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IL TRANS-IMPRESSIONISMO DI FRANCESCO PAOLO MICHETTI -.- - ~"~Hie~a~~ (seconda serie) N. 112- 2005 Rivista quadrimestrale

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IL TRANS-IMPRESSIONISMODI FRANCESCO PAOLO MICHETTI

-.- -~"~Hie~a~~(seconda serie)

N. 112- 2005Rivista quadrimestrale

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IL TRANS-IMPRESSIONISMODI FRANCESCO PAOLO MICHETTI

Un approccio critico all'opera di Francesco Paolo Michet-ti comporta la necessita di riconsiderare tutta quella serieomogenea di giudizi critici negativi responsabile delI'emar-ginazione del pittore abruzzese dalle pagine del catalogodelIa storia delI'arte dell'Ottocento.

Spesso tali giudizi hanno trovato un minimo comune de-nominatore nel termine "carnevalata", aggettivo impiegatoper fotografare la produzione di Michetti, la sua kermessecoloristica: una tavolozza per<) che a me pare piuttosto im-prontata sulI'astrazione cromatica degli effetti luministici ti-pici del paesaggio mediterraneo.

Michetti non puo e non deve essere considerato un meroepigono delIa scuola di Resina!. Guindi non si puo condivi-dere il giudizio abbastanza stagionato, rispetto aIle nuovetendenze critiche di rilettura dell'Ottocento italiano, secondoil quale nel pittore abruzzese opera "quella marea di colori-smo vacuo e sonoro, policromo, un po' carnevalesco, chepartito dal Morelli, s'accentua nel Dalbono, nel Michetti, nel-l'Esposito sotto la spinta, anche dell'esempio del Fortuny"2.Ed ancora: " dal Fortuny, che visse gli ultimi suoi anni, furo-no avviate Ie camevalate storiche di un Francesco Paolo Mi-chetti e 10 stucchevole color locale di Antonio Mancini"3.

Infine: "Si pensi a Francesco Paolo Michetti, esaltato dalconterraneo D'Annunzio perche capace di 'suscitare nelI'ani-ma il vapore del sogno', e che rimase sempre un po incertotra una rappresentazione quasi folcloristica dell'Abruzzo edi compiacimenti letterari. Cosi, accanto agli studi dal vero (eaIle fotografie della gente abruzzese), nella sua produzionetroviamo opere come il Voto 0 come i disegni, destinati alIaBibbia di Amsterdam, che si ricollegano ai Centauri di Cole-man a sua volta ispiratosi a Bocklin"4.

I La scuola era sorta a Napoli nel 1864 satta I'egida clitica di Adriano Ce-ciani. I maggiori esponenti furono Federico Rossano, Marco De Gregorio eGiuseppe De Nittis.2 A:-.iNAMARIA BRJZW, Ottocento Novecento, UTET, Torino 1962, vol. r. p. 274.3 DARIO DURBE, in Enciclopedia Universale dell 'Arte, Milano 1983 Vol. XI p.283.4 STEFANO FUGAZZA,L'ulti11lo Ottocento italial1o: verso il nuovo, in Storia del-l'arte italiana, Milano 1987, vol. IV, p. 263.

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Proprio questa aspetto carnevalesco e la rappresentazio-ne folcloristica dell'Abruzzo costituiscona Ie argomentazioni"critiche" svianti: quelle che per troppo tempo hanno conge-lato ulteriori coraggiosi studi ermeneutici sull'artista.

Con troppa leggerezza sono stati riposti in soffitta moltiartisti dell'Ottocento, non solo abruzzesi.

Certo e che l'appartenenza ad una determinata area geo-grafica ha contribuito non poco ad ingenerare pregiudizi le-gati ad una cultura rurale i cui postumi sona ancora in esse-reo Tutti i giudizi critici sottolineano i limiti della poeticapittorica di Michetti: i rituali e i costumi abruzzesi rappre-sentati appaiono come mero foldore, come souvenir.

Egli impronta la sua poetica artistica ad una sorta di sim-bolismo esistenziale, legata appunto, come fa notare Miche-le Biancale, al "tipo etnico", al soggetto indigeno dell'Italiacentro-meridionales, enfatizzando e poetizzando quegli ele-menti, anche documentari, della cosiddetta cultura subalte-ma per decantare quanta di ideologicamente distorto si eraaffermato nella mentalita generale dell'epoca, per merito so-prattutto dei viaggiatori stranieri del grand tour6.

Per la verita questo assunto sarebbe dovuto valere soprat-tutto per Ie esposizioni europee nelle quali egli invi6 sempreopere di grande spessore antropologico proprio per sublima-re ed esorcizzare una immagine apparentemente negativadell'Abruzzo.

Tele come Il Voto non possono certo fornire una visionecoerente del mondo michettiano, ma si pongono tuttavia co-me anticipatrici di quella operazione di evidenziazione dellecomponenti eterodosse contenute nei riti; in quella sorta diosmosi sacropagana all'interno della quale i personaggi simuovono secondo la consuetudine del mito, dell'abbandonodella ragione a favore di una epoche ancestrale metaetica. Latecnica di Michetti, forte del dettato impressionistico - dive-nuto come fa notare Barilli7 post-impressionistico - assimi-lato nei soggiorni parigini, e quella di un sapiente ductus

5 MICHELEBIANCALE,"Le Serpi" e "Gli Storpi" di F. P. Michetti (saggio diul1'il1terpretazione dell'arte michettial1a), in "Bollettino d'Arte del Ministerodelia Pubblica Istruzione", serie II, VI (1927), n. 11, p. 504.6 Sui viaggiatOli europei e sulla lora visione dell'Abruzzo si rinvia a: GuidoDe Lucia (a cura di). Atti del 3° col1vegl1o Viaggiatori europei negli Abruzzi eMolise l1elXVIII e XIX sec., Edigrafital, Teramo 1975.7 Vedi RENATOBARILLI,Il posta di Michetti nella pittura europea fin-de-siecle,in Francesco Paolo Michetti, dipinti, pastelli, disegni, catalogo Mostra, ElectaNapoli 1999.

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pittorico all'intemo del quale si altemano zone finite ad al-tre sfumate narrate appen"a secondo Ie sottolineature e gliaccenti tipici del fregio classico scolpito, in cui la luce prov-vede ad evidenziare oggetti e brani importanti della narra-zione secondo un'impostazione che dai parergon greci arrivafino ai fregi di Aristide Sartorio e dello stesso Michetti. Un'o-pera come La. raeeolta delle zueehe, realizzata nel 1873, pres-soche sconosciuta in Italia ed incompresa in Francia, comeosserva D'Annunzio, costituisce, forse pili di altri quadri unesperimento e una messa in luce di una sorta di simbolismobucolico in cui si concentrano Ie conoscenze storiche e me-tafisiche del pittore casauriense.

Di lui aveva scritto pagine penetranti, dieci anni dopo lasua morte, Albero Savinio in un curiosa libro dal titolo Dieoa te, Clio, opera stranamente assente nelle bibliografie uffi-ciali in grado di gettare una luce importante sull'artista.

Si tratta di giudizi ricavati in loco da Savinio, da quellastessa gente che era stata protagonista delle rappresentazio-ni, dai bambini divenuti adulti, dopo l'esperienza della pro-cessione del Corpus Domini.

"La personalita di Michetti vi appare non esente da 'paz-zia rurale' e da una 'forma di adolescenza prolungata', conqualcosa di iniziatico. Savinio riferisce anche il vezzo mi-chettiano di scrivere sui muri di una lingua personalmenteinventata, con caratteri pseudo-orientali, inintelligibile perchiunque; e racconta certe sue pittoresche teorie sulla finedel mondo e ancora la sua caparbieta nel volersi fabbricareIe comici dei quadri, decorate con bacche, rametti, spighe"8.Questi aspetti della pazzia rurale e dell'adoloscenza prolun-gata colti mirabilmente da Vincenzo Gemito nel busto interracotta raffigurante Michetti ci soccorrono per una inter-pretazione della tela dedicata alla raccolta delle zucche. IIquadro si svolge in maniera sacrale secondo Ie coordinate li-turgiche della processione che nel Corpus Domini e legatapili alle scenografie pellizziane risolte orizzontalmente.

Ne La. raeeolta delle zueehe tutto si descrive in primo pia-no: un presunto Michetti avanza con a fianco dei tacchini,un bambino e una donna. L'impianto simbolico fa pensareaIle tre eta dell'uomo. Un bucranio sospeso davanti ai perso-naggi si pone come ammonimento, memento mori, ma an-che come sfida alla morte 0 addirittura come trionfo su di

8 STEFA '0 FUGAZZA,Rilratto di Francesco Paolo Michetti in Storia dell'arteitaliana, Milano 1987 vol. IV, p. 177. Si veda Aberto Savinio, Dico a Ie, Clio,Roma, 1939, ora Adelphi 1992.

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essa. I significati, quindi, dal punta di vista simbolico sanaquelli della famiglia, dell'infanzia e delia morte. Tutto sisvolge come in una processione: il fumo dell'incenso e quisostituito dalla foschia mattutina.

IIgiapponismo di cui si parla nell'opera di Michetti e quiravvisabile nella tavolozza cromatica e la citazione piu evi-dente e quella delia donna di sinistra che nella complemen-tarita dei colori ricorda la bandiera nipponica oltre aIle zuc-che disseminate nel verde che lasciano immaginare piccolelanterne orientali. Il Voto, invece, di cui D'Annunzio ha for-nito una lettura iconologica efficace9 si pone come un am-pia affresco evidente gia osservando la superficie matericadel quadro la quale ricorda il tempo vita dei dipinti muralicome si trattasse di un dipinto parietale sottoposto a descial-bo e che presentasse tutti i segni delia consunzione.

Un ductus pittorico quasi simile a quello di Fortuny pa-dre, can la sostanziale differenza che Michetti intride la suapittura di quegli elementi tonali che nel casa dei volti, so-prattutto delle giovani donne, ricordano Ie conche di rameda lara utilizzate quotidianamente quasi fossera pratesi dellara corpo. Ed il contrasto che ottiene Michetti sta tutto inquesta rapporto di metalli: il rame per i fedeli, l'argento perSan Pantaleone. Nel quadra si respira un'atmosfera "rama-ta" nel sensa del verderame delle viti: una sorta di rito in cuila natura ritorna ad essere il tapas del sacra.

Can Le Serpi, opera datata 1900, Michetti si pone in unaposizione di recupero graduale delle poetiche preraffaelliteseguendo un percorso a ritraso che 10 porta a rielaborare gliimpianti iconografici e stilistici di Edward Burne-Jones.

Rispetto a Il Voto, questa dipinto affronta Ie tematicheantropologiche ed etniche dell'Abruzzo da una prospettivaprafondamente diversa: in effetti nell'opera aleggia un qual-cosa di aristocratico ancorche pagano.

Sana i modelli delia pittura simbolista ispirata da D'An-nunzio, ma anche quelli che guardano can attenzione al Ca-muccini e appunto ai pittori preraffaelliti. Del resto comeescludere dalla poetica di Michetti il suo coerente comporta-menta purista e nazareno all'interno del cenacolo di Franca-villa a Mare? Mi pare dunque che i giudizi dati circa unacomponente carnascialesca intesa come overdose cromaticasia da rifiutare a favore di un parere piu obiettivo ispirato e

9 GABRIELE D'ANNUNZIO, Ricardi {ral1cavillesi. Frammel1lo alilobiogra{ico, 7gennaio 1883, "Fanfulla delia Domenica" 1883 (rist. G. D'ANNUNZIO, Sainigiol71alislici 1882-88, a cura di A. M. Andreoli, Milano, 1996).

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corroborato da un'analisi stilistica incentrata suI confrontodisincantato con altri artisti delIa stessa epoca.

Fortuny ad esempio condiziona Michetti in senso positi-vo ponendolo nella condizione di svolgere grandi temi comequello de Il Voto in maniera del tutto personale. II tributoche il Nostro paga al maestro e solo di ordine tecnico.

Comunque Il Voto puo rappresentare, in effetti, la rispo-sta michettiana agli Iconoclasti di Domenico Morelli suomaestro a Napoli.

A dire il vero i due dipinti sono molto distanti temporal-mente e stilisticamente, ma entrambi sottendono la stessatematica del paganesimo, risolto nel caso di Morelli comesemplice distruzione di immagini sacre mentre in quello diMichetti nella piena apparente e incondizionata devozionealIa icona sacra. Insomma Michetti dissacra mentre rappre-senta. Sfodera in tal senso una carica demitizzante superio-re anche a talune correnti filosofiche nichilistiche. Tali ideeacquisiscono una loro reincamazione nei disegni, acquerellie grafiche realizzati con piglio e freschezza lontani in alcunicasi dalla retorica del quadro che pero nel Nostro si attenuanell'invasione cromatica delIa comice, motivo questa in gra-do di svolgere una funzione dialettica tra estemo e intemo. Idisegni costituiscono una sorta di appunti: mediazione tral'obiettivo fotografico10, !'idea, la mana e la sensazione.Quello dei disegni e un Michetti fresco, essenziale, in gradodi rendere, nella migliore tradizione impressionista 0 megliopost-impressionista, qualsiasi idea, qualsiasi aggancio al ve-ro con pochissimi tocchi: con una Stimmung che 10 pone si-curamente tra i grandi delIa pittura dell'Ottocento.

La tecnica del pastello appresa da Edoardo Dalbono glipermette di ottenere delle qualificazioni pittoriche e materi-che tali da rendere Ie sue rappresentazioni di una morbidez-za ed eleganza di difficile riscontro.

Gli schizzi, resi cos} frettolosamente, sembrano irretiretemporalmente un'idea nelle linee essenziali solo per pochiattimi: quelli necessari per tradurli in pennell ate, in stesurecromatiche omogenee e nervose; tutte pero orientate alIa de-finizione delIa poetica michettiana. La festa delIa Madonnasi presenta, come uno dei tanti studi successivi realizzazionedi tele come Il Corpus Domini e La raccolta delle zucche: con

10 Su Michetti fotografo si veda MARI~A MIRAGLIA,Michelli fotografo, Einau-di, T01;no 1975 e sulla fotografia in generale come fatIo estetico si rimandaa WALTER BENJAMIN, L'opera d'arre l7ell'epoca della sua riproducibililQ lecl7ica,Einaudi, Torino 2000.

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queste realizzazioni Michetti anticipa con straordinaria luci-dita gli sviluppi della poetica di Francis Bacon.

Egli va oltre l'impressionismo e forse sarebbe necessarioimpiegare un termine come trans-impressionismo che puoessere qui convenientemente adoperato per significare ilpassaggio tra Ie forme del movimento francese e Ie narrazio-ni italiane del paesaggio e dei costumi rese con Ie stesse for-me ma con uno spettro cromatico consono alla reale rifra-zione della luce mediterranea. La narrazione intesa qui co-me ricordo, come dimensione spaziale dei luoghi ri-memo-rati porta Michetti ad assolutizzare l'evento rendendolo cos!universale.

Le Serpi, opera meditata e filtrata da studi suI folcloreabruzzese, costituisce un paradigma: l'assolutizzazione diun evento che, nonostante il suo ripetersi negli anni, sommae sintetizza l'attimo nella sua essenza ancestrale. L'universomichettiano ha a fondamento la dialettica della natura: queldifficile rapporto a volte simbolico tra l'uomo e il suo am-biente che si pone come quinta teatrale entro la quale faragire i personaggi tutti colti dal mondo rurale tutti degnirappresentanti innocenti e custodi della preziosa dialettica.Personaggi apparentemente scevri da ogni preoccupazioneesistenziale ma pur sempre segnati dalla fatica che, a diffe-renza di quelli di Patini, riescono poi a sopportare in nomedella riconciliazione tra natura naturans e natura naturata.

Ecco allora che Ie poetiche di Michetti vanno ricondottealla contrapposizione tra Ie zucche, simbolo di rigenerazio-ne spirituale e speranza di vita eterna e il bucranio intesocome scacco ontologico alla morte.

In tal senso egli va oltre D'Annunzio proprio per aver col-to con il linguaggio della pittura quegli aspetti filosofici al-trimenti veicolati con il Logos.

Questo potrebbe essere un punta da cui ripartire per unarilettura delle poetiche michettiane senza tesi precostituite,con la sola epellation delle opere in uno sforza teso a riconsi-derare l'Ottocento sotto una luce diversa con la sola preoc-cupazione di abbandonare, anche a livello critico quella per-cezione distratta dei reali eventi artistici.