Il viaggio della vite

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Il VIAGGIO DELLA VITE : DALLA GRECIA AL MEDITERRANEO OCCIDENTALE ( a cura dei proff. Brandonisio e Capozzolo) DIFFUSIONE DELLA COLTIVAZIONE DELLA VITE SECONDO TRE PERCORSI. Il più antico va dal Monte Ararat verso la Mesopotamia, l’Egitto e la Grecia sotto l’influenza di vari popoli; secondo alcuni la vite sarebbe invece arrivata in Grecia più direttamente attraverso l’Anatolia. IL SECONDO PERCORSO PARTE DALLA GRECIA E VA VERSO IL MEDITERRANEO OCCIDENTALE: SICILIA E ITALIA DEL SUD, FRANCIA E SPAGNA, SOTTO L’INFLUENZA DEI GRECI E DEI FENICI. Il terzo percorso va dalla Francia verso il nord dell’Europa, principalmente attraverso il Rodano, il Reno ed il Danubio, sotto l ‘influenza romana.

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Il VIAGGIO DELLA VITE : DALLA GRECIA AL MEDITERRANEO OCCIDENTALE

( a cura dei proff. Brandonisio e Capozzolo)

DIFFUSIONE DELLA COLTIVAZIONE DELLA VITE SECONDO TRE PERCORSI.

• Il più antico va dal Monte Ararat verso la Mesopotamia, l’Egitto e la Grecia sotto l’influenza di vari popoli; secondo alcuni la vite sarebbe invece arrivata in Grecia più direttamente attraverso l’Anatolia.

• IL SECONDO PERCORSO PARTE DALLA GRECIA E VA VERSO IL MEDITERRANEO OCCIDENTALE: SICILIA E ITALIA DEL SUD, FRANCIA E SPAGNA, SOTTO L’INFLUENZA DEI GRECI E DEI FENICI.

• Il terzo percorso va dalla Francia verso il nord dell’Europa, principalmente attraverso il Rodano, il Reno ed il Danubio, sotto l ‘influenza romana.

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Area di origine della viti-vinicoltura

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Siti archeologici di rinvenimento di vite e ulivo

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Le più antiche ceramiche egeo – micenee trovate in Calabria e in Sicilia risalgono al XVII – XIV secolo, mentre quelle finora rinvenute in siti della costa pugliese datano al XV secolo, con insediamenti a Taranto, nel sito di scoglio del tonno, e a roca vecchia, in provincia di lecce a testimonianza della loro presenza.

Dal 1200 a.C. Circa, con il declino della potenza micenea, i mercanti egei intensificarono le frequentazionidelle coste ioniche e centro-adriatiche, introducendovi non solo merci esotiche, ma anche ceramisti specializzati che attivarono la produzione di

vasellame italo-miceneo.

I Micenei sono considerati i primi mercanti e naviganti egei ad aver esplorato il Mediterraneo occidentale, per intercettare, via mare, le risorse metallifere dei Balcani e delle zone a nord del Danubio, alternative a quelle egeo – levantine già monopolizzate dai minoici fin dalla prima metà del II millennio a.C.

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Il commercio del vino riprende con i Fenici e coincide con la ripresa dell’attività mercantile della città di Tiro (IX-VIII secolo a. C.).

Le anfore fenicie, molto simili a quelle cananee, sono sempre presenti nei ritrovamenti archeologici dei mari occidentali.

Greci lentamente iniziarono a risvegliarsi nel corso del IX secolo a. C., grazie ai frequenti contatti che stabilirono in quel periodo con le coste dell’Asia Minore, della Siria e con le regioni caucasiche sul Mar Nero.

L’attività commerciale, iniziata nel mare Egeo, si sviluppò successivamente nel mare Ionio e nel mare Tirreno, molto spesso sulle rotte e verso gli stanziamenti dei Fenici in Occidente.

Seguendo un cammino cronologico, alla prima colonizzazione fenicia, peraltro poco nota, e ad un commercio del vino legato ad utilizzi elitari e religiosi, segue una fase di espansione commerciale greca.

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Fenicia• attorno al X sec a.C., alcuni centri erano famosi come

ottimi produttori di vino: Biblo, Tripoli, Tiro, Berito. In particolare, secondo Plinio il Vecchio, che alla vite e al vino dedica l’intero XIV libro della sua Naturalis Historia,

• l’uva di Berito era nota per la sua dolcezza; dalla sua descrizione si può desumere che questa produzione somigliasse nella conservazione e nella lavorazione a quella della nostra “uva passita”.

• Tanto era amato il vino fenicio che Erodoto ricorda la non occasionale esportazione in Egitto del vino fenicio, considerato buono tanto quello greco.

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Mondo greco

• Greci ad introdurre la vitivinicoltura in Europa, già in epoca minoica. Le testimonianze in questo contesto sono attestate dal ritrovamento di frammenti di boccali al cui interno le analisi microbiologiche hanno rilevato la presenza di particelle di vino.

• Il grande sviluppo che questa bevanda ebbe in tutta la Grecia Antica fu agevolato dalla considerazione che il consumo del vino fosse sintomo di civiltà, da contrapporsi con il mondo barbaro, che invece era solito consumare la birra.

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La coltivazione della vite era diffusa uniformemente in tutto il mondo greco, tanto che anche gli ecisti, condottieri scelti per guidare le colonizzazioni, che si imbarcavano dalla madrepatria per andare a fondare nuove colonie in Italia meridionale o sulle coste turche portavano con sé tralci di vino da impiantare nelle nuove terre da colonizzare,da cui il mito di Enotro di cui parleremo più diffusamente tra poco. Nel mondo greco il vino era considerato come un dono degli dei: l’introduzione della coltura della vite fra gli uomini veniva attribuita a Dioniso, divinità legata al vino, e in particolare agli effetti che il vino suscitava sulla lucidità mentale.

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IL MITO DI DIONISIODioniso era figlio di Zeus e Semele.La moglie di Zeus, Era, avendo scoperto l’ennesimo tradimento del compagno, indusse Zeus a manifestarsi col suo vero aspetto a Semele, la quale morì rimanendo folgorata dall’apparizione.• Zeus praticò quindi una specie di parto cesareo alla donna gravida di suo

figlio e ne portò a termine la gestazione inserendolo nella propria coscia. • Quando fu compiuto il nono mese il bambino nacque perfetto e completo,

con due piccole corna sulla fronte. Venne quindi affidato a Sileno e, divenuto ormai adulto, Era gli concesse di vivere, ma lo rese folle. Seguono poi numerose avventure e peripezie di valore simbolico.

Quel che ci preme ricordare qui è il legame con i cicli agricoli e con la parte più “selvaggia” dell’uomo.

La via che Dioniso indica all’uomo per avvicinarsi alla divinità è quella orgiastica ed estatica. Egli viene spesso raffigurato e citato nel corso di riti sfrenati assieme alle menadi, nel mondo romano le baccanti, mentre danzano ebbri.

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Zeus e Semele, dipinto di Sebastiano Ricci, 1695 ca, Firenze, Uffizi.

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COLTIVAZIONE DELLA VITE

In Grecia si praticava una coltivazione della vite a ceppo basso, senza sostegno o con dei semplici sostegni costituiti da paletti. Viaggiando nelle isole greche anche ai giorni nostri se ne possono vedere degli abbondanti esempi. La vinificazione era abbastanza simile alla nostra: raccolta, pigiatura degli acini, torchiatura dei raspi. La fermentazione avveniva all’interno di recipienti che venivano lasciati aperti fino alla fine del processo.

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DECORAZIONE DEI VASII metodi e le tecniche di coltivazione delle viti, di produzione e di consumo del vino sono riscontrabili sulle decorazione dei vasi, i quali assumevano anche forme e nomi diversi a seconda dell’utilizzo per il quale erano preposti: tra tutti il più importante era il cratere, un grande vaso a forma aperta utilizzato nel banchetto per mescere il vino con l’acqua. Toccava al simposiarca, il maestro delle cerimonie, il compito di regolare l’andamento del banchetto, stabilendo di volta in volta quanto vino bere, quando berlo e il suo livello di diluizione con l’acqua. I greci erano infatti perfettamente a conoscenza anche degli effetti negativi che l’abuso del vino comportava, tanto che alcune città emanarono addirittura delle leggi per regolarne il consumo. Un monito famoso contro l’utilizzo sfrenato di vino si trova nell’episodio di Odisseo e Polifemo, dove in modo abbastanza esplicito Omero racconta come alzare il gomito potesse avere delle conseguenze gravi. Sappiamo ad esempio, che come gli egizi, i greci non consumavano il vino puro, in quanto provocava effetti indesiderati e negativi, e quindi considerati barbari.

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Coppa a figure rosse; pittore di Epèleios, raffigurante un personaggio imberbe che si accosta ad un vaso per mischiare il vino con l’acqua recando in mano uno skyphos, e con la mano sinistra protesa verso la bevanda. Ca. 510 a.C.

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• Al consumo del vino erano anche legati i momenti di maggiore comunanza all’interno delle poleis greche.

• La parola simposio letteralmente significa proprio “bere insieme”.• Il simposio non aveva solamente una funzione ludica, bensì anche quella di permettere

alle persone appartenenti al medesimo ceto sociale di riunirsi per discutere di temi politici e di scambiarsi le proprie opinioni.

• Durante il simposio diversi poeti e aedi si alternavano nel cantare e ricordare ai partecipanti la storia comune delle differenti famiglie, in modo da rafforzare il senso di appartenenza dei diversi membri della comunità.

• Queste bevute comuni avevano anche un significato religioso in quanto permettevano alle persone di entrare in contatto con la divinità mediante lo stato di ubriachezza, sfruttando adeguatamente le qualità liberatrici del vino.

• Il banchetto e il simposio si diffusero rapidamente anche sulla penisola italiana e divennero una pratica costante nella vita della comunità. Secondo alcuni filosofi e poeti, addirittura, il vino possedeva la virtù di mostrare la vera natura delle persone e di liberare il senso di verità che albergava al loro interno, da cui il proverbio in vino veritas, in greco Ἐν οἴνῳ ἀλήθεια, coniato dal poeta greco Alceo.

SIMPOSIOSignificato sociale- politico-religioso

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CARATTERISTICHE DEL VINO• I vini greci erano classificati per il loro colore e si dividevano in bianchi, neri e

mogano, per il loro profumo, per il quale erano utilizzati diversi tipi di fiori, come la rosa e la viola, e per il sapore, per addolcire il quale si utilizzava anche il metodo del riposo su un letto di uva appassita che rendeva il nettare particolarmente dolce.

• Altri vini presentavano invece un gusto più aspro e acido ed erano classificati come secchi.

CONSERVAZIONEIl problema principale consisteva nella conservazione dei vini stessi, data la scarsa resistenza all’aria; questi, infatti, tendevano a ossidarsi con discreta velocità. Per ovviare a questa caratteristica fu introdotto il processo di aggiunta della resina che consentiva un invecchiamento più equilibrato. Il vino era conservato in recipienti cosparsi di resina di conifere, che conferiva il caratteristico aroma. Ancora oggi i Greci bevono un vino con aggiunta di resine che si chiama Retsina, spalmandone anche i recipienti. Talvolta si aggiungevano miele o erbe aromatiche per aumentare il tempo di conservazione. Famosi e celebrati erano i vini di Lesbo, Lemno, Pramno, Chio.