"Il processo evolutivo del business musicale di settore: il caso Beatport"
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Università degli Studi di Trieste
Facoltà di Scienze della FormazioneCorso di comunicazione e pubblicità
Tesi di laurea in Commercio elettronico
“Il processo evolutivo del business musicale di settore: il caso Beatport”
Relatore: Prof. Tullio Fragiacomo
Laureando: Simone Adami
Anno accademico 2010-2011
Indice
Introduzione pag.5
Capitolo 1-Nascita ed evoluzione del DJ pag.7
1.1 La storia pag.7
1.2 Il mixaggio pag. 10
1.3 La consolle pag. 11
1.4 Nuove tecnologie e “strumenti di lavoro” a portata di tutti pag. 12
Capitolo 2-Sviluppo della musica elettronica e digitale pag. 14
2.1 Primi accenni di musica elettronica pag. 14
2.2 Raymond Scott e Robert Moog pag. 16
2.3 Nascita della disco music pag. 19
2.4 Musica liquida pag. 21
2.5 Dai negozi ai digital store pag 22
2.6 Le label indipendenti pag. 22
2.7 Le net label pag. 22
2
Capitolo 3-Supporti musicali e strumenti di lavoro pag. 24
3.1 Il vinile pag. 24
3.2 Il cd pag. 26
3.3 MP3 pag. 28
3.4 SD USB/Hard Disk pag. 29
Capitolo 4-Gestione digitale dei diritti sulle proprietà intellettuali pag. 30
4.1 La tecnologia a vantaggio della pirateria pag. 30
4.2 Cos’è il diritto d’autore pag. 33
4.3 Il diritto d’autore in rete pag. 34
4.4 Lo sviluppo dei sistemi Digital Storage Media pag. 36
4.5 Lo sviluppo delle tecnologie di ripping pag. 37
4.6 Le reti peer to peer pag. 37
Capitolo 5-Il caso Beatport pag. 40
5.1 La storia di Beatport pag. 40
5.2 Tipologia di azienda pag. 43
5.3 Cosa offre Beatport pag. 43
5.4 Modello di e-business pag. 43
5.5 Concorrenti pag. 44
5.6 Obbiettivi di una community pag. 44
3
5.7 Analisi SWOT pag. 45
5.8 Beatport oggi pag. 46
5.9 Il futuro pag. 48
Conclusioni pag. 49
Appendice
Bibliografia e sitografia
Ringraziamenti
4
Introduzione
Questa tesi intende analizzare il fenomeno del business musicale di
settore, in particolar modo intende osservare il processo di evoluzione che
ha manifestato la vendita di musica elettronica, esaminando la sua
trasformazione da un formato solido ad uno liquido.
L’elaborato verrà diviso in cinque parti principali.
In una prima parte storica si è sentita l’esigenza di ricostruire il
percorso della figura del disc jockey, successivamente si è pensato di
descrivere quelle che sono le tecniche di mixaggio fino ad arrivare a
strumentazioni che, col passare degli anni e grazie a un'inesorabile
evoluzione, hanno reso l’apparecchiatura dell’artista sempre più compatta,
versatile e tecnologica.
La seconda parte analizzerà lo sviluppo della musica elettronica e
digitale attraverso i primi esperimenti elettronici, sottolineando il ruolo
fondamentale dei primi assemblatori di sequencer1 e sintetizzatori, dalla
successiva imposizione su larga scala della disco music, fino a giungere ai
nostri tempi, caratterizzati da una rivoluzionaria prospettiva d'acquisto: il
mercato digitale, erede del tradizionale mercato discografico.
Nella terza parte si approfondiranno gli aspetti legati all’evoluzione
dei vari supporti musicali, dal classico vinile all’attuale epoca dell’ mp3.
5
1 Il sequencer è un dispositivo (hardware o software), utilizzato nel campo musicale, che permette di creare e riprodurre delle sequenze di segnali di controllo, per comandare uno strumento elettronico.
La quarta parte porrà l'accento su come un improprio utilizzo
dell'evoluzione tecnologica sia stata abilmente sfruttata dal sempre attivo
mondo della pirateria musicale. Non mancherà una breve analisi sulla
disciplina attualmente in vigore in materia di diritti d'autore.
La quinta parte, infine, è interamente dedicata alla storia, alla crescita,
ai possibili concorrenti e alle prospettive future del portale on-line Beatport,
indiscusso leader mondiale nella vendita di musica elettronica.
Inoltre, per rafforzare le ipotesi illustrate, si è pensato di raccogliere le
opinioni di Claudio Coccoluto, considerato uno dei personaggi più
rappresentativi del settore (a livello nazionale).
6
Capitolo 1
Nascita ed evoluzione del DJ
1.1 La storia
La nascita della figura del disc jockey viene fatta coincidere con i
primi esperimenti radiofonici, quando i pionieri delle trasmissioni via radio
collegavano dei grammofoni a dei trasmettitori.
L’inizio dell'attività del DJ2 avvenne con l'apertura delle prime
discoteche in Francia, durante l’invasione nazista. In questo periodo
nacquero le prime “discoteques” dove veniva diffusa musica proveniente da
dischi jazz e blues giunti dal nuovo continente nonostante il divieto imposto
dagli occupanti. Naturalmente era necessaria la presenza di qualche addetto
in grado di selezionare e proporre tali dischi: quel personaggio, con la
diffusione e liberalizzazione della discoteca nonché del modello negli Stati
Uniti avvenuto negli anni sessanta, fu proprio il DJ.
All'inizio il compito del DJ era semplicemente quello di mettere in
sequenza i dischi (solitamente acquistati e messi a disposizione dal titolare
del locale) ed effettuare eventuali avvisi con il microfono. Il DJ di allora
percepiva una retribuzione pari o inferiore a quella di un barista.
7
2 Disc jockey, letteralmente significa “fantino dei dischi”
Negli anni settanta si manifestò il fenomeno della Saturday Night
Fever3 e soprattutto la disco music. Insieme alla discoteca, il DJ rafforzò la
propria identità, divenendo l'artefice della buona riuscita di un evento e della
buona fama di un locale.
Successivamente arrivarono i tempi del Loft e la discoteca divenne
luogo di amore per la musica dove la gente entrava per lasciarsi trasportare
dalle atmosfere create dal DJ. Nacquero le prime star di cui il primo fu di
sicuro Dave Mancuso4, ispiratore di un'intera generazione di frequentatori
del suo Loft, lanciando grandi DJ come Larry Levan, Kenny Carpenter,
Frankie Knuckles, Nicky Siano, François Kevorkian e Larry Heard.
Questi furono gli inventori del movimento house music, un immenso
filone di musica elettronica, prodotta dal DJ stesso che assunse il ruolo di
sperimentatore sonoro nonché autentico funambolo del mixaggio, attraverso
la nascita del mix “in battuta”.
In Italia, nel 1975, Miki5, del Ciak di Bologna, fu il primo ad
introdurre e a far conoscere al pubblico il genere musicale americano, con la
sua grande capacità nel mixaggio, paragonabile solo ai migliori DJ
d'oltreoceano.
Alla fine degli anni '70 nasceva nei ghetti neri del Bronx e di Harlem
un'altra interpretazione dell'arte del DJing: il turntablism. Una delle
discipline della cultura hip hop, di cui capostipite è Kool Herc, seguito da
Grandmaster Flash perfezionarono le tecniche di mixaggio con due piatti;
questa complessa arte tecnica si svilupperà (soprattutto nella cultura hip
8
3 La febbre del sabato sera era lo spirito che aleggiava negli Stati Uniti negli anni settanta.
4 È considerato uno dei pionieri della disco music tra i primi deejay della storia e precursore della "cultura underground". Fu proprio lui il creatore dei “loft”.
5 Primo DJ italiano a iniziare l'arte del mixaggio con un tecnica pari a certi americani dell'epoca
hop) fino a far diventare il giradischi un vero e proprio strumento musicale,
capace di produrre dei suoni con il movimento manuale ripetuto del disco
sul platter, il cosiddetto "graffio" della puntina o scratch. Con abili
movimenti sul cross-fader6 con una mano e sul disco con l'altra mano, i DJ
in questo modo riescono a creare note, nuovi ritmi e suoni.
Bisogna dire che Kool Herc e Grandmaster Flash hanno dato
moltissimo a quello che ora è il modo di proporre i dischi da parte dei DJ
nei più svariati generi musicali, come il suonare con due giradischi, l'arte di
mixare insieme due canzoni e l'invenzione dei loop7.
Furono gli americani gli inventori del movimento house music che
"dette il La" a tutto un immenso filone di musica elettronica, prodotta dal DJ
stesso. Da quel momento il disc jockey assunse il ruolo di sperimentatore
sonoro nonché di funambolo del mixaggio con l'introduzione del "mix in
battuta,” tecnica che consiste nel far combaciare in perfetta sincronia le
battute a tempo8 di due dischi.
A metà degli anni'80, Carl Cox fu uno dei pochi a usare tre piatti, di
cui due per mixare e uno per creare effetti, o inserire nella selezione delle
versioni "acapella"9 di canzoni per creare dei veri e propri remix dal vivo.
9
6 Il cross-fader è lo strumento che determina l'ampiezza relativa del segnale di due canali, all'interno del suono complessivo emesso dal mixer o da un software di montaggio digitale. Essendo uno strumento usato molto spesso durante il mixaggio, di solito è disposto al centro del mixer, sotto i canali, in una posizione comoda all'operatore.
7 Il termine loop si riferisce in genere a qualcosa che, dopo aver compiuto un'azione, torna allo stato iniziale, un campione che si ripete.
8 Battute espresse in bpm, ovvero battiti per minuto
9 Si definisce acappella ogni esibizione canora che non preveda, durante il suo svolgimento, alcun intervento da parte di strumenti musicali.
Infine, negli anni novanta i DJ ormai popolari, divennero gli idoli dei
clubbers10 i quali presero a muoversi da una città all'altra o da un paese
all'altro per seguire i loro artisti preferiti.
Oggi molti disc jockey sono considerati delle celebrità nel mondo
della musica in quanto sono impegnati in tournèe, serate, e altre attività
imprenditoriali connesse al mondo della discografia (apertura di etichette
discografiche, studi di registrazione, discoteche ed emittenti radiofoniche)
tale da creare una vera industria legata intorno alla figura del DJ.
Da segnalare il fenomeno, soprattutto negli ultimi anni, di un notevole
incremento del numero di DJ favorito soprattutto dalle agevolazioni, dai
prezzi della musica sul mercato, dall'avvento del digitale, dalla pirateria
discografica, da Internet, dai più sofisticati lettori CDJ e dai laptop , che
facilitano molto il lavoro del disc jockey rispetto agli anni passati.
1.2 Il mixaggio
Il mixaggio consiste nell’unire due brani in sequenza, senza brusche
variazioni di tempo, al fine di creare un flusso sonoro continuo, a favore del
pubblico sulla pista da ballo.
Per poter effettuare il mixaggio un DJ ha bisogno di una
strumentazione professionale adatta che assume il nome di consolle o regia
audio.
10
10 Detti anche "smile" o "clubgoers" (nel Regno Unito) o in Italia semplicemente "discotecari", il termine clubber identifica i frequentatori assidui di club
1.3 La consolle
La consolle classica per DJ era principalmente composta da due
giradischi, con controllo di velocità del brano (detto pitch control), un mixer
audio a due o più canali, una cuffia in funzione di preascolto del disco
successivo.
Ovviamente la consolle va poi connessa ad un impianto di due o più
diffusori stereo i quali necessitano di un amplificatore audio (oggi sono
disponibili sul mercato anche casse acustiche preamplificate11), per poter
ascoltare la musica in uscita, e quindi controllare il mixaggio, i DJ usano la
"Cassa spia", una cassa posta nell'immediata destra o sinistra, al fine di
seguire al meglio le fasi del mixaggio.
Nonostante i DJ più tradizionali prediligano l'uso dei giradischi, con
l'evoluzione digitale, si è avuta negli ultimi anni la diffusione dei CDJ12,
lettori che supportano i compact disc, che oggi permettono la riproduzione
ed il mix di files mp3 con il cd o il supporto USB, SD card.
Alcuni modelli di CDJ integrano funzioni utili e liberatorie per la
creatività come l'emulazione dello scratch, ed effetti come l’echo, il flanger,
il delay, il filter, il loop13 e i CUE points14.
Il digitale offre inoltre la capacità di mantenere inalterata la tonalità
del brano, indipendentemente dalla velocità di esecuzione, grazie alla
tecnologia master tempo supportata da alcuni lettori CDJ.
11
11 Preamplificate: con amplificatore interno
12 Acronimo di cd dj
13 Permette di riprodurre all’infinito un determinato spezzone di traccia
14 Permettono al DJ di saltare istantaneamente a punti determinati del brano in esecuzione
1.4 Nuove tecnologie e “strumenti di lavoro” a portata di tutti
Negli ultimi anni abbiamo assistito a una vera e propria evoluzione
delle attrezzature per produrre e miscelare musica. Esistono programmi
come Traktor o Serato che appunto emulano l'attrezzatura del DJ su un
computer, permettendo all’artista di attaccarsi con il proprio laptop tramite
una scheda audio al mixer del club, seguendo le proprie playlist15, evitando
così l’accumulo di CD e dichi in vinile.
L’utilizzo del PC ha sicuramente i suoi vantaggi a livello di comodità
ma è limitato nella qualità del suono rispetto al vinile, le grandi case
2000
2002
2004
2006
2008
2011
0 25 50 75 100
USO DI GIRADISCHI E CDJ NEGLI ULTIMI 10 ANNI
giradischi/vinili cdj/cd
12
15 La playlist è una lista di canzoni, utilizzata su pc e media player portatili per la gestione più rapida dei brani in esecuzione e la loro sequenza.
produttrici, come la Native Instruments, stanno lavorando per rendere
l’ascolto qualitativamente perfetto. Per chi suona con i CD invece non ci
sono differenze, anzi per certi punti di vista il PC potrebbe essere migliore;
basta pensare alla facilità con cui un CD si può graffiare o sporcare
rischiando di non riprodurre correttamente il brano.
Non avendo più bisogno di attrezzature ed esperienze nella messa a
tempo di due dischi, abbiamo assistito ad un impennata di aspiranti DJ, che,
con l’aiuto del proprio computer riescono a emulare la professione del disc
jockey.
Anche se queste tecnologie hanno ingolosito moltissimi addetti ai
lavori, molti dei grandi DJ stanno ritornando alle origini rispolverando e
riacquistando il caro e vecchio vinile.
13
Capitolo 2
Sviluppo della musica elettronica e digitale
2.1 Primi accenni di musica elettronica
Il termine "Musica elettronica" viene introdotto negli anni'50. I primi
esperimenti risalgono al 1700 quando si tentava di utilizzare forze
elettrostatiche per produrre suoni.
L'evento determinante fu l'invenzione del fonografo, prima a rullo poi
a disco, che introdusse la possibilità di registrare suoni, riprodurli e
modificarli. Conseguentemente a quest’invenzione si apriranno varie
correnti di sperimentazione che più tardi avranno sede presso le radio
nazionali dei rispettivi paesi. Due tra queste, e forse le più importanti,
furono il GRM di Parigi (presso la radio-televisione francese) e il WDR di
Colonia. Quest’ultima venne propriamente definita scuola di musica
elettronica, mentre a Parigi, venne definita scuola di musica concreta.
Determinante per la storia della musica elettronica in generale fu la
comparsa degli elettrofoni: classe di strumenti musicali riconosciuta e
inserita nella classificazione degli strumenti nel 1937.
Il primo strumento elettrofono che si ricorda, verso la fine del 1800, è
il Singing Arc: dotato di controllo a tastiera sfruttava il ronzio dei sistemi di
illuminazione allora in uso. Durante i primi anni del '900 nascono i più
14
importanti strumenti elettrofoni che apriranno la strada ad un processo
evolutivo sperimentale che coinvolgerà tutto il mondo nel corso del secolo.
Uno tra questi è il Theremin (anni venti), elettrofono senza interfaccia fisica
di controllo che sfrutta un difetto dell'oscillatore a battimenti secondo cui
all'avvicinarsi o allontanarsi di un corpo questo cambia la sua frequenza di
oscillazione tramite lo spostamento delle mani dell'esecutore. Vicino alle
due antenne è possibile controllare altezza e intensità di un suono molto
particolare e caratteristico dello strumento.
Dopo la seconda guerra mondiale, con l'introduzione dei transistor16 e
dei primi elaboratori elettronici molti sperimentatori sonori s’interessarono
alla produzione di suoni derivanti dalle nuove tecnologie. Fino agli anni
sessanta rimaneva una pratica per pochi, a causa degli alti costi per
procurarsi certi strumenti e per la relativa difficoltà nel loro uso sonoro.
A partire dagli anni settanta la diffusione di macchine per la
produzione di musica elettronica si allargò molto: sintetizzatori e
sequencer17 cominciarono a essere di uso comune e non più limitato
all'avanguardia sperimentale.
Negli anni ottanta la diffusione di queste tecnologie si allargò sempre
più fino a coinvolgere anche i primi computer a uso personale.
Negli anni successivi fino ad oggi, questo processo si è sempre più
allargato rendendo la produzione di musica elettronica sempre più alla
portata di tutti. Con l'uso del computer e con costi molto bassi si hanno a
disposizione tutti i mezzi e i suoni possibili per comporre. Inoltre sono
sempre disponibili le tecnologie passate, che si possono sovrapporre ai
15
16 In elettronica, il transistor detto anche transistore, è un dispositivo a semiconduttore largamente usato sia nell'elettronica analogica che nell'elettronica digitale.
17 Il sequencer è un dispositivo (hardware o software), utilizzato nel campo musicale, che permette di creare e riprodurre delle sequenze di segnali di controllo, per comandare uno strumento elettronico.
computer, senza contare le possibilità di contaminazione con suoni acustici
o elettrici.
2.2 Raymond Scott e Robert Moog
Raymond Scott, all’anagrafe Harry Warnow, è ricordato dal grande
pubblico statunitense come un brillante pianista, direttore “d’ensemble jazz”
e soprattutto come l’autore delle più riuscite colonne sonore per i cartoni
animati della Warner Bros. La sua persona e le sue opere sono state
riscoperte a partire dagli anni ’90 del ventesimo secolo, dopo la morte,
grazie a preziose testimonianze donate alla stampa da importanti musicisti
come Elvis Costello e da personalità del calibro di Rober Moog.
Il lato oscuro di Raymond Scott venne quindi lentamente scoperto e
reso pubblico. È ad oggi considerato uno dei più importanti ingegneri
elettrotecnici ed elettronici nel campo delle tecnologie applicate alla
composizione ed esecuzione musicale. Molti dei suoi vecchi brevetti sono
stati acquistati da importanti aziende per la creazione di macchine destinate
ai musicisti di tutto il mondo, questo già a partire dagli anni ’60 e ’70 del
secolo scorso.
Nel 1946, a New York, Raymond Scott, realizza nella pratica e da il
via al progetto denominato “Manhattan Research Inc.”, che nulla aveva a
che centrare con il più famoso e tristemente noto “Progetto Mahnattan”18 ad
opera dei servizi militari statunitensi. Scott costruisce un laboratorio,
16
18 Era il criptonimo del programma di ricerca condotto dagli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale, che portò alla realizzazione delle prime bombe atomiche.
denominato appunto “Manhattan Research” all’interno del quale la musica
poteva venire composta, realizzata e registrata attraverso il solo ausilio delle
macchine. Lo studio si presentava come un grande stanzone pieno zeppo di
apparati elettro-meccanici ed elettronici, ideati, progettati e costruiti dallo
stesso Scott. Il progetto prevedeva anche una divisione commerciale,
denominata “Raymond Scott Enterprises Inc”, dedicata alla costruzione di
apparati sonori per radio, laboratori e studi di registrazione. Dal 1946 inizia
infatti il periodo della lavorazione su commissione per commenti sonori
elettronici dedicati a spot pubblicitari (IBM, Sprite, Pepsi, Nescafè, County
Fair, General Motors, Ford, e molti altri commissionati da aziende
farmaceutiche, società multinazionali, società governative e agenzie di
moda). Il “Manhattan Research Studio” era equipaggiato con meccanismi
automatici percussivi19, sintetizzatori di onde quadre programmabili per la
realizzazione di linee di basso20, oscillatori controllati in frequenza e in
tensione (di fatto per stessa ammissione di Rober Moog, la sua geniale idea
di realizzare nel 1967 il primo sintetizzatore sonoro controllato in tensione,
proveniva proprio dalle precedenti invenzioni di Scott, di cui rimase sempre
amico e profondo estimatore), tastiere elettroniche valvolari che emulavano
il suono di pianoforte, celeste, organo a canne, ecc…, controlli a fiato
formati da flauti meccanici collegati a sensori elettronici (quelli che
sarebbero divenuti negli anni ’80 i “breath control”, conosciuti più di
recente come strumenti a fiato elettronici), senza contare gli innumerevoli
sistemi di manipolazione sonora, dall’eco al “phase shifter”, e ai pannelli di
sincronizzazione per la registrazione attraverso nastri magnetici e console di
missaggio. Inoltre il laboratorio era equipaggiato con una sorta di macchina
da scrivere, un dattilomusicografo, con il quale il musicista scriveva la
17
19 Quelle che oggi vengono denominate “drums machine”
20 Quelli che oggi si conoscono come “consolle bass line”
musica e in seguito una serie di apparati automatici la riproduceva, magari
con sonorità limitate, metalliche e monofoniche, ma tuttavia l’era della
computer music iniziava proprio all’interno di quel laboratorio che durante
gli anni’50 sarebbe stato modificato e aggiornato tecnologicamente più
volte. Nel 1949 Raymond Scott venne ingaggiato sempre dalla CBS per la
costruzione di quello che molti sostengono sia stato il primo sintetizzatore
musicale della storia, il “CBS synthesizer”
Robert Moog raccontò alla stampa (nel 1998) di essere stato nel 1953
tra i primi a veder funzionare un sequencer musicale proprio all’interno del
“Manhattan Research Studio”. La realizzazione pratica di questo apparato
era durata tre anni; dal 1950 al 1953 Scott aveva realizzato un macchinario
che copriva l’intera parete dello studio. Questo era completamente
automatizzato in quanto dotato di molte interfacce per l’utente. Il musicista
poteva programmare la macchina a proprio piacimento, scegliendo note,
tempo, suoni e relative altezza; di seguito la macchina tramite una
sofisticata tecnologia basata su relè e schede elettroniche faceva tutto da
sola ed eseguiva il brano per tutto il tempo necessario, anche all’infinito se
ce ne fosse stato bisogno.
Robert Moog è stato un pioniere della musica elettronica, laureato in
ingegneria elettronica alla Columbia University. Fu l'inventore di uno dei
primi sitetizzatori musicali a tastiera, utilizzando le sonorità del theremin,
difficilissimo da suonare, nel 1963. A partire dalla fine degli anni sessanta i
sintetizzatori di Moog divennero i più apprezzati e il nome stesso "Moog" si
tramutò in sinonimo di sintetizzatore. Proprio nel momento in cui il modello
Minimoog stava per ottenere uno strepitoso successo, Moog dovette vendere
la proprietà dell'azienda da lui fondata che produceva strumenti musicali e
che portava il suo nome, di cui comunque rimase direttore.
18
2.3 Nascita della disco music
La disco music, prende il nome da due fenomeni, il genere musicale e
il tipo di locali, emersero insieme, e il fine esplicito della disco music era
quello di essere ballata, più che di essere ascoltata. Detestata da chi in quegli
anni aveva una visione della musica più "politica,” impegnata e poco
commerciale, ha saputo con il tempo imporsi e diventare una vera e propria
corrente musicale. Sottogenere del funk, a sua volta derivato dall'R&B, la
disco music è legata a locali americani come lo Studio 5421.
Durante la prima metà degli anni settanta i precursori del genere sono
gli artisti afroamericani che spingono il Rhythm & Blues a diventare un
genere da ballo, come ad esempio Aretha Franklin con il successo
“Respect”. Il passaggio avviene durante tutti gli anni Sessanta e si inizia a
parlare di Disco quando l'avvento di locali come lo Studio 54 rendono
popolari al pubblico l'esistenza di una musica da ballo scritta e prodotta per
far ballare la gente nelle discoteche, a differenza di quanto accadeva per il
Rhythm & Blues che pur essendo musica ballabile non veniva prodotta e
scritta per quello scopo.
Da quando i locali assumono la funzione di luogo in cui divertirsi
legati indissolubilmente alla fruizione di musica, ci troviamo di fronte a un
vistoso mutamento della musica cosiddetta “nera”. Crescono gli
arrangiamenti orchestrali, le sonorità si fanno più dolci e leggeri, il kitsch
assurge a ruolo di status.
19
21 Lo Studio 54 è stata una discoteca di New York situata al numero 254-ovest della 54a Strada a Manhattan. Il club era allestito all'interno di un che fino al decennio prima fungeva da studio televisivo (da cui il nome).Caratteristica principale del locale erano le provocazioni al costume e la stravaganza delle serate proposte. L'intento dei direttori artistici del locale era infatti quello di garantire ogni sera: «la festa più grande del mondo», nonché quello di scioccare con gli eccessi la città di New York: la musica riprodotta ad alto volume, le scenografie allusive, le serate che ogni sabato prevedevano una sorpresa o un nuovo eccesso.
Ancora nel 1976, la disco music era di quasi esclusivo appannaggio
della gente di colore: aveva un grande riscontro ma non ancora quel
successo planetario che avrebbe avuto un anno dopo. Nel 1978, invece, la
disco dominava qualsiasi classifica, invadeva la programmazione di
qualsiasi stazione radiofonica, faceva da sfondo agli spot pubblicitari,
influenzava pesantemente la produzione musicale di artisti decisamente rock
(dai Rolling Stones a David Bowie, da, Rod Stewart ai Chicago). Cos'era
successo?
Esattamente quello che era successo con il rock'n'roll negli anni
cinquanta: perché un fenomeno musicale di derivazione nera assurgesse a
popolarità mondiale, fu necessario che di quel fenomeno si appropriassero
dei musicisti bianchi. Nei fifties era stato Elvis, vent'anni dopo, nella disco,
furono i Bee Gees.
Un dato, sopra tutti, può dare l'idea della portata del "fenomeno Bee
Gees": nel 1978 i fratelli ebbero ben 5 canzoni da loro scritte prodotte e/o
arrangiate, contemporaneamente nella top ten e per 4 settimane consecutive:
un'impresa che, prima di loro, era riuscita solo ai Beatles e che nessuno ha
più ripetuto (almeno finora).
Ora i giovani si imbrillantinavano i capelli, si vestivano magari in
maniera bizzarra ma ricercatissima, e passavano le nottate in discoteca a
ballare una nuova musica nata per le minoranze nere.
La Italo Disco è la scena che domina gli anni Ottanta e che traghetta
l'Italia a diventare il più grande esportatore di dance tra la fine degli anni
Ottanta e i primi Novanta. Gli anni Ottanta italiani sono tanto prolifici da
circoscrivere correnti musicali diversissime, dal Pop Italiano (il caso delle
origini della Italo Disco, che alcuni fanno risalire a Tony Renis, “Cuore
Matto” e tantissime altre produzioni italiane che dal Twist americano ne
20
avevano preso lo spirito più ludico e legato all'intrattenimento, fino all
Electro Pop/Synth Pop dei Matia Bazar (che tra il 1983 ed il 1986
conquisteranno l'Europa con la formula, cantato italiano - suoni sintetizzati -
melodia vincente, è il caso di “Ti sento”, successo internazionale
considerato uno dei più grandi capolavori dell' Electro Pop di tutto il
mondo, pubblicato nel 1985) di Franco Battiato nella sua espressione
artistica più alta, e infine dei Righeira.
2.4 Musica liquida
La diffusione di internet, delle reti domestiche e di dispositivi di ogni
tipo che permettono la riproduzione di qualsiasi media in qualsiasi ambito e
con estrema semplicità, ha cambiato il modo in cui si ascolta la musica. Le
nostre canzoni preferite diventano immediatamente disponibili, tutte
insieme, senza più bisogno di cambiare disco. Da questo contesto nasce la
definizione di musica liquida, ovvero tutto ciò che non è più registrato su
dischi materiali.
Un discorso banale? Chiunque ha una catena di ascolto che
comprende anche un dispositivo con una vasta libreria digitale lo avrà
sperimentato di persona: i brani "liquidi" sono quelli più ascoltati. Il gesto di
dover andare a cercare un CD specifico, di estrarlo dalla confezione e di
inserirlo nel lettore, si frappone all'immediatezza dell'ascolto garantita dalla
libreria archiviata su PC, iPod, hard disk multimediale o quant'altro.
21
2.5 Dai negozi ai digital store
Il negozio per il DJ era la “tana del lupo” dove si costruiva dei buoni
rapporti col negoziante per poter ricevere prima degli altri i dischi più belli e
ricercati, edizioni limitate o promo .Proprio per questo motivo i DJ-point
erano una meta settimanale fissa per tutti i DJ; il business era molto
importante a tal punto che gli stessi DJ professionisti si mettevano in società
o addirittura aprivano un proprio negozio di dischi. Purtroppo dal 2004, con
la diffusione di internet, i negozi hanno cominciato a perdere moltissimi
clienti e il mercato musicale, di settore e non, si è ritrovato in un vortice che
ha spazzato man mano l’utilizzo dei “supporti solidi” .In pochi anni fino ad
oggi, il 90% per cento di queste attività (negozi specializzati nella vendita di
musica per DJ) si sono trovati a dover chiudere perché il mercato della
distribuzione musicale è diventato quasi del tutto digitale.
Il supporto digitale ha permesso la distribuzione di file in mp3, quindi
molti produttori si sono indirizzati ad un mercato diverso, tralasciando il
supporto fisico e decidendo quindi, di distribuire le loro produzioni su
internet, con il vantaggio di ridurre di molto i costi fissi e i tempi della
distribuzione tradizionale.
2.6 Le label indipendenti
Un'etichetta indipendente è una casa di produzione musicale che
lavora al di fuori delle grandi corporazioni multinazionali e, come dice la
parola stessa, in modo indipendente, senza legarsi ad altre industrie.
22
Solitamente, a differenza delle major, permette all'artista un controllo
più globale sulla propria produzione (musica, testi, grafica del disco, ecc.)
ed una maggiore libertà espressiva, e per questi motivi viene spesso
preferita dai musicisti, specialmente agli esordi.
Le etichette indipendenti crescono se aiutate dal buon lavoro dei suoi
manager oppure falliscono, assorbite dalle major che ne sfruttano i propri
cataloghi oppure le lasciano attive ma con limitazioni sulla propria politica.
Negli anni 90 grazie a nuove tecnologie, ma soprattutto alla
globalizzazione del mercato sempre più forte, le etichette indipendenti
crebbero sempre più, aiutate da minori costi e maggiori capacità di
diffusione dei propri prodotti.
2.7 Le net label
Le net label sono delle etichette discografiche che usano internet per
distribuire le loro produzioni. Ultimamente si stanno sovrapponendo alle
etichette indipendenti. Il genere di musica elettronica è stato il primo ad
usare questo tipo di distribuzione, ma si sta progressivamente estendendo
anche ad altri generi.
23
Capitolo 3
Supporti musicali e strumenti di lavoro
3.1 Vinile
Il disco in vinile è stato ufficialmente introdotto nel 1948 negli Stati
Uniti come evoluzione dei precedenti dischi a 78 giri22, dalle simili
caratteristiche, inizialmente in gommalacca.
Come il suo antenato, è una piastra circolare incisa23 a partire dal
bordo esterno, con un solco a spirale per la riproduzione di suoni. Le
migliori qualità del vinile permisero di rimpicciolire i solchi e abbassare il
numero di giri per minuto dei dischi dai 78 ai 33⅓ ottenendo così una
maggiore durata di ascolto, che raggiunse circa 25-30 minuti per facciata nei
Long-Playing(LP), con punte massime di anche 38-40 minuti per lato,
specie per le opere liriche.
24
22 La denominazione di 78 giri indica il primo tipo di disco fonografico, utilizzato per tutta la prima metà del XX secolo, e si riferisce al numero di giri al minuto necessari per l'ascolto. Il disco fonografico a piastra circolare fu inventato da Emile Berliner nel 1888, soppiantando già nei primi anni del ‘900 il cilindro fonografico (primo supporto audiofonico in assoluto, introdotto da Edison inventore del fonografo). Rimase lo standard di riproduzione audio fino alla fine degli anni quaranta, quando l'introduzione dei dischi in vinile a microsolco, basati sul medesimo principio tecnico ma di qualità e durata assai maggiori, lo resero obsoleto.
23 La registrazione del segnale audio era incisa per mezzo di un solco a spirale di Archimede che partendo dal bordo esterno del disco raggiungeva la zona interna, occupata dall'etichetta. La forma di tale solco veniva modulata con il segnale da registrare e ne riproduceva più o meno fedelmente l'andamento.
Sono stati prodotti dischi anche con diametri diversi (per esempio 16
pollici usato in ambito radiofonico) e con velocità di rotazione diverse (16,6
giri al minuto per ottenere una maggiore durata a scapito della fedeltà). I
dischi in vinile a 16 giri al minuto furono prodotti per lo più negli anni
cinquanta e sessanta, soprattutto negli USA. Le dimensioni di un 16 giri,
contrassegnato dalla sigla LLP, sono le stesse di un LP 33 giri, la durata
della riproduzione è di circa 60 minuti per facciata. In Italia la produzione di
16 giri fu scarsissima, la Durium24 adottò questa velocità in alcune edizioni
musicali.
I dischi a 78 giri e i primi dischi microsolco erano registrati con il
segnale di un solo canale, erano perciò detti monofonici. Negli anni trenta
venne ideata una tecnica che permetteva di registrare contemporaneamente
due segnali su un'unica traccia sfruttando il movimento verticale e quello
orizzontale dello stilo. Registrando il segnale di somma (destro + sinistro)
con movimenti orizzontali e il segnale di differenza con movimenti verticali
fu possibile riprodurre i due canali necessari ad una riproduzione
stereofonica mantenendo comunque la compatibilità col vecchio formato
monofonico. Tale tecnologia non fu commercializzata fino agli anni sessanta
e si affermò solo nel corso degli anni settanta.
Negli anni sessanta furono prodotti anche dischi quadrifonici che
grazie ad una tecnologia detta a matrice adottata nei circuiti erano in grado
di separare i segnali su quattro canali, dando all'ascoltatore l'impressione di
essere letteralmente circondato dal suono. Questa tecnica ebbe uno scarso
successo commerciale dovuto probabilmente alla diffusione minima ed agli
alti costi dell'apparecchio riproduttore (in particolare delle testine a taglio
Shibata, uniche a permettere la riproduzione quadrifonica) in un'epoca in
25
24 La Durium è stata una casa discografica italiana, attiva tra gli anni quaranta e il 1989. I primi dischi pubblicati sono favole per bambini.
cui anche gli impianti in grado di riprodurre i dischi stereofonici erano
ancora un lusso.
Il vinile è stato il mezzo con il quale sono nati tutti i DJ più famosi;
agli inizi del ventunesimo secolo ha cominciato a perdere potere d’acquisto
con la commercializzazione del CD.
All'inizio degli anni '80, venne lanciato il nuovo supporto a lettura
laser ma non furono molti a dargli fiducia. Bastarono pochi anni per far sì
che il CD superasse nelle vendite il vecchio vinile, tanto che quest'ultimo
finì con lo sparire quasi completamente dal mercato. In realtà il vinile non è
mai completamente scomparso, i vecchi nostalgici si sono presto aggiunti
alle nuove schiere di giovani appassionati che, dapprima, si sono riversate
nelle mostre mercato alla ricerca delle vecchie produzioni, ed infine hanno
funzionato quale zoccolo duro per una consistente ripresa della produzione.
Ci sono molti segnali che danno la produzione in vinile in netta
ripresa, dalla nascita di piccole case discografiche specializzate nella
produzione di quel supporto fonografico.
3.2 CD
Il compact disc è composto da un disco di policarbonato trasparente,
generalmente la misura è di 12 centimetri di diametro, accoppiato nella
parte superiore ad un sottile foglio di materiale metallico sul quale, nella
parte inferiore vengono memorizzate le informazioni come successioni di
"buchi" e "terre" (in inglese "pits" e "lands") successivamente letti per
mezzo di un laser (per questo motivo sono detti anche dischi ottici). Gli
26
studi preliminari misero in luce che lo sviluppo del CD avrebbe consentito
la creazione un disco con una capacità oltre 600 MB di dati e probabilmente
oltre un'ora di musica in formato digitale. La cosa non entusiasmò i
manager DuPont per via degli enormi investimenti richiesti: tenendo conto
che i personal computer di allora avevano memorie da 64 KB a 4 MB e hard
disk da 20 MB, la capacità del nuovo supporto sarebbe stata esagerata in
confronto alle reali necessità dell'epoca. Anche per la musica era
impensabile che il mondo intero sostituisse i giradischi e i registratori con i
nuovi costosissimi lettori di dischi ottici, ed in effetti la cosa non avvenne a
livello di massa per i successivi venti anni. Il management DuPont rifiutò il
progetto e chiese quindi a Philips di continuare da sola, costringendo così la
stessa a cercare altre alleanze per lo sviluppo del supporto. Per qualche
anno, comunque, rimase in vita la PDO (Philips-DuPont Opticals) che
stampava CD con produzione in Gran Bretagna (principalmente musica) e
U.S.A.(dati). La PDO chiuse nel 1990 per "divergenze di interessi".
Si può dire quindi che la vera paternità del CD sia da attribuire a
Philips e DuPont, anche se DuPont non partecipò a nessuno sviluppo
successivo e uscì completamente dal progetto alla fase iniziale.
Di fatto la progettazione del CD nella sua configurazione definitiva
risale al 1979, e si deve a una nuova joint venture della Philips con l'azienda
giapponese Sony, la quale già dal 1975 stava sperimentando in modo
indipendente la tecnologia per un disco ottico digitale.
Il 17 agosto 1972 il primo CD per utilizzo commerciale venne
prodotto in una fabbrica della Philips ad Hannover in Germania. Il primo
album musicale ad essere stampato sul nuovo supporto fu The Visitors del
gruppo svedese degli ABBA, ma il primo ad essere immesso sul mercato fu
27
52nd Street di Billy Joel, commercializzato dal 1 ottobre 1982 in Giappone
insieme al lettore.
3.3 MP3
E’ un algoritmo di compressione di tipo lossy, sviluppato dal gruppo
MPEG25, in grado di ridurre drasticamente la quantità di dati richiesti per
memorizzare un suono, rimanendo comunque una riproduzione
accettabilmente fedele del file originale non compresso.
Comunemente i tassi di compressione che utilizzano i CD sono a
44.1kHz e 16. bit. Mentre l'algoritmo che utilizza il formato MP3, si basa su
una trasformazione ibrida che trasforma il segnale dal dominio temporale a
quello delle frequenze e viceversa.
La diffusione del formato MP3 e di software gratuiti (come Winamp)
apportarono una piccola rivoluzione nel mondo della musica, la diffusione
delle playlist. In precedenza le canzoni di successo erano attentamente
intercalate ai motivi meno riusciti nei CD e nelle audiocassette che si
potevano ascoltare solamente nell'ordine studiato dal produttore. Con
l'avvento dei supporti digitali questo non accade più ed è possibile una
maggiore personalizzazione.
Test di ascolto mostrano che, attraverso un po' di pratica, molti sono in
grado di distinguere un formato MP3 a 128 kbit/sec da un CD originale. Per
28
25 Il Moving Picture Experts Group, acronimo MPEG, è un comitato tecnico congiunto delle organizzazioni internazionali ISO e IEC incaricato di definire standard per la rappresentazione in forma digitale di audio, video e altre tipologie di contenuti multimediali in modo da soddisfare un'ampia varietà di applicazioni.
molti altri, 128 kbit/s è una qualità di ascolto bassa, da un'analisi condotta
dalla rivista “SUONO”, l'opinione dei conduttori al termine della prova,
risulta che solo ad almeno 256 kbit/s si può parlare di alta fedeltà.
3.4 SD/ USB/ Hard Disk
Le periferiche SD, USB e hard disk sono dei supporti di memoria che
inizialmente venivano utilizzati per l’archiviazione di immagini, file
musicali, video e documenti vari.
Con il passare del tempo stanno diventando la periferica più utilizzata
dai DJ per la gestione delle proprie cartelle musicali e live set, in quanto
hanno la qualità nelle dimensioni ridotte e l’efficacia nel contenere un
innumerevole quantità di canzoni, così sostituendo i pesanti trolley
contenenti centinaia di vinili e CD che il disc jockey si portava in giro per le
sue esibizioni.
vinili cd mp3
0
22,5
45,0
67,5
90,0
2001 2003 2005 2007 2009 2011
29
Capitolo 4
Gestione digitale dei diritti sulle proprietà
intellettuali
4.1 La tecnologia a vantaggio della pirateria
Internet viene sempre più usata per la distribuzione di “beni digitali”,
quali versioni digitali di libri, articoli, musica e immagini. La facilità di
copia e distribuzione di questi beni digitali rende internet adatta alla
modifica e alla diffusione illegale di materiale protetto da copyright. La
rapida adozione di nuove tecnologie quali le connessioni a banda larga e le
reti peer-to-peer stanno accelerando questo processo.
I problemi legati alla prevenzione e al rilevamento delle copie illegali
sono aumentati grazie anche ai forti miglioramenti nello streaming di
contenuti multimediali e nella tecnologia di compressione: è possibile
trasferire audio e video di alta qualità tramite un normale collegamento
internet. Questa realtà ha creato uno dei trend più recenti sul web, lo
scaricamento di contenuti musicali, che frequentemente avviene in maniera
anche illegale (come nel caso del trasferimento attraverso le reti P2P).
Questi media digitali possono essere facilmente copiati e distribuiti, senza
perdita di qualità; sebbene vi siano molte aziende che vendono o
distribuiscono in modo del tutto legittimo i file MP3. Esiste un numero
30
altrettanto elevato di siti che invece rendono disponibili illegalmente i file
protetti da copyright, violando in questo modo i diritti d’autore e delle case
discografiche.
E’ da tener presente anche il fatto che molta gente considera internet
un “magazzino” dal quale ottenere gratuitamente del materiale, e non si
sente motivata a pagare per scaricare un file.
La rete di distribuzione digitale non è limitata ai soli computer in rete.
I lettori di DVD, i lettori di MP3, i telefoni cellulari e un gran numero di
altri dispositivi, in combinazione con metodologie di comunicazione
differenti, possono altresì diffondere contenuti multimediali.
E’ stata la popolarità del formato MP3 la reale motivazione sottesa
dietro al comportamento delle associazioni delle major discografiche che
hanno avviato diverse cause, anche penali, per la soppressione di quei siti
che fornissero il trasferimento di file musicali protetti da copyright; tuttavia,
i procedimenti non hanno di certo interrotto la distribuzione (legale o
illegale) di file MP3 su internet.
Finora, qualunque sforzo per fermare la pirateria è stato praticamente
inutile.
Le iniziative attuali si concentrano nell’impiego di metodi di
steganografia26 per controllare l’utilizzo illecito dei contenuti, ma è un
meccanismo che ne peggiora la qualità.
E’ necessario quindi assicurare la protezione dei diritti sulle proprietà
intellettuali, fatto critico per il successo futuro dell’industria
dell’intrattenimento.
Per tutelare i diritti dell’utente, conciliandoli con le giuste spettanze di
31
26 La steganografia è una tecnica che si prefigge di nascondere la comunicazione tra due interlocutori
autori ed editori, si dimostra necessaria l’adozione di un’insieme di
metodologie e servizi in grado di gestire le transazioni e le relazioni tra le
parti in maniera corretta ed affidabile; tale paradigma viene chiamato
Digital Rights Management (DRM), o “gestione digitale dei diritti”.
Fino ai primi anni ’90 l’associazione formato-supporto risultava
immediata e scontata: testo significava giornale o libro, audio significava
radio o CD musicali, cassette e video significavano televisione, cinema e
video riproduttori. Grazie a questa associazione, i contenuti musicali e video
non soffrivano in maniera rilevante del fenomeno delle copie non
autorizzate: l’unica forma di duplicazione possibile era infatti su nastro
magnetico, mediante quindi un procedimento di tipo analogico, ma così
come con una fotocopiatrice, ad ogni copia si perdeva in qualità: il
fenomeno esisteva ma si auto emarginava.
Tale assetto si è alterato quando le tecnologie digitali si sono evolute a
sufficienza per gestire efficientemente i contenuti multimediali e quando nel
mondo della comunicazione si sono affacciate prepotentemente le aziende
telefoniche, che hanno contribuito in massima parte alla crescita di internet.
Oggi infatti su internet si possono leggere, ascoltare, visualizzare,
manipolare, copiare, scaricare indistintamente contenuti nei formati testo,
audio e video. Inoltre la copia digitale non è altro che una sequenza
numerica, sempre identica, assolutamente indistinguibile dall’originale, e la
duplicazione (e distribuzione) illegale su vasta scala è per questo facile,
possibile ed economicamente alla portata di chiunque.
L’introduzione del digitale e di internet ha quindi causato notevoli
cambiamenti nel mondo di autori, editori e broadcaster27 e più in generale
nel mondo multimediale, creando un nuovo paradigma commerciale e di
32
27 Broadcaster, persona o ente che effettua una telediffusione
utilizzo: da distribuzione e vendita di beni tangibili a distribuzione e licenza
d’uso di beni intangibili, ossia ciò che deve essere commercializzato non è
più la copia dell’opera, bensì il diritto d’accesso all’opera stessa.
Tali sconvolgimenti hanno evidenziato da un lato nuove ed
interessanti modalità distributive ed opportunità di profitto, ma dall’altro
lato la necessità di tutelare i diritti dei vari attori presenti nella nuova catena
di distribuzione dell’opera, diritti messi in pericolo da una potenziale e
massiccia diffusione abusiva.
Da queste considerazioni e dall’analisi della realtà di tutti i giorni, si
può facilmente dedurre come i reati di illecita riproduzione di opere protette
siano divenuti comportamenti comuni e socialmente tollerati. Queste
condotte illecite, oltre a contribuire a mettere in crisi interi settori industriali
(musicale, informatico, cinematografico, ecc.), producono un danno diretto
principalmente agli autori.
Affrontare la pirateria e salvaguardare la tutela del copyright è quanto
promettono le leggi sul diritto d’autore con l’aiuto dei relativi supporti
tecnologici per la distribuzione controllata dei contenuti, i sistemi di Digital
Rights Management.
4.2 Cos’è il diritto d’autore
Il diritto d’autore è quel diritto legalmente riconosciuto a colui che
abbia realizzato un’opera dell’ingegno o dell’arte, e in Italia è sottoposto ai
33
termini della legge n. 633/194128.
Esso è un diritto di proprietà immateriale, ben distinto dal possesso
del supporto (cartaceo, fisico, meccanico, magnetico, digitale) sul quale
l’opera è fruibile. Il supporto in quanto tale è infatti di proprietà di chi lo
acquista (avendone pagato il prezzo per supporto e diritti), ma il diritto
d’autore continua a sussistere. Il diritto nasce al momento della creazione
dell’opera e l’opera è legata all’autore da un vincolo che permane
indipendentemente da ciò che accade agli esemplari dell’opera realizzata.
In particolare, le norme sul diritto d’autore regolano il diritto di
pubblicazione, riproduzione, trascrizione, esecuzione, rappresentazione o
recitazione in pubblico, divulgazione tramite mezzi di diffusione a distanza
(telegrafo, telefono, radio, televisione, etc.), distribuzione, traduzione ed
elaborazione, noleggio e prestito.
4.3 Il diritto d’autore in rete
Abbiamo visto che qualunque testo, immagine, suono o più in
generale opera di carattere creativo, trasmessa in internet, è oggetto di tutela
e ne è vietata la riproduzione senza il consenso dell’autore. Però, come
sappiamo, in rete si può trovare una grande quantità di software e dati di
ogni tipo che si possono prelevare gratuitamente, ossia al solo costo del
collegamento.
Ma il fatto che si possa prelevare qualcosa gratuitamente non significa
34
28Legge n. 633/1941: nota sul copyright. L'elaborazione ipertestuale è protetta dal diritto d'autore. Sarà perseguita ogni riproduzione non autorizzata.
affatto che lo si possa usare gratuitamente. Infatti la grande maggioranza del
software che si trova nei siti web è commercializzato secondo alcuni
termini, descritti in una “licenza,” che stabiliscono chi e com’è autorizzato
ad usarlo e se egli deve corrispondere un prezzo d’acquisto oppure no.
Talvolta queste condizioni sono contenute in un file a parte, chiamato
solitamente LICENSE.TXT o REGISTER.TXT, ma si dovrebbero
comunque trovare nel file README.
Alcuni programmi presentano le condizioni di licenza durante
l’installazione o al primo caricamento o prima del download, e richiedono
all’utente di accettarle “esplicitamente”.
Nel corso del tempo sono entrati nell’uso comune alcuni nomi
particolari per indicare alcune condizioni di licenza più o meno
standardizzate:
• Freeware: tipicamente i prodotti freeware vengono distribuiti senza
codice sorgente e contengono una licenza che ne permette la ridistribuzione
ma non la modifica; a volte la licenza garantisce la libera copia del
programma, ma non la vendita in quanto l’autore mantiene su di essi i propri
diritti
• Shareware: questa è la categoria più grande, ed indica che il
programma può essere copiato liberamente ma può essere utilizzato
esclusivamente allo scopo di valutarne la validità in vista di un eventuale
acquisto
• Software libero: l’espressione software libero si riferisce alla libertà
dell’utente di usare e migliorare il software. Più precisamente, può essere
riassunto in quattro libertà fondamentali:
– Libertà di eseguire il programma, per qualsiasi scopo
35
– Libertà di studiare come funziona il programma e adattarlo alle
proprie necessità
(l’accesso al codice sorgente non è un prerequisito)
– Libertà di ridistribuire copie in modo da aiutare il prossimo
– Libertà di migliorare il programma e distribuirne pubblicamente i
miglioramenti, in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio
(l’accesso al codice sorgente ne è un prerequisito)
4.4 Lo sviluppo dei sistemi Digital Storage Media
Un sistema Digital Storage Media è un supporto capace di
immagazzinare la proprietà intellettuale (Intellectual Property) digitalmente.
Il DSM è una tecnologia che è stata essenziale per la crescita dell’e-
Commerce di beni digitali. I supporti DSM, che con il passare del tempo
stanno sostituendo la memorizzazione meccanica, includono unità disco,
supporti ottici come CD o DVD, e varie memory card.
I PC permettono oramai di creare delle raccolte personali sulle proprie
unità disco e CD-ROM scrivibili. Mentre questo non è un problema perché
tali raccolte contengono solo informazioni o creazioni personali, esso
diventa una minaccia per i proprietari dei diritti nel momento in cui la
tecnologia viene utilizzata per immagazzinare illegalmente grandi quantità
di proprietà intellettuale. La situazione diventa ulteriormente problematica
quando il PC è collegato a internet, poiché le raccolte dell’utente possono
essere rese disponibili a qualsiasi altra persona.
36
4.5 Lo sviluppo delle tecnologie di ripping
“Ripping” è un termine comunemente utilizzato per descrivere il
processo di estrazione di contenuto digitale (ad esempio, musica e video) da
CD o DVD su dispositivi appartenenti all’utente, come le unità disco.
Originariamente, gli utenti “rippavano” le tracce audio dei CD per
creare le compilation musicali sui propri computer.
Però con lo sviluppo di applicazioni web-based-com, Napster, Kazaa e
simili, che permettono agli utenti di condividere i propri file online, il
fenomeno del “ripping” è esploso, causando un incremento significante dei
pericoli per i proprietari del copyright.
Inoltre Il ripping non è più limitato ai contenuti audio; ora, ad
esempio, è relativamente facile copiare un film dai DVD alle un’unità disco.
4.6 Le reti peer to peer
Le reti Peer-to-Peer permettono agli utenti di rendere disponibili
online i contenuti memorizzati sui propri dispositivi, nonostante il fatto che
essi siano legalmente protetti dal copyright.
La prima rete di tipo file-sharing che fu adottata da un elevato numero
di utenti internet fu Napster, che cominciò a operare nel 1999. La
compagnia forniva un servizio in base al quale gli utenti potevano scaricare
un software che permetteva loro di scambiare musica con altro utenti gratis.
Poco tempo dopo, Napster fu citata dalle compagnie di registrazione e
37
dalle case discografiche per concorso nella violazione del copyright, fino ad
andare in bancarotta. Ma questo non fermò altre compagnie dal fornire
servizi di tipo file-sharing e software.
In particolare oggi si adoperano tecnologie che non richiedono un
server centrale, rendendo la soluzione legale molto più difficoltosa. Kazaa,
Morpheus e e-Mule sono fornitori di software o servizi che permettono la
condivisione di file Peer-to-Peer, attraendo milioni di utenti che sono
disponibili a rendere disponibili contenuti quotidianamente e in enormi
quantità.
Quindi la combinazione di potenti computer, di grandi supporti DSM,
di applicazioni di rete (come il Web) e di servizi di file sharing ha prodotto
una situazione molto difficile per i proprietari dei diritti.
Tutti i contenuti sono ora vulnerabili alla copia illegale e alla
distribuzione su internet, indipendentemente dal tipo. Ciò che è successo
con i CD audio ora si è diffuso a film, libri e ogni altro tipo di contenuto che
può essere digitalizzato. La situazione è diventata critica per molte
compagnie, che oramai vedono i loro guadagni abbassarsi di fronte al
diffuso fenomeno della pirateria.
E’ per questo motivo che le industrie di contenuti si stanno sempre più
rivolgendo ai sistemi DRM.
Quando, alla metà degli anni ’90, il problema della tutela dei diritti
d’autore nel digitale iniziava ad assumere dimensioni di notevole
importanza, la tecnologia non ha fatto altro che introdurre accorgimenti
anticopia quali sistemi che rendevano difficoltosa o di scarsa qualità la
copia. Il punto debole di questo approccio era il fatto che una volta
individuata la modalità per superare l’impedimento alla duplicazione, questa
era applicabile a qualsiasi contenuto utilizzasse la medesima tecnologia
38
anticopia.
Si è avuta quindi la necessità di cambiare il paradigma: dall’impedire
la duplicazione del contenuto, all’impedire l’accesso al contenuto,
indipendentemente da come questo sia stato duplicato. È un cambiamento
importante: il contenuto può essere duplicato e posseduto a piacere, ma è
l’accesso allo stesso a dover essere regolamentato (e conseguentemente
protetto). Non si pone quindi più il problema della comparsa sul mercato di
sistemi di duplicazione in grado di sfornare copie identiche all’originale,
come masterizzatori o applicazioni P2P. Il fulcro di questa strategia è il
possesso della chiave adatta a consentire l’accesso al contenuto, e la chiave
è specifica per una data opera, per cui anche se duplicata è inutilizzabile per
“aprire” altre opere similari.
Questo approccio, molto più facile, economico e sicuro è quello
utilizzato dalle tecnologie Digital Rights Management (DRM).
8%
15%18%
29%30%
Dove si ascolta più musica?
casa(tv,hi-fi,radio,internet) macchina pc Ipodmobile
39
Capitolo 5
Il caso Beatport
5.1 La storia di Beatport
Beatport è un negozio web specializzato nella vendita di musica
elettronica. Ha sede a Denver, Colorado (ma con uffici anche a Berlino e
New York) è di fatto la versione moderna del vecchio negozietto di vinili
dove il DJ andava a rintanarsi il sabato pomeriggio, spulciando tra le novità
più insolite, tra i promo e le “white label” semianonime, in cerca del
potenziale successo da dancefloor da “sparare” in pista alla sera o da
mandare in radio.
Ha rilasciato la prima iterazione del suo negozio web, Beatport 1.0, il
7 gennaio 2004 con 79 etichette di musica elettronica nel suo catalogo.
Nel gennaio 2005,è stata rilasciata una nuova versione di Beatport la
2.0, con un catalogo di oltre 100.000 brani forniti da 2.700 etichette.
Il 7 agosto 2006,è stato pubblicato Beatport 3.0, la terza versione del
suo negozio, caratterizzato dai miglioramenti per la navigazione, contenuti
personalizzati ed abbonamenti tramite My Beatport (che ha permesso agli
utenti registrati di segnarsi gli artisti e le etichette preferite, in modo
40
che ,quando esce una novità, l’utente ne venga subito a conoscenza), e
nuove opzioni di pagamento.
Nel febbraio 2007, ha lanciato il Beatport Player, un’applicazione web
widget29 per riprodurre i brani degli artisti più importanti presenti nel sito.
Applicazione costruita utilizzando Adobe Flash e HTML. Il lettore offre agli
utenti la possibilità di creare playlist personalizzate e dinamiche all’interno
di Beatport, e di ascoltare le anteprime di ogni brano.
Nell’agosto 2007, Beatport ha lanciato un sito di musica orientata alla
comunità, Beatportal, la cui missione è di fornire agli amanti della musica
informazioni aggiornate sul mondo della musica prevalentemente
elettronica.
Nella primavera del 2008, ha introdotto il Beatport Downloader, un
applicazione che permette di scaricare simultaneamente la musica acquistata
ordinandola in una cartella chiamata Beatport music. Il 18 marzo introduce
una classifica a premi: il Beatport Music Awards all’ interno del quale ogni
anno gli utenti di Beatport possono votare i loro migliori artisti di musica. I
premi sono suddivisi in 19 categorie, tra cui Miglior Artista di ogni genere,
best remix, e best single.I candidati al BMAS si basano esclusivamente sulle
vendite unitarie su Beatport.
Nel gennaio del 2009 esce The New Beatport, una migliore interfaccia
grafica, più snella e intuitiva.
A giugno del 2011 arriva il nuovo sito realizzato con tecnologia
HTML5.
In seguito saranno riportati due grafici che indicano rispettivamente
41
29 I Web Widgets sono micro-applicazioni che propongono contenuti digitali da inserire direttamente nel tuo blog, semplicemente copiando ed incollando un codice.
l’evoluzione dei brani ed etichette in Beatport.
0
500000
1000000
1500000
2000000
2004 2006 2008 2011
1762229
826450
1035703030
brani
0
5000
10000
15000
20000
2007 2008 2009 2011
16497
7357
2700
79
etichette
42
5.2 Tipologia di azienda
Azienda che realizza il business interamente su internet, Net Pure-play
(dot-com), senza un precedente modello di business tradizionale.
Beatport nasce nel periodo in cui il settore della discografia
tradizionale riconosce di essere nel maggior momento di crisi, vedendo nella
situazione d’incertezza una fonte di opportunità.
5.3 Cosa offre Beatport
Il download a pagamento di 23 generi musicali, per un totale di
16.498 etichette discografiche,199.347 artisti e 1.762.229 tracce. Il
download gratuito di programmi per la gestione della musica e la possibilità
di costruirsi un “My Beaport”.
. Inoltre offre la possibilità di far parte di una community
(www.beatportal.com) e partecipare in prima persona al sito attraverso i
Beatport Music Awards.
5.4 Modello di e-business
Lo scopo è di ottenere un vantaggio competitivo all’interno del
proprio settore industriale, offrendo un ampia scelta di prodotti, con una
43
qualità garantita, ed un aggiornamento continuo della musica elettronica ad
un prezzo del brano da 1,56€ a 2,17€. Questa è la loro fonte di reddito.
Alle label che gestiscono e promuovono i prodotti degli artisti e che
quindi spediscono i propri prodotti spetta il 50% del ricavato.
5.5 Concorrenti
Negli ultimi 5 anni, Beatport ha vinto il “Best Dance Music Retailer”
awards at IDMAs30, battendo aziende quali:
• Audiojelly
• Juno
• Traxsource
• Levelrecords
5.6 Obbiettivi di una community
Una community offre ai DJ la possibilità di ricevere per e-mail le
ultime novità proposte dal sito, ed informazioni molto utili per gli
appassionati di musica elettronica. Inoltre offre la possibilità di leggere sul
sito articoli su tutte le novità riguardanti la musica.
44
30International Dance Music Awards IDMA, cerimonia che premia i migliori artisti, DJ’s, brani, etichette,negozi e prodotti della musica dance elettronica.
L’affidabilità della validità delle canzoni viene data anche dagli utenti
commentando gli articoli proposti su Beatportal.
5.7 Analisi SWOT
Di seguito sarà riportata un’attenta analisi per far chiarezza sulla
pianificazione strategica aziendale di Beatport:
Punti di forza:
•Ampiezza e qualità dell’offerta
•Alto coinvolgimento dell’utente
•Notorietà del sito
•Partnership con aziende di prodotti collegati alla musica
•Piena soddisfazione degli obiettivi a livello di community
Punti di debolezza:
•Offerta di etichette discografiche indipendenti
•Facile per i competitors replicare il modello di business
•Non è possibile utilizzare brani digitali per scopi commerciali
Opportunità:
•Espansione della domanda di musica on-line
•Diffusione e accrescimento della cultura “Beat”
•Possibilità di utilizzo tracce anche a scopi commerciali(ritardo nella
regolamentazione giuridica)
45
Minacce:
•Download illegali
•Difficoltà di controllo e accertamento nel file sharing
5.8 Beatport oggi
Il nuovo sito, realizzato con tecnologia HTML5, si presenta con una
struttura più flessibile e veloce rispetto alla precedente versione in Flash.; e,
assicurano gli sviluppatori web, si tratta solo di una base per una serie di
cambiamenti che riguarderanno i prossimi mesi, se non addirittura anni, del
portale. Difficile immaginare quali ulteriori sviluppi potrà avere un progetto
simile, vista la completezza di informazioni che già caratterizza Beatport
nella sua nuova versione: ogni brano, infatti, riporta i battiti per minuto
(BPM), la forma d’onda, la chiave musicale…
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Tutte informazioni essenziali per i DJ, ma che possono risultare utili e
interessanti anche al semplice appassionato o a chi si vuole cimentare nei
DJ-set casalinghi o per le feste degli amici.
Non mancano gli elementi che già caratterizzavano la precedente
versione ed hanno contribuito a rendere Beatport un punto di riferimento per
gli appassionati e gli addetti ai lavori dei generi comunemente definiti “da
discoteca”: anteprime di ogni brano di circa un minuto, catalogazione
dettagliata di generi e sotto-generi musicali, classifiche aggiornate sugli
artisti più seguiti del momento e possibilità di conoscere altri artisti sulla
base delle proprie preferenze. Insomma, un sistema più completo di questo è
impossibile da trovare nel mondo musicale dell’elettronica dance.
Non è un caso che Matthew Adell, ceo di Beatport ed egli stesso DJ,
abbia definito il nuovo portale come un “sito disegnato per i DJ dai DJ”.
Altre due novità interessanti sono costituite da Beatbot, un software
intelligente simile al Genius31 di iTunes, che identifica brani simili a quello
che si ha acquistato nell’ultimo ordine, e BeatWiki, che ambisce a diventare
una vera e propria enciclopedia open source dell’elettronica che conterrà
oltre 70.000 schede di artisti e 8.000 schede di case discografiche.
Non è il primo restyling: aggiornamenti importanti si erano già avuti
in altre occasioni, nel 2005 e 2007.
Con una crescita del 31 per cento nell’ultimo anno, Beatport ha tutte
le carte in regola per restare al suo posto e migliorare ancora: lontano dai
piani alti della musica online, dove risiede Apple iTunes, ma ben saldo nella
propria - e tutt’altro che irrilevante - nicchia di mercato.
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31 Genius setaccia la libreria iTunes per trovare pezzi che stanno bene insieme.E’ un algoritmo che tramite alla memorizzazione degli ascolti di una determinata traccia, identifica quali possano essere i gusti dell’ascoltatore
"La dance music sta ridefinendo la nostra cultura pop, e nessun altro sito la
alimenta come fa Beatport".
Parola di David Guetta, testimonial di lusso della piattaforma digitale nata
nel 2004 con l'obiettivo di fornire un catalogo specializzato di musica
elettronica e da club agli appassionati del genere ma soprattutto a un
pubblico di DJ professionisti.
Con un repertorio composto al 95 per cento da materiale di provenienza da
etichette indipendenti e in gran parte disponibile in esclusiva, il negozio
virtuale vanta oltre 5 milioni di clienti mensili che spendono mediamente
ben 17 dollari pro capite.
5.9 Il futuro
Lo sviluppo dei sempre più diffusi dispositivi multimediali(come
Iphone & smartphone) si pone sicuramente al centro della “rivoluzione
digitale” in cui siamo già da anni coinvolti. La possibilità di avere intere
aree geografiche coperte da reti Wi-Fi ad alta velocità (wi-fi territoriale),
agevolerà ulteriormente questo straordinario cambiamento, permettendo lo
scambio di dati, il download e l’upload di musica, video, immagini sempre
più veloce e immediato: tutto a portata di mano!
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Conclusioni
Compito fondamentale del DJ è quello di “selezionare” i dischi da
mixare, cioè saper scegliere una determinata canzone in una determinata
situazione, quindi il brano più adatto al pubblico di riferimento, ma che
rientri anche nello stile e nei gusti musicali del disc jockey stesso.
Il DJing32 è considerato da molti una vera e propria arte che richiede
esperienza e talento.
Oggi il “fantino dei dischi” è considerato spesso come una star del
mondo della musica, con elevatissimi guadagni, tournée, serate in tutto il
mondo e una serie di produzioni discografiche, lavora in molti studi di
registrazione, discoteche ed emittenti radiofoniche, ecc..
Insomma il DJ si è evoluto passando dall’unire i dischi al diventare
una vera e propria forza contrattuale.
Attorno al disc jockey ruota l’economia dell’intrattenimento, dei
locali, dei negozi di dischi e del loro marketing. I più bravi imprenditori
sono riusciti a creare una sinergia tra i vari settori, come nel caso Beatport il
quale è diventato non solo un sito per ascoltare e comprare musica, ma
anche un mezzo potentissimo per auto pubblicizzarsi. Questo ed altri portali
offrono all’artista la possibilità di farsi notare e apprezzare in tutto il mondo.
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32 esercitare l’attività del DJ
Nell’ultimo anno però si è notata una leggera inversione di tendenza a
sfavore della tecnologia, alcuni dei più rinomati DJ al mondo infatti hanno
ricominciato a utilizzare il caro e vecchio vinile.
Malinconia? Voglia di Vintage? No: il magico disco nero non vuole
uscire dalla scena così facilmente, il suo “suono caldo” non si è mai stato
riproposto con altri mezzi. E’ proprio per questo motivo che diverse
etichette indipendenti stanno continuando a stampare nuove produzioni in
vinile, ovviamente con tiratura decisamente inferiore rispetto a una decina di
anni fa.
La certezza sta nella consapevolezza che il DJ, essendo un “artista”
tendente alla perfezione, sarà sempre alla ricerca della qualità del suono,
cercando sì l’innovazione, ma anche rispettando la classicità e la chiarezza
che l’arte richiede.
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Appendice
Per migliorare le osservazioni contenute in questa tesi ho intervistato
Claudio Coccoluto, DJ, ma anche remixer e produttore, ha realizzato tracce
come Belo Horizonti, arrivata ai vertici delle classifiche inglesi. Si è esibito
ovunque, da Ibiza a New York, da Londra a Parigi.
D: Chi è Claudio Coccoluto?
R: Sono un DJ, non ho mai voluto essere altro nella mia vita nel senso che
tutto il mio mondo creativo, musicale e passionale è orientato sulla musica.
Per me il DJ ha una funzione importantissima che è quella di captare il
gusto musicale e riprodurlo nel dancefloor.
Sono entusiasta nel riuscire a far ballare la gente, credo che sia la missione
definitiva del DJ, una missione benefica, qualcosa che dovrebbe accarezzare
le anime e portarle a un livello di consapevolezza musicale migliore.
L’house music è stata una musica rivoluzionaria probabilmente quanto il
rock e lo leggeremo presto sui libri, perché ha abbattuto le barriere tra le
persone. Non facendo distinzione tra religione, razza e sesso.
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D: Si va ancora nei DJ-point ad ascoltare la musica?
R: Sicuramente ci vanno quelli che si abbandonano a percorsi culturali e
musicali legati al passato. Però è innegabile che quel momento di ascolto,
che molto spesso era condiviso con altre persone, è qualcosa che lascia un
segno a chi l’ha provato, ma un vuoto a chi non l’ha mai potuto
sperimentare.
Per quanto mi riguarda se non ci fosse stato il “Disco Inn” di Modena e la
sua aggregazione d’incontro con altri DJ, sicuramente non sarei arrivato fino
a qui. Quindi il ruolo sociale è il volano di quest’arte. Credo che il
passaggio cruciale sia stato che la musica ha cambiato il metodo di
trasmissione con l’mp3, ma probabilmente anche dall’avvento dell’Ipod che
ha portato tutto su una dimensione personale, un puro momento di
solitudine. La musica non si ascolta più davanti alle casse ma nelle cuffie;
questo fattore probabilmente ha portato alla nascita di una generazione di DJ
che non sente il bisogno di condividere i propri sentimenti. Cosa che ritengo
sia paradossale nell’ottica della funzione sociale che questi artisti svolgono.
D: Cosa ne pensi delle nuove attrezzature per DJ?
R: Non sono assolutamente contro la tecnologia, anzi sono sempre stato un
grandissimo amante delle novità, a casa sperimento costantemente i nuovi
software ed hardware. La tecnologia è un mezzo che libera la creatività, non
dev’essere utilizzato come strumento per limitarla o peggio ancora per
omologarla.
Non mi sembra stia avvenendo una grande rivoluzione, la tecnologia si è
evoluta per dare delle facilitazioni all’artista.
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Secondo me le scelte del DJ non dipendono dalla tecnologia. La musica non
viene scelta dai PC ed invece sono proprio i DJ che si giocano la serata nel
momento in cui a casa, spulciando tra i propri dischi selezionano le tracce
vagliando tra una scelta ampia di musica.
La grande comodità di traktor è quella di avere un immenso archivio (cosa
prima impensabile), permettendo di portarsi dietro tutta la discografia.
Personalmente farei confusione a ricercare una traccia tra 1000 altre. Il
potenziale di un DJ sta in una borsa da 100 dischi, la serata nasce nel
momento in cui quella borsa viene riempita. La stessa borsa la apri nei club,
secondo l’ispirazione, l’energia e la gente che hai davanti. La selezione dei
brani per me è la magia e la valutazione della qualità del lavoro del disc
jockey.
D: La tecnologia è a vantaggio per la pirateria?
R: Momentaneamente si, ma è sempre stato così. Tutto incominciò negli
anni’90 quando già i CD venivano copiati costantemente e noi ci
chiedevamo come fosse possibile che tutto questo accadesse.
Quando poi si notò che Sony era la proprietaria sia del marchio Sony
music,sia della tecnologia Sony, offrendo sul mercato i cd da masterizzare e
i registratori per cd,capimmo che il conflitto di interessi era enorme (Sony
per citare un brand ma possiamo citarne moltissimi altri, come Hitachi,
Philips, ecc).
Ora ci ritroviamo con lo stesso problema della condivisione gratuita ma
illegale dei file MP3.
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Purtroppo dietro un prodotto musicale c’è sempre un grandissimo sforzo
creativo, bisogna rispettarlo e far si che venga ripagato.
D: Cosa ne pensi di Beatport?
R: Non posso parlarne né bene né male. Penso che Beatport sia lo
sfruttamento di un’intuizione commerciale. Beatport presenta un conflitto
d’interesse in quanto è il produttore del software di riferimento, il produttore
dei plugin che servono per produrre la musica e degli stessi software per
riprodurla. Beatport possiede anche Native Instrument, traktor, loop master,
praticamente c’è un unico padrone. Questo condiziona irrimediabilmente la
creatività;
E’ un po’ come se dovessimo parlare di agricoltura e il proprietario ti offre
oltre al terreno anche la zappa, il concime e i semi e poi ti compra il tuo
prodotto.
Beatport ha avuto l’intuizione di unire il tutto attraverso un software, il
quale oggi è il più usato al mondo, purtroppo ha quasi mandato in soffitta i
giradischi sl 1200 che per 30 anni sono stati lo stato dell’arte del djismo
Il problema di oggi è che un ragazzo ascolta la chart del suo DJ di
riferimento, se la scarica, senza andar alla ricerca di nuovi bravi e quindi
rischiando di non crearsi una propria identità stilistica.
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D: Ci sarà un ritorno al vinile?
R: Lo vedo improbabile ma ci sarà una rivalutazione e una rivalorizzazione
del vinile in quanto supporto “principe”.
La mia considerazione è questa:
se come produttore faccio una traccia, la riduco a MP3 e la spedisco a 3
amici so già che diventeranno una moltitudine di copie perché il solo
passaggio attraverso la rete ad altri soggetti mette in condizione di duplicarsi
all’infinito.
Credo e spero che in un futuro chi vorrà dare un po’ di “sostanza” al proprio
prodotto sceglierà il vinile perché è meno riproducibile ed è un supporto che
da concretezza!
Il rapporto con l’oggetto stesso diventa indelebile, un disco non lo buttiamo
via, l’MP3 basta spostarlo nel cestino e sparisce facilmente.
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Bibliografia e sitografia
D. Miller Paul: Sound Unbound. Musica digitale e cultura del Sampling-Arcana Edizioni, 2011
Verbeni Luca: DJ un lupo solitario nel cuore dei giovani-Pegognana(MN)- Zapparoli Edizioni, 2006
Coccoluto Claudio & Pacoda Pierfrancesco: Io, DJ-Cles (Trento)-Enaudi Edizioni, 2007
Turban Efrain:Introduction to e-commerce-United States-Prentice Hall,2003
Kotler P.,Armstrong G.: Principi di Marketing-Milano-Prentice Hall,2006
Van Buskirk Eliot: Music mania-Milano-Mc Graw Hill,2003
Siti:33
http://www.beatport.com
http://www.beatportal.com
http://www.native-instruments.com
http://www.interlex.it/testi/141-633.htm
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33 Tutti i siti sono stati rivisitati fra il 2 e l’11 novembre 2011
Ringraziamenti
Dopo una serie di soddisfazioni e sacrifici, sono arrivato all’ultima
pagina di questa tesi, che coincide con la fine di questo mio percorso di
studi, durante il quale ho avuto modo di ampliare le mie conoscenze
didattiche ma anche quelle personali e soprattutto lavorative.
Voglio ricordare e ringraziare tutti coloro che mi sono stati vicini e
che mi hanno sostenuto fino a ora, nei miei momenti di stress, felicità, alla
mia grandissima testardaggine e arroganza.
Il primo pensiero va alla mia famiglia, ai miei genitori che mi hanno
permesso di arrivare dove sono condividendo sempre le mie decisioni, e a
mia sorella Elena che sicuramente non farà la DJ da grande e sarà una
studentessa modello, avendo l’esperienza del fratello che è stato l’opposto.
Tanta stima e riconoscenza vanno al Professor Fragiacomo, che mi ha
pazientemente seguito durante questi mesi di lavoro, e ai suoi consigli che
sono risultati utilissimi.
Un ringraziamento particolare va a Claudio Coccoluto che grazie alla
sua disponibilità e cortesia mi ha permesso di fare un’analisi ancora più
completa su questo elaborato.
E non posso certo dimenticarmi di tutti i miei amici che mi hanno
supportato o per meglio dire sopportato tutti questi anni.
Grazie di cuore a tutti!!
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