In internet: Quaresima 2019“Spero che la visita di Francesco sia una carica di gioia, di speranza,...

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Parrocchia di Monigo FOGLIETTO PARROCCHIALE a. XX n° 8 - 3 marzo 2019 In internet: www.parrocchiamonigo.com - Parroco: 3472631330 Visita improvvisa del Papa alla par- rocchia di San Crispino. M.Michela Nicolais Don Luciano Cacciamani è parroco a San Crispino da Vi- terbo da due anni e mezzo. L'incontro con i senza fissa dimora tra i momenti salienti della visita, prima della Messa “L’avrei sicuramente invitato, era mio desiderio invitarlo, ma essendo qui da due anni e mezzo avrei aspettato un po’ per prepararmi meglio…Invece il Papa mi ha preceduto”. Don Luciano Cacciamani, parroco di San Cri- spino da Viterbo, descrive così al Sir l’emo- zione per l’arrivo di Francesco nella comunità parrocchiale che si trova al Labaro, quartiere della periferia Nord di Roma, 7mila abitanti, tra cui molte famiglie giovani e una ricca presenza di im- migrati. “Quando la visita del Santo Padre è stata annunciata a fine messa, c’è stato un applauso fragoroso dei fedeli, presi alla sprovvista ma subito pronti ad accoglierlo”, prosegue don Luciano: “Molti lo aspettavano”. Nella chiesa parrocchiale, dove si sta lavorando per riu- scire ad ospitare 500 persone, domina la luce che pene- tra dal soffitto fatto di raggi di cemento: nonostante il fer- mento per gli ultimi preparativi, l’atmosfera è semplice e serena. “Non vogliamo fare delle parate – spiega il parroco – ma mostrare ciò che siamo in questo modo genuino, far ve- dere la nostra vivacità”. Una vivacità che sa di allegria, come quella per cui è celebre il santo di cui la parrocchia porta il nome. “San Crispino – rivela don Luciano – è un santo che mi piace molto: quando ho letto di lui mi ha molto ricordato san Filippo Neri”. “In parrocchia non ci dovrebbero essere musi lunghi: quando ho sentito il Papa pronunciare questa fra- se, l’ho sottoscritta in pieno. Certo, i problemi ci sono, ma c’è anche la gioia, la serenità, la vivacità che va vissuta con semplicità, come si fa nelle famiglie, in cui si ride, si scherza… Credo che sia il volto più forte della comuni- tà cristiana: avere quello sguardo parti- colare di chi non si ferma solo alla diffi- coltà, ma sa anche ridimensionare i problemi, che ci sono ma sono supera- bili”. La prima parola che il parroco sceglie per fotografare la parrocchia che domani presenterà al Papa è prossimi- : “C’è grande desiderio di portare a tutti una parola buona, di arrivare a far sentire a tutto il quartiere la voce dei grandi valori: l’aiuto al prossimo, il sostegno alle per- sone in difficoltà, ai malati”. La seconda parola è fami- glia: “La prima cosa che ho detto ai miei parrocchiani, appena arrivato, è stata: ‘Mi avete accolto come in fami- glia, vi ringrazio’”. Quaresima 2019 “Cercate il Signore mentre si fa trovare” Appuntamenti: Incontro con il Vangelo: ogni martedì ore 20.45 in sala don Adamo S. Messa e adorazione: ogni venerdì alle 15.30 Festa della comunità: sabato 16 marzo dalle 17 in poi nel capannone (vedi foglietto) Confessioni: in chiesa al sabato dalle 17 in poi

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Parrocchia di Monigo FOGLIETTO PARROCCHIALE a. XX n° 8 - 3 marzo 2019

In internet: www.parrocchiamonigo.com - Parroco: 3472631330

Visita improvvisa del Papa alla par-rocchia di San Crispino.

M.Michela Nicolais

Don Luciano Cacciamani è parroco a San Crispino da Vi-terbo da due anni e mezzo. L'incontro con i senza fissa dimora tra i momenti salienti della visita, prima della Messa

“L’avrei sicuramente invitato, era mio desiderio invitarlo, ma essendo qui da due anni e mezzo avrei aspettato un po’ per prepararmi meglio…Invece il Papa mi ha preceduto”. Don Luciano Cacciamani, parroco di San Cri-spino da Viterbo, descrive così al Sir l’emo-zione per l’arrivo di Francesco nella comunità parrocchiale che si trova al Labaro, quartiere della periferia Nord di Roma, 7mila abitanti, tra cui molte famiglie giovani e una ricca presenza di im-migrati. “Quando la visita del Santo Padre è stata annunciata a fine messa, c’è stato un applauso fragoroso dei fedeli, presi alla sprovvista ma subito pronti ad accoglierlo”, prosegue don Luciano: “Molti lo aspettavano”. Nella chiesa parrocchiale, dove si sta lavorando per riu-scire ad ospitare 500 persone, domina la luce che pene-tra dal soffitto fatto di raggi di cemento: nonostante il fer-mento per gli ultimi preparativi, l’atmosfera è semplice e serena.

“Non vogliamo fare delle parate – spiega il parroco – ma

mostrare ciò che siamo in questo modo genuino, far ve-dere la nostra vivacità”. Una vivacità che sa di allegria, come quella per cui è celebre il santo di cui la parrocchia

porta il nome. “San Crispino – rivela don Luciano – è un santo che mi piace molto: quando ho letto di lui mi ha molto ricordato san Filippo Neri”. “In parrocchia non ci dovrebbero essere musi lunghi: quando ho sentito il Papa pronunciare questa fra-se, l’ho sottoscritta in pieno. Certo, i problemi ci sono, ma c’è anche la gioia, la serenità, la vivacità

che va vissuta con semplicità, come si fa nelle famiglie, in cui si ride, si scherza… Credo che sia il volto più forte della comuni-tà cristiana: avere quello sguardo parti-colare di chi non si ferma solo alla diffi-coltà, ma sa anche

ridimensionare i problemi, che ci sono ma sono supera-bili”.

La prima parola che il parroco sceglie per fotografare la parrocchia che domani presenterà al Papa è prossimi-tà: “C’è grande desiderio di portare a tutti una parola buona, di arrivare a far sentire a tutto il quartiere la voce dei grandi valori: l’aiuto al prossimo, il sostegno alle per-sone in difficoltà, ai malati”. La seconda parola è fami-glia: “La prima cosa che ho detto ai miei parrocchiani, appena arrivato, è stata: ‘Mi avete accolto come in fami-glia, vi ringrazio’”.

Quaresima 2019

“Cercate il Signore mentre si fa trovare”

Appuntamenti:

Incontro con il Vangelo:

ogni martedì ore 20.45 in sala don Adamo

S. Messa e adorazione: ogni venerdì alle 15.30

Festa della comunità: sabato 16 marzo dalle 17 in poi nel capannone

(vedi foglietto)

Confessioni: in chiesa al sabato dalle 17 in poi

A San Crispino, prima di celebrare la Messa che conclu-derà la sua visita, il Papa incontrerà i bambini, i ragaz-zi, gli adolescenti, alcune giovani famiglie con figli piccoli. Poi sarà la volta di una trentina di senza fissa dimora, assistiti dalla Caritas e dalla Comunità di Sant’Egidio, con una famiglia rom e italiana che si tro-vano in difficoltà. Nella stanza a fianco, il Papa si ferme-rà con alcuni malati e disabili.

“Sono persone che si rivolgono a noi con grande digni-tà”, spiega don Luciano a proposito dei senza fissa di-mora, molti dei quali dormono sotto i ponti tra il Labaro e Prima Porta: “È giusto avere uno sguardo molto attento, collaborare con le istituzioni per fornire le risposte insie-me”. Il pranzo con i senza fissa dimora e con i disabili e gli ammalati è una vera e propria consuetudine a San Crispino, non solo in occasione dell’omonima festa parrocchiale, che cade a maggio. Tanto che Rita Cutini, della Comunità di Sant’Egidio, sceglie proprio questa im-magine, anch’essa dal sapore squisitamente familiare, per descrive-re la realtà della comu-nità. Non a caso, ap-pena si è saputo che sarebbe arrivato il Pa-pa, il primo gesto dei parrocchiani, insieme al parroco, è stato quello di festeggiare condividendo con loro un momento conviviale.

“Questa zona, Galline Bianche, è quella dove sono morti tanti gio-vani per overdose. Tante persone che vengono a messa hanno perso figli a causa della droga”.

Raffaele D’Angelo, diacono dal 2013, comincia da qui a narrare la sua esperienza a San Crispino. All’i-nizio degli anni Novanta è stata co-struita la chiesa, e tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del Duemila, grazie all’afflusso di famiglie giovani, la situazione è iniziata a migliorare: “Hanno costruito tante palazzine, molte anche abitate dai militari e dalle forze dell’ordine, e oggi il quar-tiere è sicuramente più sano e sicu-ro, anche se rimangono problemati-che sociali di povertà.

Assistiamo 60 famiglie italiane 50 straniere, attraverso la distribuzione, una volta al mese, di pacchi viveri, vestia-rio, giocattoli per bambini”. Raffaele, insieme a sua moglie, segue la preparazione delle giovani famiglie al battesimo, e grazie a questo ser-vizio e agli incontri nelle case riesce a raggiungere “famiglie che altrimenti non sarebbe possibile raggiunge-re, perché non frequentano più la parrocchia”. Il loro pro-blema più grande, racconta, è la solitudine: “Questo so-miglia ad un quartiere dormitorio, le persone escono la mattina presto e tornano la sera. Si chiudono in casa con i bambini piccoli e finisce tutto”.

Il Papa incontrerà anche un gruppo di famiglie che han-no battezzato i loro piccoli nell’ultimo anno: una coppia li ha sposati lui, il 14 settembre 2014, insieme con altre coppie in Vaticano. “Spero che la visita di Francesco sia una carica di gioia, di speranza, di consolazione per tutte le coppie giovani che ne hanno bisogno. C’è la povertà, ci sono gli amma-

lati, ma anche molte coppie giovani vivono la po-vertà, relazionale e spirituale. Bisogna pensare anche a loro”. “Mi auguro che questa visita del Papa, che per noi è un grande segno, sia anche un incoraggiamento a continuare ancora di più e ancora meglio”, conclude don Luciano: “Non qualcosa che si esaurisce in un pomeriggio, ma una forza, l’inizio di un rinnovamento che mi au-guro durerà nel tempo”.

Sulla pedofilia nella Chiesa:

GLI ABUSI SESSUALI SEGNALATI AL CENTRO NAZIONALE DI ASCOLTO DI TELEFONO AZZURRO Dati da Gennaio 2008 a Marzo 2010

Padre 29,4 Altro parente 13,5 Amico/conoscente 12,9 Estraneo 10,6 Insegnante/educatore 8,8 Nonni 5,9 Madre 5,3 Altro bambino 5,3 Vicino di casa 4,7 Convivente 2,9 Fratello/sorella 2,4 Altre professioni 1,8 Figure religiose 1,2 Altro soggetto 3,5

GLI ABUSI SESSUALI SEGNALATI AL 114 EMERGENZA INFANZIA Padre 29,3 Estraneo 15,8 Convivente 9,8 Amico/conoscente 8,3 Altro parente 7,5 Madre 6,8 Nonni 4,5 Altro bambino 3,0 Insegnante/educat 2,3 Fratello/sorella 1,5 Nuovo coniuge 1,5 Vicino di casa 1,5 Figure religiose 1,5 Datore di lavoro 0,8 Altro soggetto 9,0

Reati sessuali contro i bambini non dovrebbero mai accadere e tanto meno da figure religiose. I dati dicono però che la gran parte avviene in famiglia. Dunque non sembra legato al celibato o ai seminari, come si sente dire di frequente, in questi giorni. Le que-stioni da affrontare sono altre.

Immigrati e lavoro: A Milano i rifugiati diventano risorsa in azienda

Paolo Lambruschi (Avvenire)

Rifugiati come risorse e opportunità anche economiche per le società dove sono stati accolti.

Quella che sembra una bestemmia per la propaganda e il vento che spira nel pianeta reale e in quello virtuale, è un’evidenza compresa da tempo nel circuito delle grandi aziende nazionali e globali. Che collaborano in una rete strategica con il terzo settore non per iniziative assistenziali, ma di responsabilità sociale ormai entrata nel dna di molte im-prese. Lo scopo è inserire in ambienti lavorativi persone di talento titolari di uno status internazionale, quello di rifugiato, che nessun governo o ministro potrà mai revo-care. Insomma in Italia ci sono e ci resteranno. Inoltre sono motivati perché vogliono integrarsi e diventare au-tonomi, dunque è interesse della collettività toglierli dal limbo dove spesso precipitano finita l’ospitalità dello Sprar e dare loro una possibilità. In Italia sono 167mila, numero decisamente sostenibile.

In un palazzo poco distante da Piazza Duomo, nella se-de milanese dello studio legale internazionale Baker McKenzie, l’avvocato Andrea Cicala racconta la sua l’idea di integrazione lavorativa dei rifugiati nel suo mon-do, quello produttivo. Un’idea che grazie alle reti ha per-corso un lungo cammino.

«Una sera di luglio del 2017 – racconta – dopo l’ennesi-mo sbarco mi sono chiesto cosa poteva fare un cittadino per offrire un futuro al profugo che restava in Italia. Ne ho parlato con una mia ex assistente in studio, oggi do-cente universitaria di diritto dell’immigrazione, Alessia Di Pascale. L’idea di puntare sul lavoro per integrare i rifu-giati è nata in modo informale. Lei ha avuto l’intuizione di puntare sui titolari di protezione internazionale. Il loro permesso è irrevocabile e loro devono comunque resta-re nel nostro Paese. È interesse della comunità integrarli affinché raggiungano piena autonomia». La professoressa Di Pascale conosceva le cooperative del consorzio Farsi Prossimo della Caritas Ambrosiana «Eravamo in un percorso parallelo senza saperlo – spie-ga il presidente del consorzio Giovanni Carrara – noi stavamo partecipando al bando europeo Fami cofinan-ziato dal Viminale per l’integrazione lavorativa dei rifu-giati». Dall’incontro tra lo studio internazionale e il consorzio di cooperative nasce la vo- lontà di collaborare. I fondi per i

tirocini ci sono, la sfida è trovare aziende, ascoltare le necessità e scegliere i candidati. «Il ruolo del Consorzio è stato fondamentale – riconosce Cicala – perché cono-scono le persone e da anni lavorano bene con i rifugiati.

Da parte nostra abbiamo con-tattato diverse aziende pre-sentando il pro-getto».

La proposta ha un inaspettato successo. Alcu-ne aziende

hanno aderito subito, altre hanno preso tempo. C’è chi preferisce ancora oggi non apparire e chi aderisce aper-tamente. Come Mantero, antica e nota azienda tessile lombarda, dove dopo il tirocinio sono stati assunti a tem-po indeterminato tre rifugiati. Dopo una attenta selezione curata dal 'Farsi prossimo' i tre in azienda hanno dimostrato di avere attitudini adatte a un lavoro particolare come la scelta e l’abbinamento dei tessuti e dei colori delle stoffe. Altri sono stati assunti in una prestigiosa maison di moda, Roberto Cavalli. In Baker McKenzie tre persone sono state inserite ai servizi generali, alla reception e ai servizi informatici.

«Non è stato tutto facile, ovviamente – commenta il lega-le –. Ma la motivazione trovata nei tirocinanti è stata alta. Un’esperienza da riproporre anche nelle nostre sedi ad esempio in Europa». A volte ci sono problemi di lingua perché i rifugiati provengono da Afghanistan, Turchia, Pakistan o dall’Africa subsharia. E poi i problemi cultura-li. Uno dei rifugiati in tirocinio, ad esempio, svolgeva be-nissimo il proprio lavoro in un albergo di una grande ca-tena. Ma andava via un’ora prima. Quando gli è stato fatto notare ha risposto che, esauriti i compiti assegnati, non voleva farsi pagare in più. Non sapeva che il salario non è orario.

«La presenza dei rifugiati nei team – aggiunge Cicala – ha migliorato i rapporti. Tutti si concentrano su di loro e le dinamiche relazionali cambiano ». L’assunzione di un rifugiato è spesso un successo anche del gruppo, passaggi fondamentali come l’autonomia abitativa o il ricongiungimento famigliare sono condivisi. «Cadono barriere e pregiudizi perché il rapporto è inter-personale». Per Giovanni Carrara è una sfida vinta. «Il progetto proponeva un centinaio di tirocini su scala na-zione, una trentina sono stati assunti. Abbiamo scelto le persone in base alle caratteristiche richieste trovando nelle aziende interlocutori attenti. Credo che si sia dimo-strato che nei centri di accoglienza ci sono persone che

Giorno Ore Intenzioni S. Messe defunti

Sabato 2 18.30 Durante Guido, Teresa e Donatella e fam.; Rossi Gino e fam; fam. Cenedese; Marangon Giovanni;

Domenica VIII ord.

3

8.00 S. Anna

Condotta Emma e Cendron Antonio;

9.00 Albino, Clelia e def. Buso; Cendron Luca;

11.00

Martedì 5 09.00

Mercoledì 6 19.00 S. Messa delle ceneri ore 19

Giovedì 7 18.30

Venerdì 8 15.30 S. Messa, vespri, adorazioni

Sabato 9 18.30

Domenica I Quaresima

10

8.00 S. Anna

Cendron Andrea, Anastasia, Angelo e Caterina;

9.00 def. via Antoniutti;

11.00 Salvatore Sicilia;

Venerdì 8 marzo ore 20.45 in sala don Adamo

incontro di riflessione sul tema:

I diversi modi di interpretare lo stato vegetativo, oggi.

Questioni mediche, filosofiche, etiche e giuridiche

Organizzato dal gruppo famiglie e aperto a tutti.

Il tema vien presentato brevemente da d. Giuseppe (aspetti filo-sofici ed etici), Antonella Carniato (aspetti medici) e Ugo Martello-

ne (aspetti giuridici) e poi si conversa insieme.

sono risorse e non un peso. La Germania l’ha capito per prima nel 2015. Vogliamo continuare questa collabora-zione strategica con il mondo produttivo».

L’attenzione ai rifugiati e alle loro capacità si sta af-fermando su scala globale. Negli Usa il rifugiato curdo Hamdi Ulukaya, divenuto im-prenditore di successo in campo alimentare, che ha dato vita a Tent.org, piattaforma di aziende che assumono ri-fugiati e sostengono le loro startup. In Italia Generali at-traverso Il programma aziendale Safety Net si propone

di realizzare il potenziale imprenditoriale dei rifugiati af-finché possano procurarsi con dignità i mezzi di sosten-tamento creando 500 nuove imprese, posti di lavoro e opportunità professionali.

Sulla terrazza del palazzo milanese che ospita Baker McKenzie l’avvocato Cicala guarda i grattacieli di Milano in perenne costruzione come la fabbrica del Duomo: «Milano cresce ed è sempre cresciuta perché accoglie». Un modello replicabile in molte aree del nostro strano Paese.