ILULA ORPHAN PROGRAM ITALIA - iopitalia.org · La Giornata del Bambino Africano è un’occasione...

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ILULA ORPHAN PROGRAM ITALIA Elimu na malezi Education and care Newsletter II Trimestre 2013 [email protected] www.iopitalia.org IOP Italia OdV Onlus Cari amici, quella del 2013 è stata una intensa primavera: sono arrivati gli esiti - poi contestati e ricalcolati - degli esami dei nostri ragazzi del Form 4, abbiamo avuto un volontario espatriato in Etiopia, è proseguita la collaborazione redazionale con gli amici di AnimaGiovane… e senza dimenticare la nostra ormai avviatissima pagina Facebook, l'avvio del mercatino dei libri usati e IOPADEN, una intera divertentissima settimana di "giochi olimpici" tenuti a Ilula che è culminata con la celebrazione dell'African Child Day. In questa newsletter trovate tutto questo, ma consentiteci un pensiero particolare. Proprio nei giorni in cui vi scriviamo Nelson Mandela è ricoverato nell'ospedale di Pretoria, e tutto il mondo aspetta ormai la notizia della sua dipartita. Vogliamo rivolgere un pensiero a questo grande uomo, che ha dedicato la sua vita alla sua gente e al superamento delle discriminazioni, con l'augurio che possa riprendersi e dedicare ancora molti giorni o mesi o anni a questo mondo. E se così non potesse essere, fin d'ora il nostro caro abbraccio. Ciao Nelson, grazie di tutto! IOPADEN Festival: una settimana di giochi e risate per tutti! È ormai il quinto anno consecutivo che al campo sportivo del Centro IOP di Ilula si tiene il Festival IOPADEN: una settimana di giochi e risate che quest'anno ha visto la partecipazione di un sacco di bambini: corsa, staffetta, salto in alto, corsa con le galline, gare di disegni, tornei di calcio e di pallavolo e molto altro! Le squadre delle scuole si sono cimentate nelle varie specialità e i premi sono stati molto ben distribuiti: la scuola elementare di Masukanzi e quella di Ikokoto, le superiori della Hope School e Lord's Hill, tutte hanno avuto il loro momento di gloria. Ve lo raccontiamo con le parole di Maria, nostra inviata speciale sui campi di Ilula. Le passioni umane sono una cosa molto misteriosa e per i bambini le cose non stanno diversamente che per i grandi. Coloro che ne vengono colpiti non le sanno spiegare, e coloro che non hanno mai provato nulla di simile non le possono comprendere. Da "La Storia Infinita" di Michael Ende Le passioni umane non conoscono confini politici o differenze culturali. Le passioni non fanno distinzione di status sociale o di grado di istruzione. Le passioni non ci dividono in base a pregi e difetti. Esse ci tengono insieme in un grande abbraccio. Si può correre dietro alla palla con belle scarpe con tacchetti o con semplici infradito, non c'è differenza! Ciò che conta è che negli occhi dei bambini e degli adulti che giocano puoi vedere la stessa cosa: la passione! Una passione che si riflette anche nelle grida e nei canti dei tifosi a bordo campo. Un anziano vede un bimbo alto un soldo di cacio schivare e sfuggire ad una specie di gorilla. E improvvisamente i suoi pensieri vanno al passato, a quando era a sua volta un bambino della scuola elementare. Qualcuno in campo gioca con una gonna troppo lunga, qualcuno a piedi nudi, qualcun altro durante l'azione deve tenersi i pantaloni troppo grandi che ha preso in prestito dal fratello…

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ILULA ORPHAN PROGRAM ITALIA

Elimu na malezi – Education and care

Newsletter II Trimestre 2013 [email protected] www.iopitalia.org

IOP Italia OdV Onlus

Cari amici, quella del 2013 è stata una intensa primavera: sono arrivati gli esiti - poi contestati e ricalcolati - degli esami dei nostri ragazzi del Form 4, abbiamo avuto un volontario espatriato in Etiopia, è proseguita la collaborazione redazionale con gli amici di AnimaGiovane… e senza dimenticare la nostra ormai avviatissima pagina Facebook, l'avvio del mercatino dei libri usati e IOPADEN, una intera divertentissima settimana di "giochi olimpici" tenuti a Ilula che è culminata con la celebrazione dell'African Child Day.

In questa newsletter trovate tutto questo, ma consentiteci un pensiero particolare.

Proprio nei giorni in cui vi scriviamo Nelson Mandela è ricoverato nell'ospedale di Pretoria, e tutto il mondo aspetta ormai la notizia della sua dipartita.

Vogliamo rivolgere un pensiero a questo grande uomo, che ha dedicato la sua vita alla sua gente e al superamento delle discriminazioni, con l'augurio che possa riprendersi e dedicare ancora molti giorni o mesi o anni a questo mondo.

E se così non potesse essere, fin d'ora il nostro caro abbraccio.

Ciao Nelson, grazie di tutto!

IOPADEN Festival: una settimana di giochi e risate per tutti!

È ormai il quinto anno consecutivo che al campo sportivo del Centro IOP di Ilula si tiene il Festival IOPADEN: una settimana di giochi e risate che quest'anno ha visto la partecipazione di un sacco di bambini: corsa, staffetta, salto in alto, corsa con le galline, gare di disegni, tornei di calcio e di pallavolo e molto altro! Le squadre delle scuole si sono cimentate nelle varie specialità e i premi sono stati molto ben distribuiti: la scuola elementare di Masukanzi e quella di Ikokoto, le superiori della Hope School e Lord's Hill, tutte hanno avuto il loro momento di gloria. Ve lo raccontiamo con le parole di Maria, nostra inviata speciale sui campi di Ilula.

Le passioni umane sono una cosa molto misteriosa e per i bambini le cose non stanno diversamente che per i grandi.

Coloro che ne vengono colpiti non le sanno spiegare, e coloro che non hanno mai provato nulla di simile non le possono comprendere.

Da "La Storia Infinita" di Michael Ende Le passioni umane non conoscono confini politici o differenze culturali. Le passioni non fanno distinzione di status sociale o di grado di istruzione. Le passioni non ci dividono in base a pregi e difetti. Esse ci tengono insieme in un grande abbraccio. Si può correre dietro alla palla con belle scarpe con tacchetti o con semplici infradito, non c'è differenza! Ciò che conta è che negli occhi dei bambini e degli adulti che giocano puoi vedere la stessa cosa: la passione! Una passione che si riflette anche nelle grida e nei canti dei tifosi a bordo campo. Un anziano vede un bimbo alto un soldo di cacio schivare e sfuggire ad una specie di gorilla. E improvvisamente i suoi pensieri vanno al passato, a quando era a sua volta un bambino della scuola elementare. Qualcuno in campo gioca con una gonna troppo lunga, qualcuno a piedi nudi, qualcun altro durante l'azione deve tenersi i pantaloni troppo grandi che ha preso in prestito dal fratello…

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Questo è IOPADEN: passione. Ma IOPADEN è anche dedicato alla Giornata del bambino africano! Pertanto ci sono anche conferenze e dibattiti sui diritti del bambino e sui diritti umani, e ci sono passeggiate nella natura e concorsi di disegno per i più piccoli. Le risate dei bambini sono musica per le nostre orecchie. Ogni bambino ha diritto a una vita meravigliosa. Maria

(insegnante presso la Lord's Hill High School di Ilula)

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La Giornata del Bambino Africano è un’occasione per soffermarsi sul lavoro di tutti gli attori impegnati per i diritti dei bambini nel continente africano, e per la rimozione degli ostacoli al loro raggiungimento. È inoltre un’occasione per i Governi, le Istituzioni e per la Comunità di rinnovare il proprio impegno promuovendo attività volte a rimuovere le situazioni di disagio dei bambini emarginati e dei Most Vulnerable Children. ≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈

Dal nostro "inviato" in Etiopia Chi è stato in Africa sa che non si può parlare genericamente di “Africa”: un continente smisurato, in cui vive un miliardo di persone non può sicuramente ridursi ad un'unica idea, spesso - tra l'altro - stereotipata, di Africa. Ed è per questo che un viaggio in un altro angolo di Africa è sempre un’esperienza da cogliere e che lascerà stupiti per le sensazioni nuove che donerà alla nostra esperienza africana. In questo caso la curiosità era una in più: vedere altri modi di lavorare in un paese in via di sviluppo, confrontarsi con chi la cooperazione la fa in modo "professionale". …e anche se tre mesi non sono poi molti, sono già un periodo ragionevole per tentare di conoscere una nuova realtà e di raccontarla. Alla fine dello scorso febbraio parto per Shashemene, una cittadina a 250 km a sud di Addis Abeba, la capitale dell'Etiopia, dove sarò ospite di una ONG italiana che opera da molti anni in questo paese per realizzare progetti di sviluppo, in particolare nel settore idrico: pozzi, sistemi di raccolta di acque piovane, latrine e poi formazione, incontri, educazione… Il mio ruolo sarà di collaborare alla parte amministrativa del progetto e, in cambio, potrò studiare il modo di lavorare della ONG, accedere a progetti e documenti, andare sul campo a seguire e collaborare alle attività e, soprattutto, potrò osservare. Potrò vivere, nel vero senso della parola, la realtà Etiope, almeno quella di Shashemene, una città dove, in fondo, non manca nulla. Vivere significa, ad esempio, uscire di casa la mattina per recarsi al lavoro: camminare per le strade circondata dalle decine e decine di bimbi che corrono frettolosi verso la scuola, tutti con la loro divisa blu (o quel che ne rimane…) e il mano il baracchino con il pranzo preparato dalla mamma; prendere il bajaj con gli altri passanti (una specie di "Ape" chiusa che percorre la strada su e giù, su cui possono salire fino a 3 passeggeri per condividere un tratto di strada per pochi Birr) …e ogni volta è un "what's your name, where are you from, oh… Italy! ...you know Italy invaded Ethiopia" …sì, lo so, è stato tanto tempo fa e io non ero nata…ma è così brutto sentirsi dalla parte dei "cattivi"… Vivere significa la sera rientrare a piedi a casa e fermarsi dal panettiere a comperare il pane e le poche cose che mancano a casa per la cena, con la signorina del negozio che i primi giorni…proprio non ci capivamo…ma ora invece io ho imparato i numeri e pochi vocaboli base in amarico, e lei ormai sa cosa mi piace e mi propone le poche cose che ha con grande orgoglio!

Carretti e Bajaj

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Vivere significa il sabato pomeriggio andare al mercato a comperare la verdura dalle contadine, la domenica andare alla Messa alla missione accompagnata lungo la strada dai ragazzini della Casa Famiglia (che per puro caso è proprio a qualche decina di metri da casa mia!), avere un invito per la cerimonia del caffè a casa della maestra della scuola, i bambini che per la strada mi chiamano a gran voce "Dibòra" (la storpiatura del mio nome in Amarico), conoscere il nome dei locali lungo la strada, salutare il ragazzino della bottega dove ogni giorno compero l'acqua… Vivere è stato, anche, andare qualche volta ad aiutare le suore che tutti i giorni accolgono i bambini malnutriti e le loro mamme e danno loro pane e banana…tranne il mercoledì, che medicano i lebbrosi…

È stato vedere che, quella strada sterrata che facevo tutti i giorni, alla fine era asfaltata, oppure viaggiare sull'autobus "Level 1" su consiglio della mia amica, e prendermi lo stesso le pulci! Ma non sono mica qui per divertirmi! C'è da lavorare, e allora tutte le volte che vedo una macchina che parte per andare "in field" mollo tutto e mi aggrego. Lungo la strada i miei colleghi mi fanno ogni giorno una piccola lezione di cultura Etiope: Ahmed mi spiega che il matrimonio tradizionale, ad esempio, è una curiosa sequela di visite alla casa del padre della sposa, che alla fin chiederà un prezzo…sì, un prezzo, e nessuno qui si sconvolge… Adan invece mi racconta con dolore che il primogenito, siccome è considerato un dono di particolare valore, solitamente viene donato ai nonni, e cresce con loro, quasi estraneo alla sua famiglia. Poi in un villaggio chiedo incuriosita cosa sia quell'assembramento di uomini: mi spiegano che c'è stato un omicidio nei giorni scorsi, e che gli anziani del villaggio stanno discutendo il prezzo del sangue. Lungo la strada centinaia di carretti tirati da asini trasportano ciascuno decine di contenitori per l'acqua: vanno ai water point, dove le file interminabili di donne e contenitori colorati sembrano una grande festa improvvisata lungo la strada!

E poi un mare di bambini…bambini ovunque, per le strade, nelle scuole, davanti alle capanne che giocano, sui carretti che vanno a prendere l'acqua…ovunque mi fermo e scendo dall'auto ne ho immediatamente una cinquantina intorno, che ridono incuriositi. Per verificare le attività di progetto raggiungiamo quotidianamente zone molto remote, dove c'è solo campagna, capanne, qua e là un Health Post o una scuola. In città le condizioni sono di povertà, ma nei villaggi non è quasi raccontabile. Molti bambini sono mezzi nudi, con i genitali esposti ad ogni tipo di infezione, spesso con i pancini gonfi, i piedini mangiati dalla polvere e gli occhi pieni di tracoma.

Non resisto e ad un ragazzino che mi si avvicina con gli occhi pieni di mosche provo ad insegnare a sventolarsi la mano davanti al viso per farle andare via: sono le mosche che portano il tracoma che, non curato, provoca ben presto la cecità. Lui mi guarda e non capisce, ma ride divertito e imita il mio gesto: le due mosche che ha in quel momento negli occhi se ne vanno…chissà se ha capito…mi sento svuotata. Però siamo arrivati a Kuffe: i lavori per il raddoppio del serbatoio dell'acqua sono finiti, ora si tratta di posare i tubi per portare l'acqua a due chilometri da qui, realizzando due nuovi punti d'acqua. Chi arriva da quella direzione risparmierà ogni giorni fino a 4 chilometri di strada. Nuove famiglie avranno acqua pulita, qualche bimbo in più avrà tempo per andare a scuola, qualche donna avrà qualche ora in più al giorno per dedicarsi a qualche lavoretto da cui trarre un po' di reddito per la sua famiglia…forse ci sarà un bambino denutrito in meno nel programma di Suor Maria Pia… Anche alla scuola di Gube Dabeso i lavori sono terminati, e il sistema di raccolta dell'acqua piovana garantisce 50.000 litri di acqua pulita tutti i giorni…ma il guardiano della scuola, addetto alla gestione dell'impianto, ci racconta contrariato che il governo ha smesso di pagargli lo stipendio…capiamo che in realtà non sta dando l'acqua ai bambini, ma la sta vendendo alle famiglie del villaggio…e il governo lo sa, e per questo gli ha tolto lo stipendio. Per questo un giorno mi sentirò dire, parlando con Alfredo, "più conosco l'Africa e meno la capisco"… Ma forse non c'è bisogno necessariamente di capire: forse basta esserci, con il cuore e con la mani. E poi raccontare.

Donne in fila al water point di Kuffe

I bimbi di Shashemene si recano a scuola

Contadine al mercato di Shashemene

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IOP Italia e i diritti umani: il cammino è iniziato

Sapete tutti (o almeno lo speriamo vivamente!) che una delle finalità fondamentali di IOP Italia è la diffusione della conoscenza (oltre alla concreta realizzazione) dei diritti umani. Capirete quindi la punta di orgoglio e di emozione che abbiamo provato quando i nostri amici dell’Associazione Altresì e della Cooperativa Sociale AnimaGiovane ci hanno chiesto di scrivere una serie di articoli proprio su questi argomenti, per pubblicarli sul loro sito. E capirete quindi anche la nostra voglia di riproporvi, anche se un po’ riassunte, le riflessioni proposte sui vari argomenti. Cominciamo con il primo articolo, scritto lo scorso gennaio, nel quale chi avesse perso le “puntate precedenti” può anche ripercorrere la breve storia di IOP Italia. Luoghi, persone e fatti narrati si riferiscono naturalmente alla zona di Ilula, regione di Iringa, Tanzania. “1.800 battute per raccontare un mondo…Che dire?? Dire… già, potrei proprio partire da qui, dal dire… perché la prima esigenza forte che abbiamo sentito di ritorno dal nostro primo viaggio in Tanzania è stata proprio quella di raccontare, di far sapere, di mettere a fattor comune un'esperienza che ha cambiato il nostro modo di vivere e di guardare al mondo. Nel 2010 conosciamo una piccolissima parte di quel mondo che va a comporre le statistiche dell'UNDP: l'enne per cento della popolazione mondiale vive con meno di 1 dollaro al giorno, un altro enne per cento non ha accesso all'acqua potabile, un altro enne per cento non va a scuola e così via… Tutto questo ha un solo nome: povertà. Una povertà inimmaginabile, che inizi a percepire solo quando entri per la prima volta in una casa di fango, quando capisci che i bambini con i musetti sporchi e i vestiti laceri sono l'unica realtà di bambini che esiste qui… quando vai con il secchio in testa a raccogliere l'acqua alla pozzanghera con Agnes, vedova e sieropositiva; quando assaggi il the e il pane di Eda, poliomielitica, cancellata dall'anagrafe statale perché non ha potuto pagare la mazzetta al funzionario venuto a censire i disabili, quando incontri John, ferito ad una mano per un banale incidente, che morirà di lì a pochi mesi perché nessun medico ha potuto dargli un antibiotico… perché non c'era il medico, e perché non c'era l'antibiotico…

Dire, raccontare, far sapere, perché il mondo non sa - a volte fa finta, ma più spesso veramente non sa - non coglie l'immensità del problema povertà in un paese "in via di sviluppo"… forse, prima o poi. Ma dopo il dire, deve venire il fare, e per questo nasce IOP Italia: una piccola associazione, gemellata con l'Ilula Orphan Program Tanzania, una ONG locale che, nata come orfanotrofio, oggi lavora su numerosi fronti per lo sviluppo di comunità, realizza progetti di sostegno allo studio, di aiuto economico alle famiglie che si occupano degli orfani, promuove la conoscenza e la prevenzione del flagello HIV (oltre il 30% della popolazione è sieropositivo), organizza gruppi di micro credito e altre mille iniziative che

danno un piccolo ma importantissimo stimolo e aiuto concreto alla gente di questo villaggio. IOP Italia intreccia dire e fare. La diffusione della conoscenza dei diritti umani deve diventare un agire concreto nel quotidiano: diventare sponsor (pagare la scuola!) di giovani studenti tanzaniani, affinché il teorico diritto allo studio diventi diritto concreto a frequentare la scuola e, un domani, avere un mestiere con cui sopravvivere; sostenere la coltivazione dell'artemisia - pianta curativa della malaria - affinché il diritto alla salute si traduca nella possibilità di curarsi a prezzi accessibili per tutti… e così via, in un cammino che coniuga consapevolezza e azione, teoria e pratica, capire e sporcarsi le mani.”

IOP Italia è su FB!

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IOP Italia OdV Onlus 5/5

Amici IOP: INTERVISTA CON… ERICK NGOMBE!

In questa edizione della nostra newsletter l’amico che vi vogliamo presentare è Erick Ngombe, 39 anni, che lavora al centro IOP di Ilula come falegname. Nell’ottobre 2012 ha potuto recarsi in Lussemburgo, ospite dell’IOP locale. In Lussemburgo Erick ha perfezionato le sue conoscenze sui forni solari, uno strumento che in Tanzania – in semplicità ed economia – può cambiare molti aspetti della vita! Erick, cosa hai imparato in Lussemburgo? Ho imparato come costruire un forno solare. Mi è stato mostrato quale materiale usare e come assemblarlo. Ho anche imparato come una bicicletta può produrre elettricità.

Hai fatto molta pratica o è stato più un corso teorico? Chiaramente entrambi: la parte pratica è stata preponderante, ma mentre eseguivamo il lavoro pratico, apprendevamo anche informazioni teoriche.

Ci puoi descrivere a cosa serve un forno solare e come si usa? Ci può scaldare quasi qualunque cosa. È molto utile nella vita quotidiana, ad esempio per bollire e sterilizzare l’acqua che usiamo per lavare i piatti, fare una doccia o per bere. Ma con il forno solare si possono anche cuocere fagioli, piselli e altro. Ce n’è anche un tipo più piccolo per cuocere il pane e i dolci. Dato che è fatto per lo più di alluminio, si scalda molto velocemente se è posizionato correttamente verso il sole (da 60 a 90 gradi). I raggi solari vengono riflessi verso il centro del forno, dove si mettono le pentole. In 10 minuti l’acqua può raggiungere i 100 gradi.

Quanto tempo ci vuole a costruire un forno solare e quanto costa? Ci vogliono tre giorni per costruirlo. Dobbiamo ordinare l’alluminio in Lussemburgo o in Germania, ma il legno ce lo procuriamo in Tanzania. Il costo di un forno solare è di circa 180.000 scellini (90 euro) e noi lo rivendiamo a 250.000 scellini (125 euro).

Pensi di saperne abbastanza sui forni solari o continui nel percorso di formazione?” Non se ne sa mai abbastanza; io riguardo regolarmente gli appunti presi in Lussemburgo. E ogni volta che insegno ad altri dell’IOP qualcosa sul forno solare anch’io miglioro la mia conoscenza. Faccio formazione sul forno solare due volte a settimana. Nel futuro voglio insegnare anche alla gente dei villaggi. Ho in mente di costruire un serbatoio d’acqua per poter fare la doccia calda.

Abbiamo sentito che il commissario distrettuale è stato qui a vedere il tuo lavoro. Ci puoi descrivere questo evento? Sì, ci ha visitati in occasione del Day of the African Child, il 16 giugno 2013, che era anche l’ultimo giorno delle IOPADEN. Ho spiegato tutto del forno

solare a lui e agli altri del suo gruppo. L’incontro è terminato con molte domande interessanti. È stato veramente bello! Il commissario distrettuale mi ha invitato ad uno speciale evento tanzaniano chiamato Torcia Uhuru, che avrà luogo in ottobre a Iringa. Ne sono molto onorato.

Cos’altro ci puoi dire sulla tua esperienza in una nazione diversa e in generale sul tuo viaggio? beh, quando ho saputo che potevo andare in Lussemburgo ero così eccitato! Mi sentivo molto felice. Ci è voluto un bel po’ di lavoro per preparare il viaggio, ma siamo riusciti a finire in tempo. Era la mia prima volta in aereo e la partenza mi ha spaventato parecchio, ma il resto del viaggio è andato bene. La mia permanenza in Lussemburgo è stata molto piacevole. Non mi sono mai sentito solo perché ho incontrato un sacco di gente con cui sono ancora in contatto. Il Lussemburgo è una bellissima nazione e vorrei avere la possibilità di tornarci ancora. Lo vorrei proprio.

Molte grazie, Erick, per la tua disponibilità e auguri per il tuo futuro!

Erick mostra il forno solare al commissario distrettuale