ilfatto20150311

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Mercoledì 11 marzo 2015 – Anno 7 – n° 69 e 1,40 – Arretrati: e 2,00 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 y(7HC0D7*KSTKKQ( +,!"!%!=!= Il sangue dei finti di Marco Travaglio L a scena penosa di centinaia di deputati che approvano per viltà la controriforma costi- tuzionale Boschi-Verdini pur giudicandola sbagliata e perico- losa resterà a lungo negli annali delle vergogne parlamentari. Per trovare l’ultimo precedente (di una lunga serie) bisogna ri- salire al 5 aprile 2011, quando la Camera approvò la mozione Paniz su Ruby nipote di Muba- rak. Ma allora la maggioranza era di centrodestra e il suo voto ebbe l’unica conseguenza di co- prire vieppiù di ridicolo l’Italia. Questa volta invece il Pd e il Ncd mette la seconda pietra tombale (su quattro) sulla Costituzione, fino a stravolgerne – dice Rodo- tà – la forma repubblicana. E lo fa sotto il ricatto di un pre- mier mai eletto, su un progetto costituzionale mai sottoposto agli elettori, ma nato nelle se- grete stanze del Nazareno in ba- se a un misterioso patto privato con un pregiudicato. Il quale s’è poi sfilato in extremis, lascian- dolo votare da due soli partiti, che alle ultime elezioni non su- perarono il 30% dei voti e oggi, nei sondaggi, rappresentano meno del 40%. Ma sono padro- ni della Camera grazie a un pre- mio di maggioranza dichiarato illegittimo dalla Consulta. Eppure nemmeno quei numeri estrogenati sarebbero bastati a far passare la schiforma, se il premier non avesse minacciato i deputati esplicitamente di tor- nare a votare e implicitamente di escludere i dissenzienti dalle liste, per imporre una riforma di squisita competenza parla- mentare: quella che cambia la Costituzione per ingigantire i poteri del governo a scapito di tutti gli organi di controllo. Segue a pagina 24 ECCO I 357 che distruggono la Costituzione LA GUERRA DEL VENETO » GROTTAPERFETTA » Le proteste non bloccano l’avanzata delle ruspe La lobby del cemento copre l’Appia Antica Pd: Luciano Agostini, Roberta Agostini, Luisella Albanella, Tea Albini, Maria Amato, Vincenzo Amendola, Sesa Amici, Sofia Amoddio, Maria Antezza, Michele Anzaldi, Ileana Argentin... Scelta Civica: Alberto Bombassei, Mario Catania, Antimo Cesaro... Ap (Ncd/Udc): Ferdinando Adornato, Angelino Alfano... Forza Italia Gianfranco Rotondi Ryanair, dopo i biglietti anche il lavoro è low cost Il Comune di Roma regala 400 mila metri cubi ai soliti costruttori. Una tangenziale e 32 palazzi sorgeranno sopra una necropoli che nessuno potrà più vedere, sotto le fondamenta D’Onghia » pag. 18 - 19 50 SFUMATURE DI VOTO “È l’ultimo sì”, “il mio è più no del tuo”, “non si ferma un percorso” Salvini caccia Tosi: esplode la Lega L’OK DELLA CAMERA Renzi incassa la sua “riforma” del Senato e arruola Verdini d’Esposito » pag. 3 Marra » pag. 2 STRAGE IN DIRETTA Come morire di reality: la maledizione dei vip francesi De Micco e Ranieri » pag. 16 e 22 Cannavò » pag. 11 - 14 La Rai resta senza i bar interni: erano gestiti da una società legata a Mafia Capitale. Per la pausa caffé adesso bisognerà andare nella Terra di Mezzo » pag. 2 - 3 Il segretario del Carroccio: “Per me è decaduto”. Il sindaco di Verona: “Sei un Caino travestito da Abele, pronto a candidarmi in Regione” Vecchi » pag. 9 L’AFFARE “MILANO 90” Onorevoli uffici: si torna in ginocchio dal palazzinaro Il Parlamento non trova alternative ai Palazzi Marini ed è costretto a bussare di nuovo a Scarpellini Zanca » pag. 7 Uno dei Palazzi Ansa LA LETTERA C aro Marco, non ci vedo più. Non posso leggere e quindi scrivere... Sono un giornali- sta, un saggista, nel- la migliore delle ipotesi un pen- satore, che ha bisogno di docu- mentarsi... Non voglio finire co- me una suppellettile. Preferisco uscirne in bellezza. Anche se con un retrogusto amaro, molto amaro... Massimo Fini Caro Massimo, levati dalla testa l’idea di levarti di torno... Il Fatto ha più che mai bisogno di te... Se non po- trai leggere, potrai scrivere. Se non potrai scrivere, potrai parlare. E non vedo dove altro potrai, anzi dovrai farlo, se non sul Fatto... M. Trav. Lettera e risposta a pagina 19 Fini: ”Sono cieco Non scrivo più” Udi Maurizio Viroli LA MINORANZA DEM, GENTE SENZA DIGNITÀ P ersone senza dignità, senza intelligenza po- litica, senza senso di responsabilità repubbli- cana: questa è la minoranza Pd (della maggioran- za non merita neppure discorrere). » pag. 5 La Fiat dà un premio di 60 milioni a Sergio Marchionne. Nel trasloco non ha rotto nulla » www.spinoza.it Udi Andrea Scanzi LA FATWA A CHI CRITICA JOVANOTTI LA CATTIVERIA » pag. 18 SULLA APP MIA Le immagini della seduta in Parla- mento e il dibattito su Expo con Barbacetto, Feltri, Maroni e Ponti Denis Verdini e Matteo Renzi Ansa I resti coperti dal cemento Foto Alessandro Lisci Matteo Salvini e Flavio Tosi Ansa

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Il Fatto Quotidiano

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Mercoledì 11 marzo 2 01 5 – Anno 7 – n° 69 e 1,40 – Arretrati: e 2 ,0 0Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

y(7HC0D7*KSTKKQ( +,!"!%!=!=

Il sanguedei finti

di Marco Travaglio

La scena penosa di centinaiadi deputati che approvano

per viltà la controriforma costi-tuzionale Boschi-Verdini purgiudicandola sbagliata e perico-losa resterà a lungo negli annalidelle vergogne parlamentari.Per trovare l’ultimo precedente(di una lunga serie) bisogna ri-salire al 5 aprile 2011, quando laCamera approvò la mozionePaniz su Ruby nipote di Muba-rak. Ma allora la maggioranzaera di centrodestra e il suo votoebbe l’unica conseguenza di co-prire vieppiù di ridicolo l’Italia.Questa volta invece il Pd e il Ncdmette la seconda pietra tombale(su quattro) sulla Costituzione,fino a stravolgerne – dice Rodo-tà – la forma repubblicana.E lo fa sotto il ricatto di un pre-mier mai eletto, su un progettocostituzionale mai sottopostoagli elettori, ma nato nelle se-grete stanze del Nazareno in ba-se a un misterioso patto privatocon un pregiudicato. Il quale s’èpoi sfilato in extremis, lascian-dolo votare da due soli partiti,che alle ultime elezioni non su-perarono il 30% dei voti e oggi,nei sondaggi, rappresentanomeno del 40%. Ma sono padro-ni della Camera grazie a un pre-mio di maggioranza dichiaratoillegittimo dalla Consulta.Eppure nemmeno quei numeriestrogenati sarebbero bastati afar passare la schiforma, se ilpremier non avesse minacciatoi deputati esplicitamente di tor-nare a votare e implicitamentedi escludere i dissenzienti dalleliste, per imporre una riformadi squisita competenza parla-mentare: quella che cambia laCostituzione per ingigantire ipoteri del governo a scapito ditutti gli organi di controllo.

Segue a pagina 24

ECCO I 357che distruggonola Costituzione

LA GUERRA DEL VENETO

» GROTTAPERFETTA » Le proteste non bloccano l’avanzata delle ruspe

La lobby del cementocopre l’Appia Antica

Pd: Luciano Agostini, Roberta Agostini, Luisella Albanella,Tea Albini, Maria Amato, Vincenzo Amendola, Sesa Amici,Sofia Amoddio, Maria Antezza, Michele Anzaldi, IleanaArgentin... Scelta Civica: Alberto Bombassei, Mario Catania,Antimo Cesaro... Ap (Ncd/Udc): Ferdinando Adornato,Angelino Alfano... Forza Italia Gianfranco Rotondi

R ya n a i r,dopo i bigliettianche il lavoroè low cost

Il Comune di Roma regala 400 milametri cubi ai soliti costruttori. Unatangenziale e 32 palazzi sorgerannosopra una necropoli che nessuno potràpiù vedere, sotto le fondamenta

D’Onghia » pag. 18 - 19

50 SFUMATURE DI VOTO

“È l’ultimo sì”,“il mio è più nodel tuo”, “non siferma un percorso”

Salvini caccia Tosi:esplode la Lega

L’OK DELLA CAMERA

Renzi incassala sua “r iforma”del Senatoe arruola Verdini

d’Esposito » pag. 3Marra » pag. 2

STRAGE IN DIRETTA

Come moriredi reality:la maledizionedei vip francesiDe Micco e Ranieri » pag. 16 e 22Cannavò » pag. 11 - 14

La Rai resta senza i bar interni: erano gestiti da una società legata a MafiaCapitale. Per la pausa caffé adesso bisognerà andare nellaTerra di Mezzo

» pag. 2 - 3

Il segretario delCarroccio: “Per me èd e c a d u to”. Il sindaco diVerona: “Sei un Cainotravestito da Abele,pronto a candidarmiin Regione”

Vecchi » pag. 9

L’AFFARE “MILANO 90”

Onorevoli uffici:si torna in ginocchiodal palazzinaroIl Parlamento non trovaalternative ai Palazzi Marini edè costretto a bussare di nuovoa Scarpellini Zanca » pag. 7 Uno dei Palazzi Ansa

LA LETTERA

Caro Marco, nonci vedo più.

Non posso leggere equindi scrivere...Sono un giornali-sta, un saggista, nel-la migliore delle ipotesi un pen-satore, che ha bisogno di docu-mentarsi... Non voglio finire co-me una suppellettile. Preferiscouscirne in bellezza. Anche se conun retrogusto amaro, moltoamaro...

Massimo Fini

Caro Massimo, levati dalla testal’idea di levarti di torno... Il Fatto hapiù che mai bisogno di te... Se non po-trai leggere, potrai scrivere. Se nonpotrai scrivere, potrai parlare. E nonvedo dove altro potrai, anzi dovraifarlo, se non sul Fatto...

M. Trav.Lettera e risposta a pagina 19

Fini: ”Sono ciecoNon scrivo più”

Udi Maurizio Viroli

LA MINORANZA DEM,GENTE SENZA DIGNITÀ

Persone senza dignità, senza intelligenza po-litica, senza senso di responsabilità repubbli-

cana: questa è la minoranza Pd (della maggioran-za non merita neppure discorrere). » pag. 5

La Fiat dà un premiodi 60 milioni a SergioMarchionne. Nel trasloconon ha rotto nulla

» w w w. s p i n oza . i t

Udi Andrea Scanzi

LA FATWAA CHI CRITICAJ OVA NOT T I

LA CATTIVERIA

» pag. 18

SULLA APP MIALe immagini della seduta in Parla-mento e il dibattito su Expo conBarbacetto, Feltri, Maroni e Ponti

Denis Verdini e Matteo Renzi Ansa

I resti coperti dal cemento Foto Alessandro Lisci

Matteo Salvini e Flavio Tosi Ansa

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2 MERCOLEDÌ 11 MARZO 2015 il Fatto QuotidianoP O L I T I CA

di Wanda Marra

Le minacce della mi-noranza sul futuro?Troveremo appog-gio nell’opposizio -

ne”. Così parla un alto dirigentedemocratico, mentre scarica latensione. Il voto sulle riformecostituzionali alla Camera è ap-pena finito. 357 voti a favore,125 contrari e 7 astenuti. FI diceno, ma solo per “solidarietàumana” nei confronti di Berlu-sconi in attesa della sentenzaRuby. La minoranza del Pd dicesì a malincuore, ma avverte cheadesso arriva la madre di tutte lebattaglie, quella sulla legge elet-torale. Ma Renzi e i suoi vannoavanti come treni. “No a diktatda chi ha perso il congresso”, di-ce il ministro delle Riforme, Bo-schi. Liquidata la minoranza.Cortesia per i berluscones: “Inumeri al Senato ci sono anchesenza Forza Italia. Però io sonoconvinta che una parte di lorovoterà le riforme”.

RENZI si organizza. “Puntiamosull’asse Verdini-Romani”, di-cono i suoi. Il patto di ferro conlo sherpa del Nazareno è da mesisotto gli occhi di tutti. E Roma-ni, capogruppo di FI in Senato,ieri tanto per chiarire ha già di-chiarato che le riforme non sidevono fermare. Le parole delvicesegretario Guerini nell’ in -tervento in Aula sono per gli az-zurri: “Abbiamo cercato il con-fronto con tutti, anche con una

forza che ha cambiato idea senzafarci capire fino in fondo i mo-tivi”. Infine, c’è il fattore rinvio:“Prima dell’Italicum, prima del-le riforme in Senato passerà unsacco di tempo”, dice un renzia-nissimo. Alla faccia dei canguridi Palazzo Madama e delle se-dute fiume di Montecitorio. Sene parla dopo le Regionali, chedovrebbero essere il 31 maggio.In piena campagna elettorale,meglio evitare. FI adesso devecorrere con la Lega, poi sarà piùlibera. E i dem potrebbero tro-varsi davanti all’ennesimo risul-tato stupefacente per Renzi. Oalmeno, questo spera lui.Il voto di ieri avviene in un climatanto sfilacciato, persino nellastessa maggioranza renziana,quanto carico di nervosismo.L’entusiasmo per la grande ri-forma di certo non si avverte.Ma è il metodo Matteo. Nonammette stop, ripensamenti,confronti troppo serrati. L’im -portante è farle le cose. E non faniente se molti, non solo tra glioppositori, considerano un“mostro” il Senato che verrà. AMontecitorio, di toccare l’arti -colo 2, quello appunto che nestabilisce la composizione, nonc’è stato verso. E adesso diventaimmodificabile. Renzi ha inten-zione di far votare il testo comelicenziato ieri: già così le letturesaranno 5, invece di 4, visto chequalcosa Montecitorio ha toc-cato. Niente ritocchi neancheall’Italicum.Lui, il premier, intanto, ieri co-

mincia a twittare di buon mat-tino. Parla di economia. Lo stra-volgimento della Costituzione ègià quasi acqua passata. E il pae-se è in ripresa: guai a chi osa fer-marlo. “Bene il giudizio sullastabilità. Il lavoro che abbiamofatto in un anno in Europa è im-pressionante”.

STAVO LTA in aula, Renzi non civa. Aveva fatto un blitz, duranteuna delle notti della seduta fiu-me. Si era seduto tra i banchi deideputati. Tutto selfie, scherzi eminacce (“se dite no, si va a ele-

zioni”). Uno show che aveva ir-ritato un po’ tutti, allo scopo evi-dente di chiarire “si fa come dicoio”. Ieri non ne aveva bisogno. Ecosì tra i banchi del governo arappresentarlo ci sono Grazia-no Delrio e soprattutto MariaElena Boschi. Al ministro delleRiforme vanno complimenti estrette di mano. Lui si fa sentiresubito dopo, a forza di Tweet: ““Voto riforme okalla Camera. UnPaese più sempli-ce e più giusto.Brava @meb, bra-vo @emanuelefia-no, bravi tutti i de-putati magg #la-voltabuona”.Complimenti allaBoschi e a Fiano,relatore di mag-gioranza alla Ca-mera. Sulla stessalinea il Tweet delministro delle Ri-forme: “Abbiamofatto un passo inavanti. Ora abbia-mo tanti argo-menti da affronta-re, a cominciareda scuola, fisco ePubblica ammini-strazione”. Comedire: non c’è tem-po per prendere inconsiderazione il dissenso. Ren-zi domani ha in programma unCdm su scuola e Rai. Poi Mila-no, sui cantieri dell’Expo. Altrogiro, altra corsa.

RENZI ARCHIVIA LA CARTAE CONTA NEL MINI-NAZARENOPASSA A MONTECITORIO LA SECONDA LETTURA DELLA RIFORMA DEL SENATOIL GOVERNO ORA CONFIDA NELL’ASSE ROMANI-VERDINI A PALAZZO MADAMA

ERRORI CHE RESTANO

L’articolo che stabilisce

la composizione

del nuovo Senato

non elettivo

è ormai diventato

immodificabile

VINCITORI E VINTI In senso orario: i ministri Maria ElenaBoschi e Angelino Alfano, un Pier Luigi Bersani disfatto, ancoraBoschi con la collega Marianna Madia, entrambe impegnate con ilcellulare, Lorenzo Guerini e Matteo Orfini discutono, Beatrice Lo-renzin e Andrea Orlando sorridono, Michela Vittoria Brambilla ri-ceve un baciamano Ansa / LaPresse

Alle 12:33 di ieri, l’aula di Montecitorio ha approvato il ddlcostituzionale sulla riforma del Senato. Al momento della votazioneerano presenti in 489. Hanno votato in 482: 347 hanno detto “sì”,125 “n o”, 7 si sono astenuti. Di seguito i nomi di chi ha volutomodificare la Costituzione.

AP (NCD/UDC) Ferdinando Adornato, Angelino Alfano, Gioac-chino Alfano, Dorina Bianchi, Paola Binetti, Antonino Bosci, Raf-faele Calabrò, Luigi Casero, Giuseppe Castiglione, Andrea Causin,Angelo Cera, Fabrizio Cicchitto, Enrico Costa, Giampiero D’Alia,Nunzia De Girolamo, Vincenzo Garofalo, Beatrice Lorenzin,Maurizio Lupi, Antonino Minardo, Dore Misuraca, AlessandroPagano, Vincenzo Piso, Sergio Pizzolante, Eugenia Roccella,Gianfranco Sammarco, Rosanna Scopelliti, Paolo Tancredi, Raf-faello Vignali.

FI Gianfranco Rotondi

GRUPPO MISTO Aniello Formisano, Edoardo Nesi, Renata Bue-no, Daniel Alfreider, Renate Gebbhard, Mauro Ottobre, AlbrechtPlangger, Manfred Schullian, Marco Di Lello, Oreste Pastorelli.

PD Luciano Agostini, Roberta Agostini, Luisella Albanella, TeaAlbini, Maria Amato, Vincenzo Amendola, Sesa Amici, SofiaAmoddio, Maria Antezza, Michele Anzaldi, Ileana Argentin, Ti-ziano Arlotti, Anna Ascani, Pier Paolo Baretta, Cristina Bargero,Davide Baruffi, Lorenzo Basso, Alfredo Bazoli, Teresa Bellanova,Gianluca Benamati, Paolo Beni, Marco Bergonzi, Marina Berlin-

ghieri, Giuseppe Berretta, Pier Luigi Bersani, Stella Bianchi, RosyBindi, Caterina Bini, Franca Biondelli, Tamara Blazina, Luigi Bob-ba, Sergio Boccadutri, Gianpiero Bocci, Antonio Boccuzzi, PaolaBoldrini, Paolo Bolognesi, Lorenza Bonaccorsi, Fulvio Bonavi-tacola, Francesco Bonifazi, Francesca Bonomo, Michele Bordo,Enrico Borghi, Ilaria Borletti Dell’Acqua, Maria Elena Boschi, Lui-sa Bossa, Chiara Braga, Giorgio Brandolin, Alessandro Bratti,Gianclaudio Bressa, Vincenza Bruno Bossio, Giovanni Mario Sal-vino Burtone, Vanessa Camani, Micaela Campana, Emanuele Ca-ni, Salvatore Capone, Sabrina Capozzolo, Ernesto Carbone, Da-niela Cardinale, Renzo Carella, Anna Maria Carloni, Elena Car-nevali, Mara Carocci, Marco Carra, Pier Giorgio Carrescia, Flo-riana Casellato, Franco Cassano, Antonio Castricone, Marco Cau-si, Susanna Cenni, Bruno Censore, Khalid Chauki, Eleonora Cim-bro, Laura Coccia, Matteo Colaninno, Miriam Cominelli, PaoloCoppola, Maria Coscia, Paolo Cova, Stefania Covello, Filippo Cri-mì, Diego Crivellari, Magda Culotta, Gianni Cuperlo, Luigi Dallai,Gian Pietro Dal Moro, Cesare Damiano, Vincenzo D’Arienzo,Alfredo D’Attorre, Umberto Del Basso De Caro, Carlo Dell’Arin -ga, Andrea De Maria, Rogeder De Menech, Marco Di Maio, Vit-toria D’Incecco, Titti Di Salvo, Marco Di Stefano, Marco Donati,Umberto D’Ottavio, Guglielmo Epifani, David Ermini, MarilenaFabbri, Luigi Famiglietti, Edoardo Fanucci, Davide Faraone,Gianni Farina, Marco Fedi, Donatella Ferranti, Alan Ferrari, An-drea Ferro, Emanuele Fiano, Massimo Fiorio, Giuseppe Fioroni,Cinzia Maria Fontana, Paolo Fontanelli, Filippo Fossati, Gian Ma-rio Fragomeni, Dario Franceschini, Silvia Fregolent, Gianluca Fu-silli, Maria Chiara Gadda, Giampaolo Galli, Guidi Galperti, PaoloGandolfi, Laura Garavini, Francesco Saverio Garofani, Daniela

Matilde Gasparini, Federico Gelli, Manuela Ghizzoni, RobertoGiachetti, Anna Giacobbe, Antonello Giacomelli, Federico Gi-nato, Dario Ginefra, Tommaso Ginobile, Andrea Giorgis, Gre-gorio Gitti, Fabrizia Giuliani, Giampiero Giulietti, MarialuisaGnecchi, Sandro Gozi, Gero Grassi, Maria Gaetana Greco, Mo-nica Gregori, Chiara Grimaudo, Giuseppe Guerini, Lorenzo Gue-rini, Mauro Guerra, Maria Tindara Gullo, Itzhak Yoram Gutgeld,Maria Iacono, Tino Iannuzzi, Leonardo Impegno, Antonella In-certi, Wanna Iori, Luigi Lacquaniti, Francesco La Forgia, Fran-cesca La Marca, Enzo Lattuca, Giuseppe Lauricella, Fabio Lava-gno, Donata Lenzi, Enrico Letta, Danilo Leva, Emanuele Lodolini,Alberto Losacco, Luca Lotti, Maria Anna Madia, Patrizia Maestri,Ernesto Magorno, Gianna Malisani, Simona Flavia Malpezzi, An-drea Manciulli, Massimiliano Manfredi, Irene Manzi, DanieleMarantelli, Marco Marchetti, Maino Marchi, Raffaella Mariani,Elisa Mariano, Siro Marrocu, Umberto Marroni, Andrea Martella,Pierdomenico Martino, Michela Marzano, Federico Massa, Da-vide Mattiello, Matteo Mauri, Alessandro Mazzoli, Fabio Melilli,Marco Meloni, Michele Meta, Marco Miccoli, Gennaro Migliore,Emiliano Minnucci, Anna Margherita Miotto, Antonio Misiani,Michele Mognato, Francesco Monaco, Colomba Mongiello, Da-niele Montroni, Alessia Morani, Roberto Morassut, Sara Moretto,Antonino Moscatt, Romina Mura, Delia Murer, Alessandro Nac-carato, Martina Nardi, Giulia Narduolo, Michele Nicoletti, Ni-codemo Oliverio, Matteo Orfini, Andrea Orlando, Alberto Pa-gani, Giovanna Palma, Valentina Paris, Dario Parrini, EdoardoPatriarca, Vinicio Peluffo, Caterina Pes, Paolo Petrini, Liliana Ca-thia Piazzoli, Teresa Piccione, Flavia Piccoli Nardelli, Giorgio Pic-colo, Salvatore Piccolo, Nazareno Pilozzi, Giuditta Pini, Barbara

La carica dei 357 scassa CostituzioneA VERBALE

In attesadel referendumecco il Ddl Boschi

ADDIO AL BICAMERALISMO perfetto e largo aun senato di nominati (con indennità). In più, cor-sia preferenziale per i disegni di legge del governo.Sono i punti principali della riforma costituzionaleapprovata ieri in prima lettura dalla Camera, cheora dovrà tornare in Senato per la votazione chechiuderà il primo passaggio. In base all’ar ticolo138 della Carta, la riforma va votata in doppia

lettura dalle due Camere, e nella seconda vota-zione dovrà essere approvata con la maggioranzaassoluta (maggioranza dei componenti). Alla finedei passaggi parlamentari si terrà un referendum.I cittadini potrebbero esprimersi su un ddl cheabolisce il bicameralismo perfetto. Non più duerami del Parlamento con eguali poteri, ma unaCamera “for te” che potrà approvare da sola gran

parte delle leggi. Il Senato diventa un organo perlo più consultivo, con “funzione di raccordo tra loStato e gli altri enti costitutivi della Repubblica".Soprattutto, diventa un ente ad elezione indiretta,ovvero composto da 100 senatori (prima erano315): 95 scelti tra consiglieri regionali e sindaci,votati dai Consigli regionali, a cui questi si ag-giungono i 5 senatori nominati dal Capo dello

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3il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 11 MARZO 2 01 5P O L I T I CA

tutte di questo tenore e sonosublimate nella parte finale diun documento di 24 deputati:“Nel caso in cui il governo ri-fiutasse di riaprire il confrontosulle ipotesi di miglioramentoavanzate da più parti su rifor-me e Italicum, ciascuno si as-sumerà le proprie responsabi-lità. Da parte nostra ci riservia-mo fin d’ora la nostra autono-mia di giudizio e di azione”. Èuna storia che parte dalla scor-sa estate, quando le riforme so-no approdate al Senato. Già al-lora gli scaltrissimi bersanianiandavano rassicurando croni-sti e colleghi: “State tranquilli,adesso la prima lettura passama la nostra battaglia è sull’Ita -licum”. E così di volta in volta.“L’Italicum passa? Nessun pro-blema, vedrete quelle che com-bineremo sulle riforme alla Ca-mera”.

DINANZI A QUESTA farsa,Pippo Civati (che non ha par-tecipato al voto insieme a Boc-cia, Fassina) non ce l’ha fattapiù e sul suo blog ha ratificatofilosoficamente: “La cosiddettaminoranza non fa altro che al-zare palloni alla maggioranza eal premier che li schiaccia (ipalloni e non solo). La battagliada affrontare è sempre la pros-sima: così è stato sul Jobs Act,così nei vari passaggi delle ri-forme. Così sarà sull’Italicum,ma poi magari si vota a favoreanche su quello”. Civati svelaanche il bluff di minacciare la“prossima volta”: questa rifor-ma, allo stato, non è più mo-dificabile. Quindi, di che cosastiamo parlando?Sostituite il sì alle riforme con ilno e avrete le stesse scene, soloun po’ più movimentate, nelcampo berlusconiano. I verdi-niani di Denis Verdini, lo sher-pa forzista del patto del Naza-reno, avevano promesso l’Apo -calisse. Invece l’ex Cavaliere haconvinto “Denis”, durante unatelefonata, con la mozione de-gli affetti e i nazareni verdinianihanno votato no partorendoperò un documento con 17 fir-me contro Berlusconi e ancheBrunetta, il capogruppo. Aquel punto i ribelli di RaffaeleFitto hanno sentito il bisognoimpellente di differenziare illoro no da quello dei verdinia-ni. Ecco Daniele Capezzone: “Ilno di tanti di noi non nasce og-gi, non nasce nelle ultime ore”.Ed ecco uno strepitoso Mauri-zio Bianconi, che è ingiusto ri-durre a semplice fittiano: “Il nodel gruppo non è il mio no ed èun no, quello del gruppo, chesarà forse transitorio e stru-mentale”. Per la cronaca, a be-neficio di marziani e comunimortali. Nel Pd nessuno ha vo-tato contro. In Forza Italia, unsolo sì, quello di GianfrancoRotondi. E questo è tutto.

di Fabrizio d’E s p o s i to

“Domani, mi dici sempre chevivrai domani, Postumo. Madimmi, questo domani, quandoarriva? Dov’è questo domani? Èlontano? Dove si trova?”

Marziale, Epigrammi

Il mio no è più forte deltuo no. Il mio sì non èuguale al tuo sì. Il solitomarziano di Ennio

Flaiano atterrato ieri a Monte-citorio avrebbe riso a crepapel-le della folle farsa consumatasulla legge più alta e nobile del-la nostra Repubblica, la Costi-tuzione. Cinquanta sfumaturedi sì e di no, tra Pd e Forza Ita-lia. Su un divanetto, nella gal-leria dei fumatori, il centristacasiniano Ferdinando Ador-nato se la ride come il marzia-no di Flaiano: “Ormai siamo aldissenso futuro anteriore”. Ècome nell’epigramma di Mar-ziale dedicato a Postumo: “Midici sempre che vivrai domani,Postumo”.

IL PRIMO POSTUMO bersa -niano che si alza in piedi è Al-fredo D’Attorre, che per l’oc -casione ha sistemato il ciuffodella sua chioma gramsciana. IlPostumo bersaniano è di un’as -sertività gelida, non ammetterepliche, al punto che in dodicirighe di resoconto parlamenta-re la parola responsabilità com-pare venti volte, un record:

CO E R E N Z E

Nel Pd si astengono

Civati, Boccia

e Fassina; in Fi

sono 17 a firmare

una lettera contro

il capogruppo Brunetta

MESTIZIA Gianni Cuperlo e Cesare Damiano Ansa

Gli oppositori di domanidicono ancora “Sì”I DEMOCRATICI PROMETTONO GRANDE BATTAGLIA, MA DALLA PROSSIMA VOLTAI FORZISTI VORREBBERO VOTARE LE LORO “R I FO R M E ”, MA POI NON LO FANNO

Soffro troppo”. Rosy Bindiesce dall’aula della Came-

ra sbuffando. Ogni tanto alzagli occhi al cielo. Ha appenadetto sì alla riforma costitu-zionale. Dopo un interventoin aula in netto dissenso.“Questa riforma insieme allalegge elettorale non è una mo-difica alla nostra Costituzionema è un cambiamento profon-do alla forma di democraziaparlamentare”. Nei passaggiparlamentari successivi in as-senza di modifiche “non par-teciperò al voto”. Si spinge ol-tre: “Nel caso di referendumvorrò stare dalla parte dei cit-tadini”. Parole durissime. Maparole. La frustrazione è evi-dente. Dopo, la mette così: “Èun ennesimo gesto di respon-sabilità. E se qualcuno lo buttavia perché lo considera cartastraccia, è chiaro che ha torto”.Ogni riferimento a Renzi nonè puramente casuale. Eppure,

fa abbastanza effetto sentirladefinire “inaccettabile” una ri-forma appena votata. Cosa siaspetta la Bindi? “Vediamo sestrada facendo Renzi dimo-strerà disponibilità ad ascoltoe cambiamento”. Se il buon-giorno si vede dal mattino,sembra una speranza decisa-mente peregrina. Ma perchénon votare contro? “Sarebbestato un lusso”. Battagliera, laBindi non rinuncia a spiegareil suo punto di vista: “Abbia -mo apportato delle modifiche

grazie anche al mio lavoro inCommissione. E non voglioprestarmi a mistificazioni.Non sono io che non voglio leriforme”. Anche lei consideral’Italicum la madre di tutte lebattaglie? “Vado oltre. Nonscambio la legge elettorale conla Costituzione”. Poi, il refe-rendum. Ci saranno due co-mitati del Pd, uno per confer-mare la riforma, uno per direno? “Io non faccio nessun co-mitato. Lavorerò per abrogar-la, la riforma”. Anche quil’ammissione: “Perderò, finiràche perderò. Il rischio è alto:così va a finire quando è lamaggioranza che chiama a unsì plebiscitario”. Mentre unpo’ si amareggia e un po’ nonrinuncia al gusto della battutaarriva Bossi. “Guarda eh, chese andate avanti così il Venetolo perdete. Lo dico da con-tro-interessata”.

wa . m a .

Pollastrini, Fabio Porta,Giacomo Portas, Erne-sto Preziosi, FrancescoPrina, Lia Quartapelle,Fausto Raciti, MicheleRagosta, Roberto Ram-pi, Ermete Realacci,Francesco Ribaudo,Matteo Richetti, AndreaRigoni, Maria GraziaRocchi, Giuseppe Ro-

manili, Andrea Romano, Ettore Rosato, Paolo Rossi, Anna Ros-somando, Michela Rostan, Alessia Rotta, Simonetta Rubinato,Angelo Rughetti, Giovanni Sanga, Luca Sani, Francesco Sanna,Giovanna Sanna, Daniela Sbrollini, Ivan Scalfarotto, Gian PieroScanu, Gea Schirò, Chiara Scuvera, Angelo Senaldi, Marina Se-reni, Camilla Sgambato, Elisa Simoni, Roberto Speranza, NicoStumpo, Luigi Taranto, Mino Taricco, Assunta Tartaglione, Ve-roni Tentori, Alessandro Terrosi, Marietta Tidei, Irene Tinagli,Mario Tullo, Valeria Valente, Simone Valiante, Franco Vazio, Sil-via Velo, Laura Venittelli, Liliana Ventricelli, Walter Verini, RosaCalipari, Sandra Zampa, Alessandro Zan, Giorgio Zanin, Giu-seppe Zappulla, Diego Zardini, Davide Zoggia.

PI-CD Roberto Capelli, Federico Fauttilli, Gian Luigi Gigli, Car-melo Lo Monte, Mario Marazziti, Gaetano Piepoli, DomenicoRossi, Milena Santerina, Mario Sberna, Bruno Tabacci.

SC Alberto Bombassei, Mario Catania, Antimo Cesaro, AngeloD’Agostino, Stefano Dambruoso, Giovanni Falcone, AdrianaGalgano, Gianfranco Librandi, Andrea Mazziotti di Celso, BrunoMolea, Roberta Oliaro, Giuseppe Quintarelli, Mariano Rabino,Giulio Cesare Sottanelli, Pier Paolo Vargiu, Andrea Vecchio, Va-lentina Vezzali, Paolo Vitelli, Enrico Zanetti.

AU S P I C I

Bindi: “Soffro troppo,spero che Matteo cambi”

Stato, in carica per 7 anni, ed eventualmente gli expresidenti della Repubblica. I membri del nuovoSenato non percepiscono indennità parlamentari,ma godono dell’immunità. Palazzo Madama puòchiedere di esaminare i ddl approvati dalla Ca-mera, e suggerire modifiche, ma il via libera de-finitivo lo darà comunque Montecitorio. Riman-gono alcune materie per cui è obbligatorio il sì

delle due Camere: le riforme e le leggi costitu-zionali, le leggi elettorali del Parlamento e deglienti locali, le ratifiche dei trattati internazionali ele leggi sui referendum popolari. Previsto il voto adata certa, grazie a cui il governo può chiedere unddl essenziale per l’attuazione del programmavenga approvato entro 70 giorni dalla deliberadella Camera. Cambiano i quorum. Quello per

l’elezione del Capo dello Stato, dopo il quartoscrutinio, prevede la maggioranza dei tre quintidei parlamentari (prima bastava la maggioranzaassoluta) e quella dei tre quinti dei votanti dopo ilsettimo. Referendum abrogativo: se a chiederlosono 800 mila cittadini, può passare con la mag-gioranza dei votanti alle ultime Politiche (e nonpiù degli aventi diritto al voto).

Binetti e D’Attorre Ansa, Dlm

Rosy Bindi Ansa

“Voglio anch’io illustrare le ra-gioni per le quali oggi esprime-rò un voto favorevole che è le-gato alla responsabilità che av-verto di non interrompere ilprocesso riformatore. Se que-sta posizione sarà riconfermatanelle prossime settimane, apartire dal passaggio della leggeelettorale qui alla Camera, ionon mi sentirò di assicurarepiù il mio sostegno e la miacondivisione a questo percorsodi riforma”. Una volta era: non

si interrompe un’emozione.Adesso è: non si interrompe unprocesso riformatore.Ecco. Ecco allora il punto dovel’asino precipita, non casca, e ilcomune mortale, non solo ilmarziano, impazzisce. D’At -torre, antirenziano forgiatocon l’acciaio sovietico, annun-cia che voterà contro, ma solola prossima volta. Non ora, nonqui. La stessa cosa Rosy Bindi,che bersaniana non è, è RosyBindi e basta, e fa anche lei laparte della Postuma, primadell’intervento di D’Attorre:“Io oggi dimostrerò con il miovoto favorevole che non inten-do fermare il processo riforma-tore ma, se il governo resteràfedele alle parole del presidentedel Consiglio e non verrà mo-dificata la legge elettorale néverranno apportati migliora-menti a questo testo, nelle vo-tazioni successive io non vote-rò a favore”. Le comiche dellasinistra dem sono più o meno

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5il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 11 MARZO 2 01 5

di Gianni Barbacettoe Valeria Pacelli

Una camera di con-siglio che è durataoltre otto ore quel-la dei giudici della

Cassazione che ieri dovevanodecidere se accogliere o riget-tare la richiesta del procurato-re generale Eduardo Scardac-cione di annullare la sentenzad’appello che ha assolto SilvioBerlusconi dalle accuse di con-cussione per costrizione e diprostituzione minorile. Evi-dentemente i magistrati dipiazza Cavour non sono riu-sciti a trovare una soluzionecondivisa: la discussione in ca-mera di consiglio è ancora incorso alle undici passate di se-ra.

I N TA N TO il Palazzaccio, doveha sede la Corte di Cassazione,per tutto il giorno è stato as-sediato dai cronisti. Non sonoinvece tornati, dopo le arringhedella mattina, i legali dell’expresidente del Consiglio, Filip-po Dinacci e l’infortunatoFranco Coppi, arrivato con untutore al braccio (“Me lo ha rot-to Ghedini, mentre passeggia-vo a Villa Borghese”, ha scher-zato con i cronisti). Era da di-panare la vicenda giudiziariadei rapporti tra Berlusconi eKarima El Mahroug, in arteRuby. Tra le protagoniste dellefeste di Arcore, quando era mi-norenne, secondo l’accusa eb-be denaro e regali in cambio diprestazioni sessuali. L’inchie -sta era partita dalle telefonatefatte da Berlusconi nella nottetra il 27 e il 28 maggio 2010, daParigi, al capo di gabinetto del-la questura di Milano, PietroOstuni. Pressioni per far libe-rare Ruby. Concussione, se-condo l’accusa e secondo la

sentenza di primo grado, cheaveva condannato il leader diForza Italia a 7 anni (6 per laconcussione, 1 per la prostitu-zione minorile). Poi la senten-za d’appello aveva ribaltato lasituazione e assolto da entram-be le accuse. L’ex cavaliere ave-va a cuore la giovane Karima,che quella sera era stata fermataper furto: al funzionario disseche la ragazza gli era stata in-dicata come nipote del presi-dente egiziano Mubarak e chesarebbe arrivata la “consigliereministeriale” Nicole Minetti(all’epoca consigliere regionaledella Lombardia) per prender-la in affido.Sulla parentela, il pg commen-ta: “Sembrava un film di MelBrooks, con la storia di Muba-

rak tutto il mondo ci ha risodietro”. E leggendo la stampainternazionale, forse non è sta-to il solo motivo dell’ilarità neiconfronti di Silvio Berlusconi.Il pg poi aggiunge: sono “pie -namente provate” le accuse diconcussione e prostituzioneminorile a carico di Silvio Ber-lusconi. “Non c’è dubbiosull’età di Ruby, perché l’affidoè richiesto e si usa solo per i mi-nori”.

VERSIONE non condivisa dagliavvocati dell’ex presidente delConsiglio, secondo i quali il lo-ro assistito non solo non sape-va della minore età, ma quandone fu a conoscenza, vietò a Ru-by di andare ad Arcore, che pu-re era parecchio frequentata.Circostanza che neanche gliavvocati sentono di smentire:“La sentenza – afferma Coppi –ammette che ad Arcore avve-nivano fatti di prostituzionecon compensi, cosa che noncontestiamo nemmeno noi di-fensori, ma manca, in fatto, laprova che Berlusconi prima del27 maggio sapesse che Rubyera minorenne”. A supportodella lorto tesi fanno riferimen-to anche alla “credibilità zero” ealle “sfacciate falsità” di Ruby:

come quando puntò il ditocontro Mara Carfagna e Maria-stella Gelmini, dicendo che sa-rebbero andate a letto con Ber-lusconi “quando la prima non èmai stata ad Arcore e la Gel-mini ha smentito in tutti i mo-di”. E lo stesso vale per “GeorgeClooney il quale ad Arcore nonci ha mai messo piede”.

O LT R E la prostituzione mino-rile, Berlusconi è sotto accusa(anche se assolto in secondogrado, ma condannato in pri-mo a sette anni per i due reati)anche per concussione per co-strizione, per l’intervento sulquestore di Milano Ostuni.“C’è stata una violenza irresi-stibile – è la tesi del pg – perottenere il risultato indebito.(...) Il questore è rimasto ghiac-ciato dalla sproporzione dellemodalità con cui la chiamata èstata fatta. L’intervento ha avu-to una potenza di fuoco tale daannullare le scelte autonome diOstuni”.La difesa controbatte: “La sen-tenza d’appello riconosce che èstata puntualmente rispettatala prassi dell’affido seguita dal-la Questura di Milano, che poiOstuni e la Iafrate fossero con-tenti di aver fatto un favore aBerlusconi, questo ve lo conce-diamo, ma quanto venne fattoè solo quanto previsto dallaprassi in vigore (…) Che poi laMinetti si sia comportata condisinvoltura e la abbia riportatanella casa dove abitava, è unrimprovero che va mosso allasola Minetti”.

TESI, entrambe, sulle quali si èbasata la discussione in cameradi consiglio tra i giudici dellaCassazione, che fino a tardanotte, non hanno emesso unverdetto sul futuro (anche po-litico) di Silvio Berlusconi.

L’INCUBO DEL CAIMANOIl Palazzaccio della Cassazione assediato dai cronisti, a sinistra.Sopra, Ruby Robacuori, la marocchina “nipote di Mubarak” A n s a - La Pre ss e

P O L I T I CA

LA RICHIESTA

Per il procuratore

ge n e ra l e

si deve annullare

la sentenza

di assoluzione

della Corte d’Appello

Coppi: “Noi non neghiamola prostituzione ad Arcore”L’AMMISSIONE DEL LEGALE DI BERLUSCONI NELL’ARRINGA FINALE. LA CAMERA DI CONSIGLIODELLA CASSAZIONE RIUNITA PER OLTRE OTTO ORE. A NOTTE FONDA NESSUN VERDETTO

di Maurizio Viroli

Persone senza dignità, senza intelligenza politica, senza sensodi responsabilità repubblicana: questa è la minoranza del Pd

(della maggioranza non merita neppure discorrere). Senza di-gnità perché dignità impone coerenza fra pensiero e azione, edunque se avete dichiarato, come avete dichiarato, (vero Ber-sani?) che la riforma renziana della Costituzione, accompagnatadalla nuova legge elettorale rompe l’equilibrio democratico e poivotate l’una e l’altra siete persone indegne. Non sono affatto sor-preso del loro comportamento. Bersani e gli altri vengono dal Pci,che tutto era fuorché una scuola di schiene dritte (nobili eccezionia parte). Li hanno abituati ad obbedire al segretario perché ilsegretario è il segretario. Sono ancora così. Non avrei mai im-maginato di dover giungere ad una conclusione siffatta, ma devoriconoscere che se in Italiaavessero vinto i comunistiavremmo avuto un regime au-toritario per la semplice ragio-ne che i “bersani” sono servidella peggior specie, quelli cheobbediscono al capo di turnoperché è il capo. Senza intel-ligenza politica: perché noncapiscono che oggi già noncontano nulla e domani, a ri-forma approvata, conterannoancora meno. Renzi non rico-noscerà loro alcunché. Vuoleservi docili, non servi che sipermettono qualche mugu-gno. Si sente onnipotente perché sa che vincerebbe le elezioni edunque ritiene che gli sia dovuta obbedienza assoluta. Diventatopadrone delle liste elettorali, li butterà fuori e nessuno dirà unaparola in loro difesa perché non lo meritano. A onor del vero unriconoscimento lo meritano. I Bersani, i D’Alema, i Veltroni, iFassino e i loro corrispettivi locali una grande opera political’hanno realizzata, quella di distruggere la tradizione del socia-lismo in Italia. Non c’era riuscito il fascismo, non c’era riuscita laCia, non c’era riuscita la Dc, ce l’hanno fatta loro con le lorofredde intelligenze, capaci di minuziosi calcoli senza mai l’ombradi un principio, di un’idea nobile, di una visione politica. Con-gratulazioni vivissime. Senza responsabilità repubblicana: capi-sco che il concetto di responsabilità repubblicana risulti osticoper chi è passato dalle Frattocchie ai talk show. Ma provo a spie-garlo. Responsabilità repubblicana vuol dire che voi avete soltatoun dovere, quello di servire la nazione, cioè la forma repubblicanadescritta dalla Costituzione. Ogni altra considerazione è del tuttoirrilevante. Se dunque con il vostro voto devastate, per vostrastessa ammissione, la forma repubblicana, venite meno al vostroprimo dovere. Le vostre parole sulla lealtà di partito, o addiritturaalla “ditta” fanno soltanto pena e ribrezzo.

S i n i s t ra t i

Minoranza PdObbedite sempree comunqueal capo di turno

fattoa mano

ATTO D’ACC U SA

Con il vostro voto

devastate la forma

repubblicana. Le parole

sulla lealtà di partito

o alla ditta

fanno solo ribrezzo

L’ex premier Silvio Berlusconi e l’avvocato Franco Coppi Ansa

Dalla telefonataalla sentenza,le tappe del processo

L’INCHIESTA per cui Silvio Berlusconiè stato giudicato in Cassazione ha pre-so il via dopo il 27 e il 28 maggio 2010quando Karima El Marough, in arte“R u by ” venne fermata per un furto.L’ex Cavaliere, che si trovava a Parigi,quella sera telefonò al capo di gabinet-to, Pietro Ostuni, spiegandogli che la

ragazza gli era stata indicata come ni-pote del presidente egiziano Mubarake che sarebbe arrivata Nicole Minetti,all’epoca consigliere regionale dellaLombardia, per prenderla in affido. Po-chi giorni dopo, però, Ruby ricoveratain ospedale a causa di una lite con Mi-chele Conceicao finì davvero in una

struttura protetta. Da qui l’aper turadell’inchiesta. Al centro della vicenda ipresunti festini ad Arcore ai qualiavrebbe partecipato anche la giovaneche, non ancora maggiorenne - secon-do l’accusa - avrebbe fatto sesso incambio di denaro e altre utilità con l'excapo del Governo. È iniziato il processo

finito in primo grado con una condan-na a 7 anni, con l’accusa di concussio-ne non per induzione ma per costri-zione. Sentenza ribaltata in secondogrado, dove l’ex premier è stato assol-to. Decisione seguita dalle dimissionidi Enrico Tranfa, presidente del colle-gio, in disaccordo coi colleghi.

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6 MERCOLEDÌ 11 MARZO 2015 il Fatto Quotidiano

La cupola a Roma”come nella Palermodegli anni Settanta”

“PER TOTÒ RIINA è notoria la sua fa-ma criminale, la ferocia. Per Roma è no-torio altro: sia la capacità di esercitareviolenza, se necessaria, sia la capacitàdi chiuderti ogni spazio”. È questo l’ele -mento “originale” che distingue MafiaCapitale dalle altre mafie secondo ilprocuratore aggiunto di Roma Michele

Prestipino: “Alleanze, un sistema di col-lusione con persone importanti e con leistituzioni” che può condizionare la vitadegli operatori economici, degli im-prenditori. “Più è forte l’o rga n i zza z i o n emafiosa, maggiori radici ha – ha pre-cisato il procuratore al corso sulla Cri-minalità organizzata alla terza univer-

sità di Roma – più può fare a meno delricorso alla violenza. La prima reazionedella società civile di fronte a fenomenidi organizzazione mafiosa “è dire chenon esiste. Questo si diceva a Palermonegli anni Settanta. Minimizzare, fram-mentare: è la nuova frontiera del nega-z i o n i s m o”.

di Emiliano Liuzzi

Quello che ancoranon è chiaro è co-me Mafia Capita-le sia arrivata

dentro la Rai. Da ieri, però,ne è uscita ufficialmente.Anche se a farne le spese so-no solo i 70 dipendenti chelavoravano tra i dieci bar divia Teulada, viale Mazzini eSaxa Rubra, costretti ad ab-bassare le saracinesche inuna sorta di sciopero obbli-gato, visto che non hannopiù neanche il caffè. Senzaconsiderare poi che molti diloro non vedono lo stipendioda dicembre, cioè da quandola magistraturaha messo sottosequestro i con-ti e il patrimo-nio dell’i m-prenditore diorigine calabre-se, GiuseppeIetto. È lui il ti-tolare dellaUnibar, la cate-na che gestiva ilocali e i puntiristoro della Rai. Il suo nomecompare nella lista degli ar-restati nell’operazione “T e r-ra di mezzo”, condotta daipubblici ministeri della Pro-cura di Roma. Secondo gliinquirenti, proprio grazie aIetto, Massimo Carminati,ex Nar e Banda della Maglia-na, boss riconosciuto dellaterra di mezzo, era riuscito amettere le mani sui punti ri-storo della televisione pub-blica. Con Carminati, Iettogestiva anche la fornitura deipasti alle strutture di acco-glienza per i minori stranie-ri. Ora i lavoratori dei barRai, che fino a oggi hannocontinuato a servire colazio-ni e pranzi nonostante le bu-ste paga azzerate, aspettanoche ai piani alti di Viale Maz-zini si muova qualcosa.

MA LE SPERANZE concretesono poche: in questi tre me-si non è stato fatto niente,difficile che accada tutto nel-l'arco di una manciata digiorni. A un certo punto, ungruppo di dirigenti avevapensato anche di autotassarsiper mantenere in vita le at-tività, ma parliamo di un girod’affari molto grosso e lo sti-pendio di 70 persone (solo 20lavorano a Saxa Rubra) nonpuò essere pagato con unasemplice donazione. “Noicerchiamo di far sentire lanostra voce”, racconta uno diquei ragazzi che erano di-pendenti delle tre cooperati-ve, la Unibar, Unibar 2 eVenti Punto dodici, al servi-zio di Ietto. “Speriamo che laRai si muova per salvare nonsolo il nostro posto di lavoro,ma anche un servizio che esi-ste, c’è sempre stato e ha co-

munque prodotto profitti,seppur in favore della mala-vita”.Tre società che, secondo gliinquirenti, Ietto usava inquanto prestanome di Mas-simo Carminati, il vero ge-store dei locali interni alla ti-vù di Stato, oltreché di quellidel Ptv del policlinico di TorVergata. Lo stesso Ietto, in-gegnere cancellato dall’Ordi -ne perché già finito nei guaiper corruzione a un pubblicoufficiale di Nola, ha fornitodettagli al gip e ai pm titolaridell’indagine durante l’inter -rogatorio di garanzia.Difficile pensare a via Teu-lada senza il bar tappezzato

di gigantografie di Mina, an-ni di Studio Uno, RaffaellaCarrà, Corrado e Indietro tut-ta di Renzo Arbore. Difficileperò anche trovare una so-luzione a breve termine, unavia di uscita. Almeno cosìsembra: i dipendenti dellecooperative – e non sono gliunici rimasti a spasso dopo labufera giudiziaria – l’ultimostipendio lo hanno incassatoa dicembre e, a metà gennaio,sono riusciti anche ad avereuna parte della tredicesima.Da quel momento in poi, ilmensile non è più arrivato ela procedura per affidare ilservizio a un’altra aziendanon è ancora avviata. È dagli

inizi di dicembre che le per-sone rimaste occupate, masenza stipendio e senza unfuturo, pensano di chiederealla direzione commercialedi Viale Mazzini o agli altriuffici competenti, di trovareuna soluzione al loro proble-ma.

LO HANNO dimostrato nelcontinuare a lavorare comese nulla fosse accaduto, han-no garantito loro per le mi-gliaia di dipendenti un ser-vizio che esiste da sempre.Per ora i vertici della Rai lasoluzione non ce l’hanno.Vogliono capire, appunto,come sia stato possibile che

negli anni sia stato permessol’ingresso di criminali nelcuore della macchina Rai,l’azienda pubblica più im-portante del Paese. E non so-lo: andrà chiarito se il girocontabile formato attorno aipunti ristoro della televisionepubblica e alle tre società diIetto era funzionale a un piùampio giro di fatture false.Con quello Carminati e i suoiscagnozzi potrebbero aver ri-pulito le enormi quantità didenaro ricavate dal loro bu -s i n e ss .

La Rai resta senza il caffèChiusi i bar di Mafia CapitaleERANO GESTITI DA UN PRESTANOME DI CARMINATI: SETTANTA PERSONE SENZA LAVORO

A volerla leggere con malizia, è l’ennesima presa didistanza da quello che fino a oggi ha fatto il go-

verno. Un modo per dire che tagliare le auto blu e iprivilegi è possibile. E anche in breve tempo. Bastaseguire l’esempio del presidente della Repubblica Ser-gio Mattarella che, con un regolamento entrato in vi-gore dal 4 marzo, ha tagliato leauto blu per se stesso, ma ancheper tutti quelli che ne benefi-ciavano a vita, come le consortie i figli primogeniti degli expresidenti. La notizia è statadata in anteprima dal fa t to q u o -t i d i a n o. i t : il presidente in carica,il segretario generale e gli ex ca-pi di Stato, tutti gli altri potran-no utilizzare l’auto blu esclusi-vamente per ragioni di servizioe in orario d’ufficio. Non solo:nessuno, a parte il presidente eil segretario generale, avrà piùdiritto all’auto esclusiva, ma cisarà una sorta di garage comu-ne e al quale si accede “solo per

motivi di servizio, all’interno del Comune di Roma econ un’autorizzazione già firmata”. In barba a tuttiquelli che in questi mesi hanno sempre ribadito che lespese per la gestione del Quirinale, seppur le più alted’Europa, “doveva restare per mantenere la credibilitàe la solennità del Colle”. Da oggi sanno che Mattarella

non la pensa assolutamente come loro: dove può ta-gliare lo fa e il primo a mettersi in discussione è lui.Con le nuove regole, sempre come scrive i l fa t to q u o -t i d i a n o. i t , “il presidente Mattarella ha abolito il diritto(a vita) di utilizzare un’auto con autista previsto per levedove o il primogenito convivente degli ex presi-

denti, anche se scomparsi. Lanuova norma non è retroattiva,resterà un regime transitorioche salva i diritti acquisiti.Dell’auto blu potranno quindicontinuare a usufruire, in baseal vecchio regolamento, la mo-glie di Giovanni Leone e la fi-glia di Oscar Luigi Scalfaro, ol-treché gli eredi degli ultimi dueex presidenti ancora viventi,Carlo Azeglio Ciampi e Gior-gio Napolitano”.Con i dovuti paletti: l’usodell’auto blu spetterà esclusiva-mente al titolare del diritto enel territorio di Roma.

e.l.

Mattarella taglia le auto blu del QuirinaleBASTA PRIVILEGI ANCHE ALLE VEDOVE E AI FIGLI DEGLI EX PRESIDENTI. OGNI SPOSTAMENTO DOVRÀ ESSERE AUTORIZZATO

I TA L I A

La sede di Rai di Viale Mazzini e, sopra, l’ex Nar Massimo Carminati

È il collaboratore che ha ammesso di averfornito informazioni all’Aisi in cambio di

150 mila euro e fino a ieri era considerato l’unicopentito in grado di smontare le accuse nel pro-cesso d’appello a Mario Mori e Mauro Obinu:risultava infatti che Sergio Flamia, ex uomod’onore di Bagheria, avesse dichiarato sponta-neamente di aver saputo che Luigi Ilardo era con-siderato “inaffidabile” da Cosa Nostra almeno 15giorni prima del mancato blitz a Mezzojuso. Datii rapporti del pentito con i servizi segreti, i pgRoberto Scarpinato e Luigi Pa-tronaggio avevano sospettatoche Flamia volesse fare un fa-vore a Mori e Obinu, che ancoraoggi lavora per l’Aisi, e distrug-gere la credibilità di Ilardo, so-stenendo che il confidente era“bruciato” già a metà ottobredel ‘95. Ma non è andata così.

SENTITO NELL’AU L A bunker diRebibbia, ieri Flamia ha preci-sato che quando uscì dal carceredi Saluzzo il mafioso DomenicoDi Salvo gli disse solo di “tenerelontano” Ilardo, ma non spiegòperché e soprattutto non fece al-cun riferimento alla sua “sbir -ritudine”. Il pentito ha raccon-tato: “Siamo attorno al 15-20 ot-tobre ‘95, Di Salvo mi disse cheGiovanna Santoro (moglie diPiddu Madonia, ndr) aveva fattosapere che se veniva Ilardo nondovevamo fargli favori”. Flamiaha aggiunto di non sapere nep-pure se vi erano contrasti traMadonia e Ilardo per questionedi appalti. Quindi, ha chiestoPatronaggio, lei non sa se laSantoro alludesse a mancanza difiducia? “No - ha risposto il pentito – non loso”.Ma c’è un altro elemento che avrebbe fornito untassello all’accusa: ed è lo scambio avvenuto incarcere con Nicolò La Barbera che, parlandodell’arresto del boss Benedetto Spera, il 30 gen-naio 2001, anche questo avvenuto in un casolaredi Mezzojuso, avrebbe detto a Flamia: “Là Pro-venzano non c’è mai stato”. Ieri il pentito ha pre-cisato: “Era venuto fuori che Provenzano inquell’occasione era riuscito a scappare; io chiesi sedavvero quel giorno lo zio fosse nascosto lì: lui midisse che non c’era”.

Sandra Rizza

PROCESSO MORI Il pentitonon smonta le accuse

La spending review di Mattarellainizia dal parco auto La Pre ss e

DOPO L’I N C H I E STA

La malavita si era

aggiudicata i dieci punti

di ristoro, da Saxa Rubra

a via Teulada.

L’azienda non ha

ancora un piano B

BASTA SPRECHI

Il presidente il 4 marzo

ha stabilito il nuovo

re go l a m e n to

e risposto a chi sosteneva

che i costi del Colle

erano intoccabili

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7il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 11 MARZO 2 01 5P O L I T I CA

5Stelle, PaolaTaverna controgli ex: “Fate schifo”

QUELLI CHE SI VENDONO al Senato, quelli che sivendono alla Camera, quelli che si offrono per unministero e quelli che si prostituiscono per i soldi deigruppi. Ma qualcuno che torna a casa come avevadetto? Fate pena e pure un po’ s c h i fo”. Così su Fa-cebook la senatrice grillina Paola Taverna ha attac-cato gli ex Cinque Stelle, all’indomani dell’appellodel collega Lorenzo Battista ai fuoriusciti dal mo-

vimento di Grillo per costituire un gruppo. Le ha ri-sposto l’ex deputata M5s Mara Mucci, ora in Al-ternativa Libera: “Basta con le accuse a casaccio. Perdecenza la Taverna taccia o si riferisce a quelli cheusano fondi pubblici per pagare gli appartamenti aidipendenti scelti della Casaleggio associati? Piut-tosto, dovrebbero tornare a casa quelli che hannofossilizzato il 25% del voto dei cittadini”.

di Paola Zanca

Ealla fine tornaro-no a bussare allaporta, anzi ai por-toni di Sergio

Scarpellini, il padrone di casadi mezza Camera dei depu-tati, che dal 1997 garantisceun tetto a onorevoli e fun-zionari.

Q U E ST ’ANNO – per temera-ria iniziativa del Cinque StelleRiccardo Fraccaro – le stradedel Parlamento e del costrut-tore romano dovevano final-mente separarsi: addio ufficinei Palazzi Marini (ovveronel quadrilatero attorno allacapitolina piazza San Silve-stro) e fine degli affari perl’imprenditore che con quegliaffitti negli ultimi vent’anniha fatto bingo. Ma non è an-cora ora di divorziare, e forsenon lo sarà mai. Il contratto èscaduto il 28 febbraio scorso.Ma i gruppi parlamentari,quattro giorni prima, hannoespresso l’estremo desideriodi “riaprire il confronto” conla Milano90.Per Scarpellini, certo, la feritaè aperta. Ma siamo convintiche non ci metterà molto arimarginarsi. Fino a diecigiorni fa, la prospettiva perlui era quella di trovarsi difronte a un grosso problema:due palazzi sfitti dalla sera al-la mattina e il faticoso com-pito di trovare un nuovo ac-quirente con necessità di spa-zi così imponenti. Perciò,seppure Montecitorio abbiamesso sul tavolo alcune con-dizioni tassative, per lui que-sti nuovi contratti sono unamanna dal cielo.

T U T TO, dicevamo, cominciaalla fine degli anni Novantaquando la Camera è in cercadi spazi per dare un ufficio acirca 400 deputati. Inizia cosìil rapporto con la Milano90società che, oltre ai palazzi,offre una serie di servizi tracui pulizie, consegna posta,guardiania e ristorazione.Nasce così un sodalizio ap-parentemente senza logica,visto che Montecitorio firma

contratti che prevedono la ri-nuncia alla possibilità di re-cesso e paga canoni stratosfe-rici che si rivalutano di annoin anno: ancora nel 2010, cal-colavano i Radicali, lo Statoaveva già speso più di 350 mi-lioni di euro per affittare pa-lazzi che, nel frattempo,avrebbe potuto abbondante-mente acquistare. Un anno emezzo fa, a pochi mesi dalsuo ingresso alla Camera,dunque, il deputato M5S Ric-cardo Fraccaro porta a casaun risultato storico: riesce a

far approvare un emenda-mento che prevede la possi-bilità di rescindere anticipa-tamente i contratti con Scar-pellini.A dicembre 2014, tutti liberi.È che nessuno ha pensato adove traslocare. Così, quandoè arrivato il momento di fare ibagagli, è stato il panico tra glionorevoli che reclamavano

una scrivania e soprattuttotra i 300 dipendenti della Mi-lano90 che hanno scoperto dirimanere senza un posto dilavoro.

A QUEL PUNTO si è capitoche, con Scarpellini, bisogna-va di nuovo sedersi a trattare.Montecitorio fa una controofferta pari quasi alla metà

del canone iniziale (meno di 3milioni di euro contro i 4 emezzo richiesti), lui dice no(“cifra palesemente incon-grua”) e dalla Camera diffon-dono una nota in cui annun-ciano che il rapporto è “chiu -so”. I giorni passano, lo“sfratto” del 28 febbraio di-venta esecutivo. E la settima-na scorsa i gruppi parlamen-

tari sono costretti a capito-lare. Chiedono – e ottengono– di riaprire la trattativa con ilras dei palazzi. Ai deputatiservono gli uffici e a quei 300serve un lavoro. Peccato chenel frattempo si è anche sco-perto che Scarpellini, nono-stante gli affari d’oro, ha de-biti con l’Inps e l’Inail per untotale di 615mila euro. E sen-za Durc (il certificato di re-golarità contributiva) leaziende non possono avererapporti con la Camera.

COSÌ AL PATRON della Mi-lano90 è stata chiesta la cor-tesia di mettersi in regola. E dirinunciare alla possibilità difare causa alla Camera per ilrecesso anticipato. In cambioMontecitorio è disposta a tor-nare a bussare ai suoi portoni,pagando (chiede Scarpellini)

non meno di 8 milioni di europiù Iva. Dicono tutti sì, tran-ne Scelta Civica e la Lega chepreferivano chiudere defini-tivamente i rapporti con l’im -prenditore. Favorevole ancheil Movimento Cinque Stelle,anche quel Fraccaro che atutto diede inizio: “I soldi ri-sparmiati avremmo dovutoaccantonarli per un eventualecontenzioso, invece così pos-siamo averli subito a dispo-sizione. E poi c’erano trecen-to persone di mezzo. Nonfacciamo demagogia, quandoci sono delle scelte concreteda fare le facciamo. Ora miauguro che si faccia presto unbando per aprire un’altramensa qui a Montecitorio eche si recuperino altri spazi.Dovevamo farlo un anno fa,se c’è la volontà politica in seimesi lo facciamo”.

“SCARPELLINI SCUSACI”:LA CAMERA TORNADAL PADRONE DI CASAAVEVANO RESCISSO IL CONTRATTO CON IL PATRON DI MILANO 90PER RISPARMIARE, MA ORA I DEPUTATI TRATTANO PER RIMANERENEI SUOI DUE PALAZZI. E LUI NON FA SCONTI: 8 MILIONI PIÙ IVA

di Vincenzo Iurillo

Ventitre anni di mazzette e una questionedi fondo: dal 1992 in poi la politica non

ha fatto abbastanza per combattere la corru-zione. Lo sostengono in una tavola rotonda aNapoli, presso l’Auditorium del tribunale, ipm più esposti nelle inchieste sui reati controla pubblica amministrazione: Francesco Gre-co del pool Mani Pulite di Milano, Paolo Ielodi Mafia Capitale, Henry John Woodcock,l’inquirente partenopeo del processo Berlu-sconi per la compravendita dei senatori. Riu-niti dietro a un tavolo insieme al presidentedell’Autorithy Anticorruzione Raffaele Can-tone per merito di un convegno organizzatodal giudice napoletano Nicola Russo, suun’idea del procuratore Vincenzo Piscitelli. Latavola rotonda analizza la storia recente delPaese attraverso lo studio della corruzione daTangentopoli a Mafia Capitale, partendo dal17 febbraio 1992, giorno dell’arresto di MarioChiesa, per arrivare al 3 marzo 2015, manetteper il presidente della Camera di Commercio

di Palermo Roberto Helg. Al tavolo anche Ro-sy Bindi, presidente della commissione an-timafia, che ricorda i trascorsi di segretaria Dcnel Veneto come “una delle poche incensu-rate” in un partito falcidiato dalle inchieste del‘92.

BINDI rappresenta la politica. O almeno quellache dialoga con la magistratura: “La legge Se-verino? Per me è un po’ blanda. Espelle i po-litici mentre gli imprendi-tori restano dentro al siste-ma, attraverso i figli e i pre-stanome: certi nomi di og-gi sono gli stessi del 1992.Rivendico però di averesempre votato contro leleggi che hanno allentato icontrolli e accorciato leprescrizioni”. Greco indi-vidua una delle debolezzedella Severino: “Non ha ri-solto il problema del rap-porto tra corruzione nel

pubblico e nel privato. Se il presidente di unagrande società è nominato dal presidente delconsiglio, perché la sua posizione non deveessere equiparata al pubblico ufficiale? C’è unazona, quella delle fondazioni, che è delegifi-cata. Seguiamo i centri di spesa e adeguiamo lalegislazione in base a questo”. Cantone rilanciale parole di Bindi: “Non è stata solo una partepolitica a volere allentare i controlli, ma un’in -tera classe dirigente che ha fatto lobbiyng per

una deregolamentazione spinta, ricordo l’ap -pello firmato dai migliori imprenditori per an-nacquare le norme sul falso in bilancio”. E lacorruzione come si combatte? “Più della re-pressione, funzionano la prevenzione e la tra-sparenza”. “Purché – aggiunge Ielo – la tra-sparenza non diventi una coltre nebulosa nellaquale il cittadino non vede più niente”. Il pm diMafia Capitale si concede una battuta: “Si èintrodotta la responsabilità civile dei magistra-ti, io auspico la responsabilità penale dei cor-ruttori”. A meno che non intervenga la taglioladella prescrizione, dai tempi sempre più brevi.“Mi accontenterei di tornare ai tempi primadella ex Cirielli - sostiene Woodcock -una leg-ge pessima, tanto che nessuno l’ha voluta ri-conoscere. La prescrizione però non deve di-ventare l’auspicio dei pm che non sanno fare leindagini o adottano strategie sbagliate”. Trariflessioni su falso in bilancio, aggiotaggio, eva-sione fiscale, riciclaggio e autoriciclaggio,emerge la delusione della magistratura, privatadegli strumenti adeguati per combattere i reatidei colletti bianchi.

VENIRSI INCONTRO

Il patron ha debiti

verso Inps e Inail

per 615 mila euro

e non potrebbe lavorare

con Montecitorio. Però

aspettano che sani tuttoSergio Scarpellini, patron dell’immobiliare Milano90 Ansa

Paolo Ielo, pm a Roma Ansa

Dal Grande Fratello al Pantheon. L’affitto della ca-sa del capo comunicazione Rocco Casalino –

scrive l’E s p re ss o – è costato 40 mila euro al Movi-mento 5 stelle. Da marzo 2013 a oggi, per le abi-tazioni dello staff della comunicazione, M5s ha spe-so circa 165 mila euro.Denaro pubblico, at-tinto dalle risorse ero-gate dal Senato aigruppi parlamentari.La parte del leone la faproprio la casa dell’exconcorrente del G ra n -de Fratello. L’apparta-mento di Casalino è alquinto piano di Palaz-zo Pizzirani, uno stori-co edificio seicentescoin via di Torre Argentina, a pochi passi dal Pantheone a metà strada tra Camera e Senato. A chi fa notare ladiscrepanza tra le battaglie contro gli sprechi dellacasta e un affitto da circa 2 mila euro al mese, lo staffdi M5s risponde che la casa in questione è tutt’altroche lussuosa. Settanta metri quadri, in condivisionecon un altro collaboratore del Movimento: mille eu-ro a testa. Un benefit “previsto dal contratto di la-voro del singolo dipendente e con oneri fiscali a suocarico”, solo per chi non è residente a Roma.

To. Ro

M5S Case in centroallo staff, paga il Senato

LA BATTUTA

Paolo Ielo: “È stata

i n t ro d o t t a

la responsabilità

civile dei magistrati,

io auspico quella

penale dei corrotti”

Cantone: “Chi comanda non vuole controlli”A NAPOLI TAVOLA ROTONDA SULLA CORRUZIONE CON MAGISTRATI E ROSY BINDI: “LEGGE SEVERINO DEBOLE, SERVE IL FALSO IN BILANCIO”

Page 8: ilfatto20150311

8 MERCOLEDÌ 11 MARZO 2015 il Fatto Quotidiano

Vi d e o r i c a t toa Lapo Elkann,arrestato paparazzo

I CARABINIERI del nucleo investi-gativo di Milano hanno arrestato ilfotografo Fabrizio Bicio Pensa, exbraccio destro di Fabrizio Corona,per la vicenda del foto-ricatto a La-po Elkann. Il fotografo è stato postoagli arresti domiciliari. Con lui è sta-to arrestato anche Giovanni Bella-

vista - autista di Ferruccio Fazio, l’exministro della Salute e fratello diEnrico Bellavista, processato con ri-to abbreviato per la stessa vicendanel novembre scorso. Le indagini so-no coordinate dal pm di MilanoGiancarla Serafini e dal procuratoreaggiunto Alberto Nobili. Bellavista

nell’aprile 2014 aveva incontrato La-po Elkann per strada e aveva tra-scorso con lui alcune ore. Aveva im-mortalato la giornata con un video,nel quali si vedrebbe l’i m p re n d i to reseduto accanto a un tavolino dove cisarebbe della polvere bianca. Perquegli scatti Bellavista avrebbe

chiesto 90mila euro ad Elkann, mi-nacciandolo di vendere le immaginial giornale “Chi” oppure a DiegoDella Valle e, qualora non fosseroriusciti a piazzarle a nessuno, eranodisposti a divulgarle gratuitamentein rete col solo fine di danneggiareE l ka n n .

di Giuseppe Lo BiancoPalermo

C’è uno stranopassaggio diaziende che de-cadono, scor-

rono in graduatoria e poi ri-sorgono sotto altro nome,ma a guidarle sono sempre lestesse persone che si aggiu-dicano appalti per svariatimilioni di euro, dalla forni-tura dei pasti al servizio ditrasporto di degenti all’a m-ministrazione di un grossoospedale dell’agrigentino. Ela regia sarebbe di un notodeputato regionale. C’è poil’acquisto da parte di unascuola del palermitano diuna licenza di un softwarecostato 600 mila euro. Maanche la fornitura per decinedi migliaia di euro, di cen-tinaia di pacchi di penne bi-ro, del tutto inutili, a un entedi formazione professionale.Cento denunce nei primi tregiorni, oltre 250 nel primomese di attività nel sito lan-ciato in Sicilia dal Movimen-to 5Stelle (w w w. s e g n a l a z i o-ni5stelle. it) rompono il tabùdell’omertà siciliana e for-mano un’istantanea aggior-nata del malaffare a tutti i li-velli denunciato dai cittadinisia in forma anonima sia fir-mando la segnalazione, connome e cognome.

Carriere facilie figli di primariQuelle più numerose arriva-no dal mondo della sanità:nel reparto di Radiologia diun noto ospedale palermita-no, i macchinari sono utiliz-zati da personale non specia-lizzato e spesso rimangonoanche fermi per mancanza ditecnici. E al Policlinico di Pa-lermo sono una decina i no-mi dei figli di primari che go-dono di corsie preferenzialidi carriera, agevolati dai col-leghi dei genitori e posti an-che come strutturali senzaaverne i requisiti. Sei segna-lazioni denunciano che alcorpo Forestale un gruppo didieci persone monopolizza la

gestione di ferie, permessipremio, straordinari e malat-tie, spesso fasulle, a danno ditutti gli altri dipendenti. Inun comune delle Madonie,in provincia di Palermo, leforniture di cancelleria permigliaia di euro sono affidatead un’azienda di familiari diun componente della giuntacomunale. A Palermo un asi-lo nido pubblico viene uti-lizzato come abitazione pri-vata con allacciamenti abu-

sivi. A Bagheria una coope-rativa che si occupa di recu-pero di tossicodipendenti falavorare in nero di dipen-denti e utilizza i beni con-fiscati alla mafia e i fondi de-stinati al banco alimentareper altri scopi.

Fo r m a z i o n ee corsi fantasmaNell’agrigentino sono piùd’uno i comuni che avrebbe-

ro interrotto più volte l’e r o-gazione dell’acqua pubblicaai cittadini creando artata-mente i disservizi per indurlia scegliere il servizio alterna-tivo , più costoso, garantitoda una società privata. A Li-cata un uomo ha ottenuto lapensione d’invalidità pagan-do profumatamente il favorericevuto e ad Agrigento unfunzionario pubblico, vicinoalla commissione che decidele invalidità civili, stabiliva

un tariffario fil-trando le richie-ste, poi esaudite.Su questo mal-costume, assaidiffuso in pro-vincia di Agri-gento, la procuraha aperto datempo un’i n-chiesta arrestan-do medici e fun-zionari e portan-do a galla un ve-

ro e proprio sistema di cor-ruttela. Decine di denuncesollevano il coperchio sullaformazione professionale:corsi fantasma, attestati apersone che non hanno maifrequentato, laboratori maiattivati. Tutti profumata-mente pagati.

M a zze t t as e l va g g i aDecine di segnalazioni, tuttecon nome e cognome, ri-guardano medici specialistiin tutta la Sicilia che non ri-lasciano fattura dopo le vi-site, dipendenti pubblici in-fedeli che chiedono un cel-lulare o addirittura 100 europer portare avanti una pra-tica amministrativa, favoriti-smi, clientele e ricatti sui po-sti di lavoro. Alcune decine,in tutti i settori, sono le de-nunce di gare di appalto ri-tagliate ‘su misura’, con la

scelta dei criteri identificatividi aziende precise, in qualchecaso vicine anche a politici.

La rabbiae i riscontriIl numero maggiore di de-nunce arriva da Palermo eCatania, seguono Agrigento,Caltanissetta e Enna, pocheda Siracusa, nessuna da Tra-pani. “Nel primo mese c’èstata una partecipazione ina-spettata e la nostra valutazio-ne è molto positiva – diceGiulia Di Vita, deputato delMovimento 5 Stelle – è ovvioche tutto va preso con le pin-ze e analizzato con la mas-sima attenzione, alla ricercadi riscontri. La Sicilia si con-ferma laboratorio nazionale,visto in molti ci chiedono diallargare quest’esperienza alivello nazionale. C’e’ un in-teresse concreto in Toscana eCampania, ma pensiamo diestendere la possibilità di de-nunciare il malaffare a tuttoil Paese’’.

La fiduciae lo StatoE la fiducia dei siciliani neigrillini supera anche quellanello Stato: alla domanda fi-nale del forum di compila-zione del portale anticorru-zione “se questa denuncia lafaresti anche alle forzedell’ordine”, la raffica dei nosurclassa i sì. Se ancora pre-valgono le segnalazioni di il-leciti e disservizi e non sonomolte le denunce di scandalieclatanti, la Di Vita è otti-mista: “In molti attendono dicapire che fine faranno que-ste denunce: noi cerchiamo iriscontri, le passiamo al va-glio dei nostri consulenti le-gali e poi il loro approdo è inprocura. Quando vedrannoche facciamo sul serio, le de-nunce sulla corruzione simoltiplicheranno”.

CONTRO L’O M E RT À

Una “d i re t t a ”sui casi

di corruzione e cattiva

a m m i n i s t ra z i o n e

segnalati sul sito M5S.

Ma resta la diffidenza nel

denunciare dai magistrati

Dagli asili alle penne biroil ‘m anu a l e ’ del malaffareSICILIA, LE DENUNCE DEI CITTADINI: CI SONO ANCHE I RICATTI SULL’ACQUA CORRENTE,IL TARIFFARIO PER AVERE LE INVALIDITÀ E I TRAFFICI NELLE FORNITURE SANITARIE

I TA L I A

di Antonello Caporale

Cosa può fare un padre per il proprio figlio?Candidarsi, per esempio. L’amore filiale ci

conduce fino a Patù, nel Salento più luminosoe nascosto, appena dietro Santa Maria di Leuca.Nel destino di un uomo, in questo caso il gio-vane Gabriele Abaterusso, imprenditore e vi-cesindaco del paese, si staglia la figura paternadi Ernesto, papà accorto e misericordioso. Ga-briele, molto attivo negli affari, ha subito unacondanna (in appello) per bancarotta e insiemea Michele Emiliano, il suo leader oggi can-didato governatore della Puglia, ha riflettuto,valutato e poi deciso di rinunciare alla corsa.Non sarebbe stato bello per l'immagine di Emi-liano, comunque ancora magistrato, e per quel-la del Partito democratico. Gabriele è stato ir-removibile: non mi candido. A questo puntonella testa di Emiliano la lampadina si è accesa:ha chiesto al papà una firma in sostituzione.Una surroga come quella per i mutui. Ed Er-nesto, in una memorabile lettera che il Quo-tidiano di Puglia ha pubblicato e di cui daremo

ampi stralci, seppure a malincuore e con l'a-nimo ferito e il fisico provato, ha accettato.Ernesto, il papà, è già stato deputato e sa qualisofferenze si debbano sopportare in politica.“Michele Emiliano mi chiede di dare una manoper preservare questo progetto e pur tra milleremore che mi derivano dagli impegni lavo-rativi e personali già assunti, rispondo: il par-tito chiama e io, onorato, obbedisco. Comesempre”.La lettera è lunga e il Garibaldidel Salento fa dimessamentenotare che, unico nella storiacontemporanea, ha avuto il fe-gato, nel 2001, “ad appena 45anni e dopo appena una legi-slatura e mezza conquistatacon i voti nei collegi e non danominato, decisi di interrom-pere la mia carriera istituzio-nale”.Conoscete altri che a 45 anni, edopo una legislatura e mezza,abbiano lasciato tutto per far

ritorno, senz’altro avere che il proprio ardore, aPatù? Nessuno. Ernesto negli anni della so-litudine ha accudito Gabriele e sostenuto nel-l'impegno per il bene comune e, nei ritagli ditempi, anche al proprio benessere. Oggi, scriveil fantastico papà, Gabriele è immerso “in unavicenda kafkiana che prima o poi andrà ancheesplorata e studiata con la dovuta severità efreddezza”. È la maledetta bancarotta per di-strazione, capo di imputazione sul quale Er-

nesto ha perso il sonno, che l'ha ridotto allostremo “fisicamente e moralmente”. Eppure ilpapà, qui è la dimensione grandiosa dell’amoreverso il figlio, non si strappa le vesti, non sichiude in bagno, non serra le tapparelle, mainizia un nuovo cammino. Col saio del doloreindossato accetta la candidatura lui che, “unicocaso al mondo”, vi rinunciò 15 anni fa. E quindiErnesto, in vece di Gabriele, si accinge ad af-frontare “una nuova campagna elettorale chepuò essere entusiasmante”.Finalmente il sorriso, finalmente la speranzadopo tanta delusione. Patù ha memoria ed è“fraternamente vicina” a Ernesto (e pure a Ga-briele). Votare l’uno o l’altro è uguale.I due corpi si riducono a uno e seppur tra lesofferenze la famiglia resta unita, e anche ilpartito. Avremo sicuramente almeno un Aba-terusso in consiglio regionale che sarà voce delSalento e anche testimonianza esemplare di co-me il memorabile detto “Franza o Spagna pur-ché se magna” sia stato aggiornato e lotti an-cora – grazie all'ingegno di Michele Emiliano –insieme a noi.Ernesto Abaterusso Fa ce b o o k

PROFONDO PD

Elezioni a Patù,

Lecce: bancarotta

per il giovane Gabriele

Abaterusso, Ernesto

si lancia: “Il partito

chiama, obbedisco”

ORA BASTAUna manifestazionecontro il pizzoa Palermo Ansa

Condannano il figlio, si candida il padreLA FAMIGLIA È TUTTO

Il sito segnalazioni5stelle.it

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9il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 11 MARZO 2 01 5

di Davide Vecchi

Matteo Salvini cac-cia dalla Lega Fla-vio Tosi. Che rea-gisce dandogli del

“Caino travestito da Abele”. Fi-nisce nel peggiore dei modi ilbraccio di ferro che proseguivaormai da settimane tra il leaderdel Carroccio e il sindaco di Ve-rona, nonché segretario dellaLiga Veneta. Tosi adesso daràseguito alle intenzioni ribaditeancora ieri da Lilli Gruber:“Pronto a candidarmi in Regio-ne”.La decisione di Salvini è arriva-ta poco prima delle 22, dopo latrasmissione su La7. “Sono co-stretto a prendere atto delle suedecisioni”, ha dichiarato Salvi-ni giustificando così l’espulsio -ne dal partito di Tosi. Il sindacodi Verona non ha rispettato itermini dell’ultimatum scadu-to ieri alle 14 e imposto dal Mat-teo padano: o lasci la tua fon-dazione “Ricostruiamo il Pae-se” o sei fuori dal Carroccio.Fatwa accompagnata dal com-missariamento della Liga edall’imposizione di Milano sulVeneto: “Liste e alleanze le de-cidiamo noi”, la linea impostada Salvini. Alla quale Tosi hasempre ribattuto allo stessomodo: “Se non togliete il com-missario e non restituite alla Li-ga il diritto di decidere liste ealleanze io sono pronto a usciree candidarmi sfidando ancheZaia”.

PER RICUCIRE lo strappo, edevitare di consegnare così la Re-gione nelle mani di AlessandraMoretti e del Pd, si sono mossitutti i diplomatici leghisti. An-

cora ieri Giancarlo Giorgetti hatentato una mediazione invian-do un testo scritto a Salvini pro-ponendo l’ennesimo accordo aTosi. Ma il leader del Carroccioieri in tarda serata da Strasbur-go, indispettito dall’apparizio -ne televisiva del sindaco di Ve-rona, ha deciso di dare seguitoalle minacce e lo ha espulso.“Dispiace che da settimane Tosiabbia scelto di mettere in diffi-coltà la Lega e il governatore diuna delle regioni più efficientid’Europa”, ha scritto in una no-ta. “Ho provato mediazioni diogni tipo, ma purtroppo, rice-

vendo solo dei no, sono costret-to a prendere atto delle decisio-ni di Tosi e quindi della sua de-cadenza da militante e da segre-tario della Liga Veneta - LegaNord. Se insisterà nel volersicandidare contro Zaia, magariinsieme ad Alfano e a Passera,per aiutare la sinistra, penso cheben pochi lo seguiranno. Non sipuò lavorare per un partito al-ternativo alla Lega, non si pos-sono alimentare beghe, correntio fazioni”, l’accusa di Salvini.“Ora basta chiacchiere, e si la-vora con tutte le sezioni e tutti i

P O L I T I CA

Grattacielo di Fuksas,accuse di tangenti“rosse” al CarroccioLA PROCURA INDAGA SULLA NUOVA SEDE DELL’ENTEE UNA SPONSORIZZAZIONE AL GIRO DELLA PADANIA

di Andrea GiambartolomeiTorino

Le coop costruttrici del grattacielo della Regione Piemonteavrebbero finanziato la Lega sponsorizzando il Giro della

Padania. I pagamenti, effettuati nell’estate 2011 su un contoaperto al Senato, sarebbero strani perché avvenuti dopo lafirma del contratto tra le società e l’amministrazione guidatadal leghista Roberto Cota, inizialmente contraria all’operaprogettata da Massimiliano Fuksas. È quanto emerge dopo leperquisizioni fatte ieri mattina dal Nucleo di tutela della spesapubblica della Guardia di finanza, guidato dal tenente co-lonnello Giuseppe Fugacci, su incarico della procura.

AL MOMENTO UNA PERSONA è indagata dai pm GiancarloAvenati Bassi e Stefano Demontis per l’ipotesi di finanzia-mento illecito a un partito. Si tratta di Paolo Rosa, geometra

della Coopsette e presidente del con-siglio d’amministrazione di TorreRegione Piemonte (Trp), consorziovincitore dell’appalto che raggruppaalcune cooperative emiliane come laCoopSette, l’Unieco, la Cmb, l’Idro -termica e due società torinesi, laDe-Ga e la Kopa Engineering. L’uo -mo - difeso dall’avvocato AlbertoMittone - è già al centro di un’altrainchiesta degli stessi magistrati percorruzione e turbativa d’asta. I pa-gamenti sono emersi dopo le perqui-sizioni nella sede della Trp fattenell’autunno 2013 dai carabinieri nelcorso di un’altra indagine, quella sul-

lo smaltimento illecito di terreni inquinati di quell’area ex FiatAvio, comprata dall’immobiliarista Luigi Zunino e venduta acaro prezzo alla Regione Piemonte senza le dovute bonifiche.Nei computer vengono ritrovate delle email con cui l’asso -ciazione sportiva “Monviso-Venezia” di Bra, presieduta dall’exsenatore leghista Michelino Davico (ora in forza a Gal), chie-deva di sponsorizzare la prima edizione del Giro della Padania.Le richieste sono tutte avvenute il 3 giugno 2011, quattro giornidopo la firma del contratto tra la Regione Piemonte e la societàla CoopSette. Sempre dalle email si scopre che nel corsodell’estate sono state definite le modalità di pagamento dellasponsorizzazione: ogni società che fa parte di Trp doveva ver-sare alla “Monviso-Venezia” una quota proporzionale alla pro-pria partecipazione nel consorzio. Nel decreto si legge che pergli inquirenti “la sponsorizzazione è un pagamento fatto inconseguenza dell’appalto per la costruzione della Torre”.

gli iscritti, che contiamo di rad-doppiare in fretta per riconfer-mare il buon governo di LucaZaia. Ovviamente le liste per ilVeneto saranno fatte solo daiVeneti, dal commissario Gian-paolo Dozzo (uno dei padri del-la Liga Veneta, iscritto dall’83) eda tutti i segretari del territorioveneto. Senza rancore e facendogli auguri a Flavio Tosi, sarannoi Veneti a decidere”.La risposta di Tosi non si è fattaattendere .“Salvini mente sa-pendo di mentire, mai avreipensato di vedere in Lega il peg-

gio della peggior politica, conCaino che si traveste da Abele.Resta e resterà sempre la stima,l’amicizia e l’affetto per i tantiveri leghisti”.

LA DECISIONE di Salvini mettea rischio la tenuta del Carroccio.Lo dicono i numeri. L’ultimodato recapitato appena ieri mat-tina in mani leghiste è chiaro: inVeneto il candidato governato-re del Carroccio, Luca Zaia, haun vantaggio su Moretti di 9punti percentuali. Se Tosi do-vesse correre da solo porterebbea casa una percentuale compre-sa tra il 9 e il 12 per cento. Ipotesiormai obbligata per il sindaco diVerona. Per oggi, a quanto siapprende, ha convocato unariunione con i suoi per deciderequali mosse adottare. Partendodal gruppo in suo favore giàcreato in Regione Veneto. Saràa Verona, in Comune, dove èconvocato il consiglio. Ma co-me dice uno dei suoi uomini:“Ora comincia la guerra”.

[email protected]

ADDIO CON RABBIA

L’espulso: “Mai avrei

pensato di vedere

il peggio della peggior

politica, con Caino che si

traveste da Abele. Resta

la stima per i veri leghisti”

Sopra Flavio Tosi nello studio di Otto e Mezzo. In basso Matteo Salvini Ansa

Bossetti in aula:”Sono innocente,basta accanimenti”

MASSIMO GIUSEPPE BOSSETTI, accusatodell’omicidio di Yara Gambirasio, per la prima voltaieri ha preso la parola in aula e di fronte ai giudici delRiesame di Brescia si è difeso: “Sono innocente, so-no un padre di famiglia, perché il pm si accaniscecontro di me?". Parole rivolte a Letizia Ruggeri, ti-tolare dell’inchiesta della Procura di Bergamo, che loscorso 16 giugno ha chiesto l’arresto del 44enne

muratore ritenuto il responsabile dell’omicidio della13enne Yara Gambirasio, scomparsa il 26 novembre2010 da Brembate di Sopra (Bergamo). Bossetti, haspiegato il suo legale, “ha detto che lui non ha maiconosciuto questa ragazza". Poi rivolgendosi al pm"ha detto come mai tanto accanimento nei confrontidella mia persona”. L’udienza ha visto al centro delconfronto tra accusa a difesa le novità emerse dalle

analisi del Dna riportate nella consulenza tecnicadella procura rispetto alla traccia mista trovata suglislip e i leggings della vittima. I giudici del Riesame sisono riservati sulla richiesta di scarcerazione. Sitratta del secondo ricorso davanti al tribunale dellaLibertà, dopo il no dell’ottobre scorso, il doppio ri-getto alla scarcerazione deciso dal gip di Bergamo ela più recente bocciatura della Cassazione.

LEGA, SALVINI CACCIA TOSI(CHE ORA VUOL CACCIARE ZAIA)IL SINDACO DI VERONA PROVA A RESISTERE AL COMMISSARIAMENTO DELLA LIGAMA PER IL SEGRETARIO È DECADUTO. E LUI: “PRONTO A CANDIDARMI IN VENETO”

Buonanno in Libia con l’Ak47. “Sterminare l’Isis”L’Europa sta stretta al leghista Gianluca Buonanno.

Dopo avere dichiarato guerra ai nomadi a Pi a zzaPu l i ta (“I rom sono la feccia della società”) l’europar-lamentare, nipote della spalla di Petrolini, ripara in Li-bia per lottare contro un nuovo nemico. Al grido di“Quelli dell'Isis vanno sterminati con la bomba ato-mica” il nostro crociato imbraccia il kalashnikov peruna guerra senza prigionieri: “non voglio che sia pagatoun riscatto per me”, dice. Da quando è sbarcato a To-bruk il suo profilo Twitter somiglia a un racconto dellaDomenica del Corriere di Beltrame.

(testi di Marco Lillo)

IL MINI-STRO degli este-ri gli chiede di tene-re la bandiera libi-ca, ma Buonannolo inganna convin-cendolo a cantaresaltando: “chi nonsalta feccia rom è”

A TOBRUKgli spiegano final-mente che non era-no mozzatesteislamici ma amici.Buonanno tirafuori la felpa iden-titaria, rimette invaligia il tricoloree sfodera la spada

PADANIAN SNIPER Il cecchino leghista fa le proveper la locandina del suo prossimo film. Intanto posta uncommento che conferma il suo acume. Il libico realizza ilsenso del proverbio italiano: “Con certi amicinon hai bisogno dell’Isis”

AL CONFI-NE con l’E gi t -

to, Buonanno te-me di essersi im-battuto nell’Isische cerca un le-ghista. Furbo ligabba cantando

l’inno di Mamelie gridando

‘Viva l’euro!’

P O RT FO L I O

REGIONE PIEMONTE

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1111 MARZO 2 01 5

il FAT TOECONOMICO

Gli assistenti di volo che non raggiungono gliobiettivi, dice la nostra fonte, “sono costretti a giu-stificare i mancati introiti al responsabile presentein ufficio” e quando sei tra i peggiori venditori delmese “ricevi una lettera in cui ti si fa presente chedevi migliorare le tue performance”.

GLI ASSISTENTI “non devono giustificare la loroperformance con il management” risponde peròRyanair quando Il Fatto le gira la domanda. “I peg-giori venditori – spiega l’azienda – non ricevonoalcuna lettera ma si sottopongono a un t ra i n i n g inmodo da migliorare le loro tecniche di vendita emassimizzare così i bonus conseguenti”. Si mas-simizzano i bonus, che infatti pesano in busta pagae, allo stesso tempo, si massimizzano i profitti.“L’obiettivo è vendere, vendere, vendere” conti -nua il nostro testimone. E questo significa “lavo -rare di corsa, con turni che si susseguono senzanemmeno usufruire di pasti per l’equipaggio”.Da Ryanair veniamo a sapere che in effetti il

di Salvatore Cannavò

Ryanair è la compagnia leadernel volo low cost. Ma, secondole lamentele dei suoi dipen-denti, lo è anche nel lavoro l owco s t : “Lavoro per la compa-gnia da diverso tempo, ho ba-

se in Italia e penso sia giunto il momento di chia-rire le dinamiche lavorative all’interno dell’azien -da”. Inizia così la testimonianza raccolta dal Fa t todi un assistente di volo della Ryanair.Da contratto i dipendenti non sono tenuti a di-vulgare informazioni sulla società. Ma il suo rac-conto è stato in gran parte confermato dalla stessaRyanair che ha risposto alle domande del Fa t to .Ryanair è un’azienda nella quale si fa la coda peressere assunti nonostante offra contratti iniziali ditre anni e chieda ai neo assunti di pagarsi il corso diformazione. Il costo, secondo la nostra fonte, è dicirca 2.000 euro di cui 1.200 vengono recuperati,come incentivo, se si rimane alle dipendenze diRyanair per almeno 12 mesi. Il “reclutamento” inItalia sta avvenendo proprio in questi giorni con iCabin Crew Day organizzati dalla Crewlink. Perdivenire assistenti di volo occorre avere un’al -tezza minima, proporzionata al peso, di 157 cen-timetri, 18 anni di età, una buona conoscenza del-l'inglese, saper nuotare e avere una buona formafisica. Il personale selezionato viene inserito conun contratto flessibile a termine di 3 anni con tur-ni di 5 giorni di lavoro e 2 di riposo seguiti da altri5 lavorativi e tre di riposo.

TRA LE “P R E SS I O N I ” che i lavoratori lamentanoc’è la richiesta di rispettare i target di vendita neiprodotti e servizi a bordo dei voli. Si trattadelle entrate “accessorie”, così le definiscela stessa Ryanair nel suo rapportoannuale, che riguardano le pre-

notazioni di Hotel, auto a noleg-gio, biglietti di bus e treno. E poipasti e bevande, “gratta e vinci”, iprodotti del duty free a altro anco-ra.Da tutto questo comparto, nel2014, Ryanair ha ricavato il 25%del proprio fatturato: 1,24 miliardidi euro contro poco più di un mi-liardo nel 2013. Una crescita del17%, che ha portato il fatturatocomplessivo da 4,8 a 5 miliardi di euro e un profittonetto –dedotte le tasse che hanno inciso in bilanciosolo per l’11% – di 523 milioni. I ricavi per le solevendite a bordo sono passate da 109 a 117 milionidi euro. “Noi abbiamo gli obiettivi di vendita –spiega il nostro interlocutore – abbiamo target ericeviamo un bonus del 10% per ogni vendita”.

personale percepisce una specifica “indennità” peril pranzo e deve poi decidere se acquistare il pastoin volo.Poi c’è la figura del “mistery passenger”, un ispettoresconosciuto che ogni dipendente può trovarsi abordo dell’aereo. “Il nostro mystery passenger” pre -cisa Ryanair, “lavora come sistema di controlloqualità e ci fornisce riscontri sulle valutazioni dellaclientela sui servizi offerti dal nostro equipaggio edal nostro servizio cliente”. Il nostro assistente divolo afferma, invece, che proprio questo funzio-nario è adibito al controllo degli obiettivi di ven-dita. L’azienda nega ma resta che chi lavora devevolare sapendo che da qualche parte, su un sedile,c’è qualcuno che lo sta controllando.Il rapporto con i dipendenti italiani è complicatodall’applicazione di tre tipi diversi di rapporto dilavoro. Quelli assunti prima del 2012 guadagnano,afferma il nostro interlocutore, “circa 17 eurol’ora”. Nel 2012, però, è entrata in vigore la nor-mativa europea che obbliga le aziende a pa-gare la previdenza sociale nel Pae-se di appartenenza dei dipendenti.Data l’incidenza dei contributi daversare all'Inps, “la compagniaha offerto ai nuovi assuntiuno stipendio inferioredel 12%”. Gli assuntipiù anziani hannoinvece un con-tratto a tem-po inde-termi -na -

to con una re-tribuzione fissa e

una parte variabile infunzione delle ore di

volo. Tutti arrotondanocon le commissioni per le

vendite a bordo. Ryanair ri-sponde che il proprio persona-

le “guadagna circa 30 mila eurol’anno e gode di aumenti retribu-

tivi annui, turni favorevoli, promo-zioni rapide e sicurezza sul lavoro”. E

precisa: si tratta di condizioni “superioriad Alitalia che nel 2014 ha annunciato un ta-

glio di 2250 posti di lavoro”. Che le retribuzionisiano basse, però, lo si può desumere dai bilanciannuali.

QUELLO CHE PERÒ L’A Z I E N DA pubblica sul pro-prio sito è un po’ diverso: “Nel primo anno si èpagati a volo e con i bonus delle vendite a bordo. Cisi può attendere una retribuzione che va da 900 a1.400 sterline (da 1.200 a 1.800 euro). Dopo i 12mesi si può avere un extra annuale tra i 300 e 500euro. Infine, dopo 6 mesi si può essere assuntidirettamente e dopo altri 12 mesi si può con-correre alla posizione di Supervisore arrivandoa guadagnare fino a 30 mila sterline pari a 42mila euro”. Tutte possibilità che valgono soloper una parte dei dipendenti: un supervisore,infatti, coordina tre dipendenti in cabina.L’ammontare degli stipendi di Ryanair, inrapporto al numero dei dipendenti, è del re-sto inferiore dell’11% a quello di Vueling,altra compagnia low cost. Nel confronto conla International Airlines Group, che rag-gruppa Vueling, Iberia e British Airways, ilcosto medio per dipendente è inferiore ad-

dirittura del 58 per cento e confrontando idati di bilancio del 2011 con l’Alitalia, la dif-ferenza a svantaggio di Ryanair è di 7.700 eu-ro medi a dipendente, un saldo negativo del17%.

Quanto alle relazioni sindacali, in Italiasembra non esistano: “Abbiamo tentato

dei contatti con l’azienda – dice la FiltCgil – che finora si sono rivelati im-

possibili”. A questo problema lacompagnia replica con una risposta

diplomatica: “Sotto la Costituzio-ne irlandese, tutti i dipendentiRyanair sono liberi di iscriversial sindacato e liberi di negoziareil proprio stipendio e le condi-zioni direttamente con la com-pagnia”. Una libertà che, tra

obiettivi di vendita, mistery pas-senger e contratti a termine, sembra

dover essere conquistata ogni giorno.

» Il patrimonio dell’entevale 3,2 miliardi, mala gestione è in rossoper 250 milioni l’anno.E butta soldi in affitti

» Il Tar del Lazio haannullato l’assunzione(senza concorso) di trefunzionari voluta dalpresidente della Consob

» Tutte le ipotesi(realistiche) per ridurrel’indebitamentopubblico senza traumie senza austerità

IN CIELO Un assistente di volo racconta come funzionala sua busta paga, tra percentuali sulle vendite di gadgeta bordo, controlli a sorpresa e agenzie interinali

STILE RYANAIR,TUTTI I SEGRETIDEI DIPENDENTILOW COST

di Stefano Feltri

A TORINO, i dipendenti del centro ricer-che della General Motors, per dieci giorniall’anno, potranno lavorare da dove voglio-no, invece che dalla loro scrivania. Resta dachiedersi che bisogno ci sia di tenerli in-chiodati per gli altri 355 giorni visto che,evidentemente, non è così necessario. An-che l’articolo che state leggendo, inveceche da una scrivania della redazione roma-na del Fa t to poteva essere scritto da Isla-mabad in Pakistan o da Cupertino, in Ca-lifornia. Il sistema editoriale che permettedi disegnare e riempire le pagine non è al-tro che un link, lavorare tutti nello stessoufficio è tradizione più che necessità.Il lavoro a distanza non è una bizzarria,qualcosa di un po’ f re a k come i tavoli daping pong o le palestre aziendali in certeaziende della Silicon Valley. La rottura delvincolo fisico per svolgere un lavoro sta perdistruggere quel poco che resta delle rigi-dità normative novecentesche. Non è unacoincidenza che i lavoratori più precari,con i redditi più bassi e con le minori tutelein Italia siano i giovani professionisti (avvo-cati, architetti, traduttori, giornalisti ecc.).Perché il loro lavoro si può fare da casa e siconclude mandando una email al cliente oal committente. Da anni Amazon Mecha-nical Turk ha introdotto una specie di ba-

checa degli annunci virtua-le globale in cui si mettonoin vendita prestazioni comequesta: “Scrivere una rispo-sta di 450 parole a un que-sito finanziario”, tempo ri-chiesto 60 minuti e retribu-zione di 36,50 dollari.Avanti con i volontari. An-che i d r i ve r di Uber, sia iprofessionisti che i comunicittadini che offrono la loroauto alla App americana, se

hanno un solo committente smettono diessere davvero liberi professionisti e co-minciano a sembrare dipendenti di un nuo-vo tipo. A gennaio l’Eco n o m i s t notava che imille servizi di “lavoro a chiamata” imme -diata tramite una app dallo smartphone“sono una sfida alle ipotesi di fondo del ca-pitalismo del Ventesimo secolo, dalla natu-ra delle imprese alla struttura delle carrie-re ”. Schiere di lavoratori a cottimo, privi ditutele, ammortizzatori sociali e garanzie diavanzamento. Ma anche liberi di lavorarequanto, come e dove vogliono, di avvicina-re direttamente i clienti senza passare daordini professionali, intermediari, societàdi distribuzione, di muoversi tra le magliedella legge, nel bene e nel male. Non è det-to che sia meglio di oggi, ma non è neppurescontato che sia peggio.Morale: il Jobs Act di Matteo Renzi è statopubblicato in Gazzetta ufficiale e ora è invigore il contratto a tutele crescenti. Madavvero qualcuno pensa che il cambia-mento del mercato del lavoro passi da lì? IlVentunesimo secolo è cominciato già da 15anni, solo in Italia ancora fatichiamo ad ac-ce t t a r l o.

APP & WEBI super flessibiliche ignoranoil Jobs Act

PERCHÉ I BIGLIETTI COSTANO COSÌ POCO

L’azienda replica: “Qui si sta meglio che in Alitalia

dove nel 2014 hanno tagliato oltre 2.000 posti”.

Ma il costo del lavoro è molto basso e la differenza

con le altre compagnie arriva anche al 58 per cento

UNO SOLOAL CO-MANDO Ilnumero uno diRyanair, lacompagnia divolo low cost,Michael O’Lea-ry Re u te rs

IMMOBILIAREINPS

IL TAR BOCCIAVEGAS

S PU N TA R EIL DEBITO

All’i n te r n o

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12 11 MARZO 2 01 5 il FATTO ECONOMICO

MATTONE IN ROSSO Ogni anno ne perde 250. Treuvoleva cedere le case, ma il Consiglio di Vigilanzaha detto no: “Senza un piano non si svende nulla”

INPS, L’IMMOBILIARECHE DIVORA MILIONI

di Marco Palombi

C’è un altrocapitolonella sto-ria non

esattamente commen-devole del cospicuo pa-trimonio immobiliaredell’Inps: a distanza diun anno dai proclami dirisanamento di un buconero che costa centinaiadi milioni l’anno, anco-ra non si è fatto niente.Lo certifica una deliberadel Consiglio di indiriz-zo e vigilanza (Civ)dell’ente datata 17 feb-braio: nonostante le nu-merose richieste, scri-vono ai vertici Inps, noiil piano complessivo su-gli immobili non lo ab-biamo ancora visto,quindi non è il caso disvendere pezzi di patri-

monio.L’ultimo atto della sagadei palazzi Inps è solodel 23 dicembre scorso,appena un giorno primadella formale indicazio-ne di Tito Boeri a pre-sidente dell’Istituto. Suproposta dell’ex diretto-re generale Mauro Nori,infatti, il commissarioTiziano Treu (ex mini-stro di centrosinistra vi-cino alla Cisl) ha firma-to una delibera che ri-lanciava il piano di ven-dita dei palazzi dell’entein tre mosse: il conferi-mento di immobili alFondo Gamma di IdeaFimit, una società con-trollata dal gruppo DeAgostini di cui Inps pos-siede circa il 30%;un’operazione di di-smissione fatta con In-vimit sgr, il fondo creato

dal governo proprio pervendere gli edifici pub-blici (bizzarramente sispiega, il 23 dicembre,che s’intende assicurare“il buon esito” della ven-dita “entro il 2014”); in-fine la possibilità di darevia le “unità residenzialidi pregio” agli inquiliniai prezzi che l’Agenziadel Territorio decise nel2003 (a una condizione:mettere la parola fine aun contenzioso legaleche si trascina da un de-cennio). Il Civ, nella de-cisione di febbraio giàcitata, ha bocciato la de-libera con parole nettis-sime: “Il Consiglio hagià emanato i propri in-dirizzi in materia di pa-trimonio mobiliare eimmobiliare e non haancora ricevuto, nono-stante le numerose ri-

PREVI-DE N Z Al’Inps possiedeoltre 25 milaimmobili, mail patrimonioproduce perdi-te. E paga l’af-fitto per le suesedi (120 mi-lioni l’an n o )Ansa

chieste, il piano degli in-vestimenti e disinvesti-menti dell’Inps”. Tra-dotto: magari prima ca-piamo cosa volete fare,poi nel caso si procede.

Un tesoroda 3,2 miliardi

Che l’Inps non sappiaancora cosa fare dei suoiimmobili è abbastanzasorprendente. Per duemotivi. Il primo: l’Isti-tuto è, se ci si passal’espressione, uno deipiù grossi “palazzinari”italiani. Il patrimonio èinfatti valutato com-plessivamente 3,2 mi-liardi: 800 milioni sonoil valore delle poco me-no di 700 sedi proprie, irestanti 2,4 miliardi in-vece quello di 25.440unità immobiliari (pa-lazzi, appartamenti, ne-

gozi) destinate alla ven-dita o alla locazione. Se-condo il rapporto con-segnato al Parlamentonel novembre 2013 daldg Nori si tratta di15.100 unità ex Inpdap,9.500 ex Inpdai, 750dell’Inps, 90 ex Ipost.Tutti gli affluenti, in-somma, dai quali il go-verno Monti nel 2012 hacreato l’attuale SuperIn-ps. Il secondo motivoper cui è strano cheniente si sia mosso è chela gestione degli immo-bili nell’ente è un vero eproprio buco nero.

655 milioni di bucodal 2008 al 2013

Pare incredibile, ma daquesta enorme massa dimattoni l’Inps riesce aperderci e pure parec-chio. In totale tra il 2008

e il 2013 il buco ammon-ta a 655 milioni. La si-tuazione, anzi, è andatapeggiorando. Nel 2012,infatti, il governo Montiestese il pagamentodell’Imu anche all’Isti-tuto: una cosetta che pe-sa per circa 220 milionil’anno, costo che è an-dato a sommarsi alleperdite strutturali sulpatrimonio, vale a direuna cifra che ha oscilla-to tra i 30 e i 50 milionil’anno dal 2008, annoprimo dell’èra Mastra-pasqua finita un annofa. Siamo, all’ingrosso,sopra i 250 milioni di“rosso” ogni dodici me-si. Spiegare la cosa allafine è abbastanza sem-plice: persino al netto

GLI SCALI I pm: l’operazione fallì per le manovre del manager del fondo F2i

QUOTAZIONE SEA,GAMBERALE VERSOIL PROCESSO

di Gianni Barbacetto

Ci sono anche emailscomparse dai

computer, nell’ultimaindagine su Vito Gam-berale. Cancellate perscelta o per errore? Co-munque sia, il pm diMilano Sergio Spadaroè arrivato a concluderel’inchiesta sulla quota-zione di Sea, la societàdegli aeroporti milane-si, che nel 2012 non riu-scì a decollare e andarein Borsa, secondo laprocura, a causa dellemanovre di uno dei so-ci, il fondo F2i. Così ora

il magistrato chiede dimandare a giudizio peraggiotaggio Gamberale,allora amministratoredelegato di F2i, e duemanager, Mauro Maia eRenato Ravasio, oltreche la stessa F2i, in basealla legge sulla respon-sabilità delle imprese.

Il Comune di Milano,socio di maggioranza,nel 2012 aveva deciso diquotare Sea in Borsa.Con una Ops (offertapubblica di scambio)per conferire il suo 54per cento, mantenendoil controllo dell’azienda.E con una contempora-

nea Opv (offerta pub-blica di vendita) per laquota della Provincia diMilano, che avrebbe do-vuto conferire il suo14,5 e rimpinguare lesue casse esangui. MaF2i si dà da fare per farfallire l’operazione.Aveva già acquistato dalComune di Milano unpacchetto di azioni (il29,7 per cento, conqui-stato con una gara og-getto di un’altra inchie-sta, archiviata perònell’ottobre 2014). E laquotazione avrebbe ab-bassato il valore del pac-chetto che aveva già inportafoglio. Non solo:Gamberale puntava acomprare anche il 14,5per cento della Provin-

STRANI VIRUS

Per l’accusa sarebbero

scomparse dai computer

dei manager le email scambiate

proprio nei giorni cruciali

del progettato sbarco in Borsa

degli aeroporti milanesi

dell’Imu, gli affitti noncoprono le spese di ge-stione. Si potrebbe direche l’Inps deve faredell’housing sociale, maallora sarebbe il caso dispecificarlo e far coprirela differenza alla fiscali-tà generale. In realtà, c’èdi peggio: nonostantenell’attuale Inps abbon-dino professionalità ingrado di farlo, per rea-lizzare queste perditestupefacenti l’ente affi-da ai privati la gestione.Dal 2010 infatti - e an-cora attualmente dopouna faticosa gara d’ap-palto - sono grandi im-prese del settore (Pre-lios e il gruppo Romeo)a occuparsi dei palazziInps: l’ultima gara vale-

UNIPOL anticipail Jobs Act: primi53 licenziamenti

Scattano i primi licenziamenti collettivi inUnipol che anticipa il Jobs act renziano.

Un precedente, peraltro, innescato dal grup-po assicurativo delle cooperative fino a unanno fa guidate dall’attuale ministro del La-voro, Giuliano Poletti.Lo scorso 4 marzo la compagnia bologneseha convocato i sindacati per comunicare l'av-vio della procedura di 53 licenziamenti col-lettivi per riduzione di personale non dirigen-te. “Gli esuberi sono stati individuati nell'areasinistri dove sono già presenti alcune criticitàper carichi di lavoro e nuovi programmi re-lativi alle liquidazioni e non è casuale che illoro numero coincida con quello dei colleghiche hanno maturatoil requisito per la pen-sione e che non han-no aderito al bandoaziendale”, spiegaDonatella Farruggiodel coordinamentoFna di UnipolSai chesi chiede come maiun'azienda in buonasalute (nel 2014 sonostati registrati utiliconsolidati ante im-poste per 1.134 milio-ni, con una raccoltadiretta assicurativapari a 17.883 milioni)intende attivare, uni-ca nel settore, unaprocedura di licenzia-menti collettivi. “Fo r -se si vuol fare i primi della classe per in-trodurre nel settore assicurativo i licenzia-menti, riducendo così notevolmente il costodegli esodi che nelle altre compagnie avven-gono in maniera volontaria con lo strumentodell'incentivazione. Inoltre questa operazio-ne è un utile precedente per il prossimo pianoindustriale, quando dopo la riorganizzazionel'azienda riterrà opportuno espellere un nu-mero maggiore di esuberi. Senza sottovalu-tare l’impatto sul contratto nazionale", ag-giunge Farruggio. Nelle prossime settimane,aggiunge infine il sindacato, potrebbero par-tire le procedure per altre 140 persone chesarebbero dovute rientrare nel fondo esube-ri.

C. Con.

cia.Ecco perché F2i cerca inogni modo di evitarel’ingresso di Sea in Bor-sa: violando il patto pa-rasociale sottoscrittonel 2011 che la obbliga-va a collaborare allaquotazione. Per fermaretutto, i manager di F2i“diffondevano notiziefalse e compivano altriartifici concretamenteidonei a provocare unasensibile alterazione delprezzo di collocamentodelle azioni Sea”.

CO M E ? Con una comu-nicazione alla Consobdel 19 novembre 2012,prontamente divulgataai giornali, in cui “la -mentavano omissioniinformative” della Seasul traffico passeggeri diLinate e Malpensa e suidebiti verso Sea di com-pagnie aeree come Me-ridiana Fly e Blu Pano-rama. “Omissioni inesi-stenti”, secondo la pro-cura, perché “già inseri-te nella documentazio-

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13MERCOLEDÌ 11 MARZO 2 01 512 11 MARZO 2 01 5 il FATTO ECONOMICO

trambe le cose, sostiene ilpm, sono strumental-mente esibite al pubblico.Risultato: vengono ritira-te 140 mila domande diazioni, gli ordini si bloc-cano e le banche consi-gliano di fermare tutto.

LA QUOTAZIONE salta.Così Gamberale evita divedere abbassato il prezzodelle azioni Sea che giàaveva comprato dal Co-mune. E può passare al se-condo atto del piano:comprare direttamentedalla Provincia il suo pac-

chetto. Con una gara lam-po: aperta il 7 e chiusa il 27dicembre 2012, con Nata-le in mezzo. La Provinciadeve vendere a ogni costo,perché deve far quadrare iconti e chiudere il bilancioentro il 31 dicembre. F2icompra il 14,5 di Sea (ar-rivando così al 44,3) met-tendo sul piatto solo 147milioni, 13 in meno dellabase d’asta di 160 milioni(4,4 euro ad azione). Leindagini verificano chedal computer del re-sponsabile relazioniesterne e rapportiistituzionali di F2isono scomparsetutte le e-mail deigiorni crucialidell’operazione Sea.Un errore involonta-rio, secondo i managerdel fondo. Ora sarà ilgiudice per le indaginipreliminari a decidere seaccettare le richieste delpm o archiviare.

FRANCESCO CAPUTO NASSETTIIl banchiere dei derivati torna con Arnerdi Camilla Conti Investire in sapere è sapere investire:

una frase che racchiude l’e ss e n zaprofessionale e umana di FrancescoCaputo Nassetti, manager di levaturainternazionale che fa della conoscenzae dell’esperienza i suoi principali valo-ri”. Inizia così la (auto) biografia pub-blicata dal banchiere sul suo sito Inter-net. Ora Caputo Nassetti guiderà daLugano il rilancio della Swiss MerchantCroporation, la ex Arner Merchant dicui è stato nominato ad a gennaio. Ilcontatto con l’istituto di credito, il cuinome in Italia è legato storicamente aSilvio Berlusconi che ne era stato clien-te all'inizio della sua avventura impren-ditoriale, non è recente: nel luglio del2013, infatti, la capogruppo svizzeraBanca Arner SA ha infatti assegnato aCaputo Nassetti l’incarico di seguire lavendita della controllata italiana BancaArner Spa alla Finanziaria Internazio-

nale di Andrea de Vido e Enrico Mar-chi chiusa il 15 dicembre dell’annoscorso. Classe 1958, ex vicediret-tore generale di Comit e poi di Ban-

ca Intesa, infine numero uno delladivisione global market di Deutsche

Bank, docente di Diritto bancario all'U-

niversità di Ferrara ed esperto di con-tratti derivati. È anche amministratoreUnico della società di consulenza fi-nanziaria Medontis Srl che redige pe-rizie in materia di usura, derivati finan-ziari e assume incarichi arbitrali. Nel2013, con altri soci, ha infine costituitouna società – la Ottima Srl di Milano –dedicata alla commercializzazione ed ilmontaggio di lampade a Led per l’illu -minazione pubblica e per grandi com-plessi immobiliari. Nella primavera del2009 Giovanni Consorte lo aveva chia-mato alla guida di Intermedia Finance,la finanziaria messa in piedi dall' ex nu-mero uno di Unipol insieme a oltre 100soci. Una scelta legata soprattutto allosviluppo del business bancario di Inter-media che nelle intenzioni dell'ex nu-mero uno di Unipol si sarebbe dovutafocalizzare sulle medie imprese. Per In-termedia, l’ex banchiere scommettesulle energie rinnovabili, altro businessche lo appassiona e in cui ha operatoattraverso alcune società partecipate ocontrollate dalla stessa Intermedia. Manel giugno 2013 Caputo Nassetti ha la-sciato la poltrona della società bolo-gnese. Direzione, Lugano.

GUAI DI GESTIONE

Il patrimonio vale 3,2

miliardi, oltre 25 mila

abitazioni. Il paradosso è che

ogni anno l’ente paga 120

milioni in affitti delle sedi

(alcune delle quali sono sue)

va oltre 41 milioni in untriennio, più eventualicosti variabili. Nel 2010,per dire, l’assegno fu di23 milioni di euro.

Il caso del Fipe le spese di locazione

L’Inps, nonostante ilpopò di patrimonio im-mobiliare di cui sopra,riesce a spendere pure120 milioni in affitti. Lacosa più sorprendente,però, è che molti dei pa-lazzi in cui paga la pigio-ne sono suoi. È andatacosì. Con la Finanziariadel 2005 il governo Ber-lusconi dispose che glienti previdenziali con-ferissero alcuni loro pa-lazzi a una cosa chiama-ta Fondo immobili pub-

blici, che però è privato:lo gestisce la Immobilia-re Finnat della famigliaNattino. Tra Inps, In-pdap e Inail passaronodi mano 396 immobilidi pregio valutatiall’epoca 3,7 miliardi epagati al Tesoro (con losconto) 3,3. Solo che, es-sendo per lo più sediproprie, Fip provvide afare un bel contrattod’affitto della duratamassima di 18 anni:l’Inps si impegnò a tra-slocare prima, ma si sacome vanno queste co-se. Gli uffici sono anco-ra lì e gli affitti pure, ri-valutati ogni anno. LaCorte dei conti ha spes-so criticato la cosa, ma sisa pure come va coi ri-

lievi della magistraturacontabile. Un’ultimacosa: il Fip dei Nattino,ovviamente, i suoi im-mobili li fa fruttare e co-sì paga piacevoli cedoleogni anno ai suoi azio-nisti.Chissà com’è che all’In-ps non ci riescono.

NESSUN DECOLLOL’aeroporto Malpensa di Milano.A sinistra, Vito GamberaleLa Pre ss e /A n s a

I FEDELISSIMI Il presidente aveva stabilizzato l’as sistentee due funzionari senza concorso. Il sindacato fece ricorso

CONSOB, IL TAR BOCCIAVEGAS E LA SEGRETARIAdi Giorgio Meletti

Secondo il pre-sidente dellaConsob Giu-seppe Vegas

la stabilizzazione, cioèl’immissione in ruolo,di Francesca Amaturo,assunta con contratto atermine, sarebbe stata,tra l’altro, “funzionaleall’adeguato persegui-mento dei fini istituzio-nali sostanziatisinell’assicurare efficaci econtinuativi livellidell’azione di vigilanzaa fini di tutela degli in-vestitori, nonché la sal-vaguardia della traspa-renza e della correttez-za del sistema finanzia-rio”. Purtroppo per lui,tanto scialo di parolearcane non ha convintola seconda sezione delTar del Lazio che duegiorni fa ha sentenziatol’annullamento delladelibera con cui la Con-sob aveva disposto lastabilizzazione dellaAmaturo e di altri duefunzionari, Luca Ric-ciardi e Luca Cecchini.Per la vicenda è in cor-so anche un’inchiestadella procura della Re-pubblica di Roma, nellaquale Vegas è indagatoper abuso d’ufficio.

SI CHIUDE COSÌ, prov-visoriamente in attesadi nuove puntate giudi-ziarie, una feroce pole-mica iniziata il 13 lugliodi due anni fa. È stata laFalbi, il sindacato piùrappresentativo all’in -terno della Consob, apromuovere il ricorsoal Tar, sostenendo chela stabilizzazione dipersone assunte a ter-

mine per chiamata di-retta aggira di fatto ilprecetto costituzionalesecondo il quale nellapubblica amministra-zione si entra solo perconcorso. Una regolaper la quale da decennigoverni e Parlamentohanno prodotto una se-rie impressionante dideroghe, è vero. Mache, secondo il Tar, Ve-gas ha comunque vio-lato non riuscendo a farrientrare la sua ingom-brante ex segretaria in

nessuna delle sagomederogatorie previstedalla legge ordinaria.“Questa sentenza cen-sura il personalismodell'amministrazioneVegas, che ha fatto stra-me di trasparenza e ri-spetto delle regole a be-neficio di pochi fiducia-ri privilegiati e a dannodi tutti gli altri lavora-tori, servendosi dell'i-stituzione, anziché ser-virla”, commenta trion-fante Cinzia Cappellettidella Falbi, sottolinean-do polemicamente cheadesso la Consob dovràpagare le spese di giu-dizio, comprese le par-celle dei prestigiosi stu-di legali ingaggiati daVegas.

Amaturo era la segreta-ria di Vegas al ministe-ro dell’Economia.Quando l’allora mini-stero Giulio Tremontimandò alla Consob ilsuo vice, Vegas si portòdietro la Amaturo assu-mendola con un con-tratto a termine di cin-que anni con la presti-giosa qualifica dirigen-ziale di direttore, chenormalmente in Con-sob si raggiunge fatico-samente dopo una ven-tina d’anni di carriera.

Pochi mesi dopo l’arri -vo in Consob, nel 2011,Vegas creò per affidarloalla Amaturo l’ineditoufficio di presidenza.Già prima della delibe-ra di stabilizzazione laquestione delle assun-zioni per chiamata di-retta alla Consob era fi-nita nel mirino dellamagistratura, grazie aun esposto di Feder-consumatori e Adusbef,in seguito al quale il pmdi Roma GiuseppeDeodato ha aperto unfascicolo e iscritto Ve-gas nel registro degli in-dagati per abuso d’uf -ficio.

S ECO N D O i giudici delTar, la delibera di sta-bilizzazione della Ama-turo è da considerarsinulla perché carente dimotivazioni: sono pro-prio le motivazioni spe-cifiche a poter giustifi-care, in base alle leggivigenti, la deroga alprincipio costituziona-le dell’ingresso solo perconcorso nella pubblicaamministrazione. Ve-gas e gli altri commis-sari che nel luglio 2013votarono la deliberanon hanno scritto danessuna parte perchéAmaturo, Ricciardi eCecchini fossero indi-spensabili a mantenereil livello di vigilanzadella Consob sui mer-cati finanziari. Né lememorie difensive pre-sentati dagli avvocatiingaggiati da Vegashanno dimostrato chetra i funzionari e diri-genti della Consob nes-suno fosse in grado didirigere l’ufficio di pre-sidenza.

LA CGILL’eva s i o n e?290 miliardi

Ogni anno inItalia si eva-dono dai 250ai 290 miliar-di. 180-210

miliardi solodall’economia som-mersa, mentre le at-tività illegali, dallap ro s t i t u z i o n eall’usura, valgono trai 70 e gli 80 mld dieuro. Il mancato get-tito ammonta a85-100 mld di euro.È la stima di uno stu-dio della Cgil.

ne a disposizione delpubblico, o comunquedi portata non significa-tiva”. Inoltre “alimenta -vano l’esposizione me-diatica del conflitto trasoci, diffondendo” aigiornali le lettere riser-vate scambiate tra F2i,Comune di Milano eConsob tra il 19 e il 21novembre 2012. Duecose spaventano piùd’ogni altra gli investito-ri che stanno puntandosu una quotazione: iconflitti tra i soci e l’in -certezza sui conti. En-

Infografica di Pierpaolo Balani

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14 11 MARZO 2 01 5 il FATTO ECONOMICO

ISTAT Gli 80 euro pagati dalle nostre imposte

GLI OROLOGIAI Chi detta il tempo alla finanza italianadi Virginia Della Sala

Il mondo della finanza e dellapolitica è diviso tra chi è vit-

tima del tempo e chi invece locontrolla. I maestri orologiaiconsolidano il loro potere sullalunga durata e restano immunianche alla rottamazione ren-ziana. Giovanni Bazoli, Giusep-pe Guzzetti e Romano Prodisono le tre personalità della fi-nanza e dell'economia italianaraccontate da Camilla Conti,firma del Fatto Quotidiano, nellibro “Gli Orologiai. L'ingranag-

gio finanziario-politico che scan-disce la Terza Repubblica” (In -formant). Tre biografie che siincrociano negli ambienti ac-cademici bolognesi, nei salottidella casa editrice Il Mulino,nella Democrazia Cristiana enella fondazione de L'Ulivo.Negli anni, il sistema finanzia-rio italiano si è appoggiato allasolidità di questi uomini, ispi-rato dalla loro “visione laicadella politica”, che ha portatolo Prodi a essere allontanatodagli ambienti vaticani inquanto “cattolico adulto” e

dunque indipendente (si èriavvicinato, ora, con papaFrancesco). Bazoli, risanatoredel crac del banco Ambrosia-no, è passato da “artificiere ao ro l o g i a i o” e rifiuta la guidadell’Ulivo per rimanere salda-mente ancorato al consiglio dibanca Intesa. Lui, il “papa laicodella Finanza”, si unisce intel-lettualmente a Guzzetti (com-plice, anche in questo caso,Andreatta). Guzzetti, banchie-re-politico, guida della fonda-zione Cariplo, senatore perdue legislature, è legato agli

istituti del territorio come il“prelato che ha cura delle ani-me sparse delle province piùsperdute dell'impero”.L'ombra di queste tre figure sistaglia su tutta la storia finan-ziaria italiana, anche la più re-cente. Guzzetti, sostenuto daBazoli, è dietro le manovre diAntonella Mansi per la cessio-ne delle quote di Mps . L'ideadella creazione di una bad bankitaliana e “s p a zz i n a ” è già nelledichiarazioni rilasciate da Ro-mano Prodi nel 2013. CamillaConti ricostruisce con preci-

sione “l'ordinata transizione”bazoliana della finanza italiananella Terza repubblica, che cer-ca di coinvolgere gli investitoristranieri e che mira a slegarefinanza e politica. E che, per ilmomento, non sembra avereancora degni successori. Ma iltotonomine è comunque pre-m a t u ro.Gli “arzilli vecchietti”, comechiamò Diego Della Valle Ba-zoli e Cesare Geronzi, hannoancora il tempo per condizio-nare le sorti della finanza ita-liana. E della politica.

NEI GIORNI SCORSIl’Istat ha sentenziatoche nel 2014 la pressio-ne fiscale (entrate tribu-tarie e contributive ri-spetto al Pil) è stata di43,5 per cento, in au-mento di un decimo sul2013. Pronta la reazionedel ministero dell’E c o-nomia, secondo cui segli 80 euro mensili dicui beneficiano alcunilavoratori dipendentifossero conteggiati co-me detrazione fiscaleanziché spesa sociale,l’effettiva pressione fi-

scale sarebbe di 43,1 percento. Quindi, in dimi-nuzione.Naturalmente hannoentrambi ragione.L’astruso meccanismodi concessione del bo-nus, pur essendo legatoal reddito lordo e con-guagliato con la dichia-razione dei redditi, perqualche oscura ragione– forse legata alla possi-bile illegittimità di unbeneficio fiscale a van-taggio solo di alcuni –non entra nel computodelle imposte e, secondo

le regole internazionalidel Sistema dei contieconomici, è registratocome una maggioreuscita corrente e noncome una minore entra-ta.Un discorso ragionieri-stico che interessa benpoco alle famiglie, lequali vorrebbero solocapire se alla fine cihanno rimesso o ci han-no guadagnato.Il bonus ai lavoratori di-pendenti che hanno unostipendio lordo compre-so tra poco più di 8.000

euro e 26.000 euro, hacomportato per lo Statoun esborso complessivodi 6,5 miliardi di euronel 2014.Di contro, lo Stato haincassato 2,2 miliardi dieuro in più di Iva; 0,6miliardi in più tra addi-zionale regionale e co-munale e 5,4 miliardi inpiù per le tasse sulle ca-se (Imu e Tasi), in granparte pagate dalle fami-glie. In totale fanno 8,2miliardi di euro.Quindi, il bonus di 80euro è stato finanziato

con maggiori tasse pa-gate dalle famiglie stes-se. Resta da verificare seil provvedimento, forte-mente voluto dal pre-mier Matteo Renzi allavigilia delle elezioni eu-ropee, ha avuto, quanto-meno, un effetto redi-stributivo dai più ricchiai più poveri, agendo dastimolo per i consumi.Considerata la plateadei beneficiari e gli studifinora effettuati, anchequesto sembra però daescludere.

Twitter @frankoball

GLI OROLOGIAIdi Camilla ContiI n fo r m a n t ,60 pagg.2,99 euro

di Franco Mostacci

Il debito pubblico italianoè aumentato nel solo 2014di 66 miliardi di euro, toc-cando quota 2.135 miliar-di. Nel 2015 il governoprevede che cresca di altri

50 miliardi, con una spesa per inte-ressi di 74 miliardi. Il peso del debitopubblico, pur se ancora sostenibile intermini di liquidità e solvibilità, daanni limita fortemente la crescita.Nella sua opera Il Capitale nel XXI se-co l o , Thomas Piketty dedica un ca-pitolo alla questione del debito pub-blico. Per uscire dalla crisi del debitoche sta minando le economie delVecchio Continente, l’economistafrancese suggerisce nell’ordine trepossibili soluzioni: un’imposta sulcapitale, l’inflazione e l’austerità.Avendo come obiettivo l’equità di-stributiva, “il metodo più trasparen-te, più giusto e più efficace” per ab-battere lo stock di debito pubblico ètassare i patrimoni privati, immobi-liari e finanziari.

CON UN’IMPOSIZIONE straordinariadel 15 per cento delle ricchezze pos-sedute dalle famiglie si potrebbe az-zerare in un colpo solo il debito pub-blico, ma anche con aliquote progres-sive più basse e salvaguardando i pic-coli patrimoni (per esempio non tas-sando l’abitazione di proprietà) si po-trebbe ricondurre il debito a livelli fi-siologici, affrancando i conti pubblicida oneri eccessivi di spesa per inte-ressi.Una politica fiscale che penalizza i de-tentori dei capitali non è di facile at-tuazione per il timore della fugaall’estero dei capitali finanziari e ri-chiede un governo che abbia un am-pio consenso popolare. Anche per ilpremier greco Alexis Tsipras, nono-stante gli annunci, non sarà semplicevarare in Grecia una sostanziosa pa-trimoniale.Il fardello del debito pubblico può es-sere ridotto anche con l’inflazione. Se

i titoli di Stato non sono indicizzati,l’aumento dei prezzi consente di pa-gare interessi di pari importo nomi-nale, ma di valore reale ridotto. Nelsecolo scorso, la riduzione del debito èstata spesso conseguita grazie alla sva-lutazione monetaria. A parte l’attualequasi-deflazione, che pone ancora piùa rischio la sostenibilità del debitopubblico, un’inflazione oltre il 2 percento l’anno troverebbe la ferma con-trapposizione della Bce, il cui prin-cipale obiettivo è proprio la stabilitàdei prezzi. Al crescere dell’inflazione,aumenterebbero anche i tassi di in-

teresse, vanificando – almeno in parte– l’effetto benefico sul debito reale.Un aumento dei prezzi peggiorereb-be, poi, le condizioni di vita dei cetimeno abbienti in misura maggiore diquanto inciderebbe sui più ricchi.

SEMPRE MEGLIO, COMUNQUE, del -le politiche di austerità. Il percorso in-trapreso dall’Europa per uscire dallacrisi economica, fatto di tagli alla spe-sa pubblica e vincoli sul deficit, stadeprimendo con effetti negativi an-che sul debito pubblico, alimentandoun circolo vizioso.

L’analisi di Piketty si ferma – come ègiusto che sia – alle misure conven-zionali di rientro dal debito, nonprendendo in considerazione le di-verse forme di ristrutturazione del de-bito. Tra esse spicca la propostaP.A.D.R.E., acronimo di Politically Ac-ceptable Debt Restructuring in the Euro-zo n e , di Pierre Pâris e Charles Wyplo-sz. Gli autori ritengono che l’enormedebito pubblico accumulato sia un re-taggio di errori politici del passato eche i costi di ristrutturazione devonoessere assorbiti con la massima gra-dualità possibile. Il piano PADRE

prevede la costituzione di un’Agenziainternazionale – ma il compito puòessere delegato alla stessa Bce – cheacquista i titoli di Stato al valore diemissione in misura proporzionalealla quota azionaria posseduta in Bcee li trasforma in obbligazioni perennia tasso di interesse nullo.

PER FINANZIARE L’OPERAZIONEl’Agenzia emette a sua volta (in per-dita) obbligazioni a un tasso di mer-cato, comunque più basso di quelloche sopporterebbero i diversi Stati.Questi ultimi provvedono a rimbor-sare nel tempo le perpetuities attraver -so i profitti da signoraggio e si im-pegnano a politiche fiscali accorte,pena la perdita immediata del bene-ficio (clausola sul moral hazard). Nes-suno Stato trarrebbe vantaggio a dan-no di altri e l’onere del debito si sca-richerebbe sulle generazioni future,allentando la morsa dell’attuale auste-rità. Il piano PADRE è neutrale ri-spetto alla redistribuzione dei patri-moni e nella gerarchia proposta da Pi-ketty può essere collocato tra l’impo -sta da capitale e l’inflazione.Un altro strumento ancor meno con-venzionale di ristrutturazione del de-bito è lo scambio forzoso, che equi-vale a una sorta di imposta patrimo-niale applicata, però, ai soli possessoridi titoli di Stato. In Italia, ad esempio,sono in circolazione 12 miliardi di Btptrentennali emessi nel 1993 al 9 percento, che generano una spesa per in-teressi fino a scadenza di oltre 1 mi-liardo di euro l’anno. Se si sostituis-sero tutti i titoli in circolazione conaltri che offrono un rendimento del 2per cento, si risparmierebbero nel2015 circa 27 miliardi di euro di in-teressi. Si tratta sicuramente diun’ipotesi fantasiosa, anche per leconseguenze che avrebbe sul sistemadel credito, ma ad ogni modo varreb-be molto di più di qualsiasi manovradi bilancio.

www.francomostacci.it

SUL TFRIL GOVERNON EG ALA REALTÀSUL TFR in busta paga, il governo si ostinaa negare il salasso. Nei giorni scorsi, il sot-tosegretario all'Economia Paola De Micheli(Pd) ha spiegato che “st a t i st i c a m e n te” chilo lascia in azienda non pagherà di più di chilo riceve in busta paga. Non è così. L'aliquo-ta non sarà più quella ordinaria (più bassa)ma quella marginale (23% sotto i 15 milaeuro lordi, fino a salire al 43%) e senza riva-lutazione. Secondo la Fiba Cisl un cinquan-tenne con reddito di 25 mila euro lordi per-derebbe circa mille euro in tre anni (7 mila afine rapporto), secondo Progetica/Corsera,un trentenne con reddito di 13 mila euro,circa 4.200. Ci sarà un motivo se solo sei la-voratori su 100 hanno aderito.

R ACCO N TA N OBA L L E 0

LE TASSEIN PIÙ PER

CHI LORITIRA

A LT E R N AT I V E Piketty evoca imposte patrimoniali, Wyplosze Pâris vogliono usare il signoraggio per ridurre il fardello,in Italia basterebbe sostituire i Bpt al 9% con altri al 2%

Per tagliare il debitonon c’è solo l’a u ste r i t à

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15il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 11 MARZO 2 01 5

Un sito rumeno:“B e r l u s co n iha venduto il Milan”

SILVIO BERLUSCONI avrebbe venduto il 51% delMilan al cinese Poe Qui Ying Wangsuo (35ennechiamato Mr. Pink dal nome della bevanda energe-tica al ginseng che è il suo prodotto principale). Lanotizia è stata pubblicata dal sito rumeno wow b i z . roed è corredata anche dalle foto della presunta av-venuta firma, immagini fornite al sito dalla modellaMonica Gabor, legata sentimentalmente a Mr. Pink:

“In esclusiva Wow b i z . ro pubblica due fotografie pre-se al momento della firma dei documenti”. In esse sivede Berlusconi, al tavolo di un ufficio all’a p p a re n zadi Mediaset, firmare dei fogli accanto a quello chesembra essere Wangsuo. In una nota, la Fininvest“smentisce nel modo più categorico che sia statoraggiunto alcun accordo per la cessione di quote delMilan”.

di Luca Pisapia

Matteo Renziboccia Giovan-ni Malagò. Omeglio, boccia

le promesse da lui fatte incampagna elettorale, e ri-schia di creare nuovi scom-pensi nella infinita querelledialettica e legale tra PaoloBarelli, presidente della Fin(Federazione Italiana Nuo-to), e lo stesso presidente delConi. Il tutto mentre Renzi eMalagò, coadiuvati dal lavo-ro del sottosegretario Gra-ziano Delrio, hanno sul ta-volo dossier anche abbastan-

za importanti come la can-didatura di Roma alle Olim-piadi del 2024 e, ancora piùurgente, la questione calciocon il Parma che settimanaprossima rischia di fallire e laFederazione che potrebbeessere commissariata.È successo infatti che nellariunione della Giunta Na-zionale del Coni di ieri, aper-ta dal minuto di silenzio inmemoria dei tre sportivifrancesi morti nell’incidentenel reality show in Argenti-na e proseguita proprio con

gli ultimi sviluppi sulla can-didatura a Roma 2024 percui è stata nominata come“General Coordinator”Claudia Bugno, il presidenteMalagò abbia dichiarato cheno, il governo non ha dato ilpermesso di corrispondereai presidenti delle 45 Fede-razioni sportive italiane lostipendio da 36 mila europromesso loro in campagnaelettorale: “Con i soldi del fi-nanziamento pubblico allosport italiano non si possonopagare stipendi a dirigenti diorganismi privati”, hannodetto in buona sostanza daPalazzo Chigi.Una doccia gelata per Ma-lagò che, anche sull’onda diqueste promesse, in campa-gna elettorale nel febbraio2013 era riuscito a sconfig-gere il favoritissimo RaffaelePagnozzi nella successione aGianni Petrucci. Se già il go-verno aveva imposto il con-tenimento delle spese previ-ste per le Federazioni spor-tive, altra durissima mazza-ta, e pochi mesi fa Malagòera riuscito a farlo diventareesecutivo solo dal 2016, que-sta volta non c’è stato nullada fare.

I SOLDI rimarranno accan-tonati, in mano al Coni esempre a disposizione dellefederazioni, ma non per glistipendi dei loro presidenti.Di questa débâcle inaspettataper Malagò, dati i suoi strettirapporti con Renzi e Delrio,ha subito approfittato il se-natore di Forza Italia e pre-sidente della federnuotoPaolo Barelli, che all’uscitadella Giunta ha riservatol’ennesima stoccata al rivale:

“Giovannino non ha ancoracapito che governa un entepubblico, non l’azienda di fa-miglia”.Ex grandi alleati, Barelli eMalagò hanno iniziato unaguerra politica fatta di de-nunce e ricorsi, che non si èancora conclusa, dopo avererotto il loro antico sodalizioall’indomani dei Mondiali diNuoto del 2009 a Roma.Buona in vasca dal punto divista delle medaglie, quellamanifestazione fu un disa-stro fuori per la città: sper-pero di denaro pubblico, co-sti cresciuti a dismisura perimpianti mai completati (la

città dello sport a Tor Ver-gata) o addirittura costruitinon a norma (il polo diOstia). Una festa per i palaz-zinari e per la cricca deiGrandi Eventi, tutti assoltinel procedimento penale,una mazzata per l’immaginee per le casse del paese. Datoche il duello con Barelli sisvolge sullo sfondo delle op-portunità politiche e di gua-dagno della candidatura diRoma alle Olimpiadi del2024, lo schiaffo che oggiMalagò ha ricevuto dal Go-verno rischia di avere riper-cussioni a lungo termine.

@ellepuntopi

Nuovi guai per Carolina Kostner. LaWada (Agenzia mondiale antido-

ping) ha infatti deciso di fare ricorso alTribunale Arbitrale dello Sport di Lo-sanna (Tas) contro la sentenza del Tri-bunale Nazionale Antidoping italiano(Tna), che il 16 gennaio ha squalificatola pattinatrice azzurra per 1 anno e 4mesi, pena inferiore ai 2 anni che sono ilminimo previsto dalla Wada.Ora la Wada nel suo ricorso chiede unasqualifica da 2 a 4 anni. E a Carolina nonresta che mangiarsi le mani: se non aves-se fatto ricorso lei, la Wada non sarebbestata intenzionata a farlo. Grazie alle in-dagini della Procura di Padova e Bol-zano, in seguito alla positività del mar-ciatore azzurro Alex Schwazer alla vi-gilia delle Olimpiadi di Londra 2012, siera scoperto che la sua ex fidanzata Ca-rolina aveva contribuito a fargli evitare

un primo controllo antidoping, men-tendo alle autorità e dicendo che Schwa-zer non era in casa. Passate le carte allaProcura del Coni, questa inizialmenteaveva chiesto per la Kostner una squa-lifica di 4 anni e 3 mesi, poi ridotta a 2anni. Il Tna invece, approfittando di unammorbidimento delle regole della Wa-da, giudicando il reato come “assisten-za” e non come “complicità” e tenendoconto di tutte le attenuanti possibili –passate alla storia come “menzogne det-te per amore” – aveva disposto unasqualifica minima di solo 1 anno e 4mesi. Qui la Kostner ha commesso l’er-rore di fare ricorso al Tas e ora, dopoquello dovuto della Procura del Coni, èarrivato anche il ben più pericoloso ri-corso della Wada. Adesso la situazionepuò solo peggiorare.

l . p.

Renzi, sgarbo a Malagò:niente soldi ai presidentiIL NUMERO UNO DEL CONI, IN CAMPAGNA ELETTORALE, AVEVA PROMESSO UNOSTIPENDIO DI 36 MILA EURO AI VERTICI DELLE 45 FEDERAZIONI SPORTIVE ITALIANE

Kostner, altri guai:adesso rischia 4 anni

CASO SCHWAZER

I TA L I A

Il presidente del Coni, Giovanni Malagò La Pre ss e

Carolina Kostner, 28 anni Ansa

L’ANNUNCIO

Palazzo Chigi: “Co n

i soldi del finanziamento

pubblico allo sport

non si possono pagare

stipendi a dirigenti

di organismi privati”

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16 MERCOLEDÌ 11 MARZO 2015 il Fatto Quotidiano

di Luana De MiccoParigi

È uno di quei rea-lity come L’isoladei famosi, in cuiun gruppo di

sportivi medagliati deve di-mostrare di poter sopravvi-vere senza kit, nel bel mezzodella natura selvaggia, co-struendosi da soli un rifugio eprocurandosi cibo. Ma diD ro p p e d , il programma pro-dotto per la tv francese TF1che si stava girando in Ar-gentina e doveva andare inonda la prossima estate, pro-babilmente non si vedrà nes-suna puntata.È per vincere un reality cheieri hanno perso la vita lanuotatrice Camille Muffat, ilpugile Alexis Vastine e la ve-lista Florence Arthaud. Tresportivi che avevano già af-frontato ben altre sfide piùserie. Dopo i due bronzi deiMondiali 2011, dietro allevittorie scintillanti della riva-le Federica Pellegrini, la schi-va Camille Muffat, 25 anni,non ha fatto in tempo a go-dersi l’oro delle Olimpiadi diLondra del 2012. L’estatescorsa, aveva annunciato asorpresa che abbandonava legare: “Ora voglio vivere comeuna ragazza normale”. AlexisVastine, il pugile dagli occhiazzurri, aveva 28 anni. Da ierile tv francesi ripassano le im-magini delle sue lacrime aiquarti di finale dei giochi diLondra per una discussa de-cisione arbitrale che lo avevaeliminato dalla gara. Ora sipreparava alle Olimpiadi del2016. Florence Artaud, 57anni, aveva appena finito discrivere la sua biografia. Lachiamavano “La fidanzatadell’Atlantico” per l’i n c r e d i-bile doppia impresa compiu-ta nel 1990 quando, trenten-ne, aveva battuto il recorddella traversata in solitariodell’Atlantico del Nord e siera aggiudicata la Route duRhum.

SOLA DONNA ad aver maivinto la mitica corsaSaint-Malo a Pointe-à-Pitre. Itre erano a bordo di uno deidue elicotteri della produzio-ne che si sono scontrati pocodopo il decollo, a un centinaiodi metri dal suolo, a Villa Ca-stelli, nella provincia monta-gnosa di La Rioja. In Argen-tina erano le 17 (le 21 in Italia)e il tempo era bello. Un eli-cottero ha deviato dalla suarotta urtando l’altro. Forseper il vento, forse per un er-rore dei piloti. Le indagini so-no in corso. Nell’incidentesono morte dieci persone. Ol-tre ai tre sportivi, quattromembri della società di pro-

duzione, l’Adventure Line Pro-ductions (Alp), tutti francesi, ei due piloti argentini. A terra,a guardare morire gli amici,c’erano i concorrenti dell’al -tra squadra, l’ex ciclista Jean-nie Longo, il nuotatore AlainBernard, l’ex pattinatore Phi-lippe Candeloro e la sno-wboarder Anne-Flore Mar-xer. Sarebbero dovuti decol-lare a loro volta poco dopo.Non è il primo dramma perTF1. Due anni fa, un concor-

rente di 25 anni, Gérard Ba-bin, era morto per un arrestocardiaco in Cambogia il pri-mo giorno di riprese diKo h - La n ta , il S u r v i vo r francese.Pochi giorni dopo il medicodella trasmissione, la cui re-sponsabilità era stata messa incausa, si era suicidato.

ANCHE QUEL REALITY eraprodotto dalla Alp. Dopoquel dramma la società avevapromesso più sicurezza sui

set. In D ro p p e d un medico ac-compagnava le squadre. Maora ci si chiede se le avventureestreme pensate dalla societànon si stiano trasformando insempre più rischiosi giochidella morte. Ieri CatherineSpaak ha parlato di una “tra -gedia annunciata”. Di recentel’attrice francese ha deciso diabbandonare L’Isola dei famosiperché aveva “paura di mo-rire ed è stupido rischiare perun gioco”.

Jéremy Assous, l’avvocatodella famiglia di Gérard Ba-bin, punta il dito contro le ne-gligenze della produzione:“Le norme di sicurezza nonsempre vengono rispettate.Le condizioni delle riprese so-no difficili, si può girare tuttoil giorno, spesso sette giornisu sette. Più si riducono i tem-pi, più si riducono i costi dellaproduzione”, ha osservatoAssous, ricordando che di-verse società sono già statecondannate più di 300 volte,non solo in Francia, per vio-lazione delle norme di sicu-rezza e dei diritti dei parte-cipanti.Ma le condanne, anche se didiverse decine di migliaia dieuro, sono ben poca cosa ri-spetto ai guadagni. Una tra-smissione come K h o - La n ta , fanotare il legale, è venduta aTF1 12 milioni di euro e ge-nera più di 25 milioni di eurodi introiti pubblicitari alla tv.

M ON D O

L’impatto tra i velivoli e il luogo dello schianto A n s a / La Pre ss e

Emailgate, Hillary fa la pompieraDA SEGRETARIO DI STATO USÒ LA POSTA PERSONALE PER MESSAGGI DI SERVIZIO: “HO SBAGLIATO MA ERA PIÙ COMODO”

DIECI VITTIME

Oltre a tecnici e piloti

la “f i d a n za t a

dell’At l a n t i co” Ar thaud,

la Muffat e il boxeur

Vastine. Uno show

da 25 milioni di euro

di Angela VitalianoNew York

Una scelta di “c o m o d i-tà” ma che “avrebbe

dovuto evitare”. Così Hilla-ry Clinton ha giustificatol'utilizzo della sua mail per-sonale per l'invio di comu-nicazioni di servizio, quan-do era segretario di Stato.“Sono contenta che il Di-partimento di Stato - ha det-to ieri la Clinton commen-tando per la prima volta lanotizia che era emersa gra-zie al New York Times - abbiadeciso di rendere pubblichequelle mail”.

PROVA A GETTARE acquasul fuoco delle polemiche,l'ex senatrice che resta sal-damente in testa in tutti isondaggi sulle elezioni pre-sidenziali del 2016, testandocontemporaneamente la suatenuta di fronte a quelli chepotrebbero essere i suoi“scheletri nell'armadio” in

un'eventuale corsa la CasaBianca. Per chi, come lei, haun passato di First Lady, se-natrice e Segretario di Stato,molto possono essere gli ele-menti che, nel corso dellacampagna elettorale potreb-bero emerge e danneggiarla.“Ho ritenuto che fosse piùcomodo - ha detto la Clin-

ton - andare in giro con unsolo cellulare. Invece ora, ri-pensandoci, ritengo cheavrei fatto meglio a sceglieredi avere due mail diverse,una per il lavoro e una per lavita privata”.Sono circa sessantamila lemail inviate dall'ex Segreta-rio di Stato durante i suoi 4anni di incarico; migliaia,però, sempre secondo quan-do affermato dalla Clintonieri in un’affollata conferen-za stampa nel palazzo di Ve-tro sede dell’Onu - luogoscelto per l’autodifesa - sonostate cancellate e non inviateal Dipartimento di Stato perla revisione. Si trattava dimail a carattere squisita-mente personale, inclusequelle relative al matrimo-nio di sua figli Chelsea, aifunerali di sua madre Do-rothy e alle sue lezioni di yo-ga.“Credo che a nessuno facciapiacere se le proprie mailprivate venissero rese pub-

bliche e penso che la mag-gior parte di persone com-prenderà e condividerà lamia scelta di privacy”.

IL DIPARTIMENTO di Statoaveva già chiarito la pienalegittimità della scelta dellaClinton, a patto, appunto,che della sua corrisponden-za fosse conservata memo-ria. La maggioranza deimessaggi, inoltre, essendoindirizzato a personale delDipartimento era già, auto-maticamente, classificato earchiviato.Solo nelle prossime settima-ne si saprà se questa storiaabbia in qualche modo in-fluito negativamente sullapopolarità di Hillari la qua-le, al momento, gode dell'appoggio del 44% degliamericani, contro il 23% diJeb Bush, il probabile fron -trunner repubblicano.I dati emergono dall’ultimarivelazione di Wall StreetJournal e Nbc, secondo cui tra

gli elettori democratici benl'86% è pronto ad appoggia-re l’ex first lady nel corsodelle primarie del partito.Più complicata invece lastrada per Bush che al mo-mento può contare sul pro-babile sostegno del 49% deirepubblicani, mentre il 42%dice che non lo sosterrà.

HORROR REALITY NELLA SIERRAVIP MORTI IN CERCA DI FAMASCHIANTO TRA 2 ELICOTTERI CHE PORTAVANO EX OLIMPIONICI FRANCESI SUL SETDI ‘D RO P P E D ’. SCAMPATI IL CASTIGA-ITALIA WILTORD E L’ORO DI NUOTO BERNARD

Camille Muffat, 26 anni Ansa

Florence Arthaud, 58 anni Re u te rs

Alexis Vastine, 29 anni Re u te rs

Pianeta terra

LIBIA L’INVIATO ONU LEON INCONTRA RENZI A ROMALa Libia deve scegliere tra un “accordo politico” o la “distruzione”, hadetto ieri l’inviato delle Nazioni Unite Bernardino Leon, in apertura diuna nuova sessione del dialogo nazionale ad Algeri. Questa mattinail diplomatico spagnolo sarà ricevuto da Renzi a Palazzo Chigi. Ansa

RUSSIA NEMTSOV, NON C’È IL MANDANTENessun mandante per l’assassinio di Boris Nem-tsov. In una intervista a Ro s b a l t , un inquirente as-sicura che Dadaev e Shavanov hanno agito su loroiniziativa. Denunciando l’infondatezza della pistaislamica però il compagno di partito di Nemtsov,Tashin, ha detto: “I mandanti sono liberi”. Re u te rs

Obama e Hillary quando eraSegretario di Stato La Pre ss e

Isis, va di moda il baby killer

ENNESIMO VIDEO, L’ESECUZIONE DI UNA SPIAL’americana Rita Katz rilancia sul suo sito web, il Site,il nuovo video dell’Isis teso a sconvolgere l’O cc i d e n te :un bambino in divisa giustizia una “spia israeliana”

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17il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 11 MARZO 2 01 5

di Roberta Zunini

Il tono di voce lieve eumile di Rima Karaki èquello di una personache, seppur abituata a

parlare in pubblico e davantialle telecamere, non ama i pro-tagonismi. Ma, suo malgrado,da quando, cinque giorni fa,ha chiuso il collegamento vi-deo con l'avvocato e sceiccoislamista Al-Seba'i durante ilprogramma che conduce sullatv libanese Al Jadeed, è diven-tata una sorta di eroina notaormai in tutto il mondo. Spe-cialmente per le donne. Più di5 milioni di utenti internethanno visto su Youtube la re-gistrazione del duello verbaletra lagiornalista, nonché do-cente universitaria libanese, eil barbuto egiziano “esperto”di Islam che in un cablo ri-velato da Wi k i l e a ks emerge co-me un estremista condannatoin contumacia nel suo paese acausa della sua vicinanza alterrorismo islamico e al mon-do sunnita integralista.

ORA L'UOMO VIVE a Londra,dove ha ottenuto lo status dirifugiato politico. “Ho già datoun'intervista a un giornale in-glese, non vorrei tornare an-cora sull'argomento”, dice lasignora Karaki al Fa t to . “Nonvoglio continuare ad alimen-tare la diatriba con il dottorAl-Seba'i perché non mi inte-ressa lui, ma quello che rap-presenta, cioè l'intolleranzadegli integralisti nei confrontidelle donne. Ho deciso di ta-gliare il collegamento quandomi ha mancato di rispetto di-

cendomi di stare zitta e in se-guito quando mi ha accusatadi essere una donna arrogante,non scelta da lui per farsi in-tervistare. Questa persona miha mancato di rispetto. Nonmi sono offesa perché la pen-siamo diversamente sulla reli-gione o sul ruolo delle donne.Ho semplicemente voluto ri-vendicare che ho una dignitàcome persona e come profes-sionista”. Quando le diciamoche abbiamo apprezzato la suacompostezza nel rispondereagli insulti ma anche la sua fer-mezza, ci ringrazia con un sof-fio di voce. Non è impauritaperò Rima, vuole solo tornarea fare il lavoro che la appas-

siona e “che mi dà l'opportu-nità di dimostrare che le don-ne libanesi sono indipendentie preparate”. Rima dice di pro-vare rispetto per il velo, ma dinon indossarlo. Quando però

è iniziata la trasmissione, i suoilunghi capelli erano coperti.Nell'intervista al britannicoG u a rd i a n , ha spiegato che l'a-veva indossato perché ne ave-va fatta espressa richiesta il suoospite. Il quale, via twitter, ilgiorno dopo lo “scandalo” ave -va scritto di esigere le scuse delcanale libanese: “Sono statiparziali, hanno cercato di di-pingermi come un fondamen-talista e un amico del leader dial-Qaeda, Ayman al-Zawahiri.Come se l'amicizia del dottorZawahiri fosse un insulto. Maio sono orgoglioso e ogni mu-sulmano è fiero di esserlo”.

LO SCEICCO rifugiato nel Re-gno Unito ha quindi sottoli-neato che “quando la donnami ha interrotto, era come sefosse posseduta da un demonee delirasse”. Chi ha visto la re-gistrazione non può essered'accordo perché la conduttri-ce non ha mai parlato di le-gami tra l’ospite e il leader at-tuale di Al Qaeda.“L'ho interrotto perché aveva-mo poco tempo e lui stava fa-cendo un excursus storico chenon rispondeva alla mia do-manda - ha spiegato la gior-nalista - e ho chiuso il colle-gamento con lui perché è statomaleducato nei miei confron-ti. Mi sarei odiata se gli avessipermesso di continuare”.

M ON D O

Parigi

Uno dei nostri errori è pensare di poterprima sconfiggere l’Isis e poi far cadere

Bashar al-Assad. Ma non è così. Prima bi-sogna eliminare Bashar, che è il vero car-burante dei terroristi. Fintanto che resterà alpotere, nessuna strategia risulterà efficacecontro l’Isis”. Nicolas Hénin non vuole essereconsiderato solo un ex ostaggio. É stato ra-pito il 22 giugno 2013 a Raqqa, nel nord dellaSiria, mentre stava realizzando un reportageper Le Point. Tra i suoi carcerieri c’era MehdiNemmouche, l’autore dell’attentato al museoebraico di Bruxelles. Tra i suoi compagni diprigionia, James Foley, il cronista americanoal quale i miliziani dell’Isis hanno tagliato lagola e postato il video sul web. Hénin, che èstato rilasciato il 18 aprile 2014 insieme adaltri tre ostaggi, è innanzi tutto uno spe-cialista del Medio Oriente che ha scritto JihadAca d e my , appena uscito in Francia da Fa-yard.Un pamphlet politico in cui Hénin non facenno alla sua esperienza di prigionia nellemani dei terroristi. “É qualcosa di troppointimo. Prima di essere un ex ostaggio – hadetto – sono un giornalista. Dalla Siria sonorientrato a mani vuote ma con tante rifles-sioni in testa. La mia è anche una reazione di

collera agli errori dei nostri politici che han-no permesso all’Isis di crescere”.Quali errori sono stati commessi?Il più grande, e che ci ha portato nella di-sastrosa situazione in cui ci troviamo adesso,è stato di non intervenire per sostenere lademocrazia siriana dopo la rivoluzione del2011. Semplicemente, ci siamo fermati inmezzo al guado ed in questo modo abbiamofatto credere ai siriani di essere dalla loroparte, pur non avendo l’intenzione di im-pegnarci davvero. Potevamo schierarci dopoil bombardamento chimicodi Ghouta, nell’agosto 2013.Ma non reagire, mostrandodi non essere capaci di ri-spettare le nostre stesse re-gole, ha avuto effetti cata-strofici. È stato come darecarta bianca a Bashar al-As-sad.Come è possibile fermare sulterreno l’I s i s?Finora a combattere controlo Stato Islamico sono gli ae-rei occidentali e le miliziecurde e sciite. È tempo di ri-volgersi alle popolazioni ara-be sunnite. La battaglia di Ti-krit è un esempio della nul-

lità della nostra strategia. In prima lineac’erano miliziani sciiti con armi americane ecomandanti iraniani. Sembra di ripetere laguerra Iran–Iraq e far rivivere ai sunniti ira-cheni l’umiliazione di una nuova occupa-zione in un luogo simbolico come la cittànatale di Saddam Hussein. L’Onu ha annun-ciato che gli abitanti di Tikrit stavano ab-bandonando le loro case. E dove sono an-dati? A Mosul, naturalmente. Li abbiamogettati nelle braccia dell’Isis.Quali sono, a suo avviso, le alternative?

Non una grande operazione militare, mabombardamenti mirati contro il regime diBashar. Nessuna risoluzione delle NazioniUnite, niente truppe a terra. È immorale chegli aerei americani che sorvolano la Siria tuttii giorni non reagiscano di fronte agli eli-cotteri siriani che uccidono la gente, con ilpretesto che non rientra nel loro mandato.Bisogna abbattere quegli elicotteri. Le po-polazioni che soffrono, il loro malcontentoverso l’Occidente, le trasformano in recluteperfette per l’Isis. Proteggere i civili è il modomigliore per lottare contro i terroristi.E sul fronte mediatico?Di fronte ai video pieni di effetti specialidiffusi dai jihadisti, non è detto che la cen-sura serva a qualcosa. Personalmente sonocontrario. Chi vuole visionarli non ha bi-sogno dei grandi media, li troverebbe co-munque. Bisogna invece sviluppare un con-tro-discorso rivolto ai giovani a rischio,coinvolgendo i delusi della jihad che tornanodalla Siria. La loro parola è uno strumentoprezioso e non viene utilizzato. Questi gio-vani vengono solo messi in prigione. Si po-trebbero invece coinvolgere in forum, tra-smissione televisive, realizzare documentarida far girare sul web, proprio come fanno imiliziani del Califfo.

L . D. M .

“Ho zittito lo sceiccoperché offendevatutti gli esseri umani”LA GIORNALISTA LIBANESE DIVENTATA UNA STAR DEL WEBDOPO AVER TENUTO TESTA ALL’ULTRA-ISLAMICO EGIZIANO

SENZA VELO

Dopo la trasmissione,

l’ospite egiziano voleva

le scuse dall’e m i t te n te .

Rima Karaki : “Non copro

il mio volto e combatto

l’intolleranza dei fanatici”

COSTA D’AVO R I O 20 ANNI A EX FIRST LADYLa ex first lady Simone Gbagbo è stata condan-nata a 20 anni di carcere, per le violenze postelettorali del 2011, in cui morirono 3000 persone.Gbagbo è stata dichiarata colpevole di crimini tracui disturbo della pace, organizzazione di gangarmate e danno alla sicurezza dello Stato. La Pre ss e

BIRMANIA SCONTRI IN PIAZZA, 100 ARRESTILa protesta degli studenti contro la legge sull'istru-zione è stata dispersa a bastonate e con oltre cen-to arresti a Letpadan, a 130 chilometri da Rangoon.Gli esperti interpretano la repressione della poliziacome una conferma dei passi indietro dopo leaperture democratiche degli ultimi anni. Re u te rs

L’ex ostaggio Il giornalista Nicolas Hénin

“Medio Oriente, il vero nemico è Assad”

N E S S U NA

C E N S U RA

Non fare vedere i video

dei jihadisti è inutile,

piuttosto bisogna

parlare con i miliziani

delusi, invitarli ai dibattiti,

realizzare con loro

documentari per il web

G I O R N A L I STA : “Ci può spiegare come l'Isis recluta i cri-stiani per farli entrare nelle loro file?Al- Seba'i: “Non è un fenomeno nuovo, è vecchio, non vec-chissimo, per esempio è successo negli anni 70 in Europacon le Brigate Rosse in Italia, la Banda Baader Meinhof ...l'in-gegner Carlos in Venezuela...”G i o r n a l i st a : Dottor Al -Seba'i concentriamoci però sul pre-sente. Quali sono gli slogan che l'Isis usa per arruolare icristiani?”Al- Seba'i:“Senti, non mi interrompere, risponderò quandomi pare e non rispondo ciò che piace a te perché io sono quiper servire l'idea in cui credo”.G i o r n a l i st a : “Un momento, noi rispettiamo...”Al- Seba'i: “Ma che comportamento è questo?”G i o r n a l i st a : “Per favore non mandiamo tutto all'aria, noi larispettiamo e sappiamo che vuole darci una risposta com-pleta ma sfortunatamente abbiamo un tempo limitato”.A l -S e b a ' i : “Sono d'accordo con il signor Ibrahim Harbi sulfatto che lei non dovrebbe interrompermi... Pensi di esserecosì elevata e meritevole ?”.G i o r n a l i st a : “Ok vada avanti, ci hanno dato più tempo”.Al -Seba'i: “Io rispondo come voglio”.G i o r n a l i st a : “In questo studio conduco io “.Al -Seba'i: “Non mi interessa”.G i o r n a l i st a : “Per il suo bene , la avviso che stiamo sforandoil tempo e siccome decido io, se vuole mi risponda prima alladomanda che le ho fatto, poi, se ci sarà del tempo, continueràcon il suo discorso ma decido io “.A l -S e b a ' i : “Lei può decidere quello che vuole ma io rispondociò che mi pare”.G i o r n a l i st a : “Bene, andiamo avanti anziché perdere tempod i s c u te n d o”.A l -S e b a ' i : “Hai finito ? Stai zitta così posso parlare”.G i o r n a l i st a : “Mi domando come uno sceicco rispettato pos-sa dire a una conduttrice di stare zitta”.A l -S e b a ' i : “Sono rispettato che a te piaccia o no”.G i o r n a l i st a : “Basta, fermiamo tutto questo”.A l -S e b a ' i : “Non è stata una mia scelta essere intervistato dalei, una donna”.G i o r n a l i st a : “Un momento, o c'è reciproco rispetto o questaconversazione finisce qui”.

Lui:“Sei donna, taci”Lei: “Qui decido io”

LA LITENella trascrizionetutta la litefra la giornalistae lo sceicco,che si concluderàcon lei che chiudeil collegamentoall’ospite

Hénin dopo la liberazione Ansa

Rima Karaki, giornalista del canale libanese Al Jadeed

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18 19MERCOLEDÌ 11 MARZO 2 01 5MERCOLEDÌ 11 MARZO 2 01 5 il Fatto Quotidiano

SECONDO TEMPO

S P E T TAC O L I . S P O RT. I DE E

Una colata di cementocon vista Appia AnticaIL COMUNE DI ROMA REGALA 400 MILA METRI CUBI AI SOLITI COSTRUTTORIPERSINO UNA NECROPOLI DEL I SECOLO D.C. SOTTO 32 EDIFICI E UNA TANGENZIALE

S P E T TAC O L I . S P ORT. I DE E

di Silvia D’Onghia

Dicono che a Roma, ovunque sifaccia un buco nel terreno, sitrovi qualcosa di antico. Forse èper questo che, con una fre-quenza impressionante, la So-printendenza decide di ricopri-re qualsiasi cosa venga alla luceal di fuori dal centro storico(anche perché lì è tutto già sca-vato). Non ci sono i soldi, si diceancora, per mantenere aperti inuovi siti. È vero. Ma forse nelcaso dei ritrovamenti di Grot-taperfetta, a pochi passidall’Appia Antica, i soldi peruna volta sarebbero entrati nel-le casse del Comune e in misuramolto maggiore rispetto alleuscite.

UNA NECROPOLI risalente alI-II secolo dopo Cristo, comple-ta di piccoli mausolei e recintifunerari, cospicue quantità diframmenti ceramici di età me-dio repubblicana, una fattoriaevolutasi in villa suburbana, unlungo tratto di strada romanacon rivestimento basolato benconservato, un tratto di acque-dotto e un’antica cava. Almenoper quello che si è scavato. Il tut-to non solo beatamente cedutoal consorzio di costruttori Grot-taperfetta, perché all’interno diun’area ceduta dal Comune diRoma in convenzione, ma al-trettanto beatamente ricopertoda abbondanti strati di terra. Néi romani né i turisti potrannomai visitare quella necropoli. Incompenso gli acquirenti dei lus-suosi appartamenti nei me-ga-palazzoni che sorgeranno apartire dal 2016 potranno diredi camminare sulla storia.La vicenda dell’intervento ur-banistico n. 60 comincia nellontano 1962, quando – nell’al -lora Piano regolatore – veniva -no destinati 180 mila metri cubiall’edilizia, in una zona ancorapoco abitata. Siamo a pochi me-tri dal parco dell’Appia Antica,c’è soltanto una strada che di-vide le due aree. Ed è propriol’Appia Antica, nello specificola Tenuta di Tor Marancia, chedetermina 40 anni dopo l’am -pliamento del regalo ai “palaz -zinari”: non potendosi costruirein zona vincolata, il Comune,anzi che dire “scusate, ci siamosbagliati”, decide di “compen -sare”. E così i metri cubi di Grot-taperfetta passano da 180 mila a400 mila all’inizio del 2000. Ilgruppo che si aggiudica il pre-mio è formato da una cordata incui si sono alternati la famigliaMezzaroma, Ciribelli, Calabre-si, Rebecchini, Marronaro e ilConsorzio di cooperative Aic.Nomi che i romani, ma non sololoro, conoscono bene. La con-venzione con il Campidoglioviene siglata il 5 ottobre 2011 eintegrata il 18 giugno 2012. I400 mila metri cubi si traduco-no in altri numeri, che danno

ancora di più la dimensionedell’affare: sull’area, che siestende per 23 ettari, si dovran-no costruire 32 edifici a uso abi-tativo, un centro polifunziona-le, due asili, una piazza, stradeinterne per la viabilità locale,parcheggi, una pista ciclabile,un sovrappasso in legno e, tantoper non farsi mancare nulla,una tangenziale di collegamen-to con la via Laurentina. L’han -no chiamata “Nuovo Rinasci-

mento”, forse perché la popola-zione aumenterebbe di 5.000unità. E del resto come dire dino a “piacevoli linee architetto-niche”, “ampie terrazze” e “lus -suosi appartamenti” che parto-no dalla modica cifra di 230 mi-la euro (box escluso, natural-mente)? Le vendite sono già incorso e pullulano le inserzionisui giornali locali, a firma Im-mobildream di Roberto Carli-no, quello che “non vende sognima solide realtà”.

GLI UNICI che stanno tentandodi opporsi a quest’immensa co-lata di cemento – in una città incui Legambiente stima la pre-senza di 250 mila alloggi sfitti –sono i cittadini e il MunicipioVIII. I primi si sono costituiti inun comitato, “Stop I-60” (che haun proprio sito e una pagina Fa-cebook), e da tempo cercanocon ricorsi e manifestazioni dibloccare le ruspe. Il Municipio

ha messo in campo tutte le ini-ziative legali possibili. “Nel feb-braio dello scorso anno – rac -conta il presidente Andrea Ca-tarci – abbiamo fermato le ope-re abusive di reinterro dello sto-rico Fosso delle Tre Fontane, in-torno al quale esiste un doppiovincolo: idraulico, sul quale ab-biamo già vinto, e paesaggistico.A luglio 2014, il Gip di Roma hadisposto il sequestro preventivodell’area, già sottoposta a seque-stro probatorio dalla poliziagiudiziaria di Roma Capitale,per consentire il ripristino delFosso. La legge dice, oltre tutto,che si deve costruire a 150 metridai corsi d’acqua”.Ma come sempre, quando ci so-no di mezzo carte e pareri (e so-prattutto cemento), la soluzio-ne non è semplice. La giunta re-gionale del Lazio, su sollecita-zione del Consorzio, ha appro-vato una delibera che toglie ilvincolo esistente al Fosso delle

Tre Fontane. Contro la giuntaZingaretti, si è espresso per bendue volte (l’ultima, a dicembre2014) il ministero per i Beni cul-turali: “Si sottolinea – ha scritto– che la rettifica deliberata dallaRegione è motivata su un di-

chiarato errore di graficizzazio-ne. Si conferma la rilevanza pae-saggistica del corso d’acqua”.Anche l’Autorità di bacino delTevere richiede che il Fossovenga “tutelato e valorizzato”.Come se non bastasse, la Pro-

Non toccate il democratico Jovanottidi Andrea Scanzi

Come son giusti e democratici, gliartisti giusti e democratici: se li

critichi, reagiscono davvero come iGandhi e i Mandela a cui si ispirano.Ne è prova anche Jovanotti. Sabatoscorso Il Fatto pubblica un articolo amia firma su di lui. Accanto a critichedifficilmente confutabili (“più renzia-no di Renzi”, commercialmente furbo,poco coraggioso), si elencavano lequalità: “ha scritto belle canzoni”,“regge la dimensione live come pochi”,“disco riuscito”, “musicisti notevoli”.Nulla di demolitorio.

SE PERÒ quasi tutta l’informazione titratta da intellettuale, prima o poi cicredi. E allora ti arrabbi per niente. Delresto, a Cortona, si narra che Jovanottiabbia accettato di dare una mano alMix Festival solo a patto che tra gliinvitati non ci fossi io (che abito lì). Ma

è senz’altro una notizia falsa. Renzi, dicui Jovanotti è cantore, è solito punire igufi drogando lo share della concor-renza: va da Del Debbio per indebolireFormigli, va da Porro per bastonareSantoro e Travaglio. Buoni a parole,vendicativi nei fatti.Lo stesso Jovanotti, a Cortona, non haperdonato il direttore di Va l d i c h i a n aOggi (Michele Lupetti) per averlo de-finito un “demo -cristiano 2.0 ma-scherato da rivolu-zionario”. Lunedìla mia pagina Fa-cebook è stata im-preziosita dai pen-sieri di Anna Che-rubini, sorella diJovanotti, candi-datasi alle ultimeComunali in unalista civica alleatacol Pd – con risul-

tati strazianti – dopo avere lavorato aMediaset come sceneggiatrice di Cen -tove t r i n e : la letteratura, nei Cherubini,scorre proprio nel sangue. La dottacherubina Anna si è scatenata. In equi-librio precario tra sontuosi giochi diparole (“E adesso mi scanso io”) e vir-gole profuse a caso (“Però lo scriveremale, così come il parlare male, è cosache da queste parti, così come al bar del

paese, attira l’attenzionedei distratti, dei frustrati,o anche dei parenti delsoggetto denigrato”), ladotta cherubina Anna hacondannato gli infedeli:chi “denigra” il Verbo delfratello è un “frustrato”che scrive “per sfogare ealimentare la rabbia”.Perdinci, che grinta. Chefervore. Un cipiglio para-gonabile a quellodell’adagio berlusconia-

no “Sapete solo odiare, noi invece sia-mo il popolo del bene e dell’amore”. Apatto, ovviamente, che il popolo la pen-si come loro. La vendetta renzi-jova-nottiana riguarda poi il capo come icollaboratori.

SAT U R N I N O è il bassista storico di Jo-vanotti: uno dei “musicisti notevoli” dicui parlavo nell’articolo. Mercoledì 18doveva essere ospite di Re p u te s c i o n , ilprogramma che conduco su La3. Ave-va già dato il suo assenso, la ricerca percalcolare la reputazione online (che haun costo) era già partita. Ieri ha fattosapere che non viene più, perché “holetto l’articolo su Jovanotti”: son dav-vero giusti e democratici, questi gio-vanotti renziani. Noi, comunque, tantoal Fa t to come a Re p u te s c i o n non siamovendicativi. L’invito a Saturnino è sem-pre valido: può venire quando vuole.Come Renzi. E come Jovanotti, magariaccompagnato dalla sorella.

CLAN PERMALOSI

RA P P R E S AG L I A

Tutta colpa di un articolo

appena fuori dal coro

rispetto alle sperticate

lodi generali: tutti

scatenati contro l’autore,

dai parenti ai musicisti

COSÌ FUSull’app delFatto il videodella lottizza-zione di Grot-taperfetta. Quia destra, la ne-cropoli roma-na prima chevenisse rico-perta Foto diAlessandro Lisci

UNICA OPPOSIZIONE

I cittadini e il Municipio

tentano da anni

di bloccare le ruspe.

E la Procura indaga

sulla copertura

di un fosso vincolato

Page 19: ilfatto20150311

18 19MERCOLEDÌ 11 MARZO 2 01 5MERCOLEDÌ 11 MARZO 2 01 5 il Fatto Quotidiano

SECONDO TEMPO

S P E T TAC O L I . S P O RT. I DE E FORMULA 1, ALONSO: “L AVO R OPER TORNARE IN PISTA IN MALESIA”“Sono molto deluso ma capisco i consigli deimedici. Sto dando tutto per tornare in pistain Malesia”. Così il pilota McLaren sulla suaassenza dopo l’incidente di Montmelò

STILLER E WILSON IN PASSERELLAIL RITORNO DI ZOOLANDERColpo di scena sulla passerella della sfilatadi Valentino a Parigi: Ben Stiller e OwenWilson rievocano il film cult. Paramountannuncia: arriva il sequel della pellicola

SUORA-SEXY SUI MURI DI NAPOLITRA 10 GIORNI ARRIVA IL PAPAPolemiche a Napoli per il megacartellone su cui è ritratta una modella,in versione suora-sexy. In città arriveràtra dieci giorni Papa Francesco

cura di Roma sta indagando percapire se il re-interro del Fossosia avvenuto attraverso “false”autorizzazioni e – scrive il Gip –il Corpo forestale ritiene il can-tiere “‘abusivo’ poiché la con-venzione, e con essa i progetti

delle opere di urbanizzazioneed edificazione sono stati adot-tati su un presupposto falso,quale la dichiarazione di tom-binamento del fosso”.

“C’È UN’A LT R A anomalia, chese non fosse tragica sarebbe ad-dirittura ridicola – prosegueCatarci –: due estati fa i sei an-tichi casali presenti sull’areadella lottizzazione hanno decisodi suicidarsi tutti insieme. Sonocrollati, si sono auto-demoliti,così ci è stato detto. Esiste, però,un vincolo della Soprintenden-za per cui si può costruire a 50metri dalle pre-esistenze”.Che sarà mai, sostiene BarbaraMezzaroma, che in una letteraalla cittadinanza parla di “argo -mentazioni pretestuose e privedi fondamento”. Quisquilie, in-somma. E, se proprio volete am-mirare i resti antichi, potetesempre fare un buco nel giardi-no di casa (nostra).

Sar degna,c u b at u r esulla rivaOGGI IN REGIONE LA PROPOSTA PD: SI POTRÀEDIFICARE A MENO DI 300 METRI DAL MARE

di Maddalena BrunettiCagliari

Non è un pro-console berlu-sconiano, maun governatore

renziano a riportare l’incu-bo del cemento sulle costedella Sardegna. Nuove cu-bature potranno sorgereanche nei primi – finora in-violabili – 300 metri dal ma-re, dove non potranno ve-dere la luce altri posti letto,ma nuovi servizi sì. E anchevecchi progetti, congelatinel 2006 dal rigoroso Pianopaesistico regionale (Ppr)dell’allora governatore Re-nato Soru, potrebbero tor-nare validi. Lo spettro dellespeculazioni edilizie sullacosta sembra materializzar-si nella proposta di leggedella giunta di centrosini-stra guidata dal renzianoFrancesco Pigliaru che oggisarà discussa dal consiglioregionale. La norma cancel-lerà il vecchio “piano casa”targato centrodestra, anchese gli ambientalisti sono giàsulle barricate: “Il centrosi-nistra sta facendo peggio diUgo Cappellacci”, il gover-natore berlusconiano scon-fitto da Pigliaru un annofa.

QUELLA per i litorali non èl’unica minaccia contenutanel testo di legge: le beto-niere potrebbero tornare afarsi largo nei centri storici,anche questi blindati da So-ru – patron di Tiscali, at-tuale segretario regionaledel Pd ed europarlamenta-re. La discussione su – comevuole la dicitura esatta –“Norme per il migliora-mento del patrimonio edi-lizio e per la semplificazionee il riordino di disposizioniin materia urbanistica ededilizia” verrà avviata oggi.La prima versione del testoera stata varata dalla giunta

il 23 ottobre dell’anno scorso,su proposta dell’assessore re-gionale agli Enti locali, Cri-stiano Erriu del Pd.Dopo il vaglio della commis-sione Urbanistica del consi-glio regionale la norma è statamodificata, ma la sostanzanon cambia e lascia moltiscontenti. Se nelle dichiara-zioni l’obiettivo era – come silegge nella relazione – una re-golamentazione improntata

alla certezza delle norme, ilcontenimento del consumodel territorio e la riqualifica-zione del patrimonio esisten-te, il risultato sembra diverso.Con la minoranza di centro-destra che mostra il polliceverso (voleva un maggioreimpulso al settore) e parte delPd che storce il naso per il ri-schio di tradimento al Ppr.Così gli emendamenti, ancheamici, sono dietro l’angolo. E,come sempre in Sardegnaquando si parla di urbanisticae cubature, gli animi sono giàinfuocati.

MENTRE Pigliaru, professoredi economia, cita l’edilizia tra imotori della sua ricetta keyne-siana per far uscire l’econo -mia dell’isola da una crisi ne-rissima, gli ambientalisti loaccusano: “Il consiglio regio-nale della Sardegna si appre-sta a esaminare una propostadi legge che fa da coperchioalla più retriva speculazioneimmobiliare. Un salto indie-tro di 30 anni”, è l’attacco diStefano Deliperi, leader delleassociazioni Gruppo di inter-vento giuridico e Amici dellaTerra. Il cavallo di Troia per ilgrande ritorno del cementonella fascia ultra tutelata dei300 metri si chiama turismo.In nome dello sviluppo diquella che dovrebbe essere lamaggiore industria sarda sa-

ranno permessi ampliamentidel 25 per cento di volumetriaper le attività esistenti, anche aridosso del mare: il tabùdell’intangibilità della battigiapotrebbe dunque cadere. Ilperché lo spiega un esponentedel Pd, Antonio Solinas, re-latore di maggioranza: “Si èritenuto meritevole prevedereincrementi volumetrici mag-giori, a condizione che tali in-crementi diversifichino e ri-qualifichino le dotazioni e iservizi delle strutture ricettiveal fine di promuovere la de-stagionalizzazione dell’offertaturistica”. Mentre ci si inter-roga sull’esistenza del cemen-to destagionalizzante, sulpunto sono arrivate anche lecritiche di segno opposto delcentrodestra che non condi-vide il divieto, previsto dallalegge, di creare nuovi postiletto. Si fa invece notare il si-lenzio dell’ala del Pd legata aSoru, che tace anche sulla vio-lazione di un caposaldo delsuo piano paesistico regiona-le, l’intangibilità dei centristorici, finora vincolati. Lanuova normativa consenti-rebbe incrementi volumetricifino al venti per cento, anchese subordinati a un appositopiano particolareggiato dele-gato al Comune.Il punto che più agita gli animie su cui le associazioni am-bientaliste vanno giù dure èquello delle cementificazionizombie: “Pare un testo chepunta a resuscitare i progettiedilizi morti e sepolti dal Ppr,e a render permanente la di-sciplina permissiva che eraprovvisoria nel pessimo pianodel 2009 di Cappellacci”. Lelottizzazioni finora paralizza-te sarebbero rimesse in corsada norme transitorie, che con-sentono il completamento de-gli interventi già autorizzatiprima dell’intervento anti-ce-mento di Soru: Arzachena,Costa Smeralda e Villasimiussono le tre zone a maggior ri-schio.

NON SOLO COSTE

Le betoniere potrebbero

farsi largo anche nei

centri storici. Sconfessato

il “piano” di Soru,

che però da segretario

non dice una parola

di Marco Travaglio

L’altro giorno mi telefona Massimo Fini,amico e collaboratore prezioso del Fa t to

Quotidiano fin dalla fondazione. Mi dà, con ilsolito spirito guascone allergico ai drammi eai melodrammi: “Marco, sono diventato qua-si cieco, non posso più leggere i giornali,quindi non posso nemmeno scrivere. O me-glio, potrei ancora, ma non più al mio livello.Preferisco chiudere qui, inbellezza, piuttosto che trasci-narmi con una qualità decli-nante”. Lo prego di ripensar-ci, di immaginare una formadi collaborazione magari piùsaltuaria, svincolata dagli ob-blighi settimanali della rubri-ca B a t t i b e cco , ma di non farmancare ai lettori la sua vocecontrocorrente, dunque fon-damentale per un giornalecome il nostro: “'Sticazzi gliocchi, l’importante è che la

testa funzioni”. Mi promette di pensarci. Lofa, e ieri mi scrive la sua risposta. Eccola.

Caro Marco,ti ringrazio di cuore per la tua generosa insistenza.In un momento in cui il Fatto intende inserire forzefresche, ha un valore particolare. Vuol dire che,nonostante tutto, sono riuscito ad essere all’a l-tezza, almeno in parte, delle vostre aspettative. Manon posso dirti di sì. Per due ragioni.

La prima è pratica. Non ci vedo.Non posso leggere e quindi scri-vere. E allora Borges, dirai? MaBorges era un grandissimo poetache attingeva i suoi materialidalla propria interiorità. Io sonosolo un giornalista, un saggista,nella migliore delle ipotesi unpensatore, che ha bisogno di do-cumentarsi. Sono – lo sono sem-pre stato – come uno zolfanelloche per accendersi, e poi ancheincendiarsi, ha bisogno di stro-finarsi a qualcosa.

La seconda ragione è soggettiva.Lo dico senza false modestie:credo di essere stato, sia pur amodo mio, uno dei protagonistidel mondo intellettuale italianodell’ultimo quarto di secolo, di-ciamo da “La Ragione aveva Tor-to? ” che è del 1985. Non vogliofinire come una suppellettile. Hopreferito uscirne in bellezza. An-che se con un retrogusto amaro,molto amaro, Marchino mio.M a ss i m o

Caro Massimo, levati dalla testa l’idea di le-varti di torno. La tua lettera, così come il tuoultimo splendido libro Una vita, dimostra chela testa funziona benissimo, a prescindere da-gli occhi. E poi chi ti dice che non poter piùleggere i giornali sia una disgrazia? Monta-nelli, specie negli ultimi anni, lasciava la maz-zetta dei quotidiani praticamente intonsa: ep-pure, quando si metteva alla scrivania e facevaticchettare la sua Olivetti, era sempre un pro-

digio e una delizia. E sai bene che,pur non avendo lasciato eredi, ticonsiderava il giornalista più vi-cino a lui. Il Fatto – inteso comedirezione, redazione e comunitàdi lettori – ha più che mai bisognodi te, del tuo pensiero urticante emai scontato, della tua penna alcuraro che ribalta ogni volta i luo-ghi comuni e le convenzioni ob-bligandoci a metterci continua-mente in discussione. Anche

quando non siamo d’accordo con te. Quindicontinueremo a perseguitarti per avere la tuaopinione su un mondo e su un’Italia semprepiù conformisti e adagiati sul pensiero unico.Per incendiarti come uno zolfanello, ti ba-sterà accendere la tv e strofinarti su un te-legiornale o un talk show a caso. Se non potraileggere, potrai scrivere. Se non potrai scri-vere, potrai parlare. E non vedo dove altropotrai, anzi dovrai farlo, se non sul Fatto Quo-tidiano.

m .t rav.

Massimo Fini La Pre ss e

IL FATTO TI ASPETTA

La tua lettera, così come

il tuo ultimo splendido

libro “Una vita”,

dimostra che la testa

funziona benissimo,

a prescindere dagli occhi

BOTTA E RISPOSTA

Massimo, abbiamo più che mai bisogno di te

Francesco Pigliaru

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20 MERCOLEDÌ 11 MARZO 2015 il Fatto Quotidiano

© Brenzone sul GardaBorgo di Campo

LA CESSIONE a titolo gratuito afavore della Fondazione Campodoveva essere autorizzata dallaDirezione regionale del Veneto” e“a norma dell'articolo 164 del Co-dice delle alienazioni, le alienazio-ni e gli atti giuridici... senza l'osser-vanza delle condizioni e modalitàprescritte, sono nulli”. Così nel di-cembre 2013 Gianna Gaudini, So-printendente per i Beni architetto-nici e paesaggistici per le Provincedi Verona, Rovigo e Vicenza. Di-chiarazione sulla quale fa leva ilComune veronese di Brenzone sulGarda, per rivendicare la proprietà

del borgo di Campo, frazione daanni disabitata, risalente al 1023.Oltre ad un raggruppamento dicase, ne fanno parte i resti di uncastello e la chiesa di San Pietro instile romanico minore, con affre-

schi del 1358 riconducibili a Gior-gio da Riva. L'attuale sindaco,Tommaso Bertoncelli, così come ilpredecessore Rinaldo Sartori, statentando di far riacquisire il borgoal Comune, contestando la delibe-ra dell’aprile 2009 con cui il Co-mune aveva ceduto alla Fondazio-ne Campo la proprietà del com-plesso. L’allora sindaco GiacomoSimonelli, ora presidente dellaFondazione, aveva effettuato unapermuta con un privato, la societàAntico Borgo di Campo, che avevaricevuto 5.500 mq edificabili inuna zona a sud di Brenzone ed ave-va dato al Comune il 60% dellaproprietà del borgo. Due mesi do-po il Comune aveva ceduto gratui-

tamente alla Fondazione tutto ilpatrimonio di Campo, di “valore fi-scalmente dichiarato di 1 milione e600 mila euro”. Con il cambio diamministrazione mutate anche leidee per il borgo che, “pur mante-nendo i vincoli architettonici ed ilrispetto ambientale”, dovrebbe di-venire “di valenza sia storico-cul-turale che turistico-recettiva”, conl’aiuto anche dei privati.Di avviso differente la Fondazio-ne per la quale, attraverso l’ausi -lio di fondi europei, Campo do-vrebbe restare totalmente pub-blico e divenire un “borgo dell'ar-tista” con negozi. Nello scontroideologico il Comune decide diimpugnare l’operazione del2009, richiamando vizi nella pro-cedura. A partire dalla mancata“autorizzazione del Ministero”,cioè della Soprintendenza. In at-tesa del pronunciamento del tri-bunale di Venezia, il borgo rima-ne in silenzioso abbandono.

T E AT R O

Un Don G i ova n n iè per sempre tra noi

La vita è lo spaziotra le vignetteSAM ZABEL E LA PENNA MAGICAdi Dylan Horrocks, Bao Publishing, 207 pagg., 21 euro

IL MOMENTO CHIAVE è quando Sam Zabelsoffia sullo spazio bianco tra le vignette e inizia ilcapitolo “La vita vera”. Antefatto: “Sam Zabel ela penna magica” è il libro appena pubblicato daBao di Dylan Horrocks, un autore neozelandesenon molto prolifico ma impossibile da ignorare(il suo “H i c ksv i l l e ” è un classico). Il suo alter egoletterario, Sam Zabel, passa 207 geniali paginea entrare e uscire dai fumetti. Sfogliata l’ultimatavola viene voglia di dipanare la matassa nar-rativa, di ricostruire i diversi piani narrativi e temporali in cui sisvolge la storia di questo fumettista bloccato, frustrato e repres-so che scopre di poter entrare nel mondo dei fumetti (il fatto chetutto questo succeda in un fumetto, disegnato da Horrocks, cioèdal Sam Zabel del mondo reale sarebbe già sufficiente per unprincipio di emicrania). In uno di questi mondi scopre il poteredella “penna magica” che trasforma l’immaginazione in realtà.Ma non è chiarissimo se questa penna esista nel mondo reale o

soltanto in uno dei fumetti in cui Zabel è entrato, se sia soltantoun simbolo della potenza creatrice della narrativa o un vero og-getto magico. Comunque, poco importa, torniamo all’inizio: inquesti suoi pellegrinaggi di fumetto in fumetto, a un certo puntoZabel soffia (è così che entra tra le pagine) su una tavola masbaglia mira, colpisce lo spazio bianco. Ed entra nel mondo reale,triste, piatto, in cui non succede niente, noioso – appunto – co m euna pagina bianca. Bastano pochi momenti (cioè poche pagine)per capire che è meglio tornare tra i bellicosi marziani e le sen-suali venusiane, tra piratesse sadiche con inclinazioni saffiche operfino in un manga di quelli in cui alle ragazze le gonne finisconosempre per sollevarsi al momento giusto mentre viscidi mostrisublimano istinti inespressi dei lettori adolescenti (e forse deglistessi autori). La struttura di “Sam Zabel” è intricata, complessa,sofisticata, ma la lettura scorre senza il più minimo intoppo, in unfluido a cui non è richiesta alcuna coerenza interna (che pure c’è)o consequenzialità logica (c’è anche questo) perché in fondo è unsaggio sull’immaginazione e sul piacere di leggere fumetti.

IL FUMETTO

di Camilla Tagliabue

È una donna, nonuna santa, è unalady di fiori, piùche di ferro, eppu-

re la sua storia drammatica eavventurosa è già assurta aparadigma di umanità e liber-tà, diventando un film di LucBesson nel 2011 e ora una p i è-ce firmata dal Teatro delle Al-

be: la sfida, nell’affabularequesta Vita agli arresti di AungSan Suu Kyi, è ovviamentequella di non scivolare nel ri-tratto agiografico o celebra-tivo o politicamente corretto,anche se è davvero difficiletrovare qualcosa di scorrettonella vicenda della coriaceaattivista birmana, nonchéNobel per la Pace nel 1991.Tutto ha inizio nel 1988,

quando Suu torna in Birma-nia, poi ribattezzata dai ge-nerali “Myanmar”, per accu-dire la madre malata: Suu ha43 anni, una bella carriera eun’altrettanto bella famiglia aOxford, con un marito e duefigli, alla larga da quella patriache le ha assassinato il padre,uno dei fautori dell’i n d i p e n-denza del Paese dal RegnoUnito nel 1947.

QUANDO Suu torna in Bir-mania, le è impossibile sot-trarsi al proprio destino, undestino da paladina dei diritticivili, proprio lei che rimaseorfana per un delitto politicoe visse sempre circondata da-gli spiriti maligni, quasi fan-tasmi amletici assetati di ven-detta per il padre: la figlia diKyi, tuttavia, sceglie la stradadella non violenza, della rivo-luzione spirituale, del Buddha

e di Gandhi, fondando la LegaNazionale per la Democraziamentre il regime reprime nelsangue ogni tentativo di ma-nifestazione e protesta.Dall’88 al 2010, anno del suodefinitivo rilascio, la donnasconterà oltre 20 anni di de-tenzione, tra arresti domici-liari, carcere, custodia caute-lare e mille altre diavolerieescogitate dai dittatori per

isolarla, umiliarla e metterla atacere. Ancora oggi, nono-stante la libertà, Suu non sipuò candidare alle elezionibirmane per una postilla in-serita ad hoc nella costituzio-ne: anche per questo, Amne-sty International, che patro-cina lo spettacolo, raccoglie lefirme tra il pubblico alla finedelle recite.Nel complesso, l’allestimento

scritto e diretto da MarcoMartinelli è una sobria bio-grafia del Nobel, strutturataper capitoli brechtiani, concori tragici e siparietti comici:affiancano la talentuosa Er-manna Montanari, nei pannidella protagonista, i bravi Ro-berto Magnani, Alice Protto eMassimiliano Rassu, oltre allaspassosa “incursione scenica”di Fagio, tecnico della com-pagnia ravennate.

A PARTE qualche suggestioneluciferina, come le musiche diLuigi Ceccarelli e la sulfureavocalità della prim’attrice, lospettacolo spesso dimentica lasorellastra di bontà e santità,quella bastarda di famigliachiamata crudeltà. Eppure, èla stessa Suu a denunciare ilproprio “caratteraccio” e lafaticosa resistenza alla ditta-tura dentro di sé, come quan-do, ad esempio, è attanagliatadai sensi di colpa perché nonpuò raggiungere il marito inInghilterra: è il 1999, e coleiche era partita per una malataalla volta della Birmania non èpiù tornata per un malato inquel di Oxford. E il coniugemuore da solo col suo tumo-re.

Aung San Suu KyiLe sue prigioniA L L’ELFO DI MILANO L’EPOPEA DELL’OP P O S I T R I C EDEL REGIME BIRMANO, NOBEL PER LA PACE 1991

LO SPETTACOLO

SECONDO TEMPO

© Don Giovanni – Vivere è un abuso,mai un dirittodi e con Filippo Timi

CHI SI ASPETTA una riproduzione più omeno fedele di Molière è fuori strada. Per in-tendere il Don Giovanni riscritto, diretto e in-terpretato da Filippo Timi, bisogna vedere al-la voce “i n n ova z i o n e ”. “Don Giovanni – Vi -vere è un abuso, mai un diritto” è una rivo-luzione dissacrante, un insieme sconnesso diparadossi del presente, una guida aggiornataalle sfumature (molte più di cinquanta)dell’eros. Dopo il debutto nel 2013 al TeatroParenti di Milano e le 11 tappe del 2014, Timiriveste i panni del tombeur de femmes in untour invernale partito a fine febbraio e chedopo il Teatro Argentina di Roma, in scenafino al 15 marzo, toccherà Torino e CasaleMonferrato. Il successo di pubblico smenti-sce qualche scetticismo della critica. La sce-na è una visione allucinogena, un contrasto di

forme avveniristichebianco verginale eambientazioni oniri-che fluorescenti, an-che grazie ai costumisurreali realizzati daFederico Zamber-nardi. La scheletronarrativo resiste, masi attualizzano i con-tenuti. Don Giovanni è un’icona del narcisi-smo dei nostri tempi. Appare avvolto in uncappotto fatto di fiori, in tenuta da discoteca,in abito dorato con panciotto o senza nullaaddosso. Non riesce a rinunciare all’affanno -sa ricerca di nuove prede, contando sullacomplicità del suo servo Leporello, perché,come afferma lui stesso, “una vita senzascandali, che vita sarebbe?” Ma ciò che de-sidera è solo l’ebbrezza più sfrenata, l’egoi -stico appagamento nel guardare il riflesso disé negli occhi delle sue donne. Il regista cade

PATRIMONIO ALL’I TA L I A NA

Brenzone, il b o rgo co n te s o

VITA AGLIARRESTI...M i l an o,teatro Elfo Pucci-ni Foto Enrico Fedrigoli

di Manlio Lilli

di Stefano Feltri

senza timore nel kitsch e nell’eccessivo, uti-lizzando video-inserti trash dalla rete, sigle dicartoni animati, scene di nudo e siparietti co-mico-demenziali. Nel suo Don Giovanni lasessualità etero conta quanto quella gay el’eccitazione per la purezza quanto quella peril bondage e per il lattex. Filippo Timi si con-ferma un creativo spregiudicato e di succes-so, oltre che un attore sempre in grado di stu-pire. Uno spettacolo da guardare senza lenti,per capire gli insaziabili tormenti del nostrote m p o.

di Chiara Ingrosso

Foto Achille Le Pera

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21il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 11 MARZO 2 01 5SECONDO TEMPO

ONDA SU ONDA

Nuova Rai, pessimeeredità e buoni propositi

IL PEGGIO DELLA DIRETTA

Terence Hill: incenso,speranza e santità di serie

UN PASSO DAL CIELO La Guardiaforestale Terence Hill La Pre ss e

di Loris Mazzetti

Finalmente una novità sullariforma del sistema radiote-

levisivo: dopo la fine del NazarenoRenzi a Sua Emittenza ha tolto il pal-lino della tv. È dal 1984, dal decretosalva Berlusconi, quando Craxi in-tervenne dopo che tre pretori aveva-no oscurato le reti Fininvest per vio-lazione del Codice delle Telecomu-nicazioni che consentiva solo alla Raidi trasmettere a livello nazionale.Da allora l’ex Cavaliere ha potuto“fare provvisoriamente i propri co-modi in attesa di farli definitivamen-te”, così scrisse Vittorio Feltri nel1990 (prima di diventare suo “com -pare”) alla vigilia dell’approvazionedella legge Mammì. Quel “definiti -vamente”, sancito con la legge Ga-sparri, sta per sparire. Renzi, al Con-siglio dei ministri di domani, pre-senterà le linee guida della riformaRai, cioè la netta separazione tra ge-stione e controllo, allo scopo di ren-dere la Rai libera dai partiti. È già co-minciato il toto manager su chi an-drà a sostituire il dg Gubitosi: An-tonio Campo Dall’Orto (ex Mtv eLa7) o Andrea Crosati (vice presi-dente di Sky)? Nel frattempo in Par-lamento c’è chi ha anticipato il pre-mier. Sono state depositate due pro-poste di legge, Renzi dovrebbe tener-le in considerazione. Quella del M5Sparte dalla riforma dell’Autorità per

le garanzie nelle comunicazioniche prevede, come quella del

cda della Rai, che i suoi compo-nenti debbano essere nominati at-

traverso una domanda a cui dovran-no allegare: il curriculum e “un ela-borato contenente la visione strate-gica del servizio pubblico”, soprat-tutto gli aspiranti negli ultimi sei an-ni non devono aver ricoperto carichedi governo o politiche, infine, l’inca -rico di consigliere Rai è “incompa -tibile con qualunque altro ufficiopubblico o privato”. La Commissio-ne di vigilanza verrebbe soppressa.

LA SECONDA proposta, presentatadai deputati Civati e Zampa del Pd eFratoianni di Sel è nata da un tavolodi lavoro organizzato tra alcuni par-lamentari, società civile e MoveOnItalia, le cui linee guida sono simili aquelle del M5S, la differenza sta nelcda che è sottoposto al controllo delConsiglio per le garanzie del serviziopubblico, dotato di autonomia fi-nanziaria e rappresentativo delle“diverse istanze politiche, sociali,culturali del paese” (…) “a cui il cdariferisce sul suo operato con una re-lazione trimestrale”. Nota stonata: letre proposte lasciano la proprietàdella Rai al ministero dell’Economia(socio di maggioranza con il99,56%), addirittura in quella diRenzi il governo nominerebbe il su-per amministratore delegato.

di Nanni Delbecchi

Capitando su un qualsiasi episodio diUn passo dal cielo 3, la prima impres-

sione è che Don Matteo si sia spretato esia entrato nel corpo delle guardie fo-restali, la seconda impressione è che laForestale si sia sottratta allo Stato per di-ventare un ordine religioso regolarmen-te riconosciuto dalla Chiesa, il che spie-gherebbe anche il colpo di testa di donMatteo divenuto. Sta di fatto che Teren-ce Hill non ha più la bicicletta con cuiscalava miracolosamente gli acciottolatidei vicoli di Gubbio, ora galoppa all’alba,alpigiano antelucano, per le malghe del-l'Alto Adige (che coproduce la serie).Ma per il resto don Terence è sempre lui:gli occhi cerulei sgranati, un passo dalcielo, e quella dizione sommessa, smoz-zicata, come se stesse sempre per con-fessare qualcuno, il vago bisbiglio cheLando Buzzanca ha cercato di imitarenel ruolo del Restauratore. Interrogarsisul perché gli eroi di certo cinema stra-cult degli Anni 70 – i fagiolari maneschidi Hill o i merli maschi di Buzzanca –quarant'anni dopo si siano messi a fareconcorrenza a Padre Pio sarebbe un di-

scorso lungo. Qui non è nemmeno l'in-cendiario che diventa pompiere; caso-mai, è il pompiere che diventa ciellino.Ma d’altra parte siamo in Italia; e Un pas-so dal cielo, come tutte le produzioni del-la Lux Vide di Luca e Matilde Bernabei,questo è: un modello ormai compiuto,forse l’unico, della fiction all'italiana.

SE LE SERIE USA, e un po' in tutto ilmondo, si fanno sempre più inquiete,ambigue, bipolari, quella di casa nostrasprizzano incenso, speranza e santità co-me non mai; e quanto agli scenari, si trat-ti della campagna umbra o delle crestedolomitiche l'importante è non usciredalla serie di cartoline illustrate che untempo si vendevano a fisarmonica, Salutidalla Val Pusteria. Seguendo la formaclassica della serie Tv, i personaggi re-stano fissi mentre ogni episodio è con-cluso in se stesso. Al mistero giallognoloche sarà risolto all'incirca in un quartod'ora grazie all'intervento dell’ultraot -tantenne ispettore della Forestale, fannoda contraltare i corteggiamenti da tele-novela, il masterchef che s’innamora del-l'assistente capra, Rocio Munoz Moralesnel carattere quasi neorealista, alla Ros-

sellini, di una modella che vive a SanCandido; qualche improbabile mac-chietta dotata di umorismo da oratorio(qui il poliziotto Gianmarco Pozzoli) è ilsolo lascito della commedia all'italiana. Ibuoni sono buoni e anche i cattivi, infondo, non sono così cattivi; se peccano èper infelicità, disperazione, debolezza, euna volta che hanno confessato, siamoquasi sicuri che anche per loro arriveràl’assoluzione.Altri si sforzano di conciliare bene e malealla meglio; qui tutto è radioso, dal mez-zogiorno alpino alla lacrima del pentito.Eppure questa fiction all'italiana è l'em-blema più puro della poetica perseguitadal nostro servizio pubblico e insieme unraro esempio di coerenza stilistica in unaTv senza più identità. Lunedì, dopo Unpasso dal cielo, Bruno Vespa ha intervi-stato Daria Bignardi. “Un’intervista chice barbarica”, esattamente come un meseprima la Bignardi aveva intervistato Bru-no Vespa. Modesta proposta alla Setti -mana Enigmistica: trova le differenze traun'intervista di Bruno Vespa (non ne-cessariamente a Daria Bignardi) e un'in-tervista di Daria Bignardi (non necessa-riamente a Bruno Vespa).

Gli ascoltidi lunedì

L’ISOLA DEI FAMOSI 10Spettatori 5,21 mln Share 24 , 4 %QUINTA COLONNASpettatori 1,19 mln Share 5 ,0 8 %

UN PASSO DAL CIELOSpettatori 6,90 mln Share 23, 3%P I A Z Z A P U L I TASpettatori 792 mila Share 3,42%

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22 MERCOLEDÌ 11 MARZO 2015 il Fatto Quotidiano

camente, secondo i solitischemi) e qualsiasi istituto diricerca, in Italia supera l’80%per Banche, Assicurazioni, Im-prese ecc. il regime di conflittodi interesse, con grovigli inter-secati e incrociati nei vari Cda.Naturalmente in questo siamoleader in Europa, largamentein testa su Gran Bretagna(47%), Germania (43%) eFrancia (26%). Il massimodell’opacità, con la quale di so-lito media ed esperti convivo-no serenamente. È capitali-smo di relazione per cui ci so-no in scala alcune centinaia dipersone su 60 milioni di com-patrioti che sono contempora-neamente qui e lì, che control-lano e vengono controllati, chenon escono mai di scena a nes-suna età, dando vita alla “cre -

di Daniela Ranieri

Prima di essere ri-succhiati da Twit-ter, noi occidentalidotati di antenna e

telecomando siamo diventatimatti. Ci è cominciato a in-teressare tutto quello che se sisvolgeva nelle nostre case onei nostri quartieri ci era in-differente o ci ripugnava:gente che dormiva, fornica-va, litigava, lottava per untozzo di pane con la bava allabocca. Il Grande Fratello d e l i-ziava i puri e angosciava chiaveva letto Orwell, e il sadi-smo ci spingeva a volernesempre di più, perché il nullaripreso 24 ore su 24 ci desseun brivido di scandalo o unpalpito di curiosità.Nell’epoca del suo tramonto,il reality show registra oggi ilsuo limite più maestoso: lamorte di dieci persone in Ar-gentina durante le riprese diD ro p p e d , un reality francesestile S u r v i vo r .Adesso ci pare giusto, dopoaverli guardati in mutande suuna spiaggia, abbronzati co-me selvaggi e sempre dispo-nibili, fare dei concorrenti,anche da morti, carne da ma-cello della nostra sociologia.Certo la morte di tre concor-renti sportivi famosi, di cin-que tecnici del canale TF1 edi due lavoratori argentini,provocata dallo scontro tradue elicotteri, non ci avrebbescandalizzato se fosse avve-nuta in circostanze meno fa-tue che non la preparazionedi un reality, la cui sola parola

basta a scatenare in noi unacatena di censure moraliste.Morire per reality ci sembrala cosa più sciocca del mon-do, in fondo gli otto francesise la sono andata a cercare,mentre i due argentini, perun gioco di specchi tra colpae razzismo, ci piace pensarlivittime della nostra tracotan-za di spettatori affamati.Ci saremmo sentiti più serenise fossero morti per portareaiuto ai malati di Ebola o du-rante un’eroica scalata delNanga Parbat. Ci sentiamo indiritto di stabilire una gerar-chia di dignità della morte,noi che per il resto ci sorbia-mo incessantemente reality etalent, talk show e telenove-las, a patto, beninteso, chenessuno decida di rovinarcilo spettacolo morendo dav-vero.Mai come oggi, come in M a-trix, mondo finto e mondovero sono la stessa cosa: i tre

concorrenti – la navigatricein solitario, la campionessa dinuoto, il pugile – morti pri-ma di cimentarsi col reality,non vivono più mentre vive illoro simulacro, condannatoall’eterno ritorno di Youtube.“È tutto registrato”, come inMullholland Drive di DavidLynch, “è tutto un nastro”.Le loro bacheche Facebookresteranno attive per amici efan, che lasceranno un mes-saggio per loro nell’i n d i f f e-renza se siano vivi o morti.Se il reality è per sua naturarappresentazione, come nellepitture fiamminghe di pesci ecarni appese al mercato, que-sta tragedia pare un sacrificiodella realtà alla divinità dellaTv, un memento mori e insie-me una sua irrisione. In fon-do cosa sono i s u r v i vo r comel’Isola dei famosi, se non unoscherzare con la fame e i pe-ricoli, il deperimento e la re-sistenza fisica, cioè in defini-tiva con la morte? I “caduti”di D ro p p e d dovevano essereabbandonati nel teatro pri-mitivo di un set sulle Ande,“a chilometri di distanza daogni zona abitata, senza cibo,né cartine geografiche o bus-sole”, come recita il claim delprogramma. Morendo, han-no realizzato il massimale delreality, dando credibilità alsuo nome e diventando final-mente atleti e attori comple-ti.

CO M E in B i rd m a n , il film diIñárritu vincitore dell’Oscar,al grande attore non resta chespararsi davvero sul palco,realizzando la performancemigliore della sua vita, da-vanti alla quale il pubblico,saturo di immagini cruente eperciò incontentabile, ap-plaude in piedi commosso.Altro che scomparsa delle co-se a favore della simulazione,altro che “delitto perfetto”.Semmai c’è un eccesso direaltà: non abbiamo mai avu-to tanta realtà sbattuta in fac-cia a tutte le ore del giorno edella notte. Lo s to r y te l l i n gtwitterino non è che lo scon-finamento in politica deiprincipi del reality, e l’ideo -logia, Renzi ce lo insegna, èstata sostituita dalla narrazio-

ne.La Tv serve a prendere ancoravoti presso una parte di elet-torato e a costruire “matrici”parallele di poco successo(dappertutto i reality sono incrisi d’ascolti); è Twitter, og-gi, il nuovo genere per unarealtà aumentata. Infatti ilcalciatore Sylvain Wiltord,concorrente di D ro p p e d scam -pato alla strage, ha twittato ilsuo dolore in tempo reale:“Sono triste per i miei amici,tremo, sono terrorizzato, nonho parole, non so cosa dire”,ha detto dicendo; e poi hacontratto il sentimento neglihashtag: “#Tristezza #Lacrime#Sono a Parigi”. Lo spettacolocontinua, insomma, ma su unaltro canale.

MORIRE DI REALITY

SECONDO TEMPO

PIOVONO PIETRE

L’ascensore socialeè sempre bloccato

IL BADANTE

M O RB O S I T À

Dopo averli guardati in

mutande su una spiaggia,

ora ci pare giusto fare

dei concorrenti, anche

da morti, carne da macello

della nostra sociologia

IL SOLITO BLA BLA

Nonostante i consueti

annunci, non ho ancora

colto da parte di Renzi

nessun segnale contro il

capitalismo di relazione,

la vera palude italiana

Il ritratto di Camille Muffat, una delle vittime, a Nizza La Pre ss e

di Oliviero Beha

n SI ASSISTE, chi con devo-zione, chi con preoccupazio-ne, al manifestarsi alla Cameradel cosiddetto “partito dellaNazione”, ossia il partito diRenzi. Scalfari evoca il rischiodi una “d e m o c ra t u ra ”, unasorta di democrazia dittato-riale, equivalente all’i n g ro ss oa quella “dictamorbida” co ncui vengono registrati i regimilatinoamericani più inclini aldialogo politico. E questo gior-nale non fa sconti a ogni epi-sodio tendenzialmente pocodemocratico di cui il premier sirende protagonista. Ma il di-scorso di solito si restringe alcampo costituzionale, istitu-zionale, partitocratico. Invecela democrazia reale si declinaanche se non soprattutto nellasocietà, nei luoghi di lavoro,nel settore strategicodell’istruzione, nella sfera me-diatica. Applicare il metro dimisura della democrazia al si-stema-Paese parrebbe l’u n i comodo per non giocare al legodella politologia fine a se stes-sa, riserva per specialisti. È perquesto che quando l’e s t a tescorsa il nostro premier piùgiovane ha tuonato contro ilfamigerato “capitalismo di re-lazione” in parecchi (quorume g o) si sono detti: bene, questaè la volta buona, l’uomo rotta-ma una pesantissima tabe ita-liana e dà una spallata a un mo -dus vivendi da tempo intollera-bile che inficia alle basi la qua-lità democratica della nostravita quotidiana. Due parole sul“m o s t ro” del capitalismo rela-zionale, formula non imme-diata che però si spiega facil-mente con qualche dato. Gliultimi di cui dispongo risalgo-no a circa un lustro fa. Secondol’Antitrust (pur eletta partiti-

ma” ormai da un pezzo inaci-dita di una società che rispon-de al criterio di “fa m i l i s m oa m o ra l e ” o semplicementemafiosità diffusa senza alcunriferimento obbligato a CosaNostra. Se ci guardiamo intor-no, varie forme di questa ma-fiosità da capitalismo intrec-ciato allignano in ogni settoredella nostra esistenza, senzaeccezione: dalla politicaall’economia, dalla finanza alterziario, dal mondo dell’infor -mazione a quello dello spetta-colo, delle arti, dello sporte cc .

n TUTTI invischiati con tutti,laddove per “tutti” dobbiamoleggere “quelli che sono den-t ro”. E noi fuori, a scannarci.Come tutto ciò si riverberi inuna mancanza di democrazianel pensiero e nei comporta-menti di questa società non habisogno di ulteriori specifiche.Ecco perché il grido di dolore diRenzi ci aveva fatto sperare indecisioni fattive oltre le inte-merate di maniera. Se non lui,chi altri può riuscire in una si-mile impresa titanica, checambierebbe davvero i conno-tati al Paese?, ci siamo chiestiqualche mese fa. Ebbene, saròvittima di una colpevole di-strazione ma non ho ancoracolto nessun segnale di cam-biamento anti-capitalismo direlazione, ovvero anti-paludeitaliana. Certo, avvicenda-menti ai vertici con amici in-vece che con estranei, ma lalogica è rimasta la solita, e ilsistema non è mutato. “Quelli”sono ancora tutti lì, al massi-mo si sono spostati di casella.E l’ascensore sociale è semprebloccato, quasi a sconsigliarcidi prenderlo per usare invecele scale. Come quando si te-mono incendi: appunto…

Lo show continuasu un altro canale

di Alessandro Robecchi

Forse vi siete distratti con le avventuredei due Mattei nazionali, ma vorrei ri-

cordarvi che – anche se personaggio mi-nore – Angelino è sempre lì e lotta insiemea noi. Così, mentre tutti guardavano daun’altra parte, lui ha incontrato i sindaci eha puntato il dito sulle piaghe nazionali:“Graffitismo, parcheggiatori abusivi, con-traffazione e accattonaggio”. Che si tradu-ce con “sicurezza urbana”, che natural-mente è una “priorità del governo”, e lui –lui Angelino Alfano – sta preparando undisegno di legge per dare più poteri di pub-blica sicurezza ai sindaci. Alcuni sindaci,come quello leghista di Varese, AttilioFontana, sono saltati su come molle, giàfrementi di proposte innovative, tipo se-questrare l’elemosina a quelli che chiedo-no la carità. Una vera emergenza.So che molti considerano Alfano uno deipeggiori ministri dell’Interno che la storiaricordi, ma può essere che la storia ricordimale, perché abbiamo avuto pure RobertoMaroni ed è una bella gara, tipo le diatribesu Pelé e Maradona. Comunque fu pro-prio Roberto Maroni, correva l’anno 2008,a inventarsi il famoso “pacchetto sicurez-za”, che spronava i sindaci a emettere “or -dinanze creative”. Era l’epoca dei “sindacisceriffi”, come scrivevano i giornali. Unadensa campagna di stampa puntava a far

credere agli italiani di vi-vere assediati da ferocirapinatori, impauriti,annichiliti dalle forze delmale in attesa di rubarglila macchina o la borset-ta. Siccome le statistichedicevano che nei numerireali tutta questa emer-genza non esisteva, ci siinventò il concetto di“paura percepita”, cioèuna specie di malattiasociale di chi ha fifa an-che se non c’è motivo.Si rise fino alle lacrime. I “sindaci sceriffi”coprirono di ridicolo se stessi e il paese.Chi vietava di sedersi sulle panchine dopole 23 in più di due (Voghera), chi permet-teva di vendere kebab solo vendendo, nel-lo stesso esercizio, la polenta (Lucca), chiregolava i parcheggi in centro a secondadella nazionalità di chi lasciava la macchi-na (Alzano Lombardo). Fu, per qualchemese un passatempo impagabile. Aprivi ilgiornale e scoprivi che nel comune talenon si poteva chiedere l’elemosina standoseduto, che nel talaltro si vietava di girarecon in mano una bibita, o giocare a pal-lone, o mangiare un panino al parco. Sidiscusse per settimane di una ventina dilavavetri che di colpo tenevano in ostaggiola città di Firenze, che è un po’ come so-

stenere che il problemadi Mosul è il traffico.I giornali di tutto il mon-do mandavano i loro in-viati a fotografare i sinda-ci che vietavano di tra-sportare borse troppogrosse, o multavano i“suonatori abusivi”. LaCorte Costituzionale fe-ce a striscioline sottilisottili quella legge unpaio d’anni dopo, quan-do ormai la novità era

passata e non si rideva più. Ora, sono tra-scorsi sette anni ed eccoci ancora lì, a in-dicare come una priorità emergenziale ilgraffitismo (sic) e l’accattonaggio, con sin-daci come quello di Varese che si affan-nano a indicare come assolute emergenze iquestuanti che rallentano la ripartenzadelle auto ai semafori cittadini, e a cui vor-rebbe sequestrare la questua. Allora, tra il2008 e il 2010, i sindaci di sinistra si ac-codarono alla grande e molti intellettualiarrivarono in soccorso argomentando che“non bisogna lasciare questi argomenti al-la destra” (cioè: presto! Diventiamo un po’di destra anche noi!). Oggi non c’è più Ma-roni, c’è Angelino nostro, e pare di sentireil suo grido di dolore al governo: “Ehi, la-sciate qualcosa di destra anche a me!”.

@AlRobecchi

CHI VINCE?

È uno dei peggiori

ministri che la storia

ricordi, ma la storia forse

ricorda male: c’è stato

Maroni ed è una bella

gara, alla Pelé e Maradona

Accattoni e g ra f f i t a r i , Alfanoha trovato l’origine del male

Matteo Renzi La Pre ss e

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23il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 11 MARZO 2 01 5

A DOMANDA RISPONDOFurio Colombo

SECONDO TEMPO

L’eterno “vasa vasa”del partito della Regione

Il trasformismo è un malecongenito della politicaitaliana, figurarsi di quel-la siciliana. L’isola portafieramente da decennil’etichetta di “laboratoriopolitico”. Qui democri-stiani e comunisti prima(governo Milazzo), ed exdemocristiani e post co-munisti poi (governoLombardo), sono andati abraccetto in barba a segre-terie di partito e a logichenazionali. Convergendoal centro, sempre “in no-me dei superiori interessisiciliani” che vanno oltretutto e tutti nel partitodella nazione, che poi inrealtà è il partito della re-gione. Liquido per defini-zione, questo contenitoretanto spazioso quantoeterogeneo sterza e giradove soffia il vento. Sem-pre dalla parte dei vincito-ri. E così i cuffariani chefurono e i lombardianiche sono stati, diventanooggi i più ferventi renzia-ni. Avvinghiati strettistretti in un eterno vasavasa.

Alessandro Riggio

Sciopero della famecontro la corruzione

Matteo Salvini e GiorgiaMeloni, dopo aver supe-rato alla grande SilvioBerlusconi anche suigiornali e le varie tv di suaproprietà, hanno supera-to addirittura lo stessoMatteo Renzi, che nonperde occasione alcunaper “bucare ” lo schermo otwittare. Invece, per lo“sciopero della fame”,dobbiamo registrare unaltro digiunatore. Tratta-si del parlamentare Giac-chetti, che cerca di spode-stare Pannella, primatistaassoluto in materia. Ci au-guriamo che qualche neodigiunatore, tra i varishow televisivi, ricordianche qualcuno dei pro-blemi vitali per gli italiani.Uno sciopero della famesulla corruzione e sullepensioni non farebbe ma-le a nessuno. Sarebbe au-spicabile. Speriamo chequalche parlamentare cipensi.

Mario De Florio

Un governo di concaviche diventano convessi

Mi ha colpito nella breverievocazione di FabioMauri proposta da FurioColombo, il passo in cuiColombo sottolinea co-me l’artista “che è” Mauri,“non fa il gesto che limi-terebbe la tua libertà. L’ul-timo passo (che cosa ve-do? che cosa capisco? checosa vivo?) spetta a te.” Inun Paese in cui quelli chesi affermano, che vinco-no, nella stragrande mag-gioranza dei casi, sonoquelli capaci di “venderefrigoriferi agli esquime-si”, in un Paese in cui ilBerlusconi che magnifi-cava la sua capacità di far-si concavo con i convessi eviceversa, non è certo un“fungo originale” spunta-to per caso in una notte diplenilunio, forse quell’ul-timo passo che l’artistaMauri lascia a noi da com-piere, è proprio quello dacui fuggiamo, addestrati(non certo educati) comesiamo, ad aspettare chequalcuno ci dica: “cosavedere, cosa dobbiamo

capire e come vivere”. Inogni caso tutto si riducead una questione di pote-re, e anche cambiandol’ordine dei fattori il pro-dotto finale non cambia.Chi risulta sopraffatto ta-le rimane, e non solo. Poi-ché la schiavitù volonta-ria, è in qualche misura

innata negli esseri umani,quelli che ci pensano“esquimesi vogliosi di fri-goriferi”, trovano portespalancate, pianure aper-te, e stravincono primariee secondarie e pure elezio-ni terziarie, perché quelliche pretendono per sé“l’ultimo passo”, sonosempre più minoranza, inattesa di estinzione.

Vittorio Melandri

Le polpette avvelenateper distrarre il cane

Lasciamo da parte il giallodelle mimose sempre de-turpate e vandalizzate peromaggiare questa festa.Lasciamo stare il rosa del-le quote: ignobile merci-monio, tra cosa? Un sessoe un altro? A che pro? Cosìla moglie di, l’amante di,la sorella o la figlia di,avranno più chance del fi-glio (maschio) del miobenzinaio (laureato conlode)? Per favore smette-tela con l’incensare le ca-pacità salvifiche delledonne, madri, mogli e co-gnate sante che al verticedi una partecipata, o di

un’azienda, o, meglio, ti-tolari di un incarico pub-blico saprebbero fare mi-racoli. C’è il piccolo par-ticolare che se non fosseromogli-amanti-sorelle(vedi sopra), non ci arri-verebbero mai (e comun-que già oggi ci arrivanocosì). Talvolta accade che

qualcuna (e qualcuno) ciarrivi senza parentele edappartenenze, ma è soloun caso fortuito e sarà pa-gato amaramente. Di-scorso diverso è la violen-za subita dalle donne,quella fisica, assassina, sucui non si spenderannomai parole sufficienti di

CARO FURIO COLOMBO, ho visto que-sta scena: grande evento istituzionale(prendo questo termine dai Tg), escono ipartecipanti. Parte una prima auto blu ecircola la domanda: chi è? Finché la rispo-sta è “il Questore”, “Il Prefetto”, “il Co-mandante generale”, tutti tacciono as-sorti al passaggio dei macchinoni. Appe-na qualcuno dice: “è l’onorevole tale” o “ilsenatore tal’a l t ro”, scoppiano grida di“vattene a casa, vai a lavorare”, “basta ru-b a re ! ”. Comincio a capire Landini chevuole fare politica ma non entrare in poli-tica. Mi domando se si può.

M a t te o

CREDO CHE in questa lettera ci sia un’in -tuizione interessante. Una grande e diffusairritazione popolare riguarda i titolari ditutte le cariche, purché siano eletti dal popo-lo. Credo sia facile predire che il nuovo Se-nato, composto da non eletti, anche se i suoimembri avranno ben presto “diaria” e“rimborso spese” per quando vengono a Ro-ma, e anche se sentiranno la necessità, per ilbene del Paese, di venire spesso a Roma,sfuggiranno allo spettacolo appena descrit-to perché non eletti. Avrete notato che inquesto ultimo difficilissimo periodo dellastoria italiana, segnata da violentissimi epi-sodi di antipolitica, solo due figure si sonosottratte al brutale giudizio di folla appenadescritto (e tuttora molto frequente): il capodello Stato, e il presidente del Consiglio. De-vo immediatamente chiarire che non parlodelle persone e del loro valore e prestigio per-sonale. Parlo di due situazioni che, in que-sto strano momento italiano, hanno un im-portante tratto in comune: le due personenon sono elette. Il capo dello Stato infattiviene eletto dalle Camere riunite ma nondai cittadini e dunque ha, e mantiene a lun-go, un suo prestigio che gli deriva dalla dop-pia distanza dal voto. E questo presidentedel Consiglio che, caso unico, governa senzaessere mai passato attraverso le urne. Stra-no che nessuno abbia mai pensato che il nonessere mai stato eletto sia la vera forza e lavera (temporanea) infrangibilità di Matteo

Renzi. È come un prefetto, ma in una versio-ne rafforzata sia dalla vastità dei poteri siadall’ostentato esercizio di comandare comequalcuno che se n’è conquistato il diritto. Lastrana fiaba che stiamo vivendo è che, appe-na eletto in regolari elezioni, Renzi perderàsubito questa magica campana di vetro chelo mantiene al sicuro. Per questo continua adirci che lui governerà per tutta la legislatu-ra (prorogando il più possibile la sua magi-ca condizione che lo rende non giudicabile),e si guarda bene dall’esercitare quella seriedi compensazioni e di bilanciamenti che so-no la preoccupazione costante degli eletti.Per questo è sfacciato e non le manda a dire.Non essendo stato eletto, nessuno gli rim-provererà l’arroganza e, a volte, toni di de-liberata maleducazione, riservata sempre aquegli stracci degli eletti. Renzi, da non elet-to che governa con pieno potere e anzi spo-sta e cambia l’intero mobilio della casa co-stituzionale svolgendo un compito che nes-suno gli ha assegnato, cammina letteral-mente sulla acque. Faccio un esempio. SeRenzi fosse un eletto, dopo la doppia “per -formance” del neo presidente Mattarella(aereo di linea a Palermo e tram a Firenze)non potrebbe più accostarsi a un aereo diStato. Ricorderete che, solo poco prima,Renzi era andato a sciare, con fermate in-termedie per la famiglia, usando un aereo diStato. Da eletto nessuno lo avrebbe perdo-nato, e il tuono di proteste e richieste di rim-borsare il costo sarebbe ancora in giro, apri-rebbe ancora le sedute mattutine della Ca-mera. Da non eletto ha avuto un rimbrottoe via. Attenzione. Quello che sto dicendonon è una teoria politica. È una constata-zione. Qualunque cosa sia, l’antipolitica el’anti-casta riguardano gli eletti. Ecco per-ché alcuni stanno seriamente pensando difare politica senza entrare nella politica.L’esempio di Renzi, libero di muoversi sucampi minati dove le mine per lui nonesplodono, è troppo attraente.

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Eletti,non eletti,grandi capi

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condanna. Su quella psi-cologica mi astengo, rico-noscendo che in questocampo talvolta anche ledonne non se la cavanomale ma andremmo trop-po oltre il political correcte mi fermo. Perciò dico:alziamo gli occhi e guar-diamo oltre queste “pol-

pette avvelenate” che silanciano al cane per di-strarlo e magari soppri-merlo. Perciò dico anchealle “donne guerriere”chela generazione che le han-no precedute un merito lohanno avuto. Forse le sidovrebbe guardare alme-no con un po’ di ammira-

zione e non invidia: han-no lottato e creato diritti“aperti”. Adesso ALTRI(figlie/i) sono chiamati adifenderli questi diritti.

Franca Grosso

DIRITTO DI REPLICACari amici del “FattoQuotidiano”, la vostra di-chiarazione di totale di-sinteresse per MasterChefe la setta massonica (nelbox “Confessioni” dell’8marzo) è naturalmentepiù che legittima. Ma di-venta poco credibile se sitiene conto del fatto che,fra il 3 e il 7 marzo, a Ma-sterChef avete dedicatoalmeno due articoli (Tec-ce e Simonetti) sulla ver-sione cartacea del “Fatto”e dieci interventi sul “Fat -toquotidiano.it” fra arti-coli, interviste, interven-ti… Con divertito scon-certo dobbiamo constata-re che l’autore del box“Confessioni” è evidente-mente abituato a non leg-gere il proprio giornale.

Ufficio stampa,Striscia la notizia

Cara Striscia la Notizia,ma certo che ci interessa –a noi come a un buon nu-mero di persone, e anche dinostri lettori – il fenomenodi Masterchef. Così come ciha molto divertiti la que-relle innescata da Strisciarivelando in anticipo ilvincitore del cosiddetto“talent” gastronomico esmutandando questi cuo-chi assurti a maître à pen-ser con tutto l'indotto. Sia-mo un giornale e ne abbia-mo parlato e continuere-mo a farlo. Ma nell’inter -vista di Antonio Riccisull’occhiuta censura cheavvolgerebbe la fantoma-tica setta massonica diMasterchef ci era parso dinotare un surplus di serio-sità complottistica che nonsomiglia per nulla all’ado -rabile cazzoneria di Anto-nio (somiglia semmai aicuochi). Ragion per cui cisiamo permessi di sugge-rirgli, e di auspicare, unsuo rapido ritorno in sé.

( M .Trav. )

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24 MERCOLEDÌ 11 MARZO 2015 il Fatto QuotidianoULTIMA PAGINA

SEGUE DALLA PRIMA

di Marco Travaglio

Cioè Parlamento, Consulta,Quirinale, magistratura,

informazione e cittadinanzaattiva. Renzi, bontà sua, an-nuncia il referendum: comeuna gentile concessione e nonun obbligo costituzionale.I pigolii e i balbettii della co-siddetta minoranza Pd, buonaa nulla ma capace di tutto, ag-giungono un tocco di surrea-lismo alla tragicommedia.L’impavido Bersani: “Se non cisaranno modifiche né alla leg-ge elettorale, né al ddl costitu-zionale, d’ora in poi non voteròpiù a favore, perché nel caso delreferendum vorrò stare dallaparte dei cittadini. Non c’è piùil Nazareno: il paradosso è chedobbiamo rispettare un Pattoche non c’è più”. I temibili Bin-di, Cuperlo e D’Attorre: “Que-sto è il nostro ultimo atto di re-sponsabilità”. L’avevano dettotante altre volte. Ma la loro ul-tima volta è sempre la penul-tima. La loro responsabilità,trattandosi della Costituzionee non di un regolamento con-dominiale, è un ossimoro. E iloro ultimatum (“se il governorifiutasse di riaprire il confron-to sulle ipotesi di migliora-mento avanzate da più parti,ciascuno si assumerà le proprieresponsabilità: ci riserviamofin d’ora la nostra autonomiadi giudizio e azione”) sono pe-nultimatum. L’opposizione èrinviata a data da destinarsi.Del resto, se davvero pensano –come scrivono – che “col ddlBoschi siamo davanti a unoslittamento del potere legisla-tivo dal Parlamento all’esecu-tivo... in assenza di contrappesinecessari e con una spinta ver-so un presidenzialismo di fattoche non ha corrispettivi nel re-sto d’Europa”, perché mai han-no votato sì? Anziché far pe-sare il loro voto senza vincolodi mandato, tradiscono la Co-stituzione e i loro elettori, poibrandiscono pistole a salve efuciletti a tappo: le “modifichealla riforma costituzionale”che fingono di invocare e che laBoschi finge di assecondare (“ègiusto anche approfondire ul-teriori elementi, avremo occa-sioni nelle riunioni del partitoper confrontarci”) sono parolevuote: dalla terza lettura non cisarà quasi più spazio per gliemendamenti, si voterà sì o noin blocco.L’ultima c h a n ce di fermare laderiva autoritaria era quella diieri, e se la sono fumata cometutte le altre. Hanno fatto milledistinguo, hanno espresso ter-ribili sofferenze, hanno fatto lefaccette malmostose, hannoavvertito “tenetemi, sennò fac-cio un macello”, qualcuno havotato su un piede solo, e allafine sono scattati sull’attenti,come sempre, davanti al nuovopadrone d’Italia. Sono come ilragionier Ugo Fantozzi che,pestato a sangue da una gang diteppisti che gli sventrano purela Bianchina, fra un ceffone euna testata, esala: “Badi, signo-re, che se osa ancora alzare lavoce con me...”. Poi perde isensi.Ps . Danilo Toninelli dei 5Stelleha letto in aula il discorso di undeputato datato 20 ottobre2005: “Oggi voi del governodella maggioranza vi state fa-cendo la vostra Costituzione,avete escluso di discutere conl’opposizione, siete andatiavanti solo per non far cadere ilgoverno, ma le istituzioni sonodi tutti, della maggioranza edell’opposizione”. Quel depu-tato era Sergio Mattarella. Ci èrimasto soltanto lui, volendo.

La responsabilità è nostra,siamo respingenti”, ha

detto Matteo Orfini, commis-sario del Pd romano all’assem-blea dei tesserati commentan-do “il mistero di un partito chein città prende 500 mila vo-ti e ha solo 9 mila iscritti traveri e falsi...”. Bisogna dareatto a Orfini, che è anchepresidente nazionale deiDemocratici, di aver usatosenza ipocrisie l’espressione

giusta perché se è vero che oggiè l’intera categoria dei partiti aessere “respingente” per chivolesse accostarsi con le mi-gliori intenzioni alla politica, ilproblema tocca la natura stes-sa del Pd che con Matteo Renzi

si è proposto come laforza del “cambia-mento”. E in effetti

non è facile imma-ginare per qualemotivo, per così

dire ideale, un giovane possaentrare in una sezione Pd ma-gari per sentirsi chiedere qualedei tanti signori delle tessere(false) lo abbia indirizzato lì eperché. Nominato commissa-rio a seguito dello scandalo diMafia Capitale, in questi mesiOrfini deve aver visto cose chenoi umani neppure immagi-niamo. In piccolo accadde an-che a chi scrive quando, comedirettore dell’Unità, il giorno

delle prime primarie, fidu-cioso nel nuovo che avanza-va, entrai nel circolo delquartiere dove abito e subitofui avvicinato da un tale chemi avvertì che in quella se-zione i nuovi dirigenti eranogià stati decisi a tavolino se-condo una rigida ripartizio-ne tra Ds e Margherita e chequesto sistema vigeva un po’dappertutto. Come dire, re-spingenti fin dalla culla.

Orfinie le originidel Pdr e s p i n ge n t e

STOCCATA E FUGA

di Antonio Padellaro