IL VERNUTH RE - Byterfly

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A CURA DELLA CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA DI TORINO SPEDIZ. IN ABBONAMENTO POSTALE (III GRUPPO) N. 112 - APRILE 1952 - L. 250 OLIVETTI LEXIKON 80 niiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiniii La nuova macchina per scrivere da ufficio, di concezione inedita e di esecuzione rigorosissima, studiata per tutte le lingue e per tutti gli alfabeti iiiiiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinl

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A CURA DELLA CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA DI TORINO SPEDIZ. IN ABBONAMENTO POSTALE (III GRUPPO) N. 112 - APRILE 1952 - L. 250

OLIVETTI LEXIKON 80

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I L V E R N U T H R E

Sviluppi della siderurgia mondiale

GIANDOMENICO COSMO

7. Principali Passi produttori nel 1951.

L'industria siderurgica internazionale ha toccato nello scorso anno 1951 mete di produzione mai prima raggiunte.

Complessivamente la produzione mondiale di acciaio greggio si e aggirata nel 1951 sui 214,0 milioni di tonn. con un aumento del 13,8% rispetto alla produzione di 188,0 milioni di tonn. avutasi nel 1950. Si noti che la produzione fornita nell'ultimo •nulo risulta quasi raddoppiata rispetto a quella di circa 110 mi-lioni di tonn. nel 1938, come appare chiaramente dai dati raccolti nella tabella seguente:

Tab. n. r

A N D A M E N T O P R O D U Z I O N E MONDIALE ACCIAIO G R E Z Z O

(Milioni di tonnellate)

PRODUZIONE 1938 1949 1950 1951 %

Produz. 1951

Europa Occidentale Europa Orientale 46.15

5.io 45.6 7.2

52.1 8,1

57.8 10,0

26,9 4,7

Europa (URSS esclusa) .. Unione Sovietica Stati Uniti Giappone Paesi minori extra-europei

51.25 18,0 28,8 6,6 4.75

52,8 12,0 80, 5 8.7 7.7

60,2 23.7 87.7 4.8

11,6

67,8 31.3 95.5 6,5

13.4

31,6 14,6 44,5 3.0 6,3

Totale mondiale 109,4 161,7 188,0 214,5 100,0

Le conclusioni che si desumono dai dati sintetici raccolti nella tabella si possono così riassumere:

a) mentre nel 1938 si è avuta una produzione complessiva di acciaio di 46,15 milioni di tonn. nei paesi dell'Europa Occi-dentale essa era salita nel 1951 a 57,8 milioni di tonn. con un aumento del 25,2 % . Dato che, come si è detto, è nel periodo quasi raddoppiata la produzione complessiva mondiale, la per-centuale rispetto a questa dell'Europa Occidentale risulta così scesa del 41 ,9% nel 1938 al 27,1% nel 1951;

b) la produzione nei paesi minori extraeuropei è passata invece da 4,75 milioni di tonn. nel 1938 a 13,4 milioni di tomi, nel 1951: l'aumento è stato cioè del 182,1 % . Anche nel settore siderurgico emerge cioè il fenomeno, accentuatosi durante la seconda guerra mondiale e continuato negli anni successivi alla fané del conflitto, dell'industrializzazione crescente dei paesi extraeuropei, tipico l'esempio del Canada, ove la produzione è

passata da 1,1 milioni di tonn. nel 1938 a 3,5 milioni di tonn. nel 1951;

c) il principale paese produttore permane sempre di gran lunga gli Stati Uniti d'America. La loro produzione annua negli anni precedenti alla seconda guerra mondiale oscillava fra i 30 ed i 35 milioni di tomi, con notevoli variazioni connesse alla capacità di assorbimento del mercato (1932: 13,9 milioni di tonn.; 1935: 34,6 milioni di tonn.; 1937: 51,3 milioni di tonn.; 1938: 28,2 milioni di tonn.). Il livello raggiunto nel 1951 costi-tuisce pertanto un risultato notevole: secondo valutazioni dello « American Iron and Steel Institute » gli impianti siderurgici ave-vano nello scorso anno raggiunto una potenzialità produttiva di 105 milioni di tonn., destinata a subire ulteriori incrementi. Nel gennaio 1952 infatti essa veniva valutata sulle 108,59 milioni di tonn/anno, ed entro il 1953 si calcolerebbe di raggiungere i 120 milioni di tonn/anno;

d) lo sviluppo avutosi della produzione nell'Unione Sovie-tica si inquadra nelle direttive di politica economica note di fa-vorire l'incremento dell'industria pesante rispetto a quella dei beni di consumo. In ogni caso si tenga presente che tali dati sono in parte frutto di sòme dell'ECE^di Ginevra che nella sua « Economie Survey » per il 1951 valuta l'indice della produzione di acciaio grezzo per lo scorso anno (base 1940 = 100) come salito a 169, mentre l'indice complessivo generale era salito a 199 per il più forte incremento della produzione di energia elettrica (pervenuta a 215 secondo l'indice). Comprendendo 1 URSS, la produzione europea totale avrebbe raggiunto nel 1951 i 99 milioni di tonn. contro una produzione statunitense di 95,5 milioni di tomi. Il totale della produzione della sola Europa Orientale, cioè Paesi dell'Est Europa più URSS, rappresente-rebbe pertanto il 4 2 % di quella fornita da tutta l'Europa;

e) complessivamente nei Paesi minori dell'Europa Orien-tale si è registrato nello scorso anno un incremento del 1 7 % nella produzione che è salita da 8,1 milioni di tonn. nel 1950 a 10,0 nel 1951. Con 3,3 milioni di tonn. il massimo produttore risultò la Cecoslovacchia, ma il massimo incremento si ebbe nella Germania dell'Est che ha raggiunto il 152% della produ-zione rispetto al 1950 con 1,7 milioni di tomi, nel 1951 contro 1,1 milioni di tonn. nell'anno precedente.

Dopo gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica è nell'Europa Occi-dentale che troviamo per ordine di importanza con Gran Bre-tagna, Germania Occidentale e Francia i maggiori produttori mondiali. L'andamento dell'industria siderurgica ha presentato però in questi paesi caratteristiche differenti nel corso del 1951:

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1) di tutti 1 grandi Paesi produttori la Gran Bretagna è il solo la cui produzione di acciaio grezzo sia diminuita rispetto al 1950, essendo ammontata nello scorso anno a 15,9 milioni di tonn. rispetto a 16,6 milioni di tonn. nell'anno precedente. Il motivo della flessione è principalmente dovuto ai minori approvvigionamenti di rottami ferrosi: nei primi 9 mesi del 1951 risultavano infatti pervenute solo 414 tonn. di rottami rispetto a 1.699.000 tonn. nello stesso periodo del 1950. Gli esperti ritengono che, se le importazioni di rottami si fossero mante-nute al livello dell'anno precedente, la produzione dell'acciaio grezzo nella Gran Bretagna avrebbe potuto raggiungere 17,2 mi-lioni di tonn. invece dei 15,9 milioni sopra indicati;

2) nella Germania Occidentale con 13,6 milioni di tonn. di prodotti di accaio grezzo si è avuto un aumento del 1 2 % rispetto ai 12,1 milioni di tonn. del 1950. Tolte le attuali restri-zioni alleate, gli industriali tedeschi confidano che la produzione — scriveva il « Financial Times » — « potrebbe salire ad un ritmo annuale di 16,5 milioni di tons. ed anche più entro soli 15 mesi... L'obiettivo finale di una produzione di 18 milioni di tons. annue — livello inferiore nei Paesi occidentali soltanto a quello statu-nitense — potrebbe essere raggiunto, dicono gli esperti tedeschi, in meno di due anni... ». Una produzione di 16,5 milioni di tons. annue (cioè tonnellate lunghe inglesi) comporterebbe un aumento di circa 3 milioni di tons. sulla produzione attuale; se l'industria tedesca raggiungesse questo livello, essa potrebbe riprendere le posizioni prebelliche; quando nel 1938 l'attuale Germania Oc -cidentale produsse 17,9 milioni di tonn. metriche (19,6 milioni di tonn. nel totale). La Germania è infatti l'unico paese che non abbia superato i livelli prebellici di produzione di acciaio grezzo ;

3) in Francia con 9,8 milioni di tomi, prodotti di acciaio grezzo si è registrato un incremento del 13 % rispetto agli 8,7 milioni di tonn. nel 1950. L'incremento risulta del 5 7 % rispetto ai 6,2 milioni di tonn. forniti nel 1938. I dati della Francia non tengono naturalmente conto della produzione del territorio della Sarre, oggetto delle note controversie internazionali: quivi nel 1951 è stato raggiunto il maggiore aumento verificatosi nel-l'Europa Occidentale (2,6 milioni di tonn. contro 1,9 milioni del 1950).

2> La posizione dell' Italia.

È interessante conoscere — mentre tanto si parla sui giornali e nelle aule parlamentari di cartello carbo-siderurgico dell'Europa Occidentale, owerossia del Piano Schuman — la situazione dell'Italia. Nel corso del 1951 l'industria siderurgica nazionale ha avuto un notevole sviluppo in tutti i suoi settori. Il continuo aumento della domanda di prodotti siderurgici ha agito quale stimolante alla produzione: il suo aumento, consentito anche economicamente dagli adeguamenti di prezzo intervenuti e dalle elevate quotazioni nei mercati esteri esportatori, è stato

Tab. n. 2 A N D A M E N T O P R O D U Z I O N E S I D E R U R G I C A I T A L I A N A

(tonnellate)

PRODUZ. 1946 1947 1948 1949 1950 1951

Ghisa comu-ne in pam 176.694 381.005 449.364 392843 501.832 951.700

Acc. grezzo 1.153-293 1.691.453 2.125.147 2.055.499 2.315.442 3.047.000

Laminati a caldo 879.819 1.246.669 1.490.895 1.594989 1.858.047 2.400.000

reso possibile sia per un più regolare rifornimento delle materie prime occorrenti, sia per il riassetto delle nostre attrezzature industriali, il cui programma di ricostruzione, per quanto ancora in atto, comincia a dare i primi frutti, sia anche per la maggiore disponibilità di energia elettrica consentita dai nuovi impianti idroelettrici e termoelettrici e da una stagione idrica particolar-mente favorevole.

In particolare: n) la sola produzione che non ha raggiunto ancora nel

1951 il livello prebellico è stata quella della ghisa, per quanto essa abbia segnato il maggiore incremento rispetto al 1950. Nel corso delle vicende belliche gli altiforni esistenti in Italia erano stati per la massima parte distrutti e nel 1946 la produzione di ghisa all'altoforno era stata di sole 16.560 tonn. Con la pro-duzione di ghisa al forno elettrico (i cui impianti erano rimasti in efficienza) di tonn. 160.000, si era raggiunto il totale indicato nella tabella di circa 176.700 tonn. Con la ricostruzione dei forni la produzione complessiva di ghisa ha raggiunto nel 1951 951.700 tonn. (di cui il 70% all'altoforno e il 30% al forno elet-trico) con un aumento dell'88% rispetto alla ghisa prodotta nel 1950. La ripresa avutasi nell'ultimo anno è sostanzialmente dovuta alla messa in marcia dei due nuovi altiforni a carica inte-grale negli stabilimenti di Bagnoli e Piombino dell'Uva. Nel corso del corrente anno dovrebbero entrare in funzione i due nuovi altiforni dello stabilimento di Cornigliano della SIAC;

b) la produzione di acciaio grezzo che già nel 1950 aveva superato quella dell'anno di massima produzione con un indice (1938 = 100) di 101,7 si è maggiormente sviluppata nel 1951, con tonn. 3.047.000, corrispondenti ad un aumento del 28,8% rispetto al 1950. L'incremento avutosi nella produzione di acciaio grezzo attesta come la capacità produttiva degli impianti nazionali consenta di giungere senza eccessivo sforzo, nei periodi di rego-lari approvvigionamenti ad 1111 livello già apprezzabile, qualora si tenga presente che i lavori di ricostruzione e di ammoderna-mento in atto diverranno operanti soltanto nel corso del corrente anno e in parte dopo il 1953. La capacità produttiva attuale di acciaio grezzo in lingotti e 111 getti può calcolarsi in oltre 4 mi-lioni di tonn. annue, di cui 2,6 al forno Martin e 1,4 al forno elettrico cui bisogna ora aggiungere la produzione di 4 conver-titori Thomas entrati in marcia nella metà di agosto 1951 a Bagnoli. Da questa potenzialità teorica emerge che — assicurati, come si è detto, regolari approvvigionamenti di materie prime — la capacità pratica di produzione potrebbe valutarsi sui 3,6 mi-lioni di tonn. annue: cifra sufficiente per coprire gli attuali con-sumi italiani.

Nell'ambito della siderurgia italiana assume predominante importanza il gruppo di aziende che fa capo alla Società Finan-ziaria Siderurgica, costituita nel 1937 per coordinare e dirigere l'attività delle partecipazioni azionarie nel settore siderurgico fino allora direttamente detenuto dall'IRI. L'andamento delle produzioni siderurgiche del Gruppo Finsider è risultato così in netta ascesa nell'ultimo triennio:

Tab. n. 3

A N D A M E N T O P R O D U Z I O N I G R U P P O FINSIDER (tonnellate)

PRODUZIONI 1949 1950 1951 Variazioni % 1951 sul 1950

Minerali di ferro e man-354-450 297.627 339-628 + 14.3

216.670 275.812 575-496 4- 108,6

833-415 935.086 I273-6o8 + 36.2

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La produzione di ghisa fornita dalla Finsider nel 1951 ha costituito il 60,5% di quella complessiva nazionale, mentre quella di acciaio si aggira sul 41,8%. Lo sviluppo dell'attività della Finsider si svolge nell'ambito della realizzazione del piano omonimo, che prevede che le quattro aziende debbano giungere ad una produzione annuale di 1,8 milioni di tonn. di acciaio grezzo, quasi interamente ottenute a ciclo integrale.

«)• Difficoltà di ulteriori sviluppi produttivi.

Lo sviluppo delle ostilità nella lontana Corca aveva deter-minato dal luglio del 1950 un'inversione nella congiuntura del-l'industria siderurgica. La produzione è andata così aumentando praticamente in tutti i Paesi, toccando nel 1951 livelli non raggiunti neanche negli anni del massimo sforzo per la fornitura di armamenti nel corso della seconda guerra mondiale. I piani di sviluppo delle attrezzature siderurgiche in quasi tutti i Paesi del mondo farebbero presumere un'ulteriore espansione della produzione di acciaio: anzi allo stato attuale i maggiori cono-scitori della situazione esitano a fare previsioni sui futuri incre-menti produttivi.

Infatti l'esperienza del 1951 in base alle segnalazioni perve-nute dai principali centri dell'industria siderurgica ha dimo-strato che:

1) la produzione di tutti i Paesi d'Europa, ove si eccettuino la Gran Bretagna, la Germania e la Spagna, ha certo raggiunto nello scorso anno dei massimi mai prima toccati, ma la maggio-ranza dei Paesi avrebbero potuto ottenere dei risultati migliori, se 1 andamento del mercato non fosse stato caratterizzato da una carenza di coke, di rottami di ferro e di minerali di ferro, cioè le principali materie prime necessarie per la produzione della ghisa e dell'acciaio;

2) le disponibilità complessive di rottami ferrosi non sono riuscite ad aumentare allo stesso ritmo della produzione di ac-ciaio grezzo. Ciò è particolarmente significativo, se si considera che diversi Paesi hanno adottato nel 1951 molteplici provvedi-menti per facilitare la raccolta dei rottami, dato che gli Stati Uniti hanno cessato tali esportazioni, essendo il loro consumo interno superiore ai 50 milioni di tonn. annue. Tale elemento negativo per un ulteriore sviluppo della produzione siderurgica europea dipende principalmente dal fatto che le riserve di rot-tami risultanti dalle distruzioni dell'ultima guerra sono ormai praticamente esaurite: si pensi che nei primi anni del dopoguerra la sola Germania Occidentale aveva esportato oltre 7 milioni di tonn. di rottami. Per tale motivo ove si prescinda da uno o due Paesi, in genere nel corso del 1951 è stato ridotto il con-sumo dei rottami. Nel corso del 1951 l'Italia è riuscita ad aumen-tare la sua importazione di rottami che risultò di 683.185 tonn. rispetto a 506.654 nel 1950;

3) la produzione di coke è sensibilmente aumentata, ma — a motivo dell'accrescimento della richiesta di ghisa — per-mane uno scarto notevole fra l'offerta e la domanda (all'incirca 6 milioni di tonn. all'anno). Si ritiene che la Francia, la Germania e il Lussemburgo avrebbero potuto produrre maggiori quanti-tativi di ghisa e di acciaio, ove avessero potuto disporre di mag-giori quantitativi di coke.

Provvedimenti sono in atto nei principali Paesi siderurgici

per intensificare la raccolta dei rottami di ferro. Nee;li Stati Uniti la « N.P.A. •> (National Production Authority) ha organiz-zato una rete di ben r.200 « Comitati per la mobilitazione dei rottami », che si adoperano per intensificare la raccolta, mentre un'ordinanza del dicembre 1951 dispone la demolizione coattiva delle autovetture vecchie raccolte nei cosidetti « cimiteri d'auto-mobili ». L'importanza per la siderurgia degli Stati Uniti di questa fonte risulta evidente, quando si consideri che nell'anno terminante al 30 giugno 1951 vennero così demolite ben 3,7 milioni di autovetture, mentre in nessun anno precedente se ne erano demolite più di 2,5 milioni. Tale processo potrebbe essere ancora accelerato nel corso del 1952, dato che nell'anno 1951 esistevano ancora 5,5 milioni di autovetture di età superiore ai 14 anni rispetto ad una consistenza di solo 1,5 milioni nel-l'anno 1941. Si aggiunga che una Commissione ufficiale si è recata nei Paesi dell'Estremo Oriente per esaminare le possibilità di raccolta di rottami colà esistenti ed ha concluso che quivi esistono grandi quantità di rottami che — nonostante l'accapar-ramento fatto dalla siderurgia giapponese — possono tuttora essere spediti negli Stati Uniti. Analoghe difficoltà incontra la siderurgia tedesca, ove nel 1951 l'impiego dei rottami negli altiforni è diminuito dal 17% al 12%: cosile esportazioni degli stessi che nei primi mesi del 1951 si aggiravano ancora sulle 100.000 tonn., scendevano alla fine dell'anno ad un livello di 30-40.000 tonn. al mese: nell'accordo commerciale recentemente concluso fra la Repubblica di Bonn e la Svezia non sono più previste forniture di rottami da parte della Germania.

Indubbiamente nel corso del 1951 i principali Paesi fornitori di minerali di ferro hanno intensificato lo sfruttamento delle rispettive miniere: in genere in tale anno si sono toccati i massimi estrattivi di questo dopoguerra. Anzi nella Svezia la produzione di minerali di ferro ha raggiunto nel 1951 la cifra più elevata che sia mai stata colà registrata con 16,5 milioni di tonn. rispetto a 14 milioni di tonn. nel 1950. Il più importante produttore europeo permane pur sempre la Francia (35 milioni di tonn. rispetto a 30 milioni nel 1950), seguita dalla Gran Bretagna (15 milioni di tonn. rispetto a 13 nel 1950); in Germania nel 1951 risultano estratte 11,2 milioni di tonn. di minerale di ferro rispetto a 8,7 milioni nel 1950 e nel Lussemburgo 5,75 milioni di tonn. contro 4 milioni nel 1950. Per ulteriori incrementi della produzione sarebbero però necessari fra l'altro ingenti inve-stimenti. I minerali inglesi, ad esempio, sono a tenore molto più basso di quelli francesi e pertanto in Gran Bretagna — ana-loga situazione si prospetta nella Germania Occidentale — esiste il problema di grandi investimenti per lo sfruttamento dei mine-rali a basso tenore. Analoghe difficoltà si prospettano negli Stati Uniti, che nel 1951 hanno consumato 116 milioni di tonn. lun-ghe di minerali di ferro e per cui l'« Office of Defence Mobili-tation » prevede per il 1952 un consumo di 127 milioni di tons. che dovrebbe salire a 139 di tons. nel 1953. Lo sfruttamento dei giacimenti di minerali ferrosi ad alto tenore esistenti in diversi Paesi extra-europei (come nel Sud-Africa, nell'Africa Occidentale, Brasile, Labrador ecc.) significherebbe un notevole aumento dei costi di produzione a causa dell'incidenza dei noli marittimi per i trasporti.

Da ciò consegue una spiccata tendenza a limitare le esporta-zioni di prodotti e semilavorati siderurgici da parte di quei Paesi che una volta dominavano questo commercio. E di qui un'ulteriore spinta alla creazione di impianti diretti di produzione nei Paesi minori extra-europei.

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MERAVIGLIOSA CONQUISTA DELLA SCIENZA PERMETTONO / DI PENETRARE I MISTERI DEL CORPO UMANO DANDO / COSÌ M O D O DI C O R R E G G E R N E LE A N O M A L I E , /

COSÌ LA PIÙ SCRUPOLOSA SELEZIONE DEI MATERIALI, M LA PIÙ ACCURATA LAVORAZIONE ED IL PIÙ SEVERO / CONTROLLO GARANTISCONO AL CUSCINETTO R I V / LA PIÙ SUPERBA P E R F E Z I O N E T E C N I C A /

?

Per migliorare la frutticoltura piemontese

lotta contro i vermi della frutta « E L L A B E F F A

La produzione frutticola, nel quadro della produzione agraria nazionale, occupa un posto di primo piano. La nostra frutta favorita dal clima e dal terreno, se ben coltivata, si pre-senta bella, profumata, saporita e per queste sue doti è ricercata dai paesi specialmente del centro e nord Europa, meno favoriti di noi per le loro condizioni climatologiche. Per con-seguenza la frutticoltura, oltre a soddisfare ai bisogni del consumo interno, alimenta una corrente di esportazione non indifferente. Li-mitandoci a considerare melo, pero e pesco che rappresentano le piante da frutto più col-tivate in Piemonte, la produzione globale pie-montese si aggira su un milione e mezzo di quintali; ma una buona metà ci è data da frutti scadenti non destinabili all'esportazione, perchè i piccoli frutticoitori, che rappresen-tano la mass.i. non curano sufficientemente le loro piante. È perciò necessario insistere in tutti i modi affinchè la lotta contro le malattie ed i parassiti delle piante da frutta venga fatta da tutti e razionalmente, se noi vogliamo au-mentare la produzione e migliorarne la qualità.

Fra i numerosi parassiti che arrecano danni ingenti e fra i quali nei frutticoitori esiste an-cora confusione, sia nel distinguerli come nel combatterli, vi sono i così detti « vermi delle frutta ».

I vermi che si trovano nella frutta sono larve di insetti. Il profano non solo li chiama impropriamente « vermi », ma spesso li con-fonde tra loro, mentre in realtà si tratta di larve di specie assai diverse di insetti, con modi di comportarsi diversissimi le une dalle altre. Siccome la lotta contro tali insetti deve essere impostata in base al loro comporta-mento biologico, così riesce molto utile insi-stere nel divulgare tali nozioni.

Per procedere in ordine cronologico ricor-derò che durante l'epoca della fioritura dei peri e meli già prima dell'apertura dei fiori, sino alla caduta totale dei petali, escono dal terreno (dove a fine inverno hanno compiuto le loro metamorfosi) due specie di insetti molto insidiosi: una specie è detta Cecidomia delle perine (Contarinia pirivora) ed ha l'aspetto di un piccolissimo zanzarino, l'altra detta Tentredine delle perine (Hoplocampa brevis) è più grossa e ricorda un po' una piccola ve-spetta nera.

L 3 Cecidomia, mediante un lungo ovopo-sitore fatto come un ago da iniezione, intro-

duce nell'ovario numerose uova. Le larvette che nascono da queste uova hanno proprio l'aspetto di vermetti senza capo distinto e senza zampe, esse si nutrono della polpa del frutticino in via di sviluppo, in modo che quando il frutticino ha la grossezza da un cece ad una nocciola (secondo la varietà) si presenta gonfio in modo anormale e nell'in-terno con la polpa semidistrutta, annerita e piena di vermetti; in tali condizioni general-mente cade ed i vermetti che ne fuorescono penetrano sottoterra dove restano per com-piere la loro metamorfosi sino alla primavera successiva.

La Tentredine si comporta in. modo ana-logo, ma introduce un solo uovo per ovario, in modo che in ogni frutticino si trova un solo verme, il quale per la sua mole maggiore basta da solo a consumare quasi tutta la polpa; il verme è bianco, incurvato a C, con capo scuro distinto e, schiacciato, puzza di cimice.

Anche i frutticini dei meli e dei susini possono essere attaccati in modo analogo da specie diverse di Tentredini.

La Cecidomia e specialmente le Tentredini in condizioni favorevoli possono provocare una enorme cascola di frutticini bacati cau-sando una perdita elevata della produzione.

Gli arseniati nella lotta contro questi pa-rassiti non servono a nulla, quindi è un grave errore fare trattamenti arsenicali prima e su-bito dopo la fioritura come qualche frutticoi-tore ignorante fa ancora oggi.

La pratica di questi ultimi anni ha dimo-

strato che i risultati migliori si ottengono fa-cendo un primo trattamento con insetticidi a base di gammesano o di D.D.T., alla com-parsa dei bottoni fiorali ed un secondo trat-tamento quando i tre quarti dei petali sono caduti. Con questi trattamenti si combattono pure l'Antonomo, gli Afidi, le Psille, ecc. E consigliabile l'aggiunta di un adesivo af-finchè l'insetticida resista di più aderente alla pianta e di zolfo bagnabile per combattere contemporaneamente la ticchiolatura ed il mal bianco.

Siccome, sia la Cecidomia come le Ten-tredini, passano un lungo periodo sottoterra, si può dire dalla fine della primavera all'inizio della primavera successiva, così si può otte-nere un buon risultato nella lotta, dove è possibile, con insetticidi a base di gamme-sano, spargendoli in superficie sotto la chioma della pianta e poi incorporandoli al terreno mediante una zappettatura.

Nella seconda quindicina di maggio, quando mele e pere hanno circa la grossezza di una noce, nel frutteto vola una farfallina (Carpo-capsa pomonella) che va a deporre le uova sopra o in vicinanza dei frutti. Dalle uova nascono delle larvette lunghe due millimetri che rodono la buccia del frutto e penetrano nel suo interno (uno per frutto); mangiando la polpa crescono e si spostano verso i semi, poi fatte più grosse, circa un centimetro e

Cartellone di propaganda della C.C.I.A. di Torino per la lotta co,Uro i parassiti dei JruttiJeri.

SALVIAMO LA F R U T T A DAI VERMI CHE LA ROVINANO Tentredini, carpocapsa, e cydia attaccano le pomacee, combattetele I

La Curpocepv» o verme delle pere • delle mele iCrdi» poamwlla).

I. Insetto (in»r. 8 volte) - t Mele con. loro d utate delle lerv». - i. Boa*!; «ili» cor teede (m»-r. 4 volte). - 4. L e n e (in«r 8 volte) - S, Mele eetiaoeu aurate delle larve

Lotta. - Fere t/eKamerui wiccicmL e intervalli di 15-20 giorni, e partire de me tè maggio

• • Crrondarc i grofji remi e il tronco con lucie el betanaftolo.

Le Tentredine delie penne (Hoplocampa brevi»).

I Pcrioa con foro d'uscite. . 2 - i Penne «etlonete <on « eeiue larv» (ìngT 4 -.olir) 4. Gruppo d> perioe colpite (ingt i volte), 5. Lerv, fin,» II) volu)

Lotte. - Si c»*ube«te con un tre>( amento prr-«ornlr «ni uiu> t,o,tfl <.,»!< con i aneti ri d. » h e * di D O T o <h G e m m c » . ~

Le Cidi e o Tignola orientale dal peaco (Cyd.a raoUu)

I. Inietto (ingr S vohr). • 2. Rametto di paeco col reti/) epic*l« colpito (ingr. 2 volle). 3. Lervi lingi 8 voile). - 4. Pc*>j u . u r j u con merriun* e larve. - Per» eutunnalr con lacca di marciume a foro.

Lotta. • Fagliare « distruggere i retti apicali dei appena !c arooili aooeivKor..».

Mela spaccata con rosura e larva di Carpocapsa (leg. ingr.)

Rametto di pesco con getti apicali appassiti perchè attaccati dalla Cydia molesta.

mezzo, tornano indietro ed escono dal frutto. 1 frutti acerbi cosi attaccati possono, verso la fine di giugno, cadere in gran numero. Le larve uscite dai frutti si nascondono tra le screpolature dei tronchi e dopo non molto si trasformano in nuove farfalline; queste danno origine ad una seconda generazione di vermi che si trovano nei frutti in luglio-agosto: le larve mature uscite dai frutti svernano na-scoste sui tronchi e grossi rami.

Per combattere la Carpocapsa, quindi il verme più comune che si trova nelle pere e mele acerbe ed in quelle mature a matura-zione precoce, sono consigliabili 1 trattamenti arsenicali (arseniato di piombo al 0 ,5%) da iniziarsi con la metà maggio e da ripetere pa-recchie volte a distanza di 15-20 giorni: ottimi risultati si constatarono recentemente con la aggiunta all'arseniato di piccole quantità di esteri fosforici (parathion). Per peri e meli ad alto fusto, consociati al prato, non potendo quando c'è l'erba, usare l'arseniato ed il pa-rathion che sono velenosi, si consiglia di fare almeno uno o due trattamenti subito dopo il primo taglio. Sono anche utili le fasce al beta-naftolo o al soffocol con le quali si circondano i tronchi per catturare le larve.

*

Oltre che dalle larve della Carpocapsa, in estate inoltrata sino all'autunno, non solo pere e mele, ma anche le pesche tardive sono at-taccate da un'altra specie e precisamente dalle larve della Cydia molesta, che è una farfallina simile alla Carpocapsa, ma con comporta-mento assai diverso. Infatti la Cydia compare all'inizio della primavera ed avendo sviluppo assai rapido dà origine a quattro-cinque ge-nerazioni. Le larve delle prime generazioni però non attaccano i frutti, ma solo ì getti apicali dei peschi, scavandovi delle gallerie interne in modo da produrne l'essiccamento; le ultime generazioni invece attaccano i frutti, pesche tardive, pere e mele, anche le belle varietà invernali. A differenza delle larve della Carpocapsa le larve della Cydia si possono trovare numerose su un medesimo frutto e possono passare da un frutto all'altro, inoltre esse scavano di preferenza negli strati esterni della polpa e provocano con estrema facilità il marciume.

La lotta più efficace contro la Cydia con-siste nel tagliare e distruggere i getti apicali dei peschi nel momento in cui contengono nell'interno la larva scavatrice, cioè appena si vedono le due-tre foglie apicali appassite. Con ciò si elimina la numerosa e dannosa discen-denza che passerebbe poi, come si disse, nei diversi frutti. In seguito i trattamenti con arseniato fatti per combattere la Carpocapsa, specialmente se con aggiunta di esteri fosfo-rici e, se ripetuti anche in estate avanzata per la frutta invernale, riducono anche gli attacchi della Cydia a proporzioni modeste e tollerabili.

*

Queste nozioni, riassuntivamente esposte, mettono in evidenza che i cosiddetti « vermi della frutta» vanno riferiti a quattro specie di insetti ben distinti, ciascuna delle quali va

combattuta a suo modo. Se si lascia a questi parassiti libero giuoco, si può ritenere che in media producano una perdita del 30% della produzione, media che poi sale ancora se si sommano questi danni a quelli prodotti da altre cause parassitarie!

In Piemonte il numero per ora limitato di frutticoitori che sono all'avanguardia hanno compreso l'importanza dei trattamenti razio-nali e li fanno; ma vi è ancora un gran nu-mero di piccoli frutticoitori e specialmente agricoltori che fanno anche un po' di frutticol-tura i quali per tradizione e per ignoranza non fanno'nulla o fanno solo qualche trattamento talora sul totale errato o non tempestivo.

Penna spaccata con rosura e larva di Tentredine.

È quindi della massima importanza, per mo-dificare questo stato di cose e migliorare la nostra produzione, divulgare il più possibile mediante una sana propaganda, le nozioni più elementari sulla lotta antiparassitaria.

E qui va messo in evidenza il merito delle Camere di Commercio di Cuneo e di Torino, le quali hanno sostenuto l'onere dei corsi di istruzione in molti centri frutticoli delle ri-spettive provincie: alla Camera di Commercio di Torino va anche la benemerenza della stampa di tavole a colori per la divulgazione della lotta contro i parassiti più importanti dei fruttiferi, come la Cocciniglia di San José, la Ticchiolatura dei peri e meli, i Vermi delle frutta, tavole che a scopo di propaganda fu-rono largamente distribuite.

Se i frutticoitori piemontesi asseconde-ranno gli sforzi dei tecnici, seguendoje norme da essi dettate, miglioreranno la loro produ-zione con loro grande beneficio economico e con vantaggio per l'economia nazionale. E questo è lo scopo per il quale furono scritte queste poche righe di chiarimenti e di inci-tamento.

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L'INNOVAZIONE E IL CICLO ECONOMICO

I T A L O M A K T I 1 V A Z Z I

Si è dimostrato negli articoli precedenti pubblicati su questa Rivista che le inno-vazioni si debbono considerare come indi-spensabile elemento di equilibrio dinamico per un sistema economico in sviluppo. Da tale affermazione discende la conseguenza che le oscillazioni cicliche del reddito e dell'occupazione, considerate giustamente dalle teorie economiche più moderne fun-zioni del volume dell'investimento netto rispetto alla propensione al risparmio del sistema, sono in realtà dovute a un'alternan-za di eccesso e di equilibrio della propen-sione al risparmio, ossia della percentuale risparmiata del reddito nazionale, rispetto agli incrementi di produttività offerti dalle innovazioni attualmente disponibili, i quali soli possono costituire giustificate occasioni di investimento netto. Se gli incrementi di produttività provocano investimenti netti di volume tale da assorbire tutto il ri-sparmio, allora tutti i fattori della produ-zione saranno occupati e il reddito nazio-nale raggiungerà il livello massimo del quale è capace nel momento dato; altri-menti esso diminuirà anche oltre la quota di risparmio non investita per l'adattamento secolare del sistema e del reddito al risparmio e all'investimento netto. Una serie di grandi innovazioni quali avvengono nell'apertura di un nuovo settore produttivo è senza dubbio capace di provocare un periodo di prosperità; però la tendenza alla concentra-zione tecnica provocherà una tendenza alla monopolizzazione, come si è dimostrato nell'articolo precedente (1), si che a un certo punto la propensione al risparmio ten-derà a crescere più che proporzionalmente rispetto agli incrementi di produttività. Il risparmio non potrà venire tutto assorbito, la tendenza del risparmio e dell'occupa-

ti) Cfr. «Forme e sviluppo di mercato» in Cro-

nache Economiche - Gennaio 1952, pagg. 12-13.

zione viene allora invertita e alla prospe-rità segue la depressione; questa illustra-zione è estremamente schematica, ma mette in luce il rapporto intercorrente tra incre-mento di produttività, investimento netto, risparmio e andamento del ciclo economico.

La depressione è simile a un intervento chirurgico: dissangua il reddito nazionale, ma taglia spietatamente i profitti e la pro-pensione al risparmio, di guisa che molte innovazioni offrenti prima incrementi di produttività non abbastanza grandi, dato l'elevato saggio di profitto, possono costi-tuire ora buone occasioni di investimento. In conclusione, da un tale punto di vista, la depressione esercita una funzione equi-libratrice della propensione al risparmio rispetto all'incremento di produttività, sia pure in modo assai drastico. Tuttavia si può osservare che nel corso dell'ultimo secolo la propensione al risparmio cresce attra-verso i cicli. Come mai l'economia di mer-cato ha poaito giungere sino ad oggi, sia pure perdendo qualche penna, aprire nuovi settori produttivi nonostante il perdurare di sensibili monopolizzazioni nel sistema, e soprattutto, come ha potuto innalzare di ciclo in ciclo la propensione al risparmio senza costituire monopoli di forza tale da bloccare ogni uteriore sviluppo impedendo l'apertura di nuovi settori?

Tale fenomeno si può spiegare solo con l'espansione del sistema economico più progredito in aree arretrate o vergini, quale è stata in effetti l'espansione coloniale e commerciale europea nel corso del se-colo XIX e nei primi decenni del X X , for-nendo, secondo il bisogno, un'ampia riserva di risparmio o un possente volano equili-bratore del mercato della madre patria. Nei periodi di intensa industrializzazione, l'e-stensione delle innovazioni già consolidate alle aree arretrate e il drenaggio degli in-crementi di reddito conseguenti a favore

della madre patria ampliava notevolmente il risparmio nazionale permettendo di con-centrare, senza incidere troppo sui consumi, i grandi capitali necessari alla costituzione dell'industria pesante (ad esempio, quella siderurgica) e senza forzare i settori pro-duttivi interessati a una troppo intensa mo-nopolizzazione, sia pure momentaneamente giustificata da ragioni di concentrazione tecnica. La riprova di questa funzione di ampliamento al risparmio, svolta in passato dall'espansione, è data dalla grande com-pressione dei consumi richiesta dall'indu-strializzazione dell'economia sovietica, cui era precluso il metodo di pompar risparmio da un paese a favore di un altro, pur dispo-nendo di una tecnica assai più progredita. Sarebbe interessante a questo proposito l'e-same della variazione della propensione al risparmio in U.R.S.S. durante i primi piani quinquennali, confrontandola con quella dei paesi occidentali, specialmente dell'In-ghilterra, nel periodo della costituzione del-l'industria pesante e in quello immediata-mente precedente; da tale confronto do-vrebbe acquistar rilievo il concorso che diede l'espansione coloniale e commerciale alla costituzione dell'industria pesante.

Il fatto che tale forma di risparmio abbia consentito lo sviluppo del consumo. accanto a quello del risparmio, sia pure in misura inferiore, anche in tali periodi, costituì una funzione di contrasto alla tendenza monopolistica portata dalla concentrazione tecnica, non solo, ma poiché l'espansione significava anche apertura di nuovi mercati, ciò favoriva il permanere in molti settori produttivi della tendenza alla libera con-correnza. Infatti nell'espansione la costi-tuzione di nuovi mercati ha favorito la ten-denza concorrenziale tra le industrie leggere della madrepatria, mentre la costituzione di nuove possibilità di investimento, in ge-nere per lo sfruttamento di materie prime,

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ha favorito da una parte la tendenza al mo-nopolio delle industrie minerarie, dall'altra la tendenza alla concorrenza con lo sfrutta-mento dei prodotti agricoli tipici; quindi il profitto ricavato dall'espansione veniva distribuito alla madrepatria nel suo com-plesso e tutte le classi sociali ne beneficia-vano, sia pure in varia misura, mentre si for-mava una classe ricca, numerosa ed artico-lata. In conclusione, il permanere in molti settori produttivi di una tendenza alla li-bera concorrenza consente l'apertura di nuovi settori e la possibilità di un ritorno alla concorrenza di quelli monopolizzati, quando siano venute meno le ragioni tec-niche della monopolizzazione. Sono ap-punto queste le condizioni di una ripresa economicamente sana dopo una depres-sione, cioè con le sole forze di un'economia di mercato. Infatti il fenomeno tipico di tale sistema, quello cioè del crescere tenden-ziale della propensione al risparmio rispetto a quella al consumo, lato potenzialmente negativo del libero scambio giacché il van-taggio di esso può essere completamente as-sorbito dal più forte, può continuare a svol-gersi solo se si verificano in una zona eco-nomica sufficiente le altre condizioni di un'economia di mercato, un po' di libera concorrenza, lo sviluppo adeguato di un mercato nazionale, insomma una certa pro-porzione tra lo sviluppo del consumo in tale mercato e lo sviluppo della produzione e dell'investimento.

Questo volano equilibratore dello squi-librio economico si è ristretto sempre più negli ultimi decenni e tale tendenza con-tinua. Per valutare adeguatamente le con-seguenze di questo fatto sullo sviluppo in-novativo, che è senza dubbio la spina dor-sale dello sviluppo economico degli ultimi secoli, occorre esaminare l'andamento ci-

clico dell'economia di mercato dal '29 ad oggi. L'eccezionale gravità della crisi ameri-cana del '29 può essere spiegata col fatto che la depressione non riuscì a intaccare sufficientemente i profitti monopolistici, proprio per il contrarsi della tendenza espansionistica, e venne in gran parte meno alla propria funzione equilibratrice; le con-dizioni di una sana ripresa, cioè lo sman-tellamento dei vecchi monopoli e l'aper-tura di nuovi settori produttivi, vennero in gran parte a mancare. Tutto ciò si ma-nifestò in una paurosa discesa dell'investi-mento netto. Colpiti da questo fenomeno, gli economisti più intelligenti, Keynes in primo luogo, cercarono la connessione del-la variazione dell'investimento netto con quella del reddito e dell'occupazione e si preoccuparono di trovare immediatamente i mezzi, non già di creare le condizioni strutturali, per inalzare l'investimento net-to al fine di mantenere alti il reddito na-zionale e l'occupazione. Gli statisti li se-guirono su questa via, e così si vennero determinando gli interventi statali antici-clici, cioè gli investimenti operati dallo Stato per integrare gli investimenti privati insufficienti ad assorbire tutto il risparmio e a provocare una piena occupazione; tale sistema fu applicato specialmente in que-sto dopoguerra in Inghilterra e in America e diede risultati efficaci perchè mantenne a un alto livello il reddito nazionale e con-trastò con successo l'onda ciclica. Ma la sua permanenza giustifica il sospetto che con la sua struttura attuale il sistema eco-nomico non abbia più la forza, con i suoi soli mezzi, di uscire dalla depressione; e bisogna vedere se il rimedio, elargito a dosi molto generose, non aggravi le con-dizioni strutturali di tale situazione di in-sufficienza del sistema.

In effetti, l'investimento statale è di per sè uno dei meno innovativi e redditizi, nè favorisce lo sviluppo innovativo in altri settori produttivi, giacché non scuote mi-nimamente la posizione dei monopoli pa-rassitari, anzi la rafforza col mantenere alta la propensione al risparmio e la produ-zione senza influire affatto sulla produtti-vità. Dove l'intervento statale è più red-ditizio e fecondo di risultati durevoli è nello sviluppo delle aree depresse, perchè qui si tratta di applicare con unità siste-matica di iniziative tecniche e metodi già consolidati; ma anche se tale intervento può essere importante, esso sarà sempre secondario rispetto al fine di creare le con-dizioni di un durevole sviluppo economico. Le modalità dunque degli investimenti sta-tali trasformano il sospetto avanzato sopra in triste realtà: sono venute _meno oggi le condizioni dello sviluppo economico e le depressioni aperte o latenti che si profi-lano nei vari sistemi economici nazionali non sono più cicliche, ma croniche. Gli investimenti statali possono dilazionare tale rovinoso tipo di depressione fino a che l'investimento innovativo prevalga su quello a produttività stazionaria, finché un dinamismo parziale prevalga su una stasi parziale; ma il perdurare di una simile situazione riduce sempre più il primo tipo di investimento e accresce il secondo. L'u-nica via d'uscita che consenta ancora una certa libertà di iniziativa e di mercato al sistema economico consiste allora nel crea-re condizioni strutturali tali che eliminino il monopolio parassitario e impediscano il suo risorgere una volta eliminato, favo-rendo così lo sviluppo degli incrementi di produttività in misura adeguata alle esi-genze dello sviluppo economico generale.

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ECHI DELLA FIERA DI MILANO

Quelli elle s'innamorali di pratica senza scienza, son come '1 nocchiere, ch'entra in naviglio senza timone o bussola, che mai ha certezza dove si vada.

Leonardo

Convegni.

Il gigante ohe ogni anno mette in moto nel mese di aprile un grande complesso di attività e che dà a Milano ed all'Italia un contributo di movimento economico-com-merciale, stimolante dell'attività industriale e produttiva, si è ancora una volta risvegliato — ed è la trentesima volta — per mostrare le possibilità attuali dei produttori italiani.

La Piera di Milano ha assunto e mantiene quella sua fisionomia di Pesta della Produzione, cui non solo i tecnici ed i commercianti partecipano, ma tutti coloro che desi-derano informarsi su ciò che di nuovo è stato prodotto durante l'anno.

Inutile tentare di enumerare articoli esposti o fare un quadro anche generale su tutti i settori in cui la Piera è divisa, utile invece sembra un cenno al lavoro che si è svolto in margine alla Piera con una iniziativa che, se non proprio nuova, si è però andata sempre più affermando in questi ultimi tempi, cioè nei « Convegni » organizzati alla Piera.

L'idea di promuovere convegni di studio durante le manifestazioni fieristiche è pratica in quanto permette ai congressisti di approfittare della loro permanenza nella città prescelta a sede del convegno, per visitare le mostre o fiere che nello stesso periodo la città ospita.

Gli argomenti che sono stati trattati nei numerosi con-vegni promossi durante la Piera Milanese, sono vari e di grande importanza, sia tecnica, come per quelli promossi dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, che economica come il Convegno Nazionale di Scienze Politiche e Sociali pro-mosso dalla Lega Europea di Cooperazione Economica e dall'Associazione Italiana di Scienze Politiche e Sociali.

I convegni di carattere tecnico hanno particolarmente richiamato l'attenzione su problemi della difesa del suolo e delle sistemazioni montane e fluviali. Complesso di pro-blemi la cui importanza è stata resa evidente dalle recenti alluvioni nell'Italia Settentrionale e Meridionale, ed alla cui soluzione la ricerca scientifica e la sperimentazione tecnica devono dare un decisivo contributo.

II prof. G. Colonnetti ha sottolineato questi concetti inaugurando la manifestazione ed il prof. E. Silvestri (del Politecnico di Torino) ha approfondito l'argomento relativo alla sistemazione e difesa idraulica, mentre il prof. G. De Marchi (del Politecnico di Milano) ha puntualizzato la situa-zione attuale nell'Italia Settentrionale dopo l'ultima piena del Po, sottolineando il problema della difesa del suolo. Il prof. A. Pavari di Firenze ha parlato sulla situazione forestale, il prof. A. Oliva sulla sistemazione agraria mon-tana, ed il prof. L. Morandi sugli aspetti economici e sociali dell'agricoltura in montagna.

Altro argomento tecnico di grande attualità, la propul-sione a reazione, è stato oggetto di relazioni e discussioni nell'apposito convegno che si era prefisso il programma di

/ favorire ed intensificare gli studi nel settore aeronautico, in particolare per quello che riguarda i rapporti con la produzione industriale e con le attività di trasporto, ponendo il seguente tema : « La propulsione a reazione nei rapporti col rendimento, funzione della quota e della velocità ».

È interessante che sia stato posto un accento particolare sul rendimento, poiché l'impiego dei mezzi a reazione è subordinato alle esigenze economiche cui il rendimento è collegato; ciò significa nel campo dell'aviazione civile: basso consumo di carburante per il trasporto di un determinato carico utile sulle grandi rotte intercontinentali e, nel volo dei razzi, porta il raggiungimento di quote più elevate.

L'importanza che gli studiosi hanno annesso a questo convegno è stata dimostrata dalla presenza e dalla parola del sen. prof. M. Panetti.

Il Convegno Nazionale di Scienze Politiche e Sociali ha trattato di alcuni aspetti storici, giuridici ed economici del problema europeo.

Nella « Giornata del Tecnico Agricolo » sono state svi-luppate relazioni sulla Organizzazione e Contabilità nelle Aziende Agricole.

Inoltre si sono svolti: il YI Congresso Internazionale di Estetica e Cosmetologia; il III Congresso Nazionale del Gruppo Chimici, Cosmetologi, Essenzieri e Profumieri; la Giornata della Chimica e delle Materie Plastiche; la Gior-nata Medico-Idroclimatologica ; il Convegno Interparlamen-tare del Turismo ; il Congresso dei Fotoamatori ; la Giornata

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del Perito Industriale; la Giornata del Libro e della Stampa Tecnica; il Convegno Tecnico-Economico del Macchinario Grafico; Convegno del Collegio Ingegneri di Milano; Gior-nata dell'Artigianato ; Giornata del Cuoio; Congresso di Apicultura; Convegno della Produttività; Convegno Econo-mico Africano ed altri ancora.

In definitiva quindi, di fianco alla mostra dei prodotti di ogni genere, dalle finalità eminentemente commerciali, si è avuta una intensa attività di studio che ci permette di guardare a queste manifestazioni con maggiore soddisfa-zione in quanto essa innesta nell'atmosfera dinamica ed attuale di una Fiera, problemi e persone che possono, al lume di una preparazione scientifica superiore, portare un decisivo contributo alla vita pratica.

Le materie plastiche alla Fiera.

Dato il particolare interesse con cui a Torino sono stati studiati i problemi delle materie plastiche e delle loro lavo-razioni ci soffermiamo a dare un quadro più preciso di questo settore molto bene rappresentato alla Fiera.

Segnaliamo anzitutto l'introduzione sul nostro mercato di due nuove materie plastiche: il poliestere, resina che, in unione a speciali riempitivi, in genere a base di fibra di vetro, consente la produzione di pezzi di grandissime dimen-sioni e di elevatissime qualità di resistenza meccanica desti-nate alle più svariate applicazioni strutturali; nonché il politene, sinora importato dall'estero, e ora prodotto anche in Italia.

Il politene è una resina dotata di eccezionali proprietà di isolamento elettrico, di resistenza agli agenti chimici e all'invecchiamento, è caratterizzato, come il poliestere, dalla estrema semplicità delle sue lavorazioni: che si compiono con procedimenti del tutto nuovi al campo delle materie plastiche. È usato, appunto, in ragione di tali proprietà, per la produzione di vasche e recipienti per acidi, di tuba-zioni per liquidi corrosivi e no, di pezzi stampati per impianti chimici (pompe, valvole, flange, giunti, ecc.), di monofili, trecce e tessuti colorati in diverse tinte, profilati rigidi per arredamento, bottiglie e contatori di ogni tipo, stoviglie, bicchieri, ecc.

Anche le classiche resine termoindurenti, fenoliche, ureiche e melamminiche, presenti sia sotto forma di polveri da stampaggio o di resine pure per la preparazione di collanti e vernici, e per il trattamento di carte e tessuti, che sotto forma di una vasta serie di manufatti, documen-tano in modo chiaro gli sviluppi realizzati anche in questo particolare settore.

Segnaliamo i pezzi stampati, con e senza cariche di rin-forzo, destinati ad interessanti applicazioni nell'ambito dell'industria elettrica e radiotecnica, dell'industria tessile e dell'edilizia.

Anche le resine termoplastiche sono state impiegate nel corso dell'ultimo anno per applicazioni di grande impor-tanza. Tra i manufatti in vipla figurano in notevole numero nell'attuale mostra, i pezzi stampati in vipla rigida desti-nati all'industria chimica e a quella elettrica. Particolare interesse offre quest'anno il campionario delle finte pelli in vipla plastificata. In questo campo non soltanto si è rag-giunto un grado di perfezione prima sconosciuto al nostro mercato, ma sono state realizzate delle novità che non sono tali soltanto per l'Italia: ricordiamo ad esempio le finte pelli incombustibili con supporto in fibre di vetro.

Altre applicazioni delle resine viniliche che costituiscono un'indubbia affermazione delle materie plastiche sono i pavi-menti in vipla e i pavimenti in aceto-viniliche applicati per spalmatura. Sembra inoltre destinata ad un sicuro successo la vipla espansa, di cui interessanti dimostrazioni compro-vano le notevoli caratteristiche di isolamento, di impermea-bilità e leggerezza.

L'acetato di cellulosa è rappresentato da tubi e profilati estrusi e da articoli stampati di ogni genere; le resine acri-liche, dalle lastre ondulate e piane, sia trasparenti che colorate, il polistirolo, dai contenitori per batterie e dalle scatole ed imballaggi di ogni tipo particolarmente destinati all'industria dei cosmetici.

Una novità assoluta per l'Italia è costituita dai servizi di posateria realizzati in polistirolo.

Anche la sezione riservata al macchinario per l'industria delle materie plastiche è quest'anno molto importante. Tra le macchine esposte accenniamo ai numerosi tipi di presse a compressione ed a iniezione, alle pompe rotative per alta pressione e ai comandi oleodinamici: e tra le novità, agli estrusorimescolatori e alle presse automatiche a stam-paggio rapido che consentono di effettuare sino a sei cicli di lavorazione per minuto primo. Tali presse sono particolarmente notevoli in quanto dotate di nuovi eco-nomizzatori che limitano il consumo di energia.

Tutte le applicazioni che abbiamo qui brevemente ricor-dato costituiscono una sicura riprova del fatto che ormai anche in Italia le materie plastiche non vengono utilizzate come surrogati il cui impiego è giustificato esclusivamente dalla carenza o dall'alto costo di materiali più pregiati, ma costituiscono invece una categoria ben definita di prodotti che, non solo consentono prestazioni in molti casi superiori a quelle dei materiali precedentemente usati, ma permettono la realizzazione di una sempre più ampia serie di applica-zioni che non sarebbe stato possibile effettuare senza il prezioso ausilio delle moderne resine sintetiche.

G. MICHELETTI

F I E R A D I P A R I G I

La Camera di Commercio Italiana di Parigi comunica che, qualora qualche espositore torinese alla prossima Fiera di Parigi avesse bisogno di trovare in quella città del per-sonale per organizzare ed assicurare la sorveglianza e la vendita delle merci esposte nel proprio reparto, è in grado di indicare dei buoni elementi, sia maschili che femminili.

Gli interessati potranno rivolgersi direttamente alla pre-detta Camera di Commercio - 134, rue du Faubourg St. Ho-noré - Parigi Vi l i .

FIERA TECNICA DI HANNOVER (Germania)

Fra i due Paesi che esporranno ad Hannover prodotti di ogni genere assieme alla rassegna tedesca dei mezzi di produzione, dei materiali e del fabbisogno industriale vi sarà nuovamente anche quest'anno l'economia italiana. Essa sarà presente in molti dei gruppi espositori e special-mente in quello delle macchine per ufficio.

Fabbricanti, ingegneri e tecnici da tutte le parti del mondo avi-anno la possibilità di constatare gli sviluppi fatti dalla tecnica e non dovrebbero lasciarsi sfuggire l'occasione di poter fare interessanti raffronti in questa imponente rassegna internazionale.

La tessera ufficiale della Fiera di Hannover, che può essere ritirata presso la nostra Camera di Commercio Italo-Germanica di Milano, piazza del Duomo 31, dà diritto alle riduzioni di viaggio nonché al visto gratuito d'ingresso nel territorio della Repubblica Federale di Germania che viene concesso dai Consolati della Repubblica Federale.

S O M A L I A

Dal 14 al 28 settembre 1952 avrà luogo a Mogadiscio la Prima Fiera della Somalia, organizzata dalla Camera di Commercio della Somalia. La manifestazione, che si corn-

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pone di cinque reparti fondamentali (agricoltura, industria commercio, artigianato, zootecnia), è nata dalla spontanea iniziativa di tutti 1 ceti economici del Paese.

La Somalia offrirà con la sua Fiera un campionario dei prodotti esportabili che interessano ogni Paese dal punto di vista aumentare ed industriale (semi oleosi, banane, pesce sale, pelli, cotone, resine), e darà la possibilità agli espo-sitori esteri di affermarsi su questo mercato.

Le Compagnie di Navigazione Italia, Tirrenia, Adriatica e Lloya Triestino concedono lo sconto del 30% sulle tariffe di passaggio per i visitatori della Fiera, fra il 14 agosto ed

2 8 ottobre p. v. Concedono inoltre la riduzione del 30% per il trasporto di campioni non eccedenti i 1000 kg in viaggio di ritorno dalla Fiera di Mogadiscio

Sono inoltre in corso di promulgazione disposizioni intese ad agevolare i visitatori, riducendo le formalità del visto di % S £ V Ì ^ ^ l e . Gli Uffici Passaporti Italia ed i Consolati Italiani all'estero riceveranno le rela-tive istruzioni in tempo utile.

I visitatori sono pregati di prenotarsi in tempo per gli alloggi per rendere agevole alla Commissione Alloggi del d a ^ t f ì F l 6 r a d Ì <ÌÌSP01Te g U a l b e r g M molo tale da soddisfare le esigenze di tutti i visitatori.

Le prenotazioni si accettano direttamente presso la Segreteria della Camera di Commercio - Comitato Ordina-tore della Fiera della Somalia - C. P. 27, Mogadiscio -e presso la consorella Camera di Commercio per l'Africa piazza S. Andrea della Valle 6 - Roma.

CONSIDERAZIONI SULLA FIERA DI BASILEA

L'interesse che ogni anno suscita la Fiera Campionaria di Basilea non è solo localizzato in Svizzera per gli svizzeri ma si estende e concreta per tutta l'Europa: forse anche oltre Oceano. La ragione è intuitiva: mentre per gli svizzeri la, Fiera e la rassegna documentata di ciò che si crea e di ciò che il paese è capace a produrre, per gli stranieri tale manifestazione permette di derivare gli indici della energia economica sviluppata e della potenza che può manifestare un paese che da crescente segno di vitalità.

Bisogna ricordare che la Svizzera, nella sua modestis-sima estensione geografica, nei ridotti conglomerati di abi-tanti, e ne la sua povertà di materie prime, è riuscita a pre-sentarsi a la ribalta delle competizioni economiche con ca-ratteristiche di primato. Si dice che ciò deriva dalla costi-tuita ricchezza e dada saggezza politica che la esclude dalle lotte internazionali: il fatto è però che essa si è caratteriz-zata per la «quahta» dei prodotti, e che si impone sui mercati esteri per tale caratteristica.

A parte e chiusa questa breve parentesi, ecco qualche ragguaglio sulla 36= edizione (19-29 aprile) della Fiera di

Gli organizzatori e promotori, nella illustrazione della nani estazione, hanno voluto sottolineare che la prosperità

attuale della Svizzera e in stretto rapporto colla tensione politica internazionale: in altri termini, allorquando le na-ziom attraversano periodi di incertezze e di preoccupazioni, in allora 1 economia svizzera vede riversare su di sè dei benefici imprevisti e può espandersi con profitto eccezionale.

Il prof. Brogle, direttore della Fiera, nella allocuzione inaugurale ha voluto, con orgoglio, notare che nonostante 1 accresciuta produzione la Svizzera ha saputo limitare al o /0 1 aumento sul costo della vita derivato dall'aumento dei prezzi sui mercati mondiali. Il prof. Brogle l'ha definita vittoria dell economia svizzera. E tale è infatti; bisogna riconoscerlo : quindi a quante riflessioni potrebbe dare luogo tale constatazione su ciò che gli altri paesi hanno, o meglio non hanno fatto! '

Vediamo ora di ricavare dada Mostra quei dati che pos-sono particolarmente interessare gli stranieri in genere e gli italiani in particolare. 8

Come riassunto o dato di insieme sta una premessa: è che eli vere e proprie novità non se ne trovano.

L'industria svizzera ha camminato sui binari consueti e Z Ì J Z ™ e f ' s t r ™ ^ l i che oggidì sono appartenenza standard di tutti gli elementi produttori di ogni paese

. P e r ó questa « non novità » si è polarizzata verso perfe-zionamenti che sono in diretta funzione dei programmi pro-duttivi della Svizzera e cioè per il miglioramento della qua-lità, per mantenere la specializzazione a livelli superiori a quelli di una possibile futura concorrenza straniera e di

Tessuti e pizzi dell'industria svizzera.

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metterla in evidenza con tutti i più raffinati mezzi o accorgi-menti di segnalazione e di pubblicità.

Un primo gruppo di prodotti svizzeri (arte applicata, ceramica) riporta l'attenzione su motivi tradizionalistici, specialmente nel settore delle medaglie e dei distintivi; nel secondo gruppo (forniture per uffici e negozi), nella vastis-sima gamma di prodotti, spiccano alcuni tipi di macchine da scrivere, calcolatrici ed etichettatrici; nel reparto dei prodotti tessili (vestiario e mode) trovasi concentrato uno degli aspetti più emergenti dell'attuale Fiera.

Qui infatti si è voluto dare un'impronta di originalità alla presentazione, criterio raffinato e forma di pubblicità raffinata: un pugno nell'occhio, ma di buon gusto.

Tale pubblicità si basa, come naturale, sempre sulla « qualità »; e la raffinatezza psicologica consiste nel fatto di aver saputo convogliare ed armonizzare due elementi: la bellezza intrinseca e la « non » concorrenza specifica tra casa e casa; per cui il risultato è qualcosa che mette in risalto la rinuncia all'accanimento tra i singoli per arrivare all'ar-monizzazione dei settori.

Riproduciamo le parole del prof. Tanner, Presidente della Federazione Romanda di Pubblicità; esse sintetiz-zano ciò che si è raggiunto nella presentazione di sezioni importanti, quali sono quelle del reparto « Oréation » e di quello specialissimo della « orologeria ».

« La Foire est une oeuvre d'art commerciale, une fète de la production nationale, les olympiades degl'industrie et du commerce, avec à tout coup, quelques récords battus: elle est ce que Salysboury est à la musique et Paris à la culture francaise, elle est la vie dans sa puissance créatrice ».

È naturale che simili rappresentazioni di ciò che si è voluto raggiungere si rispecchi nel concreto con una forza di espressione che si ritrova concentrata negli stands della Fiera.

La semplice rassegna dai 18 gruppi merceologici della Fiera colle relative sezioni ci porterebbe ad ampiezza di resoconti impossibile in questo breve prospetto.

Vogliamo solo mettere in evidenza taluni particolari che precisano sempre di più quanto abbiamo detto sopra e cioè, la ricerca del perfezionamento tecnico per ottenere specia-lizzazioni e prodotti di qualità.

Gli strumenti di misura, meccanici ed elettrici, e gli apparecchi destinati ada fìsica, ad'ottica ed alla medicina sono numerosi e taluni si ispirano agd ultimi ritrovati, altri innovano; nelle macchine tessili e utensili si è accelerato il tempo di resa; nell'edilizia compaiono nuovi dispositivi;

nell'attrezzatura e grandi installazioni elettriche spicca, per esempio, il dispositivo di interruttori per altissime tensioni, saggio di una ditta di Aarau.

La Fiera del 1952 ha anche voluto inquadrare quanto la Svizzera ha preparato e prepara per la televisione: più che altro per far conoscere che l'industria svizzera comprende l'importanza dell' applicazione pratica e si dispone a sod-disfare la clientela interna, quando funzioneranno gli im-pianti di diffusione visiva.

La Svizzera ha il senso della praticità: ad essa sacrifica l'esteriorità.

Non vuole mai « ébluir »; ciò che fa sì che gli altri paesi, quando esaminano il risultato del suo lavoro, sembrano sorpresi di avere scoperto un grande popolo e solide opere, preparate con saggezza, con esattezza ed elevate nell'ideo-logia del bene comune.

Un esempio per finire. Gli espositori furono circa 2200 : più di 300 imprese non

si poterono accettare per mancanza di superficie e altri gruppi industriali ottennero solo d 50% dello spazio ri-chiesto per i loro stands. Situazione aggravatasi da un anno a questa parte e che gli organizzatori esaminarono con quel tale senso di equilibrio che è caratteristica degli svizzeri.

Ricostruire? Amphare? Eseguire un nuovo grandioso progetto dell'architetto Hofman di Zurigo?

La decisione, è stata che per d momento bisognava far nulla.

L'ha detto neda allocuzione d prof. Brogle, Direttore della Fiera : « È spiacevole — ha sottolineato — che la Fiera non sia in grado di soddisfare la richiesta di espositori e soprattutto di far conoscere i nuovi prodotti. Ma è impe-riosa la necessità di rimandare anche la costruzione di nuovi fabbricati, astrazion fatta dad'esecuzione del progetto Hofman. La ragione sta in una considerazione di ordine ge-nerale: la sopraproduzione ded'industria edilizia svizzera».

« De mème que la fondation et le developpement de la Foire s'espliquent par les services qu'ede est appelée à rendre à l'economie du pays — egli ha detto — nous estimons de mème aujourd'hui que l'intérèt général exige l'ajournement des projets de eonstruction... ».

Concetti che fanno meditare su quella che è la confor-mazione di una mentalità che, per esigenze di un interesse codettivo, sa sottoporsi a modificare, di propria volontà, le direttive di imprese e di interessi privati, allorquando questi possono pregiudicare il complesso dell'utilità del L p «p E. CASTELLAMI

s c H W F W iT ' r r ^ " 8.

Le macchine e la produzione dei tessili alla Fiera di Basilea.

M O T I V I S T O R I C I

ED A T T U A L I

DELLA RASSEGNA

T O R I N E S E

DELL'AUTOMOBILE

Fiat SV - S di - Posti il.

TI X X X I V Salone Internazionale del-l'Automobile, ha riunito oltre 400 espositori di 8 nazioni, fra cui 59 fab-briche di autovetture, 11 di autocarri, 20 di carrozzerie per autovetture, 31 di carrozzerie per auto industriali, ecc., e, ben 225 ditte di accessori e 11 aziende per il commercio e l'industria dei car-buranti e lubrificanti, con un bilancio che è certo il più lusinghiero della storia dei « Saloni ».

Che Torino dovesse essere nel pas-sato, e oggi ancora, sede di questa po-polarissima e, nello stesso tempo, ari-stocratica sagra del lavoro, non stu-pisce, quando si pensi che nell'antica capitale subalpina fu fondata la più grande fabbrica automobilistica, ed eb-bero vita le iniziative di uomini come Giovanni Agnelli, Giovanni e Matteo Ceirano, Roberto Biscaretti, Goria Gatti, Emanuele di Bricherasio, Aristide Fac-cioli, Michele Arnaldi, Giovanni Enrico e tanti altri, sì che nel volgersi di poco più di un lustro, la città di-ventò il centro di questa industria nuovissima.

Già nel 1907, su 66 società costrut-trici di automobili, con un capitale di 88 milioni e 595 mila lire, 20 hanno sede m Torino, tra cui, oltre la Fiat e la Lancia, l'Itala, la Rapid, la Taurinia, la Iunior, la Erieger, la Peugeot-Croìzat, la S.P.A., la S.C.A.T.

E con l'industria automobilistica pro-spera quella degli accessori e delle car-rozzerie. Fra gli accessori ben può ricor-darsi l'antica ditta di Fausto Carello, che fin dal 1876 fabbricava fanali per carrozze. Ma ben più antichi sono i car-rozzieri, tra cui Pietro Bersanino, Ales-sandro Locati, Guglielmo Diatto, Matteo Revelli, Cesare Sala, Giacomo Marti-nelli, Marcello Alessio ed altri. Gli eredi di quegli artigiani della prima e della seconda metà del secolo X I X sapranno rapidamente adattare le eleganti linee delle loro lavorazioni, addette all'ippo-traino, alle nuove carrozzerie per auto-mobili.

Non stupisce che la tradizione con-tinui e che i nomi di Pinin Farina, di Ghia, di Viotti, Balbo, Allemano, Ber-

tone, e Viberti nel campo delle carroz-zerie per autoveicoli industriali, la man-tengano viva con linee che destano l'ammirazione del mondo intero.

Torino fu ed è veramente il centro morale dell'industria automobilistica ita-liana, anche se Milano, in nobile gara per abilità di tecnici del motore e per su-perba tradizione di carrozzieri, sa degna-mente consegnare ai viventi i nomi di Isotta e Fraschini, Nicola Romeo, Edoardo Bianchi, Prinetti e Stucchi, Frera, Roberto Zust ed altri.

Quale importanza abbia avuto per Torino in specie e per l'Italia in genere l'avvento dell'industria automobilistica non è compito mio dire in queste brevi pagine (1).

Sia sufficiente ricordare come dalle 24 macchine prodotte nel 1900 dalla Fiat si fosse giunti, già nel 1914, a varie migliaia e l'esportazione avesse rag-giunto le 3291 unità, esclusi gli auto-carri. Oggi (1951) se ne sono prodotte 145.553 e se ne sono esportate 32.250.

Ma l'industria automobilistica ebbe anche il grande pregio d'influire, al-l'inizio della nostra rivoluzione indu-striale, sulla vita sociale della popola-zione italiana.

I bassi salari dell'industria italiana esistenti alla fine del secolo XIX, trova-

t i ) Si veda, a questo proposito, il mio volume

Lavoro e produzione in Italia - Torino, Giappichelli

1951.

no, ad opera dell'industria automobili-stica, insperata spinta. E a poco a poco anche gli altri rami si devono adattare ai nuovi livelli.

Nonostante la crisi del 1907-1908 i salari dell'industria automobilistica si mantengono al livello conquistato nei pochi anni precedenti. L'industria mec-canica, che produce beni nei quali il lavoro rappresenta la parte maggiore del valore del prodotto, trova nuovo ela-terio. La classe operaia si specializza e la qualificazione risulta più evidente. Fin dal 1906 nell'industria automobili-stica esistevano 22 categorie professio-nali. Si incrementa il numero delle aziende produttrici di accessori, cresce la popolazione legata ai destini del nuovo mezzo di locomozione. Seicento-cinquantamila dipendenti oggi vivono per virtù di questa industria che, al suo inizio, aveva sollevato i sorrisi ironici degli stranieri. Da un calcolo approssi-mativo, credo che questa industria, di-rettamente e indirettamente, dia, oggi, almeno 350 miliardi di salari all'anno. Ma di ben 200 miliardi benefica lo Stato attraverso le più svariate forme di imposizioni e 35 vanno a incremen-tare l'attivo della bilancia commerciale. Xrn meriterebbe forse un poco più di simpatia da parte di quanti reggono i destini economici della Nazione!

A N T O N I O FOSSATI

Autocarro Fiat 642/N - portata utile 5 tomi. - peso trainabile S tonn. - potenza 92 cv.

LA P R O D U Z I O N E A U T O M O B I L I S T I C A AL S A L O N E DI T O R I N O

Anche quest'anno il Salone dell'Au-tomobile di Torino, felicemente inseritosi tra le grandi manifesta-

zioni internazionali ha presentato un panorama aggiornato ed abbastanza completo, (leda produzione automobi-listica mondiale.

Una sessantina di Case produttrici di automobili ha infatti partecipato a questa mostra con circa 150 modelli di-versi; a queste si devono aggiungere: 11 fabbriche di autocarri, 20 fabbriche di carrozzerie per autovetture, 31 fab-briche di carrozzerie per autoveicoli industriali, 11 fabbriche di rimorchi, 8 fabbriche di pneumatici, 8 fabbriche di speciad appbcazioni per autoveicoli in-dustriali, 225 fabbriche di accessori, 11 aziende per d commercio di carbu-ranti e lubrificanti, 25 fabbriche di ma-teriali per d servizio dell'automobde e per autorimesse.

Il primo problema che si presenta al visitatore del Salone consiste neda ri-cerca dede novità; e cioè nel separare mentalmente gd elementi nuovi che sono presentati per poterli studiare neda loro efficienza e per stabilire d grado di effettivo migdoramento tecnico che essi realizzano.

Gli elementi nuovi presenti ade espo-sizioni internazionad rappresentano — ed in questo sta la loro importanza — anche le nuove tendenze dei costruttori in tutto d mondo.

Italia. Incominciamo dad'Itada dove si è

notato nei costruttori uno spostamento ded'interesse dade vetture normad a quede sportive. La « 8 V » Fiat è l'esemplare più caratteristico di questa

tendenza ed invero è una readzzazione molto interessante che permette di ottenere con un motore di cilindrata 2000 cm3 una potenza di 110 cv a 5600 giri /min, con una disposizione degd 8 cilindri a Y stretto; velocità circa 200 km/h.

Anche la Siata ha seguito questo intendimento nel progettare la sua 8 V che impiega per d motore gd elementi deda 8 V Fiat e per d telaio e la car-rozzeria forme maggiormente sportive. La Siata ha inoltre derivato una « 1500 » dalla « Fiat 1400 » spinta a 76 cv di potenza ed una autovettura da espor-tare negd Stati Uniti senza motore e de-stinata a ricevere d motore « Crosley » da 750 cm3.

La Lancia di fianco affa Aurelia di serie B 10 da 1754 cm3 e B 21 da 1991 cm3 ha presentato la B 20 pure di 1991 cm3 che raggiunge una potenza di 75 cv a 4500 giri/min.

L'Alfa Romeo presenta la 1900 berlina, la 1900 C coupé a cabriolet, la 1900 AR 52, la 6 C 2500 gran tu-rismo a 3 carburatori.

La Ferrari espone la vettura tipo America 340 che con regime di circa 5000 giri /min e 4102 cm3 di cdindrata raggiunge i 220 cv, e le 212 Inter a 12 cilindri, 2563 cm3, 155 cv a 6500 giri/min, ed Export con un regime di giri superiore (7000 giri/min).

La Cisitalia è ritornata dopo una parentesi di assenza con d tipo « 202 /D » competizione: motore 4 cdindri 2750 cm3

ad elevato rapporto di compressione 8,2 : 1, potenza 160 cv a 5000 giri/min. Telaio tubolare. Yelocità intorno ai 220 km /h e con i tipi 202 C sport e 404 turismo veloce.

La Moretti con il tipo 600 cm3 che sviluppa 21 cv a 4250 giri/min. Consumo I Utro per 21 km. nede edizioni beriina a 4 posti trasforinabde e giardinetta.

La Nardi presenta con la ND /750 cm3 a 2 cdindri orizzontad contrapposti raffreddati ad aria. Potenza intorno ai 50 cv a 5800 giri /min.

Analoga soluzione motoristica è stata adottata dada F.A.M. il cui tipo di auto ha però un motore con cdindrata 500 /cm3 potenza 21 cv a 5000 giri/ min. II motore è prodotto da Benelli.

La Maserati è presente oltre ohe con il Bisiluro di Taruffi dotato di mo-tore Maserati 1720 cm3 da 280 cv anche con la A 6 G /2000: 6 cilindri, 1954 cm3, 100 cv a 5000 giri/min.

I costruttori di carrozzerie, che si erano trovati di fronte a gravi problemi lo scorso anno, dopo che la Fiat 1400, la Lancia Aurelia e la 1900 Alfa Romeo avevano dato al pubbdeo l'impressione di vetture già finite e curate in modo superiore, da non richiedere una car-rozzeria fuori serie, hanno dovuto cerca-re idee nuove e curare esecuzioni super-lative, essendosi portato d dvedo dede vetture di serie così notevolmente in alto.

Sono riusciti molto bene ned'intento non solo creando soluzioni nuove deda massima eleganza, ma riuscendo a dare in sede internazionale d « la » della moda automobilistica. I colori, le forme, le finiture sono tutti elementi che propor-zionate in modo mirabile dànno ad'auto l'aspetto che supera il mezzo destinato al trasporto, e lo eleva ad un'opera artistica.

Stali Uniti.

La tendenza ada velocità così mani-festa, in gran parte dei tipi sopra ricor-dati, non si è però sviluppata solo in Italia, ma anche negd Stati Uniti dove alcune nuove vetture presentano ele-menti derivati dalle esigenze delle alte

22

velocità come motori con valvole ed al-beri in testa, elevati rapporti di com-pressione, potenze specifiche alte e car-rozzerie a massimo coefficiente di pene-trazione per offrire la minima resistenza all'aria.

Vicino a questa tendenza che ha por-tato alle Cadillac 62 (con rapporto di compressione 1 : 7,5, e potenza 193 cv), alla Chrysler, alla Packard e ad altri tipi a grossa cilindrata (5 litri), si è percorsa anche la via delle cilindrate basse (2 -=- 2,5 litri) come nella Willys Overland a 6 cilindri di 2638 cm3, e delle vetture economiche, come la Nash Eambler a quattro posti, 6 cilindri, 82 cv, non solo per produrre veicoli atti alla esportazione in Europa, ma anche per soddisfare una sempre cre-scente esigenza di economia richiesta dagli automobilisti americani.

In questo senso sarà interessante no-tare gli sviluppi che potranno , nascere da un più attivo contatto tra europei ed americani e osservare come questi ultimi potranno rielaborare le soluzioni europee per dare agli americani vetture comode, capaci, ma economiche.

I carrozzieri italiani hanno già lavo-rato a questo scopo ed alcuni loro mo-delli sono stati studiati negli Stati Uniti per essere costruiti in serie dalle case americane, ed è certo che qualunque possa essere lo sviluppo di questi rap-porti essi attestano come l'influenza della elegante linea italiana vada sem-pre più facendosi strada oltre Atlantico.

Ed un notevole miglioramento nel gusto e nella linea delle auto americane si è notato nelle edizioni 1952 in cui l'imponenza della mole è stata atte-nuata e la proporzione delle forme mi-gliorata.

Tra i tipi più noti la Buick ha note-voli varianti rispetto alle edizioni pre-cedenti non solo di carrozzeria, ma anche nella trasmissione e nella guida (lo sterzo con servocomando) ; la Ford ame-ricana ha presentato un modello rinno-vato su cui possono essere montati due tipi di motori; la Studebaker, abbando-nata la speranza di poter volare o di poter impressionare l'acquirente con il suo muso da aeroplano, ha ripreso le forme normali molto migliorate; la Kaiser-Frazer (Henry J.) può essere for-nita anch'essa con un motore a 4 ci-lindri da 68 cv oppure con motore a Y a 6 cilindri da 80 cv.

La nuova Ford Crestline.

La Buick " Super Riviera ".

Francia. I partecipanti francesi di quest'anno

sono gli stessi della scorsa edizione del Salone tranne la Ford francese.

Citroen, Panhard, Peugeot, Renault, Simca sono le case presenti con i tipi ormai notissimi per Citroen, Peugeot e Renault (che presenta oltre la 4 cv la Fregate entrata lo scorso anno in pro-duzione); la Simca presenta la «Aron-de 9 », la gemella della Fiat 1400, però

Austin 7 (A. SeveM 4 cil. - Posti n. 4. Porsche IJOO Coupé - 4 cil. - Posti n. 2.

di cilindrata leggermente inferiore (1221 centimetri cubi).

Di Panhard è interessante la « Dyna 120 » Sprint che si presenterà alle pros-sime corse con i colori deda scuderia Ital-France.

Hcc|iio Unito.

Molte variazioni tra i partecipanti bri-tannici al X X X I V Salone: si sono aggiunte la Rover e Frazer-Nash; ma hanno defezionato la Armstrong-Sid-deley, Aston Martin, Bristol, Cooper, Jowet, Lagonda.

In complesso 16 Case hanno inviato le loro macchine tra le quali la nuova « Austin Seven » che verrà posta in ven-dita prossimamente a prezzo veramente economico: 4 cdindri, potenza 8 cv; 4 posti; la Morris Minor di 918 cm3, la Hillman Minx a 4 cilindri 1265 cm3, cv 37,5 a 4200 giri/min. Le Ford bri-tanniche di 1508 cm3 e di 2262 cm3

(Zephir Six). Le Rover, Singer, Sum-beam (che presenta oltre la vettura un interessante gruppo motore-telaio se-zionato). La Vauxhad presenta un nuovo tipo americaneggiante la Velox: 6 ci-lindri, 2275 cm3, 58 cv a 3800 gdi /min. La Wolseley completa d settore dede vetture utditarie, o quasi, che anche neda linea si sono ispirate ada forma europea per ovvie ragioni di esporta-zione, mentre sono conservati i tipi tra-dizionali deda Rods Royce, dede Bent-ley, ed anche, se pure già più moderniz-zate neda dnea, dede Humber e Jaguar. Caratteristici gli interni di queste auto, Rods Royce e Bentley, i soliti accessori — strani all'occhio di noi moderni — ar-madietti, tavolini ribaltabili, spec-chi, ecc.

Germania.

Tre Case in più dedo scorso anno, la Codatli di Brema, la Porsche di Stoc-carda, la Ford tedesca di Colonia.

Oltre a queste le già acquisite cono-scenze dedo scorso anno cioè Borgward, Daimler-Benz, Opel, Wolkswagen.

Suda partecipazione deda Germania si ritiene interessante soffermarsi, codegan-do questa con i dati relativi ada produ-zione dede fabbriche tedesche che hanno raggiunto i massimi ded'anteguerra.

Lo stabilimento per la produzione della Volkswagen, la vettura automo-bile popolare, ha avuto nel 1951 una produzione di 105.482 automobili, 35.542 dede quad sono state esportate. La pro-duzione dello stesso stabilimento era stata nel 1950 di 90.558 unità, ma se si tiene conto della scarsità di importanti materie prime e semilavorati (come fer-ro, gomma, cobalto, acciaio, ecc.) so-prattutto l'incremento dell'esportazione di queste vetture, che ned'anteguerra

ECCO UN QUADRO DELLA PRODUZIONE AUTOMOBILISTICA GERMANICA U> (le Gase contrassegnate da asterisco si sono presentate al Salone di Torino)

SOCIETÀ

Auto Union, Dusseldorf Auto Union, Ingolstadt Auto Union, Ingolstadt

* Borgward, Brema Champion, Paderborn Champion, Paderborn

* Daimler Benz * Daimler Benz * Daimler Benz * Daimler Benz * Daimler Benz * Daimler Benz * Ford, Colonia * Goliath, Bremen

G-utbrod Gutbrod Lloyd, Bremen

* Opel * Opel * Porsche, Stoccarda * Wolkswagenwerk Wolfsburg * Wolkswagen werk Wolfsburg * Wolkswagen werk Wolfsburg

Veritas

Tipi di Autoveicoli

Vetture automobili F 89 F 89 Piccolo Omnibus F 89 Autolettiga Hansa 1500 Champion 250 Champion 400 Tutti i tipi 170 Divisi in 170 V

170 D 170 D

220 300 Taunus GP 700 Superior 600 Atlas, autolettiga L P 300 Olympia Kapitàn Porsche Wolkswagen Wolkswagen Giardiniera Wolkswagen Autolettiga Dyna

Totali

Unità prodotte nel 1950 1951

1.538 14.975 473 697

— 2 8.744 8.618

106 119 — . 771

33.906 38.294 11.876 12.660

5.609 14.584 16.421 11.050

— 3.827 48

24.443 27.059 849 5.219 560 3.135

55 98 1.562 4.807

41.341 40.154 18.649 21.746

335 1.112 82.399 93.575

1.141 3.074 — 36

5 —

216.107 267.367

(1) Dati desunti da un articolo di Siegfried Doersehlag, « Inter auto ».

Packard 300 - S cil. - Posti n. 6. Lancia Aurelia - Coupé 2 posti + 2 di Jortuna.

Pmlinrd. Dyna Sprint - 2 ciil. contrapposti rajreddati ad aria - Posti n. 2/.

era stata di 29.048 unità, è degno di considerazione.

Gli stabilimenti della Opel di Rus-selheim sono stati notevolmente ampliati con conseguente maggior produzione delle automobili che vi si producono.

La fabbrica più antica, la Daimler-Benz, è in testa alle fabbriche tedesche per quanto riguarda la produzione, per-chè, anche se e preceduta per numero di unità prodotte dallo stabilimento per la Wolkswagen e dalla Opel, nonché dalla Ford, è in testa in quanto al va-lore della sua produzione di vetture Mercedes-Benz dei tipi 170 e 220 e del nuovo tipo 300; ai quali si aggiungono i pregevoli tipi di autocarri ed autobus della sua nota produzione.

Le fabbriche di nuova creazione, come, per esempio, gli stabilimenti Borgward ed altri, hanno non soltanto una produzione di alta qualità, ma anche veramente notevole quantitativa-mente.

A queste cifre di produzione bisogna ancora aggiungere le 1782 Fiat 500 C montate nello stabilimento Fiat di Heilbron sul Neckar e le 516 unità di vetture Fiat 1400 montate nello stesso stabilimento.

Nella statistica di produzione di auto-veicoli per trasporto misto di persone e di merci per il 1951 viene in primo luogo la produzione dello stabilimento per la vettura popolare tedesca con 2843 unità, seguita dalla casa Lloyd di Brema con 1821 veicoli, dalla Auto Union con 1801 unità, dalla Vidal con 1236 unità, dalla Borgward di Brema con 745 Hansa e dalla Gutbrod con 512 unità del tipo Atlas.

Le officine Fiat di montaggio a Heilbron hanno consegnato 1641 vet-ture tipo « 500 C ».

La produzione di furgoni di portata inferiore ad una tonnellata è stata nel 1951 di 40.922 unità contro 42.917 unità nell'anno precedente. In questo campo la produzione massima fu raggiunta dalla Yidal di Hamburg col tipo « Tem-po » del quale produsse 8999 unità, con-tro 8048 nel 1950, seguita dalla Opel con 8048 unità, contro 5003 nel 1950, dallo stabilimento Goliath, di pro-prietà privata di Borgward, con 7708 unità del tipo Goliath dalla Volkswagen con 5954 unità, dall'Auto Union con 4920, dalla Ford con 2808 unità del tipo Taunus e da altri.

Nella produzione di autocarri pesanti da 1 a 4 tonnellate, il massimo della produzione fu raggiunto dalla Daimler-Benz nello stabilimento di Mannheim con 8758 unità, seguita dalla Opel di Rùsselheim con 6770 unità e dalla Ha-nomag di Amburgo che con 6258 unità sta riprendendo sicuramente e rapida-mente una notevole importanza nella produzione di autoveicoli industriali. Seguono poi la Vidal con 5248, Ford di Colonia con 2828 autocarri da 1,5 ton-nellate e 2693 da 3 tonnellate, di cui 1632 a motore Diesel, la cui produzione da parte della Ford è stata una specie di sorpresa, con una produzione com-plessiva degli stabilimenti Ford, quindi, di 6953 unità. La casa Klockner-Hum-bold-Deutz nota per la produzione delle sue speciali esecuzioni assai più che nel campo della produzione motoristica ha prodotto 4475 autoveicoli speciali Ma-girus da 3,5 tonnellate specialmente per la lotta contro gli incendi.

Per ciò che riguarda la produzione degli autoveicoli di maggior portata oltre le 4 tonnellate, il tipo più venduto è stato quello prodotto dalla Daimler-Benz, che ne ha prodotti 2382. Segue

la Borgward, con una produzione di 2080 veicoli, ma probabilmente per va-lore è superata dalla Biissing-NAG con i suoi 1689 veicoli. La MAN ha fornito 1253 dei suoi notissimi autocarri pe-santi, mentre la produzione della Hen-schel di Kassel, ugualmente nota in tutto il mondo, è stata di 793 unità di portata di 4,5 e 6,5 tonnellate a quella della Faun di Norimberga di 516 unità tra autocarri e veicoli speciali. Gli sta-bilimenti Sùdwerke (ex stabilimenti Krupp, N.d.T.) che nel frattempo si sono trasferiti dalla Baviera nuova-mente ad Essen, hanno prodotto 392 autocarri di questa classe, nella quale anche la Magirus ha prodotto 48 auto-veicoli tra autocarri e autoveicoli spe-ciali per pompieri.

Anche nella produzione di autobus la produzione massima è stata raggiunta dalla Daimler-Benz con 1129 unità. La Biissing-NAG ha prodotto 698 autobus, seguita dalla Ford di Colonia con 601 unità, dalla Magirus con 555, dalla Faun di Norimberga con 516, dalla Krauss MafEei con 362, dalle officine della MAN con 299 e della Sùdwerke recentemente ritornate alla sede origi-naria della Krupp a Essen con 29 unità.

Conclusione. Dopo la visita al Salone, si deve con-

cludere di certo che vi sono delle ma-gnifiche macchine, delle eleganti car-rozzerie ed una varietà veramente im-pressionante di tipi, che anche se per la maggior parte sono quelli già noti dalle edizioni precedenti del Salone, sono sempre di grande interesse per le varianti che ad essi vengono ogni anno apportate.

L'OSSERVATORE TECNICO

Nash Healey - Spyder 2 posti, carrozzeria Pinin Farina. Alfa Romeo igoo - Cabriolet 2 posti + 2 di jortuna.

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I S T I T U T O N A Z I O N A L

LA MIA PU ME LA FA

BBLICITA CCIO IO"

L E à S S I C U f i À Z

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E T T O R E D O G L I O

Da pochi anni è stata scoperta anche in Italia una nuova arte che deve essere scientificamente disciplinata: la pubblicità. È finito il tempo in cui ciascun produttore si regolava secondo le tradizioni o seguiva un estro improvviso o, peggio ancora, proclamava: « Il mio prodotto non ha bisogno di pubblicità ».

Quel tempo è finito. Ora si consultano tabelle, statistiche, per-centuali; si chiede la collaborazione di tecnici pubblicitari, anzi si aprono scuole, si tengono corsi specializzati e conferenze per prepa-rare i « quadri », lo stato maggiore dell'esercito pubblicitario. L'arte della propaganda è sviscerata in tutti i suoi aspetti: costi, rendi-menti, mezzi, influenza psicologica ripercussioni sull'attività pro-duttiva e commerciale. Si fanno « pianificazioni » pubblicitarie estese nel tempo, nello spazio e nelle forme di propaganda; e gli uffici che le dirigono sembrano comandi d'armata impegnati in battaglie assillanti, ingombri di documenti riservati, di rapporti segreti, di piani a sorpresa che devono entrare in azione all'ora « X », secondo una successione organica, martellante.

Due grandi avversari si dànno battaglia: da una parte i tecnici della pubblicità, aggressivi, tenaci, geniali, muniti di armi poderose; dall'altra la grande massa del pubblico, grigia, opaca, indifferente in apparenza, ma capace di reazioni potenti, insospettate.

Fra i due avversari c'è però un terzo protagonista: l'utente, ossia l'industriale o il commerciante che finanzia la battaglia, che può raccoglierne gli allori, ma che rischia di essere — lui solo — travolto da una sconfitta. Parliamo un po' di questo protagonista, mettiamoci nei suoi panni.

Pochi giorni fa un uomo che di pubblicità s'intende, Aldo da Col, vicepresidente della Federazione italiana della pubblicità e direttore generale della SIPRA, parlando della propaganda radiofonica, soste-neva, giustamente, che la pubblicità è una scienza nuova, ancora priva di testi, di dottrine, di professori, che ci sono però tecnici e organizzazioni professionali di solida competenza e che gli utenti devono rivolgersi con fiducia ai tecnici per impostare correttamente una efficace campagna pubblicitaria. Però — soggiungeva — ogni capo di azienda deve conoscere la pubblicità di cui si serve.

È un'affermazione molto importante. La pubblicità è una branca dell' attività aziendale: si affidi pure ai tecnici, ma l'occhio del prin-

cipale non l'abbandoni mai. Il capo dell'azienda resista alla tenta-zione di fare il dittatore nel settore pubblicitario (l'arte della propa-ganda è ingannevole: tutti possono credersi maestri in materia, e pochi lo sono), ma sia capace di valutare gli elementi sui quali deve essere tracciato il piano pubblicitario, si faccia un progetto di mas-sima, lo discuta con i tecnici e — stabilite le linee generali — lo lasci svolgere dal collaboratore al quale ha concesso la sua fiducia.

Per giungere a questo risultato, il capo dell'azienda deve com-piere un lavoro di preparazione accurato, per il quale vengono dati consigli in gran numero. Vediamo di trarre, dagli studi degli esperti, esposti nei recenti congressi pubblicitari, una traccia consigliabile, in linea di massima, a un'azienda che debba vendere una qualsiasi merce.

Proprio dalla merce, dal prodotto che si vuole diffondere, bisogna cominciare, sottoponendolo a un esame rigoroso, estremamente obbiettivo: la qualità è soddisfacente? l'aspetto, la presentazione è gradevole? la durata è quella che il consumatore esige? E il prezzo: è conveniente?

Attenzione: bisogna che tutte queste risposte siano affermative. È inutile lanciare un prodotto che non abbia i requisiti necessari per essere gradito al pubblico: nessuna forma di propaganda, per quanto abile, potente e fortunata, riuscirà mai a diffondere un pro-dotto imperfetto e a sostenere la vendita. (Per contro si può affermare che la grossa pubblicità a favore di un prodotto ne costituisce una buona garanzia: chi è quell'incauto che impegna milioni per far conoscere una merce deteriore?).

Accertato che il prodotto è degno di essere lanciato, vediamo quale somma può essere stanziata per la pubblicità. Questo dato può subire variazioni grandissime che dipendono dalla categoria a cui appartiene il prodotto, dal grado di diffusione già raggiunto, dalla attività dei concorrenti, dalla potenza dell'azienda produttrice, ecc. È, insomma, un dato strettamente « padronale ». È il capo dell'azienda che deve stabilirlo, tenendo conto, s'intende, del parere dei tecnici pubblicitari.

Diremo,"a titolo di orientamento, che destinare alle spese di pro-paganda una quota compresa fra il 5 e il 10 per cento del costo della merce, sembra sia una giusta media. È una percentuale che può essere

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rapidamente ricuperata con un incremento di vendita: anzi apposite tabelle spiegano che, rad-doppiando con una buona campagna pubblici-taria la vendita di un determinato prodotto, si può ricuperare la spesa della pubblicità, dimi-nuire i costi e, per conseguenza, abbassare il prezzo di vendita della merce, senza intaccare per niente il margine di guadagno. Una riprova di questa tesi è data appunto dal prezzo di ven-dita di prodotti appoggiati da una intensa pub-blicità, prezzo generalmente inferiore ai prodotti simili che non si valgono di una vasta pro-paganda.

Vogliamo tuttavia scendere a un esame più analitico delle percentuali che possono essere destinate alle spese di pubblicità, e pubblichiamo perciò una tabella, desunta dai bilanci di gruppi di aziende americane. Il primo posto è occupato dai prodotti medicinali e cosmetici che stanziano il 24 per cento del fatturato per la propaganda; seguono le « bevande dolci » (non alcooliche) che stanziano il 16 per cento; le altre voci destinano percentuali varianti dall'uno al tre per cento.

Stabilita con una certa approssimazione la somma che si vuole destinare alla pubblicità, ve-diamo ora di spenderla nel modo migliore. E co-minciamo perciò a porci alcune domande: a chi interessa il prodotto da lanciare? agli uomini o alle donne? ai giovani o ai vecchi? alle persone colte o alla massa dei consumatori senza distin-zione? ai ceti più abbienti, a quelli medi o an-che ai più modesti?

Quanto più sapremo rispondere esattamente a queste domande e ad altre che possono va-riare a seconda della merce che vogliamo ven-dere, tanto più potremo poi « centrare » la no-stra pubblicità e colpire, senza troppe disper-sioni, i probabili acquirenti.

Una guida utile, se non addirittura indispen-sabile, in questa fase di studio, è costituita dalle tabelle statistiche che possono essere consultate nelle pubblicazioni specializzate. Ne riprodu-ciamo qualcuna a titolo d'esempio. Nella prima è indicato il numero delle famiglie italiane di-vise secondo le professioni, le arti e i mestieri esercitati: industriali, artigiani, professionisti, im-piegati, possidenti, agricoltori, operai, ecc. È evi-dente che certi prodotti interessano una sola categoria di persone, altri possono essere venduti a più categorie e altri a tutti, senza distinzione.

Ed ecco un altra tabella: il reddito annuo delle famiglie italiane. Si controlli quante fami-glie, quante persone sono in grado, in base al loro reddito annuo, di comperare quel determinato prodotto. È un esame interessante: un esame che suggerisce all'industriale e al commerciante un monito imperioso: quanto più il prezzo di un oggetto diminuisce, tanto più si allarga la cerchia dei probabili compratori.

Ed infine ecco ancora una tabellina: la popo-lazione italiana divisa secondo l'età degli indivi-dui. Ne è necessaria la consultazione quando si vogliano vendere prodotti destinati prevalente-mente ai bambini o ai giovanetti o alle persone anziane.

Queste tabelle possono essere completate da altre se si ritiene opportuno estendere l'indagine, per esempio, agli abbonati al telefono, agli utenti della radio, ai possessori di automobili o di motocicli, ecc.

R I P A R T I Z I O N E DELLA P O P O L A Z I O N E (ITALIA)

famiglie componenti

Industriali, commercianti, esercenti 508.814 2.337.760

Artigiani, piccoli esercenti m-- ìshLe • a- **' > t j v i 55 1 . 33 1 2 .494.150

| Professionisti, artisti, religiosi 227.220 798.911

Impiegati 432 . 1 20 1.664.953

Possidenti, benestanti 338.665 1 . 155 .638

Agricoltori, piccoli proprietari, mezzadri 2.094.926 1 1 .803.743

Contadini, pastori, boscaioli 1 .821 .400 8.293.983

Operai e salariati 1 .473.670 6. 192.937

Personale di servizio, garzoni, uomini di fatica 1 . 1 54 .072 3.958.483

P O P O L A Z I O N E I T A L I A N A ( D I V I S A P E R E T À ) da 0 a 4 anni 4.038.000 »> 5 » 9 » 4.077.000 » 10 » 14 » 4.047.000 » 15 » 19 » 4.116.000 » 20 » 39 » 14.151.000 » 40 » 59 » 9.853.000

oltre 60 »> 5.258.000

R E D D I T O A N N U O ( I T A L I A ) ;

N° famiglie (per mille)

Fino a L . 260.000 . . J

da

da

da

da

oltre

» 261.000 a 520.000

» 521.000 a 780.000

» 781.000 a 1.040.000

» 1.041.000 a 1.950.000

» 1.950.000

185

409

213

86

81

26

Ji 1000

27

A questo punto il capo dell'azienda s'accorge di avere circoscritto, con una sensibile approssimazione, nell'immensa folla dei 46 milioni di italiani, coloro a cui può interessare la merce che egli intende vendere. E può, per conseguenza, confrontare l'entità della somma stanziata col numero probabile delle persone a cui la pubblicità deve giungere.

Egli è ora nella condizione di un generale che ha sottomano un certo numero di soldati e, davanti a sè, le linee avversane. Se i soldati sono scarsi, che fa il generale? Restringe il settore d'attacco. Co-munque il campo di battaglia deve essere delimitato con molta esattezza. Ed ecco quindi il nostro capo di azienda chiamato a pren-dere una decisione importante. In quale regione, in quali città svol-gerà l'azione di propaganda? In tutta l'Italia o solo nel nord o nel sud? In una o in più regioni? L'estensione territoriale della propa-ganda influirà moltissimo sui « mezzi » pubblicitari, sulla scelta dei giornali e delle riviste, sulla pubblicità radiofonica, sui manifesti e cartelloni stradali, ecc. Tutti i tecnici sono però d'accordo nel dichia-rare che la pubblicità per essere efficace dev'essere intensa: è prefe-ribile limitare il campo d'azione, anziché disperdere le forme pub-blicitarie in un territorio troppo vasto. 11 capo dell'azienda, dal canto suo, deve puntare le artiglierie pubblicitarie su quelle provincie in cui il suo prodotto è più utile, gradito e conforme ai gusti e alle abitudini locali. E non si dimentichi mai che la pubblicità non può che affiancare l'organizzazione commerciale: sarebbe perfettamente inutile far propaganda in una determinata zona a favore d'un prodotto che non fosse largamente reperibile nei centri di vendita e continua-mente rifornito da una perfetta rete di rappresentanti, grossisti, viaggiatori.

Ora abbiamo raccolto una buona parte degli elementi che ci servono. Ne manca ancora uno: quanto tempo deve durare la cam-pagna pubblicitaria? Anche a questa domanda rispondono gli esperti con un consiglio perentorio: la pubblicità dev'essere continuativa,

deve durare nel tempo, sia pure con punte di intensità e con periodi di rallentamenti. Una buona pianificazione pubblicitaria deve pre-vedere lo sviluppo della propaganda in cicli successivi che possono essere poliennali. Si fanno piani che durano tre, quattro, cinque anni, e ogni annata ha una sua mèta da raggiungere. Si comincia con una « propaganda d'urto », per procedere a quella di « espansione » e all'azione di « sostegno ». E, dentro questi cicli pubblicitari, si sta-biliscono rotazioni di spese, alternando il massimo sforzo prima sulla pubblicità stampata, poi sulla radio e sul cinema, poi sui cartelli stradali, ecc. E si sviluppa la pubblicità anche territorialmente, toc-cando successivamente varie provmcie e regioni.

Ma ora è giunto il momento in cui il capo dell'azienda deve sce-gliere 1 mezzi ai quali gli conviene affidare la pubblicità dei suoi prodotti. È una scelta delicata. Qui ci vuole assolutamente il con-siglio del tecnico, ma d'altra parte il capo dell'azienda deve aprire bene gli occhi. Non è raro il caso che un esperto pubblicitario, in perfetta buona fede, abbia soverchia fiducia in quel mezzo di diffu-sione che gli è più consueto. Bisogna invece, con assoluta impar-zialità, valutare l'efficacia delle vane forme pubblicitarie in relazione al prodotto che si vuol diffondere e alla massa dei probabili compratori. Ecco perchè abbiamo finora consultato tabelle e statistiche e com-piute le più svariate indagini. Queste indagini ci consentono ora di giudicare quale mezzo pubblicitario ci porta più rapidamente ed economicamente a contatto con le categorie di persone che possono diventare nostre clienti.

Quali siano i mezzi di propaganda tutti sanno: ì giornali quoti-diani, politici, sportivi, tecnici, ecc., i settimanali e le riviste specia-lizzate, la radio, il cinema, le affissioni comunali, ì cartelloni stradali, la pubblicità nei campi sportivi e nei teatri, le mostre, le fiere, la propaganda diretta con circolari, premi, doni di oggetti vari, l'addobbo di vetrine, ecc.

P R O G E T T O D I C A R T E L L O N I P U B B L I C I T A R

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La distribuzione delle spese pubblicitarie fra i vari sistemi di diffusione è un'operazione delicata sulla quale non è possibile dar consigli generici, ma anche qui possiamo ricorrere a rilievi statistici. La parte del leone viene riservata, generalmente alla stampa (dal 30 al 70 per cento dell'intera somma stanziata, in America, Francia e Inghilterra); le altre quote oscillano dal 10 al 12 per cento (radio) a percentuali minori.

Per l'Italia non si hanno dati molto precisi. Tuttavia una quindi-cina di grandi aziende hanno fornito le percentuali di stanziamento dei loro bilanci pubblicitari, e questi dati, esposti al Congresso nazionale della pubblicità da uno dei relatori più esperti, Mario Bellavista, titolare dello Studio « S i g l a » , possono essere cosi riassunti :

Stampa 50 per cento

Radio (3

Pubblicità stradale 10

Pubblicità diretta 7

Oggetti pubblicitari 4

Partecipazione a mostre e fiere 4

Materiali per negozi 4

Pubblicità cinematografica 4

Varie 4

Finora abbiamo sostenuto che il capo dell'azienda deve egli stesso esaminare attentamente il bilancio della sua pubblicità, e c o m -pilare un piano abbastanza preciso dell 'azione di propaganda, sia pure consultando i tecnici e tenendo conto delle loro osservazioni e delle loro proposte. E il capo dell'azienda, con la sua capacità, la

sua iniziativa, .1 suo intuito, che deve gettare le basi dell'azione pub-blicitaria, così come egli s'interessa di ogni altro settore aziendale-approvvigionamenti, fabbricazione, ricerche sperimentali, organiz-zazione di vendita, ecc.

M a ora, « pianificata » l'azione pubblicitaria, bisogna entrare nel vivo della materia e preparare i testi delle inserzioni, i disegni dei cartelloni, ideare le formule pubblicitarie, gli slogans, ecc. E questo e un campo nel quale bisogna lasciar fare dagli esperti. Il capo del-1 azienda come dà le sue direttive all'ingegnere e al contabile lascian-do o poi lavorare tranquillamente, cosi deve fare anche nei confronti del settore pubblicitario, che è un settore particolarmente delicato Abbiamo già detto che tutti si credono competenti in questo ramo, e ne nascono errori, inconvenienti e conseguenze talvolta disastrose Non per nulla il linguaggio pubblicitario è così spesso urtante per la sua ampollosità, per le sue stucchevoli ripetizioni, per i confronti antipatici con i prodotti concorrenti — confronti che al pubblico non interessano assolutamente.

N o n è questa la sede adatta per spiegare come dev'essere fatta la pubblicità: e nessuno, d'altronde, oserebbe fare il professore in una materia così delicata. M a sfogliamo ancora una volta le numerose relazioni degli esperti e cogliamo qua e là qualche interessante osser-vazione. La pubblicità dev'essere sempre chiara, chiarissima (non si ha idea di quanto sia difficile dire la cosa più semplice al grande pubblico in m o d o che tutti la capiscano). Dev'essere dignitosa, edu-cata deve rifuggire dai superlativi che spesso non hanno alcun significato. Citiamo anche noi l 'esempio classico riportato da Mario Bellavista: un negozio londinese di pollame aveva esposto in vetrina un vistoso cartello: « I migliori capponi d'Inghilterra». Un concor-rente della stessa strada volle superarlo e affisse questa scritta: « I mi -gliori capponi del mondo ». Un terzo concorrente intervenne saggia-

\ ( C O I T I D A L L ' U F F I C I O S T U D I D E L L A S I P R A

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DAL SEMPLICISSIMO STRUMENTO PER IL CONTROLLO DI RETTO DEL PROFILO • AL

; MISURATORE OTTI-/ CO DM^ECISIONE S m ;

AICHOTECNICA

mm

n i [ l y i y l c n i i:

mente con un altro cartello: « I migl iori c a p p o n i di questa s t rada» . I n d u b b i a m e n t e questo cartello era il p iù ef f icace .

Le solite ingiunzioni: «Chiedete, esigete, assicuratevi che vi sia data effettiva-mente la marca X » , lasciano indifferente il pubblico.

L'organizzazione degli utenti pubblicitari (U.P.A.), mentre tutela i suoi associati ne. confronti della stampa, della radio, della legislazione pubblicitaria, invita ad atte-nersi ne, test, pubblicitari, a un contenuto di assoluta verità. Si evitino - ammo-niva ,1 presidente del U. P. A., conte Metello Rossi di Montelera in una sua relazione - le mirabolanti dichiarazioni , e la c o n c o r r e n z a n o n degener i mai in lotta aspra e sleale.

Le formule pubblicitarie rifuggono dalla sciatteria, ma quant'è difficile dosare un briciolo di originalità con ,1 buon gusto! La pubblicità mal fatta indispone ,1 pubblico, e talvolta si sente dire: «Non comprerò mai quel prodotto, tanto la sua pubbhcta e pesante, insistente, noiosa». Dinanzi a questa affermazione qualche esperto pubblicitario sorride e dice, sottovoce: «Non è vero. Quel signore, benché indispctmo dalla insistente propaganda, un bel giorno finirà per comprare il pro-dotto). No, crediamo pero che sia più prudente tener conto anche delle possibili reazioni negative del pubblico.

La pubblicità deve valersi dei motivi psi-cologici. Una forma pubblicitaria a grande raggio è giunta, per esempio, ad affrontare arditamente l'uomo d'affari per dirgli: « Amico, tu sei nervoso, irascibile, intrattabile; bevi il mio hquorino e calmerai i tuoi nervi ». Questa è stata, ripetiamo, una forma propagandistica di estrema audacia, perchè il cliente che ad alta voce, in un bar, ordina quel tale liquo-nno, ammette pubblicamente che egli può es-sere un uomo nervoso e irascibile. La formula pubblicitaria colpiva dunque, con un amiche-vole rude scossone l'uomo della strada, lo ac-compagnava nel bar e giungeva fino all'estremo limite dell'urto pubblicitario, fermandosi sul-l'orlo del precipizio: un passo più in là e la propaganda sarebbe caduta nell'effetto negativo. Ottenuto l'effetto d'urto, infatti, la pubblicità è stata subito ammorbidita su toni meno vio-lenti e più sicuri. Ma ci sembra interessante, questo esempio, perchè da esso traspaiono varie sfumature psicologiche degne di attenzione.

Terminiamo questo breve studio dedicato particolarmente a coloro che affrontano le spese della pubblicità, ricordando che in Italia si spendono 25 miliardi all'anno nella pubblicità. E poco, dicono gli esperti, perchè la somma corrisponde soltanto allo 0,28 per cento del reddito nazionale, mentre in America si arriva a spendere il 2,2 per cento, e si ritiene che si debba salire fino al 3 per cento. La spesa pubblicitaria calcolata nei principali paesi del mondo dà questi risultati: in America per ogni cittadino vengono spese 25 mila lire all'anno; in Inghilterra lire 3240 a testa; in Francia 1380 lire. In Italia siamo appena a 543 lire per ogni cittadino.

Le spese pubblicitarie sono legate all'incre-mento della produzione; ma la produzione, a sua volta, può trarre giovamento dallo sprone pubblicitario. Una propaganda intelligente, or-ganizzata su basi serie, può scoprire, anche in un paese non ricco — come il nostro — le vie più sicure per portare prodotti convenienti ai più modesti consumatori, rompendo l'inerzia dell'economia nazionale. Un più rapido ciclo di acquisti, produzione e vendite darebbe lavoro a tutti gli italiani e assicurerebbe a tutti un tenore d, vita migliore.

MISCELATELO AL VOSTRO CARBURANTE PER LA PER-FETTA LUBRIFICAZIONE DELLA PARTE SUPERIORE DEI CILINDRI E VALVOLE

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OSSERVAZIONI SUI CARATTERI DELLA BOVINA LATTIFERA E SULL'IMPORTANZA DEL CONTROLLO FUNZIONALE

1. - Premessa.

I rilievi esposti in un nostro precedente articolo, apparso su questa Rivista (1), circa l'importanza, il significato e le finalità del controllo dell'attitudine latteo-burriera nella specie bovina di fronte all'accordo europeo di unificazione dei metodi in uso, ci spingono ora a prendere succintamente in esame le ca-ratteristiche dei soggetti lattiferi.

La bovina con attitudine latteo-burriera deve riunire in sè numerosi requisiti, alcuni dei quali risultano, se analizzati alla luce delle risultanze del controllo funzionale, di ecce-zionale valore.

Come tali furono discussi anche in recenti relazioni sul « tipo ideale del bestiame latti-fero », presentate al quinto Congresso Inter-nazionale di Zootecnica (2) da autorevoli stu-diosi (Liebens, Letard, Phillips, Giuliani, Berge, Johansson, ecc.).

Si tenga però presente che, in seno alla fi-nalità che l'esame dei caratteri — morfologici, costituzionali, ereditari, ecc. — si propone, permane sempre di preminente valore la reale verifica della produzione. Concetto ulterior-mente ribadito al « Congreso Internacional Veterinario de Zootecnia » svoltosi a Madrid nell'ottobre u. s. con la seguente risoluzione: « Desarrollar la producción lechera, signo de civilización, por medio de la selección y de cruziamientos juiciosos, apoyàndose en un control lechero generalizado » (3), essendo noto che il controllo funzionale dell'attitudine latteo-burriera rappresenta il metodo più idoneo a definire scientificamente, tecnica-mente e praticamente l'attitudine in argo-mento.

2. - I requisiti fondamentali della bovina di razza l a t -t i f e r a .

Tra ì requisiti fondamentali della bovina di razza lattifera devonsi ricordare i seguenti:

I. La buona ed adatta costituzione, intesa come la risultante morfo-funzionale di tutti gli aggruppamenti cellulari dell'orga-

(1) MASOERO P„ Cronache Economiche, 1951, n. 100, pagg. 13-16.

(2) V Congrès International de Zoolechnie • Rapports Particuliers, Paris, 3-10 novembre 1949. • (3) El problema zootecnico de la producción lechera, Carderia, 1951, n. 101, pagg. 534-535.

nismo, basata su un piano ereditario. È una caratteristica assai complessa alla quale sono legati il rendimento funzionale, l'entità della produzione e la sua durata, lo stato di salute, l'adattabilità all'ambiente, ecc.

L'attitudine ad una elevata ed economica produzione quantitativa di latte sarebbe propria dei soggetti di tipo costituzionale respiratorio estremo e l'attitudine a produrre latte con notevole rendimento in burro sarebbe quella dei soggetti di tipo costituzionale respiratorio ipoossidativo (tipo intermedio).

Quindi più che all'esame dell'esteriore con-formazione di un tempo è bene, oggi, orien-tare l'osservazione e la verifica dell'attitudine nel campo della costituzione individuale, per la quale i recenti contributi portati dalle ricerche all'uopo istituite, hanno indicato la via da seguire per mettere in evidenza, con estrema attendibilità e praticità, l'« habitus » degli animali. Gli indici costituzionali, unita-mente al controllo dell'attitudine latteo-bur-riera ed all'esame dell'ascendenza, della di-scendenza e dei collaterali, pure loro sotto-posti al controllo funzionale, costituiscono rilievi di facile accertamento e di notevole valore nel miglioramento delle razze lattifere mediante la selezione genotipica morfo-fun-zionale.

II. La potenza ereditaria, quale carat-teristica da ricercare nelle vacche da latte i cui vitelli sono destinati all'allevamento spe-cializzato. Alla complessità della potenza ere-ditaria è legata la trasmissione di tutti ì carat-teri morfo-funzionali.

Poiché nella valutazione del patrimonio ere-ditario di un riproduttore si comprende l'esame morfo-funzionale degli ascendenti, dei colla-terali, dei discendenti e del coefficiente di consanguineità, risulta opportuno tenere pre-sente (4) che:

a) nello studio genetico dell'attitudine alla produzione lattifera non è facile esclu-dere od isolare l'influenza esercitata dalle cause non ereditarie invocate, bene spesso, a spie-gare gran parte delle fluttuazioni della produ-zione stessa. Infatti i fattori del clima, l'alimen-tazione, il sistema di allevamento, ecc., espli-cano sempre una influenza degna di rilievo;

(4) MASOERO P., Il progresso veterinario, 1949, 15-20 agosto.

b) è estremamente probabile che il carat-tere « attitudine alla produzione lattifera » di-penda dall'azione di più geni alla maggior parte dei quali spetterebbe una dominanza notevole;

c) intorno alla eredità della quantità di latte secreto e del suo contenuto in grasso, allorquando si tratta di meticci Fi, autorevoli studiosi dimostrano che il carattere « quan-tità » si avvicina a quella che è l'entità prodotta dal genotipo parentale più lattifero, mentre l'attitudine cosidetta « burriera » è prossima a quella della razza con produzione più scarsa ;

d) se si incrociano due razze assai lontane per la stessa attitudine, i meticci raggiungono una produzione che si avvicina tanto a quella della razza più lattifera come quando si in-crocia la razza dalla produzione mediocre con un'altra ad attitudine spiccata;

e) i fatti finora conosciuti sulla eredita-rietà del carattere « attitudine alla produzione del latte » nelle specie zootecnicamente sfrut-tate mediante l'applicazione dei tradizionali metodi di miglioramento, non chiariscono completamente i diversi comportamenti ere-ditari e lasciano ancora numerose incognite intorno alle quali la sperimentazione non su-bisce soste e l'elaborazione matematico-stati-stica dei rilievi mira alla definizione analitica del concetto di «varianza», nel significato attribuito dalla moderna genetica animale.

III. La fecondità della bovina assume va-lore in quanto la prevalente attitudine econo-mica in argomento è subordinata alla gesta-zione ed al parto. La fecondità si deduce dalla serie regolare dei parti durante la carriera riproduttiva. Il numero dei parti è un indice della fecondità la quale, per tanto, appare direttamente proporzionale al numero dei vitelli nati vivi e vitali ed inversamente pro-porzionale all'età del soggetto. Completa l'esame del carattere la determinazione dell'in-dice di sopravvivenza dei neonati correlato all'indice di allattamento.

Per ottenere una misura della fecondità effettiva, non limitata da particolari ragioni economiche, l'Engeler (5) consiglia, nella sua monografia sulla razza Bruno-Alpina, di cal-colare solamente il numero dei vitelli nati dalle vacche macellate in seguito a sterilità o vecchiaia.

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5 6 7 8 9 N U M E R O DI V I T E L L I

Tav. Istogramma dei vitelli partoriti da vacche macellate in seguito all'età o alla sterilità (da Engeler).

Rilievi statistici all'uopo raccolti ed elabo-rati su un totale di 1395 bovine di razza bruna, allevate in 160 Consorzi della Svizzera, le quali avevano partorito almeno una volta, hanno permesso.di mettere in evidenza una fecondità caratterizzata da 5,24 vitelli nati da ogni vacca nel corso della vita.

È noto che, in generale, il numero dei vitelli partoriti dalle vacche durante tutta la carriera riproduttiva può variare da uno a quindici. La classe di maggiore frequenza per la razza Bruno-Alpina comprende vacche con 4 H- 6 parti. Il 20% ne partorisce più di 7. In Sviz-zera, quale attestazione di 6 parti normali in 8 anni, circa 3000 vacche iscritte al Libro Genealogico, ricevono annualmente il con-trassegno della fecondità. Dal 1923 al 1946 sono state contrassegnate 37.000 vacche. Benché i parti multigemini non siano desi-derati nell'allevamento bovino, tuttavia costi-tuiscono una eventualità da tenere presente.

Nella stessa razza Bruna da 10.000 vacche si possono attendere, secondo i calcoli dei-

In siffatte circostanze la pratica, eliminando i genotipi con patrimonio ereditario deleterio alla prolificità, potrebbe trarre vantaggi non trascurabili.

Recenti indagini sui rapporti tra eredità e sterilità nelle bovine hanno messo in rilievo che allorquando i capi vengono distinti in categorie di scarsa, insufficiente, media, buona ed ottima fecondità, è possibile, tenendo conto dell'età dei soggetti e del numero dei vitelli

di una sollecita rimonta, ha messo in evidenza aspetti interessanti il tema in argomento.

E precisamente: mentre all'età media di anni 12,6 con una produzione media di vi-telli 9,1 sono state eliminate 146 bovine, ben 102 vennero allontanate per manifestazioni di sterilità. Tale cifra, anche se risulta intermedia rispetto a quella delle altre due categorie, deve essere considerata in correlazione con là minore durata della carriera utile (età media di anni 7,4) e con il basso numero medio di vitelli nati (vitelli nati 3,7). Le cifre elencate esprimono chiaramente l'importanza che as-sume il carattere «fecondità» negli alleva-menti della vacca da latte.

IV. La longevità, quale caratteristica da intendersi nel significato di durata della car-riera produttiva e cioè della vita economica. E in stretto rapporto con la normale funzione della riproduzione e con il numero dei discen-denti. Terminare la carriera troppo precoce-mente è un non senso economico: infatti tutte le spese (alimentazione, governo, ecc.) si inse-riscono, nei soggetti con carriera più lunga, mediante una quota annuale minore, nei costi della produzione totale. Il controllo della produzione ed il corrispondente consumo di alimenti, dalla nascita alle varie età, indica che nella intera carriera delle vacche la quantità di latte secreto aumenta così come aumenta

TABELLA N. 2

C A U S E D I E L I M I N A Z I O N E

per età per sterilità per altre cause o malattie

N. dei capi . . . Età in anni (media) . Vitelli prodotti (media) .

146 12,6 9,1

102 7,4 3,7

52 8 5,5

TABELLA N. I - La frequenza dei parti multigemini e dei neonati da essi (da Engeler).

1 Numero assoluto..

P A R T I

1 Numero assoluto..

Semplici ! Gemini Trigemini Quadrigemini T o t a l e parti multigemini

1 Numero assoluto.. 13.727 97,29

379 2,67

4 0,03

1 0,01

384 2,71

V I T E L L I

Numero assoluto. V

13.727 94,53

758 5,34

12 0,09

4 0,04

774 5,47

l'Engeler, 534 gemelli, 9 trigemini e 4 qua-drigemini.

L osservazione genetica può sempre fornire elementi utili ad apprendere la presenza, negli allevamenti, di stirpi e famiglie particolar-mente feconde ed anche a spiegare la com-parsa di soggetti con fecondità ridotta o nulla.

nati vivi, osservare che la maggior parte delle cause di eliminazione dei capi dall'allevamento sono, per importanza, quelle che si manife-stano con fenomeni di sterilità. Il Koch stu-diando su 300 soggetti, classificati in base a tre categorie di eliminazione dall'azienda (per età, per sterilità, per altre cause) la ragione

il consumo totale di alimenti. Però l'anda-mento degli incrementi assume un aspetto caratteristico e tale per cui con il progredire dell'età la quantità di latte prodotta per ogni unità nutritiva consumata aumenta (Masoe-ro) (1). La quota di rimonta è tanto più bassa quanto più lungamente dura la carriera pro-duttiva. Nelle bovine di razza Bruno-Alpina destinate alla macellazione perchè sterili o vecchie l'Engeler (5) ha calcolato l'età media raggiunta ottenendo su 1253 capi i seguenti risultati: la durata media dell'età è di 114 mesi e 2 giorni e cioè 9 anni e mezzo con una ampia variabilità compresa tra 1 e 19 anni. In 17 con-sorzi il numero delle vacche che hanno rag-giunto e sorpassato i 15 anni è risultato, sempre in relazione all'età, così distribuito:

Età 15-7-16 anni — vacche 66 1 6 - r 17 » — » 20 1 7 - 4 18 » — » 14 18 4 - 1 9 » — » 1 19 4 - 20 » — » 1

(5) ENGELER W., La razza Bruno-Alpina dell" Svizzera. Ed. S.E.Z., 1950.

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La carriera più lunga, durata 19 anni e 4 mesi, scrive l'Engeler, è stata quella della vacca Lusti C 112 M M Richterswil, nata nel 1908, ed un risultato eccezionale è stato rag-giunto dalla vacca Pia 414 C 442 M M 211 Cla-vadel-Sertig, nata nel 1925, che ha partorito normalmente 16 volte in 15 anni.

per una vacca alla quarta lattazione e fecon-data al 2°-3° mese dal parto.

Circa l'organizzazione di tale controllo e l'accordo europeo per l'unificazione dei me-todi rimandiamo il lettore al nostro prece-dente articolo (Masoero) (1). In argomento, però, sia ancora ricordato che lo stesso accordo

2 3 4 5 6 7 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19

ANNI DI ETÀ

Tav. 2 - Istogramma dell'età raggiunta dalle vacche iscritte al libro genealogico e macellate

in seguito all'età o alla sterilità (da Engcler).

La longevità studiata in relazione alla fecondità e quindi alla produttività costi-tuisce un carattere degno di particolare at-tenzione.

V. La precocità rappresenta una risultante fisio-zootecnica che hanno le bovine di svi-lupparsi con rapidità e rendersi utili — nel significato di convenienza economica — rela-tivamente presto circa l'attitudine latteo-burriera.

L'incremento ponderale dei soggetti, mas-simamente ricercato ai fini della produzione della carne, non può essere trascurato nei riguardi delle razze lattifere: in queste esprime il rapido raggiungimento del più adatto svi-luppo somatico e, nel contempo, anche il precoce inizio della pubertà, dell'attività ses-suale e quindi del ciclo riproduttivo cui sus-segue, dopo il parto, la lattazione.

Da questo particolare punto di vista la razza Bruno-Alpina è dotata di una precocità non rilevante: la carriera riproduttiva inizia all'età media di mesi 27. È noto che nel be-stiame di pianura tale età è di 21 mesi ed in quello delle isole della Manica è di 15 -f- 18 mesi.

Opportuni trattamenti ormo-vitaminici ap-plicati alle manze riescono ad anticipare, con una certa regolarità e costanza nei risultati, il periodo utile alla fecondazione e quindi a realizzare una carriera proficua più lunga.

VI . L'attitudine lattifera, da valutarsi at-traverso il controllo della quantità di latte che la bovina produce in una «lattazione tipo » che è quella della durata di 300 giorni

stabilisce, affinchè i rilievi effettuati presso aziende differenti di una determinata Nazione o in diversi Paesi risultino ufficialmente ed age-volmente comparabili, due metodi:

a) il metodo del periodo di lattazione, b) il metodo dell'anno di esercizio,

nei quali necessariamente si definiscono e la durata e la periodicità del controllo inquadrato negli aspetti pratici della organizzazione e della esecuzione.

Dal controllo dell'attitudine latteo-burriera si ricavano gli elementi indispensabili al per-fezionamento genotipico morfo-funzionale dei soggetti, al calcolo delle razioni fisiologica-mente ed economicamente più adatte alla pro-duzione, al computo dei costi unitari del latte e dei suoi derivati, ecc. Lo stesso controllo, inoltre, fornisce le basi per procedere alla determinazione dei coefficienti di normalizza-zione della secrezione mammaria, riferita ad una razza popolazione lattifera vivente in un comprensorio territoriale ben delimitato, ap-plicando i quali si può sempre stabilire ì valori della « lattazione tipo » anche per soggetti di differente età.

VII . L'attitudine burrifera è il carattere che ha la bovina di produrre un latte più o meno ricco di grasso. Dal contenuto di grasso dipende il rendimento in burro.

La percentuale di grasso nei latti indivi-duali è strettamente legata a numerosi fattori il cui esame analitico esula dagli scopi di questo articolo.

Il suo controllo, effettuato mediante l'ap-plicazione di uno dei metodi fissati dall'accen-nato accordo stipulato presso la F.A.O., con-

sente il rilievo di elementi idonei ad indivi-duare la presenza di genotipi burnen. La loro registrazione nel Libro Genealogico mette poi in evidenza caratteristici patrimoni ereditari da valutarsi ai fini del miglioramento pro-duttivo che l'impresa zootecnica si prefigge.

Gli stessi dati rilevati e registrati possono essere analizzati ed elaborati in relazione ai fattori paratipici (alimentazioni, clima, tecnica della mungitura, ecc.) i quali, unitamente ai fattori di natura ereditaria, interferiscono con posizione di primo piano sulle modalità di contrattazione per la fornitura del latte a titolo noto ai centri di raccolta e simultaneamente, in virtù dello stesso titolo di grasso, modifi-care il valore alimentare del latte destinato alla popolazione umana ed il rendimento alla lavo-razione nel burrificio allorquando trattasi di latte industriale.

VIII . Il rapporto produzione lattea: peso vivo, istituisce una relazione di ordine tale per cui è possibile affermare che una buona vacca lattifera deve essere nella condi-zione di produrre, tecnicamente e pratica-mente, durante la lattazione tipo (quarta lat-tazione) una quantità di latte pari a 7 -r- 8 volte il peso vivo.

IX. La capacità di utilizzazione degli alimenti, dalla quale dipende, per una note-vole quota, il costo di produzione del latte e del burro. Assume particolare valore la nozione concreta circa il consumo degli alimenti dalla nascita fino alla prima lattazione e nel corso delle lattazioni successive. Il controllo dell'at-titudine in argomento mette in evidenza sog-getti per i quali ad una unità nutritiva consu-mata corrisponde, dalla prima alla decima lattazione, una progressiva e crescente pro-duzione (Masoero) (1), con la evidente risul-tanza economica di un rendimento sempre più efficiente. In tale attitudine si ricerca la con-valida, attraverso la legge del tornaconto, del-l'indirizzo tecnico-economico prescelto nel-l'istituzione dell'ordinamento produttivo spe-cializzato: e praticamente appare buona norma, allorquando si vuole conoscere la convenienza dell'allevamento di soggetti adatti alla estrin-secazione del carattere «elaborazione latteo-burriera» ovvero il limite estremo cui può essere spinta la carriera dei singoli individui lattiferi, determinare l'indice della funzione stessa attraverso il rapporto tra la quantità di latte'secreto, espresso in kg., ed il consumo ali-mentare, espresso in unità nutritive. Tale rap-porto non deve mai risultare inferiore ad uno.

X . La persistenza di lattazione, espressa da una particolare attitudine della bovina a conservare l'elevata produzione raggiunta per il più lungo periodo di durata della lattazione in atto.

La decrescenza della lattazione venne stu-diata analiticamente. Sono state, anzi, ricavate

34

le equazioni rappresentative del fenomeno bio-zootecnico. La loro verifica, attraverso i dati del controllo ufficiale, può sempre fornire adatti elementi per una più precisa valutazione dell'attitudine latteo-burriera dei soggetti ap-partenenti ad un determinato allevamento. Sia infine ricordato che la persistenza di lat-tazione — notoriamente carattere ereditario influenzabile da numerosi fattori paratipici — potrà accompagnare, nella carriera dei geno-tipi, gli altri dati oggetti di registrazione. Espressa mediante il facile calcolo del coef-ficiente di persistenza costituisce un rilievo non trascurabile ai fini della valutazione funzionale delle lattifere.

XI . L'esame dell'esteriore conforma-zione del tipo lattifero costituisce l'indagine di limitato valore nella predeterminazione del-1 attitudine latteo-burriera della bovina, in quanto i caratteri somatici suscettibili di mi-surazione esprimono quasi sempre una cor-relazione assai bassa con la stessa attitudine. Tuttavia giova ricordare che l'esteriore con-formazione ricavata dagli « standards » delle razze lattifere allevate non può essere comple-tamente trascurata. Infatti l'esame zoogno-stico fornisce, tra l'altro, gli elementi utili a definire: a) il valore commerciale del soggetto durante lo sviluppo, all'età adulta ed a ter-mine della carriera; b) la costituzione indivi-duale la cui importanza venne di già discussa in precedenza.

XII . Il facile adattamento alle più dif-ferenti condizioni ambientali esprime la facoltà che ha la bovina di estrinsecare integralmente la potenziale attitudine latteo-burriera, anche quando è allontanata dall'area geografica di allevamento del gruppo etnico di apparte-nenza o dalla nicchia ecologica nella quale vive agevolmente ed in modo pressoché permanente. Non risente l'azione, eventual-mente deleteria, di alcuni fattori paratipici e presenta una pronta e completa acclimata-

zione senza che ne abbia a soffrire lo stato di salute e la produttività economica a cui l'ani-male, ecotipo ben definito, è destinato.

XIII . Lo stato di salute, quale espres-sione di notevole capacità di difesa o di scarsa suscettibilità di fronte alle varie cause di ma-lattia: costituisce l'antecedente basilare affinchè tutti i caratteri ed i requisiti, elencati a pro-posito della scelta della vacca lattifera, possano estrinsecarsi. Gli alti rendimenti in latte ed in burro, capaci di assicurare all'imprenditore benefici economici anche rilevanti, non pos-sono in alcun modo trascurare lo stato di salute. Una chiara visione dell'aspetto sani-tario del problema è richiamata nell'articolo apparso su questa Rivista (Masoero) (1). In sintesi si può affermare che la sanità delle bovine si inserisce in tutta l'economia dell'al-levamento: in questo occorre distinguere i soggetti resistenti o suscettibili alle cause più frequenti di una malattia o portatori di un patrimonio ereditario disvitale (geni steriliz-zanti, subletali, letali) trasmissibile ai discen-denti allo scopo di valutare le cause di elimi-nazione delle vacche lattifere dall'allevamento medesimo.

3 . - Osservazioni conclusive.

Le considerazioni esposte dimostrano che la scelta e la valutazione della bovina con attitudine latteo-burriera non costituiscono sempre quesiti di semplice e facile risoluzione. Assumono aspetti di ordine bio-zootecnico ed economico i quali delimitano la via da seguire affinchè il miglioramento delle razze lattifere possa essere rapidamente raggiunto.

Il controllo funzionale, organizzato sulla base dei principi elencati nell'accordo stipulato presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (F.A.O.) in Roma, rappresenta, nel quadro delle di-rettive in vigore, il più efficace mezzo di valu-tazione della produttività del bestiame da latte.

La storia remota e recente delle associazioni esistenti nel mondo con tali finalità, indicano come si possano raggiungere produzioni latteo-burriere buone, ottime e talvolta eccezionali e cioè quelle rappresentate dai « records ».

Non si dimentichi, però, che di fronte ai risultati pratici — aumento del rendimento in latte e burro, miglioramento della produ-zione totale del bestiame lattifero, ecc. — si delincano ancora altri aspetti tecnico-econo-mici: è il controllo che consente di ottenere soggetti ottimi trasformatori delle razioni in latte e burro — derrate di prima necessità e di alta nobiltà nutritiva per la popolazione umana — senza che, dal punto di vista costi-tuzionale, abbiano ad insorgere deviazioni estreme sempre assai esigenti per l'alleva-mento e talvolta anche preoccupanti per il mantenimento del perfetto stato di salute.

Nella realizzazione dei « records » di pro-duzione delle bovine lattifere non devesi trascurare il raggiungimento delle più elevate quote del cosidetto « coefficiente di trasfor-mazione degli alimenti » in seno all'adatto tipo costituzionale. Di più: il controllo latteo-burriero permette la verifica se, essendo noti i limiti dell'impresa zootecnica, la spiccata produzione delle cosidette « regine del latte » trova una ragione economica tale ed immediata da giustificare, nelle aziende, la loro scelta. Può anche mettere in evidenza la circostanza, non infrequente, in cui il costo di produzione del litro di latte di ogni munifica produttrice risulta superiore al prezzo realizzabile alla vendita e l'evenienza rivelatrice di una evi-dente e dannosa non rispondenza tra quantità e qualità degli alimenti costituenti la razione somministrata e quantità e qualità del latte secreto. Sopratutto occorre pensare se non sia, di fronte al tornaconto, più utile ed opportuno tenere presente il rapido logorio dell'animale sottoposto all'intenso sforzo fisiologico delle elevate produzioni ed istituire indirizzi tecnici più adatti.

B a n c a Ò ' i l m m r a e ò ' ì / h t f u t

M I L A N O SOCIETÀ PER AZIONI - Capitale versato e riserve Lit. 8S0.000.000

S E D E S O C I A L E E D I R E Z I O N E G E N E R A L E Fondata da

A . P . G I A N N I N I Fondatore della

B A N K O F A M E R I C A N A T I O N A L T R U S T a S A V I N G S A S S O C I A T l O N

S A N F R A N C I S C O , C A L I F O R N I A

T U T T E L E O P E R A Z I O N I D I B A N C A

I N T O R I N O S e d e : V i a A r c i v e s c o v a d o n. 7 A g e n z i a A ; V i a G a r i b a l d i n„ 5 7 a n g . C o r s o P a l e s t r o

C o r s o V i t t o r i o E m a n u e l e I I n. 38

35

DOLLARI PER LO SVILUPPO DELLE VARIE ECONOMI

Wìmrn.

Traiporti e comunicazioni 1.91°/. ,

Agricoltura 1,72%

Finanza, Commercio, Induirria 0 , 9 7 %

Forze Armate 59,92%

Spese varie 7,51%

Ex-Combattenti 4 ,91%

Interessi sul debito pubblico 7.19%

P r e v i denza e a t t i v i t à socia l i

3 , 1 1 %

BS5Bss

B ILANCIO STATUNITENSE PREVENTIVO 1952-53

A I U T I

ALL' ESTERO 10.895 milioni di dollari

Programma di sicurezza reciproca per il 1953

Milioni di dollari

Ass i s tenza T e c n i c a 3 0

A m m i n i s t r a z i o n e 7 5

R e p u b b l i c h e A m e r i c a n e 8 4

V i c i n o O r i e n t e e A f r i c a 8 0 2

Asia e Paci f i co 1019

% 0 ,37

0 , 9 4

1,06

10,15

12,90

Europa 5 8 8 9 7 4 , 5 8

E N T R A T E Mil ioni di dollari

70,998 Spese: Forze Armate 51.163 Ex-Combattenti 4.197 Aiuti all'estero (di cui 7.889 MSA) 10.895 Previdenza e attività sociali 2.662 Agricoltura 1.478 Trasporti e comunicazioni Finanza, Commercio, Industria

1.643 833

Interessi sul debito pubblico Al t re spese

6.150 6.423

85.444

Congresso

Entrate bilancio U.S.A.

Aiuti all'estero 12,75%

NEL MONDO

R O M E O ROiV'INI

L 'ESPORTAZIONE DI V E R M O U T H DALL'ITALIA ED IL SUO C O N S U M O

E s p o r t a z i o n e dall ' Ital ia

1938 - 136.000 hi. 1949 - 106.000 hi. 1950 - 167.000 hi. 1951 - 164.000 hi.

Nel 1938 sono stati esportati dall'Italia 136.000 hi. di vermouth; nel triennio 1949, 1950, 1951 rispettivamente 106.000 i l . , 167.000 hi., 164.000 hi.

Il rapporto con l'esportazione vinicola to-tale era del 10 % nel 1938 e nel triennio in questione è salito al 18 % mantenendosi costante rispetto al totale dell'esportazione vini e vermouth, che è risultato di 600.000 hi. nel 1949, hi. 900.000 nel 1950 e caduto lie-vemente nel 1951 per normali oscillazioni dipendenti dal movimento degli stocks più che per diminuzione di vendite. In sostanza il vermouth ha non solo riguadagnato le posizioni perdute durante e subito dopo la guerra ma ha superato del 22 % il quanti-tativo di esportazione pre-bellica mentre l'esportazione degli altri vini resta del 35 % inferiore all'anteguerra.

Esaminando le cifre quantitative della esportazione di vermouth nel 1951, nei più interessanti mercati esteri comparate con le cifre corrispondenti del 1938 no-tiamo che sono state guadagnate alcune importanti posizioni, mentre in altri pochi mercati l'esportazione è diminuita.

In Germania dai 17.700 hi. circa dell'an-teguerra si è passati ai 39.900 del 1951; negli Stati Uniti da 20.000 hi. a 38.000 hi.; in Danimarca da 3.600 hi. a 5.800 hi.; in Svizzera da 3.700 a 5.700; in Inghilterra da 18.400 a 24.500; in Svezia da 10.000 a 11.350; in Norvegia invece siamo dimi-nuiti da 2.300 hi. a 1.000 così in Olanda da 7.200 a 2.800, nelle ex-colonie italiane da 26.000 hi. ai 600 attuali.

Notevoli incrementi si sono senz'altro re-gistrati nel Centro America anche se non è possibile basarsi su cifre statistiche sicure per tali paesi.

Da tali dati può ricavarsi una conferma che il consumo del vermouth originale ita-liano è tendenzialmente espansivo e lo è per i suoi pregi intrinseci e per forza della notevole pubblicità svolta dalle maggiori

ditte italiane, e cade solo dove politiche fiscali esorbitanti come in Norvegia ed Olanda (dove il dazio doganale è 7 volte quello d'anteguerra) o ragioni politiche come nelle ex-colonie italiane, impediscono un lavoro su basi normali.

IL VALORE DELL'ESPORTAZIONE DI VERMOUTH

Il carattere di esportazione di prodotto di qualità delle vendite all'estero di ver-mouth è chiaramente espresso dai seguenti dati di valore:

Nel 1950 l'esportazione vinicola nel suo complesso è risultata di 11,5 miliardi di lire e su tale cifra il vermouth, che quanti-tativamente come già detto ha rappresen-tato il 18 %, ha totalizzato 4,2 miliardi di lire, cioè poco meno del 40 % .

Per dare un'idea dell'importanza del-l'esportazione del vermouth rispetto al totale dell'esportazione italiana, aggiun-giamo che l'esportazione vinicola rappre-senta l 'I ,5 % del valore dell'esportazione globale italiana ed il vermouth lo 0,6 %.

Il confronto dei dati quantitativi e di valore tra la esportazione di vermouth di questi ultimi anni con quelli degli anni pre-bellici mette in rilievo altri dati di par-ticolare interesse e cioè la progredita per-centuale delle casse rispetto ai fusti, in de-finitiva quindi la progressiva qualificazione del vermouth ed in via proporzionale l'au-mento del valore internazionale, del pro-dotto italiano.

Infatti nel 1938 si è esportato vermouth in fusti per hi. 100.000 ed in casse per hi. 36.000, cioè le casse hanno rappresen-tato il 34 % del totale esportato.

Nel 1949 il rapporto casse-sfuso è salito al 42%, con un ulteriore miglioramento nel periodo 1° gennaio-14 luglio 1950, data

questa ultima di cessazione (invero discu-tibile soprattutto di vista nazionale) della rilevazione dell'Istituto centrale di Stati-stica dei dati distinti fra sfuso e casse..

11 valore dei 136.000 hi. esportati nel 1938 è risultato di 53.000.000 di lire mentre i 167.000 hi. circa esportati nel 1950 hanno consentito un introito in valuta di 4,2 mi-liardi di lire. Adottando il moltiplicatore, di 50 sul valore dell'esportazione del 1938 si hanno 2,6 miliardi, cioè un valore inferiore, pur tenendo conto delle differenze quanti-tative, al ricavo dell'esportazione di ver-mouth nel 1950. In sostanza con lo stesso litraggio esportato, oggi l'Italia ricava di più che nel 1938.

La percentuale tra casse e fusti come detto ora, si è sensibilmente spostata, dal 34 % anteguerra al 43 % attuale. Qui le considerazioni potrebbero essere molte, ci li-mitiamo a segnalarne due soltanto e cioè innanzitutto che da un punto di vista azien-dale la produzione di vermouth diretta al-l'estero è ovviamente più costosa dato che il prodotto in casse impiega una maggiore aliquota di materie prime e mano d'opera rispetto a quello in fusti, e che l'aumento dell'esportazione in casse costituisce un mo-vimento naturale connesso allo sviluppo delle ditte esportatrici i cui limiti sono dati soltanto dalle legislazioni dei vari paesi e dalle tariffe doganali discriminatorie negli stessi in vigore, per cui spesso l'esporta-zione in bottiglie è proibitiva o estrema-mente gravosa come hi Inghilterra, in Da-nimarca, in Olanda, in Austria, ecc. Occorre notare a questo proposito che nel caso di paesi a forti discriminazioni tariffarie fra prodotto sfuso a casse, le grandi ditte hanno costituito propri impianti di imbottiglia-mento e confezionamento per cui l'origina-lità del prodotto e l'uniformità della presen-tazione sono mantenuti ma ovviamente il ricavo in valuta in quei paesi viene ad es-sere inferiore.

38

In linea generale si può affermare ohe l'Italia esporta oggi un prodotto più pre-giato ma aziendalmente più costoso, assicu-rando tuttavia un più importante introito di valuta al paese.

iVotiamo incidentalmente, sia pure in base a valutazioni approssimative che il ricavo dell'esportazione di vermouth in dollari è circa il 30 % del totale cioè poco più di 2.000.000 di dollari pari a circa il 2,7 % della totale esportazione italiana verso gli Stati Uniti e l ' I % della esportazione verso l'intera area del dollaro.

I PREZZI DEL VERMOUTH

Dopo gli spostamenti determinati dalle modificazioni di politica commerciale ed i vari « terremoti valutari » causati dalla guerra, ò interessante notare come sostan-zialmente il vermouth sia riuscito a man-tenere le quotazioni anteguerra, tenuto conto della svalutazione della moneta e su taluni fra i più importanti mercati a miglio-rare le quotazioni di partenza.

Quindi malgrado la concorrenza fra lo ditte italiane esportatrici e la sensibile concorrenza dei vermouth così detti « do-mestici », la categoria degli esportatori di vermouth ha saputo mantenere, in linea generale, alto il prestigio della bevanda, e potenziato la politica di marca abbando-nando le facili ma effimere mire di raggiun-gere alti quantitativi ad ogni costo od in-seguire un puro e semplice concetto di guadagno.

Tale politica di vendita è stata seguita in passato ed è tanto più meritoria in quanto ò stata perseguita in una situazione estre-mamente difficile nella quale si sono veri-ficati gli efletti combinati delle politiche commerciali restrittive dei vari paesi, delle instabilità monetarie, della generale dimi-nuzione del potere d'acquisto particolar-mente in Europa (nella quale va oltre il tiO % dell'esportazione italiana di ver-mouth) e delle gravose tassazioni interne introdotte ex-novo su un prodotto consi-derato voluttuario e dovrà essere decisa-mente perseguita anche in futuro se si vorrà va lor izzare sempre più l 'esporta-zione di un prodotto tipico come ò il ver-mouth.

I prezzi di vendita al dettaglio variano naturalmente da paese a paese in dipen-denza delle differenti misure di dazio doga-nale e del diverso grado di tassazione del consumo, certo è che una bottiglia di ver-mouth originale importato dall'Italia, salvo rare eccezioni da riferirsi alle ex-colonie ita-liane, costa al dettaglio non meno di 1000 lire e arriva a punte massime come in Nor-vegia, dove costa 2.500 lire circa, in dipen-denza di una così detta « Crisis taxs » che ne raddoppia il costo al grossista. In In-ghilterra una bottiglia costa circa 1 . 4 0 0 lire come in Danimarca ed un poco più di quanto costa in Svizzera ed in Svezia, paesi questi ultimi dove il potere d'acquisto è il più alto d'Europa.

Se è vero che così alti prezzi di vendita concorrono a tenere alto il prestigio del vermouth italiano sui vari mercati esteri, è altrettanto vero che essi favoriscono il sorgere di industrie locali come si è veri-

ficato in taluni paesi europei, come Inghil-terra, Olanda, Danimarca.

Dato che il costo fob del prodotto e le spese accessorie per portarlo al consumo all'estero incidono su tali prezzi di vendita mediamente dal 25 al 30 % , non è esage-rato affermare che potendo svolgere con successo un'energica azione internazionale diretta a diminuire i dazi doganali e le tassazioni interne sul vermouth, l'esporta-

Corisumo vermouth nel mondo

litri

Francia - 100.060.000

Italia - 75.000.000

Argentina - 40.000.000

Stati Uniti - 15.000.000

zione italiana potrebbe agevolmente rad-doppiare sia perchè ne potrebbe conseguire una diminuzione di prezzi di vendita e perchè una più importante quota del prezzo po-trebbe essere destinata a propaganda e pub-blicità. Ma qui purtroppo siamo nel campo dell'utopia dati i risultati molto modesti raggiunti, nelle varie trattative tariffarie svoltesi a Giuevra ed Annec.y e recentemente a Torquay per la rigidità dei negoziatori esteri tutte le volte che si è trattato di vini e vermouth italiani.

IL CONSUMO DEL VERMOUTH NEL MONDO

Il vermouth come bevanda è considerata nei modi più diversi a seconda dei climi e degli usi dei vari paesi.

Essa è aperitivo in Italia e Francia; un semplice ingrediente per cocktails negli Stati Uniti e nei paesi Anglo-sassoni, un vino nei paesi dell'America latina e parti-colarmente in Venezuela, bevanda medica-mentosa in taluni paesi dell'Asia.

Dal lontano scorcio del X V I I I secolo, nel quale è nato, è sorprendente la diffu-sione e la popolarità che il vermouth ha assunto nel mondo. Mancano in questo campo cifre statistiche globali. Alcuni dati parziali per taluni paesi possono tuttavia dare una indicazione.

In Francia il consumo è .valutato in circa 100.000.000 di litri, compresi alcuni altri tipi di aperitivi, ed in Italia a circa 75.000.000 di litri. Trattasi di paesi tradizionalmente produttori e forti consumatori di aperitivi, ma ad esempio in Argentina, il consumo annuale è di circa 40.000.000 di litri, pari a circa 2,5 litri pro-capite, maggiore quindi del consumo individuale italiano.

Cifre minori ma sempre notevolissime re-gistrano Brasile, Perù, Cile, Messico ed anche Spagna e Portogallo malgrado producano prodotti tipici come lo Sherry e il Porto.

Negli Stati Uniti il consumo del vermouth è di circa 15.000.000 di litri di cui 4.800.000 sono importati dall'Italia ed in parte dalla Francia. La produzione locale ha assunto qui soprattutto in dipendenza degli eventi bellici uno sviluppo veramente formidabile senza tuttavia diminuire le correnti di espor-tazione del prodotto italiano e francese.

Una considerazione può trarsi in modo certo quella cioè che lo sviluppo assunto dalle industrie locali di vermouth nei vari paesi del mondo non ha affatto diminuito nè minaccia seriamente la corrente nor-male dell'esportazione.

Caso a parte quello degli stabilimenti fon-dati dalle maggiori ditte italiane in paesi dove le industrie stesse sono sorte per ra-gioni strettamente economiche come in Francia, Belgio, Spagna o valutarie e com-merciali come nei paesi latino-americani e hanno ben presto assunto una posizione pressoché monopolistica contribuendo tut-tavia in modo decisivo all'espansione del consumo della bevanda in discorso.

Se una situazione degna di essere control-lata a tale riguardo esiste, questa è negli Stati Uniti, ma non c'è dubbio che le grandi case italiane di vermouth sono in grado per potenza, esperienza e con l'arma della qualità di tenere bene le posizioni ed anche di migliorarle.

La qualità ed il prestigio sono concetti dominanti in questa materia ed è confor-tante poter dire che per quanti sforzi siano fatti non esiste localmente concorrenza seria possibile per il prodotto originale ita-liano.

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note di C r o n a c a C a m e r a l e

OI C O N T R I B U T I F I N A N Z I A R I A S S E G N A T I DALLA NOSTRA CAMERA DI COMMERCIO A FAVORE DI I N I Z I A T I V E I N D U S T R I A L I , C O M M E R C I A L I , DI I S T R U Z I O N E PROFES-S I O N A L E E VARIE

Nei due ultimi fascicoli abbiamo illustrato in questa rubrica le iniziative attuate nel campo dell'agricoltura attra-verso i contributi finanziari erogati dalla nostra Camera di Commercio . Li questo numero parliamo dei contributi fi-nanziari erogati a favore delle iniziative industriali, di quelle commerciali e varie, per completare il quadro degli aiuti disposti dalla Giunta camerale attraverso le erogazioni poste a carico dell'esercizio 1951.

Centro di ricerca e di assistenza tecnica e mercan-tile alle aziende (Cratema). — Oltre al contributo ordi-nario di lire 10 milioni, è stato effettualo un ulteriore stan-ziamento di lire 3.400.000 destinato alle spese per l'attrez-zatura tecnica di questo Centro destinato — come riferim-m o in questa stessa rubrica nel numero di dicembre 1951 — a dare impulso alle piccole e medie attività, affrontando così in maniera concreta i problemi della produttività.

Istituto Elettrotecnico " Galileo Ferraris " . — Un contributo di lire 3 milioni è stato erogato a favore del predetto Istituto per favorire il potenziamento degli studi di radiotecnica elettronica e televisione, ed in particolare quello relativo agli apparecchi a modulazione di frequenza, nonché a quelli elettronici per applicazioni industriali.

Istituto tecnico del cuoio. — È stata erogata, sempre sul bilancio 1951, la somma di lire 1.500.000 per l'at-trezzatura didattico-professionale inerente alla prepara-zione dei tecnici specializzati e per l 'impianto di nuovi sistemi di concia, in m o d o che gli studenti possano acqui-sire le conoscenze pratiche a titolo di tirocinio prima di essere ammessi nelle aziende del ramo.

Istituto Tecnico Industriale per Tessili e Chimici Tintori. — Questo Istituto, speciahzzato nella nostra p r o -vincia per l'istruzione tecnico-professionale, ha provveduto

all'impianto di un modernissimo macchinario, affinchè gli studenti possano apprendere le più moderne cognizioni in fatto di attrezzatura di stabilimenti tessili e di tintoria. La nostra Camera ha erogato, quale suo concorso alla spesa di tale impianto, la somma di lire 800 mila.

Centro studi per le materie plastiche e altipo'limere presso l'Università. — A questo Centro, costituitosi nel 1951 presso l'Università torinese, la Camera di C o m -mercio ha concorso con un contributo di un milione di lire, in considerazione dell'importanza che riveste, per l 'in-dustria locale, l'apphcazione pratica delle materie oggetto di studio.

Studio per la ricerca di idrocarburi in Piemonte. — A tal fine la Camera di Commerc io ha assegnato, nel corso del 1951, un contributo di lire 500.000 all'Istituto di Mineralogia presso il Pohtecnico di Torino.

Riteniamo interessante a tale proposito riportare inte-gralmente la relazione pervenuta alla Camera da parte del Direttore del predetto Istituto, on.le prof. Antonio Cavinato :

« Ai fini della preparazione di una squadra di tecnici per la prospezione geomineraria e geofisica di aree piemon-tesi per la ricerca di idrocarburi, c ome previsto dalla deli-berazione della Camera di Commerc io del marzo 1951, con cui veniva stanziato un contributo a favore dell'Isti-tuto di Mineralogia del Pohtecnico di Torino, hanno par-tecipato tutti gli Istituti della Sezione di Ingegneria Mine-raria del Politecnico, e precisamente quello di Mineralogia e Geologia, quello di Giacimenti Minerari e quello di Arte mineraria e geo fisica.

« L'attività è stata da principio limitata alla formazione di tecnici convenientemente preparati in campi specifici, aventi attinenza alla prospezione geomineraria, per giungere in un secondo tempo attraverso ad una scelta degli stessi alla organizzazione dei quadri di una squadra. D o p o visite ad impianti e ricognizioni orientative sul terreno in diverse locahtà della pianura padana, già note ed in corso di pro -spezione o già produttive, ed anche in alcune locahtà pie-montesi (cui parteciparono collegialmente i professori Ca-

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vinato, Peretti, Stragiotti, Fulcheris, Charrier, gli assistenti Occella, De Salvo e diversi giovani ingegneri minerari neo -laureati: Branconi, Crosetto, Borio, Morandini, Paganone, ecc.) sono stati eseguiti in particolare rilievi sul terreno dai prof!:. Cavillato, Peretti, Charrier e dall'ing. Occella e studi sui metodi geofisici di ricerca dal prof. Fulcheris e dagli ing. Branconi, Crosetto, Occella, oltre che studi di ricerca micropaleontologica dal prof. Charrier. Alcuni dei predetti hanno inoltre svolto ripetuti periodi di pratica presso squadre dell'A.G.I.P., partecipando direttamente alle

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operazioni sul terreno, sia di perforazione, sia di rilievi geo-elettrico, sismico e gravimetrico.

« Alcuni degli argomenti esaminati hanno permesso la stesura di congrue relazioni, che saranno inviate in seguito e che concernono i seguenti argomenti:

« — Organizzazione e costo di squadre geofisiche per rilevamenti grafimetrici e sismici (prof. Fulcheris).

« — Pratica del rilevamento geosismico (ing. Branconi). « — Il rilevamento sismico (ing. Crosetto). « — Scopo e metodi di studio della micropalcontologia

(prof. Charrier). « Ricerche concrete sugli orizzonti metaniferi della re-

gione piemontese non furono compiute, in quanto non si giunse alla formazione effettiva di una squadra; d'altra parte essa avrebbe richiesto imponenti dotazioni per la sua costi-tuzione. Furono eseguiti solamente rilievi a carattere geo-logico preliminare, con sopraluoghi in diverse località nelle regioni a sud-est ad est di Tor ino : di questi rilievi non resta traccia in note pubbliche, dato il carattere riservato delle ricerche effettuate.

« Tuttavia se si potesse disporre delle necessarie attrez-zature (del costo di qualche decina di milioni), con l 'impiego di una parte dei tecnici sopra menzionati, in alcuni campi già idoneamente preparati, si potrebbe formare una efficiente squadra geo fisica.

« C o n i mezzi limitati a disposizione della Sezione di Ingegneria Mineraria si è potuto provvedere a mettere quasi a punto l'attrezzatura strettamente indispensabile di un labo-ratorio di micropaleontologia, per cui sono stati utilizzati gli apparecchi già in dotazione degh Istituti e sono stati acquistati due microscopi binoculari, setacci, mobili classi-ficatori, pubblicazioni scientifiche, per una spesa globale dell'ordine di lire 1.300.000.

« Infine la Sezione di Ingegneria Mineraria ha affidato a due allievi che si laureeranno nei prossimi mesi lo svolgi-mento di tesi di laurea concernenti: " Impianto di separa-zione della gasolina dal metano e centrale di compressione " e "Progetto di impianto di perforazione a grande profondità"».

Per quanto riguarda in particolare il problema relativo

alla ricerca e alla distribuzione del metano in data 3 aprile, si è tenuta presso la nostra Camera di Commerc io una riu-nione a cui hanno partecipato anche rappresentanti delle altre Camere di Commerc io del Piemonte.

L'on.le Cavillato ha fatto un'ampia relazione sugli aspetti giuridici della questione che si trova attualmente all'esame del Parlamento. Indi è stato esaminato l'aspetto economico del problema con particolare riguardo al prezzo di distri-buzione del metano che dovrebbe determinare gli imman-cabili favorevoli riflessi sui processi produttivi da tutti au-spicati.

Le Camere di Commerc io del Piemonte hanno confer-

Concorso vetrine. — La manifestazione svoltasi ad iniziativa dell 'Unione dei Commercianti, unitamente al-l'Ente Prov.lc del Turismo, ha rivestito particolare impor -tanza, analogamente alle manifestazioni attuate negli anni precedenti, alle quali la Camera aveva dato il proprio apporto. All'iniziativa per l'anno 1951 la Camera ha corrisposto un contributo di lire 2 milioni.

Durante l'anno 1951 sono state svolte in Torino parti-colari Mostre e Convegni, ai quali la Camera ha dato il suo appoggio, corrispondendo anche contributi per la m i -gliore riuscita delle manifestazioni stesse, e più precisamente: lire 1.000.000 alla Mostra delle Arti Sanitarie svoltasi durante le riunioni Medico-Chirurgiche Internazionali; lire 1.000.000 alla Mostra Internazionale di pittura La Moda in cinque secoli

di pittura che ha avuto luogo in Tor ino durante la Esposi-zione Internazionale dell'Arte Tessile e della Moda , Mostra che ha- richiamato in Tor ino un rilevante numero di visi-tatori; lire i .oco .ooo al Convegno Nazionale del Commercio

del Tessile all'ingrosso e al dettaglio, tenuto in Tor ino ad ini-ziativa dell'Associazione dei Commercianti, con esito più che lusinghiero per la categoria. Inoltre è stata stanziata la somma di lire 1.000.000 per l'iniziativa assunta dall'Ente del Turismo, in collaborazione con l'Associazione C o m -mercianti e riflettente L'arte in vetrina, manifestazione che si è svolta con la entusiastica adesione dei commercianti interessati e fra il crescente interesse della popolazione to -rinese.

Fra le iniziative di minore importanza sono da segnalare: il contributo dato all'Associazione di Diritto Marittimo per la Conferenza Internazionale biennale di diritto marittimo tenuta a Napol i ; quello di lire 200.000 alla Mostra del Francobollo Sardo, tenuta in Tor ino a cura dell 'Unione

mato all'onde Cavillato l'incarico di rappresentarle in seno alla Commissione Intercamerale istituita in R o m a , presso l 'Unione delle Camere di Commercio, per lo studio alle questioni metanifere.

Sistemazione strada turistica del Nivolet. La Giunta camerale, aderendo alla richiesta del Comitato per la strada turistica del Nivolet, ha disposto un contributo straordinario di lire 3.000.000 per far fronte alle spese ne-cessarie per l'ampliamento della nuova strada hi parola, da m. 4,50 a m. 6, e rendere cosi la strada stessa conveniente-mente idonea al traffico turistico.

La strada avrà uno sviluppo di km. 17 con pendenza mas-sima dell'i 1 % e permetterà il collegamento della Valle del-l 'Orco e della Valsavaranche attraverso il Colle del Nivolet.

Sulla importanza di questa nuova strada ha scritto ampia-mente il senatore Giorgio Anselmi nel fascicolo di « C r o -nache» del 1951.

< H T R U C C 0

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Filatelica Subalpina; quello di lire 200.000 all'Associazione Artigianato per le Botteghe tipiche del Borgo Medioevale di Torino; nonché quello di lire 150.000 per le riunioni di Torino del i° Congresso Internazionale di titolari di pubblici esercizi.

Per quanto riguarda i trasporti e le comunicazioni, oltreché il contributo.per la strada del Nivolet — di cui ab-biamo parlato — la Camera, sempre nel corso del 1951, ha contribuito con lire 1.000.000 allo studio per lo sviluppo delle strade di accesso al Piemonte; con lire 300.000 al Centro Sviluppo Trasporti Aerei, sorto ad iniziativa del-l 'Unione delle Camere di Commercio. Ha assegnato poi coppe in argento alle gare automobilistiche indette dal-l 'Automobil Club locale.

Per quanto si attiene all'istruzione professionale, a parte il considerevole contributo obbligatorio devoluto al C o n -sorzio istruzione tecnica, in complessive lire 3.496.000 cal-colato in misura percentuale sulle entrate camerali, la Ca-mera ha elargito contributi straordinari per circa 5 milioni. Fra i più importanti sono da amioverarsi quello di L. 1.500.000 al Politecnico di Torino; quello di L. 500.000 alla Scuola tecnica « G. Plana » per la migliore attrezzatura didattico professionale della scuola; quelli di lire 200.000 all'Istituto tecnico Buniva di Pinerolo e di lire 200.000 alla Casa di Carità Arti e Mestieri di Torino per scuole professionali. Poi ancora un contributo di lire 300.000 all'Istituto tecnico agrario di Alba per la specializzazione dei tecnici viticoli; un contributo di lire 175.000 alla Scuola professionale per

orefici « E. G. Gliirardi » di Torino per una migliore at-trezzatura; ed infine un contributo di lire 150.000 alla Fa-coltà di Economia e Commercio per studi sindacali.

Ad integrazione del contributo ordinario alla Scuola di Arte Bianca, la Camera durante l'esercizio 1951 ha poi concesso un contributo straordinario di lire 300.000 alla scuola stessa. Inoltre ha assegnato i seguenti altri contributi: lire 550.000 alla Scuola assistenti sociali; lire 300.000 al Collegio Universitario per due posti di fondazione; L. 250.000 alla Fondazione Politecnica di Torino per le finalità del-l'Istituto, e hre 300.000 all'È.N.A.L.C, per le Scuole Albergo.

©DISEGNO DI LEGGE PER PROVVEDIMENTI IN FAVORE DI TERRITORI MONTANI

Il disegno di legge recante provvedimenti in favore dei territori montani, proposto dal Ministero dell'Agricoltura, onde Fanfani, non poteva non destare l'attenzione di questa Camera che già ebbe in varie occasioni e con numerose iniziative ad occuparsi del problema montano nell'ambito della sua giurisdizione provinciale.

Il disegno di legge vemie pertanto sottoposto all'esame della nostra Commissione consultiva per i problemi forestali la quale, dopo averlo ampiamente discusso, predispose una circostanziata relazione con osservazioni e proposte di m o -difiche per rendere l'azione stimolatrice delle attività arti-giane e agrarie, che la legge si propone, più efficace e più consona alle caratteristiche e alle esigenze della nostra re-gione.

La relazione fu quindi approvata dalla Giunta camerale e dopo essere stata sottoposta alla Commissione regionale per i problemi agrari — costituita fra le Camere di C o m -mercio del Piemonte — nella sua ultima riunione, venne inviata al Ministero dell'Industria e Commercio, al Ministro Fanfani, alla Direzione Generale delle Foreste, nonché ai Senatori e ai Deputati del Collegio Provinciale.

Le osservazioni e le proposte possono essere in breve

così riassunte:

a) Classificazione dei territori montani. Per una più esatta determinazione dell'appartenenza o

meno dei Comuni a zone montane, è stato proposto di sostituire ad un termine altimetrico fisso, un termine natu-rale quale potrebbe essere quello della presenza o meno di una data specie di botanica.

b) Credito agrario. È stata segnalata la necessità di rendere nei territori

montani il credito agrario accessibile ad un maggior numero di agricoltori sia con una opportuna riduzione dei tassi di interesse ed ammortamento (che non dovrebbero superare,

AMARO VALLE

'I'Spulcìn;,^0

A p e r i t i v o , d i g e s t i v o , t o n i c o

di p u r e e r b e a l p i n e e m e -

d ic ina l i , o t t e n u t o con l avo-

r a z i o n e e p r o c e d i m e n t i

c l a s s i c i c h e g a r a n t i s c o n o

i n a l t e r a t a la p r o p r i e t à d e l l e

e r b e di cu i è c o m p o s t o .

L ' e s p e r i e n z a a n t i c a n e ha

o t t e n u t o u n p r o d o t t o

s u p e r l a t i v o r i c o n o s c i u t o e

p r e m i a t o in t u t t o il m o n d o .

T O R I N O • V i a Ormea 1 3 7

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in complesso il 4 % ) sia con una più moderata richiesta di garanzie ipotecarie.

È noto infatti che nelle zone montane, così c o m e del resto in quelle di collina e pianura, riescono ad usufruire del credito soltanto le medie e grandi aziende, data la loro possi-bilità di offrire le elevate garanzie che, con forse troppo spi-rito di prudenza, richiedono gli istituti mutuanti; i piccoli proprietari e i piccoli affittuari ne sono totalmente esclusi, c) Assistenza tecnica.

Per dar m o d o di dotare 1 costituenti Consorzi per il miglioramento e la manutenzione del patrimonio silvo-pastorale di Comuni , enti e privati, di adeguato personale tecnico, sono state avanzate proposte per una sollecita pre-parazione di elementi idonei mediante corsi di specializza-zione nelle scuole medie e nelle facoltà di agraria.

d) Opere di miglioramento. Nell'intento di facilitare ed estendere quanto più possi-

bile le opere di miglioria e di bonifica è stato suggerito sia di semplificare e ridurre al min imo indispensabile le pratiche burocratiche per ottenere i contributi previsti dalla legge (esenzione dal presentare progetti, esame delle domande in sede provinciale, ecc.), sia di allargare la possibilità di inter-vento nell'esecuzione di opere di bonifica montana affidan-done l'incarico oltreché a Società idroelettriche anche a qualunque altra ditta che ne abbia interesse, nonché a C o n -sorzi amministrativi di apposita costituzione.

©V I C E N D A M E N S I L E D E L L ' A G R I C O L T U R A P R O V I N C I A L E

Recentemente la nostra Camera di Commerc i o ha isti-• tuito un periodico servizio di informazioni sulla situazione

agricola della provincia, allo scopo di seguire da vicino le sorti e le vicende dell'agricoltura nelle varie zone del T o r i -nese e di mettere in rilievo 1 problemi tecnici ed economici più vivi e salienti, in m o d o da prospettare, congiuntamente agli altri Enti provinciali che esplicano la loro attività in campo agricolo, quelle soluzioni che si rivelino, su piano concreto, vantaggiose e prof icue ad un decisivo migliora-mento dell'agricoltura provinciale.

Sulla base della configurazione economico-agricola della provincia e prendendo lo spunto dall 'ordinamento attuato m sede di catasto agrario 1929, le tre regioni — di pianura, di collina e di montagna — sono state distinte in 18 zone di osservazione e, in ciascuna, è stato scelto un osservatore, tra gli esperti di problemi agricoli, al quale mensilmente viene inviato un questionano in cui si riassumono gli aspetti più interessanti relativamente al clima, ai lavori colturah, alla situazione tecnico-economica delle varie coltivazioni e industrie agrarie, alla configurazione dei mercati in base a moviment i verificatisi nei prezzi dei prodotti e dei mezzi di produzione. Sarà così agevole riassumere, alla fine del-l 'anno, le caratteristiche dei problemi di ciascuna zona e la situazione economico-agricola generale.

Riunioni tenute presso la Camera di Commercio per questioni varie e riunioni esterne a cui hanno partecipato Rappresentanti camerali

A completare il quadro dell'attività svolta dalla Camera di Com-mercio, riportiamo qui di seguito l'elenco delle riunioni tenute in questo primo quadrimestre dell'anno 1952 presso la nostra Camera di Com-mercio, nonché quelle tenute presso altri Enti e a cui hanno partecipato nostri rappresentanti.

li I M I O \ I C A M E R A L I Comitato Traforo Gran

S. Bernardo Commiss. Difesa Antigran-

dine Commiss. Esame tesi laurea

di argomento agrario

Comitato Vigilanza Borsa Merci

Servizio Brevetti c Scam-bio Licenze

10-1-1952

18-1-1952

18-1-1952 Aggiudicaz. premi per l'anno 1951 - Determinazione norme per l'anno 1952

19-1-1952 Insediamento.

23-1-1952 Riunione alla presenza del Rappr.te ECA — Conversa-zione sul servizio Brevetti c scambio di licenze e brevetti fra Italia e U.S.A.

Commiss. Studio problema fecondaz. artificiale 24-1-1952

Deputazione Borsa Valori 4-2-1952

Comitato Traforo Gran S. Bernardo

Camere di Commercio del Piemonte

Riunione tecnici per stu-dio problema agro di Poirino

Comitato Vigilanza Borsa Merci

Commiss. Rcg.le Forestale Consorzio Monta Taurina Riunione per istituzione

ccntro lotta contro la sterilità bovina in Susa

Commiss. Reg.le Forestale

PS-

23'

-2-1952 •2-1952 •2-1952

Riunione di tccnici agricoli per Studio problema fecondazione artificiale e lotta contro la ste-rilità bovina.

Insediamento Deputazione di Borsa per l'anno 1952. '

7-2-1952

8-2-1952

14-2-1952

28 -2-1952 -2-1952

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Riunione con rappr.ti ven-ditori ambulanti per de-terminazione norme per la disciplina del commer-cio ambul. anno 1952

Commiss.ne regionale agri-coltura

Comitato Redaz. « Cro-nache Economiche »

Consiglio Vigilanza Stanza di Compensazione

Commiss, elenco autoriz-zato spedizionieri doga-nali

Commiss. Regionale Agri-coltura

Commiss, elenco autoriz-zato spedizionieri doga-nali

Comitato Traforo Gran S. Bernardo

Camere Commercio Pie-monte

28-2-1952

4-3-1952

4-3-1952

7-3-1952

14-3-1952

24-3-1952

28-3-1952

28-3-1952

3-4-1952

Commissione esame rego-lamento pesca Comune di Candia

Commissione elenco auto-rizzato spedizionieri do-ganali

Riunione, con intervento on.le Cavinato, per esame questione metano e nomina rappr.te re-gionale nella Commiss.ne di-sciplina attività metanifere co-stituita presso l'Italcamere.

9-4-1952

29-4-1952

R I U N I O N I P R E S S O ALTRI ENTI

ROMA - Italcamere

TORINO - Municipio

TORINO - Sovrainten-denza ai Monumenti

TORINO - Prefettura

MILANO - Camera di Commercio

SAVONA - Camera di Commercio

TORINO - Amministraz. Provinciale

SAVONA - Camera di Commercio

TORINO - Ispettorato Provinciale Agricoltura

9-1-1952 Riunione per listino prezzi al-l'ingrosso

12-1-1952 Riunione Giunta Municipale per esame questione Traforo Gran S. Bernardo.

18-1-1952 Riunione per strada del Nivolet.

19-1-1952 Comitato Prov.le Prezzi.

22-1-1952 Riunione Cam. Cornai. Mi-lano-Torino-Genova per studio regolamento Borse Merci.

24-1-1952 Riunione presso la Camera di Commercio di Savona per ac-cordi sull'Ente Portuale Savona-Piemonte.

24-1-1952 Riunione Enti aderenti all'Ente Portuale Savona-Piemonte per studio situazione verificatasi in seguito dimissioni rispettivi de-legati.

26-1-1952 Riunione Enti rappresentati nel Consiglio di Amministrazione Ente Portuale Savona-Piemonte per studio progetto riforma dello Statuto.

28-1-1952 Riunione Comitato Provinciale Agricoltura.

ROMA - Italcamere

TORINO - Prefettura

TORINO - Prefettura

TORINO - Ispett. Prov. Agricoltura

ALESSANDRIA - Camera di Commercio

ROMA - Italcamere

ROMA - Italcamere

ASTI - Camere di Com-

30-1-1952 Assemblea Amm.ri Camere Commercio e riunione Con-siglio Direttivo.

30-1-1952 Comitato Prov.le Prezzi

31-1-1952 Comitato Prov.le Prezzi

TORINO - Prefettura

ROMA - Italcamere

ROMA - Ministero Ind. e Comm.

ASTI Camera Com-

TORINO - Ispett. Com-partimentale Motorizzaz.

TORINO - Istituto per l'Edilizia Economica e Popolare

ROMA - Italcamere

R O M A - Italcamere

NAPOLI - Camere Com-mercio

31-1-1952 Commiss. Visita Tori - Riu-nione annuale

3-2-1952 Riunione Segretari Gen.li Ca-mere Commercio in prepara-zione adunanza Camere del giorno 8 febbraio.

5-2-1952 Riunione per esame relazione pubblicazione periodica sintesi economica.

14-2-1952 Riunione Commiss. Intercame-rale per il Comm. Estero.

19-2-1952 Riunione Presidenti e Segre-tari Cam. Comm. Piemonte per esame Statuto « Ente Aut. Fiera del Vino di Italia e della tecnica Vitivinicola».

25-2-1952 Comitato Prov. Prezzi.

7-3-1952 Riunione Commiss. Centrale Commercio Estero.

11-3-1952 Riunione per concordare mo-dalità comunicazioni periodi-che prezzi.

13-3-1952 Riunione Pres.ti e Segr.ri Cam. Comm. Piemonte per esame Statuto « Ente Autonomo Fiera Vini d'Italia».

14-3-1952 Piumone per esame prelimi-nare questioni relative autolinee.

I5-3-I952 Consiglio d'Amministrazione

18-3-1952 Riunione Commiss. Borsa e Credito.

22-3-1952 Commiss. Intercamerale Pro-blemi Agricoltura.

TORINO - Ist. per l'Edi-lizia Economica e popo-lare

TORINO - Prefettura

TORINO - Prefettura

TORINO - Municipio

MILANO - Camera Com-

TORINO - Ist. per l'Edi-lizia Econ.ca Popolare

31-3-1952 Riunione Consiglio Dirett. Ital-camere

31-3-1952 Consiglio d'Amministrazione

8-4-1952 Comitato Prov.le Prezzi

22-4-1952 Comitato Prov.le Prezzi

26-4-1952 Riunione Commiss. Consiglia-re per le Comunicazioni, per esame trafori alpini.

29-4-1952 Riunione Pres.ti e Segr.ri Cam. Comm. e visita collettiva alla Fiera di Milano.

29-4-1952 Consiglio d'Amministraz.

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In modulazione di frequenza

anche Vorganizzazione aziendale IVI A U T O !V

I collegamenti radio sono utilizzabili sia nei servizi di trasporti interni che in quelli esterni. Le apparecchiature radio consentono: risparmio di tempo, risparmio di denaro.

Parecchi anni fa, non proprio molti, quando durante il corso allievi ufficiali del Genio ero costretto a rimanere lunghe ore in aula per lo studio della radiotecnica e della teoria dei collegamenti radio, pensavo: finita la guerra, se salvo la pellaccia e torno a casa, non vorrò più udire parlare di valvole termoioniche, di JcilocicM, di onde corte, di circuiti oscillanti, di strati Harvesey, di stadi di BF, di stazioni RF 2 RF 4, ecc.

Invece, eccomi dinuovo ad interessarmi dei collegamenti radio, questa volta in un settore inusitato : nel campo del-l'organizzazione industriale, campo nuovo per i problemi radiotecnici.

Volenti o nolenti, sia i militaristi che gli antimilitaristi sanno che per comandare un'azione di piccole unità, ad esempio di carri armati, i carri medesimi, o quanto meno solo i capi gruppo, devono essere provvisti di apparecchia-ture radio che permettano rapidi e flessibili collegamenti.

Questo accenno alle forze armate non è fatto per ricor-darvi le manovre di Federico il Grande o la strategia di Moltke, ma semplicemente per portarvi in analogia, dai carristi ai carrellisti, dal terreno tattico di guerra al terréno tattico aziendale.

L'analogia predetta vale anche per la battaglia a fuoco e quella dei costi. Si tratta in sostanza di utilizzare il colle-gamento radio per il controllo e comando dei carrellisti che operano nell'interno di un'azienda industriale.

Come al solito, prendiamo un'azienda meccanica per esempio. Nei reparti di lavorazione affluiscono e defluiscono 1 materiali da lavorare e lavorati, i materiali ausiliari, ohi e grassi per la manutenzione delle macchine, le mole di ricambio per le rettifiche e l'affilatura degli utensili, gli stracci per la pulitura, ecc. Dai reparti di lavorazione, inoltre, devono essere asportati i residui della lavorazione stessa: trucioli di materiale ferroso, di ottone, di zinco, di rame, ecc. I materiali lavorati devono passare poi da un reparto all'altro per seguire le varie fasi. In una parola, il movimento di materiale in una moderna officina è com-plesso e vastissimo. In buona parte esso è affidato alle attrezzature stabili quali monorotaie, carri a ponte, gru particolari; ma una parte non indifferente del materiale viene trasportata con carrelli più o meno perfezionati. Quale indirizzo generale, v'è la sostituzione dei carrelli a mano con carrelli elettrici del tipo a forchetta, a piano ribaltabile, a piano elevabile, a cassone, a seconda del servizio e della zona d'officina cui il carrello viene destinato. La meccanizzazione dei trasporti di materiale significa, com'è noto a tutti, riduzione dei costi, economia di tempo e risparmio di fatica.

In una organizzazione del lavoro aziendale ritenuta sod-disfacente, i carrellisti, ove possibile, hanno degli incarichi predeterminati. Ad esempio, per il ritiro dei bidoni di tru-cioli e di residui delle lavorazioni, viene previsto un adeguato itinerario che un determinato carrellista deve percorrere una o più volte durante i turni di lavoro. Nel suo percorso di andata il carrellista Sàtira i bidoni pieni e li va a svuo-tare nel parco ricuperi. Nel cammino di ritorno, il carrellista depone i recipienti svuotati e raccoglie quelli che nel frat-tempo siano stati riempiti. In questo caso, per questo ser-vizio, è evidente che, essendo conosciuto il percorso ed essendo il lavoro costantemente ripetuto nel medesimo modo, l'addetto ai trasporti interni può essere facilmente control-lato e rintracciato in qualsiasi momento.

Q U A D R O O R G A N I Z Z A T I V O A Z I E N D A L E

S E R V I Z I T R A S P O R T I I N T E R N I

P I A N T A D E L L O S T A B I L I M E N T O

O F F I C I N E E R E P A R T I

N E L S E R V I Z I O D E I T R A S P O R T I I N T E R N I A Z I E N D A L I L ' A P -P A R E C C H I A T U R A R A D I O C O N S E N T E :

Ma altri servizi, altri trasporti possono venire richiesti dai diversi reparti dell'azienda. La loro richiesta può giun-gere ali 'ufficio trasporti interni in un qualsiasi momento del turno lavorativo. Sia che si tratti di trasportare un pezzo di ricambio di una macchina utensile, sia che si debba alimentare in modo particolare una zona o linea di lavora-zione, che per infiniti altri motivi, l'ufficio trasporti interni è sempre mobilitato. Per far fronte tempestivamente a tutte le richieste l'ufficio predetto dovrebbe perciò tenere a sua disposizione un numero elevato e di uomini e di mezzi, con conseguente maggior onere, quando il lavoro aziendale do-vesse subire una flessione in zona negativa.

Questa è la situazione odierna. Infatti, sovente accade che uli carrellista, destinato a un lavoro di trasporto in un lontano punto dello stabilimento, una volta rientrato in centrale venga nuovamente destinato ad un servizio in un reparto limitrofo o quanto meno assai vicino a quello precedente, con inutile corsa a vuoto tra il primo reparto e il centro e tra il centro e il secondo reparto. Se avvisato tempestivamente, egli avrebbe potuto trasferirsi immedia-tamente dal primo reparto al secondo per compiere il se-condo lavoro con notevole risparmio di tempo e conseguente riduzione di costi.

Per ehi ha pratica d'officina, specialmente per chi ha fatto pratica nelle grandi officine; non è una novità il fatto

che i carrellisti dei trasporti interni possano essere consi-derati parenti degli autisti, degli addetti ai trasporti esterni. I primi, come i secondi, conoscono tutti i mezzi per diluire nel tempo il proprio lavoro, con soste in luoghi appartati, con marcie lente e così via. Un adeguato controllo potrebbe migliorare la situazione e rendere più attivi coloro, per fortuna non molti, che non sentono il dovere di corrispon-dere appieno alle esigenze del servizio. Siamo così giunti al secondo aspetto positivo di un sistema di comunicazione radio tra l'ufficio trasporti interni e i singoli carrellisti.

Il sistema di comunicazione radio può essere facilmente attuato munendo di apposita centrale rice-trasmittente l'ufficio trasporti interni e provvedendo ciascun carrello di un piccolo apparecchio radio rice-trasmittente anch'esso. Tanto per intenderci le apparecchiature radio potrebbero essere del tipo adottato dalle truppe per il collegamento delle pattuglie fra loro, del tipo a due vie, apparecchiature cioè che permettono alternativamente di parlare o ascoltare e funzionano con batterie. Sui carrelli gli apparecchi potreb-bero essere alimentati dalle batterie che provvedono la energia motrice.

LTtilizzando il sistema radio il servizio trasporti interni potrebbe perciò essere congegnato come segue. Ciascun reparto di officina, o magazzino, o officina particolare po-trebbe trasmettere telefonicamente al servizio trasporti interni le richieste di carrellisti per i lavori occorrenti, spe-cificandone la portata e il tempo presumibilmente neces-sario per svolgerli. Il caposervizio trasporti interni an-noterebbe di seguito tutte le richieste ricevute. Poi destinerebbe, inizialmente, i carrellisti al loro primo la-voro. Questi ultimi, ultimato il primo lavoro, dareb-bero conferma via radio di essere nuovamente disponibili in quel tal reparto, in quella tale posizione. Il capo-servizio potrebbe allora destinare i carrellisti ai lavori successivi, comandando per radio gli spostamenti, te-nendo conto peraltro dell'urgenza dei lavori e della loro ubicazione. In questo modo i carrellisti si spostano da un reparto all'altro senza mai compiere dei viaggi a vuoto, senza mai tornare alla sede se non a lavoro ultimato, al termine del turno lavorativo.

In qualsiasi momento fa centrale può così assicurarsi dell'esatta posizione di ciascun carrello nell'interno delle officine. I vantaggi sono evidenti e rilevanti, ad essi si con-trappone soltanto il costo dell'impianto che però non è molto elevato. I vantaggi sono anche dimostrati nelle illustrazioni qui riportate. La meccanizzazione dei trasporti interni ha ridotto notevolmente i costi di questa voce, lo abbiamo già detto, e l'adozione di un sistema di collegamento radio porta ad una ulteriore riduzione delle spese necessarie per il movimento dei materiali nelle officine. Questo ulteriore risparmio può essere considerato, grosso modo, pari al 25 per cento della spesa normale. Lo schema riportato a pagina 47 dimostra infatti come il percorso risparmiato da un carrel-lista nello svolgere tre servizi in precedenza non coordinati fra di loro possa equivalere all'incirca a un risparmio di tale ammontare percentuale. Vediamo infatti che per tra-sportare alcuni materiali in due punti diversi del mon-taggio finale (A) (B) il carrellista è partito due volte dal servizio trasporti interni poiché le chiamate a questi la-vori sono state vicine nel tempo e susseguenti, ma la seconda è giunta quando il carrellista era nel viaggio (li ritorno, dopo aver svolto il primo lavoro. Nel grafico, il percorso del carrellista, secondo il metodo attuale, è se-gnato con linea intera rossa. Con la linea tratteggiata rossa viene mostrato invece il percorso che il carrellista avrebbe seguito se fosse già stato posto in atto un col-legamento radio. Il carrellista dal posto (A) avrebbe per via radio ricevuto l'ordine di eseguire un lavoro nella zona (C) e poi nella zona (B) prima di fare ritorno alla centrale. Nel medesimo tempo, con minor percorso, il carrellista avrebbe perciò sviluppato ben tre lavori anziché due e senza ritornare alla centrale al termine di ciascuno.

48

Il sistema di collegamenti radio può essere utilmente adottato anche per il settore dei trasporti esterni. Ogni grande azienda, che abbia un numero elevato di mezzi per il trasporto di materiali dai fornitori e ai clienti, potrebbe controllare il lavoro dei propri autisti e comandare gli eventuali spostamenti resisi necessari dopo alcune comuni-cazioni di terzi enti. Col medesimo sistema, le aziende costruttrici di autoveicoli potrebbero controllare a distanza il lavoro dei propri collaudatori, quelli che collaudano gli autoveicoli su strada, nelle diverse zone di collina, di pia-nura, ecc. Il collegamento radio potrebbe inoltre trovare applicazione nei grandi cantieri dove attualmente invece si installano centralini telefonici e si tendono le linee tele-foniche, linee che devono essere continuamente aggiornate per seguire lo svilupparsi dei lavori. ^ Lo stesso dicasi per i lavori di gallerie, di strade, ecc.

(Ili apparecchi attualmente in uso per i collegamenti radio m questi particolari settori industriali sono dei tipo a modu-lazione di frequenza, poiché solo la modulazione di frequenza presenta vantaggi tecnici di stabilità e di buona trasmissione.

Non è detto che un tale sistema di collegamenti possa

venire utilizzato soltanto dall'industria. Anche il commercio se ne potrebbe avvantaggiare. Pensate infatti a quella fab-brica di birra X o a quella organizzazione per la distribu-zione dell'aranciata Y oppure del chinotto K, la quale, rivoluzionando un po' i propri sistemi di distribuzione, munisca i suoi automezzi di apparecchi a FM e poi li invii nelle zone predestinate, comandando all'autista gli sposta-menti necessari per le varie consegne delle bottigliette anche ai dettaglianti che abbiano telefonato cinque minuti prima la loro ordinazione, Sul ruolino di marcia l'autista sa pre-viamente che il suo giro è: bar Eoma - bar S. Secondo -ristorante Tancredi, ecc. però la centrale, che conosce già l'itinerario, può segnalargli, tra una tappa e l'altra, di compiere ulteriori consegne a locali pubblici della zona.

Il camion, in tal caso, non rientrerebbe in sede se non quando ha distribuito tutto il suo carico. Con un tale ser-vizio non vi sarebbe più un locale sprovvisto, sia pur mo-mentaneamente, di aranciate, di chinotti, di birra, ecc. e questo, nei mesi estivi, a parte la riduzione dei costi, ecc., l'aumento della produttività, è senza dubbio un progresso specie per gli assetati.

DI P R O D U Z I O N E

trasporti meccanizzati

I N C I D E N Z A SUI COSTI

Af

^ : R.

trasporti Imanuali

trasporti meccanizzati e controllo radio

49

L MONDO OFFRE E CHIEDE

A L G E R I A

André Hatchuel R u e P i e r r e T a b a r o t 1 2 O R A N I m p o r t a r i s i d e l P i e m o n t e - D e -s i d e r a p r e n d e r e c o n t a t t i c o n p r o d u t t o r i c h e v o r r e b b e r o e s s e -r e r a p p r e s e n t a t i i n A l g e r i a (corrispondenza in francese).

C A N A D A

S. Jachimowicz & de Ferrari B o x 295 - A d e l a i d e P . O . T O R O N T O I m p o r t a : s c a r p e e s a n d a l i d i t i p o e s c l u s i v o p e r s i g n o r a (cor-rispondenza in italiano).

C I P R O

R. J. Livadas 4, C o n s t a n t i n e F A M A G U S T A

I m p o r t a : c a m i c i e e p i g i a m a d a u o m o , b i a n c h e r i a d a d o n n a , v e -t r e r i a p e r u s o d o m e s t i c o e p e r p r o f u m i , u t e n s i l i c a s a l i n g h i i n a l l u m i n i o ( corrispondenza in inglese).

D A N I M A R C A

Longo, Leth & C. F r e d e r i k s b e r g g a d e 2 3 C O P E N H A G E N - K

I m p o r t a : f a z z o l e t t i d a c o l l o i n s e t a p u r a , r a y o n , c h i f f o n ; c a p -p e l l i d i p a g l i a d a u o m o e d o n n a ; t r e c c e d i p a g l i a e r a f f i a p e r l a f a b b r i c a z i o n e d i c a p p e l l i (cor-rispondenza in italiano).

Cari B. Feldthusen R a a d h u s p l a d s e n 45 C O P E N H A G E N V .

P r o d u c o n o u n a c r e m a v e g e t a l e s p e c i a l e , p e r u s o a l i m e n t a r e , c h i a m a t a Morfat. P u ò s e r v i r e p e r v a r i u s i , c o m e c r e m a , p e r f a r e d o l c i , e c c . P o s s i e d e u n e l e -v a t o p o t e r e n u t r i t i v o e d u n g r a n d e n u m e r o d i c a l o r i e . D e -s i d e r a n o p r e n d e r e c o n t a t t i c o n d i t t e i t a l i a n e i n t e r e s s a t e a l l ' i m -p o r t a z i o n e d i t a l e p r o d o t t o . A m -p i a d o c u m e n t a z i o n e i n m a t e r i a è a d i s p o s i z i o n e d e g l i i n t e r e s -s a t i p r e s s o l a S e z i o n e C o m m e r -c i o E s t e r o (corrispondenza in inglese).

B. Nuhl Christensen 24 T o r d e n s k j o l d s g a d e C O P E N H A G E N I m p o r t a : s p e c c h i i n c e l l u l o i d e , p o r t a c i p r i a , b i g o d i n i , a r t i c o l i p e r m a n i c u r e , p o r t a s i g a r e t t e , b o c c h i n i p e r s i g a r e t t e , n e c e s -s a i r e p e r t o i l e t t a , l e n t i d a s o l e , a r t i c o l i d a r e g a l o i n g e n e r e , o c -c h i a l i d a s o l e (corrispondenza in tedesco).

E G I T T O Egyptian Motor Service Station B. Zattoni 50, R u e M o b t a d a y a n ( G a r d e n C i t y ) - C A I R O I m p o r t a p o m p e p e r a c q u a p e r F i a t 1 1 0 0 (corrisp. in italiano).

Gad Attia El Emary 2 1 R u e S o l i m a n G o h e r D O K K I G U I Z A D e s i d e r a m e t t e r s i i n c o n t a t t o c o n d i t t e i t a l i a n e d i s p o s t e a c o n -c e d e r e l a r a p p r e s e n t a n z a e s c l u -s i v a p e r l ' E g i t t o d e i s e g u e n t i a r t i c o l i : filati c u c i r i n i , p i z z i e

t u l l i , m e r c e r i e , p a s s a m a n e r i e , a g h i p e r m a c c h i n e d a c u c i r e , b o t t o n i d i o g n i g e n e r e , c e r n i e r e l a m p o , l a m e t t e p e r b a r b a , f o r -b i c i d i o g n i g e n e r e , b o r s e t t e d i n y l o n o d i p e l l e , e l a s t i c o d i t u t t e le d i m e n s i o n i , c a l z e d a u o -m o e d a d o n n a , p e t t i n i , f a z z o -l e t t i (corrisp. in inglese).

F R A N C I A

Robert Brouilhet 6, r u e E d o u a r t - D e l a n g l e d e M A R S E I L L E I m p o r t a filati d i b a v e l l a d i s e t a (corrispondenza in francese).

G E R M A N I A « Westfalia »> P o s t f a c h 8 1 / 9 1 G R O N A U i n W e s t f a l e n I m p o r t a : filati d i o g n i g e n e r e , b o b i n e t u b o l a r i , o v a t t a m e d i -c a l e , c a s c a m i t e s s i l i , f e l t r o , a m i a n t o , c a r t a b i t u m a t a e t u t t i i p r o d o t t i d e l l ' i n d u s t r i a t e s s i l e in g e n e r e (corrisp. in francese).

Herm. Sprenger A l e x a n d e r s t r a s s e 1 8 / 1 9 I S E R L O H N E s p o r t a : finimenti c o m p l e t i p e r c a r r o z z e e b u f f e t t e r i a p e r c a c -c i a e c a n i (corrisp. in italiano).

S I I O S S I D E L ] GRECIA

II 15 marzo u. s. si sono conclusi i negoziati italo-greci per la fissazione del programma di forniture relativo al terzo anno di applicazione deli accordo di collaborazione economica italo-ellenica del 31 agosto 1949.

Com'è noto, l'ammontare totale delle forniture e delle presta-zioni da effettuarsi alla Grecia, ai sensi dell'accordo in que-stione, entro un periodo di cinque anni, è dato dal1 a somma degli importi messi a disposizione annualmente dal Governo italiano {$ USA 100.850.666,10) in un conto infruttifero di interessi aperto presso la Banca d'Italia e denominato « Colla-borazione economica italo-ellenica - Conto A » e dal controvalore delle materie prime da fornirsi da parte greca. Per il terzo anno la quota disponibile ammonta a $ USA 30.500.000.

Le materie prime che la Grecia dovrà fornire per il terzo anno comprendono: rottami di ferro e di acciaio, ghisa, rame, stagno, nichel e legnami pregiati.

E data facoltà al Governo greco — qualora le Ditte italiane assuntrici delle forniture non intendano acquistare le materie prime di cui sopra — di vendere le stesse liberamente sul mercato italiano ; in quest'ultimo caso il loro controvalore verrà accre-ditato in un conto in Lire italiane, non produttivo di interessi, aperto presso la Banca d'Italia, denominato « Collaborazione economica italo-ellenica - Conto B ».

Il collocamento degli ordini presso le Ditte italiane sarà fatto dal Governo greco sia direttamente, sia per il tramite di orga-nizzazioni o privati che, debitamente autorizzati da detto Governo, agiranno in suo nome e per suo conto presso le Ditte italiane stesse. Per ogni ordine dovrà essere stipulato un rego-lare contratto di fornitura da sottoporsi all'approvazione dei Delegati greco ed italiano preposti all'applicazione dell'accordo in questione. Una volta approvato il contratto, il Delegato ellenico provvedrà a rimetterlo direttamente al Delegato italiano.

INDIA

L'Ambasciata d'Italia a New Dehli comunica che la più recente e organica stesura dei programmi di sviluppo economico indiano si ha nel « Piano quinquennale », pubblicato in forma schematica dalla « Planning Commission » ed attualmente in corso di redazione dettagliata. Tale piano prevede principal-mente un complesso di opere pubbliche indirizzate alla valoriz-zazione delle risorse agricole, minerarie ed idriche del Paese per il quale si prevede una intensificazione delle gare governa-tive sia per esecuzione di lavori che per forniture di macchinari ed altri materiali

L'importanza dei possibili sviluppi delle gare governative indiane può valutarsi, tenendo presente iintensificazione già praticamente in atto dal luglio scorso, nonché il crescente inte-resse e la partecipazione finanziaria americana per i programmi indiani di valorizzazione eccnomica, dalle cifre relative agli ordini piazzati dagli organi del Governo indiano preposti agli approvvigionamenti durante l'esercizio finanziario 1950-51 ; il valore totale, non indifferente, di Rs 1.74 miliardi (circa 228 miliardi di lire) si ritiene subirà nell'esercizio in corso e nei successivi notevoli aumenti.

La partecipazione dell'industria italiana alle gare del Go-verno indiano è stata finora assai modesta ed occasionale. Il problema dell' inserimento della nostra industria nel processo economico indiano è problema essenzialmente organizzativo, che va studiato nel quadro delle sottonotate difficoltà iniziali:

a) la enorme concorrenza internazionale: a parte le ditte inglesi, a cui favore gioca la conoscenza del mercato e la diffusa organizzazione commerciale in loco, e le americane, anch esse organizzate attraverso numerose filiali, agenzie ed uffici di rappresentanza, anche le industrie europee, giapponesi, ecc. sono presenti, e studiano da vicino e con dispendio di mezzi le gran-diose possibilità connesse ai progetti indiani ;

b) la nostra industria, specialmente in molti rami della meccanica, elettrotecnica, industria pesante, ecc., è pratica-mente sconosciuta in India ;

c) assai spesso la presenza sul posto, con la possibilità di seguire ed illustrare le proprie offerte, variarne i termini durante la fase conclusiva delle trattative, e perfino di venire a cono-scere gli avvisi prima che siano pubblicati, è fattore determi-nante nella aggiudicazione delle gare.

Da quanto precede si rileva come una soluzione integrale del problema non si possa realizzare, da parte della nostra industria, che attraverso un potenziamento della propria organizzazione commerciale in India. Anche quelle aziende industriali che non hanno la possibilità di costituire degli uffici di rappresentanza in India, possono tuttavia porsi in grado di concorrere alle gare indiane attraverso la opportuna selezione di agenti sul luogo. Il sistema più pratico in questi casi è quello di mettersi in rela-zione con alcune Ditte indiane attrezzate e bene introdotte negli ambienti governativi (i cui nominativi possono, a richiesta, anche essere forniti dall'Ambasciata Italiana), scegliere, attra-verso la corrispondenza, e le trattative quella ritenuta più adatta, presentare una prima offerta a titolo di esperimento, e — qualora, su indicazione dell'agente, i prezzi quotali diano qualche affidamento di poter vincere la gara — inviare un proprio incaricato in India per seguire la prima gara e definire con gli agenti prescelti le lìnee del futuro lavoro.

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G R E C I A

Jean S. Masloras 2 3 S o f o k l e u o u s S t r . - A T E N A

D e s i d e r a o f f e r t e f o r m a g g i o « P e -c o r i n o » t i p o r o m a n o (corrispon-denza in francese).

Georges Kordakis C o m m e r c e d e v i n s - C H I O

I m p o r t e r e b b e i m p i a n t o c o m p l e -t o p e r l a f a b b r i c a z i o n e d i a p e r i -t i v i p e r u n a p r o d u z i o n e i n i -z i a l e d a 2000 a 4000 l i t r i g i o r -n a l i e r i . D e s i d e r a p r e n d e r e c o n -t a t t i c o n p r o d u t t o r i i t a l i a n i d i a p e r i t i v i c h e i n t e n d a n o c e d e r e il l o r o i m p i a n t o u s a t o . F a r e o f f e r t a d i r e t t a c o r r e d a t a d a d o -c u m e n t a z i o n e f o t o g r a f i c a . C o n -d i z i o n i d i o f f e r t a p r e s s o l ' U f f i -c i o C o m m e r c i o E s t e r o d i T o r i -no , v i a L a s c a r i s 1 0 (coi-rispon-denza in francese).

p e r

Dr. Bohuniir Ryska

R a p p r e s e n t a n t e g e n e r a l e l ' I t a l i a d e l l a D i t t a « Takis G. Stikas » V i a F r a t t i n a 8 1 - R O M A

L a d i t t a g r e c a c e r c a a g e n t e i t a -l i a n o i n t r o d o t t i s s i m o p e r i m -p o r t a z i o n i d i p e l l i d i a g n e l l o (corrispondenza in italiano).

H A I T I

Nouvelles Galeries 1 0 2 A v e n u e R é p u b l i c a i n e P O R T - A U - P R I N C E I m p o r t a : s c a r p e , m a g l i o n i e c a l -z e p a r g i o c a t o r i d i c a l c i o (cor-rispondenza in francese).

I R A N

S. Z . Malekpour E x p o r t e r - I m p o r t e r B a z a r A m i n o l m u l k - T E H R A N I m p o r t a : a c c e s s o r i p e r b r e t e l l e e r e g g i c a l z e , c i n t u r e e fibbie, c o n t e r i e , b o t t o n i , g u a n t i , o c -c h i a l i d a s o l e , m e r c e r i e v a r i e , c a p p e l l i , g i o i e l l e r i a i m i t a z i o n e , m a g l i e r i e , t e l e c e r a t e , p e l l e t t e -r i e , b i a n c h e r i a , c r a v a t t e , a g h i p e r c u c i r e e p e r m a c c h i n e , o m -b r e l l i , s p a z z o l i n i d a d e n t i , r a -s o i i n a s t u c c i , f o r b i c i , p o s a t e n e , c o s m e t i c i , p r o f u m i , a r t i c o l i p e r m a n i c u r e , a r t i c o l i p e r p a r r u c -c h i e r i , a r t i c o l i s a n i t a r i , a p p a -r e c c h i f o t o g r a f i c i e d a c c e s s o r i , a r t i c o l i s p o r t i v i , filati d i o g n i g e n e r e (corrisp. in inglese).

I R A Q

Hadj Isma' Il Shanshal R a s h i d S t r e e t - B A G H D A D D e s i d e r a m e t t e r s i i n c o n t a t t o c o n f a b b r i c a n t i i t a l i a n i d i s p o s t i a c o n c e d e r e l a r a p p r e s e n t a n z a

d e i s e g u e n t i a r t i c o l i : t e s s u t i d i o g n i g e n e r e , m a c c h i n e e d a p -p a r e c c h i e l e t t r i c i , c a r t a e c a r -t o n e , c o l o r a n t i , c a n c e l l e r i a , p o r -c e l l a n e , filati, filati c u c i r i n i , f e r -r a m e n t a , p r o d o t t i a l i m e n t a r i . -E s p o r t a : l a n a g r e g g i a , c o t o n e , d a t t e r i , b u d e l l a , p e l l a m e , s e m i d i l i n o , c o t o n e e s e s a m o , l i q u i -r i z i a (corrisp. in inglese).

J U G O S L A V I A

Autoniakedonija B o i t e P o s t a l e 3 4 - S K O P J E I m p o r t a : a u t o m o b i l i , a u t o c a r r i , p n e u m a t i c i , p e z z i d i r i c a m b i o p e r a u t o m o b i l i (corrispondenza in francese).

L I B A N O

Hassan Moummè & Fils P l a c e d e l ' E t o i l e - B E Y R O U T H I m p o r t a : t e s s u t i m a n u f a t t i d i c o t o n e i n g e n e r e , s t a m p a t i , l a n a , r a y o n e m i s t i , c r a v a t t e e t e s -s u t i d i c r a v a t t e , c a l z e p e r u o -m o e d o n n a , f a z z o l e t t i (corri-spondenza in italiano).

L I B I A

Giacobbe Fargion 1 4 2 , S c i a r a O m a r M u k t a r T R I P O L I

I m p o r t a : b i s c o t t i (corrispon-denza in italiano).

1 P O R T - E X P O R T Viene segnalalo al riguardo che proprio in tale modo è stato

possibile ad una nostra impresa ottenere degli ordini di parecchi miliardi di lire, perfezionando via via la propria'organizzazione in India, ove ha attualmente una posizione di primo ordine.

L'Ufficio Commerciale dell'Ambasciata d'Italia a New Dehli ha inviato alla Camera di Commercio due elenchi di nominativi di importatori ed esportatori indiani, ripartiti per categorie merceologiche, i quali hanno chiesto^di essere posti in contatto con operatori italiani interessati agli scambi con l'India. Gli interessati potranno prendere visione di detti elenchi presso la Sezione Commercio Estero.

ISRAELE

Si rileva qui di seguito l'elenco delle principali merci in im-portazione ed in esportazione, distinte a seconda del lasso di cambio loro applicato:

Tasso di cambio: 1 lira israeliana = dollari 2,80: Importazioni: orzo pelato - legumi - riso - frumento - farina -

uova in polvere - cetrioli - aglio - cipolle - patate - ortaggi freschi, esclusi melanzane e pomidoro - albicocche secche -uva secca - polpa di frutta - pasta alimentare - olive fresche e conservate - marmellate e gelatine - semi oleosi.

Esportazioni: diamanti.

Tasso di cambio: 1 lira israeliana = dollari 1,40:

Importazioni: orzo - granoturco - farina di riso - fieno - man-gimi - bacon e prosciutto - salumi - carni fresche e conservate - burro - formaggio - uova - latte conservato e sterilizzato -latte in polvere - caffè - pesci freschi e conservati - sale comune - tè - prodotti antimalarici - zolfo in polvere - strep-tomicina - auromicina - cloramfenicolo - insulina - sieri, vaccini e antitossina - penicillina iniettabile - altri prodotti medicinali non specificati.

Esportazioni: cedri - datteri freschi - pompelmi - limoni -arance ed altri agrumi - frutta fresca, esclusi i meloni ed i cocomeri - succhi di frutta - bevande analcoliche - frutta conservata - marmellate e gelatine - argilla - caolino ed altre terre argillose - feldspato - marmo - cemento - concimi fosfa-tici - concimi potassici - olii essenziali.

Tasso di cambio: 1 lira israeliana = dollari 1:

Importazioni: tutte le merci non incluse nei due precedenti elenchi.

Esportazioni: tutte le merci non incluse nei due precedenti elenchi.

NIGERIA

Il commercio estero della Nigeria è sempre in continuo incre-mento. Nel primo semestre 1951 le esportazioni ammontavano ad oltre 75 milioni di sterline, e le importazioni a 35 milioni. Fra le principali merci importate risultano i filati di cotone, i tessuti, i prodotti di ferro e di acciaio, i macchinari, ecc.

Il cacao è la merce più importante all'esportazione, e rappre-senta il 34% del totale delle esportazioni espresse in valore.

Dato l'interesse di questo mercato per gli operatori torinesi, ed in considerazione delle numerose contestazioni che sorgono con i corrispondenti operatori nigeriani, si consiglia di scegliere con molta scrupolosità i propri corrispondenti, e di farsi garantire sempre con apertura di credito anticipato irrevocabile e con-fermata qualsiasi operazione che si intenda effettuare.

S O M A L I A

La Camera di Commercio Italiana per l'Africa, nella sua qualità di rappresen'ante per l'Italia della Camera di Com-mercio Industria ed Agricoltura della Somalia, è stala delegata dal Comitato coordinatore della Fiera della Somalia alla rac-colta delle adesioni, in Italia, alla manifestazione fieristica somala.

La Fiera della Somalia si terrà in Mogadiscio dal 14 al 28 settembre 1952, e la sua importanza, dopo il successo riportato dalla partecipazione italiana alla recente Mostra Internazionale di Addis Abeba, non ha bisogno di essere illustrata.

Il retroterra etiopico, le vaste e ricchissime regioni limitrofe, le funzioni di grande emporio orientale che si vanno sempre più chiaramente delineando per il futuro di Mogadiscio, sono le ragioni di ordine pratico che non sfuggiranno agli operatori italiani desiderosi di riprendere le vecchie posizioni di premi-nenza economica nel continente africano.

La Camera di Commercio Italiana per l'Africa - Casella Postale 326, Roma - è a disposizione degli interessati per ogni utile informazione al riguardo.

T U R C H I A

L'Ambasciala di Turchia a Roma comunica che l Gov ino turco, allo scopo di stroncare ogni speculazione sul cotone, ha deciso l'allineamento dei prezzi locali del cotone con quelli degli altri paesi produttori.

In effetti, il Govemò[ha deciso di prendere i provvedimenti necessari per arrivare, attraverso variazioni normali, a far seguire al cotone turco i prezzi dei mercati esteri.

C.O.V.N. I. C. Via Arsenale 42 - Telefono 81.773

T O R I N O

0 Traduzioni di carattere tecnico, c ommerc ia l e , legale e scienti-fico da e in inglese, francese, spagnolo , tedesco e russo.

# C o n s u l e n z a l e g a l e in atti e c o n t r a t t i c o n l ' e s t e r o .

A disposizione di : Imprese industriali, per traduzione di cataloghi, preventivi, brevetti, do-mande ed offerte, stralci; sunti o versioni integrali di informazioni di carattere tecnico nei vari rami del p r o g r e s s o industriale mondia le . Ditte commerc ia l i e rappresentanti, per corrispondenza commerciale, traduzione di listini, organizzazione stesura e ricognizione di contratti in lingue estere, informazioni econo-miche, ecc. Editori, per traduzioni di qualun-que tipo, escluso le letterarie. Professionisti , per traduzione di materiale bibliografico. Agenzie pubblicitarie e turistiche, per traduzioni di programmi avvisi e pubblicità. Nonché di tutti coloro cui occor-rano prestazioni del genere per ragioni di lavoro o di studio.

M A R O C C O

Etablissements Friang R o u t e d e C a m p - B o u l h a u t 62 C A S A B L A N C A

I m p o r t a : c o n s e r v e d i c o n c e n -t r a t o d i p o m o d o r o (corrispon-denza in francese).

M E S S I C O

Alberto Revar A s t r o n o m o s 5 2 - D e s p . 2 M E X I C O D . F .

I m p o r t a : t e s s u t i d i s e t a n a t u -r a l e , u n i t i e s t a m p a t i p e r s i -g n o r a , t e s s u t i d i s e t a a r t i f i c i a l e p e r c r a v a t t e d a u o m o , t e s s u t i d i s e t a a r t i f i c i a l e i m p e r m e a b i l i p e r o m b r e l l i f a n t a s i a p e r s i -g n o r a . - D e s i d e r a p r e n d e r e c o n -t a t t i c o n p r o d u t t o r i - e s p o r t a t o r i t o r i n e s i (corrisp. in francese).

S I R I A

Victor Nejib Antaki P . O . B . 1 5 6 - A L E P I m p o r t a a n t i b i o t i c o « C h l o r o m -p h e n i c o l » i n c a p s u l e e c o l l i r i o . D e s i d e r a p r e n d e r e c o n t a t t i c o n p r o d u t t o r i i t a l i a n i c h e n o n s i a -n o a n c o r a r a p p r e s e n t a t i i n S i r i a (corrispondenza in francese).

La Camera di Commercio Industria e Agricoltura di Torino e » Cronache Economiche» non assumono respon-sabilità per gli annunci qui pubblicati.

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T R I B Ù MA D E G L I E C O N O M I S T I

Mutamenti di struttura dell'economia mondiale

ANGIOLINA RIGHETTI L U C I E N L A U R A T

Dopo l'ultima guerra 1939-45 notevoli mutamenti di struttura si sono prodotti nell'economia mondiale. Tali mutamenti formano oggetto costante dell'attenzione degli studiosi, che ne ricercano le cause ed i possibili sviluppi. Di essi si è occupato in un articolo apparso di recente su Kyklos, la rivista internazionale di economia, cui collaborano con artìcoli originali i più noti economisti di ogni paese, l'economista fran-cese Lucien Laurat, cercando di mettere in evidenza alcune caratteri-stiche della nuova configurazione economica mondiale che, a suo parere, non erano state fino ad oggi prese in esame.

Il Laurat si occupa innanzi tutto dei mutamenti qualitativi avvenuti da una trentina di anni a questa parte. Come egli asserisce, essi sono, senza dubbio, basati per gran parte sugli scompigli quantitativi di cui tutti par-lano (progressivo ascendere degli Stati Uniti verso l'egemonia mondiale, decadenza dell'Europa, sviluppo industriale dell'U.R.S.S.), sorpassano tuttavia in modo singolare nelle loro conseguenze tali fatti, di modo chè un esame anche sommario di essi permette di presentare sotto nuova luce qualcuno dei problemi attuali.

Fino agli ultimi decenni del XIX secolo parlare di concorrenza inter-nazionale fra nazioni capitaliste era un nonsenso. L'unica nazione capi-talista che esistesse prima della metà del secolo scorso era infatti l'Inghil-terra. La Francia stessa non meritava simile nome se non con forti riserve.

In tale fase dell'economia in cui una sola nazione capitalista, la bri-tannica, si trovava a competere con l'artigianato del mondo intero, la differenza di prezzo fra i prodotti industriali ed i prodotti artigiani era così grande che la rovina dei produttori indipendenti, che lavoravano con strumenti rudimentali e con metodi sorpassati, si compiva ineso-rabilmente nello spazio di qualche decennio. La differenza di produt-tività che intercorreva fra i metodi artigiani e la meccanizzazione della grande industria offriva un margine immenso di guadagno, per modo che, anche vendendo sotto il prezzo commerciale locale, l'industria capi-talista otteneva, tanto per fare un esempio, un valore di due ore di lavoro per ciò che non era costato se non un'ora soltanto. E come contropartita alle sue esportazioni la nazione industriale poteva importare sotto forma di materie prime o di derrate esotiche molte più ore di lavoro di quante non ne fornisse.

In questa prima fase della concorrenza, secondo quanto afferma il Laurat, il capitale persegue nel mondo la sua « accumulazione primitiva » e vi instaura la sua « legalità », dopo che i metodi della violenza diretta (distruzione delle comunità fondate sull'economia naturale) avevano permesso di stabilire l'economia mercantile.

Facendo astrazione dalle forme oggi ripudiate del colonialismo col loro corteggio di violenze, d'espropriazioni e di iniquità, è il mecca-nismo stesso del mercato e delle leggi capitalistiche, che presiede a questo incessante trapasso di valori a senso unico, il che rende sempre più inutile l'impiego della forza bruta, per lo meno ai fini economici. È in ciò che risiede per gran parte il segreto del rapido e quasi fenomenale arricchi-mento dell'Inghilterra prima, e poi di qualche altra nazione capitalista

durante il XIX secolo. L'automatismo capitalista del mercato procura infatti alle nazioni industriali ricchezze infinitamente maggiori che non il saccheggio puro e semplice del colonialismo primitivo.

Questa prima fase dell'economia mondiale non è però oggi che uno splendido ricordo. Il territorio precapitalistico si riduce infatti a vista d'occhio, e solo qualche briciola rimane qua e là da spigolare, mentre continua per contro ad aumentare il numero delle nazioni in gara per partecipare al banchetto.

Che la concorrenza delle nazioni capitaliste evolute la vinca sulla concorrenza del capitale contro l'economia mercantile semplice non è che verso la fine del secolo scorso. E da allora il problema dell'economia mondiale si pone in modo diverso e sotto nuove forme. Un po' dapper-tutto nel mondo, salvo che nelle regioni sempre più rare che l'insufh-cienza dei mezzi di trasporto rende ancora difficilmente accessibili, le mercanzie di origine capitalista sommergono i prodotti artigiani, i prezzi non sono più regolari dal valore locale (tempo di lavoro neces-sario nelle condizioni locali arretrate), ma dal prezzo di produzione, espressione della legge del valore elevata alla potenza capitalista.

Sul piano della concorrenza capitahstica il Laurat distingue fra due fenomeni: la concorrenza dei capitali che cercano d'investirsi nei diffe-renti rami dell'economia, e la concorrenza fra imprese di una medesima specie, ma diversamente attrezzate e di diversa efficienza, che lavorano con differenti prezzi di fabbrica. Il primo di questi due fenomeni può produrre un trasferimento di valori da una nazione ad un'altra a causa della perequazione del tasso di profitto, legato alle differenze nella composizione organica del capitale delle diverse nazioni; il secondo è generatore dei sovraprofitti o profitti differenziali, il che significa che la nazione, la cui superiorità in un certo settore, meccanico, tessile o quale si sia, è incontestabile, cioè produce ad un prezzo inferiore a quello medio ma vende ad un prezzo mercantile corrispondente alle condizioni medie, realizza dei sovraprofitti sul mercato mondiale.

Perchè questi due automatismi possano produrre i loro effetti, bisogna però, a quanto assicura il Laurat, che essi possano agire hberamente e che vi sia un equilibrio approssimativo fra la domanda e l'offerta, il che oggi non accade, ma accadeva però fino al 1914.

È dunque dalla fine dell'altra guerra che s'inizia nella struttura della economia mondiale un cambiamento radicale. Tale cambiamento sembra oggi, sempre a dire del Laurat, essere giunto al suo termine. Dopo le prove subite nell'ultima guerra dall'Europa e dal Giappone non vi è infatti più una misura comune fra la composizione organica media degli Stati Uniti e quella del resto del mondo.

Neppure l'unificazione europea potrebbe colmare il distacco che s'è venuto formando. Anche unificandosi per essere in posizione di maggior vantaggio, l'Europa dovrà dunque sempre accontentarsi di tenere testa alla concorrenza americana in alcuni rami soltanto, vale a dire in quelli dove prevalgono il lavoro di qualità, il gusto, la rifinizione perfetta. Nei suoi scambi con gli Stati Uniti l'Europa sarà costretta a for-nire maggior lavoro contro minor lavoro, perchè i prezzi di produzione

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dell'Europa saranno sempre al disotto del valore vero e quelli degli Stati Uniti al disopra. È la regola capitalistica ed essa rimarrà in vi-gore fino a che il capitalismo esisterà.

Che fare per correggere questo stato di inferiorità ; si chiede il Laurat. Tentare il dumping; Lavorare a profitti ridotti? Egli non ritiene che ciò sia possibile, chè arresterebbe l'afflusso indispensabile dei capitali americani verso l'Europa e produrrebbe un ulteriore arretramento della composizione organica europea in rapporto alia composizione organica americana. Al punto in cui si è giunti la legge capitalistica della perequa-zione del profitto è ancora, a suo parere, la meno svantaggiosa per l'Europa.

Come già abbiamo ripetutamente accennato, l'equilibrio di cui aveva goduto il mercato mondiale fu sconvolto dalla guerra del 1914. L'Europa uscì da tale guerra con il suo apparecchio produttivo logorato mate-rialmente e moralmente, mentre per contro la produttività americana andava di continuo progredendo.

Nel 1929, alla vigilia della grande crisi economica, le esportazioni dei prodotti manufatti delle quattro maggiori potenze industriali si potevano riassumere così (in milioni di dollari):

Inghilterra Stati Uniti Germania Francia

2870 2530 2265 1260 Cifre che riflettono tuttavia imperfettamente il vero rapporto delle

forze, poiché non concernono che la parte esportata delia produzione. Quanto alla produzione nel suo complesso, già da allora gli Stati Uniti avevano una parte preponderante in quasi tutti i rami e la loro produ-zione sorpassava la metà della produzione del mondo intero.

Tuttavia, tranne che nell'America del Sud, dove l'importazione statunitense uguagliava quelle dell'Inghilterra e della Germania riunite, erano ancora le condizioni della produttività inglese a regolare i valori mercantili, poiché l'Inghilterra forniva il maggior contingente d'impor-tazioni all'Oceania, all'Africa e all'Asia.

Verso il 1926-27 incominciano ad intrawedersi i primi indizi di un incaglio sul mercato. La capacità industriale è aumentata dal 40 al jo % , l'offerta sorpassa la domanda, i prezzi europei cedono di fronte a quelli americani. Dove i prodotti industriali delle nazioni dell'Europa Occi-dentale e Centrale penetrano in regioni debolmente industrializzate, come l'Europa Orientale, i Balcani, il prossimo Oriente, l'Europa rea-lizza ancora dei sovraprofitti, che vanno tuttavia diminuendo man mano che progredisce l'industrializzazione di quelle regioni. Dove l'Europa industriale si urta direttamente alla concorrenza americana, essa deve invece allinearsi ai prezzi americani divenuti prezzi regolatori, ed il margine di benefìcio sminuisce notevolmente.

In simili condizioni ci si sarebbe potuto attendere, allo scoppio della crisi mondiale, lo sfacelo completo delle nazioni industriali europee. Ciò non avvenne. Il declino inglese fu insignificante, Francia e Germania segnarono un leggero progresso nelle esportazioni. Caddero per contro

le esportazioni americane. Alcuni pensano che ciò sia dovuto alla svalu-tazione della sterlina compiutasi appunto in quell'epoca. Il Laurat non è di questo parere. La svalutazione inglese non produsse infatti i suoi effetti che a partire dal quarto trimestre del 1931, mentre il regresso americano si era venuto annunciando fin dal 1930, e si era accentuato nell'anno seguente.

Questa felice parentesi non fu tuttavia che di breve durata. Nel 1933, con la svalutazione del dollaro, la situazione si modifica a favore degli Stati Uniti, e da allora in poi non esiste più alcun paragone possibile. L'ultima guerra accentua ancora le distanze. Al termine di essa, fin verso il 1948, il mondo conosce una acuta penuria di ogni prodotto. Non esiste concorrenza internazionale, chè gli Stati Uniti sono pratica-mente l'unico paese in grado di soddisfare, sia pure in modo parziale, una domanda che non conosce limiti. Ora, da due anni all'incirca, le nazioni dell'Europa Occidentale riappaiono come concorrenti sul mer-cato mondiale, ove, almeno per il momento, regna un certo equilibrio fra l'offerta e la domanda. I valori mercantili tendono tuttavia ad ade-guarsi al prezzo di produzione del maggior contingente di merci buttate sul mercato e prodotte nelle condizioni più favorevoli, vale a dire il contingente americano. È quindi il prezzo di produzione americano che fa legge sul mercato mondiale appena restaurato. Perciò quando le mercanzie europee escono dalle frontiere protette dell'Europa per affron-tare la concorrenza americana sui mercati più liberi, il tasso di profitto scende al disotto della media.

Così l'accrescimento del capitale rallenta, e non può continuare che grazie all'infusione continua di capitale americano. Il piano Marshall è, a dire del Laurat, la prova che gli Stati Uniti si sentono oggi cosi forti da non dover temere il rinascere di una concorrenza europea.

Esaminata la trasformazione che l'economia mondiale ha subito a causa della nuova preponderanza americana, il Laurat dà un rapido sguardo anche ad un altro problema, il rapporto fra il mondo capitalista e quello extra-capitalista. La nuova ondata di industrializzazione sorta in tutti i paesi a causa dell'ultima guerra ha fatto diminuire ancora i territori non capitalisti dove esiste possibilità di smercio; d'altra parte vasti spazi non capitalisti, come la Cina, si sono chiusi all'importazione delle mercanzie capitaliste. Sembrerebbe dunque che una crisi di sovra-produzione di violenza inaudita e di grande durata fosse alle viste. Il Laurat non concorda tuttavia con i sostenitori di una simile opinione.

Ciò sarebbe vero, egli pensa, se il capitalismo fosse ancora ciò che era un quarto di secolo fa, se si muovesse e si espandesse ancora secondo l'automatismo analizzato da Marx. Ma ciò non accade più. Almeno teoricamente è dunque possibile una lotta efficace contro la crisi incom-bente. Il successo o l'insuccesso pratico di tale lotta dipenderà dal modo con cui gli uomini responsabili si serviranno delle leve di comando. Per il bene dell'umanità c'è da augurarsi che essi sappiano servirsene con la saggezza necessaria e mettendo in disparte egoismi ed interessi particolari.

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1 INDUSTRIA CHIEDE

LA TECNICA RISPONDE

Per l attuazione dell assistenza tecnica inquadrata nel Piano Marshall è stata posta a disposizione dei paesi aderenti allOECE.da parte del governo di Washington, l'organizzazione di consulenza e di informazioni costituita allo scopo di facilitare l'applicazione delle ricerche tecnologiche americane nel campo della produzione industriale.

Il CIR — Comitato interministeriale per la ricostruzione — ha istituito a tal fine un apposito servizio in accordo con VECA di Washington e l'OECE di Parigi.

Coloro che desiderano usufruire della possibilità di avere notizie tecniche riguardanti la propria attività industriale potranno rivolgere precisi quesiti alla redazione di « Cronache Economiche » che provvederà per l'opportuna indagine, pub-blicando in questa rubrica i quesiti slessi, e le relative risposte.

Si riportano intanto varie domande su alcuni argomenti e le informazioni in proposito pervenute dall'USA.

TITANIO, MATERIALE DA LAVORAZIONE

Q U E S I T O : Richiesta di informazioni riguar-danti l'attuale stato delle ricerche sul ti-tanio, le sue leghe più importanti, la sua composizione, le sue caratteristiche, prezzi, ecc.

I N F O R M A Z I O N I T R A S M E S S E : Sebbene il ti-tanio si trovi distribuito un po' in tutto il mondo, solo recentemente si è pensalo di impiegarlo come metallo tra gli altri che comunemente si adoperano industrialmente.

L'interesse per il titanio e le sue leghe va accrescendosi sempre di più, data la loro duttilità e la loro buona lavo-razione e se ne prevede prossima la produzione su vasta scala. Il titanio possiede molle proprietà che lo rendono particolarmente adatto come materiale da costruzione. È più leggero del ferro, più resistente dell'alluminio e più resistente alla corrosione dell'acciaio inossidabile. Il punto di fusione del titanio è più elevato di quello dell'alluminio, del magnesio, del ferro e del rame. Ha un elevalo limite di snervamento, buone proprietà per resistere ad elevate temperature, dut-tilità eccellente ed enorme resistenza alla corrosione. Può essere lavorato, temperato e anodizzato e, secondo ricerche preliminari, sembra che si possa nitrurare e carburizzare in modo da ottenere superaci durissime.

I minerali ricchi di titanio sono distribuiti largamente un po' dappertutto e sebbene ancora recentemente il titanio fosse considerato un metallo « raro », nelle sue forme com-poste è tutt'altro che raro. Tre soltanto sono i metalli strut-turali che lo superano per abbondanza di disponibilità: il ferro, l'alluminio e il magnesio. Moltissimi sono i mine-rali di titanio conosciuti, ma per ora i più importanti, dal punto di vista industriale, sono soltanto iilmenite (FeTiOa) e il rutilo (TiOj). Tra questi due minerali, l'ilmenite è la più ricca di titanio e quindi è considerala la più importante fonie di titanio per l'industria metallurgica.

L'interesse che nell'ultimo biennio è andato sviluppandosi per il titanio, è stato messo a punto recentemente in due riunioni, tenutesi su questo argomento, una a Washington, D.C., sotto gli auspici dell'Office of Naval Research e una a Neul York City, sotto gli auspici dell'American Institute of Mining and Metallurgical Engineers. La riunione di Washington ha raccolto circa 200 rappresentanti dell'in-dustria e degli uffici statali. Sono stale presentale dicias-sette relazioni e sono state discusse molte nuove idee. Queste relazioni sono state presentate nel seguente ordine di clas-sificazione:

1. - Ricerche e programmi di sviluppo riguardanti il titanio.

2. - Produzione e caratteristiche del metallo titanio. 3. - Metallurgia fisica del titanio e delle sue leghe.

Sotto molti aspetti, il titanio sta tra l'alluminio e l'ac-ciaio, perchè è il 60 per cento più pesante dell'alluminio e il 50 per cento circa più leggero dell'acciaio. Il suo carico di rottura è Ira 50 e 55 kg/mm2 per il metallo commercial-mente puro, mentre per le sue leghe, almeno per alcune delle sue leghe, tale resistenza raggiunge i 115 -r 120 kg/mm2

circa ; da più recenti studi sembra che la resistenza alla sollecitazione delle leghe di titanio temperate superi anche i 140 kg/mm\ pertanto le leghe di titanio sono più forti delle leghe di alluminio e superiori anche ai migliori acciai.

Per quanto riguarda la resistenza alla corrosione, il titanio sembra costituire una classe assolutamente a se stante, infatti esso risulta essere praticamente immune agli agenti più corrosivi, compresi moltissimi reagenti acidi ed alcalini. Di particolare importanza per la Marina e per i servizi marittimi, è la resistenza del titanio alla corrosione delle acque salate. Anche nelle più severe condizioni di prova, i campioni di titanio hanno dato eccellenti risultati e non hanno riportalo segni di corrosione, neanche quando bolliti in cloruro di sodio saturo. Tutte le prove sperimentali hanno potuto far constatare che il titanio non ha uguali nel suo comportamento quando esposto agli agenti atmosfe-rici marini e all'azione dell'acqua salata.

Le prove riguardanti il limite di snervamento del titanio sono ancora incomplete, ma i più recenti risultali dònno molto affidamento e sono promettentissimi.

Alcuni metallurgici ritengono che i limiti di snervamento sono elevati quando si possono controllare completamente tanto le tracce di impurità presenti, quanto tutti i costituenti delle leghe ; altri hanno osservato che i campioni dt titanio fuso e di titanio lavorato hanno il rapporto più alto tra limite di snervamento-resistenza finora riscontrato nei ma-teriali strutturali.

Poiché, non si è potuto ancora completare l'esame del contenuto chimico del titanio, la resistenza all'urto di questo metallo è ancora un fattore piuttosto incerto ; tuttavia molli esperimenti hanno dato risultati sorprendenti.

Diversi sono i procedimenti attualmente impiegati per produrre il titanio: il processo Kroll per esempio si basa sulla reazione tra il cloruro di titanio e il magnesio, per

ottenere un titanio spugnoso, che successivamente viene macinato e purificato, pronto per essere lavorato con i metodi della metallurgia delle polveri e infine laminato in pezzi di sagome diverse a seconda della necessità.

Il Battelle Memorial Institute, Columbus e la Ohio and Footc Mineràl Company, Filadelfia 44, Pennsylvania hanno unito i loro sforzi per produrre il titanio col metodo dell ioduro che si adopera anche per produrre altri metalli di elevata purezza. Il Battelle Institute impiega anche il sistema della fusione ad arco elettrico per ottenere il titanio dal minerale.

La E. I. Du Pont de Nemours & Company. Wilminglon, Delaware, impiega i forni a induzione con crogiolo di grafite per la fusione del metallo di titanio allo scopo di consolidare le polveri, invece di applicare i metodi della metallurgia della polvere.

Siccome il titanio fuso reagisce con l'ossigeno, l'azoto, il carbonio e molti refrattari, bisogna fonderlo in una atmosfera di gas inerte (argon o olio) e bisogna colarlo rapidamente per evitare reazioni con le pareti del crogiolo. Il titanio viene di solilo racchiuso in una guaina di acciaio che lo protegge dall'ossidazione durante la lavorazione a caldo, poiché l'assorbimento di ossigeno atmosferico rende fragile il metallo.

L utilità del titanio è ormai rigorosamente stabilita e sono già pronte le sue applicazioni che aspettano di essere attuate. Il problema più assillanle del momento riguarda lo sviluppo di una adeguala produzione a prezzi possibili. La maggior parte dei tecnici, considerano molto ottimistica-mente la soluzione di questo problema e alcuni sostengono che il titanio farà più progressi, nei prossimi cinque anni, di quan'.o ne ha fatto l'acciaio negli ultimi quaranta.

Il Dr. E. A. Gee della Du Pont ha paragonato l'attuale situazione del titanio con quella dell'alluminio all'inizio di questo secolo e il Dr. fulian Giacer, tecnico metallurgico addetto al gabinetto di ricerche della Armour Research Foundation, prevede una massiccia produzione industriale di titanio per il 1953.

Le statistiche disponibili in materia indicano che la pro-duzione totale del titanio nel 1950 è stala approssimativa-mente di 15 tonn., e si calcola di raggiungere presto e anchc superare una media di produzione di 300 tonn. per il 1951.

La produzione attuale è tale per cui i prezzi del titanio sono ancora al seguente livello:

— Lastre e nastri 15 dollari alla libbra — Lamiere superiori a 3116 di pollice 12 dollari alla libbra — Forgiati e barre laminate a caldo 6 dollari alla libbra — Filo 10 dollari alla libbra — Spugna 5 dollari alla libbra

La produzione totale di tutti questi prodotti si aggira sulle diecimila libbre, ovvero sulle 5 tonn. circa.

Il listino dei prezzi del titanio è mollo importante perchè indica che il titanio è divenuto un metallo commerciale: naturalmente si prevede un notevole miglioramento nei prezzi di questo metallo, man mano che si allargherà la capacità produttiva degli attuali impianti e man mano che se ne perfezionerà la tecnologia.

Le informazioni trasmesse in questo rapporto sono siale prese da alcuni articoli apparsi nelle seguenti riviste indu-striali: « Modem Industry», giugno 1948: « Iron Agc», luglio 1949; «Steel», g'ugno 1950 ; «Modem Metals», gennaio 1951 ; « Materials & Methods », febbraio 1951 ; nonché da rapporti pubblicati dall'U. S. Bureau of Mines e da altri Enti statali americani.

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C O N O S C E R E P E R M I G L I O R A R E

II peschereccio attrezzato dalle autorità britanniche per il controllo della radioattività nelle acque marine lungo la costa del Cumberland in prossimità degli scarichi delle acque di impianti atomici.

I laboratori scientifici della International Telegraph and Telephone Corp. a Nutky (New Yerseyj. È visibile la torre delle micro-onde.

S G R A S S A G G I O E P U L I T U R A DEI P R O D O T T I IN A C C I A I O

P R I M A DI V E R N I C I A R L I

QUESITO : Si chiedono informazioni sui procedimenti più economici per sgrassare e pulire gli articoli fatti con sottili lamiere di acciaio (per esempio armadi per uf-fici, guardaroba, ecc.) prima di verniciarli a spruzzo.

INFORMAZIONI T R A S M E S S E :

PULITURA E SGRASSATURA DEI METALLI

Puliture con solvente. — In genere, tre sono i metodi che si usano per sgrassare con solvente e pulire i metalli: la semplice pulizia con solvente, pulizia con solvente emul-sionarle e sgrassaggio a vapore.

La pulitura col solvente, di solito, si esegue con nafte speciali con un punto di infiammabilità al di sopra dei 37,8 gradi centigradi. L'oggetto di metallo si immerge nel solvente, oppure lo si strofina col solvente e successivamente si fa asciugare, mettendolo nella segatura oppure nella farina di granturco. Invece della nafta, talvolta, si adoperano i solventi clorurati come il tricloretilene oppure il bicloruro etilenico. I preparati brillantati, contenenti sego od acido stearico, che rimangono sulla superficie del metallo dopo la brillantatura, si possono togliere col toluolo o con lo xilolo.

I solventi normali, simili a quelli che abbiamo descritto in precedenza, si possono rendere emulsionabili con l'ag-giunta di un agente emulsionante. 'Molti di questi agenti emulsionanti comprendono i saponi di ammina ed altri composti amminici. Molti dei più importanti gruppi indu-striali per la produzione di prodotti chimici, come la Car-bide and Carbon Chemicals Corporation, la E. 1. Dupont de Nemours, la Commercial Solvents Corporation, la Alias Powder Company, la Hercules Powder Company, e molte altre ditte molto conosciute, fabbricano agenti emulsionanti, che mettono in vendita per la preparazione di composti detergenti. Per avere informazioni più dettagliate in ma-teria, basterà indirizzarsi ad una delle accennate ditte. Il Department of Commerce, non raccomanda i prodotti di una piuttosto che di un'altra delle ditte accennate, e ricorda che esistono molte altre ditte che vendono questi preparati.

I solventi emulsionabili sono particolarmente adatti quando si adoperano in sistemi elettrici di pulizia con getti di acqua.

Sgrassaggio a vapore. — Per lo sgrassaggio a vapore, si riscalda un solvente non infiammabile, quale il tricloroeti-lene stabilizzato, mediante serpentini a vapore disposti sul fondo di una camera di sgrassaggio. Qualunque sia il sudi-ciume o le contaminazioni derivanti dall'uso precedente, il vapore del solvente è sempre pulito e raggiunge tutti gli angoli e tutte le fessure dell'oggetto. Anche se il serbatoio nel quale si compie questo lavoro è aperto in alto, il vapore rimane nel serbatoio perchè ha un peso molecolare più alto di quello dell'atmosfera normale.

Detergenti alcalini. — Quando la pulitura dei me-talli serve da preparazione alla galvanizzazione, la pulizia o lo sgrassaggio effettuato con uno dei sistemi accennali in precedenza, deve essere seguito da un'altra pulizia con una soluzione alcalina e finalmente da una sciacquatura con acqua calda e con acqua fredda, tutto quanto prima di incominciare l'operazione di galvanizzazione. I detergenti alcalini sono i più antichi detergenti dei metalli. Contengono soda caustica, potassa caustica, ortofosfati di sodio, silicati di sodio, carbonaii di sodio, emulsionatori organici, sostanze sintetiche inumidenti in quantità variabili, a seconda del genere di grasso o di sudicio che si deve togliere, a seconda anche del tipo di metallo da pulire e il grado di durezza dell'acqua locale disponibile.

Mentre sul mercato ci sono moltissimi composti deter-genti, alcuni dei quali sono anche brevettati, gli elementi fondamentali di detersione sono in genere vecchi e molto conosciuti.

Informazioni. — 1948, Guidebook and Directory for the Metal Finishing Industries (Guida e direttive per le industrie per il finissaggio dei metalli del 1948). Fi-nishing Publications, Ine. II W. 42nd St. New York, N. Y. - Pagg. 43-59.

Metal Handbook (Manuale dei metalli). American So-ciety for Metals, 7301 Euclid Avenue Cleveland 3, Ohio -Pagg. 299-300.

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Gli effetti del trattamento preliminare della superficie metallica, prima di verniciarla o dipingerla, sono siati studiati dal National Bureau of Standards Laboratori), Washington D. C. I seguenti trattamenti preliminari per acciai galvanizzati, studiali per migliorare la resistenza alla corrosione del metallo, sono stati inclusi nel programma di collaudo:

Elenco n. I : Trattamenti preliminari per acciai galvanizzati. A - Superficie non trattata, galvanizzata per immer-

sione a caldo. B - Trattamento al fosfato brevettato: lavaggio a freddo

in soluzione acquosa di zinco-fosfato contenente acido fosforico libero e un detergente attivante.

C - Soluzione d'attacco. Acqua contenente 8 once di solfato di rame al gallone.

D - Soluzione d'attacco. Acqua contenente solfato di zinco nella quantità di 8 once al gallone.

E - Soluzione d'attacco. Alcole 60 ; toluolo 30 ; tetra-cloruro di carbonio 5 ; e acido cloridrico 5 ; parti in volume.

F - Soluzione d'attacco. Soluzione acquosa saturata di solfato di nichel (IO parti in peso) e tartaro di potassio-antimonio (0,5 parti in peso), neutralizzata con idrossido di ammonio, resa leggermente acida con acido cloridrico e quindi diluita in cento parti in peso, con acqua.

G - Soluzione d'attacco. Alcole 4, acido fosforico (all'85%) 1 ; parti in Volume.

H - Trattamento al fosfato brevettato. Immersione a caldo in una soluzione di fosfato di zinco acquosa, contenente acido fosforico libero e un agente attivante.

I - Soluzione d'attacco di laboratorio. Acido acetico diluito, 4% del volume.

J - Trattamento al fosfato brevettato. Immersione a caldo in una soluzione acquosa di zinco-fosfato, contenente acido fosforico libero e un agente attivante.

K - Trattamento al fosfato-ossalato brevettato. Immer-sione a caldo in una soluzione acquosa contenente un ossalalo e l'acido fosforico.

L - Trattamento al bicromato sodico contenente acido fosforico.

Tiulti i procedimenti di trattamento preliminare che sono stati applicati alle lamiere di acciaio normale e studiate per migliorare la resistenza alla corrosione, sono stati inclusi nel programma di collaudo.

Elenco n. 2: Procedimenti di trattamento preliminare per superfici di acciaio normale. Fe. Nessun trattamento. Si vernicia sulla superficie

grezza, come arriva dalla lavorazione meccanica. Fe-A Decapaggio con soluzione acquosa di acido clori-

drico (acido concentrato, 20% del volume). Fe-B. Trattamento al fosfato brevettato. Immersione a

caldo in una soluzione acquosa di fosfato-zinco contenente acido fosforico libero ed un agente attivante.

Fe-C. Trattamento al cromato brevettalo. Immersione a caldo in una soluzione acquosa di acido cromico contenente agenti attivanti.

Fe-D. Trattamento al cromato-fosfato brevettato. La-vaggio a freddo in una soluzione acquosa conte-nente acido fosforico, fosfati e cromali.

Fe-E. Trattamento al fosfato-cromato brevettato. La-vaggio a freddo in una soluzione acquosa conte-nente acido fosforico, fosfati e cromati, general-mente usati con una vernice di fondo inibente.

Fe-H. Trattamento al fosfato brevettato. Immersione a caldo in una soluzione acquosa di fosfato-zinco conlenente acido fosforico libero e un agente attivante.

Fe-K. Trattamento al fosfato-ossalato brevettato. Im-mersione a caldo in una soluzione acquosa conte-nente un ossalato ed acido fosforico.

Fe-M. Trattamento al fosfato brevettato. Lavaggio a freddo in una soluzione acquosa di acido fosforico contenente un agente umettante.

Fe-P. Decapaggio in una soluzione acquosa calda di acido fosforico (10% del volume di acido sci-ropposo).

Fe-S. Decapaggio in una soluzione acquosa calda di acido fosforico (acido concentrato 20% del volume).

I sistemi di collaudo di questi campioni sono i seguenti: Eseguito il trattamento preliminare, di regola, si passano

due mani di vernice da fondo, col pennello, sui pannelli di acciaio normale o di acciaio galvanizzato; lasciandoli riposare una settimana, in modo che si asciughino bene, tra la prima e la seconda mano.

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d) Tutti gli altri trattamenti collaudati, hanno dimo-strato di avere un effetto leggerissimo, quasi trascurabile, nel miglioramento del valore protettivo delle vernici. Questo riguarda diversi tipi di superfici normali decapate, ma non include il decapaggio che risulta con la deposizione di una pellicola di fosfato sulla superfìcie metallica.

e) I collaudi riguardanti l'effetto della superficie ruvida di lavorazione sul valore protettivo delle vernici, per collaudi di breve durata, non sono stati completati. Tuttavia alcuni trattamenti preliminari, specialmente quelli menzionati nel paragrafo a) e b) hanno dato ottimi risultati tanto su super-fici ruvide, quanto su superfici levigate.

f) In severe condizioni corrosive (collaudi con spruzza-tura salata) il valore protettivo delle Vernici applicate sulle superfici arrugginite, era notevolmente inferiore a quello delle vernici applicate sulle superfici normali decapate. Apparentemente, alcuni dei trattamenti preliminari sono serviti a togliere una leggera ruggine. Tuttavia, hanno migliorato il valore protettivo della vernice, piuttosto sen-sibilmente, quando si utilizzavano per superfici non arrug-ginite.

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I pannelli sottoposti a trattamento preliminare, con i procedimenti elencati in precedenza per superfici di acciaio galvanizzalo, sono stati poi collaudati con gli spruzzi di sale e con le prove di deterioramento accelerato, dovuto alle condizioni atmosferiche. Molti sono stati collaudati anche in gabinetti di corrosione per condensazione. I collaudi dei pannelli di acciaio normali sono stati meno vasti, ma hanno compreso le prove con gli spruzzi di sale e per il deteriora-mento atmosferico accelerato.

Lo spruzzo salato, come è stalo applicato in questo lavoro, consiste nell'esporre in continuazione i pannelli verniciati ad una nebbia sottile ovvero ad uno spruzzo ottenuto valo-rizzando una soluzione acquosa al 20% di cloruro di sodio alla temperatura di 35 gradi centigradi.

Sui pannelli di acciaio galvanizzato, i risultati ottenuti con questi collaudi, possono essere riassunti nei seguenti punti:

a) I tratlamenti al fosfato con immersione a caldo (H e J) e il trattamento al fosfato con lavaggio a freddo (B) hanno dimostrato di migliorare l'adesività e la protezione alla corrosione delle vernici, nelle condizioni più varie. I trattamenti ad immersione a caldo apparentemente hanno avuto risultati leggermente migliori rispetto a quelli del lavaggio a freddo.

b ) Il trattamento al bicromato-acido (L ) apparente-mente ha un considerevole valore protettivo in se stesso, con

azione inibente sotto alle vernici, ma non ne migliora la adesività.

c) Il trattamento al fosfato-ossalato (K) prolunga il grado di protezione delle vernici inibenti in severe condizioni ' corrosive (spruzzi salati), ma ha un effetto trascurabile con altre qualità di vernici e non ne migliora il grado di adesività.

d) Tutti gli altri trattamenti preliminari collaudati hanno dimostrato di avere effetto leggero, se non trascurabile, nel miglioramento del Valore protettivo delle vernici.

I collaudi con spruzzatura salata su pannelli di acciaio normale verniciato, includono almeno due qualità di vernici per tutte le condizioni di superficie elencate. I collaudi con le condizioni atmosferiche accelerate, comprendono almeno una vernice per tutti i trattamenti preliminari.

I risultati di questi collaudi, possono essere brevemente riassunti come segue:

a) I trattamenti al fosfato con immersione a caldo (Fe-B e Fe -H) hanno sensibilmente migliorato il valore protettivo delle vernici, in entrambi i collaudi.

b) I trattamenti al cromato-fosfato con lavaggio a freddo (Fe-E, Fe -D) si dimostrano soltanto leggermente inferiori ai trattamenti al fosfato con immersione a caldo, per quanto riguarda il miglioramento del valore protettivo delle vernici.

« Building Materials and Structures Report BMS 44 » (Rapporto BMS 44 sui materiali da costruzione e per le strutture metalliche): « Surface Treatment of Steel priori to Paiting » (Trattamento superficiale dell'acciaio, prima di verniciarlo) di Rolla E. Pollard e Wilbur C. Poter, National Bureau of Standards, U. S. Department of Commerce, 8 aprile 1940 - Superintendent of Documents, Government Printing Office, Washington 25 D. C.

Per la maggior parte degli uffici del Governo degli Stali Uniti, il procedimento raccomandabile per finire le superfici di acciaio prima di dipingerle, è, di conseguenza, quello di pulirle mediante uno sgrassaggio a vapore 0 mediante altri efficienti sistemi detergenti ; successivamente queste superfici debbono essere trattate in un bagno fosfatico che lascia una superficie resistente alla corrosione e subito dopo bisogna sciacquarle, asciugarle e verniciarle.

Le direttive per l'esecuzione della pulizia e per l'esame della superficie di acciaio, nonché per la composizione del bagno fosfato, si possono ritrovare nelle seguenti particola-reggiate istruzioni:

1. - Jan. C. 490 « Cleaning and Preparation of Ferrous Metal Surfaces for Organic Prolective Coalings » (.Pulizia e preparazione delle superfici metalliche ferrose che debbono essere rivestite da rivestimenti protettivi organici). 21 agosto 1947.

2. - Mill. D. 10.578 (Ord.) « Compound, Metal Con-ditioner and Rust Remover (phosphoric acid types) » (Sistemi per eliminare la ruggine e per condizionare il metallo del genere all'acido fosforico). 3 ottobre 1950.

Le informazioni riguardanti i detergenti brevettati e gli eliminatori della ruggine, fabbricati e venduti negli Stati Uniti, sono contenuti in un rapporto che risponde ad una richiesta della Germania: « Methods of Rust Removal from Corroded Machinery and Steel Girders» (Sistemi per togliere la ruggine dal macchinario arrugginito e dalle travi di acciaio). (L'opuscolo originale e presso il Centro tedesco della produttività). In questo rapporto sono conte-nute fotografie di macchine per lavare, rendere resistente alla ruggine ed asciugare le superfici di acciaio che debbono

' essere verniciale. Queste macchine servono per una infinità di articoli: sgabelli da cucina, piccoli carrelli, stipi ed altri oggetti d'acciaio stampati.

c) Il trattamento all'acido-cromico con immersione a caldo (Fe-C) ha migliorato il valore protettivo della vernice in confronto ad una superficie normale di nichel, ma il miglioramento non era così sensibile come quello che si era ottenuto con i trattamenti menzionati prima.

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