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IL RISCHIO MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI TITOLO VI D.Lgs.81/08

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IL RISCHIO MOVIMENTAZIONE

MANUALE DEI CARICHITITOLO VI D.Lgs.81/08

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Le sindromi muscoloscheletriche sono divenute di

crescente interesse per la medicina del lavoro.

Patologie da sovraccarico biomeccanico:

patologie delle strutture osteoarticolari,

muscolotendinee e nervovascolari.

AFFEZIONI DEL RACHIDE: la lombalgia “low-

back pain” è la più diffusa ed è dovuta alla

degenerazione del disco intervertebrale

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AFFEZIONI MUSCOLOSCHELETRICHE DEGLI

ARTI SUPERIORI:

“overuse syndrome, repetitive motion injuries,

occupational cervico-brachial disorders, cumulative

trauma disorders (CTD) ” work related upper limbs

muscoloskeletal disorders (WMSDs) sindromi del

distretto cervicobrachiale caratterizzate da

affaticamento, impaccio, disabilità o dolore

persistente a carico delle articolazioni, dei muscoli,

dei tendini, degli altri tessuti molli con o senza lesioni

organiche evidenti;

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AFFEZIONI MUSCOLOSCHELETRICHE

DEGLI ARTI SUPERIORI

sono comprese le tendiniti e le tenosinoviti del

distretto mano-avambraccio, la sindrome del

tunnel carpale, la sindrome del canale di Guyon,

l’epicondilite mediale e laterale, la tendinite della

cuffia dei rotatori, la sindrome dello stretto

toracico.

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MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI(MMC)

Azioni di movimentazione (sollevamento, tiro, spinta, trasporto) di carichi di peso superiore a 3 kg. che vengono svolte in via non occasionale (ad es. con frequenze medie di una volta ogni ora nella giornata lavorativa tipo).

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Nel rachide lombare la struttura più sensibile alle

compressioni assiali è la cartilagine limitante del

piatto vertebrale dove più facilmente si verificano

delle microfratture. La limitante è essenziale per la

nutrizione passiva del disco per cui le microfratture

sono il primo passo verso la degenerazione discale.

Anche il disco è sensibile alle forze assiali e

rotazionali elevate che possono indurre

microfissurazioni nelle fibre concentriche dell’anulus

fibroso all’interno delle quali migra in parte il

materiale del nucleo polposo.

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I carichi di rottura per le limitanti vertebrali

sono 600-700 kg. nei maschi con meno di

40 anni e 400-500 kg.in quelli di 40-60

anni; si verificano rotture anche a 300 kg.

per età superiori.

I limiti di rottura per il sesso femminile

sono inferiori del 17%.

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CONOSCERE LA SCHIENA

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Il sovraccarico biomeccanico a cui vanno incontro i

dischi intervertebrali, dovuto ad una movimentazione

manuale dei carichi scorretta, può determinare la

comparsa di microfratture nelle cartilagini limitanti

intervertebrali con microfissurazioni prima concentriche

poi radiali nell’anello fibroso del disco intervertebrale.

La degenerazione dei dischi intervertebrali

conseguente (con perdita di liquidi e riduzione di

spessore) determina la detensione dei legamenti

longitudinali con formazione di becchi artrosici nei

soggetti più anziani e instabilità vertebrale nei soggetti

più giovani (retro e latero listesi).

Le microfissurazioni radiali del disco sono la premessa

per l’ernia del disco.

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Titolo VI D.Lgs. 81/08 (Artt. 167, 168, 169)

Art. 167 cosa si intende per azioni od operazioni di

mmc…”trasporto o sostegno di un

carico…sollevare, deporre, spingere, tirare,

portare o spostare un carico…che in conseguenza

delle condizioni ergonomiche sfavorevoli

comportano rischi di patologie da sovraccarico

biomeccanico, in particolare dorso-lombari”.

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Art. 168 Obblighi del Datore di lavoro:

I. individuazione dei compiti che comportano mmc

potenzialmente a rischio

II. meccanizzazione dei processi per eliminare il rischio

III. se ciò non è possibile ausiliazione dei processi e

adeguate misure organizzative per ridurre il rischio

IV. l’uso condizionato della forza manuale

V. sorveglianza sanitaria

VI. informazione, formazione e addestramento (Art.169)

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Allegato XXXIII

Elementi di riferimento

1. Caratteristiche del carico

La mmc può costituire un rischio dorso-lombare nei

casi seguenti:

-il carico è troppo pesante (limite 25 kg.)

- È comunque un carico troppo pesante, cioè il massimo peso

di carico movimentabile individualmente è comunque inferiore a

25 kg. (confezioni con peso lordo inferiore a 25 kg. meglio se di

20 kg.). Non bisogna pensare che possa esistere una sorta di

peso limite uguale per i diversi tipi di azioni di mmc; 25 kg. va

riferito ad azioni di sollevamento non spinta di un carico su

carrello manuale.

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1. Caratteristiche del carico

- è ingombrante o difficile da afferrare

- è in equilibrio instabile o il suo contenuto rischia di

spostarsi

- è collocato in una posizione tale per cui deve

essere tenuto o maneggiato a una certa distanza dal

tronco o con una torsione o inclinazione del tronco

- può, a motivo della struttura esterna e/o della

consistenza, comportare lesioni per il lavoratore in

particolare in caso di urto.

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2. Sforzo fisico richiesto

Lo sforzo fisico può costituire un rischio dorso-lombare

nei casi seguenti:

-è eccessivo

- può essere effettuato soltanto con un movimento di

torsione del tronco

- può comportare un movimento brusco del carico

- è compiuto con il corpo in posizione instabile

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3. Caratteristiche dell’ambiente di lavoro

Le caratteristiche dell’ambiente di lavoro possono aumentare le

possibilità di rischio dorso-lombare nei casi seguenti:

- lo spazio libero, in particolare verticale, è insufficiente per lo

svolgimento dell’attività richiesta

- il pavimento è ineguale, quindi presenta rischi di inciampo o è

scivoloso

-il posto o l’ambiente di lavoro non consentono al lavoratore la

mmc a un’altezza di sicurezza o in buona posizione

- il pavimento o il piano di lavoro presenta dislivelli che implicano

la manipolazione del carico a livelli diversi

- il pavimento o il punto d’appoggio sono instabili

- la temperatura, l’umidità o la ventilazione sono inadeguate

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4. Esigenze connesse all’attività

L’attività può comportare un rischio dorso-lombare nei

casi seguenti:

- sforzi fisici che sollecitano in particolare la colonna

vertebrale, troppo frequenti o troppo prolungati

- pause e periodi di recupero fisiologico insufficienti

- distanze troppo grandi di sollevamento, di

abbassamento o di trasporto

- un ritmo imposto da un processo che non può essere

modulato dal lavoratore

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Fattori individuali di rischio

Fatto salvo quanto previsto dalla normativa per la

tutela e il sostegno della maternità e la protezione dei

giovani sul lavoro, il lavoratore può correre un rischio

nei seguenti casi:

- inidoneità fisica a svolgere il compito (differenze di

genere e di età)

- indumenti, calzature o altri effetti personali

inadeguati portati dal lavoratore

- insufficienza o inadeguatezza delle conoscenze o

della formazione o dell’addestramento

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Procedure di valutazione di mmc

• carichi di peso superiore a 3 kg.

• azioni di movimentazione svolte in via non

occasionale (almeno 1 volta ogni ora nella giornata

lavorativa)

• azioni di tipo occasionale ma con valori vicini ai

valori massimi consigliati, specie se comportanti

posture incongrue del rachide.

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IL LAVORO COMPORTA ATTIVITA’ DI MOVIMENTAZIONE MANUALE

(carichi superiori ai 3 Kg di peso)

VI E’ POSSIBILE RISCHIO DI LESIONI DORSO LOMBARI,

OVVERO RICORRE UNO O PIU’ DEGLI ELEMENTI DELL’ALLEGATO VI

SI

E’ POSSIBILE AUTOMATIZZARE, MECCANIZZARE

O AUSILIARE LA/LE OPERAZIONE/I

SI/FORSE

NO

ATTIVARE LE PROCEDURE DI

VAUTAZIONE DEL RISCHHIO

IL RISCHIO E’ INSIGNIFICANTE

DETERMINARE LE MISURE DI PREVENZIONE

E CONTENIMENTO DEL RISCHIO

ATTUARE LE MISURE

IL RISCHIO E’ SUFFICIENTEMENTE

CONTENUTO

NO

NO

TERMINE DELLA

VALUTAZIONE

NO

NO

SI

SI

VI E’ UN POSSIBILE

RISCHIO RESIDUO NO

SI

SI/FORSE

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ORIENTAMENTI E CRITERI UTILI PER VALUTARE I GESTI

DI M.M.C. (National Institute of Occupational Safety and

Health - NIOSH) CON VALORI LIMITE

Si applicano ad un valore iniziale (massimo peso trasferibile in

condizioni ideali di sollevamento) dei fattori moltiplicativi (tra 0

e 1) che dipendono da:

a) altezza da terra della presa del carico (mani) all’inizio del

sollevamento

b) distanza verticale di sollevamento

c) distanza orizzontale del centro del carico dal corpo

d) angolo di eventuale spostamento del carico lungo il suo

tragitto

e) caratteristiche dell’impugnatura o della presa

f) frequenza di sollevamento

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Il valore iniziale di peso stabilito dal NIOSH era di 23 kg uguale

per maschi e femmine (in Italia 30 kg. per il maschio e 20 kg.

per la femmina); attualmente si utilizzano 25 kg. per il maschio

e 15 kg. per la femmina.

Altra proposta di peso è:

Età

<= 18 19-45 > 45

Maschi 20 25 20

Femmine 15 20 15

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CALCOLO DEL PESO LIMITE RACCOMANDATO

CA

(D. Lgs 626/94 - D. Lgs 81/08)

COSTANTE DI PESO (CP)

Costante di

peso (Kg)

ETA' MASCHI FEMMINE

> 18 ANNI 25 15

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ALTEZZA DA TERRA DELLE MANI ALL'INIZIO DEL SOLLEVAMENTO (A)

ALTEZZA (cm)0 25 50 75 100 125 150 >175

FATTORE 0,77 0,85 0,93 1,00 0,93 0,85 0,78 0,00

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DISTANZA VERTICALE DI SPOSTAMENTO DEL PESO FRA INIZIO E FINE DEL

SOLLEVAMENTO (B)

DISLOCAZIONE

(cm) 25 30 40 50 70 100 170 >175

FATTORE 1,00 0,97 0,93 0,91 0,88 0,87 0,86 0,00

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DISTANZA ORIZZONTALE TRA LE MANI E IL PUNTO DI MEZZO DELLE CAVIGLIE (C)

(DISTANZA MASSIMA RAGGIUNTA DURANTE IL SOLLEVAMENTO)

DISTANZA

(cm) 25 30 40 50 55 60 >63

FATTORE 1,00 0,83 0,63 0,50 0,45 0,42 0,00

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DISLOCAZIONE ANGOLARE DEL PESO IN GRADI (D)

Dislocazione

Angolare 0° 30° 60° 90° 120° 135° >135°

FATTORE 1,00 0,90 0,81 0,71 0,52 0,57 0,00

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GIUDIZIO SULLA PRESA DEL CARICO (E)

GIUDIZIO BUONO SCARSO

FATTORE 1,00 0,90

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PESO LIMITE RACCOMANDATO = CP x A x B x C x D x E x F

FREQUENZA 0,20 1 4 6 9 12 >15

CONTINUO < 1 ora 1,00 0,94 0,84 0,75 0,52 0,37 0,00

CONTINUO da 1 a 2 ore 0,95 0,88 0,72 0,5 0,3 0,21 0,00

CONTINUO da 2 a 8 ore 0,85 0,75 0,45 0,27 0,52 0,00 0,00

FREQUENZA DEI GESTI (numero di atti al minuto) IN RELAZIONE ALLA DURATA (F)

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INDICE DI SOLLEVAMENTO=

PESO EFFETTIVAMENTE SOLLEVATO (Kg) /

PESO LIMITE RACCOMANDATO

INDICE DI SOLLEVAMENTO < 1 Lavorazione per cui non serve la

Sorveglianza Sanitaria

INDICE DI SOLLEVAMENTO > 1 Lavorazione per cui serve la

Sorveglianza Sanitaria

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Valutazione del rischio

Calcolo dell’indice di rischio secondo la formula del

NIOSH; applicando la procedura si arriva ad un limite di

peso raccomandato; quindi si calcola il rapporto tra

peso effetivamente sollevato (numeratore) e peso limite

raccomandato (denominatore) per ottenere un

indicatore sintetico di rischio.

Esso è minimo per valori tendenziali inferiori a 1; è

presente per valori superiori a 1; tanto più è alto il

valore dell’indice tanto maggiore è il rischio.

Il percorso in attività di trasporto non può essere

maggiore di uno o due passi

Il sostegno statico non può durare più di pochi secondi.

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Stabilità del carico e dell’operatore

La stabilità del carico corrisponde ad una stabilità del

baricentro di un oggetto. La stabilità dell’operatore

manca nelle atività di movimentazione svolte su

sistemi di trasporto in movimento (camion, treni,

aerei) e sulle navi.

Temperatura tra 19 e 26 °C, umidità tra 35 e 50%.

Il NIOSH esclude le attività svolte ad alta velocità

(superiore a 75 cm/sec), quelle svolte con una sola

mano, in posizione seduta o in ginocchio o in uno

spazio molto ristretto.

Per la distanza dal tronco il limite di accettabilità è 63

cm.

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La valutazione del rischio va basata sul rapporto

tra il peso effettivamente movimentato e quello

consigliato che genera degli indici di rischio per il

rachide dorso-lombare.

I limiti del carico movimentabile manualmente

andranno selezionati in base a sesso ed età.

Normativa specifica per lavoratori ipersuscettibili:

Minori DL 04/08/1999 n° 345

Donna in gravidanza D.Lgs.n°645 25/11/1996.

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Indicatori di rischio

L’indice sintetico di rischio è ≤ 0,85 (area verde): la situazione è

accettabile, non è richiesto alcuno specifico intervento.

L’indice sintetico di rischio è compreso tra 0,86 e 1 (area gialla):

la situazione si avvicina ai limiti; una quota della popolazione può

essere non protetta occorrono cautele è consigliato attivare la

formazione e a discrezione del medico la sorveglianza sanitaria.

L’indice sintetico di rischio è > 1 (area rossa) la situazione può

comportare un rischio per quote crescenti di popolazione e

richiede un intervento di prevenzione primaria; il rischio è tanto più

elevato quanto maggiore è l’indice, vi è necessità di un intervento

immediato di prevenzione per situazioni con indice maggiore di 3;

l’intervento è comunque necessario anche con indici compresi tra

1,25 e 3 programmando gli interventi a seconda delle priorità di

rischio. Va attivata la sorveglianza sanitaria.

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Strategie per il contenimento del rischio

Soluzioni strutturali (diminuzione del peso,

miglioramento delle zone e percorsi in cui avviene la

movimentazione, ausiliazione)

Soluzioni organizzative (azioni svolte da più operatori,

diminuzione della frequenza di azione, rotazione e

condivisione tra più lavoratori dell’ attività di

movimentazione)

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Il rischio è il sovraccarico meccanico sulle strutture

dell’apparato locomotore.

Per il rischio sul rachide bisogna distinguere la

movimentazione manuale dei carichi (m.m.c.) dalle

posture di lavoro fisse e protratte

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m.m.c.: trasporto o sostegno di carichi da parte di una o

più persone ; le azioni di movimentazione possono

comprendere azioni di vario tipo come sollevare,

deporre, spingere, tirare, trasportare e spostare un

carico; l’uso della forza manuale per trasferire oggetti è

elemento di possibile sovraccarico meccanico del

rachide dorsolombare; durante la movimentazione in

funzione della POSTURA del soggetto, del PESO e

delle DIMENSIONI dell’oggetto da movimentare, del

TRAGITTO che l’oggetto deve compiere si determinano

delle forze compressive sul rachide lombare (dischi,

limitanti vertebrali, articolazioni interapofisarie) che

singolarmente o più che altro se ripetute possono

condurre a microlesioni e lesioni delle strutture stesse.

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Relazione fra i disturbi del rachide lombare e 5

fattori di rischio lavorativi di tipo fisico:

• lavori fisici pesanti

• movimenti di sollevamento

• movimenti con impegno di forza

• posture incongrue

• posture lavorative fisse

Evidenza di un’associazione positiva tra i disturbi

al rachide lombare e il lavoro fisico pesante.

Lavori con sollevamento manuale di carichi e

forza elevata associazione con disturbi al

rachide lombare

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CONTESTI LAVORATIVI CHE SOVRACCARICANO

IL RACHIDE

- agricoltura

edilizia

- trasporti e traslochi

- carico e scarico merci

- lavori di magazzinaggio

- assistenza a bambini, handicap, ospedale

- lavoro nei porti

- cave e miniere

- mercati generali

- facchinaggio

- cimiteri

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POSIZIONI DI LAVORO TENDENZIALMENTE

FISSE E PROTRATTE

Il mantenimento protratto di posizioni di lavoro

assise o erette fisse può interferire con il processo

nutritivo dei dischi intervertebrali lombari

innestandone la degenerazione. Il disco è privo di

vasi riceve le sostanze nutritive ed espelle i

cataboliti unicamente per diffusione attraverso le

cartilagini limitanti vertebrali e secondariamente

attraverso gli altri tessuti adiacenti.

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Lo spazio intradiscale, i piatti cartilaginei, l’anello

fibroso, i tessuti paravertebrali e la spongiosa

delle vertebre adiacenti sono un sistema

osmotico in cui l’interfaccia semipermeabile è

costituita dal’anello fibroso e dai piatti cartilaginei

che separano l’interstizio intradiscale da quello

extradiscale. Le macromolecole contenute nello

spazio intradiscale (mucopolisaccaridi) esercitao

una pressione colloidale osmotica o oncotica. La

somma della pressione idrostatica extradiscale e

dell’oncotica intradiscale corrisponde alla

somma dell’idrostatica intradiscale e

dell’oncotica extradiscale.

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Applicando una forza meccanica (pressione) sul

sistema osmotico, si ha una fuoriuscita di liquidi dal

disco attraverso la membrana semipermeabile: il

volume del disco diminuisce la soluzione

intradiscale diviene più concentrata e vi è

espulsione di cataboliti. Diminuendo la pressione

meccanica si ha un richiamo di liquidi all’interno del

disco per un meccanismo osmotico: il volume del

disco aumenta, la soluzione si diluisce ed è favorito

l’ingresso di sostanze nutritive.

Quando si è sdraiati o seduti con il rachide

appoggiato si è sottocarico (seconda condizione); in

piedi, seduti senza appoggio o sollevando un carico

si ha sovraccarico (prima condizione).

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Il regolare alternarsi di condizioni di sovra e

sottocarico del disco determina il ricambio di

fluidi e quindi di metaboliti e cataboliti; è il

meccanismo con cui il disco è nutrito.

Rimanere a lungo in posizioni di carico o di

scarico comporta già dopo poche ore un arresto

del ricambio per diffusione ed una sofferenza

discale. Il passaggio tra sovra e sottocarico è a

70-80 kg. di compressione assiale sul disco.

Alternanze devono intervenire per periodi di 5-10

minuti almeno ogni ora.

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Le posture più sfavorevoli sono quelle che

determinano pressioni intradiscali costantemente

superiori a 70-80 kg. Si accompagnano a

condizioni di contrazione muscolare statica della

muscolatura posteriore del rachide con

affaticamento.

Le posture che comportano pressioni

costantemente inferiori alla soglia (seduta con

rachide ed arti superiori supportati) determinano

una riduzione dell’espulsione dei cataboliti e una

tendenza all’aumento di volume dei dischi e perciò

non sono del tutto congrue.

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Il lavoro in posizioni tendenzialmente fisse del

tronco si accompagna sovente a condizioni di fissità

(per lo più in flessione) del rachide cervicale e al

mantenimento degli arti superiori non supportati e

per lo più sollevati; queste due condizioni

producono contrazioni isometriche dei muscoli

erettori cervicali e del cingolo scapolo-omerale che

pur con intensità di contrazione comprese tra il 10 e

il 20% della rispettiva massima contrazione

volontaria se protratte nel tempo portano

all’affaticamento cronico del muscolo con

dolorabilità e predisposizione alla degenerazione

fibrotica.

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Contesti di lavoro con fissità posturale

• lavoro in catena di montaggio

• microassemblaggi o micromontaggi (es.

componentistica elettronica, oreficeria)

• confezionamento indumenti (es. cucito, stiro)

• dattilografia e word-processing

• lavoro con unità video

• guida professionale automezzi

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MOVIMENTI RIPETITIVI E FORZATI DEGLI ARTI

SUPERIORI

Il rischio è dovuto a:

- gesti frequentemente e rapidamente ripetuti,

uguali, per lunghi periodi del turno lavorativo

- richiedono sviluppo di forza manuale

- presuppongono posture incongrue

- non sono alternati con adeguati periodi di recupero

e riposo

questi 4 elementi sono determinanti nelle CTD;

elementi lavorativi favorenti sono:

- strumenti disergonomici

- vibrazioni

- lavoro di precisione

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Molti disturbi muscolo-scheletrici (mal di schiena,

dolori al collo, dolori alle braccia) derivano

dall’invecchiamento ma spesso sono causati da

posizioni di lavoro scomode o da cattive abitudini di

vita.

Essi sono spesso la

conseguenza della

degenerazione dei

dischi intervertebrali,

dell’affaticamento

muscolare o

dell’infiammazione

delle strutture

tendinee.

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Il rachide: che cos’è e come

funziona

La struttura portante del nostro corpo si

chiama RACHIDE ed è costituita da ossa

VERTEBRE, DISCHI INTERVERTEBRALI,

muscoli e legamenti. Essa ospita al suo

interno un’importante struttura nervosa il

MIDOLLO SPINALE da cui partono i nervi

che raggiungono i diversi organi del nostro

corpo, tra cui le braccia e le gambe. Fra

queste strutture il disco intervertebrale è

quella maggiormente soggetta ad alterarsi

dato che deve sopportare carichi notevoli.

Con l’età il disco invecchia e tende a

perdere la sua capacità ammortizzatrice e

la schiena diventa più soggetta a disturbi.

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L’invecchiamento del disco viene accentuato sia da

sforzi eccessivi che dalla vita sedentaria: sul lavoro

ciò avviene quando:

si sollevano pesi flettendo o torcendo

la schiena

si rimane a lungo in una posizione

fissa in piedi o seduti

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Il RACHIDE: le alterazioni più comuni

I becchi artrosici (artrosi)

Sono piccole protuberanze ossee che si formano sul

bordo della vertebra. Possono provocare dolore locale

e se comprimono un nervo determinare la comparsa di

formicolii e dolori alle braccia o alle gambe (es.

formicolii alle mani nell’artrosi cervicale, sciatica

nell’artrosi lombare).

La lombalgia acuta (colpo della strega)

Dolore acutissimo per una reazione immediata di

muscoli ed altre strutture della schiena a gesti di

movimentazione scorretti o sovraccaricanti. Compare

nel giro di poche ore e va considerata come infortunio

se la causa è lavorativa. L’ernia del disco si produce

quando la parte centrale del disco intervertebrale

(nucleo polposo) attraversa l’anello fibroso che lo

racchiude e fuoriesce dal disco, andando a

comprimenre il nervo. Ne derivano spesso dei gravi

disturbi fra cui la sciatica. Essa è spesso conseguenza

di movimentazioni manuali sovraccaricanti.

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Alterazione delle curve della colonna

Sono: la scoliosi (1)

la schiena appiattita (2)

il dorso curvo o ipercifosi (3)

l’iperlordosi (4)

Tutte queste alterazioni ed in particolare la scoliosi e

l’iperlordosi non sono dovute al lavoro ma se

importanti aumentano la probabilità di avere disturbi

alla schiena

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I DISTURBI DEGLI ARTI SUPERIORI

I disturbi muscolari compaiono soprattutto perchè

nelle contrazioni muscolari statiche, ad es. quando si

lavora a lungo a braccia sollevate, arriva ai muscoli

meno sangue del necessario: il muscolo mal nutrito si

affatica e diventa dolente.

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I disturbi articolari (spalla, gomito, polso) o alla

mano, compaiono soprattutto perchè:

i nervi e i tendini nei movimenti ripetitivi rapidi sono

sovraccaricati e possono infiammarsi. Ciò può

generare dolore intenso e impaccio ai movimenti

all’articolazione interessata. Questo tipo di disturbo

può comparire in coloro che compiono gesti ripetitivi

rapidi per buona parte del turno lavorativo

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Le alterazioni più comuni sono:

• la sindrome del tunnel carpale

• le tendiniti dei muscoli flessori ed estensori della

mano

• le epicondiliti e le epitrocleiti al gomito

• la periartrite scapolo-omerale alla spalla

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I problemi di salute sul lavoro più frequentemente

segnalati sono:

- il mal di schiena (lombalgia 30% dei lavoratori)

- lo stress (28% dei lavoratori)

- i dolori muscolari alle braccia ed alle gambe (17%

dei lavoratori)

Le patologie e i disturbi dell’apparato muscolo-

scheletrico si sviluppano gradualmente nel tempo

come prodotto di sollecitazioni meccaniche ripetute.

Tali patologie sono del tipo work-related: il lavoro non

è l’unica causa ma può svolgere di volta in volta un

ruolo concausale di diverso rilievo o esacerbante una

pregressa patologia comune.

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MOVIMENTI RIPETITIVI DEGLI ARTI SUPERIORI

I principali fattori di rischio che caratterizzano

l’esposizione sono:

frequenza delle azioni lavorative

forza

postura

tempi di recupero

Fattori complementari di rischio (alta precisione, compressioni,

uso di guanti incongrui, esposizione al freddo, colpi, lavori a

cottimo,ecc.)

Per quantizzare l’esposizione è necessario misurare ognuno dei

singoli fattori di rischio e valutarne l’integrazione.

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Ad esempio:

• frequenze superiori a 45-50 azioni al minuto sono già

di per sè indicatori di rischio;

• la forza non deve mai superare il 50% della massima

contrazione volontaria ( il 50% della massima forza

sviluppabile da un soggetto);

• le braccia non devono lavorare per tempi prolungati

ad altezza spalle;

• durante lo svolgimento di compiti ripetitivi soprattutto

se durano tutto il turno, devono essere presenti più

interruzioni di almeno 10 minuti ciascuna.

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MOVIMENTAZIONE DEI CARICHI E PREVENZIONE

DEL MAL DI SCHIENA

D. Lgs. 81/2008 titolo VI: azioni preventive tese a

contrastare gli effetti negativi per la salute derivanti

da attività abituali di mmc.

Sono preminenti le azioni strutturali rivolte a

meccanizzare o ad ausiliare le attività finora svolte

ricorrendo alla sola forza manuale.

Non sempre è possibile meccanizzare i processi di

lavoro: sono molto importanti la formazione e

l’informazione dei lavoratori sui rischi.

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Elementi di rischio nel sollevamento manuale

- le caratteristiche del carico (troppo pesante, troppo

ingombrante, instabile, ecc.)

- le posizioni di sollevamento (schiena fissa, torsioni

del tronco, distanza eccessiva del carico dal tronco,

dislocazione eccessiva, ecc.)

- lo sforzo fisico eccessivo (dovuto alle alte frequenze

e tempi prolungati di sollevamento)

- caratteristiche dell’ambiente (presenza di scale,

pavimenti scivolosi, microclima sfavorevole, ecc.)

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Se gli oggetti devono

essere sollevati

anche saltuariamente

durante l’attività

lavorativa o

extralavorativa è

importante conoscere

le posizioni corrette

per non farsi male

alla schiena

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Per evitare il

trasporto su scale

è bene usare

elevatori

(piattaforme,carrelli

elevatori,montacari

chi)

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Prima di sollevare o trasportare un oggetto è

importante conoscere:

quanto pesa: il peso deve essere scritto sul

contenitore e se supera i valori limite non va sollevato

manualmente da soli: usare preferibilmente un ausilio

meccanico o effettuare il sollevamento in più operatori

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la temperatura esterna dell’oggetto: se troppo calda o fredda è

necessario utilizzare indumenti protettivi

le caratteristiche di contenitore e contenuto: se pericoloso è

necessario manovrarlo con cautela e secondo le specifiche

istruzioni

la stabilità del contenuto: se il peso non è distribuito

uniformemente dentro il contenitore o si sposta nel trasporto, può

derivarne pericolo.

inoltre è bene evitare di:

spostare oggetti troppo ingombranti, che impediscono ad es. la

visibilità

trasportare oggetti camminando su pavimenti scivolosi o

sconnessi

movimentare oggetti in spazi ristretti

indossare indumenti o calzature inadeguati.

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COME ORGANIZZARE ADEGUATAMENTE IL LAVORO DI

MOVIMENTAZIONE MANUALE DURANTE LA GIORNATA

• evitare di concentrare in brevi periodi tutte le attività di

movimentazione: ciò può portare a ritmi troppo elevati o

all’esecuzione di movimenti bruschi

• diluire i periodi di lavoro con movimentazione manuale

durante la giornata alternandoli, possibilmente almeno ogni

ora, con altri lavori leggeri: ciò consente di ridurre la frequenza

di sollevamento e di usufruire di periodi di recupero

• ricordare comunque che nei gesti ripetuti di sollevamento

eseguiti anche in posti di lavoro ben progettati, per evitare

l’affaticamento e i danni alla schiena, esiste un rapporto ideale

tra peso sollevato e frequenza di sollevamento

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I DISTURBI MUSCOLO-SCHELETRICI NEI

LAVORI SEDUTI FISSI O IN PIEDI FISSI CON

MOVIMENTI RIPETITIVI DEGLI ARTI SUPERIORI

Molti lavori nell’industria, in cui è impegnata molta

manodopera femminile (catene di montaggio,

assemblaggio, confezione, cassiera, data entry,

ecc.) richiedono l’assunzione di una posizione di

lavoro fissa, cioè con poche possibilità di

cambiamento e spesso associata a movimenti

ripetitivi degli arti superiori.

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I principali disturbi che possono comparire sono:

- senso di peso, di fastidio, dolore, intorpidimento,

rigidità al collo e alla schiena (da posizione di lavoro

scorretta e/o troppo fissa);

- formicolii, intorpidimento, perdita di forza, impaccio

ai movimenti, dolore agli

arti superiori (da movimenti

ripetitivi degli arti superiori)

- caduta spontanea di piccoli

oggetti dalle mani, perdita

di forza

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Essi sono spesso la conseguenza della

degenerazione dei dischi intervertebrali,

dell’affaticamento muscolare o

dell’infiammazione delle strutture tendinee

e nervose degli arti superiori.

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LE PRINCIPALI CAUSE DI DISTURBI AL RACHIDE DURANTE

IL LAVORO IN PIEDI O SEDUTO FISSO

Posizioni di lavoro inadeguate per l’errata progettazione del posto

di lavoro:

- posizione di lavoro in piedi a schiena flessa per errata

strutturazione

- posizione seduta a schiena flessa: spesso si associa ad assenza

di spazio per ben alloggiare gli arti inferiori (presenza di leve,

motori): ciò impedisce alla lavoratrice di lavorare a schiena eretta

e di appoggiarsi allo schienale

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- posizioni di lavoro fisse

sia sedute che in piedi,

mantenute per tempi

prolungati anche in

presenza di posti di lavoro

ben strutturati (più di due

ore continuative senza

intervalli)

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LE PRINCIPALI CAUSE DI DISTURBI AGLI ARTI

SUPERIORI DURANTE IL LAVORO

I dolori muscolari sono soprattutto causati

dal lavorare a braccia sollevate o

comunque non appoggiate

Lavorare appoggiando gli avambracci su

piani di lavoro ben progettati o

introducendo periodi di riposo muscolare,

pottrà evitare questo problema

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Alcuni movimenti del polso e delle dita, alcuni tipi di

presa, quando ripetuti frequentemente (e sempre

uguali) per buona parte del turno sono

particolarmente dannosi per i tendini e ei nervi della

mano: tra i sintomi più precoci vi sono: il formicolio e/o

la perdita di sensibilità alle dita durante la notte, o i

dolori al polso o al gomito durante i movimenti.

Fasi di minore impegno delle mani durante il turno di

lavoro eviteranno l’insorgenza o l’aggravamento delle

alterazioni: se si eseguono lavori con movimenti rapidi e

ripetitivi delle braccia e delle mani è bene avere una

breve pausa (10 min) ogni ora di lavoro.

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CONSIGLI PER LA PREVENZIONE DEI DISTURBI MUSCOLO-

SCHELETRICI SUL LAVORO

La cucitura a macchina

la disponibilità di un adeguato spazio per gli arti

inferiori rende possibile l’uso dello schienale.

Quando si utilizzano macchine in cui il punto di

lavorazione vero e proprio è sollevato dal

piano principale (es. macchine per cucire i bottoni)

è bene avere un appoggio per gli avambracci.

Per evitare di lavorare a braccia non appoggiate

sono utili:

appositi poggiabraccia regolabili (A) da applicare

sul piano

una sagomatura del piano di lavoro a semiluna (B)

se la macchina ha il punto di cucitura sul

piano del tavolo: l’operatrice avrà lo spazio

adeguato per appoggiare gli arti superiori e i tessuti

da cucire

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Appositi contenitori posti di fianco e non dietro

l’operatrice per alloggiare i pezzi da lavorare

e i pezzi finiti: si eviteranno dannosi

movimenti della spalla.

Per evitare i disturbi alla colonna vertebrale è

importante alternare la posizione seduta con

quella in piedi o viceversa appena possibile o

per lo meno ogni ora per sciogliere la schiena

e le braccia.

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LA STIRATURA

Un piano di stiratura troppo basso e/o troppo profondo

costringe a manternere a lungo la schiena flessa. Un

piano di stiratura troppo alto obbliga a mantenere le

braccia sollevate. L’uso ripetuto di un pedale può

provocare disturbi agli inferiori.

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Il piano di stiratura è di altezza adeguata

quando consente di stirare mantenendo il

gomito ad angolo retto; la profondità di

tale piano non dovrebbe superare 50-55

cm: ciò consentirà di mantenere la

schiena eretta. E’ utile appoggiare

alternativamente un piede su un rialzo e

se possibile stirare anche in posizione

seduta.

Queste raccomandazioni sono valide per

tutte le posizioni di lavoro in piedi fisse.

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ALTRI CONSIGLI PER CHI LAVORA

SEDUTO

Se si deve stare seduti a lungo

evitare di stare con la schiena

piegata e ingobbita, evitare di usare

un tavolo senza spazio per le gambe,

non usare sedili senza schienale

Non lavorare a lungo con le braccia

sollevate . Cercare sempre di crearsi

un appoggio per le braccia. Ricordare

di mantenere i piedi sempre ben

appoggiati sul pavimento o su un

poggiapiedi; la schiena ben

appoggiata allo schienale

In tutti i casi non stare seduti per più di 50-60 min., ma cambiare

spesso posizione: alzarsi e fare qualche passo, sciogliere collo,

spalle e schiena.

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CONSIGLI PER LA PREVENZIONE DEI DISTURBI ALLA

SCHIENA NELLA VITA EXTRALAVORATIVA

Quando si sta in poltrona

Non sprofondare in una poltrona

troppo morbida, cercare di

tenere la schiena ben

appoggiata. Eventualmente

usare un cuscino dietro il collo e

la schiena.

Se si deve lavorare a maglia o

cucire evitare di stare a lungo

chinati in avanti, appoggiarsi

allo schienale e ai braccioli,

almeno ogni mezz’ora alzarsi e

fare due passi.

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Quando si guida l’automobile

Non inclinare troppo lo

schienale, cercare di

appogggiare bene tutta la

schiena e il collo. Se si deve

viaggiare a lungo, interrompere

la guida almeno ogni ora e fare

quattro passi e sciogliere la

schiena.

Quando si trasportano dei pesi

Evitare di portare un grosso

peso con un braccio; è meglio

suddividerlo in due pesi da

tenere con le due mani.

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Quando si è a letto

Non usare una rete o un

materasso che si deformino

(1).

Usare una rete rigida, un

materasso che non si

deformi e un cuscino che

consenta di mantenere il

capo allineato con il resto

del corpo (2).

Evitare questa posizione (3)

se si soffre di dolori alla

schiena.

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CONSIGLI PER LA PREVENZIONE DEI DISTURBI AGLI

ARTI SUPERIORI NELLA VITA EXTRALAVORATIVA

A casa alcuni accorgimenti possono far risparmiare fatica alle

mani e alle braccia; ricorrendo ad alcuni gesti e movimenti

sostitutivi è possibile ridurre il lavoro dei muscoli e dei tendini.

Afferrare un oggetto da una piccola impugnatura come un

bricco significa mettere sotto sforzo l’articolazione del polso e

quella delle dita.

Un recipiente leggero con un’impugnatura

larga consente una buona disposizione

delle dita: l’uso di entrambe le mani

distribuisce i carichi.

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Il trasporto di una pila di piatti può rivelarsi fastidioso per una

mano già affaticata. Basta ripartire il peso sugli avambracci:

evitare comunque di trasportare troppi piatti alla volta.

Per utilizzare oggetti come uno spremilimoni è

necessaria una pressione con flessione e

torsione delle dita: tali movimenti possono

risultare nocivi. È bene ricorrere a strumenti

che permettono una presa a mani piene con

risultato migliore e pressione trascurabile.

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Evitare di sovraccaricare le dita con i comuni cavatappi;

un’impugnatura grossa e larga rende più facile il loro

impiego. Il cavatappi ad ali permette di evitare l’uso della

forza.

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Un coltello provvisto di manico verticale permette di tagliare il

pane senza sforzare troppo la mano.

Se si porta una borsa tenerla

a lungo in mano può risultare

dannoso; è meglio portarla a

tracolla: evitare comunque di

riempirla troppo e cambiare

spesso la spalla di appoggio

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Per mantenere la schiena in buona salute, per

alleviarne i dolori occorre anche rilassare, stirare,

rinforzare alcuni particolari gruppi muscolari

1. Il rilassamento va eseguito prima degli altri esercizi

o quando il collo e la schiena sono particolarmente

stanchi

2. Lo stiramento va eseguito con calma: non si deve

provare dolore ma solo una sensazione di tensione

3. Il rinforzo serve ad aumentare la forza di alcuni

muscoli che in genere non vengono usati

(es.addominali, glutei, muscoli della coscia) e che

invece correttamente utilizzati servono ad alleviare

il carico di lavoro della schiena.

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Esercizi da effettuare nell’ordine almeno due volte alla settimana

Rilassamento dei muscoli del collo

Assumere questa posizione più volte durante il giorno e

mantenerla per alcuni minuti respirando profondamente

Rilassamento della schiena

Stesi a terra con le gambe piegate respirare

profondamente inspirando dal naso ed

espirando dalla bocca. Fare 20 respirazioni

cercando di sentire che non solo il torace ma

anche la pancia si alza e si abbassa durante la

respirazione

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Stiramento dei muscoli posteriori

Dalla posizione di rilasciamento a terra

abbracciare le ginocchia e lentamente

portarle il più vicino possibile alla

fronte. Mantenere questa posizione per

15 sec. e ripetere 5 volte.

Rinforzo dei muscoli addominali

Dalla posizione di rilasciamento

avvicinare le ginocchia alla pancia e

inspirando sollevare il capo e le spalle

poi soffiare con forza. Ripetere 5 volte.

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Rinforzo dei muscoli addominali

Seduti a terrra con le gambe piegate e i piedi

ben appoggiati, mani dietro la nuca e tronco

ben eretto lasciare che il tronco vada indietro

e fermarsi quando i piedi tendono a sollevarsi

da terra. La posizione deve essere

mantenuta almeno 10 sec. Ripetere 5 volte.

Stiramento dei muscoli posteriori

Seduti su una sedia la schiena ben diritta i

piedi appoggialti a terra le gambe

leggermente allargate abbandonare la

braccia fra le gambe, lasciarsi cadere in

avanti a partire dalla testa fino a toccare terra

col dorso delle mani restare in questa

posizione qualche sec poi tirarsi su

lentamente: prima la schiena, poi il dorso, le

spalle e la testa. Ripetere 5 volte.

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Stiramento dei muscoli del collo

Mettersi in questa posizione intrecciare le

dita sulla testa e tirare lentamente il capo

in basso. Restare così per 10 sec.

Ripetere 10 volte.

Rinforzo dei muscoli delle spalle

Seduti con la schiena dritta allargare le

braccia e descrivere 10 piccoli cerchi con

le mani . Portare le braccia in alto e fare

altri 10 piccoli cerchi.

Stiramento dei muscoli pettorali

Da seduti afferrare un asciugamano per le

estremità portarlo in avanti poi verso l’alto

e quindi indietro se ci si riesce senza

provare dolore. Le braccia devono

rimanere ben dritte. Ripetere 5 volte.

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Mobilizzazione delle spalle

Sollevare le spalle contare fino a 10 poi

rilassarle, portarle in basso, contare fino

a 10 poi rilassarle. Ripetere 5 volte.

Stiramento dei muscoli della spalla

In posizione seduta portare una mano

tra le scapole tenendo il gomito bene in

alto; per aumentare lo stiramento

aumentare progressivamente

l’estensione del capo. Mantenere la

posizione per 20 sec. ripetere alternando

per 5 volte.

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Mobilizzazione del collo

Spingere il mento e il collo in avanti poi tornare in posizione

normale. Ripetere 10 volte. Si possono anche disegnare

nell’aria con la punta del naso i numeri da 1 a 9 per finire con

lo zero. Muovere il capo lentamente e in modo più ampio

possibile. Ripetere questo esercizio più volte nella giornata.

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In generale:

evitare la vita sedentaria, camminare, fare le scale, se possibile

fare uno sport. Evitare quelli che affaticano la colonna vertebrale

come judo, sci acquatico, equitazione, motocross. Ricordare che il

sovrappeso e i tacchi alti peggiorano i dolori alla schiena.

Se si frequenta già una palestra evitare quegli

esercizi che costringono ad inarcare la schiena

cioè che provocano iperlordosi evitare salti e

saltelli. Gli esercizi in iperlordosi possono

provocare dislocazioni (sublussazioni) delle

faccette articolari posteriori delle vertebre con

comparsa di dolori o lombalgie acute.

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TECNICA PER LA MOVIMENTAZIONE DEI CARICHI

Nella movimentazione dei pesi è necessario utilizzare

prevalentemente i muscoli del bacino e quelli delle gambe a

discapito di quelli del dorso, partendo da una posizione iniziale in

cui ci si pone con ginocchia flesse e schiena diritta (posizione

accoccolata). In tal modo la sollecitazione cui è sottoposta la

colonna vertebrale è sopportabile, poiché ha funzione di elemento

portante e non (come nel caso in cui si opera con schiena curva)

di articolazione.

Occorre inoltre evitare di sottoporre la schiena a iperestensione

ovvero a pericolosi incurvamenti all’indietro. Sollecitazioni statico-

dinamiche della colonna ed intenso lavoro muscolare vengono

evitate mantenendo, per quanto possibile, il baricentro del carico

più vicino all’ideale asse verticale passante per la base di

appoggio (piedi).