il Settimanale · 2020. 8. 13. · della preghiera e dell’azione liturgica — una comunitarietà...

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L’Osservatore Romano il Settimanale Città del Vaticano, giovedì 13 agosto 2020 anno LXXIII, numero 33 (4.057) La catastrofe del Libano chiama tutti a collaborare per il bene comune

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L’Osservatore Romanoil SettimanaleCittà del Vaticano, giovedì 13 agosto 2020anno LXXIII, numero 33 (4.057)

La catastrofe del Libanochiama tutti a collaborare

per il bene comune

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L’Osservatore Romanogiovedì 13 agosto 2020il Settimanale

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L’OS S E R VAT O R E ROMANO

Unicuique suum Non praevalebunt

Edizione settimanale in lingua italiana

Città del Vaticanoo r n e t @ o s s ro m .v a

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ANDREA MONDAD irettore

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di ANGELO LAMERI*

«Ame è stato dato ogni potere in cielo e sulla ter-ra. Andate dunque e fate discepoli tutti i po-poli, battezzandoli nel nome del Padre e delFiglio e dello Spirito Santo, insegnando loro aosservare tutto ciò che vi ho comandato. Edecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fi-ne del mondo» (Mt 28, 18-20). Le ultime pa-role di Gesù agli undici discepoli sul monte inGalilea contengono il mandato del Risorto aisuoi, inviati a rendere presente nel mondo lasua missione di salvezza. Tre sono gli elementifondamentali di questo mandato: l’annuncio-insegnamento del Maestro, che sfocia nel di-scepolato, l’azione del battezzare, l’assicurazio-ne della costante e indefettibile presenza delSignore accanto ai suoi. Fin dai suoi primipassi la Chiesa delle origini ha custodito il co-mando del Signore annunciando ai popoli cheDio ha costituito Signore e Cristo quel Gesùche è stato crocifisso (cfr. At 2, 36), invitandoalla conversione, battezzando e vivendo nellacarità di Cristo (cfr. At 2, 42-45). Nel corso deisecoli, approfondendo sempre meglio il sensodel suo essere e della sua missione, la Chiesaha compreso che mentre custodisce con amoreciò che sta all’origine del suo esistere, ne è asua volta custodita. Proprio per questo ha fis-sato un canone delle Scritture e il settenario deiSacramenti: la Parola di Dio e i suoi doni digrazia sono indisponibili a ogni manipolazio-ne, perché nella Parola e nel Sacramento Cri-sto stesso è presente, parla alla sua Chiesa eagisce in essa, suo Corpo scaturito dal misterodella Pasqua (cfr. SC 5).

Nella complessa storia della comunità cri-stiana non sono però mancati tentativi di ma-nipolazione del gesto sacramentale, a volte an-che in buona fede, con la motivazione di ren-dere più comprensibile, o più aderente a unacerta teologia, o più attenta ai bisogni pastora-li la celebrazione dei sacramenti. Quando peròquesti interventi si sono spinti fino a toccare lasostanza dei sacramenti, la Chiesa è sempre in-tervenuta a custodire ciò che a sua volta ha ri-cevuto. È il caso della Nota dottrinale, oggipubblicata, circa la modifica della formula sa-cramentale del Battesimo che accompagna larisposta al dubium che nega la validità del Bat-

tesimo conferito con la formula: «Noi ti bat-tezziamo nel nome del Padre e del Figlio edello Spirito Santo».

Innanzitutto la Nota mostra l’infondatezzadelle ragioni che stanno all’origine della for-mula modificata. Per sottolineare il valore co-munitario del Battesimo, la partecipazione del-la famiglia e di tutti i presenti e per evitarel’idea della concentrazione di un potere sacroesclusivo del sacerdote, si è giunti ad afferma-re che il Battesimo viene celebrato «A nomedel papà e della mamma, del padrino e dellamadrina, dei nonni, dei familiari, degli amici,a nome dell’intera comunità…». Appare qui

evidente la distorsione: i presenti e l’intera co-munità non sono più coloro che partecipanoattivamente all’atto di Cristo, ma appaiono co-me i protagonisti primi di ciò che si compie,che appunto avviene in loro nome. La Chiesaquando battezza, non lo fa mai in nome pro-prio, perché è consapevole che nella sua azio-ne vi è l’azione di Cristo: «Quando uno bat-tezza è Cristo stesso che battezza» (SC 7).Giustamente la Nota, citando Romano Guardi-ni, mette in guardia da una deriva soggettivi-stica, che conduce a privilegiare il proprio sen-tire o ciò che in un dato momento sembra de-siderabile.

Del richiamo dottrinale proposto dalla Con-gregazione per la dottrina della fede è interes-sante mettere in luce almeno due aspetti deter-minanti. Il primo conduce alla forma simboli-ca del Sacramento. Il Sacramento, infatti, è unevento che si compie in una forma rituale.Proprio essa ci permette di cogliere non solola circolarità tra rito e Chiesa, ma anche il li-mite invalicabile di fronte al quale la Chiesastessa deve arrestarsi. L’allora cardinale Rat-zinger scriveva a questo proposito che il rito«è espressione, divenuta forma, dell’ecclesialitàdella preghiera e dell’azione liturgica — unacomunitarietà che supera la storia. In esso siconcretizza il legame della liturgia con il sog-getto vivente “Chiesa”, che a sua volta è carat-terizzato dal legame con il profilo della fedecresciuto nella Tradizione apostolica. Questolegame con l’unico soggetto Chiesa lascia spa-zio a forme diverse ed include uno sviluppovivo, esclude però altrettanto l’arbitrarietà»(Teologia della liturgia, Città del Vaticano 2010,159). L’arbitrarietà è esclusa perché l’azionesimbolico-rituale di sua natura non rimanda aun’idea, ma è reale e unitiva: unisce i singolipartecipanti alla celebrazione costituendoli inassemblea convocata, unisce ogni assembleacon la Chiesa tutta, unisce singoli e Chiesa al-la Tradizione consegnataci da Gesù. Interveni-re arbitrariamente sul rito, in particolare sulle

Trasmettere ciòche si è ricevuto

Uno dei battesimi amministratidal Papa nella Cappella Sistina

Azione ministerialee celebrazionedei sacramenti

#editoriale

C O N T I N UA A PA G I N A 4

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Recentemente vi sono state celebrazioni del Sa-cramento del Battesimo amministrato con leparole: «A nome del papà e della mamma, delpadrino e della madrina, dei nonni, dei fami-liari, degli amici, a nome della comunità noi tibattezziamo nel nome del Padre e del Figlio edello Spirito Santo». A quanto sembra, la de-liberata modifica della formula sacramentale èstata introdotta per sottolineare il valore co-munitario del Battesimo, per esprimere la par-tecipazione della famiglia e dei presenti e perevitare l’idea della concentrazione di un poteresacrale nel sacerdote a discapito dei genitori edella comunità, che la formula presente nelRituale Romano veicolerebb e1. Riaffiora qui,con discutibili motivazioni di ordine pastora-le2, un’antica tentazione di sostituire la formu-la consegnata dalla Tradizione con altri testigiudicati più idonei. A tale riguardo già sanTommaso d’Aquino si era posto la questione«utrum plures possint simul baptizare unumet eundem» alla quale aveva risposto negativa-mente in quanto prassi contraria alla naturadel ministro3.

Il Concilio Vaticano II asserisce che:«Quando uno battezza è Cristo stesso che bat-tezza»4. L’affermazione della Costituzione sul-la sacra liturgia Sacrosanctum Concilium, ispira-ta a un testo di sant’Agostino5, vuole ricondur-re la celebrazione sacramentale alla presenzadi Cristo, non solo nel senso che egli vi tra-sfonde la sua virtus per donarle efficacia, masoprattutto per indicare che il Signore è il pro-tagonista dell’evento che si celebra.

La Chiesa infatti, quando celebra un Sacra-mento, agisce come Corpo che opera insepara-bilmente dal suo Capo, in quanto è Cristo-Ca-po che agisce nel Corpo ecclesiale da lui gene-rato nel mistero della Pasqua6. La dottrinadell’istituzione divina dei Sacramenti, solenne-mente affermata dal Concilio di Trento7, vedecosì il suo naturale sviluppo e la sua autenticainterpretazione nella citata affermazione di Sa-crosanctum Concilium. I due Concili si trovanoquindi in complementare sintonia nel dichia-rare l’assoluta indisponibilità del settenario sa-cramentale all’azione della Chiesa. I Sacra-menti, infatti, in quanto istituiti da Gesù Cri-sto, sono affidati alla Chiesa perché siano daessa custoditi. Appare qui evidente che laChiesa, sebbene sia costituita dallo SpiritoSanto interprete della Parola di Dio e possain una certa misura determinare i riti cheesprimono la grazia sacramentale offerta daCristo, non dispone dei fondamenti stessi delsuo esistere: la Parola di Dio e i gesti salvificidi Cristo.

Risulta pertanto comprensibile come nelcorso dei secoli la Chiesa abbia custodito concura la forma celebrativa dei Sacramenti, so-prattutto in quegli elementi che la Scrittura at-testa e che permettono di riconoscere con as-soluta evidenza il gesto di Cristo nell’azionerituale della Chiesa. Il Concilio Vaticano II hainoltre stabilito che nessuno «anche se sacer-

dote, osi, di sua iniziativa, aggiungere, togliereo mutare alcunché in materia liturgica»8. Mo-dificare di propria iniziativa la forma celebrati-va di un Sacramento non costituisce un sem-plice abuso liturgico, come trasgressione diuna norma positiva, ma un vulnus inferto a untempo alla comunione ecclesiale e alla ricono-scibilità dell’azione di Cristo, che nei casi piùgravi rende invalido il Sacramento stesso, per-ché la natura dell’azione ministeriale esige ditrasmettere con fedeltà quello che si è ricevuto(cfr. 1 Cor 15, 3).

Nella celebrazione dei Sacramenti, infatti, ilsoggetto è la Chiesa-Corpo di Cristo insiemeal suo Capo, che si manifesta nella concretaassemblea radunata9. Tale assemblea però agi-sce ministerialmente — non collegialmente —perché nessun gruppo può fare di se stessoChiesa, ma diviene Chiesa in virtù di unachiamata che non può sorgere dall’internodell’assemblea stessa. Il ministro è quindi se-gno-presenza di Colui che raduna e, al tempostesso, luogo di comunione di ogni assemblealiturgica con la Chiesa tutta. In altre parole, ilministro è un segno esteriore della sottrazionedel Sacramento al nostro disporne e del suocarattere relativo alla Chiesa universale.

In questa luce va compreso il dettato triden-tino sulla necessità del ministro di avere l’in-tenzione almeno di fare quello che fa la Chie-sa10. L’intenzione non può però rimanere soloa livello interiore, con il rischio di derive sog-gettivistiche, ma si esprime nell’atto esterioreche viene posto, con l’utilizzo della materia e

Nota dottrinale circa la modificadella formula sacramentale

del Battesimo

C o n g re g a z i o n eper la dottrina

della fede

#documenti

Risposte a quesitiprop ostisulla validitàdel Battesimoconferitocon la formula«Noi tibattezziamonel nome del Padree del Figlioe dello SpiritoSanto»

QUESITIPrimo: È validoil Battesimo conferitocon la formula: «Noiti battezziamo nel nome del Padree del Figlio e dello SpiritoSanto»?

Secondo: Coloro peri quali è stato celebratoil Battesimocon la suddetta formuladevono essere battezzatiin forma assoluta?

RISPOSTEAl primo: Negativamente.

Al secondo:Affermativamente.

Il Sommo Pontefice Francesco,nel corso dell’Udienza concessaal sottoscritto Cardinale Prefetto,in data 8 giugno 2020,ha approvato queste Rispostee ne ha ordinato la pubblicazione.

Dalla sededella Congregazioneper la Dottrina della Fede,il 24 giugno 2020,nella Solennitàdella Nativitàdi san Giovanni Battista.

LUIS F. CA R D. LADARIA,S.I.

P re f e t t o

GIACOMO MORANDIArcivescovo tit. di Cerveteri

S e g re t a r i oCO N T I N UA A PA G I N A 4

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della forma del Sacramento. Tale atto nonpuò che manifestare la comunione tra ciòche il ministro compie nella celebrazionedi ogni singolo Sacramento con ciò che laChiesa svolge in comunione con l’azionedi Cristo stesso: è perciò fondamentaleche l’azione sacramentale sia compiutanon in nome proprio, ma nella persona diCristo, che agisce nella sua Chiesa, e innome della Chiesa.

Pertanto, nel caso specifico del Sacra-mento del Battesimo, il ministro non solonon ha l’autorità di disporre a suo piaci-mento della formula sacramentale, per imotivi di natura cristologica ed ecclesiolo-gica sopra esposti, ma non può nemmenodichiarare di agire a nome dei genitori, deipadrini, dei familiari o degli amici, e nem-meno a nome della stessa assemblea radu-nata per la celebrazione, perché il ministroagisce in quanto segno-presenza dell’azio-ne stessa di Cristo che si compie nel gestorituale della Chiesa. Quando il ministrodice «Io ti battezzo…» non parla comeun funzionario che svolge un ruolo affida-togli, ma opera ministerialmente come se-gno-presenza di Cristo, che agisce nel suoCorpo, donando la sua grazia e rendendoquella concreta assemblea liturgica manife-stazione «della genuina natura della veraChiesa»11, in quanto «le azioni liturgichenon sono azioni private, ma celebrazionidella Chiesa, che è sacramento di unità,cioè popolo santo radunato e ordinatosotto la guida dei vescovi»12.

Alterare la formula sacramentale signifi-ca, inoltre, non comprendere la naturastessa del ministero ecclesiale, che è sem-

pre servizio a Dio e al suo popolo e nonesercizio di un potere che giunge alla ma-nipolazione di ciò che è stato affidato allaChiesa con un atto che appartiene allaTradizione. In ogni ministro del Battesimodeve essere quindi radicata non solo laconsapevolezza di dover agire nella comu-nione ecclesiale, ma anche la stessa con-vinzione che sant’Agostino attribuisce alPrecursore, il quale «apprese che ci sareb-be stata in Cristo una proprietà tale percui, malgrado la moltitudine dei ministri,santi o peccatori, che avrebbero battezza-to, la santità del Battesimo non era da at-tribuirsi se non a colui sopra il quale di-scese la colomba, e del quale fu detto: “Èlui quello che battezza nello Spirito San-to” (Gv 1, 33)». Quindi, commenta Agosti-no: «Battezzi pure Pietro, è Cristo chebattezza; battezzi Paolo, è Cristo che bat-tezza; e battezzi anche Giuda, è Cristoche battezza»13.

1 In realtà, un’attenta analisi del Rito delBattesimo dei Bambini mostra che nella ce-lebrazione i genitori, i padrini e l’interacomunità sono chiamati a svolgere un ruo-lo attivo, un vero e proprio ufficio liturgi-co (cfr. RI T UA L E ROMANUM ex Decreto Sa-crosancti Oecumenici Concilii Vaticani II in-stauratum auctoritate Pauli P P. VI p ro m u l -gatum, Ordo Baptismi Parvulorum, P ra e n o -tanda, nn. 4-7), che secondo il dettatoconciliare comporta però che «ciascuno,ministro o fedele, svolgendo il proprio uf-ficio, compia soltanto e tutto quello che,secondo la natura del rito e le norme litur-giche, è di sua competenza»: CONCILIOECUMENICO VAT I C A N O II, Cost. S a c ro s a n c -tum Concilium, n. 28.

2 Spesso il ricorso alla motivazione pa-storale maschera, anche inconsapevolmen-te, una deriva soggettivistica e una volontàmanipolatrice. Già nel secolo scorso Ro-mano Guardini ricordava che se nella pre-ghiera personale il credente può seguirel’impulso del cuore, nell’azione liturgica«deve aprirsi a un altro impulso, di piùpossente e profonda origine, venuto dalcuore della Chiesa che batte attraverso isecoli. Qui non conta ciò che personal-mente gli piace o in quel momento glisembra desiderabile…» (R. GUA R D I N I ,Vorschule des Betens, Einsiedeln/Zürich,19482, p. 258; trad. it.: Introduzione allap re g h i e ra , Brescia 2009, p. 196).

3 Summa Theologiae, III, q. 67, a. 6 c.4 CONCILIO ECUMENICO VAT I C A N O II,

Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 7.5 S. AUGUSTINUS, In Evangelium Ioannis

t ra c t a t u s , VI, 7.6 Cfr. CONCILIO ECUMENICO VAT I C A N O

II, Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 5.7 Cfr. DH, n. 1601.8 CONCILIO ECUMENICO VAT I C A N O II,

Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 22 § 3.9 Cfr. Catechismus Catholicae Ecclesiae, n.

1140: «Tota communitas, corpus Christisuo Capiti unitum, celebrat» e n. 1141:«Celebrans congregatio communitas estb a p t i z a t o ru m » .

10 Cfr. DH, n. 1611.11 CONCILIO ECUMENICO VAT I C A N O II,

Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 2.12 Ibidem, n. 26.13 S. AUGUSTINUS, In Evangelium Ioan-

nis tractatus, VI, 7.

formule sacramentali, significa spezzarequel legame, umile e fragile, tra ciò che laChiesa compie e il mistero della salvezzadonata, che Cristo stesso ha affidato allenostre mani. Per questo la Nota affermache ogni abuso liturgico non costituiscesolo una «trasgressione di una norma po-sitiva, ma un vulnus inferto a un tempo al-la comunione ecclesiale e alla riconoscibi-lità dell’azione di Cristo, che nei casi piùgravi rende invalido il Sacramento stes-so».

Il secondo aspetto ci rimanda al ruolodel ministro e alla natura stessa del mini-stero ecclesiale, che nella Nota, come sievince dalle argomentazioni, sono riferitiin particolare ai ministri ordinari del Bat-tesimo (vescovo, presbitero, diacono: cfr.CCC 1256; CIC can. 861 §1). Essere ministrisignifica essere servi di Dio e del suo po-polo. Non si esercita un potere proprio,ma si diviene segno e strumento della po-testas che Cristo ha conferito alla Chiesa.In quest’ottica, come afferma il concilio diTrento, il ministro non solo deve avere al-meno l’intenzione di compiere ciò che fala Chiesa (Denz. 1611), ma, ponendosi nelsolco della Tradizione ecclesiale, agisceall’interno dell’assemblea liturgica come

segno-presenza di Colui che la raduna e larende suo Corpo, perché Cristo «è semprepresente nella sua Chiesa, specialmentenelle azioni liturgiche» (SC 7). Se il sog-getto dell’azione sacramentale è la totacommunitas, come afferma il Catechismodella Chiesa Cattolica (n. 1140), questa co-munità non è un’assemblea che si è costi-tuita da sé, ma il Corpo di Cristo che agi-sce inseparabilmente dal suo Capo. Pro-prio il ministro, che al tempo stesso è par-te dell’assemblea e posto di fronte a essa,rimanda al fatto che ogni assemblea litur-gica è costituita da una chiamata che nonsorge dal suo interno. Per questo motivo ilministro non agisce per virtù propria, masi pone al servizio di Dio e del suo popo-lo, trasmettendo con fedeltà quello che asua volta ha ricevuto (cfr. 1 Cor 15, 3). Sicomprende allora che non si tratta di un“potere sacrale” da cui svestirsi per condi-viderlo con altri, ma dell’essere consapevo-li che il sacerdozio ministeriale si pone inrelazione e al servizio del sacerdozio co-mune, perché sono ordinati l’uno all’a l t ro(LG 10).

Quando le motivazioni pastorali, purapprezzabili nel loro intento, non si con-frontano con il Magistero e la riflessioneteologica, come ha ampiamente dimostra-to l’intervento della Congregazione per la

dottrina della fede, il rischio è quello didistorcere la natura di quello che si com-pie e, paradossalmente, di compiere ciòche si vuole evitare. Nella situazione cheha suscitato il dubium, per evitare la con-centrazione di un potere sacrale nel sacer-dote ci si è arrogati un potere ancora piùampio: quello di modificare la formula sa-cramentale del Battesimo, consegnatacidalla bimillenaria Tradizione ecclesiale.Per esprimere il valore comunitario delBattesimo e rendere i fedeli presenti parte-cipi dell’azione sacramentale, si è manipo-lato il rito in modo che la comunità nondiviene più riconoscibile come assemblea-Corpo di Cristo, ma come gruppo cheamministra il Sacramento a nome proprioe che quindi compie un’azione incapace diandare oltre l’agire dell’uomo. Risuonapertinente anche nel nostro caso quantoscrive Papa Francesco in Evangelii gau-dium, dove afferma che la chiave e il ful-cro della funzione del sacerdozio ministe-riale «non è il potere inteso come domi-nio, ma la potestà di amministrare il sacra-mento dell’Eucaristia; da qui deriva la suaautorità che è sempre un servizio al popo-lo» (n. 104).

*Vicedecano della Facoltà di Teologiaalla Pontificia Università Lateranense

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Trasmettere ciò che si è ricevuto

Nota dottrinale sul Battesimo

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La visita dentro San Pietro, un’immensità vistaper la prima volta che schiaccia quasi, ma chesi arresta davanti alla statua della Madonnache stringe Gesù senza vita. All’improvviso ilresto dell’immensità perde d’interesse, mentresi accende di getto una domanda su quel «cor-po incolpevole» di Cristo che ricorda «il cor-po delle mie figlie negate alla normalità tra lemie braccia altrettanto impotenti. Perché?». Èuno dei passaggi più potenti della lettera indi-rizzata al Papa da Hermine Nzotto, la mammadelle gemelline siamesi originarie del Centra-frica, sottoposte circa un mese fa all’O spedaleBambino Gesù a uno straordinario interventodi separazione cranica e cerebrale. Due bimbe,Ervina e Prefina, che Francesco ha battezzatonei giorni scorsi a Casa Santa Marta duranteuna cerimonia riservata.

Nella lettera, Hermine Nzotto racconta lasua vita di «ragazza paesana della foresta»,nata in un villaggio a 100 km da Bangui, lacittà dove nel 2015 il Papa avvia il Giubileodella misericordia aprendo la porta santa dellacattedrale. Una porta che per la mamma delledue bimbe è molto di più. «Battezzare le miemiracolate Maria e Francesca da Sua Santitàmi dà la conferma che Dio è veramente vicinoagli ultimi», scrive Hermine. «Se domani lemie figlie potranno far parte dei bambini piùfortunati della terra, cioè andare a scuola e im-parare quello che ignoro e che adesso anch’ioaspiro a sapere, per essere in grado un domanidi leggere i versetti della Bibbia alle mie figlie,allora — dice al Papa l’autrice della lettera —non è una porta santa che lei ha aperto a Ban-gui nel 2015 e che si è richiusa un anno dopo,ma ha costruito un ponte per l’eternità dovepossono attraversare i bisognosi, come lo eroio, e gente di buona volontà come la squadradi medici che curano le mie inseparabili sepa-rate».

Nella pagina e poco più della lettera, Her-mine Nzotto ringrazia più volte i medici delBambino Gesù, da Mariella Enoc, presidentedell'Ospedale pediatrico, al professor Carlo

Efisio Marras, responsabile del reparto di Neu-rochirurgia, la cui squadra ha «miracolosamen-te separato e risuscitato» le sue bimbe. «Lapreghiera — conclude Hermine Nzotto — è ciòche può unire i popoli della terra; io pregheròMaria per Lei, ma non ho bisogno di chiederlealtrettanto in quanto chi come Sua Santità hasfidato il pericolo delle punture delle zanzare edella ribellione del 2015 in Centrafrica sa chie-dere a Maria ciò che serve al mondo».

Battezzate dal Papale gemelline siamesi

La letteradella mammadelle due piccoledella RepubblicaC e n t ra f r i c a n a

#ospedaleBambinoGesù

di ALESSANDRODE CAROLIS

In crescita il numero dei piccoli cheda tutta Italia e dall’estero vengonocurati all’ospedale pediatrico Bambi-no Gesù di Roma. È il dato più evi-dente dell’attività sanitaria e scientifi-ca svolta dal nosocomio nel 2019 —l’anno del 150° di fondazione — p re -sentata martedì 11 agosto, all’indoma-ni della pubblicazione della notiziache Papa Francesco aveva battezzatonei giorni scorsi le due gemelline sia-mesi della Repubblica Centrafricana,sottoposte circa un mese orsono a undelicato intervento di separazionecranica e cerebrale proprio nellastruttura medica sul Gianicolo.

«Il nostro sforzo quotidiano — hacommentato la presidente MariellaEnoc — è di garantire la sostenibilitàeconomica di questa straordinariaopera di ricerca e di cura, senza maiperseguire logiche di profitto». An-che perché, ha aggiunto, «nel 2020

dovremo fare i conti con i riflessieconomici negativi generati dallapandemia da covid-19, soprattuttoper effetto della contrazione dell’atti-vità complessiva e delle azioni dicontrasto all’emergenza che si sonorese necessarie».

Tornando ai numeri dell’anno pas-sato, il Bambino Gesù ha fatto regis-trare un incremento dei casi trattati edella loro complessità, con 29 mila ri-coveri, il 30 per cento dei quali pre-venienti da fuori regione Lazio; 32mila gli interventi chirurgici eseguitie oltre 2 milioni — una soglia supera-ta per la prima volta nella storia — leprestazioni ambulatoriali offerte, conun più 10 per cento. Aumento checaratterizza anche gli accessi al Pron-to Soccorso (+5 per cento), sfiorandoi 90 mila nelle due sedi del Gianicolo

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Numeri in continua crescita

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La 41a Giornata mondiale del turismo ricorrequest’anno nel contesto incerto segnato daglisviluppi della pandemia covid-19, di cui anco-ra non si vede la fine. Ne deriva una drasticariduzione della mobilità umana e del turismo,sia internazionale che nazionale, collocandosiai minimi storici. La sospensione dei voli in-ternazionali, la chiusura degli aeroporti e deiconfini, l’adozione delle severe restrizioni aiviaggi, anche interni, sta causando una crisisenza precedenti in molti settori connessiall’industria turistica. Si teme che nella peg-giore delle ipotesi, a fine 2020 si assisterà aduna diminuzione di circa un miliardo di turistiinternazionali, con una perdita economica glo-bale di circa 1.200 miliardi di dollari. Ne con-seguirebbe una perdita enorme di posti di la-voro nell’intero settore turistico. Secondo il se-gretario generale dell’Organizzazione mondia-le del turismo, Zurab Pololikashvili, «il turi-smo è stato tra tutti il settore maggiormentecolpito dal lockdown globale, con milioni diposti di lavoro a rischio in uno dei settori piùad alta intensità di lavoro dell’economia»1.

Tale inquietante scenario, impensabile anco-ra qualche mese fa, non deve paralizzarci eprivarci di una visione positiva del futuro. Inquesto senso, Papa Francesco ha affermato:«Peggio di questa crisi c’è solo il dramma disprecarla [...] Ora, nel grande sforzo di rico-minciare, quanto è dannoso il pessimismo, ilvedere tutto nero, il ripetere che nulla torneràpiù come prima!»2.

«Turismo e sviluppo rurale» — il tema scel-to dall’O mt prima dell’emergenza covid-19 perla presente Giornata — indica provvidenzial-mente una delle strade verso una possibile ri-presa del settore turistico. Essa inizia con l’invi-to a prendere sul serio e mettere in pratica losviluppo sostenibile che, nell’ambito del turi-smo, significa un interesse maggiore rivolto alle

luppo sostenibile e socialmente responsabile delproprio territorio; un turismo quindi che favori-sce la positiva interazione tra l’industria turisti-ca, la comunità locale e i viaggiatori3.

Tale tipologia di turismo può diventare unvolano per sostenere l’economia rurale, che èfatta di agricoltura e, spesso, di aziende fami-liari, piccole dimensioni, aree marginali e bassiredditi percepiti dalla filiera alimentare. Turi-smo e agricoltura rurale possono così diventaredue componenti essenziali di un mondo nuovoche si auspica di costruire. Un turismo realizza-to dalle persone e attraverso le persone. I pic-coli agricoltori, del resto, sono i primi custodidel creato attraverso la loro paziente e faticosalavorazione della terra. I turisti sono i visitatoriche possono diventare sostenitori di un ecosi-stema, se viaggiano in modo consapevole e so-brio. Viaggiare verso mete rurali, allora, puòvoler dire, concretamente, sostenere le produ-zioni locali, di piccole realtà aziendali agricole,realizzate in modo compatibile con le leggi del-la natura. Così, un viaggio potrà avere il saporedella storia e aprire il cuore verso l’ampio oriz-zonte della fraternità e della solidarietà.

Il turismo che sa guardare e condividere idoni della terra in ambito rurale diventa anche

il modo per imparare nuovi stili di vita, in mo-do concreto. La saggezza di chi coltiva la terra,fatta di osservazione e di attesa, può certamen-te aiutare il frenetico mondo moderno ad ar-monizzare i tempi della vita quotidiana conquelli naturali. Avvicinare turismo e svilupporurale è un buon modo per apprendere nuoveculture, lasciarsi contaminare dai valori dellacustodia del creato e della tutela del creatoche, oggi, rappresentano non solo un doveremorale ma un’urgenza di azione collettiva.

Un turismo responsabileper rilanciare l’economia rurale

Il Dicasteroper il serviziodello sviluppoumano integralein vistadella prossimagiornata mondiale

#messaggio

mete turistiche extra-urbane, piccoli villaggi,borghi, strade e luoghi poco noti e meno fre-quentati: quei luoghi più nascosti da scoprire oriscoprire proprio perché più incantevoli e in-contaminati. La ruralità vive in questi luoghi,lontani dalle vie del turismo delle folle. Si trat-ta, quindi, della promozione del turismo soste-nibile e responsabile che, attuato secondo prin-cipi di giustizia sociale ed economica e nel pie-no rispetto dell’ambiente e delle culture, ricono-sce la centralità della comunità locale ospitantee il suo diritto ad essere protagonista nello svi-

Pubblichiamo il messaggio del cardinale prefettodel Dicastero per il servizio dello sviluppo umanointegrale (Dssui) in preparazione alla prossimaGiornata mondiale del turismo — il settoremaggiormente colpito dal lockdown globaleprovocato dalla pandemia da covid-19 — che sisvolgerà il 27 settembre sul tema «Turismo esviluppo rurale».

di PETER KODWOAPPIAH TU R KS O N

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L’Osservatore Romanogiovedì 13 agosto 2020il Settimanale

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Il “turismo rurale” diventa così il luogo incui imparare un nuovo modo di entrare in re-lazione con l’altro e la natura. E ogni cambia-mento personale deve cominciare da compor-tamenti realmente trasformativi; per fare que-sto occorre mettersi in cammino; e per metter-si in cammino occorre una meta: il mondo ru-rale può essere tutto questo. Il turismo incon-tra lo sviluppo se si svolge in modo attento etranquillo, sostenibile; ciò significa rispettarele pratiche agricole, i ritmi di vita delle popo-lazioni rurali, apprezzando la genuinità ancoraconservata di intere aree interne, facendosi sor-prendere dalle mille piccole cose che si posso-no vedere, scegliendo prodotti agricoli locali.In questo modo si possono cogliere le diffe-renze, piccole o grandi che siano, tra tradizio-ni, luoghi e comunità incontrate. Perché alloranon volgerci a un turismo che valorizzi le areerurali e marginali incontrandole camminando?Questo ci permetterà di rallentare e di evitare irischi della frenesia4.

Il turismo può diventare, proprio in questoperiodo, uno strumento di prossimità. Sì, ilnostro mondo postmoderno ha bisogno diprossimità, cioè di vicinanza nelle relazioni, e,quindi, dei cuori. E il turismo, che in ogni ca-so prevede il movimento di persone e beni,deve ora mostrare il suo volto trasformativo,come attività ricreativa che faccia crescere lospirito di fraternità tra i popoli.

In un periodo di incertezza dei movimentidelle persone, di cui il turismo subisce le mag-giori conseguenze in modo immediato e diret-to, riteniamo che si debba agire per il sostegnodei redditi dei lavoratori di questo settore, co-me pure per la cura e la difesa delle comunitàrurali più fragili in ciascun territorio. Così fa-cendo, l’economia turistica potrà riprendere ilsuo corso, seppure su livelli di circolazione piùridotti; la circolazione delle persone, dei benie della moneta sarà il segno tangibile di unaprossimità che è cominciata nel cuore. Il turi-smo responsabile e sostenibile, valorizzando lerisorse e le attività locali, è auspicabile comeuno dei fattori di svolta nella lotta contro lapovertà, che la pandemia covid-19 ha fatto au-mentare in maniera esponenziale.

Concludendo, vogliamo assicurare la nostravicinanza e il nostro sostegno a tutti coloroche sono impegnati nel contrastare l’impattodella pandemia sulla vita dei singoli e delle so-cietà che vivono di turismo.

#messaggio

L’attività del Bambino Gesù

e di Palidoro. I trasporti di emer-genza neonatale sono stati 385 (inmedia più di uno al giorno), conquelli (89) avvenuti tramite l’elip or-to vaticano, eseguiti in collaborazio-ne con il Governatorato.

Infine, in crescita anche i trapian-ti di organi, cellule e tessuti, che so-no stati ben 342 (192 di midollo, 28di fegato, 26 di rene, 10 di cuore,uno di polmone, 5 gli impianti dicuore artificiale, 53 i trapianti di val-vole cardiache, 11 di membrana am-niotica, 21 di cornea). Di pari passosono aumentate anche la produzio-

ne scientifica e l’attività di acco-glienza per le famiglie, con 120 milanotti gratuite nelle stanze messe adisposizione dei genitori dei piccoliricoverati.

Nella circostanza sono stati pre-sentati anche i dati del bilancio so-ciale: con 2.700 dipendenti e quasi500 contrattisti di ricerca, l’«osp e-dale del Papa» ha conseguito unmargine operativo lordo positivo eun risultato netto in sostanziale pa-reggio (+ 0,2 milioni di euro). Unapiù dettagliata sintesi dei dati è co-nsultabile sul sito internet www.os-p edalebambinogesù.it

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 5

Facciamo appello ai governanti e ai respon-sabili delle politiche economiche nazionali, af-finché promuovano e incentivino il turismo re-sponsabile, attuato secondo principi di giusti-zia sociale ed economica e nel pieno rispettodell’ambiente e delle culture. I governanti ri-volgano il loro sguardo alle aree marginali,dando a questi territori concrete occasioni disviluppo, valorizzandone le vocazioni peculia-ri, la partecipazione delle comunità locali aiprocessi decisionali, il miglioramento del red-dito di chi lavora la terra.

Ci rivolgiamo in modo particolare ai movi-menti ecologisti e a tutti coloro che sono im-pegnati nella difesa dell’ambiente affinchécontribuiscano con la propria opera alla con-versione dei cuori verso una sana e correttaecologia integrale, in cui il valore della personaumana si coniughi con la tutela delle condizio-ni di vita delle comunità rurali insediate nellearee marginali. La programmazione economicaabbia come riferimento la difesa dei poveri edei soggetti più deboli del ciclo economico; ilavoratori dell’agricoltura delle zone rurali sia-no considerati destinatari diretti di significativiaiuti economico-finanziari e di progetti di re-cupero e di promozione dell’agricoltura ruralef a m i l i a re .

Ai vescovi e ai responsabili per la pastoraledel turismo chiediamo un impegno corale,perché ciascuno, nel proprio territorio, assumaconcrete iniziative di aiuto delle attività turisti-che. I fedeli e le parrocchie rispondano consollecitudine e generosità alle esigenze e ai bi-sogni dei lavoratori del turismo, oggi in diffi-coltà, e insieme sviluppino reti di prossimitànelle relazioni e nell’aiuto al sostegno del red-dito perso. Si costruiscano nuovi percorsi difruizione turistica delle aree rurali, in cui co-niugare rispetto dell’ambiente e occasioni disostentamento degli operatori turistici locali.

Infine, esprimiamo il nostro più cordialeringraziamento a tutti coloro che, in questotempo di prova, hanno mostrato solidarietà esostegno a chi vive di turismo, in particolarenelle zone rurali. Con l’aiuto di Dio, mettia-moci tutti nello stesso cammino verso un futu-ro migliore.

1w w w. u n w t o . o rg / n e w s / c o v i d - 1 9 - w o r l d - t o u r i -s m - re m a i n s - a t - a - s t a n d s t i l l - a s - 1 0 0 - o f - c o u n t r i e s -imp ose-restrictions-on-travel

2Francesco, Omelia durante la Santa Messanella Solennità di Pentecoste, 31 maggio 2020.

3Definizione adottata dall’assemblea dell’As-sociazione Italiana del Turismo Responsabile,9 ottobre 2005.

4Cfr. Francesco, Lettera enciclica Laudato si’,18.

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il brano evangelico di questa domenica (cfr.Mt 14, 22-33) narra di Gesù che cammina sulleacque del lago in tempesta. Dopo aver sfama-to le folle con cinque pani e due pesci — comeabbiamo visto domenica scorsa —, Gesù ordinaai discepoli di salire sulla barca e ritornareall’altra riva. Lui congeda la gente e poi salesulla collina, da solo, a pregare. Si immergenella comunione con il Padre.

Durante la traversata notturna del lago, labarca dei discepoli rimane bloccata da un’im-provvisa tempesta di vento. Questo è abituale,sul lago. A un certo punto, essi vedono qual-cuno che cammina sulle acque venendo versodi loro. Sconvolti pensano sia un fantasma egridano per la paura. Gesù li rassicura: «Co-raggio, sono io, non abbiate paura!». Pietroallora — Pietro, che era così deciso — risp onde:«Signore, se sei tu, comandami di venire versodi te sulle acque». Una sfida. E Gesù gli dice:«Vieni!». Pietro scende dalla barca e fa alcunipassi; poi il vento e le onde lo spaventano ecomincia ad affondare. «Signore, salvami!»,grida, e Gesù lo afferra per la mano e gli dice:«Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».

Questo racconto è un invito ad abbandonar-ci con fiducia a Dio in ogni momento dellanostra vita, specialmente nel momento dellaprova e del turbamento. Quando sentiamo for-te il dubbio e la paura e ci sembra di affonda-re, nei momenti difficili della vita, dove tuttodiventa buio, non dobbiamo vergognarci digridare, come Pietro: «Signore, salvami!» (v.30). Bussare al cuore di Dio, al cuore di Gesù:«Signore, salvami!». È una bella preghiera.Possiamo ripeterla tante volte: «Signore, salva-mi!». E il gesto di Gesù, che subito tende lasua mano e afferra quella del suo amico, vacontemplato a lungo: Gesù è questo, Gesù faquesto, Gesù è la mano del Padre che mai ciabbandona; la mano forte e fedele del Padre,che vuole sempre e solo il nostro bene. Dionon è il grande rumore, Dio non è l’uragano,non è l’incendio, non è il terremoto — come ri-corda oggi anche il racconto sul profeta Elia—; Dio è la brezza leggera — letteralmente dicecosì: è quel “filo di silenzio sonoro” — che nonsi impone ma chiede di ascoltare (cfr. 1 Re 19,11-13). Avere fede vuol dire, in mezzo alla tem-

a una corsa ciclistica dedicata a san GiovanniPaolo II.

In questi giorni il mio pensiero ritorna spes-so al Libano — lì vedo una bandiera del Liba-no, un gruppo di libanesi. La catastrofe dimartedì scorso chiama tutti, a partire dai Liba-nesi, a collaborare per il bene comune di que-sto amato Paese. Il Libano ha un’identità pe-culiare, frutto dell’incontro di varie culture,emersa nel corso del tempo come un modellodel vivere insieme. Certo, questa convivenzaora è molto fragile, lo sappiamo, ma pregoperché, con l’aiuto di Dio e la leale partecipa-zione di tutti, essa possa rinascere libera e for-te. Invito la Chiesa in Libano ad essere vicinaal popolo nel suo Calvario, come sta facendoin questi giorni, con solidarietà e compassione,con il cuore e le mani aperte alla condivisione.Rinnovo inoltre l’appello per un generoso aiu-to da parte della comunità internazionale. E,per favore, chiedo ai vescovi, ai sacerdoti e aireligiosi del Libano che stiano vicini al popoloe che vivano con uno stile di vita improntatoalla povertà evangelica, senza lusso, perché ilvostro popolo soffre, e soffre tanto.

Saluto tutti voi, romani e pellegrini di variPaesi — tante bandiere qui — famiglie, gruppiparrocchiali, associazioni. In particolare, salutoi giovani di Pianengo, in diocesi di Crema —eccoli..., rumorosi! —, che hanno percorso lavia Francigena da Viterbo a Roma. Bravi,complimenti!

Invio un cordiale saluto ai partecipanti alTour de Pologne — tanti polacchi ci sono qui!—, gara ciclistica internazionale che quest’annoè disputata in ricordo di San Giovanni PaoloII nel centenario della sua nascita.

A tutti voi auguro una buona domenica. Perfavore, non dimenticatevi di pregare per me.Buon pranzo e arrivederci!

La catastrofe del Libano chiama tuttia collaborare per il bene comune

Al l ’An g e l u sil Papa lancia

un nuovo appelloaffinché il Paese

mediorientale tornia essere modello

di convivenza

#copertina

pesta, tenere il cuore rivolto a Dio, al suoamore, alla sua tenerezza di Padre. Gesù, que-sto voleva insegnare a Pietro e ai discepoli, eanche a noi oggi. Nei momenti bui, nei mo-menti di tristezza, Lui sa bene che la nostrafede è povera — tutti noi siamo gente di pocafede, tutti noi, anch’io, tutti — e che il nostrocammino può essere travagliato, bloccato daforze avverse. Ma Lui è il Risorto! Non di-mentichiamo questo: Lui è il Signore che haattraversato la morte per portarci in salvo. An-cora prima che noi cominciamo a cercarlo, Luiè presente accanto a noi. E rialzandoci dallenostre cadute, ci fa crescere nella fede. Forsenoi, nel buio, gridiamo: “Signore! Signore!”,pensando che sia lontano. E Lui dice: “Sonoqui!”. Ah, era con me! Così è il Signore.

La barca in balia della tempesta è immaginedella Chiesa, che in ogni epoca incontra venticontrari, a volte prove molto dure: pensiamo acerte lunghe e accanite persecuzioni del secoloscorso, e anche oggi, in alcune parti. In queifrangenti, può avere la tentazione di pensareche Dio l’abbia abbandonata. Ma in realtà èproprio in quei momenti che risplende mag-giormente la testimonianza della fede, la testi-monianza dell’amore, e la testimonianza dellasperanza. È la presenza di Cristo risorto nellasua Chiesa che dona la grazia della testimo-nianza fino al martirio, da cui germoglianonuovi cristiani e frutti di riconciliazione e dipace per il mondo intero.

L’intercessione di Maria ci aiuti a persevera-re nella fede e nell’amore fraterno, quando ilbuio e le tempeste della vita mettono in crisila nostra fiducia in Dio.

Al termine dell’Angelus il Papa ha lanciatogli appelli per il Libano e contro il nucleare —di quest’ultimo riportiamo le parole a pagina 10—; infine ha salutato i presenti e i partecipanti

La «catastrofe» di Beirut «chiama tutti, a partiredai libanesi, a collaborare per il bene comunedi questo amato Paese»; lo ha chiesto PapaFrancesco al termine dell’Angelus del 9 agosto,auspicando «un generoso aiuto da partedella comunità internazionale». Affacciatosia mezzogiorno dalla finestra dello studio privatodel Palazzo apostolico vaticano, prima della recitadella preghiera mariana con i fedeli presentiin piazza San Pietro — nel rispetto delle misure disicurezza adottate per evitare il diffondersi dellapandemia da covid-19 — e con quantilo seguivano attraverso i media, il Pontefice avevaofferto una riflessione sul Vangelo della domenica,incentrato sull’episodio di Gesù che camminasulle acque del lago in tempesta.

Scontri nella piazzaantistanteil Parlamentoa Beirut (Afp)

Un primo aiuto di250.000 euro a sostegnodelle necessità dellaChiesa libanese in questimomenti di sofferenza èstato inviato da PapaFrancesco tramite il Di-castero per il serviziodello sviluppo umano in-tegrale (Dssui). Lo ha re-so noto venerdì 7 agosto,un comunicato dellostesso Dssui in cui si sot-tolinea che il dono vuoleessere un segno dellapremura del Ponteficeverso la popolazione diBeirut coinvolta dalla de-flagrazione al porto delloscorso martedì 4, testi-moniando la paterna vi-cinanza del vescovo diRoma verso quanti si tro-vano nel dolore e nelledifficoltà più stringenti.Un gesto concreto, chesegue l’appello lanciatoal termine dell’udienzagenerale di mercoledì 5 el’intenzione di preghieraaffidata nel pomeriggiodi quello stesso giornoalla Salus Populi Roma-ni, durante la visita aSanta Maria Maggioreper la festa della Dedica-zione della basilica libe-riana. L’aiuto del Papa —prosegue il comunicato —è stato trasmesso tramitela nunziatura apostolicanella capitale del Libanoe servirà per soccorrere lepersone colpite dalla ter-ribile esplosione, che haprovocato svariati mortie centinaia di migliaia diferiti e di sfollati,distruggendo al contem-po edifici, chiese, mona-steri, strutture civili e sa-nitarie. A fronte delle ur-genti necessità, immedia-ta è stata la risposta disoccorso da parte dellestrutture cattoliche,mediante centri di acco-glienza per gli sfollati,unitamente all’azione diCaritas Libano, CaritasInternationalis e varieCaritas sorelle.

L’aiutodel Pontefice

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Sono trascorsi esattamente 75 anni da quel 6agosto 1945 in cui l’umanità sperimentò per laprima volta la potenza devastatrice della bom-ba atomica sganciata su Hiroshima. Affinchénon si ripeta mai più la «distruzione di viteumane e di beni» prodotta dalle armi nucleari,Papa Francesco è tornato a denunciare comesia «immorale» non solo «l’uso» ma anche «ilpossesso» di queste ultime, ripetendo le acco-rate parole pronunciate il 24 novembre 2019davanti al Memoriale della pace edificato nellacittà giapponese perché non si perda il ricordodi quell’o r ro re .

Lo ha fatto attraverso un messaggio in lin-gua inglese indirizzato a Hidehiko Yuzaki, go-vernatore della prefettura di Hiroshima, in oc-casione delle annuali celebrazioni commemo-rative della catastrofe. Rivolgendosi agli orga-nizzatori e ai partecipanti, in particolare agli“hibakusha” — i sopravvissuti — il Papa è tor-nato a inchinarsi dinanzi al dolore delle vitti-me, come fece anche all’Hypocenter park diNagasaki — la seconda città martire, devastatail 9 agosto di tre quarti di secolo orsono — p ermantenere viva e sempre attuale la riflessionesu «quei terribili giorni di guerra» tragicamen-te segnati dallo scempio prodotto dall’e n e rg i aatomica usata per fini bellici.

«Proprio come lo scorso anno sono venutoin Giappone come pellegrino di pace, — hascritto Francesco — continuo a conservare nelcuore il desiderio dei popoli del nostro tem-po, specialmente dei giovani, che hanno setedi pace e fanno sacrifici per la pace». Inoltre,ha aggiunto, «conservo anche il grido dei po-veri, che sono sempre tra le prime vittime del-le violenze e dei conflitti». E poiché dopoHiroshima e Nagasaki «non è mai stato tantoevidente che, affinché prosperi la pace, tuttidevono deporre le armi di guerra» — in spe-cial modo quelle «più potenti e distruttive»,ovvero gli ordigni «nucleari capaci di mutila-

Solo senza il nuclearepuò prosperare la pace

Monito del Papaa 75 annidalla tragediadi Hiroshima

#francesco

Francesco al Memoriale della pacedi Hiroshima (24 novembre 2019)

re e distruggere intere città, interi paesi» —, ilPapa ha espresso l’auspicio che «le voci pro-fetiche degli “hibakusha” possano continuarea servire da monito per noi e per le genera-zioni future!».

Infine il messaggio del vescovo di Roma siconclude con l’invito — «per i sopravvissuti eper tutti coloro che lavorano per la riconcilia-zione» — a ripetere «le parole del salmista:“Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: Su dite sia pace!” (Sal 122, 8)».

Anche il segretario generale dell’Onu, Antó-nio Guterres, ha lanciato un appello per l’eli-minazione di tutte le armi nucleari. «Gli Statiche possiedono armi nucleari stanno moder-nizzando i loro arsenali e sviluppando nuove epericolose armi e sistemi di trasporto», ha det-to in un messaggio inviato alla cerimonia diHiroshima. «Il rischio — ha concluso — che learmi nucleari vengano usate, intenzionalmenteo per un incidente, è troppo alto perché que-sta tendenza prosegua».

Per un mondototalmente liberodalle armi atomiche

Questo l’appello del Ponteficeal termine dell’An g e l u sdel 9 agosto, 75° anniversariodel bombardamento di Nagasaki.

Cari fratelli e sorelle,il 6 e il 9 agosto del 1945,75 anni fa, avvenneroi tragici bombardamentiatomici di Hiroshima eNagasaki. Mentre ricordocon commozione egratitudine la visita cheho compiuto in quei luoghilo scorso anno, rinnovol’invito a pregare ea impegnarsi per un mondototalmente libero da arminucleari.

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CNella memoria liturgica della beata MariaMargherita Caiani, sabato 8 agostosi è aperto l’anno giubilare promosso dalleFrancescane minime del Sacro Cuorein occasione del centenario della morte dellafondatrice, che ricorrerà nello stesso giorno del2021. Nella circostanza Papa Francesco ha fattopervenire alle suore dell’istituto il messaggio chepubblichiamo di seguito.

are sorelle,L’8 agosto 2021 si compirà il centenario dellanascita al cielo della Beata Maria MargheritaCaiani, che nel 1902 diede vita all’Istituto delleFrancescane Minime del Sacro Cuore. Mi ral-legro che voi, sue figlie spirituali, vogliate pre-pararvi a questa ricorrenza con l’anno giubila-re che inizia oggi, nella memoria liturgica del-la Beata.

Il mio augurio è che questo anno possa es-sere per tutta la Congregazione occasione difare memoria della vita e degli insegnamentidella Fondatrice, come pure di questi quasicentoventi anni di cammino, guardando anchealle sfide del futuro. È una grazia avere il cuo-re grato e riconciliato con il proprio ieri e gliocchi pieni di speranza nel domani; guai, pe-rò, a rifugiarsi in un passato che non è più oin un domani che non è ancora, rifuggendodall’oggi in cui siamo chiamati a vivere e ope-rare. Questo anniversario vi chiama a incarna-re nel nostro tempo le specificità del vostro ca-risma. Lo Spirito Santo, che lo ha suscitatoall’inizio del secolo scorso, vi doni la forza perriscoprirne la freschezza e la capacità di conti-nuare a profumare il mondo con il dono dellavostra vita.

Voi siete le Francescane Minime del SacroCuore. Vorrei soffermarmi brevemente su que-sto nome.

Madre Caiani, chiamandovi Minime ha vo-luto mettere in rilievo come dev’essere lo stiledella vostra vita: lo stile della piccolezza. Que-sto poi ha ricevuto conferma con l’innesto delvostro Istituto nell’albero della grande Fami-glia francescana: vi siete poste alla scuola diSan Francesco per seguire meglio il Signore,che per primo «si è fatto piccolo, ha sceltoquesta via. Quella di umiliare sé stesso e umi-liarsi fino alla morte sulla croce» (Omelia dellaMessa a Casa Santa Marta, 23 giugno 2017).

È una strada da percorrere ogni giorno. Èun sentiero stretto e faticoso, ma, se lo si se-gue fino in fondo, la vita diventa feconda. Co-me è stato per la Vergine Maria, guardatadall’Altissimo proprio perché umile, piccola(cfr. Lc 1, 47); e così è diventata la Madre diD io.

Francescane, Minime, e ha specificato “delSacro Cuore”, per radicarvi presso la fonte del-la Carità. L’amore che Gesù ha per noi nonabbaglia con grandi effetti speciali che prestosvaniscono, ma è un amore concreto e fedele,fatto di vicinanza, di gesti che ci rialzano e cidanno dignità e fiducia. Pensiamo ai due di-scepoli di Emmaus che, confusi e amareggiati,

alla sera di Pasqua ritornavano alla loro casa(cfr. Lc 24, 13-35). Il Signore si fece loro vicinonon come un eroe ma come un compagno distrada; camminando spiegava «loro in tutte leScritture ciò che si riferiva a lui» (v. 27), e illoro cuore arse di gioia; e poi spezzò il pane,«allora si aprirono loro gli occhi e lo riconob-bero» (v. 31).

Possiate amare col Cuore di Gesù, con gestiricchi di tenerezza. E il primo luogo in cui vi-vere quest’amore semplice e concreto è la vo-stra comunità religiosa.

“Del Sacro Cuore” non è solo un comple-mento, ma dice molto di più: parla di un’ap-partenenza. Il Signore vi ha donato la vita, viha generato alla fede e vi ha chiamate a sé nel-la vita consacrata attirandovi al suo Cuore.Questa appartenenza si manifesta in modoparticolare nella p re g h i e ra . Tutta la nostra vitaè chiamata, con la grazia dello Spirito, a di-ventare preghiera. Per questo dobbiamo per-

mettere al Signore di rimanere unito a noisempre. E così Lui ci trasforma, giorno dopogiorno, rendendo il nostro cuore sempre piùsimile al suo.

Ci sono momenti nella giornata che favori-scono questa unione con Dio: la Messa, la Li-turgia delle Ore, l’Adorazione, la meditazione

Con lo stiledella piccolezza

Il Ponteficealle Francescane

minimedel Sacro Cuore

#vitaconsacrata

CO N T I N UA A PA G I N A 15

Dio non ci sceglie a motivo della nostra “b ra v u ra ”ma proprio perché siamo e ci sentiamo piccoli

(@Pontifex_it, 11 agosto, santa Chiara d’Assisi)

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L’Osservatore Romanogiovedì 13 agosto 2020il Settimanale

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6 AGOSTO

Con un «Rescriptum ex Audientia Ss.mi»pubblicato in data odierna, il Papa ha estesola giurisdizione dei Patriarchi cattolici orientalisull’intera Penisola Arabica, ovvero sui vicariatiapostolici dell’Arabia del Nord e dell’Arabiadel Sud. La decisione del Pontefice risponde auna richiesta degli stessi Patriarchi e in vista diun maggior bene spirituale per i loro fedeli,considerando anche le prerogative storiche del-la loro giurisdizione sul territorio. La cura pa-storale dei fedeli orientali si svolgerà in coor-dinamento con i rispettivi vicari apostolici.

Fatte salve le prerogative dei rappresentantipontifici, i due vicari apostolici sono i rappre-sentanti della Chiesa cattolica presso le autori-tà politiche e ad essi, in questo ambito, i Pa-triarchi orientali faranno riferimento. In dero-ga al canone 85 § I del Codice dei canoni del-le Chiese orientali (CCEO ), l’eventuale ere-zione di nuove circoscrizioni ecclesiastiche daparte dei Sinodi delle Chiese Patriarcali sui iu-ris sarà sottoposta alla previa autorizzazionedella Sede Apostolica. La deroga è stabilitaper cinque anni, trascorsi i quali verrà riesami-nata. Il provvedimento pontificio è frutto diun’attenta valutazione e coinvolge sei Chiesepatriarcali orientali cattoliche: Alessandria deiCopti, Antiochia dei Maroniti, Antiochia deiSiri, Antiochia dei Greco-Melkiti, Babiloniadei Caldei, Cilicia degli Armeni. Esse, poten-do contare su una secolare presenza nell’a re a ,potranno curare pastoralmente in modo diret-to i loro fedeli, che dal 2003 erano passati sot-to la competenza dei vicari apostolici latini. Laprospettiva in cui leggere il Rescritto è quelladella comunione: infatti pur nella diversitàdelle tradizioni rituali e delle loro legittime e

Teniamo sempre fisso lo sguardo sul volto splendentedi Dio, che contempliamo nel Cristo trasfigurato

sul Monte Tabor: Egli è la luce che illumina gli eventid’ogni giorno. #Trasfigurazione

@Pontifex, 6 agosto

Siamo nati con un semedi inquietudine; inquietudinedi trovare la pienezza. Il nostrocuore, anche senza saperlo,ha sete dell’incontro con Dioe lo cerca, tante volteper le strade sbagliate.Quando la nostra inquietudineincontra Gesù, comincia la vitadella grazia.

@Pontifex, 10 agosto

”storiche prerogative, la Chiesa cattolica, in uncontesto a stragrande maggioranza musulma-na, deve continuare a custodire e promuovereun orizzonte comune di azione pastorale, inte-sa e collaborazione.

7-8 AGOSTO

«Gli uomini e le donne di #preghiera porta-no riflessi sul volto bagliori di luce, perché,anche nei giorni più bui, il sole non smette diilluminarli». Lo ha scritto Francesco con untweet sull’account @Pontifex nel giorno dellamemoria liturgica di san Gaetano Thiene, sa-cerdote. Una sottolineatura dell’imp ortanzadella preghiera che è stata rilanciata anche ilgiorno dopo con un nuovo “cinguettio” sul so-cial media nel giorno in cui la Chiesa celebrasan Domenico di Guzmán, fondatore dell’or-dine dei predicatori. «Tutti abbiamo bisognodel Padre che ci tende la mano — ha scritto ilPapa —. Pregarlo, invocarlo, non è illusione;illusione è pensare di farne a meno! La pre-ghiera è l’anima della speranza».

12 AGOSTO

L’ormai prossima beatificazione del fondato-re — il sacerdote Michael McGivney che saràelevato agli onori degli altari il 31 ottobre —potrà essere per tutti i Cavalieri di Colombodi approfondimento dell’«impegno a viverecome discepoli missionari nella carità, nell’uni-tà e nella fratellanza», alimentando quell’«aiu-to caritativo» che, con «spirito di solidarietàcristiana», l’ordine laicale fornisce a quantisoffrono a causa della pandemia in questo pe-riodo, e ai dimenticati e agli emarginati sindalle origini. È questo il mandato che PapaFrancesco ha affidato loro nei giorni scorsi, at-traverso una lettera in lingua inglese — a firmadel cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato— indirizzata al cavaliere supremo Carl A. An-derson e resa nota oggi dal nostro quotidiano.Agli inizi di agosto si è infatti tenuta la 138aconvention dei Cavalieri di Colombo, que-st’anno svoltasi in modalità virtuale a causadell’emergenza covid-19. È proprio lo «spiritodi solidarietà cristiana», ha sottolineato il Pon-tefice, ad aver «caratterizzato in modo partico-lare la vita e l’attività» di padre McGivney(nella foto accanto) il quale come parroco,concretamente vicino alla vita quotidiana dellepersone, «conosceva bene e desiderava impri-mere sul suo gregge l’urgenza del mandatoevangelico: “Ogni volta che avete fatto questecose a uno solo di questi miei fratelli più pic-coli, l’avete fatto a me”». E «le virtù eroiche el’esempio di fede» del sacerdote statunitensepotranno ispirare «a cercare ogni giorno nellapreghiera la saggezza e la forza di esercitare —ha aggiunto citando un passaggio dell’Evange-lii gaudium — “una fraternità [...] che sa guar-dare alla grandezza sacra del prossimo, che sascoprire Dio in ogni essere umano”».

#7giorniconilpapa

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L’Osservatore Romanogiovedì 13 agosto 2020il Settimanale

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!La pandemia ha messo in risalto quanto siamotutti vulnerabili e interconnessi. Se non ciprendiamo cura l’uno dell’altro, a partire dagliultimi, da coloro che sono maggiormente col-piti, incluso il creato, non possiamo guarire ilmondo.

È da lodare l’impegno di tante persone chein questi mesi stanno dando prova dell’a m o reumano e cristiano verso il prossimo, dedicando-si ai malati anche a rischio della propria salute.Sono degli eroi! Tuttavia, il coronavirus non èl’unica malattia da combattere, ma la pandemiaha portato alla luce patologie sociali più ampie.Una di queste è la visione distorta della perso-na, uno sguardo che ignora la sua dignità e ilsuo carattere relazionale. A volte guardiamo glialtri come oggetti, da usare e scartare. In realtà,questo tipo di sguardo acceca e fomenta unacultura dello scarto individualistica e aggressi-va, che trasforma l’essere umano in un bene diconsumo (cfr. Esort. ap. Evangelii gaudium, 53;Enc. Laudato si’ [LS], 22).

Nella luce della fede sappiamo, invece, cheDio guarda all’uomo e alla donna in un altromodo. Egli ci ha creati non come oggetti, macome persone amate e capaci di amare; ci hacreati a sua immagine e somiglianza (cfr. Gen1, 27). In questo modo ci ha donato una digni-tà unica, invitandoci a vivere in comunionecon Lui, in comunione con le nostre sorelle e inostri fratelli, nel rispetto di tutto il creato. Incomunione, in armonia, possiamo dire. Lacreazione è un’armonia nella quale siamo chia-mati a vivere. E in questa comunione, in que-sta armonia che è comunione, Dio ci dona la

capacità di procreare e di custodire la vita (cfr.Gen 1, 28-29), di lavorare e prenderci cura del-la terra (cfr. Gen 2, 15; LS, 67). Si capisce chenon si può procreare e custodire la vita senzaarmonia; sarà distrutta.

Di quello sguardo individualista, quello chenon è armonia, abbiamo un esempio nei Van-geli, nella richiesta fatta a Gesù dalla madredei discepoli Giacomo e Giovanni (cfr. Mt 20,20-28). Lei vorrebbe che i suoi figli possanosedersi alla destra e alla sinistra del nuovo re.Ma Gesù propone un altro tipo di visione:quella del servizio e del dare la vita per gli al-tri, e la conferma restituendo subito dopo lavista a due ciechi e facendoli suoi discepoli(cfr. Mt 20, 29-34). Cercare di arrampicarsinella vita, di essere superiori agli altri, distrug-ge l’armonia. È la logica del dominio, di do-minare gli altri. L’armonia è un’altra cosa: è ilservizio.

Chiediamo, dunque, al Signore di darci oc-chi attenti ai fratelli e alle sorelle, specialmentea quelli che soffrono. Come discepoli di Gesùnon vogliamo essere indifferenti né individua-

listi, questi sono i due atteggiamenti brutticontro l’armonia. Indifferente: io guardo daun’altra parte. Individualisti: guardare soltantoil proprio interesse. L’armonia creata da Dio cichiede di guardare gli altri, i bisogni degli al-tri, i problemi degli altri, essere in comunione.Vogliamo riconoscere in ogni persona, qualun-

Individualismoe indifferenzad i s t ru g g o n ol’armonia sociale

Al l ’udienzag e n e ra l eil Papa proseguele riflessionisulla necessitàdi guarireil mondoin questo tempodi pandemia

#catechesi

Poiché il covid-19 «ha portato alla luce patologiesociali più ampie», non si può essere «indifferentiné individualisti» visto che «gli atteggiamentiegoistici distruggono «l’armonia creata da Dio».È quanto sottolineato dal Papa all’udienzagenerale del 12 agosto, proseguendo le catechesiinaugurate la settimana precedente sull’attualitàdella pandemia e la conseguente necessitàdi «guarire il mondo». E proprio nel rispettodelle misure volte a contenere la diffusionedel contagio, Francesco ha continuato a tenerel’incontro del mercoledì nella Biblioteca privatadel Palazzo apostolico vaticano, senza la presenzadi fedeli. Commentando il brano biblico trattodal libro della Genesi (1, 27-28;2, 15), il Pontefice nella circostanzaha approfondito il tema «Fede e dignità umana».

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L’Assunta aiuti l’umanitàa sconfiggere il coronavirus

que sia la sua razza, lingua o condizione, ladignità umana. L’armonia ti porta a riconosce-re la dignità umana, quell’armonia creata daDio, con l’uomo al centro.

Il Concilio Vaticano II sottolinea che questadignità è inalienabile, perché «è stata creata aimmagine di Dio» (Cost. past. Gaudium etspes, 12). Essa sta a fondamento di tutta la vitasociale e ne determina i principi operativi.Nella cultura moderna, il riferimento più vici-no al principio della dignità inalienabile dellapersona è la Dichiarazione Universale dei Di-ritti dell’Uomo, che San Giovanni Paolo II hadefinito «pietra miliare posta sul lungo e diffi-cile cammino del genere umano» (D i s c o rs oall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 2 ot-tobre 1979), e come «una delle più alte espres-sioni della coscienza umana» (Discorso all’As -semblea Generale delle Nazioni Unite, 5 ottobre1995). I diritti non sono solo individuali, maanche sociali; sono dei popoli, delle nazioni(cfr. Compendio della Dottrina Sociale dellaChiesa, 157). L’essere umano, infatti, nella suadignità personale, è un essere sociale, creato aimmagine di Dio Uno e Trino. Noi siamo es-seri sociali, abbiamo bisogno di vivere in que-sta armonia sociale, ma quando c’è l’egoismo,il nostro sguardo non va agli altri, alla comu-nità, ma torna su noi stessi e questo ci fa brut-ti, cattivi, egoisti, distruggendo l’armonia.

Questa rinnovata consapevolezza della di-gnità di ogni essere umano ha serie implicazio-ni sociali, economiche e politiche. Guardare ilfratello e tutto il creato come dono ricevutodall’amore del Padre suscita un comportamen-to di attenzione, di cura e di stupore. Così ilcredente, contemplando il prossimo come unfratello e non come un estraneo, lo guarda concompassione ed empatia, non con disprezzo oinimicizia. E contemplando il mondo alla lucedella fede, si adopera a sviluppare, con l’aiutodella grazia, la sua creatività e il suo entusia-

smo per risolvere i drammi della storia. Con-cepisce e sviluppa le sue capacità come re-sponsabilità che scaturiscono dalla sua fede(Ibid.), come doni di Dio da mettere al servi-zio dell’umanità e del creato.

Mentre tutti noi lavoriamo per la cura daun virus che colpisce tutti in maniera indistin-ta, la fede ci esorta a impegnarci seriamente eattivamente per contrastare l’indifferenza da-vanti alle violazioni della dignità umana. Que-sta cultura dell’indifferenza che accompagna lacultura dello scarto: le cose che non mi tocca-no non mi interessano. La fede sempre esigedi lasciarci guarire e convertire dal nostro indi-vidualismo, sia personale sia collettivo; un in-dividualismo di partito, per esempio.

Possa il Signore “restituirci la vista” per ri-scoprire che cosa significa essere membri dellafamiglia umana. E possa questo sguardo tra-dursi in azioni concrete di compassione e ri-spetto per ogni persona e di cura e custodiaper la nostra casa comune.

#catechesi

Al termine della catechesi, prima di recitare il «Padrenostro» e impartire la benedizione, Francesco ha salutatoi vari gruppi che lo seguivano attraverso i mezzidi comunicazione, ricordando l’imminente solennitàdell’Assunzione della Beata Vergine Maria.

Saluto cordialmente le persone di linguafrancese. Tra poco celebreremo la VergineAssunta, Patrona della vostra nazione. Possaquesta Madre premurosa rafforzare la vostrafede e la vostra speranza, e vi aiuti acontrastare sempre l’egoismo, l’indifferenza el’individualismo per costruire una societàfraterna e solidale.Dio vi benedica!

Saluto i fedeli di lingua inglese. Mentre ciprepariamo a celebrare la Solennitàdell’Assunzione della Beata Vergine Maria,affido voi e le vostre famiglie alla sua maternaintercessione, perché Ella sia guida nel nostropellegrinaggio verso la pienezza delle promessedi Cristo. E vi chiedo per favore di pregare perme.Dio vi benedica!

Saluto cordialmente i fedeli di lingua tedesca.Tra pochi giorni celebreremo la festadell’Assunzione di Maria, che ci rivela lasublime dignità che Dio ha conferito all’uomo.

Chiediamo al Signore la grazia dell’umiltàdella sua Serva, affinché Egli possa fare grandicose anche in noi. Dio vi benedica!

Saludo cordialmente a los fieles de lengua es-pañola. Pidamos al Señor que nos concedaojos atentos para ver en las personas, de cual-quier raza, lengua o condición, miembros de laúnica familia humana. Y que esta mirada setraduzca en acciones concretas de ayuda a losque más sufren, y de cuidado y respeto a nues-tra casa común. Que el Señor los bendiga.

Saluto gli ascoltatori di lingua portoghese,augurando a voi tutti di rendervi sempre contodi quanto la vita sia davvero un donomeraviglioso. Vegli sul vostro cammino laVergine Maria e vi aiuti ad essere segno difiducia e di speranza in mezzo ai vostri fratelli.Su di voi e sulle vostre famiglie scenda laBenedizione di Dio.

Saluto i fedeli di lingua araba. La Bibbiainsegna che ogni essere umano è stato creatoper amore, fatto ad immagine e somiglianza diDio. Questa affermazione ci mostra l’immensadignità di ogni persona, che non è soltantoqualcosa, ma qualcuno. È capace di conoscersi,di possedersi, di donarsi liberamente e dientrare in comunione con gli altri. Il Signore vi

benedica tutti e vi protegga sempre da ognimale!

Saluto cordialmente i fedeli polacchi. Inparticolare, accompagno spiritualmente lecentinaia di pellegrini che da Varsavia,Cracovia e da altre città si recano a piedi alSantuario della Madonna Nera. Questopellegrinaggio, fatto con cautela a causa dellapandemia, sia per tutti tempo di riflessione, dipreghiera e di fraternità nella fede e nell’a m o re .Il 15 agosto cade il centenario della storicavittoria dell’esercito polacco, chiamata“Miracolo sulla Vistola”, che i vostri aviattribuirono all’intervento di Maria. Oggi laMadre di Dio aiuti l’umanità a sconfiggere ilcoronavirus, e a voi, alle vostre famiglie e alpopolo polacco assicuri copiose grazie. Vibenedico di cuore!

Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli di linguaitaliana. Abbiamo celebrato ieri la memoria diSanta Chiara d’Assisi: vi invito ad imitare ilsuo luminoso esempio di generosa adesione aCristo.Il mio pensiero va infine agli anziani, aigiovani, ai malati e agli sposi novelli. Siatecoraggiosi nell’affrontare anche i momentidifficili della vita, confidando nell’aiuto di Dioe della Madonna. Dio vi benedica.

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Chi sono ioper te?

brando del Vangelo: domande precise, che obbliga-no Pietro e gli Apostoli non a risposte evasive, ge-neriche, ma a dire la loro esperienza. «Chi sono ioper te?». Non cerca parole, Gesù, cerca persone.Non cerca definizioni: «Non accontentatevi di unafede “per sentito dire”; per procura».

«Chi sono io per te?». Assomiglia alle domandeche si fanno gli innamorati: «Quanto conto per te?Quale spazio occupo nella tua vita?».

Qui non si risponde come si fa con un sms:“tvb”. Qui viene coinvolta tutta la tua vita!

«Chi sono io per te?». Potrò rispondere: «Incon-trare te è stato l’affare migliore della mia vita»? Po-trò dire: «Sei la cosa più bella che mi sia mai capi-tata»?

«Chi sono io per te?». Gesù vuole sapere: dimmila tua esperienza di Dio, il tuo sapore di Dio,l’esperienza vitale della tua fede.

Anche gli altri si aspettano da noi, più che rispo-ste generiche, l’esperienza viva della nostra fede.«Cristo non è ciò che dico di lui, ma ciò che vivo dilui» (Ermes Ronchi).

Ha detto qualcuno: «A dare delle risposte sonocapaci tutti; per fare le domande che contano civuole del genio» (Oscar Wilde).

Siccome «saggio è colui che non smette mai diporsi degli interrogativi» (André Gide), non smet-tiamo mai di ripeterci questa domanda: «Chi sonoio per te?».

23 agostodomenica XXI

del Tempoo rd i n a r i oIs 22, 19-23;Sal 137Rm 11, 33-36Mt 16, 13-20

#spuntidiriflessione

di LEONARD OSAPIENZA

della Parola, il Rosario, la lettura spirituale.Possa essere il vostro andare al Signore pienodi gioia, la gioia del bambino che corre verso isuoi genitori per abbracciarli e baciarli. Questagioia attrae ed è contagiosa! A volte sembrache ci siano mille altre cose più necessarie dafare, oppure sentiamo la fatica di stare conGesù; ma, come i discepoli nell’orto del Getse-mani, Gesù ci invita a rimanere lì, vicino a Lui(cfr. Mc 14, 38). Permettiamo al Signore di re-stare unito a noi!

Spinte dal Sacro Cuore, sarete madri per ifratelli e le sorelle che incontrate “dalla cullaalla tomba”, come diceva la Beata Maria Mar-gherita. Annuncerete gioiose che il Signore ciguarda sempre con misericordia, ha un Cuorem i s e r i c o rd i o s o .

Il vostro carisma ha anche una dimensioner i p a ra t r i c e . Questo è un grande servizio per il

bene del mondo. Il peccato rovina l’opera cheDio ha creato bella. Voi, con le vostre preghie-re e i vostri piccoli gesti, gettate nel campo delmondo il seme dell’amore di Dio che fa nuovetutte le cose. Il seme, quando cade in terra,non fa rumore: così sono le tante opere chevoi portate avanti in Italia, Brasile, Egitto, SriLanka e a Betlemme, soprattutto in favore deibambini e dei giovani. Gesti che sono capacidi rendere più bello il mondo, di rischiararlocon un raggio dell’amore di Dio.

Care sorelle, vi auguro un santo e fecondocentenario! Vi assicuro il mio ricordo al Signo-re, per intercessione della Vergine Maria; e an-che voi, per favore, non dimenticatevi di pre-gare per me. A voi e a quanti sono affidati allavostra carità imparto di cuore la BenedizioneAp ostolica.

Roma, San Giovanni in Laterano, 8 agosto2020

Con lo stile della piccolezzaCO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 11

Scrive un autore: «Nella vita, più chele risposte, contano le domande, per-ché le risposte ci appagano e ci fannostare fermi, le domande invece ci ob-bligano a guardare avanti e ci fannocamminare» (Pier Luigi Ricci). Ed èproprio lo stile adoperato da Gesù nel

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#controcopertina

A Santa Maria MaggiorePer affidare all’intercessione della Salus PopuliRomani «tante situazioni di dolore che gli stannoa cuore»; in particolare il «Libano, così duramen-te provato». Con questa intenzione Papa France-sco si è recato a Santa Maria Maggiore nel pome-riggio di mercoledì 5 agosto, giorno della festadella dedicazione della basilica liberiana. Lo hareso noto una comunicazione della Sala stampa

della Santa Sede, aggiungendo che il Pontefice hafatto rientro in Vaticano poco dopo le 16.35.

Com’è noto Papa Bergoglio è molto devotoall’antica immagine mariana, che visita regolar-mente in diverse occasioni dell’anno, ad esempioprima della partenza e al ritorno dai suoi viaggiinternazionali. Al punto che dall’inizio del ponti-ficato a oggi sono state oltre ottanta le volte in

cui ha pregato a Santa Maria Maggiore: la primafu il 14 marzo 2013 all’indomani dell’elezione; lapiù recente, il 15 marzo scorso, quando in pieno“lo ckdown” a causa del covid-19, vi compì un pel-legrinaggio — conclusosi nella chiesa di San Mar-cello al Corso, dove si trova il miracoloso crocifis-so che salvò Roma dalla peste — per invocare lafine della pandemia.