In memoria di Péter Pázmány

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  • 7/26/2019 In memoria di Pter Pzmny

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    FERENC SZAB S J .

    I N M E M O R I A D l P T E R P Z M N Y

    (Per un rit rat to del polem ista e del teologo nel 350 anniversario della morte)

    51

    '

    350 anni or son o, la sera del 19 m arz o 1637, si spense a Po zso ny il cardinale

    Pter Pzmny, arcivescovo di Esztergom e primate d'Ungheria. Venne colto

    da malore durante il pasto, mentre pranzava in compagnia di tre gesuiti. Lo tra-

    sportarono nella sua stanza da letto; non era pi in grado di parlare. Lasci in-

    tendere con l'espressione del volto e i gesti della m ano di volersi confessare. Quan-

    do esal l'u ltim o re spiro , tra le 10 e le 11 di sera, si trova va no con lui il cncellie-

    re, il vescovo Jakusich, due gesuiti e due francescani. T ut to questo ci not o gra-

    zie al diario del gesuita P. D ob ro no ki e al rap po rto inviato a Rom a dal re ttore

    dell 'Universit di Nagyszombat, P. Forr.

    Il cor po di Pzm ny venne esposto in u na sala del palazzo arcivescovile. Fu

    adagiato in una sem plice bara di legno senza essere imbalsam ato, se cond o il desi-

    derio espresso nel suo testamento. Gli coprirono il capo con un berretto da ge-

    suita e lo vestirono con una sottana di damasco rosso di foggia gesuitica. Fu si-

    stemato nella bara senza gioielli e senza le insegne relative al suo rango, in ot-

    tem peran za alla sua espressa volon t. La m attina del 3 aprile, in un solenne cor-

    teo fun ebre , 24 parroc i trasp orta ron o il corp o nella chiesa capitolare di Po zson y.

    La messa funeb re e la cerim onia della sepoltura fu ro n o celebrate dall'arcivesco-

    vo di Kalocsa, Telegdy, con l'assistenza di cinque sacerdoti di alto rango. Il di-

    scorso funebre in latino fu tenuto dal canonico di Esztergom Gyrgy Szelep-

    csnyi, quello in ungherese da P. Gyrgy Forr. Secondo le indicazioni di Pz-

    m ny, la bara fu deposta nella cripta aperta so tto le reliquie di S. G iov ann i Ele-

    mosiniere. Una lapide in marmo designa la tomba del cardinale arcivescovo: Pe-

    trus Pzmny Cardinalis.

    * In occasione del 350 anniversario della morte del grande scrittore e teologo ungherese

    stato pubb licato a Rom a in lingua ungherese un volu m e di saggi:

    Pzmny Pter emlkezete

    , a cura

    di L. Lukcs e F. Szab, Rom a, U . D etti 1987. Per la recensione del volum e vedi in questo num e-

    ro della R.S.U.: pp. 29-130.

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    La riscoperta del padre della prosa ungherese (Kosztolnyi), della persona-

    lit che fu a capo del rinnovamento cattolico, gi iniziata circa un decennio

    e mezz o fa. D ue ann i or son o, in occasione del 350 anniversario della fond azio-

    ne dell'Universit di Nagyszombat (Tyrnavia), a Budapest si sono svolte anche

    delle celebrazioni

    ufficiali.

    N el 1983 son o state pubblicate ben due antologie delle

    opere di Pzmny. Incontriamo un numero sempre maggiore di ricerche svolte

    con rigore scientifico (tra cui primeggiano quelle di Mikls Ory SJ)

    1

    . Pian pia-

    no che si fa luce sui punti oscuri della vita di Pzmny, si focalizzano meglio

    determinati punti di vista della sua opera, delle sue idee politiche, delle sue con-

    cezioni teologiche, completando cos la biografia in tre volumi di Vilmos Frak-

    ni e gli eccellenti saggi di Kornis, Schiitz e Sk (il trio piarista) su Pzmny

    scrittore e precettore della nazione.

    In occasione del 350 anniversario della nascita di Pter Pzmny il 4 otto-

    bre 1920 Ottokr Prohszka caratterizz l'insigne rappresentante della rinascita

    cattolica nel modo seguente:

    L'U ngh eria n on ebbe un suo Rinasc ime nto. Sulla corte di Buda del re Mat-

    tia C or vino , sul suo castello d i Visegrd e sui giardini delle sue residenze si libra-

    no, vero, le rondini primaverili del risveglio artistico; ma queste rondini non

    bastarono a far primavera, e al termine di pochi anni gloriosi sopravvennero

    l ' inverno e la notte; dopo alcuni re deboli e impotenti sopravvenne il dominio

    dei turchi... Ci nonostante esistono anche da noi delle figure che ci ricordano

    il Rinascimento, caratteri forti, personalit do m inanti, vo lont nate per coman-

    dare e per creare, capaci non soltanto di vedere ma anche di agire; tra questi

    pochi personaggi della Storia dell'Ungheria vorrei annoverare anche Pter Pz-

    mny. Altrove, gli eroi del Rinascimento furono statisti, condottieri, conquista-

    tori, esploratori e artisti: nel caso di Pter Pzmny, l 'eroe non lottava con la

    spada, bens con la penn a il conquistatore non espugn paesi, bens un mon-

    do spirituale l'esplora tore no n vagava sulle acque dei mari, bens su quelle

    della cultura, per estrarre dagli abissi i tesori del genio, le bellezze sconosciute

    della lingua ungherese... In lui la religione era una realt, un po tere com battivo

    e soggiogante. Era un fuoco che bruciava e infiammava...

    2

    .

    E singolare come 50 anni pi tard i, nel 1970, nella sua bella co m m em orazio -

    ne di Pzmny, Emil Kolozsvri Grandpierre faccia rilevare a sua volta come

    i tratti pi caratteristici di Pzmny appartengano pi al Rinascimento che al

    1

    Cfr. Ferenc Szab,

    Pzmny bresztse

    (Il risveglio degli studi pzmnyiani), Katolikus

    Szemle, Roma 1985, 3, pp. 273-277.

    2

    Ottokr Prohszka,

    B eszd Pzmn y szletsnek 350. vforduljn

    , in

    Prohszka Ottokr

    sz-

    egyjttt munki

    (Tutte le opere di O. Prohszka), voi. XII, Budapest, 1927, pp. 304.

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    B a r o c c o

    3

    . Ko lozsvr i Grandp ie r r e ogn i t an to esagera , qua lche sua a f f e rmaz io -

    ne c i lasc ia dubbiosi , come ad esempio quel la per cui Pzmny, nel suo fervore

    rel ig ioso, sarebbe s ta to spesso in malafede; tu t tavia ha ragione ad individuare

    nel la fede, nel la d ifesa del la ver i t cr i s t iana , i t ra t t i fo nd am en tal i del la sua perso -

    na l i t r inasc imenta le . Pzmny un conver t i to r e na to che cons idera l e d i spu te

    re lig iose com e la sua miss ione . N e l l ' i n t ro du z io ne a ll a sua opera p r inc ipa le , Iste-

    ni igazsgra

    vezrl kalauz (Guida per raggiunge re la verit divina

    ) , def inisc e la

    sua miss ione nei seguent i te rmini :

    "Vogliamo ricon durr e sul retto sentiero colui che ha smarrito la via della fede...".

    E vero che molti "irragionevoli", i quali "si sono avviati per strade non dissodate", gli

    sono contrari: "arrotano con rabbia e aguzzano digrignando i denti contro di noi. Pro-

    teggono gli incendiari che m inacciano l'unicit del cristianesimo; azzann ano colo ro che

    vogliono estinguere il fuoco diva m pante ." ... Si dolgono del fatto che aggrediamo con

    gli strali affilati dei nostri scritti le spaccature da nnose , sebbene dov reb ber o adirarsi c on

    coloro che causando la spaccatura, danno motivo all 'opera di ricucitura ... Stando cos

    le cose, se intendes simo far cosa grata solta nto agli uom ini e dedicarci agli ozi di questo

    mondo, sarebbe pi proficuo per noi congiungere le mani e tacere invocando il nostro

    Dio anzich esporci all 'odio proclamando la verit. Ma poich noi, persone designate

    alla difesa delle pecorelle di C risto, avve rtiamo e non sotto la pelle, bens nel profon-

    do dell 'animo nostro l'impulso di battagliare per la verit, di propugnare la scienza

    divina, di lottare eroicamente contro i lupi vestiti da agnelli con i chiodi appuntiti sia

    dei nostri scritti che della nostra lingua: anch'io, dunque, avendo dinanzi agli occhi ilmio dovere, quale esso si addice alla fiducia che mi fu accordata col mio ufficio ecclesia-

    stico, bench non confidi n nel mio intelletto, n nella mia scienza esigua e depaupera-

    ta, appoggiandomi tuttavia alla colonna invincibile della verit e alla forza irremovibile

    della giusta causa, scendo in campo in difesa della verit: per soffocare, nella misura in

    cui Dio vorr concedermelo, le molte astuzie menzognere e le ingiuriose insinuazioni

    che si son o levate co ntr o di noi, per rivelare agli occhi di tut ti e al m on do intero l'inade-

    guatezza delle elucubrazioni che si sono distaccate dall'antica verit. (Ili, 5-6)

    4

    .

    3

    Kolozsvri Grandpierre in questa sua affermazione segue le tesi dello storico Gyula Szekfu

    e quelle di F. Brisits e Gy. Rnay. Cfr. Frigyes Brisits,

    Cardinlis Pter Pzmny

    , Katholikus

    Szemle, Budapest, 1935, pp. 583-584; Gyrgy Rnay,

    Pzmny

    Pter Theolgia, Budapest, 1936,

    pp. 258-269.

    4

    .. . a hitnek ta vesztettit dvssges svnyekre akarjuk vezetni.. . Igaz, sok eltbolyo-

    dott s tretlen takra szakadt ellene van: haraggal fenik s agyarkodva kszrlik fogokat

    ellennk. Oltalmazzk a keresztynsg egyenetlensgnek gyjtogatok; mardossk azokat, kik

    oltani akarjk az g tzet. (...) Sajnllyk, hogy az rtalmas szakadsokat hegyes rsokkal srte-

    gettyk, noha azokra kellene neheztelni, kik szakadst szerezvn okot adnak a varrogatsra (. . .)

    Ezek gy lvn, ha csak embereknek akarnnk kedveskedni s e vilgi nyugodalmat zni, szapo-

    rb volna, keznket egybeklcsolvn halgatni s Istennkhz fohszkodni, hogy-sem igazsg hir-

    detssel gyllsget szerezni. De mivel nknk a Christus juhai oltalmra rendelt szemlyeknek

    nem brnkben, hanem lelknkben jr, hogy az igazsg-mellett kitmadgyunk, az isteni tudom-

    nyrt bajt llyunk, a brny brrel bllett farkasok-ellen mind nyelvnkkel, mind szeges rsun-

    kal vitzkedgynk: n-is, egyhzi hivatalomnak hivsghez illena ktelessgemet szemen-el tt-

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    V orrem m o citare inoltre un b rano tra tto da ll 'introduzione del saggio di Ko-

    lozsvri Grandpierre:

    N onostante che il pensiero di Pzm ny si allontani dall 'ambito del potere

    divino, della salvezza, ossia dall'ambito della teologia, solo allorquando egli ri-

    corre ai fenomeni terreni in sostegno delle verit divine, nonostante che le sue

    tematiche interessino l massimo qualche teologo, tuttavia la sua opera viva

    in maniera impressionante, lo diventa in virt della sua personalit, della coscienza

    che egli ha della pro pria v ocazione, del suo passato politico, m a an zitu tto in vir-

    t del suo talento di scrittore. Pter Pzmny uno di quei pochi scrittori un-

    gheresi la cui opera si sia realizzata co m piuta m ente e che non sia rimasta quind i

    allo stato frammentario. Forse per questo che egli non gode della considera-

    zione che gli spetta. Il nostro pubb lico ha sempre ap prezzato p iuttosto coloro

    che avrebbero potuto diventare chiss che cosa anzich coloro che sono diven-

    tati veramente qualcuno

    5

    .

    Possiamo avanzare qualche dubbio riguardo alle ultime frasi, quelle che si

    riferiscono ai mo tivi per cui Pzm ny no n venn e tenu to nella dovuta considera-

    zione (ai tempi del cosiddetto culto della personalit Pzmny non fu l'unico

    tra i grandi personaggi della storia ungherese ad essere m altrat tato dalla politica

    culturale del tempo); ma il saggio di Emil Kolozsvri Grandpierre mette assai

    bene in lucecon l 'aiuto di innum erevoli esempila pers onalit e l'ar te lette-

    raria rinascimentale di Pzm ny . N o n credo che oggi esista ancora qu alcuno che

    voglia negare la sua affermazione per cui non v' dubbio che Pter Pzmny

    sia un grande scrittore. Gi Kosztolnyi, del resto, aveva richiamato l'attenzio-

    ne su questo fatto, mentre Sndor Sk aveva dedicato un'analisi approfondita

    allo scrittore.

    In questo scritto commemorativo vorrei piuttosto indirizzare l 'attenzione

    sulla figura del polemista religioso e del teologo. Nel volume miscellaneo dal

    titolo

    In mem oria di Pter Pzm ny

    , in collegamento con l'analisi della fede di

    Pzmny, mi sono occupato del teologo in maniera pi dettagliata

    6

    . Certo, que-

    sto ha portato qualche novit solo nell'ambito di una singola problematica; in

    realt, gli studi dedicati al teologo Pz m ny son o di n um ero assai esiguo e pec-

    cano spesso di supe rficialit. Anc he la tesi di M ikls O r y e i suoi saggi successivi

    viselvn, noha sem elmmben, sem csekly s fogyatkozott tudomnyomban nem bizakodom,

    de az igazsgnak gyzhe tetlen osz lopho z s a j igynek m ozdthatatlan erssghez tmaszkod-

    vn az igazsg oltalmrt kiszllok: hogy az ellennk tmasztott sok hamis fondorlsokat s k-

    roml nyelveskedseket, a mennyire Isten tudnom adgya, megfojtsam, s a rgi igazsgtl elsza-

    kadott tallmnyok alkalmatlansgit szem s vilg-eleibe terjesszem. (III, 5-6).

    5

    Emil Kolozsvri Grandpierre,

    Pzmny (1570-1637

    Irodalomtrtnet, 1971, pp. 41-42.

    6

    Ferenc Szab,

    Pzmny hitelemzse a grazi D e Fide trakttushan

    , in L. Lukcs e F. Szab,

    Pzmny Pter emlkezete

    , op. cit., pp. 91-181.

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    si occupavano in sostanza solo della dottrina ecclesiastica di Pzmny. L'elabo-

    razione dell'intera

    theologia scbolastica

    di Graz un compito che spetta ancora

    al futuro.

    Per tre anni, dal 1597 al 1600, Pter Pzm ny insegn filosofia all'Universi-

    t di Gra z. In seguito, la sua attivit di doce nte fu in terr otta dalla sua missione

    nell'Alta Ungheria. Nel 1603 fece ritorno a Graz; il 7 novembre diede inizio

    con un'analisi relativa alla fedeal suo insegn am ento di teologia, che prose-

    gu per quattro anni. Sappiamo che secondo l'ordinamento degli studi vigente

    nelle universit gesuitiche dell'epoca, si com m entava la

    Summa Tbeologica

    di San

    Tommaso, o pi esattamente una scelta di questioni. (Tra le 611 quaestio della

    Summa Pz m ny ne spieg solo 74 in tutto ). Il m etod o seguito consisteva all'in-

    circa nel prendere spunto dalle questioni sollevate nella

    Summa.

    Tuttavia non

    ci si ferm ava a San Tom m aso: si citavano e si dibatteva no anche gli autori mo-

    derni, ovvero gli scolastici dell'epoca. Il docente dava per scontata la lettura

    dellaSumma, per cui non spiegava i singoli articoli, bens le opinioni pi recen-

    ti, quindi passava ad esporre la propria opinione.

    A G raz, Pz m ny bas i corsi sui suoi tratta ti relativi alle virt divine della

    fede, della speranza e dell'amore, alla giustizia e il diritto, alla questione dell'in-

    corporazione; dissert dei sacramenti in genere, come anche dei sacramenti del

    battesim o, della cresima e dell'eucaristia. La scolastica, all'epoca di Pzm ny, aveva

    ripreso vigore. I domenicani provenienti dall'Universit di Salamanca nel XVI

    secolo avevano creato una scuola: Vitoria, Soto, Cano, Medina, Banez..., si

    consideravano tutti seguaci di San Tommaso, parimenti ai gesuiti spagnoli (To-

    ledo, Valentia, Suarez), sebbene questi ultimi aprissero delle nuove strade.

    Caratterizzando le correnti spirituali dell'epoca, vorremmo citare quelle di

    maggior importanza. Il

    nominalismo

    , all'epoca di Pzmny, gi in declino in

    confronto al tomismo che guadagna rapidamente spazio, ma il suo spirito

    ancora vivo. Pzmny cita spesso Durandus, G. Bielt.. . Neppure Suarez riusc

    a liberarsi interamente di una spiritualit tipicamente nominalista. Nel caso dei

    gesuiti l 'influsso del nom inalism o si fa sentire sopr attu tto sul pian o metod ologi-

    co: l 'enum erazio ne delle molteplici opin ion i occupa un o spazio assai grande nei

    corsi, a scapito dell'enum erazio ne di fatti, delle realt di fatto . Gli elemen ti for-

    malistici spiccano in pr im o p iano rispetto agli elementi con tenutistici. Si fa no-

    tare inoltre anche l'individualismo, l'accentuazione dell'io.

    U n'altra influenza quelladel Rinascimento, dell Umanesimo. L'opera di Pz-

    mny, cos come l'intera scolastica, sub l'influsso derivante dall'esperienza del-

    l'antichit greco-rom ana e dalla cultura classica dell'Um anes im o. Q ue sto si ma-

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    nifesta ad esem pio, oltre all'amore per gli au tori classici e all'interesse per le scienze

    naturali, nello stile di Pzmny e nella sua intera condotta. Kolozsvri Grand-

    pierre ha addotto num erosi esempi a tale proposito. Tu tto ci si pu riscontrare

    no n solo nelle sue opere in latino, m a anche nei suoi scritti polemici u ngheresi,

    nella

    Guida

    e nelle prediche.

    Resta da citare infine l'influenza crescente del

    protestantesimo

    che natural-

    mente plasm in larga misura in maniera immediata o in quanto influsso op-

    posto la fisionomia spirituale dei secoli XVI e XVII. Le dottrine protestanti

    che trattavano della natura umana radicalmente corrotta (sulle tracce di Agosti-

    no, che aveva attribuito eccessiva importanza alle conseguenze del peccato ori-

    ginale), dellaidestducialis, delle problematiche relative allasolaide sola Scrip-

    tum, solagrada,

    della giustificazione e della pred estina zion e in genere, e in que-

    sta connessione del rap po rto fra grazia e libert, avevano avviato un grande fer-

    mento anche negli ambiti della teologia cattolica. Il dibattito sulla grazia tra i

    dominicani (baneziani) e i gesuiti (molinisti) un esempio che dimostra bene

    come l'atmosfera fosse turbata dal protestantesimo. Altrimenti la disputa su

    de

    auxiliis

    no n si sarebbe esacerbata a un pu nt o tale, i baneziani n on sarebbero stati

    accusati di protestantesimo e i gesuiti di pelagianismo. A complicare ulterior-

    mente la situazione per quel che riguarda le questioni della fede e della grazia

    intervenne inoltre l'insegnamento di Baius, il cui metod o ibrido si dim ostr fuor-

    viarne (anche per Pzm ny). Baius no n prend eva in considerazione l'evoluzion e

    della dottrina. Anch'egli, come Lutero, si volgeva verso il passato, a modo suo

    interpretava Agostino, per nel frattempo faceva concessioni agli umanisti e ai

    riformatori. Travis la tesi di Agostino relativa al merito privo di grazia, cos

    come Lutero diede una spiegazione unilaterale dell'insegnamento di San Paolo

    relativo alla fede priva di azioni. Do po tu tto ci com prensibile che la censura

    dell'ordine ammonisse Pzmny di usare cautela nell'interpretazione di Baius

    e di Agostino.

    La censura definitiva, quella di Rom a, risult relativamen te blanda. Lo stes-

    so Pzmny, del resto, si avvide con sorpresa che i suoi censori ora l'avevano

    considerato un pelagiano (ritenendo quindi che lasciasse uno spazio troppo am-

    pio alla libert um ana), ora avvertivano in lui l 'influe nza della do ttrin a luterana

    (quindipensavano i molinistiegli faceva concessioni non solo a Banez ma

    anche agli innovatori, laddove attribuiva alla grazia un ruolo cos importante).

    In sostanza, Pzm ny rappresentava u n pu nt o di vista equilibrato nella que-

    stione libert-grazia. Superando i sistemi dei baneziani, dei molinisti e degli

    agostiniani, che concepivano i misteri della grazia e della libera azione umana

    eccessivamente

    more mathematico

    , egli si sforzava d'interpretare nella maniera

    corretta la libert umana dipendente da Dio e quindi autonoma; si sforzava an-

    che di evitare certe forme di antropomorfismo. Secondo il censore molinista (che

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    seguiva in parte G. Vasquez), Pzmny aveva cancellato i confini tra la grazia

    in senso pi lato e la grazia che conduceva alla giustificazione, sostanzialmente

    sovranna turale. In realt, invece, Pz m ny voleva sottolineare (giustamente) che

    il sovrannaturale non una specie di sovrappi

    superadditum),

    un'aggiunta

    alle forze naturali; infatti la Causa trascendentale, Dio, rinforza le cause secon-

    darie, quindi anche la libert, perch l'uomodipendendo da D io arrivi da

    solo a realizzare se stesso (cfr. IV, 286-281). La teologia corretta del rapporto

    tra la natura e il sovrannaturale (cfr. le opere di H. de Lubac) giustifica questa

    concezione organica di Pzmny.

    Nel mio saggio pubblicato nel nostro volume ho mostrato come Pzmny

    nell'analisi della fede segua sop ratt utto le orm e di ValentiaeSuarez,. Bellarmino

    fu suo maestro piuttosto nel campo della ecclesiologia. Per quel che riguarda

    inveceilseguitodi San Tommaso: caratteristica l 'opinio ne di Pzmny quand o

    risponde alla domanda contenuta nella circolare del generale C. Acquaviva del

    24 maggio 1611: in che m od o i gesuiti devon o seguire San Tom m aso? (All'epoca

    non insegnava pi, tuttavia era un'autorit nell'ambito della provincia austria-

    ca, per questo la domanda venne rivolta anche a lui)

    7

    . Possiamo riassumere bre-

    vemente il punto di vista di Pzmny nel modo che segue:

    1) Poich concessa una certa libert nell'interpretazione delle stesse Scrit-

    ture, e infatti ci dato di leggere interpre tazion i diverse e anche con trad dittor ie

    dei medesim i passaggi ad opera di studiosi cattolici e pa dri della Chiesa, e poich

    ad eccezione delle questioni rig uard anti le tesi fond am entali della fede

    fino

    ad oggi la Chiesa non ha ordinato d'interpretare in maniera identica i medesimi

    passaggi, non sembra conveniente che si escluda ogni libera spiegazione nell'in-

    terpretazione dei testi di San Tommaso, n che si proibiscano le opinioni diver-

    se o contraddittorie.

    2) Non sarebbe giusto obbligare i gesuiti a seguire San Tommaso pi rigo-

    rosamente di quanto non siano obbligati a farlo i dom inicani. Anche tra i tomi-

    sti esistono grandi divergenze relative all'interpretazione di San Tommaso, co-

    me si potrebbe dunque negare questa libert ai gesuiti?

    3) Quindi spiega in che modo si rendano possibili differenze cos cospicue

    tra le singole interpretazioni di San Tommaso: a) La concisione di San Tomma-

    so (nella

    Summa)

    reca con s l'oscurit,

    b)

    Lo stesso San Tommaso, nel corso

    della sua vita, ap po rt cam biam enti alla sua do ttrina , sicch esistono divergenze

    non solo tra la spiegazione di P. Lom bar do e la

    Summa

    , ma anche tra le singole

    parti della Summa. Del resto il dottore di Aquino non fu in grado di rivedere

    la sua opera che con la sua morte rimase incompiuta, c) Dai tempi di San Tom-

    7

    ARSI,

    Inst.

    213, 103 m

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    maso la teologia ha avuto un ampio sviluppo e anche la Chiesa si pronunciata

    riguardo a diverse questioni. Quindi, se i tomisti vogliono seguire San Tomma-

    so in questioni che alla sua epoca non si erano neanche poste, essi travisano il

    significato originario del testo e dell'opinione di San Tommaso (e anche di Ari-

    stotele).

    Poich non possibile far scomparire queste difficolt, Pzmny non vede

    bene in che modo si potrebbe determinare sempre con sicurezza la concezione

    originaria(mens)di San To m m aso e obbligare tut ti i gesuiti a un 'un ica interpre-

    tazione.

    Quando Pzmny stese sulla carta questi commenti su richiesta del superio-

    re austriaco, egli era attivo ormai da anni (sin dal 1607) in terra ungherese; stava

    preparando la sua opera principale, la

    Guida Kalauz),

    che fu pubblicata per la

    prim a volta nel 1613. N o n potev a aver dim enticato la censura subita a causa del

    dibattito sulla grazia. Nel frattempo aveva dovuto affrontare nuove difficolt;

    a ferirlo non erano state tanto le accuse o le calunnie dei suoi avversari prote-

    stanti, quanto il fatto che i superiori viennesi avevano anch'essi dato credito ai

    pettegolezzi che continuavano a diffondersi e che avrebbero avuto un ruolo an-

    che nelle complicazioni insorte intorno alla sua nomina ad arcivescovo

    8

    .

    Le esperienze fa tte in occasione del dibattito sulla grazia (nono stante che la

    censura definitiva no n si fosse dim ostrata severa) resero pi cauto Pz m ny . D el

    resto in Un ghe ria la sua attenzio ne era conc entrata sulle controv ersie tra cattoli-

    ci e protestanti, e non poteva concedersi di cercare il pelo nell'uovo ingarbu-

    gliandosi nelle controversie tra le varie scuole. Con gli anni di studio trascorsi

    a Vienna e a Ro m a che aveva alle spalle, con l'am pia erudizio ne e la prospettiva

    europea dei corsi teologici e filosofici tenuti all'Universit di Graz, Pter Pz-

    mny d inizio alla riforma spirituale del paese. Dal 1616 prosegue questa sua

    opera, come successore di Ferenc Forgch, dalla cattedra arcivescovile (dal 1629

    come cardinale): per mezzo di scritti polemici, prediche, conversioni, fondazio-

    ne di scuole, con la sua attivit o rganizzativa e di governo nell'am bito della Chiesa

    ungherese.

    A ll'inizio del XV II secolo la situazione dell'U ngh eria si presentava assai po-

    co confortante. Il dominio dei turchi aveva distrutto anche le strutture ecclesia-

    8

    Cfr. Ferenc Szab,

    Pzmny bresztse

    op. cit., pp. 276-277; Lszl Lukcs,

    Jezsuita maradt-e

    Pzmny mint rsek

    , in L. Lukcs-F. Szab,

    Pzmny emlkezete

    , op. cit., pp. 197-267; L. Lukcs-

    F. Szab, Autour de la nomination de Pter Pzmn y au sigeprimatial aEsztergom 1614-1616),

    Archivum Historicum Societatis Iesu, Roma, 1985, voi. LIV, pp. 77-148.

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    stiche; i distretti ecclesiastici erano rimasti per lo pi privi di pastori. Quando

    Pzmny inizi la sua attivit, i due arcivescovati e i 12 vescovati dell'Ungheria

    disponev ano soltanto di 300 pastori spirituali; di fro nt e a questo esiguo g ruppet-

    to si trovavano 2000 pastori protestanti. Il m emo randum predisposto da Pzm ny

    nel 1621

    9

    ci fa capire bene come fosse tragica la situazione della Chiesa unghe-

    rese che stava tentando di rimettersi in piedi. Alla mancanza di sacerdoti si ag-

    giunse il fatto che entro la fine del XVI secolo erano scomparse quasi tutte le

    scuole cattoliche. Di fronte alle 134 scuole d'istruzione secondaria protestanti

    ce n'erano solo 30 condotte dai cattolici. I protestanti formavano i loro pastori

    in sette istituti di studi superiori; da parte cattolica funzionava soltanto il Semi-

    nario di Nagyszombat (Tyrnavia) fondato dall'arcivescovo M. Olh. Anche la

    letteratura cattolica si era impoverita. E vero che alla fine del XVI secolo aveva

    gi iniziato la sua attivit la triade cattolica: Mikls Telegdy, Andrs Monoszlai

    e Lukcs Pcsi, ma la prop orz ion e dei libri di arg om ento religioso era del 21:85

    in favore dei protestanti. I nove decimi del mezzo migliaio di libri ungheresi

    pubb licati nel XV I secolo apparteneva no ai prote stanti: questi facevano funz io-

    nare 22 tipografie, mentre i cattolici avevano a disposizione solo la tipografia

    privata di T elegdy

    10

    . Intanto le grandi casate nobiliari erano diventate protestan-

    ti; insieme ad esse

    in base al principio

    cuiusregio, eiusreligio

    anche i loro

    servi si erano convertiti alla fede degli innovatori.

    Ho citato questi pochi dati solo per dare un'idea di come fosse difficile la

    situazione in cui Pter Pzmny e i suoi compagni gesuiti, come anche gli ap-

    parte nen ti a ordini diversi e i sacerdoti secolari, si tro va ron o a dover difendere

    la fede minacciata, ad arrestare l'avanza ta pro testante, a im piantare e raffo rzare

    l'am bito della fede cattolica e a correggere i costumi m orali m ediante scritti po-

    lemici, conversazioni spirituali, prediche, educazione scolastica, insomma con

    i diversi mezzi a disposizione della guida spirituale.

    Oggi, all'epoca dell'ecumenismo, possiamo eventualmente scandalizzarci per

    il tono usato da Pzmny e dai suoi avversari, per la condotta non esattamente

    cristiana che si man ifesta nelle loro dispute religiose. Ma n on dim entichiam oci

    che a quei tem pi la tollera nza religiosa equivaleva al relativism o, all'indiffe renz a

    religiosa. Del resto P zm ny spiegava la durezza di to no col fatto di dover con-

    trobattere e smentire le calunnie e le menzogne dei suoi avversari. Le sue sferza-

    te colpiscono soprattutto gli insegnanti; ai semplici fedeli si rivolge in tono af-

    9

    Pzmny Pter bbornok... sszegyjttt levelei

    (Lettere raccolte del cardinale Pter Pzmny),

    a cura di Ferenc Hanuy, Budapest, 1910, voi. I, pp. 246-249.

    10

    Cfr. il saggio intro duttivo dell edizione delle op ere di Pter P zm ny dell Associ azione

    Szent Istvn Trsulat di Budapest, curata da L. Lukcs e F. Szab,

    Pzmny Pter vlogatott m-

    ve i, I-III, Budapest, 1987, voi. I, pp. 30-33.

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    fet tuoso, g iacch sono s ta t i fuorvia t i e la loro responsabi l i t non grande come

    quella dei pastori . Ecco come spiega tut to ci nel la let tera pre-posta al la

    Guida:

    No n annuncia una nuova ma una vera scienza, ripro po ne di nuo vo agli uomini

    l'antica verit . Poich questo necessario non soltanto per sostenere di frequente la

    smemoratezza della mente con scritti adatti a rafforzare la memoria; bens anche per

    me ttere in luce la perfidia degli insegnanti m enzog neri, che con il loro silenzio artificia-

    le inghiottiscono e si lasciano sfuggire dalle orecchie quel che abbiamo ripetuto loro

    numerose volte. Di fronte alle loro comunit di gente semplice, i nuovi insegnanti ad-

    ducono contro di noi argomenti tali che se dovessero corrispondere a verit, nessuna

    scienza si meriterebbe un odio maggiore della nostra. E bench ricacciamo loro in gola

    innum erevoli volte le loro menzo gne, no nosta nte ci essi tacciono di tutto questo e con-

    tinuando a battere sempre sullo stesso vecchio chiodo, tengono vincolata la povera co-

    munit ignorante con le loro menzogne. Sostengono che odiamo la Sacra Scrittura e

    apprezziamo di pi le invenzioni umane, anzi, che proibiamo alla comunit di leggere

    la Sacra Scrittura. Scrivono che della fede e dei me riti di Cristo presso di no i n on rima-

    sta neanche la memoria, ma che ci affidiamo ai nostri stessi meriti. Dicono che per il

    nostro bene non confidiamo in Nostro Signore Ges Cristo, bens nei santi, e che chie-

    diamo aiuto a figure di legno. Ci addossano migliaia di falsit come queste. E sebbene

    vengano svergognati infinite volte per le loro invenzioni, tuttavia rinnovano di giorno

    in giorno le loro odiose falsit. Ecco perch anche noi dobbiamo rinnovare spesso i no-

    stri scritti contro di loro. (Ili, 7)

    11

    .

    Nei suoi scr i t t i polemici e nel la

    Guida

    Pzmny ci ta sempre i l ibr i degl i in-

    novator i , g l i scr i t t i d i Lutero e d i Calvino cos come la le t tera tura protestante

    in pat r ia e a l l'es tero . E ad essi che r i sp ond e, so no essi che sm ent isce; nel f ra t te m -

    po espone la dot t r ina cat to l ica . Ci ta le Sacre Scr i t ture e i padr i del la Chiesa (an-

    z i tu t to San t 'Agos t ino , che e r a cons idera to una g rande au to r i t anche p r ima de l -

    l ' avven to de i r i fo rmator i ) e g l i au to r i ca t to l i c i de l l e con t rover s i e con tempora-

    nee. Conosce bene la teologia scolast ica , v is to che l 'ha insegnata a Graz; ma nei

    suoi scr i t t i polemici s i r ichiama ad essa con minor f requenza.

    11

    Nem j, hanem igaz tudomnyt hirdet, a rgi igazsgot jonnan rgja az emberek fl-

    be. Mert ez nem csak azrt szksges, hogy az elmnek feledkenysgt gyakran emlkeztet

    rsokkal seettsk; hanem azrt-is, hogy a hamis tanitk lnaksga megtessk, kik mestersges

    halgatssal einyegik s flk-melll bocsttyk, a mit gyakran szjokba rgunk. Ollyakat kro d-

    nek ellennk az eggy-ugyu kzsg-elott az j tanitk, hogy ha azok igazak volnnak, semmi tu-

    domny nagyob gyllsget nem rdemelne a minknl. Es noha szmtalanszor heven torkokba

    verjk azhazugsgokat; mindazonltal ok azt csak el halgattyk, s azon-eggy rgi bakot nyz-

    vn a szegny tudatlan kzsget hazugsggal ktve tartyk. Az t hirdetik fellink , ho gy mi a sz.

    rst tllyuk s az emberi tallmnyokat bcslletesbnek tartyuk, s t a kzsget a sz. Irstl el-

    tiltyuk. Azt rjk, hogy nlunk a hitnek s a Christus rdemnek emlkezete sincsen, hanem ma-

    gunk rdemben bizakodunk. Azt mondgyk , hogy nem a Christus Urunktl , hanem a szentek-

    tul vrjuk javainkat, a fa-kpektl krnk segtsgeket. Ezer illyen hamissgokat fognak renk.

    s noha szm-nlkl pirongattatnak effle kltsekrt, mg-is naponknt ujttyk a gylltet

    hamissgokat. Azrt szksg nknk is gyakran jtanunk ellenek-val rsunkat. (III, 7).

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    Incluse nella Guida alcune sue dispute precedenti, rielaborandole per inse-

    rirle quindi al posto giusto, e app rofon d determinate questioni anche dal p un to

    di vista teologico, ad esempio la dottrin a della giustificazione nel XII libro. Q u i

    rinosciamo l'acume intellettuale del professore di Graz; emergono anche delica-

    te questioni della disputa sulla grazia, ma Pzmny scende nei particolari solo

    per qu el che riguarda le tesi da discutere con i pro testan ti e non si sofferm a sulle

    dispute relative a singole questioni insorte tra i cattolici (gesuiti e domenicani).

    Cito alcuni brani dall'inizio e dalla fine del lungo libro XII, per dare un'idea

    di come siano vivide e ben plasmate le esposizioni di Pzmny relative a una

    questione difficile come questa:

    Nostro Signore Ges Cristo venne crocifisso fra due ladroni. Anche il suo vero

    insegnamento messo alle strette dalle aberrazioni di due avventurieri. Pelagio attribui-

    va gran peso alla libera volont; i maestri luterani e calvinisti di adesso non le danno

    invece spazio alcuno... (IV, 491; cfr. 375).

    Segue il riassunto delle dottrine protestanti completo di citazioni e riferi-

    menti, quindi riassume il punto di vista cattolico.

    L'Ecclesia romana procede dritta sulla via di m ezzo: condanna

    Pelagio;

    tuttavia non

    trasforma l'uom o in un bove come fa Calvino, dal quale abbiamo sentito che l'uom o

    non pu essere un animale intelligente seprivo di libert. Quind i, seguendo l'insegna-

    mento della Sacra Bibbia, dichiara con fermezza irremovibile che anche dopo la caduta

    (in seguito al peccato orginale) l'uomo possiede una libera volont, per cui non pu

    essere indotto al bene o al male n con la forza, n per necessit, ma solo per libera

    scelta. Scotus, quel saggio dalla mente acuta, scrive che sideveprendereabastonate chiun-

    que neghi le cose suddette e percuoterlo fin quando non ci chieder egli stesso di porre

    termine alle percosse. E se dovesse lamentarsi, noi siamo giustificati nei suoi confronti;

    infatti non vi era altro che potessimo fare. (IV, 491-492)

    12

    .

    63 pagine di grande fo rm ato son o dedicate nell'ope ra di Pzm ny all'esposi-

    zione della giustificazione sotto i suoi diversi punti di vista (ali'infuori delle Sa-

    cre Scritture cita sopr attu tto il do tto re della grazia, Ag ostino). La pietra di para-

    gone la do ttrin a del Co ncilio Tr ide ntin o. A lla fine parla della forza delle buo-

    12

    Christus Urunkat kt lator-kzz leszitettk. Az igaz tantsa-is kt szl-hmos tvelygsek-

    kztt szorongattatik. Pelagius igen sokat tulajdontott a szabad-akaratnak; a mostani lutherista s

    calvinista tantk semmi helyt nem adnak annak... (IV, 491; cfr. 375). A romai Ecclesia kzp

    ton, igyenesen jr: krhoztattya Pelagiust; de az embert sem tszi baromm, mint Calvinus; kitul

    hallk, h ogy az ember o ko s llat nem lehet, ha szabadsga nincsen. A zrt a sz. rs tantsbl lha-

    tatosan vallya, hogy az eset-utn-is (bnbeess utn is) szabad akarattya vagyon az embernek, gy

    hogy sem erszakkal, sem ktelensggel nem vitetik jra vagy gonoszra, hanem szabad vlaszts-

    bl. Ama hegyeselmju blcs Scotus azt rja, hogy plcza-al kel fogni, a ki ezt tagadgya s mind

    addig verni, mg azt nem mongya, hogy ha akarjuk, megsznhetnk a verstul. s ha panaszolko-

    dik, men tsgnk lehet el tte; mert egyeb et nem mv e lnetnk. (IV, 491-492).

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    ne azioni nell'assicurare meriti a chi le compie. Alle obiezioni dei protestanti

    risponde con le parole di Calvino, laddove sostiene che l'affermazione del no-

    stro merito non diminuisce i meriti di Cristo:

    Per questo dico anch'io che il nostro merito non si oppone al merito di Cristo;

    poich quello nasce da questo . E cos come per il fus to della vite no n costituisce o ltrag-

    gio, bens motivo d'orgoglio il ramoscello che portafrutti:cos il merito di Cris to viene

    glorificato dal fatto che la sua forza induce a fruttificare il debole ramoscello. Quindi

    il merito di Cristo sufficiente, poich da esso deriva il nostro merito. (IV, 553)

    13

    .

    Pzmny, del resto, aveva gi esposto la tematica della giustificazione (sola

    fide

    -buone azioni ecc.) nelFelelet (Risposta)indirizzato a I. Magyari (I, 116-144);

    qui (I, 131) trov iam o gi il bel paragone sul rap po rto che interco rre tr a il fus to

    della vite e i suoi ramoscelli. Dietro la

    Risposta

    invece si cela la pr of on da analisi

    del trattato De Fide di Graz.

    In seguito alla predica della XII domenica dopo Pentecoste, come prima te-

    stimonianza parla della corruzione del genere umano (della caduta, ossia del pec-

    cato originale) e come seconda testimonianza cita brevemente la giustificazio-

    ne del peccatore (VII, 369-379). Enumera le tesi pi importanti della purifica-

    zione riferendosi al concilio tridentino, quindi rinvia il lettore allaGuida:Queste,

    come anche le propriet della giustificazione, le abbiamo ampiamente spiegate

    e com prov ate nella Guid a e quind i, per no n radd opp iare il no stro lavo ro, adesso

    non ne parleremo pi.

    Elabora invece in maniera particolareggiata la problematica relativa alla fe-

    de, la grazia, la libert, le bu one azioni, la giustificazione, nella predica della X VIII

    domenica do po Pentecoste:

    Dellanecessita, della dignit e dei vantaggi della fede

    (VII, 510-524). Qui, in realt, riassume in ungherese il trattato

    De

    Fidedi Graz .

    Parla di una delle pi importanti questioni relative alla controversia in termini

    maturi e limpidi come il cristallo, in modo comprensibile a tutti e tuttavia con

    rigore scientifico. A nch e a distanza di tre decenn i l 'acum e intellettuale del pro-

    fessore di Graz sfavilla ancora, arricchito dall'esperienza spirituale e pastorale

    accumulata in met di una vita. E anche dall'umilt di fronte al mistero. Que-

    st'unico esempio, l'elaborazione relativa all'analisi della fede nei diversi periodi,

    basta da solo ad illustrare come l'intera opera di Pzmny rappresenti un'opera

    organica. In conclusione v orr em m o citare un bran o di questa predica che eserci-

    ta un effet to profondo:

    13

    En-is azrt azt mon dom , h ogy a Christus rdemvel nem ellenkezik a m rdemnk; m ert

    ez amabbl rad. s valamint a szl -t t nem gyalzza, hanem bcsulletess tszi a gymlcsz

    veszsz : gy a Christus rdemt magasztallya, nog y annak erejbl az ertlen v essz gym lcs-

    zik. Elgsges azrt a Christus rdeme, mert ebbl ered a m rdemnk. (IV, 553).

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    I diavoli credo no nella verit della fede cristiana; credevano che C risto fosse Figlio

    di Dio. Poich cos come ora vedono chiaramente che coloro i quali non credono van-

    no in con tro alla dannazione, me ntre co loro che vivono secondo la fede cristiana vengo-

    no redenti: cos, quando vedevano i miracoli di Cristo, riconoscevano chiaramente in

    essi l 'onnipotenza divina. (...) La nostra fede non di questo genere; poich sebbene

    si debba dim ostrare con l'aiu to di cause certe come sia da credersi quel che ci vien p osto

    innanzi: tuttavia non vedendo, in realt, la cosa in cui dover credere, la

    Pia affectio

    e

    la devota inclinazione della nostra volont inducono la nostra ragione a credere anzitut-

    to in virt dell'aiuto di Dio e della grazia divina in quel che oscuramente ci vien posto

    innanzi. (...) Non vale neanche la pena di stupirsi per il fatto che comprendiamo solo

    oscu rame nte i grandi, insigni segreti celesti; quante, infatti, tra le cose terren e, s on o an-

    ch'esse nascoste? quante n on ve ngon o com prese, o vengono comprese solo m olto oscu-

    ramente, anche dagli uomini pi dotti?....

    Segue poi un elenco di esempi presi dai segreti della natura, quindi la tesi

    riassuntiva che viene sviluppata in seguito.

    Da tut to ci evidente che per la fede occorron o tre cose: prim o, che Dio ci mani-

    festi la verit. Secondo, che no n dob biam o credere co n cieco fervore e senza fondam en-

    to, ma che deve dimostrarsi credibile, con l'aiuto di forti certezze e di fenomeni che

    non diano adito a dubbi, come ci che crediamo ci sia stato m anifestato da Dio. Terzo ,

    che con la grazia dello Spirito Santo la nostra volont si deve innalzare fino a diventare

    Pia

    affectio devota inclinazione, e la nostra ragione fin o a trasformarsi in fe rm o cred ito

    Dio si preso cura dei suoi prescelti con tanta magnanimit da non permettere che

    nessuna di queste cose ci venisse meno. (VII, 516-517)

    14

    .

    14

    Hiszik az rdgkm hogy igaz a keresztyn hit; hittk, hogy Christus Isten Fia. Mert mi-

    kppen most nyilvn lttyk, hogy a kik nem hisznek, krhozatra vettetnek, a kik pedig a ke-

    resztyn hit-szernt lnek, dvssget nyernek : gy, m ikor Christus csudit lttk, vilgosan ismr-

    tk azokban az isteni mindenhatsgot. ( . .. ) N em i l lyen a m hitnk; mert noha bizo nyo s okok -

    kal hiend nek kel mutatni, a mi elnkbe adatik: de a hiend dolgot vlta-kppen nem ltvn,

    akaratuknak,

    Piaaffectio

    ja atatos indlattya vonsza rtelmnket, hogy Istennek kivlt-kppen-

    val segtsge- s malasztya-ltal hidgynk, a mi homlyosan elnkbe adatik. (...)

    Nem-is mlt azon csudlkozni, hogy a mennyei felsges, nagy titkokat homlyoson rtyk,

    mert a vilgi dolgok-kzt menyi sok rejtve vagyon? menyit nem rtenek, vagy igen homlyoson

    rtenek meg az igen tdsok-is? (. . .) EzekbT kiteczik, n ogy a hithez hrom ao log kvntatik:

    els , hogy Isten megjelencse az igazsgot. Msodik, hogy vakmer jl s fondamentom-nkl ne

    hidgynk, hanem ers bizonysgokkal s ktsg kirekeszt jelensgekkel hitelesnek mutattassk,

    hogy mit hisznk, azt Isten jelentette. Harmadszor hogy a Szent Llek malasztyval, akaratunk,

    Pia affectio-rz atatos kedvellsre, rtelmnk bizonyos hitelre emeltessk Oly kegyelmes gon-

    dot viselt Isten vlasztottira, hogy ezek-kzzul semmiben nem hagyott megfogyatkoznunk. (VII,

    516-517).

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