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Parrocchia Angeli Custodi Milano 50° Anniversario di Fondazione VOCAZIONI

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Parrocchia Angeli Custodi ‐ Milano  

50° Anniversario di Fondazione 

VOCAZIONI 

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PIANO DELL’OPERA 

 

LA NOSTRA STORIA 

I SACERDOTI 

VOCAZIONI 

LA MUSICA DEL MAESTRO 

IL VESCOVO TRA NOI 

I PARROCI DALLA NASCITA AD OGGI 

ORATORIO: CASA CHE ACCOGLIE E SCUOLA DI VITA 

LA PARROCCHIA, LA CHIESA, IL MONDO 

50 ANNI DI CATECHESI FRA GLI ANGELI CUSTODI 

DOVE DUE O TRE SONO RIUNITI…  

 

 

 

 

 

 

 

In copertina acquarello di Giulia Traverso - 2006

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Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti,

non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli – siete infatti il

più piccolo di tutti i popoli –, ma perché il Signore vi ama.

(Dt 7,7 s)

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LA CHIESA E LA COMUNITA’

LINEA DEL TEMPO

1962

1964

1965

1976

1987

Domenica 11 Febbraio

Prima S. Messa

Sabato 25 Gennaio ore 15.30

Prima colata di calcestruzzo nelle fondamenta della nuova chiesa

Marcello Candia parte per il Brasile

Anna Nizzola entra nella Casa Don Bosco di Triuggio

Luigi Boccardi frequenta la parrocchia

Suor Aureliana presta il suo servizio agli Angeli Custodi

Ordinazione sacerdotale di Luciano Marzi

Sandro Franchi parte per il Burundi

Fiorenzo Gandini entra nel Piccolo Gruppo di Cristo

Ordinazione sacerdotale di Luciano De Nadal

Lucia Basso parte per il Brasile

Giuseppe Redaelli emette i voti solenni nella Congregazione dei Missionari Comboniani

Foto dall’archivio parrocchiale. Seconda foto dall’alto di Carla Redaelli - Alla prima colata di cemento erano presenti don Peppino Orsini, Giuseppe Redaelli (il chierichetto) e suo padre Paolino Redaelli.

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Professione religiosa perpetua di Silvio Franzese

Renato Coronelli entra in Seminario

Marcello Mangiameli entra nel Postulandato di Varese

Avviata la causa di beatificazione di Marcello Candia

Marcello Mangiameli emette i voti perpetui nell’Ordine Francescano dei

Frati Minori Cappuccini

Ordinazione sacerdotale di Renato Coronelli

Ordinazione sacerdotale di Damiano Angelucci nel Convento dei Frati

Minori Cappuccini di Ancona

Maddalena Grazioli emette i voti di castità, povertà e obbedienza alla

Comunità delle Missionarie Secolari Scalabriniane

Ordinazione sacerdotale di Paolo Magnaghi nell’Ordine Francescano dei

Frati Minori Cappuccini

1988

1994

2002

2012

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VOCAZIONI

SUOR ANNAMARIA NIZZOLA Suora Salesiana dell’Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice, Delegata USMI e Direttrice della Comunità di Brescia

Fare memoria è un bisogno del cuore

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vissute!

Ben vengano gli anniversari che ti “costringono” a fare un tuffo nel passato, a rinfrescare la memoria del cuore, a riportare alla mente persone, luoghi, fatti ed esperienze intensamente

Così mi sta capitando in questi giorni, dopo la telefonata dalla Parrocchia Angeli Custodi. Nonostante la molteplicità delle richieste e degli impegni di questi tempi, una chiamata come questa non mi può lasciare inerte: la Parrocchia Angeli Custodi, la mia cara parrocchia, il luogo vivo e vissuto della mia adolescenza, con un Parroco speciale, don Giuseppe (Peppino) Orsini. E i ricordi non fanno fatica a riemergere nitidi e precisi.

Dalla Parrocchia di S. Andrea, noi residenti nei numeri dispari di via Bernardino Corio, siamo passati, come fedeli, ad una delle ventidue

Nuove Chiese del Post Concilio, la Parrocchia Angeli Custodi. Nata dentro ad un capannone in via Pietro Colletta, si è trasformata in una bellissima chiesa, come la vediamo oggi.

Nel 1962 avevo solo 13 anni ma mi sentivo già coinvolta e partecipe della vita della chiesa locale. Frequentavo l’Oratorio delle Suore Mantellate, in via Giorgio Vasari, e stavo concludendo presso di loro il triennio delle scuole commerciali. Seguivo anche le efficaci lezioni ed allenamenti del signor Dionigi, imparando ad essere una discreta “cestista”. Tre anni di pallacanestro con partite, tornei, campionati. Mi piaceva molto questo sport e devo dire che, anche adesso, se prendo in mano il pallone, palleggio, vado verso il canestro, faccio il terzo tempo e tiro!

Nel momento della scelta della scuola superiore ho avuto un po’ di perplessità. I miei genitori pensavano di farmi studiare come segretaria di azienda, tre anni e così potermi impiegare e contribuire al sostentamento della famiglia, come secondogenita di quattro figli: Piergiorgio, il maggiore, io, Roberto e Mario. A dir la verità io non ero per nulla attratta da questa prospettiva. Mi piacevano tantissimo i bambini. Avevo scritto nei miei temi che, quando mi fossi sposata, avrei voluto avere tanti figli…

La mia insegnante di matematica delle Commerciali, Suor Lina, un giorno mi disse: “Tu prenderai il mio posto”. Al momento non ci feci caso, ma ora vedo il filo rosso della provvidenza. La mia insegnante di lettere, suor Felicina, arrivò un giorno con una proposta che mi entusiasmò subito: “Potresti frequentare le magistrali nella Scuola Maria Ausiliatrice di via Bonvesin de la Riva, non molto distante da noi. È una scuola molto quotata!”.

Detto e fatto mi iscrissi e frequentai con sempre maggior impegno e soddisfazione la scuola che preparava le maestre dell’infanzia.

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Famiglia, parrocchia, oratorio, scuola: le quattro agenzie educative complici della mia vocazione, che si evidenziò in modo chiaro e deciso durante l’ultimo anno di frequenza. Un sacerdote, predicatore degli esercizi spirituali a Zoverallo (c’era tutta la mia classe), aveva detto semplicemente: “Vocazione non è sentire una voce che ti ordina: ‘Vieni, seguimi!’, ma avere dentro l’urgenza di fare qualcosa di bello per Dio e per gli altri”. Queste parole mi hanno tolto la spensieratezza e così ho cominciato a pensarci, con sempre maggiore consapevolezza, soprattutto dopo che suor Rosildea (mia insegnante di lettere e mia assistente di classe), alla mia sorpresa di fronte alla domanda impertinente di una ragazzina della scuola media: “Perché non ti fai suora?”, provocata da un mio assolo in cappella, durante l’esposizione Eucaristica, mi disse con una disarmante pacatezza: “E perché no?”.

Quando raccontai a mia mamma l’esperienza di Zoverallo e il discorso del sacerdote, si allarmò e corse a chiedere a suor Rosildea, se avevo l’intenzione di farmi suora. Ella rispose: “Signora Libera, stia serena, Anna ci sta solo pensando”.

E intanto il Signore mi accompagnava con le sue luci, le sue indicazioni, i fatti, le situazioni…

Papà temeva fosse un colpo di testa e che le suore mi avessero fatto una specie di “lavaggio del cervello”. Don Peppino non era molto convinto. Non intendeva rilasciarmi il certificato di buona condotta, che era richiesto per l’accoglienza nell’Istituto. Volle mettermi alla prova, come mio papà. Voleva scrivere che ero una “rivoluzionaria dinamitarda”. Vero!

Alla fine, la mia insistenza e la mia determinazione, hanno prevalso e sono partita per la Casa “Don Bosco” di Triuggio, il giorno 11 ottobre 1966, festa della Maternità di Maria. Non avevo ancora compiuto i 18 anni e, tra l’altro, in quei tempi, la maggiore età si raggiungeva a 21 anni. Quando don Peppino mi ha rivisto, dopo qualche tempo e ha potuto constatare che ero contenta della strada intrapresa con la grazia del Signore, mi ha detto queste precise parole: “Vedo che non ti hanno rovinata e ti vedo contenta di essere Figlia di Maria Ausiliatrice!”.

Nel 1970 ho emesso i primi voti e nel 1976 ho pronunciato i voti solenni, il mio “sì” per sempre al Signore, nell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Dopo 41 anni, posso dire di non aver mai avuto ripensamenti.

Il primo anno vissuto a Torino, mi ha dato molto nella conoscenza e nell’approfondimento degli aspetti psico-pedagogici del carisma educativo salesiano. Ho poi completato gli studi per ottenere la maturità magistrale e ho fatto la bella esperienza di insegnare in 1a e 2a elementare, a Milano.

Ma i sentieri di Dio in complicità con i desideri delle Superiore, erano altri. Dal 1976 (terremoto del Friuli) al 1980 (terremoto dell’Irpinia), ho frequentato a Napoli, insieme ad altre sorelle di diverse parti d’Italia, gli studi di Scienze Matematiche. Ritornata a Milano, nella mia cara e vecchia scuola di via Bonvesin, sono stata insegnante di matematica e fisica nella scuola media inferiore e superiore fino al 1999, in collaborazione con alcune delle mie care insegnanti di un tempo.

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L’impegno e la passione educativa, però, non si esaurivano dentro le aule scolastiche, sui banchi di scuola. Quasi come uno scherzo di carnevale, il 20 febbraio 1988 (sabato grasso), dopo aver partecipato ad un convegno a Roma che annunciava la nascita dell’associazione VIDES (Volontariato Internazionale Donne Educazione e Sviluppo) nel nostro istituto, mi sono trovata con il nuovo compito di responsabile della stessa, a livello locale. Per undici anni, durante l’estate, ho accompagnato gruppi di giovani in Sicilia, in Polonia, sette volte in Ungheria, in Guatemala e due volte nello Zambia: esperienze forti e significative, incancellabili!

Nel 1999 è giunta la chiamata ad una missione di grande responsabilità: essere direttrice, animatrice della Comunità di Melzo (6 anni), poi a Pavia (3 anni) e ora sono al terzo anno di vita nella città di Brescia. Ho una Comunità di quindici suore, una scuola dell’infanzia e primaria con 222 alunni complessivi, siamo impegnate nella pastorale parrocchiale insieme ai nostri fratelli salesiani vicinissimi con una realtà molto grande di parrocchia e di scuola. Sono anche ben inserita nella chiesa locale, nella diocesi, come delegata dell’USMI, Organismo che ha il compito di animare e collegare le congregazioni di vita religiosa femminile che sono attualmente 54, con 212 comunità e 1807 religiose, di cui 106 claustrali. Attraverso varie proposte spirituali, formative e operative, la finalità è principalmente la comunione dei carismi ma anche la testimonianza di un significativo contributo all’ecclesiologia di comunione. Mi fermo qui, per non togliere spazio agli altri.

Concludo, augurando alla Parrocchia Angeli Custodi, per i prossimi 50 anni, di essere sempre una comunità viva ed attiva, accogliente e dialogante, vocazionale e solidale, capace di trovare le vie per instaurare rapporti di amicizia con tutti e offrire risposte alla sete di Dio che è presente nel cuore di ogni uomo. Continui ad essere il luogo fondamentale per la comunicazione del Vangelo e la formazione della coscienza credente. (da “Educare alla vita buona del Vangelo” – n. 41)

Tutto questo sicuramente stava a cuore a don Peppino e continua ad essere il suo sogno e il suo pressante invito a tutti noi.

suor Annamaria

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FRA LUIGI BOCCARDI Frate Minore Cappuccino Francescano, Insegnante di Teologia Dogmatica a Venezia e Parroco della Chiesa Santi Martiri Nabore e Felice di Milano

Ieri un giovane liceale della Parrocchia Angeli Custodi; oggi un grande uomo e padre Francescano Cappuccino, insegnante di Teologia Dogmatica a Venezia e parroco della chiesa Santi Martiri Nabore e Felice di Milano.

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Il suo saluto alla Comunità.

È difficile dire come nasce una vocazione. Certo, nasce in un momento preciso della tua storia, quando l’incontro con una realtà particolare (per me quella dei frati cappuccini) ti appare come promettente, come la risposta ai desideri profondi del tuo cuore; quando senti che il Signore ti chiama a dire un sì, ad aderire a una forma di vita che senti

corrispondere profondamente alle tue attese.

Ma se mi guardo indietro mi accorgo che quel momento preciso, il momento della decisione è stato preparato da un numero infinito di esperienze, da una quantità di incontri dentro i quali il Signore mi ha come guidato, preparato ad accogliere la sua chiamata. La mia vocazione, e credo ogni vocazione si deve a tanti testimoni della fede che hanno lasciato traccia dentro la mia vita, traccia che forse non ho neppure riconosciuto in quel momento, in quegli incontri, ma attraverso la quale il Signore mi ha condotto dove sono oggi.

Tra questi segni, tra questi luoghi c’è senz’altro anche la Parrocchia Angeli Custodi e la sua comunità. Ero un ragazzino, liceale quando incontrai insieme ad alcuni amici, don Giovanni Balconi e cominciai con lui un cammino di fede significativo. Erano tempi complicati (il “sessantotto” era in pieno corso) e il cammino che facevamo insieme è stato per me certamente un punto di riferimento, che mi ha aiutato ad approfondire il mio cammino di fede e il mio amore per il Signore e per la sua Chiesa. Poi la storia, le scelte mi hanno portato ad altri incontri, lasciandomi sempre però un senso di riconoscenza per quello che in quei tempi il Signore mi ha dato da vivere.

A questo cammino si aggiungevano momenti significativi a livello personale: di don Orsini ricordo la grande accoglienza (che sperimentavo spesso nel confessionale), in cui si manifestava sempre come autentico pastore nonché la vicinanza cordiale alla mia famiglia nei momenti della morte e del funerale dei miei nonni. Forse proprio oggi, da parroco posso apprezzare di più alcuni suoi atteggiamenti e il suo modo di essere presente in quella comunità.

Posso quindi esprimere la mia riconoscenza al Signore per quello che mi ha fatto vivere nella comunità degli Angeli Custodi e unirmi alla sua preghiera in occasione dei suoi cinquant’anni di vita perché possa continuare a testimoniare il Vangelo in modo limpido e sereno.

fra Luigi

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DON LUCIANO MARZI Prete diocesano, Parroco della Chiesa Ognissanti di Milano

È il 1976 e la voce del parroco don Peppino Orsini, dalla prima pagina dell’Informatore Parrocchiale di giugno, si leva fino al cuore dell’intera comunità.

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”.

all’informatore parrocchiale luglio 1976)

ggi don Luciano è parroco della Chiesa Ognissanti di Milano.

Parole di “stima, affetto e riconoscenza per un ragazzo che ha deciso, molto consapevolmente, di consacrare la sua vita alla Chiesa: Luciano Marzi è diventato prete”.

“L’affetto che nutriamo per te già lo conosci: sei cresciuto tra noi, ti abbiamo visto lavorare, servire e amare questa comunità, fin dal suo sorgere. Ma ora vorremmo che tu ci sentissi ancora più vicini, perché sappiamo che il cammino che stai per iniziare non è dei più facili. Il nostro augurio è che tu possa essere sempre come ti desiderano tutti quelli che ti vogliono bene, e come ti vuole Colui che ti ha chiamato”.

Don Luciano invierà il suo messaggio il mese successivo: “I momenti importanti e solenni dell’ordinazione sacerdotale e della prima S. Messa con voi in parrocchia sono

stati pieni di entusiasmo, di emozione, di gioia, di trepidazione, perché ciò che sognavo e speravo qualche anno fa ora si è realizzato. Un traguardo è stato raggiunto e un nuovo cammino si apre. E la mia gioia è proprio questa: la mia vita trova così la sua piena realizzazione, il suo giusto posto nellaChiesa, quel posto fissato nel progetto di Dio

(d

O

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comunità parrocchiale degli Angeli Custodi, che celebra il

lo ricordo che fa da collegamento spirituale

io, nel servizio della liturgia, nel Consiglio pastorale parrocchiale, che muoveva

sono sempre sentito

con grande speranza cogliendo l’opportunità di essere Chiesa del Signore in un mondo che c

don Luciano

Il suo saluto alla Comunità.

Sono lieto di condividere la gioia della50° anniversario dalla sua fondazione.

Porto sempre nel mio “breviario” l’immaginetta con la preghiera degli Angeli Custodi composta dall’indimenticabile don Peppino Orsini. E’ un piccocon quella comunità che ricordo con tanta gratitudine.

Si dice che le vie del Signore sono infinite. Il Signore per me ha scelto la via della nuova comunità fondata nel 1962. Allora avevo sedici anni e ad essa mi sono avvicinato colto dal principio da una certa curiosità, ma poi subito coinvolto nel grande entusiasmo degli inizi; lì ho imparato a impegnarmi nei vari settori: nel gruppo giovanile, che ha dato diverse vocazioni, nel servizio educativo in Oratori suoi primi passi.

Dico sempre grazie per la comunità che per me è stata come il terreno (l’humus) in cui è maturata la mia vocazione sacerdotale. Dico sempre grazie per le molte persone conosciute, che tanto mi hanno insegnato con la loro dedizione ecclesiale e la loro viva testimonianza; grazie per il gruppo di amici con cui ho condiviso diverse esperienze spirituali; grazie perché mi accompagnato dalla preghiera, dalla simpatia, dall’amicizia, dalla generosità.

Auguri, dunque, dal profondo del cuore perché la comunità degli Angeli che fa memoria del suo passato, viva il presente con spirito missionario e con la tensione alla santità, e si apra al futuro

ambia.

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DON LUCIANO DE NADAL Prete diocesano della Comunità Missionaria del Paradiso di Bergamo, Parroco della Chiesa dei Santi Vincenzo e Bernardo di Moirago (MI)

Chi agli Angeli Custodi e… dappertutto non conosce Luciano De Nadal? Il giovane che abbiamo visto sempre preso dallo zelo per il Signore e per fare incontrare possibilmente tutti con il Signore?

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don Giuseppe Ortelli (dall’informatore parrocchiale giugno 1978)

Alcuni lo hanno conosciuto di persona e lo ricordano per la sua attiva partecipazione in parrocchia sin dai primi anni della sua fondazione, altri attraverso gli scritti e le testimonianze di fede che ha lasciato sulle pagine del nostro Informatore Parrocchiale.

Noi siamo andati a trovarlo, oggi, parroco della Chiesa dei Santi Vincenzo e Bernardo di Moirago, alle porte di Milano.

Don Luciano ha gli occhi azzurri e sorridenti mentre ci mostra le bellezze della sua piccola chiesa che quest’anno festeggerà 400 anni: leggiamo insieme le effigi sui muri, il calendario delle attività parrocchiali e ci fermiamo un momento ad ammirare la bellissima Madonna che salutiamo con un Ave Maria. Infine l’Oratorio, con tanti giochi per i bimbi e il prato verde smeraldo, che dona gioia alla nostra vista e al nostro cuore.

Nella Sala della Comunità, dove ci accoglie il fuoco del camino, don Luciano ci parla prima di tutto dei suoi parrocchiani, vicini e lontani, e ci mostra le emozionanti lettere che ha ricevuto e che custodisce come i “doni più preziosi”. “Catturi le anime, scruti nei cuori”, con queste parole una donna svela tutta la dolcezza del prete che abbiamo di fronte.

La percepiamo anche noi, seguendo il filo dei suoi pensieri e dei concetti semplici e chiari con cui ci parla della sua grande fede: “Guardare la cima innevata di una montagna (ci indica un bellissimo poster di un paesaggio montano notturno) o avere davanti agli occhi un foglio bianco (e ci mette davvero un foglio bianco davanti), questa è la differenza tra una vita con Gesù Cristo oppure senza”.

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Don Luciano è sconvolgente, positivamente sconvolgente, anche quando gli chiediamo che cosa abbia significato per lui la vocazione sacerdotale: “Pienezza”, risponde all'istante. E lo dice con pienezza, poi ci guarda e, nel silenzio, i suoi occhi tornano a sorridere.

Il suo saluto alla Comunità.

Montanaro del Cadore in prestito alla pianura, desidera esprimere sentimenti di gratitudine al Signore Gesù perché lo ha chiamato e gli ha dato la possibilità di rispondere alla fedeltà nella semplicità, che fa rima con umiltà.

L’esperienza assaporata nei tempi del Concilio Vaticano II, dalla fondazione della Parrocchia Angeli Custodi di Milano, susciti il profumo di santità, che è il veicolo della gioia assaporata dalla vita Trinitaria.

Un augurio accompagnato dalla fervente preghiera, mariana ed Eucaristica, segni ogni giorno il nostro cammino di comunità orante e testimoniante di Dio amore. Dio è tutto. Come nella spiritualità dei mistici, antichi e moderni.

Grazie a tutti, in modo particolare a don Basilio, don Peppino “il grande”, don Angelo e tutti gli altri sacerdoti e tutte le persone umili e semplici che mi hanno testimoniato la verità della fede cattolica, animata dalla grande speranza cristiana.

Vostro don Luciano

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SANDRO FRANCHI Missionario in Burundi e Responsabile del VISPE a Badile di Zibido S. Giacomo (MI)

Sandro è un uomo di poche parole, che preferisce darsi “da fare” piuttosto che raccontare di sé, come ha dimostrato in questi ultimi 40 anni di attività, in veste di missionario e come organizzatore di missioni di volontariato all’estero.

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e anni.

Dal 1962 ha abitato in via Burlamacchi 11 fino a quando, nel ‘71, parte volontario in Burundi, in Africa, per assolvere il servizio civile che all’epoca durava du

Rientrato in Italia, dopo il lavoro, frequenta la S. Messa serale con don Peppino Orsini e successivamente si intrattiene con il gruppo di preghiera “Piccolo Gruppo di Cristo”, con Luciano Marzi e Luciano De Nadal.

Segue i gruppi missionari di Marcello Candia, di cui ci parla come di “un uomo semplice, sempre col sorriso sulle labbra. Un uomo che aveva vissuto ciò che raccontava”.

Nel 1980, sposato con Antonietta e già padre di un figlio, il primo di quattro, ritorna in Burundi con l’associazione VISPE – Volontari Italiani Solidarietà Paesi Emergenti – e con un gruppo di consacrati, prima nella capitale Bujumbura, dove aprono delle case in bidonville e poi nella località di Mutoyi, dove realizzano il villaggio Nkuba, che accoglie bambini orfani, disabili e denutriti. Con i fondi raccolti per le adozioni, costruiscono aule scolastiche e vengono aiutati tutti i bambini che, per la povertà delle loro famiglie, non avrebbero accesso all’istruzione. Agli orfani più grandicelli offrono mezzi per avviare piccole attività di auto-sostenimento, come la coltivazione di ortaggi e l’allevamento di conigli e polli. Successivamente, con l’aiuto della popolazione locale, aprono una cooperativa commerciale che si propone di vendere i prodotti ricavati da tali attività.

Nel 1987, Sandro rientra nuovamente in Italia con la famiglia e da allora è il responsabile della sede operativa e della segreteria del VISPE a Badile di Zibido S. Giacomo (MI).

Il suo saluto alla Comunità.

Mi sono trovato bene e spero che i nuovi preti possano prendere spunto dal carisma del caro don Peppino. Un saluto fraterno.

Sandro

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FIORENZO GANDINI Laico consacrato della Comunità del Piccolo Gruppo di Cristo di Milano, Accompagnatore e Formatore vocazionale

Carissimi,

riguardo la mia appartenenza e il mio impegno nella nostra bella parrocchia fin dai suoi primi anni, mi piace incominciare dicendo che si è trattato di un tempo splendido, dove, con l’inizio della costruzione della Chiesa nel territorio, tutti noi ci sentivamo protagonisti e costruttori di questa bellissima realtà: la nuova comunità.

Nel lontano 1962, ero un giovinetto e provenivo dalla parrocchia di S. Andrea. Nella nuova realtà, partecipavo alle riunioni dei giovani – i famosi “Raggi”, soprattutto di “GS” (*) – con don Egidio, fino a quando, nel ‘64, arrivò come coadiutore don Giovanni Balconi il quale, giovane prete entusiasta del suo mandato, affidò a Roberto Perego e a me l’incarico di “delegati aspiranti” di Azione Cattolica. Da quel momento nasce in me l’entusiasmante Bellezza di trasmettere l’incontro fatto da noi, attraverso l’esperienza della preghiera con il Signore, ai ragazzini.

La bellezza del lavoro in Oratorio e la sincera, fraterna e desiderata collaborazione fra noi giovani, mi ha dato la possibilità e il “la” per sentire di dovermi sempre più impegnare nella realtà della vita del cristiano nel mondo in cui ci trovavamo a vivere, con tutte le sue gioie e sofferenze.

Oratorio con i ragazzini sabato e domenica, incontri con i giovani con ruolo anche di preparazione, con il nostro “don” di questi incontri, la Liturgia, il canto, le letture, la commissione missionaria, la Consulta Parrocchiale ideata da don Peppino divenuta poi Consiglio Pastorale, l’impegno nel sociale, pubbliche assistenze, anziani... e altro!

Questi erano i magnifici anni del Concilio Vaticano II e il nostro assistente, un sacerdote, terminato questo evento, ci invitava a meditare insieme ogni decreto e costituzione. Tutto ciò ci ha aiutato a concretizzare questi insegnamenti perché l’Uomo potesse vivere meglio con se stesso e con gli altri nostri fratelli che il Signore ha posto sul nostro cammino.

(*) Si chiamavano Raggi gli incontri che si facevano con i giovani riguardanti i temi di catechesi o di attualità visti dal punto di vista cattolico. Si chiamava GS il movimento di gioventù studentesca fondato da don Giussani. Attualmente si tratta del movimento di Comunione e Liberazione.

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Con don Giuseppe, don Pasquale e don Vanni gli impegni erano sempre più belli, più intensi, e in quegli anni sorgeva in noi giovani la domanda: “Cosa vuole il Signore da me affinché possa essergli più testimone con la mia vita?”.

In poche parole: “Per che cosa, il Signore, mi ha chiamato alla vita?”.

Cercando allora di essere fedele nella preghiera al Signore, nell’incontro personale e di comunità, e con l’aiuto delle persone autorevoli che seguono spiritualmente, le “orecchie” del cuore si aprono e riescono ad ascoltare quel “sussurro” che chiede di donarsi tutto al Signore.

La bellezza di quando ci incontriamo noi “antichi” (mi è simpatico chiamarci così), è vedere, oggi, come ognuno di noi, veramente impegnati agli Angeli Custodi, abbia trovato con Gioia la propria particolare vocazione.

Don Luciano Marzi prete diocesano, don Luciano De Nadal nei Missionari del Paradiso, fratel Silvio Franzese Piccolo Fratello di Gesù, fratel Peppo Redaelli Comboniano, non dimenticando suor Anna Nizzola, e poi la mia chiamata, la più “recente” come vocazione voluta nella Chiesa dal Concilio Vaticano II riguardante il servizio dei laici.

“Laici nel mondo ma non del mondo”, con lo scopo di riconsacrare e santificare la vita secolare, il mondo del lavoro nel quale siamo inseriti e passiamo tante ore del giorno, l’attenzione alla povertà nelle varie forme: essere Prossimo all’Umanità.

Collaborare con l’uomo mio fratello, nell’intento di cercare di “far essere le cose, così, come sono state volute e create da Dio Padre” per il bene dell’uomo, ed allora questa proposta è per me entusiasmante!

Questi gli Istituti Secolari nelle loro molteplici e diverse forme e Comunità. In particolare questa vocazione era fino a poco tempo fa, non sempre resa pubblica, ma la persona consacrata era nascosta tra la gente comune, poiché si doveva essere quel lievito che pur non vedendosi, fa fermentare tutta la pasta e dà frutto al tempo opportuno: “Gli altri si accorgeranno per ciò che fanno e così potranno dare Lode al Signore!”.

La Comunità del Piccolo Gruppo di Cristo, di cui faccio parte ormai da 40 anni, fa riferimento a questo progetto proposto dalla Chiesa nel suo Magistero, e sto vivendo questa mia esperienza, ringraziando il Signore di avermi chiamato a “stare di più con Lui e con gli uomini”.

Il Signore ama ognuno singolarmente perché voluto per amare a sua volta e per provare la gioia che Egli ci dona!

Nella nostra Comunità Parrocchiale mi faccio vedere raramente, per via dell’impegno che dal lontano 1976 ho ricevuto nella mia Comunità quale formatore vocazionale, che mi ha portato dall’‘80 al ‘91 anche a Roma, oltre ad altri impegni che svolgo per accompagnare le persone – dono prezioso di partecipazione all’altro – anche lontano da Milano.

Ogni volta che ritorno agli Angeli Custodi, è un momento di respiro, di riconoscenza a questa porzione di CHIESA che mi ha voluto bene ed è riuscita ad aiutarmi a “farmi cristiano” amico dell’uomo amato dal Signore.

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Carissimi,

la nostra Parrocchia è stata per me il trampolino di lancio come per ognuno di noi e, da come sento i miei fratelli che vivono le diverse vocazioni, ci troviamo persone felici e vogliamo, e desideriamo dare solo Lode al Signore, con la benedetta voglia di voler bene a tutti i nostri fratelli nella sempre nuova vita quotidiana!

Il mio augurio è che tante persone degli Angeli Custodi, specialmente i giovani, possano, ricercando e ascoltando il Signore, volersi mettere al Suo servizio. È molto bello ed è quello che oggi l’uomo ricerca, forse inconsciamente, nel segreto del suo cuore e che se non trova, non è felice!

“Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!”. (Giovanni Paolo II)

Ora, salutando tutti, propongo una preghiera della mia Comunità, che anche il Cardinal Carlo Maria Martini ha fatta sua e dice di recitare tutti i giorni per affrontare meglio il quotidiano.

PREGHIERA DEL CAMMINO

Signore, illuminami e guidami

nella fede, nella speranza e nella carità.

La strada che tu hai percorso sia da me seguita.

Tutto ciò che tu ami sia da me amato,

Tu, Luce, illumina le nostre tenebre.

Tu, Forza, sorreggi la mia debolezza.

I miei occhi siano i tuoi occhi,

le mie mani siano le tue,

le mie spalle siano le tue.

Il mio cuore sia il tuo cuore.

Affinché i fratelli,

tramite la mia umile e fedele presenza,

possano incontrare Te

e, nella fede, vederti e amarti.

Signore, prendimi come sono

e fammi come tu mi vuoi.

Con affetto, in Cristo Gesù.

Fiorenzo

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FRATEL SILVIO FRANZESE Piccolo Fratello di Gesù della Fraternità Charles de Foucauld, Pulitore con gli “Invisibili” e Psicanalista a Roma

Per non dimenticare

Dato che si tratta di ricordi riguardanti gli Angeli Custodi, mi pare un buon incipit.

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lla

bbiamo

ritengo di aver ricevuto molto, in termini di Grazia, ma questo si

oprattutto di relazioni. Sono

me promessa. In quel gruppo ho

Solo una breve premessa sulla memoria e sul fare memoria. Si fa memoria per avere risposte nel presente e solo così possiamo pensare di avere un futuro.

Ovviamente i tempi a cui mi riferisco non sono tempi vuoti, ma tempi pieni di Grazia, cosa che non esclude la tragedia. Infatti il tempo in cui si situano i miei ricordi, tra la fine degli anni ‘60 e la fine degli anni ‘70, io partii da Milano nel ‘77, è stato per il nostro paese un tempo tragico, ricordo “gli anni di piombo” e “la notte deRepubblica”.

Vengo rafforzato in questa importanza data alla memoria anche dalla mia formazione psicoanalitica e dall’esercizio della stessa. La prima operazione che l’analizzando deve compiere é appunto “rimemorare”, ripetere che si oppone al mettere in atto, che é coazione a ripetere. Si tratta ovviamente solo di un’analogia, cioè non é la stessa cosa. La differenza nell’analogia consiste in una memoria “soliloquiale” nell’analisi, anche se come in uno specchio (l’analista); nella vita cristiana si tratta di una memoria dialogante: trasmettiamo ciò che aricevuto, o piuttosto ciò che gratuitamente abbiamo ricevuto.

Ritornando agli Angeli Custodi concretizza in incontri, in volti.

Sono stato inizialmente accolto da colui che conosciamo oggi come don Luciano De Nadal: mi aiutò a inserirmi nella vita parrocchiale, in particolare nella Caritas, allora conferenza di S. Vincenzo e questa fu per me l'occasione di incontrare dei volti, delle persone indimenticabili, che credo mi abbiano profondamente segnato nella mia dinamica vocazionale. Andavo scoprendo che i poveri non sono solo bisogni da soddisfare, ma persone con cui entrare in relazione di parità. Tanto più che i poveri che frequentavo con frequenza settimanale, lo erano ssicuro di aver ricevuto molto più da loro di quanto io possa aver dato.

Sempre don Luciano De Nadal mi fece conoscere il “Piccolo Gruppo di Cristo”, un gruppo di laici e di consacrati attraverso il celibato che riteneva possibile vivere la radicalità evangelica attraverso i consigli evangelici (castità, povertà e obbedienza, ndr) professati coricevuto i primi rudimenti per una vita di preghiera più personale.

Oggi, il mio metodo di preghiera consiste nella Lectio Divina, nell’Adorazione Eucaristica, in periodi trascorsi in eremo in completa “solitudine”; virgolettato perché siamo comunque in

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lla nostra mente, per cui la

ranco Vangelisti, morto prematuramente. Due volti di grande dedizione alla comunità parrocchiale.

i a fornirmi alcune pubblicazioni

Luciano Marzi, il commentatore delle nostre Liturgie Eucaristiche

te si tratta di volti e di incontri. È in questo modo che ci inseriamo nella storia della

e per Cristo e solidale civile e religioso.

Un abbraccio in Cristo nostro Signore, Gesù di Nazareth.

fratel Silvio

compagnia del Signore e delle relazioni intessute nel nostro cuore e nepreghiera diventa anche intercessione in nome delle solidarietà vissute.

Malgrado tutte queste realtà credo di avere vissuto una crisi di fede verso i vent’anni. È stato il periodo in cui ho vissuto la mia passione per la montagna radicalmente, passione peraltro appresa in parrocchia: le mie prime escursioni avvennero con fratel Peppo Redaelli e con Gianf

Forse era più che una crisi di senso, poiché la mia ricerca di senso della vita si è sempre svolta nell'ambito della fede. Qui c’è un altro volto degli Angeli Custodi: una donna di nome Giovanna, faceva parte di un gruppo che si riferiva a Charles de Foucauld, quindi al “fondatore spirituale” dei Piccoli Fratelli di Gesù, la congregazione di cui faccio parte. Fu lesulla Fraternità e sulla sua storia. Così cominciò la mia avventura!

Inoltre, non mi scordo di altri volti della dedizione alla Parola di Dio, ai Sacramenti, alla costruzione della comunità ecclesiale degli Angeli Custodi come don Peppino, il parroco di allora, don Giovanni, don Giuseppe, don Pasquale, don Vanni che nel ‘77 mi accompagnò fino al treno per il mio viaggio per Roma, e don Parrocchiali e vocazione adulta.

Come vedesalvezza.

Care sorelle e cari fratelli della comunità degli Angeli Custodi, credo aver terminato questo lungo percorso della memoria! Vorrei che queste memorie fossero di aiuto ai nostri giovani perché le nostre povere persone, intendo riferirmi a quelli della mia generazione, possano essere un incitamento a superare le passioni tristi del nostro tempo, per vivere invece la passionper le nostre sorelle e i nostri fratelli attraverso un impegno

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oriuscito da un manicomio o a un ex terrorista in

conosciuto come tale dalla

ia dal punto di vista dell’analisi applicata ai fenomeni culturali, in questi anni alla poesia calabrese.

si mai a causa del loro orario di lavoro, che si situa dalle ore 6.00 alle ore 9.00, oppure dalle ore 17.00 alle ore 21.00.

Fratel Silvio ci racconta la storia delle sue occupazioni.

Rientrato in Italia nel 1983, dopo la formazione filosofica e teologica in Francia e in Svizzera, presso lo studio teologico dei Domenicani a Tolosa, all’università di Friburgo, ho fondato a Roma una cooperativa sociale presso la comunità di Capodarco, una delle prime comunità di accoglienza italiane. Era una cooperativa di riciclaggio di indumenti usati per dare una possibilità occupazionale a disabili, ma anche a casi sociali: penso a un furegime di semilibertà. Tutto questo fino al 1991.

In seguito mi sono indirizzato verso la prospettiva classica della Fraternità Charles de Foucauld, cioè di condividere il lavoro e la vita di coloro che sono senza nome né importanza nella società. Concretamente dal 1991 faccio il pulitore con gli “invisibili” (*), presso la direzione centrale della Banca Nazionale del Lavoro di Roma, ora facente parte del gruppo B.N.P. Paribas. Il modello di vita della Fraternità è di tipo contemplativo nel mondo, senza clausura, riChiesa ed è una congregazione di diritto pontificio, cioè internazionale.

Da più di un decennio mi occupo di psicoanalisi – sono psicoanalista di ispirazione kleiniana –, e me ne occupo sia dal punto di vista clinico, curo altri, s

(*) È lo stesso fratel Silvio che ci spiega che il termine invisibili è riservato a quei lavoratori, ma soprattutto a quelle lavoratrici, spesso donne separate o divorziate, quindi single, dal punto di vista del reddito a rischio di povertà. Inoltre indica quei lavoratori e quelle lavoratrici che nessuno vede qua

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FRATEL GIUSEPPE REDAELLI Missionario Comboniano del Sacro Cuore di Gesù, Amministratore della Diocesi di Wau in Sud Sudan (Africa)

1981 – 2011: Auguri fratel Peppo per i tuoi trent’anni di consacrazione!

6 Giugno 1981 – Un’altra bella data della nostra comunità: insieme a don Luciano Marzi, don Luciano De Nadal, fratel Silvio Franzese che l’hanno preceduto, un altro giovane consacrerà tutta intera la sua vita alla Chiesa. È il nostro Giuseppe Redaelli. Ce lo ricordiamo ancora quel “motore perpetuo” così entusiasta, così trascinatore, che tutti chiamavamo il “Peppo”!

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lora con l’Amore di Dio che richiede

, si preparerà alla definitiva e solenne consacrazione alla Chiesa in veste di

all’informatore parrocchiale maggio 1981)

po dieci anni viene

atore ella Diocesi e dove continua a essere il sorriso della Parrocchia Angeli Custodi per l’Africa.

Presente un po’ dappertutto, ma specialmente in Oratorio, nella Liturgia, nel campo missionario, qualcuno forse si sarà chiesto: “Ma chi glielo fa fare? È tanto comodo stare a guardare gli altri!” E il Peppo sembrava rispondesse: “Si, ma come la mettiamo alsempre più amore?”

[…] Nel ‘78 parte per prepararsi a diventare Missionario, prima a Pordenone, poi in Inghilterra e quindi a Venegono. Il sei giugno del 1981, la Professione religiosa temporanea: un primo passo che lo porterà ancora in Inghilterra a perfezionare la lingua e poi in Kenia, dove per una diretta esperienza missionariaFratello Missionario.

(d

Il 28 maggio 1987, dopo nove anni di riflessione, di studio e di esperienza religiosa e missionaria, emette i voti solenni di castità, povertà e obbedienza nella Congregazione dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù. In seguito parte per Juba nel Sud Sudan e dorichiamato in Italia per svolgere il suo servizio presso la Casa Madre a Verona.

Oggi, fratel Peppo vive e lavora a Wau nel Sud Sudan, dove riveste il compito di Amministrd

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Il suo saluto alla Comunità.

Carissimi amici, quando si celebra un anniversario come quello del cinquantesimo della fondazione della nostra comunità parrocchiale, tanti ricordi affiorano nel richiamare alla mente fatti e persone che abbiamo incontrato durante questo cammino.

Sin dall’inizio, la nostra comunità, sotto la guida del suo pastore don Peppino, è stata una comunità aperta al mondo missionario e alla prima evangelizzazione. Questo ha qualificato la nostra comunità e diverse persone si sono impegnate nel sensibilizzarla e nel tenere vivo questo aspetto.

Molti missionari, uomini e donne, che hanno consacrato la vita per le missioni, sono passati dalla nostra comunità, e hanno animato e testimoniato con le esperienze della loro vita l’Amore di Cristo. La mia vocazione è un dono di Dio ed è stata alimentata vivendo questa sensibilità missionaria che si respirava in comunità.

Prego perché questa sensibilità si rafforzi e perché il Signore chiami ancora qualcuno della nostra comunità a seguirlo nella vocazione missionaria.

A tutta la comunità auguro che questo anniversario aumenti la nostra fede.

Anche se siamo lontani e in continenti diversi, continuiamo a rimanere uniti e ad impegnarci con la certezza che il Signore è al nostro fianco e gli Angeli ci proteggono nel nostro cammino quotidiano.

A tutti voi, grazie per le preghiere, il ricordo e l’amicizia.

fratel Peppo

Foto di Carla e Angela Redaelli.

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FRA MARCELLO MANGIAMELI Frate Minore Cappuccino Francescano nel Convento di Cerro Maggiore (MI)

L’11 settembre 1993, dopo la formazione teologica e cinque anni di convento, fra Marcello emette la Professione perpetua nell’Ordine dei Frati Francescani Cappuccini nella Cattedrale di Cremona.

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Attraverso le pagine dell’Informatore Parrocchiale del mese successivo, ci rende partecipi della gioia ricevuta con la sua esperienza di vita consacrata.

“Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli

altri popoli – siete infatti il più piccolo di tutti i popoli –, ma perché il Signore vi ama” (Dt 7,7 s).

Scegliendo questa lettura, io e i miei confratelli, abbiamo voluto esprimere la coscienza della storia che Dio sta facendo per noi. Coscienza che è maturata nell’esperienza di cinque anni di convento e ci ha permesso, l’11 settembre, di emettere la Professione perpetua, cioè di consacrarci a Dio e alla Chiesa attraverso i voti di obbedienza, povertà e castità per tutto il tempo della nostra vita.

Ciò che sorprende per un cristiano che si incammina alla sequela di Gesù è come la parola, costantemente annunciata dalla Chiesa, il Verbo, continui a incarnarsi nella vita degli uomini e a diventare storia.

L’esperienza della piccolezza del popolo di fronte alla grandezza delle opere di Dio ci appartiene come cristiani, come ci appartiene profondamente tutta la storia del popolo di Israele.

Guardando come le parole di Gesù proclamate nel Vangelo si siano incarnate nella vita, scopro come in questi cinque anni si sia ampliata l’esperienza di piccolezza di fronte a Dio, la profondità del mio peccato e l’indegnità del mio trovarmi in una storia così grande.

Ma dentro questa esperienza c’è la rivelazione della Misericordia di Dio, cioè suo Figlio Gesù Cristo vivo, presente e operante nella nostra vita: unica realtà per cui vale la pena vivere, amare, affrontare le tribolazioni che la vita ci mette di fronte.

Preparandoci a questo evento abbiamo fatto una settimana di esercizi spirituali. Il frate che ci ha guidato, giustamente ha scelto come tema “la preghiera” che è la posizione più giusta per l’uomo che si mette di fronte a Dio: la posizione della supplica e della lode. È difficile esprimere a parole queste realtà, come è difficile per me esprimere la gioia profonda che ho provato sabato 11 durante la celebrazione. Un mio amico però l’ha sintetizzata con questa frase: “Sono molto amato. Di questo ho bisogno. E mi basta”.

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L’esperienza di essere amati, esigenza fondamentale e costitutiva per ogni uomo, può essere vissuta pienamente e senza falsità o fraintendimenti dentro quella compagnia precisa che è la Chiesa, o quel “luogo” di Chiesa che ci è dato da vivere: ambito concreto e vitale in cui solo può maturare, nei figli di Dio, il germe della grazia battesimale.

fra Marcello

Oggi fra Marcello vive nel Convento dei Frati Minori Cappuccini di Cerro Maggiore in provincia di Milano. Noi lo abbiamo “raggiunto e incontrato” tramite un social network in internet, potendo così condividere le emozioni del passato e le speranze per il futuro.

Il suo saluto alla Comunità.

Qualche giorno fa sono stato contattato tramite gli strumenti che oggi la rete internet offre da parte della parrocchia, venendo così a conoscenza di questa pubblicazione. Volentieri vorrei lasciare un saluto alla comunità degli Angeli Custodi, in cui sono stato battezzato e la mia fede ha mosso i primi passi ricevendo un’educazione cristiana. Poi la mia vita ha conosciuto altre fasi. Dall’allontanamento nell’età dell’adolescenza, con una scarsa frequentazione, all’incontro che fu poi determinante per la riscoperta della fede, con una comunità di Comunione e Liberazione nella quale poi è potuta maturare la mia vocazione particolare. A seguito del trasferimento della dimora dei miei genitori in un paese lontano da Milano, si sono poi indeboliti i legami con la parrocchia d’origine.

Oggi il volto del quartiere e del tessuto sociale è profondamente cambiato. Da parrocchia di periferia, quando fu fondata, a parrocchia di città, con tutte le problematiche annesse: invecchiamento, minore familiarità tra le persone, confronto con una forte scristianizzazione, riduzione dei pastori, …

Sulla base di quello che vedo oggi dal mio osservatorio privilegiato (spesso partecipo alle missioni popolari organizzate dalla nostra famiglia religiosa, anche nella città di Milano), oggi la parrocchia ha un compito molto difficile e coraggioso, oltreché urgente: quello di proporre un cammino di fede che possa far riscoprire l’iniziazione cristiana anche a persone adulte (della mia generazione) che come me sono cresciute nelle braccia di un’esperienza ecclesiale e che ora non si riconoscono più in essa. Nell’impatto con il mondo moderno (o meglio, post-moderno) c’è l’urgenza di riscoprire una fede adulta che possa confrontarsi con le sfide del nostro tempo. Questo l’augurio alla mia comunità di origine unitamente ad una gratitudine per la mia storia.

Pace e Bene.

fra Marcello

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PREGHIERA DEI CANDIDATI

AL MINISTERO ORDINATO DEL 1993

Padre della Vita

e dell’amore, ci affidiamo a Te. Nelle Tue mani

riponiamo i nostri desideri

e le nostre fragilità; dalle Tue mani

attendiamo la grazia di essere viventi segni

del Tuo amore.

Per Tuo Figlio doniamo tutta la nostra vita

a servizio del Regno; è lo Spirito del Risorto

che ci spinge e ci accompagna

sui sentieri dell’amore e della croce.

Avvolgici,

Padre Santo, fra le braccia

della Tua Grazia, perché non venga meno

nei nostri cuori la certezza

e la consolazione di essere sospinti dal Tuo amore.

Amen.

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DON RENATO CORONELLI Prete diocesano, Insegnante di Diritto Canonico nel Seminario di Venegono Inferiore, Giudice del Tribunale Ecclesiastico Regionale Lombardo e Collaboratore Pastorale

Don Renato ci racconta, attraverso questa intervista, il suo cammino umano e cristiano condiviso con la comunità degli Angeli Custodi, come “ottimo educatore nell’ambito giovanile” (don Peppino Orsini), universitario, seminarista e infine prete diocesano.

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Partiamo dal principio: hai fatto parte della comunità della Parrocchia Angeli Custodi, che ricordi hai di quel periodo?

A questa domanda è difficile rispondere perché il tempo in cui ho fatto parte della Parrocchia Angeli Custodi va dalla mia nascita nel 1962 a quando sono stato ordinato sacerdote nel 1994 e comprende un arco di tempo molto ampio di circa 32 anni e stagioni differenti della vita. Ricordo di aver incominciato a frequentare assiduamente l’oratorio intorno alla prima superiore, coinvolto da alcuni cari amici come Alberto Rozzoni, Pierluigi Beretta, Enrico Antonioli e Agostino Boli che era a quel tempo mio catechista. Ho potuto apprezzare il “ciclone” don Vanni e la sapiente guida pastorale di don Peppino e molto debbo a fratel Peppo che è stato per molti anni il mio costante punto di riferimento all’oratorio. Con lui ed altri amici incominciai a partecipare spesso alla Messa delle 18.00 nei giorni feriali dopo i pomeriggi passati all’oratorio.

La parrocchia per me in quegli anni coincideva con l’esperienza dell’oratorio e della catechesi. Verso la fine delle superiori mi dedicai in modo particolare alla formazione del gruppo adolescenti. Col passare degli anni ho ampliato lo sguardo e ho preso parte a diversi ambiti della vita parrocchiale. Sono stati anni molto belli, segnati da un grande entusiasmo e da numerose amicizie che si creavano intorno ad una vita comunitaria vivace e ricca di stimoli. Direi che tutto questo è continuato fino a quando, dopo essermi laureato e aver fatto il servizio militare, sono entrato in seminario. Da seminarista ho avuto ancora modo di tornare agli Angeli Custodi e di conoscere i diversi preti che nel frattempo si sono avvicendati in parrocchia e dei quali conservo davvero un ottimo ricordo. Ormai però partecipavo e davo una mano solo alle iniziative estive dell’oratorio (grest e campeggi).

Inevitabilmente i legami si sono progressivamente allentati, di pari passo alla costruzione di nuovi legami nelle varie comunità in cui sono stato inviato in apostolato negli anni da seminarista (Saronno, Cesano Boscone, Gazzada, Melegnano).

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Oratorio, università e poi il seminario: come è nata la vocazione al sacerdozio?

La vocazione al sacerdozio è nata in comunità in quegli anni: la Messa quotidiana, la preghiera, l’ascolto della Parola spezzataci dal card. Martini un giovedì al mese, la conoscenza di alcune figure spirituali di grande valore come Charles de Foucauld, la bellezza della vita oratoriana, sono stati elementi fondamentali attraverso cui il Signore mi ha chiamato e ha posto dei segni nella mia vita. Poi ci sono state le persone alcune delle quali ho già citato più sopra e a cui devo aggiungere il missionario comboniano padre Bruno Maccani, anche se lui non sa probabilmente ancora oggi quanto fu decisivo per la mia vocazione. Ricordo che dopo essermi laureato e prima di partire per il servizio militare in Friuli, passai un po’ di tempo in un monastero di clausura, proprio per ascoltare più in profondità la chiamata del Signore e capire come dovevo seguirlo. Se infatti mi era chiara la scelta di consacrazione, meno chiara mi appariva la modalità e la forma della sequela. La scelta di diventare prete diocesano mi sembrò alla fine quella più coerente con il cammino che il Signore mi aveva fatto percorrere e con i doni che avevo da Lui ricevuto. Pensavo di diventare semplicemente un prete-prete, per tutti.

In che cosa sei impegnato oggi per la Diocesi?

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Attualmente sono tre gli ambiti principali del mio servizio: insegno diritto canonico in seminario (una comunità dove tra l’altro ho la grazia di abitare), lavoro nel tribunale ecclesiastico e collaboro in una unità pastorale del varesotto, specie per quanto riguarda la pastorale dei giovani e dei ragazzi e la catechesi degli adulti.

Tanti gli impegni quotidiani, per quale ti senti maggiormente gratificato?

È una domanda che non mi sono mai posto, ma che non intendo neanche pormi. Più che altro sto facendo quanto mi è stato chiesto e quanto l’inserimento nelle diverse situazioni ha

progressivamente generato. Già questo è sufficiente motivo di gratificazione, al di là della varietà degli impegni che svolgo. Non c’è tempo per annoiarsi e ogni attività comporta momenti di gioia e fatiche. Penso che l’importante sia amare quello che il Signore mi ha dato da vivere e le persone con le quali mi mette quotidianamente a contatto; il resto mancia.

Quali sentimenti ti legano ancora oggi alla Parrocchia Angeli Custodi?

Data la mia situazione un po’ decentrata mi capita molto raramente di ritornare agli Angeli Custodi, ma continuo a nutrire sentimenti di riconoscenza ed affetto come se ne possono avere per la “madre che ti ha generato” alla fede. Spero anche di non rimanere a lungo l’ultimo prete diocesano “prodotto” dalla parrocchia. Un tratto bello degli anni giovanili era anche vedere la varietà di vocazioni di speciale consacrazione fiorite in parrocchia. Una ricchezza di doni da unire insieme a

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quelli di tante persone amiche instradate verso il matrimonio. Come iniziava una canzonetta che accompagnava le sfide calcistiche di decanato degli anni giovanili: “Noi siamo della PAC…” e tali nello spirito sempre rimaniamo. Un po’ come Mourinho nei confronti dell’Inter (lo dico per scherzo, sicuro di fare arrabbiare qualche caro amico di antica data…).

A tutti voi, conosciuti o sconosciuti, che avete avuto la bontà di leggere queste righe rivolgo un caro saluto e spero che le celebrazioni per l’anniversario della fondazione della parrocchia possano infondervi gioia e desiderio di comunione.

don Renato

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FRA DAMIANO ANGELUCCI

Frate Minore Cappuccino Francescano, Insegnante di Liturgia nella Comunità di Ouidah in Bénin (Africa)

Ha vestito l’abito cappuccino il 16 settembre 1994.

Il 12 settembre 2008 è partito per la Custodia del Bénin. Nella sua brevissima storia missionaria ha svolto un’attività di supporto alle realtà già esistenti nelle comunità di Cotonou prima e di Ouidah poi.

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Dal 2008 al 2009 è stato vice assistente della Gi.Fra. di Cotonou e ha anche ricoperto l’incarico di vice direttore dei postulanti. Dal gennaio 2009 è stato trasferito nella comunità di Ouidah, sede del post-noviziato cappuccino dell’Africa dell’Ovest.

Qui è insegnante di Liturgia e collabora alle altre attività pastorali della comunità come i vari servizi alle parrocchie limitrofe e assistenza alle varie congregazioni religiose presenti nel territorio.

(da www.missionicappuccini.it)

Alcuni momenti del suo cammino cristiano condivisi con la nostra comunità:

• 11 maggio 2002 – Ordinazione diaconale

Sicuramente qualcuno sa chi è perché l’ha conosciuto diversi anni fa, quando, venuto da Fano a Milano (e precisamente nel nostro quartiere) per frequentare l’Università Bocconi, si è inserito nella nostra comunità parrocchiale nel gruppo giovani e come catechista degli adolescenti.

Laureatosi, è tornato nelle Marche e, dopo un breve periodo di lavoro, è entrato come postulante in convento. Il cammino è stato lungo ed ancora non è finito.

Il suo ricordo per la nostra comunità, è sempre vivo, come sempre vivo è il suo desiderio di tornare perché in parte, la sua vocazione, dice lui, è nata qui, a Milano nella Parrocchia Angeli Custodi.

(dall’informatore parrocchiale giugno 2002)

• 5 aprile 2003 – Ordinazione sacerdotale

Dieci anni fa l’abbiamo visto partire da Milano, ora, con un po’ di emozione per noi, ma anche per lui, lo vediamo tornare tra noi vestito del saio umile di S. Francesco, ma “Grande” perché sacerdote della Chiesa di Cristo.

(dall’informatore parrocchiale giugno 2003)

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Il suo saluto alla Comunità.

Mi chiamo Damiano Angelucci e sono nato a Fano nelle Marche, il 23 febbraio del 1969.

Anziché a Fano nel ‘69, fossi nato in Palestina 2000 anni fa, potrei dire di essere stato quasi sempre un pio israelita osservante della Legge: battezzato, comunicato, cresimato e praticante assiduo delle celebrazioni eucaristiche domenicali.

Quando avevo 16 anni la mia animatrice parrocchiale mi manda ad un incontro vocazionale e quasi per sbaglio comincio a frequentare un gruppo di giovani seguito dal sacerdote che nella Diocesi era incaricato della Pastorale Vocazionale. Sacerdote? Perché no! Iniziò così il mio iter vocazionale. Ho avuto la Grazia di incontrare, oltre al suddetto sacerdote, tanti uomini di Dio che mi hanno ricordato che il Signore aveva un progetto su di me e questa idea è sempre rimasta nel mio cuore, anche se non riuscivo a capire come si potesse vivere senza la compagnia di una moglie.

In V Liceo inizio ad accarezzare l’idea dell’avventura nell’Università di prestigio: la Bocconi di Milano. Finito il liceo e superato il test di ammissione inizia questa nuova esperienza e inizia anche la mia storia agli Angeli Custodi. Dopo pochi giorni dal mio arrivo in via Muratori 46/4, in quel remoto ottobre 1987, mi faccio indicare dalla portinaia la chiesa parrocchiale, la raggiungo, vi entro e faccio la conoscenza di Don Peppino Orsini il quale mi indirizza verso il gruppo giovani animato da Don Erminio Villa. Quest’ultimo è il primo

angelo custode che ho incontrato nella Parrocchia. È stato un pastore che mi accolto, compreso e sostenuto nei momenti non facili del passaggio dalla piccola cittadina di provincia alla grande metropoli. Senza bisogno di aggiungere tante altre parole, posso dire semplicemente che Don Erminio è stato per me un Pastore.

Quelli dal 1987 al ‘92, anno della laurea in Economia Aziendale, sono stati senza dubbio gli anni più difficili che io ricordi di tutta la mia vita. Ricordo quel periodo come un tempo di Calvario, ma allo stesso momento come un tempo di conversione. Non è il caso che mi dilunghi, ma tante cose hanno concorso: non ultime la difficoltà degli studi. Ricordo solo che all’esame di lingua francese, che avevo preso un po’ sottogamba, la professoressa mi diede 6/30… il voto più basso di tutta la mia carriera! Chi avrebbe detto allora che 20 anni dopo sarei andato a vivere in un paese francofono? Que Dieu soit loué. (trad. Che Dio sia lodato, ndr).

In quei quattro anni tanti amici della Parrocchia mi hanno aiutato e voluto bene. Vorrei menzionarne tanti, ma mi limito alla famiglia Menicatti che nel suo insieme è stato il secondo angelo custode dell’avventura milanese, un angelo che da allora continua a seguirmi e sostenermi nell’affetto e nella preghiera.

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Un ultimo ricordo: l’apertura del processo di Beatificazione del Servo di Dio Marcello Candia (1991). È stato per me un segno profetico: lui missionario laico e io, anni dopo, frate minore cappuccino missionario qui in Bénin, dove mi trovo ormai da tre anni.

È proprio in quegli anni, fra l’altro, che conosco la realtà dei frati minori cappuccini e in particolare entro a far parte di un gruppo di preghiera giovanile a Pesaro, vicino alla mia città natale. All’età di 23 anni, ormai laureato, un lavoro ed una “compagna di cammino”, la domanda vocazionale diventava sempre più urgente; più urgente la risposta, soprattutto.

Forse avevo bisogno di una scossa finale; credo di averla incontrata nella realtà della sofferenza. Il mondo della sofferenza mi ha “scandalizzato”. Tutti sappiamo che c’è chi sta male, ma io durante l’anno di servizio civile alla Caritas di Fano, della sofferenza ho conosciuto i volti. Quei fratelli adesso non ci sono più, ma in loro ho intravisto Gesù che mi interpellava: “Ti fai ultimo con me solo per un anno? … per poi tornare ai tuoi sogni di gloria?”.

Ho scelto di essere il più possibile vicino a quei fratelli, ultimi perché non-produttivi, ultimi perché incapaci di seguire la logica “lavoro-guadagno-pago-pretendo”: ho rinunciato a quel tanto o poco che avevo fin a quel momento realizzato.

Ho scelto anche io di essere “inutile”… di essere frate minore cappuccino francescano, per poter dire con la mia vita: “Non conta ciò che fai o che hai, conta ciò che sei”.

Ho liberamente risposto a Chi liberamente mi chiamava.

Ho aperto la mia vita ad un amore così grande da non farmi sentire la mancanza dell’amore di una creatura.

In realtà non ho scelto io.

fra Damiano

È possibile condividere con fra Damiano le emozioni della sua esperienza missionaria in Bénin attraverso il blog internet “condivisioni di fra Damiano Angelucci da Fano”, a questo indirizzo: http://www.fradamiano.blogspot.com/

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MADDALENA GRAZIOLI Missionaria Secolare Scalabriniana nell’Istituto di Solothurn in Svizzera

È cresciuta tra noi, Maddalena: bambina graziosa, vivace, molto autonoma; adolescente aperta, generosa, pronta ad afferrare problemi per cercarne risposte non improvvisate né scontate o banalmente accolte; poi giovane piacente per aspetto e per carattere, capace di esiti lusinghieri nello studio scolastico e musicale.

A un certo momento scompare dalla circolazione: un silenzio pieno di rispetto la circonda, da parte dei familiari contagiato agli amici, per lasciar lavorare in serenità qualcosa che in lei è ricerca che deve decidere della sua vita.

Ora sentiamo quanto lei ci ha detto domenica 28 Maggio, nello stesso giorno in cui i nostri ragazzi facevano la loro Professione di fede.

Sono Maddalena, cresciuta in questa parrocchia; qui ho ricevuto i Sacramenti e, molte volte, ho professato la mia fede come questi ragazzi oggi.

Circa quattro anni fa ho intuito la chiamata del Signore che mi chiedeva di seguirlo condividendo la Sua vita incontrandolo e servendolo nei migranti di ogni nazione. Aderendo a questa intuizione sono partita. Ho iniziato il cammino di formazione missionaria e condivisione con i migranti a Stoccarda nell’Istituto delle Missionarie Secolari Scalabriniane.

Come i primi cristiani che mettevano in comune tutto, e la gioia di uno era quella della comunità, vorrei oggi dire un grazie a questa chiesa locale in Milano e a questa parrocchia dalla quale ho ricevuto molta fede, durante il mio cammino di crescita cristiano.

Nella mia gratitudine vorrei rendervi partecipi di una grande gioia: dopo un periodo di formazione teologica iniziale, sabato 9 settembre, in occasione della festa internazionale dei giovani a Stoccarda, durante la Celebrazione Eucaristica, presieduta dal vescovo di Rottenburg-Stuttgart, Mons. W. Kasper, insieme ad Estela, brasiliana, pronuncerò i voti di povertà, castità ed obbedienza, come appartenenza totale a Dio, alla comunità delle Missionarie Secolari Scalabriniane ed al cammino dei migranti di ogni colore e nazione.

Nello stupore sempre nuovo di un Dio che in Gesù Cristo ci ama personalmente ed ha un progetto unico e originale per ogni uomo, vi chiedo di accompagnarmi con la vita e la preghiera perché possa sempre esserGli testimone e servirLo sulle strade dell’esodo là dove la chiesa e la mia comunità mi invierà, e dove porterò anche la presenza di questa chiesa locale che, pur rimanendo a Milano, vuole raggiungere tutto il mondo.

(dall’informatore parrocchiale luglio 1995)

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Maddalena oggi vive e offre il suo servizio nell’Istituto Secolare Scalabriniano di Solothurn, in Svizzera.

Il suo saluto alla Comunità.

È una gioia per me poter celebrare con voi i 50 anni della nostra parrocchia, luogo storico concreto dove anch’io ho ricevuto la fede, ho sperimentato la comunità cristiana come una scuola di vita, ho potuto nutrirmi della Parola di Dio e dell’Eucaristia, ho conosciuto e frequentato molti amici e sono venuta a contatto con molte realtà e servizi.

È con gratitudine che ripenso alla parrocchia: nei banchi dell’artistica chiesa dedicata agli Angeli Custodi ho spesso pregato. Negli spazi della parrocchia mi sono lasciata coinvolgere dai vari gruppi di riflessione e di servizio, ho ricevuto l’insegnamento di catechismo e, nell’ambito degli incontri giovanili, ho conosciuto anche quella che in seguito sarebbe diventata la mia comunità missionaria: quella delle Missionarie Secolari Scalabriniane.

La chiamata di Gesù a seguirlo nello stile di vita dei consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza, mi ha portata a lasciare la mia famiglia, i miei amici e la mia parrocchia per essere compagna di viaggio di tanti migranti e giovani che oggi popolano le nostre città e creare spazi di accoglienza perché il Signore possa realizzare il suo sogno: fare di tutti i popoli una sola famiglia.

In questi anni ho sperimentato che la vita si realizza solo nell’amore e l’amore si può vivere solo nella concretezza del quotidiano a contatto con persone concrete e reali. Per questo ringrazio tutti i miei amici che da anni non vedo, i catechisti, i sacerdoti che hanno accompagnato il mio cammino: a cominciare da don Peppino, poi don Giuseppe, don Vanni e don Erminio.

Dopo diversi anni a San Paolo del Brasile e a Stoccarda in Germania, ora mi trovo da tre anni a Solothurn, in Svizzera, proprio dove 50 anni fa è nato il nostro Istituto Secolare. Che coincidenza! Continuiamo a festeggiare insieme!

Maddalena

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FRA PAOLO MAGNAGHI Frate Minore Cappuccino Francescano nel Convento di Bergamo

Padre Paolo vive nel Convento dei Frati Minori Cappuccini di Bergamo e assiste gli ammalati e i moribondi. Un compito impegnativo che richiede un grande amore per il prossimo e il saper curare con parole di conforto e piene di tenerezza il cuore di chi soffre.

Il suo amore e le sue parole sono arrivate anche a noi: viviamo con lui le emozioni condivise con la comunità in occasione della sua ordinazione sacerdotale nel 2002 e per il cinquantesimo anniversario di fondazione della nostra parrocchia.

Carissimi parrocchiani,

dopo ben dieci anni dalla mia entrata in convento nei Frati Minori Cappuccini, sono alle porte dell’ordinazione sacerdotale. Per l’occasione, don Tarcisio mi ha chiesto di scrivere un articolo per il giornalino della parrocchia. Vi assicuro che non è facile spiegarvi cosa stia vivendo, ma proverò a rispondere a tante esclamazioni di compiacimento per la mia vita consacrata rivoltemi da molte persone incontrate nei miei anni di convento. Spesso mi hanno detto: “Beato te, che ti sei fatto frate!”, “Tu sì che sei fortunato!”, “Complimenti per la scelta fatta!”, … oppure diversi mi hanno domandato: “Ma come mai sei entrato in convento?”, “Che cosa hai sentito per capire che la tua strada fosse proprio la vita consacrata?”.

Beh, colgo l’opportunità per chiarire un po’ di cose.

Innanzi tutto, a chi mi dice: “Beato te…”, scherzosamente rispondo che se credete sia così grande la beatitudine di noi frati, nessuno impedisce di entrare in convento anche a voi (ma chissà perché i conventi sono vuoti!); più seriamente ritengo che la vera beatitudine non sta nell’essere frate o nel non esserlo, bensì essa è data a tutti coloro che ascoltano la sua parola e la mettono in pratica. Diversamente la vita diventa un inferno costruito con le nostre stesse mani… abbiamo voglia di accusare Dio quando il male che ci facciamo dipende dalle nostre scelte!

Per chi mi fa i complimenti perché sto diventando sacerdote, rispondo che è buona cosa fare i complimenti a Dio e ringraziarlo se ancora oggi ha il coraggio di scegliersi alcuni uomini per sé: come Gesù si è scelto i dodici apostoli perché stessero con Lui e per mandarli nel mondo, e non il contrario, ancora oggi fa lo stesso mediante la continua opera della Chiesa, sua parola vivente e sensibile, continuando a scegliere persone che stiano con lui e vadano nel mondo. Ma come allora i discepoli quando è stato il momento di seguire Gesù al calvario sono spariti, così oggi io non credo di essere molto diverso da loro: infatti posso dire che in questi dieci anni di convento, se avessi

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guardato semplicemente alle mie voglie o ai miei capricci avrei avuto mille motivi per prendere le valige e tornarmene a casa così liberamente come ero entrato.

Non scandalizzatevi se vi dico queste cose, ma vorrei farvi capire che se da fine giugno per il resto della mia vita posso alzare il calice della salvezza rendendo presente per volontà di Dio il suo corpo e il suo sangue da offrire a tutti gli uomini, devo e voi insieme a me dovete ringraziare il Signore, perché è stata la sua bontà e la sua pazienza a condurmi fino a qui, mostrandomi spesso e volentieri che là dove io ero più recalcitrante Lui costantemente è venuto a cercarmi per riprendermi con sé e per ripormi sulla strada che ha prefissato per me.

Infine, per chi si domanda come sono giunto alla scelta di una vita consacrata e oggi al sacerdozio, cercherò di rispondere nel modo più chiaro possibile: sinteticamente posso dire che ho vissuto la nostalgia di Dio, la tristezza di sentirmi lontano da Lui; però le occasioni più significative grazie alle quali mi sono reso conto che stavo cercando Dio sono diverse. Prima fra tutte la conoscenza e la breve esperienza di vita contemplativa fatta nel gruppo di Charles de Foucauld vissuta ancora in

seminario. Lì sperimentai che il centro di tutto non poteva essere altro che Dio incontrato nell’ostia consacrata.

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rdono di Dio?

vanti a te e davanti agli uomini”.

Poi lavorando come infermiere mi accorsi di quante persone morenti chiedevano non tanto la guarigione del corpo, piuttosto una parola di conforto, una presenza che li rassicurasse: sentivo il bisogno di non accontentarmi ad offrire la mia presenza… occorreva qualcosa di più; e che cosa c’era di meglio se non dare loro la possibilità di ricevere l’Eucarestia e la speranza e la pace derivante dal pe

Inoltre sentivo il bisogno di una guida spirituale che mi aiutasse ad aprire gli occhi, perché sentivo il desiderio di Dio anche se non mi ritenevo adatto per la vita consacrata, e allo stesso tempo avevo paura di perdere il contatto con la gente. Pian piano in me prese forma una preghiera che dice in sintesi il perché ho scelto di entrare in convento: “Signore, che io possa stare da

Per cui, se oggi mi chiedete perché ho scelto di diventare sacerdote, la motivazione è semplice: mi ha scelto Dio perché così io possa offrire a tutti l’Eucarestia (sua presenza in mezzo a noi), il suo perdono, e insieme io possa offrire la mia anima e il mio cuore a Dio e a tutti voi che lo cercate con cuore sincero, per la mia e vostra salvezza. Niente desidero di più, né voglio!

Pace e bene a tutti.

fra Paolo

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Il suo saluto alla Comunità.

Sono già passati cinquant’anni di fede, speranza e carità vissute e cresciute negli animi dei parrocchiani all’ombra degli Angeli Custodi, i quali, per ben dieci anni almeno, hanno visto tra le mura della parrocchia, anche me. Allora non ero consapevole di ciò che volesse da me Nostro Signore Gesù Cristo, e tanto meno ero consapevole che dietro il mio pregare, seguire catechismo, cantare, suonare, giocare, scherzare, fare scherzi ai miei ragazzi e ai miei “don”, Gesù aveva già provveduto con un Angelo Custode che ha cercato in tutti i modi di tirare dritto le strade che io percorrevo storte, al fine di farmi arrivare a conoscere sempre più Lui.

Vi auguro che pure voi possiate fare esperienza dell’azione divina per mezzo di questi spiriti celesti che “obbediscono alla voce della Sua Parola”, ma che nulla hanno a che vedere con filosofie da New Age, e che hanno l’unica preoccupazione di piacere a Dio e di portarci a conoscere e amare Dio per se stesso e non per ciò che ci dà. Invocate questi potenti esecutori dei Suoi Comandi, affinché anche voi possiate gustare la bellezza di vivere già fin d’ora nella comunione dei santi, la cui origine è la SS. Trinità.

padre Paolo

Le foto ritraggono la domenica del 30 giugno 2002, giorno della Prima S. Messa di fra Paolo nella Parrocchia Angeli Custodi. Foto dall’archivio parrocchiale.

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SUOR AURELIANA PAGANI

Suora della Congregazione delle Mantellate Serve di Maria, Insegnante e Responsabile dell’Istituto di Pistoia

La vocazione per la vita consacrata di Celestina Pagani – Suor Aureliana – pur non essendo nata nella Parrocchia Angeli Custodi è stata importante per la nostra comunità prestando il suo amorevole servizio in Oratorio, nella catechesi e nel centro di ascolto. Ora vive e lavora a Pistoia.

Il suo saluto alla Comunità.

Sono suor Aureliana Pagani. Ho vissuto fino a 22 anni in via Burlamacchi, 2.

Dopo aver conseguito il diploma di computista commerciale, mi sono impiegata in un ufficio di ragioneria dove sono rimasta fino al giorno della partenza per il convento. Una partenza un po’ burrascosa perché è avvenuta all’improvviso senza il permesso dei miei genitori.

Sono figlia unica e quindi nel 1962 ero una fonte di guadagno, ma più di tutto un sostegno morale. Mia madre era già ammalata di cancro, per il quale dopo poco morì. Ma io non lo sapevo, le cure erano allora poco efficienti!

La mia parrocchia di appartenenza era S. Andrea dove ho ricevuto i sacramenti, ma agli Angeli Custodi ci sono stata quando, morta la mamma, sono tornata da suora a Milano in via Vasari per rimanere accanto al babbo che nel frattempo non solo era invecchiato, ma anche era divenuto cagionevole di salute.

Il ricordo degli “Angeli” è piacevole. Ho lavorato nella catechesi, come presenza al centro d’ascolto che forse allora iniziava. Stavo nell’oratorio che era ricco di iniziative e godeva di tante e attive presenze…

Ora insegno qualche ora e sono responsabile con i colleghi della Scuola.

Da vent’anni sono stata trasferita da Milano, quindi credo di essere ricordata da pochissime persone della mia età alle quali auguro ogni bene, tanta salute e tranquillità. Le immagino circondate dai loro nipoti, ai quali dedicheranno tempo, doni, ma più di tutto cuore e comunicazione della propria esperienza.

Un augurio specialissimo a tutti i parrocchiani perché Cristo sia sempre il Centro, la Luce, la Speranza, la Forza della vita. Amino i giovani e dedichino loro le ore più belle e ricche della giornata.

suor Aureliana

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LE LORO OPERE CONTINUANO

SERVO DI DIO MARCELLO CANDIA (1916 – 1983) Medico Missionario in Brasile

Marcello Candia è stato il primo a lasciare la Parrocchia Angeli Custodi per seguire la sua vocazione quando nel 1965 parte per il Brasile. Anzi, “la sua vocazione è di partire. Di gettare un seme. Non si è chiesto se riuscirà a portare a termine l’impresa, né in quanto tempo. Troppo abituato fra gli uomini a fare preventivi, per quanto riguarda il buon Dio Marcello, in spirito di frate Francesco, rimette ogni cosa nelle mani di Lui”. (dall’informatore parrocchiale maggio 1965)

Non si può condividere il Pane del Cielo, se non si condivide il pane della terra.

Marcello Candia 36

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Marcello Candia, industriale milanese, dopo aver sostenuto opere sociali, caritative ed educative in Italia, a 50 anni va a vivere tra i poveri dell’Amazzonia brasiliana.

Vende la sua fabbrica in Italia e questo gli offre i mezzi per costruire a Macapà un ospedale efficiente e moderno. È un ospedale per i poveri e Candia si fa carico degli oneri per la costruzione e il funzionamento. Marcello sosteneva che in ospedale i poveri debbono avere un trattamento uguale a quello riservato ai ricchi.

Consolidato un funzionamento efficiente e assicurato il sostegno dello Stato, Candia dona l’ospedale alla Congregazione dei Padri Camilliani per garantirne la continuità.

Realizzato l’ospedale, negli anni successivi si dedica ad altre opere in Brasile: assistenza ai lebbrosi, case per handicappati, centri di accoglienza per bambini abbandonati, ambulatori, scuole, asili nido.

Chi è stato veramente Marcello Candia? Un folle, un santo, un illuso?

“Ho cercato solo di essere coerente fino in fondo alle parole del Vangelo – Vai, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri – e mai mi sono pentito della mia scelta. Potessi tornare indietro farei lo stesso”.

Marcello Candia

Per le straordinarie qualità umane, morali e spirituali di Marcello Candia e per la sua vita condotta con slancio evangelico, il 12 gennaio 1991 è stata introdotta la causa di canonizzazione. In quella occasione, il Cardinale Carlo M. Martini, Arcivescovo di Milano così diceva:

“A noi sembra non soltanto che Marcello Candia abbia scoperto la perla preziosa secondo l’espressione della parabola evangelica e che abbia venduto tutto per essa e lasciato ogni cosa per dedicarsi alla carità, ai poveri, alla preghiera; ma che lui stesso possa essere considerato una perla evangelica”. (tratto da Marcello Candia e la sua Fondazione – Onlus)

La Fondazione dedicata al suo nome porta avanti l’opera di Marcello Candia. 37

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LUCIA MASCHERPA BASSO (1920 – 2001) Missionaria in Brasile e Collaboratrice della Parrocchia Angeli Custodi

Dal 1982 al 1985 Lucia parte come missionaria in Brasile presso la Casa dell’Ospitalità creata da padre Luigi Brusadelli e presso il centro delle attività e l’ospedale costruiti da Marcello Candia a Macapà. Si occupa di bambini con gravi difficoltà e collabora alla costruzione di un’atmosfera familiare, vivendo questa missione come un’autentica vocazione.

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a”. (14 novembre 1982 – fonte Ugo Basso)

Conosciamo lo spirito di Lucia attraverso:

• il suo impegno: “Mi sono portata qui tanti libri, ma chissà quando potrò leggere qualche cosa. D’altra parte sono venuta qui per occuparmi di loro e questa, qui e adesso, è la cosa più importante. Non riesco neppure a fare tutto quello che vorrei: far passeggiare quelli che per varie ragioni ne hanno l’esigenza, prendere al collo e coccolare quelli che hanno bisogno del più stretto rapporto umano per crescere, e così vi

• la sua fede: “Il mistero resta mistero, e ti confesso che non mi tocca neppure tanto. Un’amica di Pavia mi diceva: “Se sapessi che tutto quello che dicono i preti sull’al di là non è vero, mi darei alla pazza gioia”. Io penso proprio che continuerei a fare quello che faccio. I casi sono due: o io ho una fede molto laica e so trovare già soddisfazione in quello che faccio, o la mia fede mi è penetrata talmente nelle ossa che agisco secondo i suoi dettami quasi inconsciamente. E comunque certamente, o meglio, per me, anche la morte, come tutto quello che è negativo, ha un senso, ha una ragione”. (23 aprile 1982 – fonte Ugo Basso)

• la sua sensibilità: “Di fronte ai miei tesori di bambini, privi di una intelligenza che permetta loro di arrivare a una pur minima autonomia, ma carichi di qualcosa che non stento a definire calore umano, con una luce negli occhi che ti fa accettare senza fatica quello che dice Luigi: che sono soltanto diversi da noi…; o ad altri privi della vista, bloccati nella parola per traumi prenatali; o ad altri spastici, frutti di parti disastrati, questi per fortuna con speranza di recupero, se avremo la possibilità di farli curare da persone competenti: di fronte a questi esseri così cari, così indifesi, così preziosi e così inutili: è giusto?… No, neppure ora riesco a formulare la domanda che vorrebbe affiorare”. (tratto da Sei mesi in Amazzonia, Il Gallo – novembre 1982)

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Nella comunità degli Angeli Custodi Lucia lascia un segno forte della sua presenza nei cuori dei parrocchiani e del parroco don Tarcisio Ferri, come apprendiamo dalla lettera commemorativa pubblicata sull’Informatore Parrocchiale nel gennaio 2002. Ne riportiamo alcuni significativi passi.

Carissima Lucia,

[…] sei stata la persona più giovane che io abbia mai conosciuto in questa parrocchia anche se il dato anagrafico dice che hai superato gli ottanta anni di età su questa terra.

Giovane perché non eri nostalgica di quello che era passato, ma guardavi al presente e al futuro con uno slancio di speranza e di fiducia.

Giovane perché continuamente aggiornata sui temi di attualità partecipando al dibattito in corso sul tema della globalizzazione, della guerra, delle vicende politiche del nostro paese. I tuoi giudizi riflettevano un ascolto del Vangelo.

Giovane perché in sintonia con il rinnovamento del Concilio Vaticano II e continuamente aggiornata dal punto di vista teologico attraverso la partecipazione a conferenze e lo studio e la lettura.

Giovane perché coinvolta nel movimento ecumenico inteso non come ritorno all’unità del passato, ma come rispetto delle diverse chiese cristiane, valorizzazione delle tradizioni particolari, arricchimento reciproco.

Giovane perché attenta alla vita della parrocchia con osservazioni e suggerimenti continui per i diversi ambiti pastorali frutto di riflessione, di preghiera, di amore per la parrocchia.

Giovane perché ancora attivamente impegnata come responsabile del gruppo delle Terza Età, nella redazione del Foglio del Segno.

Anche a Messa la tua presenza non era passiva: facevi cenni con la testa durante le omelie, gustavi i testi dei canti, facevi osservazioni su alcuni commenti e preghiere del foglietto.

Giovane perché ora sei nella vita eterna e nella giovinezza senza fine. Ora che hai più energie di prima continuerai ad essere una carissima sorella per tutti noi che continuiamo a fare conto su di te.

Arrivederci!

don Tarcisio tuo parroco per qualche anno

tuo fratello per sempre Foto di Enrica Brunetti e Ugo Basso.

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LE PERSONE CHE HANNO ILLUMINATO LA PARROCCHIA

Un ricordo affettuoso e pieno di gratitudine per il loro contributo al consolidamento della nostra comunità parrocchiale.

VIRGINIA PALAZZI (1891 – 1973) “Anima semplice, amica di tutti, accoglieva con larga cordialità e comprensione materna. Ha tanto amato la chiesa parrocchiale, di cui era frequentatrice e sostenitrice, e con quanto entusiasmo ha collaborato alle varie iniziative della comunità ecclesiale!”. (C.S.)

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ELENA CONCINA (1962 – 1975) “Giovanissima, ma di notevole maturità. Capiva, seguiva interessata, rispondeva con una concatenazione di pensieri vigorosi e chiari che lasciavano trasparire il suo ricco mondo interiore, costruito con una soda formazione, con numerose letture impegnate e con riflessioni personali”. (don Pasquale Colombo)

SUOR ROSALINDA (1906 – 1975) “Era molto attiva e attenta alle nostre necessità, ai bambini della scuola ai quali donava parecchie ore giornaliere e alle persone che volentieri ascoltava”. (Le Consorelle)

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ANTINISCA RABUFFI (1975 – 1988) “Una simpatica e deliziosa tredicenne. Ti abbiamo espresso il nostro amore e la nostra angoscia volendo interrogare soltanto la Parola di Dio che, nell’ineffabile abbraccio della sua misericordia e del suo perdono, ora sta parlando anche a te”. (dall’omelia di don Peppino Orsini)

GIANFRANCO VANGELISTI (1939 – 1993) “Possedevi tanti carismi e doti umane, oltre all’opera appassionata per la migliore riuscita delle esecuzioni liturgiche, il tuo talento artistico. Anche “Il Segno”, nostro foglio mensile, era oggetto delle tue cure particolari!”. (Alberto Gatti e amici)

GIAN LUCA PARINI (1963 – 1977) “Il suo dono più grande era la semplicità e solo da questa caratteristica potevano nascere i due suoi più grandi interessi: gli amici e la montagna”. (don Vanni Magni)

SUOR M. ANSELMINA RATTI (1924 – 2004) “Ti sei consegnata con amore allo Sposo, Lo hai sempre amato, ti sei fidata di Lui, ripetendo il tuo “Fiat” ogni volta che un dolore veniva a bussare alla tua porta”. (La Comunità di via Vasari)

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SUOR VIVIANA ERBIZZONI (1913 - 1977) “Nel Corpo mistico del Signore e nella Congregazione delle Religiose Mantellate, Suor Viviana ha aspirato al dono più grande della carità”. (Parroco che ha presieduto la celebrazione funebre)

MARISA CACCIATORI (1957 – 1972) “Ti ringraziamo Signore per questa creatura che ci fu tanto vicina. Ti ringraziamo per l’amicizia di cui ci fece dono, per la pace diffusa intorno a sé”. (Una sua amica)

MARIA DELL’ORO (*) Insegnante, catechista, sostenitrice della parrocchia e abile ricamatrice, di cui si conservano alcuni preziosi lavori. (*) Non è stato possibile reperire le date di nascita e di morte.

GIORDANO RUSCA (1913 – 1991) Barista in Oratorio e splendido nonno di due nipotine. Collaborava con l’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, a cui era iscritto dal lontano 1949.

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PAOLINO REDAELLI (1910 – 1982) Come muratore ha edificato l’edificio ecclesiale, come parrocchiano aveva l’incarico di aprire, chiudere e tenere in ordine la chiesa.

GIANNI ALTADONNA (1964 – 1974) “Noi tutti continuiamo a pregare e speriamo venga il conforto dalla certezza che il piccolo figlio starà vicino ai suoi genitori ora che è con il Signore risuscitato”. (La Comunità parrocchiale)

SALVATORE BARONE (1970 – 1979) “Ci ha lasciati per incontrare quel Gesù che da poco aveva cominciato a conoscere nei corsi di catechismo in preparazione alla Messa di Prima Comunione”. (La Comunità parrocchiale)

ANGELO BERETTA (1916 – 1994) La sua presenza in Oratorio ha rallegrato la vita della nostra comunità parrocchiale.

Foto dall’archivio parrocchiale.

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EMILIO ALESSANDRINI (1942 – 1979) Magistrato del Tribunale di Milano

Il 29 gennaio 1979, Emilio Alessandrini muore nei pressi della Chiesa Angeli Custodi per mano di un commando del gruppo terroristico Prima Linea. Era un magistrato, ma era soprattutto un giovane uomo di 36 anni della nostra comunità parrocchiale.

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Il parroco don Peppino Orsini registra, sull’Informatore Parrocchiale di febbraio, i passi salienti di quei giorni di tragedia, che rimarrà nella storia della cronaca italiana e parrocchiale come l’ennesimo punto di domanda sulla ferocia degli uomini, sull’odio e sulla violenza.

La Messa celebrata all’indomani, nel Palazzo di Giustizia, mi dà l’occasione di placare un po’ lo spirito e di offrire a Dio l’atroce

dolore di Paola, la sposa, e del piccolo Marco, l’ignara vittima di tanta tragedia. Ma né il rito né la commossa partecipazione dei quasi duecento amici e Magistrati riescono a spegnere, negli occhi di tutti, qualcosa che sa di sdegno e di sacrosanta protesta.

Il giorno seguente il funerale. È guidato dall’Arcivescovo, assistito dal Parroco del Duomo e da quello della Chiesa degli Angeli dove, tre giorni prima, Emilio aveva partecipato con noi alla Messa. Ai due lati una folla immensa, fatta di autentico popolo. Un popolo che pare voglia confrontarsi e persino competere, grazie alla serietà del suo numero e del suo contegno, con la sfrontatezza di chi non sa far altro che attentare alla pace sociale con l’arma della viltà.

Confuso tra l’immensa folla c’è pure chi rappresenta la Nazione intera, il Presidente Pertini. Soltanto una piccola porzione dell’immensa marea può prendere posto nel Duomo. Ora l’Arcivescovo legge una calda e accorata orazione per la vittima, per la famiglia, per i responsabili della cosa pubblica, per i colpevoli, per la Nazione intera.

Io intanto penso: da diciassette anni, in Porta Romana, noi degli Angeli siamo chiamati da Dio a impegnarci, pur tra tanti sbagli e tante mancanze, per il bene di questa povera società. I migliori, tuttavia, non siamo noi vivi. Tra i millecinquecentododici che in questi diciassette anni sono passati al di là della sponda del tempo, i migliori sono coloro che, come il magistrato Emilio Alessandrini, hanno amato come noi, ma più di noi hanno sofferto.

L’amore vero, quello che ha i connotati dell’amore di Cristo, è infatti soltanto quello accompagnato da molto soffrire.

A questi nostri fratelli dobbiamo perciò un grazie tutto particolare. E anche questa gratitudine ci sproni ad essere degni di loro.

don Peppino

Realizzazione a cura di Paola Caterina

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Parrocchia ‐ Oratorio “Angeli Custodi” 

Via Pietro Colletta, 21 

20135 Milano