questo punto è cominciato il balbettio dei responsabili i quali, svicolando, hanno sottolineato la necessità di dotare la città di sistemi operativi tecnologicamente (?) avanzati, per lo svilup-po economico della città e per migliorare la qualità della vita dei siracusani, aggiungendo che il “Piano strategico” è uno strumento flessibile che nel corso degli anni è adattabile alle più disparate situazioni che dovessero presentarsi. Qualcun altro dei presenti, intervenendo nel dibattito, si è chiesto se, per caso, l’amministrazione non parli due diversi linguaggi: da un lato appronta piani fantascientifici che do-vrebbero portare Siracusa - come meriterebbe - agli antichi fasti del tempo classico, e dall’altro continua a permettere con discutibili concessioni la più completa devastazione del terri-torio; solo per citarne alcune, è stato fatto riferimento all’inop-portuna edificazione all’Epipoli, alla costruzione di villaggi e porti turistici che non recano alcun beneficio all’economia della città. Naturalmente, non sono mancati i riferimenti alla discussione parallela che riguarda la pur necessaria modifica del PRG per salvaguardare in extremis il salvabile, come le mura dionigia-ne. Ma l’assessore ha candidamente controbattuto a tutti che l’amministrazione sta operando bene ed è fiducioso che Sira-cusa risorgerà più bella e più superba di prima (chissà perché tale affermazione ricorda tanto Petrolini...). La richiesta circa il costo del Piano strategico è comunque rimasta senza rispo-sta. Ve lo diciamo noi: l’ex sindaco Bufardeci, con determina n. 27 del 12.2.2008, ha autorizzato la spesa, impegnando a bi-lancio 350.000 euro!

Ecco le linee del Piano. Tre studi tematicisu infrastrutture e risorse del territorio

Dal sito internet “Città per lo sviluppo” apprendiamo che il Piano strategico discende dalla delibera n.35/2005 del comitato interministeriale

per la programmazione economica e da un avviso pubblico della Regione siciliana. Dal processo di concertazione condiviso è scaturita l’approvazione

delle manifestazioni d’interesse relative ai Piani Strategici di Augusta, Avola e Siracusa. Mentre Avola e Augusta sono capofila di ambiti territoriali vasti,

quello del capoluogo riguarda la sola area urbana. Ma leggiamo nel sito.“Nell’ambito del processo di concerta-zione territoriale le Amministrazioni co-ordinatrici dei rispettivi Piani Strategici, nonché la Provincia di Siracusa, quale soggetto rappresentante della coalizio-ne PIR “Archimede”, hanno convenuto sulla necessità di stipulare un protocollo d’intesa. L’obiettivo previsto dall’accor-do sottoscritto è quello di ricercare ed individuare la coerenza nelle strategie di integrazione dei rispettivi piani ed espe-rienze di cooperazione interistituzionale per lo sviluppo locale in atto, pervenen-do, attraverso il coordinamento dei 3 piani in fase di redazione ad un livello di pianificazione strategica provinciale.“Il perseguimento di tale obiettivo av-viene, operativamente, attraverso l’atti-vazione di un Comitato Tecnico-Scien-tifico di supporto al coordinamento dei Piani Strategici, ospitato dalla Provincia Regionale di Siracusa. I lavori del coor-dinamento provinciale sono gestiti ope-rativamente dala CCIAA di Siracusa, già componente della Coalizione Terri-toriale “Archimede”, che ha messo a di-sposizione del CTS un apposito ufficio

di segreteria.“Il compito principale del Comitato Tecnico Scientifico è quello di coordi-nare, a livello provinciale, i tre percor-si di pianificazione strategica, in modo da giungere alla definizione di un piano strategico provinciale di II livello, in cui trovino integrazione e reciproca connes-sione i diversi piani di sub-area. “Il piano di lavoro del Comitato Tecni-co-Scientifico ha previsto, tra gli altri, una fase di analisi finalizzata all’inqua-dramento sovra locale e alla definizione del posizionamento della provincia e dei tre territori dei piani.“L’analisi ha dato origine alla redazione di 3 studi tematici di rilievo provinciale: • Analisi dell’economia del territorio a livello settoriale e di specializzazioni; • Qualità delle infrastrutture; • Qualità delle risorse culturali e am-bientali. “Alla fase di analisi e studio è seguita una fase di concertazione, svoltasi nei giorni 29 e 30 Settembre 2009, attraver-so l’organizzazione di tre Tavoli Temati-ci: infrastrutture, sistemi imprenditoriali

e risorse ambientali/culturali. I Tavoli hanno permesso di condividere criticità e opportunità emerse nell’ambito dei tre

studi sopra i citati e hanno rappresentato l’occasione per acquisire nuovi elementi di diagnosi”.

4 15 Maggio 2010

La ministra Prestigiacomo porti a Siracusa la Gelmini. Sia lei a chiarire i tanti dubbi

ll rettore Recca troppo fiero dei suoi successi per aver curadelle velleità siracusane di un quarto polo universitario

di MARINA DE MICHELE

È come un gioco infinito, senza soluzione, al quale non si riesce mai a dare, non dico una conclusione, ma almeno un pur parziale punto di arrivo. Le carte vengono continuamente ri-mescolate e quando sembra di essere arrivati a un punto fermo, il fronte dello scontro si sposta. Ieri l’opposizione era tra il rettore dell’ateneo catanese Antonino Recca che, con un decreto ingiuntivo, rivendicava un credito di 6 milioni e 439mila euro dalla Provincia di Siracusa, e il presidente della stessa, Nicola Bono, che dava mandato, a un legale di fiducia, di impugnare quel decreto ingiuntivo, motivando i mancati versamenti con l’inadempienza dell’ateneo cata-nese nel rendicontare quanto preteso. Poi, a di-stanza di qualche giorno, ci si stringeva la mano e si sottoscriveva una transazione che prevedeva non solo la conferma nella sede siracusana del-la facoltà di Architettura e, ad esaurimento, del terzo anno dei corsi di laurea in Scienze dei beni culturali e Tecnologie applicate, ma anche ac-cordi per gli aspetti finanziari. Oggi a riaccende-re le polemiche sono il neonominato presidente del Consorzio Archimede, Roberto Meloni, che lamenta la sua esclusione dal tavolo delle trat-tative, primo segnale di una futura liquidazione del consorzio stesso, e il sindaco di Siracusa Vi-sentin insieme con il presidente Bono che smen-tiscono e glissano. Giochi di ruolo, effetti illu-sionistici, mentre si aspetta un sempre evocato quarto, o quinto polo universitario che sia, dal momento che la Kore di Enna rivendica già per sé il quarto posizionamento. Ma la sensazione, anzi la certezza, è che nulla di ciò che avviene qui a Siracusa, con pubblico e periodico scon-tro, sia realmente influente, abbia cioè tale for-za e autorevolezza da imporsi a un tavolo delle trattative che in realtà non c’è, non è mai stato costituito. Sono altri i fattori con cui fare i conti, e di veri conti si parla. A noi sembra di capire che il rettore Recca sia giustamente preoccupa-to, lo va dicendo in tutti gli incontri, in tutte le sedi, ma sembra che non vi siano orecchie per ascoltarlo. La realtà del mondo accademico na-zionale sembra essere irrilevante per chi da mesi va discettando sul quarto polo quale soluzione per i problemi universitari di Siracusa. Un vuoto inconsistente refrain iniziato da quando ne par-lò, verso il finire dell’altr’anno, tra i primi, l’ex sindaco Giambattista Bufardeci: un osso dato in pasto per passare tempo.

Ma le cose sono più complicate di come si vor-rebbe: il 2011 si preannuncia come un anno buio per l’intero sistema universitario perché il go-verno va avanti a sforbiciate pesanti e nell’ulti-mo biennio le risorse non più disponibili hanno toccato il vertice di un miliardo e 361 milioni di euro: da 7 miliardi e 491 milioni a 6 miliardi e 130 milioni le disponibilità riconosciute dallo Stato per gli atenei pubblici. La parola d’ordine è razionalizzare le spese, passare ad una gestione di risparmio, di riduzione degli sprechi e di auto-nomia di conduzione: ogni ateneo dovrà regger-si con le proprie forze senza quasi più contare sui trasferimenti statali. Un’applicazione estesa dei principi del federalismo fiscale, quindi. Non solo, tanto per fare un esempio, andranno a ca-rico della contabilità interna tutti gli aumenti di stipendio del personale che via via ne maturerà il diritto mentre diminuiscono sensibilmente gli aiuti per la popolazione studentesca. Le borse di studio da assegnare vedranno una riduzione di 45 mila euro rispetto al budget dello scorso anno e si prevedono di contro aumenti di tasse e contributi con conseguenti penalizzazioni a ca-tena soprattutto sui giovani provenienti dalle fa-miglie meno abbienti, su chi nella prosecuzione degli studi avrà visto la possibilità di migliorare il proprio status sociale rispetto alle condizioni di partenza. Si stringe l’accesso all’università e si soffocano gli spazi di autentica democrazia, si limita quella libertà di scelta, di giudizio, di pensiero, che sola può dare la cultura. Il nuovo decreto legge, il 196 del 2009, impo-ne tali nuove procedure contabili, innovazioni nell’organizzazione e il taglio di tutti i rami sec-chi. Il rischio, nel caso di difficoltà di bilancio o proprio di dissesto finanziario e di piani di rien-tro poco attendibili, è quello del commissaria-mento. Dunque solo alla luce di tali prospettive sarebbe corretto leggere, e comprendere, le de-cisioni del rettore Recca e insieme intuire quale realmente sarà il destino dell’università siracu-sana, al di là delle promesse e degli infingimenti, al di là delle ipotesi e dei progetti avveniristici. Senza voler entrare nello specifico di una ri-flessione che ci porterebbe lontano, secondo gli esperti è stata la stessa riforma universitaria, il modulo 3+2, ad aggravare la situazione, senza per altro portare a quei risultati, in termini di successo formativo, che tutti auspicavano, tant’è che il numero dei laureati è andato diminuendo

piuttosto che aumentare. Oltre ai mali endemici del nostro sistema, è lievitata ulteriormente la spesa per il personale a scapito di un migliora-mento dell’offerta didattica, si sono fraziona-ti gli insegnamenti e sono aumentati i corsi di studio, si è assistito a un inutile proliferare delle sedi decentrate e insieme è cresciuto in maniera esponenziale il numero dei professori a contrat-to, esterni cioè ai ruoli universitari: il 67% in più tra il 2001 e il 2008. Se proprio su queste, come su altre anomalie del sistema, si intende inter-venire per realizzare maggiori economie, appare evidente come l’ipotesi di un quarto polo risulti perlomeno astratta, o difficile da realizzare sia che si tratti di Ragusa, il nuovo jolly gettato sul tavolo a complicare ancora di più il quadro gene-rale, che di Siracusa, della quale sembra importi poco a tutti, che ancora di Enna con la sua realtà già consolidata grazie a un’indubbia, pur se for-se discutibile, volontà, e abilità, politica. A noi restano così le chiacchiere da bar, le oc-casioni di visibilità, le manifestazioni di attivi-smo fine a se stesse. L’intervento del ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo di qualche tempo addietro è suonato infatti, date le specifi-che competenze ministeriali, quasi come l’estre-

ma ratio per salvaguardare una specie in via di estinzione, gli universitari siracusani, più che un’autorevole e risolutiva iniziativa. Più com-prensibile sarebbe stato, eventualmente, e lo sa-rebbe ancora, una qualche sua, anche riservata, sollecitazione nei confronti della collega Gelmi-ni perché intervenga in prima persona a chiarire i dubbi, le strategie complessive, ammesso che ne sappia qualcosa. In questo contesto gli unici che sembrano avere ancora serenità di giudizio e vedere lontano restano, a nostro giudizio, gli studenti - 554 quelli del corso di laurea quin-quennale e circa 300 quelli del corso triennale – nella gran parte sicuri del loro trasferimento coatto a Catania per il prossimo anno. Lasciati nel limbo, per ora non sanno nulla di veramen-te certo della loro sorte. Il rettore Recca appare troppo fiero dei successi realizzati nell’opera di risanamento dopo che l’ateneo da lui retto è sta-to inserito tra quelli “virtuosi” nella graduatoria stilata dall’Aquis, l’Associazione per la Qualità delle Università Italiane Statali, troppo entusia-sta per le posizioni guadagnate nelle valutazioni del Sole 24 Ore, troppo vicino a vedere la pro-pria università ai vertici per competitività ed ec-cellenza, per avere cura delle velleità siracusane.

Clamorosa sentenza a Palermo. Avrebbe dovuto acquistare le quote della sua controllante

Il Giudice di Pace sulla SERIT: “Non può esigere i tributiperchè possiede solo uno dei requisiti previsti per la riscossione”Il dottor Emanuele Gentile, nostro collaboratore (l’in-chiesta sui parchi eolici tra Carlentini e Sortino), ci invia un articolo pubblicato nel sito “Osservatorio Sicilia”, secon-do il quale il giudice di pace di Palermo ha sentenziato che la SERIT non è abilitata ad effettuare la riscossione. Ma vediamo di che si tratta.“Brutta gatta da pelare per la Serit Sicilia. Dal Giudice di Pace di Palermo arriva una sentenza per certi aspetti cla-morosa perchè afferma che l’ente riscossore, da tempo criticato specie dai cittadini e dalle aziende per come agisce nei loro confronti, non può ri-scuotere tasse e tributi perchè la legge prevede che un ente riscossore deve essere parte-cipato a maggioranza pubbli-ca ma al tempo stesso il pub-

blico deve avere azioni anche nella società controllante.“Questo ragionamento, al-quanto complesso per i comu-ni cittadini, scaturisce dalla corretta interpretazione della legge regionale 19 del 2005, che ha recepito la normativa nazionale, istituendo di fat-to la Riscossione Sicilia spa, una società pubblica incarica-ta della esazione dei tributi.Attualmente, secondo il Giu-dice di Pace, che è interve-nuto su un ricorso presentato dall’avv. Alessandro Dagni-no avverso una cartella esat-toriale Serit per una serie di contravvenzioni la società risponde solo a uno dei requi-siti previsti dalla legge che at-tribuisce a un ente la qualifica di riscossore.“Infatti, se è pur vero che la Serit è una società controllata

a maggioranza pubblica (ndr. Regione Siciliana), il GDP ha rilevato che la Regione Sici-liana non ha provato in sede giudiziale di essere in pos-sesso di quote azionarie della società, la Serit non avrebbe provato in giudizio di avere acquistato le quote della sua controllante e pertanto non avrebbe la qualifica di agente di riscossione.“Ora si apre un lungo con-tenzioso che potrebbe travol-gere la Serit perchè secondo l’avvocato Dagnino l’effetto del provvedimento potrebbe estendersi anche al passa-to almeno per le attività di espropriazione forzata come le ipoteche, i fermi ammini-strativi e le vendite immobi-liari compiuti dopo il 2005, anno di entrata in vigore della legge regionale.

Diverso sarebbe, invece, il caso di chi ha pagato le car-telle esattoriali perchè il rim-borso in questo caso non sa-rebbe possibile.

Finalmente un buona nuova per i siciliani. L’auspicio è che, dovendo intervenire, la Regione Siciliana si passi una mano sulla coscienza correg-

gendo tutte le storture attuali della Serit che hanno messo in ginocchio migliaia di aziende e famiglie siciliane”.

Emanuele Gentile

515 Maggio 2010

Il dibattito alla chiesa di San Paolo: “Chi viene qui non cerca palate di cemento”

“Siracusa occupa un’area di una città sei volte più grande”“Il primo porto turistico va bene ma il secondo è una truffa”

di MASSIMILIANO GRECO

La commissione urbanistica ha preparato il documento conte-nente le modifiche al piano regolatore. Il testo, elaborato dopo aver sentito il parere di associazioni e comitati, dovrebbe già essere stato depositato al consiglio comunale mentre legge-te questo articolo. Sul tema si è tenuto l’ennesimo convegno alla chiesa di San Paolo in Ortigia. L’evento è stato curato dal gruppo “Difendiamo Siracusa”, nato su facebook, che in poco tempo ha raggiunto ben tremila iscritti. Il convegno, modera-to da Salvo Benanti, direttore dei “I fatti della domenica”, e dal ‘padrone di casa’ padre Rosario Lo Bello, è stato aperto dall’intervento di Ettore Di Giovanni, consigliere comunale di “Sinistra e Libertà”, che ha illustrato i cinque principi cardine del documento. “Va ripristinato il parco urbano dell’Epipoli, perché in quella zona sono state previste troppe destinazioni d’uso: in pratica lì ognuno può fare quello che vuole e, infatti, stanno nascendo decine di villette. Una ulteriore cementifica-zione metterebbe in pericolo le mura dionigiane”, ha spiegato Di Giovanni, sostenendo inoltre che la volumetria dei villaggi turistici va limitata. “Bisogna anche evitare la costruzione di nuove strutture all’Arenella, alla Maddalena e nell’area Pan-tanelli”. Proprio in quest’ultima, ha aggiunto, devono essere ancora conclusi gli studi del genio civile: “E’ assurdo che si possa costruire prima che questi siano effettuati: ciò costituisce un ri-schio inaccettabile, sia per quelle zone che per la popolazione. Si tratta infatti di terreni soggetti a liquefazione”. Un altro punto fermo è quello del limite di inedificabilità il quale “dev’essere posto a 300 metri dal mare, impedendo così di costruire a ridosso dello stesso, cosa che sarebbe dannosa sia per l’importanza storica e paesaggistica dei luoghi sia dal punto di vista turistico: chi viene nella nostra città non cerca palate di cemento!”. Di Giovanni ha concluso chiedendo che “il Parco Ciane dev’essere ampliato”.Padre Lo Bello ha invitato tutti a “operare con urgenza, perché il momento è favorevole, ma il tempo a disposizione è poco”, mentre l’On. Santi Nicita si è lamentato perché “le battaglie urbanistiche sono state dimenticate dai politici negli ultimi dieci anni. Questo ha ingenerato nei cittadini un senso di indif-ferenza verso le decisioni prese su tali problemi”. Nicita ha poi puntato il dito contro l’amministrazione comunale rea di aver commesso errori notevoli, primo fra tutti “quello della previ-sione di crescita della città, assolutamente sbagliata: adesso la popolazione è addirittura diminuita, a causa dell’esodo dei siracusani verso i paesi della provincia, in particolare Flori-dia”. L’errore successivo, è stato quello di “finanziare la rea-lizzazione di 6500 vani a opera delle cooperative: sono passati 20 anni e ancora non è stato fatto quasi nulla. Inoltre, le zone assegnate per tali lavori, i Pantanelli, l’Anapo e il Plemmirio, sono inadatte allo scopo perché soggette a rischi alluvionali: questo mette in forte dubbio la prosecuzione dei lavori”. Si è poi avuta una serie di rapidi interventi, come quello di Raffaele Gentile dell’IDV, che si è agganciato al tema delle cooperative fittizie, già affrontato più volte sulle pagine del nostro giornale, chiedendo di fare chiarezza e di smettere di operare scelte solo in funzione dei voti, mentre Maurizio Scol-lo ha affermato di essere stato uno dei pochi a opporsi all’in-sediamento del Carrefour. Scollo ha parlato anche di “scempio dell’Epipoli” e ha invitato a non usare l’imprenditore Frontino come “alibi per altri loschi interessi”.Il segretario cittadino del PD Paolo Gulino, invece, ha fornito un dato grottesco: “La nostra città occupa un’area paragonabi-le a quella di una città con una popolazione sei volte più nu-merosa”. Gulino si è scagliato contro il centro destra e il libero mercato, rei, a suo dire, “dello scempio di Siracusa”. A queste affermazioni è seguito uno scambio di battute non proprio ami-chevoli fra Gulino e il sindaco, giunto da poco.Bruno Maltese ha lanciato una proposta interessante: la co-stituzione di un osservatorio civico permanente allo scopo di divulgare alla cittadinanza “il contenuto di ogni delibera, come quelle sul bilancio e sul PRG, in modo da rendere più partecipe la popolazione”.Salvatore Adorno, dal canto suo, ha invitato a “fare attenzione ad aprire nuove varianti”.Per il resto, al di là degli scambi di polemiche di prammati-ca, si è registrato una generale corsa ai ‘tavoli di accordo’: nessuno dei politici presenti si è, infatti, detto contrario. Fra i più espliciti nell’invocarlo sono stati anche il sindaco Visentin, l’on. Pippo Gianni e l’assessore Messina. Proprio quest’ulti-mo, però, ha lanciato una frecciata: “Che nessuno cerchi di chiamarsi fuori, sostenendo di non aver approvato il PRG nel 2004: ci sono state 270 votazioni e quasi tutte si sono concluse con un consenso unanime. Invece c’è gente che, non avendo votato la 270 esima, dichiara di non entrarci nulla. La verità è che se non ha votato alla fine è solo perché aveva fatto i pro-pri comodi nelle 269 precedenti. Ho con me il verbale delle esdute e sono pronto a esibirlo, se si insiste nello scaricare la responsabilità solo su una parte politica. Se si vuole trovare un

accordo, allora bisogna mettere il passato da parte e smetterla di puntare il dito contro gli altri”.Due note interessanti: la prima è che l’on Nino Consiglio ha di-feso la realizzazione del porto turistico, sebbene con un distin-guo: “Il primo porto va bene ma il secondo è chiaramente una truffa, ideata per ottenere una struttura che sarà poi venduta ad altri. Un caso evidente di speculazione edilizia, insomma”.Il secondo spunto di riflessione è stato offerto dall’on. Pippo Gianni che, in controtendenza, ha affermato di “non credere che vi siano interessi occulti, pressioni e speculazioni dietro i difetti del PRG e i suoi ritardi”. Gianni ha liquidato come mi-stificazioni tali affermazioni. A riprova di ciò, ha citato il caso di Priolo, ai tempi in cui era lui il sindaco. “Diedi mandato all’architetto di preparare il piano regolatore senza dar retta a nessuno. Gli dissi anche che se qualcuno gli avesse telefonato, per fare pressioni o richieste, doveva rispondere di contattare me. Il risultato è stato che il piano venne preparato in appena undici mesi: scontentai parecchia gente ma venne realizzato a regola d’arte. Le pressioni ci sono, certo, ma da qui a sostenere che vi siano poteri occulti è troppo”.A margine, notiamo che da più parti si sono levate voci deci-se a vederci chiaro negli affari delle cooperative edilizie, non sempre pulitissimi. Tuttavia è presto per dire se e quando si passerà ai fatti.Purtroppo, abbiamo qualcosa da lamentare: una montagna (il convegno è durato quasi tre ore con decine e decine d’interven-ti, pochi dei quali concisi) ha partorito un topolino: la notizia

di apertura e poche altre proposte, nonché la volontà, espressa a parole, di cambiare il PRG. Senza nulla voler togliere alle capacità e alla voglia di cambiamento, manifestata dal gruppo ‘Difendiamo Siracusa’, pochi hanno usato l’evento per lo sco-po preposto: qualche maligno potrebbe insinuare che sia stato utilizzato da alcuni come poligono di tiro contro gli avversari politici, da altri come luogo adatto a giocare a ‘scaricabarile’, mentre i più l’abbiano inteso come passerella politica per farsi pubblicità. Questo, ovviamente, è quello che potrebbero pen-sare i maligni, non certo noi...

da sinistra, il consigliere comunale di “Sinistra e Libertà” Ettore Di Giovanni, Salvo Benanti e padre Rosario Lo Bello

6 15 Maggio 2010

LETTERE AL DIRETTOREIl cav. Pasquale Aliffi: “Noi di questi territori il prezioso liquido lo pagavamo già tre volte”

“A Pachino e Marzamemi la penuria d’acqua è cronicaBen venga la gestione privata se risolve il problema”

Il cavalier Pasquale Aliffi, del Comitato pro Marzamemi, ci fa arriva-re una sua nota sulla vicenda dell’acqua. Potremmo sintetizzarla così: voi tutti l’acqua l’avete, a Pachino e Marzamemi c’è sempre stata col contagocce. Ergo, la gestione priva-ta ci sta bene. Ma leggiamolo.“La legge finanziaria della Regione Siciliana appe-na approvata ha stabilito che la gestione dell’acqua non debba essere privatizzata ma diventare di pub-blica gestione. La Regione ha dato retta ai tanti co-mitati spontanei nati in difesa dell’acqua pubblica e non “salata”, come diversi chiamavano la gestione privata. Forse per certi territori siciliani questa potrà essere una notizia positiva mentre lo sarà meno per il cittadino dell’agrigentino o del palermitano dove la gestione pubblica ha sempre portato connivenze mafiose e scarsi risultati con lunghissimi periodi di carenza idrica.“Ancora oggi si vede la gente in alcune contrade di Palermo che si approvvigiona con i bidoni nelle fontanelle cittadine mentre in al-tri quartieri l’acqua arriva a giorni alterni. Questi tipi di disservizi sono presenti in molte parti della Sicilia e continueranno ad esserci fin quando tecnici comunali mal pagati e mal diretti sperimenteranno sulla pelle dei cittadini il progetto di turno.

“Magari questo problema è meno sentito dove esistono sorgenti che soddisfano il fabbisogno dei cittadini e di conseguenza in questi luo-

ghi non hanno bisogno dell’intervento specializzato di maestranze e tecnici privati. Nel territorio a sud di Siracusa si evidenziano entrambe le situazioni: la zona del Netino è ricca di acqua mentre i territori di Pachino e Marzamemi vivono situazioni croniche di carenza idrica. Ben vengano, quindi, i privati in questi luoghi, laddove si convive da sempre con tale vergognosa situazione. Si tratta, peraltro, di paesi a vocazione turistica dove il razionamento del pre-zioso liquido è una normalità con cui si convive da secoli. “Si era visto già un miglioramento rispetto al pas-sato durante l’ultima stagione estiva con l’avvento dell’amministrazione Bonaiuto, poi alla fine del

2009 Pachino è entrata nell’Ato idrico provinciale gestito da SAI 8. Ebbene già in pochi mesi si sono avuti evidenti miglioramenti sia per la potenza della pressione dell’acqua che per la durata dell’approvvi-gionamento orario rispetto al passato.“Alcuni cittadini di certe contrade di Pachino alta, da sempre in evi-dente difficoltà, sono contenti del lavoro della nuova gestione poiché stanno ricevendo l’acqua con discreti risultati rispetto al passato.

“Il lunghissimo tragitto fino alle porte di Modica o di Noto, da cui provenivano le obsolete tubazioni colabrodo che servivano Pachi-no nel passato, sono state quasi del tutto eliminate con l’acquisto di un pozzo scoperto alle porte di Pachino. Questa gente specializzata serve a sistemare situazioni croniche e se poi, per la nuova legge, ai tavoli dei consigli di amministrazione ci dovrà stare l’ente pubblico maggioritario, ben venga, al cittadino poco interessa rispetto all’evi-dente servizio migliorativo.“E se poi c’è qualcuno che parla di “acqua salata” per i costi che probabilmente aumenteranno con i privati rispondiamo che da sem-pre in quelle zone paghiamo già “l’acqua salata” perché la paghiamo tre volte: una la paghiamo all’Enel per la corrente che consumiamo per attivare i fuorilegge (ma purtroppo necessari) motorini d’acqua che portano il liquido al serbatoio sistemato in bella vista sui tetti delle case; una la paghiamo quando, non essendoci acqua nei tubi, la stellina del contatore gira a vuote con l’aria, la terza la paghiamo quando vivaddio quella stellina del contatore finalmente gira perché ogni tanto c’è acqua nella condotta idrica.“Pertanto, rischiando di essere una voce fuori dal coro, mi auspico che il lavoro intrapreso dai privati nel nostro territorio non si inter-rompa bensì continui nel tempo fino a quando verrà bandito il fasti-diosissimo razionamento del prezioso liquido”.

Comitato Pro Marzamemi – Cav. Pasquale Aliffi

In tutta questa vicenda la politica ha colpe notevoli, si è anch’essa “privatizzata”

Posizione legittima ma lì il problema va risoltocon finanziamenti pubblici a cui si ha diritto

E’ una posizione legittima ma isolata. O meglio, confinata in una porzione di territorio della provincia che ha il sa-crosanto diritto a investimenti pubblici mirati alla soluzione dell’annoso problema. Ma lo stesso cavaliere Aliffi si ren-de conto che la situazione del lembo sud della provincia è ben diversa da quella degli altri 19 comuni, la maggior parte dei quali (si pensi alla fascia pedemontana e monta-na) l’acqua l’ha sempre avuta in abbondanza a prezzo con-tenuto essendo essa uno dei beni primari della vita. Per

questo era importante la do-minanza pubblica delle quote: perchè avrebbe dovuto garan-tire la priorità dell’interesse della collettività rispetto alle logiche spietate del mercato. Invece, in questa provincia, l’acqua è diventata subito un affare non solo per i privati ma anche per una certa classe dirigente e per taluni rappre-sentanti politici che si sono “privatizzati” anch’essi, in-serendosi pienamente nei pia-ni di profitto delle imprese. Qualcuno prima o poi dovrà scrivere in maniera dettaglia-ta la storia della fidejussione

che la società aggiudicatrice ottenne dalla Omnia e se la Omnia, quando mandò il te-legramma di conferma, era nella piena legittimazione di farlo visto ciò che poche ore prima era accaduto a Ragusa. Ma la politica, che avrebbe dovuto esercitare una funzio-ne di controllo, era chiara-mente interessata a tutt’altro. In pochi mesi di gestione a dominanza privata non si contano le vertenze e le la-mentele per un servizio di-ventato subito costosissimo (il cav. Aliffi avrà letto, im-maginiamo, i nostri servizi),

perentorio nei confronti di chi doveva pagare e non po-teva, etereo nei piani di inve-stimento, oltre che tutt’altro che garantista nei confronti di molti dipendenti.Quanto è accaduto a Siracu-sa non è stato un fatto isola-to. In quasi tutte le province della Sicilia si sono vissute storie identiche, tant’è che lo sdegno popolare è stato gene-rale. La legge regionale – è vero – ha talune incongruenze ma interpreta un idemsentire dai peloritani ai nebrodi, agli iblei. E Pachino e Marzame-mi? Ecco una mission per i

nostri deputati regionali e na-zionali: trovare i finanziamen-ti per i necessari investimenti nel settore. Questa provincia ha una rappresentanza poli-tica con tanto potere quanto mai se ne è avuto nella storia dei partiti democratici dal do-poguerra. Purtroppo, la quan-tità di potere è inversamente proporzionale alla quantità di finanziamenti che arrivano al territorio. Ma sull’acqua di Pachino e Marzamemi è suo dovere attivare tutti gli stru-menti per soddisfare almeno gli elementari bisogni delle comunità amministrate. L’ac-

qua è prima di tutto un dirit-to. Inalienabile. Veda, caro Aliffi, io sono rosolinese e quand’ero bambino anche nel mio comune l’acqua era ra-zionata in poche ore del gior-no. Ma mentre altrove questi problemi sono stati risolti, a Pachino e Marzamemi ancora oggi l’acqua non è sufficien-te nemmeno per gli abitanti, figuriamoci in estate quando i residenti triplicano. Non è solo un problema di qualità della vita, è anche un proble-ma essenziale per le prospet-tive di sviluppo.

Il direttore

Tommaso Gargallo: “E’ assurdo che ci si pongano intoppi per fare volontariato gratuito”

E’ dovuto intervenire il sindaco Visentin per il permessoall’Ordine di Malta di assistere i disabili al Teatro Greco

di MONICA LANAIA

Anche nel 2009, ormai in virtù di una con-suetudine, il gruppo dell’Ordine di Malta di Siracusa era stato invitato ad espletare il servizio per l’accoglienza e l’assistenza dei portatori di handicap e supportare i medici per eventuali interventi di primo soccorso du-rante la stagione delle rappresentazioni clas-siche. In quell’occasione anche Frà Mattehw Festing, Gran Maestro dell’Ordine di Malta si era complimentato con il marchese Tommaso Gargallo e con Giancarlo Belfiore, capogrup-po dell’Ordine nella nostra città, “per lo spi-rito di abnegazione che il gruppo siracusano aveva mostrato in favore dei meno fortunati”. Ma non tutti gli anni le cose possono filare lisce. Quest’anno vi è stato un inspiegabile ritardo – lamentato al nostro settimanale dal marchese Gargallo – nell’invio della richiesta che la dottoressa Vanessa Mascitelli, che si occupa dell’organizzazione generale dell’Isti-tuto nazionale del dramma antico, avreb-be dovuto inviare per consentire ai membri dell’Ordine di Malta di espletare il servizio di assistenza ai disabili al teatro greco. Il mar-chese ci ha spiegato: “Abbiamo, a più riprese,

sollecitato la dottoressa Mascitelli, l’abbiamo contattata anche per e-mail; la sua richiesta era essenziale, poiché doveva essere inoltra-ta ai membri dell’Ordine di Malta di Roma, i quali avrebbero dovuto visionarla prima che noi iniziassimo il servizio. Il nostro ruolo, mi preme sottolinearlo, è importante, indispen-sabile anzi, e totalmente gratuito”. L’Ordine di Malta, infatti, è un ordine religioso, dipen-dente dalla Santa Sede, che opera con finalità assistenziali. “Date le tante lamentele che ci sono pervenute – ha proseguito il marchese – la nostra inten-zione era, inizialmente, quella di operare da subito, di avviare il volontariato anche senza la dovuta richiesta dell’Inda. Fortunatamente, è intervenuto il sindaco che ci ha fornito l’au-torizzazione per cominciare immediatamen-te il servizio ed è evidente che abbia anche sollecitato la dottoressa in tal senso. Ritengo, comunque, insensato che si debba far interve-nire il sindaco per questi problemi e assurdo che si debba incorrere in tutti questi intoppi per fornire, in fondo, solo un servizio gratuito alla collettività e un aiuto ai disabili”.

715 Maggio 2010

Molti gli interrogativi che richiedono chiarimenti e sarebbe bene che la segreteria li desse

Per accedere a “Informalavoro” della Uil si pagano 25 euroRisposte: “Iscrizione al database” poi “Tessera del sindacato”

di ISABELLA MAINENTI

Oggi come ieri e come domani, uno dei gran-di problemi con cui l’uomo deve confrontarsi è quello del lavoro. Mancanza di lavoro, licenzia-menti, sfruttamento, contratti a tempo determi-nato, contratti a progetto, stipendio, tredicesima, quattordicesima, sono solo alcuni dei termini che più facilmente si collegano a questa parola. Tanti ne hanno uno e tantissimi no. Pensate poi che c’è addirittura chi dopo la pensione torna a lavorare, così, tanto per occupare un posto che magari a un ragazzo potrebbe tornare utile. Tra-lasciando poi chi del lavoro ha una strana con-cezione, alla stregua di una stanza in cui recarsi ogni tanto magari alla fine di una mattinata di shopping per le vie della nostra città. O anco-ra chi per guadagnarsi il sufficiente per man-giare ogni giorno deve spaccarsi la schiena per un’intera giornata. C’è chi è sottopagato, chi è strapagato, chi non risulta lavoratore ma ha mi-racolosamente il portafogli sempre pieno, chi, notizia di questi giorni, viene frustato sul posto di lavoro... Insomma, il mondo è vario, ma non per questo sempre bello! In particolare sono i giovani a patire di più quan-do si parla di lavoro. Poche parole: non ce n’è! Per cui, se vi capita di parlare con ragazzi e ra-gazze normali (e che quindi non ricevono nessu-na spintarella da dietro) e che devono “farsi da sé”, insieme ai tanti sogni che loro vi potranno esprimere, non stupitevi se a qualcuno scappa la frase “finiremo tutti sotto i ponti!”. Ambizione e sfiducia o paura, se si preferisce, sono il mix che in tanti portano dentro. E qualcuno potrebbe dire che chi, per esempio, si laurea non incontra grossi problemi a trovare lavoro. Ma vi sbaglie-reste perché tanti, tantissimi sono i laureati che restano senza occupazione. E non solo nella no-

stra città o provincia, ma in tutto il Meridione. A casa nostra però, a Siracusa, da qualche anno esiste uno sportello. Si tratta dello sportello ‘informalavoro Uil’. Eh si, avete capito bene, proprio quella Uil, l’unione italiana del lavoro, il sindacato che qui dalle nostre parti ha la sua sede in via Arsenale. Nei bassi di questo edificio è stato aperto appun-to questo sportello su cui ci sono giunte le voci indispettite di alcuni ragazzi che si sono sentiti raggirati. Infatti, molti, recatisi allo sportello per ottenere informazioni, non sono stati informati del fatto che per ricevere questo servizio avreb-bero dovuto pagare 25 euro. Probabilmente vi state ponendo la stessa domanda che ci siamo posti noi: a che servono 25 euro? Chi è stato invece informato della necessità di questo ver-samento, avendo chiesto se si trattava dell’iscri-zione al sindacato, si sono sentiti dire che non lo era, ma si trattava piuttosto di un’iscrizione al database che lo sportello gestisce. Nel database in questione vengono inseriti i nomi di coloro che si iscrivono e in seguito, lo sportello, che è collegato con le agenzie interinali, si preoccu-pa di segnalare eventuali possibilità lavorative a queste persone. Una serie di quesiti sorgono a questo punto: per-ché lo sportello fa da intermediario tra le agenzie interinali e i disoccupati? Se le agenzie interinali lavorano e prestano la loro assistenza in manie-ra del tutto gratuita, perché per essere iscritti al database dello sportello bisogna pagare 25 euro? Ci sembra una cosa fuori dalla norma, dato che non si è mai visto che una persona per ricevere aiuto nel trovare un’occupazione debba pagare. Ovviamente sorvolando sul fatto che spesso non viene data l’informazione riguardante la neces-

sità del versamento. Quindi, chi si trovasse a dover consegnare il pro-prio curriculum si troverebbe poi iscritto a que-sto database dietro pagamento di questa somma, collegato alle agenzie interinali a cui, volendo, più semplicemente e risparmiando si potrebbe direttamente rivolgere. Vi suona strano? Anche a noi! Cioè, qual è il vantaggio di pagare per avere gli stessi servizi

che si potrebbero ottenere da una agenzia inte-rinale qualsiasi? Questi 25 euro cosa mi danno in più? E poi, è normale, ci ripetiamo, che un disoccupato per trovare lavoro debba pagare uno sportello del genere? Andiamo a chiedere quindi maggiori informa-zioni al piano di sopra e ci viene detto qualcosa che stravolge ciò che dicono al piano di sotto: i 25 euro servono all’iscrizione al sindacato. In pratica lo sportello è collegato al CPO, coordi-namento per l’occupazione, che è uno dei servizi offerti dal sindacato agli associati senza lavoro, con particolari condizioni lavorative o con con-tratti atipici. Altri quesiti sorgono sostituendosi a quelli pre-cedenti. In particolare, tanto per restare sul faci-le, perché ai ragazzi che si presentano non viene detto che si tratta di un’iscrizione al sindacato? Perché l’informa lavoro non viene presenta-to come un servizio che solo gli associati alla Uil possono avere? Perché non si chiarisce che lo sportello è legato al centro per l’occupazio-ne invece di parlare di agenzie interinali? Poca trasparenza o dimenticanze? Fate voi. Il respon-sabile di questo sportello è Marco Spadola nel quale confidiamo per un intervento la prossima settimana per fare del tutto chiarezza su questo strumento del sindacato e sui modi in cui que-sto viene presentato agli interessati. Anche per-ché troviamo che l’iscrizione al sindacato sia un’azione generalmente dettata da una riflessio-ne sui valori e sulle idee che il gruppo sindacale porta avanti. Magari chi si rivolge allo sportello talvolta può essere attirato più che dalle ideolo-gie dalla possibilità di trovare un’occupazione. Eppure senza saperlo si potrebbe trovare asso-ciato a un sindacato.

Due commissioni di Comune e Provincia chiedono di bloccare la vendita dell’ex Ittico

Paolino Amato (Pdl): “Ora che si discute di revisione del PRGè il momento giusto per decidere sulla sede del Nautico”

di STEFANIA FESTASpiraglio di luce per l’Istituto tecnico Nautico, i cui studenti potranno finalmente svolgere le attività di laboratorio in una sede più adeguata rispetto ai ga-rage attualmente utilizzati. “La vicenda risale al 2008 – raccon-ta Alessandro Acquaviva, consigl iere provinciale del Gruppo misto – quan-do, subito dopo l’ele-zione del pre-sidente Bono e dell’attuale coalizione di centrodestra, il di-rigente scolastico del Nautico, il preside Giovanni Battista To-tis, inviò una lettera aperta sia a Bono che a Visentin chiedendo degli impegni precisi da parte degli enti locali per le esigenze dell’istituto”. Le esigenze del “Gaetano Arezzo della Targia” espresse nel 2008 sono le stesse di adesso, vale a dire la disponi-bilità di locali da poter adibire a laboratori per attività prati-che in prossimità del mare. “In quell’occasione - continua Ac-quaviva – il preside Totis chiese al sindaco Visentin di ritirare la proposta di vendita dell’ex mer-cato ittico, che l’amministrazio-ne aveva inserito nell’elenco

dei beni da alienare, e a Bono di acquisire l’immobile in conces-sione e metterlo a disposizione del Nautico.” Nonostante diver-se sollecitazioni, anche a mezzo stampa, del preside Totis, non ci furono delle risposte da parte

degli enti locali a quelle richie-ste. Per ben due volte è stato fat-to il bando per la vendita dell’ex mercato ittico, e per ben due volte il bando è andato deserto facendo quindi

scendere il valore commerciale dell’immobile. Visto il ribas-so del prezzo, i consiglieri co-munali presero atto che quella vendita non era più così econo-micamente vantaggiosa, come ipotizzato all’inizio dell’opera-zione, e chiesero pertanto al sin-daco Visentin di rivalutare l’idea dell’alienazione. Nel frattempo, anche all’interno dell’ammini-strazione provinciale c’era chi sollecitava una presa di posizio-ne da parte del presidente. “Io feci un’interrogazione all’on.le Bono - afferma il capogruppo del Gruppo Misto – per sapere se, in caso di disponibilità da parte del comune, l’amministra-zione provinciale fosse interes-

sata ad acquistare l’immobile. Il presidente rispose alla mia interrogazione leggendo una relazione tecnica nella quale ve-niva quantificato l’importo per la ristrutturazione e l’ammo-dernamento dell’edificio, che si aggirava sui 700/800mila euro, e diede la sua disponibilità a valutare l’ipotesi della ristruttu-razione, rigettando però quella dell’acquisto.” Successivamente, venne pre-sentato un ordine del giorno del consigliere Paolino Amato, capogruppo del Pdl alla provin-cia, che poneva come priorità dell’ente quella di dare una ri-sposta alle esigenze del Nautico attraverso una procedura di co-modato d’uso da attivare con il comune.“Il Nautico è la prima scuola nata a Siracusa – commenta Paolo Amato – e da quando è gestita dal preside Totis, quindi da quattro anni a questa parte, ha raddoppiato il numero de-gli iscritti riuscendo anche ad ottenere l’unica autorizzazione in Italia per fare il serale. Una cosa che va chiarita subito è che, contrariamente a quanto ancora si pensa, lo sbocco la-vorativo del Nautico non è ne-cessariamente la navigazione; con le specializzazioni che sono oggi in atto è possibile ricoprire,

come di fatto avviene per alcuni ex studenti dell’istituto, ruoli di prestigio e di responsabilità an-che nella zona industriale, che produce il 65% del Pil della no-stra provincia.”Anche il porto commerciale, il porto turistico e l’hub di Augu-sta potrebbero costituire un’im-portante opportunità lavorativa per quanti decidono di spende-re nel nostro territorio le com-petenze acquisite nel percorso di studi, percorso che richiede necessariamente anche l’esple-tazione di attività pratiche. “L’ex mercato ittico – com-menta il consigliere Amato – è l’unico immobile di proprietà di un ente pubblico che versa sul porto di Siracusa. Farlo finire in mano ai privati sarebbe pura follia, anche perché il Nautico è in continua crescita e più volte in passato erano stati richiesti quei locali, che l’istituto vor-rebbe trasformare in hangar. Per questo mi sono reso promotore di quest’ordine del giorno.” La V commissione della pro-vincia ha quindi scritto una lettera di invito ai consiglieri della rispettiva commissione comunale presieduta da Salvo Sorbello per attivare, come ci spiega Alessandro Acquaviva, “[…] un percorso dal basso per giungere a un accordo comu-

ne. La commissione comunale ha accolto favorevolmente la proposta, è stato stilato un do-cumento comune approvato dalle due commissioni in se-duta congiunta, che dovrà poi passare nei rispettivi consigli, comunali e provinciali”. Nel documento si chiede agli enti di bloccare le procedure di vendita e di destinare l’ex mercato ittico per uso sociale e culturale. Do-podiché il consiglio comunale dovrà sollecitare il sindaco ad attivare una procedura di como-dato d’uso, mentre al presIdente della provincia sarà chiesto di impegnarsi per la ristrutturazio-ne dell’immobile e metterlo a disposizione del Nautico entro due anni dal comodato, pena il rientro dell’immobile nei beni del comune.Se il problema dell’allocazio-ne dei laboratori sembra essere destinato a una felice conclu-sione, rimane ancora aperta la questione della sede, che oggi è distribuita in tre strutture, tutte in affitto a carico dell’ammini-strazione provinciale. “Circa un decennio fa – racconta il consi-gliere Amato – l’amministrazio-ne comunale di Siracusa aveva identificato un’area ai Pantanel-li dove poteva sorgere la sede unica, e di proprietà pubblica, del Nautico, ma da allora è tutto

fermo perché, come sappiamo, quell’area aspetta ancora studi geo-diagnostici per quanto ri-guarda l’edificabilità. In questo momento è in atto la revisione del piano regolatore, e questo sarebbe il momento giusto per riprendere in considerazione quella proposta.”Anche perché un’altra ipotesi per la sede del Nautico è quella di allocare l’istituto ad Augu-sta, dove alcuni consiglieri co-munali si sono attivati e hanno identificato dei locali idonei dei proprietà dell’ente che potreb-bero ospitare definitivamente gli studenti del “Gaetano Arez-zo della Targia”.“Non è che Augusta non sareb-be la sede naturale del Nauti-co – commenta Paolino Ama-to – perché comunque è uno dei più grandi porti d’Italia per importanza strategica, militare e commerciale. I locali indivi-duati sono perfetti, perché si tratterebbe dell’ex convento di San Domenico e dell’ex scuola O.M. Corbino”, che sono pro-prio nel centro storico e danno sul porto di Augusta. Certo, il Nautico è a Siracusa e non vo-gliamo portarlo ad Augusta, ma cosa succederebbe se un doma-ni il comune di Augusta conce-desse in comodato d’uso gratui-to questi locali?”

8 15 Maggio 2010

L’INTERVENTO DEL COMMISSARIO DEVASTANTE. ALCUNE NORME FANNO A CAZZOTTINiente trucchetti (l’introduzione di società di capitali). Gli ATO compiano la scelta pubblica

Finanziaria, ciò che rimane dell’articolo 50: un busillisLa Regione legiferi subito ripubblicizzando il servizio idrico

di CONCETTO ROSSITTO

Proviamo a capire come stanno le cose in Sicilia dopo il varo della Fi-nanziaria e dopo gli interventi chirur-gici, operati sulla stessa dal Commis-sario. Egli ha impugnato parzialmente l’art. 50. Ha proposto, ad esempio, la cassazione del comma 1. Esso stabi-liva anche per la Sicilia la cessazione della Autorità d’Ambito prevista dalla legge dello Stato 191/2009. Tale ces-sazione degli ATO doveva avvenire decorso un anno dalla data di entrata in vigore della citata legge 191 del 23 dicembre 2009, ossia subito dopo il 23 dicembre 2010. Il comma soppresso recitava pure che “per effetto (di tale cessazione degli ATO), la gestione in-tegrata del servizio idrico è organiz-zata con separato provvedimento” (re-gionale) da emettersi “entro un anno dall’entrata in vigore della presente legge” Finanziaria del 30 aprile 2010, ossia entro l’aprile del 2011.Ma leggiamo il Comma 1 impugnato dal Commissario:“Ai sensi e per gli effetti dell’articolo 2, comma 186 bis, della legge 23 di-cembre 2009, n. 191,decorso il termine ivi previsto, cessa-no le Autorità d’ambito territoriale istituite nella Regione inapplicazione dell’articolo 148 del de-creto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e successivemodificazioni. Per l’effetto, la gestio-ne integrata del servizio idrico è orga-nizzata con separatoprovvedimento, adottato nelle forme dell’articolo 2, comma 186 bis, della legge 23 dicembre 2009,n. 191, entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, nel rispetto dei principi disussidiarietà, differenziazione e ade-guatezza”.Il cittadino si chiede perché mai il Commissario abbia impugnato tale comma. Difficile pensare che le norme che esso dettava fossero in conflitto

con la Costituzione o con leggi-qua-dro, visto che anzi veniva recepita la legge nazionale di soppressione degli ATO e considerato che la riorganizza-zione del servizio idrico (che veniva solo preannunciata per la Sicilia) è già cosa fatta in altre regioni (Lombar-dia e Puglia, che pure non godono di autonomia come la nostra Regione). Perché lo sciagurato art. 23 bis della legge 133/2008 dovrebbe essere con-siderato sacro e inviolabile proprio da parte del legislatore siciliano? L’intervento del Commissario risulta devastante: la norma di ripubbliciz-zazione è stata stravolta. In base al testo che sopravvive, la ripubbliciz-zazione risulta solo possibile; non è più imposta dalla legge! La estromis-sione delle società di gestione attuale viene inoltre subordinata alla verifica del danno emergente e alla comunica-zione a una Commissione Nazionale. E’ stato cassato il punto (qualificante) della legge, che disponeva la possibile risoluzione per inadempimento (senza corresponsione del danno emergente) nel caso in cui il mancato realizzo de-gli impegni fosse pari o superiore al 40% del totale previsto. Perché? For-se per creare altri scudi a difesa dei gestori attuali? Può darsi che si tratti solo di una questione di giustizia e che non si vogliano privare in nessun caso i gestori del SII del “danno emergen-te”, ma perché allora non è stato im-pugnato solo il riferimento all’ultimo periodo del comma 3? Tale periodo così recitava: “Nel caso in cui la percentuale di mancata realizzazione degli investi-menti sia superiore al 40 per cento, l’Autorità d’ambito può risolvere il contratto per inadempimento, con esclusione delle ipotesi in cui il man-cato adempimento non dipenda da fatto del gestore.” Per inciso, risulta buffo che qualche dirigente di una società di gestione si

sia dichiarato tranquillo circa gli svi-luppi della situazione perché la sua società aveva effettuato il 40% degli investimenti previsti e programmati, dimostrando di aver compreso fischi per fiaschi.

E’ stato invece mantenuto il comma 2, che così recita:“2. In considerazione del mutato stato di fatto derivante dalla disposta ces-sazione delle autoritàd’ambito e dalla comminatoria di nul-lità della loro prosecuzione ed in con-siderazione, altresì, diquanto previsto dall’articolo 21 quin-quies della legge 10 agosto 1990, n. 241, recepita con leggeregionale 30 aprile 1991, n. 10, a mente del quale, per sopravvenuti mo-tivi di pubblico interesseovvero nel caso di mutamento della si-tuazione di fatto o di nuova valutazio-ne dell’interesse pubblico originario, il provvedimento amministrativo ad efficacia durevole può essere revocato

da parte dell’organo che lo ha ema-nato ovvero da altro organo previsto dalla legge, le attuali Autoritàd’ambito, con il coordinamento del dipartimento regionale acque e rifiuti, provvedono a verificare la sussistenza delle condizioni di cui al richiamato articolo 21 quinquies della legge 10 agosto 1990, n. 241, con specifico ri-ferimento all’intervenuta realizzazio-ne dei programmi e dei piani diinvestimento contrattualmente dovuti da parte dei soggetti incaricati della gestione del servizio”.A ben vedere, dunque, il testo soprav-vissuto all’intervento del Commissa-rio non salva dalla “disposta cessazio-ne” le Autorità d’Ambito (destinate a rimanere in vita ancora per pochi mesi), ma cassa la ripubblicizzazione ope legis del servizio idrico, lasciando tuttavia che l’affidamento (provve-dimento amministrativo ad efficacia durevole) possa essere revocato da parte dell’organo che lo ha emanato o da altro organo previsto dalla legge “per sopravvenuti motivi di pubbli-co interesse ovvero nel caso (…) di nuova valutazione dell’interesse pub-blico originario” . In questo caso la norma, così come sopravvive ai tagli, richiama le Autorità d’Ambito (con il coordinamento del dipartimento regionale acque e rifiuti) alla verifica delle condizioni previste dall’art. 21 quinquies della legge 141/ 1990 con riferimento alla valutazione dei pro-grammi realizzati ed al danno emer-gente da quantificare. Dunque, l’ATO o la Regione stessa (altro organo pre-visto dalla legge), per sopravvenuti motivi di pubblico interesse o per una nuova valutazione dell’interesse pub-blico, possono revocare l’affidamen-to, purché tengano conto del danno emergente. E non era il caso allora di lasciare in vita il comma uno? E’ stato risparmiato il comma quattro:“4. Nelle ipotesi di cui al comma 3, fino all’espletamento delle procedure di cui all’articolo 23 bisdel decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 convertito con modificazione dal-la legge 6 agosto 2008, n.133 e comunque non oltre il 31 dicem-bre 2010, il servizio può essere svolto, ai sensi del comma 8,lettera e) dello stesso articolo 23 bis del decreto-legge n. 112 del 2008 dai precedenti gestori”.Dunque, nell’ipotesi dell’avvio di una procedura finalizzata alla risolu-zione degli affidamenti (e al calcolo dell’eventuale danno emergente) e comunque sino e non oltre il 31 di-cembre 2010… il servizio può essere svolto dai precedenti gestori (cioè dai Comuni o, in qualche caso, ad esem-pio a Siracusa, da gestori preesistenti come SOGEAS). I paesi della zona montana e gli altri Comuni che non intendono affidare gli impianti posso-no trarre un sospiro di sollievo: nessu-no li potrà forzare. Dal 31 dicembre 2010 i precedenti gestori dovrebbero comunque passare la mano, come sta-bilito dall’art. 23 bis della legge 133-2008, se, ovviamente, nel frattempo

non intervenga una nuova normativa. Ma è difficile immaginare, a questo punto, quale nuova normativa pos-sa intervenire prima del 31 dicembre 2010, poiché il referendum, per il qua-le si raccolgono attualmente le firme, sarà effettuato presumibilmente nella primavera del 2011 e la legge di ini-ziativa popolare sarà discussa entro sei mesi dalla sua presentazione. Si va incontro ad una vacatio legis e a un contenzioso che diventerà rovente dopo il 31 dicembre 2010.Tutto ciò può essere evitato se la Re-gione, senza aspettare la proposta di legge di Iniziativa Popolare, legifererà sulla base delle proposte di ripubbli-cizzazione già presentate da alcuni consiglieri regionali e dagli Enti Lo-cali. Da questo i cittadini potremo valutare l’utilità sociale dei nostri le-gislatori regionali. Se approfitteranno della pausa imposta dal Commissario per starsene con le mani in mano, a tutto vantaggio dei signori che hanno ottenuto l’affidamento, sapremo dove mandarli… quando ci si presenteran-no di fronte per chiederci il voto!Sopravvive alla scure commissariale anche il comma cinque: un capolavo-ro!“5. Restano fermi gli Ambiti territo-riali ottimali, istituiti ai sensi dell’ar-ticolo 147 del decretolegislativo n. 152 del 2006, quali in-dividuati con decreto del Presidente della Regione del 16 maggio 2000, n. 114, e successive modifiche ed in-tegrazioni, pubblicato nella Gazzetta ufficiale della Regione siciliana del 2 giugno 2000, n. 26, parte prima”.Questa è la chicca di tutto il prov-vedimento: restano fermi gli Ambiti Territoriali Ottimali… che il comma primo (impugnato) sopprimeva, ma che sono dati per cessati anche dal comma due, che sopravvive. Insom-ma: gli ATO sopravvivono e “restano fermi” o… defungono ? Considerato ciò che hanno fatto sino ad ora, sa-rebbe il caso di dire: “Requiescant! Nessun rimpianto!”. In provincia di Siracusa l’ATO avrebbe un solo modo per giustificare la sua funzione e la sua sopravvivenza… a termine: dare risposte (finalmente!) alle questio-ni poste da molti sindaci nella sedu-ta di un mese fa; dichiarare risolto il contratto di affidamento a Sai8, se il sistema di garanzie non è stato inte-gralmente rispettato (con riferimento soprattutto ai finanziamenti di start up, per 14 milioni di euro, che dove-vano risultare “immediatamente di-sponibili ed incondizionati” a distan-za di 4 mesi dalla stipula, cioè entro il giugno 2008); dare puntuale riscontro operativo al documento prodotto dalla IV Commissione Consiliare, firmato da Acquaviva, Nigro, ed altri, di cui La Civetta ha anticipato ampi stralci.Come si spiega l’immobilismo dell’ATO e degli amministratori? Si aspetta con rassegnazione un inter-vento della Magistratura, che appare sempre più ineludibile?Che significa “La fidejussione c’è… ma bisogna aggiustare le carte”

915 Maggio 2010

L’INTERVENTO DEL COMMISSARIO DEVASTANTE. ALCUNE NORME FANNO A CAZZOTTIIl presidente della Sai8 continua a sostenere che nella società mista il pubblico è maggioritario

Lo Monaco dica perchè i consiglieri pubblici sono 5 su 11come sono ripartite le quote, se ci sono state transazioni...

di MARINA DE MICHELE

La notizia ha dell’incredibile, restitui-rà il sonno agli Italiani e ai Siracusani, placherà gli animi di tutti quelli che, per mero interesse personale, per fini elettoralistici, per pura volontà dema-gogica, hanno finora lottato contro l’af-fidamento ai gestori privati del servizio idrico. La titolarità dell’acqua è stata, è, sarà per sempre pubblica! Parola di Riccar-do Lo Monaco, presidente Sai 8, e altri. Con una dichiarazione netta e inequi-vocabile, in piena e totale consonanza, si ribadisce all’unisono, quasi fosse la chiave di volta del sistema, il fulcro della diatriba, ciò che noi, evidente-mente sbagliando, ritenevamo fosse un dato acquisito, un principio apodittico, mai in discussione, del tutto assodato. “L’acqua è un bene di tutti”, inaliena-bile, irrinunciabile, perché è fonte di vita e senza di essa non c’è vita. Non è e non potrà mai essere proprietà perso-nale di chicchessia. Nelle illustri prese di posizione di tanti intervenuti sull’ar-gomento trovano quindi conferma, in-credibile a dirsi, i principi costituzionali e le disposizioni di legge, in particolare l’articolo 1 della legge 36 del 94 rece-pita dalla legge regionale n.10 del 99: “Tutte le acque superficiali e sotterra-nee, ancorché non estratte dal sottosuo-lo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa che è salvaguardata ed utilizzata secondo criteri di solidarietà; qualsiasi uso delle acque è effettuato salvaguar-dando le aspettative e i diritti delle ge-nerazioni future a fruire di un intero pa-trimonio aziendale; gli usi delle acque sono indirizzati al risparmio e al rinno-vo delle risorse per non pregiudicare il patrimonio idrico, la fauna e la flora acquatiche, i processi geomorfologici e gli equilibri ideologici”.Nessun distinguo, dunque, sui principi di fondo con movimenti ambientalisti e associazioni di cittadini oggi impegnati contro i processi di privatizzazione, ma poi le distanze si allargano.“Non è successo nulla – affermano con armoniosa sintonia Lo Monaco e altri – semplicemente questa titolarità pubblica, mai messa in discussione, è

passata dai Comuni all’Ato che è un consorzio tra i comuni e la provincia. È stato messo in gara “soltanto” il servi-zio idrico integrato: ricerca delle fonti, gestione e manutenzione della rete ac-quedottistica, depurazione”. Giova forse chiarire questo passaggio con un riferimento storico, con la storia della mafia che da sempre, in concomi-tanza con la propria affermazione sul territorio, ha strettamente congiunto il suo dominio sull’isola proprio al con-trollo delle acque, all’accaparramento dei pozzi, alle servitù sulle condutture. Un sistema contro cui si è combattuto e si combatte ancora in nome del su-periore principio che l’approvvigiona-mento idrico è diritto inalienabile, non mercificabile, di ogni essere umano. Se anche non si vogliano creare faci-li parallelismi tra due poteri diversa-mente coercitivi, che sul potere di ge-stione dell’acqua fondano, ciascuno a suo modo e secondo proprie logiche e meccanismi la propria ricchezza - cer-to senza dubbio distanti per la formale e sostanziale legittimazione che viene loro conferita -, in ogni caso ci si trova di fronte alla mercificazione dell’ac-qua, alla sua utilizzazione per ricavar-ne profitti perché non c’è chi possa ra-zionalmente non riconoscere nel fine supremo del guadagno, del profitto, del ricavo, la logica stessa dell’iniziativa imprenditoriale. Ciò contro cui ci si pone è proprio que-sto: l’idea che dal sistema di adduzione conduzione e depurazione dell’acqua sia consentito ricavare ingenti profitti, tra l’altro a seguito di gare d’appalto spesso discutibili, piene di ombre.Il discettare sulla titolarità pubblica delle risorse idriche appare pretestuo-so sofisma dal momento che l’accesso all’acqua non è possibile se non attra-verso un complesso sistema di infra-strutture, essendo ormai lontano il tem-po dell’approvvigionamento recandosi alla fonte con l’orcio sulla testa. Se sull’acqua si sono scatenati gli in-teressi delle multinazionali, dei colossi bancari e delle più agguerrite società fi-nanziarie evidentemente un motivo c’è,

e sarebbe interessante sentire in proposi-to l’opinione di Lo Monaco. Né è un mi-stero l’interesse ancora vivo e presente della mafia sulla gestione dell’oro blu, come tante inchieste della magistratura hanno già acclarato. Non è vero quindi che non sia successo nulla, checché ne dicano Lo Monaco e gli altri: lo scar-to concettuale, non irrilevante, è che i cittadini non vogliono che sul servizio idrico si scatenino, così come sta avve-nendo, interessi speculativi.Non è un concetto complesso. Costi-tuiscono la posta in gioco gli ingenti finanziamenti a fondo perduto destina-ti dall’Unione Europea al rifacimento dell’obsoleta rete idrica siciliana, un obiettivo di cui il governo di Salvatore Cuffaro si è servito, quale prospettiva da tempo attesa e finalmente realiz-zabile, per offrire ponti d’oro agli im-prenditori già pronti a cogliere l’occa-sione irripetibile.È su questo, e non su altro, che andreb-be fatta chiarezza per evitare equivoci, così come sarebbe necessario smettere una volta per tutte di dire falsità. Il pre-sidente della Sai8 Riccardo Lo Mona-co ha sostenuto ancora, in un’intervista della settimana scorsa su La Sicilia, che nella società mista che si è “ag-giudicata la gara” il pubblico è mag-gioritario. Spieghi allora il presidente come mai, se il socio di maggioranza è pubblico, i consiglieri espressione dello stesso sono solo 5 su 11, quindi la minoranza: lui stesso, Giuseppe Bo-sco, Corrado Rizza, Bartolo Pellegrino e Armando Foti.Risponda almeno lui alle domande da noi avanzate su tale aspetto a cui non è stata data alcuna risposta e che

sono state scartate rispetto a quelle che è stato più agevole soddisfare: qual è nello specifico, al momento, la com-posizione societaria della Sai8, come sono ripartite le quote, chi sono i soci? Se è vero che c’è stato un passaggio di quote tra pubblico e privato, quali sono stati nel dettaglio i termini della tran-sazione e quando e perché è avvenuta? Si afferma anche che il passaggio alla gestione privata sia stata una necessità, l’unica strada per garantire efficacia ed efficienza a un sistema colabrodo ma si dimentica di dire che la convenzio-ne, sottoscritta dai sindaci (tutti, questo sì, è vero, proprio tutti, anche i dis-senzienti di oggi), prevede che tutti i comuni consegnino i propri impianti, anche quelli che rivendicano per il pas-sato una conduzione scevra da pecche, perfettamente in grado di soddisfa-re l’utenza: così il sindaco di Melilli, quello di Noto, di Carlentini, di Busce-mi e via dicendo.E se fosse realmente vero che solo i privati sono in grado di garantire l’in-

vocato know how, che solo essi sono capaci di interventi risolutivi delle problematiche idriche, si spieghi come mai anche i luoghi storici dei processi di privatizzazione, le città che per pri-me hanno accettato una tale imposta-zione, la Francia, Parigi o molti comu-ni italiani, e anche alcune regioni, oggi procedono sulla via della revisione dell’iniziale scelta, del ripensamento radicale di quanto fatto. Quale indiscu-tibile assioma sostiene la logica della privatizzazione? Quale teoria non con-futabile da esperienze di segno radical-mente contrario?Ciò che a noi sembra equivoco, ingan-nevole e depistante, non è rivendicare il principio della non mercificazione dell’acqua e delle modalità della sua ampia e variata fruizione, ma esatta-mente il contrario: il voler a tutti i costi far credere che solo una gestione pri-vata possa garantire efficacia e funzio-nalità e non piuttosto un aumento ver-tiginoso dei costi a fronte di servizi per nulla soddisfacenti.

Per iniziativa del sindaco Carlo Scibetta: “Bene universale indisponibile che è di tutti”

A Palazzolo nasce il Capiva, Comitato Acqua Pubblicaper gli Iblei e Val d’Anapo. Già definiti gli articoli

Iniziativa di mobilitazione civica per l’acqua pub-blica: il C A P I V A (Comitato Acqua pubblica Iblei - Val d’Anapo) è in fase di costituzione a Pa-lazzolo, per iniziativa del sindaco Carlo Scibetta. La Civetta è in grado di pubblicare uno stralcio della bozza di Statuto, annunciandone le lodevoli finalità. Art. 1 (Costituzione) “È costituita ai sensi degli artt. 39 e ss. c.c. un’asso-ciazione di cittadini denominata “Comitato Acqua pubblica Iblei - Val d’Anapo” con sede in Palaz-zolo Acreide. “La sua costituzione avviene:• in conseguenza della presa di coscienza dell’im-portanza dell’acqua, bene comune dell’umanità, bene universale indisponibile che appartiene a tutti, da tutelare con ogni iniziativa democratica

ispirata a principi di equità, giustizia e rispetto dell’ambiente;• per il perseguimento delle finalità di cui all’art. 2”.Art. 2 (Finalità) Il Comitato Acqua pubblica Iblei – Val d’Anapo ha lo scopo di promuovere nel territorio una cultura di salvaguardia della risorsa idrica e di mantenimento al singolo Comune e/o ai Comuni facenti parte del-lo stesso bacino idrografico della gestione del ser-vizio idrico integrato attraverso le seguenti azioni:a) Informare la cittadinanza sui vari aspetti che ri-guardano l’acqua nel nostro territorio, sia ambien-tale sia gestionale;b) Promuovere l’uso dell’acqua dell’acquedotto per il consumo umano, contrastando il ricorso alle acque minerali;c) Promuovere una campagna di informazione/

sensibilizzazione sul risparmio idrico, con incen-tivazione dell’uso di riduttori di flusso, al fine di conseguire una riduzione dei consumi in eccesso;d) Raccogliere informazioni sulla rete idrica co-munale;e) Promuovere tutte le iniziative finalizzate al man-tenimento al Comune della gestione del servizio idrico integrato ovvero promuoverne la gestione mediante l’ Unione dei Comuni Valle degli Iblei, in quanto costituita da Comuni insistenti nel medesi-mo bacino idrografico;f) Raccogliere informazioni sugli atti relativi all’affidamento del servizio integrato alla società SAI 8 da parte del Consorzio ATO Idrico di Sira-cusa ed evidenziare eventuali irregolarità o vizi formali o sostanziali o procedurali agli organi competenti anche in funzione di eventuale annul-

lamento degli atti e/o di sostituzione del Gestore già individuato contrattualmente con altro Ente a gestione comunale o di sub-ambito nella zona montana. g) Esercitare il diritto di accesso e di partecipazione ai procedimenti amministrativi ed agire giudizial-mente presso le opportune sedi, ove necessario, quale organismo portatore di interessi diffusi. h) Promuovere ogni altra iniziativa conforme al principio ispiratore, anche accessoria.i) Aderire (…) al Forum provinciale per l’acqua bene comune o ad altre associazioni o comitati con analoghe finalità.Art. 3 (Finalità sociali e apolitiche) Il Comitato Acqua pubblica Iblei – Val d’Anapo non ha finalità di lucro, appartenenza o dipendenza di partiti o movimenti politici.

10 15 Maggio 2010

Alcuni stralci di un recente discorso dell’autorevole leader. Un monito per tutti, anche per il PD

Nicita: “La sensazione generale è di partiti sclerotizzatie di gruppi dirigenti autoreferenziali. Non è questa la Politica”

Pubblichiamo alcuni passi del discorso dell’on. Santi Nicita nel recente congresso provinciale del PD. Ci è sembrata una riflessio-ne attenta e lucida sullo svilimento a cui la classe politica ha con-dotto quest’arte nobile del vivere civile, specie a Siracusa dove è ancora in corso una verifica infinita tra partiti, correnti, gruppi e sottogruppi, che paralizzano l’attività delle amministrazioni e inducono sfiducia nell’elettorato.“E’ diffusa la convinzione che i gruppi dirigenti del centrodestra in Sicilia, o a Siracusa, abbiano abbandonato qualsiasi progetto programmatorio finalizzato a determinare uno sviluppo economi-co e sociale, migliorare i servizi, promuovere l’occupazione. La loro attività si limita a garantire l’ordinaria amministrazione e a trovare i necessari equilibri per il governo degli enti locali e del cosiddetto sottogoverno. La situazione è certamente più grave di quella che si viveva nella cosiddetta prima repubblica. Anche nel-la provincia di Siracusa i diversi partiti operano solo sulla base di decisioni verticistiche e in assenza di veri processi democratici. Anche a Siracusa la gestione politica è una gestione oligarchi-ca che esaurisce il proprio compito negli incontri settimanali, a prescindere dall’opinione pubblica che è disamorata, distaccata e disarmata anche perché non vede, ancora oggi, il partito de-mocratico come una credibile forza alternativa, sia perché spesso assente nel dibattito politico sia perché appare inadeguato o per-ché è visto come una minoranza silenziosa. L’opinione pubblica è disorientata. “E’ diffusa la consapevolezza che le cose vanno davvero male. Che vi sia assenza politica. Che i partiti siano abbastanza scle-rotizzati. Che i gruppi dirigenti siano autoreferenziali. L’indiffe-renza dell’opinione pubblica è il sentimento sempre più diffuso. L’affermazione: tanto sono tutti uguali e pensano solo per loro, è diventata il metro di giudizio per tutti i gruppi dirigenti, senza distinzione, senza differenze. La partecipazione politica o la stes-sa concertazione vanno sempre più arretrando ed affievolendosi. Tutto sembra irrecuperabile.“La rassegnazione è il sentimento più diffuso. I consiglieri comu-nali e provinciali difficilmente riescono ad affrontare i problemi della comunità. Tutto diventa personalistico e ciascuno cerca di mantenere un rapporto interpersonale sempre più finalizzato al voto di preferenza da tutelare con azioni di piccolo cabotaggio. I vertici delle amministrazioni e i componenti delle giunte assu-mono sempre più il ruolo di corpi separati. Così non vi sono più luoghi di riferimento in cui dibattere i problemi e confrontarsi. L’impegno ad operare per il bene comune è patrimonio di pochi. Diciamolo chiaramente, il partito democratico, impegnato negli ultimi tre anni a darsi contenuti politici, programmatici ed orga-nizzativi, ha solo assistito a questi processi degenerativi e non è stato in grado di affrontare la difficile situazione che è maturata. Per questo ritengo che il recente congresso abbia rappresentare un punto di svolta.

“Abbiamo sufficienti energie ed esperienze per riaprire un positi-vo dialogo con l’opinione pubblica, con il movimento sindacale, con le associazioni delle piccole e medie imprese, con il mondo degli artigiani, del commercio e dei servizi, con le associazioni culturali, con le categorie professionali che sono attraversate da nuove e difficili problematiche, con il cosiddetto terzo settore e col volontariato. Dobbiamo riuscire a consolidare un rapporto sempre più evidente fra ceto medio produttivo e professionale e il mondo del lavoro, prendendo atto delle profonde trasformazioni intervenute. Dobbiamo riuscire a creare una mentalità che superi l’individualismo, l’illusione cioè che in una società frammentata ed egoista ciascuno debba pensare esclusivamente ai propri pro-blemi e interessi personali non credendo nella coesione sociale, nel bene comune, nei servizi collettivi, nel valore della infrastrut-turazione del territorio, nella difesa ambientale e della salute, nel-la sicurezza sociale. Tutti questi aspetti assumono importanza e valenza solo quando si è personalmente coinvolti e in maniera negativa. “Il partito democratico, una volta costituiti i vari uffici e dipar-timenti, deve promuovere incontri con tutte le forze vive della società per individuare le soluzioni più appropriate alle esigenze prospettate. Una particolare attenzione deve essere rivolta al mon-do del lavoro dipendente e quindi al movimento sindacale, che ha svolto e svolge non solo un’azione di rivendicazione e di tutela degli interessi contrattuali, ma è continuamente impegnato ad in-dividuare e realizzare programmi di sviluppo e di tutela dell’am-biente e della salute delle popolazioni. Il movimento sindacale

della nostra provincia è un sindacato maturo, che in tanti anni ha saputo svolgere un ruolo significativo e importante ricercando le soluzioni più opportune in una sana dialettica con le istituzioni e con il mondo imprenditoriale, superando, responsabilmente, an-che i tagli occupazionali, specie nella zona industriale. Per questo motivo, abbiamo preso atto, con soddisfazione e compiacimento, della ripristinata unità d’azione del movimento sindacale, unità che si era incrinata nei mesi scorsi. “Il dialogo con il mondo del lavoro ed imprenditoriale non può avere lo scopo di ripristinare il vecchio collateralismo, superato dalla storia e dalle nuove articolazioni sociali, ma per stabilire nuovi rapporti di confronto e, possibilmente, di collaborazione rafforzando, così, l’immagine di un partito aperto alle dinamiche sociali ed economiche. I problemi dello stato sociale e soprat-tutto quelli dei servizi a favore della famiglia, dell’occupazione, dell’università, della ricerca, della funzionalità degli enti locali, del precariato oggi molto diffuso, debbono trovare particolare at-tenzione ed impegno nel nuovo PD. L’assenza di una politica alta e impegnata sta creando nuove forme di sfruttamento di processi colonialistici, di insicurezza, cioè una società più povera e più insicura...”“...La politica è in crisi a tutti i livelli, anche perché non riesce a parlare, a volte, un linguaggio universale, non suscita passio-ne, mortifica l’altruismo e il bene comune, dando l’impressione di essere un’attività finalizzata alla conquista del potere fine a se stesso, o per gestire fatti contingenti non individuando strumenti finalizzati alla crescita complessiva della società. La politica sen-za dialogo, senza confronto e senza partecipazione diviene arida, priva di valori, inconcludente ed esaurisce il suo ruolo nel soddi-sfare esigenze e bisogni particolari. Perde la caratteristica d’es-sere una delle attività più nobili tra quelle umane, per ridursi ad esaminare solo il quotidiano e dare risposte parziali e contingenti. L’individualismo e l’egoismo hanno così il sopravvento, mortifi-cando le esigenze collettive, i servizi pubblici, la coesione sociale e i principi di solidarietà. Oggi purtroppo la politica è giudicata con diffidenza dalla pubblica opinione e i partiti sono visti come organizzazioni che operano per tutelare soprattutto gli interessi dei gruppi dirigenti cosicché il messaggio che giunge all’elettora-to è confuso e poco credibile. Costruire un partito attorno a valori e programmi condivisi diventa indispensabile per riconquistare la credibilità compromessa e la fiducia dei cittadini. L’esigenza di costruire un partito unito non può significare ricerca dell’una-nimismo o limitarsi ad elaborare solo organigrammi condivisi, che poi non risultano mai esaustivi di tutte le esigenze. L’unità è un valore essenziale per il PD, dovendo esso dare risposte alle diverse sensibilità culturali che stanno a fondamento della sua costituzione. La sintesi operativa tra la necessaria unità e l’indi-spensabile dialettica è ciò che tutti assieme dobbiamo perseguire e tentare di realizzare”.

Tante le proposte: la cidofficina, la web radio, la Palestra Popolare, i Gas, la giocoloria

Guarda al fu “asilo politico” di via dei Servi di Mariail coordinamento siracusano per gli spazi sociali

di GIULIANA URSOUna città provinciale, lontana da modelli europei, così come profondamente diversa anche da sue consorelle, come Catania per esempio. Una città vecchia, che sa di stantio, ostaggio di un pote-re ormai vecchio, che mostra tutta la sua stanchezza, la mancanza di vitalità, di entusiasmo, di movi-mento, proprio nell’attenzione che riserva ai suoi figli, a quei giovani che rappresentano, che dovrebbero rappresentare il futu-ro, il domani. Siracusa è una città che non of-fre nulla alle nuove generazioni, incapace di coinvolgerle, di ren-derle protagoniste, indifferente a loro e alle loro richieste. L’espe-rienza di quello che fu definito “l’asilo politico”, lo spazio di ag-gregazione costituitosi in un asilo dismesso di via Dei Servi di Ma-ria nell’ormai lontano 96, appar-tiene ormai all’album dei ricordi e sembra destinato a non ripro-porsi mai più. Il tentativo allora

di emulare Catania e il suo circo-lo Experia, sgomberato dalla Po-lizia il 30 ottobre del 2009, aperto in una zona critica della città che ha rappresentato un importante punto di riferimento per i giovani catanesi, o “ La Fabbrica” di Ra-gusa, o ancora il laboratorio Zeta di Palermo. La speranza per i giovani di sen-tirsi più padroni dei propri spazi, della propria città, purtroppo si è infranto nella estrema frammen-tazione delle diverse provenien-ze politico-ideologiche di coloro che scelsero di farne parte ep-pure, nonostante ciò, ha rappre-sentato un’esperienza positiva, di certo non fallimentare, per la grande spinta alla partecipazione, per l’entusiasmo di chi pensava di potere, in quel luogo di ag-gregazione, condividere i propri fondamentali e condivisi valori di antiautoritarismo, antifascismo, antirazzismo, antimilitarismo, antiproibizionismo, ambientali-

smo e autogestione. Ad oltre un decennio dall’ab-bandono delle attività svoltesi “all’asilo politico”, il coordina-mento per gli spazi sociali si pro-pone oggi di prendere le mosse da quella esperienza , cercando di non ricadere però nei suoi me-desimi errori, per realizzare alcu-ne iniziative e attività culturali e ricreative che diano un senso all’essere giovani, alla voglia di partecipazione e di proposta. Tante idee e proposte: la cicloffi-cina, uno spazio con attrezzatura specifica per la riparazione delle biciclette e la cui finalità è la pro-mozione di una viabilità sosteni-bile, la Web radio, con bassi costi di ingresso e grande libertà nella gestione dei contenuti, la Palestra Popolare, un luogo dove si vuole demistificare il culto dell’imma-gine, valorizzando quella dell’ag-gregazione, i Gruppi di Acquisto Solidale (GAS), la giocoleria , affascinante forma d’arte, il Ci-

neforum, una possibili-tà per diffondere mate-riale meno conosciuto, o autoprodotto, anche considerata la carenza dell’offerta culturale della città, l’organiz-zazione di concerti per dare la possibilità agli appassionati musicali di dar sfogo alla propria passione. E ancora Sala prove, Teatro, Fotogra-fia, Mostre, con la pos-sibilità di dare spazio agli artisti emergenti; uno Sportello legale per difendere i propri diritti; la presentazione di libri per promuovere la cultura, Cor-si di lingue.Un sogno realizzabile anche perché a Siracusa esistono numerosissimi luoghi abbandonati che il Comune potrebbe adibire, con le dovute contromisure di sicurezza, a spazio sociale. Basta anda-re a vedere su You Tube il documenta-

rio “ Odissea per gli spazi”, realizzato da ragazzi fra i 15 e i 18 anni che hanno girato per la città filmando i numerosi luoghi abbandonati. E per chi ne vuole sapere di più basta digitare l’indirizzo e-mail [email protected].: lì c’è tutto quello che vogliamo realizzare.

1115 Maggio 2010

Il giornalista era diventato non vedente anni fa mentre conduceva un telegiornale in una tvLETTERA AI COLLEGHI

Salvatore Cimino licenziato dall’Unione Ciechi di Siracusa“Quando ho eccepito qualcosa mi hanno buttato fuori”

Carissimi colleghi,come vi è già noto, da circa 6 anni (dopo che un incidente sul lavoro occorsomi mentre conducevo un telegiornale presso una emittente privata locale mi rese non vedente), ho ricoperto l’incarico di addetto alla comunicazione dell’Unione Italiana dei Ciechi di Siracusa. Ho sempre lavorato, utiliz-zando ausili informatici adatti ai non vedenti, con molto impegno e dedizione per questa Associa-zione per far conoscere le sue finalità, per trasmettere alla gente i problemi dei disabili visivi (che erano poi anche i miei problemi), procurando alla sezione credibilità anche presso le istituzioni che sono state sempre prodighe di larghi contributi a suo favore, e coinvolgevo anche voi, cari colleghi, quando vi tempestavo di telefonate per sollecitare la pubblicazione di un mio articolo o di un mio comunicato sull’attività dell’UICI o per invitarvi a qualche conferenza stampa.

Sembrava che il mio impegno professionale (sono iscritto all’Ordine dal 1962, ho 48 anni di anziani-tà) fosse giustamente apprezzato, come si può evincere dal contenuto delle lettere allegate, inviatemi dal presidente nazionale, dal presidente del Consiglio Regionale dell’UICI, oltre che dal presidente provinciale dell’epoca, che mi aveva conferito l’incarico. Malgrado tutto questo e per aver giusta-mente esercitato il mio diritto di critica su determinati argomenti inerenti la gestione dell’Associa-zione, improvvisamente e senza alcun preavviso né lettera di licenziamento, in dispregio delle leggi vigenti sulla tutela delle categorie protette, sono stato privato del mio incarico che, considerato anche il mio stato di disabile, era per me psicologicamente molto importante.Per stigmatizzare questa grave ingiustizia chiedo, se lo ritenete, soltanto la vostra solidarietà.

Salvatore Cimino

In linea di principio non ci sarebbe nulla da eccepire: la funzione di addetto stampa, nelle organizza-zioni private, è un incarico fiduciario che viene affidato dagli organismi dirigenti a una persona che venga riconosciuta in grado di interpretare con correttezza il pensiero e le iniziative della presidenza. Ma Salvatore Cimino non è un semplice addetto stampa. E’ molto di più. Cimino è un comunicatore, un public relation men, un organizzatore, uno che da subito acquisisce un rapporto di identità con l’organizzazione nella quale lavora operando per potenziare il suo ruolo nella società. Era così quan-do faceva televisione, è stato così in tutti gli anni – e sono parecchi – da che lo conosco. E questo im-pegno ha fatto diventare ogni sua iniziativa un progetto, svolto al servizio della comunità in cui era inserito. Così, ritengo, è stato all’Unione Ciechi per i sei anni in cui si è occupato di comunicazione.

Come egli afferma, e come testimoniano gli elogi che gli sono stati pubblicamente manifestati dai dirigenti regionali e nazionali dell’Unione, la sua è diventata una missione che si è rivelata proficua anche per l’organismo rappresentativo dei ciechi. Defenestrarlo dall’incarico così, come una scarpa vecchia, non solo è stato ingeneroso ma rivela una sorta di disdegno per l’uomo dabbene e per chi vive direttamente e con profonda consapevolezza i problemi dei non vedenti. Noi non sappiamo quali siano stati i motivi della decisione. Ma riteniamo che Cimino sia una risorsa da non abbandonare, anzi da valorizzare.

Franco Oddo

Oltre che ciechi, zitti e muti. Guai a criticareMa Cimino non è il tipico addetto stampa

Per il Prof 2010 più di 6 milioni di scopertura e 13 milioni per gli organismi multifunzionali

La Formazione Professionale in agitazione in tutta la SiciliaMolti operatori degli Sportelli rischiano la mobilità

I responsabili regionali di Cgil, Cisl e Uil forma-zione professionale - rispettivamente Lo Cicero, Lo Greco e Raimondi - unitamente al dirigente generale dello Snals Milazzo, con una lettera in-viata giovedì a tutte le parti interessate, hanno proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori della FP. Ecco il documento approvato:“Le Organizzazione Sindacali FLC CGIL, CISL SCUOLA, UIL SCUOLA e SNALS CONFSAL hanno sottoscritto a settembre del 2009 accordi con il Governo Regionale per razionalizzare il si-stema della formazione professionale e dei servizi orientativi e già dopo qualche mese hanno rileva-to il disimpegno del Governo su tali obiettivi.Le OO.SS. denunciano oggi che il Governo, in sede di approvazione della finanziaria e del bilancio, non ha sostenuto neanche i provvedi-menti adottati dagli Assessori ai rami (decreto n. 680 approvativo del PROF 2010 per 242 milioni di euro e la proroga dei servizi formativi per due mesi fino al 30 giugno 2010 che non hanno trovato adeguata copertura). Questo disimpegno del Governo ha causato la parziale scopertura del P.R.O.F. 2010 per 6 milioni di euro e l’inade-guata copertura della proroga delle attività degli sportelli multifunzionali a valere sul bilancio re-gionale per circa 13 milioni di euro. “Le OO.SS. segnalano che il decreto di finan-ziamento del progetto “Futuro semplice”, che se fosse avviato potrebbe positivamente allevia-re numerose tensioni sociali ed emergenze di bilancio, è tutt’ora oggetto di un inspiegabile e interminabile iter amministrativo, mentre l’ac-cordo sindacale sulle regole per la individuazio-ne del personale della formazione professionale da utilizzare per la realizzazione degli obiettivi progettuali è stato sottoscritto sin dal 17 giugno 2009. Tale impasse inoltre provoca il blocco della spesa di 75 milioni di euro destinati alle tre annualità di attività previste. “Allo stesso modo denunciano il ritardo nella valu-tazione dei progetti a valere sulla linea 2 del PROF 2010, che avrebbe dovuto avere inizio contestual-mente alle attività della linea 1. Ciò ha comportato l’impossibilità per i datori di lavoro di applicare il principio del governo unico del personale e delle risorse che le OO.SS. avevano concordato nella

fase preliminare alla pubblicazione degli avvisi. “Questa grave situazione vede molte sofferen-ze conclamate che hanno evidenziato esuberi di personale a rischio di mobilità. Tali criticità stanno deflagrando e potevano essere evitate se solo fossero stati rispettati gli impegni di Gover-no e la tempistica prevista. Il Governo dimostra di avere abbandonato l’idea di coordinare gli in-terventi a carico del bilancio regionale con quelli che utilizzano risorse comunitarie e nazionali a beneficio dello sviluppo e della capacità di spe-sa. Invece continua a prediligere logiche che ap-paiono spartitorie e clientelari. “A questa condizione complessivamente diffi-cile e problematica si aggiunge la formulazione delle graduatorie definitive degli sportelli mul-tifunzionali allegate ai Decreti di finanziamento nn. 264 e 265 del 5 maggio 2010, firmati dal Vice Direttore dell’Agenzia, in corso di registra-zione alla Corte dei Conti. “Le Organizzazioni Sindacali denotano che la Commissione Regionale per l’Impiego, all’una-nimità, nella seduta del 12 maggio u.s., non ha accolto la proposta sugli sportelli nella sua at-tuale formulazione chiedendo il rinvio della se-duta e una rapida verifica dell’amministrazione competente riguardo le problematiche emerse nel dibattito.“Le Organizzazioni Sindacali denunciano che gli effetti della valutazione così come comuni-cati con i documenti agli atti della Commissione produrrebbero un irragionevole esubero di per-sonale ed una contestuale apertura di spazi per nuove assunzioni.Tale nuova situazione condurrebbe ad una ul-teriore grave sofferenza per il personale, che sarebbe soggetto a processi di mobilità verso i nuovi organismi affidatari. I numeri dei lavora-tori soggetti a tali processi non sono oggi deter-minabili se non a seguito di attenti e scrupolosi esami congiunti in sede aziendale.“I tempi previsti dalla legge e dalle norme con-trattuali vigenti non potrebbero essere rispettati a causa della insufficiente copertura finanziaria della proroga dei progetti attuativi fino al 30 giu-gno 2010 prevista dal comma 7 dell’art. 51 della legge finanziaria regionale 2010, che sarà pub-

blicata nella Gazzetta Ufficiale di domani. “Le Organizzazioni Sindacali sono favorevoli a tutti gli interventi e processi che introducono trasparenza, controllo della spesa pubblica e go-verno delle eventuali crisi - parametro unico ed oggettivo, criteri di valutazione trasparenti, ge-stione governata e non arbitraria delle criticità - e lo hanno sostenuto con il Presidente della Re-gione sottoscrivendo la richiamata intesa del 29 settembre 2009, la cui attuazione è stata rallen-tata ed anche osteggiata dallo stesso Governo.“Le Organizzazioni Sindacali sono contrarie a soluzioni inadeguate, improvvisate e superficia-li come quelle che hanno contraddistinto nel recente passato alcune azioni di Governo pre-sentate come scelte granitiche e, poi, rivelatesi effimere e fragili, immediatamente ritirate. Le OO.SS. non hanno un’aprioristica opposi-zione verso i nuovi organismi attuatori. Deno-tano, tuttavia, che i neo ammessi, che sono privi di personale qualificato con contratto di lavoro a tempo indeterminato e di esperienza nel set-tore, non possono sostituirsi ad organismi che hanno invece comprovata esperienza, capacità organizzativa ed hanno garantito nel tempo, sus-sidiariamente, all’Amministrazione periferica del lavoro adempimenti espressamente previsti dalla legge, utilizzando personale che è stato ne-gli anni sottoposto a processi di riqualificazione con l’investimento di ingenti risorse europee, nazionali e regionali. “Questo grave stato di cose rischia di privare la stessa Pubblica Amministrazione di servizi indi-spensabili per la collettività resi ancora più co-

genti dall’attuale crisi economica e dalle misure varate dal Governo nazionale per fronteggiarla, oltre a mettere a rischio l’occupazione e la retri-buzione di un numero imprecisato di lavoratori qualificati. “Per questo e per tutte le ragioni espresse in pre-messa le OO.SS. proclamano lo stato di agita-zione e indicono iniziative di protesta articolate sul territorio che sono specificate nell’allegata nota organizzativa.“Le Organizzazioni Sindacali chiamano i la-voratori della formazione professionale e dei servizi formativi a sostegno della vertenza ri-vendicando: provvedimenti urgenti in linea con il protocollo del 29/09/2009 che recuperino il tempo perduto e che producano effetti di ra-zionalizzazione e di riordino del sistema della formazione professionale, dei servizi e delle po-litiche attive del lavoro; la piena copertura dei costi del P.R.O.F. 2010 e della proroga dei servi-zi formativi sino a tutto il 30/06/2010; la ripresa delle trattative per l’adeguamento dei parametri di finanziamento e delle altre criticità afferenti ai percorsi sperimentali triennali di istruzione e formazione professionale; la rapida verifica del-la corretta applicazione dei criteri di selezione/valutazione delle proposte progettuali relative agli sportelli, di cui agli avvisi 1 e 2, ammesse a finanziamento; la inibizione dell’avvio delle attività degli organismi neo ammessi in attesa della verifica; l’eliminazione del rischio delle mobilità ed il mantenimento in servizio presso gli enti di appartenenza che risulteranno in pos-sesso dei requisiti previsti”.

12 15 Maggio 2010

LETTERE AL DIRETTORESpiace che a Siracusa Rossitto voglia condurre su questo tema una battaglia in solitario

Patti (WWF): “Polemica incomprensibile. Sull’acqua pubblica siamo fra le associazioni che hanno proposto il referendum”

Egr. Direttore,leggo sempre con piacere il suo giornale; debbo però esprimerLe il mio rammarico per non aver potuto replicare contestualmente alle inesatte in-formazioni fornite dal sig. Concetto Rossitto sulle esposizioni della Associazione WWF di Siracusa sull’argomento della gestione delle risorse idriche a Siracusa.E’ indubbio che al WWF stanno a cuore la dife-sa della natura e delle specie in via di estinzione. Sulla difesa della natura ci siamo espressi ampia-mente con le proposte di revisione al Piano Rego-latore di Siracusa di recente formulate. La difesa delle specie in via di estinzione costituisce uno dei programmi più importanti del WWF Interna-zionale e del WWF Italia.Per quanto riguarda la riforma della legge regio-nale sugli ATO Idrici va preliminarmente riba-dito che la SAI8, che gestisce i servizi idrici in Provincia di Siracusa non ha bisogno della difesa del WWF, nè tantomeno tale poteva mai essere lo scopo. L’intervento cui si riferisce il sig. Ros-sitto voleva solo evidenziare che le nuove norme varate dalla Regione, pur tendendo verso un fine ampiamente condivisibile - rendere pubblica la gestione dei servizi idrici - dal punto di vista nor-mativo creano non pochi problemi interpretativi, al punto che gli artt. 49 e 50 della finanziaria - che

trattano l’argomento - sono stati impugnati dal Commissario dello Stato.Sotto altro profilo spiace che il sig. Rossitto riten-ga di volere condurre a Siracusa una battaglia in solitario su un tema di così grande rilevanza senza coinvolgere tutte le associazioni “non politiche” e “non partitiche” quali il WWF. In effetti no-nostante le richieste il WWF di Siracusa attende ancora di essere invitato alla riunione organizza-tiva per coordinare la raccolta delle firme, ben-chè il sig. Rossitto sia in possesso dei recapiti del presidente della Associazione di Siracusa che ha dimostrato di conoscere, possiede il mio numero personale, avendolo contattato tempestivamente poiché i numerosi volontari dell’Associazione, che ho l’onore di presiedere, hanno espresso il desiderio di impegnarsi attivamente rispondendo all’appello del WWF Italia, nella raccolta firme.Per inciso il WWF fa parte delle associazioni pro-motrici del Referendum per l’abrogazione della legge sulla privatizzazione della gestione dei ser-vizi idrici a livello nazionale infatti “non siamo contro la partecipazione dei privati alla gestione dei servizi pubblici, ma è stata superata la misu-ra. La battaglia per restituire all’acqua la certezza di essere pubblica assume oggi un valore più che simbolico e impone una riflessione sull’attuale tendenza a privatizzare tutti i servizi, il WWF

ritiene estremamente pericoloso rinunziare alla possibilità di erogare un servizio pubblico”. Oc-corre indubbiamente ipotizzare una soluzione che preveda un gestore di diritto pubblico, e che la buona gestione sia garantita dal controllo parte-cipativo dei cittadini, valutando la necessità di riconsiderare tutto il Ciclo della gestione dell’Ac-qua seguendo il principio che “sia pulita l’acqua del rubinetto come quella scaricata nei fiumi e mari” in quanto eminenti esperti evidenziano che il modello di gestione basato su prelievo, distribu-zione, utilizzo, fognatura, depurazione e restitu-zione al corpo idrico non è sostenibile.Lo spreco più eclatante si registra nell’utilizzo dell’acqua potabile in settori come l’agricoltura dove se ne potrebbe fare a meno o nello scarico del water, poiché non vi è purtroppo sufficiente attenzione sul riuso dell’acqua piovana e delle ac-que grigie depurate. Infine il costo dovrebbe esse-re fissato a un livello che tenga ben presente che a causa dei cambiamenti climatici la risorsa acqua diventerà sempre più scarsa in futuro.Nel ringraziarla per contribuire a trasmettere ai suoi lettori le ragioni della più alta forma di de-mocrazia qual è la campagna referendaria le por-go i miei distinti saluti.

prof. arch. Giuseppe Pattipresidente Ass. WWF Siracusa

Uno dei primi comuni della provincia a istituire l’Anagrafe canina. Amenta: “Ancora tanto da fare”

Tre giorni di incontri, dibattiti e confronti a Canicattinisulla tutela dei cani, ma anche di festa e di sfilate

Il Comune di Canicattini Bagni sempre più sensibile al proble-ma della protezione e cura degli amici a quattro zampe dell’uo-mo: i cani. Ha preso il via ieri in Piazza Borsellino, e si conclude-rà domeni-ca, il 1° raduno e con-corso cinofilo organizzato dal Comune, con la collaborazione ed il patrocinio dell’Unione dei Comuni “Valle degli Iblei”, la Provincia Regionale di Siracu-sa, l’Associazione “Amici per la Coda” e il Centro Commerciale Naturale “La Chiave della Porta degli Iblei”.Una tre giorni di incontri, dibat-titi e di confronti sul cane, ma anche di festa e di sfilate, e di enoga-stronomia con i piatti ed i prodotti tipici degli Iblei, curata dal consigliere comunale Seby Cascone, assieme all’Ufficio Tu-tela Animali del Comune, diretto dalla d.ssa Paola Cappè, alle As-sociazioni “Amici per la Coda”, “Snoopy”, e il Servizio Veterina-rio dell’Asp di Siracusa.Ma i veri protagonisti saran-no loro, i cani, facendo vedere l’aiuto che danno all’uomo nelle terapie con i bambini, nelle ri-cerche per la Protezione Civile, nei salvataggi in montagna e in mare, nella lotta alla criminalità e al traffico di droga, nella ricer-ca di esplosivi, nell’aiuto a non vedenti e alle persone sole. Un amico fedele, protagonista di tante storie quotidiane, che ha arricchito la letteratura e la cine-ma-tografia. Un amico fedele, nei confronti dei quali l’Ammi-nistrazione comunale guidata dal sindaco Paolo Amenta ha mo-strata da subito grande sensibili-tà, istituendo, intanto lo sportello tutela animali (telefono 0931 540217), ed una delle prime

Anagrafe Canina della provincia di Siracusa, grazie ad una con-venzione con la sezione canicat-tinese dell’Ente Fauna Siciliana, che con le proprie Guardie Eco-logiche monitorizza il territorio, e il Servizio veterinario dell’Asp di Siracusa, e ancora curando ed accudendo i cani di quartieri, or-mai perfettamente integrati nel centro abitato, con la convenzio-ne con l’Associazione “Amici per la Coda”, e curando i casi più difficili ricoverandoli presso il centro “Snoopy” di Siracusa.«I risultati di tanta attenzio-ne – aggiunge il sindaco paolo Amenta - come si potrà consta-tare, sono sotto gli occhi di tutti: scomparso il fenomeno del ran-dagismo; piena integrazione dei “cani di quartieri” diventati scru-polosi custodi del territorio; fun-zionamento dell’Anagrafe Cani-na; accre-scimento dell’amore e dell’affetto dei cittadini nei con-fronti di questi amici a quattro zampe. Il ri-scontro lo si legge tutti i giorni nella gioia che tra-spare dagli occhi dei nostri bam-bini, in strada, dove si rafforza giorno dopo giorno quel rappor-to e quel legame, si può dire fa-miliare, mai rescisso con i cani. Certo, resta ancora tanto da fare, come in tante altre cose della vita amministrativa, ma non di-menticheremo gli amici animali e questa tre giorni che ospitiamo a Canicattini ne è la ripro-va, per cui ringrazio quanti hanno collaborato per la sua realizza-zione, dal consigliere Casco-ne, alla d.ssa Cappè, agli Uffici comunali,al Servizio veterinario dell’Asp, alle Associazioni, al Centro commerciale “La Chia-ve”, agli enti che con noi l’hanno voluta sponsorizzare».

Tra Bracco, Tabacco e Venere, molte manifestazioni: le nozze di cane?

Divertissement su politica e amici dell’uomo Paolo Amenta all’opposizione: “Cani in alto!”

Tempo da cani. Immediata adesione di Pluto all’iniziativa del sindaco di Cani-cattini che ha appena inventato il week end cinofilo, la più grande idea partorita dalle menti dell’amministrazione, svolta canina per il rilancio turistico ed econo-mico del comune. Il primo cittadino ha stanziato un fondo per fare della sua città il paradiso dei cani. Ave canem. Così la maggioranza s’impone e lancia la sfi-da all’opposizione: credere, obbedire e abbaiare. Più cani, più benessere. È l’ idea di Paolo Amenta, l’ uomo che dice cane al cane e vino al vino e che pare

stia pensando a una campagna turistica sui cani dal titolo: “Mi Fido”. Oltre a Pluto, hanno aderito il commissario Rex e il vecchio Lassie che non torna più a casa per venire in questo lembo di Sici-lia. Sarà Lassie nella manica del sindaco per il successo della sua iniziativa che si arricchirà di appropriate manifestazioni, tra le quali le nozze di cane, la moltipli-cazione dei cani e dei pesci e una serata a tema: Bracco, Tabacco e Venere. Attesi Biancaneve e i sette cani. Previsti scambi commerciali, dog ut des. Il cane nella storia. Hitler amava Blondi,

una femmina di cane lupo, e Mussolini aveva una meticcia di nome Charlotte e un husky di nome Brock. I cani di Paolo saranno i cani del mondo, mondo cane, richiamati a Canicattini dal Forum del-le cucce, l’avvenimento del nuovo de-cennio. L’opposizione, naturalmente, si augura che Amenta scivoli su una cuccia di banana e contro di lui si dice abbia in animo di varare la manifestazione “Fe-lino a morte”. Amenta non ribatte. È il cane che traccia il solco ed è Amenta che lo difende. Insomma, signori dell’oppo-sizione, cani in alto!

Il sindaco di Canicattini Bagni Paolo Amenta

1315 Maggio 2010

Le organizzatrici di Siracusanteprima Teatro a S. Nicolò ai Cordari: “La cultura è un po’ trascurata”

Malesani e Romano (Diapason Studio): “L’associazionismonella nostra città contraddistinto da diffidenza e invidia”

di ALESSANDRA PRIVITERA ([email protected])

Si accendono i riflettori su Siracusa: come ogni anno, la stampa nazionale, radiogiornali e tg parlano – a ragione – delle rappresentazioni classiche a Siracusa. L’INDA vive il suo mese di gloria. Tutti ci compiacciamo del successo di attori, registi, traduttori, coreuti e danzatori, come se ci avessimo messo del nostro. E non riusciamo a spiegarci perché nel resto dell’anno la città ci sembra un po’ spenta: eventi culturali a iosa – è vero – di cui troppo spesso, però, non si ha notizia perché troppo blanda la pubblicità, talvolta addirittura nulla. O di cui si ha notizia dopo. Eppure numerose sono le associazioni culturali che gravitano nell’orbita siracusana. Perché, allora, sentiamo di vivere in una città intorpidita? Pretendiamo, forse, troppo? Affrontiamo la questione con Nora Romano e Maria Rosa Malesani, socie fondatrici dell’as-sociazione culturale Diapason Studio, nata nel 2005, con l’obiettivo di promuovere, attraverso la divulgazione, il patrimonio storico e artistico della città di Siracusa e di valorizzarne il suo territorio. Da cosa nasce l’esigenza di fondare un’asso-ciazione culturale in una città come Siracusa?“La nostra associazione nasce, in maniera spontanea, dall’incontro di alcune persone che hanno subito condiviso prospettive, approcci, valori, istanze e soluzioni innovative nel propa-gare il patrimonio culturale legandolo all’iden-tità territoriale e alle tradizioni che contraddi-stinguono la nostra città”. Quali constatazioni sul territorio siracusano vi hanno portato a una scelta del genere?“Consapevoli del ricco patrimonio culturale che ci circonda, abbiamo intravisto la possi-bilità di aumentarne il valore investendo in persone e contenuti per incrementare il grado di conoscenza relativo al bene culturale ma-teriale e immateriale, per sviluppare un senso collettivo attorno alle due tipologie di bene, affinché si generino ricadute positive in logica di valorizzazione dell’identità territoriale e per creare anche un senso di appartenenza a questo patrimonio spesso maltrattato, ignorato o, addi-rittura, celato. In breve cerchiamo di riempire di contenuto esperienziale la visita dell’ospite conferendo anche un valore aggiunto all’offerta culturale del momento”.Quali difficoltà vive una piccola associazio-ne come Diapason Studio in una città come Siracusa? “Molte sono le difficoltà da affrontare: pensia-mo alla mancanza di un centro culturale che accolga le associazioni e le loro attività; alla mancanza di comunicazione degli eventi cultu-rali; alle infinite possibilità di progettare degli itinerari tematici alternativi, poiché molti dei beni culturali a Siracusa sono chiusi o per man-canza di fondi o per incuria o per chissà quali altri motivi…”Quali rapporti corrono tra Diapason Studio e le istituzioni preposte alla diffusione e alla promozione della cultura (assessorati comu-nale e provinciale, soprintendenza ai beni culturali, etc.)?“C’è un buon dialogo – risponde Nora Roma-no – anche se, in questo momento di crisi, altre sono le priorità per le nostre istituzioni, sicché la cultura è un po’ trascurata. Certo noi, nel no-stro piccolo, cerchiamo di evitare la banalizza-zione dell’esperienza di visita: ma altri ingre-dienti sono necessari, che solo l’istituzione può garantire. Mi riferisco alla garanzia di un eleva-to livello qualitativo di servizi complementari (trasporti, servizi pubblici, indicazioni stradali, merchandising…) che in questa città sembrano chimere: ogni anno, in questo periodo, diamo sempre un’immagine precaria delle condizioni urbanistiche; è come se la città rifiutasse di pre-sentarsi al meglio ai propri ospiti. Voglio pen-sare che Siracusa sia come Roma: è così perché non hanno ancora finito di costruirla. È una battuta, ma sono dell’avviso che occorrerebbe una seria progettazione che vedesse seduti allo stesso tavolo: chi gestisce il patrimonio cultu-rale, chi è responsabile dello sviluppo turistico

e chi è in grado, come le associazioni culturali, di riempire di contenuto esperienziale la visi-ta dell’ospite. È chiaro che questo progetto di valorizzazione turistica e culturale deve essere accompagnato da azioni rivolte alla popola-zione dei residenti, onde evitare che si sentano estranei al processo di riposizionamento della loro città e garantire che siano loro i primi de-stinatari delle politiche di valorizzazione”. Più critica Maria Rosa Malesani, veneta per origine, ma siracusana per amore: della sto-ria della città è una profonda conoscitrice e questo la porta a dire…“La sensazione più forte è quella di istituzio-ni distratte e lontane: l’unica veloce risposta è sempre quella di essere senza soldi. Si ha l’im-pressione che qualunque iniziativa sia guardata con sospetto, come se potesse togliere qualcosa a qualcuno, invece che arricchire – cultural-mente – tutti”.Quali rapporti con le altre associazioni cul-turali che insistono sul territorio siracusano?“Le associazioni – continua la Malesani – sof-frono dello stesso male, tutto meridionale, di non sapersi consociare: a contraddistinguere l’associazionismo siracusano è la diffidenza e l’invidia”. Più conciliante Nora Romano: “Si è tentato più volte di avviare un dialogo nell’interesse co-mune per raggiungere una meta perché si parla lo stesso linguaggio: non con tutte si riesce a fare rete, è vero. Col tempo e con la costan-za che ci caratterizza, però, aspiriamo a una migliore interazione: d’altra parte è il caso di prendere coscienza di come sia finito il tem-po delle prime donne; oggi le parole d’ordine sono sinergia e network: e la ritrosia, purtrop-po, porta solo all’isolamento e alla scomparsa dall’ambito culturale”.Quali sono gli ambiti nei quali si muove Dia-pason Studio? “L’ambito è quello culturale o, meglio, socio-culturale poiché tendiamo a coinvolgere, nelle nostre attività, fasce di pubblico che difficil-mente si avvicinano alla cultura. Ad esempio la manifestazione I sensi dell’arte, che abbiamo organizzato nel dicembre scorso, ha coinvolto il direttore della Galleria Regionale di Palazzo Bellomo, affinché ci permettesse di accogliere nel museo – durante la giornata internazionale dedicata alla disabilità – i nostri concittadini diversamente abili e le associazioni che, nel territorio, si occupano di loro. Nostra preroga-tiva è, inoltre, dare spazio ad altri attori cultura-li all’interno delle nostre iniziative in modo da praticare sinergie e, soprattutto, formare reti, che chiamo di mutuo soccorso culturale: que-sto perché si capisca che giochiamo tutti per la stessa causa, ossia la crescita culturale colletti-va della comunità. Infine è nostro intento, quel-lo di costruire un pubblico più ampio possibile e che abbracci tutte le fasce di età”. Quali gli appuntamenti fissi nel vostro calen-dario annuale?“Tra gli appuntamenti fissi sicuramente il Sira-cusanteprima Teatro costituisce il nostro pro-dotto di punta, ma è possibile trovare notizie delle nostre iniziative sul nostro sito www.dia-pasonsiracusa.it”La Diapason Studio ha anche partecipato alla BIT 2010 (Borsa Internazionale del Tu-rismo, ndr) di Milano… “Sì, Diapason Studio ha presentato, alla BIT

di Milano, la III edizione di Siracusanteprima Teatro, presso lo stand della Provincia Regio-nale di Siracusa, con la proiezione del filmato relativo alla manifestazione intitolata Siracu-santeprima Teatro 2010. Grazie all’interessa-mento della dott.sa Clelia Corsico, dirigente della Provincia, abbiamo avuto l’opportunità di contribuire, nel nostro piccolo, ad arricchire il paniere di offerte culturali della città di Siracu-sa, dove il turismo culturale deve essere legato alla narrazione della storia e delle tradizioni del luogo ed essere soprattutto opportunità d’in-contro ed occasione per accrescere il dibattito culturale”. Parliamo di SiracusanteprimaTeatro: quan-do nasce questa iniziativa e in cosa consiste?“SiracusanteprimaTeatro nasce nel 2008: si trat-ta di un ciclo di 24 conversazioni, condotte da operatrici appassionate d’antichità classiche. Il tema è la storia del teatro greco di Siracusa: dal periodo greco e romano, passando per l’età me-dievale e quella moderna, sino al momento con-temporaneo. Questo excursus è accompagnato dalla proiezione di diapositive e videoclip di vecchi filmati dell’Istituto. La manifestazione, ad ingresso libero, ha luogo nella chiesa di S. Nicolò dei Cordari, sita all’ingresso del Parco Archeologico della Neapolis, nei pomeriggi del mese di maggio e giugno, prima della messa in scena degli spettacoli a teatro. Abbiamo scelto questa location e l’orario pomeridiano perché lo spettatore – dopo la conversazione – si sieda a teatro già immerso nell’atmosfera della tra-gedia: una parte delle conversazioni, infatti, è dedicata allo spettacolo del giorno (quest’anno Aiace e Fedra, o Ippolito portatore di corone). “Questo servizio è anche a disposizione del-le scuole che possono contattarci per fruirne, eventualmente, di mattina, ci occupiamo anche del pubblico straniero fornendo materiale in lingua inglese e francese per seguire l’evento”.

Quali sono gli obiettivi?“Praticare un’accoglienza innovativa per il turista/spettatore, durante il periodo delle rap-presentazioni classiche. Vogliamo sottolineare l’unicità del sito e pubblicizzare le tradizioni che su di esso hanno gravitato perché il teatro, dal punto di vista architettonico e drammaturgi-co, diventi davvero patrimonio di tutti. Noi vo-gliamo suggerire al nostro pubblico una visione più disincantata e divulgativa del teatro clas-sico per far sì che esso continui ad interessare quanti oggi si sentono lontani da questo genere o vi si avvicinano con riluttanza, per accompa-gnarli in un mondo che ancora riesce ad aderire alla realtà odierna. Vorremmo trasformare il te-atro da risorsa in offerta culturale composita, che possa soddisfare gli interessi dei visitatori e degli appassionati di cultura classica, che, in questo frangente, costituiscono il flusso turisti-co della nostra città”.

Ogni sabatorichiedi

La Civettain edicola

Maria Rosa Malesani e, ner riquadro, Nora Romano

14 15 Maggio 2010

Editrice: Associazione

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Reg. Trib. di Siracusa n°1509 del 25/08/2009

Stampa: Tipolitografia GenyCanicattini Bagni (SR)

“Vorremmo una corsa bus da e per Siracusa ma forse si attende l’allargamento della Maremonti”

Loredana Formica: “A Tivoli occorre una guardia medicapiù illuminazione nelle strade, una farmacia e un’ambulanza”Tivoli… un nome che rimanda immediatamente a Villa d’Este, le Cento Fontane, Villa Adriana; ma non è di quella Tivoli che stiamo parlando bensì di una frazione di Siracusa, un agglome-rato di case e villette che si estende alla destra della strada per Canicattini Bagni a circa 10 km dal centro città.Una zona limitrofa ai confini della città che ri-sulta a tutti gli effetti abbandonata dall’ammini-strazione comunale e autogestita dagli stessi re-sidenti. Percorrendo la via principale si presenta come una zona di villeggiatura, per lo più estiva, immersa nella campagna che separa Siracusa da Floridia. Decidiamo di fermarci in quello che sembra l’unico punto di ristoro nei dintorni. Ed è lì che conosciamo la signora Loreda Formica, gestore del minimarket nonché presidente e promotrice dell’associazione “Amici del Tivoli” che ci con-ferma lo stato di abbandono in cui versa la zona.“E’ da qualche anno che chiediamo che ci ven-gano forniti i servizi essenziali, per una zona che si va sempre più popolando, soprattutto d’estate quando le persone fuggono dalla città per rifu-giarsi qui in campagna”, ci spiega la signora Formica che prosegue dicendo: “E’ grazie al nostro presidente signora Emanuela Guastella e all’impegno da noi profuso che siamo riusciti a risolvere in parte il problema delle discariche abusive che deturpavano questa zona ma siamo ancora lontani dalla nostra meta”. “Abbiamo re-alizzato un piccolo campo da calcetto dove poter fare giocare i nostri bambini, organizziamo di

tanto in tanto serate di musica e karaoke e stiamo cercando di organizzare la fiera degli animali”.Alla domanda se ci sono autobus che coprono questa zona la signora ci risponde: “Abbiamo fatto richiesta da un po’ di tempo e ci era stato detto che avrebbero attivato una corsa da e per Siracusa, ma forse si attende che vengano ulti-mati i lavori di allargamento della Maremonti”.Esiste un sistema di raccolta dei rifiuti ade-guato?“Il sistema esiste e si compone di due grandi cassoni che settimanalmente vengono svuotati, questi hanno sostituito definitivamente i comuni cassonetti dell’immondizia che venivano rego-larmente dati alle fiamme dai vandali”.C’è a Tivoli un problema di discariche abu-sive? “Fino all’anno scorso qui era un inferno, disca-riche abusive in ogni dove, ma grazie al costante controllo della Polizia Ambientale che spesso e volentieri opera dei sopralluoghi in questa zona, la situazione è notevolmente migliorata. Ovvia-mente non è possibile vigilare 24 ore su 24 ed è per questo che stiamo cercando di sensibilizzare le persone al rispetto dell’ambiente in cui loro stessi vivono quotidianamente e di tanto in tan-to organizziamo delle giornate ecologiche per la bonifica di alcuni siti deturpati dai rifiuti”.Di cosa avreste bisogno più di ogni altra?“Credo che in una zona come questa, abitata an-che da persone anziane, ci sia bisogno almeno di una guardia medica, di un po’ più di illumi-nazione per le strade e magari di una farmacia.

Abbiamo richiesto che ci venga fornita una au-toambulanza dato che qualunque cosa succeda una persona qui a Tivoli può anche morire con i tempi che occorrono perché un’ambulanza trovi la via partendo da Siracusa”.Una frazione quindi, quella di Tivoli, che aspi-ra a diventare quartiere ma che per farlo ha da percorrere una lunga strada di fronte a sé, che comporta strutture, servizi ed infrastrutture che ad oggi mancano del tutto ma che con la buona volontà dell’amministrazione e l’impegno degli stessi residenti può portare alla realizzazione di quello che per alcuni è un vero e proprio sogno!

Nessuna particolare reazione per la notizia che abbiamo già superato il limite dei 35 sforamenti

Polveri sottili, gli enti locali siracusani si sono adagiatiSemplicemente accettano che i cittadini ci convivano

di CORRADO FIANCHINO

Non è ancora metà maggio e già nel capoluogo le quattro cen-traline che controllano i livelli di PM10 hanno segnato lo sfora-mento 36 volte. Tutto sembra far prevedere che anche quest’anno si raggiungerà l’apice toccato l’anno scorso quando, secondo il rapporto annuale redatto dalla Provincia Regionale di Siracusa sulla qualità dell’aria 2009, il valore limite di 30 µg/mc per la protezione della vegetazione stabilito per gli ossidi di azoto totali NOX, venne superato quasi dappertutto e maggiormente a Scala Greca (344 volte, con una media annuale di 91 µg/mc, 3 volte superiore al limite!), come agli inizi di maggio ci ha informato il Circolo Anatroccolo di Priolo. Il Comune di Siracusa sembra essersi arreso. Non fa più nem-meno quelle parvenze di domeniche ecologiche che riguardavano solo il centro storico, perciò ininfluenti sul resto della città, e for-tunatamente ci risparmia la solita bobba della polvere del deserto. Semplicemente ha accettato che i cittadini convivano, si amma-lino e muoiano, a causa di queste microparticelle di altissima pe-ricolosità.Le sigle PM 10, PM 5 e PM 2,5, infatti, non sono altro che l’acro-nimo derivato dalle iniziali delle parole «Micro Polveri» e la ci-fra accanto indica il diametro delle particelle costituenti. Una PM 2,5, immaginata di forma sferica, ha dunque un diametro di 2,5 micrometri (milionesimi di metro).ed è, perciò, assolutamente impalpabile ed invisibile. Un corpo così minuscolo fluttua a lun-go nell’aria ed è molto probabile che, ancor prima di cadere al suolo per gravità, abbia l’agio di introdursi nelle vie respiratorie, raggiungendo facilmente gli alveoli polmonari e la corrente san-guigna. L’affermazione che un simile fenomeno avvenisse anche in passa-to è, di certo, condivisibile: tutti serbiamo memoria dei polveroni estivi alzati al passaggio di un’autovettura o per una folata di ven-to, lungo le strade non ricoperte di asfalto. E’ tuttavia altrettanto vero che si trattava di fenomeni transitori, cui si rimediava con il classico fazzoletto alle narici. Le moderne micropolveri, al contrario, costituiscono un evento permanente che si attenua solo con il rimescolamento (un prolun-gato refolo di tramontana) o il lavaggio (un piovasco di mezz’ora) degli strati bassi dell’atmosfera. Sono temibili, più che per la loro esistenza, per l’abbondanza e per la loro composizione. In una singola particella, che se ne va a spasso in affollata compagnia, può esser presente una grande varietà di sostanze chimiche, al-cune di notevole tossicità. Essa funziona come una microscopica mongolfiera su cui prendono posto : metalli pesanti quali piombo,

ferro, vanadio, titanio, antimonio, selenio, cadmio, prevalente-mente sotto forma di nitrati e solfati. largamente ascrivibili alle combustioni; particolato carbonioso ( fuliggine e altre formazioni associabili) prodotto da scarichi di automobili e autocarri, oltre che da centrali elettriche, termiche ed inceneritori; composti or-ganici variamente assortiti tra i quali i ben noti PAH (idrocarburi aromatici polinucleati) che hanno come rappresentante più noto il famigerato benzopirene del fumo delle sigarette e che, ancora una volta, si originano in massima parte dalle combustioni.Le polveri sottili hanno anche una genesi naturale, ma l’urba-nizzazione, il traffico veicolare nei suoi diversi comparti, la pro-duzione di energia elettrica, lo smaltimento dei rifiuti, i processi industriali, il riscaldamento domestico esercitano effetti prepon-

deranti sulla naturale erosione di materiale litosferico, sulla for-mazione di aerosol marino o lacustre, sugli incendi e sulle eruzio-ni vulcaniche.Tra le attività antropiche, come già innanzi ricordato, di gran lun-ga più rilevante è il contributo delle combustioni, con alcuni ne-cessari distinguo.E’ agevole comprendere che le micropolveri emesse da una fon-te puntiforme, quale un grande impianto termoelettrico, possono, se si vuole, essere tenute sotto controllo e opportunamente mi-nimizzate installando e gestendo adeguati sistemi di captazione. Tutt’altra cosa sono le emissioni diffuse, mobili ed esremamente disperse, di miriadi di automezzi, esito di combustioni in ambienti caldissimi e poveri di ossigeno, quali i motori a scoppio, den-tro le cui camere si verificano innumerevoli reazioni chimiche tra le quali le sintesi dei già citati PAH. All’interno della grande famiglia dei motori a combustione interna, i diesel giocano poi un ruolo particolare e in negativo per la qualità del carburante e per le caratteristiche di funzionamento. Salvo notare che i non fumatori assumono, per la presenza dielle polveri sottili, benzopi-rene, cancerogeno conclamato, al pari dei fumatori, non vogliamo dilungarci oltre in tecnicismi, ma, per concludere, una pertinente considerazione sul luogo e sulla città in cui viviamo è più che giustificata. Il territorio siracusano, a un dipresso dalla zona industriale, è sta-to a lungo interessato da inquinamento atmosferico riconducibile alla presenza permanente di micropolveri. Oltre alla quantità di fumi emessi dalle centinaia di camini, negli ultimi anni il dilaga-re delle costruzioni a scopo abitativo, l’innaturale proliferazione d’insediamenti cementizi, il conseguente incremento della circo-lazione gommata, coniugati con la parallela contrazione delle su-perfici preziosamente dotate di benèfici e invidiati attributi rurali, l’hanno trasformato in un ibrido senza identità, da cui non pochi progettano di scappare via, con buona pace dei propositi di incre-mento demografico.Siamo consapevoli del fatto che un’inversione di tendenza non è razionalmente pensabile nei tempi brevi. Se tuttavia la classe di-rigente mette in campo iniziative tali da aggravare una situazione già critica, com’è stato per il PRG approvato, è bene che i siracu-sani lo sappiano e si comportino di conseguenza.I pesci del porto grande hanno le branchie impregnate di carbam-mati. I cittadini hanno i polmoni saturi di acridina e le ossa pesanti per il troppo piombo. A quando ripensamenti seri e responsabili per avviare rimedi di lungo periodo prima che sia troppo tardi?

1515 Maggio 2010

Intervistati Roy Caramagno e il collaboratore della “Civetta di Minerva” Giorgio Casole.

Il Gabibbo e la troupe di Striscia ad Augusta grazie a facebookgira due servizi pepati sull’ospedale e sulle fogne a cielo apertoGrazie a Roy Caramagno, ideatore del gruppo di fa-cebook ‘Augusta’, a tutti i 2.961 fans e alle centinaia di e-mail inoltrate, la troupe di Striscia, accompagnata dal mitico Gabibbo, ha fatto ca-polino qui ad Augusta.Cerchiamo di riassumere com’è andata.Alle ore 11.30 di mercoledì mattina, noi di Studenti Non Indifferenti, Roy e poche altre persone accolgono gli inviati di Striscia all’interno della struttura del ‘Musca-tello’. Subito dopo ha inizio il tanto atteso servizio sullo sperpero di milioni di euro di denaro pubblico investiti per la costruzione di una strut-tura sanitaria abbandonata, incompleta e inutilizzata, e sullo scellerato decreto as-sessoriale che, nell’ambito di un ridisegno complessivo del sistema sanitario regio-nale voluto dal Governatore Lombardo per mano dell’as-sessore alla sanità, Massimo Russo, sancisce il folle e inaccettabile ridimensiona-mento del già scarno ospe-dale megarese. Ad esporre magistralmente la vicenda ci pensano, ben documentati e con la giusta dose di ‘pathos’, lo stesso Roy Caramagno e Giorgio Casole, docente e attento giornalista locale, tra gli applausi dei cittadini pre-

“La nostra riorganizzazione prevede il pieno utilizzo delle potenzialità dell’idroscalo”

Il maggiore Tredici: “La sede di via Elorina è necessariae funzionale per la Squadriglia Radar di Mezzogregorio”

Si è svolta nel pomeriggio di mercoledì 12 maggio, all’in-terno dello spazio espositivo del Palazzo della provincia di Via Roma, ove è in corso di svolgimento la mostra orga-nizzata dal 34° Gruppo Radar dell’Aeronautica Militare, la conferenza storica sul tema: “l’Idroscalo e la città di Sira-cusa”, organizzata dal Rotary Club Siracusa “Monti Climi-ti”, che ha visto come relatori il professore Salvatore Ador-no, l’avvocato Antonello Fo-restiere ed il maggiore Paolo Tredici.Alla conferenza hanno assi-stito il prefetto di Siracusa, Carmela Floreno Vacirca, il presidente del consiglio pro-vinciale Michele Mangiafico, il comandante provinciale dei carabinieri colonnello Massi-mo Mennitti ed altre autorità civili e militari, oltre ad una rappresentanza dei soci del Rotary Club.Dopo i saluti di benvenuto formulati dal presidente del Rotary Club Siracusa “Mon-ti Climiti” Gianpaolo Mona-ca e dal comandante del 34° Gruppo Radar tenente co-

lonnello Salvatore Gissara, la conferenza si è aperta con l’intervento del professore Adorno, il quale ha illustra-to lo sviluppo urbanistico di Siracusa nel periodo com-preso tra il 1880 ed il 1920. Nella sua relazione il profes-sore Adorno ha analizzato le ragioni storiche, politiche ed economiche che hanno portato allo sviluppo ed alla trasformazione del Borgo Sant’Antonio e dell’area dei Pantanelli, aree tra le quali fu successivamente insediato l’idroscalo “De Filippis”.La parola è quindi passata all’avvocato Forestiere, gior-nalista, storico e direttore del Museo della Piazzaforte di Augusta, il quale ha descritto le alterne vicende dell’idro-scalo tra il 1917 ed il 1943, ricordando i vari tipi di aerei, civili e militari, che hanno solcato le acque del Porto Grande di Siracusa e gli even-ti di maggiore rilievo che ne hanno segnato la storia.La conferenza è stata chiusa dall’intervento del maggiore Tredici, capo ufficio opera-zioni del Gruppo Radar, pri-

mo sostituto del comandante ed ufficiale addetto stampa, il quale ha relazionato gli ospiti sull’evoluzione dell’idrosca-lo di Via Elorina dal dopo-guerra ai giorni nostri. Una struttura che, pur conservan-do il nome di “idroscalo”, fin dal 1955 è stata designa-ta per svolgere le funzioni di supporto logistico della sede operativa di Viale Epipoli (fino al 1984) e, successiva-mente, il supporto logistico della sede operativa di Mez-

zogregorio.Una funzione di supporto lo-gistico che, per poter essere svolta in modo appropriato ed efficiente, ha avuto la neces-sità di riconvertire le strut-ture un tempo concepite per ospitare pochi uomini e qual-che aeroplano. Processo che nell’arco di cinquant’anni ha visto cambiare radicalmente la fisionomia della Base, ove oggi persistono solo pochi manufatti risalenti al periodo pre-bellico.

Un accenno è stato fatto an-che sul futuro dell’idroscalo, alla luce della notizia della sua costituzione in “Distac-camento” autonomo, resa ufficiale dal comandante Gissara in occasione delle cerimonia del cinquantesimo anniversario.In particolare è stato ribadito che la decisione presa dallo Stato Maggiore Aeronautica è frutto di una attenta e pon-derata attività di valutazione, basata su dati oggettivi tesi a

garantire un favorevole rap-porto costo/efficacia, soprat-tutto in un momento storico caratterizzato dalla necessità di contenere la spesa.La permanenza della sede di Via Elorina, pertanto, deve intendersi come necessaria e funzionale alle esigenze della Squadriglia Radar di Mezzo-gregorio e deve essere altret-tanto chiaro che i programmi di riorganizzazione prevedo-no il pieno utilizzo delle po-tenzialità dell’idroscalo.

senti. Terminato il tutto, ci spostia-mo al lungomare Rossini per un altro servizio, gentilmente concessoci da Striscia, sullo scandalo delle fogne a cielo aperto, in parte prospicienti il Castello federiciano, che cagiona da decenni l’immane scempio di acque marine e li-torali megaresi. La folla si fa

asfissiante, tra cittadini entu-siasti di vedere per una volta Augusta al centro dell’atten-zione nazionale e i soliti cu-riosi cui non interessava altro che una ‘banale’ foto con il Gabibbo. Pochi erano accorsi per sentir parlare di Augusta e delle sue innumerevoli pro-blematiche. Ma a quei pochi ci sentiamo di rivolgere un

sentito ringraziamento, nella speranza che tra questi ri-manga viva la passione e la voglia di partecipare attiva-mente ad ogni futura iniziati-va cittadina.Senza la comunicazione fat-taci da Roy e dallo staff di 96011.it non avremmo mai potuto offrire il nostro contri-buto, che, speriamo, sia stato

utile a rappresentare, dando-ne voce, quella parte giovane, sana e onesta della società civile augustana che non si arrende al ‘declino’, morale e materiale, impegnando ani-ma e corpo, nel tentativo di ‘estirpare’ la cruda realtà di un territorio martoriato, del cui splendore si conserva or-mai solo un esile ricordo tra

gli augustani più anziani.Un evento unico e straordina-rio, non c’è che dire, di cui conservare un felice ricordo.Non appena ne avremo no-tizia, vi comunicheremo la data della trasmissione in tv.E, ricordate, la battaglia civi-ca continua...!

Studenti Non Indifferenti Augusta