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Cari Amici,

Anche il 2013 è trascorso, lasciando nellenostre memorie momenti belli, di felicità maanche di tristezza dovuti alla scomparsa di tiratori che oltretutto hanno fatto sventolare labandiera italiana in varie parti del mondo e fattoascoltare l’inno nazionale.

Mi riferisco alla scomparsa di GinoGambini socio della Società Lombardo Veneta,piattellista pluri medagliato presente per moltianni in tutte le competizioni internazionali.

Voglio ricordare inoltre la scomparsa diun grande amico, per chi lo ha conosciuto, AndréRoussel.

Tiratore francese conosciuto dai più comevalente piattellista ma ricordato da tutti per la sua stazza inconfondibile e per il suo spirito gioviale.

Finalmente il nuovo Consiglio Direttivo,dopo un breve rodaggio, ha iniziato il suo lavoroe con nuove idee, portate dai neo eletti, le novitàsi cominciano a vedere.

Il sito www.CNDA.it sta assumendo unanuova veste.

Il coinvolgimento dei soci è maggiore.

Nel corso del 2014 l’Italia ospiterà ilprimo Grand Prix.

La Coppa Italia avrà una nuova veste emolte novità sono al vaglio del ConsiglioDirettivo.

Anche per la nostra rivista “AvancaricaMagazine” il 2014 sarà un anno foriero di novità,ma non voglio rivelarvele lasciandovi nell’attesadi questa nuova iniziativa.

Il 2013 è stato l’anno dei CampionatiEuropei che però non hanno dato all’Italia il giusto merito.

Un pò causa la “sfortuna”, un pò causa lasottovalutazione dell’evento da parte di alcuniche hanno preferito le “gite fuori porta” alla con-centrazione per un evento importante che si

Lettera del Presidente della C.N.D.A.Giovanni Gentile

pagina 2

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andava di lì a poco a disputare.

Inoltre il 2014 sarà l’anno dei CampionatiMondiali che si disputeranno in Spagna dal 28 settembre al 5 ottobre.

La mia speranza è che la rappresentativanazionale figuri al meglio e ritornino i tempi in cuiil nostro medagliere si posizionava tra i primi postia livello mondiale.

Le potenzialità ci possono essere, ma ladefinizione dei ruoli deve essere chiara: ogniunodeve svolgere al meglio il proprio ruolo.

In quella sede un’altro evento ci vedràsotto i riflettori: sarà consegnata all’Italia la ban-diera del M.L.A.I.C., simbolo dell’organizzazionenel 2016 dei prossimi Campionati del Mondo nelnostro paese.

Saranno anni di lavoro per chi si occuperàdell’organizzazione, ma sarà anche fonte di soddi-sfazione, forti sopratutto dell’esperienza maturatanel 2007 a Parma.

A questo punto non mi resta che augurarea voi tutti ed alla vostre famiglie un feliceanno.....col profumo della polvere nera.

Il Presidente Giovanni Gentile

ERRATA CORRIGEsul numero n. 3-2103 dell’AVANCARICA MAGAZINE per erroresono state pubblicate 2 volte le classifiche risultati dai 50 metri. Mancava quindi la pagina delle classifiche dai 25 metri.Per ovviare al nostro errore la pubblichiamo a pag. 19 di questo numero.

CE NE SCUSIAMO CON I LETTORI.

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IN QUESTO NUMERO

- 20° Trofeo Internazionaledelle Mele da pag. 5

- La caduta del Regno delle2 Sicilie da pag. 8

- Guida dei sottufficiali italiani da pag. 15

- Gettysburg da pag. 20

- Compro-vendo pag. 28-29

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di Alberto Beria

Coldrano ci attendecon un bel clima freddo esecco che anticipa la stagioneinvernale.

Ma grazie al caloreofferto dall’organizzazione,veramente impeccabile (graziea Kurt, Otto ed a tutti gli altrimembri del poligono), siamostati portati immediatamentenello… spirito delle gare.

(continua nelle pagine successive)

CCOOLLDDRRAANNOO22001133

20° Trofeo Internazionale

delle MELE

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(continua dalla pagina precedente)

L’organizzazione ha consentitola gestione di ben 464 prestazionisuddivise sui 3 giorni di gare.

Un ottimo risultato se vogliamoconsiderare anche il numero dellelinee di tiro disponibili.

Come ogni anno grande èstata la partecipazione dei tiratoriaustriaci e tedeschi, ma anche inostrani si sono difesi.

Circa trenta tiratori con set-tantotto prestazioni.

Anche sul podio noi italiani cisiamo difesi. Da ricordare un 3° postodi Roberto Vecchi in Mariette poiseguito da un 1° posto in Colt.

Un 2° posto conquistato daPierangelo Ferrari in Cominazzo, unterzo posto di Vittorio D’Andreanella specialità Tanzutsu ed ancora

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Antonio Orso finito al 3° posto inKuchenreuter R.

Certo non possiamo dimenticareinfine la performance di Walter Olantenel Festscheibe, un centro quasi perfetto ed Antonio Orso che havinto la Combinata di Pistola.

Un buffet ricchissimo di specke mele donati dagli sponsor locali edalla sezione di Coldrano a contornodella manifestazione ha terminato latre giorni del 20° Trofeo delle Mele2013.

Che dire? Ci vediamo il 17, 18e 19 ottobre 2014!

20° Trofeo Internazionale

delle MELE

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La caduta delRegno di Napoli

Una pagina “scomoda” del nostro Risorgimento

di Vincenzo Labellarte

E’ ormai accertato come il vero grande limite della storia è che a scriverla siano sempre stati i vincitori.

Sono questi che hanno creato miti, eroi, epopee e marchiato i vinti, il più delle volte

come banditi e briganti. Sarà tutto vero? Molto difficile a dirsi.

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Recita il proverbio: “Il tempo ègalantuomo”, ed io aggiungo chedavvero lo è proprio perchè riscrivela storia.

Ed è infatti grazie al suo lentoma implacabile revisionismo che,dopo anni, decenni o secoli, la veritàsu tragici fatti storici riemerge.

Si aprono così squarci daiquali filtra una nuova luce su eventinarrati dalla “storiografia ufficiale” in modo spesso difforme dal realesvolgimento dei fatti.

Tra i tanti, voglio citarvi un fattoche appunto, il tempo e la ricercafatta da storici coraggiosi, ha fattoriemergere dalle nebbie del passatoquello che, a ragione, può considerarsiil primo delitto politico della nostra storia nazionale. Mi riferisco alla sparizione in mare di Ippolito Nievo.

Tra il 4 e il 5 marzo del 1861,questo grande ed onesto personaggio,ritornava a Genova partendo daPalermo a bordo del vapore Ercole,ex pirovascello da guerra della marinaborbonica confiscato dai vincitori.

Nievo portava con sè le prove ed i libricontabili degli enormi prelievi fatti dal “libera-tore” Garibaldi, per conto dei Savoia, pressoil Banco di Napoli.

Per inciso, a quei tempi il tesoro delRegno delle Due Sicilie, depositato appuntopresso il Banco di Napoli ammontava all’equivalente di 668 milioni di lire oro piemon-tesi, mentre quello del Regno del Piemonte adappena 27 milioni.

Contemporaneamente partivano, viatreno da Napoli 11 vagoni merci carichi dimobilia, suppellettili ed oggetti di inestimabilevalore “prelevati” dai Palazzi Reali e dallaReggia di Caserta, destinazione Torino. Matorniamo al nostro personaggio.

Nievo con sè aveva inoltre le provedei compensi, pagati in piastre turche a funzionari ed ufficiali borbonici anche di altorango, per “agevolare” la vittoria dei garibal-dini sui campi di battaglia.

La piastra turca era la moneta d’oro aquei tempi utilizzata dai governi per operazioniche oggi chiameremmo di “intelligence”.

Proprio perchè in oro e coniata in unpaese remoto, si considerava pulita e nonlasciava traccia.

Poco dopo la partenza da Napoli, doveaveva fatto scalo, la nave sparì letteralmentesenza lasciare traccia.

Così di Nievo e dei 62 sventurati passeggeri che viaggiavano insieme a lui non si seppe più nulla e nulla fù mai più ritrovato.La ragion di stato aveva forse richiesto edottenuto la sua prima vittima?

Ma il tempo ed una ricerca storicapuntigliosa, priva di condizionamenti ecompromessi, ci ha riconsegnato altri tragicifatti come l’incendio di Pontelandolfo eCasalduni, 2 paesi del beneventano con l’eccidio delle 2 inermi popolazioni. Questocome rappresaglia all’uccisione di alcuni soldati in uno scontro a fuoco con una bandadi “briganti”.

Oppure il fatto forse più noto, riferito,la fucilazione a Bronte, in Sicilia, di contadiniinermi, rei di essersi fatti giustizia da solidopo le angherie subite per anni dai latifondistilocali, ma sopratutto colpevoli di aver occupato le terre di proprietà inglese dellafamiglia Nelson.

Si, avete letto bene, proprio quelladel grande ammiraglio, l’eroe di Trafalgar.Sulla torre della “ducea” di Bronte sventolavaaddiritturala bandiera inglese.

prosegue nelle pagine successive

Ferdinando II

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(prosegue della pagine precedenti)

Su pressioni di Londra, Garibaldi inviòtruppe al comando proprio del Generale Bixio.Questo per dare un tono di macabra e solenneufficialità a quello che sarebbe accadutodopo, ma comunque già deciso prima.

Infatti dopo una frettolosa inchiesta edun processo farsa i garibaldini procedetteroalla fucilazione nella piazza del paese di cinque rivoltosi, tra cui un povero demente, e l’avvocato Nicola Lombardo.

Questi, fervente liberale, aveva in tuttii modi cercato, durante la rivolta di placare gli animi ed evitare le uccisioni. Durante il processo, dopo aver ascoltata con grandedignità la sentenza, lanciò una durissimaaccusa ai giudici militari paragonando il loroverdetto a quelli che venivano emessi inSicilia al tempo dei vicerè spagnoli.

I fatti di Bronte sono emblematici eservono a capire i legami tra la spedizionedei mille e chi per interessi egemonici nelMediterraneo, la ordì e finanziò.

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E cioè insieme al Piemonte,l’Inghilterra. Ma quali sono i fatti checondussero a questo?

Nel 1830 sale al trono delRegno delle Due Sicilie, Ferdinando IIdi Borbone.

Con una politica illuminata,questi apporta un grande rinnova-mento sociale ed economico per ilsuo popolo, conducendo il suo regnoa diventare una vera potenza eNapoli ed insieme a Vienna la terzacapitale europea.

Rese il regno indipendentedall’influenza di potenze estere sopratutto nel bacino del Mediterraneo.

In soli 5 anni di regno eglipromuove, per una monarchia diquei tempi, riforme epocali tra cui:

- Riduce il suo appannaggio personale.- Riduce il cumulo tra più retribuzionidando così un impulso determinanteal risanamento delle finanze pubbliche.- Riduce le tasse tra cui quella sul“macinato” di oltre la metà. - Leva i mendicanti dall’accattonaggionelle strade, alloggiandoli in appositiistituti affinchè venga loro insegnatoun mestiere.- Potenzia l’istruzione e dove non ci sonoscuole elementari, stipendia parroci perchèforniscano un’istruzione di base al popolo.- Pensa ad una riforma della giustizia eintanto concede l’amnistia.- Restituisce al popolo tutte le riserve di caccia reali.- Pone particolare attenzione al potenzia-mento dell’esercito e della marina mercantilema sopratutto della marina da guerra.

Forse Ferdinando II già pensa a quellache sarà la minaccia inglese in risposta allesue future decisioni.

Il 1836 sarà infatti un anno chepeserà infatti molto sui destino del regno. In nome del principio del “libero scambio”, il Regno delle Due Sicilie non rinnova all’Inghilterra lo sfruttamento ed il commerciodegli zolfi, ma lo affida ad una Società francese, con un impegno che prevedeva daparte di questa, il pagamento di un prezzodoppio.

Era un accordo di enorme importanzaper Ferdinando II e sopratutto per le finanzedel suo Regno, considerato quello che lozolfo rappresentava all’epoca per l’industria,principalmente per quella bellica.

Infatti era la materia prima con cuivenivano fabbricati gli esplosivi.

In risposta, il Primo Ministro inglesePalmerston invia la flotta nel golfo di Napoliminacciando di bombardare la città.

Ma la risposta di Ferdinando II èferma e ordina a sua volta lo stato d’allarmenei forti della costa ed allerta le guarnigionidislocate nei luoghi di un possibile sbarconemico.

I venti di una guerra che ormai sembra inevitabile soffiano violenti. Ma unamediazione del re francese Luigi Filippo evitain extremis il peggio, riportando le 2 nazionisu posizioni comunque di tregua armata.

Infatti per l’Inghilterra lo smacco èstato enorme ed è vissuto come un oltraggiointollerabile.

Quanto accaduto infatti sconvolge ipiani economici e militari del Primo Ministrobritannico Lord Palmerston.

Questi probabilmente pensava cheper diventare la prima potenza navale nelMediterraneo, Malta non bastasse più.

prosegue nelle pagine successive

Reggimenti di linea

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(prosegue della pagine precedenti)

C’era bisogno di uno stato alleato omeglio ancora satellite che, al pari delPortogallo, non avesse una propria politicaestera autonoma ma fosse solo obbediente aidettami di quella d’oltremanica.

Quale stato rispondeva meglio a talirequisiti se non quello borbonico, da semprefedele e fin troppo quiscente alleato?

Non dimentichiamo infatti gli enormie vasti possedimenti inglesi in terra di Sicilia.

Ma Re Ferdinando II infrange ipiani economici inglesi, dimostrando tutta laforza del nuovo corso politico da lui avviato.

Da allora l’Inghilterra farà di tutto perfar cadere la monarchia Borbonica. Cominciacosì una costante e continua opera di scredi-tamento socio-politico ma sopratutto moraledel Regno delle Due Sicilie.

Nel 1851 questo, in una corrispondenzaepistolare tra Lord Palmerston ed il MinistroGladstone, viene dipinto come “male assoluto”e la stessa “negazione di Dio”.

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Tutto ciò era in riferimento apresunte visite fatte da Gladstonealle carceri napoletane. In queste,così si scriveva “si perpreta unaincessante e continua violazione diogni diritto umano”.

Ma 10 anni dopo, quando cisarà da protestare per il trattamentoinumano, riservato ai soldati borboniciprigionieri nel “lager” piemontese di Fenestrelle, rei solo di non aver rinnegato il giuramento al loro Re,nessuna parola di condanna arriveràda alcun uomo politico inglese.

Nel 1888 ad ormai avvenutaannessione del sud da parte delPiemonte, accadde un fatto emble-matico. L’ineffabile Lord Gladstone sirecò a Napoli ed una sera fu ospite diun circolo liberale della città.

Al cospetto di entusiastisostenitori che lo acclamavano, lilasciò tutti di stucco, ammettendocandidamente a chi gli chiedeva dellesue visite alle carceri di Napoli, dinon averle mai fatte.

Era stata la ragion di stato pervolere di Lord Palmerston ad imporglidi scrivere quelle lettere.

Nel 1859 dopo una breve malattiamuore Ferdinando II di Borbone. Tutto il suopopolo lo piange come il Re forse più amato, senz’altro quello che maggiormente ha contribuito alla grandezza e all’indipendenzadel regno.

Sarà anche il sovrano più attaccato,schernito, dileggiato dai nemici quasi a volergiustificare l’invasione del suo regno da partedi una nazione straniera con una guerra maidichiarata.

Nello stesso anno sale al trono suofiglio, il giovane Francesco II di Borbone, al quale sarà affidato il difficile ruolo digovernare il regno in una situazione interna-zionale estremamente delicata a causa degliequilibri internazionali ed ormai irrimediabil-mente compromessa.

La sua inesperienza politica lo porta afidarsi di consiglieri che in realtà sono incombutta con il governo sabaudo e con lamassoneria internazionale che, da tempotramava per la caduta del regno Borbonico inchiave sopratutto anti-papato.

E così, nel 1860, Garibaldi arriva aMarsala.

Lo sbarco è protetto da 2 navi daguerra inglesi che, frapponendosi tra lebatterie costiere ed i Garibaldini, garantisconoa questi uno sbarco in tutta sicurezza.

Infatti nessun colpo di cannone vienesparato per timore di colpire i legni inglesi.

Se questo fosse accaduto si sarebbecreato un gravissimo incidente diplomatico,forse proprio quel “casus belli” che la politicabritannica cercava.

Per finanziare la spedizione Garibaldiriceve 2 milioni di franchi raccolti da Cavoured altri 3 milioni dalle loggie massonicheinglesi, americane e canadesi.

Tutto questo denaro verrà convertitodal governo piemontese in 1 milione di piastre oro turche (vi ricordate di IppolitoNievo?)

Con questi soldi inizia una capillareopera di corruzione di funzionari e ufficialianche di alto rango (vedi il Generale Landi).

Una stragrande maggioranza dell’esercito (soldati e sottufficiali) rimane fedeleal proprio re, pagandone un prezzo altissimo.

Francesco di Borbone

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(prosegue della pagine precedenti)

Infatti a migliaia moriranno di stentinelle prigioni piemontesi di Fenestrelle.

Molti altri invece, ricordandosi di esserestati soldati e, sentendo ancora di esserlo,imbracceranno ancora le armi opponendosiai “liberatori” nell’unico modo possibile: laresistenza armata ormai tramandata a noicon il nome di “brigantaggio”.

Tutto il resto è storia ufficiale e diquesta non è mia intenzione parlare.L’epopea dei mille, le epiche battaglie diCalatafimini, del Volturno, la trionfale entratadi Garibaldi a Palermo ed a Napoli finoall’incontro di Teano con la storica e

“conclusiva” frase di Garibaldi “Obbedisco”,tutto è contenuto nei libri ed è ormai patrimonio consolidato del nostro paese.

Questo mio articolo ha voluto esseresolo una impietosa ma spero corretta chiavedi lettura per capire quel tragico periodo cheverrà dopo e sarà chiamato “brigantaggio”post-unitario e del quale mi auguro di potervi narrarare nel prossimo numero della nostra rivista.

Vorrei concludere citando la frase diun grande storico a proposito della fine delRegno di Napoli: “Prima o poi il Regno delleDue Sicilie sarebbe finito, ma così non èmorto nel suo letto bensì assassinato”.

Vincenzo Labellarte

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Bibliografia:CONFESSIONI DI UN BRIGANTEMangiameli Rosario - XL Edizioni

I SAVOIA E IL MASSACRO DEL SUDCiano Antonio - Magenes

GUARDIE E LADRI L’UNITA’ D’ITALIA E LA LOTTA AL BRIGANTAGGIO

Lunardelli Massimo - Blu Edizioni

IL BRIGANTAGGIO NELL’ITALIA MERIDIONALE

AA.VV. Effepi

IL BRIGANTAGGIO NELLE PROVINCE MERIDIONALI DOPO L’UNITA’ D’ITALIA

Tuccari Luigi - Centro Cuturale S. Ammirato

BRIGANTI FURONO LOROManna Angelo - Sun Books

II BRIGANTI E LA CORTE PONTIFICIA VOL 1-2

Cardinali Emidio - Arturo Berisio Editore

L’IPERITALIANOOneto Gilberto - Il Cerchio

LIBRERIA MILITARE ARES Via Lorenzo il Magnifico 46 - 00162 ROMA

tel. 06.44232188 - www.libreriamilitareares.it

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”GUIDA DEI SOTTUFFICIALI

ITALIANI”di A. Zorzi - prima edizione,

in Milano, del 1809di Massimo Capone

pagina 15

(prosegue nelle pagine successive)

E’ la traduzione, curata da un ufficiale italiano dell’epoca, di un manuale francesecontemporaneo, e riporta istruzioni per l’uso di armi d’ordinanza, norme per la vita militare(come regolamenti di disciplina, abbigliamento, ecc.), strutture e disposizioni degli accampamenti,e così via. Il tutto, naturalmente, riferito all’esercito francese in pieno periodo napoleonico.

E’ estremamente interessante, leggendo il testo, avere notizie “di prima mano” su qualifossero le originali istruzioni e normative attinenti ad armi e soldati di un’epoca che per noi rivesteancora un particolare fascino.

Vi riproporrò alcuni brani di questo manuale riportando soprattutto le note riferite all’armalunga d’ordinanza, il fucile “Mod. 1777, anno 9°” (a pietra focaia, canna liscia, calibro mm 17,5).

A proposito, l’anno 9° del calendario rivoluzionario corrispondeva all’anno 1800 (sul codolodei fucili, come specifica del modello, veniva generalmente riportato M an 9).

Per non tediarvi ho deciso di trascrivere soltanto gli argomenti che ritengo più interessantiper noi “archibugieri”, e per molti di essi ho fatto un riassunto in poche parole (ma i brani travirgolette ed in corsivo sono ritrascritti letteralmente come sono nel testo originale).

Fucile mod. 1777 an 9 (anno nono) e baionetta an 9, originali

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pagina 16

...........................dell’uso e manutenzione del fucile- passare frequentemente la “spilla” nel focone.- mettere la pietra con lo smusso in alto ed il taglio ben parallelo alla faccia della martellina.- per ridare il filo alla pietra, in mancanza di un piccolo martello, usare il dorso della lama di uncoltello, dando piccoli colpi.

Premesso che al soldato era proibito smontare l’arma, se non in casi eccezionali, e maicompletamente, per la pulizia occorrente in caso di ossidazione delle superfici si prescriveva:- smeriglio ed olio d’oliva, da sfregare con stecche di legno tenero, o spazzole (vegetali) ruvideoppure, ma soprattutto per pulire pezzi non temprati:

- “pietra bigia di creta renosa polverizzata, stacciata ed umettata con l’olio d’oliva”...oppure“mattone bruciato, polverizzato ed umettato d’olio”.- “Affinchè la cartella somministri tutto il fuoco che è suscettibile di dare, bisogna che nientedisturbi il suo meccanismo; perciò non si smonterà che quando sarà irruginita o avrà dell’untume”.- una canna di fucile “può tirare 25.000 colpi senza essere distrutta”; dunque, mantenendo erimpiazzando i pezzi della cartella, ed i fornimenti rotti o deteriorati, l’arma può “durare 50 anni,come prescrive il regolamento”.

...........................in battagliaRiguardo allo svolgersi degli scontri a fuoco, l’autore lamentava “l’abitudine perniciosa di

fare molte scariche con rapidità, in luogo di farne poche, ma con precisione” (a tale proposito,ricordo che lo stesso Napoleone, in una lettera ad un suo nipote, esortava ad “esercitare i soldatial tiro più preciso”, raccomandazione che non sembra però che fosse poi molto seguita!).

Gli istruttori riconoscevano come migliori soldati quelli che riuscivano a caricare con calmae sangue freddo, che voltavano la bacchetta senza urtare i compagni che erano a lato o davantia loro, che non sbagliavano ad imboccarla nella canna o nel suo alloggiamento sotto la canna,che calcavano bene la carica, che non spandevano la polvere nel porla nello scodellino, e nonlasciavano cadere le cartucce nel prenderle dalla giberna.

Il fronte dello schieramento francese era disposto su “tre ranghi”: il terzo rango aveva lafunzione soltanto di ricaricare le armi del secondo rango.

Per essere sicuri che fosse partito il colpo ci si doveva assicurare che uscisse fumo dal focone.

Giberna da fanteria dell’esercito napoleonico, con baionetta mod. 1777. La giberna è una mia ricostruzione, la baionetta è originale.

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Riguardo ai riferimenti per la mira (parliamo sempre del Mod. 1777 !!), si dichiarava che:“..la grossezza del ferro alla culatta presa dalla parete intorno alla parte superiore è quasi sempreeguale alla distanza dalla stessa parete, presa alla bocca,alla sommità del mirino, di modo chela linea di mira essendo in tal modo parallela all’asse della canna, bisogna, nel caso che il tirosia orizzontale, puntare al di sopra dello scopo” (in realtà non ho capito molto bene questoragionamento, ma, come conclusione, e controllando anche sul mio originale, la sommità delmirino risulta più alta rispetto alla proiezione parallela all’asse della canna: nel mio ‘77 è oltre3 mm più alta, ed infatti, per colpire anche a 50 metri, debbo mettere la punta del mirino parecchiosopra il bersaglio!).

La portata del fucile (sempre Mod. 1777), sparato con la canna orizzontale, era di circa120 tese (= 234 metri) (attenzione: riporto le cifre così come sono citate sul libro, e non mene assumo la responsabilità!).

La portata con la canna inclinata a 45° era stimata in circa 970 metri....... “Ma al di là delle120 tese (234 metri) tutti i colpi sono inutili”.

Per colpire un bersaglio posto alla stessa altezza della canna, alla distanza di 234 metri,bisogna puntare quasi un metro sopra: ...... “é a 70 tese (136 metri) circa, che il fuoco dell’infanteria è formidabile”

...........................per fabbricare le cartucce- in fabbrica la carica era dosata con un misurino di rame a tronco di cono.- dose di polvere per le cartucce a palla, da fucile: grammi 12,225.- “ “ “ a salve: grammi 8,15. - andava usata “carta che abbia del corpo senza essere però troppo grossa”- la carta andava tagliata a forma di trapezio, con le seguenti misure:

altezza cm 14,43base maggiore cm 11,50base minore cm 5,86

(N.B. il lato obliquo era quello che rimaneva incollato sulla parte esterna della cartucciaconfezionata).- per arrotolare la carta andava utilizzato un mandrino di legno lungo cm 18,95 , con diametro

di cm 1,52 (6 linee 9 punti): un’estremità era arrotondata, mentre l’altra, che accoglieva lapalla, era scavata con un incavo emisferico nel quale entrava un terzo della palla.

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(prosegue nella pagina successiva)

Visione completa della giberna e del fodero della baionetta.

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- una volta inserita la palla nell’involucro di carta, il bordo anteriore dell’involucro stesso dovevasopravanzare la palla di cm 1,35.- dalla parte opposta, la carta andava ripiegata il più possibile vicino alla polvere.- le confezioni erano in pacchetti di 10 o 15 cartucce (alternate testa a coda), con cartaripiegata ai due lati, e legati con spago, a croce.- i moschetti e le pistole da cavalleria avevano un calibro lievemente più piccolo, ma utilizzavanocartucce come quelle da fucile: entravano quindi più forzate, ma questo serviva a non perderela carica portando quelle armi con la canna rivolta in basso.- la carica della cartuccia per pistola da cavalleria era di grammi 8,15.- dopo le esercitazioni a fuoco sul campo, le palle ritrovate andavano “raccattate” per rifonderle.

...........................Fornitura di equipaggiamento per gli uominidi nuova leva (fanteria, artiglieria a piedi, genio), nel 1° annod’arruolamento:- due camicie- due paia di scarpe- due paia di calze di filo, o cotone- un colletto- un paio di stivaletti lunghi di stamina (penso ci si riferisca alle ghette)- un paio di stivaletti lunghi di tela- un sacco di pelle- un sacco di tela

Inoltre, dopo il primo anno di servizio:- due camicie e due paia di scarpe ogni anno.

pagina 18

Per tutte le altre news, classifiche e varie, collegati al sito www.cnda.it

La giberna napoleonicaconteneva nel blocco di

legno centrale cinquecartucce sciolte, con la

palla in alto. In ciascunodei due vani laterali un

pacchetto di quindicicartucce. Nella taschetta

anteriore pietre focaieed accessori.

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25 metriC

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PER LE CLASSIFICHE DI CAMPIONATO PER SPECIALITA’ A 25 - 50 - 100 METRIsono ammessi alla finale i primi 8 classificati e tutti quelli che hanno la media dell’ottavo.

ERRATA CORRIGE

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PRIMO GIORNO DELLA BATTAGLIA

2 divisioni di fanteria sudista proveniendo da nord ovest aggrediscono la cavalleria

nordista del generale Buford

Nonostante l’inferiorità numerica, grazie al proprio sacrificio, i cavalleggeri ritardano lo

sfondamento sudista tanto da permettere al resto dell’armata

del Potomac di accorrere e schierarsi sul campo di battaglia.

Nel 1999 ho avuto la possibilità divisitare il campo di battaglia di Gettysburg dipersona. Nei miei precedenti viaggi negliStati Uniti avevo avuto possibilità di visitarealtri siti storici, altre fortificazioni e luoghidella guerra civile americana, ma nienteregge il paragone con il campo di battaglia diGettysburg e la sua vastità.

La raggiera delle strade convergentiverso la cittadina ancora oggi fa risaltarequanto fosse strategica la sua posizione ecome questa ubicazione abbia influito nelledecisioni di entrambi i contendenti di accet-tare battaglia in questo luogo.

La vastità del terreno, la sua confor-mazione geografica, mostrano quanto siastato devastante l’urto dei 2 eserciti oppostiper questa porzione della campagna dellaPennsylvania con 4 lunghi giorni di lotta.

I nordisti da una parte con l’Armatadel Potomac forte di circa 95.00 uomini, gui-data del generale Meade, contro l’Armatadella Virginia Settentrionale formata da circa75.000 uomini e condotta dal generale Lee.

La guerra iniziata nel 1861 era ormaiarrivata al suo terzo anno.

Con vicende alterne ed alti e bassimilitari sia per il nord che per il sud, ora ipolitici della Confederazione chiedevano agran voce e Lee il colpo per distruggere laarmata del Potomac nordista e poter trattarecon il presidente Lincoln da una posizione diforza.

Il generale in capo sudista era ormaiun conoscitore profondo dell’anima dell’eser-cito nordista (d’altronde tutti i suoi avversarierano ex colleghi dell’esercito ante guerra).

Infatti i comandanti in capo nordistiche si erano succeduti, al vertice dell’Armatadel Potomac, Lee li battuti diverse volte.

La posizione della cittadina in pienoterritorio nemico, la necessità nordista dicoprire la capitale Washington, gli attriti fra ilpresidente Lincoln ed i suoi generali sul comecondurre la guerra, tutti gli indizi per luilasciavano intravedere un altro sanguinososcontro ma comunque ancora favorevole aicolori degli Stati Confederati del sud.

Gettysburgl’unico errore di Lee.

Le armi rigate cambiano la strategia.

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(prosegue nelle pagine successive)

TERZO GIORNO DELLA BATTAGLIA

Al comando del generale dell’artiglieria d’armata Alexander,

tutti i pezzi da campagna sudisti fanno fuoco contemporaneamente

per “ammorbidire” il centro dello schieramento nordista

e preparare il terreno alla carica della propria fanteria.

Come dargli torto. Se siesamina per esempio la tatticaadottata in precedenza dagenerali tipo McClellan oppureBurnside ci si chiede se il lumedella ragione non avesse abban-donato effettivamente il camponordista.

Ad esempio Burnside aFredericksburg sembrava averpianificato ed organizzato unvero e proprio “omicidio dimassa” dei suoi stessi uomini.

Non solo aveva scelto ilpunto più largo e profondo perl’attraversamento di un fiumenel periodo invernale, ma nonpago aveva aspettato quasi 5giorni, dando così modo ai con-federati di prepararsi e poiaveva ordinato la carica dellafanteria in salita contro repartisudisti che già ben trinceratiavevano letteralmente falciato, con i lorofucili a canna rigata ed i cannoni, le “giaccheblu” nordiste avanzanti in salita.

Molti veterani nordisti al termine dellabattaglia avevano definito il rumore dellafucileria sudista come “spaventevole” ed irisultati si erano visti.

La tattica della carica di fanteria atesta bassa contro posizioni nemiche potevaforse funzionare con la armi a canna lisciama non certo contro forze equipaggiate conarmi a canna rigata ed in più fortificate.

L’insegnamento che Lee avrebbedovuto ricevere dalla battaglia di Malvern Hill(o dei 7 giorni) del 1862 non gli fu però diconforto nei giorni di Gettysburg.

Il generale sudista, primo nel capireed adottare le trincee come elemento di manovra e strategia, aveva ancora qualchedifficoltà a rendersi conto di cosa fossediventato il combattimento fra truppe ormai

tutte armate con armi a canna rigata.Tutto questo influì sul giudizio di Lee.

Il generale sudista stava dimostrava ancorauna volta quale stratega egli fosse. Proprio aGettysburg stava riunendo la proprie forzeprecedentemente divise in brigate con movi-menti sincronizzati in presenza del nemico!!!

Egli accettò di battersi perchè quasicostretto dal nemico stesso il quale avevafermato le colonne di fanteria sudiste, cheaffluivano da nord/ovest verso Gettysburg,con una sola brigata di cavalleria.

L’apporto invece della cavalleria delsud, generale Stuart, che fino ad allora erastata gli occhi e le orecchie dell’armata dellaVirginia confederata, risultò quasi nullo.

Stuart, che arrivò solo al secondogiorno della battaglia, inseguiva la gloria terrorizzando la Pennsylvania ma si eralasciato sfuggire il movimento avversario ecosì la decisione di Lee fu presa senza avereinformazioni certe sul nemico.

Lo schieramento dei 2 opposti eserciti al secondo giorno della battaglia.

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Ufficiali e graduati di truppa del 5° Fanteria New York

con le varie uniformi adottate.

Durante la Guerra di Secessione americana non era insolito vedere

nei 2 schieramenti unità che indossassero uniformi “europee”

come quelle dei bersaglieri italiani,degli zouavi francesi o addirittura dei

garibaldini. Questi ultimi nel camposudista erano conosciuti come

le “Tigri della Louisiana”.

(prosegue dalla pagina precedente)

La posizione nordista a Gettysburgpoteva essere aggirata da sud.

La sinistra dei soldati di Lincoln era,come si dice in gergo, campata in aria, manon avendo ricevuto informazioni dagliesploratori della propria cavalleria, Lee ordinòalle fanterie di investire le posizioni nordisteinvece di girargli semplicemente intorno.

Le 2 colline chiamate Big Round Top eLittle Round Top invece rimasero in manonordista. La mancanza della cavalleria e delsuo lavoro di intelligence obbligava Lee adadattarsi allo schieramento nemico, senzapossibilità di effettuare manovre complicate.

Questa volta toccò ai reggimenti inuniforme grigia attaccare in salita le truppenordiste che, consapevoli delle aspettiativedei propri comandi, coraggiosamente leaspettavano in cima alle 2 colline.

Fu ancora la potenza delle armi dafuoco rigate, fucileria contro fucileria, a dareragione ai difensori.

Per un giorno intero i soldati deglistati schiavisti ripeterono gli assalti senzasosta ma ogni volta videro i vuoti fra le lorofila, allargarsi sempre più ed infine decimaticon fortissime perdite, rinunciarono.

Invece il centro del campo di battagliavedeva i nordisti in difficoltà. Sbagliando allineamento fra alcuni reparti, essi furonoributtati indietro dalla Cresta del Seminariodalle fanterie sudiste e questo fu l’ennesimoindizio fuorviante per il generale Lee.

La facilità dell’arretramento nordistaal centro era dovuta agli sbagli commessi infase di dispiegamento e non alla debolezzadei vari reparti impegnati.

Fra varie scaramuccie e cannoneggia-menti, manovre e contromosse si arrivò alpomeriggio del 3 luglio.

In base alle convinzioni maturate neigiorni precendenti Lee decise di giocarsitutto con uno sfondamento centrale delleproprie fanterie.

Concentrò la maggior parte della suaartiglieria al centro, lanciò una diversione anord per richiamare riserve nordiste versoquel settore e quindi fece cannoneggiare laparte centrale della linea avversaria contutte le munizioni che riuscì a trovare.

Dal canto loro i nordisti trinceraronola propria fanteria dietro ad un muretto (nonalto più di 50 cm.) e nonostante le notevoliperdite sostennero il bombardamento sudistaper tutta la sua durata, ritirando anzi alcunicannoni dalla linea del fuoco.

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(prosegue nella pagina successiva)

TERZO GIORNO DELLA BATTAGLIA

Nonostante il valore e lo sforzosovraumano dei confederati

di giungere a contatto del nemico, la cosidetta “carica di Pickett”

si arena sulle bocche dei cannoni caricati a mitraglia e sotto

il fuoco della fucileria nordista, che trincerata dietro un piccolo

muretto, tiene il centro dell’Armata del Potomac.

Le artiglierie nordiste non risposero alfuoco ed anzi spostarono fuori dalla portatadelle palle sudiste alcune batterie di cannonie serventi per far credere agli avversari chele loro cannonate fossero devastanti.

Al termine del fuoco tambureggiantedell’artiglieria confederata, lo spettacolo chesi presentò agli occhi delle rintronate truppenordiste accucciate o stese dietro il murettosulla cresta del Cimitero deve essere statoveramente impressionante.

Emersi dai boschi, erano schierati,come se fossero in parata, quasi 15.000 fantisudisti pronti ad avanzare contro di loro.Ufficiali sui propri cavalli, portabandiera conle proprie insegne al vento, spade sguainatee baionette innestate.

I veterani dell’armata sudista, super-stiti di tante battaglie ed altrettante vittorieerano pronti ancora una volta a dimostrateche l’impeto delle fanterie confederate eradavvero inarrestabile.

La cosidetta “carica di Pickett”, vistoche la prima divisione era quella guidata dalgenerale Pickett, portò quindi allo scontrodefinitivo.

Lee giocava tutto il peso delle suefanterie sulla bilancia della battaglia che sevinta per il sud avrebbe significato vittoriaquasi certa della guerra.

Così facendo però egli non volevaaccettare la superiorità tecnica di armi acanna rigata rispetto a quelle a canna liscia.

I fucili rigati utilizzati dalle giacche blunordiste riportarono l’ago della bilancia afavore dei soldati di Lincoln.

La carica iniziata a passo di parata eterminata di corsa, sotto una gragnuola dicolpi dei fanti e delle artiglierie del nord fuuna strage con circa il 50% delle perdite fra

morti e feriti (quasi tutti prigionieri). Dopo un primo momento di smarri-

mento, alla vista del nemico avanzante, i soldati nordisti reagirono bersagliando leschiere dei “mangia cotone” con un fuocopreciso e devastante.

L’uso di armi letali fino a circa 650/700 metri permise di battere il terreno delcampo di battaglia in profondità, spegnendonel sangue il coraggio dimostrato ancora unavolta dagli uomini del sud ai quali i gesti divalore compiuti quel giorno non valsero lavittoria.

A completare l’opera, nelle fasi finalidello scontro, furono i “cartocci” di mitragliache gli artiglieri unionisti utilizzarono per fer-mare la travolgente marea grigia sparandolia bruciapelo.

Il colpo per il sud fu letale. Le sueforze armate in pratica persero l’iniziativafino alla fine della guerra e la Confederazioneiniziò il declino che la portò alla resa diAppomattox 2 anni dopo.

La potenza delle armi a canna rigatae tanti altri fattori, che fanno considerare laguerra civile americana come la prima veraguerra moderna, non hanno però prodottoeffetti a lunga durata.

Infatti anche se con essa iniziò l’usomassiccio d’armi a canna rigata, a ripetizione,di mine terrestri e navali, trincee e fortifica-zioni come elementi tattici, di corazzate esommergibili, di produzione industriale dimassa per divise, calzature, cibi in scatola, isuoi insegnamenti furono invece dimenticati.

Invece il loro studio in tempo utile, daparte degli esperti militari europei, avrebberisparmiato milioni di morti nel primo, vero,conflitto mondiale, quello del 1914-18.

Giovanni Zauli

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La guerra civile, che scosse gli Stati Unitid’America del 1861 al 1865, oppose enormimasse d’uomini non certo pronte al combatti-mento.

Vista la dimensione ridotta che aveva l’esercito prima della secessione le unità regolarierano poche e se in maggioranza esse rimaserofedeli al nord, è da notare che una quantitàenorme di ufficiali era invece di origine sudista eche solo in pochissimi casi, tutti questi uominiaderirono alla causa confederata.

I cittadini in uniforme americani del1861-65 sin dai primi scontri, rivelarono ampia-mente il proprio valore sul campo di battaglia.

Lo spirito d’abnegazione che animavaquesti volontari, il sacrificio da loro mostrato neicombattimenti, la dedizione agli ordini ricevuti,trovano riscontro nella storia della guerra, solonei legionari romani della repubblica.

Questi volontari erano in grado di marciare per giorni e notti a volte con scarpe edindumenti non adatti, di sopportare privazioni edi superare uno stress psicologico tutto nuovoper i soldati, causato proprio dal nuovo tipo diguerra “moderna” che essi combattevano.

Si dimostrarono soldati capaci diimparare velocemente ed applicare tattiche emedodi di combattimento nuovi, costruendo odistruggendo strade, fortificazioni, trincee, navi,ferrovie, tunnel, ponti, ecc...

Per questo le unità dell’Unione e dellaConfederazione possono essere ascritte senzadubbio fra le formazioni d’elitè della storia deglieserciti mondiale.

Per il resto si dovette improvvisare tutto.Reperire gli armamenti, cercando di uniformarli,produrre la polvere da sparo, approviggionare ivari reparti di: uniformi, buffetteria, calzature, coperte, vettovaglie, forniture sanitarie, ecc...

Oltre alla necessità di addestrare questicittadini in uniforme c’era il problema dellaproduzione o dell’acquisto di armi da fornirgli.

L’U.S. Army un’arma a canna rigatal’aveva già adottata nel 1855.

All’inizio della guerra le truppe unionisteavevano in dotazione il fucile Springfield modello1860.

Il suo peso relativo, 4 chilogrammi circa,abbinato alla precisione di tiro ed alla lunga gittata utile fino a quasi 550/600 metri, ne facevaun’arma vincente per le fanterie in divisa bluanche se il laborioso caricamento ne rallentavala cadenza di tiro.

Il munizionamento era costituito da pallottole Miniè semplificate, mancando il tassellonel fondo ed esse venivano forzate nelle rigaturedella canna dalla sola pressione del gas.

Le armi dei sudisti invece all’iniziofurono delle più varie. Da quelle catturate neidepositi del governo rimasti nel sud, a quellepersonali delle varie milizie volontarie si arrivòinfine al fucile a canna rigata inglese Enfieldacquistato durante il conflitto dal governo diRichmond ovunque ne trovasse disponibili.

E non sempre c’era tempo per curarel’uso delle armi in dotazione alle truppe inmaniera completa.

Il problema principale per i comandi eralo shock da combattimento che mandava fuorisincronia molti soldati.

La quantità delle armi con la loroaumentata potenza, presenti sul campo dibattaglia moltiplicava gli effetti del logorio nervoso producendo un tipo di “ferito” nuovo.

Tantissimi ricaricavano più volte senzamai sparare, altri dimenticavano di inserire lapalla e via dicendo.

La quantità di fucili che alla fine d’ognibattaglia veniva raccolta dell’esercito cherimaneva padrone del campo rivelava questo inmaniera molto chiara.

L’introduzione dei fucili a ripetizione,prima ai reparti di cavalleria, poi anche a quellidella fanteria ridusse il problema, ma comunquequalche generale si opponeva comunque perevitare il ”consumo indiscriminato” dellemunizioni.

Giovanni Zauli

Cittadini in uniforme.Pregi e difetti di soldati “improvvisati”.

Lincoln a sinistra e Lee a destra.

Chi erano i concittadini del

2 leader americani che combatterono

la guerra di Secessione?

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Dopo la presentazione dei fucili Mortimer, famiglia di rinomati armaioli londinesi, la Davide Pedersoliha gradito molto la menzione delle proprie armi nel volume “The Mortimer Gunmakers 1753-1923” di H.Lee Munson. Essere citati in una pubblicazione così importante, e in termini molto positivi, non può cheinorgoglire e testimoniare quanto lo studio storico dei modelli in produzione e la loro accurata realizzazionevengano svolti dall’azienda gardonese.

La scelta di appaiare ai mitici fucili anche le pistole di Mortimer è stata per la Pedersoli un passoindispensabile e quasi naturale. Le armi riportano sulla canna il riferimento di Harvey Walklate Mortimer,fratello più giovane del Thomas (1755-1824) attivo all’indirizzo 44 Ludgate Hill di Londra. H.W. Mortimerfu operativo dal 1780 al 1799 al civico 89 di Flat Street, sempre a Londra. Dal 1789 anch’egli, oltre al

fratello Thomas, si poteva fregiare dellaqualifica di “Gun Maker to His Majesty”.

La caratteristica peculiare della pistolaMortimer è senz’altro l’impugnatura a manicodi sega, una soluzione che, oltre a conferireall’arma un particolare fascino, molto in controtendenza rispetto ai noti canoni esteticidelle scuole armiere dell’epoca, garantisceuna presa costantemente uguale ogni voltache essa viene impugnata. Ma a trarne vantaggio è anche una maggiore lunghezzadella linea di mira visto che la parte superioredell’impugnatura è allineata a essa tramiteuna scanalatura che dalla base posterioredella tacca giunge, passando per lo spaccodella vite della codetta e rastremandosi, fino

alla parte apicale posteriore del legno.Sui fianchi dell’impugnatura sono stati

creati due pannelli zigrinati a passo fine siaper migliorare la presa sia perché così erasugli esemplari originali.

Fra i successi più significativi in ambitosportivo possiamo ricordare le medaglie d’oroin Cominazzo in occasione dei campionatimondiali di Lucca nel 2002 e di Bordeaux nel2006, nonché la medaglia d’oro in Wogdonnel campionato europeo del 2011 ad Hamina,in Finlandia.

La meccanica dell’acciarino contemplauna sicura a stanghetta azionabile linear-mente tramite un piccolo tasto posto dietro ilcane. Essa può essere inserita quando il canesi trova in posizione di mezza monta e, oltrea sommarsi a quella tipica della posizione intermedia del cane, tale sicura impedisce, quando inserita, diarmare il cane nella posizione di sparo.

Sulla canna compare la scritta H.W. MORTIMER & SON LONDON / GUN MAKERS TO HIS MAJESTY,su due righe.

Le pistole Mortimer prodotte dalla Pedersoli presentano in entrambe le versioni, quella a pietra focaiae quella a percussione, una canna da 255 mm, con una lunghezza totale di 400 mm; il peso varia da 1,00

kg delle versioni in calibro .44 a 1,050 kg diquella in calibro .44 a canna liscia fino a1.100 kg di quella calibro .36 a percussione.

In tutti i modelli con canna rigata la cannaè solcata da sette principi ottenuti tramitebrocciatura che sviluppano un passo di 450 mm(1:18”). Fra essi vi è anche una versione apietra focaia destinata al mercato estero.

Il fissaggio della canna al calcio avvienetramite il tradizionale sistema del rampone diculatta che va a incastrarsi nella corrispon-dente sede ricavata nella codetta di basculafissata al calcio. Una chiavetta trasversaleche si inserisce nel tenone fissato sotto lacanna completa l’assemblaggio. Un sistemache, come tutti i tiratori sanno, permette un

immediato smontaggio. Tutte le canne, sia ad anima liscia sia rigata, sono cromate internamente.Per quanto riguarda i congegni di mira, sono presenti un mirino a lama con base a coda di rondine

Le pistole Mortimerdella Davide PedersoliDa oltre dieci anni la famiglia Mortimer di Casa Pedersoli si è allargata con la presentazione didue pistole particolarmente attraenti per il loro stile. Con la loro impugnatura a manico di sega,rappresentano un peculiare capitolo della storia armiera europea.

(a cura dell’ufficio stampa Davide Pedersoli)

La pistola Mortimer Standard a pietra focaia.

La pistola Mortimer Standard a percussione.

La pistola Mortimer Deluxe a piera focaia.

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inserita nella canna e una tacca di mira, con visuale a V, regolabilein verticale e alloggiata in una apposita sede ricavata sulla codettafissata al calcio. La regolazione può essere fatta agendo su unapiccola vite posta dietro la tacca stessa. Tale vite è esterna, e quindisubito accessibile, nella Mortimer a percussione; nella Mortimer apietra focaia, invece, è necessario smontare la codetta poiché talevite è posta inferiormente a essa. L’unica porzione della vite diregolazione visibile dall’asterno è soltanto la sua parte terminale.

Gli allestimenti Deluxe spiccano per l’accentuata eleganzaconferita dalle incisioni sugli acciarini e sui fornimenti (paragrilletto,coccia, tubetto porta bacchetta, codetta, vite cartella) e dai rimessiin oro (due bordini nella zona del tappo di culatta) sulla canna chepresenta un colore marrone. Il colore argento vecchio è statoriservato ai fornimenti.

Per testimoniare la validità balistica delle pistole Mortimer,corrediamo queste note con due rosate di prova effettuate pressoil balipedio dell’azienda.

Una, di tredici colpi, è stata effettuata con la Mortimer a percussione in calibro .36. L’arma è stata caricata con 13 grani di polvere Svizzera n. 1, su cui è stato posto un pari volume disemolino, e proiettile sferico calibro .354 (8,99 mm) avvolto inpezzuola dello spessore di 0,18 mm lubrificata con Dunlubri. Traun colpo e l’altro è stata affettuata la pulizia della canna.

L’altra rosata, di cinque colpi, ha visto in azione la pistolaMortimer in calibro .44 a pietra focaia. L’arma è stata caricata con28 grani di polvere tedesca Pow-Ex FFFg, su cui è stato posto unpari volume di semolino, e proiettile sferico calibro .435 (11.05mm) avvolto in pezzuola con spessore di 0,18 mm lubrificata conDunlubri

Davide Pedersoli & C., via Artigiani 57, 25063 Gardone Val Trompiapistola ad avancarica, con sistema di accensione a pietra focaia o a percussionecanna, acciarino e fornimenti in acciaio; calcio in legno di noce; calcatoio incornocanna colore acciaio; calcio con pannelli zigrinati e lucidato a oliolunga 255 mm400 mmnegli allestimenti Deluxe: acciarino e fornimenti con incisioni e finituraargento vecchio, canna brunita colore marrone, rimessi in oro sulla canna

FabbricaTipo

Materiali

FinituraCanna

Lunghezza totaleNote

Scheda Tecnica

.36 o .44; canna con 7 righe che sviluppano un passo di 450 mm (18”)mirino a lama su base inserita a coda di rondine; tacca di mira inseritanella codetta e dotata di vite esterna per la regolazione verticale1,100 kg con canna cal. .36; 1,000 kg con canna cal. .44€ 870,00 (€ 1.767,00 la versione Deluxe)

CalibroCongegni di mira

PesoPrezzo

Pistola Mortimer a percussione

.44mirino a lama su base inserita a coda di rondine; tacca di mira inserita nellacodetta e dotata di vite interna, non visibile, per la regolazione verticale1,050 kg a percussione; 1,000 kg con canna rigata€ 929,00 (€ 1.817,00 la versione Deluxe)disponibile anche con canna rigata (7 righe, passo 450 mm)

CalibroCongegni di mira

PesoPrezzo

Note

Pistola Mortimer a pietra focaia

Rosata di tredici colpi effettuata con lapistola Mortimer calibro .36 a percussione.

Rosata di cinque colpi effettuata con lapistola Mortimer calibro .44 a pietra focaia.La pistola Mortimer Deluxe a percussione.

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Vendo splendido fucile a micciaArtax, come nuovo, preparato pergare CNDA (acciarino, impugnatura)preciso e molto bilanciato. Possibilitàdi prova presso poligono di Milano.Lungh. canna 85cm. lungh. totale127 cm. circa, cal. .45Si. € 850Emanuele 334.6404373

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La lunghezza totale dell’arma si attesta a 1.037 mm. Le rifiniture, sia esterne – quindi estetiche –,che interne – quindi meccanico-funzionali (foto 8) –, sono moltobuone. L’arma è sottile, perfetta-mente equilibrata nella distribu-zione dei pesi, e offre un ciclo diarmamento-sparo-espulsione-riarmamento veloce, preciso epiuttosto fluido: non dico fluidissimoperché la finitura e la meccanicainox “rallentano” un po’ la tipicaazione 1886. Infatti, nei modelli1886 e 1886 Trapper della ChiappaFirearms, la fluidità è quella tipicadell’originale 1886. Il Kodiak èun’arma particolare per usi parti-colari, studiata quindi con prero-gative estremamente diverse daquelle del cowboy shooting.

MIREData la sua funzione

multimpiego (cacciatore/guida di caccia), questa carabina grazie a 4 fori filettati sulla canna ha lapossibilità di montare slitte standardWeaver (modello 48447 63BS) per

l’impiego di cannocchiali e punti rossi, oltre alle mire metalliche standard o Express Rifle, compresa la specialediottra Skinner (peep sight) - fornita di serie dal costruttore - e montata sui primi due fori filettati.

Una nota importante: quando parlo di cannocchiali, intendo ovviamente del tipo a lunga focale(handgun o scout scopes), vista la collocazione molto avanzata della slitta rispetto agli occhi del tiratore.La diottra Skinner (foto 9) è particolarmente adatta sia al tiro mirato che d’imbracciatura soprattutto perché il foro è completamente regolabile tramite un doppio cerchio filettato montato sulla diottra stessa.

La diottra Skinner è completamente regolabile sia in alzo che in deriva. Riguardo il mirino, il costruttorene ha previsto uno classico a pinna di squalo, nero. Io l’ho sostituito con uno della LPA in fibra ottica rossapoiché l’ho trovato di più facile e rapida acquisizione del bersaglio, soprattutto quando esso sia costituitoda un cinghiale in corsa.

LA MUNIZIONE DEL TESTPer il .45-70 Government esiste sul nostro corrente mercato un numero sufficiente di munizioni

commerciali, quasi tutte impostate sulla palla Hollow Point da 300 grani: fa eccezione soltanto lapesantissima e lenta munizione by Remington con palla da 405 grani. Anche se tale numero dimunizionamenti con palla da 300 grani appare esiguo – sono tre: Winchester JHP, Remington Semi-JHP eFederal Hot-Cor HP -, esso si rivela più che sufficiente per l’impiego “nostrano”, ovvero la caccia alcinghiale in battuta. Delle tre munizioni, le due più potenti (anche se di pochissimo), sono le Winchester ele Federal. Il resto è affidato alla ricarica, mediante la quale questo calibro è in grado di fornire prestazionisimili e, in alcuni casi, addirittura superiori, al .458 Winchester Magnum. In ogni caso, se l’utente si recaa caccia all’estero con quest’arma, può trovare munizioni Custom davvero spaventose: Garrett, Buffalo ePMC in primis. Come accennato poc’anzi, Hornady già distribuisce da tempo una nuova tipologia dimunizione in .45-70 appositamente progettata per le armi a leva,chiamata LeverEvolution, e distribuita da Bignami. Tra le tre concorrenti standard disponibili attualmente sul mercato, per questotest ho scelto la munizione Federal Classic/Power Shok con pallaSpeer Hot-Cor Hollow Point (foto 10). Questa palla abbina grandicapacità di penetrazione, grazie alla sua robustezza garantita dalsistema Hot-Cor, con un ottimo livello di espansione e di cessioned’energia grazie proprio alla punta cava. Costruire buone palle per icalibri pesanti e lenti non è così facile come si pensa, tanto cheHornady ha dovuto investire molte risorse per riuscire a svilupparela sua nuova LeverEvolution, una palla che sembra offrire prestazioniancora superiori a ciò che si è visto sinora. Staremo a vedere. Per ilmomento, gli utenti di questo binomio possono cacciare più chetranquillamente i propri cinghialoni, non solo in Italia ma anchenell’Est Europeo, Turchia e Sus scrofa attila compresi: non si dimentichi,

Replica e molto oltrePer gli estimatori delle armi a leva, il modello Winchester 1886 rappresenta il principalepunto di riferimento per queste carabine in assetto da big game hunting. Chiappa Firearmsha dato il suo tributo a questa autentica icona con tre repliche che coniugano perfettamentedue sinergiche esigenze: fedeltà all’originale ed evoluzione della specie, maggiormentemirata a un moderno utilizzo venatorio extreme. Parliamo del kodiak 1886 calibro 45-70.

Testo e immagini di Alessandro Magno Giangio(seconda parte)

fig. 8

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infatti, che questa palla da 300 grani fornisce tra 0 e 50 metri oltre 300 Kgm di energia.Eccovi di seguito i dati salienti della munizione Federal da me testata secondo quanto fornitodalla casa madre:Federal Classic/Power Shok con palla Speer hot-Cor hP-FP da 300 grani

Velocità alla bocca: 1.880 piedi al secondo (573 m/sec)Energia alla bocca: 2.355 foot pounds (326 kgm)Energia a 90 metri: 1.815 foot pounds (251 kgm)Energia a 180 metri: 1.355 foot pounds (187 kgm)

Al momento di andare in edicola con questo articolo-test,mi giunge notizia che è in distribuzione da pochissimo tempo, tramite l’importatore Paganini, la nuova munizione commercialeBarnes VOR-TX con palla da 300 grani TSX Flat Base che si preannunciadavvero ottima per il cinghiale, munizione che aspetto di avere incasa per provarla sul campo.

PROVA AL POLIGONOData la tecnica di caccia prescelta per il test del Kodiak e

la scelta di utilizzare l’arma con le mire originali (pacchettoSkinner), ho optato per un azzeramento sulla distanza dei 50 metri.Posizionato il bersaglio nero con il 10 e la Mouche esaltati in

arancione fluorescente mediante adesivo Target Spot della Birchwood Casey, eseguo i primi tre tiri: la rosataottenuta è di soli 32x29 mm. Lascio raffreddare la canna e poi eseguo altri tre tiri per una rosata di appena28x27 mm. Occorre prenderci la mano con le mire peep sight, soprattutto con un bersaglio in movimento,ma una volta capita la dinamica dell’imbraccio dell’arma e dell’allineamento occhio-mirebersaglio, il risultatoè eccellente. Una nota personale: con le mire a diottra o peep sights è possibile utilizzare sia il solo occhiodominante tenendo l’altro chiuso, che entrambi gli occhi aperti, il che permette una facile abitudine sia achi tira d’imbracciatura, sia a chi effettua un tiro mirato. Rinculo e rilevamento all’esecuzione del colporisultano molto contenuti e perfettamente controllabili, tanto da consentire una rapida espulsione e riarmodella nuova cartuccia, questo grazie soprattutto alla perfetta distribuzione dei pesi dell’arma e dal suopeso. Sul bersaglio dei 100 metri, con le semplici mire Skinner, ho ottenuto una rosata di tre colpi pari a37x42 mm, un risultato anche questo che ci parla di un’arma costruita molto bene.

A CACCIA DI CINGhIALI IN BATTUTAI miei test di caccia al cinghiale in battuta si sono svolti sia con la mia squadra, l’Orecchio Nero di

Mulinaccio (Monte Giovi 3/A), sia durante altre battute nelle due ATC SI 18 e 17. Veniamo ora agli abbattimenti e ai relativi commenti.

Animale numero 1. Cinghiale di circa 60 kg, maschio. Distanza di tiro: 25 m ca. Posizione del cinghiale: di 3/4 in corsa rapidissima verso la posta. Sparati due colpi sull’animale. Spazio percorso dalcinghiale dopo i due tiri: bloccato entro 3 metri dal primo colpo. Punto di penetrazione dei proiettili: dietro spalla e collo, con diametri dei fori d’entrata pari al diametro proiettile, e fori d’uscita di circa 1.5x.Note. In questo abbattimento sono stato testimone sia della perfetta brandeggiabilità e velocità di riarmamento dell’arma sui tiri a corta distanza su animali in corsa, sia dell’ottimo potere d’arresto del duocalibro-munizione impiegati. La perdita di carne è risultata accettabile.

Animale numero 2. Cinghiale di circa 75 kg, femmina. Distanza di tiro: 50 m ca. Posizione del cinghiale: di ¾ in corsa rapida verso il lato sinistro della posta. Sparato un solo colpo sull’animale. Spaziopercorso dal cinghiale dopo il tiro: l’animale è crollato sul posto. Punto di penetrazione della palla: regioneavanzata scapolo-omerale sinistra alta, con diametro del foro pari al diametro palla. Punto di uscita delproiettile: la palla ha attraversato entrambe le spalle, con diametro del foro d’uscita pari a circa due diametri circa del proiettile. Note. Il proiettile Federal HP-FP da 300 grani è entrato e uscito bloccando l’animale sul posto, prova di un buon bilanciamento tra cessione d’energia e penetrazione. La perdita dicarne è risultata accettabile, visto il punto di impatto del proiettile.

Animale numero 3. Cinghiale di circa 70 kg, femmina. Distanza di tiro: 70 m ca. Posizione delcinghiale: di perfetto orizzontale al trotto, verso il lato destro della posta, in alto. Sparato un solo colposull’animale. Spazio percorso dal cinghiale dopo il tiro: l’animale è stato bloccato sul posto. Punto di penetrazione della palla: regione scapolo-omerale destra bassa, con diametro del foro pari al diametro palla. Punto di uscita del proiettile:il proiettile ha attraversato e perforato entrambe le spalle, con diametro del foro d’uscita pari a 3 diametri circa del proiettile. Laperdita di carne è risultata soddisfacente. Note. Questa munizioneabbinata con il calibro .45-70, sebbene di concezione classico-standard, si è rivelata ancora ben sfruttabile nella caccia al cinghialein battuta, soprattutto perché è ben equilibrata e costante, sia comeprestazioni balistiche esterne che terminali. Chiaro che oggi il mercato offre di meglio – leggi LeverEvolution e Barnes VOR-TX –,ma per chi non desidera “le botte” sulla spalla o gli ovvi costi in più delle munizioni high-tech, sa dove poter rivolgere le proprieattenzioni senza per questo rinunciare a precisione e letalità.

CONSIDERAZIONI FINALIDa sempre sono molto legato a questa tipologia d’arma poiché amole armi solide, affidabili e precise, quelle insomma sulle quali possoessere sempre in grado di contare soprattutto nei momenti difficili: questa predisposizione mi deriva daglianni vissuti in Africa e dagli oltre 150 viaggi di caccia grossa in Africa e Nordamerica, luoghi dove questequalità sono obbligatorie, non certo optional. Quello che più mi ha impressionato del Kodiak è la sua eccezionale capacità di adattamento, per qualità meccaniche, balistiche e funzionali, in qualsiasi contestovenatorio, semplicemente cambiando munizione e/o pacchetto di mire. Un valore aggiunto notevole perun’arma che, basata su un principio ispiratore antico di 125 anni, ancora può dire la sua con estrema autorevolezza. Il prezzo di vendita, quindi, non soltanto vale l’acquisto ma si può considerare concorrenzialevisto il rapporto qualità-prezzo prestazioni dell’arma e il suo retaggio.

fig. 9

fig. 10

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