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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLIII n. 50 (46.294) Città del Vaticano venerdì 1 marzo 2013 . y(7HA3J1*QSSKKM( +@!"!@!"!# 2 Nell’ultima udienza del pontificato Benedetto XVI saluta il collegio cardinalizio La Chiesa si risveglia nelle anime Già oggi al futuro Papa prometto la mia incondizionata reverenza e obbedienza In modo nuovo Una straordinaria e commovente udien- za generale e l’incontro con i cardinali sono stati gli ultimi grandi momenti pubblici del pontificato di Benedetto XVI. Un pontificato che, per la prima volta nella storia, si conclude quieta- mente, senza il dramma della morte del vescovo di Roma, senza i rivolgimenti che hanno portato alle rinunce papali del passato, così lontane nel tempo e così diverse da non potere essere consi- derate reali precedenti. Ora, in un «modo nuovo» il Romano Pontefice resta accanto al Signore in croce, mai abbandonato nel corso di una vita lun- ga e straordinariamente fruttuosa. Che si apre, da oggi più di prima, allo spa- zio riservato alla preghiera e alla medi- tazione. Sì, Benedetto resta nella Chiesa, vici- no al successore di Pietro che sarà scel- to dai cardinali. Un gruppo di uomini, certo, ma che in modo misterioso è vi- vificato dal soffio dello Spirito ed è motivato da un senso di responsabilità unico, che il collegio ha dimostrato di sapere onorare, come la storia dimostra, soprattutto dalla fine del Settecento. Per questo Joseph Ratzinger è in qual- che modo tornato alla sua elezione, in- contrando nell’ultimo giorno del ponti- ficato quel collegio — mai così numero- so prima di allora — che il 19 aprile 2005 l’ha votato in poche ore, anche se lui non aveva in alcun modo cercato il papato. «La Chiesa non muore mai» scriveva nel medioevo il teologo Egidio Romano, teorizzando che «durante la vacanza della sede la potestà papale ri- mane» nei cardinali riuniti per eleggere il Pontefice. Del conclave di otto anni fa Bene- detto XVI ha parlato anche in una piaz- za San Pietro stracolma e illuminata da un sole tardoinvernale: «Signore, per- ché mi chiedi questo e che cosa mi chiedi» era la domanda che si agitava in quel momento nel suo cuore e che trovò una prima risposta sulle labbra del Papa stesso, quando disse durante la messa inaugurale del pontificato che il suo programma era quello di ascolta- re ogni giorno, insieme alla Chiesa, la volontà del Signore. E per otto anni Cristo ha guidato il Pontefice, come ha ripetuto, aggiungendo di non essersi mai sentito solo «nel portare la gioia e il peso» di un ruolo unico al mondo. E questo perché «il Papa appartiene a tutti e tantissime persone si sentono molto vicine a lui». Vicinanza che, anche visibilmente, Benedetto XVI ha sperimentato dall’11 febbraio, quando ha annunciato la sua rinuncia in piena libertà e pubblica- mente, ma che ogni giorno ha avvertito negli otto anni di un pontificato che la storia riconoscerà nella sua grandezza. Una grandezza non ricercata ma che si è imposta, e non soltanto in una di- mensione spirituale. A Peter Seewald il Pontefice, eletto a un’età molto avanza- ta, ha detto che nei secoli a grandi Papi si sono alternati piccoli Papi, specifi- cando con semplicità e senza alcuna af- fettazione di sentirsi un piccolo Papa, strumento nelle mani di Dio. Ma pro- prio per questo non solo i cattolici, né soltanto i cristiani, né unicamente i cre- denti, ma in gran numero donne e uo- mini di tutto il mondo hanno capito sempre di più di avere di fronte un Pa- pa tra i più grandi, un grande uomo del nostro tempo. E proprio la rinuncia, atto grave e nuovo che alcuni non capiscono, ha mostrato a tutti il coraggio mite ma fer- missimo e la serenità gioiosa di que- st’uomo: mai una volta, infatti, Bene- detto XVI è indietreggiato davanti ai lu- pi e mai si è fatto sopraffare dal turba- mento di fronte a sporcizia e scandali, che ha invece contrastato con determi- nazione. Sostenuto da tanti collabora- tori, come ha più volte ripetuto, ma so- prattutto dalla preghiera che per lui sa- liva nella Chiesa, come per l’apostolo Pietro. E forse la serenità gioiosa — che viene dalla fiducia in Dio e traspare co- sì visibilmente dal suo volto — è il la- scito più duraturo di questo Papa, che conclude nella pace e in modo nuovo un pontificato indimenticabile. g.m.v. Il Presidente della Repubblica esprime il saluto riconoscente e affettuoso degli italiani al Pontefice che lascia il soglio pontificio ma non Roma Gesto di straordinario significato storico e umano Ha voluto salutarli tutti personalmente, uno ad uno. Benedetto XVI ha riservato a loro, ai suoi «amici» cardinali — come li aveva chia- mati durante l’udienza generale di mercoledì scorso — l’ultimo incontro ufficiale del suo pontificato nel Palazzo Apostolico, in Vatica- no. In centoquarantaquattro i porporati lo hanno atteso giovedì mattina, 28 febbraio, nella Sala Clementina. Con lui hanno vissuto un momento significativo di quella collegiali- tà che caratterizza la vita della Chiesa. E che non viene meno, ha assicurato il Pontefice, perché «continuerò ad esservi vicini con la preghiera specialmente nei prossimi giorni af- finché siate pienamente docili all’azione dello Spirito Santo nell’elezione del nuovo Papa», al quale, con tutta la semplicità della sua ani- ma, Benedetto XVI ha sin da oggi promesso «la mia incondizionata reverenza e obbedien- za». Con i cardinali già presenti a Roma, hanno partecipato all’udienza anche i mem- bri della Segreteria di Stato al completo, gui- dati dagli arcivescovi Becciu e Mamberti, gli arcivescovi e i vescovi a capo di dicasteri del- la Santa Sede e i cerimonieri pontifici, guida- ti dal maestro monsignor Marini. PAGINA 7 NOSTRE INFORMAZIONI Inserto speciale a colori Benedetto XVI otto anni di pontificato Il Santo Padre ha ricevuto in udienza, mercoledì 27 febbraio, Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Joan Enric Vives Sicilia, Coprincipe di Andorra, Arci- vescovo-Vescovo di Urgell. In data 28 febbraio, il Santo Padre ha accettato la ri- nuncia al governo pastorale della Diocesi di Villa Ma- ría (Argentina), presentata da Sua Eccellenza Reveren- dissima Monsignor José Angel Rovai, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Provvista di Chiesa In data 28 febbraio, il Santo Padre ha nominato Ve- scovo di Villa María (Argentina) il Reverendo Samuel Jofré, del clero dell’Arcidiocesi di Córdoba, finora Par- roco della Parrocchia del Santo Cristo. Nomina di Vescovo Ausiliare In data 28 febbraio, il Santo Padre ha nominato Ve- scovo Ausiliare della Diocesi di Xuân Lôc (Vietnam) il Reverendo Monsignore Joseph Dinh Duc Dao, finora Rettore del Seminario Maggiore della medesima Dio- cesi, assegnandogli la Sede titolare vescovile di Gadiaufala. Cordoglio del Papa per la morte del cardinale Honoré Crocifissi insieme a colui che per noi è stato crocifisso Da umile lavoratore a umile pastore MANUEL NIN A PAGINA 5 LA BIO GRAFIA DEL PORPORATO A PAGINA 7 di GIORGIO NAPOLITANO R innovo a Benedetto XVI — nel momento conclusivo del suo mandato — il saluto riconoscente e affettuoso de- gli italiani. Ho sentito e sento di poterlo fare a nome del popolo e della nazione, che questo Pontefice non italiano ha sinceramente amato, e ha accompagnato con costante sim- patia e benevolenza. Anche i più lontani dalla Chiesa e dalla pratica religiosa hanno apprezzato l’elevatezza della ricerca e degli apporti di pensiero di Benedetto XVI, e insieme la sua semplicità e la sua discrezione. Gli anni del suo pontificato sono stati tra i più sereni nei rapporti tra la Chiesa e lo Stato nel nostro Paese: nel segno del rispetto reciproco e della vo- lontà di collaborazione. La dimensione sociale e pubblica — per comune riconoscimento — del fatto religioso, è stata in questi anni sempre vissuta col giusto senso del limite. Sabato scorso, il mio personale commiato da Benedetto XVI è stato segnato da un’intima commozione. Perché fin dal- la mia iniziale visita di Stato in Vaticano e dalla sua, in resti- tuzione, al Quirinale, si era stabilito tra noi un senso di affi- nità che ci spingeva ad andare al di là di ogni ufficialità e formalità. Non potevo tuttavia prevedere il livello di atten- zione e confidenza cui sarebbero giunti il rapporto e gli in- contri tra noi. Ne ho, così, potuto cogliere la sofferenza e il travaglio in momenti difficili e amari per la Chiesa; e la serena determi- nazione nell’affrontare le prove che gli si presentavano. E abbiamo avuto modo di verificare una schietta comu- nanza di preoccupazioni e di vedute sui fatti dell’Europa e del mondo. Gli sono grato per la stima e fiducia che mi ha dimostrato, e per la così sensibile sintonia in cui egli si è po- sto col mio fondamentale impegno per l’unità nazionale. Benedetto XVI lascia — con un gesto di straordinario signi- ficato storico e umano — il soglio pontificio, ma non Roma. Non si allontana dall’Italia. E noi continueremo a sentirlo vi- cino, e ad essergli vicini con animo beneaugurante. Apprendendo con emozione della morte del Cardinale Jean Honoré, Arcivescovo emerito di Tours, porgo le mie sentite condoglianze a lei, al- la sua famiglia e ai suoi ex diocesa- ni. Che il Signore accolga nella sua pace e nella sua luce questo Pastore fedele che ha servito la Chiesa con dedizione nell’insegnamento cattoli- co e nella catechesi, poi come Ve- scovo di Évreux e Arcivescovo di Tours. Artefice competente e appas- sionato della redazione del Catechi- smo della Chiesa Cattolica, si è sem- pre preoccupato di annunciare il Vangelo a tutti nel mondo contem- poraneo. In pegno di conforto, vi imparto una speciale Benedizione apostolica, che estendo alla famiglia del Cardinale defunto e alle perso- ne a lui care, ai suoi ex diocesani di Tours e di Évreux, come pure a tut- te le persone che prenderanno parte alla celebrazione delle esequie. BENEDICTUS PP XVI Analogo telegramma è stato inviato dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato. IN ALLEGATO Il cardinale francese Jean Honoré, arcivescovo emerito di Tours, è morto alle 5 del mattino di giovedì 28 febbraio. Da due giorni era ricoverato in un ospedale di Tours per un’infezione polmonare. Era nato il 13 agosto 1920 a Saint-Brice-en-Coglès, nel territorio dell’arcidiocesi di Rennes. Nel concistoro del 21 febbraio 2001 Giovanni Paolo II lo aveva creato cardinale, assegnandogli il titolo di Santa Maria della Salute a Primavalle. Le esequie saranno celebrate martedì 5 marzo nella cattedrale di Tours, dove sarà poi sepolto. Appresa la notizia Benedetto XVI ha fatto pervenire a monsignor Bernard-Nicolas Aubertin, arcivescovo di Tours, il telegramma che pubblichiamo in una nostra traduzione italiana.

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    L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

    Unicuique suum

    POLITICO RELIGIOSO

    Non praevalebunt

    Anno CLIII n. 50 (46.294) Città del Vaticano venerdì 1 marzo 2013

    .

    y(7HA3J1*QSSKKM( +@!"!@!"!#2

    Nell’ultima udienza del pontificato Benedetto XVI saluta il collegio cardinalizio

    La Chiesa si risveglia nelle animeGià oggi al futuro Papa prometto la mia incondizionata reverenza e obbedienza

    In modo nuovoUna straordinaria e commovente udien-za generale e l’incontro con i cardinalisono stati gli ultimi grandi momentipubblici del pontificato di BenedettoXVI. Un pontificato che, per la primavolta nella storia, si conclude quieta-mente, senza il dramma della morte delvescovo di Roma, senza i rivolgimentiche hanno portato alle rinunce papalidel passato, così lontane nel tempo ecosì diverse da non potere essere consi-derate reali precedenti. Ora, in un«modo nuovo» il Romano Ponteficeresta accanto al Signore in croce, maiabbandonato nel corso di una vita lun-ga e straordinariamente fruttuosa. Chesi apre, da oggi più di prima, allo spa-zio riservato alla preghiera e alla medi-tazione.

    Sì, Benedetto resta nella Chiesa, vici-no al successore di Pietro che sarà scel-to dai cardinali. Un gruppo di uomini,certo, ma che in modo misterioso è vi-vificato dal soffio dello Spirito ed èmotivato da un senso di responsabilitàunico, che il collegio ha dimostrato disapere onorare, come la storia dimostra,soprattutto dalla fine del Settecento.Per questo Joseph Ratzinger è in qual-che modo tornato alla sua elezione, in-contrando nell’ultimo giorno del ponti-ficato quel collegio — mai così numero-so prima di allora — che il 19 aprile2005 l’ha votato in poche ore, anche selui non aveva in alcun modo cercato ilpapato. «La Chiesa non muore mai»scriveva nel medioevo il teologo EgidioRomano, teorizzando che «durante lavacanza della sede la potestà papale ri-mane» nei cardinali riuniti per eleggereil Pontefice.

    Del conclave di otto anni fa Bene-detto XVI ha parlato anche in una piaz-za San Pietro stracolma e illuminata daun sole tardoinvernale: «Signore, per-ché mi chiedi questo e che cosa michiedi» era la domanda che si agitavain quel momento nel suo cuore e chetrovò una prima risposta sulle labbradel Papa stesso, quando disse durantela messa inaugurale del pontificato cheil suo programma era quello di ascolta-re ogni giorno, insieme alla Chiesa, lavolontà del Signore. E per otto anniCristo ha guidato il Pontefice, come haripetuto, aggiungendo di non essersimai sentito solo «nel portare la gioia eil peso» di un ruolo unico al mondo. Equesto perché «il Papa appartiene atutti e tantissime persone si sentonomolto vicine a lui».

    Vicinanza che, anche visibilmente,Benedetto XVI ha sperimentato dall’11febbraio, quando ha annunciato la suarinuncia in piena libertà e pubblica-mente, ma che ogni giorno ha avvertitonegli otto anni di un pontificato che lastoria riconoscerà nella sua grandezza.Una grandezza non ricercata ma che siè imposta, e non soltanto in una di-mensione spirituale. A Peter Seewald ilPontefice, eletto a un’età molto avanza-ta, ha detto che nei secoli a grandi Papisi sono alternati piccoli Papi, specifi-cando con semplicità e senza alcuna af-fettazione di sentirsi un piccolo Papa,strumento nelle mani di Dio. Ma pro-prio per questo non solo i cattolici, nésoltanto i cristiani, né unicamente i cre-denti, ma in gran numero donne e uo-mini di tutto il mondo hanno capitosempre di più di avere di fronte un Pa-pa tra i più grandi, un grande uomodel nostro tempo.

    E proprio la rinuncia, atto grave enuovo che alcuni non capiscono, hamostrato a tutti il coraggio mite ma fer-missimo e la serenità gioiosa di que-st’uomo: mai una volta, infatti, Bene-detto XVI è indietreggiato davanti ai lu-pi e mai si è fatto sopraffare dal turba-mento di fronte a sporcizia e scandali,che ha invece contrastato con determi-nazione. Sostenuto da tanti collabora-tori, come ha più volte ripetuto, ma so-prattutto dalla preghiera che per lui sa-liva nella Chiesa, come per l’ap ostoloPietro. E forse la serenità gioiosa — cheviene dalla fiducia in Dio e traspare co-sì visibilmente dal suo volto — è il la-scito più duraturo di questo Papa, checonclude nella pace e in modo nuovoun pontificato indimenticabile.

    g. m .v.

    Il Presidente della Repubblica esprime il saluto riconoscente e affettuoso degli italiani al Pontefice che lascia il soglio pontificio ma non Roma

    Gesto di straordinario significato storico e umano

    Ha voluto salutarli tutti personalmente, unoad uno. Benedetto XVI ha riservato a loro, aisuoi «amici» cardinali — come li aveva chia-mati durante l’udienza generale di mercoledìscorso — l’ultimo incontro ufficiale del suopontificato nel Palazzo Apostolico, in Vatica-no. In centoquarantaquattro i porporati lo

    hanno atteso giovedì mattina, 28 febbraio,nella Sala Clementina. Con lui hanno vissutoun momento significativo di quella collegiali-tà che caratterizza la vita della Chiesa. E chenon viene meno, ha assicurato il Pontefice,perché «continuerò ad esservi vicini con lapreghiera specialmente nei prossimi giorni af-

    finché siate pienamente docili all’azione delloSpirito Santo nell’elezione del nuovo Papa»,al quale, con tutta la semplicità della sua ani-ma, Benedetto XVI ha sin da oggi promesso«la mia incondizionata reverenza e obbedien-za». Con i cardinali già presenti a Roma,hanno partecipato all’udienza anche i mem-

    bri della Segreteria di Stato al completo, gui-dati dagli arcivescovi Becciu e Mamberti, gliarcivescovi e i vescovi a capo di dicasteri del-la Santa Sede e i cerimonieri pontifici, guida-ti dal maestro monsignor Marini.

    PAGINA 7

    NOSTRE INFORMAZIONIInserto speciale a coloriBenedetto XVI

    otto anni di pontificatoIl Santo Padre ha ricevuto in udienza, mercoledì 27febbraio, Sua Eccellenza Reverendissima MonsignorJoan Enric Vives Sicilia, Coprincipe di Andorra, Arci-vescovo-Vescovo di Urgell.

    In data 28 febbraio, il Santo Padre ha accettato la ri-nuncia al governo pastorale della Diocesi di Villa Ma-ría (Argentina), presentata da Sua Eccellenza Reveren-dissima Monsignor José Angel Rovai, in conformità alcanone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

    Provvista di ChiesaIn data 28 febbraio, il Santo Padre ha nominato Ve-

    scovo di Villa María (Argentina) il Reverendo SamuelJofré, del clero dell’Arcidiocesi di Córdoba, finora Par-roco della Parrocchia del Santo Cristo.

    Nomina di Vescovo AusiliareIn data 28 febbraio, il Santo Padre ha nominato Ve-

    scovo Ausiliare della Diocesi di Xuân Lôc (Vietnam) ilReverendo Monsignore Joseph Dinh Duc Dao, finoraRettore del Seminario Maggiore della medesima Dio-cesi, assegnandogli la Sede titolare vescovile diGadiaufala.

    Cordoglio del Papaper la morte del cardinale Honoré

    Crocifissi insieme a colui che per noiè stato crocifisso

    Da umile lavoratorea umile pastore

    MANUEL NIN A PA G I N A 5LA BIO GRAFIA DEL P O R P O R AT O

    A PA G I N A 7

    di GIORGIO NA P O L I TA N O

    Rinnovo a Benedetto XVI — nel momento conclusivo delsuo mandato — il saluto riconoscente e affettuoso de-gli italiani. Ho sentito e sento di poterlo fare a nomedel popolo e della nazione, che questo Pontefice non italianoha sinceramente amato, e ha accompagnato con costante sim-patia e benevolenza. Anche i più lontani dalla Chiesa e dallapratica religiosa hanno apprezzato l’elevatezza della ricerca edegli apporti di pensiero di Benedetto XVI, e insieme la suasemplicità e la sua discrezione. Gli anni del suo pontificatosono stati tra i più sereni nei rapporti tra la Chiesa e lo Stato

    nel nostro Paese: nel segno del rispetto reciproco e della vo-lontà di collaborazione. La dimensione sociale e pubblica —per comune riconoscimento — del fatto religioso, è stata inquesti anni sempre vissuta col giusto senso del limite.

    Sabato scorso, il mio personale commiato da BenedettoXVI è stato segnato da un’intima commozione. Perché fin dal-la mia iniziale visita di Stato in Vaticano e dalla sua, in resti-tuzione, al Quirinale, si era stabilito tra noi un senso di affi-nità che ci spingeva ad andare al di là di ogni ufficialità eformalità. Non potevo tuttavia prevedere il livello di atten-zione e confidenza cui sarebbero giunti il rapporto e gli in-contri tra noi.

    Ne ho, così, potuto cogliere la sofferenza e il travaglio inmomenti difficili e amari per la Chiesa; e la serena determi-nazione nell’affrontare le prove che gli si presentavano.

    E abbiamo avuto modo di verificare una schietta comu-nanza di preoccupazioni e di vedute sui fatti dell’Europa edel mondo. Gli sono grato per la stima e fiducia che mi hadimostrato, e per la così sensibile sintonia in cui egli si è po-sto col mio fondamentale impegno per l’unità nazionale.

    Benedetto XVI lascia — con un gesto di straordinario signi-ficato storico e umano — il soglio pontificio, ma non Roma.Non si allontana dall’Italia. E noi continueremo a sentirlo vi-cino, e ad essergli vicini con animo beneaugurante.

    Apprendendo con emozione dellamorte del Cardinale Jean Honoré,Arcivescovo emerito di Tours, porgole mie sentite condoglianze a lei, al-la sua famiglia e ai suoi ex diocesa-ni. Che il Signore accolga nella suapace e nella sua luce questo Pastorefedele che ha servito la Chiesa condedizione nell’insegnamento cattoli-co e nella catechesi, poi come Ve-scovo di Évreux e Arcivescovo diTours. Artefice competente e appas-sionato della redazione del Catechi-smo della Chiesa Cattolica, si è sem-pre preoccupato di annunciare ilVangelo a tutti nel mondo contem-poraneo. In pegno di conforto, vi

    imparto una speciale Benedizioneapostolica, che estendo alla famigliadel Cardinale defunto e alle perso-ne a lui care, ai suoi ex diocesani diTours e di Évreux, come pure a tut-te le persone che prenderanno partealla celebrazione delle esequie.

    BENEDICTUS PP XVI

    Analogo telegramma è stato inviatodal cardinale Tarcisio Bertone,segretario di Stato.

    IN A L L E G AT O

    Il cardinale francese Jean Honoré, arcivescovo emerito di Tours,è morto alle 5 del mattino di giovedì 28 febbraio. Da due giorni era ricoveratoin un ospedale di Tours per un’infezione polmonare. Era nato il 13 agosto 1920a Saint-Brice-en-Coglès, nel territorio dell’arcidiocesi di Rennes.Nel concistoro del 21 febbraio 2001 Giovanni Paolo II lo aveva creatocardinale, assegnandogli il titolo di Santa Maria della Salute a Primavalle.Le esequie saranno celebrate martedì 5 marzo nella cattedrale di Tours,dove sarà poi sepolto. Appresa la notizia Benedetto XVI ha fatto pervenirea monsignor Bernard-Nicolas Aubertin, arcivescovo di Tours,il telegramma che pubblichiamo in una nostra traduzione italiana.

  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 venerdì 1 marzo 2013

    L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

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    Grido d’allarme del presidente della Bce

    Tr a g e d i adiso ccupazione

    MO N A C O, 28. «La disoccupazioneè una tragedia». Non ha usatomezzi termini il presidente dellaBanca centrale europea (Bce), Ma-rio Draghi, nel denunciare una pia-ga che, per essere efficacemente cu-rata, necessita di cure ben mirate.Parlando ieri all’Accademia Cattoli-ca di Monaco di Baviera, Draghiha affermato che la disoccupazione«spreca la vitalità dei lavoratori eimpedisce alle persone di avere unruolo attivo». Uno scenario chenon può che essere «frustrante»per i giovani. Al grido di allarmeDraghi ha unito l’esortazione aiGoverni ad «attuare riforme fonda-mentali che spingano il potenzialedelle loro economie» affrontandoin primo luogo «la sfida della di-so ccupazione».

    Draghi ha spiegato che il man-dato della Bce ha «limiti definiti»e che ha agito «assicurando la sta-bilità dei prezzi per il più lungoperiodo dal dopoguerra a oggi».Quindi ha dichiarato: «Ma noinon possiamo riparare bilanci sba-gliati, non possiamo ripulire ban-che in difficoltà, non possiamo ri-solvere problemi profondi nellestrutture dell’economie dell’E u ro -pa». Spetta dunque ai Paesi agire eproseguire sulla strada delle rifor-me per risollevarsi dalla «terribile»situazione economica in cui versa-no alcuni di loro. E intanto la cre-scita «resta debole».

    Draghi ha poi ribadito che l’ip o-tesi di uscire dalle misure straordi-narie varate dalla Bce è «lontana».Secondo il presidente della Bancacentrale europea, le riforme econo-miche sono fondamentali ancheper «rinvigorire i nostri modelli so-ciali». Come pure è necessario raf-forzare «i meccanismi di mercato alservizio dell’umanità». In questomodo è possibile salvaguardare lapersona nella sua integrità.

    Draghi non ha mancato, rilevanogli osservatori, di ricordare i meritidella moneta unica. «L’euro è unmezzo per promuovere la pace trale Nazioni e anche un mezzo permigliorare la nostra prosperità col-lettiva» ha sottolineato il presiden-te della Bce.

    Nel suo discorso Draghi ha ri-volto un deferente pensiero a Bene-detto XVI nel giorno della sua ulti-ma udienza generale. Draghi ha af-

    fermato: «Papa Benedetto, ungrande figlio della Baviera, ha uti-lizzato i suoi otto anni alla guidadella Chiesa per affrontare una se-rie di pressanti preoccupazioni delmondo moderno. Tra questi, il Pa-pa ha posto l’accento sui temi eticinelle relazioni economiche delmondo globalizzato».

    Draghi infine ha riconosciutoche fino a questo momento non sisono visti i benefici delle scelte do-lorose che sul piano economico si èstati costretti a compiere. E in que-sto contesto si constata che mentrela situazione dei mercati sul debitosovrano è migliorata, nell’area eurol’accesso al credito è ancora «moltoframmentato». In alcuni Paesi è«molto difficile da ottenere».

    I commissari dell’Ue allo Sviluppo e all’Ambiente indicano le strategie da adottare

    Sfida alla povertà estremaNon è solo questione di risorse naturali ma anche di volontà politica

    BRUXELLES, 28. L’obiettivo di sradi-care l’estrema povertà nel mondo inuna sola generazione è «a portata dimano». È la valutazione espressa dalcommissario dell’Ue allo Sviluppo,Andris Piebalgs, che ha presentatouna comunicazione varata ieridall’Esecutivo dell’Ue. Piebalgs haaffermato che non è una questionedi risorse ma di volontà politica e diquadro adeguato. «I prossimi dueanni saranno decisivi per le decisionidella comunità internazionale el’Unione europea vuole avere unruolo cruciale su questo» ha dichia-rato il commissario Ue allo Svilup-po. Nel 2015, ricorda la Commissio-ne, arrivano a scadenza gli obiettividel millennio per lo sviluppo, unostrumento potente di mobilitazionedel pianeta in tema di lotta alla po-vertà, mentre la conferenza Rio+20(tenutasi nel giugno 2012) ha lancia-to il processo di formulazione degliobiettivi di sviluppo sostenibile.

    Le due sfide, secondo Bruxelles,devono essere raccolte insieme adot-tando una strategia ben articolata ecoordinata. «Gli sforzi per sradicarela povertà devono andare di paripasso con lo sviluppo sostenibile, al-trimenti saranno vani» ha sottolinea-to il commissario all’Ambiente, Ja-nez Potoĉnik. Quindi ha aggiunto:«Ecco perché la comunicazione dioggi propone un quadro unico ecoerente per garantire condizioni divita decenti per tutti entro il 2030».

    Il programma diretto a sradicarel’estrema povertà contempla obiettiviprecisi: un sempre più ampio acces-so, nelle zone del pianeta più remotee depresse, all’acqua e alle diversefonti di sostentamento; la promozio-ne di un più alto livello di educazio-ne e di formazione. Si sottolineaquindi la necessità di uno sfrutta-mento più equo e lungimirante dellerisorse naturali, così da evitare chericchezze del suolo e del sottosuolovadano sprecate, e ciò a detrimentodi chi lotta ogni giorno per la so-pravvivenza.

    Nel comunicato diramato dallaCommissione Ue si mette in eviden-za il fatto che l’Unione europea de-ve assumere una responsabilità sem-pre maggiore nella lotta alle diverseforme di povertà nel mondo. In par-ticolare si parla di “ruolo leader”, di-retto anzitutto a non lasciare nulladi intentato nel tentativo di garantirea tutti decorose condizioni di vita.

    Un senza tetto nel centro di Atene (LaPresse/Ap)

    Mo o dy’s minaccia un declassamento del rating dell’Italia

    Il debito sovrano dell’area euroresta vulnerabile

    Alenka Bratušekp re m i e r

    in SloveniaLUBIANA, 28. Alenka Bratušek,esperta di finanze e dirigente delpartito di centro-sinistra Sloveniapositiva, ha ottenuto ieri sera l’inca-rico di formare il nuovo Governo.Con la stessa votazione, il Parlamen-to ha sfiduciato l’Esecutivo conser-vatore del premier, Janez Janša.

    Su 90 deputati, Bratušek — primadonna a ricoprire l’incarico di pre-mier in Slovenia — ha ottenuto 55voti favorevoli e 33 contrari. PerBratušek hanno votato i quattro par-titi che dovrebbero far parte dellanuova coalizione: Slovenia Positiva,i Democratici sociali, di sinistra, inpassato guidati dal presidente, BorutPahor, e due partiti minori di centro,che fino a qualche settimana fa han-no fatto parte del precedente Gover-no. L’Esecutivo di Janša resta in ca-rica per l’amministrazione ordinaria,in attesa che Bratušek richieda la fi-ducia entro due settimane, presen-tando la lista dei ministri. Rivolgen-dosi ai deputati, Bratušek ha annun-ciato di voler invertire la politica diestrema e rigida austerità del Gover-no appena sfiduciato. Il suo pro-gramma prevede inoltre la normaliz-zazione della scena politica dellaSlovenia sconvolta da accuse di cor-ruzione a carico di una serie di diri-genti politici e un’azione che ridiaottimismo all’economia nazionale,duramente colpita dalla crisi

    Il Senato ratifica la nomina di Jack Lew alla guida del dipartimento del Tesoro

    Washington e lo spettro dei tagli alla spesa

    Haruiko Kuroda scelto dal primo ministro Shinzo Abe

    Nuovo governatore della Banca del Giappone

    Haruiko Kuroda (Afp)

    TO KY O, 28. Il Governo giapponeseha nominato oggi HaruikoKuroda, già presidente della AsianDevelopment Bank, nuovo gover-natore della Banca del Giappone.Il primo ministro Shinzo Abe spe-ra così di avere una sponda miglio-re del precedente governatore,Masaaki Shirakawa, per la sua ag-gressiva politica di allentamentomonetario, uno degli strumenti concui il premier nipponico vorrebbebattere la deflazione cronica e ri-lanciare la stagnante economia.

    Sono stati inoltre nominati comevice governatori l’accademico Ki-

    kuo Iwata, fermo sostenitore dellapolitica monetaria non convenzio-nale, e Hiroshi Nakaso, funziona-rio dell’istituto. I nuovi vertici del-la banca centrale dovranno oraavere il via libera dei due rami delParlamento nipponico.

    L’obiettivo è avere l’a p p ro v a z i o -ne delle nomine nelle sessioni ple-narie di Camera bassa e Senato en-tro il 15 marzo, prima delle dimis-sioni del governatore Shirakawafissate al 19 marzo e anticipate dipoche settimane sulla fine naturaledel mandato e allo stesso giorno discadenza dell’incarico di due vice.

    LONDRA, 28. L’agenzia di ratingMo o dy’s ha affermato, ieri, che ildebito sovrano dell’area euro resta«vulnerabile a ulteriori shock nellafiducia degli investitori». E ciò siaper «i limitati progressi» delle pro-spettive di crescita nei Paesi dell’eu-rozona, sia «per le tendenze del de-bito e delle riforme istituzionali».Per questo motivo l’outlook diMo o dy’s sulla maggioranza dei ra-ting del debito sovrano resta nega-tivo per il momento. I prerequisiti

    per un miglioramento dell’affidabi-lità non richiedono solo un prolun-gato periodo di calma, ma anche«un’inversione di almeno alcuni de-gli elementi di pressione più ampieconomici e politici».

    E ieri Moody’s ha agitato la mi-naccia di downgrade per l’Italia:l’incertezza seguita ai risultati elet-torali ha spinto l’agenzia di rating ariaprire il dossier italiano. MentreMo o dy’s ha paventato lo scenariodel possibile declassamento, Stan-

    dard&Po or’s, almeno per il momen-to, si è mostrata più cauta: ovvero,non ha prospettato alcun impattoimmediato all’indomani del voto,ma ha parlato di attesa per un futu-ro Governo e per le sue scelte sulrigore fiscale. Insomma Moody’s èstata più categorica e ha dichiarato:«Considereremmo un declassamen-to del debito governativo italiano incaso di un ulteriore deterioramentomateriale delle prospettive economi-che del Paese o di difficoltà nel rea-lizzare le riforme». L’agenzia ha ag-giunto che un peggioramento delle«condizioni di finanziamento comeconseguenza di nuovi e sostanzialishock domestici economici e finan-ziari nell’area euro potrebbe genera-re pressioni al ribasso sul ratingdell’Italia».

    Stamane intanto le Borse europeehanno aperto in positivo, con l’ec-cezione di Milano, sulla scia deiguadagni di Wall Street e dellepiazze asiatiche. Il Dax di Franco-forte è cresciuto dello 0,44 per cen-to, il Cac 40 di Parigi è avanzatodello 0,17 per cento, l’Ftse 100 diLondra si è issato dello 0,2 per cen-to. Mentre a Milano l’Ftse Mib hasegnato meno 0,41 per cento. Nellostesso tempo si segnala che le Borseeuropee hanno incrementato i loroguadagni dopo le aste dei titoli deldebito italiano a 10 e 5 anni, tutticollocati per 6,5 miliardi, a tassi inrialzo.

    WASHINGTON, 28. Una cosa è cer-ta: Jack Lew è il nuovo segretarioal Tesoro, dopo la ratifica del Sena-to. Succede a Tim Geithner. Lewha ricevuto 71 voti a favore: 26quelli contrari. Meno certo, invece,è che i repubblicani e i democraticiraggiungano un accordo per evitarei tagli alla spesa.

    Obama ha affermato che «inquesto momento critico per la no-stra economia non vi è nessuno piùqualificato di Jack Lew per questoincarico». Quindi ha aggiunto: «Lasua reputazione come maestro dellequestioni fiscali, nonché capace dilavorare con i leader delle due par-ti, lo ha già aiutato a riuscire in al-cuni dei più difficili incarichi diWashington». La ratifica di Lew ar-riva dunque in un momento moltodelicato, quando tra l’altro si atten-de un accordo tra repubblicani edemocratici sulla riduzione del de-ficit di bilancio. Se questo non arri-verà entro domani, scatteranno au-tomaticamente tagli alla spesa per85 miliardi di dollari.

    Per domani Obama ha convoca-to le parti alla Casa Bianca nellasperanza di un compromessodell’ultim’ora. La partita, rileva «ilSole 24 Ore», è ormai più politicache economica. Si guarda alle ele-zioni di metà mandato del 2014 egià da qualche tempo è partito il«blame game»: ovvero, chi resteràcon il cerino in mano? Quale parti-to sarà giudicato responsabile deidisagi che i cittadini comincerannoa subire da qui ai prossimi mesi?La connotazione politica del pro-

    blema, unita al fatto che i tagli nonsaranno immediati, ha creato unasituazione di sostanziale indifferen-za in Borsa, al punto che gli indiciamericani ieri hanno chiuso in po-sitivo. La questione di fondo ri-guarda le modalità di taglio: infattiche ci dovessero essere tagli al disa-vanzo per circa mille miliardi didollari da qui ai prossimi dieci anniera cosa nota. Ora l’i n t e r ro g a t i v ariguarda le procedure di taglio.Obama ha proposto un mix di au-menti delle imposte e di tagli allaspesa, inclusa la spesa sociale emolti nel settore della difesa. I re-pubblicani vogliono solo tagli alla

    spesa pubblica, soprattutto nel set-tore sociale, pochissimo in quellodella difesa e nessun aumento delletasse. E sono pronti a correre il ri-schio di una rottura. Ieri Janet Na-politano, segretario per la Sicurezzainterna, ha detto che «i tagli entre-ranno in vigore gradualmente».Quindi ha spiegato che le conse-guenze pratiche non saranno imme-diate, ma successivamente gli effettinegativi «cominceranno a farsi sen-t i re » .

    La gradualità è il primo fattoreche contribuisce anche a tranquil-lizzare i mercati. Il secondo fattoreriguarda l’impatto sul pil. I calcoli

    più recenti stimano un impatto ne-gativo sulla crescita dello 0,5 percento: i più pessimisti pensavano apercentuali più elevate. Un impattotollerabile, dicono in Borsa, perchécompensato da altri due elementi:gli imprenditori guardano con fa-vore a una diminuzione dello statonell’economia, e l’impostazione at-tuale, pur tagliando qua e là, ridu-ce solo le spese. Inoltre i lavoratoriche perderanno il posto dovrannocercare occupazione nel settore pri-vato: un’offerta di 400.000 personesolo nel 2013 potrebbe fare da cal-miere sui salari.

    Nap olitanoesige rispetto

    per l’ItaliaBE R L I N O, 28. Il presidente dellaRepubblica «rappresenta l’unitànazionale e per come la intendoio anche la dignità nazionale».Con queste parole, il presidenteitaliano Giorgio Napolitano, daieri in visita in Germania, hacommentato la decisione di an-nullare una cena nella quale eraprevista la presenza del leadersocialdemocratico tedesco PeerSteinbrück, candidato della Spdalla cancelleria federale. Questipoco prima aveva pesantementeironizzato sull’esito delle elezio-ni politiche italiane. «Noi ri-spettiamo gli altri, ma esigiamorispetto per il nostro Paese», hadetto il capo dello Stato. Piùtardi, comunque, fonti del Qui-rinale hanno riferito di una tele-fonata chiarificatrice di Stein-brück. Napolitano, che oggi in-contrerà il cancelliere AngelaMerkel, ha anche dichiarato, inriposta alle considerazioni dialtri esponenti politici tedeschi,che «non c’è un’Italia allo sban-do» e «non c’è rischio di uncontagio perché, per contagiare,uno deve avere una malattia».

  • L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 1 marzo 2013 pagina 3

    Riunione a Roma alla presenza del segretario di Stato americano e di esponenti dell’opp osizione

    Iniziative internazionaliper risolvere la crisi siriana

    Aleppo sconvolta dai bombardamenti (Afp)

    Ennhadhaspiana la strada

    al nuovo Governotunisino

    TUNISI, 28. Dieci giorni dopo ledimissioni del premier HamadiJebali, e a sei dal conferimentodell’incarico di formare il nuovoGoverno ad Ali Larayedh, En-nahdha ha infine accettato di ce-dere ad esponenti indipendentiquattro dicasteri chiave che finoracontrollava: lo ha annunciatoRashid Gannouchi, leader delpartito islamista al potere in Tuni-sia. «Confermiamo la rinuncia aquattro ministeri di primo pia-no», ha dichiarato Gannouchiall’emittente radio Kalima. Sitratta dei dicasteri degli Esteri,Interno, Difesa e Giustizia. Lamossa potrebbe sbloccare la para-lisi politica che da settimane atta-naglia il Paese maghrebino: la piùgrave dall’epoca della rivoluzionedei gelsomini che, all’inizio del2011, condusse alla caduta delpresidente Zine El Abidine BenAli, inaugurando la cosiddettaprimavera araba. Indirettamente,inoltre, realizzerebbe almeno inparte il progetto perseguito inva-no dall’ex premier Jebali, chepuntava a costituire in Tunisia unEsecutivo tecnico.

    Nel frattempo, potrebbe essereimminente la cattura del presuntoassassino di Chokri Belaid,l’esponente politico dell’opp osi-zione assassinato il 6 febbraio, in-dividuato questa mattina dalleforze di sicurezza tunisine nel go-vernatorato di Jendouba. Gli in-vestigatori della brigata criminalehanno interrogato per tutta lagiornata i suoi familiari. Il fratellopiù giovane è tuttora trattenutoin una caserma e interrogato. Se-condo quanto riferiscono fonticoncordanti, nell’abitazione delpresunto assassino sono stati tro-vati dei falsi passaporti. Le forzedi sicurezza stanno compiendouna vasta operazione nella zonafrontaliera di Ghardimaou per ta-gliare la strada al killer nel casotentasse di passare in Algeria. Enon si placa la polemica che lafamiglia di Chokri Belaid, ha sca-tenato contro Ennhadha e il Go-verno. Ieri sera Bassma Khalfao-ui, vedova di Belaid, nel corso diuna intervista al canale France24,è tornata a usare parole molto du-re contro il partito confessionale el’Esecutivo (di cui Ennhadha è ilpartito di maggioranza) accusan-doli di essere responsabili moralidella morte del marito.

    Era stata rapita un anno fa da un gruppo legato ad Al Qaeda

    Cittadina svizzerarilasciata nello Yemen

    SAN’A, 28. Un’insegnante svizzera,Sylvia Abrahat, che era stata rapitanello Yemen da un gruppo legatoad Al Qaeda lo scorso marzo, èstata liberata e trasferita nella nottea Doha, grazie alla mediazione delQatar. Lo ha annunciato una fontedel ministero degli Interni yemeni-ta, precisando che la donna — im-piegata in una scuola di inglese adAl Hodayda — è stata liberata an-che grazie alla mediazione di alcu-ne tribù ed è stata consegnata alle

    autorità governative della provinciadi Shabwa, dove si sono svolti i ne-goziati. La donna, un’insegnante di33 anni, sta bene. Venne sequestra-ta il 12 marzo dello scorso annonella propria abitazione a Hodeida.Il ministro degli Esteri svizzero,Didier Burkhalter ha potuto intrat-tenersi per telefono con la donnasubito dopo la liberazione. Il mini-stero degli Esteri svizzero ha loda-to «gli sforzi straordinari» compiu-ti dal Qatar per il suo rilascio.

    Mentre in Costa d’Avorio si apre il summit della Comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale

    Parigi insiste sul rispettodei tempi di transizione in Mali

    Non si consolidanole intese per l’est congolese

    Accordo in Thailandia per negoziaticon i ribelli separatisti islamici

    KUA L A LUMPUR, 28. Il Governodella Thailandia ha firmato oggi inMalaysia un accordo per iniziarenegoziati di pace con i ribelli sepa-ratisti islamici che operano dal 2004nell’estremo sud del Paese asiatico.

    L’importante documento è statosottoscritto a Kuala Lumpur dal ge-nerale Paradorn Pattanathabutr, se-gretario generale del Consiglio disicurezza nazionale di Bangkok, eda un alto esponente del Fronte ri-voluzionario nazionale (Brn), ilprincipale gruppo separatista delsud. Nel pomeriggio è atteso anchel’arrivo del primo ministro thailan-dese, Yingluck Shinawatra, che di-scuterà della questione con il suoomologo malaysiano, Najib Razak.

    Arrivato dopo diversi contattimai andati a buon fine, l’a c c o rd oapre la strada alle prime trattativeformali tra Bangkok e i separatistiper mettere la parola fine a oltrenove anni di guerriglia secessioni-sta, che ha provocato più di 5.000

    morti. Con l’opzione della secessio-ne esclusa a priori dal Governo edall’influente esercito, non è ancorachiaro a quali risultati potrannoportare i colloqui. Una delle princi-pali sfide sarà capire quale sia lapresa del Brn sui militanti nelleprovince di Pattani, Songkhla,Narathiwat e Yala, dove attentati eimboscate colpiscono regolarmentemilitari, funzionari e musulmaniconsiderati collaborazionisti. Le au-torità thailandesi calcolano che nel-la regione siano operativi 9.000 mi-litanti, che rispondono a più grup-pi, la cui struttura organizzativa e lepriorità politiche non sono peròmai emerse con chiarezza. L’a re a ,parte di un ex sultanato annessodall’allora Siam a inizio Novecento,rappresenta una specie di enclavemusulmana — con una popolazionedi etnia e lingua malay — in un Pae-se dove il buddismo è consideratouno dei tre pilastri dello Stato.

    Profughi di etnia rohingyasoccorsi al largo dell’Indonesia

    L’insegnante liberata insieme all’ambasciatore svizzero a Doha (Afp)

    ROMA, 28. Nella comunità interna-zionale sembrano profilarsi nuoveiniziative sulla crisi in Siria, dovenon si fermano i combattimenti tral’esercito di Bashir Al Assad e i ri-belli, con conseguenze sempre piùpesanti sulle popolazioni. Mentre ilpresidente francese François Hollan-de, da ieri in visita a Mosca, parla diuna possibile soluzione politica «en-tro le prossime settimane», l’atten-zione è concentrata sulla riunione di

    oggi a Roma del gruppo dei Paesiamici della Siria, alla quale parteci-pano il segretario di Stato america-no, John Kerry, e i ministri degliEsteri italiano, Giulio Terzi, britan-nico, William Hague, e turco,Ahmet Davutoglu, insieme per laprima volta ai rappresentantidell’opposizione siriana. Kerry inmattinata ha già incontrato il leaderdi quest’ultima, Ahmed Moaz AlKhatib, ma i due non hanno rila-sciato dichiarazioni sul colloquio.

    A giudizio concorde degli analisti,il Governo di Washington si appre-sta a imprimere una svolta alla suapolitica sulla crisi siriana, anche sequesto non dovrebbe comportare néun intervento armato diretto, finoramai peraltro ipotizzato, né forniturebelliche ai ribelli. In merito, tra l’al-tro, pesa il precedente recente dellaLibia, dove le forniture d’armi aglioppositori di Gheddafi sono finite ingran parte ai gruppi estremistidell’Africa nordoccidentale. All’op-posizione siriana si vorrebbero peròinviare aiuti volti a facilitare la cadu-ta di Bashir Al Assad. Un cambia-mento di rotta è trapelato già ieridalle dichiarazioni di Kerry dopol’incontro a Parigi con il ministrodegli Esteri francese Laurent Fabius.Il segretario di Stato americano hainfatti sottolineato la necessità diuna «accelerazione della transizio-ne» in Siria, intensificando il soste-

    gno a chi combatte il regime di Da-masco.

    Sempre ieri sera, l’agenzia distampa Reuters, citando una fonteanonima definita bene informata, haanticipato che gli Stati Uniti inten-dono ampliare gli aiuti ai civili siria-ni e aiutare con cibo e medicinali iribelli, senza tuttavia fornire loro as-sistenza militare, neanche giubbottiantiproiettile, veicoli blindati o ad-destratori militari, dei quali si erapure parlato. Uno dei portavocedell’opposizione, Riad Seif avevadetto poco prima esplicitamente chedurante la conferenza di oggi a Ro-ma verrà chiesto invece un «soste-gno militare qualitativo» per arrivarea una «soluzione politica da una po-sizione di forza». In ogni caso, èprobabile che prima di prenderequalsiasi decisione il presidente sta-tunitense Barack Obama attenda ilritorno a Washington di Kerry, dopoche questi avrà concluso il suo lungogiro nelle principali capitali europeee del mondo arabo.

    Già nella tappa di oggi a Roma,comunque, sembra probabile la deci-sione di un cambio di passo non so-lo degli Stati Uniti, ma di tutta lacomunità internazionale. Secondofonti concordi, il piano di Washin-gton, in particolare, prevede di for-nire direttamente ai rappresentantidella coalizione politica che si oppo-ne ad Assad materiali ed equipaggia-mento civile, oltre ad aiuti per far

    fronte alla gravissima emergenzaumanitaria. «Continueremo a offriree aumentare l’assistenza al popolosiriano per promuovere la transizio-ne verso un regime senza al Assad»,si è limitato a commentare il porta-voce della Casa Bianca, Jay Carney.

    «Pensiamo che più aiuti arrivanonelle zone liberate della Siria più latransizione si avvicini», ha spiegatoKerry ieri a Parigi, ottenendo pienoappoggio da Fabius. «Sulla Siria lapensiamo nello stesso modo. BashirAl Hassad deve andare via», ha det-to il ministro francese. Le fonti diWashington riferiscono anche di unapiena sintonia di vedute con il segre-tario generale della Nato, AndersFogh Rasmussen, che Kerry ha in-contrato a Roma. Il responsabiledella diplomazia statunitense parleràdi un sostegno diretto ai ribelli siria-ni anche col ministro degli Esterirusso, Sergei Lavrov, che incontrerànelle prossime ore a Berlino.

    Sulla posizione del Governo rus-so, finora principale alleato di quellosiriano, si avranno forse sviluppi giàoggi pomeriggio nell’incontro a Mo-sca tra il presidente Vladimir Putin eHollande. Quest’ultimo, in un’inter-vista all’emittente radiofonica mo-scovita Eco, ha detto che «molto di-penderà dalla posizione del presi-dente Putin e, certo, anche dalla no-stra posizione», sottolineando cheoccorre «avviare il processo di dialo-go politico».

    PARIGI, 28. Il nord del Mali resta uncampo di battaglia e nella capitaleBamako si segnalano tensioni fortis-sime, ma il Governo francese, tutto-ra impegnato in un intervento arma-to contro i gruppi jihadisti dai tempiche si prospettano almeno incerti, ri-badisce la convinzione che si potran-no rispettare le scadenze della transi-zione. In un dibattito all’Assembleanazionale di Parigi dedicato alla crisinel Mali, il ministro degli esteri Lau-rent Fabius ha detto che la data delprossimo luglio per le elezioni, presi-denziali e legislative deve essere as-solutamente rispettata.

    Nel frattempo, si è aperto adAbidjan, in Costa d’Avorio, il 42°summit della Comunità economicadei Paesi dell’Africa occidentale(Ecowas). Il tema più importante inagenda è appunto la crisi in Mali,dove truppe della Misma, la missio-ne dell’Ecowas, affiancano quellefrancesi e quelle governative malianenelle operazioni contro le miliziejihadiste. I quindici Paesi dell’Eco-was devono esaminare la proposta ditrasformare la Misma in una forza dipeacekeeping dell’O nu.

    Il conflitto nel nord del Mali, in-tanto, minaccia di esportare tensionisempre più forti oltre i confini, inparticolare in Algeria, dove già ingennaio ci fu un attacco terroristicoal sito per l’estrazione del gas a InAmenas, finito tragicamente conl’uccisione di decine di ostaggi, mol-ti dei quali stranieri, in concomitan-

    za con l’intervento delle forze di si-c u re z z a .

    Nell’estremo sud dell’Algeria, in-fatti, sta salendo pericolosamente latensione tra le tribù tuareg e arabe,dopo che queste ultime avrebberodato il loro appoggio all’interventofrancese e africano in Mali. Secondoil sito d’informazione Tsa, epicentrodelle frizioni è Bordj Badji Mokhtar,a pochi chilometri dal confine con ilMali. Esponenti della locale wilaya(amministrazione provinciale) di Ta-

    manrasset sono impegnati, con l’ap-poggio del primo ministro algerino,Abdelmalek Sellal, nel difficile sfor-zo di ricomporre i contrasti tra ledue più importanti comunità dellacittà. Lo scontro è stato originatodal fatto che alcuni capi della comu-nità araba avrebbero aiutato — so-prattutto con informazioni sulle spo-stamento di carovane nel nord ma-liano — le forze francesi nelle opera-zioni a Gao e Timbuctu nelle qualisono rimasti uccisi dei tuareg.

    KINSHASA, 28. Nonostante la fir-ma, la scorsa settimana ad AddisAbeba, di un accordo regionale dipace per l’est della Repubblica De-mocratica del Congo, la situazionein Nord Kivu resta estremamenteprecaria e si stanno manifestandonuove dinamiche che fanno temereper la sicurezza dei civili.

    Tra tali dinamiche si segnalanole divisioni all’interno del Movi-mento del 23 marzo (M23) che sisono già tradotte in violenze neigiorni scorsi nel territorio di Rut-shuru. Secondo l’emittente localeRadio Okapi, la maggior parte de-gli uomini agli ordini del generaleSultani Makenga, capo militaredell’M23, si sarebbero ritirati dalcentro di Rutshuru e dalle vicinelocalità di Nyongera, Mabenga,Rubare e Ntamugenga, rimaste sot-to il controllo dell’ala rivale vicinaa Bosco Ntaganda, lo storico lea-der ribelle latitante e ricercato dallaCorte penale internazionale. Gliuomini di Makenga si sarebbero ri-posizionati sulle colline di Mbuzi,Runyonyi e Nyabitona, mentre unaltro gruppo si sarebbe incammina-to verso Bunagana, centro strategi-co al confine con l’Uganda. Inoltretestimoni locali hanno riferito chediverse località del territorio di Ru-sthuru abbandonate dall’M23 sonoentrate nel mirino dei ribelli rwan-desi delle Forze democratiche perla liberazione del Rwanda (Fdlr).Lunedì le Fdlr avrebbero occupatoper alcune ore Rugari, a quarantachilometri da Goma, il capoluogodel Nord Kivu. «Questi dissensicauseranno nuovi morti e sposta-menti di civili», hanno denunciatoattivisti dei diritti umani citati dallaMisna, l’agenzia internazionale del-le congregazioni missionarie.

    Sempre la Misna riferisce di unasituazione di insicurezza persistentee preoccupante anche in Sud Kivu,

    in particolare a Uvira e nei dintor-ni, in preda a violenze commessedalle stesse Fdlr e dalla ribellioneburundese delle Forze nazionali diliberazione. Inoltre nella zona sonoanche attivi i miliziani rivali deiMayi Mayi Raia Mutomboki.

    Il comandante delle forze milita-ri governative nell’area, il generalePacifique Masuzu, ha assicuratoche “è in corso un’operazione dirastrellamento nella zona di Uviraper cacciare le forze negative econsentire alla popolazione di vive-re in pace».

    Prima donnaautista di autobus

    in SomaliaMO GADISCIO, 28. Il suo nome èHabiba Beljam, è somala, ed èla prima donna a essere diventa-ta autista di autobus nella mar-toriata città di Mogadiscio. Loscrivono i principali media delPaese del Corno d’Africa, cheparlano di una vera e propria“rivoluzione” nei costumi delPaese, precisando che «sebbenenessuno vieti alle donne somaledi mettersi alla guida di un au-tobus, fino a pochi mesi fa eraquasi impossibile trovarne unache svolgesse un’occupazione si-mile». Habiba, conosciuta anchecome Mama Habiba, è una del-la tante protagoniste della dia-spora somala. Recentemente ètornata nel suo Paese natale do-po essersi rifugiata per anni inGran Bretagna dove ha lavoratocome autista di taxi.

    JA KA R TA , 28. Un’imbarcazione cona bordo oltre 120 profughi prove-nienti dal Myanmar è stata soccorsada pescatori indonesiani al largodell’isola di Sumatra. Secondo noti-zie riferite dal sito di informazionedel Myanmar Mizzima, i profughisono tutti di etnia rohingya: 113 uo-mini, sei donne e due minori.

    In base ad alcune testimonianzeriportate dalla stampa internaziona-le, il gruppo era stato in precedenzaintercettato dalla guardia costierathailandese, che non avrebbe peròprestato soccorsi. Alla fine, dopoessere rimasti senza carburante esenza viveri i rohingya — minoranzamusulmana apolide considerata dal-le Nazioni Unite una delle più per-seguitate al mondo — si sono imbat-tuti in alcuni pescatori indonesiani,che hanno fornito i primi aiuti.

    Nei giorni scorsi, decine dirohingya erano stati espulsi da di-versi Paesi del sudest asiatico dopoessere fuggiti dal Myanmar, dove a

    partire dal giugno dello scorso annosi è instaurato un clima di crescenteintolleranza unito a scontri a sfondoetnico. Nell’ultimo anno, i rohingya— definiti in Myanmar «immigratibengalesi illegali» — sono stati alcentro di violenti scontri con altrecomunità nello Stato occidentaledel Rakhine. In risposta alle ripetu-te violenze, le autorità del Myanmarhanno esteso il coprifuoco già in vi-gore. Nonostante il divieto, le ten-sioni nella zona continuano però aessere molto elevate, così comel’ostilità compatta della popolazioneverso i rohingya.

    Regione di confine occupata nel1874 ed entrata a far parte da alloradella Birmania, oggi Myanmar, ilRakhine — come il resto del Paesedel sudest asiatico — è un comples-so mosaico di etnie. Ciononostante,i rohingya subiscono di continuotrattamenti discriminatori e sonoconsiderati stranieri dal Governo diN a y p y i d a w.

  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 venerdì 1 marzo 2013

    chiese stazionali dellaCittà Eterna, forseavrebbe l’i m p re s s i o n e

    di trovarsi davantia qualcosa di sta-tico: architettura,

    edifici, storia edeventi a essi colle-gati, forse leggen-

    de, senza dubbioanche le tradizioni

    re l i g i o s e .

    Un’espressione di probabile ascendenza agostiniana che ricorre negli scritti di Giovanni Battista Montini

    Carità intellettualeE in un testo del 1931 si trova quasi una regola monastica per il tempo della secolarizzazione

    Una guida alle chiese stazionali romane scritta dall’ambasciatore di Polonia presso la Santa Sede

    Passioni romane

    Sulla stampa internazionale

    C u o ree ragione

    Il cuore e la ragione è il titolo dellospeciale che il quotidiano romano«Il Messaggero» ha allegato al gior-nale del 28 febbraio. Con un edito-riale del cardinale Agostino Vallini,Una preziosa eredità, si aprono quat-tordici pagine che ripercorrono gliotto anni di pontificato di Benedet-to XVI. Tra gli altri, Lucetta Scaraf-fia si sofferma sulla «lezione di spe-ranza» che il Pontefice ha dato conle sue tre encicliche. Con questi te-sti, che riflettono sulla gioia e sulsacrificio che conduce a Dio, Bene-detto XVI «ha seminato consapevo-lezza, risvegliando speranza e amo-re » .

    Un grande grazie al Papa è statoespresso anche in un comunicatostampa dalla Wucwo, l’Unionemondiale delle organizzazioni fem-minili cattoliche: «Vogliamo espri-mere al Santo Padre il ringrazia-mento più sincero per l’alto magi-stero con il quale ha sottolineato apiù riprese l’uguale dignità delladonna e incoraggiato la Chiesa a ri-conoscerne e a valorizzarne il ruolocontro ogni discriminazione cultura-le e sociale». Promettendo di ac-compagnarlo con la preghiera «nel-la sua nuova condizione di ritiro dalmondo», la Wucwo chiede al Papadi fare altrettanto: «Chiediamo an-che a Lei, Santità, di ricordare nellesue preghiere l’impegno che portia-mo (...) alla promozione della pecu-liare vocazione delle donne nellenostre associazioni di tutti i conti-nenti».

    Tra pontificato che si chiude econclave che si appresta a iniziare sicolloca invece il numero in uscitadella «Civiltà Cattolica»: AntonioSpadaro si concentra sulle reazionidi stampa, Rete e gente comune allarinuncia, mentre Giovanni Sale eGianfranco Ghirlanda analizzanogli scenari aperti da sede vacante econclave. Ed è proprio a quantosuccederà dalle ore 20 del 28 feb-braio 2013 che il quotidiano francese«Le Monde» dedica il suo specialeL’Eglise après Benoît XVI.

    Aprire una finestra sull’imminenteconclave è quindi ciò che si prefiggeil «Corriere della Sera» con il suonuovo blog in lingua inglese Va t i c a n2013 (http://p op e2013.corriere.it).Quattro vaticanisti di altrettante te-state occidentali — Italia, Germania,Stati Uniti e Francia — analizzeran-no giorno per giorno un conclavesicuramente storico, per le modalitàdella sua convocazione e per le sfi-de a cui è chiamato a rispondere.Sullo spazio digitale appena inau-gurato si alterneranno Gian GuidoVecchi («Corriere della Sera»), PaulBadde («Die Welt»), John L. Allenjr («National Catholic Reporter» e«Cnn») e Jean-Marie Guénois («LeF i g a ro » .

    La nomina pontificia, nel 2007, diGianfranco Ravasi, prefetto perquasi un ventennio della Bibliote-ca Ambrosiana, alla guida dell’or-ganismo preposto dalla Santa Se-de alla cultura e, negli anni seguenti, l’im-pulso che come presidente ha impresso allapresenza della Chiesa di Roma nell’ambitoculturale richiamano la dimensione della“carità intellettuale”. L’espressione è di pro-babile ascendenza agostiniana e si ritrova inRosmini e Fogazzaro, ma su di essa soprat-tutto riflette Giovanni Battista Montini, ilfuturo Paolo VI, Papa che per più di unaspetto può essere accostato a uno degli ulti-mi quattro cardinali da lui creati nel 1977, ilteologo Joseph Ratzinger, dal 2005 suo suc-cessore con il nome di Benedetto XVI.

    Nel 1930 “carità intellettuale” viene sceltada Montini — in quel momento funzionariodella Segreteria di Stato e nello stesso tempoassistente ecclesiastico nazionale della Fuci,la Federazione universitaria cattolica italiana— come titolo di un breve articolo scritto perla rivista studentesca «Azione fucina». Pren-

    la comune maniera di chi semplicemente sidice credente e praticante. Eppure nessunaregola, nessuna aggiunta straordinaria distin-gua la mia vita cristiana dalla sua forma nor-male ed essenziale. Anzi una sola nota mi

    confida nel 1950, da oltre tredici anni ai ver-tici della Segreteria di Stato di Pio XII, du-rante il primo incontro con Jean Guitton. Eil vero — anzi, il «santo vero» cantato daManzoni In morte di Carlo Imbonati — torne-

    del vangelo.La coscienza di questa drammatica situa-

    zione viene avvertita già nel 1943 da HenriGodin e Yvan Daniel, cappellani della Jeu-nesse ouvrière catholique e autori di LaFrance, pays de mission?, piccolo libro fruttodi un rapporto commissionato dall’a rc i v e s c o -vo di Parigi, il cardinale Emmanuel Suhard.Ed è il 1957 quando nella diocesi più grandedel mondo viene indetta la “missione di Mi-lano”, che Montini, arcivescovo della metro-poli lombarda da tre anni, presenta ai «lon-tani» con parole di inusuale e franca auto-

    chè la religione coincide per essi con la no-stra persona. Sono spesso più esigenti, checattivi. Talora il loro anticlericalismo nascon-de uno sdegnato rispetto alle cose sacre, checredono in noi avvilite. Ebbene, se così è,fratelli lontani, perdonateci. Se non vi abbia-mo compreso, se vi abbiamo troppo facil-mente respinti, se non ci siamo curati di voi,se non siamo stati bravi maestri di spirito emedici delle anime, se non siamo stati capacidi parlarvi di Dio come si doveva, se vi ab-biamo trattato con l’ironia, con il dileggio,con la polemica, oggi vi chiediamo perdono.Ma ascoltateci». Una richiesta di perdono edi ascolto che significa volontà di onestà edi amicizia. Sotto il segno di una carità in-tellettuale che vuole servire solo la verità.

    interna della Chie-sa». Il tentativo èinsomma quello dimantenere aperto unrapporto con l’ep o-ca contemporanea econ le sue culture,segnate dalla diffi-coltà — se non addi-rittura dalla doloro-sa coscienza dell’im-possibilità — di cre-dere o, maggior-mente, da una deso-lante indifferenza,spesso mescolataall’ignoranza chederiva dalla scristia-nizzazione o dalmancato annuncio

    O maggioallo studioso e al cardinalePubblichiamo il testo scritto dal direttore delnostro giornale per il libro Praedica verbum(Milano, Ambrosianeum, 2013, pagine IX + 254),raccolta di scritti — fra i quali anche un contributodel presidente della Repubblica Italiana, GiorgioNapolitano — realizzata come omaggio per ilsettantesimo compleanno del cardinale GianfrancoRavasi, presidente del Pontificio Consiglio dellaCultura.

    dendo spunto da un testo di Pierre de No-lhac, lo studioso che aveva scoperto in Bi-blioteca Vaticana l’autografo del C a n z o n i e redi Petrarca, Montini riflette su «una delledocumentazioni più commoventi che ci ri-conciliano con il mondo moderno», e cioèdue testi di Erasmo e di Pascal. «Anche lascienza può essere carità» scrive il giovaneprelato bresciano, affermando subito dopoche «chiunque con l’attività del pensiero edella penna cerca diffondere la verità rendeservizio alla carità».

    Ma «la carità è regina» aggiunge Monti-ni, che continua: «L’attività intellettuale chenon accetta i limiti, i comandi, le applicazio-ni, i temperamenti, l’ardore — tutti elementiesteriori che non pregiudicano la onestà delsuo operare — della vita vissuta, della speri-mentale realtà umana, dove dolore, senti-mento, moralità e bisogni sociali s’incontra-no continuamente, rimane sterile». E specifi-ca, citando nel latino della Vulgata l’iniziodell’ottavo capitolo della prima lettera di sanPaolo ai Corinzi, scientia inflat, dimostrando-si «avaramente soggettivista quando non siasocialmente distruttrice». Invece l’attività in-tellettuale «che si profonde nell’intenzionebenefica per gli altri, oltre che arricchirsi dinuove esperienze, della più utile esperienzaumana», si trasforma in carità, carità chedunque si può definire intellettuale nel sensopiù alto e profondo.

    Cifra dell’intera vita di Montini, questacarità va intesa come testimonianza e annun-cio della verità attraverso un’attività intellet-tuale posta al servizio della carità. A confer-marlo è un testo del 1931, intitolato daun’espressione del vangelo di Giovanni, Spi-ritus veritatis: «Quando poi verrà lo spiritodi verità v’insegnerà tutta la verità» (16, 13).Destinate a pochissimi amici della Fuci e ri-maste quasi sconosciute sin dopo la mortedel papa, le note montiniane sono articolatein quattro direttive — morale, intellettuale,spirituale, sociale — e hanno un incipit so-lenne: «Voglio che la mia vita sia una testi-monianza alla verità per imitare così GesùCristo, come a me si conviene. (Giovanni 18,37). Intendo per testimonianza la custodia,la ricerca, la professione della verità. Intendoper verità l’adesione ad ogni intelligibilerealtà: Dio quindi somma e prima Verità».

    Con l’intenzione «di contribuire all’i n c re -mento della vera e buona cultura — continuail testo montiniano nella parte dedicata alladirettiva intellettuale — mi farò precetto diconoscere con sufficiente esattezza ed am-piezza la dottrina cristiana. Ma tutto ciò perilluminare e sorreggere, non per sostituire oinceppare lo studio che mi sono scelto comeramo della mia competenza; perché devo da-re alla mia preparazione professionale le mi-gliori fatiche intellettuali, vincendo l’indo-lenza dilettantista per precisare un campo distudio e di lavoro. Questo proposito di se-rietà deve tradursi anche in una sincera pro-bità scientifica ed in una misurata criticadell’opera mia, così che nè fretta, nè vanitàmi tentino ad immature affermazioni e pub-blicazioni; ma nello stesso tempo deve ancheinfondermi il coraggio e l’umiltà per tenderea qualche conclusivo risultato di mia ed al-trui utilità e per far fruttare quanto megliopossibile i talenti intellettuali che Dio mi hadato».

    Si tratta di un programma di vita — scriveancora l’assistente degli universitari cattolici— che «esige ch’io abbia intensità ed unitàspirituali intimamente cristiane, superiori al-

    sempre l’amicizia, e poi ogni altra forma dicomunicazione con gli altri».

    Proprio la necessità di comunicare la veri-tà appare preoccupazione principale diMontini: «Bisogna sapere essere antichi emoderni, parlare secondo la tradizione maanche conformemente alla nostra sensibilità.Cosa serve dire quello che è vero, se gli uo-mini del nostro tempo non ci capiscono?»

    tri non si accorgano facilmente diquesta interiore offerta alla verità, esolo s’avvedano che i miei rapporticon essi sono sempre improntati aduna grande umiltà, ad una grandebontà. Ed anche: ad una grandesincerità. Una primitiva sincerità dilinguaggio e di modi deve essereriflesso esteriore dell’energia concui voglio interiormente servire ilvero». L’ultima parte dello scrittomontiniano — quasi una regolamonastica per il tempo della seco-larizzazione — sottolinea la necessi-tà di «favorire la diffusione dellaverità negli altri», accennando aitramiti possibili: «La cattedra, lastampa, l’opera d’arte, la conferen-za, la corrispondenza, il consiglio e

    Scriveva nel 1930 Montiniche chiunque con l’attività del pensieroe della penna cerca diffondere la veritàrende servizio alla carità

    sia straordinaria, e cioè un particolare amorea ciò che è essenziale e comune nella vitaspirituale cattolica» si premura di aggiun-g e re .

    Montini torna poi sulla «verità confidata-mi da Dio, chiedendo a Lui la grazia di di-fenderla, senza esitazioni, restrizioni, com-promessi, e di professarla, scevra da esibizio-ni, con pura libertà e cordiale fortezza dispirito, e di mostrarmi sempre coerente, nelpensiero, nella parola, nell’azione. Ma gli al-

    visamente cinque settimane più tardi.Il rapporto con la verità segna Montini e

    la sua attività intellettuale, mai esercitataprofessionalmente ma che sempre gli fu pro-pria come riflessione inesausta su Cristo esulla necessità della sua presenza nel mondocontemporaneo. A indicarlo con chiarezza èun appunto posteriore al 1964 dove definiscela propria vita come «amore al nostro tem-po, al nostro mondo, a quante anime abbia-mo potuto avvicinare e avvicineremo: manella lealtà e nella convinzione che Cristo ènecessario e vero». Ed è questa stessa lineache Paolo VI sostiene durante i dibattiti delconcilio Vaticano II e poi segue nella sua ap-plicazione.

    In coerenza con questo indirizzo nel 1965papa Montini istituisce un Segretariato per inon credenti. Il suo successore Giovanni

    rà nel bilancio del pontificato,quasi le parole estreme pronun-ciate nel 1978 da Paolo VI durantela festa dei santi Pietro e Paolo,quando ricorre il quindicesimoanniversario dell’incoronazione e«il corso naturale della nostra vi-ta volge al tramonto» sottolineail papa, che morirà quasi improv-

    I lontani spesso sono gente male impressionatadi noi ministri della religioneSono spesso più esigenti che cattivi

    Paolo II nel 1982 gli affianca un PontificioConsiglio della Cultura e a questo nel 1993unisce l’organismo voluto da Paolo VI. Pro-prio questa struttura assume una delle inizia-tive più suggestive di Benedetto XVI, che lapropone nel 2009 ispirandosi alla visioneuniversalista e al proselitismo dell’anticoebraismo: «Io penso che la Chiesa dovrebbeanche oggi aprire una sorta di “cortile deigentili” dove gli uomini possano in unaqualche maniera agganciarsi a Dio, senza co-noscerlo e prima che abbiano trovato l’acces-so al suo mistero, al cui servizio sta la vita

    dotto nella gioia della fede. Perchè ha giudi-cato la fede dalle nostre persone, che la pre-dicano e la rappresentano; e dai nostri difettiha imparato forse ad aver a noia, a disprez-zare, a odiare la religione. Perchè ha ascolta-to più rimproveri, che ammonimenti ed invi-ti. Perchè ha intravisto, forse, qualche inte-resse inferiore nel nostro ministero, e ne hapatito scandalo».

    E la conseguenza per Montini è tantochiara quanto esigente: «I lontani spesso so-no gente male impressionata di noi, ministridella religione; e ripudiano la religione, per-

    critica: «Quando si avvicinaun lontano, non si può nonsentire un certo rimorso. Per-chè questo fratello è lontano?Perchè non è stato abbastan-za amato. Non è stato abba-stanza curato, istruito, intro-

    Giovanni Battista Montini tra gli studentidi ritorno dal Congresso della Fuci a Cagliari (1932)

    di TOMASZ TRAFNY*

    Di solito il compito più faticoso è la scel-ta del titolo, perché da esso si esigonotante cose, talvolta esorbitanti. Ci siaspetta che rispecchi il contenuto — il cheè ovvio — che attragga l’attenzione, a vol-te si vuole che sia provocatorio e, allostesso tempo, si desidera che esprima ilsenso del mistero suscitando le aspettativedel lettore. Il volume Passioni romane diHanna Suchocka racchiude in sé la mag-gior parte di queste richieste. Chi volessesoffermarsi soltanto sul sottotitolo, Le

    rienza di fede. Lo sfondo di esplorazionedell’orizzonte spirituale sono le letturedella liturgia quaresimale, divenute com-pagne ispiratrici della “pellegrina stazio-nale”. E proprio la Parola ascoltata e ac-colta rimane uno dei fondamentali e co-stanti riferimenti del libro. La sua eco ri-suona in una riflessione molto personale,nel misurarsi con le proprie domande cir-ca il rapporto con Dio, con se stessi, congli altri, costituendo la fonte d’ispirazionee, al tempo stesso, la testimonianza di uncammino spirituale. Chi non si è mai po-sto gli stessi quesiti presenti nel libro:«Come stigmatizzare il peccato? Quandose ne deve parlare e quando bisogna chiu-dersi nel silenzio? Infine, è lecito tace-re ? » .

    Si è soliti pensare che le tendenze seco-larizzanti abbiano invaso drasticamentetutti gli spazi della nostra vita, allonta-nandoci dall’orizzonte delle esperienzespirituali, dalla profondità della riflessionesu noi stessi e sul nostro rapporto perso-nale con Dio.

    Alcuni sostengono che questo processoè iniziato con i politici. Passioni romanesmentisce lo stereotipo del potere della se-colarizzazione. La comunità dei pellegri-ni, che incontriamo sulle pagine di questolibro, è composta da varie persone: laicied ecclesiastici, ambasciatori, seminaristi,sacerdoti e suore, ma con un tratto comu-ne, tutti sono uomini di fede.

    E sono proprio loro ad animare le chie-se stazionali portando le loro vite, le lorodifficoltà e gioie, perché vengano toccatee trasformate dalla comunità di fede, dallapreghiera, dalla liturgia e dalla Parola ac-colta, facendo sì che il sacrum penetri ilp ro f a n u m . Qualcuno ha detto che esistonotre modi per attraversare il mondo, per vi-sitare i luoghi. Alcuni lo fanno solo con ipiedi, quasi a occhi bassi, soffermandosisoltanto su ciò che sembra dominare lanostra realtà, ossia sul denaro. Sembranovicini alle figure dei mercanti che si muo-vono nel ristretto orizzonte degli interessicommerciali. Ci sono, poi, quelli che at-traversano il mondo solo con gli occhi,quasi senza pensarci, lasciandosi travolge-re dalla frenesia degli scatti fotografici,che hanno sostituito la tanto desiderataprofondità «dell’esperienza e dell’incon-tro» con il luogo visitato. Sono i molti,ben noti, turisti che si spostano rapida-mente da un posto all’altro, inseguendoun sempre più elevato numero di monu-menti. Infine, vi sono quelli che attraver-sano il mondo con il cuore, meditando

    sulla storia dei luoghi visitati, sulla forzadella bellezza, sul senso della vita umanaincastonata in un mosaico di avvenimenti,sulla fragilità e sulla potenza dello spiritoumano che è sorgente di cultura. Questiultimi sono pellegrini che non girovaganonel mondo con indifferenza, ma si lascia-no toccare, stupire, a volte addiritturaprovocare dai luoghi visitati.

    La grinta storica, la riflessione estetica esoprattutto la personale testimonianza difede che risaltano nel libro di Hanna Su-chocka dimostrano che la secolarizzazionenon è riuscita a relegare la religione nellasfera privata. Infatti, ci sono ancora inmezzo a noi tanti che vivono la propriarelazione con Dio come un elemento im-portante e insostituibile della loro umani-tà e del loro essere cristiani, percorrendoil mondo con il cuore e condividendol’esperienza di fede. Questo libro, perciò,parla anche dei pellegrini ed è destinato aquanti desiderano vivere più intensamentela loro fede, varcando le soglie delle chie-se stazionali durante il cammino quaresi-male per approdare, poi, alla Pasqua. Enella luminosa prospettiva della vittoriapasquale l’autrice termina le sue riflessio-ni, il suo diario spirituale.

    *Pontificio Consiglio della Cultura

    Invece, si tratta di un libro pieno di di-namismo e di vera passione. È la storia diun cammino attraverso molteplici spaziche convergono e si incontrano nelle chie-se stazionali, svelando i loro orizzonti sto-rici, estetici, sacri, profani, e anche — oforse soprattutto — quelli spirituali. Que-sti ultimi sono gli spazi del cuore umano,che spesso rimangono nascosti, a voltesfuggenti, non di rado incomprensibili eineffabili, probabilmente perché sempremeno attraversati se non addirittura igno-rati. Per l’autrice, invece, proprio lo spa-zio interiore rappresenta la parte integran-te dell’essere umano — cosa che oggi nonè più così scontata — del suo camminopersonale e della condivisione dell’esp e-

    Un libro sulla fedeIl 21 febbraio scorso si è svolta lapresentazione del libro di HannaSuchocka Rzymskie Pasje. KościołyStacyjne Wiecznego Miasta (Izab elin-Warszawa, Rosikon Press, 2013, pagine375). L’evento è stato patrocinatodal Pontificio Consiglio della Cultura.Hanna Suchocka, da dodici anniAmbasciatore di Polonia pressola Santa Sede, non propone un librosulla politica, e nemmeno sulladiplomazia, bensì sulla fede, sullastoria della cristianità e delle sueantiche testimonianze romane di cuimolte risalenti al IV secolo. L’autriceci guida attraverso le quarantaquattrochiese stazionali romane, a partire dalmercoledì delle Ceneri nella basilicadi Santa Sabina per terminare con laDomenica della Divina Misericordianella basilica di San Pancrazio.

    Angelo porta acquasantiera nella chiesa di Sant’Ag o s t i n o

  • L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 1 marzo 2013 pagina 5

    Crocifissi insieme a colui che per noi è stato crocifisso

    Da umile lavoratorea umile pastore

    di MANUEL NIN

    La liturgia bizantina, nella settimanache precede l’inizio della Quaresi-ma, canta questo tropario: «Digiu-nando dai cibi, anima mia, senzapurificarti dalle passioni, invano tirallegri per l’astinenza, perché se es-sa non diviene per te occasione dicorrezione, sei in odio a Dio comemenzognera e ti rendi simile ai per-fidi demoni che non si cibano mai.Non rendere dunque inutile il digiu-no peccando, ma rimani irremovibilesotto gli impulsi sregolati, facendoconto di stare presso il Salvatorecrocifisso, o meglio di essere croci-fissa insieme a Colui che per te èstato crocifisso, gridando a lui: Ri-cordati di me Signore, quando ver-rai nel tuo regno». È un testo chespiega il vero senso del digiuno cri-stiano e alla fine il tropario presentail ruolo centrale della croce di Cristonella vita dei cristiani: «Crocifissi in-sieme a Colui che per noi è statocro cifisso».

    Non ho potuto non accostarequesto testo alle parole di BenedettoXVI nell’ultima udienza del suo pon-tificato: «Non abbandono la croce,ma resto in modo nuovo presso ilSignore crocifisso. Non porto più lapotestà dell’officio per il governodella Chiesa, ma nel servizio dellapreghiera resto, per così dire, nel re-cinto di san Pietro. San Benedetto,il cui nome porto da Papa, mi saràdi grande esempio in questo. Egli ciha mostrato la via per una vita, che,attiva o passiva, appartiene total-mente all’opera di Dio».

    Quando il 19 aprile 2005 Benedet-to XVI, da poco eletto alla sede diPietro nella Chiesa di Roma, si pre-sentò al suo popolo nella loggia del-la basilica Vaticana, si definì come«un umile lavoratore nella vigna delSignore». Dopo quasi otto anni diquotidiano umile lavoro, spesso stre-nua fatica, lo vediamo consegnare lavigna arata, potata, curata con amo-re sponsale a un altro che dovràcontinuarne la coltivazione. Nel pa-store — e perché no? — nell’agricol-tore Benedetto XVI abbiamo vistoquell’amoroso servizio che il profetaIsaia canta per la sua vigna: «Vogliocantare per il mio diletto un canticod’amore alla sua vigna. Il mio dilet-to possedeva una vigna su un colleubertoso. Egli la vangò, la liberò daisassi e la piantò di viti eccellenti, inmezzo ad essa costruì una torre e viscavò anche un tino; attese poi chefacesse uva, invece produsse uvaaspra» (5, 1-4). Cristo stesso nelVangelo usa questa immagine dellavigna per parlare dell’amore di Dioverso il suo popolo. Come se l’umilelavoratore Joseph Ratzinger, diven-tato per volontà di Dio e il votoumano l’umile pastore BenedettoXVI, non avesse voluto fare altro eniente di meno, che vivere in se stes-so, incarnare nel suo ministero pa-storale il canto del profeta sulla suaamata vigna.

    Umile lavoratore diventato umilepastore. Lungo il suo pontificatoBenedetto XVI ha voluto in qualchemodo sparire, farsi piccolo, farsi di-screto, ma non per ostensione maper mostrare Colui che è il vero pa-store, incarnato, fattosi uomo pernoi. Dall’inizio alla fine del suo mi-nistero pastorale non ha voluto par-lare di se stesso, bensì come umilepastore parlare dell’unico Pastore.Già nella liturgia di inizio di ponti-ficato non volle né presentarsi, néproporre dei programmi, ma presen-tare il Pastore, colui a chi lui stessoe tutti i simboli di quella liturgia fa-cevano riferimento, e perciò dabuon mistagogo ne spiegò la simbo-logia.

    Quando il 1° maggio 2011, dome-nica di san Tommaso, GiovanniPaolo II, per la benevolenza di Dioe per l’autorità apostolica del suosuccessore nella sede romana, entrònell’albo dei beati, la folla accorse dinuovo tra le braccia di piazza SanPietro, quel colonnato che come ilgrembo di una madre accoglie i fi-gli. E in quei giorni di maggio colpìdirei l’umiltà, la discrezione, la pre-senza quasi silenziosa di BenedettoXVI, come se di forma naturale econvinta avesse voluto mettersi daparte, all’ombra, per lasciar che fos-se il predecessore e amico che ri-prendesse il suo posto. La vigiliadella beatificazione, in quel CircoMassimo romano gremito di giova-ni, Benedetto XVI da Castel Gandol-fo, ancora una volta discreto quasinascosto guidò, come pastore delladiocesi romana, la preghiera conclu-siva di quella lunga vigilia. Però ladomenica a piazza San Pietro lui fu

    veramente il liturgo, che invocò ilNome della Santa Trinità all’iniziodella liturgia, che proclamò davantialla Chiesa e al mondo la santità delnuovo beato, che commentò la Paro-la di Dio, e sui doni presentati invo-cò lo Spirito Santo affinché diven-tassero il Corpo e il Sangue di Cri-sto. In una celebrazione liturgicaconcelebrata coi patriarchi delleChiese Orientali cattoliche e i padricardinali, conclusasi con la sua pre-ghiera silenziosa e discreta davantialla bara del suo predecessore beatoGiovanni Paolo II.

    Umile pastore fino alla conclusio-ne del suo pontificato, del suo umileservizio alla Chiesa cattolica. Dopoaver annunciato in modo dimesso, eusando una lingua forse in moltinon più capita, che voleva continua-re a portare il peso della croce di

    Cristo ma in modo molto diverso,nelle settimane che hanno seguitoquesto annuncio non ha parlato dise stesso bensì, umile pastore, hacontinuato ad annunciare il vero Pa-store. Nel suo ultimo incontro con ifedeli in quella piazza San Pietrodalle braccia protese, Pietro ha ab-bracciato la Chiesa e la Chiesa haabbracciato Pietro. E nella sua cate-chesi, ancora una volta discreta eumile e per questo grande, il pastore— l’umile lavoratore — con la sua pa-rola ha curato con amore per ultimavolta la sua amata vigna. E lo hafatto nel ringraziamento a Dio cheguida sempre la Chiesa, nella gran-de fiducia che il Vangelo è l’unicaforza della Chiesa. Convinto che ilSignore l’ha guidato nei giorni disole e di gioia e nei giorni di foschiae di sofferenza; nei giorni in cui il

    mare è stato sereno e la barca solca-va senza difficoltà, e nei giorni incui le onde l’hanno sbattuta e sem-brava che il Signore dormiva. Malui, il Signore c’era e c’è, e questa èla nostra fede. Convinti che Dio ciama e ha dato il suo Figlio per noi.E Benedetto XVI ha ringraziato an-cora tante persone che fedelmentehanno collaborato con lui, con spiri-to di fede e di umiltà; per fare dellaChiesa non una organizzazione maun corpo vivo, comunione di fratellie sorelle nel Corpo di Cristo che ciunisce tutti. In un amore, ha ancoraricordato Benedetto XVI che dellevolte porta a scelte difficili, sempreper il bene della Chiesa. Consape-volezza certa che dal momento dellasua accettazione come successore diPietro nella Chiesa di Roma lui, ilPapa, non apparteneva più a se stes-so bensì a tutti e per sempre nell’ab-braccio vicendevole di cui piazzaSan Pietro in questa ultima udienzaè diventata tipo e testimone. Quindiil vignaiolo, il pastore, alla fine, di-remmo, riprende il ruolo di teologoe spiega il mistero della croce, di cuilui non scende bensì rimane in mo-do nuovo presso il Signore crocifis-so. Le parole di Benedetto XVI:«Non abbandono la croce, ma restoin modo nuovo presso il SignoreCrocifisso», ci portano a quelle deltropario iniziale: «… facendo contodi stare presso il Salvatore crocifisso,o meglio di essere crocifissa insiemea Colui che per te è stato croci-fisso».

    Dal 28 febbraio Benedetto XVInon scende dalla croce ma il suo na-scondimento illumina Colui che pernoi è appeso alla croce. Nella litur-gia bizantina, durante la lettura delvangelo al vespro del Venerdì Santo,l’immagine del crocifisso viene de-posta dalla croce, avvolta in un len-zuolo e sepolta sotto l’altare che di-venta la tomba da cui sgorga la ri-surrezione e la vita. In mezzo allanavata comunque rimane sempre, avista di tutti la croce di Cristo. Be-nedetto XVI si fa umile, sparisce, la-sciando però in mezzo alla Chiesa lacroce vivificante di nostro SignoreGesù Cristo, che è sempre per noicristiani l’albero della vita che ciporta all’incontro con l’unico veroPastore della Chiesa.

    La gratitudine della Chiesa

    Una paroladi verità

    ROMA, 28. Ringraziamento e ammi-razione: sono queste le espressioniche ricorrono nelle parole di porpo-rati e presuli nelle ultime ore dipontificato di Benedetto XVI. In oc-casione della seconda tappa dellaVia Crucis svoltasi il 26 febbraionel Duomo, il cardinale arcivescovodi Milano, Angelo Scola, si è cosìrivolto ai fedeli: «Vogliamo dire an-che noi il grazie sentito al SantoPadre per il dono del suo ministeropastorale così ricco di fede, di testi-monianza, di alto magistero e distraordinaria umiltà. Esprimiamopertanto, nella preghiera, questanostra filiale vicinanza a BenedettoXVI». L’ultima udienza generale,che Benedetto XVI ha tenuto merco-ledì è stata anche occasione di ungrande abbraccio a Roma, alla suadiocesi. «Oggi di Benedetto XVI —ha detto all’agenzia Ansa, il cardi-nale vicario, Agostino Vallini —emerge ancora una volta la fedegranitica, rinnovata e professata da-vanti a tutto il mondo. Ciò che poimi ha profondamente toccato è sta-to il suo invito alla fiducia, alla spe-ranza, alla gioia fondata sulla fe-de». Il Papa, ha osservato ancora ilporporato, «ha parlato dei momentidi gioia e di luce del suo pontifica-to e non ha nascosto neanche i mo-menti non facili, ma l’ancoraggiodella sua vita è sempre stato nellafede sincera, profonda, pregata epensata. Quella che il Papa ci diceè veramente una parola di verità».

    Anche la comunità veneziana si èriunita in preghiera per BenedettoXVI alla vigilia della conclusione delpontificato. Mercoledì, nella basili-ca di San Marco, durante un’ome-lia, il patriarca di Venezia, monsi-gnor Francesco Moraglia, ha dettoriferendosi alla rinuncia al papatoche «il Signore si è servito e si ser-virà proprio di questo gesto, che insé può sembrare di resa, di fragilitàe di debolezza, per irrompere nellavita della sua Chiesa, con la forzadella sua grazia che tutto sana, rin-nova e rigenera». Il Papa, ha evi-denziato ancora il patriarca, «con ilgesto della rinuncia, in realtà inten-de consegnare la Chiesa, in modototale, nelle mani del Signore per-ché Lui operi dove gli uomini non

    riescono». Quello di Benedetto XVI,ha concluso, «è un pontificato cherimarrà e inciderà. Non s0lo: attra-verso tale gesto esprime come laguida ultima della Chiesa apparten-ga a Dio, che ama compiere le sueopere con mezzi poveri, ma chiedeperò di mettergli a disposizione unafede generosa».

    Per il predicatore della Casa Pon-tificia, il cappuccino Raniero Can-talamessa, intervistato da Radio Va-ticana, il naturale «disorientamen-to» seguito alla decisione di Bene-detto XVI «potrebbe tradursi in unmomento di edificazione dellaChiesa, facendo vedere — come cel’ha ricordato il Papa — che il verocapo della Chiesa è Gesù Cristo,quindi la sede non è vacante nelsenso profondo. Perché Cristo è vi-vo, è risorto, è Lui che guida laChiesa attraverso tutti i movimentie le persone che si alternano».

    Ringraziamenti al Signore «checi ha donato il Papa Joseph Ratzin-ger» e preghiere «affinché possia-mo sentire la sua vicinanza e il suoamore anche oltre gli anni del suopontificato» sono stati invocati ieri,durante la messa nella chiesa diSanta Maria in Traspontina, a Ro-ma, dal presidente della Conferenzaepiscopale tedesca, l’arcivescovo diFreiburg im Breisgau, Robert Zol-litsch. Il presule — dopo aver trat-teggiato le caratteristiche salientidel pontificato, partendo dalla mes-sa di insediamento del 24 aprile2005 — ha continuato il suo discor-so spiegando che Benedetto XVI «èrimasto fedele a se stesso come ra-ramente accade a un uomo, sempli-cemente perché è rimasto fedele aCristo e al suo Vangelo». Per que-sto, ha aggiunto, «ha potuto parla-re con impressionante franchezzadel declino delle forze, che non glipermettono più un completo eserci-zio del suo servizio petrino e che lohanno costretto alle dimissioni».Quindi, ha proseguito, «il nostroSanto Padre ha potuto prenderequesta decisione perché è una per-sona dedita alla preghiera, un uo-mo di profonda sensibilità misticache sa rinunciare a se stesso e accet-tare interamente di essere chiamatoda Dio e guidato dal suo Spirito».

    Lettera del segretario generale del World Council of Churches, Olav Fykse Tveit

    Enorme contributo all’unità dei cristianiGINEVRA, 28. Profonda gratitudine aBenedetto XVI per il suo contributoall'unità dei cristiani e per il ministe-ro petrino fin qui svolto è stataespressa dal segretario generale delWorld Council of Churches (Wcc oConsiglio ecumenico delle Chiese)reverendo Olav Fykse Tveit, in unalettera indirizzata al Papa in occasio-ne dell'ultima udienza generale delsvoltasi mercoledì.

    «In occasione delle Sue dimissionidalla Sede Apostolica di Roma e delministero petrino — scrive FykseTveit, che è alla guida di una orga-nizzazione di 349 fra Chiese e comu-nità religiose per una rappresentanzadi milioni di cristiani di un centinaiodi Paesi — noi del movimento ecu-menico ci soffermiamo a ricordare iSuoi numerosi contributi alla vitadella Chiesa e del mondo e Le augu-riamo ogni bene mentre prosegue ilsuo ministero di preghiera e di medi-tazione».

    Rendendo omaggio all’immensocontributo offerto dal Papa all'unitàdei cristiani, Tveit ha ricordato comeBenedetto XVI conosca molto bene ilConsiglio ecumenico delle Chiese es-sendo stato membro tra la fine deglianni ‘60 e agli inizi degli anni ‘70del secolo scorso della commissionedel Wcc, Fede e Costituzione, comeprofessore cattolico di teologiaall’università di Tubinga.

    «Analizzando tutto il suo servizioalla Chiesa da una prospettiva ecu-menica — prosegue Tveit — il WorldCouncil of Churches è estremamentegrato per la Sua immensa e profon-da dedizione alla ricerca dell’unitàdei cristiani come un modello perl’unità di tutta l’umanità».

    Nella lettera, ricordando i beneficiricevuti dal Wcc per mezzo del mini-stero di Benedetto XVI, si esprimeanche ringraziamento per il sostegnodato agli incontri fra rappresentanticattolici e il Wcc, in particolare, algruppo misto di lavoro tra la Chiesacattolica e il Consiglio ecumenicodelle Chiese, alla commissione Fede

    e Costituzione, alla commissione sul-le Missioni nel mondo e l’evangeli-smo, così come alle numerose inizia-tive indipendenti promosse dal Glo-bal Christian Forum. Il segretariogenerale del Wcc ha anche fatto rife-rimento ai suoi precedenti incontricon Benedetto XVI a Roma, nel 2010,e in occasione della Giornata mon-diale di preghiera per la pace ad As-sisi, nel 2011. «Le nostre conversazio-

    ni — prosegue la lettera di FykseTveit — mi hanno lasciato con laconvinzione dell’importanza di raf-forzare le relazioni già forti che con-sentono ai cristiani di varie confes-sioni di pregare insieme, lavorare ededicarsi insieme all’unità nella fe-de».

    Inoltre, il segretario generale delWcc ha tenuto a sottolineare che lastretta collaborazione di Benedetto

    XVI con l’allora presidente del Ponti-ficio Consiglio per la Promozionedell’Unità dei Cristiani, cardinaleWalter Kasper, abbia ispirato impor-tanti capitoli nel pensiero ecumenicoe la raccolta dei frutti del dialogo èproseguita nella sua cooperazionecon l’attuale presidente del dicastero,il cardinale Kurk Koch. «È stato du-rante il Suo pontificato — si leggeancora nella lettera — che la commis-sione Fede e Costituzione nel suo te-sto condiviso “La Chiesa verso unavisione comune” ha posto la seguen-te domanda: “Se secondo la volontàdi Cristo le attuali divisioni vengonosuperate, come si può intendere edesercitare un ministero che serva adalimentare e promuovere l’unità del-la Chiesa a livello universale?”. Pertutto il suo pontificato Lei ha cerca-to di vivere quotidianamente in ri-sposta a tale domanda».

    «La Chiesa: verso una visione co-mune» è il secondo documento det-to di "convergenza" nella storia ultra-centenaria della commissione Fede eCostituzione, composta non solo darappresentanti delle comunità mem-bro del Wcc, ma anche da chi nonne fa parte, come la Chiesa cattolica.

    Anche in occasione della rinunciaal papato, annunciata l’11 febbraioscorso, il reverendo Tveit avevaespresso l’apprezzamento per l’imp e-gno profuso in questi anni dal Papa.«Dobbiamo rispettare pienamente ladecisione di Sua Santità. Con pro-fondo rispetto — aveva dichiarato ilsegretario generale del Wcc — abbia-mo visto come egli abbia preso la re-sponsabilità e i pesi del suo ministe-ro in età avanzata, in un momentomolto impegnativo della Chiesa.Esprimo tutto il mio apprezzamentoper il suo amore e per l’imp egnospeso per la Chiesa e il movimentoecumenico. Chiediamo a Dio che lobenedica in questo momento e inquesta fase della sua vita e che guidie benedica anche la Chiesa cattolicaromana in questo tempo importantedi transizione».

    Il gran rabbino di Francia

    Un’eccezionedivenuta

    tradizionePARIGI, 28. Il dialogo fra cat-tolici ed ebrei da eccezione atradizione. Benedetto XVIavrebbe potuto non seguire ipassi compiuti dal suo prede-cessore verso il popolo ebrai-co, invece, anche in periodi dipolemica e tensione, si è reca-to nella sinagoga di Roma ein quelle di Colonia, di NewYork, così come a Gerusalem-me. «Gli atti fondatori di Gio-vanni Paolo II, lontano dall’es-sere una spettacolare eccezio-ne, divengono con BenedettoXVI una tradizione di Chiesa efanno ormai parte di ciò chedeve essere fatto». Parole diGilles Bernheim, gran rabbinodi Francia, che in un’intervistaa «Le Monde» commenta larinuncia del Papa al pontifica-to e affronta l’attualità deirapporti fra cattolici ed ebrei:«Questa decisione è degna ecoraggiosa. Come ha dettol’ex direttore de “La Croix”,Bruno Frappat, siamo in unmondo dove prevale il deside-rio di schiacciare i propri simi-li». Rinunciare al potere è im-possibile, tanto ci si è battutiper arrivarci, e «allontanare sestesso dal “t ro n o ”, come Bene-detto XVI ha fatto, è una le-zione di portata universale.Questo gesto — sottolineaBernheim — ci interpella tuttinelle nostre scelte e nelle no-stre vite». Il gran rabbino diFrancia ricorda poi che il Papanon ha parlato solamente diebraismo ma ha voluto incon-trare personalmente moltiebrei, per ascoltarli. E l’insi-stenza di Benedetto XVI nel ri-lanciare la dichiarazione No-stra aetate ha favorito «in mo-do assai positivo» il rinnovatodialogo fra cattolici ed ebrei.

    «Deposizione di Cristo dalla Croce», icona etiopica (XIX secolo)

  • L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 1 marzo 2013 pagina 7

    Governatoratodella Città del

    Va t i c a n oUfficio delle poste e del telegrafo

    Annullo postale specialein occasione

    della rinuncia al pontificatodi Sua SantitàBenedetto XVI

    (28 febbraio 2013)In occasione della rinuncia alpontificato di Sua Santità Be-nedetto XVI, le Poste Vaticaneporranno in uso uno specialeannullo del quale si riproducel’i m p ro n t a :

    In esso è raffigurato il San-to Padre e, sullo sfondo, lacupola della basilica di SanPietro in Vaticano.

    Completano l’annullo lescritte: «BENEDICTUS P P. XVIR E N U N T I AT MINISTERIO PE-TRINO» e «POSTE VAT I C A N E28.2.2013».

    Il bozzetto è stato realizza-to dalle Poste Vaticane.

    Il materiale filatelico daobliterare, debitamente affran-cato a cura dei richiedenti,dovrà pervenire all’UfficioObliterazioni delle Poste Vati-cane entro il 3 aprile 2013.

    Nomineepiscopali

    Le nomine di oggi riguardano la Chiesa inArgentina e in Vietnam.

    Samuel Jofrévescovo di Villa María (Argentina)

    È nato l’8 giugno 1957 a Córdoba, città do-ve ha studiato nella facoltà di scienze econo-miche dell’università nazionale e ha poi se-guito gli studi ecclesiastici nel seminario mag-giore Nostra Signora di Loreto. Nel 1993 haconseguito la licenza in diritto canonico pres-so l’università di Navarra (Spagna) e nel2009 ha ottenuto la laurea presso la PontificiaUniversità della Santa Croce, a Roma, conuna tesi intitolata Defensa de la vida por naceren el derecho argentino. Ordinato sacerdote l’8dicembre 1983 a Córdoba, vi ha lavorato co-me vicario parrocchiale di Nostra Signora delPilar (1984), parroco di San Roque (1985-1990) e di Nostra Signora di Fátima (1992-2005), vicario giudiziale aggiunto del tribuna-le interdiocesano (2002-2005). Attualmenteera giudice del tribunale interdiocesano e par-roco del Santo Cristo.

    Joseph Dinh Duc Daoausiliare di Xuân Lôc (Vietnam)

    Nato il 2 marzo 1945 a Thuc Hoa, in dio-cesi di Bui Chu, ha studiato nel seminariominore San Francisco Saverio di Bui Chu(1961-1964) e nel seminario maggiore di Sai-gon (1964-1965), completando la formazionesacerdotale presso il Pontificio Collegio Ur-bano, a Roma (1965-1971). È stato ordinatosacerdote il 27 marzo 1971 e incardinatonell’arcidiocesi di Saigon. Dopo gli studicompiuti a Roma (dove risiedeva presso ilPontificio Collegio San Pietro) per il dottora-to in teologia morale all’Alfonsianum (1971-1976), ha svolto i seguenti incarichi: vice di-rettore e poi direttore del Centro internazio-nale di animazione missionaria (Ciam) (1976-2007); professore alla facoltà di missiologia eistituto di catechesi e spiritualità missionariadella Pontificia Università Urbaniana (1980-2009); direttore spirituale del Foyer Paolo VI(1981-2007). Dal 1982 al 1983 ha compiutoinoltre gli studi per il dottorato in missiologiapresso la Pontificia Università Gregoriana, ri-siedendo presso il Pontificio Collegio Urba-no. È stato inoltre: membro del Consiglio in-ternazionale per la catechesi (Coincat) dellaCongregazione per il Clero (1987-1993); mem-bro della Fondazione Nostra aetate del Ponti-ficio Consiglio per il Dialogo Interreligioso(1992-2001); membro della commissione pa-storale del grande Giubileo del 2000 (1995-200o); direttore dell’ufficio di coordinamentodell’apostolato per i vietnamiti della diaspora,presso la Congregazione per l’Evangelizzazio-ne dei Popoli (1999-2005); consultore delPontificio Consiglio per il Dialogo Interreli-gioso (2001-2012). Dal 2010 era rettore del se-minario maggiore di Xuân Lôc.

    Nell’ultima udienza del pontificato Benedetto XVI saluta il collegio cardinalizio

    La Chiesa si risveglia nelle animeGià oggi al futuro Papa prometto la mia incondizionata reverenza e obbedienza

    Il saluto del cardinale decano

    Come i discepoli di Emmaus

    Aveva 93 anni ed era arcivescovo emerito di Tours

    La morte del cardinale Honoré

    Udienza del Papaal coprincipe di Andorra

    Mercoledì 27 febbraio, nella Sala Clementina, il Papa ha ricevuto in udienzamonsignor Joan Enric Vives Sicilia, coprincipe di Andorra, arcivescovo-vescovo di Urgell

    Il cardinale francese Jean Honoré, arcivescovo emerito di Tours, è morto alle 5 delmattino di giovedì 28 febbraio. Da due giorni era ricoverato in un ospedale diTours per un’infezione polmonare. Era nato il 13 agosto 1920 a Saint-Brice-en-Coglès, nel territorio dell’arcidiocesi di Rennes. Il 29 giugno 1943 era stato ordi-nato sacerdote. Nominato il 24 ottobre 1972 vescovo di Evreux, il 17 dicembreaveva ricevuto l’ordinazione episcopale. Il 13 agosto 1981 era divenuto arcivescovodi Tours e il 22 luglio 1997 aveva rinunciato al governo pastorale dell’a rc i d i o c e s i .Nel concistoro del 21 febbraio 2001 Giovanni Paolo II lo aveva creato e pubblica-to cardinale, assegnandogli il titolo di Santa Maria della Salute a Primavalle.Le esequie saranno celebrate martedì 5 marzo nella cattedrale di Tours, dove saràpoi sepolto.

    recente, Les aphorismes de Newman(Cerf, 2007). Inoltre nel 2006 hapubblic