In Altum

76
Pubblicazione bimestrale durante l'anno scolastico da Settembre a Giugno - Poste Italiane Sped. in A.P. art. 2 comma 20/c L. 662/96 - Bergamo - Aut. Trib. BG n. 427 del 15.5.1964 - NUOVA SERIE - N. 145 - ANNO 31 - Maggio-Giugno 2013 PERIODICO DELLE SUORE ORSOLINE DI SAN GIROLAMO IN SOMASCA - DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE: 24128 BERGAMO - VIA BROSETA, 138 - TEL. 035250240 - FAX 035254094 - e-mail: [email protected] - www.orsolinesomasca.it Indica a tutti, Signore, la tua strada perché nel tuo tempo infinito possiamo trovarti e cantarti con l’innocenza del giorno del Battesimo, il mondo spalancato su un mare di sereno. Noi ombre affamate di sole. (Orassiù, da “Réssoi”, pag. 34) Elisa Faga Plebani

description

Pubblicazione bimestrale delle Suore Orsoline di San Girolamo in Somasca - maggio giugno 2013

Transcript of In Altum

Page 1: In Altum

Pub

blic

azio

ne b

imes

trale

dur

ante

l'an

no s

cola

stic

o da

Set

tem

bre

a G

iugn

o - P

oste

Ital

iane

Spe

d. in

A.P

. art.

2 c

omm

a 20

/c L

. 662

/96

- Ber

gam

o - A

ut. T

rib. B

G n

. 427

del

15.

5.19

64 -

NU

OVA

SE

RIE

- N

. 145

- A

NN

O 3

1 - M

aggi

o-G

iugn

o 20

13PE

RIO

DICO

DEL

LE S

UORE

ORS

OLI

NE

DI S

AN

GIR

OLA

MO

IN S

OM

ASC

A -

DIRE

ZIO

NE

E AM

MIN

ISTR

AZIO

NE:

241

28 B

ERG

AMO

- VI

A BR

OSE

TA, 1

38 -

TEL.

0352

5024

0 - F

AX 0

3525

4094

- e-m

ail:

inal

tum

@ors

olin

esom

asca

.it -

ww

w.or

solin

esom

asca

.it

Indica a tutti, Signore, la tua stradaperché nel tuo tempo infinito possiamo trovarti e cantarticon l’innocenza del giorno del Battesimo,il mondo spalancato su un mare di sereno.Noi ombre affamate di sole.(Orassiù, da “Réssoi”, pag. 34)

Elisa Faga Plebani

Page 2: In Altum

2

Direttore responsabile: Anna Maria RovelliRedazione: Pasquale Diana, Chiara De Ponti,Elisa Faga Plebani, Maria Marrese, Veneranda Patelli,Concetta Rota Bulò.Hanno collaborato a questo numero:Ada Aielli, Amparo Tavares , Angela Pellicioli,Angelo Bonaiti, Anna Coppolino, Antonella Mosconi,Arturo Urbani, Assunta Tagliaferri, Barbara Ferrari,Cecilia Mangili, Chiara Beretta, Concetta Rota Bulò,Davide Rota, Edilza Reis, Ellen Joy Cajegas,Eraldina Cacciarru, Felicina Arisci, Gaetano Saracino,Giovanna Linares, Giusi Vartiato, Imma Signoretta,Innocenza Freri, Ione Ferreira, Yultiana Murni,Kelly Borge, Maria Marrese, Maria Saccomandi,Maria Teresa Pirovano, Massimiliano Eleonori,Massimo Orsini, Maurilia Pellicioli, Mauro Barisone,Nicola Ferrigni, Oreste Fratus, Pierina Peroni,Roberto Alborghetti, Rosalia Caminita, Teresa Forti,Teresa Schiavello, Teresinha Dias Tavares,Walter Michieletto.Realizzazione: STUDIO EFFE - Mozzo (BG)Stampa: PRESS R3 - Almenno San Bartolomeo (BG)

Redazionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3

Anno della Fedea cura di don Davide Rota

Fede vera e fede falsa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4

Segni dei tempia cura di Roberto Alborghetti

Un “uomo venuto dalla fine del mondo”per volontà dello Spirito Santo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8

I ragazzi e i giovani scrivono di Papa Francesco . . . . . . . . . 10

Immigrati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15

Giovani generazioni: storie, volti, musica... per dire la fedea cura di Suor Barbara Ferrari e Mauro Barisone

Conta le stelle se puoi e... vivi la città! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16

Una storia vera... anzi inverosimile!a cura di Cecilia

Il cammino continua, illuminato da “bellissime” anche se faticose tappe... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20

“Bergamaschi DOC”a cura di Assunta Tagliaferri

Padre Girolamo Lazzaroni - Colere (BG) . . . . . . . . . . . . . . . . . 26

156° anniversario del ritorno al Padredella Beata Caterina Cittadini . . . . . . . . . . . . . . . . 32

1933-201380° anniversario della presenza delle Suore Orsoline di Somascanel Quartiere di Valmelaina di Roma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44

Voci di casa nostraItalia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64Belgio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73Filippine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73

Libri in vetrina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75a cura di Maria Marrese

Page 3: In Altum

arissimi amici lettorifra tutte le notizie che ogni giorno, attraverso TV,

Web… ci riempiono di idee e di confusione perché sem-pre meno “luminose” e tranquillizzanti, ce n’è una di cuidobbiamo far tesoro: la notizia della presenza sempre vi-va, sempre confortante dello Spirito Santo, come ci ricor-da la Festa di Pentecoste, da poco celebrata.Come non riferirci alla semplice, ma sempre incisiva pa-rola, di Papa Francesco per rivivere il grande significato,per noi cristiani, di questa ricorrenza?“L’evangelista ci riporta a Gerusalemme, al piano supe-riore della casa nella quale sono riuniti gli Apostoli. Ilprimo elemento che attira la nostra attenzione è il frago-re che improvviso viene dal cielo, «quasi un vento che siabbatte impetuoso» e riempie la casa; poi le «lingue co-me di fuoco» che si dividevano e si posavano su ciascunodegli Apostoli. Fragore e lingue infuocate sono segni pre-cisi e concreti che toccano gli Apostoli, non solo esterior-mente, ma anche nel loro intimo: nella mente e nel cuore.La conseguenza è che «tutti furono colmati di Spirito San-to», il quale sprigiona il suo dinamismo irresistibile, conesiti sorprendenti: «Cominciarono a parlare in altre lin-gue nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di espri-mersi». Si apre, allora, davanti a noi un quadro del tuttoinatteso: una grande folla si raduna ed è piena di meravi-glia perché ciascuno sente parlare gli Apostoli nella pro-pria lingua. Tutti fanno un’esperienza nuova, mai accadu-ta prima: «Li udiamo parlare nelle nostre lingue». E diche cosa parlano? «Delle grandi opere di Dio».Alla luce di questo brano degli Atti, vorrei riflettere su treparole legate all’azione dello Spirito: novità, armonia,missione.1. La novità ci fa sempre un po’ di paura, perché ci sen-tiamo più sicuri se abbiamo tutto sotto controllo, se sia-mo noi a costruire, a programmare, a progettare la no-stra vita secondo i nostri schemi, le nostre sicurezze, inostri gusti. E questo avviene anche con Dio. Spesso loseguiamo, lo accogliamo, ma fino ad un certo punto; ci è

difficile abbandonarci a Lui con piena fiducia, lasciandoche sia lo Spirito Santo l’anima, la guida della nostra vi-ta, in tutte le scelte; abbiamo paura che Dio ci facciapercorrere strade nuove … La novità che Dio porta nellanostra vita è ciò che veramente ci realizza, ciò che ci do-na la vera gioia, la vera serenità, perché Dio ci ama evuole solo il nostro bene…

2. Nella Chiesa l’armonia la fa lo Spirito Santo. Lui èproprio l’armonia. Solo Lui può suscitare la diversità, lapluralità, la molteplicità e, nello stesso tempo, operarel’unità. Anche qui, quando siamo noi a voler fare la di-versità e ci chiudiamo nei nostri particolarismi, nei nostriesclusivismi, portiamo la divisione; e quando siamo noi avoler fare l’unità secondo i nostri disegni umani, finiamoper portare l’uniformità, l’omologazione. Se invece ci la-sciamo guidare dallo Spirito, la ricchezza, la varietà, ladiversità non diventano mai conflitto, perché Egli ci spin-ge a vivere la varietà nella comunione della Chiesa…

3. La missione. I teologi antichi dicevano: l’anima è unaspecie di barca a vela, lo Spirito Santo è il vento che sof-fia nella vela per farla andare avanti, gli impulsi e lespinte del vento sono i doni dello Spirito. Senza la suaspinta, senza la sua grazia, noi non andiamo avanti…Quanto avvenuto a Gerusalemme quasi duemila anni fanon è un fatto lontano da noi, è un fatto che ci raggiunge,che si fa esperienza viva in ciascuno di noi. La Penteco-ste del Cenacolo di Gerusalemme è un inizio che si pro-lunga. Lo Spirito Santo è il dono per eccellenza di Cristorisorto ai suoi Apostoli, ma Egli vuole che giunga a tut-ti…” (Omelia Pentecoste, 19 maggio 2013).

Che cosa aggiungere a quanto Papa Francesco, nel suostile semplice e profondo insieme, ci ha invitato a sentireviva in noi la presenza dello Spirito?E’ con questo invito a lasciarci guidare dallo Spirito nelleimmancabili fatiche di ogni giorno, che auguriamo a tuttiun sereno periodo estivo.

La Redazione

“Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste,si trovavano tutti insieme nello stesso luogo.

Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso,e riempì tutta la casa dove stavano”.

(Atti 2, 1-2)

Redazionale

3

C

Page 4: In Altum

Fede vera e

Da quando la gente non ritiene piùnecessario rifarsi alla Chiesa e al-

l’autorità del suo Magistero per capirecosa sia “fede”, succede che chiunque sisenta autorizzato a sostenere in proposi-to le opinioni “màs disparatadas”, percui tutto, e il contrario di tutto, alla fineè legittimato. Eppure il Vangelo mette inguardia contro coloro che (come ammo-niva Péguy) “siccome non amano nes-suno, credono di amare Dio”.

Esiste, infatti, accanto alla vera fede, an-che una “fede falsa”, un modo falso divivere la fede che ha, però, le apparenzedel vero per cui occorre un notevole di-scernimento per distinguere l’uno dal-l’altro.Il Vangelo, a questo proposito, offre pre-cise indicazioni.

Vediamone tre:

A) LA FALSA FEDE DEI DEMONI

Nel Vangelo di Marco, quando Gesù inizia il ministeropubblico, il demonio si fa vivo da ogni parte:– rimase quaranta giorni nel deserto

tentato da Satana (1, 12);– nella loro sinagoga vi era un uomo

posseduto da uno spirito impuroe cominciò a gridare dicendo:“Che vuoi da noi Gesù nazareno?” (1, 23-24);

– “Gesù scacciò molti demoni…” (1, 34);– “Gli spiriti impuri quando lo vedevano

cadevano ai suoi piedi e gridavano“Tu sei il Figlio di Dio” (3, 11)l’indemoniato di Gerasa (5, 1)…

Insomma! l’apparizione dell’inviato di Dio provoca l’en-trata in campo del “principe di questo mondo” che, di so-lito, ha tutto l’interesse a passare inosservato: è evidenteche sente minacciato il suo dominio. Ma, dove il demoniorivela appieno la sua identità, è nelle tentazioni (Mt 4, 1-11;Lc 4, 1-13), dalle quali si evince che:

• Satana è molto, anzi! tutto spirituale: in lui non c’è unsolo grammo di materia! Lo spiritualismo disincarnatoche lo caratterizza ha, però, generato in lui superbia e in-vidia che l’hanno rovinato. Satana, perché superbo, è in-vidioso dell’uomo: “Lucifero pieno di sapienza e bellez-

za ha saputo che un giorno ci sarebbero stati uomini che

sarebbero pervenuti a una gloria simile alla sua…” e hatrovato la cosa insopportabile, afferma San Bernardo;

4

Anno della Fede

Nessuno è immune dalla possibilità di perder la fedeo di praticare una fede falsa, neppure i battezzati…non si sa più cosa voglia dire credere e cosa comporti la fede…

Page 5: In Altum

• è ottimo conoscitore della Bibbia: “Satana è

un biblista. Potrebbe dare addirittura dei punti

a docenti del Seminario e, meglio di loro, ad-

dentrarsi nei dettagli di un problema di tradu-

zione o di una disputa su una parola… La ‘ten-

tazione nel deserto’ consiste nel sapere tutto del

verbo scritto per poter meglio perdere il Verbo

vivente” (F. Hadjadj, La fede dei demoni, pag. 27);

• è pedagogo sopraffino e usa i migliori metodipedagogici per indurre al peccato: “La tentazio-

ne che viene dal nemico consiste in un suggeri-

mento: ora un suggerimento non viene dato a

tutti allo stesso modo, ma ad ognuno secondo le

sue tendenze e disposizioni”

(San Tommaso d’Aquino);

• è “simia Dei” scimmia di Dio, cioè scimmiottaDio: “Diventerete come Dio” dice ad Adamo ed

Eva per indurli a peccare. E, dove Dio si rivelaper un bene, Satana si fa presente per un male:così Betlemme, il luogo di nascita del Figlio diDio, è anche il luogo di strage degli innocenti;

• non esita ad insinuarsi ovunque, anche là do-ve il bene trionfa, tanto che San Luigi di Franciaammoniva “La dannazione è al centro della be-

nedizione”.

Per concludere: Satana si presenta come persona

di fede, tanto che “conosce Dio e crede in lui”…,

ma non l’ama, anzi lo odia e lo detesta. Siccome

è padre della menzogna, non è facile capirne i

comportamenti, ma possiamo dire che la “fede

satanica” è falsa perché non viene da Dio, non è

dono suo e non induce alla conversione.

B) LA FALSA FEDEDELL’UOMO RELIGIOSO(Scribi, Farisei…)

Non tutti sanno che in greco ὑποκριτής - ipocrita -vuol dire attore: il che aiuta a capire perché Gesùaccusi di ipocrisia proprio le persone più religiosedel suo tempo, gli Scribi e i Farisei, contro le qualiil Cristo ha parole durissime (Mt. 23, 13ss e l’in-quietante affermazione di Mt. 21, 31: “In verità vi

dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti

nel regno di Dio”).Alcune parabole di Gesù ci aiutano a capire meglioin cosa consista la falsa fede di quei religiosi:

fede falsa

5

Anno della Fede

Page 6: In Altum

• Matteo 21, 28-31: parabola dei due figli che ilpadre invia nella vigna. Chi è il non credente?

Paradossalmente è quello che dice di sì, il figlioche dice sì, ma non fa la volontà del padre, anzipretende che il padre faccia la sua volontà, rove-sciando la petizione del Padre Nostro.

• Luca 18, 9-14: parabola del fariseo e del pub-blicano. San Basilio: “Bada a te stesso; sii so-

brio, ascolta i consigli; non trascurare il pre-

sente e non t’illudere d’aver già il futuro, che

forse non si avvererà mai. Perché questa è la

malattia di chi, leggero di mente, crede di avere

già le cose che spera, il vizio dell’ignavo che

vede da svegli gli oggetti del sogno. Per repri-

mere questa sfrenatezza di mente, la Bibbia am-

monisce: “Pensa a te stesso“ perché non ti ca-

piti d’essere come il fariseo, che giustificava se

stesso e disprezzava il pubblicano. E se, esami-

nandoti, troverai che hai peccato molto (e lo

troverai, perché sei uomo), usa le parole del

pubblicano: “Dio, abbi pietà di me peccatore“.

Chi è il non credente nella prospettiva della pa-rabola?E’ chi non bada a se stesso, vede la pagliuzzanell’occhio altrui e non la trave nel proprio.

• Luca 16, 19-31: parabola del figliol prodigo.Chi è il non credente? Non è il figlio minore cheritorna a casa e si converte, sia pure dopo moltisbagli, ma incredibilmente il maggiore che ri-mane sempre in casa ed esegue tutte le norme,ma non conosce né misericordia, né perdono.

La fede è ipocrisia quando pretende di sostenere

un ruolo senza che corrisponda una reale adesio-

ne di cuore e mente, quando pretende di piegare

la volontà di Dio ai propri desideri. Essa è la falsa

sicurezza di chi punta il dito contro chi sbaglia

perché è convinto di non aver fatto peccati gravi;

è mancanza di pietà, di misericordia, di umiltà,

capacità di perdono, riconoscimento delle col-

pe…

6

Anno della Fede

Page 7: In Altum

C) LA FALSA FEDE DEI CRISTIANI

Il poeta tedesco Hölderlin scriveva: “Dove c’è ciò

che salva, là cresce anche il pericolo”.

Nel Nuovo Testamento è continuo il richiamo aicristiani affinché non si illudano di avere la fede einvece non l’hanno.

• “Guardatevi dai falsi profeti… Dai loro frutti li

riconoscerete” (Mt. 7, 15-16).La fede non si misura su parole e sentimenti, masui frutti, sulle opere concrete…

• “Non chi dice: Signore, Signore, entrerà nel re-

gno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre

mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diran-

no: Signore, Signore, non abbiamo forse profeta-

to nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo

scacciato demoni?... Ma allora Io dichiarerò lo-

ro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da

me, voi che operate l’iniquità” (Mt. 7, 21-23).Sant’Agostino così attaccava gli eretici: “l’or-

rendo e occulto veleno del vostro errore è che

pretendiate di far consistere la grazia di Cristo

nel Suo esempio e non nel dono della Sua per-

sona”.

• “Tutto quello che non avete fatto a uno solo di

questi più piccoli, non l’avete fatto a me”

(Mt. 25, 45) è l’esplicitazione concreta dell’unicoComandamento: “Amerai il Signore Dio tuo

con tutto il cuore… e il prossimo come te stes-

so” dove l’amore al prossimo è presentato comegaranzia dell’autenticità della fede professata.

Nel resto del N. T., poi, le esortazioni ad evitare lafalsa fede sono ancora più pressanti:

• “Se possedessi tanta fede da trasportare le

montagne, ma non avessi la carità, non sarei

nulla” (1 Cor. 13, 2).La vera fede non è sola, ma accompagnata dacarità e speranza che, non a caso, sono semprecitate insieme.

• “A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere

la fede, ma non ha le opere? Quella fede può,

forse, salvarlo?” (Gc. 2, 14).La fede disincarnata non è cristiana.

• “Conosco le tue opere; tu non sei né freddo, né

caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poi-

ché sei tiepido, non sei cioè né freddo, né caldo,

sto per vomitarti dalla mia bocca” (Ap. 3, 15-16).Tremenda ammonizione ai “battezzati tiepidi”!

Nessuno è immune dalla possibilità di perdere la

fede o praticare una fede falsa, neppure i battez-

zati: oggi la trasmissione (traditio) della fede da

una generazione all’altra (un tempo quasi auto-

matica) sembra essersi inceppata; non si sa più

cosa voglia dire credere e cosa comporti la fede;

si è separata la fede dalle opere, la fede dalla vita;

si è sostituita la figura del discepolo di Gesù con

quella del bravo ragazzo, ma soprattutto si fa

consistere la fede nelle opere buone, nel compor-

tamento corretto e “non nell’amore, nella sequelae nell’adesione a Gesù”.

Don Davide Rota

7

Anno della Fede

Page 8: In Altum

Gesù vide un uomo umile, chiamatoJorge Mario Bergoglio, e gli disse:

“Seguimi”.Vide non tanto con lo sguardo degli oc-chi del corpo, quanto con quello dellabontà interiore.Vide un uomo e, siccome lo guardò consentimento di amore e lo scelse, gli dis-se: “Seguimi”. “I Cardinali sono andati a prenderlo al-la fine del mondo, ma siamo qui”: cosìPapa Francesco esordiva il 13 marzo dalbalcone della Basilica di San Pietro.Sono passati circa tre mesi da quando“quel Papa venuto dalla fine del mon-do” stupì in pochi istanti il mondo inte-ro. Da quel giorno abbiamo iniziato a ri-scoprire la tenerezza, la misericordia, ilperdono, la speranza, la semplicità. E’come un genitore: una paternità vestitadi bianco, fatta di carezze, sorrisi, ab-bracci, incoraggiamenti. Immagini chehanno commosso, che hanno portatoumanità in questo mondo da umanizza-re. D’altronde lui è Pietro, il Vicario diCristo nel mondo. Ma di fronte a questachiamata, anche il Santo Padre si inter-roga su cosa significhi essere il perpetuoe visibile fondamento dell’unità dellaChiesa.Chi è Pietro? Nel Vangelo Gesù Cristo

ha dato un potere a Pietro, ma di qualepotere si tratta? Alla domanda dell’Apo-stolo segue l’invito: prenditi cura dellemie pecorelle, pasci i miei agnelli.“Non dimentichiamo mai che il vero po-tere è il servizio e che anche il Papa peresercitare il potere deve entrare semprepiù, in quel servizio che ha il suo verticeluminoso sulla croce e deve guardare alservizio umile, concreto, ricco di fede eaprire le braccia per custodire il popolodi Dio e accogliere tutta l’umanità, spe-cialmente i più poveri i più deboli, i piùpiccoli, quelli che Matteo descrive nelgiudizio finale sulla carità: chi ha fame,sete, chi è straniero, nudo, malato, incarcere” (Santa Messa inizio Ministero Petrino).Papa Francesco accende l’entusiasmo diessere cristiani perché ritorna all’originedella nostra fede, facendo eco alle paroledi Gesù: “Chi tra voi vuole essere il pri-mo, deve essere l’ultimo, deve essere ilservo di tutti”. Non dimentichiamo chePapa Gregorio Magno si definì il “servodei servi”. Il Papa è quello: il servo deiservi e, ribadirlo, fa bene a tutti, allagente che riscopre la Chiesa e alla Chie-sa che riscopre in questo modo la di-mensione essenziale della sua vita equindi ciò per la quale è stata chiamata:servire il mondo in un segno di unità e

Segni dei tempi

8

Uno dei segni più signifi-cativi e incisivi di questotempo non può che esse-re l’elezione al Pontifica-to di un “uomo venutodalla fine del mondo”: in-fatti, fin dal primo giornonon fa che suscitare stu-pore e ammirazione intutti ma, soprattutto, fre-schezza ed entusiasmonel cuore dei giovani.

Un “uomo venu per volontà dello

MISERANDO ATQUEELIGENDO (motto di Papa Francesco)

“Tu sei Pietro e su questo pietra

edificherò la mia Chiesa”.

(Matteo 16, 18)

“Lo guardò con misericordia

e lo scelse”.

Page 9: In Altum

Segni dei tempi

9

umiltà: “Ah, come vorrei una Chiesa po-vera e per i poveri”. Papa Francesco nonha inventato parole nuove, ha usato quel-le antiche del Vangelo; ma è proprio que-sto il miracolo, perché quelle stesse pa-role sono suonate nuove e vere: arrivanodritte al cuore di ognuno, senza media-zioni: “Chiediamo la grazia di non stan-carci di chiedere perdono, perché Luinon si stanca mai di perdonare”.Ha iniziato una riforma profonda del Pa-pato, senza affiggere manifesti teologici eontologici. Si definisce “Vescovo” di Ro-ma, “Sacerdote di Cristo”, rifiuta di vive-re in una “gabbia dorata”, preferisce unastanza a “Sancta Marta” anziché l’appar-tamento storico dei Papi. Mette sotto so-pra le abitudini curiali, ma con una forzatranquilla, come fosse il gesto più norma-le del mondo. Con i suoi modi sorpren-denti e familiari, ha risvegliato l’interessedi tante persone, ha colpito tanti cuori. E’riuscito a conquistare tutti perché dietrola “semplicità” delle sue parole e dei suoiatteggiamenti, si celano la profondità delsuo pensiero e la grandezza del suo cre-do, tratti talmente ardenti che finisconoper incendiare i cuori di tutti.

Chi, infatti, potrebbe dimenticare le pa-role-cardine della prima omelia: un cri-stiano deve “camminare, edificare, con-fessare”. Pare la sinteticità di unoslogan pubblicitario. Eppure, i tre mo-menti della vita sono riassunti in questitre verbi: camminare, perché la nostravita è un cammino, edificare, cioè co-struire la propria vita sulle fondamentasalde del Vangelo, confessare, cioè rico-noscere e dichiarare Cristo concreta-mente. Sembrano ancora parole tantosemplici?Inoltre questo Papa, certo è affabile, sim-patico, cattura le folle, proprio comeGiovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Maquesti due rimanevano Sommi Pontefici,lui invece sta cambiando la natura delPontificato. La notte in cui si è presenta-to alla folla, ha detto che la Chiesa diRoma “presiede con la carità il rapportocon le altre Chiese”, usando una vecchiaformula di sant’Ignazio di Antiochia; stasmontando l’icona simbolica del Papatoimperiale e sta cambiando, quello che èun centro di potere, in un centro pastora-le. Non è una cosa di poco conto.Ci ha parlato di misericordia e speranza,di pazienza e di perdono. Ha esortato igiovani, i ragazzi e le ragazze ad aiutaretutta la Chiesa ad avere un cuore giova-ne, le donne a continuare a testimoniarela Risurrezione, i deboli e gli emarginatia non sentirsi esclusi, i lontani a nonaver paura di tornare. Sta gettando le ba-si di un percorso nuovo.Vorrei concludere citando un passo didon Primo Mazzolari, tratto dal libro

E’ tempo di credere: “Le strade obbli-gate della divina carità non hanno nullache richiami le strade obbligate dellanostra frettolosa e corta sapienza. Cosìle strade della Chiesa, che son fuoricompletamente da ogni previsione diumana saggezza. Il Papa non conducela Chiesa con senso umano. Egli è l’in-terprete sicuro di quello che lo Spiritoviene preparando e attuando nella Chie-sa, e ne segue le impronte. Il “Segui-mi” è soprattutto per Lui. C’è una rottagià tracciata da un Timoniere invisibi-le, la quale si disvela man mano la naveveleggia. Se vogliamo consolidarci nellasperanza dei destini della Chiesa,il quotidiano della sua vita va accettatocon umiltà paziente e virile anche da chipresiede. Quante volte il Papa nella suaumanità sensibile e passionata al paridella nostra, sarebbe tentato di volgersipiuttosto a destra che a sinistra, rispar-miarsi questa o quella prova! Ma lastrada è segnata: il Pastore precede, ilPastore segue. La speranza più alta ènella fedeltà più piena. Tu, sequere me”.

La divina Carità ci ha donato GiovanniPaolo II e Benedetto XVI.Giovanni Paolo II ci ha insegnato la spe-ranza, Benedetto XVI la fede. La stradaè tracciata: ora tocca a Francesco. Co-munque lui ci ha insegnato già una gran-de virtù: la carità.

Angelo Bonaiti

to dalla fine del mondo”Spirito Santo

Page 10: In Altum

È“un Papa speciale”, “aperto a tut-ti”, “generoso e socievole”, “una

persona molto umile”, “un Papa rivolu-zionario”, “un Papa fantastico”…

Sono, queste, soltanto alcune delle nu-merose espressioni spontanee che, co-me in una sorta di gioco-indagine, ab-biamo raccolto su Papa Francesco, tragli studenti di alcune Classi della Scuo-la Secondaria di primo grado, per veri-ficare quali fossero i pensieri, i senti-menti e gli stati d’animo di ragazzi eragazze, nei confronti di Papa Bergo-glio il quale, a tre mesi dalla sua ele-zione, ha già ampiamente dimostrato disaper conquistare il cuore della gente,dei fedeli e anche dei non credenti.Le risposte degli studenti sono statetutte molto dirette e immediate, raccol-te su fogli di protocollo passati di ban-co in banco. Nella loro simpatia e sem-plicità, offrono un quadro singolarenon solo di “come” Papa Francesco èpercepito ai loro occhi, ma anche delle

aspettative che un “campione” di gio-vanissimi ripone nei confronti del San-to Padre. Le impressioni prevalenti ri-guardano gli atteggiamenti e lo stilecon i quali Papa Bergoglio si è presen-tato fin dai primissimi momenti del suoPontificato.

Sentiamo cosa ci diconogli studenti

FEDERICO: “Sembra simpatico e stadavvero dando l’esempio di essere ge-neroso”.GIULIA: “E’ molto simpatico, dolce egeneroso, ma la cosa che mi piace dipiù è l’umiltà”.LORENZO: “E’ un Papa buono, dolcee simpatico che aiuta i poveri e da’ l’e-sempio a tutti”.CRISTINA: “E’ aperto a tutti, generosoe socievole; non ha paura di dimostrarela sua solidarietà”.CHIARA: “E’ semplice e spontaneoverso tutti. E’ un grande esempio per-ché si basa sulla povertà”.EDOARDO: “E’ un Papa rivoluziona-rio che ci fa capire come deve essere laChiesa: umile e povera”.OMAR: “E’ semplice, generoso, umilee un esempio da seguire”.CARLOTTA: “E’ molto dolce ed è so-prattutto umile”.PAOLO: “Mi ha colpito quando hachiesto a tutti i fedeli di pregare perlui”.

GIORGIA: “Francesco è un Papa parti-colarmente speciale: si accontenta dipoco, è umile, generoso e consideratutti: grandi, piccoli, ricchi e poveri”.

Dunque: semplicità, umiltà, povertà.Sono questi i termini a cui i ragazzi ri-corrono per esprimere e comunicare ilproprio pensiero su Papa Francesco.C’è anche chi mette l’accento su alcunisegni e gesti; Paolo, ad esempio, confi-da di essersi commosso quando a Pa-squa ha visto in televisione il Papa ab-bracciare “un ragazzo disabile e anche

quando al primo Angelus ha salutato ebaciato tutti i fedeli uno a uno”. C’èanche chi, come Alessandro, mette inrilievo la generosità di Papa Francescoricordando l’invito che egli rivolse aisuoi connazionali – quando venne elet-to Papa – di non spendere soldi per ilviaggio a Roma, ma di donarli alle per-sone indigenti di Buenos Aires.

La scelta di vita della carità è un altrodei temi che ricorre nei commenti deiragazzi.NADIA: “Questo Papa ha dimostrato di

Segni dei tempi

10

Intervista ad alunni della Scuola Secondaria

I ragazzi e i giovani scri

Page 11: In Altum

Segni dei tempi

11

essere un Papa caritatevole e semprepronto ad aiutare gli altri”. PAOLO: “Papa Francesco è, e sperosarà, un grande Papa: umile, caritatevo-le, buono e molto vicino ai cristiani”.GIORGIA: “E’ un Papa veramentebuono e affettuoso”.MARGHERITA: “E’ umile come il San-to a cui si è ispirato”.FEDERICA: “E’ molto umile e buonocon tutte le persone”.CHIARA: “Ha dimostrato la sua umiltàe la sua saggezza”.FRANCESCA: “Papa Francesco, sindal primo momento, si è dimostratouna persona molto rispettosa e gentile”.ALESSIA: “Sin dall’inizio Papa Fran-cesco mi è sembrato una persona umilee determinata”.

Altri studenti cercano, invece, di scava-re dentro il significato di un Pontificatoche, per molti fattori, già appare straor-dinario. C’è, infatti, chi sottolinea ter-mini e ambiti del servizio apostolico delnuovo Pontefice, il suo ruolo all’internodella Chiesa e della società mondiale.ELENA: “Credo che Papa Francescopossa cambiare in meglio la Chiesa”. STEFANO: “Penso che in quest’epocadi importanti cambiamenti siano neces-sari per il mondo cristiano, una guida eun esempio concreto di vita cristiana.Dall’inizio del suo mandato Papa Fran-cesco ha sempre richiesto una grandepreghiera per il cristianesimo. Si vuole

fare testimone del cambiamento dellaChiesa a un modo di vivere umile esemplice”.FEDERICA: “Penso che porterà nuovovigore alla Chiesa”.SARA: “Penso che Papa Francesco siain grado di rappresentare al meglio laChiesa”. ALBERTO: “Credo che possa portare laChiesa a un livello superiore e che con-vertirà molti religiosamente incerti”.DAVIDE: “Papa Francesco sarà in gra-do di rivoluzionare la Chiesa che negliultimi decenni si è allontanata dal mo-do di vivere annunciato nel Vangelo”. ILARIA: “Papa Francesco vuole porta-re cambiamento e rinnovare la Chiesadando per primo l’esempio, rifiutandoil superfluo. E’ una persona concreta,che guarda in faccia alla realtà, nonprova a nasconderla, ma la affronta.Ama stare a contatto con i fedeli”.ALESSANDRA: “Al Papa piace starevicino alla gente”.ANNA: “Papa Francesco ama stare con ilpopolo e ama trasmetterci la sua fede”.MARTA: “Papa Francesco è sicuro disé, ma allo stesso tempo molto com-prensivo”.

STEFANO: “Papa Francesco è il Papamigliore che abbia mai conosciuto”.FRANCESCO: “Papa Francesco ci aiu-terà a uscire dalla crisi attraverso lapreghiera e la fede in Dio”.MATTEO: “Papa Francesco non pensaai beni materiali, ma alla fede in Dio ealla preghiera”.GABRIELE: “Riuscirà a fare dellaChiesa non un centro di ricchezze, maun centro di fede.ALBERTO: “Papa Francesco sta a con-tatto con la gente, è un Papa del popo-lo; inoltre, venendo dall’Argentina èmolto legato alla povertà”.LORENZO: “Credo e spero che il nuo-vo Papa, con la luce divina di Dio, ri-schiari l’oscurità provocata dalla corru-zione”.DAVIDE: “Grazie a lui e al suo esem-pio, la Chiesa si rinnoverà diventandopiù semplice e fedele al Vangelo”.ANDREA-CHIARA: “E’ un Papa fanta-stico, sicuro dei suoi ideali e pronto asuperare ogni ostacolo che gli si pre-senterà davanti”.ILENIA: “Papa Francesco è umile ebuono”.

di primo grado

vono di Papa Francesco

Page 12: In Altum

QUALE IMPRESSIONE HAI AVUTOSUL NUOVO PONTEFICEIN RAPPORTO ANCHE AI SUOI GESTI?

MARIO: “Sono stato piacevolmente colpito dalla sua sem-plicità, dal suo rifiuto di quelle ricchezze e comodità garanti-tegli dal suo essere Capo della Chiesa. Sono stato molto col-pito anche dalla stretta sintonia che è subito riuscito adinstaurare con i fedeli e mi piace molto anche nel suo rap-portarsi con bambini e ragazzi, anche tramite affettuosi gestiche contribuiscono a farcelo sentire, in qualche modo, piùvicino”.

ANDREOTTO: “Il Sommo Pontefice fin dalla sua prima ap-parizione mi è sembrato una persona di grande cuore, umanae disponibile perché molto vicino alla gente comune”.

MAURY: “Impressione positiva”.

MARIA: “Ho avuto un’ottima impressione”.

SARA: “La prima impressione è stata molto positiva. Con ilsaluto stesso rivolto ai fedeli e il suo “buonasera” dopo la no-mina, ha dimostrato fin dal principio la sua profonda umiltà esemplicità”.

PATRI: “Le impressioni avute la sera della proclamazione a“Vescovo di Roma”, come Lui ha precisato subito, sono sta-te molto positive e una “ventata di aria fresca” è entrata subi-to nel mio cuore; questo, però, non voleva dire metter da par-te i Suoi predecessori; infatti, qualcuno disse: “I Papi non si

confrontano, ma si completano a vicenda”. La stessa sera micolpì il fatto di chiedere la benedizione su di Lui alla folla,prima che fosse lui a benedire tutti noi”.

LAURA: “Papa Francesco mi è sembrato simpatico per il suosorriso”.

QUALE FRASE TI HA COLPITO DI PIÙE PERCHÉ?

MARIO: “«Come vorrei una Chiesa povera per i poveri». Èquesta credo la frase che mi ha colpito di più!, oltre che rap-presentare in maniera significativa la sua persona. Penso, in-fatti, che sia una risposta forte a tutte quelle persone che, os-servando le ricchezze ecclesiastiche, perdono la fede nellaChiesa vedendola corrotta e troppo legata ai beni materiali.

ANDREOTTO: “La frase che mi ha colpito di più è stato ilsuo saluto d’esordio il 13 marzo: «Cari fratelli e sorelle:buonasera», perché sincero e diretto al cuore della gente.

MAURY: “Il «buonasera» della sera in cui fu eletto”.

MARIA: “La frase che mi ha colpito di più è stata «vengo dalontano» perché mi ha fatto pensare ad un ultimo e all’u-miltà”.

SARA: “Ogni discorso e ogni frase pronunciati dal Ponteficesono motivo di riflessioni sia per credenti che non. Una fraseche mi è rimasta impressa è: «Non dobbiamo avere paura

Segni dei tempi

12

Intervista a studenti della Scuola Secondaria

Page 13: In Altum

Segni dei tempi

13

della bontà e neanche della tenerezza» perché è una frasemolto semplice e ricca di potenza”.

PATRI: “Dopo aver sentito per anni l’esempio del Buon pa-store e del suo gregge da parte di molti Consacrati, PapaFrancesco uscì con la frase di «Essere pastori con l’odoredelle pecore, in mezzo al proprio gregge», il che voleva dire«annullare le distanze», voleva dire tuffarsi in mezzo al greg-ge sentendone fino in fondo le difficoltà e non osservarlo solodall’alto di una montagna, la montagna del potere spirituale”.

LAURA: “Le parole che mi hanno colpito di più sono state;«Non dobbiamo mai avere paura della bontà», perché sonol’invito a ritrovare un cuore nobile”.

LA STORIA DÀ, A VOLTE, DEI SOPRANNOMIAI PONTEFICI (Papa Giovanni XXIII, il “Papa buono”,Papa Giovanni Paolo I, il “Papa del sorriso” ...).

TU COME DEFINIRESTI QUESTO PONTEFICE?

MARIO: “Per quanto riguarda il soprannome può forse apparirebanale e scontato, ma secondo me «Papa povero» è molto az-zeccato, non solo per il rifiuto dei fasti derivanti dalla condizio-ne di Capo della Santa Sede, bensì anche per l’umiltà dimostra-ta fin dal primo discorso da Pontefice quando chiese ai fedeli inPiazza San Pietro di pregare Dio perché lo benedicesse: Papa interra, ma povero come tutte le genti davanti al Signore”.

ANDREOTTO: “Papa umile”.

MAURY: “Papa dei poveri”.

MARIA: “Il soprannome che darei è «Papa povero»”.

SARA: “Pensando a Papa Francesco, partendo dal nome nonpossono non venire in mente le parole cambiamento, rinnova-

mento che egli si è proposto di attuare nella Chiesa. Ma è an-che un Papa attento ai giovani e soprattutto alla povertà e, co-me tanti hanno già proposto, lo definirei il «Papa dei poveri»”.

PATRI: “Papa Francesco è stato già soprannominato il Papasemplice; se volessi aggiungere un altro appellativo direi«Papa inaspettato» o «Papa pastore»”.

LAURA: “Un «Papa misericordioso», un «Papa pieno diamore»”.

QUALE MESSAGGIO TRASMETTE A NOI GIOVANI?

MARIO: “Ad un’udienza generale il Papa spronò i giovani anon sotterrare i propri talenti, ma ad investirli nei grandi idealiin cui credono. Credo che sia questo il più grande insegnamen-to che dobbiamo apprendere dal Papa, quello appunto di colti-vare i nostri ideali più nobili ed esserne difensori e testimoni!”.

ANDREOTTO: “Il Sommo Pontefice ci insegna a non abban-donare mai la Chiesa perché ci fa capire che Gesù è semprepresente e che noi abbiamo bisogno di Lui”.

MAURY: “Essere umili”.

MARIA: “A noi giovani il Pontefice insegna la speranza e ilcoraggio di andare controcorrente”.

PATRI: “Il Santo Padre ci insegna a vivere secondo il vange-lo per costruire un mondo migliore”.

SARA: “Molti giovani si allontanano dalla religione a causadella rigidità delle Istituzioni e della poca chiarezza dellaChiesa in determinate situazioni; credo che questo Papa pos-sa riuscire a riavvicinare molti ragazzi poiché è in grado ditrasmettere i messaggi più belli che costituiscono i fonda-menti della chiesa”.

LAURA: “A noi giovani insegna la bontà, la fedeltà, la gene-rosità e il vero Bene”.

di secondo grado

Page 14: In Altum

1. COSA PENSI DI PAPA FRANCESCO?

– “E’ una persona carismatica, molto comunicativa, alla mano.Sembra che viva in prima persona il Vangelo che professa”.

– “Persona molto preparata; conosce bene la persona di Gesù,il suo messaggio e vuole trasmetterlo a tutta la gente conprofonda spiritualità”.

– “E’ molto umile e semplice; sono convinta che può cambiaremolto delle situazioni interne della Chiesa”.

– “Ogni volta che parla mi commuove e le sue parole mi scuo-tono la coscienza ed entrano in me”.

– “E’ un altro Cristo; si cala nell’umanità”.

2. COME VEDI LA SUA PERSONA

IN RAPPORTO ALLA GENTE?

– “E’ una persona di grande comunicazione. Si fa uno di noi;scende dal piedistallo ed evita i formalismi”.

– “Comunica grande entusiasmo; vuole conoscere la gente e leloro situazioni; è sempre sorridente”.

– “E’ un Papa che vuole il contatto con tutte le persone: il po-vero, il malato, il giovane, il bambino…”.

– “Cerca di capire il bisogno dell’altro”.– “E’ un tutt’uno con le persone che incontra; mi dà l’idea che

scenda negli “inferi” dell’umanità e la voglia riscattare”.– “Sa rapportarsi con i giovani ed è sempre pronto al dialogo”.

Intervista ad alcunestudenti universitarie

Segni dei tempi

14

Forse rifletteranno gli echi media-tici, forse anche le conversazioniin famiglia, ma è indubbio chequesti “pensieri in libertà” su PapaFrancesco da parte dei giovanissi-mi sono anche stimolo per interro-garci sullo straordinario momentoche la Chiesa sta vivendo… E peressergli vicini con la preghiera.Del resto, ce l’aveva discretamentechiesto egli stesso, non appena siera presentato al mondo dallaloggia della Basilica di San Pietro,in quella storica serata del 13 mar-zo 2013.

Roberto Alborghetti

Page 15: In Altum

Segni dei tempi

15

HAMID SH (Iran)

M i chiamo Hamid: Sh sono

solo le iniziali del mio co-

gnome.

Vengo dall’Iran e mi trovo in Italia

da vent’anni.

In Iran facevo il contabile presso

un privato e non mi trovavo male,

ma desideravo conoscere il mondo

per cui sono partito.

Ho vagato un po’, adattandomi a

gente e luoghi. In Italia sono giunto

quasi per caso, ma in Pavia avevo

alcune conoscenze e mi ci sono fer-

mato.

Intanto era maturato in me il desi-

derio di continuare gli studi, pur

avendo, però, molte possibilità sul-

l’indirizzo da scegliere; fu solo do-

po molte esitazioni che decisi di

iscrivermi alla Scuola per Infer-

mieri, lavoro che faccio tutt’ora.

E’ stato un periodo duro e impe-

gnativo soprattutto nel condividere

mentalità e nel superare pregiudizi,

ma adattandomi, mi sono trovato

bene e ho superato questo periodo

con esito positivo.

Ai miei familiari in Iran ho potuto

finalmente dire: “State tranquilli

per me, anche se ho nostalgia di

voi e, forse anche del caos di quel-

la megalopoli che è la nostra Tehe-

ran”.

Forse, però, è perché noi iraniani

siamo fantasiosi e sognatori. Se

però rifletto, debbo dirvi che non si

può sognare tutta la vita: il quoti-

diano è uguale per tutti, dovunque,

si può riassumere nel potere di

sbarcare il lunario.

– Mi pare di intuire in lei una per-sona che, anche per i suoi tra-scorsi, tende al pratico, pur sen-

za incorrere nel materialismo.E’ guidato da un’idea religiosa?Quale?Un’idea sì, anche se non la pos-

so chiamare appartenenza a una

religione specifica.

– E’ sereno nella sua condizioneattuale e la condivide con qual-che persona che le è cara?Sono sereno. Condivido la mia

vita con Natalia.

– Se qualcuno le chiedesse consi-glio per migrare in Italia, che co-sa risponderebbe?Per visitare i luoghi sì. Per il re-

sto, di fare prima un’attenta va-

lutazione, considerando bene

che cosa ci si aspetta, non di-

menticando che, in qualsiasi

luogo e in qualsiasi situazione,

la vita è una cosa meravigliosa.

La vita è bella. Direi che essere

positivi e ottimisti è un dovere,

oltre che una forza.

– Vorrebbe tornare in Iran?Non credo, perché la mia vita

l’ho costruita in Italia: pratica-

mente sento l’Italia come la mia

seconda Patria e mi manchereb-

be… l’Italia è bellissima e mi è

cara.

Elisa Faga Plebani

ImmigratiIl Papa “venuto dalla fine del mondo”,

appartenente a una famiglia emigrata in Argentina dall’Italia agli inizi del XX secolo,non può non essere considerato alla pari di chi, come gli immigrati,

fanno un viaggio contrario al suo: dal mondo all’Italia.

Page 16: In Altum

16

Giovani generazioni: storie, volti, musica... per dire la fede

Conta le ste L’angelo mi trasportò in spirito

su di un monte grande e alto, e

mi mostrò la città santa, Geru-

salemme, che scende dal cielo,

da Dio, risplendente della glo-

ria di Dio. Il suo splendore è si-

mile a quello di una gemma

preziosissima, come pietra di

diaspro cristallino. È cinta da

grandi e alte mura con dodici

porte: sopra queste porte stan-

no dodici angeli e nomi scritti, i

nomi delle dodici tribù dei figli

d’Israele. A oriente tre porte, a

settentrione tre porte, a mezzo-

giorno tre porte e a occidente

tre porte. Le mura della città

poggiano su dodici basamenti,

sopra i quali sono i dodici nomi

dei dodici apostoli dell’Agnello.

La città è a forma di quadrato.

Le mura sono costruite con dia-

spro e la città è di oro puro, si-

mile a terso cristallo. I basa-

menti delle mura della città

sono adorni di ogni specie di

pietre preziose. E le dodici por-

te sono dodici perle; ciascuna

porta formata da una sola per-

la. E la piazza della città è di

oro puro, come cristallo traspa-

rente. In essa non vidi alcun

tempio: il Signore Dio, l’Onni-

potente, e l’Agnello sono il suo

tempio. La città non ha bisogno

della luce del sole, né della luce

della luna: la gloria di Dio la

illumina e la sua lampada è

l’Agnello. Le sue porte non si

chiuderanno mai durante il

giorno, perché non vi sarà più

notte. Non entrerà in essa nulla

d’impuro, né chi commette or-

rori o falsità, ma solo quelli che

sono scritti nel libro della vita

dell’Agnello. L’angelo mi mo-

strò poi un fiume d’acqua viva,

limpido come cristallo, che sca-

turiva dal trono di Dio e dell’A-

gnello. In mezzo alla piazza

della città, e da una parte e dal-

l’altra del fiume, si trova un al-

bero di vita che dà frutti dodici

volte all’anno, portando frutto

ogni mese; le foglie dell’albero

servono a guarire le nazioni.

(Apocalisse, capitoli 21 e 22)

Page 17: In Altum

17

Giovani generazioni: storie, volti, musica... per dire la fede

C arissimi,

questa volta la rubrica si vestirà d’un abito differente ri-spetto ai precedenti.Abbiamo deciso di concludere il percorso annuale con unariflessione sulla cittadinanza, riflessione che vuole aprirespazi di pensiero e volontà per costruire, iniziando dal pic-colo, un futuro possibile, che sia pienezza di vita per tuttie ciascuno.Dopo aver parlato di sogni, dei sogni di alcuni giovani, disogni che si sono misurati con una realtà non sempre ro-sea e appagante, del sogno di libertà che abita l’uomo eche lo spinge all’esodo, dei sogni che vengono rivoluzio-nati o procrastinati perché non ci sono le condizioni uma-ne per poterli realizzare, ora approdiamo al Sogno di Co-lui che sogna. Forse più noi: al sogno di Dio. Un sognopalpabile, tangibile, non etereo, non “tre metri sopra il cie-

lo”, un sogno che ha bisogno delle nostre volontà, ma chetuttavia le precede. Un sogno paradossale forse, ma - dite-ci - c’è qualcosa o qualcuno che possa definirsi Paradossoe Dramma più di Dio stesso?Il nostro Dio, il Dio di Gesù Cristo, è il Dio fedele alleSue promesse, come ci ha testimoniato la vicenda di Abra-mo. Il Dio che compie i sogni donando la terra, la città, ilfuturo, la discendenza …Nel brano dell’Apocalisse, con il quale abbiamo aperto lanostra riflessione, e che potrebbe essere la rilettura dell’e-sperienza di Abramo, dell’esperienza di ogni uomo, cre-dente o meno, di ogni giovane in ricerca, leggiamo che ilfuturo sostenibile, che si concreta nella città è, prima ditutto, dono divino. Nulla possiamo con le nostre sole for-ze. Nulla! Se lo Spirito non soffiasse dentro noi i valoridell’umanizzazione, della solidarietà, dell’accoglienza, selo Spirito non seminasse in noi la volontà di inventarespazi di condivisione, continueremmo a convivere come“non cittadini”, come “cittadini a metà”, come “cittadinidi serie A e di serie B”. È lo sguardo trascendente della fe-de che conduce al rispetto e all’amore verso il prossimo eci aiuta a scegliere di essere “cittadini e basta” e a metterein pratica atteggiamenti che creano cittadinanza, atteggia-menti che scaturiscono in relazioni di giustizia e di mutuosoccorso.È vero: la realtà è complessa.

lle se puoi e...vivi la città!

Page 18: In Altum

18

Oggi come oggi, la cultura è plurale; la nascita di nuovilinguaggi è l’orizzonte che contempliamo tutti i giorni; letrasformazioni socio-economiche, culturali, politiche, reli-giose sono così brusche da creare disorientamenti; le dif-ferenze sociali sono palesi e portano a tensioni critiche tramodernità e tradizione, particolarità e globalità, esclusionee inclusione. Questo panorama non deve incutere timore,ma aprire a spazi di pensiero positivo: la città, come la so-gna Dio, è luogo di libertà e di opportunità; Dio la sogna adodici porte, non a quattro corrispondenti alle mura. In es-sa le persone hanno la possibilità di conoscere altre perso-ne, di interagire e di convivere con esse; Dio sogna la cittàcostruita sull’interazione tra Antico (le dodici tribù dei fi-gli di Israele) e Nuovo (i dodici apostoli dell’Agnello).Nella città è possibile sperimentare vincoli di fraternità,solidarietà, universalità: nella Gerusalemme sognata daDio, l’assenza del Tempio è l’emblema di una globalitàche va oltre le razze, le fedi, le appartenenze; tuttavia nonsi assiste all’abbandono del popolo, alla sua autoreferen-zialità: nella Gerusalemme sognata da Dio, l’Onnipotentee l’Agnello ne costituiscono il Tempio. Senza un punto diriferimento assoluto, la realtà della città si spacca e si tra-sforma in una liquidità senza storia, senza identità.Purtroppo, si è passati da un mondo nel quale la fede davaforma al tessuto, a un mondo nel quale occorre ricollegar-si alla “umanizzazione” tipica del cristianesimo, per poterdialogare tra culture differenti, per maturare la consapevo-

lezza che, spesso e volentieri, sono le nostre stesse forze ei nostri stessi intuiti che vengono vergognosamente impie-gati nella “costruzione” di anti-città, sciupando il donodella città che solo l’intuizione divina può regalare all’uo-mo. Proviamo a fare un esame di coscienza e mettere sulpiatto le nostre responsabilità per aver dimenticato il So-gno divino e aver contribuito alla costruzione di Babele…La Città santa, la nuova Gerusalemme, non è utopia, gente!E’ possibilità affidata alla nostra intelligenza, alle nostremani, al nostro cuore, ai nostri occhi, alle nostre giovanicapacità. Nell’insignificanza d’essere “lievito”. Esso, tut-tavia, contiene in sé l’ener-gia positiva di trasformareun impasto inerte in qualco-sa di nuovo, di fragrante,che nutre le relazioni, chediventa il pane quotidiano,che ci dà vita.La nuova Gerusalemme non è utopia!È possibilità affidata alla nostra intelligenza, alle nostremani, al nostro cuore, ai nostri occhi, alle nostre giovanicapacità. Nell’insignificanza d’essere “goccia di fonte cri-stallina e pura”, “sguardo innocente” che sa “curare”, chesa “vedere”. Perché Dio vuole bagnare la sua opera di ve-rità e bellezza, di sguardi che sappiano vedere gli altri co-me compagni (cum-panis: capaci di spezzare insieme ilpane) e non come antagonisti.L’acqua e gli sguardi buoni creano vita,perché sono segno d’amore. L’acqua egli sguardi buoni custodiscono una co-mune vocazione: uscire da sé, scaturire,per vivere la prossimità con l’altro.L’acqua e gli sguardi buoni sono la pu-rificazione propria del martirio, la di-mensione abbracciata da chi rinuncia adifendersi per andare incontro all’altro.L’acqua e gli sguardi buoni sono la pazienza e il coraggiodi inventare cammini di vicinanza, di servizio, per renderepiù credibile l’esistenza, per credere che vivere la città èpossibile, come è possibile essere sempre nuovi, come laluce: perché Dio, per primo, ce ne fa dono.

Giovani generazioni: storie, volti, musica... per dire la fede

Page 19: In Altum

Giovani generazioni: storie, volti, musica... per dire la fede

19

Essere nuovi come la luce a ogni alba

come il volo degli uccelli

e le gocce di rugiada:

come il volto dell’uomo

come gli occhi dei fanciulli

come l’acqua delle fonti:

vedere

la creazione emergere

dalla notte!

Non vi sono fatti precedenti:

non parlate di millenni

o di giorni o di altri millenni.

Né creatura alcuna correrà

il rischio di essere sazia:

principio altro principio genera

in vite irripetibili

come le primavere.

Io debbo essere un segno mai visto

ipostasi del non visto prima,

goccia consapevole o perla della notte,

il lucente attimo d’Iddio

che per me solamente

così si riveli e comunichi.

Unico male l’abitudine

e la scelta tragica:

discorrere invece che intuire.

E la mente si popola di idoli

e il cuore è un deserto lunare:

solo la Meraviglia ci potrà salvare

aprendo il varco

verso la Sostanza.

Allora il medesimo silenzio dell’origine

nuovamente fascerà le cose,

o eromperà - uguale

evento - il canto.

(da “Il dramma è Dio”, Rizzoli 1992)

Mauro Barisone e Suorbì[email protected]@tiscali.it

Page 20: In Altum

Una storia vera... anzi inverosimile!

20

5 agosto 2006

Partenza per un viaggio, per me inim-maginabile, alla volta di Medjugorjedove sono arrivata il 6 agosto, giornodella Trasfigurazione.Arrivando sono scoppiata in un piantodirotto: qualcosa stava mutandosi, anzitrasfigurandosi in me per sempre. Il Si-gnore e Maria stavano parlando al miocuore.Allora mi veniva di chiamare quelviaggio “il mio viaggio di nozze” an-che se non so esprimere a parole il mio

sentire… poteva essere a Medjugorje oaltrove, ma lì si è verificato un proces-so ancora in atto... lì ho gustato il Ta-bor.Dopo il Tabor il Signore ci chiede diandare verso i fratelli… l’impegno acui, a modo mio, cerco di non venirmeno.

Anno 2007

PER I MIEI 50 ANNI HO SCRITTO:Il miracolo di vivere!Un amico mi ha detto che le cose belledella vita vanno incise sulla roccia…io, per ora, ho incominciato a scriverlesulla carta…

“Grazie!

Signore, con questa semplice parola

desidero iniziare a scrivere, a manife-

starti la gratitudine che avverto per

quanto hai compiuto nei 50 anni della

mia vita.

Gratitudine e gioia traboccanti che ho

assaporato intensamente in occasione

delle mie “nozze d’oro con la vita”, fe-

Medjugorje,

Lourdes,

Terra Santa,

Madonna

della Castagna…

tappe che

mi hanno donato

serenità, gioia,

luce…

Il cammino continua, illuminato da “be

La gioia è

Page 21: In Altum

21

sta che ho vissuta come un “tempo di

grazia” condivisa con papà e tanti

amici.

Ripassando nella memoria gli anni

dell’adolescenza rivedo le tinte cupe

che avevo dentro me e riconosco

quali miracoli hai operato, nel silen-

zio, dentro il mio cuore.

Fin dall’inizio mi hai dato fiducia,

hai creduto nella mia vita così

com’era, l’hai guardata con gli occhi

di chi ama, colmandola di attenzioni,

ma questo io l’ho visto solo più tardi.

Allora, ti sentivo distante; sentivo in

me una solitudine angosciosa e ama-

ra… ero bloccata dal timore che que-

sta mia realtà mi escludesse dalla

possibilità di dare e ricevere amore.

Avevo dentro un senso di rabbia, di

sfida verso Te, Signore, che ritenevo

responsabile della mia dolorosa

realtà, non trovavo niente di bello

nella mia vita.

Eppure, inconsciamente, non ero di-

sposta ad arrendermi.

Tu pazientemente hai atteso che in-

crociassi il Tuo sguardo, che inco-

minciassi a vedere...

Un susseguirsi di eventi dolorosi, in

particolare la malattia e la morte

della mamma, mi spinsero a reagire;

in quel momento non avevo alternati-

va: o decidermi a vivere o lasciarmi

spegnere. Disperatamente raccolsi la

sfida cominciando a mettermi in gio-

co, sforzandomi di dare una mano al-

la fatica di papà.

Fu l’inizio di un processo inarresta-

bile che dette ossigeno alla mia esi-

stenza.

Uno spiraglio di luce iniziò a dirada-

re le nebbie dell’isolamento che av-

vertivo dentro di me e si allentò quel-

la sensazione di costrizione in cui mi

sentivo imprigionata. Si aprì un var-

co sempre più ampio grazie a ciò che

ricevevo dalle persone che intreccia-

vano la loro vita con la mia.

Cominciavo a sentirmi amata e in me

avveniva una trasformazione nel mo-

do di rapportarmi a Te, agli altri, a

Una storia vera... anzi inverosimile!

llissime” anche se faticose tappe...

parola di Cecilia(ultima puntata)

possibile!

Page 22: In Altum

Una storia vera... anzi inverosimile!

me stessa. Ora trovavo nella mia vita

spazi possibili, nuovi sbocchi, dove

prima non vedevo niente. Nascevano

cose nuove, come l’opportunità di ri-

prendere lo studio. Si allargavano

contatti e amicizie. Avevo trovato la

gioia di vivere la mia realtà per quel-

la che era.

Finalmente il Tuo volto Signore, mi

appariva paterno e l’esperienza della

Provvidenza e dell’amicizia davano i

loro frutti.

E la mia storia continua e quello che

sto vivendo è per me un tempo di

grazia. Sto cercando di assaporarlo

in pienezza.

Ora la mia vita, fondamentalmente, è

relazione con Te e con quanti mi cir-

condano…

Grazie per i tanti volti che concreta-

mente rendono presente il Tuo amore

nella mia realtà di ogni giorno, i volti

in cui si incarna, si fa tangibile il Tuo

amore che continua ad aprire strade

imprevedibili, mi coinvolge e mi fa

apprezzare quest’opera inedita che si

va costruendo nella mia vita.

Una creazione in cui Tu continui a

operare riscattando i luoghi delle

mie paure, delle fragilità, dei limiti

trasformandoli in quelli dell’incon-

tro, della comunione.

Poco a poco intravedo il Tuo Volto:

il Volto dell’Amore.

A Te, sempre grazie!”.

Cecilia

Lourdes 2008

Dentro ho un grande fermento al pen-siero dei momenti che trascorrerò inquel luogo dove all’età di sei anni erostata con mia mamma …Sono minimi i miei ricordi di quelviaggio in treno e sicuramente me-scolati alle emozioni trasmessemi da

lei. Certo che per mia madre era stataun’esperienza significativa e, cometale, me l’aveva riportata nei suoiracconti, quando mi parlava di esserepartita con l’intenzione di chiedere lamia guarigione fisica, mentre, arriva-ta là, aveva invece chiesto che io fos-si serena anche così…Beh, onestamente serena lo sono… e,comunque, lo sono diventata semprepiù nel tempo. Mentirei se dicessi ilcontrario.Il fatto che poi questa cosa la mam-ma me l’abbia raccontata e ripetutanegli anni successivi, ritengo abbiacollaborato positivamente perchéquel dono potesse diventare fruttuosonella mia vita, lasciando poi cheQualcun Altro operasse.La mamma è morta da tanti anni, masto pensando che, anche in questa oc-casione, non mancherà di accompa-gnarmi … dopo ben quarantacinqueanni dal viaggio fatto con lei.Sicuramente per lei era stata un’espe-rienza significativa e così me l’avevariportata nei suoi racconti… onesta-mente la fatica è stata tanta, ma sere-na lo sono. Non sfido la vita, la invo-co e l’accolgo.Il mio viaggio non è stato solo “anda-re a Lourdes”, ma il “ritrovare Lour-des” nella mia vita, nell’oggi, perchéogni risorsa che il Signore ha messoa disposizione nella mia realtà, sia at-

tivata e produca ciò per cui mi è statadonata.Ho avvertito questo nella chiesa sot-terranea, quella dedicata a Pio X.La Processione eucaristica stava fa-cendo un lungo percorso; io ero in fi-la con tutte le altre carrozzine. Trame e me rimuginavo quale motivo miavesse spinta ad andare a Lourdes,anzi a ritornare a Lourdes… la miavita procedeva serena, cosa ero venu-ta a chiedere?... la Processione inquell’attimo si fermò con il Santissi-mo di fronte a me… stavano benedi-cendo nella mia direzione... un pen-siero scatenò in me un’emozioneprofonda, un pianto che non riuscii atrattenere e che mi scosse fino a tra-sformarsi in singhiozzi … era comese avessi sentito dall’Eucaristia la ri-sposta che mi veniva da Gesù: “quel-

lo che tua madre ha chiesto l’ho con-

cesso… non ho altro da aggiungere

… le grazie ch’Io faccio non sono a

metà, sono concesse in pienezza; so-

no Io che, questa volta, chiedo a te di

accogliere in pienezza la mia Gra-

zia…”.

Sono tornata a casa con questi pen-sieri che continuano a ripetersi nelmio cuore e nella mia mente, conti-nuano a riaffiorare nella mia memo-ria come un invito costante a cui nonposso e non voglio venir meno.Ritengo che questo sia la continua-zione e, in un certo senso, il comple-tamento del precedente pellegrinag-gio con la mamma, nella miainfanzia. E ho sentito che questo civoleva!

Lourdes, maggio 2009

L’idea vincente è stata quella di Ma-riarosa che mi ha proposto di utiliz-zare la barella restando stesa, avvolta

22

Page 23: In Altum

23

nel sacco a pelo per garantirmi unabuona temperatura e per poter restarea lungo (vista la durata delle Funzio-ni) in una posizione più comoda ri-spetto a quella in carrozzella...Ma non basta... questa idea ha contri-buito a pormi in una condizione diraccoglimento interiore... proprioquello che desideravo.Infatti, mi sono accorta che, avendosempre il campo visivo rivolto al cie-lo o ai soffitti delle chiese... allaGrotta ed eventualmente ai volti dichi era vicino... più che il vedere eraprivilegiato l’ascoltare. Il risultatoera proprio la possibilità di raccogli-mento, di interiorità anche in mezzoad una marea di gente... e la preghie-ra nasceva spontanea e riscaldava ilcuore... e c’era spazio per l’amiciziaper l’attenzione a chi era accanto, co-nosciuto o sconosciuto che fosse.

“Pellegrinaggio casalingo”7/8 settembre 2009

“Pellegrinaggio casalingo” mi sem-bra la più adeguata definizione diquanto ho vissuto se, come ebbe a di-re qualche tempo fa Monsignor Be-schi, “Pellegrinaggio non è fare unviaggio, ma andare ad un incontro”…L’appuntamento in questo caso eracon la Madonna della Castagna… incasa mia!In primavera, quando mi avevano ac-cennato a questa possibilità, io e papà

avevamo accolto volentieri l’ideapensando che, il luogo dove collocar-la e accogliere le persone, fortunata-mente c’era … e, considerato cheavevamo ancora un buon margine ditempo, confidavamo di riuscire ad or-ganizzarci per il Suo arrivo, confi-dando nella collaborazione di chi ciaiuta nella quotidianità…La sera del 7 settembre c’era una verafolla di parenti, amici, conoscenti...

La veglia notturna è stata un’occasio-ne preziosa ... Il mio cuore è colmodi gratitudine verso tutti coloro che,in diversi modi, hanno partecipato aquesto evento… ho proprio gustatoprofondamente la presenza della Ma-donna, qui nella nostra realtà quoti-diana... a maggio sono andata io daLei e a settembre è venuta Lei a tro-varci: è stata un’esperienza straordi-naria!

Terra Santa, maggio 2010

“Quale gioia quando mi dissero: an-

dremo alla casa del Signore! Ora i

miei piedi, Gerusalemme, si fermano

davanti a te” (Sl. 21). Si, ho il cuore che trabocca di gratitu-dine e di gioia ripensando al viaggioin Terra Santa.Proprio così: dal 20 al 27 maggioeravamo là!...…Se ci penso… andare in Terra San-ta è stata sicuramente per me qualco-sa di eccezionale, un’esperienza piùche mai preziosa… una ginnastica

spirituale per guardare la vita daun’angolatura inedita, sperimentandoche, grazie a Dio, ci sono frontiereche appaiono insormontabili, ma nonlo sono.Non finirò mai di ringraziare amichee amici che hanno reso possibile ilviaggio, superando tenacemente ogniostacolo, bussando a tante porte, arri-vando fino all’Unitalsi nazionale cheha organizzato il Pellegrinaggio per ilnostro piccolo gruppo: tredici perso-ne in tutto…Quando l’amicizia si mette in motorisulta una vera forza!Avere come guida il Padre cappucci-no Fra’ Pasquale, è stato un donospeciale per quanto e come ha saputocomunicare, per la sua fede gioiosa eumanamente sostanziosa.Fra’ Pasquale, elegantemente, cosìcome usa dire lui, ci ha aiutati ad in-contrare intensamente Gesù, a coglie-re la forza del Messaggio evangelicoattraverso le varie tappe del nostroitinerario…Ogni luogo ci ha disvelato emozioniintense e profonde, da salvare nelcuore.

Una storia vera... anzi inverosimile!

Page 24: In Altum

Una storia vera... anzi inverosimile!

Ci sono ore che passano e ore che siincidono per sempre nella memo-ria… quelle vissute in Terra Santa so-no, certamente, ore indelebili.

Lourdes 2011

Lourdes a cuore aperto...Scorgere la possibilità che le “feritedella vita” possano rivelarsi feritoie,accessi alla luce: questo è un miraco-lo di Lourdes e rigenera la speranza.E questo aspetto mi richiama l’ultimoperiodo di Giovanni Paolo II: quelloche io ho recepito come il più signi-ficativo ... Stranamente è come se isuoi ultimi gesti parlassero di unaforza che nasce dalla debolezza, diuna dignitosa e vitale accoglienza delnostro essere...Arrivati con le ultime gocce dell’uni-co temporale di quei giorni, la serastessa, nonostante il vento, abbiamopotuto partecipare alla fiaccolata esiamo subito entrati nell’atmosferaviva di Lourdes.Il mattino dopo il cielo era terso, ilsole prometteva una giornata docquando siamo usciti, diretti alla Ba-silica di San Pio X…E, proprio perché quando si è a Lour-des viene spontaneo voler condivide-re qualcosa di quello che si vive là,

con chi ci è caro, abbiamo accoltovolentieri un’idea di Emiliano, abbia-mo scelto una statua della Beata Ver-gine di Lourdes da portare a casa co-me “Madonna pellegrina” da farpassare tra i parenti e gli amici comeun invito alla preghiera con Lei.

Lourdes 2012

Abbiamo aperto ufficialmente il Pel-legrinaggio con la Messa celebrata dadon Michelangelo, responsabile spiri-tuale dell’UNITALSI di Bergamo.Nella sua Omelia ha tracciato in trepunti le caratteristiche della spiritua-lità di Bernardette: piccolezza, offertae sorriso … invitandoci a considerarlecome linee guida di quelle giornate.A Lourdes l’anonimo non c’è … allimite c’è qualcuno che non hai anco-ra incontrato …

Ricordo la mattina della Messa cele-brata alla Grotta da Mons. Beschi, ri-masto “edificato” per la partecipazio-ne numerosa e tenace dei fedeli edegli ammalati, nonostante la pioggiainsistente.A Lourdes, infatti, sembra che ognu-no tiri fuori il meglio di sé ...

Lourdes 2013

Questa volta sono partita con il pen-siero che essere pellegrini è l’imma-gine di ciò che effettivamente è la no-

stra realtà umana. Popolo di Dio, incammino … E’ accorgerci gli uni de-gli altri, è aver fiducia di quanto staoperando il Signore in chi ci è vicino,è cercare di sostenere nel percorsochi fa maggior fatica, fisicamente ointeriormente, considerando che l’an-dare o volgere il passo a Dio, èun’opportunità e una responsabilitàper ciascuno, ma anche di ciascunoverso gli altri.Sono andata a Lourdes con il deside-rio di vivere da pellegrina tra pelle-grini “per condividere” e, in un certosenso, accompagnare chi avevo invo-gliato a partecipare, amici con diver-se realtà di fatica che avevano accol-to la proposta di mettersi inpellegrinaggio.

Al ritorno, per me, è stato importantevedere sui volti serenità e sorrisi piùdistesi che nell’andata. E, ancora, sa-pere che durante quel viaggio aveva-no intessuto nuovi contatti, nuove co-noscenze da continuare a casa, nellaquotidianità.Vera soddisfazione quando ho sentitoqueste persone dire che sarebbero ri-tornate a Lourdes dove avevano sco-perto una realtà a cui andare ancora,magari con i familiari.

24

Page 25: In Altum

25

Le mie riflessioni personali andavanospesso all’idea di relazione, di comu-nicazione… favorita dalla mia posi-zione in barella, che a Lourdes mi faguardare soprattutto a cieli e soffitti…così che mi è venuto da pensare al-l’esigenza profonda di essere collega-ti gli uni agli altri, al bisogno di esse-re in relazione…Stavo riflettendo su questo, quando ilcelebrante, Monsignor Bonicelli, hafatto un cenno alla benedizione diDio che, come la misericordia, lagioia, la tenerezza, arrivano a tutte leseti umane se ci facciamo canali cheraggiungono ognuno …Quanto “accrescimento” si compie inogni Pellegrinaggio, nonostante lepecche in cui possiamo trovarci!Se il concetto di pellegrinaggio èmettersi in moto … fare un camminoper il bene comune, è necessario dareil nostro apporto …Essere pellegrina è “camminare alpasso con gli altri”… tanti fratelli checome me vanno ad abbeverarsi allaFonte, per saziare le loro seti e pertrovare una Madre amorevole cheporta all’incontro con il Signore.Una Madre … che si fa “porta aper-ta” al cammino di fede. Maria “portadella fede” ci sollecita a essere Chie-sa in cammino, ad essere vivi e gene-rosi nel dono di sé.

Una bellissima novità

In questi anni la mia vita è stata uncostante fiorire di cose nuove, diesperienze che non avrei mai potutomettere in conto, anche solo pochianni fa. Situazioni che sono andatevia via componendosi, grazie ai nuo-vi incontri, grazie all’aiuto e alla pre-senza di tanti amici, grazie a un sus-seguirsi di situazioni che nella miafantasia non avrei potuto comporremeglio. Tra le cose più belle che misono accadute ultimamente c’è quelladi aver potuto trasformare il nostroandrone d’entrata in uno spazio “spe-ciale” dove ogni settimana è possibi-le celebrare la Santa Messa.Da anni, grazie alla presenza in zonadei Padri Giuseppini e al permessoconcessoci dal nostro Parroco, avevopotuto condividere la Celebrazionedella Messa settimanale nella miastanza, ma i muri erano effettivamen-te troppo stretti per poter conteneregli amici sempre in aumento.E, in modo inatteso e imprevedibile,in seguito al dono di una statua dellaMadonna Addolorata, che era statadismessa da una Santella e che un’a-mica aveva chiesto ci venisse regala-ta, è iniziato un processo che sponta-neamente ha messo in moto amici

che han fatto sì che l’androne d’en-trata diventasse una Cappelletta. Erala primavera del 2010.Sono poi arrivati gli arredi necessarie ora la Cappella è uno “spazio” doveveramente ci si trova volentieri insie-me a pregare: il venerdì pomeriggiocon la Celebrazione della Santa Mes-sa e il martedì sera per pregare insie-me il Rosario e qualche volta perl’Adorazione. Momenti di grande in-tensità che hanno movimentato la no-stra realtà!Questa Cappelletta ha fatto sì che sirealizzasse un antico sogno di papà,ossia quello di veder realizzato unospazio di preghiera e accoglienza nel-la nostra casa. E qualcosa di simile siè realizzato quasi “spontaneamente”.

E’ così, con questa realtà di partico-lari momenti, in un particolare am-biente in cui la devozione e la pre-ghiera sono impreziosite dallaPresenza reale di Lui, l’Amore, checontinuo, giorno per giorno, il miostupendo cammino, non privo di fati-ca, ma sempre più gioioso verso laLuce vera!

Cecilia

Una storia vera... anzi inverosimile!

(fine)

Page 26: In Altum

Padre Girolamo Non temete

quando vi

perseguiteranno...

i vostri nomi

sono scritti

nel cielo!

Una santa mamma!

Padre Girolamo nacque a Colere(BG) il 27 settembre 1914. Era ilquarto e ultimo figlio di Bartolomeoe di Domenica Bendotti. Crebbequasi sempre senza papà, e m i g r a t oin Australia in cerca di lavoro. Ibambini della famiglia Lazzaronicrebbero, quasi esclusivamente, sot-to la guida e la direzione di mammaDomenica che non si faceva proble-mi a buttarli giù dal letto alle 5.30del mattino per andare a servire laSanta Messa.Riferisce Don Giovanni Santi di Az-zone (BG), che fu curato a Coleredal 1920 al 1925: “Fra i tanti bam-

bini e ragazzi che ruotavano attorno

alla Parrocchia per fare i chierichet-

ti o per partecipare alle iniziative

parrocchiali, non mancavano mai i

fratelli Lazzaroni che, a dispetto del

loro nome, erano invece laboriosi e

intraprendenti, furbi e vivaci”.

Si racconta che la tenera pianticelladella vocazione religiosa in Girola-mo, fece capolino nel cuore e nelpensiero del nostro missionario, du-rante una fredda mattina d’inverno

nella sagrestia della Chiesa di Cole-re, parlando con il suo Parroco, men-tre aspettava che finisse di indossaregli abiti religiosi.Ad un certo punto, Girolamo si reseconto della sua vocazione che aspet-tava solo di essere presa in conside-razione. Nel magro bilancio familia-re, però, non c’era posto per la voce“Seminario”!…Girolamo dovette, per alcuni anni,

“Bergamaschi DOC”

26

Page 27: In Altum

27

“Bergamaschi DOC”

Lazzaroni - Colere (BG)

coltivare la tenera pianticella in casa,facendo quello che facevano gli altrifratelli, curando i campi e i pochi ani-mali della famiglia. Due o tre volte lasettimana, andava a casa del Parrocoper familiarizzare un poco con il lati-no e la matematica. Poté andare inSeminario solo nel 1927, dopo che ilpapà era rientrato definitivamentedall’Australia. Con l’attestato di Ter-za elementare, conseguito nella Scuo-la di Colere, e le poche nozioni di la-tino apprese dal suo Parroco, a tredicianni entrò nel Seminario diocesano diBergamo. Nel 1935, presa la decisio-ne di diventare missionario, si trasferìall’Istituto PIME (Pontificio IstitutoMissioni Estere) di Genova, dove fre-quentò gli ultimi anni di teologia. Fuordinato sacerdote a Milano, il 24 set-tembre 1938 dal Cardinal Schuster.Il 19 agosto 1939 partì da Genovacon il bastimento “Biancamano”, di-retto in Cina, con altri missionari. Pa-dre Girolamo era stato destinato allamissione di Han Chunfu, nella pro-vincia dello Shensi, ai piedi dell’Hi-malaia, regione che non raggiunsemai a causa della guerra in corso traGiappone e Cina.

Un viaggio lungo,faticoso e pericoloso

Il bastimento “Biancamano”, su cui siimbarcò con altri missionari, impiegòventotto giorni per raggiungere Shan-gai. Quando raggiunsero Pechino, alnostro martire e agli altri missionarisembrava di essere arrivati…, ma perraggiungere le loro missioni rimane-vano da percorrere altri sette o otto-cento chilometri all’interno del Paese.I nuovi arrivati si fermarono un annoa Kaifeng per imparare la lingua cine-se; nel 1940 tutti raggiunsero le ri-spettive missioni a cui erano stati de-stinati. Padre Girolamo e PadrePiccinini, però, non poterono partire acausa della guerra e dell’inondazione.I soldati cinesi infatti, per mettere indifficoltà l’esercito giapponese, ave-vano allagato, con le acque del FiumeGiallo, migliaia e migliaia di ettari diterreno, sommergendo coltivazioni ecase.Il Vescovo ritenne che Padre Girola-mo potesse raggiungere la missionedi Dingcum, dove vi rimase alcunimesi assieme a Padre Bruno Zanella,anche lui missionario del Pime,

ma proveniente dalla provincia di Vi-cenza.Il 19 novembre 1941, Padre Girolamovenne assassinato assieme a PadreBruno Zanella che era il Parroco dellamissione, al Vescovo Monsignor An-tonio Barosi di Cremona, Delegatoapostolico della regione, e a PadreMario Zanardi, anche lui missionariodel Pime e cremonese come il Vesco-vo. Quest’ultimo aveva voluto ac-compagnare il Vescovo perché sapevache era molto pericoloso viaggiare dasoli.E’ proprio il caso di dirlo: le vie delSignore non sono le nostre vie!

Page 28: In Altum

Padre Girolamo

La giovane vita di Padre Girolamo sipuò dividere orientativamente in treperiodi.1. Quello della sua infanzia e primagiovinezza che trascorse nella sua ca-sa di Colere e nel Seminario vescovi-le di Bergamo. Di animo buono e al-legro, Girolamo era amato infamiglia; in Seminario era un compa-gno desiderato e ben voluto: la suaschiettezza e generosità lo rendevanoamico di tutti. Si legge nel libro: “Valdi Scalve, terra di Dio” che, durantele gelide serate d’inverno, quando inSeminario non c’era ancora il riscal-damento centrale, Padre Girolamo di-vertiva i compagni con i racconticreati dalla sua fantasia e con i suoischerzi geniali che sapevano “tirarsu” gli animi e riscaldare i corpi in-freddoliti.Era bravo a scuola nonostante nonavesse frequentato i primi anni dellemedie, seguendo le semplici lezionidel suo Parroco. Si prestava ad aiuta-re gli altri come se fosse in cordatasulla Presolana. Non gli piaceva la-sciare indietro gli altri né a scuola, néquando si andava in montagna o du-rante le passeggiate. Nel gioco era uncompagno formidabile e leale. La suavelocità e prontezza nei giochi di mo-vimento lo avevano fatto segnalare aidirigenti della Società “Atalanta” chelo corteggiarono per un bel po’ ditempo... Amava la musica e la pre-ghiera e, proverbiale, era la sua tena-cia nello studio anche se non gli man-cava un certo senso dell’humor, cosìda saper ridere di se stesso e degli al-tri rendendo la vita, con i suoi im-mancabili sacrifici, più piacevole e

più gradita. Al Vescovo di Bergamodispiacque molto perdere questo se-minarista quando decise di continuaregli studi con il Pime, anche se sapevabene che la Chiesa ne avrebbe guada-gnato.

2. Entusiasmo, poesia e sogni ani-mano il futuro del nostro Missiona-rio.Il 2 settembre 1935 Padre Girolamoparte per il Seminario del Pime di Ge-nova. Il suo ideale missionario inco-minciava a prendere corpo. Da questadata possiamo far partire il secondoperiodo della vita di Padre Girolamo.A Genova segue gli stessi studi deisuoi compagni bergamaschi con l’ag-giunta, però, di alcune materie: mis-siologia, inglese e medicina. Durantequesti quattro anni, dalla scelta dipartire come missionario alla parten-za, Padre Girolamo non si estrania dalmondo comune, non si isola; rimaneper i vecchi e per i nuovi compagnil’amico schietto e cordiale di sempre.Non si illude, comunque, che la suavita sia senza sacrifici e senza soffe-renze. Per allenare il suo spirito, co-me anticipazione a quello che sarà ilsuo martirio, gli vengono a mancare,a breve distanza l’uno dall’altro, i ge-nitori.Quando viene ordinato Sacerdote, il24 settembre 1938, avverte che la suavita è cambiata. La sua gioia era pie-na, ma era cosciente che quella dataera la conclusione di un sogno. La vi-ta, il lavoro e le responsabilità stava-no, infatti, per iniziare. La grande fe-sta che i suoi paesani di Colere glifecero (erano più di cento anni che aColere non si festeggiava un Sacerdo-te novello), lo commosse tanto, al

punto che le lacrime gli rigarono ilvolto in parecchie circostanze. Senzasaperlo, infatti, gli avevano voluto farquesta grande festa quasi sapesseroche, fra meno di tre anni, sarebbe sta-to ucciso.Padre Girolamo portò con sé in mis-sione l’eco di questa grande festa esoprattutto il significato di fede dellasua gente di Colere.

3. Salve terra dei miei sogni!Amata Cina!!!“Partire è sempre un po’ morire”, re-cita un proverbio popolare.Il 16 agosto 1939 è il fatidico giornodella partenza di Padre Girolamo ver-so la Cina. E, da questa data, possia-mo far partire il terzo periodo dellasua vita che, dal 16 agosto 1939 al19 novembre 1941, è sicuramente ilpiù breve, il più intenso, il più parte-cipato, il più tragico.Padre Girolamo non farà in tempo araggiungere la sua Missione di Han-chunfu: venne, infatti, ucciso nellaDiocesi di Kaifeng, prima che finissela guerra cino-giapponese.Raccontano i suoi compagni di viag-gio che, quando era giunto a Pechino,

28

“Bergamaschi DOC”

Page 29: In Altum

Padre Girolamo si era inginocchiatoe, alzando le braccia verso l’alto ave-va detto: “Salve, terra dei miei sogni!

Amata Cina! Ti porto la luce della fe-

de e i doni di Dio”.

Arrivato nella nuova Missione prov-visoria, Padre Girolamo osserva eascolta il nuovo ambiente e il nuovopopolo… “dai costumi curiosi e gra-

ziosi, la Cina diventa sempre più bel-

la e attraente a mano a mano che si

conosce” (Lettera alla sorella Pacifica).Per un anno Padre Girolamo rimanenella casa regionale del Pime a Kai-feng per imparare il cinese insiemeai suoi compagni. Scrive ancora allasorella: “Ogni giorno mi rendo conto

di quanto sia ancora impreparato

per la missione che il Signore mi ha

affidato”.

Nel giugno 1940, i giovani missionarilasciano la casa di Kaifeng per rag-giungere le rispettive destinazioni.Padre Girolamo venne provvisoria-mente destinato a raggiungere la Mis-sione di Dingcum, come aiutante diPadre Bruno Zanella, in attesa che laguerra cino-giapponese finisse e glifosse possibile raggiungere la suamissione.

La missione di Padre Zanella distavacirca 300 chilometri da Kaifeng e sei-cento da Pechino. Scriverà Padre Gi-rolamo: “Ho viaggiato in treno, in bi-

cicletta, a piedi, in barca e in

carretta, ma finalmente sono giunto

in missione!…”.

Anche in mezzo allo squallore portatodalle inondazioni del Fiume Giallo edalle devastazioni della guerra e delbrigantaggio, Padre Girolamo è con-tento e si butta nel lavoro. Osserva esi guarda attorno: parla con i bambinie insegna loro il Catechismo.Festeggia il Natale del 1940, cele-brando tre Messe e confessando. E’ ilprimo Natale trascorso veramente inmissione e sarà anche l’unico. In pri-mavera la situazione si aggrava anco-ra: Padre Girolamo pensa ai suoi cri-stiani, alle loro tante sofferenze e allaloro infinita pazienza.Durante il mese di novembre 1941Padre Zanella e Padre Girolamo at-tendevano la visita, più volte riman-data a causa dell’inondazione e dellaguerra, di Monsignor Antonio Barosie di Padre Mario Zanardi, il missiona-rio che aveva ceduto il posto a PadreZanella a Dingcum. Erano attesi percelebrare le Cresime e anche perché ilVescovo aveva promesso che liavrebbe visitati nella loro missione.

La dinamica di una strageancora non chiara

Il Vescovo e Padre Zanardi giunsero aDingcum il 18 novembre 1941, in bi-cicletta. Avevano avuto qualche av-ventura durante il viaggio con i mili-tari cinesi che presidiavano la zona a

causa del loro lasciapassare rilasciatodai giapponesi. Il villaggio Dingcum,a cui erano diretti i due missionari edove vivevano Padre Zanella e PadreLazzaroni, era una zona considerata“Terra di nessuno” a causa dellaguerriglia comunista contro le truppegiapponesi e anche del dilagante bri-gantaggio. Ma Monsignor Barosiconsiderava suo dovere andare ad in-coraggiare i due Padri che si trovava-no in quel villaggio sperduto, senzanessuna protezione e esposti alle vio-lenze di tutti.La mattina del 19 novembre fu dedi-cata tutta alla Santa Messa, alle Cresi-me e al disbrigo burocratico. Eranomolti, infatti, i bambini e i ragazzi dacresimare; tutti erano confluiti aDingcun, essendo la Parrocchia for-mata da molti villaggi.Il Vescovo e i Padri erano contenti delcome si erano svolte le funzioni e siritirarono in casa per consumare in-sieme il pasto quando una ventina diuomini, dall’aria misteriosa, irruppenella missione senza giustificarne ilmotivo.

29

“Bergamaschi DOC”

Page 30: In Altum

Una vera e propria strage

Il villaggio era stato assediato e nes-suno poteva uscire di casa. La genteera terrorizzata. I banditi che eranopenetrati nella missione, allontanaro-no il personale facendo piantonare laporta così che nessuno potesse entrareo uscire. Poi si rivolsero ai Padri. Iprimi ad essere affrontati furono Pa-dre Zanella, che venne legato e imba-vagliato nella sagrestia, e Padre Laz-zaroni che venne legato, torturato ebuttato nel pozzo. Presentatisi, poi, aMonsignor Barosi lo perquisirono elo legarono accusandolo di essere unaspia dei giapponesi. Volevano i soldie tanti! Dopo aver legato e immobi-lizzato anche Padre Zanardi, gli in-cursori svaligiarono la missione e in-fierirono sui missionari che, dopoaverli picchiati e torturati, li gettarononel pozzo che si trovava in cortile.Solo la sera, favoriti dalle tenebre, ilgruppo degli assalitori abbandonò lamissione e il villaggio. Quando i fe-deli riuscirono a entrare in casa fecerola macabra scoperta; non rimase loroche la triste e difficile impresa di re-cuperare le martoriate salme. PadreGirolamo fu l’ultimo ad essere ricu-perato, il che significa che fu il primoad essere gettato dentro. Era anche ilpiù giovane: aveva solo 27 anni;Monsignor Barosi ne aveva 41; PadreZanella 33 e Padre Zanardi 37.

L’ultima Comunione

Nella missione e in chiesa tutto era indisordine e ribaltato; solo la lampadarossa, ai piedi del Tabernacolo doveera conservata l’Eucaristia, era ancora

accesa. Forse, per una superstiziosapaura, i responsabili di quella stragenon avevano osato avvicinarsi all’al-tare.Il domestico di Padre Zanardi, che eraanche catechista e che aveva accom-pagnato il Padre e il Vescovo, soprav-visse alla strage nascondendosi nellalegnaia senza respirare. Quando gliassassini dei Padri se ne furono anda-ti, uscì dal suo nascondiglio e raccol-se la Croce di Monsignor Barosi but-tata dagli assassini quando si eranoresi conto che era di legno. Poi, con icristiani, aprì la porticina del Taber-nacolo e distribuì l’Eucaristia; maiuna Comunione fu così commoventee indimenticabile!

Privati anchedi una degna sepoltura

A causa della guerra e delle vicendestoriche che seguirono, i nostri marti-ri furono privati anche di una degnasepoltura.Suor Tarcisia Salvi, missionaria in Ci-na al tempo di questi fatti, sostieneche le loro salme furono allineate e,secondo l’usanza cinese, mischiate apaglia e fango e murate in Chiesa,senza bara.Solamente quando giunsero a Dicg-cum Padre Vitali e Padre Piccinini, le

salme furono messe in una bara e se-polte. Sopra fu costruito un piccolomonumento.Quella doveva essere solo una siste-mazione provvisoria in attesa di po-terle trasferire a Kaifeng.Non giunse mai, però, il momentogiusto per dare loro una degna siste-mazione, inizialmente perché nonc’era la viabilità poi, sopraggiuntol’armistizio fra cinesi e giapponesi,Dingcum fu occupato dalle truppe diChank Kai Shek; verso il 1947-48arrivarono i soldati di Mao e, nel1949, avendo preso il potere i comu-nisti, la Chiesetta di Dingcum e le al-tre Chiese cristiane furono distrutte;dove c’era la Chiesa e la Missionedei nostri martiri rimasero solo dellepietre. In seguito alcuni residenti,con i sassi delle macerie di questoavamposto missionario, costruironomodeste case.Per un periodo di tempo si credetteche le spoglie di questi martiri fosse-ro state disperse durante la guerra frai soldati di Mao e quelli di Chank-KaiShek, ma nel 2006 una delegazione diColere, con a capo il Parroco donAmpelio Fenili e il Sindaco Gianfran-co Belingheri, raggiunse Dingcum

30

“Bergamaschi DOC”

Page 31: In Altum

dove erano stati uccisi Padre Girola-mo e gli altri missionari. Durante loscambio dei doni fra le autorità cinesie gli ospiti italiani, si convenne di co-struire una Cappella sul posto delmartirio. Il membro locale dell’Uffi-cio per gli Affari religiosi disse: “Illuogo del tragico avvenimento appar-teneva alla Chiesa cattolica. E’ possi-bile, quindi, costruirvi una Cappellaper ricordare gli stessi martiri, se lacomunità cattolica ne sente il biso-gno”.

Due testimonianze raccoltedal Gruppo coleresedurante la spedizionein Cina

- Il Dott. Peng, che ha 59 anni edesercita la professione di medico, diceai pellegrini giunti dall’Italia per ono-rare la memoria di Padre Lazzaroni edegli altri martiri: “Ho sempre sentito

mio padre parlare del martirio di

questi quattro missionari avvenuto a

Dingcum il 19 novembre 1941. Furo-

no uccisi da guerriglieri mai indivi-

duati ufficialmente. Quel racconto

l’ho sentito ripetere fin da bambino.

Mio padre era catechista e ha assisti-

to alla loro uccisione. Quando sono

arrivati i guerriglieri, lui ha cercato

di proteggerli, ma lo hanno picchiato

e non ha potuto fare di più; il ricordo

di quelle uccisioni lo ha tormentato

per tutta la vita”.

- Nella Chiesa di Zhoukou, dove orariposano i resti dei nostri martiri1 lasignora Wang ripete più volte: “Io

c’ero quando i corpi dei missionari

furono deposti nella botola.

Era il 1950. Poi qui tutto venne di-

strutto. La ricostruzione della Chiesa

risale solo al 1997. I resti dei corpi

dei nostri quattro martiri riposano al-

la sinistra dell’altare maggiore di

questa Chiesa nella quale si può am-

mirare una bella Ultima Cena e un

grande Crocifisso”.

Don Ampelio, a chi lo interrogavacirca il suo viaggio in Cina per prega-re sulla tomba di Padre Girolamo,disse: “La Chiesa di Zhoukou è ben

tenuta. A destra e a sinistra dell’alta-

re ci sono le statue della Madonna e

del Sacro Cuore. Nel vedere qui la

statua della santa Vergine, mi sono

venute in mente le parole che possono

essere state nel pensiero di Padre Gi-

rolamo.

Nel momento della morte, sicuramen-

te avrà ricordato la “Nostra Madon-

nina di Colere”, tanto cara anche a

lui così che avrà detto: “MadonninaSanta! Aiutami!”.

Assunta Tagliaferri

31

“Bergamaschi DOC”

1 I cristiani del posto si premurarono di nascondere i resti dei quattro missionari quandopassarono i soldati della rivoluzione di Mao i quali distrussero tutto. Quando finalmente,negli anni Novanta, ottennero il permesso di ricostruire la Chiesa a Zhoukou, si preoc-cuparono che questa sorgesse proprio dove erano custodite le spoglie mortali dei nostrimissionari martiri.

Page 32: In Altum

156° anniversario del della Beata 1857 - 5 MA

Festa liturgica che abbraccia

“Vi lascio,

ma solo col corpo,

perché sempre io

sarò in mezzo a voi…

amate assai l’Istituto…

applicatevi con zelo e amore

all’istruzione ed educazione…

abbiate amore

a Maria Santissima…

nulla vi scoraggi…

siate umili,

confidate in Dio…”

(da “Testi delle origini”)

32

Page 33: In Altum

ritorno al PadreCaterina CittadiniAnche quest’anno la Festa liturgica

della Beata Madre Caterina ha vistoSomasca riempirsi di tante persone, chehanno voluto esserci per unirsi a noi nellalode al Signore per il dono di questa don-na, di questa madre, che dal cielo vegliasu di noi e su tutte le persone che a lei siaffidano per chiedere aiuto e grazie parti-colari per la propria vita e quella dei lorocari.La felice coincidenza del 5 maggio con la domenica, Pasqua della settimana, hareso ancora più solenne la Liturgia eucaristica, presieduta da Padre Franco Mo-scone, Preposito generale dei Padri Somaschi, e concelebrata da alcuni Parroci eda altri Padri Somaschi.Il canto d’ingresso, guidato con vero spirito liturgico dal coro di Vercurago-Soma-sca, ha espresso pienamente la gioia del cuore e la fede di tutto il popolo di Dio,radunato nella semplicità e nel desiderio del bene. E la commozione ha abitato ilcuore al pensiero di una storia umilissima che ancora continua nel segno dellafede e della carità educativa.In questo Anno della Fede, la Beata Madre Caterina è stata presentata in modoparticolare come esempio luminoso di fede, così come affermato nel Breve Apo-stolico della Beatificazione: “Tutta la vita della Beata Caterina Cittadini, fino allamorte, brillò di ferma e indomita fede e di carità pienamente evangelica...” e Pa-dre Moscone, nella sua Omelia, ha poi voluto evidenziare l’indissolubile bino-mio fede-carità, sottolineando la vicinanza a San Girolamo Emiliani nell’impe-gno spirituale e carismatico a vivere la maternità educativa verso le fanciulle e legiovani che erano affidate a lei e alla sorella Giuditta.

SOMASCA

GGIO - 2013

“l’Istituto nostro voluto dal Signore”

33

Page 34: In Altum

Essere padri e madri nella fede diventa la scelta quotidiana di essere totalmentea servizio dei fratelli, fino al dono della vita, con l’umiltà e la forza di chi sa inchi ha posto la sua speranza. E così Madre Caterina, “donna forte e umile”, co-me cantiamo nell’Inno composto in occasione della sua Beatificazione, ci ac-compagna e ci sostiene nel nostro cammino talvolta spedito e gioioso, altrevolte lento e gravato dalla croce e dalla fatica.Al termine della Santa Messa, la devota Processione con la Reliquia verso laCasa Madre, ritmata dal canto delle Litanie dei Santi, ha manifestato il deside-rio di un cammino di santità che a Somasca trova, indubbiamente, una forzaspirituale straordinaria.E, ancora una volta, tante persone hanno voluto baciare quella Reliquia peresprimere fede, speranza e certamente anche tanto amore e simpatia per que-sta nostra Beata, così vicina a tutti nella sua semplice e radicale santità feriale.Il saluto e la condivisione fraterna nel cortile della Casa Madre ha coronato laFesta: Festa del cuore e Festa dello spirito perché insieme, ancora una volta,abbiamo sperimentato la bellezza di sentirci in compagnia, uniti tra noi e ac-compagnati dai nostri Santi, che dal cielo hanno sorriso con noi.In conclusione… un’abbondante scroscio di pioggia, che abbiamo voluto ac-cogliere come segno della benedizione di Dio sui nostri giorni.

Suor Maria SaccomandiSuperiora generale

Quest’anno ho tanto desiderato che giungesse il giorno dell’inizio dellaNovena in onore della nostra cara Madre Caterina.

Il quadro, esposto sopra la porta della Chiesa e illuminato da un faro, mi erasembrato molto bello e mi soffermavo ad ammirarlo.Il 5 maggio è stato per me un giorno di grande gioia interiore; ho goduto, pure,nel veder esposto il quadro nella Basilica di San Girolamo; la Corale di Vercu-rago-Somasca ha reso solenne la Celebrazione eucaristica.Ho gioito nel vedere tante persone alla Processione e al bacio della Reliquiadella nostra Fondatrice.Alla sera mi sono sentita stanca fisicamente, ma nel cuore avevo tanta gioia eho pregato Caterina per le mie Consorelle e per tutti.E’ davvero bello e gioioso festeggiare i nostri Santi che dal Cielo intercedonoper noi.

Suor Innocenza Freri

34

Page 35: In Altum

IMPRESSIONI SULLA FESTADELLA BEATA CATERINA CITTADINI

Il viaggio da Bergamo a Somasca è stato per noi un vero Pellegri-naggio, grazie a Suor Elena e a Suor Faustina che ci hanno offerto

la possibilità di trascorrere alcune ore insolite rispetto la routine quo-tidiana. La meta, Somasca con le sue caratteristiche, è entrata nelnostro cuore prima ancora di scoprire il fascino delle sue bellezzenaturali e di percepire quelle spirituali. Infatti Suor Elena, lungo iltragitto ci narrava, con grande entusiasmo, la storia delle due sorelleCaterina e Giuditta, delle sofferenze e difficoltà da esse affrontate. Anoi sono parse subito donne piene di fede e determinate a portare acompimento quanto il Signore aveva loro indicato. La vocazioneche avevano in cuore l’hanno realizzata con perseveranza e tenaciasicure dell’aiuto di Dio.Il luogo in cui ci siamo trovate superava ogni nostra aspettativa. E’proprio vero che, a volte, la realtà va oltre la fantasia! In quel magnifico postoabbiamo percepito, da subito, una pace profonda, ci sembrava di essere in “para-diso” dove anche la natura contribuisce a distoglierci dal mondo caotico e pro-blematico di ogni giorno. Il poter respirare in un’atmosfera carica di santità cirendeva il cuore più leggero e, per un attimo, abbiamo avuto la sensazione di es-sere in un altro mondo.Ed è proprio in questo luogo, come ci raccontava Suor Elena, che tutte le Suorehanno incominciato i loro primi passi di Vita religiosa e ogni anno, ancora oggi,vi ritornano per riprendere “fiato”, ricaricarsi spiritualmente; è qui che si ricom-pongono, infine, con tutte le loro forze per affrontare il passo decisivo verso l’in-contro definitivo con il Signore.Sarebbe bello anche per noi trascorrere un po’ di giorni in questi santi luoghi perriuscire a gustare più profondamente la pace e la tranquillità che abbiamo appe-na assaporato!Questa esperienza ha risvegliato in noi il valore della preghiera e la riscopertadella fede; inoltre la presenza delle Suore accoglienti e serene, dal tratto sempli-ce e cordiale, ci ha comunicato la loro gioia di appartenere a Dio e di avere of-ferto la vita per gli altri.“Davanti alla tomba di Caterina mi sono ritrovata in ginocchio a pregare e hoavuto la netta sensazione di stare davanti a una santa per chiederle grazie per mee per la mia famiglia”.Ringraziamo di cuore le Suore per averci offerto di vivere, sebbene per poco tem-po, momenti intensi di spiritualità. La pace entrata in noi la vogliamo custodire edonare a quanti avviciniamo.

Giovanna Linares, Imma SignorettaGiusi Vartiato, Rosalia Caminita

Ospiti del “Convitto Caterina Cittadini”Via Rocca - Bergamo Alta

35

Page 36: In Altum

�� SANTO ANDRE’

Igiorni di preparazione alla Festa di Caterina sono stati veramente “Tempo diDio”, perché tutto ci ha portato ad una profonda riflessione sulla vita di questa

donna umile, fiduciosa e fedele.Il primo giorno, nella Comunità “San Girolamo Emiliani”, abbiamo riflettuto sul-l’infanzia della Beata; riflessione che ha avuto, come punto di partenza, le parolechiave: fame, freddo, abbandono, impegno, fiducia, lavoro, Maria come Madre...Il Vangelo del giorno diceva “... Rimanete nel mio amore ... “. Caterina trova pre-sto in Gesù e in Maria il suo rifugio sicuro e il coraggio di rimanere con loro.Il secondo giorno abbiamo pregato nella Comunità del “Sacro Cuore di Gesù”,riflettendo, poi, sull’importanza dell’essere Educatori e del saper scegliere semprebene e il vero bene per poter dare risposte buone alle tante grida del nostro tem-po come Caterina ha fatto nel suo tempo.La Parola del Vangelo ci ha ulteriormente aiutati nella certezza che, essendo Luisolo “la via, la verità e la vita”, “se chiediamo qualcosa nel Suo nome”, la otter-remo.Essere donna educatrice per Caterina ha sempre voluto significare, infatti, tenereil passo in questo profondo rapporto con il Signore Gesù e fare tutto per la “Mag-gior sua Gloria”.Il terzo giorno, nella Comunità “San Giuseppe operaio”, ci siamo avvicinati aduna “donna” che ha ascoltato e accolto la chiamata di Dio nella sua vita, abban-donandosi totalmente nelle mani del Padre. Abbiamo compreso maggiormente laricchezza e l’importanza della chiamata di Dio anche nella nostra vita di oggi: ilSignore, infatti, continua a manifestare la sua grandezza nello scegliere i piccoliche sempre amano, si fidano e si abbandonano.Il Sì di Caterina è un sì che ha generato vita in abbondanza nella storia attraversoogni Suora Orsolina di San Girolamo in Somasca; questo Sì prende corpo, infatti,nella nostra vita quotidiana di Sorelle.Durante la messa in comune di alcune riflessioni, il signor Carlos Venancio, hafatto dono della sua testimonianza dicendo cosa significa per lui celebrare la Fe-sta di Caterina nella Comunità di Santo André:“Festeggiare Caterina significa gioire per quanto si costruisce lavorando insiemealle Suore. Io, infatti, sono innamorato di Caterina e del suo Carisma che ho se-guito grazie all’invito che Suor Gennara mi ha fatto di partecipare al Gruppo‘Amici della Beata Caterina Cittadini’ che stava per iniziare”.Il 5 maggio, giorno della Festa liturgica della Beata Caterina, nella Chiesa “Madredi Dio e degli orfani”, abbiamo partecipato alla solenne Santa Messa celebrata insuo onore.Nell’Omelia, Padre Carlos Alberto, Religioso somasco e Parroco, ripercorrendo igiorni del Triduo, ha messo ancora più in evidenza l’infanzia di Caterina e il suoessere educatrice e donna a tempo pieno per gli altri.Dice: “Insieme dobbiamo essere educatori per aiutare i nostri giovani a trovareDio nella loro vita, a percepire e sentire la Sua chiamata.

BRASILE

36

Page 37: In Altum

Cosa significa per noi la santità? Siamo tutti qui a celebrare e a vivere questo mo-mento perché già ci sentiamo un poco santi. Vogliamo, infatti, ricordare il nostroBattesimo perché nel Battesimo siamo stati battezzati ‘Nel nome del Padre, delFiglio e dello Spirito Santo’ e, quindi, resi santi. Questa santità deve essere, però,guadagnata! Caterina ha colto le sofferenze dei più poveri, ha educato con cuoredi madre, ha compreso cosa significa servire e mettere a disposizione la propriavita. Abbiamo davanti la sua figura: imitiamo la sua fiducia nella Provvidenza, lasua fede profonda nel Signore che non abbandona mai e la sua speranza nellerealtà del Cielo.Anche Caterina aveva i suoi punti deboli, però è sempre stata capace di prenderedecisioni corrette e secondo la volontà di Dio. La santità è qualcosa di fonda-mentale nel nostro cammino perché ci aiuta ad andare al Signore, nonostante lefragilità che incontriamo.Caterina è diventata forte perché ha sempre confidato pienamente in Dio e hasempre avuto piena consapevolezza di essere al suo servizio”.

A noi, Suore Orsoline, non resta che ringraziare Dio che ci ha dato la grazia dicondividere con i Padri Somaschi, con i quali da tempo lavoriamo, e con moltepersone, la bellezza spirituale della vita della nostra Beata Caterina.Sono stati giorni di rinnovamento generoso al SI quotidiano e ci affidiamo sem-pre a questa nostra tenera Madre sull’esempio della nostra Grande Madre MariaSantissima.

Suor Edilza Reis e Suor Teresinha Dias Tavares

�� TERESINA

“Cantem os povos da terra, cantem os simples aos céus:a Providência Divina Catarina nos deu”

“Cantano i poveri della terra, cantano i semplici al cielo:la Provvidenza divina ci ha dato Caterina”

Abbiamo iniziato con questo canto la Festa in onore della nostra Beata MadreCaterina. Il mattino presto, noi Suore e le giovani della zona nord di Teresina,siamo partite per raggiungere le giovani della Comunità “Lar” e della Comunitádi “São José da Costa Rica” che si trovano nella zona più a sud di Teresina.Dopo un’ora di pullman e un pezzo di strada a piedi, arriviamo e, con gioia, sia-mo accolte da tutte.

37

Page 38: In Altum

La preghiera iniziale accompagna e illumina la giornata; è il Vangelo di Giovanni che ci invi-ta a “Osservare e a mettere in pratica la Parola del Signore” (Gv. 14, 23-29). Questa Parola cientra nel cuore e a Dio offriamo quanto più “ci sta a cuore”: la famiglia, i giovani, le preoccu-pazioni per il futuro...Continuiamo la preghiera mettendoci in cerchio e dandoci la mano per sentirci sempre piùunite. Ci portiamo, poi, in una sala della Scuola per cercare di conoscerci rendendo l’ambien-te tranquillo e partecipato. A poco a poco ciascuna si sente libera di parlare e di essere sestessa. Attraverso diapositive sul tema della vocazione si fa sempre più chiara la bellezza diuna chiamata che viene da Dio e che esige una risposta concreta.Il lavoro in piccoli gruppi fa emergere ciò che ciascuna ha interiorizzato: la differenza tra profes-sione e vocazione, la capacità di scegliere, il non lasciarsi trascinare da tante proposte del mon-do, la diversità delle vocazioni e la bellezza della Vita consacrata come missione e servizio.Il canto da’ il motivo giusto al cammino verso la santità alla quale tutte siamo chiamate, mache ciascuna vive nella vocazione che accoglie come dono.

“Eu vou seguir os passos seus e vou sonhar um mundo irmão;eu vou... e vou colher... eu vou seguir...e vou viver um mundo irmão”

“Io seguirò i tuoi passi, sognerò un mondo nuovo;raccoglierò… seguirò… vivrò in un mondo di fratelli”

Con Madre Caterina si apre un orizzonte: l’esempio di una vita donata peramore, essere di Cristo per portare a Cristo.Attraverso significative diapositive di volti, di fiori, di vasi di argilla, di terrasecca con un piccolo germoglio verde, di fonte di acqua cristallina, di unaCroce luminosa e di un cuore con la scritta del nome di Gesú come centrodella vita, le giovani ripercorrono il cammino dell’esperienza di vita di Ca-terina, il suo stile di vita e la scelta di essere Madre in Cristo per tanti gio-vani. La bellezza di una vita che, dalla sofferenza di aver perso gli affettiprimari, si manifesta a suo tempo vita nuova, frutto di una fiducia totale inDio, vera Fonte della vita.E’ un arrivederci questo incontro... E’ la condivisione di ciò che ciascunaporta con sé come bagaglio di vita nuova che arricchisce ciascuna giovaneche si porta dentro l’ “Essere di Cristo per portare a Cristo, la Sapienza, l’A-more, la conoscenza, la responsabilità, il coraggio, la fiducia, la bontà, l’e-sperienza di Dio, il comunicare agli altri quanto imparato...”.Costruiamo, a piccoli passi, una nuova generazione sempre con lo sguardoin avanti, come è stato all’inizio per Caterina e sua sorella Giuditta chehanno dato vita ad una Congregazione religiosa fondata su Cristo per lamissione.Un pranzo condiviso e uno scambio gioioso, proprio di chi è giovane, haaiutato a creare nuove amicizie nel Bene tra giovani di luoghi diversi, dimodi di vita diversi, ma desiderose di scoprire la Vita al di là di tanta soffe-renza che circonda le nostre periferie e che provoca la paura, di suicidi digiovani, di morte per droga, per assalti, per violenze, per incidenti di mo-to, di discussioni in casa, di difficoltà nelle famiglie...Tutto finisce, con una bella partita “de bola queimada”, battaglia viva deinostri tempi in Italia, nell’allegria di un giorno che lascia il segno dellacondivisione e della solidarietà.Ed ecco ancora il gruppo delle giovani del Real Copagre con le loro Suore,

38

Page 39: In Altum

di nuovo sotto il sole, a prendere il pullman per il ritorno e per trascorrere ancoraun’ora in allegria ricordando quanto vissuto in giornata con la certezza che Cri-sto sempre ci accompagna.

Un abbraccio a tutti i giovani del mondo intero nell’Anno della Giornatadella Gioventù a Rio de Janeiro.Il Cristo del Corcovado vi aspetta, ma soprattutto il CUORE APERTO di tantialtri giovani che si sono preparati con la voglia di accogliere, di camminareinsieme e di conoscere la diversità dell’altro.

Suor Angela Pellicioli-Suor Ione Ferreira-Suor Kelly Borge

�� UBERABA

“Vem conosco, ó Catarina!No mistério de Jesus que se fez humilde e pobrecaminho que nos conduz!”.

“Vieni con noi, o Caterina!Nel mistero di Gesù, che si è fatto umile e povero, sentiero che ci conduce!“.(dall’Inno a Caterina)

E’ stato, questo, un ritornello costante sulle bocche dei bambini nella nostraScuola materna durante la settimana della Festa in onore di Madre Caterina.Gli insegnanti hanno preparato molto bene i bambini e gli adolescenti a questafesta, con disegni, canti e preghiere. Al termine è stata fatta una mostra di tutte leattività. Inoltre è stato organizzato un incontro di spiritualità, di preghiera e diringraziamento a Dio al quale han partecipato i genitori, gli amici e i collabora-tori dell’Istituto delle Suore Orsoline qui a Uberaba; tutti hanno partecipato congioia e ammirato il lavoro dei bambini.Domenica 5 maggio, giorno della festa, è stata celebrata la Messa liturgica dellaBeata nella nostra Comunità “Nossa Senhora Aparecida”. Gli adolescenti hannoeseguito una bella coreografia con l’Inno “Beata Caterina”.Dopo la Messa il rinfresco: ciascuna famiglia ha messo in comune quanto avevapreparato per condividere ed essere in comunione con altri.Noi Sorelle quest’anno abbiamo voluto dare un significato diverso a questa Festae ai giorni di preghiera che l’hanno preceduta: quel-lo di dedicare questo tempo interamente alla pre-ghiera, al ringraziamento, al far conoscere maggior-mente la Vita della Beata e l’Istituto. Tutto questo hasuscitato, in chi ogni anno partecipa a questo mo-mento forte, il desiderio di un impegno maggiore alivello spirituale e ha portato speranza a noi il vederela devozione di tutti coloro che hanno vissuto confede questo momento forte.

Suor Amparo Tavares

39

Page 40: In Altum

�� TARIJA

Come ogni anno, per la Festa della Beata Caterina Cittadini la nostraScuola è impegnata in un percorso di maggior conoscenza e di pre-

ghiera intensa.Giovedì, 2 maggio, noi Suore della Comunità, attraverso immagini e scritti,abbiamo presentato ai genitori dei nostri bambini la vita della nostra Beatadi cui la Scuola porta il nome.Le maestre hanno realizzato con molta bravura alcune danze tipiche dellanostra terra in onore di Caterina Cittadini. I bambini, poi, con la loro sem-plicità, trasparenza e abilità, hanno continuato con uno spettacolino cheha commosso tutti.Venerdì, 3 maggio, tutta la mattinata è stata dedicata ad alcune manifesta-zioni sportive che ha visto impegnati genitori e bambini in corse, giochi diabilità… il tutto sempre con tanto sforzo per poter arrivare primi. Era bellovedere questi piccoli aiutare i grandi a raggiungere il traguardo e ottenerepunteggi alti senza, però, lasciarsi vincere; doveva, infatti, essere loro lagioia di vedersi coronati con medaglie.E che gioia alla consegna delle medaglie! L’aver avuto al collo una meda-glia d’oro (colorata in oro), una d’argento e una di bronzo ha insegnato lo-ro che nella vita, quando si vuole raggiungere qualcosa, lo si può otteneresolo con l’impegno e la buona volontà.E quanto impegno! E quanta buona volontà! Uniti a tanta gioia perché lostare insieme per uno scopo comune aumenta l’amicizia nei confronti ditutti. La mattina si è poi conclusa “dolcemente”.Il 5 maggio la Grande Festa. Tutti ci siamo ritrovati in Chiesa per la Cele-brazione della Santa Messa in cui abbiamo voluto ringraziare il Signore peril dono di Caterina, vera Madre per quanti si affidano a lei, ma soprattuttoMadre e Protettrice per i bambini che lei ha sempre prediletto e ancorapredilige. La sua santità ci è sempre presente con la volontà di volerla imi-tare.In un incontro che ha fatto seguito ai giorni della Festa, abbiamo volutosentire i vari pareri su come tutto era servito per la propria vita. Ciascunoha espresso il suo grazie sincero perché ogni attività ha alimentato maggiorsolidarietà tra i bambini e maggior desiderio di confidenza e di collabora-zione tra i genitori e gli adulti impegnati nel servizio educativo; tutti hannoammesso, infatti, che ciò li aiuterà ad essere più responsabili nell’educa-zione e nel servizio.Ringraziamo e lodiamo il Signore per quanto ogni giorno ci dona.

Suor Antonella Mosconie Comunità

BOLIVIA

40

Page 41: In Altum

�� COCHABAMBA

La Festa liturgica della nostra Fondatrice, Beata Caterina Cittadini, è stata presieduta dalVescovo Mons. Eugenio Coter e concelebrata dal Parroco della Comunità Don Wilson

Vidaurre, da Don Fernando Bustos, alla presenza di alcuni Diaconi.Alla Celebrazione hanno partecipato i diversi Gruppi parrocchiali dei giovani, dei bambini,dei ragazzini adottati, il Gruppo missionario, quello delle donne e del canto; hanno parteci-pato, pure, la Comunità delle nostre Suore di Condebamba e tantissimi amici.Il Vescovo ha messo in evidenza il lavoro che noi Suore operiamo con la gente da quaranta-nove anni, seguendo l’esempio della nostra Madre Fondatrice, cercando di“Essere sempre e ovunque vere madri in Cristo”. Ci dice: “Dovete esseresempre alla ricerca delle persone e vivere il più umilmente e semplicemen-te possibile con loro; lavorate con lo stesso entusiasmo e vivete il vostroCarisma seguendo il Vangelo di Cristo”.Dopo la Cerimonia, alcuni della Comunità hanno dato un tono gioioso allaFesta con canti e danze.Nel pomeriggio, dopo aver condiviso il pranzo con il Vescovo, i Sacerdoti,le Suore e alcune famiglie, abbiamo voluto ringraziare il Signore per il do-no di Caterina, innanzitutto, e per le possibilità che ci offre di vivere con lanostra gente il nostro essere madri.

Le Suore delle Comunitàdi Cochabamba e Condebamba

41

Page 42: In Altum

�� MYSORE

Èstata davvero una grande gioia per noi, quest’anno, essere insieme a festeggiare la nostraBeata Caterina Cittadini. Noi Suore delle tre Comunità presenti in Mysore ci siamo ritrova-

te per prepararci insieme alla Celebrazione eucaristica che ha segnato l’inizio di questa gior-nata e per vivere insieme in fraternità.Ogni Sorella, con il suo essere presente, ha fatto un dono grande a tutte; chi, infatti, negli an-ni scorsi ha avuto la possibilità di trascorrere un tempo di permanenza in Italia, ha fatto parte-cipe le altre dei luoghi delle origini del nostro Istituto, della Casa madre di Somasca, della Ca-sa generalizia di Bergamo, delle nostre Sorelle, in particolare di quelle più anziane, alle qualiva un grazie affettuoso e grande per il loro lavoro e la loro offerta in preghiera e sacrifici.Abbiamo fatto memoria dicendoci che è importante tener vivo il ricordo di persone e di espe-rienze che ci han dato, e continuano a darci, la possibilità di portare avanti il Carisma tra dinoi e la nostra gente; un ricordo che abbiamo voluto portare anche all’interno della Celebra-zione eucaristica, concelebrata dai Padri Monfortani che hanno condiviso con noi questa so-lenne preghiera.Alla presenza del Signore fisicamente eravamo noi Suore indiane, ma il pensiero e, soprattut-to, la preghiera sono stati universali; ci siamo sentite proprio in profonda comunione con tuttele Sorelle della nostra Famiglia.Un unico motivo ha creato unità profonda tra noi in questo giorno: quello di essere semprenel Signore e di fare tutto per “Lui solo”.

Suor Theresina Vadakkekara

42

INDIA

Page 43: In Altum

�� BANDUNG

Con il cuore colmo di gratitudine eleviamo le nostre preghiere e le no-stre lodi a Dio per il dono di Madre Caterina alla Chiesa e alla Congre-

gazione.Un sincero ringraziamento alla nostra Madre generale, Madre Maria Sac-comandi e al suo Consiglio per aver preparato la bellissima Novena di pre-ghiera in preparazione alla Festa che ci ha aiutate a riflettere maggiormen-te sulla nostra Vita di Consacrate, a rafforzare lo spirito di comunione contutte le Sorelle presenti in diverse parti del mondo e a sentirci ancor di piùappartenenti alla nostra Famiglia.Abbiamo festeggiato Madre Caterina con semplicità, ma con tanto entusia-smo e desiderio forte di essere insieme come Comunità presenti in Indonesia.La Comunità “San Giuseppe” che lavora in Lembang, è venuta a Bandungil pomeriggio del 3 maggio insieme ai signori Ibu Lalan e Bapak Kim, nostribenefattori che consideriamo nostri genitori.E’ stato un incontro molto gioioso in cui ci sono stati momenti forti di con-divisione e di unità.Nel pomeriggio di sabato 4 maggio abbiamo partecipato alla Santa Messain onore della Beata Caterina iniziata con il solenne canto del Veni Creatorche ha riempito di gioia la Cappella.Il Parroco don Herry Nugroho, ha presieduto l’Eucaristia alla quale hannopartecipato parecchi parrocchiani e benefattori. La celebrazione si è con-clusa con la Preghiera a Madre Caterina e il bacio della Reliquia.Alla Santa Messa ha fatto seguito un semplice rinfresco offerto dalla fami-glia di Anna Zipora, nostra preziosa collaboratrice.Le Suore di Lembang hanno, poi, dovuto ripartire per la loro comunità,mentre noi abbiamo continuato a riflettere su quanto Dio ha sempre com-piuto di meraviglioso nella vita della nostra Beata Madre Caterina e conti-nua a compiere pure nelle nostre attività scolastiche e pastorali.Nel pomeriggio, alcune insegnanti della Scuola elementare sono venute asalutarci chiedendoci se potevano fermarsi con noi per pregare insieme eottenere grazie per intercessione di Madre Caterina.Suor Tilde, Superiora della Comunità, molto volentieri si siede con lororaccontando la storia della vita di Caterina e terminando il tutto con la pre-ghiera e il bacio alla Reliquia.Attraverso questo gesto semplice continuiamo a credere che l’amore diMadre Caterina per ogni persona che si affida a lei, è sempre più presente.E, ancor di più, crediamo alla promessa che ha fatto alle prime Sorelle cheerano con lei agli inizi: “Io continuerò ad assistervi dal cielo”.In lei, con la preghiera di apertura per la sua Festa liturgica del 5 maggio,continuiamo a chiedere al Signore di “concederci la grazia di servire confedeltà per essere sempre testimoni del Suo dolce amore”.

Suor Yultiana Murni

43

INDONESIA

Page 44: In Altum
Page 45: In Altum
Page 46: In Altum
Page 47: In Altum
Page 48: In Altum
Page 49: In Altum
Page 50: In Altum
Page 51: In Altum
Page 52: In Altum
Page 53: In Altum
Page 54: In Altum
Page 55: In Altum
Page 56: In Altum
Page 57: In Altum
Page 58: In Altum
Page 59: In Altum
Page 60: In Altum
Page 61: In Altum
Page 62: In Altum
Page 63: In Altum
Page 64: In Altum
Page 65: In Altum
Page 66: In Altum
Page 67: In Altum
Page 68: In Altum
Page 69: In Altum
Page 70: In Altum
Page 71: In Altum
Page 72: In Altum
Page 73: In Altum
Page 74: In Altum
Page 75: In Altum
Page 76: In Altum

TUTELA DELLA PRIVACY - Cara lettrice, caro lettore, il suo nominativo fa parte dell'archivio elettronico della nostra rivista "IN ALTUM". Nel rispetto di quanto stabilito dalla legge n. 675/1996 per la tutela dei dati personali (privacy), comunichiamoche tale archivio è gestito dall'Istituto delle Suore Orsoline di S. Girolamo di Somasca, proprietario della suddetta rivista. I suoi dati pertanto non saranno oggetto di comunicazione o diffusione a terzi. Per essi lei potrà chiedere, in qualsiasi momento, modifi-che, aggiornamenti, integrazione o cancellazione, scrivendo alla redazione di In Altum - Via Broseta, 138 - 24128 Bergamo. Sperando di continuare a meritare la Sua fiducia, La salutiamo con amicizia. La Redazione

Casa generalizia:24128 BERGAMO - Via Broseta, 138Tel. 035250240 - Fax 035254094

Casa madre:23808 SOMASCA DI VERCURAGO (LC)

Via S. Girolamo, 42 - Tel. e Fax 0341420373

Vuole essere portatore di un “messaggio”educativo-cristiano e portavoce delle iniziative dell’Istitutoa favore di fratelli, specie bimbi, bisognosi di aiuto.

VVuoi sostenerlonel suo sforzo di giungere... lontano?

Abbonamento annuo euro 15,00c.c.p. 13567243

Bimestrale daSettembre a Giugno

In caso di mancato recapitorinviare al C.P.O. di Bergamoper la restituzione al mittente, chesi impegna a pagare il diritto dovuto.

Specificare il motivo del rinvio.

� TRASFERITO � DECEDUTO � SCONOSCIUTO

� INSUFFICIENTE � RESPINTO

Vuoi sostenerlonel suo sforzo di giungere... lontano?

Istituto Suore Orsoline

di San Girolamo in Somasca