IL SISTEMA DI PROTEZIONE SOCIALE IN LETTONIA · lavorativa, disoccupazione ed in tutti glia altri...

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1 IL SISTEMA DI PROTEZIONE SOCIALE IN LETTONIA La legislazione Lettone non fornisce un’esplicita definizione del termine “sicurezza sociale”, a cui però si può risalire tramite la Costituzione e la legge On Social Security, le quali fanno riferimento ad una serie di diritti sociali garantiti a tutti i residenti. La prima stabilisce che “ ognuno ha il diritto alla sicurezza sociale in caso di vecchiaia, inabilità lavorativa, disoccupazione ed in tutti glia altri casi previsti dalla legge. Lo Stato provvede a supportare e proteggere il matrimonio, la famiglia, i diritti dei genitori e dei figli. Altresì fornisce un sostegno particolare ai minori disabili, senza genitori o che sono stati vittime di abusi. Lo stato si impegna a tutelare la salute garantendo livelli di assistenza medica di basi per ciascuno. Ognuno ha il diritto all’istruzione.” La seconda invece definisce i principi di base del sistema di sicurezza sociale, suddividendoli in: - diritti collegati all’istruzione e al lavoro; - diritto all’assicurazione sociale; - alla salute; - al rimborso per alcuni tipi di spese familiari; - all’assistenza sociale; - atri diritti, come l’integrazione delle persone disabili, etc…. I piani di sicurezza sociale sono regolamentati dalla legislazione governativa e l’intero sistema è suddiviso in 4 componenti: 1. Assicurazione Sociale; 2. Salute; 3. Indennità Statali; 4. Assistenza Sociale. La prima è obbligatoria per tutti i lavoratori subordinati e gli autonomi residenti nel territorio lettone e copre i rischi di morte, vecchiaia, inabilità lavorativa, incidenti sul lavoro, malattie professionali e disoccupazione. Il sistema sanitario nazionale garantisce a tutti i residenti un gamma minima di servizi. Per il ricovero ospedaliero il paziente deve provvedere ad un pagamento che non supera mai il 15% del costo delle prestazioni mediche erogate, a meno che non desideri una stanza privata con particolari comfort. Le Indennità statali e l’Assistenza sociale sono regolamentate dalla legge sull’Assistenza Sociale, sono finanziati tramite il sistema fiscale e sono disponibili per tutti i residenti che soddisfano specifici criteri. L’erogazione delle prestazioni di assistenza sociale è sottoposta al meccanismo dei means-tested, è divisa in prestazioni monetarie o servizi sociali, entrambe fornite dalle municipalità locali e dallo Stato. Tale Sistema è supervisionato dal Ministero del Welfare, il quale è composto dai seguenti dipartimenti: - Department of Social Insurance, Social Assistance, Labour, Helath, Environmental Health, Pharmacy, Social Policy Development, European and Legal Issues, Financing and Budget Department and the Administrative Department. L’amministrazione dell’assicurazione sociale obbligatoria è altamente centralizzata al contrario di quella relativa all’assistenza sociale, fortemente decentralizzata. La legge “On Local Governments”, entrata in vigore il 1 gennaio 1995, ha rapidamente aumentato l’autonomia degli enti locali in seguito al decentramento dell’organizzazione dei servizi sociali iniziato nel 1994. Il dialogo attivato dalle istituzioni pubbliche con i partner sociali fa riferimento principalmente alle associazioni di lavoratori, sindacati e organizzazioni non governative (NGO). Tra le prime le maggiori sono la Free Trade Union Association of Latria (FTUAL) ed il Employers’ Confederation of Latria (ECL). La FTUAL è un sindacato che riunisce 27 unioni di categoria e si basa sui principi di equità tra i membri, solidarietà, trasparenza, rappresentazione democratica e cooperazione con le NGO nazionali ed estere al fine di tutelare gli interessi degli associati.

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IL SISTEMA DI PROTEZIONE SOCIALE IN LETTONIA La legislazione Lettone non fornisce un’esplicita definizione del termine “sicurezza sociale”, a cui però si può risalire tramite la Costituzione e la legge On Social Security, le quali fanno riferimento ad una serie di diritti sociali garantiti a tutti i residenti. La prima stabilisce che “ ognuno ha il diritto alla sicurezza sociale in caso di vecchiaia, inabilità lavorativa, disoccupazione ed in tutti glia altri casi previsti dalla legge. Lo Stato provvede a supportare e proteggere il matrimonio, la famiglia, i diritti dei genitori e dei figli. Altresì fornisce un sostegno particolare ai minori disabili, senza genitori o che sono stati vittime di abusi. Lo stato si impegna a tutelare la salute garantendo livelli di assistenza medica di basi per ciascuno. Ognuno ha il diritto all’istruzione.” La seconda invece definisce i principi di base del sistema di sicurezza sociale, suddividendoli in:

- diritti collegati all’istruzione e al lavoro; - diritto all’assicurazione sociale; - alla salute; - al rimborso per alcuni tipi di spese familiari; - all’assistenza sociale; - atri diritti, come l’integrazione delle persone disabili, etc….

I piani di sicurezza sociale sono regolamentati dalla legislazione governativa e l’intero sistema è suddiviso in 4 componenti:

1. Assicurazione Sociale; 2. Salute; 3. Indennità Statali; 4. Assistenza Sociale.

La prima è obbligatoria per tutti i lavoratori subordinati e gli autonomi residenti nel territorio lettone e copre i rischi di morte, vecchiaia, inabilità lavorativa, incidenti sul lavoro, malattie professionali e disoccupazione. Il sistema sanitario nazionale garantisce a tutti i residenti un gamma minima di servizi. Per il ricovero ospedaliero il paziente deve provvedere ad un pagamento che non supera mai il 15% del costo delle prestazioni mediche erogate, a meno che non desideri una stanza privata con particolari comfort. Le Indennità statali e l’Assistenza sociale sono regolamentate dalla legge sull’Assistenza Sociale, sono finanziati tramite il sistema fiscale e sono disponibili per tutti i residenti che soddisfano specifici criteri. L’erogazione delle prestazioni di assistenza sociale è sottoposta al meccanismo dei means-tested, è divisa in prestazioni monetarie o servizi sociali, entrambe fornite dalle municipalità locali e dallo Stato. Tale Sistema è supervisionato dal Ministero del Welfare, il quale è composto dai seguenti dipartimenti:

- Department of Social Insurance, Social Assistance, Labour, Helath, Environmental Health, Pharmacy, Social Policy Development, European and Legal Issues, Financing and Budget Department and the Administrative Department.

L’amministrazione dell’assicurazione sociale obbligatoria è altamente centralizzata al contrario di quella relativa all’assistenza sociale, fortemente decentralizzata. La legge “On Local Governments”, entrata in vigore il 1 gennaio 1995, ha rapidamente aumentato l’autonomia degli enti locali in seguito al decentramento dell’organizzazione dei servizi sociali iniziato nel 1994. Il dialogo attivato dalle istituzioni pubbliche con i partner sociali fa riferimento principalmente alle associazioni di lavoratori, sindacati e organizzazioni non governative (NGO). Tra le prime le maggiori sono la Free Trade Union Association of Latria (FTUAL) ed il Employers’ Confederation of Latria (ECL). La FTUAL è un sindacato che riunisce 27 unioni di categoria e si basa sui principi di equità tra i membri, solidarietà, trasparenza, rappresentazione democratica e cooperazione con le NGO nazionali ed estere al fine di tutelare gli interessi degli associati.

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L’ECL invece è un’organizzazione non-governativa libera ed indipendente che riunisce gli impiegati e le associazioni registrate con la finalità di coordinare i rapporti di questi ultimi nei processi di negoziazione con le istituzioni pubbliche ed i sindacati relativi alle questioni socio-economiche. Negli ultimi anni il numero delle NGO è cresciuto enormemente così come il loro ruolo all’interno della sfera politica. Attualmente sono registrate 6.000 NGO e 870 di queste hanno dato vita al NGO Centre il cui compito è quello di fornire supporto ed assistenza. In campo sociale sono attive numerose organizzazione di Pensionati e disabili. FINANZIAMENTO Il sistema di protezione sociale è finanziato per la maggior parte dal budget statale (15% PIL/General Government Consolidate Budget) il quale include:

- Basic State Budget (difesa, ordine pubblico, sicurezza ed istruzione); - State Social Insurance Budget; - Stae Health Insurance Budget; - Local Government Budgets.

SPESA SOCIALE IN BASE AL PIL (%)

0

5

10

15

20

25

1996 1997 1998 1999 2000

Social insurance

Social Assistance

Health-care

Employment

Total

Source: dati del Ministero delle Finanze, calcolati dal Ministero del Welfare

SPESA SOCIALE PUBBLICA (%)

0

10

20

30

40

50

60

1996 1997 1998 1999 2000 2001

Social Insurance

Pensions

Maternity and Sickness

Disability

Unemployment

Social Assistance

Health-care

Employment

Total

3

SERVIZI SOCIALI “Tutti i residenti nel territorio lettone, siano essi cittadini o meno, hanno il diritto a ricevere assistenza sociale e ad usufruire dei servizi sociali in caso di bisogno”. (art.3 L. sui Servizi Sociali 1996) Il Ministro del Welfare ha il compito di elaborare la strategia politica, le linee ed i principi guida e di amministrare i fondi statali. Lo Stato ha il dovere di assicurare ad un particolare gruppo di cittadini, con specifici bisogni, una gamma di servizi:

- riabilitazione professionale delle persone con disabilità; - riabilitazione sociale delle persone con problemi di udito e di vista; - riabilitazione sociale dei minori che hanno subito violenze; - riabilitazione sociale,in appositi istituti, di minori che tossicodipendenti o

alcoldipendenti; - sostegno a coloro che soffrono di disturbi funzionali; - riabilitazione sociale delle vittime di tratta.

Ma il ruolo fondamentale nell’erogazione di servizi spetta agli Enti Locali:

- offrono lavori socialmente utili a persone, famiglie e gruppi a rischio; - forniscono servizi sociali a famiglie con minori che si trovano in condizioni disagiate le

quali impediscono il corretto sviluppo del bambino; - valutano il livello di bisogno, le risorse umane e materiali dell’utente; - forniscono assistenza sociale; - valutano al qualità dei servizi erogati; - informano i cittadini dei servizi offerti all’interno del proprio territorio.

Un altro organo rilevante è l’Agenzia Nazionale dei Servizi Sociali, direttamente subordinata al Ministero del Welfare, la quale partecipa all’implementazione delle politiche sociali assicurando che la Legge venga attuata correttamente e controllando che la qualità dei servizi offerti corrisponda ai requisiti sanciti dagli appostiti regolamenti. Oltre agli Enti Locali possono erogare servizi sociali tutti i soggetti che rispondono a determinati requisiti posti dal Gabinetto dei Ministri e sono registrati nell’apposito registro di “fornitori di servizi sociali”. Tali servizi si suddividono in servizi domiciliari e residenziali. Nella prima categoria rientrano tutti i servizi erogati a domicilio da personale specializzato, assistenti sociali ed infermieri. Prima il comune valuta se la famiglia, quando presente, è in grado di prendersi cura del malato ed in seguito decide quale tipo di aiuto fornire (supporto psicologico e materiale se necessario). Al fine di promuovere l’inclusione sociale di tali soggetti si progetta di concerto con tutti gli attori in gioca un piano individuale integrato specifico per ciascun paziente. Il diritto a ricevere servizi di riabilitazione professionale spetta a tutte le persone in età lavorativa con un serio o moderato grado di disabilità, accertato dall’apposita commissione. Esistono inoltre i centri diurni in cui vengono realizzate attività a favore di individui con problemi fisici e mentali tra cui pensionati e malati. Nel secondo caso, quando la persona ha un elevato grado di non-autosufficienza si procede al ricovero in appostiti istituti. In questa categoria rientrano anche gli orfanotrofi. L’assistenza sociale ha invece lo scopo di fornire supporto materiale ed economico alle famiglie (o persone) in condizione di bisogno per soddisfare i bisogni primari coinvolgendoli in prima persona nel miglioramento della loro situazione (art 3 L. sull’Assistenza sociale). Gli assegni sono erogati dall’Ente Locale, il quale ne decide la tipologia, l’ammontare e le procedure di pagamento in base al bisogno riconosciuto all’applicazione dei means-teat:

- Assegno di assistenza sociale per le famiglie indigenti; - Contributi all’affitto; - Assegni di cura; - Mensa gratuita negli asili e scuole; - Rimborso per le spese mediche; - Contributi per le spese d’istruzione;

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- Assegni per i pensionati rimasti soli. Oltre a queste tipologie di assegni esiste un’altra categorie di indennità pagate dallo State Social Insurance Agency sotto la supervisione del Ministero del Welfare, la quale comprende:

- indennità di maternità; - malattia; - assegni familiari; - malattia professionale o incidente sul lavoro; - disoccupazione.

L’indennità di malattia è erogata ai lavoratori subordinati e agli autonomi dopo la certificazione medica dell’incapacità lavorativa. L’ammontare non deve essere inferiore al 75% dello stipendio per i primi due giorni di malattia e all’80% per i successivi. Il pagamento inizia a partire dal 15° giorno di incapacità lavorativa fino al ricovero o per un massimo di 52 settimane. E’ pagato dal 1° giorno nel caso in cui una persona abbia a carico un minore di 14 anni. L’assegno di maternità è pari al 100% del salario ed è concesso ai lavoratori subordinati ed agli autonomi per un massimo di 112 giorni, salvo in caso di complicazioni, 56 giorni prima del parto e 56 giorni dopo. Sono garantiti anche gli assegni di paternità pari all’80% dello stipendio per un massimo di 10 giorni. Gli assegni familiari sono erogati a favore di tutte le famiglie con minori al di sotto dei 15 anni di età (20 se frequentano la scuola secondaria). Il pagamento è mensile ed è pari al 20% dell’indennità di sicurezza sociale per il primo figlio, 1.2 volte per il secondo, 1.6 volte per il terzo ed 1.8 per i successivi. Un supplemento (35 LVL al mese) è garantito per i minori disabili sotto i 16 anni. La malattia professionale ha come conseguenza una disabilità temporanea o permanete. Nel primo caso l’assegno ha tutte le caratteristiche di quello della malattia ordinaria; nel secondo dipende dal grado di disabilità. L’80% per la perdita totale della capacità lavorativa, 75% se la perdita è compresa tra il 90 ed il 99%, 70% tra l’80 e l’89%. In seguito diminuisce di 5 punti percentuali per ogni grado successivo di disabilità fino ad un minimo del 25% tra il10 ed il14%. I titolari dell’indennità di disoccupazione sono coloro che sono regolarmente iscritti all’ufficio di collocamento ed hanno versato almeno i contributi per 1 anno e 9 mesi. L’ammontare dell’assegno varia a seconda della lunghezza del periodo di contribuzione e di disoccupazione. L’assegno è pari al 100% del salario per i primi 3 mesi, al 75% dal quarto al sesto ed al 50% dal settimo al nono.

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DISABILI Durante il regime comunista l’orientamento prevalente delle politiche pubbliche nei confronti delle persone disabili era quello di nascondere il problema. La situazione cambio radicalmente a partire dal 1990 quando la Lettonia conquistò l’indipendenza e le autorità di governo si impegnarono ad attuare numerose riforme del sistema legale e delle sue applicazioni concrete. E’ stata così ratificata la Dichiarazione Generale sui diritti Umani e sui diritti delle Persone Disabili e con Ritardi Mentali. Nel 1992 è entrata in vigore la legge “On the Medical and Social Protection of Disabled Persons” la quale, per la prima volta, definisce i diritti e gli obblighi dello Stato; regola le procedure di riconoscimento del livello di disabilità e della conseguente assistenza medica e sociale; assistenza sul lavoro e promozione dell’integrazione sociale. In seguito è stato adottato il Concepì Paper “Equal Opportunities for Everybody” in cui vengono indicati i destinatari e le azioni da intraprendere al fine di favorire la loro inclusione sociale fino al 2010. Nello stesso periodo sono state approvate la nuova legge sul Lavoro e quella sulla Protezione Lavorativa, emendate nel 2003 in conformità alle direttive Comunitarie (Transforming Disability into Ability). Inoltre, le persone con problemi di salute e disabilità hanno costituito più di 100 associazioni differenti, che raggruppano più di 15.000 membri; 23 di queste NGO hanno istituito nel 2002 “un’ umbrella organization” chiamata SUSTENTO. Secondo la legge sulla disabilità, tale status è concesso dalla State Commission for Medical and Working Capacity Expertise” per le persone sopra i 15 anni di età, poiché i minori costituiscono una categoria separata. In questo caso lo status di disabile è accordato dal medico di famiglia. L’art. 4 definisce una persona disabile “un individuo con un disturbo funzionale fisico causato da una malattia”. L’art. 5 (The Concepì of Disability) aggiunge che “la disabilità consiste in una limitazione persistente delle capacità fisiche e psichiche all’interno del corpo umano (non legato all’avanzare dell’età) che impediscono l’integrazione all’interno della società, deprivando l’individuo della capacità lavorativa e della possibilità di prendersi cura di se stesso autonomamente. Esistono 3 categorie di disabilità definite in base alle condizioni mediche, la stima del grado di perdita della capacità lavorativa e la possibilità di integrazione all’interno della società:

- Grave: - Media: - Lieve:

Nel settore educativo è utilizzato il termine “persona con bisogni speciali” e l’art. 7 della legge di riferimento specifica che uno dei principali gruppi è formato proprio da questi individui. Di conseguenza sono posti in essere speciali programmi d’istruzione in accordo con lo stato di salute e lo sviluppo del disturbo (art. 42). I grafici riportati in seguito mostrano che, alla fine del 2002, il 62% delle persone disabili di età compresa tra i 20 ed i 64 anni ha meno di 50 anni. I dati evidenziano anche che solo un terzo delle persone disabili economicamente attivi hanno ricevuto il riconoscimento ufficiale e meno del 7% risulta ,membro delle NGO.

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% DISABILITA' IN BASE ALL'ETA'

18,115,3

25

15,6

11,1

27,1

0

10

20

30

20-64 20-49 50-64

Latvia

EU (11)

% DISABILITA' IN BASE AL GENERE

18 18,2

14,616,6

0

5

10

15

20

Maschi Femmine

Latvia

EU (11)

% DISABILITA' IN BASE AL LIVELLO D'ISTRUZIONE

25,1

17,8

13,5

20,2

11,8

0

5

10

15

20

25

30

Elementare Secondaria Universitaria

Latvia

EU (11)

Il Governo Lettone negli ultimi anni ha data sempre più importanza alla questione dell’inclusione lavorativa delle persone con “bisogni speciali” e ciò è dimostrato anche dalle misure realizzate tramite il NAP. La SEA (State Employment Agency), in cooperazione coi datori di lavoro ed i fornitori privati di corsi di formazione ha applicato 3 differenti tipologie di misure per aumentare la competitività di queste ultime all’interno del mondo del lavoro:

- Fornitura di abilità di base (lingua e informatica) e formazione professionale; - Miglioramento delle capacità professionali e posti di lavoro sovvenzionati; - Formazione psicologica e miglioramento delle abilità comunicative.

Le azioni non sono rivolte solo ai disabili ma anche ai datori di lavoro con lo scopo di sensibilizzarli, informarli e convincerli ad assumere tali soggetti. Fino a questo momento le idee dei datori di lavoro erano viziate da pregiudizi e stereotipi circa la bassa produttività e la mancanza di capacità adeguate dei portatori di handicap. In breve tempo, il programma fu lanciato nella primavera del 2003, sono stati creati più di 500 posti di lavoro sovvenzionati dallo Stato in cooperazione con 339 imprese.

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MINORI I diritti dei minori sono tutelati dalla legge “On the Protection of Children’s Right” la quale pone particolare attenzione ai bambini con disabilità fisica e mentale. L’art. 54 sancisce che “un bambino con bisogni speciali deve godere dello stesso diritto, come ogni altro bambino, ad avere una vita normale, a svilupparsi, ad ottenere un’educazione generale e professionale adeguata alle sue capacità fisiche e psichiche e a partecipare alla vita della comunità”. Mentre l’art. 53 definisce il “minore con bisogni specifici” il bambino che soffre di un disturbo funzionale fisico causato da una malattia, incidente o difetto congenito il quale ha bisogno di cure mediche ed assistenza sociale”. La Costituzione, art. 110 cap. Basic Human Right, stabilisce la responsabilità dello Stato a prendersi in carico i minori disabili nel caso di perdita dei genitori o se sono stati vittime di violenza. La legge sulla tutela dei disabili parla dei minori solo nella quarta parte dell’art. 10, dove stabilisce che al di sotto dei 16 anni lo stato di disabile è determinato dal medico di famiglia in base a specifici indicatori di salute (Reg. 424 del 27/12/1999). Tradizionalmente la cura dei minori disabili era affidata solo a specifici istituti che non incoraggiavano la loro integrazione all’interno della società. I livelli di riabilitazione sociale e medica erogati non sono adeguati ai loro bisogni e spesso le famiglie non hanno la possibilità finanziaria per pagare il soggiorno in tali strutture. Anche nell’integrazione scolastica ci sono diverse difficoltà poiché non esistono ancora scuole miste ma istituti speciali. Inoltre non esiste ancora un database comprendente tutte le informazioni relative al problema e le statistiche non sono disponibili. La scarsità di informazioni della famiglie sulle possibilità di risolvere il loro problemi o sulle opportunità di trattamento rivestono particolare importanza nelle aree rurali.

MINORI DISABILI

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

7000

8000

9000

10000

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001

Numero di disabili in istituiti di

cura

Numero di disabili in famiglia

che ricevono le indennità

Numero di disabili registrati

Dal 1990 ad oggi il numero dei minori disabili è triplicato, da 2.612 a 8.965, ed ogni anno continua ad aumentare. Riguardo al tipo di disabilità si possono distinguere 3 tipologie predominanti:

- malattie nervose (30.2%); - malformazioni congenite, deformazioni e anomalie cromosomiche (27.4%); - disturbi mentali e comportamentali (13.9%).

Come evidenziato dalla tabella sovrastante, le possibilità di cura dei minori disabili sono essenzialmente due: il ricovero negli istituti statali finanziati dallo stato e la presa in carico da parte della famiglia. Il tipo di istituto in cui viene posto il disabile viene scelto in base all’età e alla gravità del problema. Esistono gli orfanotrofi, le case per minori (dall’1% al 3%) e d i centri di cura specializzati per i minori dai 4 ai 18 anni che soffrono di disturbi psichici e fisici di grado più elevato.

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Il problema maggiore è rappresentato dai minori con disturbi mentali, 66.3%, di elevata gravità. Negli ultimi anni quest’ultima si è trasformata in una vera e propria emergenza, soprattutto dal punto di vista del finanziamento da parte degli enti locali, i quali stanno promuovendo lo sviluppo di servizi alternativi e stanno valutando la possibilità di cooperare con le organizzazioni del Terzo settore (NGO) per la fornitura di tali servizi. Per i minori che restano in famiglia sono stati istituiti, a partire dal 1995, 12 centri diurni. Particolare è posta sull’istruzione scolastica “specifica” con l’obiettivo di fornire al disabile la conoscenza nelle materia generali, occupazionali e domestiche, al fine di favorire la propria integrazione in ambito lavorativo e all’interno della comunità in base al suo stato di salute. I livelli d’istruzione sono essenzialmente due:

- Pre-school education, in cui prevalgono i disturbi della parola (54%) e quelli della vista (15%);

- General special education (primari and secondary). Nel periodo 2001-2002 c’erano 64 istituti ed il numero ha continuato a crescere proporzionalmente al numro dei minori con disabilità fisica e mentale.

A sostegno delle istituzioni statali e locali sono intervenute le NGO con l’attuazione di numerosi progetti all’interno del programma THENAPA:

- “Inclusion and education of young people with disability in APA”, supportato dal Ministero dell’Educazione;

- “Social rehabilitation program”, finanziato dall’ONU; - “Empowerment of young people with disability toward participation in

active life”con lo scopo di sviluppare programmi di attività sociale;

- “Integrative Sport Education in Latvia” supportato dal programma internazionale Baltic American Project sull’integrazione dei disabili nelle attività sportive.

Inoltre, la Fondazione Children’s for Latria organizza ogni anno campi estivi ed invernali e la ong Save the Children fornisce aiuto legale, assistenza finanziaria e consultazioni di vario genere.

IL SISTEMA ECONOMICO PRODUTTIVO La prima metà degli anni Novanta è stata caratterizzata da notevoli cambiamenti nel sistema economico e produttivo in tutti e tre i Paesi Baltici. La quota del settore industriale nella composizione del PIL è significativamente diminuita così come la produzione nel settore agricolo, soprattutto nelle regioni dell’Est. Al contrario il settore di servizi è cresciuto notevolmente, offrendo maggiori opportunità di impiego. Nel 2000 il Terzo Settore riuniva il 64% dell’occupazione mentre quello industriale è sceso al 18.5% e quello agricolo al 15%.

Average employment by sector of economic activity, 1991 - 2000

in thousands 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000

TOTAL EMPLOYMENT 1387 1294 1205 1083 1046 1018 1037 1043 1038 1038

Agriculture, hunting and forestry 236 252 228 201 188 181 187 178 171 153

Fishing 12 7 7 8 5 5 6 6 5 6

Industry 371 328 278 227 214 202 209 192 184 188

Construction 130 85 66 60 56 58 60 63 64 65

Wholesale and retail trade 119 133 141 147 147 136 152 169 170 174

Hotels and restaurants 59 47 31 33 23 21 21 22 24 26

Transport and communication 107 101 104 95 92 90 89 90 88 85

Financial intermediation 7 9 10 11 14 15 15 15 16 16

9

Real estate & business 78 62 59 55 50 41 38 47 53 57

Public administration 24 36 44 48 57 61 63 64 64 64

Education 94 97 93 91 91 90 91 90 89 87

Health & social work 66 67 77 66 65 62 61 62 61 59

Other services 94 70 67 41 44 56 45 45 49 58

Source: IMF

Come si può notare dalla tabella sopra riportata il settore più a rischio è quello agricolo, caratterizzato dal più basso livello di qualità lavorativa. Il rischio però di incorrere in lavoro sotto-pagati e di basso livello interessa anche tutti gli altri settori. La Lettonia, come tutti paesi che ritrovano ad affrontare una transizione economica, ha dei salari molto bassi, che spesso non riescono ad assicurare nemmeno gli standard minimi di sussistenza. Ciò a causa della bassa produttività, l’alta competizione ed il livello salariale finanziato dal budget statale. Le condizioni di lavoro, inoltre, non sempre sono conformi ai requisiti di sicurezza imposti dalla legge e le discriminazioni di genere costituiscono un serio problema, in particolare nel settore privato.

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SITUAZIONE OCCUPAZIONALE ED INCLUSIONE LAVORATIVA La Lettonia ha raggiunto una certa stabilità economica solamente negli ultimi cinque anni, ponendo le basi per continuare la sua crescita. Il settore del business è stato migliorato e numero progressi sono stati realizzati nel processo di privatizzazione. Gli sviluppi positivi nel sistema economico nazionale non hanno però portato il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione. Uno dei problemi principali è relativo al finanziamento de sistema di protezione sociale. Mentre il numero dei pensionati aumenta, il numero delle persone economicamente “attive” diminuisce simultaneamente. Di conseguenza diminuisce anche il numero delle persone che pagano l’assicurazione obbligatoria. Uno dei risultati dei mutamenti economici avvenuti nell’ultima decade è il problema della povertà. Molte famiglie con due o più figli si sono trovate in situazioni molto difficili e precarie. Le statistiche inoltre mostrano che i bambini cresciuti in famiglie povere hanno spesso problemi legati all’educazione, abusi, attività criminali e disoccupazione. Tali svantaggi vengono portati avanti nelle generazioni successive, per cui un bambino povero corre un alto rischio di divenire un adulto povero. Le ricerche condotte finora evidenziano che l’esperienza di povertà riduce le aspettative di guadagno in età adulta del 30% rispetto alla media nazionale. L’economia lettone è stata duramente trasformata negli ultimi dieci anni, ed è stata caratterizzata da una crescita significativa del PIL rispetto alla media europea (7.5% nel 2003; 8.5% nel 2004 soprattutto grazie alla domanda interna). Ciò ha portato però ad una crescita delle disparità regionali, caratterizzata da un gap evidente tra zone urbane e rurali (in particolare nelle regioni dell’Est, Latgale, dove nel 2003 l’attività economica era di pari al 62% contro il 74% della capitale; così come il tasso di disoccupazione è molto maggiore,15.7%, rispetto a Riga, 3.7% ed ai distretti di Ogre e Saldus, 5.3%) e delle ineguaglianze di reddito. Queste ultime sono misurate grazie al coefficiente GINI, il quale è passato dal 34% nel 200 al 36% nel 2004. Mentre il tasso di occupazione nel 2003 ha raggiunto il 61.8% (66.1% per gli uomini ed il 57.9% per le donne) appena sotto la media dell’UE, quello di disoccupazione continua a rimanere molto elevato, 10.5% (disoccupazione di lungo periodo 4.3%; disoccupazione giovanile 17.9%). La Lettonia soffre anche di standard di vita molto bassi, un alto numero di persone è a rischio di povertà (16% nel 2002 e 43% nel 2003 dopo i trasferimenti sociali) ed ha seri problemi di deprivazione materiale. Prima di passare ad analizzare le cause della disoccupazione e le sue diverse forme occorre fare una precisazione riguardo alla definizione nazionale di tale fenomeno. Secondo la legge sull’Occupazione (On Employment Law) esistono due definizioni per misurare la disoccupazione: i “job-seeker” (i cosiddetti cercatori di lavoro) ed i disoccupati veri e propri. Nella prima categoria rientrano tutte le persone (registrate e non all’Ufficio del Lavoro)in età lavorativa che sono alla ricerca di un lavoro ed immediatamente disponibili. Il numero di questi è calcolato sulla base degli indicatori dell’ILO e corrisponde al tasso di disoccupazione misurato dall’Eurostat. I disoccupati veri e propri invece sono ugualmente dei “job-seekers” in età lavorativa (dai 15 sino alla pensione) ma sono tutti registrati presso l’ufficio del Lavoro.

LONG-TERM JOBSEEKERS

(% of economically active population)

0

4

8

12

16

1996 1997 1998 1999 2000

Totale

Uomini

Donne

12

TASSO DI DISOCCUPAZIONE

0

5

10

15

20

25

19996 1997 1998 1999 2000

Unemployed job seekers,

%of economically active

population

Registered unemployed,

%of economically active

population

TASSO DI DISOCCUPAZIONE

0

5

10

15

20

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001

EUROSTAT

CSB

Le ragioni principali dell’alto tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) sono dovute ad un’istruzione insufficiente o incompatibile con le richieste del mercato del lavoro e la mancanza di esperienza professionale. Mentre, per le persone adulte (55-66 anni) le cause sono da riscontrarsi nella mancanza di abilità e conoscenze aggiornate e quindi competitive sul mercato. Un altro importante gruppo ad elevato rischio di esclusione sociale è quello dei portatori di handicap. Le possibilità di trovare un lavoro per questi ultimi è molto limitata a causa di stereotipi e pregiudizi circa le loro capacità lavorative e le spese aggiuntive per rendere accessibile il luogo di lavoro ed i relativi macchinari. Inoltre ad impedire la loro integrazione è il basso livello di scolarizzazione. Le neo-mamme e gli ex-detenuti costituiscono un altro gruppo a forte rischio di povertà ed esclusione sociale. Nel 2001 sono state rilasciate 703 detenuti, nel 2003 2.517. La loro integrazione è impedita dalle concezioni negative che la società nutre nei confronti di chi è stato in prigione e dalla mancanza di competenze professionali adeguate all’inserimento nel mondo lavorativo. Alla fine del 2003 la situazione si presentava nel seguente modo:

- Disoccupati di lungo periodo: 23.617 o 26.1% del totale; - Giovani disoccupati (15-25): 12.011 o 13.3%; - Persone adulte (pre-retirement): 8.055 o 8.9%;

Disabili: 165 o 3.5%; - Ex-detenuti: 608 o 0.7%; - Neo-mamme: 9.101 o 10.1%.

Sebbene la proporzione dei giovani, pre-pensionati e disoccupati di lungo periodo ha subito negli ultimi anni un lieve calo è ancora considerevolmente alta rispetto alla media degli indicatori europei.

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Misure adottate nel 2003 Nel 2003 sono stati forniti servizi di riabilitazione professionale e misure attive sul mercato del lavoro a 2.546 con disabilità, mentre servizi di “counselling” e “career guidance” a 297. L’Agenzia Nazionale del Lavoro assegna i disoccupati ai lavori che si adattano maggiormente alle loro capacità, in accordo con le loro preferenze. Per quello che riguarda invece i disoccupati di lungo periodo, li assegna temporaneamente a lavoro pubblici al fine di guadagnare almeno il mimino per sopravvivere. I programmi finora realizzati a favore dei gruppi svantaggiati tendono alla creazione di opportunità all’interno del mondo del lavoro e puntano soprattutto alla riqualificazione professionale:

- Vocational training, retraining and upgrading of qualifications. Nel 2000 10.267 persone disoccupate erano iscritte a corsi di formazione organizzati dal Ufficio di Collocamento (SES). Di questi, approssimativamente il 25% erano giovani, ed il 32% di lungo periodo. Dsi coloro che hanno completato il corso, il 66.3% ha trovato lavoro.

- Temporary Public Work. Questo tipo di attività è organizzato per le persone che non riescono a trovare un lavoro permanente adeguato. In tal caso, il minimo salariale è pagato dallo Stato, mentre il datore di lavoro paga i contributi per l’assicurazione sociale. Sempre nel 2000, 9.993 disoccupati erano coinvolti in queste attività. Di questi, il 9% erano giovani ed il 25% di lungo periodo.

- Job-seekers’ club. Nel 2000, 17.940 disoccupati erano assistiti dai JSC e 9.367 di questi un’assistenza internsiva relativa alla formazione o all’insegnamento della lingua lettone. Di questi il 33% erano giovani ed il 28% di lungo periodo.

Sebbene siano stati fatti numerosi passi avanti, è ufficialmente riconosciuto che l’accesso a questi programmi risulta insufficiente rispetto alla domanda. Per esempio, le opportunità di formazione sono state fornite solo al 36.6% dei 28.000 disoccupati che hanno espresso il desiderio di imparare una nuova professione o acquisire una specializzazione superiore.

INDICATORI DISOCCUPAZIONALI DI BASE

(% disoccuparti alla fine dell'anno)

0

20

40

60

80

1995 1996 1997 1998 1999 2000

Long-term unemployed

Unemployed w omen

Young unemployed (aged

15-24)Unemployed of pre-

retirementage

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INIDICATORI CHIAVE DI DISOCCUPAZIONE

0

20

40

60

80

100

120

140

160

180

2000 2001 2002 2003

Persone disoccupate (in

migliaia)

Tasso di disoccupazione (%)

Persone disoccupate

registrate alla f ine dell'anno

(in migliaia)Tasso di disoccupazione

registrato alla f ine dell'anno

(%)

DISOCCUPAZIONE

0

20

40

60

80

100

2000 2001 2002 2003

Disoccupati (in migliaia)

Disoccupati di lungo periodo

(per più di 12 mesi,%)

Donne disoccupate (%)

Giovani (15-24, %)

Persone in pre-

pensionamento (%)

Uguaglianza di genere Per facilitare l’integrazione delle donne all’interno del mondo del lavoro, ridurre il gap tra occupazione femminile (57.9%) e maschile (66.1%) e le differenze nei tassi di disoccupazione (10.7%) sono state implementate diverse misure a partire dal 2003. Fino a quel momento scarsa attenzione era stata posta sulla conciliazione tra tempo di cura ed attività lavorativa, assicurando una pari opportunità di accesso ai servizi per bambini e per membri disabili e agevolando la re-integrazione sul mercato dopo un lungo periodo di assenza per motivi di “cura” familiare. Nonostante l’alto tasso di partecipazione alle misura poste in essere dal SEA per l’integrazione dei disoccupati ed un livello di istruzione abbastanza elevato, le donne continuano ad essere sottopagate (la media del salario corrisponde all’83% di quello maschile) e segregate in specifiche categorie lavorative. Al fine di assicurare l’uguaglianza di trattamento sono stati istituiti il Gender Equality Council, nel marzo del 2002, ed il Gender Equality Affaire Unit presso il Ministro del Welfare, nel giugno 2003. Dall’entrata nell’UE la Lettonia ha partecipato a diversi programmi comunitari realizzando numero misure allo scopo di contrastare la tendenza negativa di tale fenomeno:

- Promotion on Gender Mainstreaming in National Policies in Latvia; - Admistrative, Capacity Building of Governmental Bodies in Social Partners in Gende

rMainsteaming Development and Implementation, all’interno del programma Phare Twinning Light;

- Programme for Implementing Gender Equality 2005-2006, tuttora completato.

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Partecipazione della forza lavoro

per età e sesso

0

20

40

60

80

1996 1997 1998 1999 2000 2001

Totale

55-59

60-64

Uomini

55-59

60-64

Donne

55-59

60-64

% DI OCCUPAZIONE PER ETA' E GENERE

0

20

40

60

80

100

1999 2000 2001 2002 2003

Totale

15-24

25-54

Uomini

15-24

25-54

Donne

15-24

25-54

% DI DISOCCUPAZIONE PER GENERE

0

4

8

12

16

1999 2000 2001 2002 2003

Totale

Uomini

Donne

% DI OCCUPAZIONE PER GENERE

0

20

40

60

80

1999 2000 2001 2002 2003

Totale

Uomini

Donne

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EDUCATION AND TRAINING In Lettonia, come in Estonia, esiste un forte legame tra il livello d’istruzione ed il rischio di povertà ed esclusione sociale. Tale relazione è stata analizzata nello specifico da Franziska Grassmann nel suo libro “Who and Where are poor in Latvia?”. Nella maggioranza dei casi l’istruzione secondaria raggiunta in passato offre competenze professionali super specializzate e non corrispondenti alle abilità richieste dal mercato del lavoro. Il primo contatto col sistema educativo si ha a 7 anni, pre-school education, in cui negli ultimi anni si è registrato un generale aumento dovuto al cambiamento sia dei modelli familiari che del mercato del lavoro. I genitori non possono più permettersi di stare a casa per accudire i figli e, ancor meno, possono assumere una baby-sitter. Secondo i dati di una ricerca condotta nel 1999 sulle condizioni di vita in Lettonia, il 98.9% dei bambini di età compresa tra i 7 ed i 16 anni è iscritto alla scuola di base e a quella primaria. Nel gruppo di età tra i 17-21 il tasso è del 61%, mentre solo il 20% tra i giovani di 22-26 anni prosegue gli studi. L’istruzione primaria è obbligatoria ma c’è un’elevata percentuale di abbandono, in particolare negli ultimi livelli. E’ stimato che solo l’80% degli alunni completa “il primo ciclo” (Report dell’Osservatorio nazionale, The Modernisation of Vocational education and traninig in Latria, 2001). Il secondo gradino è costituito dall’istruzione secondaria e dalle scuole professionali in cui il tasso di abbandono è inferiore: circa il 90% degli iscritti si diploma ed il 60% di questi si iscrive all’università. Il 10% si iscrive a programmi professionali ed il restante 30% si ritira. I giovani continuano ad abbandonare gli studi avendo acquisito solo poche e limitate competenze, restringendo così le opportunità di essere competitivi nel mondo lavoro ed esponendosi in futuro al rischio di povertà ed esclusione sociale.

DISOCCUPATI IN BASE AL LIVELLO D'ISTRUZIONE

(in migliaia)

0

20

40

60

80

100

120

1996 1997 1998 1999 2000

Totale

Istruzione superiore

Istruzione secondaria

Istruzione secondaria

specializzata o

professionale

Istruzione elementare o

incompleta

Il numero degli studenti iscritti alle scuole professionali ed agli istituti di formazione nel 2003 è di circa 46.789. Il 50% di questi è iscritto a corsi di scienze naturali, ingegneria e architettura, industria manifatturiera ed edile; il 21% nel settore dei servizi ed il 19%nelle scienze sociali. Però solo 12.500 ha terminato gli studi e si è diplomato. Il Vocational Education and Training Development Programme 2003-2005, di conseguenza, si poneva gli obiettivi di migliorare la qualità del sistema educativo garantendo pari opportunità di accesso, sviluppando abilità professionali spendibili nel mercato del lavoro attraverso la

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creazione di una manodopera qualificata e competitiva anche a livello europeo ed ottimizzando l’efficienza della spesa pubblica. Un altro aspetto di fondamentale importanza è quello della formazione continua. I continui e repentini mutamenti del mercato del lavoro rendono necessario un aggiornamento continuo per integrare le conoscenze precedenti per riuscire a rispondere una domanda di lavoro sempre più specifica e flessibile. Lo sviluppo del sistema di formazione continua (life-long learning) è iniziato a partire dal 1993 con l’istituzione del Latvian Adult Education Association. I soggetti coinvolti in tale sistema sono diversi: tutti i livelli del sistema scolastico, centri di educazione per adulti, enti locali, datori di lavoro, sindacati, organizzazioni non governative e altri partners. Passi avanti sono stati compiuti grazie all’approvazione delle legge sull’istruzione (Education Law) la quale sancisce i principi base del sistema educativo lettone, nonostante l’attuazione delle riforme territoriali ed amministrative proceda a rilento, creando numerosi ostacoli allo sviluppo delle risorse umane. Attività di formazione, consultazione ed informazione sono state realizzate a favore di agricoltori e degli abitanti delle zone rurali, colpite maggiormente dal processo di transizione economica, dal Latvian Agricultural Advisory and Training Centre. Una della misure realizzate nel 2003 a favore dello sviluppo di tale sistema è stata la creazione del Tri-partite Council for Cooperation in Vocational Education. Inoltre, i datori di lavoro sono coinvolti nello sviluppo nella valutazione degli standard occupazionali, specifici programmi e linee giuda sono realizzati per la formazione degli adulti ed è stato creato un sistema informatico centralizzato contenente i dati di tutti i partecipanti. Quest’ultimo contiene le informazioni su 5.866 studenti di cui il 95.2% ha ricevuto la qualifica professionale. Uno studio successivo ha poi messo in evidenza che le persone diplomate grazie all’implementazione di tali misure costituiscono solo lo 0.6% del totale dei disoccupati. Per quello che riguarda invece la pari opportunità di accesso, anche ai livelli più elevati di istruzione, è stato elaborato il programma nazionale “Developing and Implementino Life-long Learnig Strategy” suddiviso in 6 progetti simultanei, uno per ogni regione.

ISCRIZIONI SCOLASTICHE

0

20

40

60

80

1996 1997 1998 1999 2000

Iscrizioni alla scuola

secondaria (inizio anno

scolastico)Iscrizioni alle scuole

professionali (inizio anno)

Iscritti ai livelli superiori

(studio a tempo pieno)

% dei lavoratori attivi tra i 15-

19 anni

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POVERTA’ ED ESCLUSIONE SOCIALE I fenomeni della povertà e dell’esclusione sociale per lungo tempo non sono stati riconosciuti come problemi rilevanti a causa dell’eredità del comunismo, quando questa non era ufficialmente riconosciuta. In politica, la convinzione generale era che migliorando la situazione economica, la povertà sarebbe scomparsa automaticamente. Tale “certezza” era sostenuta anche a livello internazionale, fino all’elaborazione della teoria dello Sviluppo Umano Sostenibile e dell’Indice di Sviluppo Umano creato dall’UNDP. Solo a partire dal 1998 il governo Lettone si impegnò realmente per sconfiggere la povertà e l’esclusione sociale. A febbraio, infatti, il Ministro del Welfare e l’UNDP in cooperazione con la Banca Mondiale e l’Organizzazione Internazionale del Lavoro lanciò un progetto un progetto per supportare lo sviluppo di una strategia per ridurre la povertà nazionale (National Poverty Reduction Strategy) con l’obiettivo di promuovere uno sviluppo umano sostenibile. Secondo il rapporto annuale redatto dall’UNDP, la Lettonia nel 2001 si trovava al 50° posto ne mondo in relazione all’ISU, il quale non prende in considerazione solo il Pil ma anche il livello di istruzione e le condizioni di salute (92° nel 1998;74° nel 1999; 63° nel 2000). Ora si trova al 45° posto. Tale Strategia, implementata a partire dal 2000, definisce la povertà nel seguente modo: “…situazione in cui un individuo o una certa parte della popolazione viene a trovarsi a causa della mancanza di risorse sociali e materiali, delle limitate opportunità di usufruire dei beni essenziali (cibo, riparo, cure e vestiti) e di partecipazione attiva alle attività della società”. Sebbene la definizione di povertà comprenda anche l’aspetto sociale e non solo economico, la nozione di “esclusione sociale” non è quasi mai inclusa nei documenti di politica interna. Inoltre non esiste una linea di condotta uniforme. Il Regolamento del Gabinetto dei Ministri del 26 marzo 1996 “On Poor Family” riconosce che una famiglia si trova in condizioni di povertà se:

- il reddito pro-capite negli ultimi 3 mesi non supera il 75% del minimo si sussistenza stabilito dal Gabinetto stesso;

- non possiede risparmi superiori a 200 LVL; - non ha possedimenti di valore superiore a 3.000 LVL; - non ha nessuno che può procurare alimenti alla famiglia.

Al contrario, la “Poverty Reduction Strategy” distingue tra povertà e basso reddito in relazione al livello di reddito della famiglia. Coloro che hanno un reddito inferiore a 28.67 LVL sono ritenute povere, mentre coloro, la cui media del reddito mensile rispetto agli anni precedenti è minore del 50% della media del reddito disponibile per ogni membro familiare, rientrano nella seconda categoria (low incombe). I gruppi più vulnerabili sono le famiglie con figli e quelle che hanno al loro interno persone disoccupate.

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IL SISTEMA PENSIONISTICO Il sistema pensionistico è stato riformato nel 1995, e successivi emendamenti, ed caratterizzato da una compartecipazione tra pubblico e privato. Si basa principalmente su tre pilastri:

- l’assicurazione sociale obbligatoria che opera in accordo al principio di distribuzione (PAYG);

- l’assicurazione statale obbligatoria finanziato secondo lo schema pensionistico; - i fondi pensionistici privati volontari.

Il primo pilastro si basa sullo schema di “solidarietà generazionale” precedente in cui il denaro non viene accumulato ma utilizzato per pagare le pensioni correnti. Quest’ultimo provvede a fornire una pensione stabile ma di livello medio-basso. I fondi statali sono stati introdotti a partire dal 2001 in seguito all’approvazione del Parlamento della legge “On State Funded Pensions” nel febbraio del 2000 e seguono la logica dei principi di accumulazione ed investimento dei contributi individuali versati. Il terzo pilastro prevede invece la possibilità di aprire dei fondi pensionistici privati in base alla legge “On Private Pensions Funded” entrata in vigore nel 1998. Attualmente sono stati istituiti 4 fondi privati. IL SISTEMA SANITARIO Per quello che riguarda il sistema sanitario la legge distingue tra cure primarie, secondarie e terziarie. Normalmente, il primo contatto dei pazienti col sistema sanitario avviene il proprio medico di famiglia (legge “On Medical Treatment” e quella “On Doctoral Practise”), il quale, se necessario, può consigliarli di consultare uno specialista oppure prescrivergli un ricovero ospedaliero per ulteriori accertamenti. Le attività di cura secondaria sono realizzate da medici specialistici nelle rispettive istituzioni nei confronti di che hanno bisogno di cure urgenti, rapide e di particolare qualità. Tra queste rientrano principalmente i trattamenti intensivi di dermatologia e urologia, interventi di chirurgia ed ortopedia e le riabilitazioni. Infine le cure terziarie da prestazioni altamente specializzate, erogate in specifici istituti di cura. Solitamente i costi del ricovero sono coperti dallo Stato, nel caso ci sia una prescrizione del medico di base o una situazione di urgenza, altrimenti vengono sostenuti dal paziente.

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IL TERZO SETTORE Il Terzo Settore in Lettonia è formato esclusivamente da organizzazioni non governative (NGO), le quali però hanno un significato ben diverso rispetto alle nostre ONG. Le prime comprendono qualsiasi tipo di associazione o fondazione (culturale, sportiva, filantropica, sociale, ambientale….) mentre le seconde si riferiscono solo alle associazioni riconosciute dal MAE ed operanti nella cooperazione allo sviluppo. Non esistono le cooperative sociali in quanto il ricordo del sistema cooperativo all’epoca del comunismo è ancora vivo ed incute timore. Al suo interno, il settore delle NGO è abbastanza diversificato, opera in tutte le regioni, fornisce supporto a tutti i gruppi sociali (pensionati, bambini di strada, senzatetto, sieropositivi…) e persegue un ampio range di finalità. Secondo una ricerca condotta dal NGO Centre di Riga nel 2004, di 8.376 associazioni registrate, sono attive solo 1.500. Di queste solo 800 sono in grado di sopravvivere a causa della mancanza di risorse legata al declino dei finanziamenti dei donors internazionali i quali minacciano la sostenibilità di lungo periodo e la capacità organizzativa della maggior parte delle NGO. Quest’ultimi stanno trasferendo le loro risorse verso altri continenti mentre quelle interne non sono ancora sviluppate pienamente. La maggior parte delle NGO lettoni sono state fondate verso la fine degli anni 80 e all'inizio degli anni 90 e si sono concentrate soprattutto nella capitale, circa il 60%, mentre il restante 40 è distribuito in maniera sproporzionale nel territorio. Le dimensioni sono alquanto piccole, infatti la maggior parte di queste sono composte da piccoli gruppi, fra i 10 ed i 25 membri attivi e soltanto due superano i 500 membri. Il personale è essenzialmente volontario, solo poche organizzazioni possono permettersi esperti e quando è presente personale retribuito, questo è in minima parte. Le attività più comuni realizzate riguardano il settore dell’ istruzione e della formazione (33%), difesa ambientale (25%), e la costruzione di una rete per la diffusione di informazioni tra le NGO. Per quello che riguarda l’ambiente legislativo il primo documento ufficiale a riconoscere la libertà di associazione è la Costituzione del 1922, emendata nel 1998 in seguito ai numerosi cambiamenti economico sociali, e rinforzato dalle leggi successive che governano il Terzo Settore. L’articolo 102 sancisce che “ognuno ha il diritto a formare un’associazione, partito politico e qualsiasi altra organizzazione pubblica”. Due leggi chiave hanno regolato fino al 2003 l’istituzione, il registro e le attività delle NGO: la legge sulle organizzazioni pubbliche e le loro associazioni del 1992 e quella sulle organizzazioni senza scopo di lucro adottata nel ’91. Secondo queste le NGO sono libere di lavorare senza interferenze governative, di criticare l’operato delle autorità locali e centrali e non possono essere dissolte per ragioni politiche. L’NGO Centre di Riga, istituito nel 1996 con il supporto del Governo Danese, la Fondazione Soros e l’UNDP, ha ricoperto e ricopre tuttora un ruolo di importanza fondamentale nello sviluppo della società civile lettone. I suoi compiti sono molteplici:

- Fornisce sostegno pratico, formativo e di assistenza legale alle varie organizzazioni; - Costruisce il legame tra il settore del privato sociale e quello pubblico e privato; - Rappresenta le organizzazioni nei processi legislativi più importanti; - Intrattiene relazioni con i donatori interni ed esteri; - Partecipa con gli altri rappresentati ai tavoli sulla programmazione dei servizi.

Al momento sta collaborando con il Baltic American Partnership Program le cui priorità per il periodo 2005-2007 sono l’aumento della sostenibilità del Terzo settore ed in particolare il ruolo di advocacy. L’obiettivo è di completare il processo di riforma legislativa iniziato negli anni precedenti, di sviluppare la capacità di difendere (to advocate) la propria identità ed i propri interessi e di monitorare il lavoro delle istituzioni pubbliche. Uno degli esempi più visibili di “public advocacy” è stata la coalizione formata per fermare il Ministro delle Finanze dall’abbassare le deduzioni a favore delle imprese private che finanziano le Ngo che, altrimenti, avrebbero messo in crisi la sostenibilità, già precaria, di queste ultime. Un’altra funzione ugualmente importante è stata la pressione esercitata con attività di lobbying nei confronti del Governo al fine di modificare le leggi precedenti soprattutto in merito ai

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processi di registrazione ed al sistema di tassazione delle Ngo, che ha portato all’approvazione da parte del Parlamento Lettone nel 2003 della “Legge sulle Associazioni e Fondazioni”, la quale è entrata in vigore nell’Aprile 2004. La nuova legge semplifica la classificazione esistente attraverso la creazione di due categorie principali, Fondazioni ed Associazioni; agevola il processo di registrazione e riduce i pagamenti Permette inoltre di dedicarsi ad attività economiche purchè non diventi il settore di intervento primario. Prima della nuova legge alle Fondazioni non era riconosciuto lo status legale, di conseguenza la maggior parte di queste era registrata come “compagnie no-profit”. In questo modo era veramente difficile ottenere assistenza statale e deduzioni fiscali poiché considerate alla stregua di organizzazioni commerciali. Attualmente nel territorio Lettone è presente una rete composta da 14 Centri di Supporto regionale che promuovono la diffusione delle informazioni e agevolano l’accesso ai servizi di base quali ad esempio computers, fotocopiatrici e fax. I principali problemi che le organizzazioni devono affrontare riguardano soprattutto la sostenibilità finanziaria e la capacità organizzativa. L’80% delle risorse finanziarie del Terzo Settore proviene da donatori internazionali, i quali però in questo ultimo periodo hanno ridotto notevolmente le quote di finanziamento. Il Governo non fornisce supporto, mentre le risorse messe a disposizione dalle istituzioni locali sono ancora molto limitate a causa della paura di perdere il controllo di specifici ambiti che sono sotto la loro responsabilità. Questi percepiscono le ngo come dei rivali nella competizione per aggiudicarsi risorse limitate e si sentono minacciati dal prestigio che potrebbero ottenere. Anche il supporto del settore privato è raro e quasi mai supera il 10% dei bisogni organizzativi. Quindi l’unica fonte di sostentamento proviene dall’attività di fund-raising realizzate dalle NGO stesse. Così i servizi forniti da queste ultime più che rispondere ai bisogni dei territori di appartenenza sono maggiormente interessate ad attrarre finanziamenti che incontrino i bisogni dei donors. I principali donatori internazionali sono il BPPA e l’UNDP, mentre quelli interni sono la fondazione SOROS e SAWA. Il secondo aspetto riguarda la loro organizzazione interna, la quale è ancora relativamente debole. Come stabilito dalla legge, le Ngo esplicitano la loro mission nello statuto ma solo alcune riescono a costruire un piano strategico di lungo periodo, la maggior parte elabora piani di lavoro annuali poiché è alla costante ricerca di fondi per continuare le attività progettuali. Di conseguenza i progetti non riescono ad avere un impatto ed una sostenibilità durevole. Un altro problema è costituito dallo staff composto quasi esclusivamente da volontari. Il personale retribuito secondo le tariffe dei contratti nazionali è pagato dai donors e tende a ricevere uno stipendio misero, per cui è impiegato solo part-time. Tutto è causato dal non riconoscimento da parte del Governo dello status di volontario. Il rimborso delle spese può essere concesso solo ai “volontari” con apposito contratto di lavoro il quale prevede il pagamento del minimo salariale ed il versamento dei contributi sociali. E’ qui però che nasce il paradosso: come può essere considerato volontario una persona che ha regolare contratto e riceve un salario mensile?? Inoltre, essendo la maggior parte delle NGO di piccole dimensioni non hanno Consiglio Direttivo né un “ufficio tecnico” e non dispongono nemmeno di un’attrezzature di base. Sono gli stessi individui a prendere le decisioni di qualsiasi tipo incrementando spesso un potenziale conflitto d’interesse. Anche per quello che riguarda la visibilità e la realizzazione di campagne di sensibilizzazione della società civile esistono grossi problemi organizzativi e finanziari legate in particolare alla mancanza di trasparenza e di un codice etico esplicito. Le NGO stanno divenendo consapevoli di tale mancanza ed alcune di loro ha iniziato a pubblicare un rapporto annuale sulle attività realizzate. La ricerca sulla situazione attuale del Terzo Settore in Lettonia è caratterizzata da numerose lacune per cui non è stato possibile andare in profondità soprattutto a causa della mancanza di materiale in lingua inglese (sia il sito che le leggi sono in lingua lettone) e di dati disponibili.