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Indicatori di innovazione a livello territoriale
Michele Capriati
Università di Bari, Dipartimento di Scienze [email protected] 05, Ancona 7‐9 giugno 2012
Obiettivo
L’obiettivo di questo lavoro è di contribuire all’individuazione di nuovi indicatori di innovazione più adatti alla descrizione delle differenti tipologie territoriali di cambiamento tecnologico
Articolazione dell’intervento
• Il brevetto come indicatore di capacitàinnovativa: punti di forza e di debolezza
• Indicatori alternativi: altre forme di protezione della proprietà intellettuale
• Indicatori sintetici di ricerca e innovazione
• Un’applicazione: indici a catena
• Conclusioni
L’utilizzo dei brevetti: i punti di forza
I brevetti sono uno dei più utilizzati metodi di misurazione dell’innovazione, ciò per alcune buone ragioni:
• sono facilmente accessibili in formato elettronico; • per definizione sono legati all’invenzione; • sono classificate per categoria e sottocategoria; • individuano le tipologie di richiedenti: singoli e organizzazioni;• contengono informazioni sul tipo di conoscenza su cui sono
costruiti attraverso le citazioni dello stato dell’arte precedente. • l’ampia disponibilità di statistiche sul tema rende agevole la ricerca
dei dati
I brevetti rappresentano quindi una proxy della capacità innovativa e permettono una valutazione empirica delle differenze nei livelli di innovazione espressi da diversi Paesi o territori
L’utilizzo dei brevetti: i punti di debolezza
l’uso delle statistiche sui brevetti è soggetto ad importanti limiti:
• la capacità brevettuale è differente a seconda delle epoche, delle regioni geografiche e delle aree tecnologiche
• essa dipende anche da fattori come il settore industriale, la dimensione d’impresa, il tipo di inventore;
• molte importanti innovazioni non sono brevettate,• molti brevetti rilasciati si riferiscono a scoperte molto modeste che
hanno uno scarso valore commerciale, • la brevettazione si caratterizza come comportamento strategico al
fine di bloccare possibili concorrenti. • non è dato sapere se tutti i brevetti rilasciati sono utilizzati.
L’uso dei brevetti nell’analisi dei processi di innovazione a livello territoriale
Se guardiamo più da vicino all’utilizzo di questo indicatore con riferimento alla dimensione territoriale emergono altri problemi fortemente intrecciati ai precedenti:
• a causa della differente propensione alla brevettazione dei comparti produttivi, la specializzazione produttiva di un territorio potrebbe portare, a parità di propensione innovativa, ad una diversa propensione brevettuale.
• poichè l’attività di brevettazione è fortemente connessa alle più generali scelte strategiche delle imprese, specie quelle di grandi dimensioni, queste tendono a concentrare i laboratori di R&D, così come i soggetti formali che richiedono la protezione, nei territori in cui si situano le sedi centrali.
• ogni territorio è differentemente dotato di servizi, istituzioni, supporti scientifici in grado di influenzare in senso positivo e negativo l’effettiva propensione delle imprese a proteggere tramite un brevetto la propria invenzione.
Particolarmente vero per l’Italia
• Nel periodo 1997‐2009 il 49% dei 47 mila brevetti depositati proviene dalle regioni del Nord‐ovest (il 35,4% del totale nazionale dalla sola Lombardia); il 4,2% dalle otto regioni del Sud.
• In sole quattro grandi città metropolitane del Centro‐Nord (Milano, Torino, Bologna, Roma) si concentra il 42% del totale dei brevetti.
• I primi tre comparti manifatturieri per numero di brevetti europei depositati sono la farmaceutica, i prodotti chimici e fibre sintetiche, e gli autoveicoli e altri mezzi di trasporto. I brevetti di questi tre comparti sono pari a circa un quarto del totale mentre il loro peso in termini di occupazione èdel 6% (Ramella‐Trigilia, 2010a).
La storia dell’innovazione italiana raccontata attraverso i brevetti europei è quantomeno una storia parziale, manca un pezzo importante fatto di competenze che intervengono a modificare, migliorare, adattare prodotti, processi, sistemi organizzativi, mercati. Una storia che si svolge in larga parte al di fuori dei laboratori delle (poche) grandi imprese che coinvolge risorse umani e materiali diffuse sul tutto il territorio e non solo concentrate in poche grandi città.
Domande di ricerca
• Esistono indicatori alternativi alle invenzioni brevettate a livello internazionale in grado di migliorare la descrizione dei processi di innovazione a livello territoriale?
• Come cambia la geografia dell’innovazione utilizzando indicatori alternativi a quelli diffusamente utilizzati nella letteratura?
Esplorando nuove strade: gli altri diritti di proprietà intellettuale
• L'invenzione industriale è intesa come un nuovo metodo o processo di lavorazione industriale, uno strumento, utensile o dispositivo meccanico che costituisce un'innovazione rispetto allo stato della tecnica, atto ad essere applicato in campo industriale;
• Per disegno o modello industriale (modello ornamentale) s'intende l'aspetto dell'intero prodotto o di una sua parte quale risulta, in particolare, dalle caratteristiche delle linee, dei contorni, dei colori, della forma, della struttura superficiale e/o dei materiali del prodotto stesso e/o del suo ornamento;
• Il modello di utilità è un trovato che fornisce a macchine o parti di esse, a strumenti, utensili od oggetti di uso in genere, particolare efficacia o comodità di applicazione o d'impiego;
• Il marchio d'impresa è un segno distintivo che serve a contraddistinguere i prodotti o servizi che un'impresa produce omette in commercio.
La diffusione territoriale
Province italianeda EPO/OCC
176 a 493 (20)117 a 176 (21)57 a 117 (21)18 a 57 (18)5 a 18 (23)
Province italianeda INVENZIONI/OCC
250 a 1.580 (26)130 a 250 (17)90 a 130 (13)60 a 90 (23)0 a 60 (24)
Numero di brevetti europei (EPO) per milione di occupati
Numero invenzioni (UIBM) per milione di occupati
La diffusione territoriale
Province italianeda MODELLI/OCC
136 a 320 (21)74 a 136 (17)51 a 74 (23)36 a 51 (20)3 a 36 (22)
Province italianeda DISEGNI/OCC
49 a 307 (25)25 a 49 (17)17 a 25 (14)9 a 17 (25)0 a 9 (22)
Modelli d’utilità per milione di occupati
Disegni industriali per milione di occupati
La diffusione territoriale
Province italianeda MARCHI/OCC
1.620 a 6.350 (21)1.040 a 1.620 (19)
710 a 1.040 (21)530 a 710 (17)70 a 530 (25)
Marchi per milione di occupati
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
100%
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
DIS
MOD
INV
EPO
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
100%
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
DIS
MOD
INV
EPO
ITALIA
NORD
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
100%
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
DIS
MOD
INV
EPO
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
100%19
97
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
DIS
MOD
INV
EPO
CENTRO
SUD
Un passo avanti: indicatori sintetici dei risultati della ricerca e dell’innovazione incrementale
Possiamo quindi distinguere due modalità del cambiamento tecnologico:• la prima riferita a nuovi prodotti/processi e quindi rilevabile attraverso la
brevettazione dei risultati della ricerca (o, più sinteticamente output della ricerca);
• la seconda basata su modifiche di funzionalità e di aspetto esteriore (sull’innovazione incrementale), rilevabile da disegni e modelli
si sono calcolate due somme ponderate • quella tra Brevetti europei (EPO) e brevetti nazionali di invenzioni
industriali (INV) da un lato, OR = 5*EPO + INV
• e quella tra modelli di utilità (MOD) e disegni industriali (DIS) dall’altro
II = MOD + 0,53*DIS
Indice di intensità di Output di ricerca e Innovazione incrementale. Medie annue. ITA=100
Regioni 1997‐2001 2002‐2006 2007‐2009 1997‐2009 1997‐2001 2002‐2006 2007‐2010 1997‐2010PIEMONTE 154,9 138,8 136,7 144,3 130,5 123,9 118,1 125,7VALLE D'AOSTA 9,9 44,0 25,7 26,8 7,2 7,4 19,0 9,9LOMBARDIA 192,8 188,0 170,2 185,4 176,4 155,4 128,5 159,1TRENTINO‐ALTO ADIGE 55,6 54,9 58,8 56,1 27,6 30,7 40,9 31,5VENETO 118,4 130,2 137,3 127,6 125,3 132,6 122,0 126,9FRIULI‐VENEZIA GIULIA 149,6 131,5 136,0 139,4 168,4 176,3 145,6 165,9LIGURIA 71,7 68,5 69,5 69,9 58,1 52,2 56,0 55,7EMILIA‐ROMAGNA 175,1 199,1 195,8 189,4 114,3 120,2 115,4 116,4TOSCANA 73,4 88,8 84,6 82,1 109,2 114,6 109,6 111,0UMBRIA 59,1 46,9 49,0 51,9 39,3 66,3 94,1 60,1MARCHE 77,4 85,7 111,1 88,9 140,0 141,7 191,3 151,9LAZIO 70,8 58,4 66,3 64,9 108,2 103,5 108,2 106,7ABRUZZO 50,0 40,0 46,9 45,4 40,4 59,2 103,7 60,4MOLISE 11,3 10,6 8,5 10,3 24,5 50,8 40,5 36,4CAMPANIA 15,3 13,9 20,8 16,1 30,3 38,8 47,3 36,8PUGLIA 13,3 15,0 15,9 14,6 23,1 38,4 77,0 39,9BASILICATA 17,8 9,7 8,7 12,5 20,8 41,0 45,5 32,7CALABRIA 11,2 12,3 16,6 12,9 22,7 28,0 31,8 26,4SICILIA 16,5 11,3 12,4 13,5 24,4 25,8 35,9 27,4SARDEGNA 13,4 13,5 13,7 13,5 23,6 27,1 41,2 28,6NORD‐OVEST 169,4 162,6 150,7 162,2 151,2 136,2 118,2 139,1NORD‐EST 138,1 150,3 153,0 146,4 117,1 123,4 114,6 118,6CENTRO 71,7 71,1 77,0 72,8 107,8 109,6 118,9 110,9MEZZOGIORNO 17,3 15,1 18,3 16,7 26,6 35,6 52,6 35,2ITALIA 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Outpu della ricerca Innovazione incrementalePeriodi Periodi
La diffusione territoriale
Province italianeEPO+INV/OCC
1.220 a 4.040 (19)760 a 1.220 (20)400 a 760 (22)160 a 400 (21)40 a 160 (21)
Province italianeda MOD+DIS/OCC
180 a 483 (20)85 a 180 (20)63 a 85 (19)41 a 63 (23)4 a 41 (21)
Output della ricerca per milione di occupati
Innovazione incrementale per milione di occupati
Esplorando relazioni: alcuni Indici a catena
(1) OR /OCC = PIL/OCC * R&S/PIL * OR/R&S
Dove:PIL/OCC è la produttività del lavoro calcolata a prezzi correnti;
R&S/PIL è il consueto indicatore di intensità di Ricerca e sviluppo, calcolato come rapporto tra spese complessive intramuros e PIL a prezzi correnti;
OR/R&S è un indicatore sintetico di efficienza della ricerca calcolato come output ponderato di invenzioni (protette a livello nazionale ed europeo) per euro di spesa in Ricerca e sviluppo
Indici a catena di efficienza della ricerca, per regioneOR/OCC PIL/OCC OR/RSTOT RSTOT/PIL OR/OCC PIL/OCC OR/RSTOT RSTOT/PILOR X 1000 OCCUPATI
EURO CORRENTIOR X MILIONE
DI SPESA%
regioniPIEMONTE 1,67 56187,91 1,70 1,74 1,4 1,01 0,9 1,55VALLE D'AOSTA/VALLÉE D'AOSTE 0,32 63128,42 1,18 0,42 0,3 1,13 0,6 0,38LOMBARDIA 2,14 62633,27 2,91 1,18 1,9 1,12 1,6 1,05TRENTINO-ALTO ADIGE 0,65 59786,42 1,51 0,72 0,6 1,07 0,8 0,64VENETO 1,48 56690,14 3,73 0,70 1,3 1,02 2,0 0,63FRIULI-VENEZIA GIULIA 1,61 54136,47 2,41 1,23 1,4 0,97 1,3 1,10LIGURIA 0,81 57670,42 1,14 1,23 0,7 1,03 0,6 1,10EMILIA-ROMAGNA 2,20 57357,80 3,27 1,17 1,9 1,03 1,8 1,05TOSCANA 0,95 55452,67 1,62 1,06 0,8 0,99 0,9 0,95UMBRIA 0,60 50411,82 1,38 0,86 0,5 0,90 0,7 0,77MARCHE 1,04 50355,38 3,42 0,60 0,9 0,90 1,8 0,54LAZIO 0,75 61218,84 0,67 1,82 0,6 1,10 0,4 1,63ABRUZZO 0,52 49995,00 1,09 0,96 0,5 0,90 0,6 0,85MOLISE 0,12 46881,71 0,61 0,42 0,1 0,84 0,3 0,38CAMPANIA 0,19 47755,15 0,35 1,11 0,2 0,86 0,2 1,00PUGLIA 0,17 47598,49 0,55 0,65 0,1 0,85 0,3 0,58BASILICATA 0,14 46434,30 0,51 0,60 0,1 0,83 0,3 0,54CALABRIA 0,15 47656,58 0,85 0,37 0,1 0,85 0,5 0,33SICILIA 0,16 51080,56 0,37 0,81 0,1 0,92 0,2 0,73SARDEGNA 0,16 49452,93 0,50 0,64 0,1 0,89 0,3 0,57NORD-OVEST 1,87 60414,63 2,35 1,32 1,6 1,08 1,3 1,18NORD-EST 1,70 56951,61 3,17 0,94 1,5 1,02 1,7 0,84CENTRO 0,84 57063,85 1,08 1,37 0,7 1,02 0,6 1,23SUD 0,19 48724,45 0,49 0,80 0,2 0,87 0,3 0,72ITALIA 1,16 55763,26 1,85 1,12 1,0 1,00 1,0 1,00
ITA=1
Distribuzione delle regioni italiane per intensità di R&S e di Output di Ricerca
VENETO MARCHE
PIEMONTE FRIULI V.G. LOMBARDIA EMILIA‐ROM.
PUGLIA, SARDEGNA, BASILICATA, VALLE D’AOSTA, MOLISE, CAMPANIA CALABRIA, SICILIA
ABRUZZO UMBRIA TRENTINO A.A. TOSCANA
LAZIO LIGURIA
Intensità di Outpu
t di Ricerca Intensità di Ricerca e Sviluppo
BA
SSA M
EDIA
ALTA
ALTA MEDIA BASSA
R&S industriale e innovazione incrementale
(2) II/OCC = PIL/OCC * II/R&SI * R&SI/PIL
Dove i due nuovi rapporti hanno il seguente significato:II/R&SI mette in relazione l’indice sintetico di innovazione
incrementale con la spesa in ricerca e sviluppo delle imprese; può essere interpretato come misura del bilanciamento tra lo sforzo dedicato dalle imprese (presumibilmente di medio‐grandedimensione) alla ricerca applicata e allo sviluppo, e la capacità piùdiffusa da parte delle imprese (presumibilemte di medio‐piccoladimensione) di imitare, modificare, adattare prodotti e processi.
R&SI/PIL è un consueto indicatore di intensità della spesa delle imprese per la R&S rapportata al PIL.
Indici a catena dell’integrazione della ricerca delle imprese
II/OCC PIL/OCC II/RSIND RSIND/PIL II/OCC PIL/OCC II/RSIND RSIND/PILII X 1000 OCCUPATI
EURO CORRENTIII X MILIONE DI
SPESA%
RegioniPIEMONTE 0,20 56187,91 0,27 1,33 1,3 1,01 0,5 2,51VALLE D'AOSTA/VALLÉE D'AOSTE 0,01 63128,42 0,08 0,28 0,1 1,13 0,2 0,52LOMBARDIA 0,26 62633,27 0,52 0,80 1,6 1,12 1,0 1,50TRENTINO-ALTO ADIGE 0,05 59786,42 0,34 0,24 0,3 1,07 0,6 0,45VENETO 0,20 56690,14 1,12 0,32 1,3 1,02 2,1 0,61FRIULI-VENEZIA GIULIA 0,27 54136,47 0,90 0,56 1,7 0,97 1,7 1,05LIGURIA 0,09 57670,42 0,26 0,59 0,6 1,03 0,5 1,11EMILIA-ROMAGNA 0,19 57357,80 0,52 0,62 1,2 1,03 1,0 1,18TOSCANA 0,18 55452,67 0,98 0,33 1,1 0,99 1,8 0,62UMBRIA 0,09 50411,82 1,16 0,16 0,6 0,90 2,1 0,30MARCHE 0,24 50355,38 2,07 0,23 1,5 0,90 3,8 0,43LAZIO 0,17 61218,84 0,53 0,52 1,1 1,10 1,0 0,99ABRUZZO 0,09 49995,00 0,43 0,44 0,6 0,90 0,8 0,83MOLISE 0,06 46881,71 1,97 0,06 0,3 0,84 3,6 0,11CAMPANIA 0,06 47755,15 0,33 0,37 0,4 0,86 0,6 0,69PUGLIA 0,06 47598,49 0,91 0,14 0,4 0,85 1,7 0,26BASILICATA 0,05 46434,30 0,65 0,17 0,3 0,83 1,2 0,32CALABRIA 0,04 47656,58 4,41 0,02 0,3 0,85 8,1 0,04SICILIA 0,04 51080,56 0,50 0,17 0,3 0,92 0,9 0,32SARDEGNA 0,04 49452,93 1,52 0,06 0,3 0,89 2,8 0,11NORD-OVEST 0,23 60414,63 0,41 0,91 1,4 1,08 0,8 1,71NORD-EST 0,19 56951,61 0,73 0,46 1,2 1,02 1,4 0,86CENTRO 0,18 57063,85 0,77 0,40 1,1 1,02 1,4 0,76SUD 0,05 48724,45 0,53 0,21 0,3 0,87 1,0 0,40ITALIA 0,16 55763,26 0,54 0,53 1,0 1,00 1,0 1,00
ITA=1
Distribuzione delle regioni italiane per intensitàdi R&S e di Innovazione incrementale
VENETO MARCHE TOSCANA
PIEMONTE FRIULI V.G. LOMBARDIA EMILIA‐ROM. LAZIO
PUGLIA, SARDEGNABASILICATA, MOLISE CALABRIA, SICILIA UMBRIA
LIGURIA ABRUZZO CAMPANIA TRENTINO A.A. VALLE D’AOSTA
Intensità di Inno
vazion
e increm
etnale
Intensità di Ricerca delle imprese
BA
SSA M
EDIA
ALTA
ALTA MEDIA BASSA
Conclusioni• Gli indicatori più utilizzati nei confronti internazionali e in quelli
territoriali (spesa in R&S e brevetti) hanno molti vantaggi ma anche alcuni limiti. Il più importante di tutti è che offrono una descrizione molto parziale dei processi di innovazione, basata sulle attività di grandi organizzazioni, pubbliche e private, strutturate e posizionate nella fase iniziale del processo di cambiamento tecnologico.
• Vengono in questo modo trascurate le attività di modifica, adattamento, imitazione e rapporto con il mercato che sono molto importanti, soprattutto per un paese, come il nostro, in cui èscarsa la presenza di grandi imprese collocate alla frontiera del cambiamento tecnologico, ed èmolto diffusa la capacità di cambiamento dei sistemi di piccola e media impresa.
• La strada seguita in questo lavoro è quella delle informazioni disponibili presso l’UIBM relative a invenzioni, modelli d’utilità, disegni industriali e marchi di impresa.
ConclusioniPrincipali risultati.Il primo riguarda il nesso tra grado di sviluppo e tipologia di
PPI prevalente. Nelle regioni più avanzate del Centro‐nord prevale la brevettazione (nazionale ed europea) delle invenzioni la cui quota nel tempo sul totale delle forme di protezione è crescente. Al contrario, nelle regioni meno sviluppate del Sud sono relativamente più importanti le forme di protezione legate alla modifica e adattamento dei prodotti/processi: modelli di utilità e disegni industriali.
Un secondo risultato riguarda la distribuzione territoriale di queste forme di PPI. Una maggiore intensità di brevetti sia nazionali che europei caratterizza le province del Nord, mentre sia modelli che disegni sono distribuiti in modo piùuniforme sul territorio nazionale. I marchi di impresa sembrano invece seguire la presenza di grandi aree metropolitane e la disponibilità di servizi di promozione, pubblicità e marketing, risultando quindi più concentrati territorialmente.
Conclusioni
Sono stati introdotti due indici: OR /OCC Intensità dell’output di ricercaII/OCC Intensità di innovazione incrementale
L’utilizzo di questi due indicatori ha confermato la dicotomia territoriale evidenziata in precedenza
Con l’ausilio di alcune semplici relazioni tra gli indicatori introdotti ed altre grandezze abbiamo infine esplorato le possibilità di arricchire il quadro descrittivo tentando alcune classificazioni delle regioni per gruppi omogenei.
Conclusioni
Per ciò che riguarda i risultati della ricerca è quindi emersa la possibilità di distribuire le regioni lungo la linea di una maggiore o minore intensità di spesa in R&S, eccetto che per due gruppi: – il primo formato da Veneto e Marche, in cui la bassa spesa in R&S è compensata da una maggiore produttività della ricerca e del sistema economico nel suo complesso;
– il secondo, formato da Lazio e Liguria, in cui l’alta spesa in R&S è invece penalizzata da una modesta produttività della ricerca che provoca un livello dell’intensità dell’output altrettanto limitato.
Conclusioni
L’utilizzo dell’indice di innovazione incrementale ci ha invece permesso di effettuare dei confronti tra regioni per quanto riguarda i livelli di integrazione tra ricerca industriale e innovazione incrementale.
• In un gruppo di regioni (Piemonte, Friuli‐Venezia Giulia, Lazio, Lombardia ed Emilia‐Romagna) c’è presenza simultanea di alta innovazione incrementale e alta spesa industriale in R&S ed il grado di integrazione risulta in genere superiore alla media.
• All’opposto in un gruppo di regioni, quasi tutte meridionali, si verifica una bassisima spesa delle imprese e bassa innovazione incrementale.
• In due gruppi di regioni un medio‐basso livello della spesa delle imprese in R&S ha effetti opposti.– nel primo, formato da Toscana, Marche e Veneto, grazie ad una buona
produttività e a un buon grado di integrazione si verifica un’alta innovazione incrementale;
– nel secondo (Trentino‐Alto Adige, Valle d’Aosta, Campania, Abruzzo e Liguria) per motivi opposti i risultati delle innovazioni nei modelli di utilità e disegni industriali sono molto modesti.