Indialogo Dicembre 2015

8
L 8 dicembre quest’anno è un crocevia decisivo di ricorrenze e significati. La festa dell’adesione cade nel cinquantesimo anniversario della chiu- sura del Concilio Vaticano II e coincide con l’inizio del Giubileo della Misericordia. C’è un rischio quando ci si accosta a momenti così ricchi di grazia: quello di per- dere per strada dei pezzi, di non riuscire a fare nostra tutta la portata di ciò che abbiamo davanti. Servirebbe trovare una chiave di lettura che permetta di tenere insieme i diversi aspetti e collocarli dentro un unico orizzonte nel quale poterci inserire e camminare. È quello che proviamo a fare in questo editoriale. È quanto mai significativo l’incrocio di memo- ria e slanci nuovi che ci offre questo 8 dicem- bre. Passato, presente e futuro trovano in questo giorno una sovrapposizione che non è da lasciar cadere. Ci pone dentro e ci chiede di far nostra quella dinamica propria della Chiesa di ogni tempo: tradurre il passato in un presente che sappia proiettarsi verso il futuro. C’è anzitutto un passato, rappresentato dalla ricorrenza della conclusione del Concilio, un momento di Chiesa che ha messo al centro l’esigenza di “aggiornamento”, di nuovi lin- guaggi e forme per dire la verità di sempre che è Gesù Cristo. Fare memoria di questo passato significa oggi porci la stessa doman- da, condividere la stessa preoccupazione. Quale forma di Chiesa è necessario risplenda nel nostro mondo globalizzato perché la lucerna che custodiamo accesa non resti sotto il mog- gio dei nostri ambienti ma possa far luce a tutti? C’è poi un futuro che ci è dischiuso davanti; quello immediato, rappresentato dal Giubileo della Misericordia, e quello più a lungo termine che, nel sogno di papa Francesco, dal Giubileo arriva a conno- tare la totalità della Chiesa: «Come desidero che gli anni a venire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni persona, portando la bontà e la tenerezza di Dio», scrive Francesco nella bolla di indizione del Giubileo Misericordiae vultus. Il suo desiderio è che il Giubileo, che non a caso prende avvio nel giorno del cinquantesimo anniversario dalla chiusura del Concilio, raccolga l’istanza conciliare di rinnovamento della Chiesa interpretandola come conversione alla miseri- cordia. «La forma futura di quanto si proponeva il Concilio è la misericordia», ci dice Francesco. Pensare e agire secondo misericordia è il compito che ci è consegnato per il presente. Un presente che per noi di Ac significa, l’8 dicembre, adesione. Grazie a Dio aderire non è più qualcosa di automatico e abitudina- rio. È importante che rimanga sempre una scelta, libe- ra e consapevole. Scelta di aderire non a qualcosa di generico ma ad un’associazione che ha come motivo della sua esistenza «la realizzazione del fine generale apostolico della Chiesa» (Art. 1 dello Statuto). Scegliere di aderire oggi significa decidere consapevolmente di non voler starcene fermi, semplici spettatori del Giubileo, dell’anniversario del Concilio, ma di stare in prima linea, adoperarci, impegnarci ed essere protago- nisti della sfida che la Chiesa universale si pone. Un protagonismo che non potrà avere una forma diversa da quella dell’essere servi. Servi che lì dove sono fanno proprio e collaborano al sogno del papa: che la Chiesa in ogni sua espressione sia luogo di misericordia. Come la stessa Azione cattolica ha bisogno di rinno- varsi perché non offra niente di diverso dall’incontro con la misericordia? Siano questa domanda e questa preoccupazione a guidare il nostro cammino e le nostre scelte, lasciando che provochino e trasformino anche la nostra vita associativa. La Presidenza diocesana di Azione cattolica ambrosiana 1 Concilio, giubileo, adesione: tradurre il passato in un presente che sappia proiettarsi al futuro Inserto redazionale

description

 

Transcript of Indialogo Dicembre 2015

Page 1: Indialogo Dicembre 2015

L’8 dicembre quest’anno è un crocevia decisivodi ricorrenze e significati. La festa dell’adesionecade nel cinquantesimo anniversario della chiu-

sura del Concilio Vaticano II e coincide con l’inizio delGiubileo della Misericordia. C’è un rischio quando ci siaccosta a momenti così ricchi di grazia: quello di per-dere per strada dei pezzi, di non riuscire a fare nostratutta la portata di ciò che abbiamo davanti. Servirebbetrovare una chiave di lettura che permetta di tenereinsieme i diversi aspetti e collocarli dentro un unicoorizzonte nel quale poterci inserire e camminare.È quello che proviamo a fare in questo editoriale.

È quanto mai significativo l’incrocio di memo-ria e slanci nuovi che ci offre questo 8 dicem-bre. Passato, presente e futuro trovano inquesto giorno una sovrapposizione che non èda lasciar cadere. Ci pone dentro e ci chiededi far nostra quella dinamica propria dellaChiesa di ogni tempo: tradurre il passato in unpresente che sappia proiettarsi verso il futuro. C’è anzitutto un passato, rappresentato dallaricorrenza della conclusione del Concilio, unmomento di Chiesa che ha messo al centrol’esigenza di “aggiornamento”, di nuovi lin-guaggi e forme per dire la verità di sempreche è Gesù Cristo. Fare memoria di questopassato significa oggi porci la stessa doman-da, condividere la stessa preoccupazione.Quale forma di Chiesa è necessario risplendanel nostro mondo globalizzato perché la

lucerna che custodiamo accesa non resti sotto il mog-gio dei nostri ambienti ma possa far luce a tutti?C’è poi un futuro che ci è dischiuso davanti; quelloimmediato, rappresentato dal Giubileo dellaMisericordia, e quello più a lungo termine che, nelsogno di papa Francesco, dal Giubileo arriva a conno-

tare la totalità della Chiesa: «Come desidero che gli annia venire siano intrisi di misericordia per andare incontroad ogni persona, portando la bontà e la tenerezza diDio», scrive Francesco nella bolla di indizione delGiubileo Misericordiae vultus. Il suo desiderio è che ilGiubileo, che non a caso prende avvio nel giorno delcinquantesimo anniversario dalla chiusura del Concilio,raccolga l’istanza conciliare di rinnovamento dellaChiesa interpretandola come conversione alla miseri-cordia. «La forma futura di quanto si proponeva ilConcilio è la misericordia», ci dice Francesco. Pensare e agire secondo misericordia è il compito checi è consegnato per il presente. Un presente che pernoi di Ac significa, l’8 dicembre, adesione. Grazie a Dioaderire non è più qualcosa di automatico e abitudina-rio. È importante che rimanga sempre una scelta, libe-ra e consapevole. Scelta di aderire non a qualcosa digenerico ma ad un’associazione che ha come motivodella sua esistenza «la realizzazione del fine generaleapostolico della Chiesa» (Art. 1 dello Statuto). Sceglieredi aderire oggi significa decidere consapevolmente dinon voler starcene fermi, semplici spettatori delGiubileo, dell’anniversario del Concilio, ma di stare inprima linea, adoperarci, impegnarci ed essere protago-nisti della sfida che la Chiesa universale si pone. Unprotagonismo che non potrà avere una forma diversada quella dell’essere servi. Servi che lì dove sono fannoproprio e collaborano al sogno del papa: che la Chiesain ogni sua espressione sia luogo di misericordia. Come la stessa Azione cattolica ha bisogno di rinno-varsi perché non offra niente di diverso dall’incontrocon la misericordia? Siano questa domanda e questapreoccupazione a guidare il nostro cammino e lenostre scelte, lasciando che provochino e trasforminoanche la nostra vita associativa.

La Presidenza diocesana di Azione cattolica ambrosiana

1

Concilio, giubileo, adesione: tradurre il passatoin un presente che sappia proiettarsi al futuro

Inse

rto re

dazio

nale

Page 2: Indialogo Dicembre 2015

Nella Bibbia era tempo giubilare quello chearrivava alla fine di ogni settimo anno sabba-tico, cioè dopo sette gruppi di sette anni equindi ogni cinquantesimo anno

(cfr. Lv 25,8-17). Durante il giubileo, il terreno riposava edera anno di espiazione e di liberazione e in esso simbolica-mente si sperimentava la totale signoria di Dio sul creato. La parola “giubileo” deriva dall’ebraico jôbël, ossia

“capro, ariete”. Jôbël però non compare mai senzaun’apposizione o un attributo che significhi chiaramen-te “(suono di) corno”, “(squillo di) tromba”; pertantojôbël va inteso nel senso di “corno di ariete”. Il suosignificato è comunque meglio compreso leggendoLv 25,10, dove jôbël significa una sorta di solenneritorno in patria e la liberazione da non meglio precisa-te condizioni economiche sfavorevoli: si tratta quindi diun drôr (drwr) “rilascio, libertà di movimento”. Questoritorno in patria doveva essere proclamato appunto conil suono del corno di ariete nel cinquantesimo anno.Dal 1300 è invalso l’uso dell’anno sacro o giubileo incui ogni venticinque anni (attualmente, mentre dal1300 fino al 1450 era ogni cinquant’anni) è conces-sa dal papa l’indulgenza plenaria solenne. Il giubileo èun evento unico, un evento che segna una svolta, lasvolta per cui si inizia tutto da capo. Il giubileo indicapertanto un nuovo inizio. L’ultimo Giubileo è stato quel-lo indetto da papa Giovanni Paolo II nel 2000.

Quest’anno, l’8 dicembre 2015, data significativa per-ché ricorda sia la chiusura dei lavori del ConcilioVaticano II che il dogma dell’Immacolata Concezione,è iniziato un Giubileo Straordinario che durerà fino al20 novembre 2016: il Giubileo della Misericordia. Iltema della misericordia ha caratterizzato il pontificatodi Francesco fin dalla sua elezione. Infatti, durante ilsuo primo Angelus papa Francesco ci insegnava:«Sentire misericordia, questa parola cambia tutto. È ilmeglio che noi possiamo sentire: cambia il mondo. Unpo’ di misericordia rende il mondo meno freddo e piùgiusto. Abbiamo bisogno di capire bene questa mise-ricordia di Dio, questo padre misericordioso che hatanta pazienza». All’interno dell’anno giubilare2015-2016 sono stati annunciati alcuni momenti par-ticolari. Questi i più significativi: 8 dicembre 2015,apertura della Porta Santa di San Pietro; 23/25 aprile2016, Giubileo dei ragazzi e delle ragazze; 27 mag-gio 2016, Giubileo dei diaconi; 1 giugno 2016,Giubileo dei sacerdoti; 10 giugno 2016, Giubileo degliammalati e delle persone disabili; 26/31 luglio 2016a Cracovia, Giubileo dei giovani e Giornata mondialedella gioventù; 23 settembre 2016, Giubileo dei cate-chisti; 6 novembre 2016, Giubileo dei carcerati; 13novembre 2016, chiusura delle Porte Sante nellebasiliche romane e nelle diocesi mondiali; 20 novem-bre 2016, chiusura della Porta Santa di San Pietro.La Porta Santa è la porta di una basilica che vieneaperta solo in occasione di un giubileo. Essa ha unsignificato ben preciso: è il simbolo del passaggio cheogni cristiano deve fare dal peccato alla grazia, pen-sando a Gesù che dice: «Io sono la porta» (Gv 10,7).La più famosa è quella di San Pietro, ma ci sono altrePorte Sante nel mondo: non solo le altre tre basilichemaggiori di Roma ne hanno una (San Giovanni inLaterano, San Paolo fuori le mura e Santa MariaMaggiore), ma il papa può decidere di concedernealtre. Papa Francesco ha aperto la Porta Santa nelCentrafrica, a Bangui alla fine di novembre. Anche perquesto motivo, l’Anno della Misericordia sarà unGiubileo “diffuso”, nel senso che non sarà necessariorecarsi a Roma per ricevere l’indulgenza plenaria, mabasterà visitare le basiliche e le chiese diocesane pre-poste e indicate dalla Santa Sede.

2

di Maddalena Burelli

CUOR

E

Giubileo: significato, storia, curiosità

Page 3: Indialogo Dicembre 2015

3

CUOR

ELa misericordia come fil rouge dell’anno asso-ciativo: l’Azione cattolica ambrosiana vive cosìil grande appuntamento giubilare voluto dapapa Francesco, orientando buona parte

delle sue attività su questo tema. Ecco alcune fra leproposte del Settore adulti per i prossimi mesi (altro ègià in cantiere per i giovani). Anzitutto la Lectio divina Mostraci, Signore, la tua mise-ricordia, già avviata in tutte le comunità lo scorso 15ottobre, per riscoprirsi come segno vivente di miseri-cordia, e il cineforum #Viaggiando: nell’Anno dellaMisericordia, anch’esso già partito presso la SalaGregorianum (via Settala, a Milano) per un venerdì almese fino al 13 maggio. Per il weekend 2-3 gennaio, invece, sono in program-ma le giornate teologiche di studio dedicate a giova-ni e ad adulti sul tema Ospedale da campo: come lamisericordia plasma la Chiesa?. Si svolgeranno pres-so il centro pastorale ambrosiano di Seveso sotto laguida della professoressa Stella Morra. Sempre sottoquesto profilo trascorreranno i giorni di silenzio spiri-tuale di Bethlehem: in particolare, il 12 e 13 dicem-bre (presso il Seminario arcivescovile di Seveso) il

tema è Il Signore, Dio misericordioso e pietoso.Il Vangelo per eccellenza della misericordia, quello diLuca, sarà invece il punto di partenza sia per i grup-pi d’ascolto della Parola (L’abbraccio del Padre) cheper gli esercizi spirituali per gli assistenti Ac guidatidal cardinale Edoardo Menichelli, arcivescovo diAncona-Osimo (dal 10 al 15 gennaio a Desenzanodel Garda). Infine, dal 13 al 16 aprile, è in program-ma il pellegrinaggio per gli anziani al Santuariodell’Amore Misericordioso di Collevalenza (Pg), incollaborazione con il Movimento terza età.Nella diocesi di Milano saranno aperte Porte Sante innove chiese (Duomo, Sant’Ambrogio e Santuario delbeato don Carlo Gnocchi, a Milano, e una per ognizona pastorale) e verrà garantita la presenza di confes-sori in ogni giorno dell’Anno Santo nelle cinquantano-ve chiese penitenziali costituite per l’occasione. Pervivere e ottenere l’indulgenza basterà compiere unbreve pellegrinaggio verso la Porta Santa, accostarsi aisacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia, medi-tare sulla misericordia e recitare sia la professione difede che le preghiere per il papa. Info:www.chiesadimilano.it.

di Dario Romano

Il Giubileo in Diocesi: un camminoda vivere insieme tutto l’anno

MUSEO DIOCESANOIl biglietto d’ingresso al Museo per la visita alle Collezioni perma-nenti sarà di 5 euro anziché 8 euro.Il martedì l’ingresso è, per tutti i visitatori, di 4 euro. Durante lemostre temporanee, le convenzioni vengono a volte sospese.

PINACOTECA AMBROSIANAIl biglietto d’ingresso per adulti e ragazzi sopra i 14 anni è di 10euro (anziché 15 euro). Gratuità per i ragazzi sotto i 14 anni.

CENTRO AMBROSIANO/IN DIALOGOLIBRERIA DELL’ARCIVESCOVADOSito in piazza Fontana, 2.Sconto del 15%: vale per tutti i volumi a eccezione dei liturgici(messali, lezionari ecc.).

LIBRERIA DEL CENTRO DIOCESANOLibri AC-FOM-IN DIALOGO: sconto 15%. Libri di altri: sconto 10%.

SEVEL TOURwww.seveltour.com. Confronta tutte le agevolazioni per i tuoi viag-gi con Sevel Tour consultando il sito www.azionecattolicamilano.it.

AVVENIREAbbonamento al numero domenicale di «Avvenire» al prezzo parti-colare di 42 euro per un anno. Compila l’apposito modulo e con-segnalo alla nostra segreteria.

CONVENZIONI NAZIONALI- Società cattolica di assicurazione;- Copertura assicurativa Assicuraci che garantisce ogni socio perinfortuni, Rc, tutela legale e assistenza: www.assicuraci.it;- Convenzione Caf-Acli per assistenza fiscale.

C’è ancora la possibilità di aderire all’Ac! Ecco le convenzioni 2015/16

Page 4: Indialogo Dicembre 2015

4

DIOC

ESI

Ricorrono proprio in questi giorni i trent’anni delbellissimo intervento di don Luigi Serenthà alConvegno dei giovani di Ac del 1985: Danzare

la vita. Non avrei mai immaginato di festeggiare que-sta ricorrenza con una Chiesa danzante: questa è l’im-magine più sintetica che mi pare possa meglio espri-mere il recente Convegno ecclesiale di Firenze. Chi ha partecipato, ha iniziato a prendere il passo findalla traccia preparatoria, aperta incoraggiante; poi ilConvegno ha preso il ritmo impresso da papaFrancesco con il suo primo intervento, al quale sonoseguiti altri movimenti di una Chiesa che desideraessere – pur tra passi traballanti e goffi – Chiesa sciol-ta libera, coraggiosa e lieta. Questi movimenti sonodiventati passi, gesti, azioni concrete: scegliere i lega-mi e non la solitudine, scommettere sul concreto e nonsull’astratto, coltivare le alleanze, uscire nei crocicchidelle strade e chiamare tutti, annunciare la dottrina cri-stiana che sa inquietare, abitare le relazioni, educarsinuovamente alla vita buona del Vangelo, lasciarsi tra-sfigurare nel quotidiano. Non si tratta di passi per unadanza solitaria, ma per un grande ballo; passi da com-piere insieme (in maniera sinodale), in uscita, per nonfar mancare a nessuno l’annuncio dell’anno di grazia edi liberazione, l’Anno Santo della Misericordia.La danza è la dimensione plastica della musica e inquesto movimento prende forma l’uomo nuovo inCristo Gesù. Ma quale musica viene suonata e dobbia-mo suonare? Continuando la metafora della musica, lospartito è l’umanità del Figlio.

Fin dall’inizio del Convegno, al centro dell’attenzione èstato posto l’Ecce homo, effige centrale dell’affresconella cupola del Duomo di Firenze. A Lui si è riferito ilpapa per indicare i tratti del Dio della misericordia, delDio che si svuota per amore, che si dona senza riser-ve. Il papa ha invitato ciascun delegato ad avere in séi sentimenti di Gesù: «Guardiamo ancora una volta aitratti del volto di Gesù e ai suoi gesti. Vediamo Gesùche mangia e beve con i peccatori (Mc 2,16;Mt 11,19); contempliamolo mentre conversa con lasamaritana (Gv 4,7-26); spiamolo mentre incontra dinotte Nicodemo (Gv 3,1-21); gustiamo con affetto lascena di Lui che si fa ungere i piedi da una prostituta(cfr. Lc 7,36-50); sentiamo la sua saliva sulla puntadella nostra lingua che così si scioglie (Mc 7,33)».Un invito quasi a sbirciarne l’umanità concreta, via irrinun-ciabile per imparare sempre di nuovo i passi di danzacontro ogni tentazione autoreferenziale o intellettualista, afavore di una Chiesa Madre dedicata ai suoi figli (special-mente ai più poveri), fin quasi al dono totale di sé. Il desiderio di una Chiesa formata da discepoli auten-tici e pertanto da cittadini affidabili. Questa esperienza di Chiesa vissuta a Firenze è statanei suoi tratti gioiosa, fresca, comunionale, con ungrande desiderio di liberare nuove energie, di testimo-niare umilmente, da peccatori perdonati, l’eccedenzadell’amore, a vantaggio di tutti, costi quel che costi. Mettiamoci insieme a danzare così! Ogni giorno la sto-ria e il vissuto ci mostrano il prezzo e l’urgenza di un’u-manità veramente nuova.

Danzare la vita.Il nuovo umanesimo in Gesù Cristo

di Valentina Soncini

Le due giorni degli educatori Acr: chi va verso l’uomo, va verso Diodi Chiara Zambon e Paolo AiroldiNel weekend 7-8 novembre si è svolta, per la prima volta a livello dizona, la due giorni educatori Acr, intensivo appuntamento di formazio-ne per quei giovani e quegli adulti che anche quest’anno compionocon passione la scelta di farsi “compagni di viaggio” di tanti ragazzi.Margherita, zona 1: «È stato bello ascoltare la testimonianza diChiara, maestra in una scuola elementare di Milano, sull’acco-glienza dei bambini stranieri nella sua classe. La scelta di questotema è nata da un desiderio espresso da alcuni ragazzi, interes-sati a coloro che spesso vengono considerati “ultimi”. Ciò èemblematico dello stile dell’Acr: i ragazzi sono i veri protagonisti;di loro devono essere considerati i desideri, i sogni, le aspirazioni,le paure, gli interessi, le domande».Jacopo, zona 2: «Abbiamo potuto ascoltare la testimonianza diIsabella: ci ha spiegato nel miglior modo possibile (e ci è riuscita) la

preadolescenza in un modo/mondo un po’ speciale: inside out! Neinostri incontri Acr il fulcro di tutto sono i ragazzi, infatti devono essereloro i protagonisti di tutto ciò che facciamo; non dobbiamo essere solonoi ad evangelizzare, devono essere anche loro ad evangelizzare glialtri... chi? Semplicemente fratellini, sorelline o i compagni di classe».Martina, zona 5: «Abbiamo scoperto che ogni educatore duranteil suo viaggio porta con sé un bagaglio e una bussola. Ogni edu-catore però ha un bagaglio e una bussola diversi. Tutti i bagaglicontengono qualità e capacità ma anche dubbi e timori diversi eogni bussola ha punti cardinali (che rappresentano quelle chesono le nostre priorità) diversi. È questo il bello dell’essere educa-tori: ognuno è diverso, perciò è necessario lavorare insieme aglialtri ed aiutarsi a vicenda».Sul sito internet è possibile visionare gli articoli completi degli intervistati.

Page 5: Indialogo Dicembre 2015

5

DIOC

ESI

Il Bilancio di missione: fotografia dell’Ac vissutacome seme gettato che cresce e fruttifica

di Alberto Ratti L’Azione cattolica ambrosiana ha presentato ilsuo primo bilancio di missione lo scorso 14novembre presso il Centro diocesano, alla

presenza di più di cento soci. Il Bilancio di missionecostituisce un appuntamento che nel desiderio di tuttisi spera possa rimanere stabile da qui aiprossimi trienni per restituire – al di làdei dati meramente quantitativi – un’im-magine il più possibile trasparente del-l’operato dell’associazione e dellaPresidenza nei confronti di tutti coloroche, a vario titolo, possono chiederneconto e per verificare l’aderenza almandato che l’Assemblea diocesana leha affidato.Il Bilancio di missione rappresenta un pre-zioso strumento di confronto diretto, faci-litando un proficuo dialogo con le componenti essenzialidell’Ac: i soci e la diocesi innanzitutto, per cui essa opera

e a cui si rivolge prioritariamente; i territori, le istituzioni ele famiglie, che spesso condividono un progetto cuiognuno apporta un contributo fondamentale.Durante la presentazione è intervenuto il professoreStefano Zamagni, economista e già presidente

dell’Agenzia per il terzo settore. Zamagniha indicato programmaticamente qualidovrebbero essere le aree di interventodove è importante che sia presente l’Ac:l’educazione, la cultura e il sociale.L’educazione permette di conoscere latotalità del reale e di aumentare la propriafelicità. Oggi purtroppo la cultura domi-nante è legata al paradigma dell’indivi-dualismo libertario. Il processo educativo– e l’Ac deve esserne protagonista –deve contrastare la tesi dell’individuali-

smo libertario per proporre la forza dell’amore. La cul-tura è il secondo ambito in cui impegnarsi: si tratta di

reinterpretare la Dottrina sociale della Chiesarispetto alle realtà nuove del tempo che si vive. Èsotto gli occhi di tutti il grande problema demo-cratico del nostro paese. Oggi la democrazia èposta al servizio del mercato e i governanti sonosuccubi dell’economia. È necessario che i soci diAc si rimbocchino le maniche e si impegnino conpassione e generosità in politica, per la costruzio-ne di un paese e di un mondo migliori. Infine, ilterzo ambito è quello del sociale: vediamo comeda un modello di welfare redistributivo si stiapiano piano passando ad un modello di welfarerigenerativo. Gli ultimi devono essere parte attivadella società e l’Ac deve aiutare a sperimentareforme locali di welfare generativo, promuovendobandi e progetti, sostenendo le reti fra le famigliee le associazioni dei territori, riattivando fraternitàe aiuto reciproco fra le persone.L’augurio finale lasciato all’associazione, ripren-dendo le parole di Thomas Merton, è che nono-stante il tempo sia veloce e sembri volare via,«esso possa sfuggire dalle mani non come sab-bia soltanto, ma come semente», affinché gene-ri frutto. Solo così l’Ac potrà vivere in pienezza epovertà di spirito il proprio tempo.

Essere universitari: alle radici di una sceltadi Ilaria Maria CarusoSi è tenuta dal 16 al 20 novembre u.s. l’VIII edizione della Settimana dell’universitàdella Fuci dal titolo Essere universitari: alle radici di una scelta: l’evento più importantedella Settimana, organizzato dalla Presidenza nazionale, si è svolto a Milano pressol’Università Bicocca. Dopo i saluti e l’introduzione dell’onorevole. Davide Faraone, sottosegretario di Stato delMiur, è intervenuto il dottor Antonino Lo Burgio, funzionario del Ministero, che ha sot-tolineato l’importanza dell’università come soggetto sociale per il paese. Il professorePierpaolo Triani, docente presso l’Università Cattolica, ha ricordato come il tempo del-l’università sia formativo, cambi e trasformi gli studenti: le persone crescono, assumen-do delle competenze in un ambiente umanizzante. Per la Fuci, quella di essere univer-sitari è stata una scelta precisa, sulla quale si è scommesso fin dall’inizio della propriastoria e che deve essere continuamente rinnovata. Il professore Stefano Biancu,docente presso la Cattolica e presso l’Università di Ginevra, ha aiutato i presenti a capi-re quale debba essere lo stile e il metodo dello studio e della ricerca in università. Lostile da avere sia per gli studenti sia per i docenti è quello dell’attenzione: per i primil’attenzione deve essere rivolta all’oggetto di studio, per i secondi a chi si sta forman-do. Affinché l’attenzione non si converta in disattenzione – questo avviene quando sicade nella tentazione dell’autoreferenzialità – occorre un metodo: la prossimità allaverità e agli altri. Arricchiti da questo evento, sostenuti dalla preghiera e dall’impegno costante, i fucini siimpegnano a dire in maniera sempre più consapevole il proprio quotidiano “sì” allascelta universitaria.

Page 6: Indialogo Dicembre 2015

Il 31 ottobre u.s. a Palazzo Marino sono stati pre-sentati i progetti nati nel Laboratorio di lettura escrittura creativa nella Casa di reclusione di

Milano-Opera: Mura Trasparenti, le antologie Preghieredal carcere, Pane, Acqua e... poesie sul cibo dal car-cere e il nuovo Calendario poetico 2016. Per il quar-to anno consecutivo le fotografie sono donate daMargherita Lazzati (www.margheritalazzati.it).«Questo è il quarto Calendario poetico – diceMargherita Lazzati – nato nel Laboratorio di lettura escrittura creativa nella Casa di reclusione diMilano-Opera. Dal 2012 collaboro con un progetto di

fotografia e poesia. Sonoconvinta che la fotografia siaun racconto visuale con unlinguaggio che non ha biso-gno di traduzioni. Ma daquando sono approdata inLaboratorio in carcere hoscoperto che le mie fotogra-fie venivano interpretate, tra-dotte in suggestivi versi chemeritavano una pubblicazio-ne unita alla fotografia».

Può citare qualche poesia del Calendario? Franco Cardisco, ispirandosi proprio alla copertinascrive: «Nodo della vita: in una città caotica c’è sem-pre un filo di umanità. /Forse proprio nelle profonditàper tessere l’amore. /Forse visibili e invisibili s’incrocia-no e non si riconoscono solo nell’indifferenza dellasuperficie». Anche la poesia di Pino Carnovale si sof-ferma sulle persone scartate dalla vita “nel suo mondofatto di nulla, col fiato annoiato, stanco cammina il bar-bone: nelle piazze senza occhi, lungo strade che siperdono nel niente”».Non crede che la pubblicazione delle poesie scrittesiano un ponte comunicativo tra il mondo del carcere,troppo sconosciuto, e la società civile? «Credo sia importante interrogarsi. Se è necessaria lapena nei confronti di persone che hanno infrantoregole contro la società, è altrettanto importante pro-porre all’interno del carcere incontri come quelli orga-nizzati da Silvana Ceruti nel Laboratorio. Queste per-sone detenute sono divenute protagonisti di un docu-mentario Levarsi la cispa negli occhi, visto in moltescuole e carceri italiane. Credo che sia uno strumen-to, un ponte importante tra il “dentro” (il carcere) e il“fuori” (la società civile)».

6

POLI

S

di Silvio Mengotto

La misericordia in azione: ilnuovo Calendario poetico 2016

La ricchezza del dono

I recenti scandali legati al lusso che alcuni prelati del Vaticano si concedono hanno di nuovo scosso la Chiesa. Alcuni servizi ci infor-mano di ingenti spese e di abitazioni lussuose, di più di 250 mq in cui vivono alcuni cardinali con solo due suore. Non vorrei peròche si pensasse che, visto che papa Francesco vive in 50 mq, fosse lui il nostro metro di giudizio. È solo guardando alla “ricchezza”

di un Dio povero che possiamo capire cosa c’è in gioco. Con il nostro rapporto con la ricchezza c’è in gioco l’immagine stessa che abbia-mo del Signore: se Egli è povero, ama i poveri, se è ultimo gli ultimi, se è servo i servi. Le beatitudini sono il canto stupendo di un Dioche ci dice di scendere dal piedistallo, di liberarci da prerogative, sicurezze e ricchezze di ogni tipo. Siamo avvertiti che il possesso diqueste consolazioni terrene può precludere l’accesso a quelle celesti (Lc 6,24). Gesù è stato chiaro: «nessun servo può servire a duepadroni: o odierà l’uno e amerà l’altro oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a Dio e a mammona»(Lc 16,13). Il volto che Dio ci ha mostrato è il volto povero di Gesù: Lui, l’Onnipotente, si è “liberato” del dono più grande che poteva farci.Anche un genitore si dona e genera, ma genera offrendo una minima parte di sé. La ricchezza di Dio invece è nel donarsi completamen-te. Ecco perché noi, per somigliargli sempre di più, non possiamo che donare, siamo noi ricchi o poveri. Se abbiamo ricevuto o accumu-lato ricchezze, è per distribuirle. Se abbiamo ricevuto un potere che ci pone in alto, è per chinarci. La seduzione della ricchezza potrà sem-pre contagiarci, anche con i migliori propositi. Conterà la direzione e l’impegno. Se ricchi, dovremo non ignorare gli ultimi che attendono ildono dei ricchi, se poveri, non potremo rinunciare al grido di giustizia di fronte a miserie che i ricchi dovranno colmare. In entrambi i casisarà importante avere dei compagni di viaggio, perché da soli non potremo farcela. Potremo essere così una Chiesa che “scandalizza” per-ché comprendendo la ricchezza di Dio, non potremo che vivere la povertà in prima persona, prima di chiederla agli altri.

di Luca Costamagna

Page 7: Indialogo Dicembre 2015

Condividere un’esperienza è spesso più impe-gnativo ma anche più gratificante che regalareun panino. Così anche quest’anno i giovani di

Azione cattolica impegnati in “3P” ovvero “Pane,Parola, Poveri” non si limitano soltanto a portare lacolazione o la cena agli ultimi, a chi dorme per strada,ma girando tra le vie del centro di Milano provano aregalare anche un “buon giorno”, e affidano poi lagiornata di tutti al Signore, con la celebrazione dellamessa prima di andare a lavoro. Un’esperienza è stata anche la giornata a Expo.Quando tutti correvamo all’ultima visita perché non pro-vare a invitare anche chi, tra i padiglioni, non avrebbemai pensato di andarci? Una serata di 3P è servita perdistribuire gli inviti, e in un giorno di metà ottobre donLuca e Lara hanno accompagnato a Expo una mancia-ta di persone. Lath, che vende ghiri ghiri, i braccialettisenegalesi fuori dalla Statale, proprio di fronte all’uscita

secondaria del Centro diocesano, quel giorno nonpoteva, ma coi biglietti regalati da don Luca (e avanza-ti alla diocesi) ha potuto invitare due suoi amici.Ovviamente ha visitato il padiglione del Senegal, poi glialtri dell’Africa: Sierra Leone, Mali... “Tutti bellissimi”.Dal cibo alla musica, anche quest’anno sono in pro-gramma alcuni concerti nella chiesa di San Giorgio invia Torino, e l’invito ai poveri arriva sempre su un bigliet-to distribuito il mercoledì sera, mentre si gira a portarela cena. «Cosa abbiamo condiviso? Il tempo e lo stu-pore per la musica» racconta Annalisa, tra gli organiz-zatori della serata. «Tutti sono rimasti affascinati dallemelodie del violino, tanto che nessuno voleva andarevia». Applausi anche per Enzo, uno degli invitati, che allafine ha imbracciato la sua chitarra scordata. Anche lafelicità di una canzone è qualcosa da condividere. Per info e per partecipare scrivere a:[email protected].

7

POLI

S

Dal cibo alla musica, quel tempopassato insieme agli ultimi

di Claudio Urbano

Non possiamo dirci cristiani senza conoscere l’ebraismo

Negli ultimi tempi mi sono sempre più convinto di una cosa: se si guarda con attenzione e senza pregiudizi, quanto sta accaden-do in Europa (dagli atti di terrorismo in Francia e Belgio, all’egoismo e alla chiusura nei confronti nei migranti, allo sdoganamen-to di forze politiche di estrema destra dichiaratamente fasciste e naziste) diventa chiaro e indicativo di quanto lo stato di salute

di una comunità ebraica sia la cartina tornasole dello stato di salute di un paese. Ai più attenti osservatori non è sfuggito come gli ebreiin Francia se ne stiano andando da anni perché temono per la loro sicurezza di fronte all’indifferenza generale. Ancora, «non c’è futuroper gli ebrei in Europa» – ha detto il rabbino capo di Bruxelles Avraham Guigui. Un’affermazione del genere credo debba far riflettere suquale strada stiamo intraprendendo come europei, ma soprattutto come persone. Anche l’accoltellamento di un giovane ebreo all’iniziodi novembre a Milano è un grande campanello d’allarme: l’antisemitismo è un male che non è ancora stato estirpato dalle nostre piaz-ze e dalle nostre città. Come cristiani siamo investititi di un ulteriore, grande responsabilità: si tratta di nostri fratelli, di persone che vivo-no e professano la stessa religione che duemila anni faGesù stesso praticava. Non possiamo dirci pienamentecristiani senza conoscere la cultura ebraica, senza averfatto lo sforzo di parlare, dialogare e vivere insieme aloro. Senza lo sforzo di aver chiesto perdono per quan-to, nel corso della storia e fino al Concilio, abbiamo per-petrato anche come Chiesa nei loro confronti. Perché,come ci ha ricordato papa Francesco «mai è venutameno la fedeltà di Dio all’alleanza stretta con Israele e,attraverso le terribili prove di questi secoli, gli ebreihanno conservato la loro fede in Dio. E di questo, a loro,non saremo mai sufficientemente grati, come Chiesa,ma anche come umanità».

di Alberto Ratti

Page 8: Indialogo Dicembre 2015

Di ritorno dalla visita al quadro di Rubens“Adorazione dei Pastori” esposto a PalazzoMarino, nel cuore di Milano, questi i pensieri

che mi sgorgano dal cuore: incredibile la capacitàattrattiva di quel bimbo che nuovamente desideranascere nella vita degli uomini e delle donne di oggi.Sei certamente attratto dalla bellezza dell’opera e dallabravura dell’artista, ma soprattutto dalla luce che quelbimbo promana. E ogni anno si ripete. E ogni anno ènuovo. E ogni anno noi siamo lì dinanzi all’immagine diun bambino che nasce ancora e ha ancora la capacitàdi riempire i nostri occhi di stupore. Come fu in quellanotte per quei pastori, che si sono lasciati attrarre.Dentro quella normalissima quotidianità ha fatto irruzio-ne una luce carica di promesse, della promessa di Dio.Chi ha avuto il coraggio di seguirla si è riempito gliocchi di stupore. Uno strano stupore, la vista di unbambino come tutti gli altri o forse più povero di tutti glialtri. Immagino quei pastori che si incamminano quasiper scommessa, con alcuni indizi che assomigliano aduna caccia al tesoro: vanno con lo spirito di ricerca,vanno con timore ma anche con ardore; lo trovano edè proprio tutto come era stato detto loro. Mi immaginoi loro occhi pieni di stupore, il loro sguardo!Da lì sono partiti, avranno raggiunto i loro amici, avran-no raccontato una cosa straordinaria: un bambinoappena nato, con sua madre e suo padre... assoluta-mente straordinario! Ma a dire il vero, di straordinarionon c’è proprio nulla, forse ne avevano già visti di bimbinascere e magari in luoghi e condizioni migliori. Eppuresono certo che i loro occhi si saranno riempiti di stupo-re e avranno certamente fatto venire voglia anche ailoro amici di mettersi in movimento, di partire per anda-re a vedere questo bambino così normale da lasciarea bocca aperta, da far rimanere in adorazione! Mi piacerebbe che questa capacità di stupirci investis-se anche noi; mi piacerebbe che non fosse qualcosadi straordinario ma che permeasse tutte le fessuredella nostra vita. Immagino quei pastori qualche tempodopo, un mese, un anno, cinquanta anni dopo: quellanotte se la saranno ricordata nei minimi dettagli, nesono certo, e immagino che quello stupore se lo sianoportati con loro giorno dopo giorno. Forse sarà diven-tato il loro stile di vita, una vita investita dalla luce di

quel bimbo capace di far loro aprire gli occhi per scor-gere la sua presenza dentro la normalità della vita,dentro lo scorrere dei giorni.Vorrei allora chiedere a Gesù bambino di poter coltiva-re lo stupore nelle mie giornate, nella mia quotidianità,lo stupore di chi si lascia illuminare dalla luce che Luisolo sa porre dentro le pieghe della vita. Pensatecibene: chi non si stupisce più, chi perde la capacità dimeravigliarsi, di stupirsi in realtà non è più vivo, è giàmorto. Sarà fisicamente vivo, ma spiritualmente morto.E allora in questo desiderio di stupore vi consegno untesto celebre di Rainer Maria Rilke nelle sue lettere aun giovane poeta, là dove rivolgendosi a questo gio-vane scrive: «Se la vostra vita quotidiana vi sembra povera nonaccusatela, accusate piuttosto voi stesso, che nonsiete abbastanza poeta da evocarne la ricchezza: ‘ché,per un creatore, non esiste povertà nei luoghi poveri eindifferenti».Al bambino che nasce chiediamo di regalarci la capa-cità di stupirci, novità continua dentro la normalità dellecose: anche la povertà, le condizioni di una vita pove-ra, non per questo devono coincidere con una pove-ra vita, tutt’altro. E siate certi che dallo stupore nascela gratitudine: forse in questo anno in modo speciale,avremo la grazia di distribuire gratitudine in abbondan-za, stupiti per il dono della misericordia! Buon Natale!

8

Occhi pieni di stuporedi don

Luca Ciotti

FINE

STRA

DEL

L’ASS

ISTE

NTE

La Presidenza diocesanae la redazione diIn Dialogo augurano a tuttii soci un sereno Natalee un felice anno nuovo!

VICINO AI NOSTRI SOCIÈ tornata alla casa del Padre la signora RenzaCucco, vedova Gajo, della comunità di Canegrate.Nata nel 1914, è deceduta all’età di 101 anni.Tesserata all’Azione cattolica fin dagli anni Trenta, inparticolare alla Gioventù femminile, ha avuto lagioia di ricevere il crocifisso da papa Pio XI, aven-do vinto la gara di catechismo diocesana.