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IN QUESTO NUMERO Mons. Delpini in visita a Bresso 1917: i profughi a Bresso Anno LXXXVIII - Numero 10 - Ottobre 2017

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  • IN QUESTO NUMERO

    Mons. Delpini in visita a Bresso

    1917: i profughi a BressoAnno LXXXVIII -

    Numero 10 - Ottobre 2017

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  • TRA LE GUGLIE2

    Da Facebook Da Twitter

    MILANOTettamanzi nel Pantheon di Milano Il Cardinale scomparso il 5 agosto è tra le 15 per-sonalità che, per decisione unanime del Co-mune, il prossimo 2 novembre saranno iscrittenel Famedio del Cimitero Monumentale.http://www.chiesadimilano.it/news/milano-lombardia/tettamanzi-nel-pantheon-di-mi-lano-182713.html

    00:30 AM – 24 Sett 17 Ho bisogno di essere soste-nuto da molta preghiera Mario #Delpini «Vocabolariodella vita quotidiana»7:27 PM – 24 Sett 17 #Delpini noi che ascoltiamo laparola di Gesù rispondiamo che c’è una voce che chia-ma e fa della vita una vocazione e una missione7:39 PM – 24 Sett 17 #Delpini usciamo da questa chie-sa entriamo in città incontro a tutti per portare a cia-scuno ogni giorno speranza della vita eterna e felice

    Scene di vita diocesanaLa photogallery

    «Non disperate dell’umanità, dei gio-vani di oggi, della società così comeè adesso e del suo futuro: Dio con-tinua ad attrarre con il suo amore e a

    seminare in ogni uomo e in ogni donna la vocazionead amare, a partecipare della gloria di Dio. Ecco, ilmio messaggio, il mio invito, la mia proposta, l’an-nuncio che non posso tacere si riassume in pocheparole: la gloria del Signore riempie la terra, Dio amaciascuno e rende ciascuno capace di amare comeGesù. Vi prego: lasciatevi avvolgere dalla gloria di Dio,lasciatevi amare, lasciatevi trasfigurare dalla gloria di

    Dio per diventare capaci di amare!». Si chiude cosìl’omelia nella celebrazione dell’ingresso in Diocesi dimonsignor Mario Delpini, nuovo arcivescovo di Mi-lano, domenica 24 settembre in un Duomo gremito,alla presenza delle autorità civili e militari, davanti a 6mila fedeli di cui mille sacerdoti; presenti i cardinaliAngelo Scola, Francesco Coccopalmerio, GianfrancoRavasi, Renato Corti e 34 vescovi provenienti dalleDiocesi lombarde e italiane. Un’omelia di speranza,che punta all’essenziale della fede. Eppure non fa mi-stero di una realtà spesso difficile.Continua su: www.incrocinews.it

    L’ingresso in Diocesi del nuovo Arcivescovo

    Delpini: «La gloria del Signore riempie la terra.Dio ama ciascuno e lo rende capace di amare»

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  • LA PAROLA DEL PARROCO3

    Gli animali del giardino del parroco

    Coinquilini che ci incoraggiano

    La sistemazione a prato del giardino par-rocchiale, dopo i travagli del cantiere peri restauri della chiesa, ha riportato vita allepiante, ma ha fatto ritornare anche le di-

    verse varietà di animali che coabitano col parrocoin quest’area. Un amico mi diceva che Dio hacreato gli animali per ricordare agli uomini chi de-vono essere (e chi non devono diventare). Cosìho preso il bel libro del nostro concittadino LucaFrigerio “Bestiario medievale” e un vecchio di-zionario di araldica e mi sono chiesto: ma cosamai mi raccontano gli animali del giardino del pre-vosto?Anzitutto ci sono gli animali del giorno: i primi adarrivare la mattina sono i corvi. O meglio, le ciar-liere cornacchie: per l’araldica sono segni di au-gurio. Nella Bibbia è ricordato il corvo di Elia, cheogni giorno portava il pane al profeta e ogni serala carne (1Re 17): segno di Provvidenza. Che laprima creatura che incontro sia un invito a con-fidare nella Provvidenza, è proprio un bell’augu-rio per il nuovo giorno.Subito dopo, saltellando, arrivano i merli. Né Bib-bia né araldica ne parlano, ma è evidente cosami dicono: confida nella Provvidenza, ma senzaessere sprovveduto e ingenuo. Mi aiutano a ri-cordare le mie responsabilità e a tenere la testaa posto. Col primo sole ecco, numerosissime, le lucerto-le, lungo i vialetti che circondano la casa e sui muribassi: sono il simbolo araldico del voler bene sem-plice e fidato dell’amico. Mi piace che la casadove abito sia avvolta da amicizia e fiducia.D’estate, poi, arrivano chissà da dove piccoli stor-mi di pappagalli, verdi e con la lunga coda conriflessi blu. Molto belli. E molto chiassosi. Nel lin-guaggio comune sono sinonimo di stupidi ripe-titori di parole (a volte l’opinione pubblica è fat-ta dai pappagalli), ma nell’araldica sono il segno

    della docilità nell’imparare: il dono che il giova-ne re Salomone chiede a Dio (1Re 9). E con lui,la chiedo anch’io: il desiderio di imparare e la fa-tica di farlo ogni giorno è il segreto della lunga vita! Quando scende la sera, appaiono altri coinqui-lini. All’imbrunire estivo, volano silenziosi i pipistrelli.Divorano le noiose zanzare, e forse per questosono il simbolo araldico dell’aiuto reciproco e del-la sicurezza. Coricarsi coi pipistrelli che girano at-torno non è un granché, ma mi fido dell’araldi-ca e mi rassereno. Penso a quanti vigilano sul-la nostra sicurezza, in Cielo e in terra, penso allepersone che mi sono care, agli amici, e mi ad-dormento felice.Col buio si fanno vivi, guardinghi e timidi, i ricci:gli antichi li vedevano come il segno della forzacontro i pericoli. Il buio fa sempre un po’ paura,quello che a volte compare dentro di sé ancoradi più. Ma se gira un riccio nel mio giardino, dicosa ho paura? Mi viene in mente il Salmo 118:“Il Signore è con me, non ho timore; che cosapuò farmi l’uomo? Il Signore è con me, è mio aiu-to, sfiderò i miei nemici. È meglio rifugiarsi nel Si-gnore che confidare nell’uomo. È meglio rifugiarsinel Signore che confidare nei potenti”. Infine altri animaletti appaiono per un breve pe-riodo, a maggio inoltrato -ah, le calde, lunghe seredi maggio...-: sono le lucciole. Mi imbarazza unpo’ raccontare che il giardino del prevosto è fre-quentato dalle lucciole, ma mi conforta il fatto chesono il segno della vera nobiltà che risplende nel-la notte. E che in questo giardino non si usanoconcimi chimici, tutto è naturale.Sono contento dei miei piccoli amici: ci rispet-tiamo a vicenda, con simpatia, e ci rendiamo lavita meno dura e più serena. Non dovremmo faretutti così?

    Il prevosto don Angelo

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  • LA NOSTRA COMUNITÀ4

    Riposano in Cristo

    MALENGO Mario di anni 95PANDINI Germe Aldo di anni 91MESSINA Antonio di anni 63DEOLA Mario di anni 78MASCOLO Giovanna di anni 66TREZZA Rosanna di anni 90

    SARDO Vincenzo di anni 81SINIBALDI Antonietta di anni 83MUSTO Angelina di anni 71BARUFFALDI Artemide di anni 81CORTI Giuseppina di anni 83CASCINO Giuseppa di anni 95

    Legati del mese di ottobre

    3 ore 7 LOVATI Felicita, TAGLIABUE Alessandro e Radegonda4 ore 7 GABBIANI Vittorio e Angela7 ore 9 Defunti gruppo missionario

    13 ore 7 BRAMBILLA PISONI Luigi, Angelo e TORRICELLI Fiorina14 ore 9 ANNONI Candido e RECALCATI Maria16 ore 7 COMOTTI Pierina e ROSSONI Giuseppe17 ore 9 DE PONTI Vincenzo e LOVATI Cesarina18 ore 9 STRADA Luigi20 ore 7 AULETTA Antonio e AGOVINO Saveria21 ore 9 BRENNA Francesco e Clemente, BRAMBILLA Emilia,

    e GATTI Rosa23 ore 9 DONZELLI Alfredo e STRADA Ida24 ore 9 ORIANI Pierina e Famiglia30 ore 7 STRADA Carlo e DE PONTI Antonia

    Legati del mese di novembre

    7 ore 9 MORA Everardo e SCARAMARI Iole11 ore 9 Famiglia RIBOLDI13 ore 9 VILLA Giuseppe e Luigina23 ore 9 Famiglia NATALE Giuseppe, Antonio e Anna24 ore 7 BIANCHI Carlo e SAVINI Sandra 25 ore 18.30 MARTELLI Francesco e ZAGHENO Anita30 ore 9 FORMAGLIO Angelo e DALL’ARMI Olga

    Per verificare il calendario 2017 dei legati i parenti - qualora non l’avessero già fattogli scorsi anni - passino in Segreteria Parrocchiale (lun-ven h. 17.30-19.00).

    Nel 2016 sono scaduti i legati 25ennali di: COSTARDI GIULIO e MANENTI ADELAIDE; STRADA INNOCENTE e SAVINO VITTORIO.

    Se le famiglie intendono rinnovarlo, parlino col parroco.

    Sposati nel SignoreNOVELLO Jacopo e CAZZOLA AriannaTRADATI Marco e RELLA ValeriaBARAGGIA Luca e TALANGA Alessandra

    Rinati al fonte battesimaleARCURI Cecilia Maria - BORGHIFabio - NAZZICONE Riccardo - TAMANI Andrea

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  • NOTIZIARIO5

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  • 6COMMISSIONE AFFARI ECONOMICI

    Finito l’esterno, un occhio agli interni

    Cantieri in movimento

    Verso una nuova illuminazione della nostra chiesadi Roberto Cassamagnaghi a nome della Commissione degli Affari economici parrocchiale

    Contrariamente alle previsioni, nelmese di settembre non abbiamochiuso i conteggi con l’impresa an-che perché alcuni piccoli lavori di

    rifinitura non sono ancora stati fatti. Quindinon sono in grado di presentare il quadroeconomico definitivo, già promesso, perchéincompleto e devono comunque essere di-scusse tutte le varianti apportate nel corsodei lavori. Comunque tutti i lavori dei tetti edelle facciate sono terminati e anche ben col-laudati con le piogge di settembre. In questi giorni sono installate le telecame-re che controlleranno tutto il perimetro del-la Chiesa mentre entro il mese di ottobre in-stalleremo anche delle telecamere internequale ulteriore garanzia di sicurezza oltre aigià esistenti impianti d’allarme.Abbiamo anche completato il progetto illu-minotecnico della chiesa e stiamo appal-tando la nuova illuminazione interna ed il ri-sultato ci porterà ad avere un’intensità di lucemolto superiore all’attuale e con costi di eser-cizio notevolmente inferiori perché verrannoinstallate esclusivamente lampade a led. Co-minceremo con una lampada nella parte de-stra dell’altare (dove si accede alla sacrestia)per poi continuare via via continuare per tut-ta la chiesa. Il risultato sarà veramente sor-prendente. Una innovazione che miglioreràla visibilità all’interno, ma metterà anche inevidenza le cose brutte, ora seminascoste,quali le vecchie infiltrazioni, i muri screpola-ti, gli intonaci e gli stucchi che si staccano,ecc.

    Siamo anche in attesa di ricevere il preven-tivo definitivo per il restauro della statua diS. Antonio, della nuvola quale suo basa-mento e della parte muraria ammalorata ne-gli anni dalle infiltrazioni e dall’umidità. Pen-so che verso la fine di ottobre potremmo ini-ziare i lavori necessari.Proprio prima di stampare questa relazioneè stato fatto il rilevo dell’andamento del-l’umidità: ebbene, il sorprendente risultatoad un anno esatto dall’installazione è che èscesa del 35% e così anche al Pilastrello: ungrandissimo risultato!Infine a giorni verrà vangata, livellata e se-minata l’area utilizzata quale cantiere in modoche, prima dell’inverno, sia tutta a verde edove prima c’erano una palazzina, un pic-colo e diroccato fienile, una gru, ecc. ci saràun bel prato (vedi foto) abitato di nuovo comeil parroco ci racconta nel suo editoriale.Mentre mi scuso nuovamente per i conteggidefinitivi non pronti, sottolineo maligna-mente che più aspettiamo a “chiudere” piùsi allungano i tempi di pagamento conmaggior respiro per il Prevosto..

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  • 7COMMISSIONE AFFARI ECONOMICI

    Dai un tetto alla tua chiesa

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  • 8NOTIZIARIO 3a ETÀ

    Gruppo parrocchiale Terza EtàProgramma attività mese di Ottobre

    Domenica 1: Punto d’incontro nell’area delle associazioni in via V. Veneto Giovedì 5: Ore 15 Festa dei NonniGiovedì 12: Ore 15 TombolataGiovedì 19: Andiamo a visitare la Villa Borromeo Visconti Litta di LainateGiovedì 26: Ore 15 Incontro con il Medico

    Inoltre si ricorda che tutti i mercoledì alle ore 15.00, chi vuole, può partecipare ai lavori amaglia e in stoffa a favore dei nostri missionari.

    La Terza età invita tutti alla visita della

    Villa Litta di Lainatecon visita del Ninfeo

    GIOVEDÌ 19 OTTOBREIscrizioni in sacristia della chiesa dei ss Nazaro e Celso

    € 22 (bus, ingresso e guida)Partenza h.13.30 puntuali da p.za Martiri

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  • 9CONSIGLIO PASTORALE

    Una questione di stile

    Comunità Pastorale di Bresso 2017-18 (1a parte)

    Cosa rimane nella vitadella nostra Comunità dopo il Giubileo della Misericordia

    dal Consiglio Pastorale della Comunità

    1Le parrocchie di Bresso hanno vis-suto intensamente il Giubileo della Mi-sericordia: con la Porta Santa alla Ma-donna della Misericordia e con la

    chiesa penitenziale dei SS. Nazaro e Celso.E, non dimentichiamolo, con l’apparta-mento di San Carlo per l’accoglienza ai pro-fughi, segno vivo delle tante tessere checompongono il mosaico della carità. Papa Francesco ci parla sempre della mi-sericordia come essenziale per vivere ilVangelo. Oggi più che mai. Nel suo testoconclusivo del Giubileo, Misericordia et mi-sera, dice: “La misericordia non può esse-re una parentesi nella vita della Chiesa, macostituisce la sua stessa esistenza, che ren-de manifesta e tangibile la verità profondadel Vangelo”. Era doveroso chiederci: cosarimane nella nostra Comunità del Giubileodella Misericordia? Facendo tesoro della Visita pastorale, il Con-siglio Pastorale si è messo all’opera. Stu-diando, confrontandosi, allargando le vocida ascoltare fino all’Assemblea della Co-munità del 23 maggio 2017. Sono moltograto per questo lavoro: una Comunità ne-cessita di interlocutori “nerboruti”, non di yes-men del clero. E dopo le parole, si pedala,insieme.2 Quell’assemblea è stata fraterna econsolante: abbiamo tutti le ossa rotte dal-le sfide che il mondo ci lancia, dalla fatica del-la fedeltà quotidiana al Vangelo, dal servizioalla comunione della nostra Chiesa. Molte

    voci hanno raccontato fatti di misericordiaricevuta, accaduta e operata, con l’intentodi leggere cosa lo Spirito dice alla Chiesa chevive a Bresso. Abbiamo ascoltato come inmolti modi Egli suscita energia e carismi peril bene di tutti e ci sorregge nei mille serviziquotidiani, in famiglia e nella Comunità ec-clesiale e civile. Così scaturiscono miracolidi speranza, fede e carità. Un giovanepapà ha commentato ammirato: “Ma quan-to bene si fa a Bresso!”. Una bella sintesi del-la serata. Ci voleva un momento così. 3 La recente visita pastorale (autunno2016) ha evidenziato che la nostra Comu-nità oggi è interpellata da tre sfide: A) La nascita della Comunità Pastorale trale nostre tre parrocchie cittadine; B) La famiglia con le sue risorse e le sue fra-gilità che ci chiedono accoglienza, discer-nimento, accompagnamento e integrazio-ne. C) Il “cambiamento d’epoca” che fa sì cheil grande campo del mondo sia molto esi-gente: pensiamo alla crisi economica e so-ciale che segna ancora il nostro quotidiano;alla sfida della crescita nella fede in Gesù deiragazzi e dei giovani; e all’immigrazione, cheha il suo segno nel Campo di AccoglienzaRichiedenti Asilo e negli stranieri che vivo-no e lavorano a Bresso (circa l’11%). Su queste tre sfide le nostre parrocchie pre-gano, compiono discernimento, lavorano.Immettono quotidianamente energie sor-prendenti e insieme -ce ne accorgiamo...-

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  • 10CONSIGLIO PASTORALE

    sempre insufficienti. Facciamo esperienza del-la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Allacondizione che ognuno porti fiduciosamen-te il suo pesciolino e il suo pezzo di pane eche ci fidiamo della fecondità del bene po-sto nelle mani di Dio. Così accadono veri mi-racoli, quelli che vediamo ogni giorno.4 I passi da compiere - conseguenti lavisita pastorale e la GMG che molti dei no-stri giovani hanno vissuto - non sono nuoviobiettivi. Questi sono chiari, e ci stiamo ad-dosso. Occorre rigenerare il nostro stile. Nonsi tratta di bon ton, di etichetta, sia chiaro. Lostile nasce da dentro e contraddistingue una

    persona nel suo insieme: il modo di pensa-re, di fare, di parlare, di rapportarsi, di averepriorità. La vita insomma. In questo tempo,il passo da compiere è rigenerare la Comu-nità e le nostre vite personali con lo stile del-la misericordia di Gesù, da lui ricevuta e danoi donata ai fratelli. Ce l’ha ricordato spes-so il cardinal Scola. Dallo stile si riconosce lapersona, si vede la Chiesa. E in essa, il vol-to di Gesù. Per esemplificare cosa si inten-da per “stile di misericordia” partiamo da treimmagini di questo Giubileo della Misericor-dia che abbiamo vissuto a Bresso: la portasanta, il confessionale e il pellegrinaggio.

    RLa porta santa. Lo stile della porta apertaLa Porta Santa, accesso a Dio e alla sua Chiesa, è sempre aperta per chi vi si accosta

    LO STILE DEL SALUTO CORDIALE Vorrei richiamare una cosa semplice, in-nanzitutto. Lo stile del saluto: chiunque en-tra nei nostri oratori, deve sentire un bel“ciao!” da chi è già lì. O un sorriso, non dicircostanza ma di cordialità, a chi suonaalle nostre segreterie parrocchiali, nelle sa-crestie, nei circoli, bar, sale della nostra Co-munità; sguardi e atteggiamenti che fan-no percepire il benvenuto, non la diffiden-za o la spiacevole sensazione di sentirsiconsiderati in qualche modo importuni.Uno stile così dice che la Chiesa non è pro-prietà di nessuno, ed è pronta a farsi vici-no a chiunque per camminare insieme ver-so Dio. Sentirsi salutato significa che sonostato notato: e per chi avesse cattive in-tenzioni -ma sono pochi- è un ottimo de-terrente. La sicurezza inizia sempre dal-l’accoglienza.

    LO STILE DELLA STIMA PREVIA Nella Chiesa siamo in tanti e diversi. E l’al-tro è comunque tuo fratello. Questo chiedelo stile della fiducia nella buona fede dell’altro,la stima previa, l’apertura fraterna del cuo-re. Così non cresce la mala pianta delle re-criminazioni e delle lamentele inconcluden-ti. “Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli al-tri, per non essere giudicati” (Gc 5,9). Ab-biamo imparato che non ci porta da nessunaparte la diffidenza, l’arroccamento identita-rio, il rivangare storie passate e l’esaspera-zione delle antipatie. Questo atteggiamen-to ci allontana gli uni dagli altri. E dal Van-gelo. Con lo stile della stima previa, invece,si apre la disponibilità a collaborare tra di-verse personalità e caratteri, tra laici e pre-ti, tra diverse esperienze ecclesiali e tra di-verse generazioni. La prima forma di amo-re è rendersi amabili.

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  • LO STILE DELLO SGUARDO FRATERNOSUI POVERIPer il povero, il malato, il fragile che acco-sti tu sei il volto della Chiesa, il volto diGesù. Ci vuole uno sguardo delicato e fra-terno con loro, sempre, anche quando sideve dire “no”. Tu non sai mai cosa ha pas-sato questo fratello. Anche quando parli dei poveri, non bollarenessuno con giudizi roventi, non ridurli maia caricature. Che non ci venga detto, il gior-no del Giudizio: “Voi invece avete disprez-zato il povero!” (Gc 2,6). Non coltivare pre-giudizi sul povero non significa essere in-genui, ma dice il rispetto con cui lo guardi:e la misericordia è questione di sguardi.Sono i poveri il tesoro della Chiesa: chi im-para ad amarli diventa più ricco e impara adamare Dio. Anche perché ci mette del suoe fa esercizi di essenzialità. Guai a chi toc-ca i poveri!

    LO STILE DELL’INVITOAGLI STRANIERI E AI PROFUGHI Molti stranieri vivono e lavorano tra noi e van-no a scuola coi nostri figli. E i profughi vivonoa centinaia alle porte della nostra città. Attiviamo lo stile dell’invito fraterno verso glistranieri e i profughi. Non solo essere di-sponibili: invitarli. Oggi non è più possibilefare iniziative della Comunità senza invitareanche loro: un pranzo, una gita, una va-canza, un’attività caritativa, un momentoculturale, una festa, una semplice serata direlax. Anche alla preghiera, dove è possi-bile insieme. Circolano troppi pregiudizi sui profughi: al-meno tra noi non sia così! La distanzaspinge gli stranieri a chiudersi nei giri etnici:tessendo una trama di rapporti si costrui-sce un futuro buono e sicuro per tutti. Possono fare molto i gruppi, e le singole fa-miglie. Con l’invito a pranzo, l’ospitalitàtemporanea, o nell’affitto a prezzi accessi-bili delle molte case sfitte che ci sono in

    paese. E già accade. Pensando al Sinodo del prossimo anno, lodico in particolare ai giovani: l’appello di Dioarriva anzitutto a voi. I profughi sono tuoicoetanei. Tu appartieni alla generazioneche crescerà accanto a loro. Ti fai carico dei profughi, tuoi compagni diviaggio? Ti fai carico del loro bisogno diamicizia, di futuro, di amore, di libertà e diverità, forte quanto il tuo? Avventuratevi su questa strada. Non aveteidea di cosa si impara frequentandoli: ilmondo si vede meglio, molto meglio, dalleperiferie. Sono un tesoro per noi: guai a chitocca i profughi!

    Va da sé che lo stile della porta aperta nonriguarda solo i nostri rapporti nella Comu-nità cristiana, ma ci coinvolge ovunque. Allavoro, in famiglia e tra i parenti, nelle rela-zioni sociali e amicali. Siamo a serviziodella vita buona, giusta e solidale nella cittàdell’uomo. Gli antichi dicevano “Bonumdiffusivum sui”, il bene si effonde da sestesso. si vede fuori come viviamo davverodentro.

    11CONSIGLIO PASTORALE

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  • 12VITA DELLA COMUNITÀ

    Don Piero, prete di periferia

    Il 3 settembre si è spento a 94 anni don Piero Castelli

    Lo ricordiamo con le sue stesse parole che raccontano la fondazionedella parrocchia della Madonna della Misericordia

    tratto da “Biografia di don Piero Castelli” di Anna Maria Latrofa

    “Sapevo della nuova chiesa chesi stava costruendo a Bresso,me ne aveva parlato l’archi-tetto Cerutti [progettista del-

    la Madonna della Misericordia e di San Car-lo, ndR]. Sono arrivato a Bresso senza co-noscere nessuno della comunità parroc-chiale già preesistente, concuore aperto e senza pregiudi-zi, mi sono presentato come sa-cerdote per la nuova chiesa emons. Re Dionigi è stato di-sponibile ad accogliermi. Dopoun temporaneo periodo d’atte-sa in cui celebravo presso lachiesetta della Madonna delPilastrello, la Curia ha accetta-to la mia candidatura e nel1964 sono stato nominato par-roco della nuova chiesa in co-struzione: la Madonna della Mi-sericordia di Bresso.Nel 1964 c’erano solo i muri portanti. Ho se-guito il progetto dell’architetto Cerutti con en-tusiasmo, l’architettura della chiesa era in-fluenzata dalle spinte innovative che venivanodal Concilio Vaticano II, con le titubanze cheil nuovo suscita sempre. Seguivo i lavori dicostruzione giorno dopo giorno e mi senti-vo pienamente coinvolto, era una grande sfi-da per me. Quello che ho provato in queglianni può capirlo solo chi nella vita ha co-struito qualcosa. Un’opera si tira su: con en-

    tusiasmo, impegno, preoccupazioni, docu-mentazione e pratiche legali, consulti, incontrie discussioni con i lavoratori impegnati a va-rio titolo, tanto lavoro, notti insonni, stupo-re, meraviglia e tanta fiducia nella vita e nel-la Provvidenza divina.È stato in questa chiesa che ho speso la

    maggior parte della mia vita sa-cerdotale. È qui che la mia vo-cazione di prete di periferia hatrovato la sua pienezza. Lamia voglia di edificare una Chie-sa strutturalmente e umana-mente ha trovato spazio e sen-so. La mia parrocchia era for-mata per la maggior parte danuclei familiari di emigrati venutidal Sud Italia o dalle città po-vere del Nord per lavorare nel-le industrie milanesi. La Madonna della Misericordia

    raccoglieva famiglie di operai, non c’era cetomedio tra loro: si trattava di persone serieche lavoravano, e che si pagavano da solee con sacrificio la casa perché non poteva-no contare sull’aiuto dei genitori. Non nutrivopregiudizi per il mio gregge. Capivo e com-prendevo le loro difficoltà e ammiravo il lorocoraggio. Ho imparato ad amarli così comeerano, senza fare confronti, “noi-loro”, per-ché portavano iscritto nel loro cuore lo stes-so mio sigillo di ragazzo: un vissuto di po-vertà”.

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  • 13VITA DELLA COMUNITÀ

    Grazie di tutto, cardinal Scola!

    Dal 2011 al 2017 è stato il nostro Pastore

    Monsignor Martinelli saluta e ringrazia a nome della Diocesi il card. Scola, che l’ha servita per 7 anni come Arcivescovo.

    di monsignor Paolo Martinelli Vescovo ausiliare e Vicario episcopale

    Arrivato in terra ambrosiana conuna ricca esperienza episcopalealle spalle, il cardinale Angelo Sco-la si è inserito nella Chiesa di Milano

    nel solco dei suoi predecessori, costante-mente citati nel suo magistero. Un episco-pato relativamente breve, ma intenso dieventi e di circostanze significative.Centrale nel suo magistero appare subito ilsostenere il popolo di Dio perché sappia vi-vere la propria missione in questo “cam-biamento di epoca”. Qui sta il senso del co-stante richiamo ai quattro pilastri della co-munità credente (cfr Atti 2,42-47): perse-veranti nell’insegnamento degli apostoli;nella comunione, poiché «abbiamo in co-mune Cristo stesso»; nello spezzare del pane

    e nelle preghiere e nella tensione missiona-ria, per annunciare a tutti la bellezza del-l’incontro con Cristo.Con ciò l’Arcivescovo Angelo ha espressoanche un’attenzione specifica per le diver-se forme vocazionali, nell’orizzonte della “vitacome vocazione”. Si ricordi l’affermazionedella famiglia come soggetto di evangeliz-zazione, sull’onda dei lavori sinodali. Infattiproprio la famiglia, intreccio originario di af-fetti, lavoro e riposo, ha la possibilità di mo-strare il nesso profondo tra il Vangelo e la cul-tura, tra la fede e la vita; la cui rottura – se-condo le parole del beato Paolo VI – costi-tuisce «il dramma del nostro tempo» (EN 20).A servire la missione della Chiesa sono chia-mati innanzitutto i presbiteri, a cui il cardinale

    Il card. Scola con i preti di Bresso

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  • 14VITA DELLA COMUNITÀ

    Angelo ha richiamato spesso la dimensio-ne comunionale dell’esercizio del ministero:«essere presi a servizio» ed essere «presbi-terio» sono i fattori decisivi per la riforma delclero. Alla stessa radicalità sono chiamati iconsacrati e le consacrate. L’invito è quel-lo di immergersi pienamente nella vita dio-cesana e di essere, con la stessa forma divita, profezia di un «nuovo umanesimo». Perquesto rinnovamento è essenziale per tut-ti Educarsi al pensiero di Cristo, immedesi-mandosi con i sentimenti e con lo sguardodi Gesù su tutta la realtà. Da Lui impariamoquella misericordia che rigenera la vita.Ma l’elemento più ricorrente nel magisterodel cardinale Scola è forse l’indicazione sul-la pluriformità nell’unità come dinamicafondamentale del vivere ecclesiale. Il popolodi Dio è animato costantemente dallo Spi-rito Santo, che suscita carismi diversi. Doni“gerarchici” e “carismatici” sono coessen-ziali. Si può far fronte alla missione oggi solosuperando «la grave divisione tra pastora-le parrocchiale e quella d’ambiente»; co-sicché «ogni fedele possa sperimentareuna piena ed effettiva appartenenza allaChiesa in tutti gli ambiti in cui si attua la suaesistenza» (8 settembre 2016). Associazioni,movimenti e nuove comunità, vita consa-crata, sono chiamati a condividere una re-

    sponsabilità ecclesiale nuova.Questo impegno ha come scopo ultimo latestimonianza. Da qui si possono cogliere inunità tutti gli interventi del Cardinale nei con-fronti della società, dal riconoscimento delsuo carattere “plurale” al suo tratto semprepiù “meticcio”, rilevando l’importanza civiledel dialogo ecumenico e interreligioso, finoal costante impegno sui temi sociali più scot-tanti: immigrazioni, profughi, lavoro, eco-nomia e finanza, tecnoscienza, giovani e pe-riferie. Come non ricordare a questo pro-posito i Discorsi alla città e i Dialoghi di vitabuona. Questi ultimi hanno insegnato un me-todo per l’affronto dei temi della conviven-za civile tra persone portartici di culture dif-ferenti, ma ugualmente appassionate albene. Un metodo a cui è sottesa una “nuo-va laicità”, che valorizzi il contributo di tuttii soggetti in campo per il bene comune.Infine, l’episcopato del cardinale Angelo Sco-la verrà ricordato anche per la visita dei dueultimi Pontefici alle terre ambrosiane. Be-nedetto XVI per il VII Incontro mondiale del-le famiglie e papa Francesco nell’indimen-ticabile visita dello scorso 25 marzo. Da quipossiamo vedere comporsi, come in un mo-saico, un immenso abbraccio formato dalvolto dei due Pontefici e dalla gratitudine delpopolo. Grazie di tutto, cardinale Angelo!

    Il card. Scola in visita poastorale nel novembre 2016

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  • 15VITA DELLA COMUNITÀ

    Mons. Mario Delpini: questo Vescovo ci sorprenderà

    Pellegrinaggio del nuovo Arcivescovo nel decanato di Bresso

    In visita all’Oratorio Feriale, alla Madonna della Misericordia, alla Casa dell’Anziano dalla redazione

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  • 16VITA DELLA COMUNITÀ

    Una stradache non stanca mai

    50° di presenza a Bresso di Comunione e Liberazione

    Le parole del nostro parroco ai membri del Movimento

    di don Angelo

    Una parola da parroco al Movi-mento di CL la dico di cuore.Dieci anni fa ho vissuto con voiil vostro 40° di presenza a

    Bresso. Tempi molto diversi da quelli at-tuali. Sono andato a rileggere, per cu-riosità e per nostalgia, quanto noi pretidicemmo a voi in quell’occasione.Vorrei solo sottolineare una cosa.Il grazie a Dio per la comunione chein questi anni abbiamo riconosciuto tranoi, dentro l’unità pluriforme di questaChiesa, che tutti amiamo. Su questopunto abbiamo fatto grandi passi inavanti, tutti. Sono cadute parole che nel passato ciavevano ferito e diviso. Alcune ipotecheideologiche e politiche, magari am-mantate di fedeltà al Papa e al Concilio,sono state rimosse: erano taglienticome coltelli. Tutti abbiamo imparato a non leggercipiù in modo autoreferenziale, la parroc-chia da una parte e il Movimento dal-l’altra, stupendoci reciprocamente. Abbiamo condiviso dolori e gioie fami-gliari, esperienze ed eventi ecclesiali. Abbiamo messo in comune risorse estrutture, fraternamente, nel servizio aquesta Chiesa locale, (che conosce evive il Vangelo da circa 1600 anni) al-l’oratorio e nell’animazione culturale e so-lidale della città. Abbiamo tutti, parrocchia e Movimento,imparato e vissuto quanto ha dettoPapa Francesco: “Quando metto al

    centro il mio metodo spirituale, il miocammino spirituale, il mio modo di at-tuarlo, io esco di strada. Tutta la spiri-tualità, tutti i carismi nella Chiesa devo-no essere “decentrati”: al centro c’è soloil Signore!” (Papa Francesco a CL,7/3/2015). E questo ci ha liberato il cuo-re, e ha liberato fraterne energie dibene.Dobbiamo ringraziare il Signore, dunque,per l’esperienza maturata in questi anni,che ha fatto bene a questa Chiesa, a noi,e anche al nostro fegato. Un’esperien-za non conclusa, da continuare opero-samente, perché il mondo ha bisognodella nostra comunione come dell’aria,oggi più che mai.Sentiamo dunque come un incoraggia-mento, una sfida e una indicazione dicammino le parole di Papa Francesco:“Così, centrati in Cristo e nel Vangelo, voipotete essere braccia, mani, piedi,mente e cuore di una Chiesa ‘in uscita’.La strada della Chiesa è uscire per an-dare a cercare i lontani nelle periferie, aservire Gesù in ogni persona emarginata,abbandonata, senza fede, delusa dallaChiesa, prigioniera del proprio egoismo”(idem). Su questa via ci accompagnino dal cie-lo Maria, madre della Chiesa, san Gio-vanni Paolo II, don Giussani, il cardinalMartini e tutti i nostri cari che da lassùoggi gioiscono con noi con una solavoce: quella della fraternità in Cristo. Lavoce che è la nostra anche quaggiù.

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  • 17

    In viaggio a Cipro con la Comunità pastorale

    Gli adulti ci raccontano

    di Katia Zanti

    Dopo la Sicilia e la Sardegna, l’isoladi Cipro è la terza isola per esten-sione del Mediterraneo, piccolopaese con una lunga storia ed una

    ricca cultura, iscritta dall’UNESCO nel Pa-trimonio Culturale dell’umanità. Questa verachicca ha ospitato il viaggio della nostra Co-munità pastorale, animati dal desiderio di in-contrare gente, storia, natura, arte, mare (ecucina) capaci di riempire cuore e mente,con uno stile non da turista, ma da curiosidel cuore.Appena usciti dall’aeroporto di Larnaca, l’im-patto con i suoi 38° è stato rilevante, ma nonè passato molto tempo per respirare cultu-ra e stile di vita mediterranei, simili ai nostri,ed è questa caratteristica che la rende unoStato peculiare e con un popolo dal carat-tere estroverso.Cipro è uno Stato diviso in due, tra la po-polazione greco-cipriota (nella zona meri-dionale) e turco-cipriota (nella zona a Nord).Una divisione netta, delimitata da confini, chenegli ultimi anni ha portato a un diverso svi-luppo economico, culturale e turistico. A Sudsi è sviluppato molto il turismo, con strutturealberghiere ben organizzate, locali, ristorantie porti per le barche, nei luoghi più carat-teristici.A Nord, invece, il tempo sembra essersi fer-mato! Qui l’isola è rimasta più vicina alle suetradizioni e si è poco sviluppata nel corso de-gli anni anche dal punto di vista turistico. Ma questa divisione è generata da un sol-co ben più profondo, una divisione del cuo-re lacerato da storie sociali e politiche par-ticolarmente gravi; una divisione concreta,visibile in una delle città più importanti e po-

    sta al limite delle due zone stesse, la bellis-sima Nicosia, anch’essa divisa: la “Linea Ver-de”, una recinzione militare che rimanda aduno stato d’animo triste, chiuso, isolato.Il Nord del Paese è occupato dall’esercitoturco, e il Sud ha la presenza di basi milita-ri inglesi e l’influenza delle compagnie mul-tinazionali, che sfruttano la bassa pressio-ne fiscale e le agevolazioni; il tutto è poi “con-dito” da direttive europee, che impongonotagli di stipendi e aumento delle tasse. An-che Cipro ha conosciuto, e prima di noi, lacrisi economica causata da scellerate poli-tiche finanziarie.In questa bellissima isola, evangelizzata daPaolo e Barnaba, anche la Chiesa Orto-dossa e Cattolica respirano di questa scis-sione e alcuni dei luoghi visitati ne portanoancora i segni, anche se abbiamo godutoovunque di una fraterna ospitalità.Bellissime le icone e molto particolari le chie-se coi loro affreschi antichi, la tomba di Bar-naba, l’apostolo amico di Paolo, e quella diLazzaro, l’uomo riportato alla vita da Gesùe qui arrivato, secondo la tradizione, comeprimo vescovo di Cipro.Il popolo, le persone incontrate, quelle os-servate, quelle che ci hanno servito e resola nostra vacanza bella e apprezzabile han-no evidenziato una caratteristica: la pazienza!La loro storia è costellata di tradimenti, manonostante ciò i Ciprioti hanno fiducia in so-luzioni che evitino il disastro e, nonostantela crisi, la popolazione mostra uno spirito ditranquillità e fiducia che dovrebbe essered’esempio e speranza anche per noi.Vi rimando alcune testimonianze di questobel viaggio, di questa esperienza di amici-

    VITA DELLA COMUNITÀ

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  • 18VITA DELLA COMUNITÀ

    zia e stima profonda; ci siamo divertiti,grazie anche al paesaggio marino che ci hapermesso di godere, oltre che della storia edella cultura di questa terra, momenti di re-lax e tante risate!

    La possibilità che è stata data anche a noi(pur non essendo di Bresso) di partecipa-re al Pellegrinaggio a Cipro ci ha permessodi soddisfare la curiosità per i luoghi, le usan-ze e i linguaggi dei popoli incontrati. Le omelie di Don Gianfranco e Don Ange-lo ci hanno aiutato a meditare in più occa-sioni sulla fratellanza tra i popoli anche nel-la diversità di Religione, un tema che negliultimi anni viene molto discusso. La Fratel-lanza che la Comunità di Bresso dimostranei confronti del prossimo è unica e si per-cepisce dal primo momento. Grazie ai Done a tutti i partecipanti per le meravigliose gior-nate trascorse insieme!! Un abbraccio fra-terno,

    Luisa e Massimo Magri

    La mia esperienza di questa vacanza a Ci-pro è stata bellissima: abbiamo visto postimeravigliosi. Le città che mi hanno colpitodi più sono state quella di Paphos e quelladi Kakopetria.

    Roberta Brenna

    Pronti! Il viaggio che ci porta a conoscere lemeraviglie dell’isola che ci ospiterà, Cipro,è già iniziato ed... è già finito. Quanto entu-siasmo e quanta nostalgia!È stato bello “fare strada insieme”, scopri-re il calore dell’amicizia, della condivisione,della solidarietà. Tutto questo noi lo abbia-mo trovato nelle persone che ci hanno ac-compagnato in questa avventura. Grazie atutti per esserci stati.

    Maria e Gaetano

    Ah!! Dimenticavo!! Quest’anno è toccato anoi donne: abbiamo avuto una brava e bel-la guida maschile: il nostro Nikos. Grazie an-che a lui.

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  • 19COLORI DEGLI ORATORI

    Albania: fede salda, tra voglia di futuro e di fuga

    Forte esperienza dei giovani del decanato di Bresso

    dai giovani dell’oratorio

    Albania o Shqiperia, ossia terra del-le aquile, è una nazione dei Balcaninon molto vasta, ma ricca di tra-dizione e storia (come raccontano

    i mille segni lasciati principalmente dal co-munismo). È una nazione molto povera nel-la quale prende corpo un continuo contra-sto fra coloro che vorrebbero ridare vita e fu-turo alla nazione, e chi non vede l’ora di par-tire per cercare fortuna altrove. L’umanità albanese, ferita dalla guerra e dalregime, rimane però sorprendentemente sal-da nella sua fede, come ci è stato testimo-niato dalle molte persone incontrate durantela permanenza: anziane consacrate so-pravvissute alla persecuzione, giovani ragazziimpegnati seriamente all’interno dei piccoli“oratori” presenti, famiglie devote che han-no continuato a pregare nonostante tutto. Il viaggio di noi giovani del decanato si è di-viso in due parti: la prima a Scu-tari, seconda città più impor-tante dopo la capitale Tirana, epoi a Tropoje, nel nord dell’Al-bania. In entrambi i luoghi sia-mo stati accolti da alcuni sa-cerdoti ambrosiani che hannodeciso diversi anni fa di partirecome missionari in quelle terre. Durante questi 12 giorni ab-biamo portato sia forza lavoro,aiutando a costruire una recin-zione e a mettere a posto unachiesa, sia felicità e gioia in al-cuni momenti giocando con ipiù piccoli. L’impegno più gran-de, però, è stato quello del-

    l’ascolto! Ci siamo messi volentieri in ascol-to delle persone che incontravamo per po-ter capire com’era possibile la vita e la fedein quel luogo.Persone semplici, ma desiderose di rac-contare la loro storia, con tutte le proble-matiche che c’erano sotto il comunismo eche ci sono tuttora; e nonostante ciò pie-namente convinte di credere e di volerdare una vita migliore ai propri figli.Tutto questo ci ha aiutato molto a conoscerenoi stessi. Diversi momenti li abbiamo pas-sati confrontandoci tra di noi e provocandociseriamente. La figura del martire, del testi-mone autentico di Gesù, e gli scritti di Ma-dre Teresa ci hanno provocato molto e cihanno fatto mettere seriamente in discus-sione. Sicuramente quest’esperienza ci hasegnato particolarmente! Alcuni di noi han-no ritrovato stimoli seri per il proprio cam-

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  • 20COLORI DEGLI ORATORI

    mino di fede grazie soprattutto alla convin-zione di questi uomini e queste donne pro-vate e ferite; altri sono stati toccati dal sor-riso immenso dei ragazzi rom o dei villaggisperduti sulle montagne raggiungibili sola-mente con ore di camminate; altri segnatidall’aver imparato un pezzo di storia che pur-troppo nelle scuole non insegnano e altri dal-

    l’aver conosciuto una nazione che difficil-mente si conosce per quello che è vera-mente. Entusiasti di aver fatto quest’espe-rienza assieme, speriamo che altri giovanipossano avere la nostra stessa fortuna… Maattenzione a non bere troppa acqua del ru-binetto! Qualche problemino all’intestinoce l’ha dato…

    Un settembre traboccante di vitaFoto del cammino oratoriano che inizia

    dalla redazione

    Il nuovo vescovo mons. Mario Delpini visita asorpresa l’oratorio feriale: 4 settembre

    L’arrivo della fiaccolata degli adolescenti daPadova: 10 settembre

    Festa degli oratori: 17 settembre

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  • 21GRUPPI, ASSOCIAZIONI, MOVIMENTI

    Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente

    Don Saulo ci racconta il pellegrinaggio annuale a Lourdes

    In viaggio verso Lourdes, in cammino sul-le strade del mondo, come Maria di Na-zareth che fa visita alla cugina Elisabetta,il tradizionale pellegrinaggio con l’OF-

    TAL di Milano è stato per molti di noi una lie-ta circostanza di fede e di preghiera. Quan-do anch’io vado pellegrino fra i pellegrini aLourdes, è per me come un andare versocasa, non ci si sente mai estranei o sem-plicemente visitatori disinteressati o unpoco incuriositi, ma si avverte il senso di una“dimora” che ti attende e ti custodisceamorevolmente, accogliendo la povertàdella tua umanità. Lo stare in silenzio davantialla grotta di Massabielle, il recitare il rosa-rio con i malati o celebrare l’Eucaristia, nel-la sapiente regia e nella ben predisposta li-turgia mariana, è sempre un rinnovato affi-damento e una intercessione che colpiscepiù il cuore che la mente, e che ti fa sentirparte di un progetto e di una vocazione sem-pre più grande di te che ti riconosce e cheti precede. Maria a Lourdes accoglie ildono umile e riconoscente della tua po-chezza e delle tante nostre fragilità fisiche espirituali, psicologiche e morali, per ricon-segnarti rinfrancato e sostenuto da quellesue mani tenerissime e allo stesso tempotanto forti, abbracciato dal suo sguardo ma-terno e fiducioso. Proprio e come quando Maria andò a far vi-sita alla cugina Elisabetta, ponendosi total-mente al suo servizio e prendendosi intera-mente cura di lei. A Lourdes spesso si ar-riva con tante richieste, ci si aspetta il mi-racolo di una guarigione, ci si vorrebbe la-vare nelle piscine dalle tante scorie e dalleombre nascoste che sono radicate dentro

    di noi; ma prima di tutto questo e al di là diquesto, ciò che più conta è sempre quel pri-missimo moto della fede che accudisce eche ti trasporta, dentro quell’initium fidei o,come diceva un antico concilio della Chie-sa, in quel pius credulitatis affectus che ti so-stiene e che fa parte integrante del tuo stes-so essere e della tua vita che si consegnaal mistero. Come è stato per Maria, così èavvenuto per quella giovinetta ignara e conla tempra d’acciaio tipica delle donne dei Pi-renei, chiamata Bernadette Soubirous. Percogliere il segreto che è custodito a Lour-des basterebbe guardare l’incantevolesguardo di Bernadette che si trova incorrottonell’urna del monastero di Nevers sullaLoira e dire assieme a lei le parole della Ver-gine: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipo-tente”.

    di don Saulo

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  • 22APPROFONDIAMO

    Truffatori, 3 trucchi da evitare

    Il fenomeno riguarda giovani e anziani

    Raggiri per strada e ai mercati: l’importante è denunciarli

    tratto da “Avvenire”

    Vacanze terminate. Anche per i truf-fatori che nelle città si sono rimes-si subito al lavoro. I modi per rag-girare il prossimo sono tanti, anche

    per strada o al mercato. Eccone tre registratiin questi giorni a Milano, che è bene tene-re a mente, per non cascarci.

    La truffa dello specchiettoÈ sempre più frequente. Stai guidando abassa velocità e affianchi un’auto, magari indoppia fila. Senti un colpetto alla fiancata,poi un uomo richiama la tua attenzione. Sevai avanti ti segue e ti chiede di fermarti.Spesso si presenta come una personagentile. Ti fa vedere il suo specchietto di si-nistra sbrecciato, poi ti invita a guardare il tuo,quello lato passeggero, dove immancabil-mente trovi una bellastrisciata scura. «Mi haurtato, mi ha rotto lospecchietto», spiega.Poi fa la mossa di tirarefuori i fogli per la con-statazione amichevole.Tu pensi subito al bonusmalus dell’assicurazio-ne, intanto ti senti a di-sagio per avere provo-cato un incidente. Emagari hai fretta, staiandando al lavoro o aun appuntamento. Atti-mi di sconcerto, il truf-fatore affonda il coltello:«Beh, il danno non è

    enorme, 120-130 euro più o meno. Fac-ciamo una cosa: me ne dà 100 e siamopari». Magari in tasca ne hai 60 o 70 e trat-ti. Ci caschi. Paghi. Ma c’è un modo persmascherare la volpe. Basta dire: «Non hoben capito come sia accaduto. Chiamiamola polizia municipale per l’accertamentodel sinistro». A questo punto, come per ma-gia, il truffatore, con una scusa, se va. An-che lui ha un appuntamento o è in ritardo sullavoro. Cento euro risparmiati. Ma non di-menticare mai di segnarti la targa, meglio an-cora di fare una foto col telefonino.

    L’urto accidentale al mercatoQuesto è un classico. Eppure pare funzio-nare sempre. La signora, quasi sempre an-ziana, sta facendo la spesa. È distratta, guar-

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  • 23APPROFONDIAMO

    da le bancarelle. Ha la borsa e del denaro,ovvio. Due o tre persone la urtano, le spor-cano un po’ il vestito con del cibo o una be-vanda, acqua o aranciata, va bene tutto.Grandi scuse, poi l’aiutano, si fa per dire, aripulire il vestito. Intanto uno provvede a ri-pulire la malcapitata del denaro in borsa.Quando se ne accorgerà sarà troppo tardi.Meglio quindi non tenere il contante in bor-sa, a meno che sia non facilmente rag-giungibile, ad esempio in una tasca internaben chiusa con la cerniera. E non dare trop-pa confidenza a persone un po’ troppo gen-tili e appiccicose.

    La retromarcia con investimento del pedo-neQuesta è una truffa facilitata dalle pene piùsevere previste da qualche tempo per i pi-rati della strada. E potrebbe diventare più fre-quente. L’automobilista fa retromarcia, al par-cheggio, guarda bene allo specchietto e die-tro non ha nessuno, ma una persona urla peril dolore. Scende e trova un uomo che af-ferma di essere stato investito. A questopunto può scattare la richiesta di denaro persoprassedere. Oppure la volpe «investita»dice che non è successo nulla e l’automo-

    bilista, tranquillo, se ne va. Invece rischia diessere denunciato come pirata dalla strada.La falsa vittima potrà procurarsi una picco-la ferita e dire alla polizia di essere stato in-vestito da un tizio poi fuggito, naturalmen-te ha preso la targa. Potrebbe magicamentecomparire anche un testimone. L’obiettivoè sempre ricavarne denaro, magari pro-mettendo di evitare di procedere con la de-nuncia.

    Denunciare sempreIn quest’ultimo caso, è un consiglio, saràbene telefonare alla polizia municipale e “au-todenunciarsi”, raccontando l’episodio del-l’investimento e nel dubbio affermare di te-mere una truffa. Il tutto resterà registrato epotrà evitare guai.Ma anche negli altri casi è bene sporgere de-nuncia, anche nel caso che il tentativo di rag-giro sia stato sventato. Certo, si perde deltempo, ma è utile. Anche perché le statisti-che servono a far capire la gravità e l’inci-denza sociale dei reati, favorendone il con-trasto. Ci sono reati sottovalutati perchéspesso non denunciati, e anche questo aiu-ta i furbastri. E poi qualche volta anche i gat-ti e le volpi possono essere incastrati.

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  • 24APPROFONDIAMO

    Immigrazione: quali gli aspetti positivi e quali i pericoli?

    Cerchiamo di mettere un po’ di ordine nella materia

    Un fenomeno complesso e variegato che da emergenziale diverrà viavia strutturale. Va tenuto conto che l’analisi si basa su stime di datie su valutazioni che riguardano avvenimenti in divenire

    di Ambrogio Giussani

    Africa saccheggiata per secolidagli europei… e non solo Neisecoli trascorsi gli europei, eoggi anche Cina, Russia e

    Stati Uniti, partecipano al gran ban-chetto di materie prime africane sfrut-tando lo stato di bisogno di molti Stati,a volte con la complicità di corrotti Go-verni locali, se non addirittura dittatorialiche in nazioni come il Sudan, la Soma-lia, l’Eritrea hanno causato guerre civili.In questa situazione, l’Italia continua adesportare armi in questi Paesi incre-mentando così indirettamente guerresempre più feroci da cui sono costretti afuggire milioni di profughi… in Libia è inatto uno scontro di tutti contro tutti cau-sato dalla guerra a suo tempo condottadagli occidentali contro Gheddafi… daidati ONU, si rileva che circa 30 milionidi persone sono a rischio fame in Etio-pia, nord Kenya, attorno al lago Ciad,Somalia e Sud Sudan per la peggiorcrisi alimentare degli ultimi decenni e acausa di cambiamenti climatici che afine secolo porteranno ad avere 3/4 delterritorio africano non abitabile. Quindi,come dice padre Alex Zanotelli, nonsiamo di fronte a una questione emer-genziale, ma strutturale del sistemaeconomico-finanziario e… i disperatidella storia nessuno li potrà fermare.

    Gli immigrati ci pagheranno le pensioniAll’Italia servono sempre più immigratiregolari, dice il presidente dell’InpsBoeri, in quanto un lavoratore in nero sutre è clandestino e spiegando che la re-golarizzazione dei lavoratori immigratiporterebbe a un’emersione persistentenel tempo di lavoro altrimenti svolto innero. Abbiamo sempre più bisogno dimigranti che contribuiscano al finanzia-mento del nostro sistema di protezionesociale. In particolare aiuta il fatto chegli immigrati che arrivano sono giovani,lontani dall’età della pensione. E’ statocalcolato che sin qui gli immigrati cihanno regalato circa un punto di Pil dicontributi sociali a fronte dei quali nonsono state loro erogate delle pensioni.In particolare, gli immigrati regolari ver-sano ogni anno 8 miliardi di contributisociali e ne ricevono 3 in termini di pen-sioni e altre prestazioni sociali, con unsaldo netto di circa 5 miliardi per lecasse dell’Inps.

    La regolarizzazione renderà l’Italia più si-curaChi viene emarginato dalla vita comuni-taria, non esercitando i diritti e i doveridi cittadinanza, tende a rinchiudersinelle periferie delle nostre città diven-tando più facile preda delle organizza-

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  • 25APPROFONDIAMO

    zioni criminali. Infatti, i reati commessida extra comunitari irregolari sono digran lunga superiori a quelli commessidai regolari.

    Riempiono un vuoto Se passasse il provvedimento fermo alSenato (Ius Soli e Ius Culturae), sareb-bero coinvolte circa 800mila persone,delle quali 600mila circa alunni dellescuole italiane. Poi, secondo l’elabora-zione della Fondazione Leone Moressasu dati Istat e Miur, saranno naturalizzatiquasi 60mila nuovi italiani ogni anno. Di-venterà italiano un minore su otto. Percontro, la popolazione residente attesaper l’Italia secondo previsioni Istat ca-lerà di 2,1 milioni di residenti nel 2045 edi 7 milioni nel 2065. E… visto che gliitaliani continuano a non fare figli, il qua-dro avrebbe parziale sollievo dalle mi-grazioni e naturalizzazioni.

    Non tutti i richiedenti rimarranno in Italia La cittadinanza sarà richiesta anche damolte persone che non necessaria-mente “si sentono italiane”, ma che lautilizzeranno come il mezzo più sem-plice per muoversi liberamente in Eu-ropa e nel mondo, visto che lealternative sono ancora più complicatee dispendiose.

    Troppi in poco tempo In un lasso di tempo relativamentebreve (alcuni anni) rispetto all’immobili-smo di secoli, si è concentrata unamassiccia e variegata immigrazione siadi tipo politico (rifugiati da guerre e per-secuzioni) che di ordine economico(fuga da fame e carestie). Ciò ha fatto“saltare” i consueti canali e strutturepreposti a regolare i normali flussi immi-gratori in dotazione ad una singola na-zione. L’Italia ha già fatto molto ma è

    impensabile che uno Stato possa af-frontare da solo arrivi sia da terra che damare di tale portata.

    L’Europa deve fare la sua parte, da soliè impossibileLa responsabilità risiede anche nelle isti-tuzioni europee, che dovrebbero ragio-nare in termini strategici e complessivirifiutando la logica dell’emergenza perimpegnarsi nel sostegno ai Paesi doveoggi non esistono diritti, stabilità politica,possibilità di sviluppo; oltre che soste-nere con mezzi e risorse gli Stati europeidi confine quali l’Italia e la Grecia.

    Integrazione e regolamentazione, altri-menti sicurezza in pericoloAccoglienza ed integrazione devonoviaggiare congiunte, altrimenti si ri-schia di andare ad alimentare la crimi-nalità se non addirittura il terrorismo.Infatti, sono stati i cani sciolti delloStato islamico che hanno colpito inEuropa in questi ultimi anni: spessoimmigrati di seconda generazione di-venuti cittadini. Probabilmente a causadi una mancata o carente integra-zione.

    Condivisione di leggi, cultura e valoriChi viene in Italia deve dimostrare dicondividerne le leggi, la cultura, i valorie rispettare le nostre tradizioni civili ereligiose.

    Altre religioniQuanti saranno i cristiani e quelli dialtre religioni? Non è possibile saperlocon precisione, ma sicuramente siporrà un serio problema nei confrontidi quegli islamici provenienti da Statiche non concedono reciprocità nella li-bertà di culto, se non addirittura per-seguitano i cristiani.

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  • 26OLTRE IL CAMPANILE

    Rompiamo il silenzio sull’Africa

    L’appello su Avvenire

    di padre Alex Zanotelli

    Pubblichiamo volentieri l’«appelloafricano» che padre Alex Zanotelli,comboniano, ha lanciato ai giorna-listi e alle giornaliste italiani. Con lo

    stile, la passione evangelica e la libertà di giu-dizio che ben conosciamo dice la sua e, inbuona misura, la nostra (visto che su “Av-venire” l’Africa e isuoi popoli hannopiena cittadinanzamediatica). Perquanto ci riguarda,possiamo assicurar-gli che col nostro sti-le, la stessa passionee una non minore li-bertà di giudizio con-tinueremo a teneregli occhi bene apertie la voce e le pagine(cartacee e digitali)ben spiegate. (mt)Cari colleghi e colle-ghe,scusatemi se mi rivolgo a voi in questa tor-rida estate, ma è la crescente sofferenza deipiù poveri ed emarginati che mi spinge a far-lo. Per questo come missionario uso la pen-na (anch’io appartengo alla vostra catego-ria) per far sentire il loro grido, un grido chetrova sempre meno spazio nei mass-mediaitaliani. Trovo infatti la maggior parte dei no-stri media, sia cartacei che televisivi, così pro-vinciali, così superficiali, così ben integrati nelmercato globale. So che i mass-media, pur-troppo, sono nelle mani dei potenti gruppieconomico-finanziari, per cui ognuno divoi ha ben poche possibilità di scrivere quel-

    lo che vorrebbe. Non vi chiedo atti eroici, masolo di tentare di far passare ogni giornoqualche notizia per aiutare il popolo italianoa capire i drammi che tanti popoli stanno vi-vendo.Mi appello a voi giornalisti/e perché abbia-te il coraggio di rompere l’omertà del silen-

    zio mediatico chegrava soprattuttosull’Africa. (Sono po-che purtroppo le ec-cezioni in questocampo!).È inaccettabile perme il silenzio sulladrammatica situa-zione nel Sud Su-dan (il più giovaneStato dell’Africa), in-garbugliato in unapaurosa guerra civi-le che ha già causa-to almeno trecento-

    mila morti e milioni di persone in fuga.È inaccettabile il silenzio sul Sudan, retto daun regime dittatoriale in guerra contro il po-polo sui monti del Kordofan, i Nuba, il po-polo martire dell’Africa, e contro le etnie delDarfur.È inaccettabile il silenzio sulla Somalia, inguerra civile da oltre trent’anni con milioni dirifugiati interni ed esterni.È inaccettabile il silenzio sull’Eritrea, retta dauno dei regimi più oppressivi al mondo, concentinaia di migliaia di giovani in fuga versol’Europa.È inaccettabile il silenzio sul Centrafrica, checontinua ad essere dilaniato da una guerra

    padre Alex Zanotelli

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  • 27OLTRE IL CAMPANILE

    civile che non sembra finire mai.È inaccettabile il silenzio sulla grave situa-zione della zona saheliana dal Ciad al Mali,dove i potenti gruppi jihadisti potrebbero co-stituirsi in un nuovo Califfato dell’Africanera. È inaccettabile il silenzio sulla situazione cao-tica in Libia, dov’è in atto uno scontro di tut-ti contro tutti, causato da quella nostra ma-ledetta guerra contro Gheddafi.È inaccettabile il silenzio su quanto avvienenel cuore dell’Africa, soprattutto in Congo,da dove arrivano i nostri minerali più preziosi.È inaccettabile il silenzio su trenta milioni dipersone a rischio fame in Etiopia, Somalia,Sud Sudan, nord del Kenya e attorno alLago Ciad, la peggior crisi alimentare degliultimi 50 anni secondo l’Onu.È inaccettabile il silenzio sui cambiamenti cli-matici in Africa, che rischia a fine secolo diavere tre quarti del suo territorio non abita-bile.È inaccettabile il silenzio sulla vendita italia-na di armi pesanti e leggere a questi Paesiche non fanno che incrementare guerresempre più feroci da cui sono costretti a fug-gire milioni di profughi. (Lo scorso anno l’Ita-lia ha esportato armi per un valore di 14 mi-liardi di euro!!).Non conoscendo tutto questo, è chiaro cheil popolo italiano non può capire perché cosìtanta gente stia fuggendo dalle loro terre ri-schiando la propria vita per arrivare da noi.Questo crea la paranoia dell’«invasione», fur-bescamente alimentata anche da partitixenofobi. Questo forza i governi europei atentare di bloccare i migranti provenienti dalcontinente nero con l’Africa Compact, con-tratti fatti con i governi africani per blocca-re i migranti Ma i disperati della storia nes-suno li fermerà. Questa non è una questio-ne emergenziale, ma strutturale al Sistemaeconomico-finanziario. L’Onu si aspetta giàentro il 2050 circa cinquanta milioni di pro-fughi climatici solo dall’Africa. E ora i nostri

    politici gridano, dopo che per secoli li ab-biamo saccheggiati e continuiamo a farlocon una politica economica che va a be-neficio delle nostre banche e delle nostre im-prese, dall’Eni a Finmeccanica.E così ci troviamo con un Mare Nostrum cheè diventato Cimiterium Nostrum, dove sononaufragati decine di migliaia di profughi e conloro sta naufragando anche l’Europa comepatria dei diritti.Davanti a tutto questo non possiamo rima-nere in silenzio. (I nostri nipoti non dirannoforse quello che noi oggi diciamo dei nazi-sti?). Per questo vi prego di rompere que-sto silenzio-stampa sull’Africa, forzando i vo-stri media a parlarne. Per realizzare questo,non sarebbe possibile una lettera firmata damigliaia di voi da inviare alla Commissionedi Vigilanza sulla Rai e alle grandi testate na-zionali? E se fosse proprio la FederazioneNazionale Stampa Italiana (Fnsi) a fare que-sto gesto? Non potrebbe essere questoun’Africa Compact giornalistico, molto piùutile al Continente che non i vari Trattati fir-mati dai governi per bloccare i migranti? Nonpossiamo rimanere in silenzio davanti a un’al-tra Shoah che si sta svolgendo sotto i no-stri occhi.Diamoci tutti/e da fare perché si rompa que-sto maledetto silenzio sull’Africa.Tratto da Avvenire di giovedì 20 luglio 2017

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  • 28MEMORIE BRESSESI

    1917: a Bresso i profughi dalla Venezia Giulia

    Dal Chronicon parrocchiale

    A cent’anni dalla disfatta di Caporetto una pagina di solidale e provvidenziale

    di Don Enrico Invernizzi, parroco dei SS. Nazaro e Celso

    Il 24 ottobre 1917 sulla fronte Giulia, dopovivace duello di artiglierie, l’avversario conforte concorso di truppe e mezzi meccanicigermanici e dopo aver violentemente bom-

    bardato con largo impiego di proiettili a gasil Rombon e l’altopiano di Bainsizza, ha ini-ziato l’atteso suo attacco delle nostre posta-zioni. La deficienza di alcuni reparti della IIarmata ha permesso agli Austro-Ungarici dirompere la nostra ala sinistra della fronteGiulia malgrado gli sforzi valorosi delle altretruppe ed il nemico riesce a calare e penetraresul sacro suolo d’Italia. Le truppe nostre ri-piegarono e si fermarono sul Pia-ve. Degli abitanti delle terre inva-se chi poté fuggire riparò al di quadel Piave e dalle Autorità Gover-native vennero raggruppati in di-verse località della Penisola nonescluso Bresso, il quale ne ospitòcirca 160 (158), tutti provenientidal Friuli (Cividale e terre situateoltre il Natisone).Carattere di questa gente = Eccet-tuati coloro che provenivano daipaeselli montani di lingua slava, glialtri avevano tutti sentito l’influs-so dei paesi invasi dall’elemento mi-litare. Poca religiosità, costumirilassati. Vi fu però qualche fami-glia buona come i Comugnero daCividale, i cui due figli erano iscrit-ti e partecipavano alla presidenza

    del Circolo Giovanile Cattolico della Par-rocchia del duomo di quella città. Il maggioredi essi moriva in Bresso dopo aver prestatoservizio militare come artigliere a Spezia, don-de ritornava tubercoloso e decedeva all’etàdi anni 20 (il 6/12/1918). Altro profugo chemoriva a Bresso fu Mentil Giovanni, fuGiorgio, di anni 62, ed il bambino MartinigCeleste, di anni 3.La popolazione di Bresso si industriò sempredi assistere questi poveri profughi, i quali, in-vero, non erano tanto abituati al lavoro edil ministero delle terre liberate, presieduto da

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  • 29MEMORIE BRESSESI

    S.E. Nava, e costituito dopo la vittoria,conferiva al coadiutore locale [don Giusep-pe Pozzi, futuro prevosto di Bresso, ndR] ildiploma di benemerenza per l’opera da luisvolta nel soccorso di quelli sventurati con-cittadini.I profughi Comugnero richiamano la costi-tuzione in parrocchia nostra della G.C.I.(Gioventù Cattolica Italiana) di cui il fratel-lo minore, Carlo Dino, durante la sua per-manenza tra noi, fu segretario prima e poipresidente zelante e attivo. Il circolo dellaGioventù Cattolica fu fondato il 9/7/1916 nel-la casa del coadiutore con un gruppo di novegiovani, i quali però si moltiplicarono e di-spiegarono tosto un’encomiabile attività purnel doloroso e disagiato periodo bellico. Il car-dinal Ferrari, in data 25/7/1916, ne appro-vava la fondazione e lo statuto ed il 5/9/1922veniva accettata la sua aggregazione a Roma.(dal Chronicon Parrocchiale)

    Qualche parola di commentodi don Angelo Zorloni1 Come anche in altre note del Chronicon,don Enrico Invernizzi si mostra acuto letto-re dei suoi tempi e della sua gente. Raccontaampiamente la disfatta di Caporetto, de-scritta secondo la versione ufficiale della “de-ficienza di alcuni reparti della II Armata”(versione oggi non più accreditata da mol-ti storici): colloca così la vicenda locale den-tro uno scenario più ampio. Oggi si direb-be che questo parroco “pensa globalmen-te e agisce localmente”.2 Si racconta un episodio di accoglienza diprofughi. E di non pochi: 158. I bressesi al-lora erano poco più di 2.000. Quei profughiarrivarono improvvisamente, tutti insieme,uomini, donne, vecchi e bambini: gli storiciraccontano di un vero tsunami, perché fu-rono più dai 300 ai 600 mila, distribuiti dalGoverno su tutto il territorio nazionale. E l’ac-coglienza spesso fu tutt’altro che buona: so-spetti di complicità con il nemico (c’era chi

    soffiava sul fuoco anche allora), famiglie di-vise e maltrattate, donne e ragazze sfrutta-te, mancanza di medicinali, cibo e alloggi.Eppure si trattava di connazionali. Una pa-gina tragica della storia nazionale.3 Tra noi che accadde? “La popolazione diBresso si industriò sempre di assistere que-sti poveri profughi” e il coadiutore, e futu-ro Prevosto, don Giuseppe Pozzi si prodi-gò nella solidarietà. Da qualche testimo-nianza raccolta tra gli anziani, viene tra-mandato che questi profughi furono ospitatinelle case dei bressesi, allora vecchie ca-scine: immaginiamo qualche stanza, qual-che locale riadattato. Molto bene, dunque.4 Ma non mancano interessanti rilievi:“Poca religiosità, costumi rilassati” e “nonerano tanto abituati al lavoro”. Curioso.Sono proprio le obiezioni odierne sui pro-fughi: lontananza culturale e religiosa, allar-me sulla loro moralità, e poca attitudine allavoro. Se pensiamo che essi erano mon-tanari friulani, noti a tutti come lavoratori in-traprendenti, fedeli cattolici e persone tutted’un pezzo, sorridiamo. Non sono forse ipregiudizi di sempre su chi è diverso?5 E il buon parroco, dopo aver riportato inomi dei poveri profughi morti, ci regala unapagina di vera Provvidenza. Racconta chealcuni giovani profughi diedero una spintapropulsiva alla costituzione della GioventùCattolica Italiana; uno di essi si impegnò ad-dirittura come “segretario prima e poi pre-sidente zelante e attivo”. In altre parole: que-sti profughi contribuirono a fondare quelloche sarebbe diventato di lì a qualche annoil nostro Oratorio San Giuseppe. Per concludere, dice la lettera agli Ebrei:“Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, pra-ticandola, senza saperlo hanno accolto de-gli angeli” (Eb 13,2). Anche a Bresso è suc-cesso così.PS Questa storia è stata ripresa da un ar-ticolo apparso su Avvenire del 28 settem-bre 2017 a firma di Francesco Riccardi.

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  • 30CALENDARIO LITURGICO

    OTTOBRE 2017

    Squilla ottobre 2017 stampa_La Squilla ottobre 2017 04/10/17 10:51 Pagina 30

  • 31FARMACIE DI TURNO

    GUARDIA FARMACEUTICA DALLE ORE 19.30 ALLE ORE 8.30DEL GIORNO SUCCESSIVO

    OTTOBRE 2017 (Bresso - Cormano - Cusano)a cura della Farmacia Rivolta - Cormano

    123456789101112131415161718192021222324252627282930311234567891011

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    DEL CORSO -Cusano MilaninoFORNASÈ - CormanoRIVOLTA - CormanoCOMUNALE N ° 2 - Bresso PALTRINIERI -Cusano MilaninoSCOTTI - BressoSORRENTINO - CormanoBAIO - BressoCOMUNALE N ° 3 - Bresso COMUNALE -Cusano MilaninoMODERNA - BressoTESTI - fraz. OspitalettoCOMUNALE N ° 5 - Bresso MORETTI -Cusano MilaninoCOMUNALE N ° 5 - Bresso BRUSUGLIO - Cormano GIUGLIANO -Cusano MilaninoCOMUNALE N ° 1 - Bresso DEL CORSO -Cusano MilaninoFORNASÈ - CormanoRIVOLTA - CormanoCOMUNALE N ° 5 - Bresso PALTRINIERI -Cusano MilaninoSCOTTI - BressoSORRENTINO - CormanoBAIO - BressoCOMUNALE N ° 5 - Bresso COMUNALE -Cusano MilaninoMODERNA - BressoTESTI - fraz. OspitalettoCOMUNALE N ° 4 - BressoMORETTI -Cusano MilaninoCOMUNALE N ° 5 - Bresso BRUSUGLIO - Cormano GIUGLIANO -Cusano MilaninoCOMUNALE N ° 5 - Bresso DEL CORSO -Cusano MilaninoFORNASÈ - CormanoRIVOLTA - CormanoCOMUNALE N ° 2 - Bresso PALTRINIERI -Cusano MilaninoSCOTTI - Bresso

    P.za Trento e Trieste, 4P.zza Bernini, 1/AVia Caduti della Libertà, 10Via Ambrogio Strada, 56 Via Cooperazione, 20Via A. Manzoni, 14Via Gramsci 44Via Vittorio Veneto, 5/DVia Piave, 23 Esselunga CusanoVia Vittorio Veneto, 51Via XXIV Maggio, 21Via Vittorio Veneto,26V.le Matteotti, 2Via Vittorio Veneto, 26 Via V. Veneto, 27 Via C. Sormani, 89Via Roma, 87 P.za Trento e Trieste, 4P.zza Bernini, 1/AVia Caduti della Libertà, 10Via Vittorio Veneto, 26 Via Cooperazione, 20Via A. Manzoni, 14Via Gramsci 44Via Vittorio Veneto, 5/DVia Vittorio Veneto, 26 Esselunga CusanoVia Vittorio Veneto, 51Via XXIV Maggio, 21Via Papa Giovanni XXIII, 43V.le Matteotti, 2Via Vittorio Veneto, 26 Via V. Veneto, 27 Via C. Sormani, 89Via Vittorio Veneto, 26 P.za Trento e Trieste, 4P.zza Bernini, 1/AVia Caduti della Libertà, 10Via Ambrogio Strada, 56 Via Cooperazione, 20Via A. Manzoni, 14

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  • 32I NUMERI DELLA COMUNITÀ

    Direttore: Don Angelo Zorloni Redazione: Ambrogio Giussani - Luca BaraggiaWalter Baraggia - Flavio Campetti - Valentina VillaDario Landreani - Francesco Boso

    Foto: Autori vari Copertina: Realizzazione grafica a cura della redazione

    Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 405 del 18-11-1978Grafiche Baraggia s.r.l. - Via Ornato, 14 - MILANO - Tel. 02.6425737 - Fax 02. 66104118 - e-mail: [email protected]

    Direttore: ANGELO ZORLONI

    Orario Confessioni Parrocchia SS. Nazaro e Celsoferiali: ore 8.45 - 9.30sabato: ore 16-19

    Indirizzovia Roma, 12 - 20091 Bresso

    www.madonnadelpilastrello.it.e-mail: [email protected]

    Numeri utiliPrevosto - don Angelo ZorloniOrari segreteria parrocchiale: dal lun. al ven. 17.30 - 19don Saulo MontiOratorio - don Andrea CarrozzoCarabinieri BressoVigili del FuocoCroce RossaAmbulanzaServizio di guardia medicaComunePolizia LocaleOspedale BassiniAcliAssociazione Centro sociale anzianiAVISBiblioteca ComunaleCasa dell’AnzianoCentro della FamigliaCentro di ascolto CaritasCinema-Teatro San GiuseppeParrocchia San CarloParrocchia Madonna della Misericordia

    02 610 08 82

    380 49 13 98702 610 17 6802 610 89 51

    11502 610 73 68

    11802 34567

    02 614 55102 614 554 00

    02 5799.102 66 50 10 72

    02 610 72 3602 614 00 95

    02 614 55 34902 66 50 30 7002 66 50 34 39

    366 489234302 66 50 24 94

    02 614 26 6002 610 09 96

    Orari delle SS. Messe in BressoSS. NAZARO E CELSO - feriali: ore 7 (escluso il sabato) - 9sabato e vigiliari: ore 18.30festivi: ore 7.30 - 9 - 10.15 - 11.30

    Santuario della Madonna del Pilastrellotutti i giorni ore 17 S. Rosario

    SAN CARLO - feriali: ore 8 - 18.30sabato e vigiliari: ore 19festivi: ore 8.30 - 10.30 - 19

    MADONNA DELLA MISERICORDIA - feriali: ore 17.30sabato e vigiliari: ore 17.15festivi: ore 10 - 17.30

    Chiesa di San Francesco - feriali: ore 9 (escluso il sabato)sabato e vigiliari: ore 18.30festivi: ore 11.15

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