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Pagina 1 Il sole Il sole 5 ore 5 ore Scuola Secondaria di I° grado di Alseno (PC) Istituto Comprensivo di Castell’Arquato Aprile 2013 Anno V Numero 10 Il sole Il sole 5 ore 5 ore Il g iornale di chi vuol vederci chiaro Rubriche Alseno 2 La nostra scuola 10 Scienza 18 Giovani Poeti 22 Giovani Scrittori 32 Attualità 38 Adolescenza 17 Recensioni 39 Astrologia 40

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    Scuola Secondaria di I° grado di Alseno (PC) Istituto Comprensivo di Castell’Arquato

    Aprile 2013

    Anno V Numero 10

    Il sole Il sole 5 ore5 ore Il giornale di

    chi vuol vederci chiaro

    Rubriche

    Alseno 2

    La nostra scuola 10

    Scienza 18

    Giovani Poeti 22

    Giovani Scrittori 32

    Attualità 38

    Adolescenza 17

    Recensioni 39

    Astrologia 40

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    AVIS: sempre, ovunque, subito.

    AVIS: questa sigla è per noi molto familiare, perché ci ricorda il luogo dove trascorriamo tanti momenti sereni insieme, ma richiama alla nostra mente anche persone delle nostre famiglie e volti amici che sono i volontari che prestano servizio come donatori di sangue. Domenica 17 marzo, su invito del neopresidente Silvano Bocciarelli, siamo andati alla sede AVIS in occasione delle donazioni e abbiamo reperito tante informazioni che non conoscevamo sulla storia dell’associazione. La sezione AVIS di Alseno nasce nel 1959 dai fondatori: -Cucchi Creso -Fanti Fabio -Agnelli Benito -Cavedaschi Manfredo -Fontanella Renato -Fontanella Renato -Ferrari Mari -Anchemoni Sandro -Corradi Roberto -Toscani Giovanni -Bottazzi Vincenzo -Ghizzoni Maria -Bertolini Enzo -Inzani Giovanni -Aimi Luigi -Rigolli Gianni -Telegrafini Fernado -Torrembini Mario -Aimi Franco -Bianconi Arturo -Dott. Regè Giovanna -Dott. Inzani Achille -Boselli Aniceto -Dott. Perezzi Felice -Cinti Fidenzio -Lanzi Aldo -Cavazzi Lodovico -Chiocchi Adelmo -Giovenali Luciano -Parmigiani Giuseppe -Mezzadri Mario

    1959: don Migliorini benedice la sede

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    L’A.V.I.S usa come prima sede la sala d’attesa dell’ambulatorio del dott. Perazzi. Nel 1968 vengono eletti, come presidente Enzo Bartolini, come vice presidente Sig. Giuseppe Parmigiani, delegato alla provincia sig. Edmondo Faroldi, medico trasfusionale la dott.ssa Giovanna Regè ed un segretario, la Sig. Bulla Maria. Negli anni successivi il consiglio dell’ AVIS si fa promotore ed organizzatore di attività ricreative, per cercare di avvicinare il maggior numero possibile di persone verso questa associazione: si va dal primo incontro con gli “Amici della Lirica” a Castelnuovo Fogliani, alla “Marcia del grano” fino ad arrivare ai nostri giorni con la “Samba Alsenese” che si tiene tutti gli anni in occasione del Carnevale; importante nel 2004, anche il rilancio della “Festa di mezza estate” dove i bambini sono invitati a partecipare a giochi di gruppo organizzati dall’associazione. Nel 1978 l’Avis ha ottenuto una nuova sede nel Municipio offerta dall’Amministrazione Comunale; negli anni passati il presidente Bertolini ha lanciato la proposta di costruire una nuova sede che è sta ultimata recentemente. Nell ’87 la sezione Avis di Alseno svolgeva solo attività routinarie. Negli anni successivi l’Avis è rifiorita grazie alle nuove forze del consiglio; infine nel 1992 viene eletto come presidente Romano Molinari che rimane in carica sino al 2006. Successivamente diventa nuovo presidente Franco Morsia, che conosciamo molto bene perché è uno dei nostri bravi e pazienti autisti del pulmino. Il 23 Maggio 1999 viene inaugurata la nuova sede avisina . Nel 2008 il gruppo giovani dell’ associazione Avis alsenese realizza la decima edizione dei giochi “Avisplash, giochi senza frontiere” che riscuote molto successo perché vede l’iniziativa e la partecipazione di molti giovani alsenesi. Quest’anno l’associazione ha preso a cuore anche la nostra scuola media proponendosi di fornire una nuova fotocopiatrice e di promuovere il nostro giornalino, a dimostrazione della sensibilità verso le giovani generazioni. Riprendiamo ancora il nostro titolo : “Sempre, ovunque, subito”: questo è il motto dell’Avis, parole nelle quali risuonano disponibilità e solidarietà verso chi ha bisogno. Crediamo che questa associazione sia importante perché ci insegna ad essere altruisti, a non pensare solo a noi stessi e perché è una delle tante associazioni in Italia che pensa davvero a essere utile, fino in fondo, alla popolazione. Grazie mille a tutti i donatori, i volontari e ai fondatori .

    Classe 3 A

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    INTERVISTA AI DONATORI

    Il giorno 17 Marzo 2013 il neopresidente dell’Avis Silvano Bocciarelli ci ha invitati alla Sezione Comunale di Alseno per intervistare alcuni donatori. Ora vi mostreremo le nostre interviste. La prima ad essere intervistata è stata la signora Piccoli Carla. NOI: Perché ha deciso di diventare donatrice? SIGNORA CARLA: Perché l’idea di poter essere utile a persone che hanno bisogno mi fa sentire felice. NOI: Ogni quanto tempo si può donare sangue? SIGNORA CARLA: Se sei maschio ogni tre mesi, se sei femmina ogni sei mesi. NOI: Quanto dura la donazione? SIGNORA CARLA: Dipende dalla pressione sanguigna, di solito dura circa mezz’ora. NOI: Come ci si sente dopo il prelievo? SIGNORA CARLA: Non si può fare sport durante il giorno, ma fisicamente di sta bene. NOI: Servono dei documenti per il prelievo? SIGNORA CARLA: Sì, serve l’idoneità. L’idoneità è un documento che dice che sei idoneo, cioè gli esami non rivelano difetti nel sangue e ogni anno serve un rinnovo. NOI: Quanto sangue viene tolto ad ogni donazione? SIGNORA CARLA: Vengono tolti circa 400 g di sangue. NOI: Come si svolge una donazione? SIGNORA CARLA: Il donatore viene avvisato per via telefonica o per lettera. Prima di fare la donazione il medico controlla se gli esami del sangue sono regolari. Successivamente il medico guarda l’emoglobina e la pressione sanguigna e infine viene consegnato al donatore un foglio da compilare. Dopo il prelievo l’AVIS offre al donatore un buffet oppure un buono per una bistecca. NOI: Qual è l’età massima per donare? SIGNORA CARLA: L’età massima è di 75 anni. NOI: Chi ha il diabete può donare? SIGNORA CARLA: Sì, ma il sangue deve essere purificato con dei macchinari specifici. NOI: Una volta finita la donazione, il sangue dove viene mandato? SIGNORA CARLA: Viene mandato a Piacenza,

    viene diviso in tutte le sue parti e utilizzato per le trasfusioni. NOI: Se si prendono dei medicinali si può donare? SIGNORA CARLA: No, se si prende ad esempio un’aspirina bisogna donare dopo tre giorni. NOI: Per quanti giorni il sangue può essere utilizzato? SIGNORA CARLA: Il sangue può essere utilizzato per trenta giorni. NOI: Che associazione è l’AVIS? SIGNORA CARLA: L’AVIS è un’associazione O.N.L.U.S. (Organizzazione non Lucrativa di Utilità Sociale). NOI: Quando è stata fondata l’AVIS di Alseno? SIGNORA CARLA: E’ stato fondato il 17 Febbraio 1959 alle ore 21.00 nella sala del Consiglio Comunale dal Sig. Bertolini con il sindaco.

    Dopo abbiamo chiacchierato con una ragazza new-entry di nome Annoni Paola. Paola dice che è spaventata dagli aghi e che quando si deve donare bisogna essere a digiuno. La prima volta che lei ha donato era al Liceo.

    Dopo abbiamo intervistato Michele Crippa. NOI: Il questionario che viene dato ad ogni donazione lo possono vedere tutti? MICHELE: No, i dati del foglio sono riservati e possono essere visti solo dal medico. NOI: Perché hai deciso di diventare donatore? MICHELE: Perché dà agli altri la possibilità di vivere. Dopo Michele è andato a fare il prelievo. Quando è tornato gli abbiamo fatto un’altra domanda. NOI: Come ti senti ora, dopo la donazione? MICHELE: Mi sento bene, come se non l’avessi fatta.

    In seguito abbiamo intervistato la presidentessa dell’AVIS provinciale di Piacenza Laura Bocciarelli. NOI: Da quanto tempo dona il sangue? SIGNORA LAURA: Dal 1995. NOI: Perché ha deciso di donare? SIGNORA LAURA: Perché un mio amico già

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    iscritto all’AVIS mi ha convinta e da lì ho iniziato a donare. NOI: Perché non tutti vogliono donare? SIGNORA LAURA: Non tutti donano perché hanno paura o perché non hanno spirito di solidarietà. NOI: Il sangue raccolto in provincia è sufficiente? SIGNORA LAURA: Sì, è sufficiente per soddisfare il bisogno della provincia. NOI: Si può donare se si fuma? SIGNORA LAURA: Sì. NOI: Ogni quanto si elegge il presidente provinciale? SIGNORA LAURA: Ogni due anni circa.

    Infine abbiamo rivolto una domanda al medico NOI: Lei è un donatore? MEDICO: No, perché a metà del prelievo mi si coagulava il sangue.

    Subito dopo ci hanno offerto delle pizzette e dei pasticcini. Abbiamo ringraziato e siamo andati via con delle nuove conoscenze. Per

    saperne di più visita il sito www.avisalseno.it

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    SONDAGGIO TRA I DONATORI A.V.I.S.

    Domenica 17 marzo era la “giornata dei donatori”, ho approfittato dell’occasione per porre qualche domanda ad alcuni di essi. Ecco la tabulazione delle risposte date attraverso l’utilizzo di grafici.

    quando hai iniziato a donare?

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    dai 18-30 anni dai 30-50 anni

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    perchè sei diventato donatore?

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    azione utile alla società per solidarietà importanza delle trasfusioni

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    quando per la prima volta hai sentito parlare di A.V.I.S?

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    da amici dalla scuola dalla famiglia

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    cosa si prova a donare ?

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    felicità orgoglio consapevolezza

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    Nicolas Alussio, Giulia Forestelli, Alessandro Villa 2^ B

    Da questa intervista è emerso che la maggior parte dei donatori ha iniziato a donare tra i 30 e i 50 anni e la motivazione principale è perché vogliono essere utili alla società. La scuola svolge un buon lavoro nell’informare i cittadini sull’importanza dell’AVIS, infatti hanno sentito parlare di questa associazione per la prima volta sui banchi di scuola. Inoltre un consistente numero di donatori è consapevole di fornire un servizio alla società e lo esercita anche con un certo orgoglio e felicità.

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    Poco distante da casa mia, nel comune di Castell’Arquato, vi è un luogo che fino a qualche decennio fa era un importante centro termale. Oggi dell’antico splendore non sono rimaste che le rovine: fontane abbandonate, vialetti e prati incolti, stabilimenti termali devastati.

    Mio padre, che e’ nato e vive da sempre a Bacedasco Alto mi ha raccontato la storia di quelle che una volta erano le “ Terme di Bacedasco”. La storia ha inizio nel lontano 1878 quando un professore di nome Korner scopri’ che il sottosuolo di Bacedasco era ricco di acque solfuree salso bromo iodiche, capaci di curare malattie interne e della pelle. Alla fine del 1800 era gia’ nato un piccolo stabilimento termale di otto vasche per fanghi e bagni, che venne pero’ abbandonato dopo pochi decenni.

    Nel 1950, su iniziativa di alcuni medici della zona, le Terme furono riaperte e in poco tempo divennero molto famose in tutt’Italia ed in Europa. C’erano 10 fontane , con forme e nomi diversi, ognuna delle quali aveva una particolare proprieta’ curativa. C’era la fontana Korneriana, indicata nelle malattie dell’apparato respiratorio, la fontana Piazzale, utile nelle malattie dell’apparato digerente , la fontana Nuova per la cura della pelle. Tutte le fontane avevano pero’ in comune il particolare odore dell’acqua, che, essendo ricca di zolfo poteva risultare poco gradevole. Le fontane erano circondate da un bel parco con vialetti, panchine, ponticelli, giochi per i bambini,una balera e quattro trenini che trasportavano i visitatori dall’ ingresso del parco fino alle fonti.

    TERME DI BACEDASCO: UNA STORIA DIMENTICATA

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    Negli anni 1980, all’interno del Parco vennero organizzati dei concerti con famosi cantanti dell’epoca. Mio papa’ ricorda ancora quei bei tempi quando, da bambino, ogni estate, andava con sua nonna a fare le cure termali e si divertiva con le giostre ed i trenini. Mia zia Loretta ricorda quando, da bambina, negli anni 70, andava con la mamma alle Terme a riempire qualche bottiglia d’acqua alle fonti. Ricorda anche quando, negli anni 80, andò al concerto, nel parco delle terme, di un giovane e ancora poco conosciuto Vasco Rossi.

    Purtroppo, dopo anni di “splendore” le Terme furono nuovamente chiuse e da qualche decennio si trovano in stato di abbandono. Solo una parte del parco e’ stata recuperata e trasformata in un campo da golf. Sarebbe bello se anche il resto del parco e le fonti fossero recuperate e le “ Terme di Bacedasco” potessero tornare all’antico splendore.

    Davide Marchesi 1 B

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    Quest’anno la nostra scuola si sta dedicando allo studio della civiltà contadina alsenese tra le due guerre mondiali, per questo gli alunni di tutte le classi hanno realizzato interviste a parenti e conoscenti che hanno vissuto in questo periodo storico. Pubblichiamo alcune di queste interviste e invitiamo tutti i lettori alla mostra didattica che realizzeremo sull’argomento e che si svolgerà tra il 4 e l’11 maggio nell’aula magna della Scuola media. COME ERA LA VITA IN ITALIA FRA LE DUE GUERRE (1914-1945)

    Ho intervistato il mio nonno materno Roberto, nato nel 1936. Il mio nonno abitava nelle vicinanze di Vernasca, in campagna. La sua famiglia era numerosa, formata da 9 membri, papa’ , mamma e 7 figli ( 2 femmine e 5 maschi ) La casa era piccola, formata da una cucina e da due piccole camere da letto. Non c’era il bagno in casa ( ci si lavava dentro la tinozza, mentre d’estate ci si tuffava nel torrente Arda ). Il gabinetto era in un angolo nel cortile. Il riscaldamento era a legna. C’era un grande camino solo in cucina, mentre le camere erano fredde. Per scaldare il letto si usava un antico attrezzo chiamato “prete”. Era un’impalcatura di legno nella quale si metteva un bracere che veniva infilato sotto le coperte prima di andare a dormire. In questo modo il letto risultava caldo e asciutto. Nel piccolo borgo dove abitava il nonno la corrente elettrica arrivò verso il 1960, per cui in casa non c’erano elettrodomestici. Le stanze erano illuminate con le lampade a petrolio. In casa non c’era l’acqua potabile, ma bisognava attingerla con dei secchi dal pozzo nel cortile. Il padre e la madre del nonno Roberto ( i miei bisnonni ) erano contadini.

    Nei campi si coltivavano mais e granoturco. Allora l’agricoltura era scarsamente meccanizzata e i lavori nei campi erano svolti principalmente a mano. Solo la trebbiatura avveniva con la mietitrebbia; la semina era fatta manualmente, spargendo a mano i semi nella terra mentre l’aratura veniva fatta da una coppia di buoi che tirava l’aratro. Si lavorava nei campi dall’alba al tramonto. Nel cortile c’erano anche le galline, un maiale e due mucche, che fornivano latte e carne. L’alimentazione non era varia come oggi, ma era piuttosto limitata e povera. Durante la settimana si mangiava tanto pane e polenta ( non si compravano ma venivano preparati dalla mia bisnonna ), uova, verdure dell’orto. La carne si mangiava raramente, e solo alla domenica.

    LA VITA DEI BAMBINI – I GIOCHI – LA SCUOLA

    Mio nonno e i suoi fratelli , essendo di umile famiglia, non avevano giocattoli. Si divertivano giocando a nascondino e correndo nell’aia. I maschi, gia’ all’eta’ di 7 anni cominciavano ad aiutare il loro papà nei campi ( mio nonno Roberto mungeva le mucche ), mentre le femmine aiutavano la mamma in casa. La scuola elementare distava 2 chilometri, che i bambini percorrevano tutti i giorni a piedi da soli. Allora non c’era il pulmino e in famiglia non disponevano ne di automobile ne di bicicletta. Alla scuola elementare , le classi erano molto numerose e c’era un’unica insegnante per classe. Le materie erano poche ( italiano, matematica, storia e geografia ), non si insegnavano le lingue straniere e non c’era la palestra. Non c’era la televisione. Alla sera tutta la famiglia si riuniva per scaldarsi nella stalla ( anche la legna per il riscaldamento era poca per cui il camino alla sera rimaneva spento ) . Qui il papa’, la mamma o qualche adulto vicino di casa , in attesa di andare a letto, raccontavano storielle e filastrocche ai

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    bambini. FILASTROCCHE

    Molte filastrocche erano in dialetto piacentino. Eccone una: PARMA BEL ARMA, SUM VEGN A CA DA PARMA, SABAT DA SIRA, LA LONA LA LUSIVA, I ANGIULE’ I CANTAVAN, LA MADUNENA LA PREDICAVA, AL SIGNURE’ L’ERA IN SNUCION,O CHE BELA URASION! CHI AL LA SA E CHE AL LA DISA DIU AG MANDA AL PARADIS, CHE AL LA SA E CHI AL LA CANTA DIU AG MANDA LA GLORIA SANTA

    Traduzione: Parma bell’arma, son venuta a casa da Parma, Sabato sera, la luna luceva, Gli angioletti cantavano, la madonnina predicava, Il Signore era in ginocchi, o che bella preghiera. A chi la sa e la dice, Dio manda il paradiso, a chi la sa e la canta Dio manda la Gloria santa.

    Davide marchesi I B

    La storia di Ines

    Ho intervistato la signora Ines Moruzzi nata il 23/07/1922, abitante in quell'epoca a Salsomaggiore Terme, che mi ha raccontato la vita che ha vissuto durante la guerra. Ha iniziato a parlare dell'arrivo di Mussolini a Salso quando tutto il paese gridava :" DUCE, DUCE, DUCE, DUCE!". Mi ha parlato di suo papà che alla sera tardi o al mattino presto andava a macinare il grano per fare la farina, erano costretti a nascondere la farina sotto terra se volevano mangiare, così suo padre faceva un buco metteva la farina e la copriva con la paglia. Erano costretti a restare chiusi in casa con luci spente e le finestre chiuse quando di notte passavano gli aerei nemici.

    I Partigiani facevano parte della gente comune, mentre i Tedeschi erano molto cattivi; quando i Tedeschi facevano un rastrellamento, le luci della casa erano tutte spente perché altrimenti entravano in casa e ammazzavano la gente; erano in pericolo anche gli animali perché potevano essere rubati. Ines ricorda che i Tedeschi spararono sulla sua casa; quando suo papà era partito per la guerra sua mamma era restata a casa da sola con i bambini.

    Ines Moruzzi

    Giada Tosini 3A

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    VITA CONTADINA

    Quella dei contadini era una vita di grande lavoro e stenti. La maggior parte del lavoro nei campi era svolto a mano con l'aiuto animale, al contrario di oggi dove le macchine automatiche svolgono la gran parte dei lavori. La famiglia era patriarcale: il padre o i vecchi genitori controllavano tutto, figli e mogli vivevano tutti in case coloniche. I maschi iniziavano a lavorare a 8-10 anni nelle aziende agricole e da quell'età si imparava a risolvere i propri problemi da soli. Gli attrezzi più usati erano: falciatura: falce mietitura: falce messaia aratura: aratro trainato da buoi L'aratura meccanica per mezzo di trattori era ancora sconosciuta, poichè scarseggiavano materie prime e sopratutto carburante. In media le famiglie avevano 5-8 figli ma a volte anche 10-15. La mia prima fonte, il nonno materno, ricorda di tre zii partiti in guerra: -Pericle Chiari: partito nel 1935 per la Guerra d'Africa, diviene prigioniero inglese in Dancalia e ritorna a fine guerra; richiamato alle armi nel '40 per la WW2 e ritorna a fine guerra; -Panella Luigi: chiamato al Corpo Armato di Bolzano nel '39, rimane prigioniero tedesco a Linx (Austria) e ritorna a fine guerra; -Panella Vittorio: partito nel 1935 per la Guerra d'Africa, ritorna nel '36 per malattia, esonerato poi dal servizio; La seconda fonte, il nonno paterno, ricorda di due zii partiti in guerra: -Delmonte Mauro: chiamato alle armi nel '40, rimane prigioniero in Germania per molti anni, dove lavorava in condizioni disumane, vivendo di bucce di patate, scappò dal campo e tornò a casa nel '45 a piedi dalla Germania; -Baratta Dante (Medesano): Capo partigiano, nome di battaglia "Il Riccio", finita la guerra scappò in

    America, è tornato una decina di anni fa. Testimoni: Gianfranco Chiari, classe 1930 Delmonte Veraldo, classe 1935 Zona di testimonianza: Provincia di Parma

    Federico Delmonte 3 A

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    RELAZIONE DELL’USCITA DIDATTICA ALLA CASA DELLA MEMORIA

    Martedì 29 gennaio noi alunni di classe 2°A, accompagnati dai docenti Astorri e Maschi, abbiamo vissuto un’esperienza didattica alla “Casa della Memoria”, una cascina trasformata in un museo della civiltà contadina, situata presso la località “Il Frascale” tra Fiorenzuola e San Protaso. Questa uscita rientra nel progetto “La Storia siamo Noi”, un approfondimento di storia locale che vede coinvolte tutte le sei classi delle medie di Alseno. Il mezzo di trasporto utilizzato per il nostro spostamento è stato lo scuolabus, guidato dal signor Franco che, puntuale come sempre, si è fatto trovare davanti la scuola alle ore 11:10. Siamo giunti a destinazione in dieci minuti, dove ad accoglierci abbiamo trovato il dottor Sprega , noto storico della Val D’Arda , autore di vari libri e fondatore, oltre che del museo della civiltà contadina, del museo della Resistenza di Sperongia. La nostra “guida” ci ha permesso di ricostruire la vita dei contadini nel primo Novecento attraverso l’osservazione degli attrezzi da lavoro, degli oggetti di uso quotidiano e dei materiali vari del mondo contadino. Il museo è formato da due ambienti, uno posto al pianterreno e l’altro al primo piano. Il primo fa anche da sala da pranzo perché è arredato con lunghe tavolate, ma funge anche da sala conferenze. Subito ci siamo accomodati in questa stanza e abbiamo ascoltato il sig. Sprega che ci ha illustrato la funzione di alcuni utensili appesi alle pareti: c’erano setacci, forconi, museruole, mangiatoie, strumenti per la battitura del grano, pale di legno, uno staio,un giogo, contenitori di cereali per dosarne la quantità,ecc… Poi siamo

    saliti al secondo piano ancora più ricco di fonti materiali e visive dell’epoca, ecco le principali: -FALCE: utilizzata per tagliare il grano; -VERGA: due legni uniti con un tessuto che permetteva il movimento e veniva utilizzata

    per il grano, per togliere i chicchi si batteva sul legno; -RULLO:altro oggetto utilizzato per il grano; -FORCA:utilizzata per togliere la paglia che veniva messa nella stalla come lettiera per gli animali; -PALA DI LEGNO: per aerare il grano e il granoturco e per metterli nei sacchi; -SETACCIO:serviva per setacciare meglio il frumento; -STAIO:il contenitore dei cereali ,ne poteva contenere circa 34 g.; -ARATRO :utilizzato per la coltivazione dei campi; -ASTA; -MINA :soprattutto nel 1845 ,oggi non è più utilizzata;

    -MOLA:per perfezionare i coltelli ; -LA RUOTA :utilizzata per gli spostamenti; -SGRANA PANNOCCHIE ; -BRIGLIA; -SELLINO DA

    TIRO,SOTTOPANCIA :utilizzato per gli animali da tiro nei momenti del lavoro nei campi; -GIOGO :collare per gli animali da tiro; -GRAMOLA:per staccare la “corteccia” esterna del frumento ; -LAVATOIO:o mastello in cui le donne lavavano i vestiti; -TORCHIO DA PASTA:serviva per fare l'impastatura e darle la forma; -GRAMOLA:per fare il pane ; -IMBUTO; -SCALE DI LEGNO :per salire nei tetti più alti; -CORNI: usati come contenitori ,si attaccavano ai

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    pantaloni e venivano usati come porta oggetti. -MACCHINA AFFETTATRICE(per le pannocchie ); -MACCHINA PIGIATRICE (per pigiare l'uva). LINO,LANA (ricavata dalle pecore);CANAPA(fibra alta);SETA(deriva dai bachi da seta ,che si nutrono con le foglie di gelso);CENERE(veniva usata per la pulizia dei vestiti) La “Casa della memoria” è un luogo evocativo che ci ha consentito di immergerci nel tempo passato, nel “mondo della memoria” appunto, per riscoprire e valorizzare i luoghi straordinari del nostro territorio, per capire chi siamo, da dove veniamo e per comprendere quelle che sono le radici più autentiche della nostra civiltà. E’ stata veramente un’esperienza molto interessante!

    Ilaria Ferrari, Marco Tirone, Simone Comati 2^A

    Franco Sprega mentre spiega agli alunni

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    Il giorno 20 Marzo, il signor Emiliano è venuto nella nostra scuola, per parlarci di alcuni cambiamenti che riguardano gli animali presenti nel nostro territorio. E' stato invitato dal Comune di Alseno, all'interno del Progetto: “Zanzara Tigre”. Ci ha parlato dello SCOIATTOLO, del CINGHIALE, della NUTRIA, del GAMBERO, della RUBINIA e di alcuni INSETTI, verrà una prossima volta e ci spiegherà bene la ZANZARA TIGRE.. Abbiamo scoperto che nel nostro territorio vivono due specie di SCOIATTOLI: quello rosso, AUTOCTONO, cioè del luogo e quello grigio, ALLOCTONO, portato qui da luoghi più freddi, come la Gran Bretagna. Tutti e due mangiano ghiande, castagne, frutta secca..., ma lo scoiattolo grigio è più veloce, quindi si procura più cibo, per

    questo gli esemplari di scoiattolo rosso stanno diminuendo e rischiano fra qualche anno di scomparire!! Diminuisce così la BIODIVERSITA', cioè la quantità di specie diverse sul territorio. Il CINGHIALE che vive sulle nostre colline non è più la razza italiana che viveva circa cinquanta anni fa, è un animale alloctono, importato dalla Romania perché più grande e con più prole. Questa razza ha sostituito quella che c'era, inoltre avendo bisogno di molto cibo, si spinge anche in pianura e rovina le coltivazioni! La NUTRIA, non esisteva da noi, è stata importata dal Sud America per il suo pelo, facevano le pellicce di “castorino” ed era tenuta in allevamenti chiusi. Quando la produzione di pellicce è finita, le nutrie non servivano più, sono così state liberate in pianura, non avendo predatori si è riprodotta

    GLI ANIMALI NEL NOSTRO TERRITORIO

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    notevolmente, questo ha provocato danni perché per costruire le sue gallerie rovina le rive dei canali che spesso franano. Un altro animale introdotto dall'uomo per poterlo catturare e cibarsene è il GAMBERO DELLA LUISIANA, più grande ed aggressivo di quello esistente che ha divorato molti pesci nutrendosi soprattutto delle loro uova e impedendo così la continuazione di diverse specie esistenti. Il signor Emiliano ci ha raccontato anche la storia della RUBINIA, una pianta leguminosa importata dall'America nel 1600, per volere del re di Francia. Per abbellire il suo giardino, il re, chiese al suo giardiniere Rubin, una pianta che “non si era mai vista”, questi trovò la rubinia purtroppo, dopo quattrocento anni ha infestato tutta l'Europa, è una bella pianta, ma facendo morire le altre ha ridotto la biodiversità. Altri animali, invece sono arrivati da noi con i viaggi delle persone, attaccati alle merce ed ai bagagli: sono per esempio il TARLO ASIATICO, che ha portato un'epidemia fra gli alberi da frutto dell'Emilia Romagna e la ZANZARA TIGRE. Da tutti questi esempi abbiamo capito che molto spesso l'uomo, compie azioni in modo superficiale, senza pensare alle conseguenze che queste potranno avere sulla natura in futuro. L'uomo deve imparare a rispettare di più la natura e capire che gli animali e i vegetali che vivono in una zona sono legati da un fragile equilibrio. Speriamo che Emiliano torni presto, la sua lezione è stata piacevole ed interessante e di diventare degli adulti che rispettano e amano la natura!!

    Classe 5^B Alseno

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    LA SECONDA FAMIGLIA

    Nessuno può vivere da solo: si nasce all’interno di un gruppo e nella vita non si fa che passare da un gruppo all’altro. Nella famiglia, nella scuola, con gli amici si esperimentano i luoghi dove avere rapporti con i gruppi. La vita di gruppo è soprattutto il modo per trovare solidarietà e confronto con persone che sentiamo simili a noi e che condividono i nostri stessi problemi. Il gruppo degli amici è particolarmente importante, quasi più dalla famiglia, anzi spesso è come se diventasse una seconda famiglia. Nel gruppo ci sentiamo più forti e meno soli. In gruppo riusciamo più facilmente che in famiglia a esprimere le nostre idee e i nostri sentimenti: nel gruppo mettiamo alla prova la nostra capacità di vivere insieme agli altri, lasciare da parte l’”io” per privilegiare il “noi”. Ognuno considera il gruppo come qualcosa di proprio: uno spazio in cui si possono avere legami affettivi con gli altri, in cui ci si sente di contare come persona. Il leader,cioè il capo gruppo, si preoccupa anche di ridurre al minimo i conflitti e mantenere l’armonia all’interno del gruppo. Generalmente è uno dei membri che riscuote più successo all’interno del gruppo, perché chi piace e ispira simpatia è portato anche a dominare le attività del gruppo. Essere leader non è comunque facile, perché comporta l’esercizio del potere, dell’autorità in vista della crescita collettiva, nel rispetto delle singole individualità e della partecipazione di tutti. Talvolta il leader approfittando della sua posizione può influenzare negativamente il gruppo, utilizzando la sua popolarità per spingere gli altri a compiere azioni aggressive nei confronti di persone indifese o più deboli. E’ il caso del BULLO che semina terrore a scuola o nel quartiere insieme al suo gruppo. In queste situazioni il gruppo può facilmente diventare cattivo, buona parte dei reati minori, infatti, non sono reati individuali: i bulli non rischiano da soli ma in gruppo!. Il BULLO, infatti,

    ha bisogno di essere visto, richiede un pubblico che approvi e che ammiri la sua forza. Il BULLO non è necessariamente un cattivo, è piuttosto una persona debole, che non sa controllare le proprie emozioni e aggredisce la persona che prende di mira quel che non può sopportare di sé stesso. Il bullismo assume varie forme, può essere: diretto, quando la vittima è attaccata apertamente, o indiretto: la vittima è isolata ed esclusa dal resto del gruppo.

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    DN3A Il 26 febbraio la classe 3A ha fatto visita al “Centro di ricerca per la genomica e la postgenomica animale e vegetale” di Fiorenzuola D’Arda, un’eccellenza nazionale ed internazionale nel campo della ricerca cerealicola. La struttura ha infatti rapporti sistematici con numerosi enti di ricerca; è associata al consorzio di ricerca internazionale per il sequenziamento del genoma del frumento e al consorzio europeo per la genomica dell’orzo.

    La visita si è articolata in più parti ed è servita a capire quali sono le attività che si svolgono all’interno di un centro di ricerca. Dapprima alcune ricercatrici hanno illustrato il ruolo del DNA e il processo di formazione delle proteine proiettando immagini riguardanti la fase di trascrizione, traduzione ed assemblaggio delle catene di aminoacidi. Successivamente vi è stata una fase più tecnica e manuale durante la quale è stato estratto il DNA di cellule vegetali; è stata la parte più coinvolgente in quanto si è potuto osservare quell’acido particolare che da un paio di mesi tormenta gli studenti della 3A. La giornata è poi terminata con la visita delle varie strutture che compongono il centro, in particolare uno spazio per la fenotipizzazione delle piante in ambiente controllato ed il locale adibito allo studio del malto e degli alimenti a base di cereali, quest’ultimo dotato di un sistema automatico di micromaltazione e di strumentazione per la determinazione delle principali molecole di interesse nutrizionali. In alcuni laboratori non è stato consentito l’accesso, sia per la presenza di apparecchiature e strumenti di analisi molto costosi sia per il timore di una certa vivacità dei giovani visitatori.

    Vediamo ora di descrivere l’operazione di estrazione del DNA, esperimento che la classe ha eseguito con un buon approccio scientifico. Dapprima sono state raccolte alcune foglie di frumento dalle aiuole entro la serra, che una volta tornati in laboratorio sono state ridotte in polvere con l’ausilio un pestello e di un contenitore di ceramica (“una tazzina”). L’aggiunta di azoto liquido al materiale organico ha impedito il formarsi di una poltiglia permettendo la rottura dei tessuti senza il degrado della cellula (l’uso di questa sostanza non è comunque indispensabile ai fini dell’estrazione). La polvere ottenuta è stata poi trasferita in un becker (“bicchiere di vetro”) dentro al quale sono stati versati 50 ml di soluzione satura di sale (“quello da cucina”). Il sale ha provocato una fuoriuscita d’acqua dalla cellula e una rottura dei suoi elementi strutturali. L’aggiunta di 50ml di detersivo per i piatti (“quello verde”) ha completato l’opera sciogliendo le membrane cellulari e provocando la completa rottura delle cellule. La dissoluzione ad opera del detergente è stata facilitata riscaldando la miscela fino a 60-65°C. Per eliminare i pezzi più grossi delle foglie la miscela è stata setacciata con imbuto e carta da filtro recuperando il filtrato in un altro becker di vetro. L’aggiunta di etanolo freddo (“alcol”) ha poi indotto la formazione di due fasi: una fase trasparente superiore e una fase torbida inferiore. In quella superficiale contenente alcol sono risultati ben visibili “filini” scuri formanti piccole “matassine”; il DNA è stato così estratto dalla cellule di materiale organico.

    Chiaro? La descrizione è forse stata un pochino noiosa, ma si spera possa stimolare i giovani scienziati lettori del giornalino a ripetere l’esperimento tra le mura domestiche. Sono infatti necessarie sostanze e stoviglie facilmente reperibili nei cassetti delle vostre case!

    Classe 3 A

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    Studenti della 3A impegnati nell’operazione di estrazione del DNA.

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    IL SANGUE La nostra esperienza all’AVIS ci ha incuriosito dal punto di vista scientifico, spingendoci ad approfondire il nostro studio sul sangue. Il sangue è formato da una parte liquida chiamata plasma e da una parte corpuscolata. Quest’ultima è composta da globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. I globuli rossi sono cellule prodotte dal midollo osseo e contengono una proteina formata da ferro chiamata emoglobina. Il loro compito principale è quello di trasportare l'ossigeno a tutte le cellule, vivono in media quattro mesi e quando diventano vecchi vengono distrutti nel fegato e nella milza. I globuli bianchi sono cellule molto più grandi di quelle rosse ma meno numerose, svolgono una funzione di difesa ed anch’esse sono generate dal midollo. Le piastrine sono indispensabili alla coagulazione, processo attraverso il quale il sangue che fuoriesce dalla ferita diventa solido. Il sangue non è uguale per tutta la popolazione, esistono infatti diversi gruppi sanguigni. La distinzione è fatta in base alla presenza o meno sui globuli rossi degli antigeni A e B: presenza dell’antigene A (gruppo A), presenza dell’antigene B (gruppo B), presenza di entrambi (gruppo AB), assenza di entrambi (gruppo 0). Nei globuli rossi si può rinvenire un altro antigene, chiamato fattore Rh: se vi si trova il sangue si definisce positivo (Rh+), mentre se è assente negativo (Rh-). La presenza di un determinato antigene comporta la produzione nel plasma di anticorpi necessari a proteggere il sangue dagli antigeni degli altri gruppi. Questo è il motivo per cui il sangue del donatore e del ricevente devono essere compatibili. La tabella riportata mostra la compatibilità tra i diversi gruppi sanguigni. È facile ad esempio notare come l’unico donatore universale risulti il gruppo 0- (può ricevere solo sangue del proprio gruppo) o che il “peggior” donatore sia il gruppo AB+ (può ricevere da tutti i gruppi).

    DONATORE

    A+ A- B+ B- AB+ AB- 0+ 0-

    RIC

    EV

    EN

    TE

    A+ ● ● ● ●

    A- ● ●

    B+ ● ● ● ●

    B- ● ●

    AB+ ● ● ● ● ● ● ● ●

    AB- ● ● ● ●

    0+ ● ●

    0- ●

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    Un’indagine statistica realizzata sugli alunni della Scuola Secondaria di Alseno ha evidenziato che solo il 61% degli intervistati conosce il proprio gruppo sanguigno. Tra gli interrogati il gruppo 0+ è risultato il più diffuso (55,4%), mentre i gruppi B- e AB- i più rari (0%). Nella tabella allegata sono riferite tutte le percentuali con l’ausilio di un diagramma a torta.

    Sebbene il campione esaminato risulti modesto la distribuzione concorda pienamente con la diffusione dei gruppi sanguigni nel nostro Paese. In Italia il gruppo più diffuso risulta infatti lo 0+ con circa il 40%, lo seguono il gruppo A+ con il 36% ed il gruppo B+ con il 7,5%, in coda il gruppo B- con l’1,5% ed il gruppo AB- con lo 0,5% (dati forniti dal “The Nationale Blood Service – Blood Group Basics”, 2012).

    Classe 3A

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    Il sole Il sole 5 ore5 ore

    Le rondini

    Libere nel cielo ,

    spensierate,

    volano le rondini .

    Le guardi,

    piccole ballerine ,

    si esibiscono

    con la loro semplicità;

    furbe,veloci e agili,

    piccole molle.

    E' notte

    volano nell'infinito

    piccoli aereoplani

    alla ricerca di un riparo.

    Si uniscono

    trasformandosi

    in calde e soffici coperte,

    il rifugio dei piccoli:

    le ali .

    E' mattina

    eccole ripartire tutte insieme,

    l'una dopo l'altra

    per una nuova avventura.

    Ilaria Ferrari 2^ A

    Ecco le due poesie vincitrici del concorso “Nel mondo della natura” organizzato dall’Istituto “Marcora”

    di Cortemaggiore.

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    LA NEVE DI GENNAIO

    La malinconia del cielo grigio prima di una nevicata. Veder cadere i primi fiocchi: sentire il freddo sulla pelle e l’odore della felicità.

    La neve, silenziosa e lenta, scivola assonnata. Le strade quasi deserte. I tetti ricoperti di neve.

    Vedere, fuori dalla finestra al mattino, gli alberi coperti di neve soffice trasformati in alberi di Natale; i cespugli che sembrano glassati. Guardare il paesaggio bianco e pensare al Paradiso.

    Andare fuori e sentire sul viso i freschi fiocchi di neve. Raccoglierli in mano e vedere che forma hanno. Assaggiarla, e scoprire che non sa di niente: solo di freddo. Mangiarla quando ho sete, come se fosse un grande gelato. Sdraiarsi sul prato innevato e farsi coccolare dalla neve, e fare l’impronta degli angeli, e i tuffi ghiacciati.

    Scuotere gli alberi. Ridere di mia sorella quando posa i suoi occhiali sulla neve e poi non li ritrova più. Costruire barriere bianche durante le battaglie con gli amici. Essere colpito da una palla di neve sul collo e cacciare un urlo di dolore. E gridare dalla gioia.

    classe I A

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    GIORNATA D’INVERNO

    LE COLLINE SONO PIENE DI PERTICHE D’UVA BIANCA E ROSSA IMBIANCATE DALLA NEVE SCESA NELLA NOTTE. IL SOLE CHE SPLENDE NEL CIELO AZZURRO SCIOGLIE LA NEVE, POI ATTRAVERSA LE COLLINE E GUNGE AL FIUME PIU’ VICINO. LA NEVE SCIOLTA DIVENTA GHIACCIO TRASPARENTE DOVE TI PUOI SPECCHIARE COME IN UNO SPECCHIO D’ARGENTO

    Giamluca Torri 2 A

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    Il branco Aria satura … cacciatori in attesa … Lupo ulula sull’alta rupe scoscesa. Un balzo, un guaito, una zampata e la cerbiatta è certo spacciata. La caccia termina, ricca e abbondante. Il branco,alla tana, torna trionfante.

    Silvia Faravelli 2^A

    La galoppata Scalpiccio di zoccoli sulla ruvida ghiaia, la criniera screziata

    svolazza alla Tramontana. Nel campo di fieno

    grilli,cicale, col torbido fiume,

    tutti in silenzio stanno ad ascoltare il

    grigio cavallo controvento andare.

    Silvia Faravelli 2^A

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    Il sole Il sole 5 ore5 ore

    LA NATURA

    La natura è meravigliosa e misteriosa. E’ la madre degli esseri viventi pesci, uccelli, mammiferi e serpenti. E’ un’infinita distesa verde dove l’occhio si perde è un arcobaleno di fiori dai mille colori. E’ un’oasi di pace e di tranquillità il sogno di chi vive in città.

    E’ un oceano in cui nuotano felici tonni, merluzzi e alici sotto le belle stelle e le tenebre d’argento sotto il sole e le nuvole che giocano col vento.

    La natura è stupenda ma è anche tremenda e la legge del più forte porta il più debole alla morte.

    Contro la furia della natura l’uomo è solo una piccola creatura. Ma senza la natura non si può stare per questo la dobbiamo rispettare come un tesoro da salvaguardare!!!

    Singh Jasleen Kaur 2 A

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    Il sole Il sole 5 ore5 ore

    LA NATURA E'

    La natura è quello che vedo: I fiori in mezzo al campo, una lucertola che si scalda su una pietra e le rondini che migrano al sud. La natura è quello che odo: il canto degli uccellini, Lo sciacquio del ruscello e le rane che gracidano al laghetto. La natura è ciò che conosco e per conoscerla non c'è bisogno di fare molto: basta mettere un piede nell'erba d'estate e fuori rimanere con gli amici a giocare.

    Villa Alessandro 2^B

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    Il sole Il sole 5 ore5 ore

    LA TEMPESTA Si scuotono le frasche, rumori di burrasche... Tra quei rami solo 3 uccellini coraggiosi ma piccini, soli, a combatter la tempesta che tutto vuole e tutto calpesta. L'acqua giù dal cielo scorre, sembra che una fine non si voglia porre. Un lampo squarcia il cielo nero, l'orizzonte è già sereno. Il cielo burrascoso rumoreggia impetuoso, la tempesta si è calmata e la pace è ormai tornata.

    Chiozza Michele 2^B

    LA NATURA

    La natura è ciò che amiamo tutti insieme la cantiamo e il paesaggio descriviamo

    I passerotti svolazzano i pesciolini sguazzano i cani scorrazzano

    Tutti insieme dolci come il miele remiamo in una barca a vele.

    Nicholas Lusardi 2^A

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    Il sole Il sole 5 ore5 ore

    LA NEVE

    Questa notte è nevicato. Apro la finestra e vedo un mondo nuovo, leggero, pulito, fermo, immacolato. E’ come avere una gigantesca pagina bianca su cui disegnare. I miei occhi vengono distratti dal movimento di un fiocco più grande degli altri che leggero, scende dal cielo librandosi in volo in un ballo silenzioso. Tutto questo silenzio, questa purezza rende felici tutti i bambini che allegri saltellano in questo meraviglioso paradiso di panna montata. Andrea Granelli 2^A

    NATURA

    La natura è quello che vedo: il candore di un paesaggio innevato, la notte squarciata da un lampo, la maestosità delle montagne, l’ eterno movimento delle onde del mare ed i piccoli diamanti che brillano nel manto scuro del cielo notturno. La natura è quello che odo: il rimbombo di un tuono, il fruscio dei campi di grano, la musica delle cicale nelle sere d’ estate ma anche quel silenzio di tranquillità nei giorni autunnali. La natura è quello che conosco: è ciò che vedo ma non comprendo, è imprevedibile e misteriosa … … è la vita.

    Giulia Forestelli

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    Il sole Il sole 5 ore5 ore

    LA NATURA E’ ……… La natura è quello che vediamo gli animali, l’albero, il cielo la luna, gli insetti é tutto l'Universo. La natura è quello che udiamo l’ acqua che scorre il cinguettio degli uccelli é tutta una sinfonia. La natura è quello che conosciamo ma non sappiamo esprimere troppo semplice per i nostri pensieri complessi. Simone Comati 2^A FIUME Fiume non farti rimpiangere quando non ci sarai più quando non ci saranno più i nostri pensieri che con te lentamente scorrevano o forte premevano; Simone Comati 2^A MEDITERRANEO Innamorato di te Mediterraneo, con le tue chiese bianche ed i tetti blu… i tuoi ulivi e gli aranci, somigli ad un paradiso terrestre i raggi che scaldano la pelle al sole, mi ricordano le carezze di mia mamma. Simone Comati 2^A

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    Gli animali.

    Le rane gracidano in riva al fiume, gli uccellini cinguettano sui rami degli alberi e danno un ritmo di musica. Le aquile reali volano in cima alle vette dei monti, i camosci saltano da una montagna all'altra, e i pettirossi tingono di colori il cielo. I leoni che ruggiscono e i ghepardi che corrono lungo le steppe rendono la savana un'arena di corsa. I serpenti che strisciano e gli scorpioni con i loro pungiglioni rendono inquieto il deserto. Kamal Brar 2^A La natura

    La natura è quello che vedo l’acqua allegra che è segno di vita il sole che è luce e calore il cielo che si stende come un mantello gli alberi e i prati in fiore... La natura è quello che odo odo uccelli che cinguettano lieti odo il vento che accarezza le foglie inventando sempre nuovi cori odo bambini che giocano allegri La natura è quello che conosco le montagne che sfidano il cielo l’aquila che vola maestosa la terra che dà buoni frutti e l’uomo che impara ad amarla

    Martina Compiani 2^ B

    La natura è quello che vediamo La natura è quello che vediamo l’aria, il sole, la luna le maree e gli uccelli E' il profondo blu. La natura è quello che udiamo il soffio del vento e le onde la cicala e il canto degli abitanti del cielo E' il gracidio delle rane in uno stagno. La natura è quello che conosciamo ma che non finiremo mai di descrivere per i suoi 1000 volti. Monia Pizzera 2^ A

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    LA VIA DEL SILENZIO

    Nella confusione delle voci del mondo (Filippo) nella rabbia che ti ferisce (Nicholas) nella guerra (Sonia) nel pianto di un bambino (Arianna) nella paura che hai dentro di te (Federica) nei ricordi infranti (Elisa) si rompe il silenzio. (Federica) Così perdiamo il silenzio.

    E con il silenzio perdiamo i pensieri: volano via come uccelli le parole: si scuciono poi cadono nel nulla (Elisa) e i sogni si annullano nell' infinito. (Federica) Perdiamo il respiro del vento (Filippo) il gorgoglio del ruscello (Alessio) una lacrima di pioggia (Nicole) il fruscio delle foglie (Nicholas) e lo sbuffo della luna piena. (Alessio - Nicole) Così perdiamo l'anima del silenzio. (Sonia) Cerchiamola. La troviamo. Nell'aria (Nicole) nella natura (Sonia) dentro di noi. (Nicole – Filippo) Nella vita nell'amore nella morte. (Federica) La troviamo nella preghiera (Melissa) nel perdono (Filippo) che Papa Francesco ci ha proposto. (Alessio) Con tenerezza. Così torna il silenzio

    nel sorriso della gente. (Arianna) Classe 5°

    Scuola Primaria di Castelnuovo Fogliani

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    La strega Minerva

    La crudele e malvagia Minerva che veniva chiamata "Mangia Bambini", voleva catturare tutti i bambini del mondo per un semplice motivo: gli odiava pienemente!In più in questo modo non gli sarebbe mancata per un po' la colazione...La cosa però non era semplice: per farlo doveva riunire tutte le streghe che conosceva perchè da sola non ce l'avrebbe mai fatta!Iniziò a chiamare.Ora mancava solo la Strega Gelmetic che era la più cattiva e potente.Appena ebbe finito si sedette e iniziò a pensare, aspettando le 16.30, l'orario in cui sarebbero dovute venire le streghe.Quando arrivarono Minerva le fece accomodare.Loro si sedettero intorno a un grande tavolo.Il giovane e buono Mago Lucentic mentre stava passaggiando vicino alla caverna di Minerva sentì lei dire queste parole:Lucentic sì spaventò molto e tornò a casa sua.Si mise sul letto e cominciò a riflettere su quello che poteva fare.Pure le streghe stavano pensando a come agire.A Lucentic venne un colpo di genio.Si precipitò in mansarda e cercò sul libro degli incantesimi le parole che doveva recitare per trasformarsi in un bambino.Disse le parole e poi magicamente sì trasformò in un bambino.Uscì e andò verso la caverna di Minerva.Entrò e tutte le streghe si alzarono e dissero in coro:Andarono verso l'entrata e lo videro.Stavano per acchiapparlo quando Lucentic iniziò a pronunciare queste parole:Appena ebbe finito si ritrasformò in adulto e salutò le streghe che dissero:Lucentic le guardò sorridendo e se ne andò felice.Ora si può dire addio al brutale piano di Minerva e alla sua cattiveria.

    LA BANDA DEL PORTO

    Tutto è cominciato in un vecchio deposito abbandonato, dove un gruppo di ninos de rua si rifugiava per dormire e sfuggire alla polizia. La loro “base”, come la chiamavano, si trovava nel porto di Rio dove una volta c’era il mare. In quell’ epoca, l’acqua passava sotto le tavole della banchina, da lì partivano innumerevoli velieri carichi di merci. Da alcuni anni però non vi sono più i velieri… per anni gli unici abitanti di quel posto erano stati i topi e poi sono arrivati i ragazzi. Loro erano sempre all’ erta, pronti ad organizzare assalti alle navi nel momento in cui i marinai si fossero distratti ad ammirare il bellissimo paesaggio di Rio. Nel caso in cui, però, essi non fossero stati attratti dalla città c’era sempre il piano B. Uno dei ragazzi della banda, chiamato “l’esca” correva incontro ai marinai dopo essersi accuratamente graffiato e macchiato. Urlava –Aiuto! Mi hanno picchiato, chiamate la polizia! – . Nel frattempo le tre “gazzelle” partivano all’ attacco, con la responsabilità del compito più importante: rubare quanto più cibo possibile. Dopo aver scassinato gli scatoloni iniziava il saccheggio. A fine giornata si riunivano tutti nel deposito e divoravano il cibo, affamati come animali randagi. Quei ragazzi neri, bianchi e mulatti; “monellacci” di tutti i colori e di tutte le età, la notte si sdraiavano sul pavimento del magazzino e li dormivano, indifferenti al vento che circondava il capanno sibilando, indifferenti alla pioggia che spesso li bagnava ma con occhi fissi sulle luci delle navi, con gli orecchi tesi alle canzoni delle imbarcazioni. Da molti anni la loro vita, sebbene non monotona, stava proseguendo troppo ripetitiva: la fame, le rapine, la polizia… una crescente voglia di cambiamento era nata in loro, non volevano più rubare, volevano mangiare per merito loro… dovevano trovare un modo per lasciarsi il passato alle spalle e ricominciare. Cosi, quel giorno (che si sarebbero ricordati per tutta la vita) si erano riuniti nel deposito per decidere il da farsi. Fuori la pioggia picchiettava sul tetto di lamiere ed iniziava ad infiltrarsi, bagnandoli. Quel ritmo lieve, soffice era entrato nella loro testa e sovrastava tutti i loro pensieri; quando uno dei ragazzi ha cominciato a fischiettare. Tutti si unirono cantando piano, sconsolati come animaletti bagnati ed indifesi. Ognuno di loro, in cuor suo, aveva lo stesso pensiero: per tutta la loro breve vita si erano nascosti sotto finte maschere, ma quella era solo stata una conseguenza alle fatiche sofferte. In realtà erano ragazzi fragili e tristi, che volevano prendere in mano le redini della propria vita per darle una brusca svolta. Con le lacrime agli occhi per l’emozione, capirono che quella era la loro strada: la musica… erano nati con la musica nel sangue. Il giorno seguente, all’ alba, andarono in spiaggi ed aspettarono finché non arrivarono una decina di persone. Quindi, lo spettacolo iniziò. Battendo il ritmo con dei bastoncini di legno, cantarono… cantarono la canzone più bella che si fosse mai sentita, persino migliore di quelle i ragazzi avevano sempre sentito provenire dalle navi nelle sere d’estate. Intanto la folla aumentava, incuriosita. A fine spettacolo c’era un mucchietto di monete per terra e tutte le persone applaudivano entusiaste. Questo era solo l’inizio… ben presto la loro fama raggiunse tutte le spiagge di Rio ed il gruppo iniziò ad esibirsi in tutta la città. La loro vita era cambiata PER SEMPRE.

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    Il sole Il sole 5 ore5 ore

    ovunque, riempite dall'erba rampicante che copriva i muri, le finestre erano chiuse da dentro e al tetto mancavano parecchie tegole. Arrivato su, Berto prese un filo d'erba che si ficcò in bocca e si distese a guardare il cielo, subito seguito da Carla, più timorosa, che iniziò a controllare il prato per trovare qualche quadrifolglio portafortuna. -Allora, entriamo?- chiese dopo Berto. Carla non rispose perchè intenta a lanciare i sassolini di lava che coprivano una parte del giardino nel pozzo, ma si vedeva che era curiosa e che tra sé e sé annuiva. Berto si alzò e prese la lampada tascabile, fece luce alle tre serrature e con un profilo di ferro forzò la porta. Dentro c'era un buio pesto e odore di muffa, ma subito Carla aprì una finestra e poi un'altra e un'altra ancora e subito le tenebre si rischiararono. La casa dentro era meglio di fuori: alle pareti c'era un immenso arazzo, con alberi e fiori, un tappeto morbido era sotto al tavolo intarsiato di madreperla e fili d'oro, le poltrone e le sedie erano tutte antichissime e il soffitto era affrescato con (probabilmente) i ritratti degli antichi proprietari della casa. Subito notarono appese ad alcuni gancetti le chiavi di casa e del cancelletto, che si mise in tasca Berto, ma c'era una chiave in più: a cosa serviva? Proprio in quell momento Carla, che si stava cercando un'altra serratura, inciampò nel tappeto, che oltre alla polvere mostrò una botola. Ecco a cosa serviva la chiave! Infilata la chiave nella serratura ed aperta la botola, Berto curiosò, si appoggiò alla scala e si calò. Di sotto c'era ancora più buio e con grande sorpresa di Carla c'era la luce, o meglio, un interruttore. La luce rischiariò quel luogo sotterraneo e i due amici scoprirono un'immensità di sementi diverse, custodite gelosamente in alcuni sacchetti. -Ecco da dove vengono tutti i fiori del giardino!- esclamò Carla. Subito Berto si accorse che era tardi e pur a malincuore per quello splendido posto, promise a Carla di ritornarci il giorno dopo. Questa volta usarono le scale di pietra, circondate da aiuole e finestre. Nei giorni seguenti Carla e Berto si trovavono sempre al giardino di quella casa e un giorno tagliando l'erba, un giorno seminando fiori, alla fine il giardino era un'esplosione immensa di colori, dove i ragazzi, ormai molto amici, si trovavano per le ispirazioni ai loro disegni. E

    IL GIARDINO MAGICO

    In un paese italiano del sud una casa sorge sull'alto di un monticello ripido, in mezzo a un terreno incolto invaso da

    sassolini di lava. All'interno si apre un giardino circondato da piante dalle foglie gonfie, spinose come piante esotiche. Dopo le piogge, risuscitano anche dei fiori, seminati lì chissà quando. Berto è un ragazzo di 11 anni, è la disperazione dei suoi genitori. Ha gli occhi neri e vispi, è impertinente e cocciuto e quando si mette in testa una cosa, non ha pace finchè non la attua. Carla, 11 anni, è pallida e timida, proveniente dal nord. Nonostante le numerose assenze per motivi di salute è sempre la prima della classe. Si trova meglio da sola a leggere, che a giocare con altri ragazzi. Un giorno, a scuola, ci fu una gara di tipo artistico e Berto e Carla, che da sempre avevano la passione dei colori e dei disegni, arrivarono primi a pari merito. Dopo scuola i due, si scambiarono qualche parola e ne uscì che Berto aveva sempre voluto varcare la soglia di quella casa abbandonata da tutti, ma non dai colori, perchè secondo lui in quell'insieme di mura c'era un che di straordinario e misterioso, per non parlare della bolla di magia in cui era racchiusa quella costruzione così stranamente arroccata sul piede del vulcano. Così Berto constrinse Carla ad andare ad esplorare quella casa misteriosa, dopo pranzo, verso le due. Si trovarono ai piedi del monticello e subito iniziarono a scalarlo dalla parte più semplice, perchè le scale erano bloccate da un pesante cancello. Arrivati in cima, si fermarono a guidare quell'imponente splendore: la casa era circondata da un giardino di fiori di mille colori e trifoglio, al centro del prato c'era un vecchio pozzo anch'esso bloccato da un cancello. La casa aveva crepe

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    Il sole Il sole 5 ore5 ore

    DIARIO DI UNA RAGAZZA STRANA

    5/6/2012 Alexandra, non ne posso più! Mia madre oggi mi ha fatto un’altra ramanzina sulle persone da frequentare. Devono essere così,cosà, fare così, cosà e bla bla bla… Si arrabbia perché vado in giro con Bale; solo perché ha un paio di piercing non vuol dire che è un brutto ceffo! Lei non lo conosce: è alto e, adesso che ci penso, è pure carino. Ha i capelli dorati, dritti come spaghetti e un po’ lunghi. Ha dei bellissimi occhi color cioccolata con i riflessi ambrati e delle ciglia lunghissime, sembra un cerbiatto. Un naso piccolo, la bocca sottile, un piercing all’orecchio e un anellino al sopracciglio. E’ vero che si veste di nero, catenelle ai pantaloni e collari da cani, ma è dolce e gentile. Suona la chitarra elettrica da Dio nella band degli “Street Gator”, sono bravissimi! L’anno scorso hanno suonato alla festa di fine anno della scuola: magnifici! Bale è stupefacente ma per mia madre è un teppista, che non avrà un futuro, ecc, ecc… “L’abito non fa il monaco”, si dice, ma mia madre non ci crede. Nonostante le dica che a scuola ha tutti 9, che fuori è un bravo ragazzo e tutti lo confermano, lei non ci crede. A mia madre piacerebbe che io andassi in giro con ragazze prima di tutto, e poi con ragazze con gonna, collant e cappellino, che suonano violino o pianoforte. Io adoro i Fun. e i Green Day e lei mi fa ascoltare le opere di Mozart e Beethoven, non la sopporto! Va beh, oggi sono troppo arrabbiata per scrivere altro, non so quando ti scriverò ancora perché in questo periodo sono piena di esami per cui alla prossima. 23/6/2012 Alex, Alex, Non sai cos’è successo oggi!!! Ti faccio la cronaca: Lane Park, ore quattro e mezza, io e Bale stavamo andando a casa di Jim, perché gli Street Gator mi avevano invitato alle

    prove della band. Dato che Bale è il mio vicino di appartamento mi ha accompagnata, stavamo mangiando un gelato soft con la granella di cioccolato e dovevamo attraversare la strada. Non c’era nessuno , io stavo attraversando intanto che lui stava cercando un bidone per lo scodellino del gelato. In qualche modo, a me ignoto, sono caduta mentre dall’incrocio stava arrivando una Golf grigia canna di fucile. Ho cercato di alzarmi ma mi ero slogata la caviglia e la macchina non mi aveva vista. Dopo un flash mi sono ritrovata su un marciapiede, ho sentito una frenata sorda e infine ho visto Bale per terra a imprecare. Si era buttato sotto la macchina per salvarmi! La chitarra era intatta ma la sua gamba no, l’aveva piena di ghiaia, tagli e sangue per non parlare del ginocchio che non riusciva a muovere. Io non so come, mi sono precipitata da lui mentre il conducente chiamava il 911. Verso le sei mi trovavo al capezzale di Bale , con una caviglia fasciata, insieme ai suoi genitori e agli Street Gator che lo facevano chiacchierare. Verso le sei e mezza, quando i ragazzi sono andati a casa, io sono rimasta lì e gli ho detto:- Grazie Bale, sei un amico fantastico-, gli ho dato una pacca sulla spalla e lui mi ha sorriso. Ad un tratto la porta si è aperta ed è entrata mia madre urlando di gioia nel vedermi solo con una caviglia lesa. Mi ha baciata, abbracciata e poi è andata da Bale e gli ha detto:- Grazie, grazie e ancora grazie-, gli ha augurato di guarire presto e poi mi ha accompagnata a casa. In auto abbiamo fatto un discorso e finalmente si è convinta che Bale è un bravo ragazzo! Ce l’ho fatta Alex, l’ho convinta!!! 24/6/2012 Ciao bellissima. Oggi sono andata a trovare Bale. Gli hanno diagnosticato un ginocchio rotto e tagli di media profondità. Ero preoccupata perché quando sono arrivata sua mamma stava pregando e le ho chiesto dove fosse scoprendo che lo stavano operando appunto al ginocchio. Sono stata lì due ore quando finalmente è tornato nella camera. Erano le sette così ho chiamato mia madre

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    dicendole che sarei tornata la sera tardi. Lei non ha replicato già sapendo dov’ero, senza chiedermelo. Erano le nove quando Bale si è svegliato e subito ha detto:- Ciao Clary – -Ciao Bale – gli ho risposto Abbiamo parlato un po’ su come stava e il medico, prima di entrare in sala operatoria, gli ha detto che lo avrebbe dimesso dopo due settimane. Ero felice e triste allo stesso tempo; non si era fatto troppo male ma il punto è che lo aveva fatto per me e quindi mi sentivo un po’ in colpa. 2/7/2012 Alex, oggi Bale è uscito dall’ospedale! Ho fatto due settimane ad andarlo a trovare e ora se ne va in giro in stampelle ma, nonostante tutto, continua ad andare alle prove degli Street Gator. Lo accompagno sempre e oggi gli ho portato un regalo: al Music Shop l’altro giorno ho visto dei modellini di chitarre e un cartello con scritto “Mini chitarre personalizzate” e ho pensato fosse il regalo perfetto. Ne ho fatto fare una uguale alla sua con su scritto “Bale the best” in Gotico. Dopo le prove ci siamo fermati sulla solita panchina in Lane Park e gliel’ho data. Quando l’ha vista era stupefatto, ma la cosa più strana e inaspettata è che per ringraziarmi non ha semplicemente detto “Grazie Clary è fantastica”, ma mi ha detto di seguirlo. Siamo passati in Clark Street e poi su per la Collina della Quercia e, dato che erano quasi le otto, mi ha detto.-Per ringraziarti ti mostrerò il più bel tramonto che tu abbia mai visto-. Io non me ne ero accorta ma stava davvero calando il sole! Ci siamo seduti sotto la Quercia, nota in tutta la periferia di Brooklin, e quando il sole stava andando via completamente, mi ha baciata. Non me l’aspettavo e allora gli ho detto:- Hai ragione, non ho mai visto un tramonto così bello-, e gli ho sorriso. Siamo tornati a casa, molto lentamente perchè Bale non riusciva quasi più a camminare, dopo la scampagnata su per la collina, e davanti alla porta di casa sua ci siamo salutati. Wow Alex, è stata una giornata stupenda. 5/7/2012

    Alexandra, sprizzo gioia da tutti i pori! Finalmente mia madre crede in me e mi lascia andare in giro con Bale. Lui,ora,inizia ad andare senza stampelle e indovina? Ora sono entrata anch’io negli Street Gator e faccio la cantante. Non e’ fantastico?! Io sono felicissima,euforica,pazza!!! Scusa Alex, ma ora devo andare; stasera c’è la festa del Rock Club e io devo cantare insieme ai ragazzi per l’occasione. Non vedo l’ora? Sono agitatissima! Mi preparo, mangio al volo e vado. Domani ti racconto tutto, non preoccuparti. Silvia Faravelli 2° A

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    WEEKEND A FIRENZE

    Una mattina di agosto decidiamo di fare una gita a Firenze. Scendiamo dal Frecciarossa e, usciti dalla stazione, ci ritroviamo in una strada caotica della città. Alla nostra destra si erge la chiesa di Santa Maria Novella. Sopra i tetti delle case si intravede la cupola del vicino Duomo. Una volta visitata Santa Maria Novella, andiamo al nostro albergo. Siamo accaldati ma felici di visitare questa città che sembra emanare storia, cultura e ricordi di personaggi che solo sui libri ho conosciuto. Passiamo a Piazza della Signoria, a Santa Croce, a Palazzo Pitti. Una volta passato mezzogiorno abbiamo fame e cerchiamo un vicino ristorante. Troviamo un conveniente punto di ristoro in una stradina alla periferia. Verso le due ci avviamo verso il Campanile di Giotto. Dopo aver fatto 424 gradini, siamo arrivati in cima e da lì abbiamo ammirato tutta la città. Poi visitiamo il Duomo e la Galleria degli Uffizi, dove sono affascinato nel vedere certi dipinti, certe sculture e affreschi. Ci mangiamo un gelato in una zona di penombra e poi andiamo a Ponte Vecchio. Scesa la sera, ceniamo lì e poi ci avviamo verso la stazione. Il treno sta per partire, e torniamo a casa portando con noi i colori, i profumi e la storia di questa bellissima città.

    Boris Borlenghi I B

    LA MIA VACANZA IN MONTAGNA

    Quest’anno sono andato a SELVA di CADORE località PESCUL,ed è situata sulle DOLOMITI. Alloggiavo in un hotel di fronte alle piste di sci in cui io e i miei amici sciavamo. La mattina verso le 10 circa prendevo la seggiovia e andavo a sciare sul punto più ripido che è il MONTE CIVETTA. Le prime volte andavo col maestro per essere più sicuro. Ma l’ultimo giorno è stato il più bello di tutti,sono andato sulla pista rossa la più ripida che c’era. Questa è stata l’ultima sciata in quel posto. La mattina della partenza eravamo tutti un po’ tristi perché ci eravamo divertiti tanto. Perché quello che conta è stare uniti e insieme visto che sono tanti anni che ci conosciamo e tre anni che andiamo in montagna insieme. Ma quello che mi è piaciuto è che invece di andare a casa diretti siamo andati a PADOVA a vedere la Basilica di S. ANTONIO. Questa si che è stata una vacanza magnifica.

    Giuseppe Muscarella I B

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    DIFENDERE L’AMBIENTE: UN ESEMPIO

    DA SEGUIRE

    Il Centro riciclo Vedelago, situato a Vedelago (Treviso), azienda premiata dall’unione Europea e di proprietà della dottoressa Carla Poli, è un innovativo impianto di stoccaggio e selezione

    meccanica dei rifiuti finalizzata al recupero e alla produzione di materia prima secondaria da rifiuti non pericolosi. Questa azienda ha sviluppato alcune tecnologie rivoluzionarie che permettono di arrivare fino al 95-97% di materiale recuperato- differenziato ed eliminare migliaia di tonnellate che prima finivano a discarica o inceneritore. Ogni anno entrano al Centro Riciclo Vedelago circa 10000 tonnellate di rifiuti provenienti dalle aziende del Nord-Est, fra cui Benetton, gruppo Nestlé, Pepsi-Gatorade, Gardaland. Al Centro Riciclo Vedelago sta per diventare realtà l’utopia dei “ rifiuti zero”. In questo centro riciclo, utilizzando i rifiuti, si produce una pasta plastica che poi viene rivenduta a delle industrie. Carla Poli, la direttrice del Centro Riciclo Vedelago, ha imparato a non buttare via nulla grazie agli insegnamenti di sua nonna. Oggi mette in pratica gli insegnamenti realizzando l’utopia dei “rifiuti zero”. Ogni anno un italiano produce quasi 550 chili di rifiuti, che a seconda della città di provenienza vengono recuperati, inceneriti o sversati direttamente in discarica. Nel nostro paese le percentuali di raccolta differenziata variano enormemente da regione a regione, passando dal mitico 67% della Marca trevigiana, al misero 4 dei dintorni di Siracusa. Per la signora POLI non esiste rifiuto. Esempio:

    una lattina è sempre alluminio anche se è vuota, quindi per Carla Poli nulla va buttato, tutto merita una seconda chance di rendersi utile.

    A Vedelago non esistono rifiuti. Qui, una lattina vuota si chiama materia prima secondaria. Una bottiglia di plastica resta plastica anche quando è vuota, l’alluminio è buono anche se la

    lattina non contiene più nulla. Sono tutti materiali, e aspettano solo di essere utilizzati un’altra volta.

    Materiale plastico finito

    Operai al lavoro

    Il materiale plastico ha tantissimi usi, per esempio viene utilizzato per produrre dei pali usati nei

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    ABBAIARE STANCA

    Daniel Pennac

    PROTAGONISTI: il Cane, Mela padroncina, Spepa (madre di Mela) Muschioso (padre di Mela) e altri cani randagi.

    TRAMA: un cucciolo randagio che ha vissuto in una discarica dove ha imparato a sopravvivere, racconta la sua storia. Finito in un canile, desidera tanto una famiglia e lì incontra Mela che sarà la sua nuova padroncina. I due si adorano. Dopo un breve periodo felice durante il viaggio per le vacanze viene abbandonato. Perché per i genitori di Mela era un peso. Comincia una serie di belle e tristi avventure, fino al ritorno dalla sua “Mela”.

    COMMENTO: è un libro emozionante, il finale è imprevedibile e fa capire i sentimenti degli animali e come l’amore verso una persona può spingere a fare cose che sembrano impossibili.

    VOTO: 10

    CONSIGLIO: è adatto a tutte le età perché è facile da capire e per i suoi alti contenuti morali.

    Lorenzo Caldara I B

    DIARIO DI UNA SCHIAPPA

    Di Jeff Kinney

    Questo libro, come dice il titolo, è il diario di un ragazzo che documenta le sue giornate del periodo intorno al Natale. In una pagina del suo diario, questo bambino narra che, nel tentativo di attaccare dei cartelloni sul muro della scuola, lascia una gigantesca macchia verde e si mette nei guai con la polizia. Prima che la polizia vada a fargli visita, si scatena una tempesta di neve che lo costringe a passare il Natale confinato con la sua famiglia: i suoi genitori e due fratelli. Questo libro è di una strabiliante semplicità, con delle simpatiche immagini stilizzate combinate con una divertente narrazione. Lo consiglierei a chiunque abbia la mia età perché, dalla prima parola, si entra immediatamente nel personaggio, che con le sue avventure diverte e mette di buon umore. Inoltre, la cosa sorprendente è che questo libro, in modo realistico, spiega quali sono i vizi e le virtù di noi ragazzi.

    Simone Ferrari, I A

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    Oroscopo 2013 (era dell’ acquario)

    La primavera è la vostra stagione e quest’ anno siete davvero al top. Le stelle fanno il tifo per voi: scuola sport amicizie. . .

    E’ ora di fare la revisione del vostro armadio! C’ è bisogno di qualcosa di nuovo

    A scuola c’ è bisogno di più concentrazione. Anche gli amici sono stanchi di aspettarti. . . Arrivate sempre ultimi.

    Non c’ è scritto da nessuna parte che dovete sopportare un amico. . . . Allontanatelo con gentilezza.

    Non siate troppo impazienti. Il “ si” arriverà

    . Siete troppo nervosi. La palestra può aiutarvi.

    Avete molto gusto. Non ascoltate i pareri degli altri.

    Ottimo periodo per la scuola, non lasciatevi scappare l’ occasione.

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    Fate molta confusione . . . E’ ora di fare le pulizie.

    Non isolatevi. Potreste trovare tanti amici.

    In questo periodo concentratevi. Potreste portare a casa un bel voto.

    Riuscirete a liberarvi dalla pigrizia. Non sarete più gli ultimi ad arrivare.

    Ester Francani I A

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    Un ringraziamento speciale a tutti gli alunni dell’ Istituto che hanno contribuito con impegno e

    sensibilità alla realizzazione del nostro giornalino e agli insegnanti che hanno

    collaborato. Un grande grazie anche all’AVIS che ci ha

    aiutato ad arricchire e diffondere la nostra piccola testata giornalistica.