Il Sentiero 14 (Brasile)

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Periodico trimestrale del Senero Francescano della Pace Aut. n. 52 del 28 oobre 2010 del Tribunale di Perugia Periodico trimestrale del sentiero Francescano della Pace Anno IV - Numero 14 2 DIFFUSIONE GRATUITA L’ Umbria Marche : un’unità territoriale francescana e le

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Periodico trimestrale del sentiero Francescano della Pace

Anno IV - Numero 14

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DIFFUSIONE GRATUITA

L’ UmbriaMarche:

un’unitàterritoriale

francescana

e le

Il Sentiero Francescano - Anno IV, Numero 14

Il Sentiero Francescano

Periodico trimestrale del Sentiero Francescano della Pace

Registrazione Ufficio Periodici n. 52 del 28/10/2010 

presso il Tribunale di Perugia - Rivista telematica presente

su www.sentierofrancescano.it - Sede redazione: Via della

Fornace 11, Maiolati Spontini (AN) - 0731-704450

[email protected]

PROPRIETARIO:

Abaco Società Cooperativa, Via Giuseppe

Leti, n. 82 - 63900 - Fermo (FM) 

P. IVA 01926770445 

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DIRETTORE RESPONSABILE:

Diego Mecenero, Ordine dei Giornalisti Regione Marche

[email protected] - www.diegomecenero.it

CAPO REDATTORE:

Silvia Papa

COMITATO DI REDAZIONE:

Silvia Papa, Matteo Tadolti, Carmen Nardi, Simone Zerbini,

Rosita Roncaglia, Marta Zerbini, Anna Rita Vagnarelli,

Rita Pannacci, Alberto Tufano, Rosanna Giappichini

HANNO COLLABORATO IN QUESTO NUMERO:

Laura Cennini, Andrea Marziali, Emanuele Luciani, 

Alessandro Corgna,   Euro Puletti, Daniele Crotti, 

Simone Minelli, Rosa Maria Valsecchi

UFFICIO GRAFICO:

Studio Grafico Visibilia

www.studiograficovisibilia.it

ARCHIVIO FOTOGRAFICO:

Fotolia, Shutterstock, Archivio della Rivista

© 2010-2014 - Il Sentiero FrancescanoTutti i diritti riservati.È vietata la riproduzione totale o parziale cosìcome la sua trasmissione sotto qualsiasi forma o con qualunquemezzo senza previa autorizzazione scritta da parte dell’editore.L’editore è a disposizione degli aventi diritto tutelati dalla leggeper eventuali e comunque non volute omissioni o imprecisioninell’indicazione delle fonti bibliografiche o fotografiche.

← In copertina un’antica mappa del 1657 dell’attuale Italia

(Jansson, J., Novus Atlas, Sacra & Profana exhibetur, Volume 6)

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Il Sentiero Francescano

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Primavera 2014 - www.sentierofrancescano.it

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nuovo

germoglioCon un

di Diego Mecenero *

* autore e giornalista, direttore responsabile della rivista

Gentilissimi lettori,quando  metto  mano  a  questo  editoriale,sempre a chiusura autoriale e grafica dellepagine  che  seguono,  ho  sempre  la  sensa-zione che c’è “qualcosa di bello e di nuovo”da raccontarvi di questa nostra Rivista.«Beh, sarà per questa sola volta! È fatto cosìquesto numero qui!» mi dico ogni volta, pre-sagendo che il numero successivo sarà “nor-male”. E invece no. Ogni volta è unico, ognivolta è speciale. Come questo n. 14.E non si tratta di cose da poco, amici, si trattadi qualcosa che mi piace dipingere con l’aiutodi una metafora: un nuovo germoglio.Tanto  per  cominciare,  come  vi  accennavonella scorsa uscita e come meglio potrete quiapprofondire a pagina 7, abbiamo cambiatoproprietario ed ora alla guida della Rivista cisono nuovi amici con idee grandiose e fre-schissime.Poi, anche  in  relazione a questo fatto, ab-biamo ampliato l’orizzonte della Rivista chesi è alzata come in volo d’uccello ed ora viag-gia con un’ala sopra l’Umbria e l’altra sopraanche le Marche. Lasciatemi dire che io sonoparticolarmente  entusiasmato  di  questascelta. E ve lo spiego.Non  ho  difficoltà  ad  ammettere  che,  perquanto sia appassionante, dell’Umbria e dei

luoghi francescani più celebri al mondo ègià stato detto tutto e di più. Ma sono i luo-ghi francescani più importanti al mondo -per  l’appunto  -  e  continueremo  quindi  afarlo con slancio e professionalità.Ma le Marche - lo scoprirete - sono una Re-gione con uno spessore francescano inso-spettabile che vi sorprenderà. Qualcuno hascritto  che  sono  anche  “più  francescanedell’Umbria” e fra un po’ di nostre uscitenon ci darete torto.Ve ne butto lì solo una: i Fioretti di San Fran-cesco, il libro francescano più famoso e ven-duto  al  mondo,  sono  stati  scritti  da  FraUgolino  da  Montegiorgio  (in  provincia  diFermo). Non a caso le Marche sono definitecome la “Terra dei Fioretti”.Ebbene, riguardo questa Regione esiste unamole di materiali, luoghi, personaggi, eventie percorsi che, tutti francescanissimi, sonoancora in buona arte da esplorare, e noi nonvediamo l’ora di fare i “ricercatori”, pubbli-cando il frutto inedito di nostre ricerche, dinostri viaggi e magari anche di nostre veree proprie “scoperte”.Ora tornate indietro di una pagina e capi-rete meglio la scelta della nostra quattordi-cesima copertina.

Buona lettura, quindi!

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Il Sentiero Francescano - Anno IV, Numero 14

GIUNTI ALLA SESTA EDIZIONE DEL CAMMINO

Giunto ormai alla sesta edizione, “Il Sentiero diFrancesco”, che si svolgerà dall’uno al tre settem-bre, ripercorre le tappe da Assisi a Gubbio che ilpellegrino per eccellenza toccò nell’inverno tra il1206 e il 1207. Tema del Sentiero 2014 sarà la Riconciliazione conse stessi, in un percorso immerso nel verde e nellanatura tanto amata da Francesco. Come  da  formula  ormai  consolidata,  infatti,  ilcammino avrà un tema sul quale i pellegrini sa-ranno chiamati per tre giorni a riflettere e a con-frontarsi, guidati da esperti e “testimoni di vita”. Nel corso dell’evento, promosso dalle diocesi diAssisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino e di Gubbiod’intesa con le famiglie francescane, sarà possibilescoprire i luoghi toccati da San Francesco nel suoprimo viaggio verso Gubbio (Valfabbrica, Capri-gnone, San Pietro in Vigneto e Vallingegno), dopo

CRONACA

di Simone Minelli

↘ Un momento del cammino.

* direttore dell’Ufficio per la Pastorale del tempo libero, pellegrinaggi, turismo e sport della Diocesi di Gubbio

“Il Sentiero di Francesco” 2014Un cammino da Assisi a Gubbio

aver rinunciato alle ricchezze del padre Pietro diBernardone, per seguire la voce di Dio; è a Gubbioche Francesco fu accolto da un amico: GiacomoSpadalonga. Un viaggio lungo otto secoli di storia e di fede, allariscoperta di se stessi, di Dio, dei nostri fratelli edel creato.Il pellegrinaggio è totalmente gratuito, ma per esi-genze tecniche, la partecipazione deve essere co-munque  comunicata  chiamando  l'infoline  alnumero 366-1118386.C'è  la possibilità di prenotare alcuni servizi utilicome il pasto, il trasporto o l'alloggio dove dor-mire. Al sito www.ilsentierodifrancesco.it troveraitutto per l'iscrizione alla manifestazione.Gubbio, città dell'accoglienza dell'amicizia e dellariconciliazione, è pronta ad ospitarti nel miglioredei modi e ...buon cammino!

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CRONACA

a cura della Redazione

Lo scorso sabato 14 giugno si è svolta la secondaedizione di “InCanto sulla via di Francesco”, mani-festazione del tutto particolare che prevede di cam-minare  e  sostare  ascoltando,  in  alcuni  luoghicaratteristici del Sentiero Francescano della Pace, leesecuzioni di alcuni cori polifonici.Nonostante la minaccia del brutto tempo abbia inparte penalizzato l’evento, si è riscontrato un altonumero di partecipanti, i quali hanno potuto go-dere dei pezzi musicali offerti da tre corali dellazona: il Coro Stone Eight di Perugia, il Coro JubilateDeo di Casal del Piano (PG) e infine il Coro Ad Can-tus di Spello (PG).A conclusione della manifestazione ai partecipantiè stato offerto un conviviale rinfresco.

↖ Gli artisti mentre realizzano i murales a Valfabbrica.

II° edizione dell’iniziativa valfabbrichese

InCanto sul Sentiero Francescano

Un benvenuto “artistico” per i pellegrini a Valfabbrica

Murales francescani sul SentieroIdea  davvero  innovativa  quella  dell’Associa-zione Valfabbrica Turismo che alla guida di Lo-redana  Petrosi,  in  collaborazione  con  ilComune nella persona di Werther Grasselli, haabbellito i punti di ingresso e uscita di Valfab-brica  del  Sentiero  Francescanodella Pace con murales artistici acarattere francescano, un mododavvero significativo di dare il sa-luto ai camminatori del Sentiero.

↑ L’assessore valfabbrichese Silvia Ilicini prende la parola durante l’evento.

Abbiamo voluto che le uscite dei numeri de Il Sen-tiero Francescano fossero “ritmate” dalla sapientecadenza del  fluire delle stagioni. Quattro quindisono i numeri diffusi nell’arco dell’anno, uno perciascuna delle stagioni, dando così modo di con-notare in tal senso una serie di rubriche e argo-menti che già di per sé sono connotati da una fortevalenza “naturale”:

• il Sentiero Francescano della Pace (Assisi-Gubbio);• luoghi e itinerari francescani umbro-marchigiani;• aspetti culturali e artistici francescani;• tradizioni legate al territorio umbro-marchigiano;• cronaca francescana umbro-marchigiana;• interviste a personaggi e gente comune;• valori e spiritualità francescana;• fauna e flora del territorio;• leggende e ricette del territorio;• ...e molto altro.

In questo quattordicesimo numero:

Con un nuovo germoglio 3Cronaca 4Una rivista per ogni stagione 6Un nuovo cammino con la Abaco Società C.     7Intervista ad Aldo Nove 8FAI - Luoghi del cuore; Il Bosco di S. Franc. 10Club UNESCO delle Marche e la Rivista 12La Via Lauretana  13Il Capitolo della Famiglia a Loreto 14Le fonti lauretane     16

L’Eremo dell’Incarnazione 18Il Cammino Francescano della Marca      20A Sambuco un Giardino della Pace 22La chiesa di Sant’Ilario 27San Francesco in Brasile 28Il tempietto di Sant’Emidio 30 Gli spedali lungo il Camm. Franc. d. Marca 31Dionigi da Costacciaro, il Terribile 32L’Eremo del Beato Rizzerio 37Sant’Emidio, patrono dei terremoti 38

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Il Sentiero Francescano - Anno IV, Numero 14

RivistaStagione

Una

per ogni

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DIFFUSIONE GRATUITA

L’ UmbriaMarche:

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La voce alla “Abaco Società Cooperativa”, nuovo Editore della rivista

Qualcuno tra i lettori probabilmente si sarà accortoche dal fortunato n. 13 della Rivista, viene indicatacome proprietaria la Abaco Società Cooperativa.Per prima cosa vorremmo presentarci: la Abaco sioccupa di Servizi per i Beni Culturali, è specializzatain scavi archeologici e offre i suoi servizi a Enti Pub-blici, Università e Aziende Private.Da sempre la correttezza sul lavoro è il nostro prin-cipale punto di forza, al quale si aggiungono unaparticolare propensione all’innovazione tecnologicae uno spiccato attaccamento alle tematiche del ter-ritorio in cui operiamo.Nulla di tutto ciò sarebbe possibile senza i compe-tenti collaboratori sui quali la Abaco può contare,che accolgono ogni sfida lavorativa con entusiasmoe passione. Dai collaboratori alla collaborazione,perché è questa  la parola che vorremmo rispec-chiasse il nostro lavoro con questa rivista.La prima importante collaborazione è quella che siè creata con i precedenti proprietari, l’AssociazioneAmici del Sentiero Francescano; “Il Sentiero Fran-cescano” non è solo una rivista, ma una creaturaviva curata in ogni dettaglio e cresciuta con amore.Lo spirito con cui ci è stata affidata non è commer-ciale, ma come quello di un maestro che vede il suoallievo migliore pronto per affrontare grandi sfide.Ci impegneremo a fondo per essere i compagni diun cammino lungo e ricco di frutti per tutti noi, perla rivista e per gli amici dell’Associazione “Amici delSentiero Francescano”.Per noi collaborare significa coinvolgere le organiz-zazioni territoriali che possono contribuire alla di-vulgazione degli ideali e degli scopi della Rivista,

di Matteo Tadolti *

per questo siamo partner del FAI, Fondo per L’Am-biente Italiano e, all’interno di questo numero, po-trete  leggere  un  importante  articolo  dipresentazione dell’UNESCO, l'Organizzazione delleNazioni Unite per l'Educazione la Scienza e la Cul-tura, in cui i Club UNESCO della Regione Marchepresentano  la  loro  partecipazione  a  “Il  SentieroFrancescano”.Grazie  alle  nostre  competenze  cercheremo  diestendere  queste  collaborazioni  alle  Marche,  al-l’Umbria, all’Italia, ai luoghi e alle persone più lon-tane che vorranno percorrere con noi il camminolungo le pagine de “Il Sentiero Francescano”, unarivista che per sua natura non ha paura delle di-stanze.Alla base di tutto questo ci siete Voi Lettori, a cuila Abaco si rivolge per offrirvi una collaborazionespeciale, perché è per Voi che pubblichiamo questarivista e grazie a Voi che vorremmo renderla sempremigliore.Vorremmo comunicare con Voi come con dei veriamici e compagni di viaggio, con i quali si condivi-dono  le esperienze del cammino, per questo “IlSentiero Francescano” amplierà la sua anima Webe Social, sarà presente sul territorio e si mostrerà informe diverse, che scoprirete seguendoci.A chi percorre la via di Francesco, a chi vive nei luo-ghi di Francesco, a chi si adopera per preservarli evalorizzarli, a chi è alla ricerca di spiritualità, a chivuole riposare e rigenerarsi in luoghi incontaminatie  ricchi di  storia, a chi è solo curioso, a  tutti,  laAbaco dà il ben venuto e augura

Buon Cammino!

Un nuovo camminoAbaco Società Cooperativa

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* archeologo

con la

Intervista ad

di Silvia Papa *

Aldo Nove è un autore, poeta e scrittore.Pseudonimo di Antonello Satta Centanin, nato a Viggiù, laurea in filosofia, nel 1996 pubblica il suo primolibro Woobinda e altre storie senza lieto fine. Narratore annoverato tra i cosiddetti “Cannibali”, proseguela sua attività tra poesia e musica. Nel 2001, edito da Einaudi, pubblica la raccolta Nelle galassie oggi comeoggi. Covers, in collaborazione con Tiziano Scarpa e Raul Montanari. In Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese, Nove punta l’attenzione verso le questionisociali in Italia. Cura per la Bompiani la collana di poesia Inversi, mentre dal 2006 è direttore della collanaNeon per le edizioni Tea. Scrive per il teatro e il cinema, e collabora a diversi quotidiani e settimanali.Le sue ultime pubblicazioni sono la raccolta di poesie A schemi di costellazioni e il romanzo La vita oscena,entrambi editi nel 2010 da Einaudi. Annoverato da Edoardo Sanguineti nell'Atlante del Novecento italiano come autore che chiude il "secolodelle avanguardie"della letteratura italiana, il suo ultimo romanzo Tutta la luce del mondo, segna unanuova fase artistica. 

“Nel Medioevo tutto era stupendo. Nel senso che era pieno di stupore. E c'erano i miracoli, e le cose nonerano semplicemente cose, e l'acqua non era acqua solamente, e il cielo era un po' più del cielo”, conqueste parole inizia Tutta la luce del mondo, un libro su Francesco d’Assisi. 

Un lavoro potente ed emozionante, nel quale Nove, accordando storia e poesia, racconta la scelta di unuomo libero e ribelle, di un eroe senza tempo, innamorato delle bellezze del creato e di Gesù. 

INTERVISTAESCLUSIVA

Aldo Nove:

Tutta la luce del mondo

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Il Sentiero Francescano - Anno IV, Numero 14

* storico dell’arte

Ringraziando lo scrittore Aldo Nove perl’intervista  che  ci  ha  voluto  cortese-mente rilasciare, in questo incontro glichiediamo: perché ha scelto di scrivereun romanzo su San Francesco d’Assisi,perché non invece su San Benedetto,fondatore dell’Ordine dei Benedettini,altro Ordine Mendicante, o su un Dot-tore della Chiesa?

Da  ragazzo  mi  sono  innamorato  dei"Fioretti  di  San  Francesco".  E  poi  lascossa  incredibile  del  "Cantico  dellecreature", una delle pochissime poesieche so a memoria. San Francesco è unpatrimonio  pop  universale,  arriva  di-ritto al cuore. All'università ho studiatomolto San Tommaso, ma il fascino diSan Francesco è così forte.

Il romanzo si divide in 3 parti ciascunadi 13 capitoli in un Medioevo popolatodi mille figure, belle e brutte. Ad Assisicittà di commercianti di stoffe e di reli-giosità,  si  consumano  le  vicende  diChiara, di Leone, di Piccardo e della suafamiglia.  Piccardo  intraprende  un“viaggio”,  ma  qual  è  il  viaggio  checompie e che cosa scopre su suo zio?Chi era Francesco?

Piccardo scopre la gioia. La danza dellavita e l'amore universale. I valori che lozio "pazzo", nel suo rifugio alla Verna,gli trasmette malgrado i dolori, la suacondizione di quasi cecità e l'approssi-marsi della monte.

Un uomo, un folle, un visionario, unletterato  (Il  Cantico  delle  Creature,prima  opera  in  versi della  letteraturaitaliana)  un  pioniere  ecologista,  maFrancesco d’Assisi è una figura attualenel 2014?

Credo che sia attuale e necessaria. Ber-goglio  ha  avuto  un'idea  grandiosa  ebellissima.

La luce del mondo dove risiede?

Come diceva Meister Eckhart, ma anche Sant'Agostinoe i mistici dell'Islam, nel nostro cuore.

Nella  narrazione  la  lingua  è  ricca  di  immagini,  frasibrevi e ritmate che rendono la lettura amabile e piace-vole, figure retoriche che accompagno il lettore in unaperfetta  sintonia  di  contenuto  e  forma…  il  “laborlimae” sul lessico come nasce?

Ho letto molti testi in volgare del XIII secolo, ma so-prattutto le Fonti Francescane. E ho tenuto l'endeca-sillabo  dantesco,  anche  se  filologicamente,storicamente non corretto, come ossatura ritmica. C'èuna genuinità, alle origini della nostra lingua, che mirievoca lo spirito del grande Santo d'Assisi.

↗ Aldo Nove e Jovanotti ad Assisi.

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È  ripartita  l’importante  iniziativa  I  Luoghi  delCuore, organizzata dal FAI - Fondo Ambiente Ita-liano in collaborazione con Intesa Sanpaolo, chepermette di preservare dall'incuria i luoghi del no-stro Paese. Arrivata alla 7ª edizione, il progetto che parla atutti noi italiani, ci invita a partecipare in primapersona alla salvaguardia dei luoghi che amiamo. 

Che cosa sono i LUOGHI DEL CUORE e come sipartecipa? Con questo nome  il  FAI  indica ogniluogo: giardini, chiese, uliveti, spiagge, palazzi,mulini, borghi e anche paesaggi. 

Si può segnalare singolarmente un  luogo caro,oppure organizzarsi con il “tifo organizzato", ungioco di squadra che vede la nascita di comitatispontanei che individuano un bene da salvare.

Tutti i beni che riceveranno mille segnalazioni, po-tranno presentare al FAI una richiesta di interventosecondo le linee guida che verranno diffuse nel2015, dopo l'annuncio dei risultati. 

Potete votare il vostro luogo preferito fino al 30novembre 2014 sul sito www.iluoghidelcuore.it,attraverso la APP I Luoghi del Cuore, disponibileper Android e iOS, o compilando la cartolina pre-sente nei Beni e nelle Delegazioni FAI e presso lefiliali Intesa Sanpaolo. 

Per ulteriori informazioni e per votare il vostroluogo del cuore: www.iluoghidelcuore.it

Cari lettori partecipate numerosi e se siete a co-noscenza di un luogo francescano che necessitàattenzione e cura, non lasciatevi sfuggire questaopportunità: candidatelo.” Tifa per l’Italia cheami”.

di Silvia Papa *

FAI - Luoghi del cuore

2014Il censimento

* Delegato Comunicazioni - FAI Macerata

FAI - Il Bosco

San Francesco

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La visita al Bosco di San Francesco unisce l’uomoalla natura. In un territorio di 64 ettari e 800 annidi storia si può passeggiare tra paesaggi rurali eboschivi, campi coltivati, radure e elementi archi-tettonici.Aperto al pubblico dal FAI nel 2011 dopo un im-portante e particolare restauro, che ha visto la ri-pulitura  del  sottobosco,  l'eliminazione  dellepiante morte e la messa a dimora di nuovi alberitra ulivi e arbusti, il ripristino degli itinerari e lamessa in sicurezza dei percorsi e il recupero degliedifici e i ruderi presenti, il Bosco è oggi un sitocurato, protetto e tutelato. 

Immersi nella natura si possono osservare l'areadell'antico  Ospedale  del  Ponte  dei  Galli  e  laChiesa di Santa Croce, risalente alla metà del XIIIsecolo. In stile romanico ad una sola navata conil tetto a capanna e un campanile di età poste-riore, la Chiesa presenta un interno sobrio con unaffresco seicento nell’abside, restaurato, raffigu-rante Sant’Elena e la Vergine in adorazione dellanuda Croce, attribuibile al pittore Gerolamo Ma-rinelli.Proseguendo lungo il torrente si giunge alla ra-dura che ospita l’opera di land-art Terzo Paradisodell’artista Michelangelo Pistoletto, realizzata edonata al FAI nel 2010. Visitabile è inoltre la trecentesca Torre Annamariae il vecchio mulino del XII secolo. L’unica nuova

costruzione realizzata è il chiosco informativo,posto all’ingresso dalla Piazza Superiore di SanFrancesco, creato con materiali eco-compatibilie con tecnologiche a risparmino energetico.

Attraverso i sui percorsi naturalistici, recuperatie tracciati ex novo, e spirituali, i visitatori percor-rono un viaggio secondo i dettami francescani diperfetta sintonia con la natura circostante.Il Bosco è un segno tra passato e futuro, un cam-mino interiore, nel quale abbandonarsi alla bel-lezza e alla dolcezza della meditazione. In unospazio aperto alla riflessione è possibile ritrovaretra  gli  ulivi  del  Terzo  Paradiso l’armonia  delcosmo, divenendo tessere di una nuova visonedel mondo.Voce  di  natura  e  potente  visione  creativa,  nelBosco si possono trascorrere, tra ricche iniziative,felici fine setimana, alla scoperta di Assisi e deisuoi tesori artistici, devozionali e naturistici.

di Silvia Papa

FAI - Il Bosco

San Francescodi

e rivista

di Laura Cennini *

“Poiché le guerre nascono nell'animo degli uo-mini è nell'animo degli uomini che devono essereinnalzate le difese della pace.”

Da questo numero inizia la collaborazione tra larivista “Il Sentiero Francescano” ed i Club UNE-SCO  delle  Marche.  In  questa  prima  occasionevorremmo brevemente ricordare la missione del-l'UNESCO e le finalità dei Club UNESCO.L'UNESCO  (United  Nation  Education,  Science,Communication Organization) nasce nel 1945come agenzia specializzata dell'ONU (Organizza-zione delle Nazioni Unite) con lo scopo: “di con-tribuire  al  mantenimento  della  pace  e  dellasicurezza favorendo, attraverso l'educazione, lascienza e la cultura, la collaborazione tra le na-zioni,  al  fine  di  garantire  il  rispetto  universaledella giustizia, della legge, dei diritti dell'uomo edelle libertà fondamentali che la Carta delle Na-zioni Unite riconosce a tutti i popoli, senza distin-zione di razza, sesso, lingua o religione”. Diritti e libertà fondamentali che nel 1948 si con-densarono nella Dichiarazione Universale dei Di-ritti  dell'Uomo.  Altri  importanti  riferimenti  inquesto senso sono  la Dichiarazione  Universaledell'UNESCO sulla Diversità Culturale del 2001 ela Convenzione O.N.U. sui Diritti delle Personecon Disabilità del 2006.

* Presidente Club UNESCO San Benedetto del Tronto

L'UNESCO ha sede a Parigi e il suo Direttore Ge-nerale Irina Bukova, già Ministro degli Esterni bul-garo, è la prima donna ad aver assunto questoincarico nella storia dell'Organizzazione.

Al  fianco  dell'UNESCO  a  partire  dal  1947,  nelGiappone devastato dalla II Guerra Mondiale, sicostituirono su base volontaria i primi Club UNE-SCO,  associazioni  indipendenti  di  volontariatooggi diffuse in tutto il mondo. In Italia, riuniti inuna Federazione (FICLU), ne sono attivi 145 di cui4 nelle Marche ad Ancona, Ascoli Piceno, Tolen-tino e San Benedetto del Tronto.

La finalità dell'attività dei Club UNESCO è di pro-muovere al livello locale momenti di riflessione,iniziative  e  manifestazioni  che  abbiamo  comescopo il consolidamento di valori etici e culturaligaranti del rispetto della dignità umana e dellasalvaguardia delle risorse del nostro pianeta. Un messaggio di pace e di rispetto che, travali-cando i secoli e le latitudini, è il collante che cilega gli uni agli altri.

In questo ottica il cammino che ci accingiamo acompiere sarà quello di rintracciare questi valoriall'interno della cultura e dei luoghi patrimoniodelle Marche e dell'Umbria.

Club UNESCO delle Marche

Il Sentiero Francescano

UN CAMMINO ALLA RISCOPERTA DEI VALORI DEL TERRITORIO MARCHIGIANO

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Il Sentiero Francescano - Anno IV, Numero 14

di Silvia Papa

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La Santa Casa di Loreto è una delle mete di pelle-grinaggio  del  culto  mariano  più  importante  almondo.  Secondo  il  Codex  diplomaticus  dominiitemporalis S. Sedis del 1318, la prima via di pelle-grinaggio legata al Santuario fu quella tra Recanatie il mare.Man mano che  i  fedeli aumentavano,  la via chepercorrevano usciva da Roma, passava per la viaFlaminia  fino  a  Foligno,  valicava  l’Appennino  diColfiorito, giungeva a Macerata e poi Loreto, tra-mite le valli del Chienti e del Potenza. Tale itinerarioche collegava le due città Sante, prese il nome diVia Lauretana. Lungo il tragitto a partire dal XVI secolo si crearonoinfrastrutture e punti di accoglienza, nacquero con-fraternite dedite al servizio del pellegrino e furonofondati gli hospitales nella città, secondo il principiodell’hospes tamquam Christus (l’ospite è come sefosse Cristo). La Via Lauretana non era però l’unica via percorsadai pellegrini, si realizzarono infatti tratti o variantilegati alle località di partenza o ad altri Santuari,come quello di Tolentino per San Nicola e di Assisiper San Francesco, visitati dal peregrini nel cam-mino della “Via dei Santuari”.Un universo di luoghi, pratiche e memorie diven-nero i tragitti, basti citare la “Via di Jesi”, praticatadai pellegrini dell’Umbria,  la “Via di Mecereto”,altro Santuario Mariano, presso Visso, per coloroche arrivavano dall’Abruzzo e dalla Sabina. Oppure la “Via Romea”, frequentata dai Romei,devoti del nord est diretti a Roma o ancona la “Via

Francigena” per i fedeli del nord ovest italiano edestero. La via Francigena era percorsa in un senso dai pel-legrini diretti a Santiago e nell’altro dai Romei di-retti a Monte Sant’Angelo in Gargano.Attraverso questi cammini, la via Lauretana si con-netteva ai grandi itinerari devozionali, divenendoparte del complesso delle tre peregrinationes ma-iores del cristianesimo: Roma, Santiago, Gerusa-lemme.Testimonianza storica, le antiche vie sono la me-moria e le radici dell’uomo cristiano. I Diari di pel-legrinaggio e i Trattati di mistica del pellegrinaggioritrovati, documentano il carattere, le modalità e ilfervore religioso dei fedeli durante il loro cammi-nare. Un itinerario di relazioni umane e di riflessioniche conducevano e conducono il viandante in unviaggio  a  tutto  tondo  in  grado  di  riconciliarel’uomo con Dio e la natura. Anche oggi il peregrinare guida il viaggiatore mo-derno alla riscoperta di un identità spirituale e cul-turale nel ripercorrere gli stessi cammini battuti daisuoi predecessori, quale metafora di vita e di con-templazione dei capolavori artistici e paesaggistici.Riappropriarsi di spazi, segnati da orme secolari, divalori, di bellezze fanno del pellegrino un cammi-natore instancabile di credo, di condivisione e diconoscenza, aperto all’incontro con l’altro. Le strade percorse dai fedeli tracciano territori, col-legano Santuari e città, uniscono paesaggi e luo-ghi, disegnando itinerari di un patrimonio passatoe futuro.

di Silvia Papa

La Via

Lauretana

allora a tutti noi oggi: la semplicità, l’umiltà, la po-vertà, una vita semplice, e soprattutto la  lode,  lagioia e l’incontro con l’altro. Francesco ci ha inse-gnato la grande carica umana di un Papa in gradodi accogliere e di abbracciare tutto il mondo, comei suoi predecessori, ma con un impatto immediatomolto grande.

Sull’argomento Francescanesimo e Regione Marcheabbiamo intervistato Padre Ferdinando Campana,ministro provinciale dell’Ordine dei Frati Minori delleMarche, uno dei primi ad aver avuto l’intuizione divalorizzare la grande ricchezza francescana insita nelterritorio della regione Marche, riscoprendone il pa-trimonio religioso, artistico, storico. Sono già partiti da vari anni degli itinerari turistico-religiosi che offrono l’opportunità di approfondire itesti delle Fonti Francescane per cogliere la marchi-gianità del francescanesimo.

• Itinerario ascolano: ad Ascoli Francesco è stato nel1815; Pontelatrave, vicino Camerino; Forano, vi-cino Treia, nel maceratese, un luogo scena di unfioretto che descrive l’incontro estatico di qualchesanto frate in una selva con Maria Santissima; ilConvento di Sarnano, a San Liberato, un anticoeremo francescano che custodisce anch’esso un

Il Sentiero Francescano - Anno IV, Numero 14

di Rosita Roncaglia *

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Al primo Capitolo della Famiglia del Progetto Naza-reth, svoltosi a Loreto dal 30 maggio al 2 giugno2014, ha partecipato anche il Sentiero Francescano,trascorrendo una mattinata molto bella in compa-gnia Padre Lorenzo, frate Minore che ci ha accom-pagnato nella visita alla casa di spiritualità Terra deiFioretti: un luogo accogliente, per incontrare gio-vani, famiglie e fidanzati e annunciare loro il Van-gelo, nei modi e forme proposte da San Francesco.

Padre Lorenzo, ci presenti le attività pastorali chepropone il vostro Centro.

Grazie, pace e bene a tutti! Io vivo qui e nel Centroproponiamo dei cammini di discernimento vocazio-nale: una persona, per abbracciare con gioia la pro-pria  vocazione,  deve  prima  saperla  “leggere”  einterpretare trovandovi i segni con cui Dio gli sta in-dicando la sua strada. Svolgiamo anche camminicon  i  fidanzati  per  capire  l’innamoramento,  checosa  succede,  come  fidanzarsi  e  come  andareavanti.

Francescanesimo  e  un  Papa  di  nome  Francesco.Quali pensieri in te?

Ricordo quando ho sentito il nome durante l’ele-zione: l’emozione che ho provato è stata di meravi-glia,  di  sorpresa  e  di  gioia.  Un  Papa  di  nomeFrancesco ha richiamato fin da subito un percorso,delle luci che il Poverello di Assisi consegna come

il Capitolo:

della Famiglia con i francescani

* docente coordinatrice di Scuola dell’Infanzia

A LoretoVedi la

videointervista

↓ La nostra inviata con Padre Lorenzo.

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episodio particolare di preghiera, con Maria cheè apparsa a un frate confortandolo e aiutandolo;San  Severino  Marche,  dove  Francesco  è  statodue volte, nel 1212 e nel 1217.

• Itinerario anconetano: ad Ancona Francesco si èrecato tre volte e da lì è partito per la Terra Santa;Osimo. 

• Itinerario fabrianese, dove Francesco è stato nel1208 e nel 1210; Valle Eremita, vicino Fabriano,è un antico eremo, dove Francesco rimase per unperiodo a pregare. 

• Itinerario nel Montefeltro: si ricordi San Leo, doveFrancesco fece la famosa predica davanti ai ca-valieri.

Nelle Marche in tutto ci sono state 43 figure trasanti e beati riconosciuti ufficialmente dalla Chiesae ciò la rende uno dei territori più significativi a li-vello francescano. Pietro da Treia, Corrado da Of-fida,  sono  dei  nomi  particolari,  di  frati  zelanti  eamanti della povertà e della verità, di persone cheamavano  il  Signore  in  modo  ardente  e  delicato.Quello che colpisce dei Fioretti è la freschezza diquelle pagine che descrivono l’incontro con Dio ela  bellezza  dei  rapporti  fraterni.  Ma  torniamo  aPadre Lorenzo.

Padre Lorenzo, sei anche un musicista, suoni in ungruppo: ci vuoi parlare di questa tua passione?

Abbiamo creato a Loreto da vari anni la ShekinàBand Ballet, una formazione musicale di 12 com-ponenti tra giovani, frati e amici, quindi anche laicie coppie sposate, che provengono da diversi per-corsi musicali. La nostra band musicale ha nel cuore l’annunciodel Vangelo attraverso la musica e la danza, mezzoche anche Francesco ha scelto per annunciare ecantare le lodi di Dio, nella letizia e nella semplicità,come nel Cantico delle Creature. La sala prove èproprio  in  questa  casa  e  abbiamo  anche  scrittodelle canzoni, per noi è stata una grazia! 

Noi del Sentiero abbiamo avuto l’onore di ascoltare al piano-forte il pezzo “Con te”, suonato con maestria e leggiadria daFrate Lorenzo, presentato durante una veglia a Roma per PapaFrancesco. Il brano parla della fiducia, della rinascita, dell’ab-

↗ Suor Armanda, Suor Silvana e un partecipante all’evento.

bandono in Dio e noi ne siamo rimasti incantati.Esiste  qualche  strumento  di  divulgazione  dovepoter consultare le vostre iniziative? 

Abbiamo fondato alcuni anni fa la rivista “La Marcafrancescana, terra dei Fioretti” bimestrale che stafacendo riscoprire i luoghi storici del passaggio diFrancesco. Esistono anche i siti: www.progettonazareth.net ewww.francescanesimomarche.it.

Nella nostra visita abbiamo infine incontrato SuorArmanda e suor Silvana, insieme ad alcune fami-glie, che ci hanno raccontato del Progetto Naza-reth, “un cammino francescano per le famiglie, peraiutarle  ad  essere  sale  della  terra  e  luce  delmondo”, “famiglia, dono e profezia”. 

Ci dicono che proprio a Loreto (perché c’è la casadi Maria di Nazareth) per un segno divino, è partito10 anni fa questo progetto di famiglie provenientida tutta Italia, desiderose di approfondire la loroidentità di famiglia, la loro vocazione matrimonialee anche di scoprire il volere di Dio sulla loro vita,sul loro cammino. E sempre a Loreto, dal 30 mag-gio al 2 giugno, si è tenuto il decennale di questopercorso, il 1° Capitolo della famiglia del ProgettoNazareth, una tappa nazionale, con più di 120 fa-miglie per rivivere la memoria di questi 10 anni eintraprendere strade nuove. 

Ci sentiamo di rendere merito e lode a questo fan-tastico lavoro, fatto con dedizione, attenzione e

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Il Sentiero Francescano - Anno IV, Numero 14

di Silvia Papa

Un soleggiato fine settimana accompagna la miavisita a Loreto. Centro di culto mariano e anticavia di pellegrinaggio, il Santuario è il cuore pul-sante della città. Il mio itinerario inizia dalla bel-lissima Piazza della Madonna, con la sua Basilica,il loggiato e il Palazzo Apostolico, ai quali si puòaccadere da corso Boccalini, dopo aver parcheg-giato l’auto fuori dalle mura castellane. Una sce-nografica  fontana  che  ne  è  al  centro  nearricchisce la cornice.La fontana in Piazza della Madonna fu realizzatadagli  architetti  Giovanni  Fontana  e  Carlo  Ma-derno tra il 1614 e il 1620 con la posa delle sta-tue bronzee degli scultori recanatesi Tarquinio ePietro Paolo Iacometti. Posizionata su una strut-tura ottagonale rialzata, è stata costruita in broc-catello  rosso  di  Verona  e  in  marmo  bianco  diCarrara. La fontana, di stile barocco, presenta trevasche in marmo travertino sovrapposte, deco-rate da putti, tritoni, aquile e quattro draghi bron-zei, i quali protraendosi verso l’esterno, seguonole diagonali della pianta centrale e della piazza. Ilbasamento di travertino è costituito da due seriedi tre gradini, che incorniciano la vasca maggioree ne assecondano la forma ottagonale. Ricca disignificati allegorici dal drago (la forza), il delfino(la Risurrezione), la numerazione (l’ottagono ri-manda al numero simbolico 8), l’acqua, che zam-pilla al centro, è raccolta in una vasca circolare,che prosegue in un’altra sottostante, più larga econcentrica, ornata da quattro mascheroni. In origine una grata metallica, decorata con 16pomi in bronzo e un gradinata, delimitava la fon-tana. Oggi la recinzione è stata eliminata defini-tivamente. 

La città di Loreto vanta infatti una serie di fontistoriche attestate a partire dal XIV per risponderealla sempre maggiore domanda di acqua, sia dellapopolazione residente e sia dei devoti che si reca-vano al Santuario. Situate nelle principali via d‘ac-ceso, le fonti erano esterne alla città: Fonte delleBellezze, Fonte della Buffalareccia, Fonte del Car-pine e Fonte della Costa d’Ancona.Nel tratto di strada che conduce da Villa Musonea Loreto è visibile la fonte detta delle Bellezze. Si-tuata a nord del Santuario Mariano, era la primafontana che incontravano i pellegrini, quale puntodi ristoro e di riposo per coloro che provenivanoda Castelfidardo o da Ancona. Ricordata anchenegli Annali dal conte Monaldo Leopardi, l’operarealizzata in mattoni con vasca in pietra, presentaun fronte di forma rettangolare, sormontata daun arco a tutto sesto a modo di timpano, che na-sconde una cisterna a forma di cupola. Bassorilievifloreali decorano la vasca e al centro della mura-tura si apre una cannella da cui zampilla l’acqua.Dopo un intervento di restauro conservativo, lafonte è tornata alla sua originaria funzionalità nel2011. 

Le fontanelauretane

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Primavera 2014 - www.sentierofrancescano.it

La Fonte della Buffalareccia, chiamata in origine“dei Canneti della Valle”, era adibita alla sostadei bufali che, dal porto di Recanati, trasporta-vano i materiali per la fabbrica del Santuario. Co-struita  nel  1564,  probabilmente  su  disegno  diGiovanni Boccalini, la fontana presenta un corpocentrale di pianta ottagonale, con ai lati tre absidiche contengono vasche e cannelle. All’esterno, levasche circondano il piazzale con un pavimentodi pietra da fiume, riquadrate da mattoni a facciavista. L’insieme delle vasche e delpiazzale rappresentava l’abbevera-toio dei “bufali”. La fonte ha su-bito  recentemente  un  restauro,permettendole di ritornare al suoantico splendore.La costruzione della Fonte del Car-pine  (Carpinus  betulus,  termineche in latino indicava l’albero dellafamiglia  delle  Betullacee,  unapianta tipica delle colline attorno aLoreto), attribuita a Giovanni Boc-calini,  conserva  ancora  oggi  unaforma rettangolare con una vascaposteriore  scoperta,  un  lavatoiomediano voltato a botte e un bacino anteriore supianta  quadrata  coperto  da  due  volte  a  botteconcentriche. Il fornice principale che sovrasta ecopre le bocchette, posto su prospetto frontale,è provvisto di due sedute laterali e di tre fondi dibotticelle  di  pietra  da  cui  escono  le  cannelle.L’opera è in mattoni a faccia vista, con coperturacementizia  relativamente  recente.  Sopra  l'arcoprincipale si  trova  la raffigurazione della SantaCasa di Nazareth. All'interno del fornice, sopral'arco più piccolo, spicca un secondo stemma pro-babilmente  del  Cardinale  Governatore,  Giuliodella Rovere. Si narra che presso la fonte si fer-mavano le confraternite di pellegrini per recitarepreghiere e mangiare prima di riprendere il cam-mino.  I  viandanti  riempivano  le  borracce  alla“graziosa fontana che sorgeva di fronte alla bellastrada montana che porta a Recanati”. Ancheballi e canti venivamo intonati attorno alla fontedai viaggiatori per divertire la popolazione locale.Altra fontana fuori le mura di Loreto è la Fontedella Costa d’Ancona, che deve il nome alla suaubicazione, la via della Costa d'Ancona, la quale

anticamente  costituiva  il  tratto  terminale  dellastrada che congiungeva Ancona a Loreto. Il mo-numento, probabile opera di Giovanni Boccalini,è stato edificato nel 1573. L’espansione urbanistica e l’affluenza crescente ditanti pellegrini indussero Papa Paolo V a commis-sionare per Loreto un grande acquedotto. Il pro-getto affidato nel 1606 a due architetti, GiovanniFontana e Carlo Maderno, permise un maggioreapprovvigionamento idrico alla città. Due fontane

si alimentarono dall’acquedotto, laFontana di Piazza della Madonna ela Fontana dei Galli, in piazza Gia-como Leopardi.La  fontana  dei  Galli,  dalle  formedecorative e celebrative, presentaun pianta centrale con statue e va-sche a pianta quadrifogliata di fat-tura barocca. Costruita tra il 1614e il 1616 è detta dei galli per viadelle figure di gallo che, decorandola fontana, gettano acqua. Il galloera inoltre il simbolo del CardinaleAntonio  Maria  Gallo,  che  la  fececostruire, commissionando la lavo-

razione dei bronzi ai fratelli Pietro Paolo e Tarqui-nio  Jacometti.  La  fontana  di  recente  è  stataoggetto di restauro conservativo, consentendoneil consolidamento e la pulitura delle superficie de-corative bronzee.Infine vi si può visitare la più recente delle fontidi Loreto, la Fontana del Pozzo, edificata nel XVIIIsecolo. Costituita da un’unica vasca, la base è for-mata  da  quattro  gradini  in  laterizio  con  pietred’Istria  angolari.  Sopra  il  muro  che  sostiene  lavasca è posto un timpano con arco cieco a tuttosesto. Tra il timpano e la vasca c’è una lapide, cheriporta la scritta, a d indicare il restauro che hasubito la fontana grazie al Cardinale Luigi Gaz-zoli: LOUSIVS GAZZOLI GVBERNAI FONTEM ETVIAM  PUBLICA  COMMODITATI  PERAMANTERRESTITUIT ANNO MDCCLXXXIX.Meta di fedeli e pellegrini, nate come fonti spon-tanee, costruite poi con murature, vasche e can-nelle, decorate con bronzi e stemmi, le fontanedi Loreto hanno rappresentato e rappresentanouna testimonianza significativa dello sviluppo ur-bano e spirituale città.

↗ La fontana del Pozzo.

Il Sentiero Francescano - Anno IV, Numero 14

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entità. Uno di essi è il ponte S. Giacomo del XVIIIsecolo che ancora oggi funge da guado per i pelle-grini e per tutti gli appassionati di trekking. Avan-zando quindi nel bosco si raggiunge un luogo disantità e di pace:  l’Eremo dell’Incarnazione, Ma-donna delle Grazie. La costruzione risale al 1720circa, sorta inizialmente come semplice edicola de-dicata alla Madonna delle Grazie, divenne poi unachiesa alla quale si aggiunse un portico a cinque ar-cate per l’accoglienza dei pellegrini e un romitorioche sembra essere stato abitato per un certo pe-riodo da un eremita.Il  Cammino  Francescano  della  Marca  nelle  sueprime edizioni transitava affianco a questo eremovedendolo in restauro, senza quindi fermarsi si pro-cedeva fino alla meta. Giunti però alla III edizione ipellegrini  trovarono  una  gradevole  sorpresa.L’eremo era di nuovo vivo e abitato!Da quella volta gli organizzatori hanno deciso direndere più forte l’esperienza del pellegrinaggio as-

L’Eremo dell’Incarnazione

di Emanuele Luciani *

Lungo il CamminoFrancescano della Marca

↗ L’Eremo dell’Incarnazione dedicato alla Madonna delle Grazie.

La  sesta  tappa  del  Cammino  Francescano  dellaMarca,  che  parte  da  Sarnano  e  arriva  a  Comu-nanza,  vede  come  sosta  principale  dell’ora  dipranzo la città di Amandola.Partiti dunque dalla città del Serafico Padre, attra-versata la macchia e molte frazioni di confine fraSarnano e Amandola, si arriva nell’immediata peri-feria dove si devia verso il Convento dei Padri Cap-puccini  per  visitare  questo  importante  luogo  delfrancescanesimo marchigiano. Si procede visitandoil centro di Amandola, strategico paese dell’alta Valdi Tenna. Il cammino prosegue quindi lungo il di-verticolo viario romano in direzione Comunanza.Subito immersi nelle valli pedemontane sembra chequi il tempo si sia fermato: boschi e campi perfet-tamente ricamati nel terreno conservano come pre-ziosi  gioielli  i  manufatti  dell’uomo  di  pregevole

* guida naturalistica

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sistendo alla Liturgia delle Ore e condividendo conil frate eremita il pranzo.Incontriamo ora Fratel Emanuele dell’Amore Incar-nato, custode dell’Eremo dell’Incarnazione.

Salve, Fratel Emanuele, un saluto da parte dei let-tori della rivista “Il Sentiero Francescano”.

Pace e Gioia a voi!

In cosa consiste la tua Regola?

Mi sono consacrato al Verbo Incarnato ispirandomiallo stile di vita francescano nelle mani dell’Arcive-scovo di Fermo Mons. Luigi Conti, il quale mi habenevolmente  accolto  come  eremita-apostolicomediante la professione temporanea dei consiglievangelici, secondo lo statuto proprio della Consa-crazione al Verbo Incarnato. Dedico il mio tempoalla vita di preghiera, all’accoglienza spirituale e adalcuni servizi in ambito liturgico e catechetico, al la-voro artigianale, agricolo e artistico. Riguarda la di-mensione artistica vivo il mio impegno per la nuovaevangelizzazione rivolto soprattutto ai giovani at-traverso il linguaggio sia musicale che canoro.

Parlami di come hai scelto la vita da eremita.

Fin da bambino sono stato attirato dalla vita sem-plice testimoniatami dai miei nonni. Sognavo un fu-turo come quello di chi avrebbe vissuto a contatto

con la natura pur dedicandosi alla vita matrimo-niale. Costante in me era il richiamo all’essenzialitàe alla natura la quale evocava una pace e un’armo-nia che già mi saziava interiormente. Fui così at-tratto  a  17  anni  dal  vicino  convento  dei  PadriPassionisti di Morrovalle; già l’anno dopo entravoin convento per seguire quel percorso di  forma-zione che mi ha portato, anche attraverso la fatica,a discernere il Vero, ben consapevole delle mie fra-gilità e paure, ma anche delle speranze. Sto oracompletando questo periodo di tre anni in questoluogo concessomi dalla Divina Provvidenza per cer-care di incarnare ogni giorno uno stile di vita evan-gelico, fatto di preghiera, lavoro, silenzio, ascolto,accoglienza e condivisione, il resto possa continuarea compierlo Dio!

Cosa ti auguri rispetto a questa esperienza?

Di essere sempre più pronto e docile nel confor-mare la mia vita alla Sua volontà!

Parlavi prima della tua opera di apostolato attra-verso il canto e la musica, stai facendo già qual-cosa?

Sì, la passione per le giovani generazioni, da sem-pre presente il me, mi ha portato a voler condivi-dere con loro la bellezza dell’arte annunciando etestimoniando la bellezza del Vangelo attraverso amusica e il canto. Abbiamo così iniziato un’espe-rienza con un gruppo che porta il nome di “Notedi luce”. Siamo 15 elementi tra i 15 e i 40 anni eannunciamo il Vangelo cantando e suonando lad-dove siamo chiamati a farlo.

Hai dei social network di riferimento, o numeri peressere contattato?

Si, due pagine di Facebook che curano i ragazzi,una si chiama “Note di luce” e l’altra “Eremo del-l’Incarnazione”, mentre il mio numero di telefonoè 333-6975086.

Cosa vorresti dire di più?

Pace e Gioia a tutti!

↗ Un momento di un’esecuzione musicale proposta da “Note di luce”.

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Il Sentiero Francescano - Anno IV, Numero 14

di Silvia Papa

Dal  24  aprile  al  1  maggio  2014  si  è  svolta  laquarta edizione del Cammino Francescano dellaMarca.Tradizionale appuntamento per pellegrini e fedeliche partono da Assisi fino ad Ascoli Piceno, riper-correndo l’antica via seguita da San Francescodurante le sue predicazione verso le Marche. 

Il Cammino, organizzato all’interno del Festival edell’Appennino, si sviluppa in 8 tappe e attra-versa i centri storici, i luoghi di culto e di valoreartistico e naturalistico del centro umbro-marchi-giano e una parte dell’antica Via Lauretana, checollegava Loreto a Roma sin dall’età medievale. 

Numerose le iniziative che hanno accompagnatoi pellegrini, provenienti sia da diverse Regioni ita-liane che da Paesi esteri, durante il loro percorso,animato da fede, amore e fratellanza, nel quale

hanno potuto ammirare i luoghi e gustare i tipicisapori italiani.

Entusiasmo ed emozione all’arrivo ad Ascoli Pi-ceno, presso  la Chiesa di San Francesco, dovel’Assessore  Andrea  Maria  Antonini  ha  conse-gnato  a  ciascun  partecipante  la  pergamena“Emidiana”  del  Cammino  Francescano  dellaMarca 2014. Il Cammino quest’anno ha inoltre ricordato l’an-niversario degli 800 anni dell’arrivo di Francescoad Ascoli, a testimonianza della profonda unioneche lega idealmente Ascoli ed Assisi intorno allafigura del Santo.

Risorsa preziosa per il territorio, portatore di va-lori spirituali, culturali e turistici,  il Cammino etutti i suoi validi collaboratori vi danno l’appun-tamento alla prossima edizione.

Cammino FrancescanoMarcadella

A PIEDI DA ASSISI AD ASCOLI PICENO

Il

di Daniele Crotti*

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RECENSIONE

Primavera 2014 - www.sentierofrancescano.it

“In… Cammino” la pubblicazione bimestrale cheun piccolo nucleo di soci del gruppo senior “MarioGatti”  del  CAI  Perugia  ha  ideato  dall’inizio  del2013  per…  raccontare,  anche,  le  esperienze  di“questi vecchi scarponi”…

Si tratta di una Rivista online che parla di monta-gna,  di  natura,  di  storie  e  di  racconti  legati  alleescursioni  che  da  soli,  in  gruppi  contenuti  o  ingruppi più ampi, noi tutti possiamo vivere.Questa rivista bimestrale viene distribuita digital-mente attraverso la posta elettronica a coloro cheamano leggere tutto ciò che riguarda l’escursioni-smo, la natura, e la libertà in generale.

Il titolo della rivista è “In… Cammino”, appuntoperché cerca di dare una voce alla vita di noi cam-minatori, ma anche di tutti voi; gli articoli passanodal descrivere itinerari sui monti, nei fossi, lungotorrenti, su prati verdi ed in boschi fitti e profumati,al parlare del cielo, delle stelle, di come si usa unGPS e a come ci si deve comportare in situazioniparticolari, che sovente possono verificarsi lungoun itinerario.La veste grafica, curata da Francesco Brozzetti è vi-vace e leggibile, permette all’appassionato lettoredi non annoiarsi, anche perché a note tecniche epratiche spesso si alternano articoli umoristici suquello che siamo capaci di fare e pensare noi “vec-chi scarponi”; e tante belle foto.Lanciato  in  quest’impresa  dall’inizio  del  2013  ilgruppo sta continuando nella pubblicazione, conla speranza che la rivista possa diventare la voce diuno spirito vivace, diverso, moderno, emozionate

ed emozionato che crei maggiori legami tra gli abi-tanti e la bellissima natura che si incontra nel ter-ritorio  umbro.  E  tutti  possono  collaborare!  Nonnecessariamente è vincolata ai soli soci CAI.

La rivista può essere scaricata gratuitamente dal-l’interno del sito dell’associazione culturale Montidel Tezio (www.montideltezio.it). In homepage, inbasso a sinistra, basta cliccare sulla voce INCAM-MINO e tutti i numeri pubblicati si possono scari-care, leggere, stampare, criticare...Mi potere contattare qui: [email protected].

di Daniele Crotti*

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in...camminoAnno II - numero 10Luglio-agosto 2014

pagina 1 Editorialepagina 3 Spina e il suo territoriopagina 5 I giganti del Teziopagina 8 In Umbria ... con le guidepagina 9 Pensando, passo dopo passopagina 10 In cammino tra le stellePagina 12 Io, la montagna e il resto ... Pagina 15 Raccontare la montagnaPagina 16 La vite maritataPagina 17 Cronaca di un confronto impossibilePagina 18 Sfogliando qua e la’Pagina 19 Premio Mario Rigoni SternPagina 21 Lo zafferano Pagina 25 La foto del bimestre

SOMMARIOEditoriale

Con il tempo e con la paglia

maturano le nespole

(Proverbio ugandese)

di Daniele Crotti

Cambia il frutto e cambia la regione, ma il signi-

Abbiamo

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* capo-redattore rivista “In... Cammino”

In...Cammino

Il Sentiero Francescano - Anno IV, Numero 14

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attraverso la riscoperta della propria spiritualità edei valori fondanti della regola francescana, chevede come suo centro il rispetto e l’amore versoogni forma di vita.

Immaginare attraverso le parole: Il viaggio attra-verso le parole, tramite la percezione del paesag-gio, vuole indagare e descrivere quelle che sono lesensazioni che legano il luogo alla vista e la suc-cessiva elaborazione delle informazioni. La sogget-tività della descrizione riesce a raccogliere aspettidiversi, in relazione all’utilizzo dello spazio.Il luogo in esame è situato a Valfabbrica, in localitàSambuco, a valle dell’agriturismo e della chiesetta,che caratterizza il luogo. Il terreno è caratterizzato da una forma regolare ela distanza notevole tra le diverse specie vegetalifa ipotizzare un mantenimento delle stesse versouna  forma  di  progettazione  basata  sull’integra-zione e lo sviluppo planimetrico dell’area. La con-testualizzazione  dell’opera  evidenzia  una  nettadistinzione con il resto del paesaggio, arricchendoil luogo di un maggior valore simbolico e paesag-gistico. La pianta che più di tutte viene ad eviden-ziarsi  è  il  pino  domestico.  La  particolare

di Alessandro Corgna *

Il progetto del Giardino della Pace si è sviluppatoall’interno di una mia tesi di laurea in Gestione Tec-nica del Paesaggio della Facoltà di Agraria di Peru-gia.  Il  titolo  della  tesi  è  “Valorizzazionepaesaggistica del sentiero francescano in Umbria:studio per la realizzazione del Giardino della Pacea Valfabbrica (PG)”, il relatore è il Prof. Aldo Randae il correlatore è il Dott. Ing. Luciano Vagni.

All’interno della tesi: Il viaggio attraverso l’analisistorica e naturalistica del territorio di Valfabbricaha evidenziato quali sono gli aspetti da valorizzareed i mezzi da poter utilizzare per la sua riqualifica-zione. L’analisi paesaggistica è essenziale per capirele peculiarità del territorio e per scoprire gli aspettispirituali che legano ancora oggi il cammino unitoall’esaltazione della natura di San Francesco con ipellegrini che attraversano il Sentiero Francescanodella Pace.L’esigenza di progettare un giardino nasce dallasempre più crescente domanda turistica che si stasviluppando nell’area e che deve portare ad unanuova visione strategica del percorso, attraversoun’offerta turistica diversa da parte delle struttureterritoriali, ma soprattutto verso la cura, il mante-nimento e l’informazione dell’intera area. L’obiet-tivo  progettuale  è  stato  quello  di  aumentare  lamatrice simbolica attraverso la creazione di diversispazi, per spingere il visitatore ad una profonda ri-flessione. Il giardino in sé vuole essere un viaggio

* agronomo

un Giardino della Pace

lungo il Sentiero Francescano

A Sambuco

↗ Il bozzetto ideato per il “luogo di condivisione” del Giardino.

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colorazione verde della chioma illumina l’area e fada cornice creando una netta distinzione con ilresto del paesaggio.Oltre alla peculiarità visiva esterna, il luogo godeal suo interno di una notevole importanza pano-ramica in quanto nella stessa è possibile proiettarsiverso il lago di Valfabbrica. Il completo silenzio faapprezzare nella sua pienezza quelli che sono  i“rumori” della natura ed in particolare il velocescorrere delle acque, che diventa elemento pae-saggistico di notevole interesse. Lo svolgersi delle stagioni non sconvolge il luogo,in quanto la caratteristica presenza dell’acqua el’ombra dei pini mantengono il sottobosco vivo,un vero indice di sostenibilità dell’area. Il silenziodella natura infonde una pace spirituale che riescea  legare  il movimento del  sentiero  francescanocon la staticità della meditazione. L’area si può dividere in due parti ben distinte, ca-ratterizzate sia dalla presenza di alberi diversi, maanche dalla diversa configurazione planimetrica.L’aspetto comune è la regolarità dell’impianto e la“precisa” disposizione della vegetazione. 

Analisi e concept progettuali: L’idea progettualeha una forte correlazione tra il rilievo attuale delluogo, legato alla presenza di specie vegetazionalisul terreno e la simbologia spirituale che la naturadel sentiero francescano racchiude. La mia idea èstata quella di voler ricreare una sorta di “cam-mino nel cammino” legandolo a delle forte ma-trici simboliche e paesaggistiche attraverso unariunione dei diversi spazi del giardino in un unicopercorso. Un viaggio all’interno di noi stessi chepossa divenire punto di riflessione e condivisione.Non un semplice cammino verso una sola meta,ma verso le diverse scelte e fasi della vita.La natura diventa il centro della nostra pace e conla sua bellezza ci rende attenti al rispetto del no-stro mondo e di ogni forma di vita, insegnamentoche San Francesco ha voluto lasciarci  in ereditàcon il suo Cantico delle Creature.

Obiettivi progettuali: Il mio obiettivo è stato quellodi legare il cammino francescano al giardino dellapace, senza interrompere il viaggio del pellegrino.Un  cammino  che  si  intraprende  non  solo  con  i

↗ Il simbolo della pace come ideato per il progetto del Giardino.

piedi, ma anche con la mente, arricchendolo cosìdi  una  matrice  simbolica  ancora  più  forte,  chepossa avviare ad una nuova “riflessione” e prepa-rare il pellegrino alla meta finale, Assisi. Ho voluto  inoltre sviluppare un attento utilizzodegli spazi per rende il giardino integrato e mag-giormente fruibile da differenti utenti, tramite iluoghi di meditazione e spazi di condivisione; ogniluogo  all’interno  del  progetto  risulta  essere  di-verso, rappresentando così le diverse fasi dell’esi-stenza.  Nella  nostra  vita  abbiamo  bisogno  didifferenti  momenti  per  cambiare  ed  andareavanti, ma soprattutto di una nuova visione pro-spettica. Il fatto di rimanere sullo stesso luogo cirende schiavi e ci pone al dì fuori della scopertadel futuro e di noi stessi. Le linee dritte e curverappresentano le varie fasi della nostra vita, il no-stro andare e cambiare, e tracciano un unico cam-mino percorribile attraverso “le linee della vita”.Gli altri obiettivi che possono essere evidenziatisono legate ad una progettazione eco-sostenibilecon il mantenimento della vegetazione attuale el’utilizzo di alberi e arbusti che hanno bisogno dipoca manutenzione e cura.

Gli spazi del Giardino:• Accesso• Labirinto nel bosco come punto di meditazione• Ponte• Luogo di condivisione• Punto panoramico• Luogo di riposo e ripresa del cammino

Il Sentiero Francescano - Anno IV, Numero 14

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di Daniele Crotti*di Silvia Papa

Si è svolto ad Assisi nei giorni 14 e 15 aprile 2014il Meeting Nazionale della pace, fraternità e dia-logo Sui passi di Francesco. Due giorni all’insegnadel dialogo e del confronto sui temi e i valori dellapace e della fraternità con 54 scuole, da 15 Re-gioni italiane a conclusione dell’anno scolastico.3000 partecipanti tra studenti, insegnati e rela-tori provenienti dal mondo della politica, delleistituzioni, della cultura, della musica, dello spet-tacolo e della Chiesa, hanno animato il meetingtra laboratori, gruppi di lavoro e visite ai luoghipiù significativi della vita di Francesco. Un momento importante che ha permesso allescuole  intervenute di condividere  le attività,  leidee, le paure e le speranze per imparare a co-struire nuovi cammini di pace. Il Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, conplauso e gioia ha partecipato ai lavori del Mee-ting, sottolineando quanto siano fondamentali ilconfronto e il dialogo per la crescita di ogni stu-dente. Un percorso di formazione e di educazione allapace che partendo dalla scuola, si radica nel ter-ritorio e investe nel futuro. Emozionate  è  stato  l’intervento  della  scrittricetriestina Susanna Tamaro, la quale ha affermatocome nel rispetto delle diversità ci si spoglia degliegoismi e individualismi per abbracciare la libertà. Gremita più che mai è stata la Piazza della Basi-lica Inferiore nel pomeriggio di martedì 15 per as-sistere al’incontro tra Jovanotti e lo scrittore AldoNove, che ha presentato il suo ultimo romanzodedicato  a  San  Francesco,  Tutta  la  luce  del

mondo. “Pagine di carta di un libro bellissimo diper sé, ma ancora più bello perché è un libro diAldo Nove, uno dei nostri poeti e grandi scrittori”ha detto il cantautore toscano. Attraverso gli occhi di Piccardo, nipote di France-sco, Nove ricostruisce la figura di uno uomo antelitteram, prima che di un Santo, con originalità eleggerezza. Libero e anticonvenzionale, France-sco stupisce e sorprende, oggi come allora, peramore, fede e verità. Tratteggiato con poeticamaestria, il Francesco di Nove è un puro, un folle,un innamorato del creato che, con sconcertantelucida, ha saputo reinventare la vita. Jovanotti ha poi regalato al pubblico un toccantemomento, in una particolare lettura con chitarra,del Cantico delle Creature: “Vi canto una can-zone di 800 fa e, visto che l’ho improvvisata, saràsicuramente stonata! Sono sicuro che San Fran-cesco non era proprio intonatissimo: non c’eranole scuole di canto all’epoca...”.Per  concludere,  non  mi  resta  che  aggiungere...pace e bene.

Meeting

“Sui passi di Francesco”

Un

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All’altezza  di  Coccorano,  poco  sotto  invero,  percor-rendo il tratto Valfabbrica - Biscina del Sentiero France-scano  della  Pace,  se  il  camminatore  volesse  fare  undigressione di pochissime ore per salire alla Fratticiola,si ritroverebbe in un vecchio borgo, il cui nucleo storico,minuto ma coinvolgente, è degno di essere osservato.E,  parlando,  con  gli  anziani,  quelli  rimasti,  potrebbeascoltare i loro ricordi e un delle tante storie o leggende,tra realtà e fantasia, che arricchiscono la peculiarità diquesto antico luogo di carbonai e carbonaie.

Ve ne racconto una, pittoresca e divertente. Così tra unpasso e l’altro, il nostro “francescano” può rilassarsi as-saporando anche questa “quasi favola”, frutto dellospirito e delle consuetudini, a volte irriverenti - ma cosìera ed è - della cultura popolare del posto.

Gisella era una bella donna. Era di famiglia povera. Abi-tava in una umile casa dentro il paese. Cominciò a darsiagli uomini per racimolare un piatto di minestra per sée per la famiglia. Poi diventò un’abitudine. Diventò unadonnaccia. Ma non ci faceva caso. Tante erano le dicerienel borgo. Fantasmi, spiritismi,  tradimenti, angherie;una più una meno, non ci faceva più caso. E poi comin-ciò a piacerle quel mestiere. Le piaceva andare con gliuomini. C’era qualcosa di male? Si divertiva e guada-gnava. Nessuno lo diceva a chiare lettere, ma sapevache la consideravano una puttana. E allora? Cominciòa guadagnare benino, si trasferì in una casa più confor-tevole, insomma la fortuna girava dalla sua parte. Ma l’invidia e le gelosie non mancavano. L’Imelda, adesempio, bruttina e ingobbita dal duro lavoro, quandopoteva, la accusava del lavoraccio che faceva e a malin-cuore si lamentava della sua gobba imprecando che Gi-sella non ce  l’avesse. E questa, sempre pronta, eh sìperché era anche scherzosa, le rispondeva: “se tu c’haila gobba di dietro, io ce ne ho due davanti, e vedessiche belle gobbette e come piacciono!”. 

Un bel giorno successe che Gisella si innamorò di unuomo. Ma era sposato. Per fortuna la moglie era, comesi dice, piuttosto “cojoncina”, per cui ogni tanto la Gi-sella  riusciva  a  intrufolarsi  di  nascosto  nel  letto  del-l’amante, quando la moglie era assente o distratta dailavori di casa. Ma ecco cosa successe una sera. Sino apoco prima erano state insieme, loro due con Baldinodavanti al focolare a raccontarsi le storie degli spiritidella Fratticiola. Dove c’è la bottega del pane viveva al-lora Ugo, un signore che stava bene e che spesso invi-tava gli amici per sedute di spiritismo, così per divertirsie quasi a sdrammatizzare le dicerie sulla cosa che datempo giravano per il paese. Quella sera invocavano latesta del “Baiocco”, da poco defunto, il più anziano,eppur morto giovane, di quella poverissima famiglia.Beh, improvvisamente il tavolo e le seggiole su cui se-devano cominciarono a tremare e la voce del “Baiocco”quasi urlò che era la testa del padrone di casa che do-vevano invocare. Ecco, questa storia si stavano raccon-tando la Clementina, la Gisella e Baldino. Sarà stata lapaura a causare quello che successe dopo? Successe in-fatti che si salutarono e marito e moglie andarono adormire. Gisella finse di andare via, si nascose, e dopoun po’ si infilò anche lei nel letto della coppia, lei dauna parte, la moglie dall’altra ed il marito-amante inmezzo. Si misero a dormire. La moglie non si accorsedi quanto stava accadendo. La mattina, appena sveglia-tisi, il marito disse a Clementina di andare a fare un po-chino di caffè. La moglie così fece. Gli amanti si miseroa fare all’amore, finalmente liberi. La moglie tornò evide il tutto. Ma era un po’ “cojoncina” e la sola cosache riuscì a fare fu quella di servire il caffè non per duema per tre persone. 

Così andavano le cose, allora, alla Fratticiola.Sempre bella, ma ormai sfiorita, la Gisella sposò un vec-chietto. Lo continuò a tradire sino a quando trasmisela professione alle figlie, avute da più di un uomo, e chediventare altrettanto brave puttane. Perché così affer-mava sempre la nostra Gisella: “se muore il serpente, ilveleno non sparisce”.

di Daniele Crotti*

* medico e ricercatore di tradizioni locali

Gisella,Fraticciola Selvatica

quella della

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Il Sentiero Francescano - Anno IV, Numero 14

Il Romanicochiese

di Silvia Papa

nelle

Il rinnovamento delle forme artistiche tra l’XI e XII secoloinveste principalmente l’architettura e la scultura. Perdefinire la nuova civiltà figurativa si usa il termine “ro-manico”, introdotto nella storiografia fin dalla primametà dell’Ottocento da archeologi medievali francesi,art roman. In tal modo si evoca per analogia il contem-poraneo processo di sviluppo delle lingue e delle lette-rature  romanze,  dalla  comune  radice  del  latino  edanche la matrice dell’arte“romana” monumentale checaratterizza diversi aspetti del nuovo stile. In particolaresi fa riferimento al legame con la sculture e l'architetturaromana, dalla quale sono ripresi alcuni elementi strut-turali, quali l'arco, la colonna, il pilastro e la volta. Dopo secoli di utilizzo delle Basiliche, come luogo diculto, i cristiani modificano la struttura delle chiese. Inun’età di ringraziamento a Dio, dopo i terrori dell’annomille, delle molteplici invasioni barbariche e delle paureda fine del mondo, la chiesa rappresenta, sorgendo nelcentro della città, il cuore della vita della comunità, dovesi svolgono le più importati cerimonie religiose e civili. Tipico monumento dell’arte romanica, la chiesa divieneun edificio imponente, ma semplice. Pianta a croce la-tina, l’esterno, di mattoni, pietra o marmo, (spesso co-lonne, capitelli e architravi di recupero da monumentiromani  andati  distrutti),  presenta  una  facciata  a  ca-panna, strette finestre, bifore o monofore, con uno opiù ingressi, abbelliti da sculture, con l’aggiunta di ro-soni o gallerie. Arco a tutto sesto, volta a botte e a cro-ciera ne identificano i caratteri peculiari. L’interno moltospazioso è costruito su tre livelli. Il primo riservato ai fe-deli, il secondo con il presbiterio per i sacerdoti e il terzo,solitamente costituito dalla cripta, conserva le reliquiedi un Santo. Gli ornamenti interni, affreschi, mosaici osculture hanno una funzione ben precisa: insegnare laBibbia, secondo il concetto di Biblia pauperum, a tutti ifedeli, anche a coloro che non sono capaci di leggere.

Le immagini, che aiutano infatti a ricordare gli episodidelle sacre scritture, rappresentano figure realistiche,ispirate al mondo della natura. A seconda dei temi, isoggetti  sono  poi  raffigurati  nella  varie  parti  dellachiesa, ad esempio l’immagine del Cristo viene collocatanel  catino  dell’abside  centrale,  mentre  la  Vergine  inquelle laterali. Nella parte occidentale è rappresentatoinvece il Giudizio universale. Il romanico ha goduto di una rapida e vastissima diffu-sione. Nelle varie regioni italiane si caratterizza in ma-niera diversa date le differenti condizioni economiche epolitiche e soprattutto data la disponibilità di materialida costruzione. Nei cantieri architettonici, organizzatigerarchicamente intorno alla figura dell’architetto chedisegna, progetta e dirige, vi sono le maestranze, divisein due categorie: operaii e artifices. I primi sono impie-gati nelle mansioni più semplici, mentre i secondi, dotatidi capacità tecniche specifiche, sono addetti al tagliodel pietre, alla messa in opera dei mattoni o alla lavora-zione dei metalli. Accanto al cantiere architettonico, sitrovava anche quello degli scultori, dediti sia alla realiz-zazione dei decori che alle lavorazioni dei materiali. Fenomeno artistico internazionale, la chiesa romanicadall’aspetto solido e stabile, offriva sicurezza, raggrup-pando unità di concetti e valori. Enciclopedie popolariin pietra, rivestite da sculture e pitture che narravano inimmagini i racconti biblici e la somma delle cognizionie delle credenze del tempo, le chiese costruite per volerdei suoi abitanti, erano la casa comune di tutti i fedeli.

↗ Lanfranco dirige i lavori di fondazione della Cattedrale di Modena,seconda metà del XII secolo, miniatura dalla Relatio De Innovatione Ec-clesiae Sancti Geminiani.

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la chiesaSant’Ilario

di Silvia Papa

Ad Ascoli Piceno

di

Durante  una  tappa  del  Cammino  Francescano  dellaMarca, ho visitato la Chiesa di Sant’Ilario, sita di fronteal  tempio  settecentesco  di  Sant’Emidio  alle  Grotte,entro il quale sono visibili i resti delle catacombe romanedell’antica Asculum. La Chiesa edificata intorno all’anno 1000, forse dai mo-naci benedetti di Farfa devoti al martire di Viterbo Ilaro,presenta una muratura in travertino, una facciata conporta e architrave, sormontato da una bifora e ancoravisibili tracce di iscrizioni, bassorilievi e fregi.A partire dal XII secolo fu la Congregazione dei MonaciCamaldolesi di Santa Croce di Santa Avellana a gestirela Chiesa, che fu ingrandita, decorata con affreschi emunita di torre. I monaci costruirono inoltre uno “spe-dale” per pellegrini che si dirigevano o ritornavano dallaPuglia verso i Santuari di San Michele del Gargano e diSan  Nicola  di  Bari.  Con  la  soppressione,  prima  dellaCongregazione da parte Pio V e poi con l’annessionedelle Marche al Regno d’Italia, la Chiesa passò al De-manio e venduta all’asta nel 1872. Acquistata da privati,fu attrezzata a uso agricolo.Oggi Sant’Ilario è un luogo sconsacrato e restaurato ,di proprietà comunale e gestito dall’Associazione San Emidio, la quale ospita un centro di documentazione,

una biblioteca tematica, una banca dati di ricerche ef-fettuate sul Santo, protettore di Ascoli Piceno e una pic-cola collezione di memorabilia emidiani, quali immagini,oggetti e video.Al suo interno, recuperando l’antica vocazione ospeda-liera, è stato inaugurato nel 2013 durante il CamminoFrancescano della Marca, l’ostello dei Santi Ilario e Gia-como, fruibile da turisti, viandanti e appassionati di artee natura. Un esempio davvero ben riuscito di attenzione e di curaper il territorio, dove il recupero e la salvaguardia hannoportato nuova linfa, accoglienza, promozione, sugge-stione culturale e ambientale. Da scoprire e visitare!↗ Un particolare in rilievo sulle mura della chiesa.

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Il Sentiero Francescano - Anno IV, Numero 14

di Alberto Tufano *

INCONTRO CON DUE PRETI CHE PARLANO OGNIGIORNO DI FRANCESCO E DEL SUO MESSAGGIO DI SPERANZA A 15.000 CHILOMETRI DA ASSISI

in

le montagne brasiliane. Una storia incredibile, in-somma, che parte dell’amore verso  il prossimoche aveva ereditato da Francesco di Assisi e di cuiegli, umile frate del meridione d’Italia, aveva sa-puto diventare interprete così appassionato finoa raggiungere egli stesso la santità. In  questo  contesto,  così  fuori  dal  tempo  e  dalmondo, oggi la parola di Francesco e della Chiesacattolica è nelle mani di due preti italiani, che vi-vono la fede con devozione e spirito francescanoe che, proprio per questo, sono amati da tutti icittadini di Sao Francisco de Paola, anche quelliche cattolici non sono. Parliamo dell’esperto Padre Tonon e del giovanis-simo e carismatico Padre Leonardo. Hanno sem-bianze molto normali, tratti somatici tipici dellagente italica e infatti i loro nomi rivelano inequi-vocabilmente le loro origini italiane, ma, ci ten-gono  subito  a  precisare  “il  cuore  di  chi  ama  èuguale in tutto il mondo e noi ci sentiamo a casaanche qui”. Ci  mettiamo  un  po’  a  convincerli  delle  nostrebuone  intenzioni  e  a  ottenere  il  permesso  perun’intervista, così scopriamo la timidezza di PadreTonon,  che  preferisce  ascoltare  con  Padre  Leo-nardo  ed,  eventualmente,  commentare.  Accet-tiamo di buon grado, anche perché tutti in paeseparlano di loro come dei “santi uomini” e non vo-gliamo perdere l’occasione di poterli conoscere.Così ci ospitano in casa loro, vicino alla chiesa, eci trattano come amici che conoscono da sempre,sforzandosi persino di parlare italiano per aiutarci.

San Francesco

Brasile

* giornalista per Radio Uno RAI

Le vie del Signore sono  infinite e misteriose, ènoto; e forse anche le vie di Francesco hanno unosviluppo che può apparire incomprensibile. Infattinoi del Sentiero Francescano siamo riusciti a tro-vare tracce di Francesco, della sua spiritualità edei suoi  insegnamenti, anche  in un paesino dimontagna del Brasile meridionale, a un centinaiodi  km  da  una  delle  città  dove  si  è  giocata  laCoppa del Mondo di calcio, Porto Alegre. Una città importante, insomma, ma che dista solo120 km da un paesino che deve il suo nome a unseguace del Poverello di Assisi. Andiamo con ordine, dunque. Il paesino di cuiparliamo è Sao Francisco de Paula, che deve il suonome  ai  colonizzatori  portoghesi  approdati  inquell’area selvaggia e sconosciuta dell’AmericaLatina; il loro intento era quello di onorare e rin-graziare  il  Francesco,  frate  nativo  del  paesinodella Calabria (Paola, ndr) ma che aveva scelto ilnome e l’orientamento della sua opera, ispiran-dosi a Francesco di Assisi. In nome suo, ha fondato l’Ordine francescano deiMinimi - tutt’ora esistente - e ha alternato mo-menti di eretismo estremo nella natura ad evan-gelizzazioni di zone dell’Europa all’epoca pococonosciute, tra cui il Portogallo. In quel Paese si distinse per generosità verso i piùpoveri e indifesi, tanto che il suo nome divenneper antonomasia sinonimo di “angelo dell’amorefraterno”.  Per  questi  motivi,  dopo  aver  fattotanto bene ai nullatenenti portoghesi, gli esplo-ratori vollero dedicargli questo piccolo paesino tra

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Padre  Leonardo,  Sao  Francisco  de  Paula  è  unpaesino piccolo ma pieno di chiese di varie con-gregazioni: c’è la Chiesa evangelica, la ChiesaAnglicana, la Chiesa Battista, la Chiesa del Set-timo Giorno, I Testimoni di Geova… Come viveteil  rapporto  con  tutte  queste  altre  religioni,  apochi metri da voi?“Viviamo in grande serenità, come fratelli. Que-sta zona del Brasile è ricca di fede, ma c’è pocospazio per le liturgie vere e proprie. Si preferiscevivere il rapporto con Dio in modo personale econ allegria. Anche durante le messe.” Infatti, abbiamo visto cani sciolti durante la fun-zione e bambini che si mettono a giocare a pochimetri  da  voi.  In  Italia  questosarebbe impensabile.“L’eredità francescana proba-bilmente si può cogliere anchein queste cose: qui c’è moltoamore  verso  gli  animali,  chesono  considerati  parte  inte-grante  della  comunità.  E  ibambini che giocano durantela funzione non danno fasti-dio,  ma  mettono  allegria  ecreano un’atmosfera più leggera, perché tutti sisentono  di  comportarsi  come  fossero  in  casapropria. Gesù è visto come un padre buono.” Lei è molto giovane (36 anni, ndr), come riescea ottenere tanta attenzione e tanto rispetto inmodo così naturale?“Io cerco solo di essere me stesso con umiltà ecortesia verso tutti. Le mie parole sono le paroledi Dio, di Gesù, di Francesco di Assisi e di Fran-cesco  di  Paola:  non  invento  niente  e  non  miprendo meriti che non sono miei. Se la genteascolta  con  rispetto  quello  che  dico  è  perchéhanno rispetto di Dio e di chi ha parlato in nomesuo. Io sono solo uno strumento di Lui.”Molto giusto, ma sorprende una tale maturità inun uomo così giovane...(sorride) “Forse il merito è anche di Padre Tonon,che sa trattarmi come un padre vero e mi aiutaa rimanere coi piedi per terra.”Padre Tonon, ha sentito cos’ha detto Padre Leo-nardo? Cosa vuole dire a riguardo?(sorride  anch’egli)  “Padre  Leonardo  è  troppobuono con me, io sono vecchio; ed è normaleche cerchi di proteggere ed aiutare un bravo gio-

vane  come  Padre  Leonardo.  E  poi,  anche  SanFrancesco di Assisi disse che bisogna farsi umilitra gli umili… Io cerco solo di rendermi utile, maè lo Spirito Santo che ci guida.”Padre Leonardo, un paesino come Sao Franciscode Paula che problematiche pone per un prete?“Qui  la  gente  è  molto  semplice,  molti  sonoanche poco istruiti e credono solo in quello chevivono  quotidianamente.  Le  tante  Chiese  cer-cano di coinvolgere le famiglie in balli, canti, gio-chi.  Anche  in  televisione  si  parla  di  miracoliquotidianamente e a cuor leggero: è difficile farenuovi  proseliti  in  questo  modo,  per  questo  lasemplicità di Francesco è preziosa per parlare di

fede  con  la  stessa  modalitàsemplice  che  vivono  ognigiorno nelle loro case e fatto-rie.”Lei è mai stato ad Assisi?“No,  ma  ci  verrò  presto.  Trametà  e  settembre  e  ottobrefaremo un viaggio con i nostriparrocchiani  nei  luoghi  diFrancesco,  poi  a  Roma  e  inTerra Santa. Sono molto ecci-

tato all’idea, mi farebbe piacere se potessimo ri-vederci in Italia.”Ci contiamo senz’altro, così potremo parlare diFrancesco nei suoi luoghi.“Certo, ma non dimentichi che il messaggio diFrancesco è universale e che la stessa Assisi è pa-trimonio dell’umanità: i valori della pace, dellafede,  dell’amore  e  della  vita  appartengono  atutti.”Un’ultima domanda. In questi giorni l’abbiamovista spesso allenarsi come un runner per le viedel suo paese: non è che sta pensando di percor-rere il Sentiero Francescano di corsa? Sa, sonocirca 18 chilometri...(ride)  “Magari  avessi  il  tempo  per  provarci.  Aquesto giro è impossibile, ma non escludo di po-tervi tornare a trovare; magari già l’anno pros-simo. E allora se ne può parlare: Francesco miguiderà e, ne sono certo, km darà la forza perpercorrerli tutti. La fede è una fonte di energiainesauribile, si ricordi.”Le parole di Padre Tonon e Leonardo ci hannodato una carica incredibile, sperando ci sia prestol’opportunità di poterli riabbracciare in Italia.

Il Tempietto di Sant’Emidio alle Grotte, di frontealla ex Chiesa di Sant’Ilario, è un bellissimo esem-pio di arte barocca nelle Marche e uno dei mo-numenti  più  caratteristici  della  città  di  AscoliPiceno. Eretto in onore di Sant’Emidio, quale ex voto perringraziare la protezione del Santo dal terremotoche colpì l’Abruzzo nel 1703, il tempietto vennerealizzato  da  Giuseppe  Giosafatti  intorno  aglianni 1720-21, secondo i dettamibarocchi del Bernini e di Pietro daCortona.Il  tempio,  immerso  nella  roccianaturale, sorse su antiche cata-combe. Secondo la tradizione vifurono  sepolti  Sant’Emidio  e  isuoi compagni di martirio. Il tem-pio presenta una facciata appog-giata alla parete di pietra, con unelegante cupolino centrale, sor-retto da 6 colonne in stile dorico,con stemma araldico. Lesene intervallate da finestre enicchie senza ornati animano laparte  inferiore  della  facciata,mentre la zona superiore è scan-dita da architrave, fregio, cornicee  frontone  con  l’arme  di  PapaClemente XI. Volute rovesciate, festoni di fruttae statue di angeli ne abbelliscono l’intera com-posizione.Da un piccolo portico si accede all’interno deltempio che, costituito da grotte, è diviso in trepiccole navate con volta a crociera. 

Una statua con Sant’Emidiobenedicente,  firmata  daGiosafatti, si leva dietro l’al-tare, mentre nella parete difondo si vedono i loculi sca-vati  che  ospitarono  i  corpidel  Santo  e  dei  discepoliprima  di  essere  trasportatinel Duomo di Ascoli. Diversi interventi di restauroe consolidamento all’internofurono realizzati durante laseconda metà del ‘900 pertutelare e preservare la bel-lezza del luogo, in cui l’artesi sposa squisitamente con ilnaturale. L’incantevole  allestimento

barocco dona una suggestiva scenografia ai fe-deli e ai turisti che peregrinando, visitano e am-mirano uno dei luoghi emidiani più significatividella città, in un itinerario di tradizione, arte ecultura. 

tempiettoSant’Emidio

di Silvia Papa

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Il di

↑ Facciata del tempietto di Sant’Emidio alle Grotte.

↘ La statua del santo all’interno del tempietto.

alle Grotte

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Il Cammino Francescano della Marca ripercorreuna delle vie che San Francesco seguì nelle suepredicazioni verso le Marche meridionali e unisceidealmente il Santuario del poverello d'Assisi conil sepolcro di S. Emidio d'Ascoli.Organizzato all'interno del Festival dell'Appen-nino, promosso dalla provincia di Ascoli Piceno,gestito dall'Associazione VianDante, è un pelle-grinaggio  culturale  e  spirituale  di  8  tappe  chetransita per sterrati e sentieri, toccando luoghi digrande pregio artistico e naturalistico.Il Cammino ha uno sviluppo complessivo di km177, il punto più basso è 150 m s.l.m. mentre ilpiù alto è 970 m s.l.m. Attraversa 2 regioni (Umbria, Marche), 4 province(PG, MC, FM, AP) e ben 15 comuni.Benché questo itinerario sia antico, la sua risco-perta è piuttosto recente. E' stato fortemente vo-luto dall'assessore della provincia di Ascoli Piceno,Andrea Maria Antonini, che ha convogliato nelterritorio le sue esperienze come Priore della Con-fraternita di S. Jacopo di Compostela. Avvalen-dosi di una squadra decisa e di pionieri, comeLuciano Monceri e Maurizio Serafini, ha fatto di-ventare realtà una semplice idea. Aprire i sentieri, prendere i contatti con le ammi-nistrazioni locali, pubblicizzare l'evento è statosolo un primo passo; il successivo, ed economi-camente più impegnativo, è stato quello di fon-dare ostelli lungo il cammino. 

Sono già tre gli Spedali fondati, finanziati graziea fondi della regione Marche e della Provincia diAscoli Piceno. Lo Spedale (dal latino hospitale, hospitalis cioè"ospitale",  col  senso  di  "luogo  dove  si  allog-giano i forestieri") dei santi Ilario e Giacomo adAscoli Piceno, istituito all'interno della ex chiesadi S. Ilario vicino a S. Emidio alle grotte, è gestitodall'Associazione S. Emidio nel mondo. Lo Spe-dale dei SS. Francesco e Giacomo a Venarotta in-vece, è stato allestito recuperando delle stanzeall'interno del convento di San Francesco che latradizione vuole essere stato fondato dal pove-rello d'Assisi proprio durante la sua evangelizza-zione nel Piceno. Ciò ha comportato un'opera direstauro di valenza culturale e storico-spiritualedi estrema importanza. Il terzo Spedale, anch'esso denominato dei SS.Francesco e Giacomo, è stato fondato a Comu-nanza, recuperando un palazzo del centro sto-rico che versava in stato di abbandono. Gli ostelli di Venarotta e Comunanza sono gestitidirettamente  dai  rispettivi  Comuni  e  per  usu-fruirne bisogna rivolgersi agli uffici preposti.  Ilprogetto  ospitalità  prevede  l'incremento  degliostelli anche nelle altre tappe del Cammino perrendere possibile a singoli o gruppi di pellegrinidi affrontare la strada in maniera totalmente au-tonoma. Il Cammino, gestito dall'AssociazioneVianDante, organizza una volta all'anno il pelle-grinaggio il quale è disponibile anche in altri pe-riodi  su  prenotazione  per  gruppi  di  10  o  piùpersone (www.viandante.eu - [email protected]).

di Emanuele Luciani

Gli spedali lungo ilCammino Francescano della Marca

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Dionigi CostacciaroTerribile

di Euro Puletti *

il

da ,

Fra i membri illustri dell’ormai estinta famiglia dei Sam-mattei, o Sanmattei, di Costacciaro fu celeberrimo il re-ligioso Fra’ Dionisio o Dionigi (nome latinamente scioltoin Dionysius) Sammattei, Francescano Minore Conven-tuale, grande predicatore, ed Inquisitore Generale dellaCittà di Firenze e di tutti i suoi domini contro “l’ereticalenequizia”, vissuto tra i secoli XVI e XVII, e morto, «congrande opinione», a Firenze, in Santa Croce, il 7 lugliodel 1603. Un Libro dei Morti, conservato nell’archivio diSanta Croce attesta che “Maestro Dionizio da Costac-ciaro”, Inquisitore, risulta “sotterrato” in Santa Crocel’8 luglio 1603, ma non specifica il luogo (AOSC, Librodei Morti I, c. 184). Sappiamo, tuttavia, che tutti i de-funti del Terz’Ordine venivano sepolti in due tombe si-tuate nel mezzo della Chiesa, davanti al pulpito. Nel1760, essendo queste piene, furono sigillate e ne ven-

nero aperte altre due nel Chiostro. Si può ipotizzare cheanche “Dionizio” sia finito nella fossa comune posta inChiesa, ma, in mancanza di altre fonti, questa resta soloun’ipotesi.Dal paese natale, il Padre Francescano era chiamato,antonomasticamente,  “Dionigi  Costacciaro”  (formanominale, talora latinizzata in “Dionysius Constaccia-rius”). Portato a termine il corso ordinario degli studi,“Dionige de Costaciaro” (com’è probabile lo chiamas-sero, allora, in dialetto, i paesani) fu destinato a fare ilLettore di Teologia nelle principali Reggenze dell’Or-dine. Per quanto d’indole modestissima, egli non poté,tuttavia, esimersi dagli incarichi, onusti d’onori ed oneri,che l’Ordine stesso, di volta in volta, veniva affidando-gli. Nel 1574, fu eletto Ministro Provinciale dei MinoriConventuali per l’Umbria. Nel 1577, presiedette il Ca-pitolo Generale dell’Ordine, convocato a Costacciaro,ed al quale intervennero più di 300 frati, guidati dal Mi-nistro Generale, Pietro Antonio Camilli da Nocera. Godette fama di grande predicatore, e fu osannato inmolte città,  tra  le quali Ancona, Monaco, ecc. Tra  il1577 ed il 1578 fu investito della carica di Inquisitore aSiena. Verso la fine del 1578, o ai primi dell’anno suc-cessivo, Papa Gregorio XIII lo elevò, successivamente,all’altissima dignità di Inquisitore Generale della Cittàdi Firenze per la Santa Sede. Forse nello stesso periodo, il noto Padre CamaldoleseAgostino Fortuni, che, probabilmente sollecitato dallostesso Sammattei, aveva iniziato a scrivere una vita delBeato  Tomasso  da  Costacciaro,  gli  dedicò  un  inno

* antropologo e speleologo

La sfavillante parabola del Mi-nore  Conventuale  Dionigi  daCostacciaro  “Il  Terribile”,  in-quisitore generale della Città diFirenze e di tutti i suoi dominiche  sul  finire  del  XVI  secolostrappò  al  rogo  la  presuntastrega Gostanza da Libbiano efu l’Inquisitore Francescano diGiordano Bruno.

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sacro, composto in onore dello stesso Beato costaccia-rolo.Ecco, tradotta dal latino, la dedica di Padre AgostinoFortuni a Dionigi Costacciaro: “Inno al Beato TomassoCamaldolese, del Monaco Camaldolese Agostino For-tuni, (dedicato) al Maestro Dionigi Sammattei da Co-stacciaro,  Minore  Conventuale  del  Sant’Uffizio,  edInquisitore Generale in tutto il Dominio Fiorentino”. Il19 novembre del 1594, probabilmente inviato dal Tri-bunale della Santa Inquisizione, Dionigi Sammattei in-tervenne, a San Miniato al Tedesco (Pisa), in qualità diaccusatore, al processo a Monna Gostanza da Libbiano,indiziata di stregoneria e “diavoleria”. Lui, l’InquisitoreGenerale per l’intiero territorio del Granducato, Dionigi

da Costacciaro il “terribile”, partecipò alle udienze pro-cessuali dal 19 fino al 24 novembre. Egli era allora giàpiuttosto anziano, ma oltremodo sapiente e saggio. Monna Gostanza, probabilmente accusata “de maliis,facturis et meretricio”, era stata, inoltre, additata qualeserva del demonio, ma l’Inquisitore Generale di Costac-ciaro, uomo dalla mente assai più aperta e duttile, ri-spetto  agli  altri  giudici,  che  avevano  avuto,  fino  adallora, il compito di interrogare la donna, riuscì a scavareprofondamente nella vicenda personale di Gostanza,cogliendo, al fondo del suo animo, debolezze ed erroriumani, ma non certo “orrori demoniaci”. Con  il  se-guente  verdetto,  Gostanza  venne,  così,  scagionatadall’accusa di stregoneria: “[...] di non tornare più allasua casa, né che si accosti a tre miglia a quei contorni,sotto pena del carcere e della frusta; sotto le medesimepene le vien proibito di medicare uomini, donne o be-stie  in modo alcuno;  le viene  imposto di dire  inoltredove va ad abitare, affinché si possa osservare la suavita per l’avvenire”. Come rettamente scrive Damiano Andreini, in un suointeressante articolo,  in  Inglese, su Gostanza da Lib-biano: “Not everyone was fortunate enough to haveDionigi da Costacciaro as their inquisitor”. Uomo con-sapevole ed equilibrato, saggio e sapiente, profondoconoscitore  della  cultura  del  suo  tempo,  il  “Costac-ciaro” ottenne molte grazie, prebende e benefizi dalPontefice e dal Granduca di Toscana, i quali ne apprez-zarono, in sommo grado, l’instancabile zelo apostolico,la perfetta prudenza, e l’infinita dolcezza, tutte doti chelo contraddistinsero nell’esercizio del delicatissimo in-

carico che era stato chiamato ad assolvere. Intorno al1600, Dionysius Sammattei partecipò, a Roma, alle ul-time battute del processo inquisitorio celebrato controGiordano Bruno. Nello stesso anno, Pater Magister Dio-nysius dovette sollecitare ed aiutare il Padre camaldoleseDon Silvano Razzi a portare a compimento la biografiadel Beato Tomasso da Costacciaro, per il volume Vite de’santi e beati dell’ordine di Camaldoli (Cosimo Giunti, Fi-renze 1600). Nell’anno 2000, il noto regista Paolo Benvenuti ha rea-lizzato un film sul processo a Gostanza da Libbiano. Unadelle scene del film prevedeva “L’arrivo di Padre Dionigida Costacciaro, l’inquisitore che, sei anno dopo, avrebbeprocessato Giordano Bruno”. Così scrive, in riferimento

a tale vicenda, Rino Cammilleri, nella sua opera « La verastoria dell’Inquisizione » (Edizioni PIEMME, Casale Mon-ferrato 2002, pp. 136-147): «Il 19 novembre intervienel’inquisitore di Firenze, Dionigi da Costacciaro, di fronteal quale Gostanza conferma tutto quel che ha detto masi dichiara pentita perché vuoi salvarsi l'anima. L’inquisi-tore le fa presente che la sua confessione non regge: idiavoli sono spiriti, non possono avere rapporti carnalicon esseri umani. Gostanza insiste, aggiungendo anzi ilparticolare che il seme del demonio è «freddo» ed elen-cando alcune persone (tra cui diversi neonati) che hafatto morire con le sue stregonerie.L’inquisitore non è convinto, la rimanda in cella. Qualchegiorno  dopo  la  interroga  di  nuovo.  Gostanza  rivelaadesso di essere la figlia bastarda di un nobile fiorentinoe della di lui serva. Racconta anche di essere stata rapita,ancora  piccola,  da  tre  pastori.  Per  il  resto,  confermatutto. Il 24 novembre l’inquisitore le chiede se intendaancora confermare quanto ha confessato nei giorni pre-cedenti, ma questa volta Gostanza nega ogni cosa: haraccontato quelle storie per paura della fune, ma è tuttofalso. Il 28 novembre l'inquisitore ordina la sua scarcera-zione. Il processo si chiude col riconoscimento della «fol-lia»  dell’accusata  e  dell’infondatezza  delle  sueconfessioni. A Gostanza viene imposto, però, di cessarecon le sue pratiche guaritorie e di trasferirsi altrove».Parente del grande Dionysius fu Matteo Sammattei (Fra-ter Mattheus de Sanmatthei a Costacciario), Lettore delleArti (“Lector Artium”) nel convento di Santa Croce in Fi-renze e cancelliere del “compaesano” Pater MagisterDionysius Sammattei. Ma di lui parleremo più avanti.

↘ L’attuale Costacciaro.

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La Borago Officinalis o Borragine Comuneè una pianta erbacea annua, appartenentealla famiglia delle Boraginacae caratteriz-zata dalla presenza di lunghi peli rigidi. Pe-culiarità della Borragine è la presenza di fiorireclinati su robusti peduncoli dotati di cin-que  petali  di  colore  azzurro  brillante.  Ilnome deriva dal latino Borra indicante unaruvida stoffa di lana che richiamava la pe-losità della pianta; spetta agli arabi il meritodi averne fatto conoscere per primi le qua-lità aromatiche. Sin dal Medio Evo essa infatti costituisce unrimedio  noto  nella  medicina  popolarequando  faceva  parte  dei  Quatruor  florescordiales utilizzati in infusione come cardio-tonico. Le sommità fiorite vengono ancoraoggi utilizzate (in particolare usi terapeuticinel territorio Marchigiano sono attestati adApiro (MC) e Cupra Marittima (AP) per de-cotti  depurativi,  diuretici,  calmanti  dellatosse e dei disturbi gastro intestinali Per  quanto  riguarda  l’aspetto  culinario  siconoscono per le zone dell’Alto Maceratesericette tradizionali in cui si fa uso della Bor-ragine, come la “Frittata co’ll’erba dell’oe”di Cingoli. In cucina le sue foglie, dal vagosapore di cetriolo, vengono usate aggiuntea minestre e minestroni, mentre i fiori pos-sono  essere  utilizzati  per  aggiungere  un

tocco di colore alle insalate o come decora-zione  di  altre  portate.  Inoltre  i  germogli,dopo essere stati sottoposti a breve bolli-tura, sono ottimi in pinzimonio. Come molte delle erbe spontanee anche laBorago  Officinalis  presenta  controindica-zioni:  in particolare se ne sconsiglia  l’usoprolungato, in gravidanza o ad opera di ma-lati di fegato.

di Andrea Marziali *

la floradel Sentiero

* archeologo

la

borragine

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episodio che vede protagoniste proprio lerondini e San Francesco, ambientato in unpaese in provincia di Terni.

Un giorno, recatosi ad Alviano a predicaree salito su un rialzo per essere visto da tutti,chiese silenzio.Ma mentre tutti tacevano in riverente at-tesa, molte rondini garrivano con grandestrepito attorno a Francesco. Non riuscendo a farsi sentire dal popolo perquel rumore rivolto agli uccelli, disse: «So-relle mie rondini, ora tocca a me a parlare,perché voi  lo avete già  fatto abbastanza;ascoltate la parola di Dio, zitte e quiete, fin-ché il discorso sia finito». Ed ecco subito obbedirono: tacquero e nonsi mossero fino a predica terminata. Gli astanti, stupiti, davanti a questo segnodicevano:  «Veramente  quest'uomo  è  unsanto e un amico dell'Altissimo!». E facevano a gara per toccargli le vesti condevozione, lodando e benedicendo Iddio.Era davvero cosa meravigliosa, poiché per-fino le creature prive di ragione sapevanointendere  l'affetto  fraterno  e  il  grandeamore che Francesco nutriva per esse!

(Dalla Vita Prima di Tommaso da Celano,Fonti Francescane 426)

la

rondine di Rosita Roncaglia

la faunadel Sentiero

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La rondine comune (hirundo rustica) è unuccello  migratore  dell'ordine  dei  passeri-formi diffusissimo in qualsiasi zona non soloumbro-marchigiana,  ma  dell’Italia  ed  Eu-ropa intera, nonché negli altri continenti delpianeta. Si tratta di un uc-cello piccolo e agile, dicolore  nerastro  ten-dente  al  blu  scuro,lungo  circa  18-20  cm  econ  ali  di  12-13  cm.  Caratterizzato  dallanota coda lunga e biforcuta, ha ali curve eaguzze e un piccolo becco diritto di colorgrigio scuro. Il petto può presentarsi di co-lore bianco.La rondine costruisce  il suo nido a formaconcava,  fatto  di  fango  trasportato  dalbecco. La parte interna del nido è compostadi  erba,  piume  ed  altri  materiali  morbidi.Annida normalmente sotto costruzioni del-l'uomo, come tetti di case, fienili, stalle.Questo simpatico uccello che non vediamomai fermo e posato si nutre di mosche, zan-zare,  libellule  e  di  altri  insetti  volanti  chemangia durante il volo ma anche di vermi escarafaggi.  Se  le  rondini  scomparissero,l’uomo sarebbe probabilmente invaso da unnumero eccessivo di zanzare e altri insetti.Ci fa piacere riportare un passo delle FontiFrancescane nel quale si narra di un noto

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Il Sentiero Francescano - Anno IV, Numero 14

romanicapellegrinaggiodi Silvia Papa

e vie di

Arte

eremo Beato RizzerioL’Nel corso del secolo XI la pratica dei pellegrinaggiverso i Santuari che custodivano preziose reliquiefiorisce, tanto da diventare un fenomeno di vastis-sima portata. La maggior sicurezza delle strade elo sviluppo dei centri urbani sono eventi concomi-tanti  che  favoriscono  in  modo  decisivo  questaforma di devozione. Il pellegrinaggio costituisce per l’uomo medievale,oltre che un atto penitenziale espiatorio, spesso le-gato allo scioglimento di un voto, lo strumento piùefficace per assicurarsi la benevolenza e la prote-zione dei santi, assumendo a volte il valore di unasorta di rigenerazione che lasciava un segno pro-fondo su chi lo compiva. Molti santuari erano metadei  devoti,  ma  le  principali  vie  di  pellegrinaggioconducevano al Sepolcro di Cristo a Gerusalemme,alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo e a quelladell’apostolo Giacomo a Santiago di Compostela. In particolare Venezia e le città costiere adriatichee la Puglia, porti di imbarco per la Terra Santa, dopola conquista di Gerusalemme da parte dei crociati,erano  interessante  dai  pellegrinaggi  e  da  unenorme andirivieni di persone che si spostavano traOccidente e Oriente. Le strade che dai passi alpiniconducevano a Roma erano costellate di  impor-tanti centri urbani, che conquistano col tempo pro-sperità e relativa autonomia politica. Tutto questonon poteva che avere una positiva ricaduta sulle at-tività artistiche, che si andavano moltiplicando. Tra tutti i pellegrinaggi europei, quello che costituìil fenomeno di più vasta portata nell’XI secolo e chetrova più forti e diretti legami con lo sviluppo e dif-fusione dell’arte romanica, è di certo il pellegrinag-gio  a  Santiago  di  Compostela,  dove  si  trova  latomba  dell’apostolo  Giacomo,  “apostolo  pelle-grino” per eccellenza. Il cammino, nato intorno alX secolo in ambiti aristocratici e cavallereschi, as-sume dimensioni gigantesche proprio nel secolo

successivo, interessando via via oltre alla Francia,anche  i  fedeli  provenienti  dalla  Germania,  dalleFiandre e dall’Italia, dando vita a una vera rete dipercorsi con luoghi di raccolta e ospizi per pelle-grini. Spesso le strade per arrivare a Santiago, par-tivano  da  Santuari,  ciascuno  dei  quali  contentisante reliquie, a cui il devoto doveva rendere visitae omaggio. Questa pratica di pellegrinaggio incidepositivamente sul fare artistico, facilitando i contattie i rapporti tra centro e centro che, riproducendotemi, forme e soggetti, si legano stilisticamente incomuni elementi. Ma il fenomeno più interessante di tale circolazionedi idee e modelli è costituito dall’imporsi da un par-ticolare tipo di pianta, a croce latina, nelle grandiChiese di pellegrinaggio con lo sviluppo degli spaziin  funzione,  sia  dell’azione  liturgica  e  sia  dellemasse dei pellegrini. Ed ecco allora che nascano in-gressi  con  portali  monumentali,  navate  laterali,cappelle radiali absidate, adibite alla custodia dellereliquie, ampi deambulatori. Nelle Marche, ad esempio, terra di confine e di pas-saggio, luogo di transito tra Roma e Ravenna, ledue  più  importanti  città  del  Medioevo  italiano,punto di sbarco per imbarcazioni provenienti dal-l’Oriente, tali aspetti sono ancora ben riconoscibilein diverse strutture, solo per citarne alcune: Abba-zia di Santa Maria Piè di Chienti presso Monteco-saro e Abbazia di Santa Maria di Rambona presso

↗ Chiesa romanica a Narni, in Umbria.

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eremo Beato RizzeriodelL’

L’Eremo Santuario, immerso nel verde di Muccia,cittadina marchigiana sulla via tra Assisi e Loreto,sorge sulla tomba del beato Rizzerio, compagno efrate guardino di Francesco. Il Santuario, in stile ro-manico, ricostruito negli anni settanta sopra le fon-dazioni della Chiesa di San Giacomo, conserva unapreziosa reliquia, la mano destra del beato. Rizzerio, Bonconte dei Baschi di Alviano, nasce no-bile nel 1190 nel Castello di Giove (Muccia). Du-rante i suoi studi di avvocatura a Bologna insiemea Pellegrino da Falerone incontraFrancesco. Scosso dalla potenzadella sua semplicità, Banconte la-scia con Pellegrino l’Università, ri-nuncia a tutti i suoi beni ed entranell’Ordine con il nome di Rizze-rio. “Tu, Pellegrino seguirai la viadell’umiltà e tu Rizzerio servirai ifrati” disse loro San Francesco. Guardiano personale di frate Francesco, giurista eletterato, Rizzerio partecipa alla stesura della “Re-gola bollata” da Onorio III nel 1223. Ma un’ idea fissa accompagna la sua vita, come ciriporta  Tommaso  da  Celano  nella  Vita  Prima,“amante di Dio e disprezzatore di se stesso, avevail pio e fortissimo desiderio di assicurarsi la bene-volenza del santo frate Francesco e lo tormentavail timore che il frate lo aborrisse negandogli il suoaffetto. Era convinto infatti che chiunque era sinceramenteamato da San Francesco meritava di essere amatoanche da Dio e che sarebbe incorso nell’ira del giu-

dizio di Dio, chiunque era indegno dell’approva-zione del Santo”. Sempre provato e in profonda sofferenza, ad AssisiRizzerio ottiene la benevolenza tanto cercata: “fratutti i frati che sono la mondo io amo te singolar-mente”. Rimasto sino alla fine accanto a France-sco, dopo la sua morte torna nelle Marche, dovericopre  per  5  anni  l’incarico  di  Provinciale  dellaMarca di Ancona. A Muccia si ritira a vita eremi-tica, vivendo di preghiera, di digiuni e di penitenze

in capanne di fango e legno. Il 7 febbraio 1236 termina la suavita terrena in solitudine e in si-lenzio.  Un‘esistenza  spesa  tral’amore della conoscenza e il to-tale  rispetto  per  la  Regola  fuquella di Rizzerio, che più volte siera sentito dire dal padre France-sco: “i frati debbono avere solo

la tunica, il cingolo e le brache e solo se necessarioi calzari”. Il suo corpo venne sepolto nella vicinaChiesa di San Giacomo, poi distrutta e ricostruitada un devoto, Cesare Lami, che scavando ha ritro-vato il corpo disfatto di Rizzerio. Sul muro di cintasi legge: Sono questi i santi frati miei, la loro santitàè nascosta ai frati e al mondo, ma è nota a Dio. Proclamato beato da Gregorio nel 1838, la devo-zione popolare gli attribuiva il potere di guarire imalati di “febbre maltese ”. Oggi l’Eremo è una struttura ricettiva che accoglieturisti, pellegrini e amanti della natura e del mes-saggio francescano.

Pollenza o ancora l’Abbazia di Fiastra, la quale sitrova lungo il cammino lauretano che conduce dalsantuario mariano di Loreto alla Basilica di Assisi.Suggestive le tre absidi semicircolari disuguali inpietra arenaria nell’Abbazia di Pollenza. Molto in-teressante è il complesso absidale nella Chiesa diS. Maria Piè di Chienti. Tre absidiole radiali sonoaddossate alla grande abside centrale, a sua volta

sormontata da un abside poligonale, il tutto è poidecorato da lesene e archetti. Una leggenda vuoleche sia stata fondata da Carlo Magno per cele-brare una vittoria ottenuta contro i saraceni nellevicinanze. Un giro  tra queste splendide abbaziesarà di certo il modo migliore per scoprire la riccaproduzione di architettura religiosa in epoca roma-nica in queste terre. 

di Silvia Papa

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Il Sentiero Francescano - Anno IV, Numero 14

ricetta:

olive ascolanaLe mura cinquecentesche della città di Loreto silegano  alle  vicende  della  Casa  di  Nazareth  diMaria, che, secondo la tradizione venne traspor-tata nel territorio dagli angeli nella notte tra i 9 eil 10 dicembre 1294. La preziosa reliquia iniziò arichiamare  sempre  più  pellegrini  e  fedeli,  chespesso portavano nei  loro viaggi offerte ed exvoto. Per evitare rapine e saccheggi si iniziò a pensarealla  costruzione  di  mura  che  difendessero  laSanta Casa e tutti i doni lasciati o inviati dai de-voti. L’edificazione del quadrilatero con 4 torridurò circa un secolo, ma il vero pericolo a cui do-vette far fronte Loreto fu la minaccia dei Turchi edelle  loro  incursioni  nell’Adriatico,  durante  la

mura Loretodi Silvia Papa

Le

prima metà del 1400. Papa Leone X corse ai ri-pari e commissionò la realizzazione di una nuovacinta muraria agli architetti Cristoforo Resse daImola, Sansovino e Antonio da Sangallo. Merli ar-cuati, bastioni e 26 pezzi d’artiglieria venneroedificati, a sud si aprì Porta Romana, decoratacon due statue di Profeti, mentre nel lato nord siaprì Porta Marina, ornata da le api, simbolo diUrbano VIII Barberini. Il bastione Sangallo, che aveva al suo interno leantiche casematte da cui si difendeva la città euna piazza d'armi, oggi ospita una sala polifun-zionale. 400 operai, “160 ducati di pietra e 347migliaia di mattoni" furono i numeri per garan-tirono la sicurezza in città.

Nato a Treviri da una nobile famiglia pagana in-torno al 273, Sant’ Emidio dopo esservi conver-tito,  venne  consacrato  sacerdote.  Stabilitosi  aMilano,  iniziò la sua predicazione, ma a causadelle  persecuzioni  di  Diocleziano  si  trasferì  aRoma, dove fu autore di molti miracoli, tanto daessere nominato dal Papa, Vescovo di Ascoli conl’intento di cristianizzare il territorio. Ma a causa della fama sempre maggiore legataalle sue guarigioni e conversioni,  il Prefetto diAscoli lo arrestò e condannò a morte. La tradi-zione racconta che il Santo, dopo aver subito lapena capitale, raccolse il proprio capo e si tra-scinò morente fino ad un monte, dove i fedeli lo

seppellirono  all’interno  di  una  grotta.  Era  il  5agosto 309. Scampata dal terremoto del 1703,la  città  di  Ascoli  e  i  suoi  cittadini,  eressero  insegno di gratitudine al Santo, quale protettoredai  terremoti,  il  Tempio  di  Sant'Emidio  alleGrotte. Contemporaneamente si diffuse l’icono-grafia che rappresenta il Santo in atto di soste-nere  un  muro  barcollante  sotto  l’impeto  dellescosse terresti. Venerato nelle Marche e nel resto del mondo, ilcorpo di Sant’Emidio riposa nella cripta della Cat-tedrale di Ascoli. Patrono della città, ogni 5 ago-sto in onore del Santo, si svolge la tradizionaleprocessione religiosa per le vie del centro.

di

EmidioSant’

patrono dei terremotidi Silvia Papa

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a cura di Silvia Papa

ricetta:

olive ascolana

La

le

Piatto tipico marchigiano, le olive all’ascolanasono un ottimo antipasto da gustare con altrepietanze fritte e nelle più svariate occasioni,dalle cerimonie alle ricorrenze. La loro origine,risalente al XIX secolo, prevede l’utilizzo di oliveascolane tenere (raccolte durante la fine di set-tembre e gli inizi di ottobre, conosciute anchecome Liva di San Francesco), conservate in unasalamoia condita con semi di finocchio selva-tico ed erbe aromatiche.

Ingredienti

• 1 kg di olive tenere ascolane• 250 g di carne magra di maiale• 250 g di carne magra di vitello• 150 g di carne magra di pollo• 150 g di prosciutto nostrano• 7 uova• farina 00• pane grattugiato• 150 g di cipolla• 150 g di sedano• 150 g di carote• noce moscata• 30 g di grasso di prosciutto stagionato• pepe• sale• 50 g di vino cotto• scorza di limone• parmigiano grattugiato

all’

Preparazione

Rosolare leggermente cipolla, sedano, carote egrasso di prosciutto macinato, aggiungere ma-iale, vitello e pollo, far rosolare bene, salare epepare, aggiungere il vino cotto. Evaporato ilvino, aggiungere acqua e far cuocere ancoraper circa due ore. Evaporata l’acqua macinaretutto  e  amalgamare  con  tre  uova  sbattute,noce moscata, parmigiano e scorza di limonegrattata.  Passare  l’impasto  con  il  tritacarne,rimpastare e far freddare.Nel frattempo snocciolare le olive tagliando lapolpa elicoidale  intorno al nocciolo  in modoche risulti a forma di molla. Mettere le olive de-nocciolate nell'acqua per lavarle, quindi farleasciugare e riempirle con l'impasto. Una voltaasciutte infarinarle, passarle nelle quattro uovasbattute e nel pane grattato, alla fine adagiarlesu fogli di carta paglia. Friggere in olio di olivaa  120°  e  quando  sono  dorate  scolarle  sullacarta paglia.Abbinate  infine  un  buon  vino  marchigiano,come il Falerio DOC oppure l’Offida PecorinoDOCG, Enoteca Marchigiana Andarpervino -www.andarpervino.eu 

Buon appetito!

www.sentierofrancescano.itPERIODICO DEL SENTIERO FRANCESCANO DELLA PACE

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