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Incontri Celesti vita del padre Clavio in 5 atti Costantino Sigismondi 2009 IYA

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Incontri Celesti

vita del padre Clavio in 5 atti

Costantino Sigismondi

2009 IYA

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Introduzione

Incontri celesti sono quelli che il Sole e la Luna hanno fatto con Clavio straordinariamente spettatore. Incontri celesti sono anche quegli episodi della vita di Clavio in cui il disegno della Provvidenza si è progressivamente manifestato anche grazie alle persone incontrate lungo il cammino.

Clavio ci sorprende per tanti motivi: la sua grande produttività scientifica, l’ultimo grande astronomo tolemaico, l’Euclide del XVI secolo… ma c’è un aspetto meno noto, che viene fuori da una pagina del suo Commentario alla Sfera del Sacrobosco: Clavio è stato lʹuomo delle eclissi, uno che nel ‘500 ha visto almeno due eclissi totali di Sole. Per molti appassionati di astronomia questo dato è sufficiente a quantificare l’eccezionalità del personaggio, un eclipse chaser ante litteram, davvero uno di noi appena entrati nel terzo millennio!

Eppure si colloca a metà del secondo millenio, nel secolo che dopo la scoperta dell’America si accingeva a scoprire le nuove orbite dei pianeti con il nuovo occhiale

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galileiano. E la sua figura fa da trait-d’union tra mondo classico latino, greco-alessandrino e mondo moderno.

Gli episodi qui raccontati sono verosimili e colgono Clavio in relazione multiforme con le eredità del passato classico e i semi del futuro remoto.

A Magdeburgo, visitando la cattedrale all’età di dieci anni, mostra il suo precoce talento mentre è straordinariamente affascinato dagli orologi. In particolare quello ormai fatiscente realizzato da Gerberto, il papa astronomo dell’anno mille. Come può essere ancora accurato uno strumento vecchio di cinque secoli è un concetto che lo guiderà verso gli studi matematici, di leggi rigorose ed immutabili.

La veglia dell’Assunta del 1560 Clavio è in viaggio verso Coimbra con il suo professore, il celebre cosmografo Pedro Nuñes. Un’aurora boreale rischiara la notte trascorsa sotto un elce in Cova de Iria. Come Gesuita Clavio vive quella notte in preghiera, come scienziato accoglie le confidenze del grande luminare, nel viaggio che li porta ad osservare l’eclissi solare del 21 agosto, totale proprio sulla loro Università.

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La vocazione missionaria si delinea gradualmente grazie al sogno di un pastorello, il cui concetto verrà ripetuto anni dopo nella Torre dei Venti dal pontefice Gregorio XIII: non lui ma i suoi libri andranno in terra di missione, araldi della fede cattolica. Il luogo del sogno e dell’aurora boreale è lo stesso che quattro secoli più tardi sarà visitato da Maria Santissima: Fatima.

Nel Pantheon il giorno dopo l’eclissi anulare si discute dell’eclissi e si riportano le varie osservazioni, ed impressioni, compresa quella di Pio V, che ha meditato la Passione di Cristo pur essendo l’ottava di Pasqua. Clavio è al principio della sua attività di docente al Collegio Romano, dove percorrerà tutte le sue tappe intellettuali e spirituali. L’eclissi è stata vista in modo differente in ogni punto di Roma, a S. Paolo la falce di luce ha ruotato sotto mentre fuori porta Collina sopra. I dati di Tolomeo cominciano ad essere messi in discussione.

Nella Torre dei Venti in Vaticano, Clavio assiste insieme all’anziano Pontefice Gregorio e al padre domenicano Egnazio Danti all’equinozio di primavera sulla meridiana appena allestita. Il Papa affida loro la riforma del

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Calendario e la successiva difesa, confermando Clavio nella sua missione educativa. I due restano a discutere sullo stato dell’arte dell’astronomia e sulla conoscenza in generale.

L’ultimo atto è ambientato a Napoli, nella chiesa di S. Pietro a Majella. Clavio è alla fine della sua parabola terrena e riceve un amico di Keplero e gli parla di Celestino V che non rinunziò alla radicalità del Vangelo, pur tra gli onori del suo breve pontificato. Loda Keplero per le sue opere, in particolare l’ultima sulla datazione della nascita di Cristo e risponde sulle domande che questi gli ha rivolto tramite l’amico, ancora sull’eclissi di Roma.

In bocca a Clavio e ai suoi interlocutori sono poste parole di Tolomeo, di Harlow Shapley, del padre Pedro Arrupe, o di padre Pierre Theilard de Chardin, di Dante e della Sacra Scrittura, quasi a mettere ancor più in evidenza i legami che egli ha saputo stringere con il passato e predisporre con il futuro.

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Atto primo a Magdeburgo

11 novembre 1545

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Narratore:

Con la festa di S. Martino, lʹ11 novembre, è tradizione chiudere i conti dellʹanno. Questa usanza è rimasta anche tra i commercianti che potevano attraversare i territori dei protestanti e dei cattolici. Cristoforo ha accompagnato suo padre a Magdeburgo, per la consegna di 12 canne dʹorgano, necessarie per le riparazioni dellʹorgano della Cattedrale.

Cristoforo e suo padre sono giunti da Bamberga a Magdeburgo dopo un viaggio di 10 giorni, e dopo la consegna delle canne, lʹarchitetto resta a parlare con loro, poco prima del mezzogiorno.

Architetto:

Allora giovanotto del Sud, ti piace questa città del Nord?

Cristoforo:

Sì, è proprio bella come mi aveva detto mio padre, ma dove è il grande orologio con le statue?

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Architetto:

È sul campanile della Cattedrale, tra poco, a mezzogiorno, al suono delle campane, potrai vedere le statue uscire. Intanto puoi guardare lʹastrario.

Cristoforo:

Lʹastrario? E che cosʹè?

Architetto:

Vedi quella lancetta nera corta? Sembra quella di un orologio, ed in un certo senso quello è proprio un orologio... quella che indica il settore delle ore 7, per capirci?

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Cristoforo:

Sì, la vedo: quella con un piccolo Sole allʹestremità, ma non cʹè scritto 7 né con cifre romane né con cifre arabe; cʹè una emme col codino...

Architetto:

Infatti è proprio così: la lancetta dice in che segno si trova oggi il Sole. E quella emme col codino indica lo Scorpione.

Cristoforo:

E perché sta al posto delle 7?

Architetto:

Alle 12 si mette lʹAriete, che è il segno zodiacale dove era il Sole al momento della Creazione, ed è anche quello dellʹinizio della primavera. Alle 6 cʹè quello opposto della Bilancia, e quindi alle 7 cʹè il successivo, lo Scorpione.

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Cristoforo:

Quindi quando sono nato io la lancetta indicava le 12? Io sono nato il giorno dellʹAnnunziata!

Architetto:

Proprio così, lʹAnnunziata è il 25 marzo, la lancetta ha da poco lasciato la posizione verticale, ma ora guarda la seconda lancetta, quella più lunga.

Cristoforo:

Quella che finisce con la Luna!

Architetto:

Si proprio quella. Cosa indica?

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Cristoforo:

Le 9 e mezza e delle ondine.

Architetto:

Le ondine sono il simbolo dellʹAcquario. E se moltiplichi per 2 la differenza col Sole, scopri anche che la Luna oggi sorge e tramonta 5 ore dopo il Sole.

Cristoforo:

E gli altri orologi? A che servono?

Architetto:

Sono ognuno per ogni pianeta: Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno. Dalla direzione dove puntano scopri il segno dove si trovano.

Suonano le campane di mezzogiorno

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Cristoforo:

È mezzogiorno! Ecco le statue escono! Che belle!

Architetto:

Ecco la prima è la primavera, con i fiori in mano; la seconda...

Cristoforo:

Lʹestate! Con la falce ed il fieno. Grandicella la falce, però!

…..Ecco lʹautunno con lʹuva!..... E anche lʹinverno: tutta coperta e con un sacco.

Che cosa significa quel sacco?

Archittetto:

Se in primavera i prati fioriscono, vuol dire che qualcosa dalla terra è germogliato. E da dove viene un germoglio?

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Cristoforo:

Da un seme.

Architetto:

Lʹinverno porta il sacco con la semente, così poi sotto la neve, piano piano, il seme germoglia e a primavera i prati diventano verdi...

finisce il suono delle campane

Architetto:

È stato il papa Callisto ad ordinare a tutta la Chiesa di pregare la Madonna a mezzogiorno. E qui novanta anni fa si fece questo orologio astrario. Vedi la scritta sotto?

Cristoforo:

Regnante Callisto... tertio....emme col punto... Paulus effe col punto.

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Architetto:

Magister Paulus fecit.

Cristoforo:

Ma cosa significano le lettere che avevano ai piedi le statue? C T C Q.

La lettera C è sotto la primavera T sotto lʹestate...C sotto lʹautunno e Q sotto lʹinverno? Cʹentra con equinozi e solstizi?

Architetto:

Certo che a te solo lʹignoranza può tenere nascosta la verità! Proprio nulla sfugge alla tua vista.

Queste lettere non hanno un legame con le stagioni e con il Sole. Mio nonno mi raccontava che quando era piccolo la gente diceva che quando uscivano le statue si doveva pregare contro i Turchi e la cometa.

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La statua dellʹestate, quella con la T, la chiamavano il turco, perché aveva la sciabola. Quella dellʹautunno è la cometa, con i capelli al vento che fanno da chioma.

Cristoforo:

E perché si doveva pregare contro i Turchi ed una cometa?

Architetto:

Si dice che il papa Callisto chiese al popolo di Roma di pregare a mezzogiorno contro i Turchi e la Cometa: Contra Turcos CometamQue, CTCQ, perché i Turchi avevano conquistato Costantinopoli con lʹaiuto di una Cometa! Questa come una lunga spada nel cielo minacciò la città per tre anni, finché cadde in mano ai Turchi.

Cristoforo:

Pregare contro una cometa! È buffo! E lo ha chiesto proprio il papa?

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Architetto:

Sembra una storia popolare, ma spesso nelle tradizioni popolari si nascondo delle verità.

Cʹè unʹaltra tradizione, che ho appreso da mio nonno che era stato architetto anche lui per la cattedrale. Questa è ancora più interessante, perché più antica.

Cristoforo:

Raccontamela!

Architetto:

Dobbiamo andare dentro la Chiesa.

Narratore:

Il giovane Cristoforo e suo padre sono accompagnati dallʹarchitetto allʹinterno della Chiesa.

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Architetto:

Questo era lʹaltare dedicato a Santa Maria Magdalena.

Vedi le croci ai lati, queste erano state unte con l’olio santo quando l’altare è stato dedicato, ma questo piccolo cerchio, al centro, appena appena visibile, e tagliato in due da una linea, questo era raggiunto dall’immagine del Sole prodotta da un foro sulla parete in quella nicchia lassù.

L’architetto indica a Cristoforo dove guardare in alto

A mezzogiorno del 22 luglio, la festa della Santa, il Sole illuminava quel disco. Mio nonno me lo fece vedere quando restaurò questa cappella.

Cristoforo:

E funziona ancora?

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Architetto:

Sì, ma la linea ormai non si vede più, continuava su tutto il pavimento, che nel frattempo è stato cambiato.

Si può vedere ancora il Sole arrivare sull’altare, ma non più il 22 luglio, ma il giorno della Madonna del Carmelo… ma sempre a mezzogiorno preciso.

Questa era il famoso orologio solare costruito da Gerberto, che poi fu papa Silvestro II, mentre si trovava qui a Magdeburgo.

Cristoforo:

Ma come fa ad essere preciso nelle ore e a sbagliare nel giorno?

Architetto:

L’orologio è preciso sempre, è il calendario ad essere sbagliato… il metodo degli anni bisestili non riesce a

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compensare questo arretramento dei fenomeni astronomici rispetto alla data del calendario civile. Ci dovrebbero essere meno anni bisestili… circa uno di meno ogni secolo, così l’attuale 16 luglio tornerebbe al suo posto il 22.

Cristoforo:

e adesso dove sta il Sole?

Architetto:

Guarda dall’altra parte, nella navata centrale, eccolo lì tra i banchi.

Cristoforo:

Come fa ad essere preciso nell’orario?

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Architetto:

Il mezzogiorno avviene sempre quando il Sole passa esattamente a meridione. Basta individuare precisamente la direzione del meridione e l’orologio sarà eternamente preciso.

Cristoforo:

Da grande vorrei costruire anch’io questi orologi, proprio come Gerberto. Orologi che sfidano l’eternità.

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Atto secondo sulla strada per Coimbra

14 agosto 1560

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Narratore: 14 agosto 1560: Pedro Nuñes, il famoso cosmografo, e Cristoforo Clavio sono in viaggio per Coimbra via terra da Lisbona. Il tramonto è già avvenuto e vanno a sedersi sotto un elce, davanti ad una radura.

Pedro:

Certo è strano dover viaggiare via terra per tornare a Coimbra, per mare è tutto più rapido; siamo la prima potenza marinara del mondo... ed eccoci qui a dorso di mulo.

Cristoforo:

Professore, ogni tanto fa bene variare.

E poi dobbiamo verificare se i nostri calcoli ed i nostri modelli sono corretti. Lʹeclissi sarà totale, vedremo quello che Plutarco ha descritto, e che anche voi avete visto tanti anni fa?

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Pedro:

Ma è indubbio che il confort di stare su una nave non è paragonabile ai disagi via terra. Prendi ad esempio lʹAmmiraglio Colombo, a terra gli indigeni stavano per cucinarselo, come purtroppo è accaduto a Fernando Magellano, ma meno male che aveva calcolato correttamente lʹeclissi di Luna.

Cristoforo:

Cosa cʹentra unʹeclissi di Luna con il rischio di diventare il pasto degli indigeni?

Pedro:

Colombo sapeva dellʹeclissi del 29 febbraio 1504, ed usò questa previsione con astuzia, minacciando che se essi non lo avessero aiutato a riprendere il mare potevano accadere dei portenti nel cielo. Per fortuna sua i calcoli sullʹeclissi di Luna richiedono una tolleranza di un

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quarto di grado nelle effemeridi di Sole e Luna, per cui esistevano già strumenti adatti per prevederla.

Cristoforo:

Se Cristoforo Colombo avesse avuto il nonio chissà che cosa avrebbe potuto fare!

Pedro:

Oltre al nonio, montato sullʹastrolabio, avrebbe avuto bisogno di bravi calcolatori come te. Aumentando la precisione delle misure di 10 volte aumentano altrettanto i calcoli da fare, e, soprattutto, è più facile che i conti non tornino con i modelli astronomici...

Cristoforo:

Cosa intendete con questo?

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Pedro:

Quelli che vi ho insegnato a lezione sono i modelli cosmografici di Tolomeo, dove la Terra è al centro dellʹUniverso. Nicola Copernico Torinense ha proposto che gli orbi celesti rivolvano attorno al Sole. Le prove che adduce sono sottigliezze matematiche, ma osservando i moti dei pianeti con una precisione 10 volte superiore a quella di oggi potremmo verificare se il modello di Tolomeo è da rivedere o da sostituire con uno Eliocentrico. Quel che è poco ma sicuro è che va aggiornato.

Oggi nessuno si sognerebbe di usare le tavole del re Alfonso il Saggio per calcolare lʹora del transito di Giove, ed anche quelle Pruteniche non sono esenti da errori.

Cristoforo:

Allora lʹosservazione e lʹesperienza si prenderanno una rivincita sulla pura teoria?

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Pedro:

Sì, la teoria scruta i principii primi su cui sono regolati i fenomeni, ma lʹosservazione consente di verificarli e certificarli.

I naviganti devono poter evitare gli scogli sommersi per non naufragare in mare aperto. A loro non interessa che le latitudini dei siti cambino lentamente con i secoli, come dice lʹItaliano Domenico Novara, ma interessa sapere esattamente dove si trovano per evitare il pericolo, e questo li porta a fare osservazioni sempre più accurate. Essi sanno che, come le onde del mare oceano, le teorie vanno e vengono, ma una buona osservazione resta per sempre.

Cristoforo:

Però permettetemi di dire che non riesco a vederci chiaro in un mondo di soli dati, di soli numeri... una teoria per imprecisa che sia ci vuole sempre, per aiutare ad orientarci, o per esprimere in modo compatto tutti i

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numeri che traiamo fuori dalle osservazioni. E poi certe osservazioni potrebbero essere evitate, se cʹè una buona teoria dietro che lo spiega. Per esempio è inutile misurare tutti gli angoli interni di un triangolo, se sappiamo già che la loro somma darà 180 gradi.

Nel progresso del sapere è importante conoscere bene anche i successi del passato, e soprattutto le pietre miliari, che non cambiano.

Pedro:

Tolomeo è stato una pietra miliare per 13 secoli, ma ora la sua opera verrà presto superata o aggiornata a livelli di precisione migliori di quelli che lui aveva raggiunto. Certo che tutti i teoremi degli antichi greci devono essere conosciuti a fondo, perché quelli sono i puntelli per gli sviluppi futuri della matematica e dellʹottica. Ma ti faccio un esempio di quello che voglio esprimere: i calcoli per l’eclissi della prossima settimana, che hai svolto anche tu, e che tornano con i miei conti, indicano che sarà totale sopra Coimbra.

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Ho usato le posizioni del Sole e della Luna e della stella Polare misurate da me nel corso dellʹultimo anno con il grande astrolabio dellʹosservatorio navale di Lisbona.

Se il centro dellʹUniverso sia occupato dalla Terra o dal Sole io non lo so, ma so che il centro del Sole e quello della Luna saranno allineati proprio sopra Coimbra il prossimo 21 agosto.

Cristoforo:

E la Luna anche all’apogeo ci appare sempre più grande del Sole e questo ci assicura che sarà totale, come afferma Tolomeo.

Pedro:

Probabilmente è vero, ma solo la durata dellʹeclissi ci potrà confermare le nostre ipotesi sulle dimensioni e sulle distanze dei due corpi. Se il Sole è più piccolo o più lontano avremo unʹeclissi più lunga, il contrario avverrà se la Luna è più piccola e lontana di quanto considerato

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nei calcoli. E come sai la misura del diametro della Luna è affare complicato.

Cristoforo:

Quello del Sole, che è un disco, lo misuri al tramonto, ma la Luna ha le fasi.

Pedro:

Bene, ma siamo proprio certi che il Sole sia realmente una sfera o un disco perfetto come dice Aristotele?

Comunque, io ritengo di aver usato i migliori dati possibili per i nostri calcoli, e la Luna dovrebbe essere maggiore del Sole, ma non di molto.

Cristoforo:

Allora lʹoscurità durerà quanto un Miserere?

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Pedro:

Lo vedremo. E sarà un passo in avanti per questa scienza.

Cristoforo:

Con il vostro permesso vado più avanti sotto quell’elce. Vorrei pregare perché questa è la vigilia dell’Assunta, e nella compagnia di Gesù è una tradizione molto sentita quella di vegliare a Maria Santissima.

Ma che strana luce rossastra c’è nel cielo.

Pedro:

È vero, vicino alla Polare… devono essere le luci del Nord.

Nei racconti dei marinai si sente parlare di aurore a mezzanotte, ma io non ne ho mai vista una.

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Cristoforo:

È un segno celeste anche questo che mi dispone meglio alla lode e alla preghiera.

Pausa

Pedro:

Ti sei addormentato, la luce boreale è sparita poco dopo.

Vedi Capella è già alta.

Cristoforo:

Eppure non ho smesso di pregare, devo essere proprio crollato senza accorgermene. Però ho fatto un sogno: un pastorello era venuto qui e mi ha offerto un poco di latte, poi mi detto “I tuoi libri, non tu, in Oriente”. Allora ho chiesto “chi sei?” “mi chiamo Francisco” ha risposto, salutandomi.

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Pedro:

La Madonna ti ha risposto in questo modo stanotte… capirai col tempo il privilegio che hai ricevuto ed il suo significato.

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Atto terzo al Pantheon

11 aprile 1567

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Narratore:

Padre Clavio insieme ai suoi allievi incontra il padre Evandro di San Paolo fuori le Mura, mentre si discute dell’eclissi di due giorni prima.

La stazione quaresimale del venerdì dell’ottava di Pasqua si celebra a Santa Maria ad Martyres in campo Marzio, il Pantheon. I fedeli si uniscono idealmente ai martiri che hanno testimoniato con l’effusione del sangue la fede cristiana. Al termine della celebrazione presieduta dal papa Pio V, Clavio e Matteo Ricci suo giovane studente, incontrano padre Evandro, monaco di san Paolo fuori le Mura, e discutono dell’eclissi di due giorni prima.

Cristoforo:

Il papa oggi ha parlato ancora dell’eclissi. Seppure è già tempo di Pasqua, sembra proprio che il venerdì e la recente eclissi gli abbia dato lo spunto per riprendere il tema.

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Evandro:

Il nostro Abate era con lui mercoledì, quando c’è stata l’eclissi, ed al culmine dell’oscurità egli ha espresso “Fecit mihi magna Dominus”.

Matteo:

È il Magnificat: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”.

Cristoforo:

“E Santo è il suo Nome per sempre!” Chissà perché ha pensato al cantico mariano del Magnificat e non al “consummatum est”.

Evandro:

L’eclissi del 9 aprile è avvenuta proprio nello stesso tempo dell’anno in cui Gesù è morto, la primavera. Per il papa è stato come assistere ad una rappresentazione

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degli eventi che hanno accompagnato il primo Venerdì Santo. Lo ha percepito come un dono speciale della Provvidenza. E lʹabate ci ha riferito anche che Pio Quinto ha detto pure “Anche il mondo celebra la sua liturgia cosmica”.

Cristoforo:

Inizialmente noi avevamo pensato di osservare l’eclissi proprio dal Pantheon, sulla cupola, che è il punto più alto qui intorno, ma poi abbiamo preferito l’Arco di Camigliano. Matteo fino ad un’ora dopo l’alba è stato sulla cupola a controllare se l’eclissi non avesse avuto inizio quando la sua vista a terra era nascosta proprio dal palazzo Salviati, dove teniamo le nostre lezioni.

Evandro:

Noi abbiamo assistito alla grande oscurità diurna nel chiostro dell’Abbazia. La falce di luce sembrava una Luna giovanissima, e ha cominciato a girare attorno al Sole.

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Cristoforo:

A girare? In che senso di rotazione?

Evandro:

La falce ruotava da sopra. E ai bordi si vedevano come delle perle di luce.

Cristoforo:

Ma in che direzione da Est verso Ovest, cioè da sinistra a destra?

Evandro:

Non ho pensato a memorizzare questo dettaglio, quindi potrei fare uno sbaglio di valutazione, ma quel che è certo è che la falce è passata sopra il corpo nero della Luna. Te lo dico per certo, perché l’Abate invece ha

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riferito che in Vaticano la falce è passata sotto la Luna nera, e noi tutti ci siamo domandati il perché.

Cristoforo:

La spiegazione di questo fenomeno è abbastanza semplice: immagina che Luna sia il tuo pugno ed il Sole stia, come nella realtà, più lontano. Tendi il braccio verso il Sole e coprilo col pugno, se lasci fermo il braccio e abbassi la testa che cosa vedi?

Evandro:

Vedo il Sole che mi compare da sotto il pugno.

Cristoforo:

E se alzi la testa?

Evandro:

Vedo il Sole che viene fuori da sopra il pugno.

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Cristoforo:

Ora abbassare la testa corrisponde a spostarsi verso Sud, mentre il pugno è la Luna. Se ti sposti verso Sud il Sole compare da sotto la Luna nellʹistante in cui lʹeclissi è massima.

Evandro:

E andare verso Nord equivale a lʹesempio di sollevare la testa?

Cristoforo:

Esatto. In questo modo abbiamo capito lʹeclissi era centrale tra San Paolo e il Vaticano, proprio dove osservavamo noi.

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Evandro:

Non ti seguo, ma ho lʹimpressione di aver capito. Hai spiegato con lʹesempio del pugno una cosa complicatissima rendendola semplice. Hanno ragioni a chiamarti “il secondo Euclide”!

Cristoforo:

Asinus asinum fricat! Chi lo ha detto non conosce Euclide. Se bastasse questo ad emulare Euclide... pensa che ho in animo di ripubblicare gli Elementi: egli ha davvero gettato le basi della conoscenza geometrica, io cerco di renderle accessibili a più studenti possibile.

Matteo:

Certo che siamo stati davvero fortunati a vedere lʹanello perfetto, bastava che fossimo a porta Flaminia o a Porta Collina e si sarebbe vista la falce girare sopra, come ha visto il papa.

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Cristoforo:

Sole e Luna avevano praticamente lo stesso diametro. Solo che non sappiamo quanto è precisamente. Pensate che secondo Tolomeo quello che abbiamo visto lʹaltro ieri non poteva accadere, poiché la Luna è sempre più grande del Sole quanto a diametri angolari. Lo dice nel quinto libro dellʹAlmagesto.

Evandro:

Tocca rifondare lʹastronomia allora!

Cristoforo:

Cominceremo dai libri, dalla Sfera del Sacrobosco... un bel commento parola per parola. Poca favilla gran fiamma seconda!

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Matteo:

Se chiedessimo a tutti gli abitanti di Roma cosa hanno visto lʹaltro ieri potremmo ritrovare anche i bordi dellʹombra della Luna sulla città?

Cristoforo:

Se fosse stata totale come vidi io a Coimbra sarebbe possibile, ma chi ha guardato in alto è rimasto abbagliato. Noi abbiamo usato il foro stenopeico fino quasi al massimo e abbiamo potuto vedere lʹanello brillante. E pure il secchio dʹacqua ci ha dato una mano.

Matteo:

A Coimbra come è stata?

Cristoforo:

Gli uccelli hanno smesso di cinguettare e sono scesi a terra, i cani abbaiavano, proprio come è successo qui, ma

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al momento culminante è scesa la notte completa, e molte stelle sono apparse in cielo.

È stato come se qualcuno tirasse una tenda scura davanti al Sole, e poi unʹaltra ed unʹaltra ancora. Ho avuto la sensazione che in tre tempi molto rapidi la luce del Sole si fosse spenta. Abbiamo recitato tutti insieme il salmo Miserere, e dopo la luce è tornata, subito accecante.

Ricordo anche un particolare botanico: nel chiostro dove stavamo vedendo lʹeclissi, con gli strumenti di Pedro Nuñes, cʹera un cactus che era stato portato dalle Americhe. Al tramonto, tutte le sere dʹestate, i fiori bianchi e grandi di questo cactus si aprivano per poi richiudersi allʹalba. Durante lʹeclissi, quando ormai era rimasta una piccola falce luminosa, come di Luna calante, i fiori si aprirono. Quando dopo lʹeclissi siamo andati a vedere il cactus, i fiori erano morti. Lʹeclissi li aveva ingannati!

Evandro:

Un nostro confratello che è tornato ieri da santa Aurea ad Ostia è salito sulla torre di Giulio secondo durante

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lʹeclissi e ha visto il mare diventare ceruleo, con una striscia dʹargento come quando splende la Luna piena. E durante lʹeclissi il mare e la brezza si sono calmati. All’orizzonte le nuvole erano bianche e conferivano a tutto il mare un aspetto straordinario.

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Atto quarto nella Torre dei Venti

11 marzo 1580

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Narratore: Nella Torre dei Venti in Vaticano è l’11 marzo 1580. Alla presenza di Gregorio XIII e del cardinale Camillo Borghese sono il padre Clavio e il padre Egnazio Danti, dell’ordine dei predicatori. Hanno appena assistito al transito del Sole sulla meridiana della Torre dei Venti, e verificato che l’equinozio è già avvenuto, anche se mancano 10 giorni alla sua data tradizionale.

Gregorio XIII:

Tra le cose tanto gravi a cui la Chiesa deve fare fronte in questi tempi, abbiamo anche lʹurgenza di riformare il Calendario. Oltre 100 anni fa, papa Sisto -di venerata memoria- convocò qui a Roma un sacerdote tedesco, molto versato in Astronomia, Giovanni di Monteregio, ma egli arrivato in questa città nel tardo autunno, trovò morte prematura prima dell’estate seguente.

Eʹ toccato a noi, con la vostra collaborazione, riprendere in mano il problema della riforma del calendario che sia infallibile nei secoli, superiore a quello che Giulio Cesare promulgò, così che coloro che non vorranno seguirlo,

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dovranno sfidare le immutabili leggi della natura prima che quelle della vera religione.

Per i vostri studi sulla riforma del calendario vi assegno queste stanze.

A te, padre Egnazio, assegno anche la missione di governare la chiesa di Alatri, come suo nuovo vescovo.

Mentre la tua missione, chiarissimo padre Clavio, è quella di illustrare con il tuo insegnamento il Collegio che ho tanto sostenuto ʺper la religione e buone artiʺ: saranno i tuoi libri e i tuoi allievi a portare il tuo insegnamento per il mondo. Ti mi sarai propizio a Roma!

Uno dei compiti più importanti che spettano ad un cristiano è il munus docendi e tu devi continuare ad assolverlo in maniera eminente, proporzionale ai tuoi talenti.

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pausa

Cardinale Camillo Borghese:

La Santità di Nostro Signore papa Gregorio vi prega di accostarvi per la santa benedizione

pausa: i due porgono l’omaggio al papa e ne ricevono la benedizione. Poi restano soli.

Egnazio:

Ho la sensazione che non avrò più tempo per studiare... ho lasciato incompiute già tante opere a Firenze perché sono dovuto scappare, e a Bologna per la chiamata del Papa. Ti raccomando, caro padre Clavio, di fare anche la mia parte finché potrai.

Ora la chiesa di Alatri dovrà essere il mio primo pensiero, prima di me stesso e dei miei studi.

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Cristoforo:

Certo Eccellenza!

Ti voglio fare una confidenza: le parole che il papa mi ha rivolto le conoscevo già. Me le aveva dette, in sogno, 20 anni fa un pastorello in Portogallo... ho sempre pensato che fossero ispirate ed oggi ne ho avuto la conferma.

Egnazio:

L’avvenire dell’astronomia sta nelle misure sempre più precise, e gli gnomoni che ho costruito a Firenze e a San Petronio potrebbero essere perfezionati fino ad ottenere la massima precisione possibile.

Cristoforo:

E se si potesse fare la stessa cosa con la Luna e con le stelle finalmente potremmo riformare l’astronomia. Per il momento abbiamo queste misure dell’anno tropico, le migliori mai pubblicate… ma i parametri non sono mai abbastanza precisi come vorremmo. È quasi un atto di

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fede quello di pensare che questi parametri fra tremila anni saranno ancora validi.

Egnazio:

Fra tremila anni la barca di Pietro, la Chiesa, avrà navigato in acque forse tanto diverse da quelle che ha attraversato in questi quindici secoli… Quanto avrà compreso meglio il mistero del suo Signore? Quanto gli uomini di scienza avranno aiutato a comprendere il mistero della Sua creazione?

Cristoforo:

Quando ho cominciato ad amare l’astronomia sono stato affascinato dalla sua parentela così stretta con l’eternità. Noi l’eternità non la possiamo misurare e neppure immaginare… ma gli angeli che muovono gli astri vi appartengono già e ne imprimono delle caratteristiche su di essi… moti eternamente circolari. Quando Cristo camminava per via quei moti erano gli stessi di mille anni dopo, e di altri mille e poi mille…

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Avevo visto l’orologio solare di Magdeburgo, che segnava ancora infallibilmente il mezzogiorno dopo più di cinquecentocinquantacinque anni dopo che Gerberto lo aveva costruito…Noi possiamo dare ora il nostro piccolo contributo a questo straordinario edificio della conoscenza del Cosmo, con grande umiltà, chiamati al lavoro da Gregorio tredicesimo, come servizio alla Chiesa e alla scienza. Un compito troppo grande per le mie piccole spalle… ma per obbedienza dobbiamo andare avanti.

Egnazio:

La Chiesa ha bisogno del calendario come tutta la società. Il nostro compito è grave, ma noi rappresentiamo tutti coloro che hanno studiato e osservato i cieli in modo da farci conoscere i moti siderali più accuratamente. Pensa alla schiera di astronomi che hanno osservato e misurato equinozi e solstizi dai tempi recensiti da Tolomeo fino ad oggi. Ognuno di loro rappresenta un’epoca e una civiltà anche lontana dal cristianesimo… e come i santi Magi portano i loro tesori ai piedi di questo papa, dopo secoli

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di peregrinazioni nei libri tramandati da uno scriptorium all’altro…

Cristoforo:

Ora la stampa ha potenziato questo processo di trasmissione della cultura, e Johannes Muller di Königsberg aveva capito che era giunto il momento di ristampare il meglio che veniva dal mondo classico. Se la morte non l’avesse rapito a quarant’anni avremmo già il nuovo calendario sistino…

Coraggio fidiamoci della Provvidenza, i dati li abbiamo controllati tante volte, il Calendario sarà buono, e sarà accettato anche fuori dell’ecumène.

Egnazio:

Nella fisica le certezze sono importanti, ma sempre relative, perché basate su osservazioni incerte.

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Cristoforo:

Come fai a dire ciò, proprio tu che hai seguito Aristotele e Tommaso d’Aquino, che ci hanno insegnato che i nostri sensi percepiscono la realtà nella sua essenza.

Egnazio:

Ti sei mai chiesto perché sullo gnomone grande di Bologna ho scritto solo un foglio?

Cristoforo:

Effettivamente sì, avrei voluto sapere molto di più, ed il testo era chiarissimo, preludio di sviluppi straordinari, eppure basati su principi semplicissimi. Non è forse lo stesso Aristotele che aveva spiegato il fenomeno del foro che produce l’immagine del Sole e non di se stesso? Eppure solo diciotto secoli dopo lo Stagirita c’è qualcuno

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che ne sfrutta i principi. Perché hai scritto così poco, non hai avuto tempo di prendere dati, brutto tempo durante i solstizi?

Egnazio:

Niente di tutto ciò. I dati li avevo presi anche se il grande gnomone era stato costruito in fretta e forse non era allineato perfettamente, ma c’è stato un fenomeno che ancora non so capire.

Cristoforo:

Quale fenomeno sfugge alla tua eletta mente, o padre Egnazio?

Egnazio:

Guarda l’immagine del Sole che ancora si staglia sui mattoni. Essa trema.

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Cristoforo:

È vero.

Egnazio:

Tu non puoi mai sapere con esattezza l’istante in cui l’immagine del Sole tocca la linea, perché essa stessa è come incerta nel farlo. Certe volte va tranquilla, certe volte va a scatti, certe torna un poco indietro e poi riprende il suo moto in avanti. La ho osservata a Bologna con una lente ed il fenomeno è straordinariamente complesso…solo con una lieve nebbia si calmava un po’.

Aristotele direbbe che sono meteore le cause di questi continui cambiamenti, io mi limito a dire che essi ci rendono impossibile una misura infinitamente precisa, anche soltanto in teoria.

Cristoforo:

È il tremore della sfera del fuoco attraverso cui noi vediamo le sfere dei pianeti? Il Sacrobosco parla di

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deformazioni sotto cui noi vediamo gli astri, più grandi al tramonto…Dovremmo andare oltre la sfera del fuoco?

Egnazio:

Non so. Pensavo di vedere il Sole ingrandirsi man mano che scendeva sull’orizzonte e invece non si vede.

Nello stesso giorno a Bologna non era possibile vedere il Sole nello gnomone verso il tramonto, ma se facevamo il confronto tra estate ed inverno, quando il Sole era 47 gradi più basso al mezzodì, il diametro angolare resta circa lo stesso dell’estate, anche se l’immagine per proiezione obliqua sul pavimento si allunga molto.

Cristoforo:

Ogni affermazione basata sulle osservazioni deve essere fondata su verità geometriche percepibili con gli occhi infallibili della mente.

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Egnazio:

Vero, ma la mente può fallire se non conosce per grazia ciò che le è rimasto ignoto fino al giorno d’oggi.

Ogni nuova scoperta è un salto discontinuo rispetto a ciò che era noto prima. Anche la scoperta di un teorema, che si contempla solo con gli occhi della mente, può essere la conseguenza di ragionamenti precedenti, ma ogni vera scoperta non è semplicemente ciò. È lo stesso Aristotele che lascia intravedere questa verità. È la Verità di ciò che tu stai contemplando che, per azione dello stesso Spirito che accompagnava l’opera creatrice, si rende comprensibile a noi che pur avendo la possibilità tecnica di capirla non l’avevamo ancora mai vista.

Cristoforo:

Vuoi dire che quando abbiamo una nuova idea non siamo noi a produrla, ma la riceviamo?

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Egnazio:

Proprio così. Et de plenitudine eius nos omnes accepimus, et gratiam pro gratia. Dalla Sua pienezza abbiamo tutti ricevuto e grazia su grazia.

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Atto quinto in S. Pietro a Majella

21 gennaio 1612

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Narratore:

Clavio è a Napoli di passaggio, e ha voluto recarsi a pregare nella chiesa dedicata a San Pietro Celestino. Lì lo va a visitare un amico di Keplero, Johannes Remo, che gli ha portato una copia del lavoro del già celebre matematico imperiale sul vero anno della nascita di Cristo. Due settimane dopo, a quasi 77 anni, il padre Clavio concluderà la sua avventura terrena.

Remo:

Reverendo Padre...

Cristoforo:

Ah! Buongiorno!

Ho letto tutto dʹun fiato il testo che mi avete portato, era tanto che non leggevo nella mia lingua madre!

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Riferite al caro Keplero che questo suo testo è un altro capolavoro.

Datare la nascita di Cristo con la Luna e i pianeti è stato il sogno millenario di tanti astronomi, ma lui ha anche gettato una sguardo sulla Stella dei Magi.

Remo:

Kepler sarà felice di sentire il vostro giudizio, padre Clavio. La vostra autorità in temi di astronomia è riconosciuta in tutta lʹecumène!

Cristoforo:

Caro Johannes, oramai sono vecchio e se non ho imparato a guardare le vicende che mi riguardano da una distanza siderale, proprio come Dio mi vede, sarei uno sventurato.

Immagina di guardare la Terra dalla Luna: essa ci apparirebbe quattro volte più grande di quanto la Luna non ci appaia già, ma degli uomini neppure il nuovo

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telescopio di Galileo ci potrebbe mostrare una traccia. Eccoli lì i nostri onori....

Remo:

ma voi siete lʹEuclide del secolo.

Cristoforo:

Ho tradotto Euclide e lo ho commentato, così come ho fatto col Sacrobosco e con lʹidea di Lilio sul calendario: ho fatto unʹopera di educazione ed istruzione, ho visto i miei libri tradotti in Cinese conquistare il Celeste Impero... ma davvero mi sento di rivolgermi al Signore, che mi guarda dallʹalto, come vedendo la Terra dalla Luna, dicendo ʺeccomi sono un servo inutile, faʹ di me ciò che vuoiʺ.

Keplero lui ha avuto anche il dono di andare oltre lʹorizzonte dei contemporanei. Lʹorbita di Marte, se supererà la prova del telescopio, gli darà gloria imperitura, ma sempre niente se vista dalla Luna...

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Remo:

Avete ragione Padre, anche Keplero ripete spesso ʺsic transit gloria mundiʺ ricordando Ticone, sempre con gratitudine. E dice, con lʹApostolo Giacomo, che quando il Signore chiama ʺnon fa differenza di personeʺ, il ricco e il povero per lui sono uguali, è il cuore che fa la differenza.

Cristoforo:

So che Keplero è una grande persona, grande anche nellʹumiltà, vedrai che col tempo anche il Papa riconoscerà che il suo metodo è valido per leggere la scrittura, e i figli della riforma torneranno ad allietare lʹunico ovile sotto lʹunico pastore.

Remo:

...ma ditemi, perché avete voluto ricevermi proprio qui a S. Pietro a Majella?

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Cristoforo:

Volevo venire a pregare qui, domani torno a Roma.

Qui a Napoli il santo papa Celestino esercitò il suo ministero di successore di Pietro.

Lui si chiamava frà Pietro dal Morrone, e fu eremita per tanti anni nella Majella, ed era lì quando ricevette la nomina dei cardinali a pontefice.

Eʹ una figura che mi ha sempre affascinato, per il suo ideale di sequela radicale di Gesù.

Migliaia di monaci lo avevano seguito in tutta Europa, e quando divenne papa sembrò a tutti che lʹora della riforma nella Chiesa fosse arrivata.

Remo:

Volete dire che se Celestino non avesse deposto il triregno, non avremmo avuto bisogno di Lutero?

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Cristoforo:

Questa sarebbe la spiegazione umana, ma agli occhi di Dio anche Lutero è importante, e la prova della separazione tra i Cristiani renderà più salda lʹunione quando avverrà... per Dio Nostro Signore ogni giorno è come mille anni e mille anni sono come un turno di veglia nella notte.

....pausa....

Celestino ha scosso la Chiesa con la sua rinuncia ad essere un pontefice nelle mani del potere, ha pensato ed applicato la massima che è più giusto obbedire a Dio piuttosto che agli uomini, ed è andato fino in fondo. Ha lasciato il massimo onore concesso ad un mortale, pur continuandone a portare lʹònere fino alla fine.

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Remo:

Queste pareti gotiche, questʹatmosfera adatta per la meditazione, sembrano richiamare il silenzio delle vette... dove nei boschi solo il vento ed i richiami degli uccelli rompono ogni tanto il silenzio gravido di Dio.

Cristoforo:

Vedo Celestino nel suo saio... ricevere gli omaggi silenzosi dei suoi fedelissimi, mentre cercava di ritornare alla sua montagna dopo aver lasciato il pontificato... e tra i frati cʹè anche qualcuno che non lo aveva mai visto. Questi baciandogli la mano chiede sottovoce ʺSantità lo avete fatto per salvare lʹautenticità del messaggio di S. Francesco e di S.Benedetto, vero?ʺ E Celestino, figura longinea e ieratica, gli strizza lʹocchiolino...

Remo:

Eʹ un fatto vero?

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Cristoforo:

un fatto vero mai accaduto... lo ho sognato una di queste notti, qui a Napoli, io ero quello che non l’avevo mai visto, ma sapevo che era lui. È stato emozionante.

Remo:

allora è certamente una sensazione compartita dallo spirito di Celestino.

...pausa...

ho ancora unʹimbasciata da parte di Keplero.

Cristoforo:

ditemi

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Remo:

Keplero chiede ancora di confermargli le circostanze dellʹeclissi del 1567 che avete pubblicato nel commentario della Sfera.

Cristoforo:

Perché vuole ancora sapere questo? Ciò che ho scritto ho scritto, quel giorno a Roma il Sole era maggiore della Luna.

Remo:

Keplero è convinto che la Luna sia circondata da atmosfera, del resto anche Galileo lo crede, ma voi Padre Clavio, no.

Cristoforo:

Nei pleniluni sereni la Luna ha un alone, e il Sole pure ha un alone, quando passa dietro un obelisco lontano lo vedi bene, nel momento in cui è occultato. Come si vede dalla

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piazza davanti a San Pietro per l’obelisco del Vaticano, quando il Sole declina verso l’orizzonte.

Remo:

Allora anche tu sei convinto dell’atmosfera attorno a questi corpi?

Cristoforo:

Ma durante l’eclissi di Roma noi non vedemmo un alone. Era un anello luminoso, come ho già scritto. Un abbraccio vigoroso con cui Febo cingeva Cinzia.

pausa

Quello era Sole, non vapori suoi né nostri… ma dovremmo assistere ad una nuova eclissi per chiarire questi dubbi, ed io sicuramente non lo farò nella scena di questo mondo.

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Remo:

Perché non lo avete scritto così?

Cristoforo:

Anche se avessi scritto così la questione non sarebbe chiusa. Oggi c’è l’occhiale del signor Galileo che sta mostrando cose mai viste “fuor che alla prima gente”.

Cosa ci mostrerebbe durante un’eclissi?

Verrà un giorno che alla tua domanda ci saranno risposte più complete di questa mia, più accurate, più affidabili, e da queste nasceranno altri dubbi e altre risposte.

Il dubbio nasce a piè del vero, ed è Natura che al Sommo pinge noi di collo in collo.

Remo:

Addio padre Clavio, vi ringrazio di questo colloquio anche a nome di Keplero, è stato un onore che non dimenticherò mai.

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Cristoforo:

Trasmetta, caro Johannes, anche a Keplero, il mio abbraccio fraterno. Vi ricordo tutti, fratelli miei nell’umanità e nella scienza, nella preghiera di condividere un giorno la stessa sorte gloriosa che Dio Nostro Signore ha preparato per noi.

Quod oculus non vidit, nec auris audivit, nec in cor hominis ascendit, quae praeparavit Deus iis, qui diligunt illum.

Quello che occhio non vide mai, né orecchio udì, né mai entrarono nel cuore dell’uomo, queste cose Dio ha preparato a coloro che lo amano.

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Indice

Introduzione .....................................................................2

Atto primo a Magdeburgo................................................6

Atto secondo sulla strada per Coimbra ..........................21

Atto terzo al Pantheon ...................................................33

Atto quarto nella Torre dei Venti....................................45

Atto quinto in S. Pietro a Majella ...................................59

Indice ..............................................................................72