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Attività 171 – Vigilanza negli ambienti di lavoro
RISCHIO CHIMICO SETTORE CARROZZERIE
ATS della Città Metropolitana di Milano A171-MS001 Rev00 del 29/05/18 Pag.1 di 15
Dipartimento di Prevenzione Medico
UOC Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro
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Maggio 2016
IL RISCHIO CHIMICO
NEL SETTORE CARROZZERIE
Studio sull’applicazione dei metodi di valutazione del
rischio chimico con particolare attenzione alla fase di
verniciatura
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PREMESSA
Nel 2015 il Servizio di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (PSAL) della ASL Milano (ora
Agenzia di Tutela della Salute della Città Metropolitana di Milano (ATS)) ha avviato uno studio di
approfondimento in merito all’applicazione dei metodi di valutazione del rischio chimico nel
comparto carrozzerie, con particolare attenzione posta per la fase di verniciatura. Lo studio nasce
come estensione del precedente “progetto carrozzerie – attività di controllo”, sviluppatosi negli
anni 2013/2014, che aveva un obiettivo più centrato sulla sicurezza in ambito generale ed il cui
esito è pubblicato sul sito istituzionale dell’ATS.
OBIETTIVO GENERALE
Nel comparto carrozzerie il rischio chimico è generalmente riconosciuto come significativo
(rilevante). Si è ritenuto, pertanto, opportuno approfondire le nostre conoscenze in merito alle
modalità di valutazione del rischio medesimo da parte dei datori di lavoro, con particolare
riferimento alla fase di lavoro di verniciatura, stimolando di conseguenza anche un miglioramento
all’approccio preventivo delle condizioni di igienicità e salubrità nei luoghi di lavoro.
OBIETTIVI SPEIFICI
1. analizzare nel metodo il percorso logico/normativo che ha condotto le aziende a definire le
singole esposizioni;
2. osservare i punti critici dei processi indagati facendo emergere, ove necessario, eventuali
elementi contraddittori o non correttamente gestiti;
3. rendere disponibili agli stessi operatori del settore gli aspetti più significativi dell’esperienza
effettuata per migliorare le specifiche conoscenze.
MATERIALI E METODI
Il gruppo di lavoro è stato costituito da 4 operatori del servizio PSAL: 1 Tecnico della Prevenzione, 1
Assistente Sanitaria, due laureandi Tecnici della Prevenzione (uno dei quali ha portato come tesi
l’argomento in oggetto).
E’ stato volutamente coinvolto un limitato numero di aziende (cinque carrozzerie) per favorire un
approccio più collaborativo con i datori di lavoro e contestualmente consentire un maggior livello
di approfondimento anche in merito alla possibilità di effettuare misurazioni strumentali in corso
d’opera. Sono così state selezionate cinque carrozzerie con un minimo di 4 addetti, che avessero
avuto contatti precedenti con il Servizio PSAL e che potessero garantire:
□ disponibilità documentale: DVR, DVR chimico, schede di sicurezza delle sostanze utilizzate,
campionamenti ambientali, programma di sorveglianza sanitaria con idoneità alla mansione;
□ disponibilità all’effettuazione di sopralluoghi articolati anche con rilievi ambientali;
□ disponibilità ad osservazioni approfondite in merito alle modalità di svolgimento delle
lavorazioni di interesse anche con rilievi fotografici.
Periodo temporale di effettuazione del progetto: Giugno - Settembre 2015. Nella scelta del periodo
estivo ha sicuramente inciso la caratterizzazione climatica, indubbiamente più impegnativa sotto
l’aspetto valutativo delle condizioni lavorative sia per le alte temperature raggiunte, che per le
implicazioni nell’attuazione delle misure di prevenzione e protezione (uso di adeguati DPI, ecc.).
Prima di introdursi nell’argomento specifico si rende necessario ripercorrere il ciclo produttivo delle
carrozzerie, composto da più fasi o attività tipiche:
- accettazione del veicolo e valutazione del lavoro da effettuare;
- smontaggio dal corpo vettura delle parti danneggiate;
- riparazione/sostituzione delle parti danneggiate;
- assemblaggio lamierati (saldatura, imbullonatura, masticiatura, molatura);
- preparazione alla verniciatura dell’autovettura o suoi componenti (applicazione antirombo
e antiruggine, stuccatura a spatola, levigatura, pulitura superfici, mascheratura,
sgrassaggio, applicazione fondo, levigatura fine);
- verniciatura (preparazione dei prodotti vernicianti e loro applicazione a spruzzo,
appassimento, essiccazione, pulizia aerografo, eventuale distillazione solvente);
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- montaggio dei componenti (iniezione di prodotti antiruggine nelle parti scatolate,
montaggio delle parti meccaniche, sgrassaggio sedi vetri, applicazione di primer e
mastice/sigillante sedi vetri, montaggio vetri/accessori);
- lucidatura, rimontaggio e finitura.
Nelle aziende più articolate è possibile trovare figure professionali specializzate che operino
solamente in una delle fasi sopra descritte. Nelle attività più piccole, invece, è frequente che gli
addetti vengano adibiti a tutte le lavorazioni.
Dati gli obiettivi generali e specifici dello studio, sono state approfondite le fasi di lavoro di più
specifico interesse ovvero la fase di preparazione delle vernici e la fase di verniciatura:
1 preparazione della vernice:
la fase di preparazione/miscelazione delle vernici in genere viene svolta in locali
specificamente organizzati ed attrezzati: possono essere il locale tintometro o, in alcuni casi,
“box miscelazione vernici o paint room”. Questi box sono ambienti realizzati con strutture
prefabbricate dotate di impianto elettrico, banchi di lavoro ed impianto di aspirazione. In
generale oltre allo stoccaggio dei prodotti sono presenti un PC ed una bilancia per pesare
con precisione al grammo i diversi “ingredienti”.
La tipologia dei prodotti e le modalità di utilizzo sono comuni a tutte le realtà osservate.
2 verniciatura:
la fase di verniciatura è anch’essa effettuata in ambienti dedicati presenti in tutte le
carrozzerie: le cabine di verniciatura. Nella stessa postazione viene eseguita anche la fase
di essicazione della verniciatura. Tali cabine sono dotate di propri impianti elettrici e di
sistemi di ventilazione: l’aria viene immessa nella cabina con un flusso verticale dall’alto
verso il basso, favorendo in tal modo l’abbattimento delle nebbie createsi dalla
verniciatura; queste vengono captate su appositi filtri posti sul pavimento della cabina. Il
sistema è associato a gruppi riscaldanti, in genere di tipo elettrico o a gas metano, che
svolgono la funzione di essiccamento.
1) Sopralluogo
L’intervento nelle carrozzerie è stato effettuato tramite sopralluoghi durante i quali si è presa visione
della documentazione di specifico interesse e sono stati osservati luoghi e lavorazioni in essi svolte.
Gli operatori hanno effettuato misure strumentali per la rilevazione di alcuni parametri ambientali
(temperature, umidità relativa) ed hanno provveduto all’applicazione diretta dei metodi di analisi
Anarchim e Movarisch.
2) Misure strumentali
Per un completo e corretto studio del processo di valutazione del rischio sono stati acquisiti i
seguenti parametri ambientali:
1) velocità di cattura delle cappe di aspirazione degli inquinanti presenti nel locale tintometria
(fase di preparazione delle vernici);
2) efficacia della portata degli impianti per l’abbattimento delle nebbie prodotte nella
cabina di verniciatura;
3) considerata la necessità di utilizzo di DPI particolarmente coprenti durante la fase di
verniciatura, si è ritenuto opportuno misurare anche la temperatura ambientale ed il tasso
di umidità relativa presenti nei locali di lavoro, confrontandole poi con quelle rilevate in
ambiente esterno lo stesso giorno.
Le misure sono state effettuate utilizzando la strumentazione in dotazione al Servizio:
globotermometro, anemometro e psicrometro.
3) Metodi di analisi
Per la valutazione del rischio chimico sono stati applicati i metodi Movarisch (elaborato delle
Regioni Emilia Romagna, Toscana e Lombardia) ed Anarchim (elaborato dall’Istituto INRS francese
equivalente di INAIL). Essi sono due tra i più diffusi metodi disponibili per dimostrare il
conseguimento di un adeguato livello di prevenzione e protezione secondo quanto previsto
dall’art. 225 D. Lgs. 81/2008. Per l’applicazione dei modelli si è reso necessario specificare il
preparato di riferimento al fine di poter effettuare un confronto tra i risultati ottenuti. E’ essenziale
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riconoscere che tali modelli non sostituiscono in alcun modo il processo di valutazione del rischio
chimico.
RISULTATI DELLO STUDIO
Dall’analisi dei DVR è emerso che tutte le carrozzerie coinvolte nel progetto hanno strutturato la
valutazione del rischio sulla base di gruppi omogenei o di fasi lavorative. E’ stato pertanto verificato
che quanto descritto nei singoli DVR fosse effettivamente applicato nell’organizzazione aziendale
al fine di accertare una reale coerenza tra descrizione delle mansioni e ricostruzione
dell’esposizione (passaggio fondamentale sia per lo sviluppo corretto del presente studio che per
effettuare una corretta valutazione dei rischi più in generale). Sulla base dei sopralluoghi effettuati
questa coerenza non è stata sempre rilevata.
Analisi dei DVR
Di seguito si riporta lo schema del ciclo lavorativo così come viene identificato anche nei
programmi di sorveglianza sanitaria avviati dai medici competenti. In esso si riconosce
l’articolazione delle mansioni e delle fasi lavorative di nostro interesse: addetto officina meccanica,
addetto carrozzeria e addetto verniciatura. Dato che le modalità operative nelle carrozzerie sono
sempre più in evoluzione è possibile che le attività di meccanica e carrozzeria vengano
sovrapposte costituendo un unico gruppo omogeneo.
Gli agenti chimici in uso durante la fase di ‘verniciatura’ sono suddivisibili in categorie di composti
quali paste, diluenti, trasparenti, fondi, catalizzatori e vernici. Analizzando la fase di miscelazione
delle sostanze è emerso che il quantitativo di vernici utilizzato risulta essere preponderante rispetto
alle altre sostanze; per tale motivo si è ritenuto opportuno valutare con più attenzione la
composizione chimica delle vernici stesse. In commercio risultano esserci sia “vernici a solvente”
che “vernici acquose”. Le prime contengono elevate quote di solvente organico (anche fino al
50%), mentre nelle seconde il mezzo disperdente principale è l’acqua con percentuali molto
inferiori di solventi organici (fino al 5%). Dall’analisi delle schede di sicurezza delle vernici presenti nei
cicli lavorativi osservati è emersa la costante presenza di solventi quali stirene, xilene, toluene ed
etilbenzene appartenenti alla famiglia degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA).
Nella tabella 1 sono stati raccolti i solventi più rappresentativi; si riportano per ciascuno di essi la
specifica classificazione IARC, ACGIH e le frasi H (Hazard statements) di maggiore interesse, con
l’indicatore biologico di riferimento (indicatori di esposizione) che andremo a ritrovare nei vari
programmi sanitari definiti dai medici competenti.
Lattoniere, montatore,
addetto carteggiatura,
smerigliatura e assimilabili
Addetto officina
meccanica/carrozzeria
Preparazione vernici
applicazione vernici
appassimento/essicazione lucidatura
Addetto verniciatura
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ACGIH IARC R FRASI H monitoraggio biologico
BENZENE A1 1 45/46
H340 - H350 - H225 -
H304 - H315 - H319 -
H372 - H412
ac. S-fenilmercapturico nelle urine
TOLUENE A4 3
H315 - H317 - H319 -
H330 - H334 - H335 -
H351 - H 412
ac. Ippurico urine, toluene sangue,
toluene urine
XILENE A4 3
H304 - H312 - H315 -
H319 - H332 - H335 -
H341 - H 351
ac. Metilippurico urine, xilene sangue,
xilene urine
STIRENE A4 2BH226 - H302 - H319 -
H315
ac. Mandelico urine + ac.
Fenilgliossilico urine, stirene sangue
ETILBENZENE A3 2BH304 - H312 - H319 -
H332 - H335ac. Mandelico nelle urine
Tabella 1 – solventi maggiormente presenti nelle vernici
Si noti la presenza di una sola sostanza ritenuta cancerogena per l’uomo, presente comunque
sempre in concentrazioni inferiori allo 0.1% nelle miscele che la contengono e che pertanto non
rientra nel capo II del Titolo IX del D.Lgs. 81/08; le altre rappresentano rischi per la salute in ordine ad
azioni irritative su cute e mucose e/o azione depressiva sul SNC (la specifica per ciascuna sostanza
è riportata nel capitolo “sorveglianza sanitaria”).
Dall’analisi dei DVR, in merito alle modalità di valutazione del rischio chimico, sono emersi dati di
interessante lettura che portano a conclusioni “contrastanti” tra loro. La presenza di un rischio
chimico “non irrilevante” per la salute dei lavoratori, determinato dall’applicazione dei metodi
standardizzati (Movarisch, Anarchim, etc.), contraddice l’esito dei campionamenti ambientali
effettuati a completamento della valutazione stessa (lettura di “non esposizione”).
In tabella 2 sono riportate le conclusioni seguite alla raccolta ed alla elaborazione dei dati.
METODO
VALUTAZIONE
RISCHIO
CHIMICO
ESITO VALUTAZINE
RISCHIO CHIMICO
INDAGINI
AMBIENTALI ESITO
PIANO DI
MIGLIORAMENTO
DPI
LAVORATORI
INF/FORMAZION
E LAVORATORI
salute sicurezza
Anarchim considerevol
e irrilevante no
si si si
Movarisch non
irrilevante ?
xilene, acetato
di butile,
trimetilbenzen
e
non
esposizione no si no
Anarchim non
irrilevante basso
polveri e
sostanze
volatili
non
esposizione si si si
Movarisch irrilevante basso
polveri e
sostanze
volatili
non
esposizione si si si
modello
Regione
Piemonte
non
irrilevante basso
acetone,
xilene, toluene,
N-butanolo
non
esposizione si si si
Tabella 2: esiti valutazione rischio chimico
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Nella tabella 2 sono riportate anche altre indicazioni complementari relative al DVR:
predisposizione del piano di miglioramento, fornitura ai lavoratori di Dispositivi di Protezione
Individuale, attuazione degli adempimenti relativi alla informazione e formazione dei lavoratori.
Dalla elaborazione dei dati acquisiti è emerso quanto segue:
tra i modelli di calcolo riconosciuti per la valutazione del rischio chimico sono stati applicati
Anarchim, Movarisch e Modello Regione Piemonte;
tutte le valutazioni elaborate hanno dimostrato un rischio chimico ‘non irrilevante per la salute e
basso per la sicurezza’. Solo in un caso è stato valutato un ‘rischio irrilevante’ per la salute dei
lavoratori; in un caso manca la valutazione del rischio relativo alla sicurezza;
tutte le carrozzerie hanno effettuato indagini ambientali con campionamento ambientale e/o
personale delle sostanze aerodisperse nel locale tintometria e cabina forno. Da ciascuna
indagine è scaturita una valutazione finale di ‘non esposizione ambientale’ al rischio chimico;
in quasi tutti i documenti di valutazione del rischio è presente un piano di miglioramento (nella
maggior parte dei casi incompleto);
tutti i lavoratori sono stati forniti di DPI (maschere e guanti);
non tutti i lavoratori sono stati informati/formati sul rischio specifico;
tutti i lavoratori sono sottoposti a sorveglianza sanitaria periodica, con ricerca degli Indicatori
Biologici di Esposizione (IBE) anche nel caso di valutazione di ‘rischio irrilevante’ per la salute dei
lavoratori.
In alcune indagini sono state analizzate sostanze quali xilene, toluene, N-butanolo, acetato di
butile, trimetilbenzene, in altre polveri e sostanze volatili in genere. Questa differenza si rivela
strategica rispetto all’obiettivo di valutazione del rischio chimico nel suo insieme. Infatti, sia la
dimostrazione del conseguimento di un adeguato livello di prevenzione/protezione tramite la
misurazione degli agenti chimici, che sono causa di rischio per la salute dei lavoratori, che
l’applicazione dei metodi per la stima del rischio chimico sopra citati sono contestualmente citati
nell’art. 225 comma 2 del D. Lgs. 81/2008. Essi non sono in contrasto tra loro, tuttavia va data loro
l’appropriata connotazione.
I metodi di analisi del rischio chimico devono porsi come obiettivo la dimostrazione del
conseguimento di un adeguato livello di prevenzione e di protezione rispetto agli agenti chimici
(art. 225 c. 2 D. Lgs. 81/2008). Partendo da questo presupposto, i metodi a disposizione devono
essere strutturati in modo tale che l’eventuale conclusione di rischio “basso per la sicurezza ed
irrilevante per la salute” possa essere una affermazione certa (art. 224 comma 2 D. Lgs. 81/2008).
In generale i metodi sono costruiti in modo da essere cautelativi. Essi non devono dare un risultato
negativo quando il rischio è presente o potrebbe esserlo. Quest’ultimo caso, infatti, non
compromette la dimostrazione di un adeguato livello di prevenzione e protezione. E’ importante
ricordare che tali metodi di analisi del rischio hanno un limite che è costituito dalla possibilità di
stimare esposizioni solo per sostanze chimiche corredate da schede di sicurezza; non è invece
possibile applicare tali metodi di valutazione per i sottoprodotti chimici che si creano,
volontariamente o involontariamente, durante un processo di lavorazione e per i quali non esistono
schede di sicurezza. Ne consegue pertanto che per queste specifiche realtà diviene fondamentale
ricorrere alla valutazione del rischio tramite campionamenti ambientali. Considerato che il datore
di lavoro può ricorrere, ove possibile, sia a misure quantitative dell’agente inquinante sia ai sistemi
di stima del rischio chimico, dovrà provvedere all’effettuazione di una sintesi finale tra i due risultati
ottenuti, specialmente se discordanti, dichiarando quale sia in ultima analisi l’esito della valutazione
del rischio. Come si può osservare nella tabella 2 questo decisivo passaggio per il completamento
della valutazione del rischio non è stato colto da nessuna azienda. Paradossalmente l’assenza di
questo elemento equivale all’assenza di valutazione del rischio.
La conclusione della valutazione del rischio è poi fortemente legata, per sua natura, ai conseguenti
provvedimenti che la norma definisce in merito a misure specifiche di protezione e prevenzione
sino al tema della sorveglianza sanitaria. Se la valutazione del rischio non segue un percorso di
criteri corretti nel processo di analisi, anche le misure di miglioramento che ne conseguono saranno
esposte a criticità qualitative.
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Rilevazione parametri ambientali
Di seguito si riporta uno schema delle modalità di esecuzione delle rilevazioni dei parametri
microclimatici effettuate.
Sonde Globotermometro
Parametri microclimatici T globo C°
h "punto di emissione"
(barattolo di prepazione
miscela)
20 min
Modalità
Registrazione puntuale dei valori: 3 registrazioni successive, 1 minuto una dall'altra e media dei tre valori ottenuti
160cm "naso operatore""da bocca aspirante"
(cappa, proboscide ecc.)
Termoigrometro Anemometro a filo caldo
UR % V aria m/s
h "pistola"
30cm<h<150cm
Tempo di acclimatamento
sonde
prima misurazione successive
30 min
Schema modalità rilevazioni parametri microclimatici
In tabella 3 sono riportati i parametri ambientali rilevati durante i sopralluoghi con specifica del
mese di riferimento.
da bocca
aspirante
punto di
emissione
h "tappetino
di cattura"h "pistola"
34 58 31 58,5 1,7 0,02 29 60 0,15 0,05
30 60 31 60 0,2 0,03 30 52 0,15 0,05
giugno 31,5 36 32 42,5 0,1 0 32 35 0,1 0,2
giugno 39 28 32 37,5 0,75 0 40 32 0,2 0,2
settembre 20 51 21 48 0,1 0 25 42 0,2 0,2
settembre 20 32 20 32 0 0 22 28 0,4 0,3
UR
V aria
luglio
Esterno TINTOMETRIA CABINA VERNICIATURA/FORNO
MESE T Globo UR T Globo UR
V aria
T Globo
Tabella 3: misure di temperatura – umidità relativa e velocità dell’aria
I dati rilevati possono essere così riassunti:
Velocità di aspirazione dell’aria
Tra gli indicatori dei metodi di analisi del rischio chimico sono citati i sistemi di controllo
dell’inquinante, tra i quali gli impianti di aspirazione localizzata. I dati di letteratura, in base al tipo di
inquinante presente, stabiliscono che durante la fase di lavoro in tintometria ci debba essere una
velocità di cattura dell’aria tra i 0.25 – 0.50 metri/secondo; mentre per la fase di lavoro in cabina di
verniciatura la velocità di abbattimento delle nebbie prodotte dalle pistole a spruzzo deve essere
di 1.00 – 2.50 metri/secondo (si veda “I sistemi di aspirazione localizzata per la bonifica degli ambienti di
lavoro” di Ing. Bruno Thieme – Clinica del lavoro “L. Devoto” dell’Università degli Studi di Milano).
Dalle nostre rilevazioni è emerso quanto segue:
□ locale tintometria
o velocità dell’aria alla cappa di aspirazione: 0 m/s - 1,7 m/s
o velocità dell’aria al punto di emissione = 0
□ cabina di verniciatura
o velocità dell’aria al tappetino di cattura: 0,1m/s - 0,4 m/s
o velocità dell’aria tra 0,30 cm e 2,00 metri di altezza dal pavimento (zona di utilizzo
della pistola a spruzzo): 0,05m/s - 0,3 m/s.
Questi dati, se paragonati con i valori di riferimento riportati nello schema seguente, indicano
chiaramente che anche dopo manutenzioni recenti e verificate la velocità di cattura degli
inquinanti, nelle diverse situazioni operative, è sempre risultata insufficiente presso tutte le
carrozzerie.
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GENERAZIONE DELL’INQUINANTE ESEMPIO DI ATTTIVITA’VELOCITA’ DI
CATTURA (m/s)
Sgrassaggio
evaporazione di colle o vernici
Saldatura
galvanica
decapaggio
riempimento di contenitori con prodotti
liquidi o solidi
verniciatura a spruzzo a bassa pressione,
nastri trasportatori
Verniciatura a spruzzo
insaccatura automatica
nastri trasportatori
L’inquinante entra, a velocità trascurabile, in aria calma 0,25/0,50
Per ogni categoria è indicato un intervallo di velocità: la scelta del valore dipende da fattori come le condizioni delle correnti d’aria
nell’ambiente, la tossicità dell’inquinante, la continuità della lavorazione, l’entità delle portate in gioco
VALORI DI RIFERIMENTO PER VALUTAZIONE DELL'EFFICACIA DEGLI IMPIANTI DI ASPIRAZIONE
L’inquinante entra, a bassa velocità, in aria leggermente mossa 0,50/1,00
L’inquinante, generato energicamente, entra in aria in rapido
movimento1,00/2,50
Schema valori di riferimento di efficacia degli impianti di aspirazione
Temperatura e tasso di umidità
E’ importante sottolineare che i parametri di temperatura e umidità relativa oltre che in ambiente
di lavoro sono stati rilevati, nella stessa giornata, anche in ambiente esterno; ciò ha permesso di
mettere a confronto le condizioni microclimatiche nei vari ambienti lavorativi con le rispettive
condizioni ambientali esterne.
In generale le temperature ambientali esterne e quelle interne ai locali di lavoro risultano simili. Nel
periodo estivo (luglio-settembre) la temperatura interna ai locali di lavoro varia tra i 20 e i 40°C,
quindi con un ampio margine di oscillazione che sicuramente va ad incidere sull’attività lavorativa.
All’interno del locale tintometria la temperatura più alta rilevata è stata di 37.5 °C, mentre in
cabina forno risulta essere di 40°C. Anche per il tasso di umidità si può parlare generalmente di
valori simili sia in ambiente esterno che interno. Risulta solo un caso nel mese di luglio in cui il tasso di
umidità nel locale tintometria risulta ampiamente più alto (37.5 UR) rispetto a quello rilevato in
esterno (28 UR) ed in cabina di verniciatura (32 UR). In un contesto simile l’elemento differenziale è
costituito dal vestiario e DPI utilizzati.
Il lavoratore in generale è dotato di scarpe e tuta da lavoro; quando opera nel locale tintometria
deve utilizzare anche maschera semi-facciale, occhialini e guanti; in cabina di verniciatura questa
dotazione è ulteriormente implementata dall’utilizzo di una sovra tuta ad ulteriore protezione dal
rischio chimico.
In queste situazioni il datore di lavoro deve tenere conto sia dell’efficacia dei Dispositivi di
Protezione Individuale utilizzati che del rischio indotto dall’utilizzo dei vari presidi; essi spesso
comportano una condizione operativa non confortevole per quanto riguarda le condizioni
ambientali. Infatti, in questi ambienti di lavoro si è potuto osservare il raggiungimento di
temperature pari a 30-40 °C con tasso di umidità relativa del 50% e oltre, per un tempo di
verniciatura normalmente stimato in almeno 20 minuti di lavorazione; a ciò si aggiunga l’ulteriore
affaticamento dell’operatore legato ad una significativa attività fisica. Questo aspetto merita di
essere approfondito, oltre che nella rilevazione dei parametri microclimatici, anche attraverso
l’analisi degli indici microclimatici di comfort e discomfort termico tenendo conto dell’impegno
fisico dei lavoratori.
Ovviamente MOVARISCH ed ANARCHIM non prevedono la compilazione di indici che possano
“pesare” il comfort del lavoratore durante l’utilizzo dei DPI. Tuttavia tale elemento non è da
considerarsi superfluo nel processo di valutazione dei rischi, in quanto devono essere gestiti anche i
rischi indotti dai provvedimenti di tutela adottati.
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Modelli di rilevazione del rischio chimico
Gli operatori del Servizio PSAL hanno provveduto ad applicare i sistemi MOVARISCH ed ANARCHIM
nelle attività svolte in tintometria e cabina di verniciatura. Per il loro utilizzo è stato necessario
stabilire uno “standard” che potesse rappresentare la gran parte delle preparazioni normalmente
effettuate in questi ambiti lavorativi. In particolare si è deciso per una miscela di sei prodotti per un
peso totale di 680 grammi.
Tra le sostanze presenti nel preparato troviamo xilene, etilbenzene, acetato di n-butile, butanolo
che sono alcune tra quelle elencate in tabella 1 e per le quali sono stati svolti campionamenti
ambientali. In merito alle quantità utilizzate è bene sapere che generalmente gli attuali tintometri
non consentono di effettuare preparazioni inferiori ai 50 gr di prodotto, in quanto non vi è garanzia
sul raggiungimento della corretta tonalità di colore desiderata. Inoltre è molto raro effettuare
preparazioni che abbiano un peso effettivo di più di 1300 gr equivalente alla verniciatura completa
di un veicolo di medie dimensioni.
Le successive tabelle n.4 e n.5 presentano i risultati dei metodi di analisi MOVARISCH e ANARCHIM
con l’inserimento delle informazioni derivanti dalle schede di sicurezza del preparato identificato
come standard. In esse, inoltre, sono riportati tutti gli elementi contenuti nelle sostanze ad
eccezione della prima in quanto composta al 99% da acqua.
Per una migliore lettura dei risultati riportati si riporta la seguente legenda:
Rischio irrilevante per la salute - colore verde
Rischio nell’intervallo di incertezza - colore nero (solo per MOVARISCH)
Rischio accettabile ma superiore all’irrilevante per la salute - colore giallo
Rischio non accettabile - colore rosso
Tabella di comparazione risultati MOVARISCH e ANARCHIM in Tintometria
Modelli di calcolo MOVARISCH ANARCHIM
Indice Inalatorio Cutaneo Cumulato Inalatorio Cutaneo Cumulato
Sostanza 1 14 13.5 19.1 1 1 2
Sostanza 2
2-butossietanolo/3,00%
2-butanolo/5,00%
14 13.5 19.1 1 1 1
Sostanza 3
Hexamethylene
diisocyanate/15%
2-butossietil acetato/25%
3-etossipropionato di etile
/25%
xilene/12,50%
etilbenzene/20%
27 63 68.5 1 1 1
Sostanza 4
2-butossietanolo/15%
3-etossipropionato di etile
/70%
14 13.5 19.1 1 1 1
Sostanza 5
xilene/20%
etilbenzene/25%
acetato di n-butile/10%
24 24 33.9 1 1 2
Sostanza 6
2-butossietanolo/50%
xilene/12,50%
24 24 33.9 1 1 1
Tabella 4 : comparazione risultati Movarisch e Anarchim in Tintometria
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Tabella di comparazione risultati MOVARISCH e ANARCHIM in Cabina Verniciatura
Modelli di calcolo MOVARISCH ANARCHIM
Indice Inalatorio Cutaneo Cumulato Inalatorio Cutaneo Cumulato
Sostanza 1 32 13.5 34.3 1 1 2
Sostanza 2
2-butossietanolo/3,00%
2-butanolo/5,00%
32 13.5 34.3 1 1 1
Sostanza 3
Hexamethylene
diisocyanate/15%
2-butossietil
acetato/25%
3-etossipropionato di
etile /25%
xilene/12,50%
etilbenzene/20%
42 18 45.7 1 1 1
Sostanza 4
2-butossietanolo/15%
3-etossipropionato di
etile /70%
32 13.5 34.3 1 1 1
Sostanza 5
xilene/20%
etilbenzene/25%
acetato di n-butile/10%
56 24 60.9 1 1 2
Sostanza 6
2-butossietanolo/50%
xilene/12,50%
56 24 60.9 1 1 1
Tabella 5: comparazione risultati Movarisch e Anarchim in cabina verniciatura
Sia in tintometria che in verniciatura MOVARISCH restituisce differenti gradazioni del rischio secondo
il tipo di sostanza, differenziando per via di esposizione. Si osservi che gli indici maggiori sono
attribuiti a quelle sostanze in cui è presente lo xilene in miscela con altri elementi.
ANARCHIM, invece, tende a concludere il processo attribuendo ai diversi composti un grado di
rischio alto (indice di intervento 1 = intervento immediato) anche nel caso della prima sostanza che
è composta al 99 % da acqua.
Questi dati inducono a ritenere che i diversi sistemi tendono a costruire una concatenazione di
indicatori che conducono a risultati sostanzialmente non paragonabili se non nel caso del solo
rischio cumulato. Tale esperienza è stata replicata anche su diversi scenari per diverse condizioni
operative e i risultati ricavati sono similari a quelli sopra esposti. L’indicazione generale che sembra
emergere è che i metodi di analisi affrontino il tema del rischio chimico, dovuto a sostanze con
schede di sicurezza, in modo indipendente e non correlabile.
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Oltre ai metodi di analisi del rischio chimico è stato possibile studiare anche alcuni campionamenti
effettuati dalle singole carrozzerie i cui risultati sono riportati nella seguente tabella.
1 4
camp. mg/m3 mg/m3 camp. mg/m3 mg/m3 ind. Amb. ex 152/2006 camp. mg/m3 mg/m3 mg/m3
prep
vernici
vernici (cab vern) mg/Nm3 1,02 (Limite 3)
polveri (carteggiatura) mg/Nm3 0,71 (Limite 3)
saldatrice (saldatrice) mg/Nm3 0,88 (Limite 10)
acetone 64-67-1 P.a. 5,61 1210 1800
metil isobutil chetone 108-10-1 205
xileni 1330-20-7 P.p. 19 5,37 P.p. <0,005 <0,04 221 435
toluene 108-88-3 P.a. 3,57 192 375
n-butanolo 71-36-3 300
n-butilacetato 123-86-4 P.p. <0,005 <0,05 P.a. 2,72 710
trimetilbenzene 95-63-6 P.p. 8,26 2,25 100 123
acetato di n-butile P.p. 47,29 17,47 P.p. <0,005 <0,05 710
nafta frazione leggera 8030-30-6 P.p. 9,76 7,08 <0,1 400
etilbenzene 100-41-4 P.p. <0,004 <0,05 442 442
polveri inalabili P.p. 0,86 0,26 10 10
2-butossietanolo 112-34-5 P.p. 0,305 11,48 98 97
2-butossietilacetato 110-80-5 P.p. <0,007 <0,07 133 133
acetone 1210 1800
metil isobutil chetone P.a. 1,42 205
xileni P.a. 8,87 221 435
toluene P.p. 1,43 P.a. 2,31 192 375
n-butanolo P.a. 1,24 300
n-butilacetato P.a. 21,1 710
polveri inalabili P.p. 0,49 0,48 10 10
stirene monomero 100-42-5 P.p. <0,74 85
altri SOV P.p. 0,66
xileni CA. 0,26 221 435
acetato di n-butile CA. 0,6 710
trimetilbenzene CA. 0,19 100 123
nafta frazione leggera CA. 1,04 400
legenda tipo di campionamentoP: personale p:passivo a:attivoA: ambientaleCA. centro ambiente
att
ività
di v
ern
icia
tura
stu
cc
at/
sca
rte
gg
iatu
rap
rep
ara
z. a
uto
toxnet twacarrozzerie All. XXXVIII D.
Lgs. 81/20082 - anno 2014 3-anno 2010 5-anno 2007
Osservando la tabella sopra riportata si nota che nella carrozzeria N. 1 non vi è alcun tipo di
campionamento, mentre nella carrozzeria N. 4 vi è una campagna di analisi che non riguarda
l’esposizione dei lavoratori ma gli inquinanti immessi in ambiente ai sensi del D Lgs. 152/2006. Le
altre carrozzerie, invece, hanno provveduto ad analizzare le sostanze chimiche che costituiscono le
loro materie prime, tutte dotate di schede di sicurezza (SDS). Tali campionamenti possono
rappresentare una verifica del grado di rischio che i metodi di analisi attribuiscono ad ogni singolo
agente chimico. Tuttavia, come già ricordato, nessuna carrozzeria ha provveduto ad effettuare un
documento di sintesi dei risultati ottenuti con le due modalità di studio del rischio. Si osservi, inoltre,
che solo in un caso il campionamento è stato effettuato anche sulle polveri inalabili, prendendo in
considerazione anche le sostanze inquinanti non dotate di SDS che rappresentano l’altra
componente per una corretta valutazione del rischio chimico. Esse sono sottoprodotti derivanti da
reazioni, prodotti indesiderati e agenti dovuti a lavorazioni del ciclo produttivo.
I dati a disposizione sono tutti ampiamente sotto il TLW-TWA. Tuttavia, l’indicazione di maggiore
interesse è costituita dalla sostanziale assenza di analisi relative alle polveri, il che porta a
constatare come il rischio chimico sia affrontato ancora in modo parziale rispetto ai potenziali
inquinanti presenti in tutto il ciclo lavorativo.
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SORVEGLIANZA SANITARIA NEL COMPARTO CARROZZERIE
In questo capitolo prenderemo in considerazione la tipologia della sorveglianza sanitaria avviata
c/o le carrozzerie coinvolte nello studio.
In tabella n. 6 sono riassunti, per ciascuna carrozzeria, i rischi valutati per il gruppo omogeneo
verniciatori con i relativi programmi di sorveglianza sanitaria predisposti dai medici competenti.
CARROZZERIA VALUTAZIONE RISCHI
GRUPPO VERNICIATORI
SORVEGLIANZA SANITARIA PERIODICITA' IDONEITA' ALLA
MANSIONE
1 polveri, MMC, posture, r.
chimico, r. biologico.
visita medica , es.
bioumorali*, indicatori
biologici di esposizione**
antitetanica
tutti annuale si
2 polveri, rumore,
vibrazioni, vernici.
visita medica , es.
bioumorali*, indicatori
biologici di esposizione**
spirometria, audiometria
tutti annuale
audiometria biennale
si
3 polveri, rumore,
vibrazioni, r.chimico,
postura, fibre minerali.
visita medica , es.
bioumorali*, indicatori
biologici di esposizione**
spirometria, audiometria
tutti annuale si
4 fisici, r.chimico,
biologico.
visita medica , es.
bioumorali*, indicatori
biologici di esposizione**
antitetanica, audiometria,
spirometria
tutti annuali
audiometria biennale
si
5 r. chimico, r. biologico visita medica , es.
bioumorali*, indicatori
biologici di esposizione**
antitetanica,
tutti annuali
audiometria biennale
si
Tabella 6: rischi per gruppo omogeneo e relativi programmi di sorveglianza sanitaria
L’analisi di confronto tra i dati riportati nella precedente tabella evidenzia elementi di particolare
interesse:
1. difformità tra le carrozzerie nell’individuazione dei rischi a cui sono esposti i lavoratori afferenti al
gruppo omogeneo verniciatori;
2. alcune incongruenze tra valutazione dei rischi e programmazione del piano di sorveglianza
sanitaria;
3. i programmi di sorveglianza sanitaria risultano essere sovrapponibili tra loro, soprattutto nella
parte relativa al monitoraggio biologico (esami bioumorali e IBE) anche nel caso in cui il rischio
chimico venga valutato come “irrilevante”.
Possiamo confermare che dalla lettura delle relazioni sanitarie non emergono dati riferibili ad
alterazioni del monitoraggio biologico nei lavoratori considerati esposti, infatti non sono state
riscontrate limitazioni alle idoneità specifiche per mansione. Gli esami bioumorali per la valutazione
della funzionalità epatica (transaminasi, GGT e ALP) sono sempre risultati dentro i limiti di norma per
tutti i lavoratori sottoposti ad indagine, così come gli IBE hanno sempre dato esiti al di sotto dei
* esami bioumorali: funzionalità epatica, renale, glicemia, emocromo con formula, esame urine
** indicatori biologici di esposizione: ac.Ippurico urinario, ac. Mandelico, ac. Metilippurico, fenolo urinario
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valori limite di riferimento. A sostegno di ciò si riportano le tabelle contenenti i riferimenti agli IBE
indagati nei lavoratori di ciascuna carrozzeria nel periodo 2013-2015.
Ac FMCapturico I.T
(esposti >25)
Ac Mandelico F.T.
(esposti >400)
Ac Ippurico F.T
(esposti >1,60)
Ac Metilippurico
F.T. (esposti >1,50)
Fenoli urinari F.T.
(da 0 a 250)
Acetone
urinario F.T.
(esposti>50)
(g/g) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (mg/L)
lavoratore 1 <2,0 39,47 0,06 0,015 3,97 0,68
CARROZZERIA 1
2015
Ac. Metilippurico
F.T. (esposti> 1.50)
Ac Ippurico F.T
(esposti >1,60)
Ac. Metilippurico
F.T. (esposti> 1.50)
Ac Ippurico F.T
(esposti >1,60)
Ac. Metilippurico
F.T. (esposti>
1.50)
Ac Ippurico F.T
(esposti >1,60)
(g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr)
lavoratore 1 <0,01 0,41 <0,20 <0,20 <0,05 0,51
lavoratore 2 <0,20 0,3 <0,05 0,17
lavoratore 3 <0,01 0,47 <0,20 <0,20 <0,05 0,46
lavoratore 4 <0,01 0,4 <0,20 0,37 <0,05 0,93
lavoratore 5 <0,05 0,89
lavoratore 6 <0,20 0,42 <0,05 0,95
lavoratore 7 <0,01 0,45 <0,20 0,26 <0,05 0,36
CARROZZERIA 2
2013 2014 2015
Ac Ippurico I.T
(esposti >1,60)
Ac Ippurico F.T.
(esposti >1,60)
Ac Ippurico I.T
(esposti >1,60)
Ac Ippurico F.T.
(esposti >1,60)
Ac Ippurico I.T
(esposti >1,60)
Ac Ippurico F.T.
(esposti >1,60)
(g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr)
lavoratore 1 0,38 0,57 0,11 0,16 0,47 0,51
lavoratore 2 1,34 0,44 0,96 0,33 1,06 0,25
lavoratore 3 1,4 0,49 0,3 0,16 / /
lavoratore 4 0,5 0,49 0,25 0,41 0,42 0,27
lavoratore 5 0,25 0,26 0,11 0,12 0,18 0,25
lavoratore 6 / / / / 0,75 1,05
CARROZZERIA 3
2013 2014 2015
Ac. Ippurico I.T.
(esposti > 1,60)
Ac. Metilippurico
I.T. (esposti> 1.50)
Ac. Ippurico I.T.
(esposti > 1,60)
Ac. Metilippurico
I.T. (esposti> 1.50)
Ac. Ippurico I.T.
(esposti > 1,60)
Ac.
Metilippurico I.T.
(esposti> 1.50)
(g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr)
lavoratore 1 0,39 0,021 0,55 <0,015
lavoratore 2 0,34 <0,015 0,34 0,208 0,29 <0,015
CARROZZERIA 4
2013 2014 2015
Ac. Mandelico I.T.
(esposti> 400)
Ac. Mandelico
F.T. (esposti >
400)
Ac. Mandelico I.T.
(esposti> 400)
Ac. Mandelico F.T.
(esposti > 400)
Ac. Mandelico
I.T. (esposti> 400)
Ac. Mandelico
F.T. (esposti >
400)
(g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr)
lavoratore 1 5 5 9 11 11 46
lavoratore 2 5 5 6 6 15 5
lavoratore 3 10 / <5 9 67 <5
lavoratore 4 <5 <5 16 9 <5 <5
CARROZZERIA 5
2013 2014 2015
Visti gli esiti di non esposizione in tutti i casi osservati si ritiene debba essere rivista la periodicità ed il
tipo di accertamenti sanitari da effettuare, correlandoli al mantenimento delle condizioni
operative, o alla variazione di un qualunque elemento del ciclo produttivo che possa determinare
una differente esposizione professionale agli inquinanti. Inoltre, per quanto osservato durante i
sopralluoghi, è possibile ipotizzare l’attuazione della valutazione dei rischi non per ‘gruppi
omogenei’ ma per ‘fasi lavorative’ poiché, spesso, lo stesso lavoratore inizia e conclude il ciclo di
lavorazione dell’automezzo (accettazione, lavori di carrozzeria, lavori di verniciatura, rifinitura e
consegna). Non a caso il programma di sorveglianza sanitaria spesso presenta il “gruppo
omogeneo carrozzeria” e non i sottogruppi omogenei “carrozziere” e “verniciatore”; e dove tali
gruppi risultano essere divisi i programmi di sorveglianza sanitaria sono sostanzialmente
sovrapponibili.
Infine, abbiamo ritenuto interessante effettuare un confronto tra i valori degli IBE da noi trovati (tutti
sotto il TLV-TWA) e i dati presenti in letteratura. E’ stato così recuperato un lavoro presentato il
16/10/2003 al Convegno Nazionale di Modena “Valutazione del rischio chimico nelle carrozzerie
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artigiane (F. Borgogni, C. Aprea - ASL 7 Siena)”. Lo studio prevedeva l’applicazione dell’iter
valutativo e di misura individuato dalle norme UNI EN 689/97 e 482/98 ad un campione significativo
di autocarrozzerie artigiane; i campionamenti si sono protratti per il periodo di tempo compreso tra
il 1998 e il 2003. Per quanto di nostro interesse, i risultati del monitoraggio biologico eseguito per la
valutazione dell’esposizione a VOC ha dato sempre valori di concentrazione inferiore al TLW TWA o
prossima al limite di rilevabilità. E nello specifico possiamo confermare che i dati riferiti all’acido
mandelico ed ippurico del nostro studio risultano sovrapponibili ed anche inferiori a quelli rilevati nel
progetto presentato al Convegno di Siena.
CONCLUSIONI
Di seguito si riporta la tabella riassuntiva di quanto esposto nel presente documento, con
rappresentazione dei punti fondamentali dell’esperienza svolta.
METODO
VALUTAZIONE
RISCHIO CHIMICO
ESITO VALUTAZINE
RISCHIO CHIMICO
INDAGINI
AMBIENTALIESITO
SORVEGLIANZA
SANITARIA
Anarchim considerevole no ?
visita medica , es.
bioumorali*, indicatori
biologici di esposizione**
antitetanica
Movarisch non irrilevante
xilene, acetato di
butile,
trimetilbenzene
non
esposizione
visita medica , es.
bioumorali*, indicatori
biologici di esposizione**
spirometria, audiometria
Anarchim non irrilevantepolveri e sostanze
volatili
non
esposizione
visita medica , es.
bioumorali*, indicatori
biologici di esposizione**
spirometria, audiometria
ISPRA/ISPESL irrilevantepolveri e sostanze
volatili
non
esposizione
visita medica , es.
bioumorali*, indicatori
biologici di esposizione**
antitetanica, audiometria,
spirometria
modello Regione
Piemontenon irrilevante
acetone, xilene,
toluene, N-
butanolo
non
esposizione
visita medica , es.
bioumorali*, indicatori
biologici di esposizione**
antitetanica,
Gli esiti delle valutazioni del rischio chimico effettuate tramite applicazione dei modelli di analisi
teorizzano una esposizione dei lavoratori ad un rischio “non irrilevante” (tranne che per un caso) in
contrapposizione all’osservazione di assenza di inquinanti aerodispersi valutata tramite
campionamenti ambientali. Si osservi che tali campionamenti hanno sempre preso in
considerazione l’analisi delle sostanze studiate per mezzo dei metodi sia con campionamenti
specifici (ad esempio xilene, acetato di butile, trimetilbenzene) che per mezzo di uno studio per
categoria di sostanze (sostanze volatili), oltre che inquinanti chimici non dotate di SDS (polveri).
Gli esiti delle indagini ambientali non confermano il grado di rischio chimico così come stimato dai
metodi di analisi. I datori di lavoro consentono una ricerca protratta nel tempo degli IBE specifici
sottoponendo i lavoratori ad un campionamento biologico annuale all’interno di un programma
sanitario più ampio anche se, per mezzo di un limitato confronto con dati disponibili in letteratura, si
osserva come gli IBE siano comunque sotto i TLV-TWA ed in alcuni casi al di sotto della sensibilità
dello strumento di analisi stesso.
Il percorso sin qui presentato consente di osservare che la valutazione del rischio chimico e la
conseguente programmazione della sorveglianza sanitaria sono caratterizzati da alcuni elementi di
criticità:
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1. il documento di valutazione dei rischi organizzato secondo la ricostruzione per gruppi
omogenei è talvolta non coerente con la realtà osservata: spesso il lavoratore esegue tutte
le attività tipiche del ciclo produttivo della carrozzeria;
2. i metodi di analisi del rischio chimico portano ad un esito di esposizione stimata che spesso
necessita di ulteriori approfondimenti ed interventi che sovente non vengono attuati;
3. le campagne di misurazione quantitativa degli inquinanti dispersi in ambiente non possono
essere svolte solo su sostanze corredate da schede di sicurezza come osservato, ma
devono considerare anche altre fonti di rischio chimico (es. polveri);
4. le misurazioni quantitative di agenti chimici con schede di sicurezza conducono a risultati
non coerenti con il rischio stimato per mezzo di metodi di analisi;
5. l’utilizzo dei metodi di analisi e le campagne di misurazione degli inquinanti per la
valutazione del rischio chimico necessitano, quindi, di una analisi di sintesi che possa definire
chiaramente a quale conclusione si è giunti; analisi che deve essere necessariamente
riportata nel DVR;
6. i metodi di analisi del rischio chimico, per gli impianti tecnologici di abbattimento degli
inquinanti presenti in tintometria e nella cabina di verniciatura, partono dal presupposto
che essi siano sempre ‘efficaci’;
7. durante i sopralluoghi, invece, si è potuto constatare che tali impianti tecnologici sono
risultati inefficaci;
8. la programmazione della sorveglianza sanitaria viene formulata sulla base di gruppi
omogenei così come descritti nei Documenti di Valutazione dei Rischi anche se le
lavorazioni vengono organizzate in modo differente come sopra ricordato;
9. la sorveglianza sanitaria prevede sempre il ricorso ad esami bioumorali ed indicatori
biologici di esposizione nonostante vi siano campionamenti di inquinanti, ed anche metodi
di analisi del rischio, i cui risultati fanno ritenere che vi sia una cautelativa sovrastima del
rischio.
10. Infine le analisi sugli IBE vengono ripetute annualmente nonostante il mantenimento delle
condizioni operative e valori analitici con indicatori di situazioni espositive senza controllo.
Tuttavia gli IBE rivestono importanza al fine di verificare l’assorbimento totale delle sostanze
volatili, anche attraverso vie diverse da quella respiratoria. Perché il monitoraggio biologico
abbia valore occorre particolare attenzione ai metodi di analisi e di raccolta dei liquidi
biologici, che deve essere eseguita nei momenti opportuni, tenendo conto del
metabolismo della sostanza che si vuole monitorare.
Hanno partecipato allo sviluppo del presente studio:
Ugo Piva
Tecnico della Prevenzione - SS Medicina del Lavoro della Ex ASL di Milano
Flavia Borello
Assistente Sanitaria - SS Medicina del Lavoro della Ex ASL di Milano
Bertaccini Alessandro
tesista corso di laurea Tecniche della Prevenzione
Sanna Fabio
Tecnico della Prevenzione
Il documento finale è stato redatto a cura di:
Ugo Piva e Flavia Borello