INDICE INTRODUZIONE3 1. IL COMPARTO OLIVO-OLEICOLO … · 1.1. L ’OLIVICOLTURA NEL ......

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1 INDICE INTRODUZIONE....................................................................................................... 3 1. IL COMPARTO OLIVO-OLEICOLO NEL MONDO......................................... 6 1.1. L’OLIVICOLTURA NEL MONDO.............................................................................. 6 1.2. L’OLIVICOLTURA IN ITALIA ............................................................................... 19 1.3. L’OLIVICOLTURA IN SICILIA............................................................................... 26 2. LA NORMATIVA EUROPEA IN MATERIA DI OLIO DI OLIVA ................. 30 2.1. ORGANIZZAZIONE COMUNE DI MERCATO DEL COMPARTO OLIVICOLO ................. 30 2.3. LA POLITICA REGIONALE DEL COMPARTO OLIVICOLO .......................................... 36 2.3.1. Il Programma Operativo Regionale Sicilia ................................................ 36 2.3.2. Il Piano di Sviluppo Rurale Sicilia ............................................................. 39 2.3.3. Reg. CE n. 528/1999 – Progetto per il miglioramento della qualità dell’olio di oliva ................................................................................................................ 41 3. L’OLIVICOLTURA BIOLOGICA ..................................................................... 44 PREMESSA ............................................................................................................... 44 3.1. L’OLIO BIOLOGICO............................................................................................. 47 3.2. L’OLIVICOLTURA BIOLOGICA IN ITALIA .............................................................. 49 3.3. L’OLIVICOLTURA BIOLOGICA IN SICILIA ............................................................. 52 4. CARATTERISTICHE DELLA DOMANDA E DELL’OFFERTA DELL’OLIO EXTRA VERGINE DI OLIVA IN ITALIA ............................................................ 58 4.1. IL CONSUMO DI OLI VEGETALI IN ITALIA ............................................................. 58 4.2. GLI ACQUISTI NAZIONALI DI OLIO DI OLIVA CONFEZIONATO ................................ 61 4.3. GLI ACQUISTI NAZIONALI DI OLIO EXTRA-VERGINE DI OLIVA CONFEZIONATO....... 64 4.4. IL CONSUMO DI OLIO EXTRA-VERGINE DI OLIVA BIOLOGICO................................. 67

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1

INDICE

INTRODUZIONE....................................................................................................... 3

1. IL COMPARTO OLIVO-OLEICOLO NEL MONDO......................................... 6

1.1. L’OLIVICOLTURA NEL MONDO.............................................................................. 6

1.2. L’OLIVICOLTURA IN ITALIA ............................................................................... 19

1.3. L’OLIVICOLTURA IN SICILIA............................................................................... 26

2. LA NORMATIVA EUROPEA IN MATERIA DI OLIO DI OLIVA................. 30

2.1. ORGANIZZAZIONE COMUNE DI MERCATO DEL COMPARTO OLIVICOLO ................. 30

2.3. LA POLITICA REGIONALE DEL COMPARTO OLIVICOLO .......................................... 36

2.3.1. Il Programma Operativo Regionale Sicilia ................................................ 36

2.3.2. Il Piano di Sviluppo Rurale Sicilia............................................................. 39

2.3.3. Reg. CE n. 528/1999 – Progetto per il miglioramento della qualità dell’olio

di oliva................................................................................................................ 41

3. L’OLIVICOLTURA BIOLOGICA ..................................................................... 44

PREMESSA ............................................................................................................... 44

3.1. L’OLIO BIOLOGICO............................................................................................. 47

3.2. L’OLIVICOLTURA BIOLOGICA IN ITALIA .............................................................. 49

3.3. L’OLIVICOLTURA BIOLOGICA IN SICILIA ............................................................. 52

4. CARATTERISTICHE DELLA DOMANDA E DELL’OFFERTA DELL’OLIO

EXTRA VERGINE DI OLIVA IN ITALIA ............................................................ 58

4.1. IL CONSUMO DI OLI VEGETALI IN ITALIA ............................................................. 58

4.2. GLI ACQUISTI NAZIONALI DI OLIO DI OLIVA CONFEZIONATO ................................ 61

4.3. GLI ACQUISTI NAZIONALI DI OLIO EXTRA-VERGINE DI OLIVA CONFEZIONATO....... 64

4.4. IL CONSUMO DI OLIO EXTRA-VERGINE DI OLIVA BIOLOGICO................................. 67

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5 – ANALISI DELLA FILIERA .............................................................................. 69

5.1. ANALISI AZIENDALE .......................................................................................... 69

5.1.1 Metodo d’indagine ..................................................................................... 69

5.1.2. Caratteristiche tecnico-strutturali delle aziende olivicole esaminate.......... 70

5.1.3. Impiego di lavoro ...................................................................................... 71

5.1.4. Produzione lorda vendibile........................................................................ 72

5.2. LA COMMERCIALIZZAZIONE DELL’OLIO EXTRA-VERGINE DI OLIVA ...................... 77

5.3. ANALISI DEL CONSUMO ..................................................................................... 79

5.3.1. Metodo d’indagine..................................................................................... 80

5.3.2. Caratteri del mercato dei prodotti biologici............................................... 81

CONCLUSIONI........................................................................................................ 93

BIBLIOGRAFIA ...................................................................................................... 96

APPENDICE............................................................................................................. 99

SCHEDA DI RILEVAZIONE DEI CONSUMATORI ............................................................. 99

SCHEDA DI RILEVAZIONE AZIENDALE...................................................................... 107

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INTRODUZIONE

L’olio di oliva è stato da sempre ritenuto parte integrante del patrimonio storico,

culturale e sociale di molti popoli. L’olio di oliva viene apprezzato non solo per le sue

caratteristiche gastronomiche, ma anche perché gli sono state da sempre riconosciute

proprietà nutrizionali e curative. Gli antichi Greci e Romani lo identificavano, infatti,

come prodotto sacro e lo utilizzavano sia per scopi medicamentosi, sia come

combustibile per le lampade votive (Curci, 2000).

Numerose ricerche epidemiologiche, cliniche e sperimentali hanno dimostrato

l’efficacia dell’olio di oliva nella prevenzione e cura della salute umana. La sua

importanza biologica viene studiata in molti campi applicativi che includono lo sviluppo

del bambino, la prevenzione dei fenomeni di invecchiamento, le malattie

cardiovascolari, le neoplasie maligne, ecc. E’ stato dimostrato scientificamente che

l’olio di oliva risulta il più digeribile tra tutti gli oli. Uno degli aspetti più significativi

dell’azione dell’olio di oliva sull’organismo umano, pare essere quello associato

all’apparato cardiocircolatorio. Da ricerche ed indagini, infatti, emerge che i popoli che

fanno un elevato uso di acidi grassi saturi (grassi animali, in particolare burro)

presentano alti livelli di colesterolo nel sangue e sono soggetti ad una maggiore

incidenza di malattie coronarie. I consumatori di acidi grassi polinsaturi e soprattutto

monoinsaturi come quelli contenuti nell’olio di oliva, presentano una bassa incidenza di

infarto al miocardio. L’olio di oliva, infatti, agisce sul colesterolo, abbassando i livelli di

LDL (colesterolo cattivo) ed incrementando i livelli di HDL (colesterolo buono) (Curci,

2000).

L’olio di oliva ha, inoltre, un’azione preventiva sull’arteriosclerosi; pare, infatti, che

l’incidenza di questa malattia sia correlata alle abitudini alimentari della popolazione ed

è stato dimostrato che un’alimentazione ricca di acidi grassi di origine vegetale, come

quelli contenuti nell’olio di oliva, riduce significativamente l’insorgenza della stessa

malattia.

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La composizione acidica, simile a quella del latte materno, fa dell’olio di oliva un

alimento fortemente consigliato durante la fase di svezzamento dei bambini; inoltre, è

utile nella vecchiaia in quanto favorisce l’assimilazione del calcio e la sua

mineralizzazione, prevenendo l’osteoporosi; previene il deterioramento cellulare e

l’insorgenza di tumori, essendo ricco di sostanze antiossidanti che bloccano i radicali

liberi. Si può affermare, infine, che l’olio di oliva, per le sue proprietà nutrizionali e

terapeutiche, è consigliato nella dieta di sportivi, diabetici ed ipertesi.

In molti paesi, in particolare in Italia e nei paesi del bacino del Mediterraneo, l’olio

di oliva è, tra gli oli vegetali, quello più richiesto, tanto da essere considerato uno degli

alimenti fondamentali della dieta mediterranea, la quale oggi rappresenta un vero

modello esemplare di stile alimentare.

Il consumo di olio di oliva può considerarsi sinonimo di salute, bellezza e qualità; in

una parola di “benessere”. Insieme ad altri prodotti contribuisce ad arricchire il

patrimonio agro-alimentare italiano e lo si può, quindi, indicare come prodotto di punta

del patrimonio gastronomico italiano nel mondo.

Uno degli aspetti su cui bisogna porre l’attenzione è rappresentato dai caratteri

qualitativi dell’olio di oliva; evidenziando con opportune azioni promozionali tale

aspetto, sarà possibile, infatti, compensare gli elevati costi di produzione, a cui i

produttori spesso devono far fronte per poter offrire un prodotto con caratteristiche

peculiari, ed avere maggior peso in un mercato sempre più competitivo.

Per raggiungere livelli qualitativi superiori, sarà necessario ricercare una maggiore

interconnessione tra ricerca agronomica ed industriale, approfondendo nel contempo i

rapporti tra tecniche agronomiche e tecnologie di trasformazione.

In questo contesto risulta indispensabile qualificare e tipicizzare il “prodotto olio”, al

fine di attribuire maggiore valore alle caratteristiche peculiari del prodotto, favorendone

la scelta da parte del consumatore.

Il riconoscimento comunitario delle denominazioni DOP (Denominazione di

Origine Protetta), IGP (Indicazione Geografica Tipica) e delle certificazioni di prodotti

ottenuti da agricoltura biologica, rappresentano un utile strumento di valorizzazione

dell’olio, per la conquista di nuovi mercati e per la tutela del consumatore (Curci, 2000).

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L’utilizzo dei suddetti strumenti europei di certificazione dovrà rappresentare,

dunque, un mezzo da utilizzare e non un fine, qualunque sia la strategia di marketing

che si decida di adottare. L’ottenimento del riconoscimento di una produzione di qualità

superiore deve rappresentare il perno sul quale le pubbliche istituzioni dovranno far leva

per attuare un rilancio concreto delle realtà produttive agricole.

Anche la creazione di marchi collettivi locali, potrà rappresentare un elemento di

distinzione delle produzioni, ma solo se inquadrato in una politica globale per il

territorio.

Salvaguardare il comparto olivicolo, può rappresentare una valida strategia nella

politica di sviluppo del territorio, specie nelle aree interne del meridione d’Italia, dove

l’olivicoltura rappresenta l’unica alternativa alla coltivazione estensiva cerealicola.

Risulta, dunque, necessario individuare idonei modelli di sviluppo, compatibili con il

sistema imprenditoriale locale, allo scopo di riportare dei miglioramenti lungo i diversi

livelli della filiera oleicola, ponendo particolare attenzione, non solo alla fase di

produzione, ma, anche, alle fasi di distribuzione e di commercializzazione del prodotto

(La Via, 2002).

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1. IL COMPARTO OLIVO-OLEICOLO NEL MONDO

1.1. L’olivicoltura nel mondo

Nel considerare i dati relativi all’evoluzione del comparto olivicolo nel mondo, si

evince che ci si trova di fronte ad un fenomeno in fase di crescita, sia sotto l’aspetto

quantitativo, sia in termini economici.

Nell’ultimo decennio, infatti, si è assistito ad un progressivo aumento del consumo

di olio di oliva, giustificato sia dalle ultime conferme in campo medico sugli aspetti

salutistici dell’olio di oliva, sia dalle mutate esigenze del consumatore, che ricerca

prodotti alimentari che possano soddisfarlo anche da un punto di vista psico-fisico.

Questo ha contribuito ad incrementare la produzione olivicola; infatti, alle produzioni

realizzate dai tradizionali paesi produttori del bacino Mediterraneo, si sono aggiunti i

volumi prodotti dai paesi considerati come “emergenti”, quali Argentina ed Australia.

Sulla scorta dei dati FAO, da noi elaborati, oggi, la coltivazione dell’olivo è diffusa nel

mondo su una superficie di circa 8.5 milioni di ettari (Tab. 1). Tale dato assume

maggiore rilevanza se si considera che l’incremento, dal 1990 al 2003, è stato pari al

16%.

In particolare, ponendo a confronto i dati relativi al periodo compreso tra gli anni

1990 – 2003, si può notare come nel periodo considerato, in seno all’UE, si è assistito

ad un incremento delle superfici investite pari al 12%. Tale dato trova una sua

spiegazione nell’incremento verificatosi in Portogallo, dove in 13 anni la superficie

olivicola è passata da circa 340 mila ettari a circa 430 mila ettari, registrando un

significativo aumento del 28%. Aumenti si sono verificati anche in Spagna, in Francia

ed in Grecia, le cui quote sono aumentate, rispettivamente, del 16, del 14 e dell’11%.

Relativamente all’Italia, secondo gli ultimi dati FAO, non si sono registrate variazioni

significative, infatti l’incidenza della superficie nazionale olivetata rispetto a quella

totale si è mantenuta quasi del tutto costante, con aliquote pari a 15 – 13%. Per quanto

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riguarda i paesi extraeuropei, merita particolare attenzione la Tunisia, dove la superficie

destinata alle produzione di olive si è triplicata, passando da circa 540 mila ettari (1990)

a 1 milione e 500 mila ettari (2003). In riferimento al Marocco va sottolineato che, dopo

l’incremento di circa il 50% nel decennio 1990 – 2000, si è assistito ad una depressione

nei tre anni successivi di circa il 10%; infatti mentre nel 2000, la superficie marocchina

investita ad olivo rappresentava il 6,5% rispetto alla superficie totale mondiale, nel 2003

la quota subisce una riduzione al 5,8%. Per quanto riguarda gli altri Paesi, in genere, si è

assistito a lievi incrementi, sebbene i valori si mantengano su aliquote non superiori al

20%, fatta eccezione per la Siria (28%).

Nel periodo considerato, la produzione mondiale di olive è aumentata in modo

costante (Tab. 2), passando da circa 11 milioni di tonnellate nel quadriennio 1990-1993

a quasi 16 nel quadriennio 2000-2003, con un incremento del 44%. La produzione

risulta concentrata per oltre il 90% nel Bacino del Mediterraneo, che rappresenta per

tradizione la zona maggiormente evocata per questo tipo di coltivazione. In ambito

europeo sono la Spagna, l’Italia, la Grecia ed il Portogallo, i quattro Paesi più

rappresentativi, che da soli realizzano una produzione che si attesta su valori intorno al

70% rispetto alla produzione di olive mondiale.

In riferimento ai volumi mondiali di olio d’oliva prodotti, anche in questo caso, si

osserva un trend positivo delle produzioni (Tab. 3), che sono passate da 1,88 milioni di

tonnellate del 1990-1993 a circa 2,63 milioni del 2000-2003, mostrando un incremento

percentuale del 40% circa. Dal punto di vista geografico, la distribuzione dell’offerta di

olio di oliva rispecchia, con qualche piccola differenza, quella relativa alla produzione

di olive. I Paesi dell’Unione Europea contribuiscono alla produzione mondiale di olio

con quote percentuali leggermente superiori rispetto alle quote delle olive; la Spagna, ad

esempio contribuisce alla produzione di olive per il 36,3% e fornisce, invece, il 43,3%

di olio. Stessa situazione si osserva in Italia ed in Grecia, dove, grazie all’utilizzo di

cultivar specializzate e di maggiori tecnologie molitorie ed estrattive per l’olivicoltura

da olio, gli apporti percentuali alla produzione risultano più elevati. I dati riportati,

evidenziano come, i paesi europei, ad eccezione del Portogallo, abbiano un’elevata

propensione verso la produzione di olive da olio, a differenza dei paesi arabi (Marocco,

Tunisia, Algeria, Egitto), che mostrano una migliore attitudine alla produzione di olive

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da mensa, come dimostrano i dati relativi al settore. In tal modo trovano conferma gli

sforzi che questi paesi del Mediterraneo stanno operando per affermare una maggiore

competitività della loro olivicoltura.

I dati da noi elaborati sono convalidati, anche, da quelli diffusi dal Consiglio

Oleicolo Internazionale, che, facendo riferimento ai dati provvisori relativi alla

campagna 2003/2004, attribuisce all’UE una quota dell’81% circa ed ai restanti paesi

del Bacino del Mediterraneo una quota pari al 16,5% della produzione mondiale.

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Tabella 1 - Evoluzione delle superfici olivicole nel mondo per principali Paesi (1990 - 2003) (*).

Paesi 1990 2000 2003

000 ha % 000 ha % 000 ha %

Grecia 691 9,3 765,2 9,2 765,0 9,0 100 111 111

Italia 1.134,1 15,3 1.136,6 13,7 1.140,7 13,3 100 100 101

Portogallo 337,2 4,5 369,2 4,5 430,0 5,0 100 109 128

Spagna 2.064,0 27,8 2.300,0 27,8 2400,0 28,0 100 111 116

Francia 15,4 0,2 15,6 0,2 17,5 0,2 100 101 114

UE 4.248,0 57,4 4.594,3 55,5 4.761,8 55,7 100 108 112

Algeria 170,2 2,3 168,1 2,0 178,0 2,1 100 99 105

Marocco 365,0 5,0 540,0 6,5 500,0 5,8 100 148 137

Siria 391,2 5,3 478,0 5,8 499,0 5,8 100 122 128,0

Tunisia 537,3 18,8 1.387,2 16,7 1.500,0 17,5 100 258 279

Turchia 537,3 7,3 594,1 7,2 597,0 7,0 100 111 111

Totale 7.405,8 100,0 8.282,1 100,0 8.555,0 100,0 100 112 116

(*) Fonte: elaborazioni su dati FAO.

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Tabella 2 - Evoluzione della produzione di olive nel mondo per principali Paesi (1990 - 2003) (*).

Paesi 1990-1993 2000-2003

000 t % 000 t %

Grecia 1.640,7 15,0 2.374,2 15,0 100 145

Italia 2.554,4 23,3 3.024,0 19,1 100 118

Portogallo 261,6 2,4 262,7 1,7 100 100

Spagna 3.085,1 28,2 5.748,6 36,3 100 186

Francia 11,9 0,1 20,2 0,10 100 170

UE 7.566,0 69,1 11.449,6 72,3 100 151

Algeria 184,3 1,7 254,3 1,6 100 138

Marocco 436,0 4,0 436,3 2,7 100 100

Siria 382,8 3,5 382,8 2,4 100 100

Tunisia 968,7 8,8 337,5 2,1 100 35

Turchia 760,0 7,0 1.225,0 7,7 100 161

Totale 10.946,0 100,0 5.820,2 100,0 100 144 (*) Fonte: elaborazione su dati FAO.

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Tabella 3 - Evoluzione della produzione di olio nel mondo per principali Paesi (1990 - 2003) (*).

Paesi 1990-1993 2000-2003 000 t % 000 t %

Grecia 313,5 16,6 403,6 15,3 100 129

Italia 487,3 25,8 551,5 21,0 100 113

Portogallo 34,6 1,8 30,1 1,2 100 87

Spagna 601,2 31,8 1.138,5 43,3 100 189

Francia 2,1 0,1 3,5 0,1 100 166

UE 1.440,3 76,4 2.130,5 81,0 100 148

Algeria 25,9 1,4 37,6 1,4 100 154

Marocco 52,0 2,7 48,7 1,8 100 94

Siria 72,0 3,8 147,7 5,6 100 205

Tunisia 190,0 10,0 67,5 2,6 100 35

Turchia 61,5 3,3 120,0 4,6 100 195

Totale 1.885,4 100,0 2.629,5 100,0 100 139 (*) Fonte: elaborazioni su dati FAO.

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Consumi di olio di oliva

I consumi mondiali di olio di oliva sono passati da 1,8 milioni di tonnellate del

1990-1993 a circa 2,6 milioni del 2000-2003, mostrando un incremento percentuale del

43% (Tab. 4). La crescita, come si evince dai dati forniti dal COI, ha interessato tutti i

principali Paesi produttori, anche se, significativi sviluppi, si osservano nelle aree non

produttrici (Australia, USA), o nelle zone caratterizzate, fino a qualche anno fa, da

deboli produzioni (Turchia).

In ambito europeo, emerge come Italia e Portogallo, pur essendo ottimi

produttori, non riescano a garantire il fabbisogno interno e debbano ricorrere a volumi

provenienti da altri stati. I consumi medi nazionali, infatti, si aggirano intorno a 740

mila tonnellate, mentre le produzioni assumono valori di 550 mila tonnellate,

mostrando un deficit produttivo. Nel caso della Spagna o della Grecia, la situazione è

diversa, in quanto, i volumi consumati sono inferiori rispetto alle produzioni realizzate.

Tanto per riportare un esempio numerico, in Spagna, la produzione di olio è di circa

1,1 milioni di tonnellate, mentre i consumi medi si attestano intorno a 610 mila

tonnellate, questo dimostra una significativa capacità di autoapprovvigionamento da

parte dello stato spagnolo.

A questi paesi seguono, con consumi minori, la Siria (103 mila tonnellate), il

Marocco (57 mila), la Turchia (56 mila), l’Algeria (26 mila).

Grazie alle azioni di sensibilizzazione e di divulgazione delle proprietà nutrizionali

e biologiche dell’olio di oliva da parte di medici ed esperti, nel corso degli anni, ai

paesi consumatori abituali del prodotto, se ne sono aggiunti altri, come Stati Uniti ed

Australia. In queste aree, infatti, i volumi consumati sono passati, rispettivamente, da

circa 97 e 14 mila tonnellate nel periodo 1990-1993 a circa 192 e 30 mila tonnellate nel

quadriennio 2000-2003, mostrando un incremento percentuale rispettivamente del 100

e del 105%.

Il trend positivo che sta caratterizzando, in questi anni, l’evoluzione del consumo

di olio di oliva, deve portare, da una parte ad una sempre maggiore divulgazione delle

proprietà biologiche, nutrizionali e salutistiche dell’olio e dall’altra deve spingere gli

olivicoltori ad orientare i propri sforzi verso una produzione di qualità e verso un

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migliore controllo delle operazioni che consentono di ottenere prodotti eccellenti

(Curci, 2000).

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Tabella 4 - Evoluzione del consumo di olio di oliva nel mondo per principali Paesi (1990 - 2003) (*).

Paesi 1990-1993 2000-2003 000 t % 000 t %

Grecia 200,0 10,8 270,0 10,2 100 135

Italia 626,0 33,8 745,0 28,2 100 119

Portogallo 45,2 2,4 59,7 2,3 100 132

Spagna 414,0 22,3 615,5 23,3 100 149

Francia 37,6 2,0 94,1 3,6 100 250

UE 1.352,5 73,0 1.891,4 71,6 100 140

Algeria 22,3 1,2 26,5 1,0 100 119

Marocco 43,0 2,3 57,5 2,2 100 134

Siria 66,0 3,6 103,0 3,9 100 156

Tunisia 58,0 3,1 44,0 1,7 100 76

Turchia 52,3 2,8 56,0 2,1 100 107,0

Australia 14,6 0,8 30,0 1,1 100 205,0

USA 96,7 5,2 192,0 7,3 100 199

Totale 1.853,1 100,0 2.642,3 100,0 100 143 (*) Fonte: elaborazioni su dati COI.

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Scambi commerciali

Il commercio internazionale genera un flusso import-export che, nel periodo

considerato, mostra un significativo incremento pari ad una quota percentuale,

rispettivamente del 23 e del 46%. Sulla base di quanto da noi elaborato, tenendo conto

dei dati COI relativi al quadriennio 2000-2003, emerge come l’export mondiale venga

realizzato per circa il 67% dall’Unione Europea, per il 13% dalla Tunisia e per il

12,6% dalla Turchia (Tab. 5).

Nell’ambito dell’Unione Europea, Italia e Spagna costituiscono i principali paesi

esportatori, con quote, rispettivamente, del 39% e del 22%. Si può affermare che,

l’andamento dell’export, stia attraversando una fase di significativa crescita e risulta

correlato con l’andamento, anche in questo caso crescente, delle produzioni. Il

fenomeno trova una sua giustificazione nel fatto che, il consumo nei paesi europei ha

raggiunto, da tempo, livelli elevati e non registra significati incrementi (Bacarella et al.

, 2001), per cui la produzione in più viene destinata a quei paesi che da soli non

riescono a soddisfare le proprie richieste di olio di oliva.

Tra i paesi importatori, gli USA rappresentano sicuramente il mercato più ampio,

con una quota pari a circa il 40% del totale (Tab. 6). L’incremento delle importazioni

americane, non dovrebbe essere visto solo come conseguenza dell’aumento delle

quantità di olio prodotte in altre aree, ma anche in termini qualitativi, considerando che

la richiesta di oli di oliva vergine o extra-vergine ha ormai raggiunto circa il 44%

dell’importazioni del paese (Bacarella et al., 2001). Altri paesi importatori sono il

Giappone, l’Australia, il Canada ed il Brasile, che singolarmente incidono con quote

intorno al 4-6% e nel complesso rappresentano circa il 22% dell’import mondiale.

Durante il decennio precedente, l’Italia ha incrementato i propri flussi commerciali

di olio di oliva con l’estero, sia per quanto riguarda le importazioni, sia per le

esportazioni. Infatti, secondo i dati del Consiglio Oleicolo Internazionale relativi al

periodo compreso tra il 2000 e il 2003, i quantitativi importati dall’Italia rappresentano

una quota del 79.8% rispetto all’importazioni realizzate in ambito UE e una quota del

15% su quelle mondiali. Per quanto riguarda, invece, l’export, l’Italia incide per il 58%

sull’esportazione dell’UE e per il 39% su quella del mondo.

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I flussi di scambio più rappresentativi sono, dunque, quelli che partendo dall’Italia

e dalla Spagna si dirigono verso Stati Uniti, Giappone, Brasile, Canada, Australia e

quelli che dalla Tunisia e Turchia si muovono verso l’UE. In questa particolare

situazione, quindi, l’Unione Europea si conferma principale area produttrice,

esportatrice ed importatrice, con un’incidenza in quest’ultimo caso pari a circa il 19%

sull’import mondiale.

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Tabella 5 - Andamento delle esportazioni di olio di oliva nel mondo per principali Paesi (1990 - 2003) (*).

Paesi 1990-1993 2000-2003 000 t % 000 t %

Grecia 9,6 3,0 11,3 2,3 100 118

Italia 88,1 26,8 187,7 39,0 100 213

Portogallo 7,6 2,3 15,6 3,2 100 205

Spagna 58,7 17,8 104,0 21,6 100 177

Francia 1,0 0,3 1,4 0,3 100 140

UE 166,0 50,4 321,0 66,7 100 193

Marocco 1,8 0,5 1,8 0,4 100 100

Siria 0,0 0 17,6 3,7 100

Tunisia 136,5 41,5 64,3 13,3 100 47

Turchia 8,8 2,7 60,5 12,6 100

USA 4,0 1,2 4,9 1,0 100 122

Totale 329,1 100,0 481,4 100,0 100 146 (*) Fonte: elaborazioni su dati COI.

18

Tabella 6 - Andamento delle importazioni di olio di oliva nel mondo per principali Paesi (1990 - 2003) (*).

Paesi 1990-1993 2000-2003 000 t % 000 t %

Italia 85,7 25,3 73,0 14,9 100 85

Spagna 31,2 9,2 18,1 3,7 100 58

Francia 10,0 3,0 0,3 0,1 100

UE 128,8 38,0 91,5 18,7 100 71

Brasile 14,0 4,1 22,1 4,5 100 158

Canada 11,3 3,3 24,5 5,0 100 217

Giappone 5,0 1,5 31,5 6,4 100 630

Australia 14,8 4,4 28,9 5,9 100 195

USA 99,4 29,3 196,8 40,2 100 198

Totale 339,4 100,0 490,0 100,0 100 123 (*) Fonte: elaborazioni su dati COI.

19

1.2. L’olivicoltura in Italia

La tradizione olivicola nazionale trova riscontro nell’elevato numero di aziende che

fanno della coltivazione dell’olivo, il loro principale ordinamento produttivo. Secondo

i dati rilevati dal V° Censimento sull’ Agricoltura forniti dall’ ISTAT, in Italia, le

aziende con orientamento olivicolo, sono circa 1 milione e 160 mila e risultano

distribuite su tutto il territorio, sebbene il comparto assumi una maggiore rilevanza

nelle zone meridionali della penisola. Nella tabella 7, è riportato il numero di aziende e

la superficie investita ad olivo rispetto al totale, per classe di ampiezza.

Dai dati da noi elaborati, emerge che le aziende olivicole che caratterizzano il

territorio nazionale sono quelle con estensione superficiale inferiore ai 2 ettari. Le

classi di ampiezza più rappresentative sono, infatti, quella inferiore ad 1 ettaro e quella

compresa tra 1 e 2 ettari, che, complessivamente, ricoprono una quota percentuale del

95% circa sul totale delle aziende olivicole rilevate. La quota incisiva delle altre classi

di ampiezza rispetto al totale, risulta del tutto irrilevante, man mano si passi ad

estensioni superficiali maggiori.

I dati riportati, rappresentano un importante elemento di riflessione su come

l’olivicoltura nazionale si rilevi fortemente frammentata.

20

Tabella 7 - Consistenza del numero e delle superfici delle aziende olivicole per classi di ampiezza in Italia (*).

Classe di ampiezza

2003

N % Superficie Totale (ha) % SAU (ha)

(**) %

< 1 972.537 83,6 465.883 49,1 402.053 77,8

1,00 - 1,99 133.610 11,5 170.653 18,0 86.016 16,7

2,00 - 4,99 44.852 3,9 131.409 13,8 22.844 4,4

5,00 - 9,99 9.095 0,8 60.810 6,4 4.138 0,8

10,00 - 19,99 2.590 0,2 34.760 3,7 1.097 0,3

20,00 - 49,99 816 0,0 23.710 2,5 3,4 0,0

>50,00 220 0,0 62.167 6,5 1,3 0,0

Totale 1.163.793 100,0 949.392 100,0 516.608 100,0

(*) Fonte: nostre elaborazioni su dati tratti dal V Censimento Generale dell'Agricoltura, a cura dell'ISTAT. (**) Superficie Agricola Utilizzata.

21

Sulla base dei dati ISTAT da noi elaborati, è possibile definire uno scenario

della produzione olivicola italiana, riportando a grandi linee l’evoluzione del

comparto, che ha caratterizzato la penisola negli ultimi 13 anni, sia in termini di

superficie oliveteta, che di produzione olivicola-olearia realizzata.

Le superfici olivicole italiane, si estendono su una superficie pari a circa 1.140

milioni di ettari (2003) e sono diffuse principalmente nelle regioni meridionali ed

insulari della penisola. (Tab. 8), mostrando, nel periodo di tempo considerato, un

andamento pressochè costante in quasi tutte le principali regioni, eccezion fatta

per la Sicilia, dove si rileva un leggero decremento del 4%.

Facendo riferimento ai dati elaborati, emerge che la Puglia, con il 32% della

superficie olivetata, detiene il primato nazionale. Segue la Calabria, con una quota

del 16% e, quindi, la Sicilia, che rappresenta la terza regione produttrice con il

14% della superficie olivicola nazionale.

Per quanto attiene alla produzione italiana di olive (Tab. 9), si osserva come la

stessa sia caratterizzata, negli ultimi 13 anni, da un incremento del 16%. Gli

aumenti produttivi rilevati sono dovuti, certamente, sia alla più razionale gestione

tecnica degli oliveti, sia all’introduzione di più efficienti tecnologie di estrazione e

di lavorazione degli oli (La Via, 2002).

Dal punto di vista geografico, la produzione olivicola risulta concentrata, per

quasi il 90%, nelle regioni meridionali. Le principali regioni produttrici sono la

Puglia, che incide per quasi il 37% sulla produzione nazionale; la Calabria, con

una quota del 30% e la Sicilia, che incide per circa l’8% sull’offerta nazionale.

Prendendo in considerazione la produzione di olio, si rileva come, anche in

questo caso, la stessa sia caratterizzata da un andamento positivo (Tab. 10). Negli

ultimi 13 anni, infatti, si osserva un incremento del 18%, giustificato, in

particolare, dal notevole aumento delle produzioni, pari al 77%, che caratterizza la

Calabria. Nonostante i dati rilevati, comunque, è la Puglia a confermare il suo

primato come principale regione produttrice, visto che ricopre quasi il 38%

dell’offerta nazionale. Seguono la Calabria e la Sicilia, che contribuiscono

rispettivamente con il 31 e l’8% circa, alla produzione nazionale. Dai dati fin qui

esposti, emerge una scarsa performance della Sicilia, che conferma il basso livello

competitivo dell’isola. Il divario esistente risulta, comunque, giustificabile, se si

22

tiene conto della differente morfologia e struttura dei terreni siciliani e della

gestione più razionale degli oliveti nelle altre regioni meridionali (La Via, 2002).

23

Tabella 8 - Evoluzione delle superfici olivicole per principali regioni in Italia (1990 - 2003) (*).

Regioni 1990 2000 2003

000 ha % 000 ha % 000 ha %

Calabria 178,3 15,7 182,8 16,1 183,6 16,1 100 102 103

Puglia 359,7 31,7 361,6 31,8 366,5 32,1 100 100 102

Sicilia 165,5 14,6 155,3 13,7 159,1 14,0 100 94 96 Mezzogiorno (**) 911,4 80,4 891,2 78,4 905,0 79,3

100 98 99

Italia 1.134,20 100,0 1.136,0 100,0 1.140,0 100,0 100 100 100 (*) Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.

(**) Mezzogiorno: Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna, Campania, Basilicata, Abruzzo.

24

Tabella 9 - Evoluzione della produzione di olive per principali regioni in Italia (1990 - 2003) (*).

Regioni 1990-93 2000-2003 000 t % 000 t %

Calabria 521,5 19 925,3 29,5 100 177

Puglia 1.118,3 42 1.167,80 37,3 100 104

Sicilia 303,5 11 255,6 8,2 100 84

Mezzogiorno (**) 2.363,8 88 2.773,50 88,6 100 117

Italia 2.683,5 100,0 3.131,5 100,0 100 116

(*) Fonte: elaborazioni su dati ISTAT. (**) Mezzogiorno: Puglia, Calabria Sicilia, Sardegna, Campania, Basilicata, Abruzzo.

Tabella 10 - Evoluzione della produzione di olio per principali regioni in Italia (1990 - 2003) (*).

Regioni 1990-93 2000-2003

000 t % 000 t % Calabria 99,8 20,7 176,9 31,0 100 177

Puglia 211,8 45,9 215,10 37,7

100 101

Sicilia 48,7 10,1 43,7 7,7

100 90

Mezzogiorno (**) 430,0 89,1 510,30 89,6

100 118

Italia 482,8 100,0 569,7 100,0 100 118 (*) Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.

(**) Mezzogiorno: Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna, Campania, Basilicata, Abruzzo.

25

Secondo alcune indagini svolte dall’Ismea (2004), relativamente alla

campagna 2004/2005, le condizioni climatiche favorevoli (temperature e

precipitazioni adeguate), hanno favorito una buona fioritura e quindi una buona

allegagione. Naturalmente la situazione dello stato dell’olivicoltura presenta delle

differenze territoriali dovute, sia alle caratteristiche strutturali degli impianti (età,

varietà utilizzata), sia alle modalità di conduzioni degli stessi (tipo di

concimazione, potatura, eventuali sistemi di irrigazione adottati).

In particolare nelle province pugliesi, alcuni eventi climatici sfavorevoli,

hanno compromesso la fase di allegagione, favorendo il fenomeno della colatura,

cioè la caduta dei fiori. Inoltre, la situazione climatica irregolare sta favorendo lo

sviluppo di insetti e parassiti dell’olivo, come la tignola, la cocciniglia, e con il

tempo le produzioni potrebbero essere pregiudicate dall’insorgere di attacchi della

mosca olearia.

In Calabria si registra un buon livello di fioritura, grazie alle discrete

precipitazioni che si sono verificate durante la fase di pre-fioritura; comunque il

livello di allegaggione è al di sotto delle aspettative. Nel complesso si stima un

calo produttivo, dovuto sostanzialmente dall’annata di scarica.

La situazione delle province della Campania è, in genere, caratterizzata da un

ottimo livello di fioritura e da una buona fase di allegagione, compromessa in

parte dalle precipitazioni che hanno comportato un conseguente aumento

dell’umidità. L’Ismea stima, comunque, un incremento produttivo rispetto alla

campagna precedente.

La Sardegna, nel complesso, presenta un ottimo livello di fioritura in tutte le

zone olivicole, favorita dalle abbondanti precipitazioni che hanno caratterizzato lo

scorso periodo autunnale e che hanno consentito ai terreni di immagazzinare

elevate risorse idriche. Il livello di allegagione, però, non risulta omogeneo in

tutta l’isola. Il livello produttivo medio, comunque, non sembra essere

compromesso ed al momento l’Ismea stima un leggero incremento produttivo

rispetto alla campagna precedente.

In Abruzzo l’andamento della fioritura è stato ottimo, grazie alle

precipitazioni, alle basse temperature e al fenomeno dell’alternanza produttiva.

Sebbene il livello di allegagione non abbia risposto alle aspettative, lo si può,

26

comunque, considerare sufficiente. Si registrano, al contempo, attacchi parassitari,

ma nel complesso si stima un incremento della produzione rispetto alla campagna

precedente.

La Basilicata si caratterizza per un ottimo livello di fioritura ed una buona

allegagione, favorite entrambe dalle buone condizioni climatiche. In ogni caso,

però, allo stato attuale si può prevedere un calo produttivo dovuto ai probabili

attacchi parassitari, che potrebbero compromettere il livello produttivo della

campagna.

Le province siciliane sembrano caratterizzate da una buona fioritura e da

un’altrettanto buona allegagione dovute, sia alle favorevoli condizioni climatiche,

sia al fenomeno dell’alternanza produttiva, visto che, per la prossima annata, è

prevista una fase di carica.

1.3. L’olivicoltura in Sicilia

La Sicilia esprime un patrimonio varietale olivicolo complesso, favorito dalla

compresenza di ambienti pedo-climatici diversificati a seconda dei singoli areali

produttivi.

Nell’isola, secondo gli ultimi dati ISTAT (Tab. 11), la superficie destinata alla

coltivazione dell’olivo di estende per circa 160 mila ettari di cui circa il 75%

ricade nelle province di Palermo, Trapani, Messina, Agrigento ed Enna.

Relativamente alla produzione di olive (Tab. 12), su un totale di 274 mila

tonnellate, circa l’80% (216 mila tonnellate) viene realizzato dalle province di

Catania, Palermo, Trapani, Agrigento, Messina, zone che, grazie alle particolari

caratteristiche orografiche e alle cultivar utilizzate, risultano maggiormente vocate

alla coltivazione dell’ulivo.

Le stesse risultano, pertanto, le principali province produttrici ed insieme

forniscono circa 38 mila tonnellate di olio, pari all’80% del totale di olio prodotto

sull’isola (Tab. 13).

27

Al fine di individuare ulteriori elementi di caratterizzazione delle produzioni

oleicole siciliane, si sono poste a confronto le produzioni medie realizzate per

singola provincia, con le corrispondenti superfici coltivate. Da tale rapporto, si

evince che le rese medie per ettaro risultano più elevate in provincia di Catania

(2.8 ton/ha), grazie all’esistenza di appezzamenti olivicoli irrigui, mentre la resa

media più bassa si riscontra in provincia di Enna (0.9 ton/ha), dove sono

maggiormente diffusi appezzamenti non irrigati, ma gestiti in asciutto.

L’ottenimento di rese maggiori potrebbe spiegare perché, la provincia di

Catania, nonostante abbia una consistenza superficiale tra le più basse (8,5% sul

totale regionale), si ritrovi tra le cinque province più produttive, mentre la

provincia di Enna, pur avendo una consistenza superficiale significativa (10% sul

totale regionale) non raggiunga consistenze equivalenti in termini produttivi.

28

Tabella 11 - Consistenza delle superfici olivicole in Sicilia per province (*).

Province 2003

ha %

Catania 13,513 8,5

Palermo 22,800 14,4

Trapani 19,000 12,0

Ragusa 6,400 4,0

Agrigento 25,400 16,0

Siracusa 11,200 7,1

Messina 35,122 22,2

Caltanissetta 8,690 5,5

Enna 16,244 10,3

Sicilia 158,369 100,0 (*) Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.

29

Tabella 12 - Consistenza delle produzioni di olive in Sicilia per province (*).

Province 2000-2003

t %

Catania 37,375 13,6

Palermo 40,850 15,0

Trapani 36,225 13,2

Ragusa 12,837 4,7

Agrigento 63,400 23,2

Siracusa 19,800 7,2

Messina 38,88 14,2

Caltanissetta 10,562 3,8

Enna 14,1 5,1

Sicilia 274,105 100,0 (*) Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.

Tabella 13 - Consistenza delle produzioni di olio in Sicilia per province (*).

Province 2000-2003 t %

Catania 7,000 14,7

Palermo 8,423 17,6

Trapani 6,215 13,0

Ragusa 2,265 4,8

Agrigento 9,375 19,6

Siracusa 2,910 6,1

Messina 7,277 15,2

Caltanissetta 1,920 4,1

Enna 2,302 4,9

Sicilia 47,936 100,0 (*) Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.

30

2. LA NORMATIVA EUROPEA IN MATERIA DI OLIO DI OLIVA

Nel corso degli anni, la politica attuata dall’Unione Europea nel settore

oleario, ha manifestato degli effetti, sia sulla produzione, sia sul consumo, che nel

complesso possono considerarsi abbastanza contrastanti. Infatti, mentre fino agli

anni ottanta, la politica di sostegno ai prezzi di produzione non ha portato, né ad

una ristrutturazione e/o ammodernamento dei vecchi impianti olivicoli, né ad un

miglioramento delle tecniche di coltivazione, di contro, la politica di aiuto al

consumo, riducendo il differenziale di prezzo tra olio di semi ed olio di oliva, ha

favorito il consumo di quest’ultimo.

La politica comunitaria nel corso del tempo, ha mutato in modo significativo il

proprio assetto, gli strumenti di intervento, le strategie e questo ha avuto i suoi

riflessi anche nel comparto olivicolo-oleario (Bacarella et al., 2001).

2.1. Organizzazione Comune di Mercato del comparto olivicolo

L’Organizzazione Comune di Mercato dell’olio di oliva può essere ricondotta

all’introduzione del Regolamento CE n° 136/66, rimasto in vigore fino al 30

ottobre 1998. Per far fronte, infatti, alle mutate condizioni economiche, al

progresso tecnico e scientifico, alle nuove richieste ed esigenze dell’esterno, nel

corso degli anni, il suddetto Regolamento ha subito delle modifiche ed

integrazioni, fino all’approvazione della “riforma ponte”, con il Reg. CE n.

1638/98.

In un primo momento, l’obiettivo della Comunità Europea era quello di

trovare un sistema normativo che potesse, da una parte, sostenere il reddito dei

produttori e, dall’altra, mantenere un adeguato livello di consumo dell’olio di

oliva. Gli strumenti di cui si avvaleva la CE, per poter raggiungere il proprio

31

obiettivo, si concretizzavano nella fissazione di prezzi istituzionali, per agire sulla

formazione dei prezzi sul mercato e nella concessione di aiuti, con i quali si

mirava a sostenere il livello del reddito degli imprenditori, con conseguente

stabilizzazione dei consumi.

In sintesi, gli aspetti introdotti dal Reg. CE 136/66, erano riconducibili a :

� aiuti alla produzione;

� aiuti al consumo;

� aiuti allo stoccaggio;

� aiuti alla costituzione di associazioni di produttori;

� azioni di miglioramento della qualità, di informazione e

promozione;

� azioni di regolarizzazione degli scambi e di difesa della

produzione comunitaria.

In seguito alla crescita della spesa per il sostegno alla produzione dell’olio di

oliva, dovuta all’incremento delle produzioni nei principali paesi produttori, viene

emanato il Regolamento CE n° 1915/87 che introduce il Quantitativo Massimo

Garantito (QMG). Il superamento del QMG comportava una riduzione, sia degli

aiuti, sia del prezzo minimo garantito sul mercato.

Nel giugno 1998, con il Regolamento CE n. 1638/98, viene approvata la

“riforma ponte”, la cui attuazione avrebbe dovuto guidare transitoriamente il

settore per tre anni fino al 2001. La riforma ponte, si muove nella direzione di

rafforzare la competitività del settore, migliorando l’equilibrio tra domanda ed

offerta ed incrementando le politiche rivolte all’ottenimento di produzioni di

elevata qualità, ponendo l’attenzione su processi produttivi, di conservazione e di

valorizzazione delle risorse ambientali e territoriali delle zone oleicole. La nuova

normativa, introdotta con la riforma del 1998, ha sancito l’abolizione del prezzo

d’intervento e del prezzo rappresentativo di mercato, mantenendo soltanto il

prezzo indicativo alla produzione. L’entità dell’aiuto alla produzione viene fissato

ad un valore di 132,25 ECU/q.le di olio prodotto; in questo modo, la distinzione

esistente prima del 1998 tra piccoli produttori (produzioni inferiori o uguali a 500

Kg di olio/anno) e grandi produttori (produzioni maggiori di 500 Kg di olio/anno)

viene eliminata a causa delle difficoltà riscontrate nella fase di controllo.

32

Contestualmente, per evitare i costi connessi alla gestione degli stoccaggi,

viene sostituito il regime d’intervento all’ammasso pubblico con il regime di aiuti

allo stoccaggio privato, da concedere alla associazioni di produttori che si

impegnano, al verificarsi di particolari condizioni di mercato, a non

commercializzare il prodotto per un certo periodo di tempo. La soppressione

dell’intervento all’ammasso pubblico, comporta una perdita di garanzia nella

vendita del prodotto agli organismi ammassatori. Sarà il mercato a collocare il

prodotto ed a stabilire il prezzo in base alla qualità e alla tipicità del prodotto

stesso. L’aiuto allo stoccaggio privato (al massimo pari a 166,4 euro/q.le), scatta

nel momento in cui il prezzo medio del mercato dovesse scendere, per un certo

periodo di tempo, al di sotto del 95% dell’ultimo prezzo d’intervento pari a

175,16 euro/q.le.

Tabella 14-Prezzi istituzionali dell’OCM dell’olio di oliva

(valori in ECU/euro/q.le) (*).

Regimi di prezzi e di sostegno alla produzione

1994/1995 1995/1996

1997/1998

1998/1999

2002/2003

Prezzo indicativo 318 384 383,77

Prezzo d’intervento 162 186 abolito

Prezzo rappresentativo di mercato

190 230 251,2

Aiuto alla produzione 118 142,2 132,25

Aiuto al consumo 10 12 abolito

(*) Fonte: Ai sensi del regolamento CE n. 1638/98.

La “riforma ponte” del 1998, ha introdotto due vincoli per ciò che concerne

l’aiuto alla produzione, che sono:

� il Quantitativo Massimo Garantito (QMG) ripartito in Quantità

Nazionali Garantite (QNG), assegnati ai paesi produttori;

� la limitazione dell’aiuto assegnato agli oliveti esistenti al 1°

maggio 1998, a partire dalla campagna 2003/04.

33

Il quantitativo Massimo Garantito all’interno dell’UE, pari a 1.777.261

tonnellate, ha registrato un incremento del 31% rispetto alla situazione precedente

ed è stato ripartito in singole Quote Nazionali Garantite (QNG), allo scopo di

responsabilizzare maggiormente i produttori riguardo agli aumenti di produzione

(Tab. 15). Il superamento della QNG da parte di uno Stato comunitario comporta

una riduzione dell’aiuto proporzionale all’entità dell’eccedenza produttiva

riscontrata e finisce per penalizzare, quindi, gli stati che sforano le quote

produttive assegnate loro. Molto importante risulta essere il cosiddetto

meccanismo di “riporto” che tiene conto della caratteristica “alternanza” della

produzione olivicola. Se, infatti, in una campagna olivicola, la produzione dovesse

risultare inferiore all’effettiva quota nazionale, lo Stato membro ha la facoltà di

riportare l’80% della quota non utilizzata alla campagna successiva; il restante

20% viene utilizzato da tutti gli Stati che hanno superato la propria quota

nazionale.

Tabella 15 – Quantitativi Nazionali Garantiti (QNG)

per singolo Stato membro (*).

Stato Membro Tonnellate %

Spagna 760.027 42.8

Italia 543.164 30.6

Grecia 419.529 23.6

Portogallo 51.244 2.9

Francia 3.297 0.2

Totale 1.777.261 100.0

(*) Fonte: Ai sensi del Regolamento CE n. 1638/98.

Tra le novità previste dal suddetto Regolamento va, inoltre, riportata

l’introduzione di un ulteriore vincolo riguardante l’aiuto alla produzione che non

può essere più concesso ad oliveti impiantati dopo il 1° maggio 1998; anche tale

misura è volta a stabilizzare la produzione ed ad evitare eccedenze. Agli Stati

34

membri è stato concesso di derogare a tale vincolo solo nel caso di riconversione

di vecchi impianti o per la realizzazione di nuovi impianti inquadrati nell’ambito

di programmi autorizzati dalla Commissione.

Altro cambiamento della “riforma ponte”è data dalla Decisione della

Commissione n° 658 del 10 agosto 2001, che definisce le norme per la

concessione dell’aiuto alla produzione per le olive da tavola in Italia.1

La riforma prevede la predisposizione di un Sistema d’Informazione

Geografica (SIG) che, attraverso foto aeree consentirà una maggiore capacità di

analisi e di controllo nel settore, superando il sistema del catasto olivicolo. A

decorrere dal 1° novembre 2003, gli alberi di olivo non registrati nel SIG e la

relativa produzione, non usufruiranno dell’aiuto alla produzione nell’ambito

dell’OCM.

Ai sensi del Regolamento CE n. 2366/98 del Consiglio, a partire dalla

campagna di commercializzazione 1998/99, i frantoi riconosciuti devono essere

dotati di un sistema automatico di pesatura delle olive e di registrazione del peso.

A decorrere della stessa campagna deve, inoltre, essere tenuta una contabilità

contenente informazioni circa le quantità di olive entrate, le quantità di olive

triturate e le quantità di olio ottenute, nonché i particolari relativi alla destinazione

dell’olio di oliva uscito dal frantoio.

Con il Regolamento CE n. 1513/2001, in vigore dal 1° novembre 2001, si è

proceduto ad una parziale riclassificazione delle tipologie degli oli provenienti

dall’oliva (Tab. 16). In particolare, il limite di acidità per classificare un olio di

oliva come “extra-vergine” è stato diminuito ed è stata eliminata la categoria

dell’”olio di oliva vergine corrente”, inglobata nella categoria dell’”olio di oliva

lampante”. E’ stata prevista, inoltre, la possibilità di poter definire alcune

1 L’aiuto è concesso ai produttori che coltivano le olive da tavola nel territorio italiano, che le

vendono ad una struttura di trasformazione riconosciuta e che rilascia copia della fattura di

acquisto delle olive. Per il calcolo dell’aiuto unitario per le olive da tavola e ai fini della gestione

del QNG dell’olio di oliva, 100 Kg di olive trasformate vengono considerate equivalenti a 13 Kg

di olio di oliva. Il peso che deve essere preso in considerazione per la determinazione dell’aiuto

deve riferirsi al peso netto sgocciolato delle olive intere trasformate.

35

menzioni facoltative da utilizzare in etichetta, nonché di specificare in etichetta le

miscele di olio di oliva con altri grassi vegetali.

Tabella 16 – Descrizione e classificazione degli oli di oliva e di sansa (*).

Denominazione Caratteristiche Acidità libera (% di acido oleico)

Oli di oliva vergini Oli ottenuti dal frutto dell’olivosoltanto mediante processi meccanici o altri processi fisici, in condizioni che non causano alterazioni dell’olio e che non hanno subito alcun trattamento diverso dal lavaggio, dalla decantazione, dalla centrifugazione, dalla filtrazione. Rimangono esclusi gli oli ottenuti mediante solvente o coadiuvanti ad azione chimica o biochimica o con processi di riesterificazione o di miscela con oli di altra natura.

a) Olio extra-vergine di oliva

massimo 0.8 g di acido oleico/100 g di olio

b) Olio di oliva vergine

massimo 2 g di acido oleico/100 g di olio

c) Olio di oliva lampante

superiore a 2 g di acido oleico/100 g di olio.

Olio di oliva raffinato

Olio ottenuto dalla raffinazione dell’olio di oliva vergine.

Non superiore a 0.3 g di acido oleico/100 g di olio

Olio di oliva – composto di oli di oliva raffinati e di oli di oliva vergini

Olio ottenuto dal taglio di olio di oliva raffinato con olio di oliva vergine diverso dall’olio lampante

Non superiore a 1 g di acido oleico/100 g di olio

Olio di sansa di oliva greggio

Olio ottenuto dalla sansa di oliva mediante trattamento con solventi o mediante processi fisici, oppure olio corrispondente all’olio di oliva lampante, fatte salve talune specifiche caratteristiche. Rimane escluso l’olio ottenuto attraverso la riesterificazione e le miscele con oli di altra natura ed avente le altre caratteristiche conformi a quelle previste per questa categoria.

Olio di sansa di oliva raffinato

Olio ottenuto dalla raffinazione dell’olio di sansa di oliva greggio

Non superiore a 0.3 g di acido oleico/100 g di olio.

Olio di sansa di oliva Olio ottenuto dal taglio di olio di sansa di oliva raffinato e di olio di oliva vergine diverso dall’olio lampante.

Non superiore a 1 g di acido oleico/100 g di olio

(*)Fonte: Ai sensi del Regolamento CE n. 1513/2001.

36

Le diverse realtà produttive ed organizzative dei vari paesi produttori di olio di

oliva, non hanno consentito di predisporre una definitiva riforma dell’OCM del

comparto, ma soltanto una proroga della riforma ponte, fino alla campagna

2003/004 (Regolamento CE 1513/2001). Dal novembre 2003 si dovrebbe

procedere ad un esame globale del settore al fine di sviluppare una riforma di più

vasta portata, che dovrebbe partire dalla campagna 2004/05.

Le modifiche apportate dal Reg. CE n° 1513/01, prevedono che, a partire dal

1° novembre 2003, l’aiuto alla produzione, rimasto fissato a 132 euro/q.le di olio

prodotto, sarà concesso solo agli oliveti o all’olio proveniente da alberi di olivo

corrispondenti a superfici registrati in un Sistema d’Informazione Geografica

(SIG). Inoltre, dal 1° novembre 2002, gli Stati membri possono destinare una

quota degli aiuti alla produzione al finanziamento di attività che riguardano:

� il controllo e la gestione amministrativa del settore e del mercato

dell’olio di oliva e delle olive da tavola;

� il miglioramento dell’impatto ambientale dell’olivicoltura;

� il miglioramento della qualità della produzione di olio di oliva e di olive

da tavola;

� il sistema di tracciabilità, certificazione e tutela della qualità dell’olio di

oliva e delle olive da tavola.

2.3. La politica regionale del comparto olivicolo

Il comparto olivicolo regionale viene regolato attraverso il Piano Operativo

Regionale (POR) 2000-2006, il Piano di Sviluppo Rurale (PSR) ed attraverso il

progetto per il miglioramento della qualità dell’olio di oliva che trae origine dal

regolamento CE n° 528/1999.

2.3.1. Il Programma Operativo Regionale Sicilia

Il Programma Operativo Regionale Sicilia (POR) 2000-2006, concorre

all’attuazione del Quadro Comunitario di Sostegno (QCS), adottato per le regioni

37

italiane dell’obiettivo 1 allo scopo di rimuovere gli ostacoli che frenano la crescita

della dotazione infrastrutturale e lo sviluppo dell’economia regionale. Il POR Sicilia è stato approvato con decisione della Commissione n. 2348

dell’8 agosto 2000 e pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale

della Regione Siciliana (G.U.R.S. n. 10 del 9 marzo 2001). Successivamente, con

Delibera n. 299 del 27 settembre 2002, la regione ha approvato la versione

definitiva del POR. Infine, la Commissione Europea ha approvato la nuova

versione del POR con Decisione CE n. 3982 del 21 ottobre 2003, adottata con

deliberazione di Giunta n. 357 del 21 novembre 2003.

Le risorse finanziarie totali attribuite al programma ammontano a circa 9.415

milioni di euro. Il programma ha adattato la struttura organizzativa e concettuale

del QCS Italia 2000-2006 alle peculiarità ed alle esigenze della regione.

Il settore olivicolo rientra nell’Asse IV del POR, in particolare nella misura

4.06, relativa agli “Investimenti aziendali per l’irrobustimento delle filiere

agricole e zootecniche”, nella misura 4.09, relativa al “Miglioramento delle

condizioni di trasformazione e commercializzazione” e nella misura 4.11, che si

riferisce alla “Commercializzazione dei prodotti agricoli di qualità”.

La misura 4.06 ha come obiettivo quello di migliorare la competitività delle

filiere agricole ed agroindustriali, ponendo particolare attenzione agli aspetti

relativi alla ristrutturazione, all’ammodernamento ed all’ampliamento delle

aziende agricole. I beneficiari di tale misura sono gli imprenditori agricoli singoli

o associati aderenti ad organizzazioni di produttori, i quali, per poter usufruire

degli aiuti previsti dalla misura, devono manifestare una buona capacità

professionale ed il rispetto ai requisiti minimi in materia di rispetto dell’ambiente

e di igiene.2

2 L’aiuto viene concesso alle aziende agricole sotto forma di contributo, pari al 40%

dell’investimento ammissibile al finanziamento; tale contributo viene portato al 50% nel caso si

tratti di aziende poste in zone svantaggiate. Nel caso di giovani imprenditori (età inferiore ai 40

anni), che abbiano realizzato investimento entro 5 anni dalla data di insediamento, il tasso di aiuto

può essere elevato al 55% nelle aree svantaggiate e montane e al 45% in tutte le altre zone. Tutto

ciò avviene in conformità all’art. 7 del Reg. CE 1257/99 e all’Art. 4 comma 1 del Reg. CE

1750/99.

38

Al momento il costo totale della misura è di 721.597.000 � di cui 162.386.500

� a carico del FEAOG, 162.386.500 � di fondi nazionali e 396.824.000 � a carico

dei privati; inoltre viene previsto un contributo supplementare da parte della

Regione che non potrà superare i 250.000 �.

Il settore olivicolo rientra nel regime di aiuto; l’unica limitazione riguarda le

aziende olivicole che producono olive da olio, a cui verranno concessi i contributi

solo se non si registra un aumento delle piante coltivate.

La misura 4.09 ha come finalità quella di favorire il miglioramento e la

razionalizzazione delle condizioni di trasformazione e commercializzazione dei

prodotti agricoli, contribuendo in tali modo ad aumentare la competitività e il

valore aggiunto di tali prodotti. 3

Il sostegno della misura è indirizzato a:

� orientare la produzione in base all’andamento del mercato, favorendone

nuovi sbocchi commerciali;

� migliorare i processi di trasformazione e commercializzazione dei prodotti

agricoli ed alimentari;

� controllare e migliorare la qualità dei prodotti e le condizioni sanitarie;

� migliorare la presentazione e il confezionamento dei prodotti;

� applicare nuove tecnologie;

Il costo totale della misura è pari a 514.781.562 � di cui 167.633.425 � a

carico del FEAOG, 100.148.137 � di fondi nazionali e 257.000.000 � di contributi

privati; inoltre la Regione intende attivare un proprio regime di aiuto

supplementare che ammonterà al massimo a 200.000 �.

In riferimento al settore olivicolo, gli aiuti hanno un importo diverso a

seconda che si tratti di aziende che producano olive da mensa o che producano

olive da olio. In particolare, per le aziende che producono olive da olio, gli

interventi riguarderanno la realizzazione di impianti per lo stoccaggio, la

trasformazione e l’imbottigliamento dell’olio, ma anche l’ammodernamento e/o il

3 I beneficiari di tale misura sono i produttori singoli e associati, Cooperative di produttori o

Consorzi, Associazioni di produttori, società di capitali, imprenditori singoli che assumono l’onere

finanziario dell’investimento.

Il livello di aiuto è pari ad un contributo del 50% della spesa ritenuta ammissibile.

39

potenziamento di impianti già esistenti. Per quanto riguarda le olive da mensa, gli

investimenti saranno rivolti all’ammodernamento tecnologico degli impianti di

lavorazione e di confezionamento, alla realizzazione e/o all’adeguamento di

piattaforme logistiche, all’adeguamento degli impianti ed ai sistemi di gestione

della qualità e dell’ambiente (norme ISO 9001 e 14001).

La misura 4.13 ha come obiettivo quello di valorizzare le produzioni di qualità

delle aziende agricole. Il costo totale della misura è di 30.000.000 � di cui

20.000.000 � sono a carico pubblico ed in questa somma rientra la quota di

FEAOG di 15.000.000 � e 10.000.000 � a carico dei privati.4

2.3.2. Il Piano di Sviluppo Rurale Sicilia

Il Piano di Sviluppo Rurale per la Sicilia mira a migliorare la competitività

delle zone rurali, favorendo uno sviluppo multisettoriale e compatibile con le

esigenze di tutela degli spazi rurali, dei paesaggi e dell’ecosistema agricolo. La

programmazione del piano prevede quattro diverse misure:

� Misura 1: Agroambiente.

4 Si articola in due sottomisure:

1. Sottomisura A: Sostegno e Commercializzazione dei prodotti di qualità.

2. Sottomisura B: Sostegno alla creazione, al riconoscimento comunitario ed al controllo dei

prodotti regionali di qualità.

La sottomisura A ha come destinatari la Regione Siciliana, Enti o Consorzi pubblici e/o misti

e ha come finalità quella di avere una conoscenza del mercato, delle filiere e degli strumenti di

valorizzazione dei prodotti e del territorio. In riferimenti alla filiera olivicola, la sottomisura A

verrà attuate attraverso la realizzazione di Osservatori di filiera e di un portale per le produzioni

regionali, attraverso il quale sia possibile mettere in rete banche dati relative alle aziende agricole

ed agroalimentari.

La sottomisura B è diretta, invece, ai Consorzi di tutela e di valorizzazione dei prodotti DOP,

IGP, AS, VQPRD, o di prodotti biologici, ai sensi dei Regg. 2081-2082/92, 2092/91 e della Legge

n. 164/92.

La sottomisura prevede interventi temporanei e decrescenti. L’aiuto, concesso per un periodo

massimo di 5 anni ed in ogni caso non superiore a 7 anni dalla data di registrazione del consorzio,

riguarda l’avviamento dei consorzi, studi preliminari, ricerche di mercato, consulenze ed

implementazione dei sistemi di controllo per la certificazione di qualità.

40

E’ una misura con la quale si cerca di incoraggiare i metodi di produzione

agricola e di gestione dei suoli, che vanno al di là delle buone pratiche

agricole, assicurando contemporaneamente l’efficienza economica delle

aziende tramite premi che vengono erogati a chi esercita una delle seguenti

attività: agricoltura integrata, agricoltura e allevamento biologici, sviluppo

dei sistemi di allevamento estensivo (prati e pascolo), salvaguardia del

paesaggio, lotta contro l’erosione, ecc.

� Misura 2: Indennità compensative nelle zone svantaggiate.

Le indennità, versate agli agricoltori che si trovano ad operare in zone di

montagna e nelle isole minori, hanno la finalità di mantenere una comunità

rurale efficiente e di assicurare la continuità delle attività agricole,

incoraggiando i metodi rispettosi dell’ambiente naturale.

� Misura 3: imboschimento di terreni agricoli.

La misura prevede specifici premi per due diversi tipi di imboschimento;

l’imboschimento finalizzato alla produzione di legno o destinato alla

creazione di foreste e quello contro l’erosione ed il degrado dei terreni.

� Misura 4: Aiuto al prepensionamento.

Premio che viene concesso a chi cede l’attività agricola o ai lavoratori

agricoli, allo scopo di favorire il rinnovo generazionale delle aziende

agricole.

Il costo pubblico totale del piano ammonta a 560,800 milioni di euro, in

cui la partecipazione della Comunità Europea è pari a 420,100 milioni di

euro e proviene dal Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e Garanzia

(FEAOG). Di queste risorse circa il78% è destinato ai pagamenti relativi

agli impegni assunti con la passata programmazione.

Tra le quattro misure previste dal PSR, il settore olivicolo rientra nella

“misura F Agroambiente” ed in particolare all’azioni F1 a relativa ai metodi di

produzione integrata ed F2 b che, invece, fa riferimento all’introduzione e

mantenimento dei metodi di agricoltura e zootecnia biologici.

Il costo previsto per la misura è di 409,516 milioni di euro, di cui 307,171

milioni di euro a carico del FEAOG e 102,390 milioni di euro a carico dello Stato.

41

Nel costo vengono inclusi anche gli impegni che sono stati presi dalla precedente

programmazione in riferimento all’ex Reg. Ce 2078/92.

2.3.3. Reg. CE n. 528/1999 – Progetto per il miglioramento della qualità dell’olio

di oliva

Il Reg. Ce n. 528/99 precisa le azione da svolgere e le modalità da rispettare

per migliorare, a livello regionale, la qualità della produzione oleicola e il suo

relativo impatto ambientale. Gli aiuti previsti dal citato regolamento sono diretti

agli agricoltori e ai frontoiani che fanno parte di una organizzazione di produttori.

Le azioni previste dal regolamento si riferiscono a cicli produttivi di 12 mesi a

decorrere dai 1° maggio di ogni anno e riguardano:

� la lotta contro la mosca dell’olivo ed eventualmente altri organismi nocivi,

compresi i dispositivi di controllo, allarme e valutazione;

� il miglioramento delle condizioni di coltivazionee trattamento degli ulivi,

di raccolta, immagazzinamento, trasformazione delle olive, nonché di

immagazzinamento degli oli prodotti;

� l’assistenza tecnica agli olivicoltori ed ai frantoi al fine di contribuire a

migliorare l’ambiente nonché la qualità della produzione delle olive e della

trasformazione delle stesse in olio;

� il miglioramento dello smaltimento dei residui della triturazione in

condizioni non nocive all’ambiente;

� la formazione, la divulgazione e le dimostrazioni intese a diffondere

presso gli agricoltori ed i frantoi le informazioni relative alla qualità

dell’olio di oliva e all’impatto ambientale dell’olivicoltura;

� l’allestimento o la gestione, a livello regionale o provinciale o presso le

organizzazioni di produttori, di laboratori per l’analisi delle caratteristiche

dell’olio di oliva;

� la collaborazione con organismi specializzati nella realizzazione di

programmi di ricerca in materia di miglioramento qualitativo della

produzione di olio di oliva vergine che contribuiscano al tempo stesso al

miglioramento dell’ambiente.

42

Le spese relative alle azioni contenute nel regolamento sono finanziate tramite

risorse provenienti da una trattenuta pari all’1,4% sull’aiuto alla produzione

concesso agli olivicoltori in base a quanto previstonell’art. 5 del Reg. CE n.

136/66.

Allo stato attuale, per implementare il progetto di miglioramento della qualità

della produzione dell’olio di oliva, l’Amministrazione regionale ha adottato

diverse strategie di intervento. In particolare, sono state coinvolte sette

associazioni di produttori, ognuna rappresentativa di una provincia siciliana che,

coadiuvate dalle SOAT, hanno condotto programmi di monitoraggio, elaborazione

e diffusione dei dati relativi ai principali parassiti riscontrati in “aziende pilota”

collocate in zone omogenee. Questa indagine ha permesso di attuare specifici

programmi di lotta, allo scopo di ottenere un prodotto sicuro dal punto di vista

alimentare, adottando tecniche mirate ad abbassare i costi di produzione nonché

rispettose di un ridotto impatto ambientale. Il programma ha, inoltre, previsto sia

l’introduzione di dispositivi a carattere dimostrativo, come macchine agevolatrici

(per la raccolta e la potatura), recipienti in acciaio per la conservazione dell’olio,

sia l’assistenza tecnica ed agronomica delle aziende e dei frantoi durante tutte le

fasi del processo produttivo. Scopo del Regolamento è stato quello di eliminare

molti dei punti deboli che caratterizzano il settore di interesse e che trovano una

loro ragione d’essere in molte tecniche inadeguate che caratterizzano il sistema

olivicolo siciliano nello svolgimento delle varie fasi produttive.

In questi anni si è cercato di indurre gli olivicoltori ad attuare un tipo di

coltivazione in cui i trattamenti fitosanitari fossero notevolmente ridotti, per

spingerli ad utilizzare metodi di lotta compatibile con l’ambiente e stimolarli ad

orientarsi verso una produzione di tipo biologico. Ultimamente circa il 22% delle

somme spese è stato utilizzato per la formazione di olivicoltori e frantoiani oltre

che per la realizzazione di laboratori di analisi per valutare le caratteristiche

chimiche-fisiche ed organolettiche degli oli di oliva. Per quanto riguarda il punto

“g” del programma, relativo alla realizzazione di programmi di ricerca per il

miglioramento qualitativo dell’olio di oliva, non è stata ancora utilizzata alcuna

somma.

43

Complessivamente si può affermare che, con l’applicazione del Reg. CE n.

528/99, sono stati raggiunti dei risultati abbastanza soddisfacenti che hanno

consentito di ottenere una migliore qualità delle olive, unitamente al

miglioramento delle tecniche di coltivazione e di estrazione.

44

3. L’OLIVICOLTURA BIOLOGICA

Premessa

Nei principali mercati dei Paesi dell’Unione Europea (Germania, Francia,

Regno Unito), con l’entrata in vigore del Reg CE n. 2092/91, che disciplina e

detta regole sul metodo di produzione biologico e del Reg. CE n. 2078/92,

modificato con il Reg. CE 1257/99, che prevede premi per l’adozione di metodi di

produzione ecocompatibili, si è assistito ad un graduale aumento della domanda di

prodotti ottenuti attraverso la produzione biologica. In questo modo, si è cercato

di migliorare l’efficienza delle imprese agricole e, quindi, la loro capacità di

penetrazione nel mercato, e nel contempo di tutelare la salute del consumatore,

consentendo il reperimento sul mercato di prodotti ecocompatibili, di “qualità

superiore”.

I beneficiari delle misure di sostegno dei Regolamenti CE n. 2078/92 e n.

1257/99 sono gli imprenditori singoli o associati che sottoscrivono un impegno

quinquennale per l’introduzione ed il mantenimento dei metodi dell’agricoltura

biologica. Gli aiuti vengono concessi, dietro presentazione di apposita domanda,

in base agli impegni assunti. Sono ammessi al premio esclusivamente quelle

aziende che hanno prodotto in conformità al disciplinare di produzione,

controllate da un’ organizzazione autorizzata ai sensi del Reg. CEE n. 2092/91. Il

controllo tecnico è effettuato dagli Organismi di controllo che, attraverso dei

sopralluoghi preliminari, visite ispettive, anche con prelevamento di campioni,

verificano il rispetto del metodo di produzione. Gli Organismi di controllo

possono rilasciare apposita certificazione del prodotto controllato. In Italia gli

organismi deputati al controllo del metodo di produzione biologico sono:

Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica (AIAB), Associazione

Marchigiana per l’Agricoltura Biologica (AMAB) (oggi ISTITUTO

MEDITERRANEO DI CERTIFICAZIONE), Associazione Suolo e Natura,

45

Associazione AgroEcoBio (oggi QC&I), Bioagricoop, Consorzio dei Prodotti

Biologici (CCPB), Demeter (oggi CODEX), Ecocert Italia e Bios.

L’incremento delle produzioni biologiche, a cui si sta assistendo negli ultimi

anni, fa capo ad una precisa politica di differenziazione del prodotto che, in tal

modo, può essere venduto su mercati sempre più interessati ed esigenti. La

riforma della PAC, iniziata negli anni 90, assegna all’agricoltura, oltre al ruolo

classico di produzione di alimenti e fibre, una funzione di salvaguardia

dell’ambiente e di miglioramento nella gestione delle risorse ambientali e

paesaggistiche, il tutto finalizzato al miglioramento della salute della collettività.

L’obiettivo del produttore, così come quello del consumatore sta, quindi,

cambiando; ciò che si ricerca nel prodotto finale non è più la quantità, bensì la

qualità, la tipicità e il contenuto salutistico dell’alimento. In questo nuovo

contesto risulta fondamentale investire le proprie forze nella ricerca di interventi

necessari, sia per razionalizzare e modernizzare gli attuali processi produttivi, sia

per valorizzare e promuovere le produzioni ottenute, che economicamente e

culturalmente caratterizzano determinate aree geografiche. In quest’ottica il

consumo nazionale di prodotti biologici, sembra destinato a perdere quella

connotazione di “prodotto di nicchia” propria dei prodotti tradizionali e/o tipici.

Inizialmente, in Italia, il consumo di prodotti biologici ha interessato in

particolare i prodotti freschi (frutta e verdura), mentre minore attenzione è stata

riservata ai prodotti trasformati.

Uno dei principali prodotti dell’agricoltura biologica che interessa sempre più

i consumatori è certamente l’olio extra-vergine di oliva. I motivi per cui i

consumatori sono sempre più interessati a questo prodotto vanno ricercati,

principalmente, nella rivalutazione degli effetti benefici apportati dalla dieta

mediterranea, in cui l’olio extra-vergine d’oliva rappresenta uno degli alimenti

fondamentale, nel crescente interesse verso quei prodotti che risultano fortemente

legati alle caratteristiche socio-culturali del territorio nel quale sono realizzati, ed

infine nell’attenzione verso determinate caratteristiche organolettiche, quali gusto

piacevole, bassa acidità, alto contenuto di vitamine e polifenoli.

L’ISMEA (2003), ha realizzato, avvalendosi della collaborazione di FIAO,

un’indagine sull’olivicoltura biologica con l’obiettivo di tracciare il quadro attuale

46

del sotto-comparto. .Per questo motivo, risulta fondamentale analizzare l’intera

filiera produttiva, cercando di ottimizzare le fasi relative alla produzione della

materia prima, alla trasformazione, alla commercializzazione ed alla distribuzione

del prodotto finito.

Il presente studio, dopo una breve panoramica dell’olivicoltura biologica

nazionale, procede con un’analisi tecnico-econimica sulle aziende olivicole

siciliane, attraverso l’elaborazione delle informazioni raccolte a seguito della

somministrazione di questionari diretti ad imprenditori olivicoli, coinvolti nella

produzione di olio di oliva biologico. Obiettivo dello studio è quello di valutare le

condizioni di convenienza nell’attuare un’olivicoltura eco-compatibile, nel

particolare un’olivicoltura biologica, piuttosto che un’olivicoltura convenzionale.

47

3.1. L’olio biologico

Il graduale passaggio della società odierna da una fase industriale ad una post-

industriale, ha portato ad un affinamento dei gusti del consumatore, sempre più

indirizzato all’acquisto di prodotti diversificati e di qualità superiore. Questo

atteggiamento ha determinato significative variazioni nella domanda dei beni di

consumo alimentare, tanto da rendere necessaria la definizione di strategie anche

nel settore dell’innovazione di prodotto, per quanto riguarda il miglioramento

delle sue caratteristiche sia intrinseche, sia percepite.

In tale contesto, si inserisce la crescente attenzione, manifestatasi negli ultimi

anni, verso i prodotti alimentari ottenute con tecniche naturali, tra cui merita

particolare attenzione il metodo di produzione biologica. Anche per l’olio di oliva,

oggi si dispone di produzioni ottenute mediante l’utilizzo di sistemi di

coltivazione biologica.

La produzione di olio biologico si basa sull’utilizzo di olive ottenute con

tecniche che rispettano i cicli ed il metabolismo naturali. Per l’olio biologico,

inoltre la trasformazione delle olive deve essere realizzata tramite spremitura a

freddo.

Le principali attività che bisogna seguire per la produzione di olio extra

vergine di oliva biologico sono le seguenti:

• Divieto dell’utilizzo di fertilizzati chimici. La fertilità del terreno deve

essere mantenuta o incrementata tramite l’uso esclusivo di sostanza

organica e di pratiche colturali specifiche.

• Divieto dell’utilizzo di sostanze antiparassitarie. Le cure fitosanitarie

vanno realizzate attraverso interventi indiretti di natura preventiva, come

la difesa agronomica (lavorazioni, fertilizzazione equilibrata), la difesa

genetica (scelta di varietà resistenti alle malattie), la lotta biologica.

• Lavorazioni superficiali. Risulta fondamentale realizzare delle arature

superficiali per evitare alterazioni della microflora e microfauna,

favorendo, in tal modo, la fertilità naturale senza alterare la struttura del

terreno.

• Irrigazione utilizzando acqua conforme alle norme vigenti.

48

• Controllo delle piante infestanti con metodi colturali naturali. In questo

caso si fa riferimento a tecniche colturali quali lavorazioni del terreno,

inerbimento, ecc.

• Tecnologia di trasformazione delle olive mediante spremitura “a freddo”.

La trasformazione a freddo permette di ottenere un olio con elevate

caratteristiche organolettiche, grazie al fatto che l’olio esce dal frantoio

ad appena 20-22° C. a queste temperature, infatti, i caratteri specifici

dell’olio non subiscono alterazioni o modificazioni di alcun genere.

49

3.2. L’olivicoltura biologica in Italia

Secondo i dati forniti da Bio Bank, nel 2003, l’agricoltura biologica in Italia

ha subito una contrazione rispetto all’anno precedente. L’estensione complessiva

di circa 750 mila ettari del 2002, si è ridotta a circa 680 mila nel 2003, riportando

una contrazione percentuale del 9% (Tab. 17). I dati più significativi, tra quelli da

noi elaborati, sono quelli relativi al Sud e alle Isole. Infatti, nonostante si sia

registrato, tra il 2002 e il 2003, in queste due aree, un disinvestimento della SAU

biologica rispettivamente del 10 e del 23%, le stesse si riconfermano come

principali aree in cui si riscontra una maggiore estensione in termini di superficie

investita a coltivazione biologica. Le isole, con una quota del 37%, mantengono il

loro primato, seguite dal Sud, che incide, con una quota del 24% sul totale

nazionale.

Sulla base dei dati a nostra disposizione, si rileva come, l’olivicoltura

biologica resti la principale coltura arborea per importanza, con una superficie di

circa 94 mila ha, pari a circa il 14% della SAU biologica italiana (Tab. 18). Anche

in questo caso, negli ultimi due anni, si è assistito ad una leggera contrazione del

4%, pari a 3.363 ha in meno di superficie investita all’olivicoltura biologica.

Riportando l’analisi ad un ambito puramente geografico, emerge che, la

distribuzione della superficie olivicola biologica riflette quella riportata per la

SAU biologica nazionale complessiva. Anche in questo caso, infatti, la superficie

olivicola biologica, risulta concentrata per oltre il 70% nelle aree meridionali; in

particolare, in Calabria (29.4%), in Puglia (29.1%) e nelle isole, dove risalta, per

importanza, il dato della Sicilia (8.9%).

50

Tabella 17 - Evoluzione della SAU biologica in Italia per principali aree (*).

Aree 2002 2003

ha % ha %

Nord Ovest 41.565 5,6 41.635 6,1

100 100

Nord Est 82.871 11,1 94.690 13,9

100 114

Centro 110.962 14,8 128.216 18,8

100 115

Sud 182.205 24,4 163.701 24,0

100 90

Isole 329.737 44,1 253.088 37,2

100 77

Italia 747.340 100,0 681.300 100,0

100 91

(*) Fonte: elaborazione su dati Bio Bank.

Legenda:

Nord Ovest: Valle D'Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia.

Nord Est: Triveneto, Emilia-Romagna.

Centro: Toscana, Marche, Umbria, Lazio.

Sud: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria.

Isole: Sicilia, Sardegna.

51

Tabella 18 - Evoluzione della superficie olivicola biologica in Italia per principali aree (*).

Aree 2002 2003

ha % ha %

Nord Ovest 284 0,3 353 0,3

100 124

Nord Est 387 0,4 458 0,5

100 118

Toscana 10.869 11,1 7.466 7,9

100 69

Lazio 4.126 4,2 5.233 5,5

100 127

Centro 2.647 2,7 4.615 4,8

100 174

Puglia 31.389 32,1 27.477 29,1

100 88

Calabria 29.707 30,4 27.793 29,4

100 94

Campania 2.130 2,2 2.759 2,9

100 130

Sud 4.277 4,3 6.077 6,4

100 142

Sicilia 8.595 8,8 8.395 8,9

100 98

Sardegna 3.377 3,5 3.820 4,0

100 113

Italia 97.788 100,0 94.425 100,0

100 96

(*) Fonte: elaborazione su dati Bio Bank.

Legenda:

Nord Ovest: Valle D'Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia.

Nord Est: Triveneto, Emilia-Romagna.

Centro: Toscana, Marche, Umbria, Lazio.

Sud: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria.

52

3.3. L’olivicoltura biologica in Sicilia

Negli ultimi anni l’olivicoltura biologica, in particolare quella da olio, ha

avuto un notevole sviluppo, sia per numero di operatori e di aziende, sia per

incremento delle superfici investite, sia per ciò che concerne l’affermazione dei

prodotti biologici sul mercato. Questo ci porta ad affermare che, per l’olio extra-

vergine di oliva biologico, così come per altri prodotti, non si parli più di

“prodotto di nicchia”, ma di un prodotto, la cui diffusione rappresenta un

fenomeno in fase di crescita e la cui affermazione, se supportata da adeguate

politiche aziendali, può portare ad un migliore posizionamento sul mercato delle

aziende produttrici.

In Sicilia l’importanza del comparto è rilevante, sia in termini assoluti che in

relazione alla situazione nazionale. La superficie investita alla coltivazione

biologica è ormai pari a circa 6.500 ha e le aziende produttrici sono circa 3.700

(Tab. 19).

Se si confrontano i dati da noi elaborati per singola provincia, emerge che,

spesso, viene a mancare una correlazione tra i valori riferiti alla consistenza

superficiale e quelli relativi al numero di aziende presenti sul territorio. Nel caso

della provincia di Messina, ad esempio, si nota come, nonostante sia la provincia

più rappresentativa in termini di superficie investita all’olivicoltura biologica, con

una quota del 21% sul totale ragionale, la stessa valutazione non può essere fatta

in termini di numero di aziende presenti. Con riferimento alla consistenza

numerica delle aziende olivicole biologiche, infatti, la provincia messinese, risulta

la quinta per importanza, con una quota del 12%. Il fenomeno può essere

giustificato dal fatto che, sul territorio messinese, siano presenti poche aziende,

ma con una maggiore estensione superficiale. Discorso esattamente inverso lo si

può fare per la provincia di Catania. In questo caso, infatti, la provincia detiene il

primo posto in termini di consistenza numerica, con un’incidenza sul totale

regionale pari al 15%. Se riferito alla consistenza superficiale, il dato perde un pò

di significato, visto che, rispetto al totale regionale, la consistenza della superficie

olivicola biologica catanese, incide per circa il 9%. In questo caso, invece, il

fenomeno può essere compreso, supponendo che, i 586 ettari di superficie

53

olivicola biologica vengano ripartiti tra numerose aziende di piccole dimensioni.

Per quanto riguarda la provincia agrigentina, i valori rilevati trovano, invece, una

perfetta correlazione tra di loro, mostrando, in entrambi i casi le percentuali più

basse, pari, rispettivamente a circa il 6 ed il 5% rispetto all’offerta regione.

Facendo riferimento alla Superficie Agricola Utilizzabile (SAU) delle aziende

oleicole biologiche siciliane, risulta opportuno evidenziare la maggiore incidenza,

in termini percentuali, delle aziende con un’ampiezza compresa tra i 5 e i 20 ettari

(Tab. 20); infatti queste due tipologie incidono per quasi il 31% sul totale, con una

superficie complessiva di circa 2000 ettari. Seguono le aziende con un’estensione

compresa tra 30 e 100 ettari, che rappresentano circa il 27% e le aziende con

estensione superficiale tra 2 e 5 ettari e superiore ai 100 ettari, con un’incidenza

rispettivamente del 12,2 e 12,1% sul totale. Poco rappresentate sono le aziende

che appartengono alla classe di ampiezza compresa tra i 20 e i 30 ettari, con una

quota di circa il 10% ed ancora meno quelle la cui ampiezza è inferiore ai 2 ettari,

con un’incidenza pari all’8%.

In riferimento al numero di aziende presenti nel territorio siciliano e

considerandole differenziate per classi di SAU, le riflessioni, in riferimento ai dati

disponibili, appaiono opposte rispetto a quanto detto precedentemente (Tab. 20).

Da un’attenta analisi dei dati presentati in tabella emerge che, a differenza dei dati

riportati nella tabella precedente, le aziende maggiormente presenti nel territorio,

in termini numerici, sono quelle la cui estensione superficiale non raggiunge i 2

ettari; queste infatti, incidono sul totale con una quota pari quasi al 31%. Seguono,

con una differenza percentuale di pochi punti rispetto alla precedente classe, le

aziende con una superficie compresa tra 2 e 5 ettari; quindi le aziende che

appartengono a classi di ampiezza maggiori comprese tra 5 e 10 ettari, tra 10 e 20

ettari e tra 30 e 50 ettari, che incidono rispettivamente con circa il 17, il 12 ed il

6% sul totale regionale. Significativo è il dato relativo alle aziende con estensione

superficiale superiore ai 100 ettari; in quest’ultimo caso, il numero totale di

aziende, che appartengono a questa classe, è di 67 con un’incidenza di poco

inferiore al 2% rispetto al totale.

54

I dati contenuti nelle tabelle, consentono di rilevare la forte frammentazione

delle aziende olivicole siciliane, in virtù del fatto che esiste un notevole numero di

aziende di piccole dimensioni.

Tabella 19 - Consistenza del numero e delle superfici delle aziende olivicole biologiche in Sicilia per province (*).

Province 2003

N % ha %

Catania 560 15,2 585,7 8,9

Palermo 465 12,6 854,4 13,0

Trapani 418 11,3 552,5 8,4

Ragusa 327 8,8 538,7 8,2

Agrigento 175 4,7 386,4 5,9

Siracusa 487 13,2 826,4 12,6

Messina 455 12,3 1.394,0 21,2

Caltanissetta 254 6,9 511,0 7,8

Enna 553 15,0 922,8 14,0

Sicilia 3694 100,0 6571,9 100,0 (*) Fonte: elaborazione su dati tratti dal V Censimento Generale dell'Agricoltura, a cura dell' ISTAT.

55

Tabella 20 - Consistenza del numero e delle superfici delle aziende olivicole biologiche per classi di SAU(*) in Sicilia (**).

Classi di SAU 2003

(ha) N % ha %

< 2 1.182 31,2 537,2 8,0

2,00 - 4,99 827 21,8 818,8 12,2

5,00 - 9,99 653 17,2 1009,2 15,0

10,00 - 19,99 464 12,2 1060,7 15,8

20,00 - 29,99 224 5,9 679,7 10,1

30,00 - 49,99 231 6,1 929,0 13,8

50,00 - 99,99 144 3,8 879,8 13,0

>100,00 67 1,8 812,1 12,1

Totale 3.792 100,0 6.726,5 100,0

(*) Superficie Agricola Utilizzata.

(**) Fonte: elaborazione dei dati tratti dal V Censimento Generale dell'Agricoltura, a cura dell'ISTAT.

56

In genere, non tutta la produzione di olio extra-vergine di oliva biologico,

prodotto in Sicilia, è rivolta al mercato. In alcune zone, specie quelle più

marginali, l’olio prodotto è destinato all’auto-consumo o al piccolo mercato locale

senza essere valorizzato. Un’altra rilevante quota della produzione viene

realizzata da aziende “market oriented”, che in molti casi imbottigliano e/o

trasformano in proprio, valorizzando il prodotto e riscuotendo un buon successo

sia in Italia sia all’Estero.

Per poter arrivare ad uno sviluppo del comparto più interessante, risulta di

fondamentale importanza valutare e riflettere sui punti di debolezza e di forza in

modo tale da individuare delle strategie adeguate a favorire lo sviluppo dell’intero

comparto.

Tra i punti di debolezza vanno sottolineati: l’obsolescenza degli impianti di

produzione della materia prima e di trasformazione; le ridotte dimensioni del

settore di trasformazione, che non riesce a rispondere in maniera del tutto

soddisfacente alle potenziali capacità del comparto, anche se oggi i produttori

possono far riferimento a circa un’ottantina di frantoi certificati per la produzione

di olio extra-vergine di oliva biologico; l’inadeguatezza delle strutture distributive

e commerciali; la scarsa diffusione della cooperazione.

Tra i punti di forza, bisogna ricordare: le politiche regionali a sostegno

dell’olivicoltura; le favorevoli condizioni pedoclimatiche ed ambientali, che

facilitano la conversione della produzione verso il biologico; la valorizzazione dei

prodotti, che ha permesso l’applicazione di prezzi vantaggiosi ed il

riconoscimento a livello nazionale ed internazionale; l’apprezzamento dei mercati

ed i positivi segnali di incremento dei consumi, che seppur in misura ridotta

riguardano anche il mercato regionale; la comparsa di nuovi imprenditori, capaci

di verticalizzare la filiera e di operare in un campo in cui vengono realizzati

prodotti di altissima qualità.

Le figure che operano lungo le diverse fasi della filiera olivicola, così come le

pubbliche amministrazioni, per migliorare e concretizzare le aspettative future di

sviluppo del comparto, dovrebbero formulare delle adeguate strategie

d’intervento, tenendo conto, innanzitutto, dei “punti di forza” appena citati che,

comunque, al momento, rappresentano delle opportunità concrete. Nel contempo,

57

non bisognerebbe tralasciare i cosiddetti “punti di debolezza” del comparto che, se

non opportunamente controllati e migliorati, potrebbero continuare a

rappresentare seri limiti alla crescita del settore, compromettendo i pochi risultati

raggiunti fino a questo momento.

58

4. CARATTERISTICHE DELLA DOMANDA E DELL’OFFERTA

DELL’OLIO EXTRA VERGINE DI OLIVA IN ITALIA

4.1. Il consumo di oli vegetali in Italia

Da un’indagine realizzata daLL’ISMEA nel 2003, viene evidenziata

l’attitudine da parte degli italiani ad un maggior consumo di olio extra-vergine di

oliva, all’interno della categoria dell’olio di oliva. Infatti, l’olio extra-vergine di

oliva rappresenta una quota significativa, pari al 40% circa della quantità totale di

olio consumato. Al contrario, l’olio di oliva normale e quello di sansa segnalano

un calo progressivo nelle quantità richieste (Tab. 21).

L’affermazione sul mercato dell’olio extra-vergine di oliva è correlata, da una

parte, all’immagine positiva di cui gode per i suoi caratteri benefici e naturali, che

attraggono sempre più il consumatore attento all’aspetto salutistico dei prodotti

alimentari, dall’altra, alla progressiva riduzione del differenziale di prezzo che

esiste tra le due tipologie di prodotto. Il prezzo, infatti, rappresenta uno dei

principali elementi che influenzano le scelte del consumatore.

Nei moderni canali distributivi, ormai, vengono presentati differenti tipologie

di olio di oliva che si distinguono per particolari sfumature di gusto, per livelli di

acidità inferiori alla norma e per la differente adattabilità a diverse occasioni di

consumo.

Alcune aziende offrono al mercato un olio differenziato rispetto agli altri,

ricorrendo alle certificazioni di prodotto; in tal modo viene dichiarata la

provenienza e la zona di produzione delle olive e dei frantoi e si informano i

consumatori circa le caratteristiche organolettiche e nutrizionali del prodotto

presentato. In questo contesto, dunque, le certificazioni DOP/IGP e le referenze

dell’olio biologico arricchiscono l’offerta e rappresentano una nicchia di mercato

con buone prospettive di sviluppo, anche se al momento la crescita sembra frenata

dalla differenza di prezzo che esiste rispetto al prodotto convenzionale.

59

Per valutare l’andamento dei consumi degli oli vegetali, ISMEA ha effettuato

delle rilevazioni allo scopo di caratterizzare gli acquisti delle famiglie italiane.

L’indagine è stata condotta tenendo conto delle variabili socio-economiche e

territoriali che rappresentano la realtà del nostro Paese. Nell’indagine rimangono

escluse le quantità di olio destinate all’autoconsumo, ai consumi extra domestici

ed ai consumi per uso industriale.

Dall’analisi dei dati raccolti emerge che nel corso del 2003, gli acquisti

domestici di oli vegetali sono ammontati a circa 431 mila tonnellate, registrando

un calo rispetto agli anni precedenti pari a circa il 4%.

Considerando le singole categorie si evidenzia che gli acquisti di olio di oliva,

nel triennio considerato, sono rimasti pressoché stabili. Mentre i consumi di olio

confezionato mostrano un andamento simile al totale della categoria, l’olio sfuso

segnala una leggera depressione pari all’1%. L’andamento quasi stabile dell’olio

confezionato è il risultato del diverso andamento dei singoli componenti. Infatti,

da un lato, si segnala un incremento nell’acquisto di olio extra-vergine di oliva

rispetto al 2002, dall’altro si nota un calo nell’acquisto di li raffinati e di sansa.

In riferimento all’olio extra-vergine di oliva, si registra un incremento

nell’acquisto di oli certificati; rispetto al 2001, infatti, l’indagine condotta nel

2003, ha evidenziato un incremento dell’86% per quanto riguarda l’acquisto di

olio biologico, mentre per l’olio DOP/IGP, gli acquisti si sono addirittura

triplicati.

Infine, per quanto riguarda il oli di semi, pare che nel periodo considerato,

rispetto agli anni precedenti, gli acquisti siano diminuiti di circa il 12%.

60

Tabella 21 - Quantità di olii vegetali acquistati dalle famiglie in Italia (2001-2003) (*).

Tipologie di olii vegetali

2001 2002 2003

t % t % t %

Totale olio d'oliva 296.735 66,1 293.768 67,3 296.158 68,8 100 99 100

Confezionato: 225.237 50,2 223.886 51,3 225.026 52,5 100 99 100

Extravergine 174.231 38,8 170.784 39,1 171.777 39,9 100 98 99 - Biologico 608,2 0,1 988,4 0,2 1.132 0,3 100 162 186

- Dop/Igp 577 0,1 1.071 0,2 1.923 0,4 100 186 333

Normale 49.466 11,0 50.936 11,8 50.811 11,8 100 103 103

Sansa 1.541 0,3 2.166 0,4 2.437 0,6 100 141 158

Sfuso: 71.499 15,9 69.855 16,0 71.130 16,5 100 98 99

Totale olio di semi 152.357 33,9 142.759 32,7 134.599 31,2 100 94 88

Arachide 17.451 3,9 19.039 4,4 15.356 3,6 100 109 88

Girasole 40.700 9,1 35.735 8,2 39.489 9,2 100 88 97

Mais 31.713 7,1 29.557 6,8 28.081 6,5 100 93 86

Soja 20.797 4,6 18.156 4,2 15.841 3,7 100 87 76

Semi vari 41.265 9,2 39.450 9,1 35.150 8,2 100 96 85

Vinacciolo 177,4 0,1 172 0,1 130 0,0 100 97 73

In complesso 449.093 100,0 436.519 100,0 430.757 100,0 100 97 96 (*) Fonte: Elaborazione su dati ISMEA.

61

4.2. Gli acquisti nazionali di olio di oliva confezionato

In Italia, gli acquisti di olio di oliva confezionato, nell’ultimo anno si sono

assestati intorno a 225 mila tonnellate, mostrando una sostanziale stabilità rispetto

agli anni precedenti (Tab. 22).

L’area maggiormente interessata a questo tipo di acquisto risulta essere il Sud,

con una quota pari a circa il 30%; segue il Nord Ovest con quasi il 27% ed il

Centro con poco più del 24%. Il Nord Est mostra un peso più contenuto, con una

quota del 19% rispetto ai consumi totali.

Tabella 22 - Quantità di olio di oliva confezionato acquistato dalle famiglie in Italia (2001-2003) (*).

Aree 2001 2003

t % t %

Nord Ovest 63.742 28,3 60.307 26,8

100 95

Nord Est 41.894 18,6 42.980 19,1

100 103

Centro 59.688 26,5 54.681 24,3

100 92

Sud 59913 26,6 67.058 29,8

100 112

Italia 225237 100,0 225.026 100,0

100 100

(*) Fonte: elaborazione su dati ISMEA.

62

Per quanto riguarda le preferenze dei consumatori durante l’acquisto del

prodotto, dall’indagine è emerso che la confezione privilegiata, nel 71% dei casi,

è quella di 1 litro, seguita dalla confezione di 5, con una quota quasi del 12%.

Questi dati confermano quanto rilevato negli anni precedenti. Per quanto riguarda

le altre confezione si sta assistendo ad una graduale perdita di interesse da parte

dei consumatori.

I contenitori preferiti sono rappresentati dalle bottiglie in vetro, nell’82% dei

casi, anche se è stato registrato un sostanziale incremento del 34% per i

contenitori in latta.

In riferimento ai canali distributivi, viene rafforzato quanto emerso dalle

precedenti rilevazioni condotte da Ismea. Infatti, il canale preferito dalle famiglie

italiane per l’acquisto di olio di oliva trova conferma nel super + iper, con

un’incidenza del 63%, segue il dettaglio tradizionale (24%); all’interno di

quest’ultima categoria rappresenta una voce importante il Porta a porta, con una

quota del 9%. Di minore importanza risultano i Discount e i Liberi servizi, che

vengono scelti, rispettivamente, quasi nel 5 e 4% dei casi.

Nella tabella (Tab. 23) viene riportato in cifre quanto detto precedentemente.

63

Tabella 23 - Consumo di olio di oliva confezionato in Italia (2001-2003) (*).

2001 2003 t % t % Capacità della confezione (lt)

0,50 1.577 0,7 1.350 0,6 100 86

0,75 17.568 7,8 13.952 6,2 100 79

1,00 156.540 69,5 159.543 70,9 100 102

2,00 6757 3,0 8.101 3,6 100 120

5,00 22524 10,0 26.553 11,8 100 118

10,00 20.271 9,0 15.527 6,9 100 77 Materiale della confezione Bottiglia in vetro 189.425 84,1 184.296 81,9 100 97 Lattina 22.298 9,9 29.928 13,3 100 134 Altre confezioni 13.514 6,0 10.801 4,8 100 80 Canale distributivo Super + Iper 135.163 60,0 141.664 63,0 100 105 Liberi servizi 8.600 3,8 8.648 3,8 100 101 Discount 12.996 5,8 10.639 4,7 100 82 Dettaglio tradizionale, di cui 55.852 24,8 54.210 24,1 100 97 Porta a porta 19.874 8,8 20.577 9,1 100 104 Dettaglio specializzato 1.106 0,5 1.164 0,5 100 105 Cash & Carry 598 0,3 497 0,2 100 83 Ambulanti 2.340 1,0 2.558 1,1 100 109 Altri canali 8.581 3,8 5.645 2,5 100 66

Italia 225.237 100,0 225.026 100,0 100 100 (*) Fonte: Elaborazione su dati ISMEA.

64

4.3. Gli acquisti nazionali di olio extra-vergine di oliva confezionato

I volumi nazionali di olio extra-vergine di oliva acquistati dalle famiglie, nel

2003, oscillano intorno a 172 mila tonnellate, registrando rispetto al 2001 una

leggera depressione dell’1% (Tab. 24). Le aree che dimostrano maggiore

interessate a questo tipo di acquisto sono il Sud ed il Centro, con quote

rispettivamente del 28.6% e del 28.4%. Il Nord Ovest ed il Nord Est confermano

con buona approssimazione i valori presentati negli anni precedenti, con consumi

che incidono rispettivamente del 23.5% e del 19.5% sui consumi nazionali.

In riferimento alle scelte dei consumatori durante l’acquisto dell’olio extra

vergine di oliva (Tab. 25), si evince che la confezione che viene scelta in misura

maggiore rispetto alle altre è quella da 1 litro, con un grado di incidenza quasi del

71%. Segue la confezione da 5 litri, con una quota del 12% e la confezione da

0.75 litri, che vende l’8% del prodotto. Risulta in leggera crescita, rispetto ai dati

del 2001, la confezione da 2 litri, che mostra un incremento di circa l’8%.

La confezione preferita si riconferma la bottiglia in vetro, con un’incidenza

dell’84.5% dei casi, ma anche le altre tipologie di confezionamento cominciano a

guadagnare terreno, infatti crescono le richieste di olio confezionato in lattina, che

raggiunge una quota pari all’11%.

Per quanto riguarda i luoghi di acquisto di olio extra vergine di oliva, le

preferenze ricadono sui super ed iper mercati, dove gli italiani acquistano circa il

68% del totale. Una quota importante, quasi pari al 20%, viene detenuta dal

dettaglio tradizionale, all’interno del quale spicca la tipologia di acquisto porta a

porta (4.3%). I dati appena riportati, in termini di incidenza percentuale,

mantengono l’andamento degli anni precedenti. Quanto appena detto viene

riportato nella tabella sottostante.

65

Tabella 24 - Quantità di olio extra-vergine di oliva confezionato acquistato dalle famiglie in Italia (2001-2003) (*).

Aree 2001 2003

t % t %

Nord Ovest 43.384 24,9 40.368 23,5

100 93

Nord Est 34.672 19,9 33.497 19,5

100 97

Centro 52.269 30,0 48.784 28,4

100 93

Sud 43906 25,2 49.128 28,6

100 112

Italia 174231 100,0 171.777 100,0

100 99

(*) Fonte: elaborazione su dati ISMEA.

Legenda:

Nord Ovest: Valle D'Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia.

Nord Est: Triveneto, Emilia-Romagna. Centro: Toscana, Marche, Umbria, lazio. Sud: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria. Isole: Sicilia, Sardegna.

66

Tabella 25 - Consumo di olio extra-vergine di oliva confezionato in Italia (2002 - 2003) (*). 2001 2003 t % t % Capacità della confezione (lt)

1.045 0,6 1.030 0,6 100 99

0,75 17.423 10,0 13.742 8,0 100 79 1,00 119.174 68,4 121.275 70,6 100 102

2,00 3659 2,1 3.951 2,3 100 108

5,00 15855 9,1 20.785 12,1 100 131

10,00 17.075 9,8 10.994 6,4 100 64 Materiale della confezione

Bottiglia in vetro 146.528 84,1 145.151 84,5 100 99

Lattina 17.249 9,9 19.239 11,2 112

Altre confezioni 10.454 6,0 7.387 4,3 100 71 Canale distributivo

Super + Iper 108.875 48,3 116.359 67,7 100 107

Liberi servizi 5.842 2,6 5.550 3,2 100 95 Discount 10.476 4,7 8.512 5,0 100 81 Dettaglio tradizionale, di cui 38.322 17,0 33.690 19,6 100 88

Porta a porta 10.300 4,6 7.464 4,3 100 72

Dettaglio specializzato 759 0,3 590 0,3 100 78 Cash & Carry 497 0,2 451 0,3 100 91

Ambulanti 1.757 0,8 2.066 1,2 100 118 Altri canali 7.702 3,4 4.560 2,7 100 59

Italia 174.231 100,0 171.777 100,0 100 99 (*) Fonte: Elaborazione su dati ISMEA.

67

4.4. Il consumo di olio extra-vergine di oliva biologico

Nel 2003, gli acquisti di olio extra-vergine di oliva biologico si sono assestati

intorno a 1.1 mila tonnellate, evidenziando un incremento, rispetto al periodo

precedente, di circa l’86% (Tab. 26).

Il maggior consumo risulta concentrato nel Nord Ovest, area in cui la quota

domandata rappresenta circa il 50% della quantità totale nazionale. Segue il Nord

Est con quasi il 39%, il Centro con il 9% ed infine il Sud, area in cui la richiesta

del prodotto raggiunge una quota di appena il 2.8% dei volumi totali.

Dall’indagine realizzata è emerso che nel 36% dei casi, gli acquisti vengono

realizzati da famiglia monocomponenti, mentre la domanda delle famiglie con 2 o

3 componenti raggiunge in entrambi i casi il 24%. Poco rilevante risulta essere la

quantità richiesta dalle famiglie con un nucleo costituito da 5 o più componenti, la

cui quota raggiunge appena il 2.4%. In riferimento alla classe di reddito, la

richiesta più consistente viene realizzata dalle famiglie con un reddito superiore a

620 euro per componente. Il dato evidenziato conferma quanto rilevato nelle due

annate prese come riferimento.

Infine, per quanto riguarda il responsabile degli acquisti, dai dati emerge che

nel 52% dei casi ha un’età compresa tra 34 e 55 anni.

68

Tabella 26 - Quantità di olio biologico acquistato dalle famiglie in Italia (2001-2003) (*).

2001 2002 2003 t % t % t %

Aree Nord Ovest 141,1 23,2 400,3 40,5 563,7 49,8 100 284 400 Nord Est 330,8 54,4 462,6 46,8 434,7 38,4 100 140 131 Centro 125,3 20,6 88,9 9,0 101,9 9,0 100 71 81

Sud 11,0 1,8 36,6 3,7 31,7 2,8 100 333 288 Componenti per famiglia Famiglie monocomponenti 124,1 20,4 286,6 29,0 406,4 35,9 100 231 327

Famiglie con 2 componenti 192,2 31,6 285,6 28,9 269,4 23,8 100 149 140 Famiglie con 3 componenti 130,8 21,5 169,0 17,1 267,1 23,6 100 129 204 Famiglie con 4 componenti 142,3 23,4 190,8 19,3 161,9 14,3 100 134 114 Famiglie con 5 componenti 18,8 3,1 56,4 5,7 27,2 2,4 100 300 145

Fasce di reddito

Reddito fino a 260 euro 10,9 1,8 6,9 0,7 12,5 1,1 100 63 115

Reddito 260-420 euro 186,7 30,7 107,8 10,9 106,4 9,4 100 58 57 Reddito 420-620 euro 191,6 31,5 353,8 35,8 397,3 35,1 100 184 207 Reddito oltre 620 euro 219,0 36 519,9 52,6 615,8 54,4 100 237 281 Responsabile acquisto Fino a 34 anni 92,4 15,2 174,9 17,7 185,7 16,4 100 189 201 35 - 45 anni 183,1 30,1 195,7 19,8 289,8 25,6 100 107 158 46 - 55 anni 87,6 14,4 275,8 27,9 301,1 26,6 100 315 344 56 - 64 anni 223,2 36,7 210,5 21,3 131,3 11,6 100 94 59 oltre 64 anni 21,9 3,6 131,5 13,3 224,1 19,8 100 600 1023 Italia 608,2 100,0 988,4 100,0 1.132 100,0 100 163 186 (*) Fonte: Elaborazione su dati ISMEA.

69

5 – ANALISI DELLA FILIERA

In Sicilia, le misure agroalimentari introdotte con il Reg. CE 2078/92 e

modificate con il Reg. CE 1257/99, hanno avuto un significativo riscontro un pò

in tutti i comparti produttivi, compreso quello olivicolo.

Per valutare lo stato attuale dell’olivicoltura in Sicilia, è stata condotta

un’indagine che ha consentito di effettuare un’analisi relativa alla produzione di

olive realizzata, sia con metodo biologico, sia con metodo convenzionale. Lo

scopo è stato quello di delineare le principali caratteristiche tecnico-economiche

dei due diversi metodi produttivi, al fine di analizzare i punti di forza e di

debolezza connessi agli specifici metodi di produzione.

5.1. Analisi aziendale

5.1.1 Metodo d’indagine

L’indagine tecnico-economica relativa ai due metodi di produzione,

convenzionale e biologico, è stata condotta su un campione omogeneo, costituito

da 12 aziende olivicole che adottano rispettivamente le due diverse metodologie

produttive e che si trovano dislocate sul territorio della provincia di Catania.

La rilevazione dei dati di nostro interesse, è stata realizzata attraverso

interviste dirette agli olivicoltori, utilizzando un’apposita “scheda questionario”,

in cui sono stati richiesti, oltre ai dati tecnici quali ampiezza aziendale, densità

dell’uliveto, tipo di impresa, elementi che hanno reso possibile la determinazione

delle rispettive produzioni lorde vendibili (PLV) relative alle aziende esaminate.

70

5.1.2. Caratteristiche tecnico-strutturali delle aziende olivicole esaminate

Allo scopo di individuare le principali caratteristiche tecnico-strutturali delle

aziende esaminate, sono state prese in considerazione alcuni aspetti relativi a:

superficie interessata, numero di piante e sesto d’impianto, età media delle piante

e varietà coltivata, tipo di impresa, natura del terreno. Un quadro riassuntivo delle

stesse caratteristiche tecnico-strutturali viene riportato nella tabella 27.

Per quanto riguarda l’estensione superficiale delle aziende esaminate, si passa

da un minimo di 1,50 ettari ad un massimo di 40 ettari per le aziende “in

convenzionale” (con un valore medio di circa 22 ettari), mentre il range di

variazione si riduce per le aziende “in biologico”. In quest’ultimo caso, infatti,

l’estensione delle superfici aziendali varia da un minimo di 1,10 ettari ad un

massimo di 11 ettari, con un’estensione media pari a circa 7 ettari.

L’orientamento produttivo delle aziende condotte in “convenzionale”, sulla

base dei dati raccolti, risulta, nella maggior parte dei casi, di tipo specializzato,

mentre per le aziende “in biologico”, si evidenzia un indirizzo produttivo misto in

cui, comunque, l’incidenza della coltivazione dell’olivo risulta abbastanza

significativa, con una forbice compresa tra l’1,4 e il 53,3%, ed una media pari

quasi al 30% di superficie olivicola utilizzata rispetto alla superficie totale.

Per quanto attiene alla densità degli uliveti, si rileva un valore medio di 176

piante per ettaro nel caso di aziende condotte con il metodo convenzionale ed un

valore di 223 piante ad ettaro per le aziende che realizzano una produzione di tipo

biologico. I valori rilevati sono strettamente legati ad altri parametri quali il sesto

d’impianto utilizzato, nonché alla natura del terreno ed in particolare alla

giacitura.

Il dato che riguarda l’età dell’oliveto mostra una notevole variabilità

rappresentata da un valore minimo di 30 anni ad un massimo di oliveti

ultracentenari. Quest’ultimo dato assume una rilevanza relativa data la longevità

che caratterizza le piante di ulivo.

La varietà predominante che viene coltivata nella maggior parte delle aziende

è la nocellare etnea; in alcuni casi a questa si accompagna la coltivazione di altre

varietà come la moresca, la biancolilla, la branzofina e la tonda iblea.

71

In riferimento al tipo di impresa, si evince, dai dati raccolti, che la quasi

totalità delle aziende (eccetto un’azienda di tipo affittanza coltivatrice che segue il

metodo di coltivazione biologica) è di proprietà coltivatrice, a significare che,

nella maggior parte dei casi, è lo stesso proprietario coadiuvato dalla propria

famiglia a svolgere, in seno all’azienda, le attività principali, avvalendosi di

lavoro esterno solo nel caso di attività più specifiche come la potatura o, per le

aziende di più ampie dimensioni, la raccolta.

Infine, in riferimento alla natura del terreno, è possibile notare una maggiore

diffusione di terreni sciolti, mentre per quanto riguarda la giacitura si evidenzia

una maggiore frequenza di terreni piani o pianeggianti. Tale dato rappresenta un

aspetto importante, in quanto nei terreni con questo tipo di giacitura viene

facilitata l’introduzione della meccanizzazione nelle operazioni colturali.

5.1.3. Impiego di lavoro

Nella Tabella 28 sono riportati gli impieghi di lavoro, per i due metodi,

espressi in ore per ettaro di oliveto, necessari per lo svolgimento di alcune

operazioni colturali, distinguendo l’incidenza di ogni singola operazione rispetto

al totale delle ore richieste.

Nell’ambito delle lavorazioni del terreno, nelle aziende convenzionali, gli

impieghi vanno da un minimo di 2,20 ore ad un massimo di 10 ore, mentre nelle

aziende “in biologico” i valori variano da 3 a 33 ore. In genere queste operazioni

vengono effettuate con macchine agricole (trattrici) di proprietà dell’azienda. Le

lavorazioni del terreno, realizzate in numero variabile in funzione dell’andamento

stagionale, vengono eseguite allo scopo di eliminare le erbe infestanti, areare il

terreno e mantenerne la sofficità e la permeabilità. In media, tale operazione copre

oltre il 36% del totale delle ore di attività nella gestione convenzionale e quasi il

70%in quella biologica. L’incremento delle ore dedicate alle lavorazioni del

terreno, in questo secondo caso, trova una sua giustificazione nel fatto che

l’introduzione del metodo biologico ha costretto i produttori ad effettuare più

lavorazioni, sia per controllare meglio le erbe infestanti, sia per facilitare

72

l’interramento del letame che viene distribuito sul terreno durante le fasi di

concimazione.

La concimazione in genere viene effettuata direttamente sul terreno ed incide

mediamente per il 52% del totale nelle aziende “in convenzionale” e per il 23%

nelle aziende condotte “in biologico”. L’oscillazione tra valori minimi e massimi

di impiego di lavoro per questo tipo di operazione colturale, dipende dalla

periodicità con cui si effettua la concimazione, nonché dall’età della pianta e dalla

densità dell’uliveto.

Per quanto riguarda i trattamenti antiparassitari, l’incidenza media è quasi del

12% nella conduzione convenzionale e dell’8% in quella biologica. Per la

conduzione in convenzionale la variabilità è determinata da valori nulli, che si

registrano per le aziende che hanno scelto di non effettuare alcun tipo di

trattamento, perché non necessario, ad un valore massimo di 3,33 ore per ettaro.

Laddove i trattamenti antiparassitari vengono realizzati, l’incidenza del tempo

d’impiego dipende particolarmente dal mezzo utilizzato. Nel caso delle aziende

biologiche, la variabilità è determinata dalla decisione di non utilizzare alcun

prodotto, oppure dal tempo necessario per l’applicazione delle trappole di

monitoraggio.

5.1.4. Produzione lorda vendibile

I livelli delle produzioni, insieme ai principali indici consentono di definire i

ricavi delle diverse aziende olivicole. 5

Come si evince dalla Tabella 29, le quote prodotte nella gestione “in

convenzionale” oscillano fra 250,00 ed 8.000,00 kg/ha, con un valore medio di

5Nella valutazione della produzione lorda vendibile, in seno alle aziende che realizzano una

produzione di tipo biologica, l’azienda n. 3 non è stata inserita, in quanto essendo stata impiantata

ad inizio anno ed avendo piante molto giovani (2 anni), al momento delle rilevazioni non aveva

ancora realizzato alcuna produzione. Anche i dati relativi all’azienda n. 3, condotta con il metodo

convenzionale, non sono stati inseriti, perché le produzioni eccessivamente più alte realizzate

dall’azienda, rispetto alle altre, non avrebbero reso sufficientemente attendibili i risultati finali

dell’indagine.5

73

2.292,00 Kg/ha; nella gestione “in biologico”, il dato medio assume un valore pari

a 3.074,00 Kg/ha, con un range di variazione compreso tra un minimo di 730,00

ed un massimo di 8.130,00 Kg/ha.

Per quanto riguarda la resa in olio, l’aliquota varia dal 16% al 21% , con una

resa media del 18,4%, nel caso di aziende condotte con il “metodo

convenzionale”; mentre per le aziende condotte con il “metodo biologico”, i valori

oscillano tre il 5 e il 21%, con una resa media, leggermente inferiore, quasi del

16%. Tale dato va, comunque, messo in relazione con l’età delle piante, con

l’intensità della piantagione e con il livello di impiego di fertilizzanti utilizzati.

Per quanto riguarda il prezzo di vendita del prodotto, si rileva una variazione

tra 3,50 e 4,20 �/Kg, con un importo medio di 3,64 �/Kg per l’olio ottenuto

mediante coltivazione convenzionale ed una variabilità compresa tra 5,00 e 6,50

�/Kg, con una media di 6,00 �/Kg per l’olio ottenuto con metodo biologico. Tali

dati consentono di rilevare come, il prodotto biologico, raggiunga quotazioni

quasi doppie rispetto al convenzionale.

La PLV unitaria per l’uliveto convenzionale oscilla tra 350,00 e 4.060,00

�/Kg, con un valore medio di 1.602,20 �/Kg; quella per il biologico, al contrario,

ha un campo di variazione compreso fra 1.092,00 e 3.981,80 �/Kg, con un dato

medio di 3.067,85 �/Kg.

Per avere un quadro completo dei ricavi complessivi delle aziende, bisogna

considerare, laddove gli imprenditori ne abbiano diritto, gli importi addizionali

che provengono da specifici incentivi comunitari. Nel caso specifico sia le aziende

che operano in convenzionale, sia quelle in biologico, hanno ottenuto il contributo

comunitario.

Tenendo presente queste entrate, il ricavo lordo unitario del campione di

aziende convenzionali esaminato oscilla tra 482,00 e 5.591,20 �/Kg, con un valore

medio di 2.194,68 �/Kg. Per quanto riguarda il campione di aziende “in

biologico”, il ricavo lordo unitario presenta una variabilità compresa tra un

minimo di 1.243,20 ed un massimo di 4.579,09 �/Kg, con un importo medio di

3.540,18 �/Kg.

74

Tabella 27 - Principali caratteristiche delle aziende olivicole esaminate (*). Azienda n. Superficie interessata (ha) Numero di Sesto Età media Varietà (2) Tipo Terreni (4)

totale (a) olivicola (b) (b)/(a) piante/ha d'impianto delle piante (1) d'impresa (3) Altimetria Giacitura Natura % prevalente mt. CONVENZIONALI 1 2,30 2,00 86,9 250 6x6 30 NE PC 150 Pte S 2 3,00 2,50 83,3 100 10x10 30 NE PC 100 P S 3 40,00 40,00 100,0 204 6x8 100 C PC 400 P AR 4 80,00 40,00 50,0 50 14x10 50 NE PC 540 P S 5 4,60 1,80 39,1 144 irregolare 30 NE PC 50 P S 6 1,55 1,50 96,7 310 irregolare 50 NE PC 800 I S

Minimo 1,55 1,00 39,1 50 30 Massimo 80,00 40,00 100,0 310 100 Medio 21,80 14,63 76,0 176 48 BIOLOGICHE

1 32,00 10,00 31,2 118 7x7 60 NE - BR PC 800 P S 2 5,20 1,50 28,8 160 8x8 30 NE PC 15 P S 3 21,50 8,00 37,2 525 7x6 2 NE - TI PC 750 I AR 4 65,00 11,00 16,9 227 6x6 20 NE ACA 650 I S 5 15,00 8,00 53,3 125 7x7 100 NE - BR - MO PC 300 Pte Ar 6 76,00 1,10 1,4 181 8x8 35 NE PC 50 P S

Minimo 5,20 1,10 1,4 118 2 Massimo 76,00 11,00 53,3 525 100 Medio 35,78 6,60 28,1 223 41 (*) Elaborazione su dati direttamente rilevati.

(1) In alcune aziende l'olivicoltore non è riuscito ad indicare l'età esatta delle piante perché secolari, in questo caso è stata indicata un'età di 100 anni.

(2) Le sigle riportate indicano le seguenti varietà: B = biancolilla; NE = nocellare etnea; MO = moresca; TI = tonda iblea; C = carolea; BR = branzofino.

(3) Per il tipo di impresa gli acronimi indicano: AC = affittanza coltivatrice; ACA = affittanza capitalistica; PC = proprietà coltivatrice; PCA = proprietà capitalistica.

(4) Con riferimento alla giacitura si ha: P = piana; Pte = pianeggiante; I = inclinata, mentre in riferimento alla natura si ha: AR = argillosa; MI = medio impasto; S = sciolto.

75

Tabella 28 - Impieghi di lavoro per principali operazioni colturali nelle aziende olivicole esaminate (*).

(ore/ha)

Azienda

Lavorazioni del terreno

Concimazioni

Trattamenti

Totale

CONVENZIONALI 1 10,00 7,50 3,00 20,50 2 8,50 7,70 3,20 19,40 3 2,30 8,00 3,33 13,63 4 4,20 5,00 0,00 9,20 5 2,20 2,40 0,00 4,60 6 3,00 12,20 0,00 15,20

Minimo 2,20 2,40 0,00 4,60 Massimo 10,00 12,20 3,33 20,50 Medio 5,00 7,13 1,58 13,75

% 36,4 52,0 11,6 100,0 BIOLOGICHE 1 12,00 8,00 5,20 25,20 2 3,00 7,50 0,00 10,50 3 32,00 7,70 0,00 39,70 4 33,00 8,00 3,60 44,60 5 18,00 0,00 3,00 21,00 6 3,50 2,80 0,00 6,30

Minimo 3,00 0,00 0,00 6,30 Massimo 33,00 8,00 5,20 44,60 Medio 16,92 5,67 1,97 24,55

% 68,9 23,1 8,0 100,0 (*) Elaborazione su dati direttamente acquisiti.

76

Tabella 29 - Principali indici e produzione lorda vendibile delle aziende olivicole esaminate (*). Rese PLV ** PLV **

Aziende

Olio prodotto

(Kg)

olio/olive trasformate

(%)

olio/piante (Kg)

Prezzo �/Kg olio

Totale (�) �/ha �/pianta

Totale (�) �/ha �/pianta

CONVENZIONALI 1 500,00 16,00 1,00 3,50 1.750,00 875,00 3,50 2.410,00 1.205,00 4,82 2 250,00 16,00 1,00 3,50 875,00 350,00 3,50 1.205,00 482,00 4,82 3 _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 4 8.000,00 18,00 4,00 4,20 33.600,00 840,00 16,80 44.160,00 1.104,00 22,08 5 970,00 21,00 3,70 3,50 3.395,00 1.886,00 13,00 4.675,00 2.597,20 17,98 6 1740,00 21,00 3,70 3,50 6.090,00 4.060,00 13,00 8.386,80 5.591,20 18,03 Minimo 250,00 16,00 1,00 3,50 875,00 350,00 3,50 1.205,00 482,00 4,82 Massimo 8.000,00 21,00 4,00 4,20 33.600,00 4.060,00 16,80 44.160,00 5.591,20 22,08 Medio 2.292,00 18,4 2,68 3,64 7.952,22 1.602,20 9,96 12.167,36 2.194,68 13,55 BIOLOGICHE 1 1680,00 16,00 1,40 6,50 10.920,00 1.092,00 9,20 12.432,00 1.243,20 10,54 2 830,00 5,00 3,40 6,00 4.980,00 3.320,00 20,70 5.727,00 3.818,00 23,86 3 _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 4 8130,00 19,00 3,20 5,00 40.650,00 3.695,45 16,26 47.967,00 4.360,63 19,18 5 4000,00 18,00 4,00 6,50 26.000,00 3.250,00 26,00 29.600,00 3.700,00 29,60 6 730,00 21,00 3,65 6,00 4.380,00 3.981,80 21,90 5.037,00 4.579,09 25,18 Minimo 730,00 5,00 1,40 5,00 4.380,00 1.092,00 9,20 5.037,00 1.243,20 10,54 Massimo 8130,00 21,00 4,00 6,50 40.650,00 3.981,80 26,00 47.967,00 4.579,09 29,60 Medio 3074,00 15,88 3,13 6,00 17.386,00 3.067,85 18,81 20.152,60 3.540,18 21,67

(*) Elaborazione su dati direttamente acquisiti.

(**) La voce PLV ** non include i contributi per la trasformazione delle olive e/o per la produzione biologica.

(***) La vove PLV *** include i contributi per la trasformazione delle olive e/o per la produzione biologica.

77

5.2. La commercializzazione dell’olio extra-vergine di oliva

Per valutare le differenti tipologie di commercializzazione che caratterizzano

il mercato dell’olio extra-vergine di oliva, è stato preso in considerazione la

destinazione del prodotto confezionato, tralasciando il comparto dell’olio sfuso

commercializzato direttamente nei locali di trasformazione, che comunque

rappresenta, in Sicilia, il canale di vendita più diffuso.

Le caratteristiche specifiche inerenti alla commercializzazione di olio extra-

vergine di oliva, prodotto con metodo biologico e con metodo convenzionale,

sono state acquisite attraverso informazioni rilevate direttamente dai responsabili

commerciali di un certo numero di aziende che operano nel settore. Questo tipo di

indagine ha permesso di delineare un quadro degli aspetti commerciali e

distributivi della produzione in esame, facendo riferimento, in particolare, oltre

che ai prezzi con cui il prodotto viene immesso sul mercato, alle principali

tipologie di confezionamento, ai canali distributivi maggiormente utilizzati ed ai

mercati verso i quali il prodotto viene destinato.

L’olio extra-vergine di oliva confezionato viene commercializzato utilizzando

bottiglie in vetro. Nell’80-85% dei casi vengono utilizzate bottiglie con capacità

di 1 lt, mentre per il restante 20-15% si ricorre a contenitori le cui capacità variano

da 0,5 a 0,75 ml, sino ad arrivare a 2 oppure 5 lt. Le bottiglie, qualunque sia la

capacità, devono obbligatoriamente riportare tutte le informazioni previste dalla

vigente normativa (Reg. CE 2092/91 e successive modifiche) in riferimento

all’etichetta, alla tracciabilità del prodotto, ed alla garanzia fornita dall’Organismo

di controllo, nel caso si tratti di olio biologico. Inoltre, in quest’ultimo caso,

spesso, oltre all’etichetta viene aggiunto uno specifico collarino, dove vengono

inserite informazioni aggiuntive che devono fornire al consumatore maggiori

garanzie ed informazioni sul prodotto.

Un dato abbastanza significativo è rappresentato dal prezzo di vendita con il

quale l’olio viene immesso sul mercato. A seconda della categoria cui l’olio

appartiene (extra-vergine, vergine, ecc) ed in base ai caratteri qualitativi con i

quali il prodotto viene commercializzato (grado di acidità, dichiarazione di

certificazione), i prezzi subiscono delle significative variazioni.

78

Nella Tabella 30, viene riportata la distribuzione dei prezzi di vendita per

principali categorie di olio commercializzate.

Tabella 30 – Distribuzione dei prezzi di vendita per categoria di olio (*).

Categoria Tipo di confezione Prezzo

Olio extra-vergine 1 lt 4,00-4,50

Olio extra-vergine biologico 0,75 ml 7,50

Olio extra-vergine DOP 0,75 ml 7,50

(*) Nostre elaborazioni su dati direttamente acquisiti.

Dall’analisi dei dati riportati in tabella, emerge chiaramente come gli oli

certificati, mostrino una quotazione sul mercato sostanzialmente più alta rispetto

all’olio convenzionale.

Considerata l’evoluzione ed il manifestarsi di nuove condizioni di mercato,

risulta interessante porre l’attenzione sulla conoscenza degli aspetti inerenti ai

canali distributivi, oltre che sull’individuazione dei principali mercati di

destinazione della produzione oggetto di analisi. Questi elementi, infatti, risultano

fondamentali per la realizzazione di strategie di mercato da parte delle aziende che

si occupano direttamente della commercializzazione dell’olio extra-vergine di

oliva.

In riferimento ai canali distributivi, la produzione giunge ai diversi mercati

attraverso contatti diretti tra le aziende commerciali ed i punti vendita, oppure, in

alternativa, tramite l’utilizzo intermedio di piattaforme commerciali, presenti in

diverse zone della nostra isola. I circuiti distributivi della produzione delle aziende

oggetto della presente analisi, seguono canali simili a quelli seguiti da altre

produzioni biologiche. A tal proposito, è stato possibile verificare che quasi l’80%

dell’olio extra-vergine di oliva prodotto raggiunge i mercati al consumo attraverso

la Grande Distribuzione Organizzata (GDO).

79

Le aziende addette alla commercializzazione, nella maggior parte dei casi,

immettono sul mercato un prodotto qualitativamente superiore (prodotto biologico

o DOP) con il proprio marchio commerciale; solo nel 18-20% dei casi utilizzano

sottomarchi. In quest’ultimo caso, si tratta di un prodotto che viene destinato ad

essere commercializzato in luoghi diversi rispetto alle grandi catene di

distribuzione commerciale, quali, appunto, i discount.

In riferimento ai mercati di destinazione finale, dall’analisi effettuata, emerge

che, quasi il 90% della produzione di olio extra-vergine di oliva (convenzionale e

biologico) viene destinato al mercato nazionale; di questa una quota percentuale

pari al 70-75%, rimane sul mercato locale, mentre la quota rimanente raggiunge il

resto d’Italia, in particolare la parte settentrionale. Il restante 10% della

produzione totale convenzionale e biologica è diretta al mercato estero;

generalmente i paesi europei, quali Spagna e Francia, ma assume una importanza

rilevante anche la quota che viene destinata ai paesi extraeuropei, come ad

esempio il Canada.

5.3. Analisi del consumo

Al fine di individuare e valutare alcune delle attuali tendenze in atto associate

al consumo di olio extra-vergine di oliva biologico in Sicilia, è stata realizzata

un’indagine mirata ad accertare il grado di conoscenza ed il tipo di

comportamento che i consumatori mostrano di fronte all’acquisto del prodotto.

Tali valutazioni potranno fornire validi elementi di riflessione per le diverse

figure che operano lungo la filiera, sia per quanto riguarda gli elementi che

contraddistinguono il mercato al consumo, sia per ciò che concerne le future

prospettive di mercato (La Via, 2002).

80

5.3.1. Metodo d’indagine

L’indagine è stata condotta su un campione di 300 consumatori siciliani, nel

periodo compreso tra il 6 ed il 30 settembre 2004 e si è fatto ricorso al metodo di

campionamento casuale, allo scopo di contenere l’errore di campionamento.

Le rilevazioni sono state realizzate attraverso una scheda-questionario,

contenente domande a risposta libera o vincolata (binaria o multipla) ed

effettuando delle interviste dirette, utilizzando il metodo face to face. In tal modo

è stato possibile raccogliere accurate informazioni di carattere qualitativo e

quantitativo su: aspetti socio-economici e culturali degli intervistati,

comportamento degli stessi nella fase di acquisto, grado di percezione della

qualità e del prezzo dei prodotti biologici.

La scheda-questionario è stata articolata in sei sezioni.

La prima sezione, ha permesso di raccogliere informazioni circa il grado di

conoscenza della definizione di prodotto biologico, di canali attraverso i quali i

consumatori hanno attinto alle informazioni circa tali prodotti, il consumo e la

tipologia di produzioni biologiche eventualmente utilizzate.

La seconda sezione ha consentito l’acquisizione di informazioni inerenti al

consumo di olio extravergine di oliva biologico, il periodo, la frequenza ed i

motivi del consumo, l’interesse verso altre tipologie di certificazione (DOP, IGP,

ecc), la percezione dei caratteri qualitativi ed, infine, il grado di preferenza in

riferimento alle aree di produzione.

La terza ha permesso di acquisire informazioni sulla distribuzione

commerciale del prodotto, per individuare le principali tipologie distributive, sui

principali ostacoli che si presentano durante l’acquisto, e sulla percezione dei

corrispondenti prezzi unitari.

La quarta parte è stata focalizzata sull’individuazione del livello di conoscenza

dei consumatori sui principali Organismi di controllo e sugli aspetti inerenti alla

certificazione ed etichettatura dei prodotti biologici.

La quinta sezione ha consentito di individuare le motivazioni che spingono il

consumatore a rinunciare all’acquisto di olio extra-vergine di oliva biologico.

La sesta ed ultima sezione è stata dedicata all’acquisizione di informazioni

sulle caratteristiche generali dei consumatori, facendo riferimento a: età, sesso,

81

numero dei componenti il nucleo familiare, grado di istruzione, professione e

reddito.

Il limitato intervallo di tempo durante il quale sono state condotte le

rilevazioni e la consistenza del campione intervistato, hanno consentito di ottenere

una documentazione sufficientemente attendibile ed in grado di conferire una

elevata rappresentatività ai risultati finali dell’indagine.

5.3.2. Caratteri del mercato dei prodotti biologici

Caratteri generali

I dati relativi alle caratteristiche socio-economiche del campione intervistato

sono riassunte nella Tabella 31. Dall’analisi esplorativa dei dati contenuti nelle

300 schede questionario rilevate è emerso che, la componente più rappresentativa

è quella femminile, che rappresenta oltre il 61% dell’intero campione. In

riferimento alla classe d’età, risulta più rappresentativa, con oltre il 50%, quella

compresa tra i 31-50 anni, mentre per quanto riguarda il titolo di studio sono più

rappresentati i consumatori con un diploma di scuola media inferiore e superiore,

per un totale pari a circa l’80%. Infine, per quanto riguarda la professione, la

componente più ricorrente è la classe degli impiegati (oltre il 32%) e in

riferimento al reddito, spicca la classe medio-bassa, che caratterizza il 46,3% del

campione intervistato.

82

Tabella 31 - Caratteri generali del campione esaminato (*).

Indicazioni Sicilia Indicazioni Sicilia

n % n %

Sesso Professione

Donne 184 61,3 Artigiano 9 3,0

Uomini 116 38,7 Impiegato 97 32,3

Totale 300 100,0 Operaio 23 7,7

Casalinga 72 24,0

Età (classe) Studente 14 4,7

18-30 73 24,3 Professionista 28 9,3

31-50 151 50,4 Dirigente 5 1,7

51-70 70 23,3 Disoccupato 8 2,7

oltre 70 6 2,0 Pensionato 24 8,0

Totale 300 100,0 Altro 20 6,7

Totale 300 100,0

Titolo di studio Reddito

Nessuno 5 1,7 min 10.000 Euro 77 25,7

Lic. Elementare 25 8,3 11-20 mila Euro 139 46,3

Lic. Media 97 32,3 21-40 mila Euro 61 20,3

Diploma 140 46,7 m 40 mila Euro 20 6,7

Laurea 33 11,0 N. R. 3 1,0

Totale 300 100,0 Totale 300 100,0 (*) Fonte: dati rilevati in maniera diretta.

83

Al fine di constatare il grado di conoscenza che i consumatori hanno nei

confronti dei prodotti biologici, a ciascuno di loro è stato chiesto se conoscesse la

differenza tra prodotto biologico e prodotto convenzionale; il 76,3% ha dichiarato

di essere a conoscenza di tale differenza. Inoltre, per verificare il grado di

attendibilità della risposta data, è stato chiesto se si avesse conoscenza delle

caratteristiche tecniche specifiche del metodo di produzione biologica.

Dall’analisi dei dati è stato evidenziato che il 49% degli intervistati riconosce

come prodotto biologico quello ottenuto attraverso un processo produttivo da cui

sono esclusi prodotti di sintesi chimica; il 36% ritiene biologico un prodotto che

non contiene residui di pesticidi, mentre per il 15% dei consumatori, biologico è

quel prodotto ottenuto con l’impiego esclusivo di sostanze organiche.

In riferimento ai veicoli d’informazione, attraverso i quali i consumatori

hanno potuto attingere informazione circa i prodotti biologici, i principali canali

sono risultati: la televisione (quasi 33%), gli amici (19,3%), la stampa (18,4), le

riviste specializzate (15,3%), seguite dai punti vendita specializzati (15,3%); sulla

scorta dei nostri rilevamenti, risulta del tutto irrilevante il grado di informazione

acquisita attraverso altri canali diversi dai precedenti (0,2%) (Cfr. Graf. 1).

Dall’analisi effettuata è emerso inoltre, che nel corso dell’ultimo anno, 131

unità, quasi il 44% degli intervistati, hanno dichiarato di aver acquistato prodotti

GRAF. 1- Principali canali d'informazione dei prodotti biologici

15,3

32,6

18,4 19,315,3

0,20

10

20

30

40

50

riviste specil. televisione stampa amici P.v.s. altro

84

biologici. Questo dato permette di prevedere, con una certa attendibilità,

un’ulteriore espansione del mercato dei prodotti biologici, se raffrontato con

quanto rilevato da recenti indagini, per la stessa area, laddove si evidenziava come

l’acquisto di tali prodotti raggiunga aliquote dell’ordine del 30-35% delle unità

campionarie intervistate (Colomba, 1997; Chinniti et al. 2002).

Consumo dell’olio extravergine d’oliva biologico

Dall’analisi del campione analizzato, è emerso che solo il 18%, pari a 54

unità, consuma olio extravergine d’oliva biologico. Tra i consumatori effettivi è

stato rilevato che il 36,5% consuma tale prodotto da circa un anno dal momento

dell’intervista, il 48% da più di due anni, mentre la rimanente aliquota (appena il

15,4%) consuma il prodotto in questione solo da pochi mesi.

Relativamente alla frequenza degli acquisti, i dati rilevati hanno permesso di

giungere alle seguenti constatazioni: il 38,5% degli intervistati ammette di

acquistare l’olio extra-vergine d’oliva biologico saltuariamente, quasi il 33%

regolarmente, il 19,2% frequentemente ed infine il 9,6% solo una volta.

Circa i motivi che spingono al consumo di tale prodotto (Cfr. Graf. 2), gli

intervistati hanno ammesso di operare questa scelta perché ritrovano nel prodotto

biologico, rispetto alle tipologie convenzionali, requisiti di maggiore salubrità, nel

25,5% dei casi, di maggiore sicurezza, nel 22,5% o semplicemente perché lo

giudicano più nutriente, come succede nel 16,4% dei casi.

85

Ai consumatori è stato chiesto, inoltre, se potessero avere interesse per altri

tipi di certificazione, in particolare verso quelle in grado di esprimere la tipicità

del prodotto (DOP, IGP). Dall’analisi è emerso che, oltre il 48% del gruppo

sottoposto all’indagine ha manifestato tale interesse. Questo tipo di risultato è in

linea con le preferenze evidenziate da altre indagini effettuate in differenti contesti

territoriali nazionali ed europei (D’Amico et al., 2002; ISMEA, 2003).

Per quanto riguarda la percezione della qualità dell’olio consumato (Cfr. Graf.

3), si evince che, per i consumatori, i caratteri più importanti sono il sapore

(23,1%) e l’odore (20,5%), seguiti dal colore (19,9%), dalla limpidezza (19,7%) e

dal luogo di provenienza (16,7%), a conferma dell’importanza che le peculiarità

organolettiche hanno sul vissuto del consumatore rispetto al luogo d’origine.

GRAF. 2- Motivi del consumo di olio extravergine di oliva biologico

25,522,5

16,4 15,711,5

8,3

0

10

20

30

40

50

Più salubre Più sicuro Più nutriente Più gustoso Per aiutarel'ambiente

Per curiosita

86

Quanto alle aree di produzione dell’olio extravergine d’oliva biologico (Cfr.

Graf. 4), quasi il 30% dei consumatori ha manifestato la propria preferenza per

quello prodotto in Sicilia, mostrando un significativo attaccamento alla loro terra

d’origine. Quasi il 21% preferisce l’olio calabrese, e solo il 17,9% indirizza le

proprie preferenze per quello pugliese, mentre minore è il grado di interesse per le

produzioni realizzate in altre aree del Paese.

GRAF. 3- Percezione della qualità

19,9 19,7 20,523,1

16,7

0

10

20

30

40

50

Colore Limpidezza Odore Sapore Luogo diprovenienza

87

Distribuzione commerciale e prezzi dell’olio extravergine d’oliva biologico

Sulla base delle rilevazioni effettuate, abbiamo costruito il Grafico 5, dove è

possibile individuare il grado di preferenza dei consumatori per quanto riguarda il

luogo in cui generalmente acquistano il prodotto in oggetto. E’ risultato che circa

il 47% effettua l’acquisto in ipermercati e supermercati, il 19,5% direttamente dal

produttore, il 15,4% nel dettaglio specializzato, mentre la restante parte indirizza

la propria preferenza verso le altre forme distributive. Dai dati rilevati emerge,

pertanto, il considerevole peso della GDO come luogo preferito per

l’approvvigionamento dei beni alimentari, indipendentemente dalle tipologie di

prodotti da acquistare, sia che si tratti di prodotti freschi, sia trasformati. Valutato

singolarmente, anche il dato relativo all’acquisto diretto dal produttore (quasi il

20%) ha un suo peso significato, che ci porta a considerare come il grado di

fiducia che il consumatore dimostra nei confronti del produttore diretto sia ancora

abbastanza alto.

GRAF. 4- Preferenze dei consumatori rispetto alle regioni di produzione dell'olio

7,6

12,3 11,5

17,920,8

29,9

0

10

20

30

40

50

Liguria Toscana Umbria Puglia Calabria Sicilia

88

Secondo quanto rilevato nel corso dell’intervista, l’ostacolo più frequente per

l’acquisto dell’olio extra-vergine d’oliva biologico è ritenuto il prezzo elevato

(37,8%), segue la difficoltà di reperimento (23,4%), lo scarso assortimento

(21,1%) e la qualità merceologica scadente (17,7%). (Cfr. Graf. 6)

Un ulteriore elemento utilizzato per approfondire la ricerca è stato quello

inerente al grado di percezione, da parte dei consumatori, del prezzo dell’olio

extra-vergine d’oliva biologico. Sulla scorta delle dichiarazioni rilevate, il 63,5%

dei consumatori trova il prezzo di vendita elevato, il 21,2% proporzionato ed il

15,4% eccessivamente elevato. L’indagine ha permesso, inoltre, di poter

constatare come i consumatori valutino la differenza di prezzo tra olio extra-

vergine di oliva biologico e convenzionale; circa il 70,0% degli intervistati ha

dichiarato che il differenziale di prezzo tra prodotto biologico e convenzionale è

compreso tra 10-30%. Questo è un valore molto vicino a quelli medi registrati ed

esprime il livello di attenzione che il consumatore dimostra durante la fase di

acquisto dei beni agroalimentari, fenomeno quest’ultimo probabilmente

amplificato dalla sfavorevole congiuntura economica regionale. Nel contempo gli

GRAF. 5- Luoghi d'acquisto dell'olio extravergine di oliva biologico

24,0 23,4

8,4

15,4

9,4

19,5

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

Ipermercato Supermercato Mercatorionale

Dettagliospecializzato

Dettagliotradizionale

Direttamentedal produttore

89

stessi intervistati, nel 61,5% dei casi, si dimostrano disposti a pagare un

differenziale di prezzo del 10-30% in più a favore del prodotto biologico rispetto

al convenzionale, riconoscendogli implicitamente un premium price.

Grado di conoscenza relativa alla certificazione e motivi del diniego al consumo

di olio extravergine di oliva biologico

Stabilito il differente livello di conoscenza delle caratteristiche e del consumo

dell’olio extra-vergine di oliva biologico, è stato chiesto agli intervistati se

conoscessero l’obbligo di certificazione di tali prodotti da parte di un Organismo

di controllo riconosciuto. Dalle nostre analisi, è emerso che, il 74% dei

consumatori è a conoscenza di tale obbligatorietà. Per valutare il grado di

informazione circa la certificazione dei prodotti biologici, nel questionario, è stata

inserita una domanda sull’argomento appositamente non corretta. Agli intervistati,

GRAF. 6- Principali ostacoli per l'acquisto dell'olio extravergine di oliva biologico

23,4

37,8

17,721,1

0

10

20

30

40

50

Difficoltà direperimento

Prezzi elevati Qualità merceologicascadente

Scarso assortimento

90

infatti, è stato chiesto se riconoscessero tra le tre opzioni presentati nel

questionario, precisamente Suolo e Salute, Cereal e Oasi Ecologica Plasmon, un

qualche Organismo di controllo; mentre il primo è un’istituzione preposta a tale

funzione, gli altri due sono semplicemente marchi commerciali. Dai dati rilevati

(Cfr. Graf. 7) è emerso che i consumatori, pur avendo conoscenza

dell’obbligatorietà della certificazione per un prodotto biologico, hanno ancora

una scarsa conoscenza degli Organismi di controllo, infatti solo il 15,5% degli

intervistati ha risposto in modo corretto (Suolo e Salute). Una notevole

percentuale, pari al 43,6% ha ammesso, comunque di essere a conoscenza di altri

Organismi di controllo, tra i quali i più ricorrenti sono risultati Ecocert e

BioAgricert. Nel 63,5% dei casi, gli intervistati hanno ammesso di considerare

affidabili gli stessi Organismi.

GRAF. 7 - Grado di conoscenza degli Organismi di controllo certificati

25,4

15,5 15,5

43,6

0

10

20

30

40

50

Oasi ecologica Suolo e Salute Cereal Altri

Per avere un quadro completo della situazione del mercato dell’olio biologico

regionale, è stato chiesto a quella parta di intervistati (169 unità) che, pur non

consumando prodotti biologici, si era mostrata interessata ad un potenziale

consumo dell’olio extra-vergine d’oliva biologico, quali fossero state le

motivazioni che li avevano spinti a non consumare il prodotto in oggetto. A tal

91

riguardo (Cfr. Graf. 8), è emerso che, quasi il 36% degli intervistati considera

elevati i relativi prezzi di vendita unitari; qusi il 31% dichiara di non essere in

possesso di sufficienti informazioni al riguardo, il 20,5% si dimostra indifferente

all’ “argomento biologico”, mentre il oltre 12% ammette di trovare difficoltà nel

reperimento del prodotto.

GRAF. 8 - Motivazioni della rinuncia a consumare olio extra-vergine di oliva biologico

30,835,9

12,8

20,5

0

10

20

30

40

50

Mancanza diinformazioni

adeguate

Prezzi elevati Difficoltà direperimento

Indifferenza

La mancanza di informazioni adeguate e la difficoltà di reperimento del

prodotto rappresentano, comunque, una notevole percentuale (quasi il 44%).

Questo fenomeno, potrebbe essere spiegato dal fatto che, ancora oggi, ci sia una

carente gestione dei mass-media nel veicolare informazioni sull’argomento. Tale

aspetto, unito alla scarsa promozione e divulgazione delle caratteristiche

nutrizionali e salutistiche del prodotto biologico, da parte delle pubbliche

92

amministrazioni, nonché delle stesse associazioni di produttori, rappresenta

sicuramente uno dei principali limiti allo sviluppo del mercato.

93

CONCLUSIONI

L’indagine realizzata sul territorio siciliano sulle potenzialità dei metodi di

produzione eco-compatibile, in particolare del metodo di produzione biologica

dell’olio extra-vergine di oliva, ha permesso di mettere in evidenza, sia i vantaggi

di tale metodologia produttiva, nonchè le difficoltà che ancora oggi

compromettono lo sviluppo della stessa.

Focalizzando, anzitutto, l’attenzione sulle potenzialità del metodo biologico,

non possiamo non considerare i benefici che si osservano sotto il profilo

ambientale. Con l’introduzione del metodo anzidetto, il divieto dell’utilizzo di

input di natura chimica (sostanze di rilievo durante la conduzione di tipo

“convenzionale”), riduce notevolmente l’impatto ambientale che i processi

produttivi manifestano in termini di inquinamento. Nello stesso tempo, l’offerta di

prodotti igienicamente esenti da sostanze potenzialmente nocive, tutela, sia la

salute dei consumatori, sia quella degli addetti agricoli, che si trovano ad operare

in condizioni di migliore salubrità.

A fronte dei suddetti vantaggi socio-ambientali, è opportuno considerare

anche alcuni punti di debolezza, che possono influenzare negativamente lo

sviluppo del metodo biologico e che si possono ricondurre nel ritrovamento sul

mercato di prezzi di vendita elevati e nella scarsa informazione fornita a chi deve

acquistare il prodotto.

Dal confronto dei dati presentati per le due diverse tipologie di coltivazione si

osserva che, le aziende condotte con il metodo biologico, rispetto alle aziende

condotte “in convenzionale”, fanno prospettare risultati economici più

vantaggiosi. Tenendo conto, infatti, della quantità di olio prodotto e dei prezzi di

vendita, la produzione lorda vendibile unitaria nelle aziende biologiche, ha un

valore medio più alto rispetto a quanto realizzato nelle aziende “in

convenzionale”. Questo risultato è, sicuramente, attribuibile ai maggiori prezzi

spuntati dall’olio extra-vergine di oliva biologico a cui, comunque, si aggiungono

94

i contributi comunitari diretti ai produttori (per il 2003 il livello di contributo

comunitario è stato pari a � 0,90/Kg di olio prodotto). Il risultato economico

raggiunto in tal modo è, certamente, più vantaggioso anche se si tiene conto del

fatto che, nelle aziende biologiche, i gradi di attività registrati (soprattutto quelli

relativi alle lavorazioni del terreno) sono maggiori.

L’indagine condotta sul consumo di olio extra-vergine di oliva biologico in

Sicilia, ha permesso di definire un quadro più ampio delle principali variabili che

influenzano ed indirizzano le scelte dei consumatori durante l’acquisto del

prodotto.

I consumatori effettivi di olio extra-vergine di oliva biologico, in base

all’indagine, sono appena il 18% del campione rilevato. Questo conferma, ancora

una volta che, le azioni volte al miglioramento del livello informativo, per

valorizzare le produzioni agro-alimentare in oggetto, ad oggi, non hanno ancora

dato risultati soddisfacenti, specie se si tiene conto del basso livello di conoscenza

che i consumatori hanno circa le peculiarità di tali prodotti.

Appare, comunque, interessante il grado di informazione che è stato possibile

attingere dai 54 consumatori effettivi, sui quali è stata focalizzata l’analisi al

consumo.

Per tale quota di intervistati, il consumo di olio extra-vergine di oliva

biologico è, ormai, un processo consolidato; infatti, circa l’80%, lo consuma da

oltre un anno, così come circa il 50% dei consumatori si può considerare abituale

nell’acquisto.

Significativi sono stati, anche, i risultati rivelati in riferimento alla tipicità

(DOP e IGP) ed alla regione di provenienza del prodotto; su questi elementi,

infatti, sarebbe il caso di porre maggiore attenzione, per migliorare il livello di

penetrazione sui mercati per tale prodotto, specie in una realtà, in cui il modello

distributivo che incalza sempre più è quello della GDO anche per la tipologia di

prodotto in questione (La Via, 2002).

I consumatori di olio extra-vergine di oliva biologico, si sono dimostrati

abbastanza preparati sui livelli di prezzi dei prodotti sul mercati e addirittura, si

sono mostrati disposti a pagare, nel 61,5% dei casi, differenziali di prezzo, rispetto

95

al prodotto convenzionale, variabili tra il 10 e il 30%, riconoscendo al prodotto un

differenziale di prezzo positivo in base alla qualità da loro percepita.

Tali informazioni hanno una loro fondamentale importanza perché consentono

di costituire un quadro di riferimento da cui, i differenti operatori della filiera

olivicola, possano attingere elementi utili per attuare (in base al proprio titolo e

possibilità) adeguate strategie di intervento.

Affinché si abbiano dei risultati tangibili, sarebbe necessario associare a

determinate strategie di intervento di carattere tecnologico (che permettano di

ottenere prodotti con eccellenti caratteristiche qualitative), azioni di

valorizzazione commerciale delle produzioni biologiche, attraverso iniziative che

migliorino ed incrementino il grado di informazione fornito ai consumatori, in

riferimento alle suddette produzioni, in generale, ed all’olio extra-vergine di oliva

in particolare, con azioni di promozione, sia da parte delle diverse associazioni di

produttori, che attraverso l’utilizzo di adeguati canali di informazione.

96

BIBLIOGRAFIA

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Atti del Convegno: (Progetto POM B02) Riduzione del costo di produzione,

miglioramento della qualità e tutela dell’ambiente nella filiera olivicola-olearia.

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1, 1997.

CORERAS: La filiera olivicola-olearia - Rapporto, 2003.

Crescimanno M., Guccione G., Schifani G.: Alcuni caratteri della filiera

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97

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La Via G. (a cura di Giovanni La Via): Analisi economica dell’olivicoltura

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528/99 – azione 7, Università degli Studi di Catania. Catania, 2002.

Signorello M.: Analisi economica del pistacchio ottenuto con metodi di

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Sturiale C.: Analisi dell’impatto della revisione a medio termine della PAC in

Sicilia – Caratteristiche e tendenze dell’agricoltura siciliana. Co.Ris.S.I.A.,

Catania, 2003.

98

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www.agecontrol.it

www.europa.eu.int/comm/agricolture

www.politicheagricole.it

www.regione.sicilia.it/agricolturaforeste

www.internationaloliveoil.org

www.fao.org

www.premiobiol.it

www.coi.org

99

APPENDICE

Scheda di rilevazione dei consumatori

CONSORZIO REGIONALE PER LA

RICERCA APPLICATA E LA SPERIMENTAZIONE

(CO.RE.R.A.S.)

SEDE DI CATANIA

ANALISI DEL MERCATO DELL’OLIO CONVENZIONALE E

BIOLOGICO (2004) (*)

Scheda n. ……..

Provincia:

………….…………………………………………………………………

Comune:

………………………………………………………………………………

(*) Le informazioni contenute in questi questionari, sono utilizzate solo a fini scientifici e

sempre garantendo l’anonimato degli intervistati.

100

1. Informazioni generali sui prodotti biologici

1.1 Conosce la differenza tra un prodotto biologico ed uno convenzionale?

� si � no

1.2 Quale di queste è secondo Lei la più corretta definizione di prodotto

biologico?

• Prodotto realizzato attraverso un processo produttivo da cui sono

esclusi prodotti di sintesi chimica �

• Prodotto che non contiene residui di pesticidi �

• Prodotto ottenuto attraverso l’impiego esclusivo di sostanze organiche

1.3 Tramite quali canali ha avuto modo di attingere informazioni circa i

prodotti biologici? (6: più importante, 1: meno importante)

• Riviste specializzate �

• Televisione �

• Stampa quotidiana �

• Amici �

• Punti vendita specializzati �

• Altro (specificare) …………………………………………………………

1.4 Ha mai acquistato prodotti biologici?

� si � no

[Se SI, continua 1.6 ------ Se NO, continua, da 1.5]

1.5 Sarebbe comunque interessato ad acquistare l’olio extra-vergine

d’oliva biologico?

� si � no

[vai a 5]

101

1.6 Quali fra questi?

• Frutta fresca �

• Frutta secca �

• Ortaggi �

• Legumi secchi �

• Carne �

• Latte �

• Yogurt �

• Formaggi �

• Conserve tipiche regionali �

• Marmellate e confetture di frutta �

• Pane e pasta �

• Vino �

• Olio �

• Miele �

• Altro…………………………………………….

2. Caratteri generali del consumo dell’olio extra-vergine d’oliva

biologico

2.1 Ha mai acquistato olio extra-vergine d’oliva biologico?

� si � no

[Se SI, continua, da 2.2 ------ Se NO, continua, da 5 ]

2.2 da quanto tempo ?

• Da meno di 6 mesi �

• Da circa un anno �

• Da più di due anni �

102

2.3 Con quale frequenza ha effettuato tali acquisti?

• Solo una volta �

• Saltuariamente �

• Frequentemente �

• Regolarmente �

2.4 Per quali motivi consuma o ha consumato olio extra-vergine d’oliva

biologico?

(6: più importante, 1: meno importante)

• Più salubri �

• Più sicuri �

• Più nutrienti �

• Più gustosi �

• Per aiutare l’ambiente �

• Per curiosità �

2.5 E’ interessato ad altri tipi di certificazione/attestazione di qualità

dell’olio acquistato?

� si � no

[Se SI, continua, da 2.6 ------ se NO, continua, da 2.7]

2.6 quali?

• DOP �

• DOC �

• IGP �

• ISO 9000:2000 �

2.7 A quali caratteri specifici attribuisce maggiore importanza per l’olio

extra-vergine d’oliva biologico ?

(5: più importante, 1: meno importante)

103

• colore �

• limpidezza �

• odore �

• sapore �

• luogo di provenienza �

3. Caratteristiche della distribuzione commerciale dell’olio extra-

vergine d’oliva biologico

3.1 Dove acquista generalmente tale prodotto?

(6: principale, 1: meno importante)

• Ipermercato �

• Supermercato �

• Mercato rionale �

• Dettaglio specializzato (organic store) �

• Dettaglio tradizionale �

• Direttamente dal produttore �

3.2 Quale confezione d’olio extra-vergine d’oliva biologico acquista

generalmente?

• 20 cl �

• 50 cl �

• 70 cl �

• 75 cl �

• 1 L �

• 5 L �

3.3 Quali sono i principali ostacoli per l’acquisto di tale prodotto?

(4: più importante, 1: meno importante)

• Difficoltà di reperimento �

• Prezzi elevati �

• Qualità merceologica scadente �

104

• Scarso assortimento �

3.4 I prezzi dell’olio extra-vergine d’oliva biologico secondo Lei sono:

• Eccessivamente elevati �

• Elevati �

• Proporzionati �

3.5 In percentuale quanto costa in più l’olio extra-vergine d’oliva biologico

rispetto a quello convenzionale?

• Sino al 10% �

• dal 10 al 20% �

• dal 20 al 30% �

• oltre il 50% �

3.6 In percentuale quanto è disposto a spendere in più nell’acquisto

dell’olio extra-vergine d’oliva biologico rispetto a quello convenzionale?

• Sino al 10% �

• dal 10 al 20% �

• dal 20 al 30% �

• oltre il 50% �

4. Caratteristiche specifiche dell’olio extra-vergine d’oliva biologico

ed identificazione

4.1 E’ a conoscenza dell’obbligatorietà di certificazione per poter definire

un prodotto biologico?

� si � no

4.2 Conosce il nome di qualche marchio commerciale?

� si � no � non so

Se si, quali ………………………………………………….……

105

4.3 La certificazione dei prodotti biologici è, secondo Lei :

• affidabile �

• poco affidabile �

• non affidabile �

5. Motivazioni della rinuncia a consumare l’olio extra-vergine d’oliva

biologico

• Mancanza di informazioni adeguate �

• Prezzi elevati �

• Difficoltà di reperimento �

• Indifferenza �

6. Caratteristiche generali del consumatore intervistato

6.1 Sesso � F � M

6.2 Luogo di residenza:

• Comune: …………………………

• Provincia: ………………………..

6.3 Età (anni) ……….

6.4 Da quante unità è composto il nucleo familiare di appartenenza

• Totale n. …………………..

• Adulti n. …………………..

• Bambini (sino a 14 anni) n. ……………….

• Anziani (oltre 65 anni) n. …………………

106

6.5 Titolo di studio

• Nessuno �

• Licenza elementare �

• Licenza media �

• Diploma di scuola media secondaria superiore �

• Laurea �

6.6 Professione

• Artigiano �

• Impiegato �

• Operaio �

• Casalinga �

• Studente �

• Professionista �

• Dirigente �

• Disoccupato �

• Pensionato �

Altro (specificare) ……………………………………

6.7 Il reddito del nucleo familiare a quale delle seguenti classi appartiene?

• Fino a 20 milioni (10.000 Euro) �

• Da 20 a 40 milioni (10 – 20.000 Euro) �

• Da 40 a 80 milioni (20 – 40.000 Euro) �

• Oltre 80 milioni ( > 40.000 Euro) �

107

Scheda di rilevazione aziendale

CONSORZIO REGIONALE PER LA

RICERCA APPLICATA E LA SPERIMENTAZIONE

(CO.RE.R.A.S.) SEDE DI CATANIA

Questionario aziendale (*)

INFORMAZIONI GENERALI Azienda (denominazione) Ubicazione: Regione: Provincia Comune Località (contrada) Nome conduttore: Anno di inizio gestione dell’azienda: Nome rilevatore: Data rilevamento: Codice Az. Altre notizie:

(*) Le informazioni raccolte con il presente questionario sono utilizzate solo a fini di studio e di ricerca. Inoltre non possono essere divulgate o pubblicate se non in forma anonima ed aggregata.

108

Sez. 1 – CARATTERI GENERALI SULL’AZIENDA

1.1 Ambiente fisico (giacitura del terreno (%))

Piana �

Pianeggiante �

Inclinata � 1.2 Altitudine media dei terreni

Media______ Mt________ s.l.m._____________ 1.3 Distanza dai mercati

di acquisto degli input___________________________

di vendita degli output ______________________________ 1.4 Distanza dal centro abitato ____________________________________ 1.5 Condizioni di viabilità interna aziendale

Buona �

Sufficiente �

Scarsa � 1.6 Metodo di coltivazione adottato

Convenzionale �

Biologico �

Altro � Anno di introduzione del metodo non convenzionale _______________________ Ente di certificazione a cui aderisce l'azienda ______________________________

Sez. 2 - NOTIZIE SULLA SUPERFICIE AZIENDALE

Superficie totale ha ________

Superficie boschiva ha ________

SAU ha ________

Corpi aziendali ha ________

Altimetria ha ________

Tare ha ________

109

Sez. 3 – CARATTERISTICHE STRUTTURALI 3.1 Ampiezza frammentazione e possesso Corpo n. 1 2 3 4 5 6 7 Sup. (ha) Proprietà Affitto Altro 3.2 Rapporti tra impresa e proprietà (titolo di possesso)

ha % N.

corpi Destinazione colture In proprietà In affitto In comodato

3.3 Caratteristiche del contratto di affitto o comodato

N. corpo Canone Periodo Durata Modalità

________ 3.4 Forma di conduzione Diretta con solo manodopera familiare � Manodopera familiare prevalente � Manodopera extra-familiare prevalente � Manodopera con salariati � Altre forme �

110

SEZ. 4 - INDIRIZZO PRODUTTIVO Specializzato � Misto � 4.1 Tipologia di indirizzi produttivi per le aziende miste N. corpi Superficie Specie Varietà Arboricolo Orticolo Altro

111

Sez. 5 – COLTURE E PRODOTTI DI ORIGINE VEGETALE: ORDINAMENTO PRODUTTIVO AZIENDALE E PRODUZIONI

1 2 3 4 5 6 7 8 9 Localizzazione Coltura Caratteristiche della tecnica di coltivazione

Intensità di investimento

Corpo Specie e varietà

Pieno Campo o Protetta

Irrigua (ha)

Irrigabile(ha) N°

piante

sesto

Forma di

Allevamento

Età media

Totale

112

Sez. 6 – RIPARTIZIONE DELLA PRODUZIONE TOTALE E RICAVI DELLE COLTURE

Biologico � Convenzionale �

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11

Produzione Totale Ripartizione della Produzione Totale Produzione lorda vendibile

Prodotti venduti

Altre informazioni

Mercato di destinazione (%)

naz. estero

Modalità di commercializzazione (%)

DOP

Prodotto

Uni

tà d

i Mis

ura

Realizzata (t)

In corso (stima)

(t)

Prodotti di scorta (t)

Prodotti in

magazzino

Quantità (t)

Prezzo �

sfuso latta in bottiglia

1999-2000 2000-2001

2001-2002

2002-2003

113

Sez. 7 – NOTIZIE SUL LAVORO FAMILIARE NELL’ANNO

1 2 3 4 5 6 7 8 9 Pensione Occupaz

in Az. Tipo di attività

Settore di attività

Reddito Annuo

Giornate lavorative

Attivi in azienda

Sesso

(1= M) (2= F)

Età

Titolo di

studio *

Tipo

FT=2300 PT=1150 PPT=767

SPEC GEN

Cd**

Da attività aziendale

(�)

Da attività extra- aziendale (�)

In azienda

In attività extra-

aziendale

Conduttore................ ......... ........ ......... ........... ........... ......... ........... ........... ........... ........... ........... ........... ............................... ......... ........ ......... ........... ........... ......... ......... ......... ......... ......... ......... ......... ............................... ......... ........ ......... ........... ........... ......... ........... ........... ........... ........... ........... ........... ............................... ......... ........ ......... ........... ........... ......... ........... ........... ........... ........... ........... ........... ............................... ......... ........ ......... ........... ........... ......... ........... ........... ........... ........... ........... ........... ............................... ......... ........ ......... ........... ........... ......... ........... ........... ........... ........... ........... ...........

*1=elementare, 2=media, 3=diploma, 4=laurea, 5=analfabeta. ** Cd codice settore: a- Agricoltura; b- industria c- commercio; d- scuola e pubblica amministrazione; e- terziario e libera professione. FT= full time, PT=part time, PPT=part part time.

114

Sez. 8 – MANODOPERA EXTRA-FAMILIARE

8 A - OPERAI A TEMPO INDETERMINATO O ASSIMILATI

Numero di giornate assunte nell'ultimo anno per mese ed in totale

Qualifica

dell'operaio(specializzato,

generico)

Sesso

Età

Titolo di studio

GEN

FEB

MAR

APR

MAG

GIU

LUG

AGO

SET

OTT

NOV

DIC

TOT

SALARIO

LORDO*

Colture ed Operazioni nelle quali sono stati impiegati

115

8 B – OPERAI A TEMPO DETERMINATO

Numero di giornate assunte nell'ultimo anno per mese ed in totale

Qualifica dell'operaio

(specializzato, generico)

Sesso

Età

Titolo di studio

GEN

FEB

MAR

APR

MAG

GIU

LUG

AGO

SET

OTT

NOV

DIC

TOT

SALARIO

LORDO*

Colture ed Operazioni nelle quali sono stati impiegati

* Indicare la paga giornaliera lorda effettiva per gli avventizi ed il salario lordo mensile per i fissi in Euro

116

Sez. 9 – CAPITALE FONDIARIO (Escluso gli impianti fissi di irrigazione)

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Per tutti i fabbricati Solo per

abitazione Altri

locali Descrizione Anno di realizzo

Tipo di costru- zione

Costo di ricostru- zione o

d'impianto (�)

Durata prevista (anni)

Lun- ghezza

(m.)

Lar- ghezza

(m.)

Altezza (m.) Numero di

vani Capacita'

1-Abitazione…………………………………… .............……….. ............… .............…………. ............ .......….... ..........…. ...........….. .................. .................. ........................................................................ .............……….. ............… ...................…….. ............ ..........…. .........….. ..........…... .................. .................. 2-Fabbricati e capannoni rurali (macchine, prodotti)………………………………………... .............……….. ............… ...................…….. ....…..... .....…...... ....…....... ......……... .................. .................. ………............................................................. .............……….. ............… ...................…….. ............ ..........…. ......…..... ...........….. .................. ..............…. 3-Locali trasformazione prodotti………….. .............……….. ............… ..................……... ............ ..........…. .........….. ...........….. .................. .................. ........................................................................ .............……….. ............… ...................…….. ............ ..........…. ..........…. ...........….. .................. .................. 4- Altro (serre, sistemazione terreni)……... .............……….. ............… ..................……... ............ .........…. .........….. .......….…. .................. .............….. ….................................................................... .............……….. ............... ............………….. .......….. .............. .............. ............... .............…. .............…..

117

Sez. 10 – INVESTIMENTI FONDIARI RELATIVI AGLI IMPIANTI FISSI DI IRRIGAZIONE

1 2 3 4 10 12

Descrizione

Anno di

realizzo

Costo di

ricostrzione (�)

Durata prevista (anni)

Capacita' mc

Super- ficie

servita (ha)

Pozzi aziendali ....................................................................... ............... ..................... ..................... ..................... ..................... ....................................................................... ............... ..................... ..................... ..................... ..................... Laghetti aziendali ....................................................................... ............... ..................... ..................... ..................... ..................... ....................................................................... ............... ..................... ..................... ..................... ..................... Vasche di accumulo ....................................................................... ............... ..................... ..................... ..................... ..................... ....................................................................... ............... ..................... ..................... ..................... ..................... Altre opere di captazione ....................................................................... ............... ..................... ..................... ..................... ..................... ....................................................................... ............... ..................... ..................... ..................... ..................... Canalizzazioni superficiali fisse ....................................................................... ............... ..................... ..................... ..................... ..................... ....................................................................... ............... ..................... ..................... ..................... ..................... Condotte interrate ....................................................................... ............... ..................... ..................... ..................... ..................... ....................................................................... ............... ..................... ..................... ..................... ..................... Altre installazioni fisse ....................................................................... ............... ..................... ..................... ..................... ..................... ....................................................................... ............... ..................... ..................... ..................... ..................... Sistema di irrigazione ....................................................................... ............... ..................... ..................... ..................... .....................

118

SEZ.11 - COMPOSIZIONE DEL PARCO MACCHINE ED ATTREZZI

1 2 3 4 5 6 Macchine ed attrezzi

Tipo

Potenza

(CV)

Anno immatricolazione

Durata futura (anni)

Valore a

nuovo (�)

Impiego Extra

aziendale (ore)

Costo di

manut.

.............................................................……… .................................. ................................... ............... ...................... ...............….. .................……

.............................................................……… .................................. ................................... ............... ...................... ..............…... .................……

.............................................................……… .................................. ................................... ............... ...................... .............….... .................……

.............................................................……… .................................. ................................... ............... ...................... ............…..... .................……

.............................................................……… .................................. ................................... ............... ...................... ...............….. .................……

.............................................................……… .................................. ................................... ............... ...................... ...............….. .................……

.............................................................……… .................................. ................................... ............... ...................... ...............….. .................……

.............................................................……… .................................. ................................... ............... ...................... ...............….. .................…… …………………………………………………… ………………………. ………………………... ………... ……………... …………….. .................……

119

Sez. 12 – ALTRE ENTRATE

Descrizione

Coltura

Unita' di misura

Quantita'

Prezzo (�)

Importo totale ((�)

1-Servizi forniti a terzi…… ....................... ....................…... ....................... ....................... .......................

.................................................................... .....................….. ....................... ....................... .......................

.................................................................... .....................….. ........................ ....................... .......................

2-Premi ed integrazioni…. ....................... .....................….. ....................... ....................... .......................

.................................................................... .....................….. ....................... ....................... .......................

.................................................................... .....................….. ....................... ....................... .......................

.................................................................... .....................….. ....................... ....................... .......................

3-IVA………………………… ....................... .....................….. ....................... ....................... .......................

.................................................................... .....................….. ....................... ....................... .......................

.................................................................... .....................….. ....................... ....................... .......................

.................................................................... .....................….. ....................... ....................... .......................

4-Altre………………………. ....................... .....................….. ....................... ....................... .......................

.................................................................... .....................….. ....................... ....................... .......................

.................................................................... .....................….. ....................... ....................... .......................

.................................................................... .....................….. ....................... ....................... ....................... Totale

12

0

Sez

. 13

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121

Sez. 14 – ALTRE SPESE

SEZ.14-A: SPESE PER MANUTENZIONE STRAORDINARIA (MACCHINE, FABBRICATI)

Descrizione Importo (�)

Durata prevista Note

......................................... .......................................... ....................... ...................…... ....................……………………...

......................................... .......................................... ....................... .................…..... .....................……………………..

......................................... .......................................... ....................... ...................…... .....................……………………..

......................................... .......................................... ....................... ................…...... .....................……………………..

......................................... .......................................... ....................... ..................….... .....................……………………..

......................................... .......................................... ....................... ................…...... .....................…………………….. Totale

SEZ.14-B: ALTRE SPESE (CONSULENZE)

Descrizione

Unita' di misura

Quantita'

Prezzo (�)

Importo (�)

Note

.......................................... ..........……………………… ....................... ...................…... ....................... ............................

.......................................... ..........……………………… ....................... .....................…. ....................... ............................

.......................................... ..........……………………… ....................... ...................…... ....................... ............................

.......................................... ..........……………………… ....................... .....................…. ....................... ............................

.......................................... ..........……………………… ....................... ....................….. ....................... ............................

.......................................... ..........……………………… ....................... .....................…. ....................... ............................ Totale

122

Sez. 15 – MUTUI E PRESTITI CONTRATTI DALL’AZIENDA ED ANCORA NON ESTINTI

Ammortamento

Ammontare della rata (�)

Creditore

Causale del

debito

Ammontare del

capitale mutuato

(�)

Tasso di

interesse

Data di

accensione

Durata (anni)

Periodicita' del

pagamento

Quota Capitale

Quota Interessi

Pagamento (mese)

..............…............ ...................................... ....................... .............….. .................... .............. ..............………........ ................ ................ ...................... ............................. ..................................... ....................... ...........…..... .................... .............. .....………................. ......…...... ................ ...................... ......................….... ...................................... ....................... .............…... .................... .............. ..............………........ ................ ................ ...................... ............................. ...................................... ....................... .........…....... .................... .............. ..............………........ ................ ................ ...................... ............................. ............…....................... ....................... ..........…...... .................... .............. ..............………........ ................ ................ ...................... …………………… …………………………. ……………….. ……………. ……………. ………… ……………………… …………. …………. ………………

Totale

123

Sez. 16 – VARIAZIONI IN SEGUITO ALLA CONVERSIONE DA CONVENZIONALE A BIOLOGICO ED ALTRE

INFORMAZIONI

DISPONIBILITÀ DI LAVORO FAMILIARE: Coltura:__________________________________________________ Stabile �

Aumentata

Causa della variazione: Diminuita

RICORSO A LAVORO EXTRA-FAMILIARE Coltura:__________________________________________________ Stabile

Aumentato Causa della variazione:

Diminuito

Cessato

Iniziato

124

Attività (colture, allevamenti, attività di trasformazione) introdotte per la prima volta dalla coltivazione biologica …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….. …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….. ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………. Attività (colture, allevamenti, attività di trasformazione) eliminate dal piano di produzione …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………. Macchine (variazioni del parco macchine), se sì, quali e per quale coltura (costo e anno d’acquisto) ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… Investimenti (in seguito alla conversione a biologico) ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

125

SCHEDA COLTURALE Dati tecnici-economici � biologico � Convenzionale �

SPECIE VARIETA' Per le colture arboree Sesto d'impianto Anno di impianto Forma di allevamento Irrigua si no se si sistema adottato Resa (ton/ha) Integrazione (E) Prezzo di vendita (E/ton) Superficie (ha)

Epoca di esecuzione Manodopera Tipo di meccanizzazione Mezzi tecnici

Tempo in ore Operazione Mese Decade

Specializz Non spec. Trattrici e semoventi Operatrici ore conto-

terzista tariffa (E) Tipo UdM Quantità Prezzo (E) Importo (E)

Concimazione Potatura Erpicatura Difesa Raccolta

Totale ore uomo Totale costo operazione extra-aziendale Totale costo mezzi tecnici

126

Epoca di esecuzione Manodopera Volume unitario di

irrigazione Epoca di esecuzione

Tempo in ore

Irrigazione Mese Frequenz

a Specializz Non spec ha pianta Freque

nza Stadio biologico

Totale ore uomo inclusa irrigazione

127

VALUTAZIONI SOGGETTIVE DA PARTE DEI PRODUTTORI CHE

ADOTTANO TECNICHE COLTURALI BIOLOGICHE O INTEGRATE

Quali dei seguenti obiettivi lei reputa di maggiore importanza nello

svolgimento della propria attività imprenditoriale?

(attribuire un valore da 1 a 5 per ciascuna delle seguenti voci)

a) Massimizzare il reddito aziendale 1� 2� 3� 4� 5�

b) Creare nuovi sbocchi di mercato 1� 2� 3� 4� 5�

c) Salvaguardare l’ambiente 1� 2� 3� 4� 5�

d) Rispettare l’ambiente 1� 2� 3� 4� 5�

Cosa l’ha spinta a passare alle metodologie di produzione

integrate/biologiche?

Realizzare un prodotto qualitativamente superiore �

Possibilità di accedere a mercati più redditizi �

Possibilità di spuntare prezzi più elevati �

Possibilità di accedere ai sostegni comunitari �

Contribuire alla preservazione dell’ambiente �

Produrre alimenti più sani �

Altro �

(specificare)___________________________________

Quali crede siano le debolezze dell’agricoltura biologica rispetto alla

convenzionale?

Incertezza nelle rese �

Maggiore sensibilità ad agenti fitopatogeni ed infestanti �

128

Sussidio non adeguato al rischio corso �

Mancanza di chiarezza sulla normativa comunitaria e regionale

Mancanza di risposta adeguata da parte del mercato �

Altro �

(specificare)_____________________________________

Come cura la propria informazione riguardo gli adeguamenti e le

innovazioni normative?

Associazioni di categoria �

(indicare l’associazione)____________________________

Scambio di informazioni con altri produttori �

Interesse individuale �

Altro �

(specificare)______________________________________

Reputa che il livello di sostegno per l’olivicoltura integrata e/o

biologica sia adeguato?

Integrato SI� NO�

Biologico SI� NO�

In quanto stima la variazione della redditività della sua impresa da

quando ha adottato tecniche integrate/biologiche?

(valore percentuale su base annua)

129

Come reputa tale risultato?

Molto soddisfacente �

Soddisfacente �

Mediocre �

Insoddisfacente �

Del tutto insoddisfacente �

130

VALUTAZIONI SOGGETTIVE DA PARTE DEI PRODUTTORI CHE

ADOTTANO TECNICHE COLTURALI CONVENZIONALI

Quali dei seguenti obiettivi lei reputa di maggiore importanza nello

svolgimento della propria attività imprenditoriale?

(attribuire un valore da 1 a 5 per ciascuna delle seguenti voci)

a) Massimizzare il reddito aziendale 1� 2� 3� 4� 5�

b) Creare nuovi sbocchi di mercato 1� 2� 3� 4� 5�

c) Salvaguardare l’ambiente 1� 2� 3� 4� 5�

d) Rispettare la salute 1� 2� 3� 4� 5�

Ha mai preso in considerazione l’opportunità di realizzare produzioni

di tipo biologico/integrato?

SI� NO�

Perché?

(SI)

Realizzare un prodotto di qualità superiore �

Possibilità di accedere a nicchie di mercato �

Possibilità di spuntare prezzi più elevati �

Possibilità di accedere ai sostegni comunitari �

Contribuire alla preservazione dell’ambiente �

Produrre alimenti più sani �

(NO)

131

Incertezze nelle rese �

Maggiore sensibilità ad agenti fitopatogeni ed infestanti �

Sussidio non adeguato al rischi corso �

Mancanza di chiarezza sulla normativa comunitaria e regionale

Mancanza di risposta adeguata da parte del mercato �

Altro �

(specificare)__________________________________

Come cura la propria informazione riguardo gli adeguamenti e le

innovazioni normative?

Associazioni di categoria �

(indicare l’associazione)____________________________

Scambio di informazioni con altri produttori �

Interesse individuale �

Altro �

(specificare)______________________________________

Alla luce dei risultati ottenuti in seguito agli investimenti effettuati

negli ultimi anni, può ritenersi:

Molto soddisfacente �

Soddisfacente �

Mediocre �

Insoddisfacente �

Del tutto insoddisfacente �