In questo numero - Piario

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Maggio 2021 - numero 303 Mensile di informazione della comunità di Piario In questo numero: Il suono del silenzio. Il mistero grande dell’alleanza… Informazioni parrocchiali. Auguri ai cresimandi. Lettera di Padre Diego. Il Comune informa. Padre Bigoni- La storia II Bocciare o no?... Periscopio. Kultur quiz n.241 Michael Chavel (1966) Sounding silence.

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Maggio 2021 - numero 303

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In questo numero:

• Il suono del silenzio.

• Il mistero grande dell’alleanza…

• Informazioni parrocchiali.

• Auguri ai cresimandi.

• Lettera di Padre Diego.

• Il Comune informa.

• Padre Bigoni- La storia II

• Bocciare o no?...

• Periscopio.

• Kultur quiz n.241

Michael Chavel (1966)

Sounding silence.

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“Sounding silence”

è il titolo d e l l ’ o p e r a riprodotta in copertina che, questo mese, ho scelto qua-le spunto di

partenza per un percorso di poco più di due pagine di parole che possono riempire il silenzio e, nello stesso tempo, dare spazio al suono ed alla musica. Potrete anche pensare che mi sia inventato un inutile perdita di tempo ma, magari prima provate a leggere … L’artista Michael Cheval, pseudonimo di Michail

Chochlač ev, nato il 29 maggio 1966 in un centro urbano nei pressi di Volgograd, è un pittore, disegnatore e ri-trattista russo naturalizzato statunitense, specializzato nella corrente surrealista dell'Absurdism (assurdismo). Vive e lavora principalmente nel New Jersey ed espone le sue opere in diverse gallerie tra gli Stati Uniti e l'Europa. Ognuno dei quadri di Cheval è una mappa del suo viaggio, nell’illusione. Il suo lavoro, ricco di originalità di concetti, fa spesso uso di metafore e richiede un occhio acuto per decifrarne le allusioni nascoste. Gli oggetti figurativi sono utilizzati come sim-boli e la forma umana è spesso solo accennata. Invece di basarsi su fonti culturali, esplora profondi motivi di in-coscienza che sono facilmente comprensibili, perché universali. Dipinge utilizzando il linguaggio dei sogni, giustapponendo le cose che dovrebbero coesistere… Il dipinto, al di là della titolazione esprime, esplicita-mente, il fluire di una musica. Un grammofono, un di-sco, una lunga tastiera che si snoda nello spazio, sono tutti elementi che generano suono, quindi musica. Apparentemente potremmo pensare che silenzio e suo-no siano tra loro antagonisti, ma in realtà, convivono, rispettandosi vicendevolmente avendo necessità l’uno dell’altro. Osservando attentamente, non vi pare che l’immagine “suoni” e che gli stessi suoni che vagano nell’aria, venga-no ad occupare deliziosamente e con eleganza il silenzio degli elementi pittorici rappresentati?

Ecco allora il breve viaggio che vorrei proporvi tra suoni e silenzi.

Il silenzio, in qualunque modo lo intendiamo, ha a che fare con la musica. Questo accade perché la musica è costruita sul silenzio. I suoni, infatti, emergono dal si-lenzio e ad esso ritornano. Il silenzio è per il compositore quello che per il pittore è la tela. I suoni sono i colori con cui “dipinge” il silenzio. Come ha sottolineato, giustamente, il grande direttore d’orchestra Claudio Abbado (1933-2014): «Il silenzio è

una condizione del suono, anzi, in alcuni casi è il più sublime dei suoni. Sottolinea, amplifica, fa vibrare, fa risaltare, prean-nuncia, sospende, invade. È un mezzo espressivo a tutti gli effetti». Il silenzio è certamente qualcosa di misterioso, difficile da cogliere appieno senza una certa fatica. Eppure, possiamo dire che l’esperienza di silenzio che ognuno di noi può fare, è centrale per cogliere e godere in profondità della musica. Ma il silenzio non è solamen-te un fenomeno “fisico acustico”, è qualcosa di più. Quando parliamo di silenzio ci viene subito in mente il silenzio interiore, quel silenzio in noi stessi che calma i turbini delle passioni, i tumulti del cuore, le ansie e i timori. Artisti, mistici e poeti si sono interrogati spesso rispetto al silenzio perché la sua dimensione è misteriosa e al contempo preziosissima. Ogni creatività, infatti, trova nel silenzio la propria radice. La musica nasce dal silenzio ma, come sostiene il compositore estone Arvo Pärt (1935), il silen-zio è sempre più perfetto della musica. Questo silenzio non è semplice assenza di suono: è pie-nezza di essere. Ed è proprio questo tipo di silenzio che è alla base della nostra capacità di ascoltare. Il com-positore esprime quest’idea in mo-do molto chiaro: «Il silenzio non ci è meramente dato, noi ci nutriamo di esso e questo nutrimento non è meno impor-tante della stessa aria che respiriamo. Oggi siamo assediati dal superfluo, non c’è più distanza tra noi e le cose, non c’è lo spazio vuoto: la musica può aiutarci in questo discernimento». Tanto per non essere solo teorico, ora vi propongo un’esperienza di ascolto: “Spiegel im spiegel” proprio di Arvo Pärt (si trova facilmente su You-tube). Personal-mente ritengo che l’ascolto di questa composizione offra un’interessantissima esperienza sonora (durata circa 8 minu-ti) basata sulla succes-sione quasi ipnotica di due semplici idee melodiche che si ada-giano su di un silen-zio interiore, scandi-to dal pianoforte. Ve ne sono diverse versioni (quella per pianoforte violino e violoncello secondo me è la migliore). Una vera estasi misti-co- sonora!

IL SUONO DEL SILENZIO

di Giuliano Todeschini

L’eco del “Sapèl Né” Fondato da Gianni Micheletti

Pubblicazione mensile

Anno 26/21 - n. 303/238 Maggio 2021

Direttore Responsabile: Giuliano Todeschini

Hanno collaborato a questo numero: Don Eros, i catechisti, l’Amm.ne Comunale.

Corrispondenza: L’eco del “Sapèl Né”

presso Giuliano Todeschini Via Bologna 3 - 24020 Piario (BG)

e-mail: [email protected]

Registrazione Tribunale di BG n. 33 del 6.7.2001

già n. 8 del 4.3.1996

Versione digitale sul sito del Comune di Piario www.comune.piario.bg.it

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Come la musica abbia incredibilmente a che fare con la dimensione del silenzio, lo spiega bene il filosofo france-se Vladimir Jankélévitch (1903-1985): «Il silenzio è quello che ci porta repentinamente sul bordo del mistero o sulla soglia dell’ineffabile, quando sono divenute evidenti la vanità e l’im-potenza della parola (…) La musica nella sua totalità quindi, dato che fa tacere le parole e fa cessare i rumori, in certi casi può essere una reticenza del discorso. Del resto, la musica stessa talvolta non si esprime esaustivamente, ma allusivamente e a mezze parole».

A proposito di musica e parole che si inseriscono nel silenzio, come non ricordare quello che, da alcuni, viene considerato un capolavoro della storia della musica: “The sound of silence” la canzone di Simon & Garfunkel dalla struttura semplice, ma dal testo estre-mamente evocativo e poetico, che con immagini e alle-gorie, torna con la sua portata profetica a farci riflettere sul silenzio. Scritta e musicata nel 1964, “The sound of silence”, è forse la canzone più celebre del duo Simon & Garfunkel che ha riscosso un grande successo per la splendida melodia. Non è da meno il testo nel quale a raccon-tarci “il suono del silenzio”, è un gioco di luci e ombre, ma anche una voce fuori campo – quasi biblica – che detta e profetizza il destino di un’u-manità incapace di comunicare. Un’immagine che, a distanza di 57 anni, si rivela davvero profetica, dove il “Dio Neon” è l’emblema dello smartphone che teniamo in mano, che ci scherma dalla vita e ci fa da scudo nella comunicazione con gli altri. Vi consiglio l’ascolto (avendo sott’occhio la traduzione del testo) della versio-ne originale del duo: veramente bella! Vi donerà 4 minuti di atmosfera idilliaca!

Il suono “silenzio”, invece, è la caratteristica dell’espe-rienza decisamente provocatoria, messa in atto il 29 ago-sto 1952, dal compositore statunitense John Cage

(1912-1992) con la sua creazione intitolata 4.33. In una sala da concer-to gremita di spettatori con il tradizionale brusio di attesa, da dietro le quinte

sbuca il pianista che si siede al pianoforte, abbassa il co-perchio della tastiera e inizia a guadare il cronometro, nel silenzio. Per altre due volte, alza e abbassa il coper-chio, tentando di fare il minor rumore possibile. Tra-scorsi 4 minuti e 33 secondi, finito il brano, si alza per ricevere gli applausi del pubblico, rimasto attonito. Quello a cui hanno appena assistito gli spettatori è la prima esecuzione di 4’33, un brano irriverente, provo-catorio, (privo dei suoni tradizionali) che aveva l’intento

di dimostrare come, di fatto, il silenzio non esista. O, meglio, che quello che noi chiamiamo silenzio, in realtà, è un insieme di piccoli suoni e rumori che si susseguono e rincorrono. «Ciò che pensavo fosse il silenzio - ha spiegato anni dopo J. Cage - si rivelava pieno di suoni accidentali, dal momento che non sapevano come ascoltare».

Ma, quando facciamo esperienza del silenzio, questa si imprime con forza in noi, e svela di noi cose inaspettate. Sembra che esistano o meno luoghi di silenzio perfetto, di assenza totale di suoni. Ciò che è certo è che, in pas-sato, l’uomo cercava e costruiva, luoghi in cui coltivare il silenzio e la quiete.

Lo descrive bene Murray Schafer (1933 compositore e scrittore canadese) nel suo saggio “Il Paesaggio sonoro”: «Così come ha bisogno del sonno e del riposo per rinvigorire e rinnovare le proprie energie vitali, così l’uomo ha anche biso-gno di momenti di calma e di silenzio per rinnovare la propria serenità mentale e spirituale. Un tempo la quiete era un artico-lo prezioso nel codice non scritto dei diritti dell’uomo. L’uomo si riservava, nella propria vita, degli spazi di quiete per rico-struire il proprio metabolismo spirituale».

Oggi, non solo questi spazi sono sempre di meno, ma siamo bombardati continuamente da stimoli sonori e rumori che impediscono di far esperienza di quel silen-zio che è occasione di ristoro per l’anima ma, anche, precondizione per l’ascolto della musica. La musica, dunque, non solo si fonda sul silenzio, ma permette la piena comprensione del mistero del silenzio proprio perché essa mette a tacere il rumore e le parole lascian-do spazio a ciò che è ineffabile, indicibile. Eppure, l’uo-mo occidentale si avvicina con diffidenza al silenzio, an-zi, quasi sempre lo rifugge.

Anche la natura crea spontaneamente musica nel silen-zio. Ve ne porto un esempio. Avete ascoltato il canto del cucù che, dalla metà di aprile, è tornato a donarci la sua melodia (costituita da solo di due note discendenti) dal palcoscenico del bosco delle pendici del Sapél Né? Se non l’avete ancora colto, fate silenzio attorno a voi e in alcuni momenti della giornata potrete assistere a que-sto “concerto della natura”. Camille Saint-Saens, (1885-1921, compositore francese) ha fissato in musica questa esperienza (senza venire a Piario…sulle pendici del Sapél Né…) nel nono pezzo: “Il cucù in fondo al bosco” da “Il Carnevale degli animali”. Ve ne consiglio l’ascolto: 2 minuti e mezzo di musica che vi trasporta nel silenzio e nella quiete di un bosco, stando comodamente se-duti in poltrona.

La società contemporanea, prima ancora che società dell’immagine, è società del suono e del rumore.

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Nel mese di maggio, celebriamo

gli anniversari di matrimonio di alcune coppie di sposi e questo mi dà l’occasione per condivide-re delle brevi considerazioni sul mistero grande dell’alleanza tra l’uomo e la donna e della fami-glia. Le coppie degli anniversari hanno alle spalle 40, 45, 50 anni di ma-trimonio e soprattutto questa loro testimonianza di vita, nei fatti ci ricorda il senso dell’allean-za coniugale e insieme ci istruisce circa i suoi contenuti. Di queste testimonianze oggi ne abbiamo più che mai bisogno, in quanto viviamo in un contesto sociale e culturale dove ci sono ragioni sistemiche che rendono la famiglia più de-bole nel nostro tempo che in altri. Le separazioni e i divorzi, infatti, non possono essere considerati subito e solo in ottica morale. Non basta deprecare il fatto che accadano separazioni, e con tanta facilità. Occorre riconoscere come esse accadano, oltre e prima che per leggerezza morale, in conseguenza della solitudine della famiglia. Non parlo di solitudine in senso patetico; parlo di quella solitudine che fa mancare alla coppia l’aiuto decisivo che una volta veniva dalla fitta rete di relazioni sociali; me-diante le attese di molti intorno, i coniugi erano aiutati a

ricordare il senso dell’alleanza coniugale e insieme erano istruiti circa i suoi contenuti. Di quell’aiuto la coppia avrebbe bisogno oggi ancora, perché è decisamente minore di quanto fosse nelle società convenzionali. Non è impossibile; occorre però cercarlo. Il vincolo della fede comune, e quindi della celebrazione cristia-na, i vincoli creati dall’iniziazione alla vita cristiana dei figli e dun-que della loro educazione cristia-na, potrebbero costituire una ri-sorsa anche per rimediare alla soli-tudine di coppia, e alla sua conse-

guente fragilità. Del resto la solitudine della famiglia minaccia, sotto tale profilo, di pregiudicare la tradizione della cultura da una generazione all’altra, quella cultura in accezione antropologica che si riferisce ai significati elementari della vita. Quella tradizione si realizza ap-punto attraverso il rapporto tra genitori e figli; per rea-lizzarsi è indispensabile che i genitori non siano soli; appaiano invece agli occhi dei figli come interpreti dei significati elementari del vivere che sono alla base della vita comune di un popolo intero. Che questa tradizione, nella nostra società complessa, si sia inceppata da tem-po, lo denotano molti sintomi. I giovani di oggi si sposano poco, come si sa; quando lo fanno, spesso lo fanno molto tardi. Sempre più spesso il

Tutto è permeato di suoni, di sibili, di voci, di fragore, di melodie, di ritmi. È un continuo affastellarsi di stimo-li sonori che non sempre cogliamo proprio perché ne siamo pervasi, avvolti e sopraffatti senza volerlo. La crisi di questa capacità di vivere in profondità il silenzio come contemplazione, rende difficile il nostro avvicinarci all’ascolto. Se manca la capacità di avventurarsi nella propria interiorità, allora qualsiasi ascolto sarà inutile.

Alla conclusione di questo viaggio, che spero possa esse-re stato almeno un poco interessante, voglio lasciarvi con ancora due consigli di ascolto da inserire opportuna-mente nei vostri silenzi.

“Shine On You Crazy Diamond” (prima parte) dall’album “Wish You Were Here” dei Pink Floyd (l’originale fu inciso nel 1975). Un suono, all’inizio qua-si impercettibile, dilaga gra-datamente nel silenzio del tappeto sonoro creato dall’organo Hammond e rotto dai ripetuti interroga-

tivi prima del sintetizzatore e poi della chitarra elettrica, in un fluire veramente coinvolgente della durata di circa 13 minuti.

E, per ultimo, ricordando Miles Devis (1926-1991) che affermava: “tutte le note sono incorniciate dal silenzio”, vi consiglio l’ascolto della sua interpretazione di “Time after time” dal concerto dal vivo del 1988 tenuto a Monaco. (Lo trovate su You tube).

Se poi vorrete interrompere il vostro silenzio e scrivermi le vostre impres-sioni ed esperienze su questo tema (che potremo riprendere con tantissi-mi e interessanti altri esempi di ascol-to), sarò e saremo ben felici di condi-viderle.

Ora, dopo tante parole, taccio… augurandovi buon ascolto del suono del silenzio.

Giuliano Todeschini

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matrimonio è preceduto da una convivenza; la conver-sione di una convivenza in matrimonio in alcuni casi è propiziata dalla decisione di mettere al mondo un figlio, o addirittura dalla effettiva nascita del figlio; proprio la presenza del figlio e soltanto essa accende da capo in loro la consapevolezza di quel che pure avrebbero dovu-to sapere da sempre, che cioè il matrimonio dei genitori è un ingrediente necessario dell’affidabilità del mondo per il figlio. Oggi, stanno venendo sempre meno quelle affidabili parole che interpretano la verità della meraviglia che sta all’origine dell’incontro tra l’uomo e la donna. Per fare quindi della meraviglia di un attimo il fondamento di una casa che rimanga in piedi per sempre. Adamo, sve-gliatosi dal sonno vide la compagna preparata dal Crea-tore come un aiuto a lui corrispondente e disse:

Questa volta sì, davvero è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa.

La si chiamerà ‘issha (donna in ebraico) perché da ‘ish (uomo in ebraico) è stata tolta.

(Gn2,23)

Confessò in tal modo l’opera di Dio compiuta mentre egli era nel sonno; confessò l’affidabilità di quella opera e dispose in tal modo il fondamento per la costruzione di una nuova casa: Per questo l’uomo abbandonerà suo

padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne . (Gn2,25) Oggi paiono mancare le parole per la confessione. Esse sono ancora scritte nel libro. Ma il fatto che siano scritte nel libro non basta certo perché possano interpre-tare la vicenda del singolo. A tal fine sarebbe necessario ch’esse fossero scritte anche nel cuore. E nel cuore non possono essere scritte se non a prezzo di una storia, di una vita e della pratica delle parole di Dio nella vita. Ma, dalla vita di ogni giorno, invece, le parole di Dio stanno sempre più scomparendo. Dio stesso è stato cancellato, per non complicare troppo rapporti che paiono umani, solo umani, troppo umani. Cancellato dalla vita comune, cancellato il rimando a Colui che sta all’origine, va a finire che progressivamen-te si cancella anche l’uomo. Si cancella anche quella figu-ra bella, degna, santa e promettente dell’umano, che il Creatore ha disegnato. Ci si arrende in tal modo a vivere la vita a piccole dosi, giorno per giorno, senza parole solenni e senza premes-se; cercando giorno per giorno quel po’ di caldo che ci vuole, per non gelare e morire. Anche la testimonianza di coppie rodate nel tempo ci aiuti a recuperare le parole per dire la verità inscritta nella meraviglia dell’incontro tra l’uomo e la donna.

Don Eros

CALENDARIO PASTORALE PER IL MESE DI MAGGIO 2021 A partire dal primo giovedì di Maggio, la S. Messa è celebrata alle 20.30. Durante il mese di maggio pregheremo insieme il Rosario a partire dalle 20.10. Durante i mesi di maggio e giugno c’è la possibilità della benedizione della famiglia contattando direttamente il parroco al 339/4072574. VENERDI 7 MAGGIO Ore 17 Adorazione Eucaristica e Vespri.

DOMENICA 9 MAGGIO Ore 10 S. Messa con la celebrazione degli Anniversari di Matrimonio (dal 25° in poi ogni 5 anni) Segnalare la propria adesione al parroco.

GIOVEDI 13 MAGGIO ore 20.10 Rosario e S. Messa al cimitero.

SABATO 22 MAGGIO Ore 9.45 E’ presente il Confessore.

DOMENICA 23 MAGGIO Solennità di Pentecoste ore 10.30 S. Messa con le S. Cresime presieduta dal delegato del Vescovo don Giovanni Rota.

GIOVEDI 27 MAGGIO ore 20.10 Rosario e S. Messa a S. Rocco.

VENERDI 28 MAGGIO ore 17 Adorazione Eucaristica e Vespri. - Per il progetto di solidarietà, a favore delle popolazioni indigene del Brasile che padre Diego Pelizzari sta coordinando, abbiamo raccolto 800 Euro. - Nelle buste di Pasqua sono stati da voi offerti 1530 Euro.

OFFERTE PER IL RESTAURO CHIESA - APRILE 2021

Offerta N.N. di 50 euro 50 euro Offerta N.N. di 30 euro 30 euro 2 Offerte N.N. di 20 euro 40 euro Offerta N.N. di 10 euro 10 euro ---------------------------------------------- TOTALE 130 euro

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Cari ragazzi, eccoci ormai giunti al termine del nostro percorso. Fra pochi giorni riceverete la Cresima, che ognuno di voi con impegno e responsabilità ha chiesto alla comunità e al parroco di ricevere. I progetti di vita buona che, con parole semplici ma con-crete, avete espresso nelle vostre lettere di presentazio-ne ben esprimono un sincero desiderio di ricevere in modo pieno il dono dello Spirito Santo, l’energia di luce e di amore che vi aiuterà a conoscere e ad amare di più Gesù, per vivere di più come Lui; a conoscere ed amare di più i vostri genitori, i vostri amici, la vostra comunità, le cose che fate ogni giorno e anche voi stessi.

Quello che ci sta più a cuore e che vorremmo dirvi con questi nostri auguri è di non pensare alla Cresima come se fosse una sorta di diploma alla fine degli studi, come se tutto fosse concluso. Non è così! Con la Cresima tutto comincia attivamente e per condurla a conclusione ci vuole una vita intera. Potremmo dire che con la Cresima si è assunti al servizio del regno di Dio, un servizio che comincia dal cuore e che diventa la ragione della vita, per riempirla di senso e di bene. Dio ci affida sempre ad una comunità precisa, fatta di amici e di volti familiari che si impara a servire e ad ama-re. È all’interno della comunità cristiana, dove ognuno collabora secondo i suoi talenti e le sue qualità, che cre-sce la capacità di essere se stessi e di amare per costruire un luogo abitato da Dio e dalla gioia. Vi sembra poco? Ognuno di voi ha in questo una responsabilità insostitui-bile. Il nostro augurio è che la potenza dello Spirito Santo ravvivi e qualifichi le risorse che già sono presenti nel vostro cuore, perché possiate essere gioiosi testimoni di quel preziosissimo di più, che rende manifesto l’amore per Dio e per il prossimo.

Con affetto, i vostri catechisti.

Riccardo Baronchelli Tommaso Baronchelli

Samuele Beneggi Giorgia Bernocchi

Matteo Bigoni Stefano Boccardi Benedetta Chioda Lorenzo Fapanni

Pietro Ferrari Daniele Frani Alessia Frosio Michele Moleri Samuele Pasini

Federica Pianetti Gaia Roggerini

Gabriele Zanoletti

AUGURI AI CRESIMANDI

Carissimo don Eros e carissimi/e tutti/e della comunità di Piario un abraço e...muito obri-gado. Grazie di cuore.

Avrei voluto rivedervi prima di ritornare in Brasile, ma il con-

tatto avuto con un positivo al coronavirus mi ha costretto a rinviare la partenza di quindici giorni, chiudermi in casa e...ripartire senza nemmeno poter salutare (mi scade-va il biglietto dell’aereo). Settimana scorsa mi è giunta la vostra generosa offerta, risultato della raccolta che avete organizzato durante la passata Quaresima. Ve ne sono grato. Come ho scritto, siete stati generosi.

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L’Amministrazione Comunale informa…

LAVORI EX LAVANDERIA DI GROPPINO

Sono iniziati i lavori all’ex lavanderia, al momento vanno piuttosto a rilento, in quanto l’ARPA ha richiesto le anali-si tramite carotatura del terreno limi-trofo all’edificio per accertarsi che non sia inquinato. In seguito, se dovesse esserci inquinamento verrà bonifi-cato, se invece non verranno trovati inquinanti si potrà procedere con la ristrutturazione affinché possa essere adibito a centro per la cura dei disturbi alimentari. Da precisare è che tutta l’operazione è interamente finan-ziata. PROGETTO RESTAURO CHIESINA SACRO CUORE

L’ASST ha incaricato l’ar-chitetto Gobbi per il pro-getto della ristrutturazione della Chiesina del Sacro Cuore interna all’ospedale. Come prima cosa è stato richiesto dall’architetto di ripulire l’area, tagliando gli alberi (quasi tutti secchi o malati) sia all’interno del recinto che all’esterno. Per fare ciò si è trovato un accordo con un’impresa boschiva a costo zero. Successivamente il progetto prevede la sostituzione della copertura, essendo molto ammalorata ed in amianto. Seguirà poi il rinforzo di un’ala che mostra una crepa pericolosa. L’obiettivo del recupero è che possa diventare una sala multimediale, in accordo con il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Bergamo Dott. Remo

Morzenti Pellegrini, per una sede di-staccata dell’Università. Il progetto è molto ambizioso e richie-derà l’impegno di tutti per la realizza-zione. SERVIZIO VIGILANZA E SORVEGLIANZA

Da maggio riprenderà il servizio

di vigilanza e sorveglianza da parte della Polizia Loca-le in seguito ad una con-venzione con il comune di Clusone. Chiediamo alla cittadinanza il rispetto delle regole onde evitare sanzioni. NUOVA PIANTUMAZIONE PIAZZA DI SAN ROCCO

In data 27 marzo, nel piazzale di San Rocco, grazie al nostro Gruppo Ambiente, sono state piantate tre nuove piante in sostituzione di quelle danneggiate da alcuni vandali. Come successo in precedenza le piante sono state tra-piantate dalla zona Broseda. Chiediamo alla citta-dinanza di averne ri-spetto, sono di di-mensioni superiori a quelle piantumate in precedenza e sono quindi state messe in sicurezza con dei pali.

L’Amministrazione Comunale

Con gli 800 Euro, credo che i contadini responsabili della cappella di Santa Terezina riusciranno ad acquistare buo-na parte del materiale che ancora manca per concludere i lavori di edificazione della loro chiesetta. Questa settimana incontro i responsabili della comunità per dire loro che hanno a disposizione l’offerta che voi avete raccolto e mandato. Sentirò da loro come pretendono usarla e poi vi comunicherò. Come vi scrivevo in gennaio, mi incarico di seguire la rea-lizzazione dei lavori e di farvi partecipi del loro avanzo con fotografie e brevi video. Avrete così la possibilità di

accompagnare quanto i contadini faranno con l’offerta da voi raccolta. Vi chiedo una preghiera per tutti noi del Brasile. Come sapete, la situazione sanitaria, qui, è molto preca-ria. Il coronavirus sta mietendo, giornalmente, molte vitti-me. Il Signore sia misericordioso ed accompagni soprattutto le famiglie che soffrono la perdita dei loro cari.

Ciao.

p. Diego sx

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Padre Luigi in una foto del 1932

PADRE LUIGI BIGONI :

LA STORIA DI UN MISSIONARIO IN BANGLADESH. II

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Padre Luigi con alcuni ragazzi - 1940 (archivio PIME)

Padre Luigi sulla soglia della Casa del Missionario-Dinajpur-Borni,1952 (Archivio PIME)

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La fabbrica di mattoni a Borni

Padre Luigi in piazzetta nella contrada Bruco con un gruppo di “giovanotti” al suo ritorno a Pario nel 1952

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Riporto, poiché mi è sem-brato particolarmente interessante, l’articolo a firma del Prof.Giovanni Cominelli apparso sul Santalessandro.org del 3 aprile. Ci si può ragionare e riflettere sia come studenti, che come genitori, che come scuola. ______________ Insegnanti, genitori, alunni sono in agitazione, perché si avvicina la fine dell’anno scolastico 2020/21, Anno I dell’Era post-Covid, e non si sa bene come assegnare i voti di fine anno. Più forte che mai viene a galla il dub-bio amletico più grave che ogni anno paralizza gli inse-gnanti, da soli o riuniti nei Consigli di classe e i presidi: bocciare o no? A cascata gli altri: come valutare, visto che le difficoltà tecniche di assegnare i voti, di fare inter-rogazioni e verifiche scritte sono aumentate di molto con la DAD. Questa modalità didattica consente ai ragazzi di ricorrere ad un sacco di sotterfugi, di copiare, di mimare false presenze virtuali, mentre quel-la reale è in tutt’altre faccende affac-cendata.

In questo universo drogato di Circo-lari, i Dirigenti, ammalati di dipen-denza burocratica, hanno subito chiesto lumi al Mini-stro. Il quale ha saggiamente rimandato alle valutazioni dei Consigli di classe, gli unici in grado di produrre valu-tazioni realistiche del livello di conoscenze acquisite dai ragazzi. Tuttavia, emettere giudizi in queste condizioni è diventato più “pericoloso” del solito, perché incombe su tutti il Leviatano del TAR, cui i genitori ricorrono sempre più di frequente per chiedere “giustizia scolastica” per i propri pargoli. Il TAR è la nuova Madonna di Fatima, che custodisce il terzo segreto fatale dei ragazzi bocciati o “indebitati”. Qual è il segreto? E’ ovvio: sono dei geni incompresi. Dai un voto sotto la soglia del 6? Il giorno dopo arriva un genitore a chiedere conto. Alla fine dell’anno il Con-siglio di classe assegna voti troppo bassi o infligge recu-peri o boccia? La famiglia protesta, ricorre al TAR, tra-sferisce il figlio ad altra scuola.

Perciò i Consigli di classe sono costretti a “tener conto” della reazione dei genitori più che a “dar conto” del livel-lo effettivo del sapere del loro figlio. E se un insegnante si ostina a fare onestamente ciò che richiede la sua pro-

fessione, c’è sempre un preside che lo invita a promuo-vere il più possibile. Gli alunni sono considerati clienti e i clienti hanno sempre ragione. Se si dà loro torto, es-si possono cambiare “negozio”. E se la scuola perde alunni, diminuiscono le cattedre, perciò posti di lavoro per insegnanti: e, se l’Istituto scende sotto i 500 alunni, non ha più diritto all’autonomia scolastica e ad una pre-sidenza.

Si genera dunque una complicità generalizzata tra scuola e famiglia a danno dei ragazzi e della società intera.

Dei ragazzi, per i quali gli adulti non certificano il livello di conoscenze/competenze realmente raggiunto. Eppu-re, la maggioranza degli studenti si oppone ad una pro-mozione generalizzata. Perché? Perché il bisogno fon-damentale di un ragazzo è quello dell’essere ri-conosciuto per ciò che vale. Il riconoscimento non esige solo il giudizio individuale da parte dell’insegnante. Richiede, consapevole o no che sia, una comparazione sociale del ragazzo con i suoi si-mili. Essere valutati vuol dire passare attraverso il filtro

di un parametro socialmente condi-viso ed essere collocati lungo una scala di valore visibile ad ogni altro. Donde, apro una parentesi, l’assur-dità del dogma della privacy, in for-za del quale i voti/giudizi non deb-bano essere visibili agli altri. Ma il facilismo dei giudizi è un dan-no anche per la società, alla quale si certifica ufficialmente che il suo

capitale cognitivo sta aumentando, mentre sta diminuen-do.

Chi paga questo “falso ideologico”? Nessuno? In realtà i giovani e l’intero Paese. Se il nostro livello di conoscen-ze/competenze si abbassa, c’é poco da prendersela con i Cinesi o con l’Unione europea. Sono gli altri Paesi che ci giudicano, attraverso quella spietata Commissione d’esa-me che è la concorrenza globale. Qual è la causa del nostro indulgente facilismo verso noi stessi e i nostri figli? Più d’una. Intanto, abbiamo perduto la voglia di svilup-po, perché ci siamo adagiati nel benessere conquistato. Nonostante la declamazione quotidiana di miseria, stia-mo bene, assai meglio dei nostri padri e dei nostri non-ni. Ci siamo abituati e stiamo abituando i nostri figli ad un mondo dove tutto è facilmente acquisibile e tutto è un diritto. E stiamo convincendo i nostri figli che il mondo funzionerà sempre così. Perciò, li abbiamo cir-condato di un muro di gomma contro la fatica, la fru-strazione, il dolore, le sconfitte. Molti, poi, sono convinti di essere assai più competenti

BOCCIARE O NO?

VOTI DI FINE ANNO, TRA GENITORI

PROTETTIVI E UNA DIDATTICA CHE

ANDREBBE RIORGANIZZATA

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Di sicuro starete pen-sando: “Che diavolo è l’asino di Buridano?”. Da secoli gli esseri umani si servono della caricatura animale e scelgono i loro compa-gni di vita come prota-gonisti delle storie più diverse. I racconti per

bambini sono quelli in cui questa strategia è più comune, e in cui cicale, formiche, maiali e, ovviamente, asinelli vengono personificati. Bene, l’asino di Buridano è il protagonista di un parados-so medievale il cui obiettivo era attaccare la ragione come fonte unica e massima della conoscenza. Più nello specifi-co, questa storia nacque per criticare la dimostrazione razionale dell’esistenza di Dio fatta da Jean Buridan (chiamato Giovanni Buridano in Italia- filosofo e logico francese 1295/1330-1361), ma può servire anche per attaccare tutte le altre dimostrazioni prodotte nella sto-ria. Tuttavia l'asino di Buridano (o "Paradosso dell'a-sino") è una favola allegorica tradizionalmente attribuita

al filosofo francese, ma che probabilmente non è dovuta a lui, poiché non si trova negli scritti di Buridano. È probabile che la storia, derivata da un problema del De caelo (Aristotele, De caelo, II, 295 b 31-34), sia nata nel-le discussioni di scuola, ove è documentata. Ecco la breve la storia di questo famosissimo asino.

La storia dell’asino di Buridano

L’asino di Buridano non aveva, di per sé, niente di particolare, ma si trovava in una situazione molto singolare. Ci sono diverse versioni della storia: secon-do alcuni, si trovava alla stessa distanza da due mucchi di fieno, mentre secondo altri era a metà tra un mucchio di fieno e un secchio d’acqua. Il parados-so della storia è che l’asino, che era molto razionale, finiva col morire di fame perché non riusciva a sce-gliere uno dei due mucchi.

Assurdo, vero? Bene, anche se la storia vi sembra strana, se ci pensate, di sicuro conoscerete qualcuno che assomi-glia all’asino di Buridano. Forse persino voi vi siete com-portati come lui, qualche volta. Di solito le opzioni che consideriamo prima di prendere una decisione non sono mai perfettamente equidistanti, ma può capitare che eser-

PERISCOPIO

L’asino di Buridano

degli insegnanti dei loro figli o perché hanno qualche infarinatura scolastica in qualche disciplina o perché ba-stano loro Wikipedia o i talk-show condotti da opinio-nisti del nulla e dall’incerto curriculum di studi. Perciò alcuni genitori corrono a mettere naso, spesso in modo aggressivo, nelle scuole e nella classi. E si spingono fino all’avvocato… E se i Genitori, in forza del Decreto delegato n. 416 del 31 maggio 1974, nello slancio di montare a cavallo di una nuova relazione tra Fami-glia e scuola, hanno finito per cadere dall’altra parte, pretendendo spesso di dirigere la scuola, non per fini collettivi, ma per difendere interessi familiari privati. C’è, tuttavia, una causa strutturale profon-da. E’ la pretesa del sistema scolastico di allineare il tempo dello sviluppo psico-fisico e intellettuale dei ragazzi a quello della struttura burocratico-amministrativa dell’organizzazione. Essa fa corrispondere in maniera biunivoca classe di età e classe scolastica. Ora, i tempi di acquisizione dei saperi disciplinari sono variabili, a seconda delle biografie ori-ginali di ciascun ragazzo. A me non bastano tre ore setti-manali di Matematica, al mio compagno di banco sì, pe-rò a lui servirebbero più di cinque ore di Italiano. Eppu-re dobbiamo stare, lui e io, nella stessa classe con lo stesso orario. L’ideale sarebbe che io potessi frequentare la cattedra di Matematica per il doppio delle ore e che il

mio compagno potesse frequentare il doppio di ore di Italiano. E’ possibile organizzare l’offerta didattica non per classi, ma per accesso a cattedre: cioè non sono i professori che vanno in classe dai ragazzi, ma i ragazzi che vanno alle cattedre delle varie discipline. Avviene già all’Universi-tà. In questo caso, ciò che conta è l’acquisizione delle competenze-chiave: ciascun ragazzo non le raggiunge

negli stessi tempi. Si chiama personaliz-zazione, che può essere realizzata in mol-ti modi: con gruppi di livello o con provvi-sorie pluriclassi, analoghe a quelle che vi-gevano fino agli anni ’60 nella Scuola ele-mentare, in territori difficili. Ora, non sappiamo quanto dovremo atten-

dere una siffatta riforma, ispirata al principio di don Mi-lani: “La scuola è di tutti, solo se è la scuola di ciascuno”. Ma, da subito, invece, possiamo smetterla di proteggere i nostri figli contro gli insegnanti e contro la Scuola. Crediamo di proteggerli. Ma, semplicemente, stiamo allevando una generazione fragile di fronte alle sfide della vita. Promuovere tutti, dunque? Bocciare? No. Occorre semplicemente certificare a ciascun ragazzo, personalmente, ciò che ha realmente accumulato nello zaino. E si tratta di costruire con lui l’itinerario migliore per incrementarlo.

Giovanni Cominelli

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Diamo la soluzione del Kultur quiz. n.240 pubblicato sul n.302 del mese scorso.

1. Come di chiamano le tre isole che si trovano nel lago d’Iseo? Monte Isola, Loreto e S. Paolo. 2. Qual è l’unica piccola isola del lago di Como? L’Isola Comacina. 3. Qual è l’isola dichiarata capitale della cultura per il 2022? Isola di Procida.

4. Come si chiama l’isola che costituisce la parte più antica di Siracusa? Ortigia. Due risposte sono giunte in redazione una delle quali parzialmente errata e una completamente esatta inviata da Maria Angela Legrenzi alla quale viene assegnato il premio in palio: un bel libro. Complimenti alla vincitrice e agli altri partecipanti. Vado a proporre ora il Kultur-quiz n.241. Ricordo che la data ultima di presentazione delle soluzioni da inviarsi alla Redazione, è il 25 maggio. Per la risposta si può ritagliare il riquadro sottostante e inviare la soluzione a: Redazione de L’Eco del Sapèl Né via Bologna n.3 – 24020 PIARIO, oppure tramite e-mail a: [email protected]. Buon lavoro!

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L’oggetto del Kultur-quiz di questo mese riguarda la Divina Commedia di Dante Alighieri del quale, quest’anno, si celebrano i 700 anni dalla morte. Ecco le domande:

1. Qual è il Salmo che cantano le anime che stanno entrando nel Purgatorio? ________________

2. Chi è il “papa avaro” che si trova nel Purgatorio? _____________________________________

3. Chi è l’autore della bella preghiera alla Vergine che si trova nell’ultimo canto del Paradiso?

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4. Come si chiama la moglie di Dante? ________________________________________________

Nome e cognome _________________________________________________Età ________________

Via n. Paese Tel _________________

a cura di Giuliano Todeschini

KULTUR QUIZ

N.241

citino su di noi un’attrazione molto simile. E a quel punto, che cosa succede? Che iniziamo a riflette-re, a valutare i pro e i contro… E nel frattempo? Può capitare che una delle due opzioni sfumi o, nel peg-giore dei casi, persino tutte e due: e così rimaniamo senza niente. L’indecisione, infatti, è la migliore ladra di opportunità.

Questa storiella è nata come una critica all’impiego preponderante della ragione come mezzo attraverso il quale guardare il mondo. E sono proprio le persone troppo razionali che rischiano di rimane-re intrappolate in paradossi simili a quel-lo dell’asino. E, quel che è peggio, che possono fare la sua stessa fine. In altri casi riescono a scamparla, magari non perché sono in grado di prendere una decisione, ma perché il tempo o le altre persone decidono per loro, scartando una delle due opzioni. Il loro comportamento è ben identificabile in un gruppo: non sono mai loro a decidere tra due pro-

poste per la serata e quando gli altri ne avranno scelta una, cercheranno di sottolineare i vantaggi di quella scar-tata. D’altra parte, le persone razionali sono ottime consiglie-re a cui raccontare i propri problemi, perché sono così allenate all’analisi analitica da poter elaborare una valuta-zione generale e profonda della situazione in poco tempo.

Accade lo stesso in politica: alcuni politi-ci sono bravi nell’analizzare la realtà, ma poi si bloccano completamente quando devono prendere una decisione e trasfor-marla in azione. Ma possiamo anche trovare persone che non riescono a prendere una decisione quando si trovano di fronte a due opzioni

che sentono di desiderare in egual modo.

Ognuno si impegni e risolva al meglio le proprie indeci-sioni: siamo uomini, non asini tanto meno della specie di Buridano! O no!

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