Il Polietico 15

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Periodico di informazione Riservato ai medici e agli operatori sanitari Febbraio 2009, Anno 6 - N.15 In questo numero: Cardiochirurgia 2 Chirurgia vascolare 6 Nasce l’ordine dei medici di Monza e Brianza 9 Clinical Governance 10 Chirurgia vascolare 13 L’ortopedia a 360° è alla San Gaudenzio 16 Chirurgia generale 17 La memoria, fra scienza e filosofia 19 Nasce Isfai 20 CINQUE ANNI INSIEME A VOI I l Polietico compie oggi il suo primo lustro di vi- ta: nato nel 2004, ha continuato a crescere nu- mero dopo numero, affrontando moltissimi dei temi che interessano da vicino la salute dei citta- dini e la professione dei medici. Allo stesso mo- do, in questi anni, anche il Gruppo Policlinico di Mon- za ha vissuto importanti sviluppi, riuscendo a offrire op- portunità di cure specialistiche sempre più avanzate sul territorio, tecniche chirurgiche all’avanguardia e, aspetto fondamentale, un’assistenza rispettosa del paziente e dei suoi bisogni di salute: al centro di tutto poniamo sempre la persona nella sua interezza e nella sua dignità. Ed è per questo che il Policlinico di Monza affronta comples- si interventi di cardiochirurgia con tecniche innovative e più dispendiose per la struttura ma più efficaci per il pa- ziente, ed è per assicurare la migliore appropriatezza delle cure e dell’assistenza nella loro globalità che il Gruppo ha dato vita, forse per la prima volta nella sanità accreditata in Italia, a un coordinamento del “Governo Clinico”: ne parliamo nelle prossime pagine, insieme a un’ampia sezione dedicata alla chirurgia vascolare, disci- plina che ha portato a soluzioni sempre meno invasive e che ha ampliato la possibilità di trattamento anche a pa- zienti prima esclusi per ragioni di età o di condizioni ge- nerali. Vedremo anche la presentazione di nuovi arrivi nel Gruppo: la nuova équipe di ortopedia alla San Gau- denzio e di Chirurgia Generale alla Città di Alessandria Infine affronteremo un tema che sta a cuore a tutto il personale sanitario: la formazione. Buona lettura a tutti! Il Presidente Gian Paolo Vergani

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INSIEMEAVOI Chirurgiagenerale 17 Lamemoria, frascienzaefilosofia 19 NasceIsfai 20 Cardiochirurgia 2 Chirurgiavascolare 6 Nascel’ordinedeimedici diMonzaeBrianza 9 ClinicalGovernance 10 Chirurgiavascolare 13 L’ortopediaa360° èallaSanGaudenzio 16 Febbraio2009,Anno6-N.15 Periodicodiinformazione Riservatoaimedicieaglioperatorisanitari

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Periodico di informazioneRiservato ai medici e agli operatori sanitari

Febbraio 2009, Anno 6 - N.15

In questo numero:Cardiochirurgia 2Chirurgia vascolare 6Nasce l’ordine dei medicidi Monza e Brianza 9

Clinical Governance 10Chirurgia vascolare 13L’ortopedia a 360°è alla San Gaudenzio 16

Chirurgia generale 17La memoria,fra scienza e filosofia 19Nasce Isfai 20

CINQUE ANNIINSIEME A VOI

IlPolietico compie oggi il suo primo lustro di vi-ta: nato nel 2004, ha continuato a crescere nu-mero dopo numero, affrontandomoltissimi deitemi che interessano da vicino la salute dei citta-dini e la professione deimedici.Allo stessomo-

do, in questi anni, anche il Gruppo Policlinico diMon-za ha vissuto importanti sviluppi, riuscendo a offrire op-portunità di cure specialistiche sempre più avanzate sulterritorio, tecniche chirurgiche all’avanguardia e, aspettofondamentale, un’assistenza rispettosa del paziente e deisuoi bisogni di salute: al centro di tutto poniamo semprela persona nella sua interezza e nella sua dignità. Ed èper questo che il PoliclinicodiMonza affronta comples-si interventi di cardiochirurgia con tecniche innovative epiù dispendiose per la strutturama più efficaci per il pa-ziente, ed è per assicurare la migliore appropriatezzadelle cure e dell’assistenza nella loro globalità che ilGruppoha dato vita, forse per la prima volta nella sanitàaccreditata in Italia, a un coordinamento del “GovernoClinico”: ne parliamo nelle prossime pagine, insieme aun’ampia sezione dedicata alla chirurgia vascolare,disci-plina che ha portato a soluzioni sempremeno invasive eche ha ampliato la possibilità di trattamento anche a pa-zienti prima esclusi per ragioni di età o di condizioni ge-nerali. Vedremo anche la presentazione di nuovi arrivinelGruppo: la nuova équipe di ortopedia alla SanGau-denzio e diChirurgiaGenerale allaCittà diAlessandriaInfine affronteremo un tema che sta a cuore a tutto ilpersonale sanitario: la formazione.Buona lettura a tutti!

Il PresidenteGianPaoloVergani

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IL POLICLINICO DI MONZARIFERIMENTO NAZIONALE PER IPAZIENTI GIUDICATI “INOPERABILI”

� LA CARDIOCHIRURGIADIRETTADALDOTT. SPAGNOLO

Il cuore è grande quanto il pugno diuna mano, ma rappresenta una mera-viglia dell’ingegneria idromeccanica.Può essere definito un bimotore avalvole e ha il compito di rifornire di

sangue gli organi del nostro corpo. Non siferma mai, si contrae a una frequenza mediadi 60-70 battiti al minuto e inietta nelle no-stre arterie una media di 5 litri di sangue alminuto. In caso di necessità, la quantità disangue iniettata ogni minuto può raggiunge-re i 30 litri.Tutto questo dà l’idea dell’impor-

tanza di questo muscolo: da esso dipende nonsolo la nostra vita, ma anche la qualità dellenostre prestazioni.Un cuore sano adegua costantemente la suaattività alle necessità dell’organismo. Possia-mo fornire ottime prestazioni atletiche, am-bire alle più alte conquiste sociali, vivere in-tensamente le gioie della vita senza neancheavvertirne la presenza.Quando il cuore si ammala, la durata e laqualità della vita si modificano. Basta unapiccola corsa o una semplice emozione perscatenare un affanno intenso o un senso dioppressione al petto; la nostra pelle cambiacolore, il corpo si gonfia e ogni organo rallen-ta le sue funzioni. I nostri sogni si spengono,ogni prospettiva di vita svanisce e un senso difallimento ci condiziona.Una delle patologie più comuni che colpisco-no il cuore è l’infarto miocardico; esso è do-vuto ad una ostruzione delle arterie coronari-che, che hanno il compito di portare il sangueal muscolo cardiaco. Un loro restringimentoriduce questo flusso sanguigno provocandoun’ischemia o un infarto. È come se improv-visamente a un motore venisse a mancare labenzina: prima rallenta il numero di giri poisi ferma.Fino agli anni ‘60 la cura dell’infarto consiste-va in un riposo assoluto e in una terapia me-dica a efficacia molto limitata, e la mortalitàera elevata.Alla fine degli anni ‘60, venne messa a puntouna nuova tecnica chirurgica che aveva loscopo di portare direttamente sangue al disotto dell’ostruzione coronarica: nacque l’eradel bypass aorto-coronarico. Da allora sonomilioni i pazienti sottoposti a questo inter-vento.L’intervento di bypass consiste nell’applicareun nuovo condotto vascolare che è collegato aun estremo all’aorta, da dove preleva il san-gue, e all’altro estremo alla parete coronaricaammalata. Per realizzare questa connessione,la parete coronarica viene aperta e cucita conla parete del condotto utilizzato.

IL DOTTOR SALVATORESPAGNOLO, DIRETTOREDEL DIPARTIMENTODI CARDIOCHIRURGIADEL POLICLINICO DI MONZA

QUANDO IL CALIBRO DELLA CORONARIAÈ SUPERIORE AI 3 MM, LA PERCENTUALEDI STENOSI CORONARICA IN SEDE DI CUCITURAÈ BASSA, QUANDO IL CALIBRO CORONARICOÈ INFERIORE AI 2 MM LA PERCENTUALEDI STENOSI AUMENTA E QUANDO IL CALIBROCORONARICO È INFERIORE A 1,2 MM LA STENOSIÈ COSÌ ELEVATA DA CONSIDERARE IL PAZIENTEINOPERABILE

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Questa connessione rappresenta il momentopiù delicato dell’intervento perché con la cu-citura si può causare un restringimento anchepericoloso del calibro della coronaria.Maggiore è la quantità di parete coronaricache viene utilizzata per la sutura e più grave èil grado di restringimento. Con la tecnica uti-lizzata la quantità di parete coronarica coin-volta nella cucitura è di 2-3 mm.Questo de-termina sempre un restringimento coronaricoe la sua gravità è in rapporto al calibro dellacoronaria. Nelle coronarie di calibro inferioreai 2 mm il restringimento può essere così im-portante da causare la chiusura del bypass.Attualmente, con l’avvento della rivascolariz-zazione mediante angioplastica, le coronarieprincipali e di calibro maggiore sono trattatecon gli stent, e al momento dell’intervento ilchirurgo è costretto a lavorare su coronarie

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sempre più ammalate e di più piccolo calibro.Un recente studio condotto su un totale di3014 pazienti, operati tra l’agosto 2000 e l’ot-tobre 2003 presso 107 Centri di cardiochi-rurgia degli Stati Uniti, ha evidenziato che adistanza di 12-18 mesi dall’intervento circa il45% dei pazienti ha un bypass chiuso o malfunzionante.Questo risultato, per l’eccellenza dei Centrimonitorati e per l’elevato numero di pazientistudiati, è rappresentativo dell’attuale e realepercentuale di occlusione dei bypass corona-rici nel mondo.Per fortuna in un’alta percentuale di casi lachiusura dei bypass non causa la ripresa deldolore e i pazienti possono svolgere una vitanormale pur sotto il controllo medico e l’as-sunzione quotidiana di una terapia medicaadeguata.Da questi risultati emerge un altro dato signi-ficativo: quando il calibro della coronaria èsuperiore ai 3 mm, la percentuale di stenosicoronarica in sede di cucitura è bassa, quandoil calibro coronarico è inferiore ai 2 mm lapercentuale di stenosi aumenta e quando ilcalibro coronarico è inferiore a 1,2 mm la ste-nosi è così elevata da considerare il pazienteinoperabile.A mio modo di vedere, questa stenosi coro-narica è dovuta all’inadeguatezza della tecni-ca chirurgica utilizzata. Cucire un piccolo va-so con gli stessi concetti, lo stesso strumenta-rio e gli stessi fili di sutura utilizzati per sutu-rare le arterie di calibro maggiore, causa unastrozzatura o chiusura dell’arteria nel puntodi cucitura.La conferma di questa ipotesi arriva dallachirurgia vascolare, dove la sutura di arterie digrosso calibro non determina nessuna proble-matica, mentre la cucitura di arterie di picco-lo calibro espone a un alto rischio di chiusuradel vaso per stenosi grave in corrispondenzadella cucitura.Il tentativo, ad esempio, di reimpiantare undito amputato andava incontro a un costanteinsuccesso per l’occlusione delle piccole arte-rie in corrispondenza del punto di sutura: po-che ore dopo il reimpianto il moncone diven-tava di colore scuro per iniziale gangrena edoveva essere amputato.Nel 1960 il chirurgo vascolare J. Jacobson eb-be una brillante intuizione: se si aumentano ledimensioni delle piccole arterie, mediantel’utilizzazione del microscopio operatore, èpossibile realizzare una nuova sutura vascola-re in cui la quantità di parete coinvolta è di

IL DOTT. SALVATORE SPAGNOLO DURANTEUN INTERVENTO DI CARDIOCHIRURGIA

LA POSSIBILITÀ DI SUTURARE VASI SANGUIGNIDEL CALIBRO INFERIORE A 1 MM HA PERMESSOINTERVENTI PRIMA INIMMAGINABILI COMEIL TRAPIANTO DI MANO O BRACCIA,LA RICOSTRUZIONE DI NASO E VISO,IL TRASFERIMENTO DI TESSUTI DA UNA PARTEALL’ALTRA DEL CORPO.QUESTI BRILLANTI RISULTATI MI HANNOCONVINTO A TRASFERIRE LA TECNICAMICROCHIRURGICA ALL’INTERVENTO DI BYPASSAORTO-CORONARICO

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solo 0.2-0.4 mm.Questa anastomosi avrebbeconsentito di cucire anche arterie di calibroinferiore a 1 mm senza causare nessun re-stringimento.Dopo mesi di allenamenti fatti in un labora-torio allestito nella cantina della sua abitazio-ne, utilizzando ingrandimenti del campo vi-sivo che andavano da 10 a 40 volte, riuscì asuturare con successo una arteria del calibrodi 1.4 mm.

Nacque così una nuova branca della chirurgiache lo stesso autore denominòmicrochirurgiae che in questi ultimi anni ha avuto un note-vole sviluppo.La possibilità di suturare vasi sanguigni delcalibro inferiore a 1 mm ha permesso inter-venti prima inimmaginabili come il trapiantodi mano o braccia, la ricostruzione di naso eviso, il trasferimento di tessuti da una parteall’altra del corpo.

Questi brillanti risultati mi hanno convinto atrasferire la tecnica microchirurgica all’inter-vento di bypass aorto-coronarico.Pur avendo alle spalle un’ampia casistica diinterventi di bypass, mi sottoposi a un lungoperiodo di allenamento in un laboratorio dimicrochirurgia sperimentale, necessario peracquisire la capacità di lavorare ad alti ingran-dimenti e acquisire l’abilità di passare con si-curezza un filo di sutura a una distanza di soli0.2-0.4 mm dal bordo libero della parete va-scolare.All’inizio tutto sembrava impossibile: lavora-re in un campo operatorio delle dimensioni diun millimetro comporta come prima difficol-tà la coordinazione di ciò che vedono gli oc-chi con il movimento delle mani. Il bisturi ele pinze chirurgiche entrano ed escono dalcampo visivo senza che si riesca a coordinar-ne i movimenti. Ma la difficoltà maggiore èstata quella di riuscire a passare l’ago di suturaa una distanza di soli 0.2 millimetri dal bordolibero. Nei primi giorni di lavoro, ogni tenta-tivo si concludeva in una costante lacerazionedella parete del vaso. È solo la consapevolezzache altri erano riusciti che ti spinge a prose-guire nell’impresa. Dopo giorni e giorni ditentativi falliti, si verifica il miracolo: la tuamano riesce a far passare l’ago con precisionee acquista la capacità di cucire tra di loro duepareti vascolari che a occhio nudo sono appe-na visibili: una soddisfazione immensa.La microchirurgia richiede notevole abilitàtecnica, precisione millimetrica e l’assenza ditremori delle mani. Bastano piccole oscilla-zioni nel passaggio dei punti per causare la la-cerazione della parete vascolare e pericoloseemorragie. Se ben eseguita, i risultati ottenutisono entusiasmanti.Fino ad oggi ho operato con tecnica micro-chirurgica più di 2000 pazienti.Studi coronarografici di controllo hanno evi-denziato un notevole miglioramento dei ri-sultati con un abbassamento delle occlusionidei bypass dal 40%, riferito nella recente let-teratura mondiale, al solo 7%.Con la microchirurgia è possibile operare ipazienti con coronarie piccole, dichiarati ino-perabili con la tecnica operatoria usuale.Il calibro delle coronarie varia da una personaall’altra e nei pazienti di piccola corporatura ein molte donne le coronarie possono esserepiccole.Quando le coronarie sono sane, il pa-ziente ha una vita normale, quando si amma-lano le possibilità terapeutiche diminuiscono.La rivascolarizzazione con l’impiego degli

SUTURA VASCOLARE STANDARDLA DISTANZA TRA UN PUNTO DI SUTURAE L’ALTRO È SUPERIORE A 2MM

PER LA STRUTTURA OSPEDALIERALA MICROCHIRURGIA PUÒ RAPPRESENTAREUN PROBLEMA PERCHÉ PORTA CON SÉMAGGIORI COSTI E MINOR NUMERODI INTERVENTI. MA GARANTISCE UNO STANDARDQUALITATIVO CHE CONSENTE AI PAZIENTIINOPERABILI DI GUARIRE.POLICLINICO DI MONZA HA SCELTO I PAZIENTIA DISCAPITO DEL MERO INTERESSE ECONOMICO

IL POLICLINICO DI MONZA

RIFERIMENTO NAZIONALE

PER I PAZIENTI GIUDICATI

“INOPERABILI”

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stent espone a un’alta incidenza di riocclusio-ni mentre l’intervento di bypass espone a unalto rischio chirurgico.La microchirurgia mi ha permesso di esten-dere l’intervento chirurgico anche ai pazienticon coronarie piccole, che sono stati dichiara-ti inoperabili.Il primo intervento su pazienti con queste ca-ratteristiche è stato quello di un signore ope-rato di quattro bypass in un Centro di cardio-chirurgia francese. Dopo soli tre mesi dall’in-tervento il paziente aveva una ripresa del do-lore e al controllo coronarografico presentavatutti i bypass occlusi.Il paziente fu dichiarato non rioperabile edera costretto ad una vita di assoluto riposo.Un trapianto cardiaco non era possibile perl’età e la presenza di altre patologie.Per la comparsa di un’angina a rischio di in-

farto mortale, venni consultato dal medicocurante per un tentativo chirurgico. Decisi diaccettare e il paziente venne trasferito in eli-cottero nel mio Centro. All’atto della visita interapia intensiva, mi trovai in presenza di unsignore sofferente ma con una grande vogliadi vivere.Guardandomi mi incoraggiò dicen-domi: “ mi operi dottore, vedrà che tutto an-drà bene “.Nella stessa giornata venne trasferito in salaoperatoria per l’intervento. Iniziata la circola-zione extracorporea, il cuore venne fermato.Le arterie coronariche si confermavano mol-to piccole. Ingrandendo con il microscopiooperatore il campo visivo di 8 volte e con unago e un filo sottilissimo (9 zeri) riuscii a ese-guire tre bypass sulle arterie principali. Lamia gioia fu immensa quando, a fine inter-vento, il cuore riprese a battere con vigore eall’elettrocardiogramma regredivano i segnidi sofferenza cardiaca.All’uscita dalla sala operatoria fui abbracciatodai famigliari in lacrime. Quando raggiunsi ilmio studio sprofondai felice nel divano, av-volto da una sensazione di benessere intensoe ringraziai Dio per avermi utilizzato comestrumento per ridare la vita a un essere uma-no.Da allora sono 320 i pazienti dichiarati ino-perabili che sono stati sottoposti con successoa intervento di by-pass.Recentemente ho ricevuto una telefonata diringraziamento da parte della moglie: dotto-re, mio marito, che da dieci anni era costrettoa una completa inattività, ha ripreso in pienoil suo lavoro, ma quello che le voglio sottoli-neare è la ripresa di una vita sessuale intensa.“Non mi lascia più in pace - mi confidò sorri-dendo - e la mia paura è che possa insorgereun scompenso cardiaco”.Tranquillizzai la si-gnora e le consigliai di considerare il maritouna persona sana. Anche un motore Ferrarisenza carburante è costretto a fermarsi ma ri-fornito di benzina, riprende a sfrecciare versola vittoria della vita.

CUORE OPERATO DAL DOTT SPAGNOLOFOTOGRAFATO IN AMBITO POSTCHIRURGICOCON PUNTI DI SUTURANON VISIBILI AD OCCHIO NUDO

DA ALLORA SONO 320 I PAZIENTI DICHIARATIINOPERABILI CHE SONO STATI SOTTOPOSTICON SUCCESSO A INTERVENTO DI BY-PASS.RECENTEMENTE HO RICEVUTO UNA TELEFONATADI RINGRAZIAMENTO DA PARTE DELLA MOGLIEDI UN PAZIENTE...

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Lacura delle patologie vascolarinegli ultimi anni èmolto cresciu-ta grazie sia all’affinamento tec-nologico di metodiche diagno-stiche non invasive, come l’eco-

colordoppler, sia alla maggiore sensibilità esorveglianza da parte dei medici di medicinadi base e da parte dei pazienti stessi. Questoaumento dell’attenzione si è trasformato, gra-zie al personale medico specializzato, in unamigliore azione di diagnosi e cura tale da ri-durre significativamente il rischio generalecorrelato alla malattia.L’ambito della patologia vascolare comprendetutta una serie di malattie; tra le più importantiricordiamo la malattia aneurismatica, cioè ladilatazione permanente di un tratto arterioso.Normalmente si considera aneurismatico unsegmento arterioso quando il suo diametroraggiunge il doppio di quello considerato nor-male.Tale patologia può interessare tutte le ar-terie dell’organismo,ma più frequentemente ildistretto aortico, iliaco, femoro-popliteo e, a li-vello viscerale, le arterie splenica, renale, me-senterica superiore e il tripode celiaco.Ultimamente la cura della patologia aneuri-smatica si è avvalsa non solo della tecnica chi-rurgica tradizionale a cielo aperto, ma di tuttauna vasta gamma di trattamenti endovascolariche permettono l’esecuzione dell’intervento

anche su pazienti considerati fino a non moltotempo fa al di fuori dell’operabilità chirurgica.Il tutto si traduce in unaminore degenza ospe-daliera e in una migliore e più rapida ripresadell’attività quotidiana da parte del paziente.Altro ambito di interesse rilevante è la malattiacerebrovascolare che è la seconda causa dimorte cardiovascolare ed è una patologia cheinteressa le arterie deputate all’irrorazione delcervello, in particolare carotidi e vertebrali.Taliarterie vengono interessate più frequentemen-te dall’arteriosclerosi, ovvero la progressiva ri-duzione del calibro del vaso (stenosi) ad operadi placche.Tali lesioni possono progredire finoalla completa occlusione del vaso (trombosi) oframmentarsi dando origine a fenomeni em-bolici che possono determinare occlusione divasi più piccoli. Da notare che i fenomeni em-bolici possono anche provenire da altre sedi,come ad esempio dal cuore. In entrambi i casiil risultato è la riduzione o cessazione del flussoematico in alcuni segmenti del cervello. Leconseguenze di tali eventi variano a secondadell’estensione e dell’importanza del tessutocerebrale colpito. I quadri clinici possono esse-re diversi e il paziente potrà avere disturbi sen-soriali (cecità improvvisa a un occhio, formico-lii e/o perdita della sensibilità a un arto) o mo-tori (deficit di forza a un arto o di metà corpo,deviazione della rima buccale, impaccio con laparola, difficoltà a scrivere). L’aspetto che con-traddistingue tali eventi è la brusca insorgenza,che spesso coglie il paziente in pieno benesse-re, e il fatto che possono manifestarsi in modotransitorio o permanente.Anche in questo caso, oltre al tradizionale ap-proccio chirurgico a cielo aperto (TEA caroti-dea, che già da tempo viene effettuata in ane-stesia loco-regionale con il paziente collaboran-te in sala operatoria durante tutto l’intervento),in casi selezionati è possibile un approccio en-dovasale conmetodicamini-invasiva.A causa dell’incremento dei fattori di rischioquali fumo,diabete, ipertensione arteriosa, dis-lipidemie, una grossa parte del lavoro si foca-lizza sulle arteriopatie obliteranti periferiche, lequali sono caratterizzate dal progressivo re-stringimento delle arterie fino all’ostruzione

IL DOTTOR CLAUDIO PECIS,RESPONSABILE DELL’UNITÀOPERATIVA DI CHIRURGIAVASCOLARE II,POLICLINICO DI MONZA

� IL DOTT.CLAUDIO PECIS NOMINATO PRIMARIO

LA CHIRURGIA VASCOLAREDI MONZA RADDOPPIA

Il dottor Claudio Pecis, Responsabile dell’Unità Operativa di ChirurgiaVascolare II del Policlinico di Monza, dopo la laurea in Medicina e Chirurgiapresso l’Università di Pavia ha conseguito le specializzazioni in Chirurgiad’Urgenza e Pronto Soccorso e in Chirurgia Vascolare e Angiologia. Dal 1999al 2004 è stato Professore a Contratto presso la Scuola di Specializzazione inChirurgia Vascolare dell’Università di Milano. Durante la sua attivitàprofessionale ha atteso a circa 6000 Interventi di Chirurgia Generale,Vascolare ed Endovascolare. Responsabile per il NIT (North Italian Transplant)del centro di diagnosi e cura delle ulcere vascolari mediante trapiantodi cute bioingegnerizzata del Policlinico San Marco, è stato autoree co-Autore di circa 100 pubblicazioni edite su riviste nazionali e internazionali,ha partecipato a congressi in Italia e all’estero, ed è Membro effettivodella Società Italiana di Chirurgia.

Il curriculum

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completa delle stesse. I distretti maggiormenteinteressati sono il distretto aorto-iliaco e quellofemoro-popliteo-tibiale.Negli stadi iniziali la malattia limita la deam-bulazione, causando durante la marcia doloricrampiformi, tipicamente a livello del polpac-cio. Successivamente, se la malattia progredi-sce, i dolori compaiono a riposo (specie la not-te) fino alla comparsa di ulcere e necrosi distali.Talvolta l’evoluzione della malattia può esserebruscamente accelerata da fenomeni acuti in-tercorrenti, quali la trombosi (occlusione) del-l’arteria malata (arteria femorale, poplitea o ti-biali) o l’embolia (coaguli che si possono dis-taccare da placche irregolari o da aneurismi pe-riferici e/o dell’aorta che occludono vasi piùpiccoli). In entrambi i casi il brusco arresto diflusso sanguigno a valle dell’ostruzione impo-ne un intervento d’urgenza chirurgico/medicoal fine di tentare di salvare l’arto colpito.La frequenza èmolto elevata: ne è colpito circail 20% della popolazione generale tra i 65 e gli80 anni, con maggiore frequenza a carico delsesso maschile. La diagnosi si basa sulla sinto-matologia e mediante indagini diagnostichequali l’ecocolordoppler, angio-Tc, angio-RM el’angiografia.Le possibilità di trattamento dell’arteriopatiadegli arti inferiori (oltre alla terapia medica)sono rappresentate da:1- intervento chirurgico tradizionale mediantetromboendoarteriectomia e/o medianteuna protesi con il confezionamento di unby-pass che può anche essere effettuatome-diante la safena invertita del paziente stesso.

2- trattamento endovascolare che consiste nel-la dilatazione e nell’eventuale posiziona-mento di stent mediante approccio percuta-neo.

Da quanto detto fino ad ora è evidente che iltrattamento chirurgico/endovascolare rappre-senta la strategia più efficace qualora la terapia

medica non sia più in grado di prevenire o li-mitare l’evoluzione della malattia e le sueeventuali complicanze. La terapia medica co-me singola scelta terapeutica è a tutt’oggi me-no efficace del trattamento chirurgi-co/endovascolare nei casi di comparsa dei sin-tomi dolorosi a riposo, di lesioni trofiche o diclaudicatio stretta.Altro grandissimo capitolo che crea un disagiomedico ed estetico e che colpisce prevalente-mente le donne, è rappresentato da tutta la pa-tologia che per brevità potrebbe essere chiama-ta varicosa,ma che comprende tutte le affezio-ni che riguardano le vene superficiali (venagrande e piccola safena e collaterali) e gli artiinferiori in generale (edemi, discromie, arros-samenti localizzati o generalizzati, teleangec-tasie, varici tronculari, ulcere…).La patologia venosa interessa circa il 30% dellapopolazione con netta prevalenza del sessofemminile. È a carattere cronico e progressivo,ed è caratterizzata dalla perdita di funzionalitàdel sistema valvolare delle vene che svolge l’a-zione di impedire il reflusso di sangue nelle zo-ne periferiche. Il sangue quindi non defluisceinmodo corretto e ristagna nelle zone periferi-che (gambe, piedi),manifestandosi talvolta ol-tre che con l’evidenza di varici, anche con tuttoil corredo sintomatologico tipico della malat-tia: pesantezza, crampi notturni, prurito ededemi a carico degli arti inferiori. Progressiva-mente la patologia comporta anche la compar-sa di segni altrettanto tipici: arrossamento, dis-cromie (macchie scure), secchezza cutanea.Possono manifestarsi flebiti (infiammazionidella parete venosa con trombosi al suo inter-no) e vere e proprie ulcere che si localizzano ti-picamente nella zona del terzo inferiore digamba e caviglia.A nostra disposizione per il trattamento diquesta affezione abbiamo un’ampia scelta diinterventi: dalle semplici varicectomie e/o fle-bectomie con o senza mini-stripping all’inter-vento classico di safenectomia grande e piccolache noi da tempo, onde evitare le sequele post-operatorie dello stripping, eseguiamo con tec-nica laser endovasale. All’associazione con laterapia chirurgica laser e/o tradizionale, si as-socia spesso la terapia sclerosante anche conl’ausilio della metodica diTessari (scleromous-se). A completamento del quadro terapeuticoospedaliero è possibile e doveroso associareuna gamma di trattamenti ambulatoriali per larisoluzione definitiva sia dei problemi mediciche estetici.Ultimo,ma non meno importante capitolo ri-

ULTIMAMENTE LA CURA DELLA PATOLOGIAANEURISMATICA SI È AVVALSA NON SOLODELLA TECNICA CHIRURGICA TRADIZIONALEA CIELO APERTO, MA DI TUTTA UNA VASTAGAMMA DI TRATTAMENTI ENDOVASCOLARICHE PERMETTONO L’ESECUZIONEDELL’INTERVENTO ANCHE SU PAZIENTICONSIDERATI FINO A NON MOLTO TEMPO FAAL DI FUORI DELL’OPERABILITÀ CHIRURGICA

LA PATOLOGIAVENOSAINTERESSA CIRCAIL 30% DELLAPOPOLAZIONECON NETTAPREVALENZADEL SESSOFEMMINILE.È A CARATTERECRONICOE PROGRESSIVO,ED ÈCARATTERIZZATADALLA PERDITADI FUNZIONALITÀDEL SISTEMAVALVOLAREDELLE VENE CHESVOLGE L’AZIONEDI IMPEDIREIL REFLUSSODI SANGUE NELLEZONE PERIFERICHE

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guarda la diagnosi e la terapia del paziente por-tatore di ulcere croniche. L'ulcera cronica, so-prattutto agli arti inferiori, è per definizioneuna soluzione di continuo del tessuto e dell'ar-chitettura dermo-epidermica che non mostrasegni spontanei di risoluzione, e che può esserel'evidenza clinica di plurime patologie localie/o sistemiche. L'epidemiologia del fenomenoè di difficile rilevazione anche se solo per le Ul-cere Vascolari si parla di una prevalenza in am-bito europeo dello 0,18-1% con punte sopra il3,8% per la popolazione sopra i 65 anni conincidenza dell'1,1% fino al 2% sempre per po-

polazione sopra i 65 anni.La sex ratio e di 1,3 :1 a favore delle donne. Una stima per difettopotrebbe portare a un totale di 15 milioni dipazienti affetti da lesioni ulcerose in Europa.Anche la classificazione vulnologica è ampia:si va dalle ulcere vascolari venose, arteriose,burgeriane, trombo-emboliche, miste alle ul-cere diabetiche, ipertensive, linfatiche, vasculi-tiche, angiodisplasiche, alle ulcere da pressio-ne, alle ulcere associate a patologie sistemichespecifiche. Da quanto esposto si intuisce chel'Iter di trattamento clinico è alquanto artico-lato e pluridisciplinare.Presso l’UnitàOperativa di ChirurgiaVascola-re II del Policlinico di Monza viene adottatoun razionale che prevede una visita in ambula-torio specializzato con esame obiettivo genera-le ed esame obiettivo particolare con aperturadi una cartella clinica informatizzata persona-lizzata con archiviazione Imaging computeriz-zata, e un iniziale inquadramento diagnosticocon test ematochimici, colturali, strumentali einiziali medicazioni semplici.Nel contempo ci si attiva per le future possibilie necessarie terapie mediche e chirurgicheavanzate associate a medicazioni complesse.Esiste la possibilità di adottare un'ampia gam-ma di test clinici e strumentali che vanno datutto lo screening ematologico, ematochimico ecolturale, all'Ecocolordoppler, all'Angio-TAC,all'Angio-RMN,allamicroscopia diagnostica.Anche le successive tecniche terapeuticheavanzate si basano su un ampio spettro di in-terventi come le rivascolarizzazioni, i by-pass,leTEA, i PTA+ stent, le bonifiche laser del si-stema venoso, fino ai trattamenti locali checomprendono lemedicazioni avanzate con de-bridment chirurgico e/o laser, le applicazionidi film di acido ialuronico, di idrocolloidi, dialginati, e di altri presidi.In alcuni casi selezionati si avvia il paziente allaMacrobiopsia ed al successivo programma diTrapianto Cellulare Autologo sia con Hyalo-graft 3D sia con laserskin a seconda della valu-tazione clinica della lesione.Anche altre tecni-che chirurgiche possono essere di valido aiutocome gli innesti autologhi parziali o a tuttospessore, gli innesti di tetto di bolla da suzione,gli innesti di Reverdin, gli innesti con punch-biopsy, gli innesti allogenici, gli xenoinnesti, egli innesti cutanei biointerattivi.La laser terapia (LASERT), viene adottata siacome presidio per l'intervento sul sistema ve-noso superficiale sia come tecnica per il de-bridment della lesione ulcerosa sia come bio-stimolazione del fondo ulceroso.

LA CHIRURGIA VASCOLAREDI MONZA RADDOPPIA

1) ULCERA VASCULITICA INSORTADA DUE SETTIMANE;FASE DI PRETRATTAMENTO

2) ESITI DI TRATTAMENTO CON TERAPIASISTEMICA E MEDICAZIONI AVANZATEA 65 GG. DALLA DIAGNOSI

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Laprima volta non si scorda mai.Nei dubbi d’amore così comenelle incertezze della Salute.Non fa eccezione l’Ordine deiMedici chirurghi e Odontoatri

della Brianza.Martedì 28 ottobre è una datastorica per l’associazione. Di quelle che si se-gnano negli “annales” di una professione. Sisono tenute infatti le votazioni per l’istituzio-ne del primo Consiglio direttivo. Lo stessoche si è insediato ufficialmente l’1 gennaio diquest’anno e rimarrà in carica per un triennio.Partecipazione, emotività come nelle migliori

occasioni, sintomo della vitalità di un sodali-zio importante per un territorio che si affacciaad una nuova “vita” con la costituzione dellaProvincia diMonza e della Brianza.Dalle urne e dalla seguente volontà del Consi-glio direttivo per la carica di presidente è usci-to il nome di Vito Sileo, 54 anni, originario diBella in Provincia di Potenza, dal 1981 medi-co di base. Suo vice sarà un brianzolo doc co-me CarloMariaTeruzzi.Tra i consiglieri elet-ti (il più votato) è Alvaro Porta, medico inter-nista del Policlinico di Monza che ha raccoltoalla sua prima esperienza 530 preferenze.

IL PRESIDENTEDELL’ORDINE DEI MEDICIDI MONZA E BRIANZADOTT. VITO SILEO

IL DOTT. ALVARO PORTACONSIGLIERE DELL’ORDINEDEI MEDICI DI MONZAE BRIANZA E RESPONSABILEDELL’U.O. DI MEDICINAINTERNA DEL POLICLINICODI MONZA

NASCE L’ORDINE DEI MEDICIDI MONZA E BRIANZA

� IMPORTANTENOVITÀ ISTITUZIONALE

PRESIDENTE: dott. Vito Sileo

VICEPRESIDENTE: dott. Carlo Maria Teruzzi

SEGRETARIO: dott. Guglielmo Maria Emanuelli

TESORIERE: prof. Roberto Sega

CONSIGLIERI: dott. Daniele Maria Arosiodott.ssa Giuseppina Baiodott. Giancarlo Barbondott. Alberto Cazzanigadott. Aurelio Limontadott. Giuseppe Marellidott. Aurelio Maria Novadott. Paolo Pecorarodott. Alvaro Portadott.ssa Bruna Laura Pulinettidott. Cesare Mario Sabbadinidott. Francesco Scamazzodott. Sergio Sordo

REVISORI DEI CONTI: dott. Giorgio Ettore Real - Presidentedott. Valentino Ballabiodott. Luigi Maria Manzonidott. Alberto Lorenzo Monguzzi - Supp.

COMMISSIONE ODONTOIATRI: dott. Cesare Mario Sabbadini - Presidentedott. Giancarlo Barbon - Segretariodott. Angelo Castronovodott. Pietro Paolo Eugenio Meronidott. Massimo Roncalli

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IL DOTTORCLEMENTE PONZETTI,COORDINATORE SANITARIODEI PRESIDI PIEMONTESIDEL GRUPPOPOLICLINICO DI MONZA

LA CLINICAL GOVERNANCE:UN APPROCCIO INTEGRATOAI PROBLEMI DEL PAZIENTE

� LEDIREZIONI SANITARIEDELGRUPPO

Un’importante novità interessail Gruppo Policlinico diMon-za: nasce un Coordinamentosanitario fra le varie strutturepiemontesi, dedicato a indivi-

duare e mettere in opera le strategie più effi-caci per affrontare con un approccio globalele esigenze di qualità, sicurezza e appropria-tezza delle cure. A dirigerlo è stato chiamatoil dottor Clemente Ponzetti, in virtù della suaprofonda e ampia esperienza: specializzato inMedicina del Lavoro e in Igiene e MedicinaPreventiva, ha ottenuto i master in BenessereOrganizzativo e in Disaster Management, evanta una lunga attività come Direttore Sani-tario ospedaliero e di ASL. Autore di nume-rose pubblicazioni rilevanti, è stato relatore ineventi nazionali e internazionali e ha presoparte a importanti ricerche e progetti.

Dottor Ponzetti, cosa porta al suo nuovoincarico?“L’esperienza lavorativa ospedaliera mi hacondotto a sviluppare un modello organizza-tivo che vede la Direzione Sanitaria respon-sabile della Clinical Governance intesa comeun approccio integrato ai problemi della qua-lità ed equità dell’assistenza, che riconoscel’importanza di non intervenire solo sulle sin-gole decisioni cliniche per orientarle versounamigliore appropriatezza,ma anche di farein modo che i sistemi assistenziali nel loro in-sieme siano orientati verso questo obiettivo.È quindi con entusiasmo, volontà, impegno eresponsabilità che mi appresto ad assumerel’incarico di Coordinatore Sanitario dei Pre-sidi piemontesi del Gruppo Policlinico diMonza affidatomi dalla Presidenza”.

Qual è lo stato dell’arte della Clinical Go-vernance?“L’assistenza sanitaria nel nostro Paese, e nelmondo intero, sta evolvendo a ritmi e con ri-sultati impensabili solo una ventina di annifa, dando ai clinici innumerevoli possibilità estrategie di cura; contestualmente le possibili-

tà comunicative e di conoscenza date da in-ternet e dalla diffusione mediatica hanno resogli ammalati e le loro famiglie più consci dellepossibilità mediche sia in termini di opportu-nità sia in termini di risultati. L’attenzione ela pressione dei media si sono accentuate at-traverso politiche che da una parte tendonoad aumentare l’empowerment della popola-zione, dall’altra demonizzano l’errore del sa-nitario giungendo a sentenza ben prima dellagiustizia ordinaria.In questo contesto la tendenza del comporta-mento medico può essere quella di difendersiportando all’eccesso l’utilizzo della diagnosti-ca, o nascondendo le problematiche e l’erroreo, come studi recenti dimostrano, rifiutandoin alcune situazioni il trattamento di casicomplicati o rischiosi. Appare invece fonda-mentale sviluppare in ognuno di noi e nellenostre organizzazioni la qualità e la sicurezzapartendo dalla cultura dell’errore che, come ciinsegnano l’industria e la scienza aeronautica,risulta l’unica strategia per correggere i pro-cessi al fine di annullare, o contenere, il ri-schio di accadimento di eventi avversi sia peril paziente sia per l’operatore”.

Come si possono raggiungere questi obiet-tivi?“Fattori critici di successo di questa politicaappaiono essere il coinvolgimento dei profes-sionisti, l’approccio sistemico e l’utilizzo dicorretti strumenti di supporto all’attività assi-stenziale. Per molti anni l’organizzazione delsistema sanitario si è basata su una nozioneimplicita di qualità imperniata sul principioche l’arruolamento di personale adeguata-mente formato e la disponibilità di strutture eattrezzature adeguate fossero sinonimo di unelevato livello assistenziale. L’esplosione delleconoscenze, la parcellizzazione degli approccitroppo orientata alla tecnologia, la razionaliz-zazione dei costi e gli aumentati bisogni disalute hanno minato questa nozione di quali-tà delineando la necessità di un approccio si-stemico al problema dell’assistenza, cioè un

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bisogno di maggior governo del sistema.A tal fine, durante gli anni ’80, gli ammini-stratori e i responsabili politici del sistema sa-nitario hanno enfatizzato la necessità di ap-plicare anche al settore sanitario le metodolo-gie gestionali del total quality management(TQM) e del miglioramento continuo dellaqualità, che avevano dato buona prova nelmondo industriale.Tuttavia, questi approcci, sviluppati in settorimolto diversi dal sanitario, non hanno avutogrande successo in ambito clinico, probabil-mente per lo scarso coinvolgimento dei pro-fessionisti e l’orientamento fortemente cen-trato solo sugli aspetti gestionali e ammini-strativi, senza una chiara identificazione delruolo svolto dai clinici ma sicuramente a cau-sa della complessità dell’Assistenza sanitariamoderna”.

In cosa consiste il concetto di complessità?“Questa complessità si esprime attraverso lamolteplicità dei problemi assistenziali postidai pazienti, che per le loro caratteristiche, ri-chiedono forme di assistenza per bisogni edesigenze che sono sempre meno di pertinen-za esclusiva di singole professionalità e sem-pre più spesso invece necessitano di rispostemultidisciplinari e multiprofessionali.La complessità dell’Assistenza moderna èrappresentata anche dall’elevato e crescentegrado di sofisticazione tecnologica presentenelle specifiche modalità di diagnosi e curaadottate, con l’ovvia implicazione di richiede-re non soltanto professionalità adeguate al lo-ro corretto impiego e alla lettura dei risultati,ma anche contesti assistenziali sufficiente-mente attrezzati sul piano organizzativo; intale contesto risulta evidente come sia diven-tato prioritario affrontare il problema del go-verno delle innovazioni che si basi sui risultatidella neonata medicina traslazionale. I muta-menti dell’assetto professionale degli opera-tori sanitari, voluti dal decisore politico nel-

l’ultimo decennio, hanno altresì creato un in-cremento esponenziale della complessità, dalmomento che viene richiesto un rapido pas-saggio da una rappresentazione dell’organiz-zazione di tipo verticistico a modelli gestio-nali più orizzontali, cioè fondati sui gruppi,più dinamici e adattabili alla varietà dei con-testi, più partecipativi e responsabilizzanti.Complessità e suo errato approccio, ecco lecause di una qualità dell’assistenza che causa-no un livello qualitativo delle performancesanitarie non corrispondente alle risorse inve-stite e motivo di insoddisfazione sia degliutenti sia degli operatori”.

Come si dovrebbe invece procedere?“Un approccio appropriato deve permetteredi costruire, entro le organizzazioni sanitarie,un sistema di relazioni che consenta il soste-gno sistematico, la promozione dei compor-tamenti professionali virtuosi e, contempora-neamente, la precoce e tempestiva identifica-zione di quelli invece non coerenti o noncompatibili con l’esigenza di garantire la so-stenibilità dell’assitenza. La Clinical Gover-nance, termine introdotto per la prima voltanel libro bianco ‘The new NHS:modern anddependable’ dal governo inglese nel 1997, na-sce, in effetti, per rivendicare il primato degliobiettivi di salute e del miglioramento conti-nuo della qualità all’interno di un sistema digoverno partecipato e condiviso, riproponen-do i concetti della corporate governance co-me insieme di norme finanziarie e regole dicondotta verificabile e trasparente.Il complesso concetto della Clinical Gover-nance viene dagli anglosassoni succintamentesintetizzato come ‘azioni poste in essere perdirigere la società verso obiettivi identificati econdivisi’ mentre Roberto Grilli nel suo libro‘Governo Clinico’ ne caratterizza mirabil-mente i contorni affermando che si tratta di‘un approccio integrato al problema dellaqualità dell’assistenza, che riconosce l’impor-tanza di non intervenire solo sulle singole de-cisioni cliniche per orientarle verso una mi-gliore appropriatezza, ma anche di fare inmodo che i sistemi assistenziali nel loro insie-me siano orientati verso questo obiettivo’.L’essenza sta nell’attuazione di meccanismi digoverno che non si basino esclusivamentesull’autorità e le sanzioni,ma sulla correspon-sabilizzazione e partecipazione dei professio-nisti. Per tali motivi, la corretta traduzione inlingua italiana è diversa da ‘Governo clinico’,termine che enfatizza aspetti dirigistici e ap-

L’ATTENZIONE E LA PRESSIONE DEI MEDIASI SONO ACCENTUATE ATTRAVERSO POLITICHECHE DA UNA PARTE TENDONO AD AUMENTAREL’EMPOWERMENT DELLA POPOLAZIONE,DALL’ALTRA DEMONIZZANO L’ERROREDEL SANITARIO GIUNGENDO A SENTENZABEN PRIMA DELLA GIUSTIZIA ORDINARIA

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procci ‘top-down’. Il termine Governance de-ve intendersi quindi come la gestione dei pro-cessi di consultazione e concertazione per ilraggiungimento degli obiettivi. In tal senso, lagovernance non può essere imposta dall’alto odall’esterno, ma consegue all’interazione dimolteplici attori che si autogovernano, in-fluenzandosi reciprocamente”.

Un approccio profondamente diverso daquello che conosciamo…”Sì, la Clinical Governance richiede la rivalu-tazione dei ruoli tradizionali e dei confinitracciati fra le professioni sanitarie, fra medi-co e paziente e fra amministrativi e clinici e‘fornisce il mezzo per dimostrare al pubblicoche il sistema sanitario non può tollerare chel’eccellenza’. Si tratta di costruire le condizio-ni che rendano possibile un agire in modo co-ordinato e coerente sull’insieme dei determi-nati della pratica clinica e quindi della qualità

di quest’ultima attraverso tre passaggi fonda-mentali. La formazione dei professionisti,che dovrà essere indirizzata a essere funzio-nale a un’attenzione continuativa alla qualitàdell’assistenza, quest’ultima riconosciuta co-me parte integrante dei percorsi educativi deiprofessionisti. Il monitoraggio dei processiassistenziali, che così esce dalla carenza meto-dologica e dall’autoreferenzialità cui è relega-to dalla tradizione, che lo vede praticato comestrumento interno alle professioni di con-fronto tra pari sulla base di criteri impliciti divalutazione dei singoli casi, per diventare unostrumento integrato nell’organizzazione sani-taria e, quindi, dotato della capacità di influirenelle scelte di governo ai diversi livelli deci-sionali. La gestione del rischio clinico presen-te nei processi assistenziali, che deve abban-donare l’impostazione esclusivamente reatti-va per acquisire caratteristiche di proattività,

sistematicità, capillarità e coinvolgimento chepermettano di affrontare con successo lacomplessità dell’assistenza moderna.La complessità delle realtà sanitarie e soprat-tutto la varietà sempre maggiore dei bisognisocio-sanitari impone l’utilizzo di un metodoche si basa su pochi,ma fondamentali aspetti:la fiducia e la responsabilità (accountability,ovvero rendere conto di ciò che si fa), il coin-volgimento, l’analisi dei processi, l’investi-mento e la professionalità, l’etica e il valoredel lavoro, il collegamento e l’integrazione, laconvinzione del commitment”.

Come applicare nella pratica questi con-cetti?“La complessità e la gestione dei determinatie del metodo della Governance Clinico Assi-stenziale nelle organizzazioni sanitarie rendeindispensabile che il Responsabile della Go-vernance sia il Coordinatore Sanitario; la ne-cessità di interpretare le molteplici istanzeprovenienti dalle aree cliniche, prevenzioni-stiche, amministrative, formative rende im-prescindibile che la figura del Direttore Sani-tario sia ricoperta da uno specialista in Igienee Medicina Preventiva, dal momento che laformazione e le scelte lavorative di questoprofessionista meglio garantiscono le funzio-ni di interprete attivo e facilitatore propositi-vo tanto necessarie per la corretta implemen-tazione della GCA. L’onere principale deri-vante da tali ultime asserzioni appare esserequello che il Coordinatore Sanitario debbaconoscere, per interpretarli e integrarli, i ‘lin-guaggi’ degli altri attori della GCA e questodeve derivare da una continua e assidua vo-lontà di aggiornamento. Il Coordinatore Sa-nitario deve ideare i piani applicativi dellaClinical Governance e promuoverne l’imple-mentazione in tutte le realtà del Gruppo, ini-zialmente mediante un’attenta attività rico-gnitiva, seguita da un’intensa attività formati-va protesa a fare emergere nel personale unacultura positiva di apprendimento e di colla-borazione, culminata nella valutazione di ef-ficacia delle azioni intraprese. Dal canto suo,il Direttore Sanitario della Clinica è ugual-mente interprete dei diversi ‘linguaggi’ pre-senti nel presidio sanitario da lui diretto, ed èil garante dell’applicazione operativa sistemi-ca. Deve operare concretamente sugli episodie mettere in atto iniziative sistemiche e pre-ventive mediante l’analisi dei bisogni assi-stenziali e organizzativi prioritari, elaborandoprogrammi complessivi di continuità assi-

LA CLINICAL GOVERNANCE:UN APPROCCIO INTEGRATO

AI PROBLEMI DEL PAZIENTE

LA CLINICAL GOVERNANCE NASCEPER RIVENDICARE IL PRIMATO DEGLI OBIETTIVIDI SALUTE E DEL MIGLIORAMENTO CONTINUODELLA QUALITÀ ALL’INTERNO DI UN SISTEMADI GOVERNO PARTECIPATO E CONDIVISO,RIPROPONENDO I CONCETTI DELLA CORPORATEGOVERNANCE COME INSIEME DI NORMEFINANZIARIE E REGOLE DI CONDOTTAVERIFICABILE E TRASPARENTE

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stenziale, appropriatezza, sicurezza, preven-zione per la gestione del rischio clinico e pre-vedendo specifici interventi di formazione, dirinnovo tecnologico, di revisione dei percorsiassistenziali, di informatizzazione dei proces-si assistenziali, di revisioni o modifiche orga-nizzative quali-quantitative. Soprattutto lacontinuità assistenziale e la prevenzione deglieventi avversi richiedono espressamente unapproccio multidisciplinare che il medicoigienista di direzione sanitaria, forte delle suespecifiche competenze, favorisce insieme aldialogo tra i diversi professionisti della reteassistenziale, conoscendo la necessità di nonprevaricare o sostituirsi ai professionisti stessi,e interpretando, spesso suo malgrado, il ruolocertamente non facile di metodologo e facili-tatore”.

Nederiva quindi unmodellonuovo…“Sì, il modello è quindi quello di unaDirezio-ne Sanitaria al servizio della ‘Linea clinico-assistenziale’ nel rispetto delle singole profes-sionalità e specificità, capace di sviluppareprogetti di sistema, alleata ai Clinici, al Perso-nale di assistenza ed agli Amministratori peril soddisfacimento dei bisogni complessividegli Ammalati. Per concludere, vorrei citarequalche parola sempre attuale che dovremmotutti tenere a mente in ogni istante, l’Esalogoscritto tanto tempo fa da R.J. Hutchinson(1828-1913): ‘Signore, liberaci dal troppo ze-lo per le novità, dall’anteporre la cultura allasaggezza, la scienza all’arte, l’intelligenza albuon senso, dal curare gli Ammalati come sefossero malattie, dal rendere la guarigione piùpenosa del persistere del morbo’”.

IL PROFESSOR FLAVIOPEINETTI, DIRETTOREDEL DIPARTIMENTOPIEMONTESE DI PATOLOGIEVASCOLARI DEL GRUPPOPOLICLINICO DI MONZA

IL GRUPPO AI VERTICIDELLA CHIRURGIA VASCOLARENAZIONALE

� IL PROF. PEINETTI NOMINATO SEGRETARIODELLA SICVE

Il professor Flavio Peinetti, nato aLanzo Torinese nel 1956, ha lavoratofino al 2003 all’Ospedale Regionaledella Valle d’Aosta, dove è stato pri-mario di Chirurgia Vascolare e An-

giologia e Direttore del Dipartimento dellechirurgie specialistiche.Specializzato in Chirurgia Generale all’Uni-versità di Genova e in Chirurgia Vascolareall’Università di Bologna, dal 2004 è Re-sponsabile dell’Unità Funzionale di Chirur-gia Vascolare della Clinica Eporediese diIvrea e Direttore Scientifico dell’Unità Fun-zionale di Chirurgia Vascolare della ClinicaLa Vialarda di Biella, nonché Direttore delDipartimento Piemontese di Patologie Va-scolari del Gruppo Policlinico di Monza. Adoggi ha effettuato più di 4500 interventi dichirurgia vascolare. La sua attività accademi-ca inizia nel 1992 presso le Università di To-rino e Siena.Ha all’attivo oltre 180 pubblica-zioni ed è stato relatore in più di 150 con-gressi e corsi di aggiornamento. Nel triennio1998-2000 è stato Segretario del Collegio

dei Primari di Chirurgia Vascolare. Nel no-vembre 2008 è stato nominato Segretariodella Società Italiana di Chirurgia Vascolareed Endovascolare dopo aver più volte rico-perto, in passato, il ruolo di membro del Di-rettivo.

Come sta cambiando in generale l’approc-cio alle patologie vascolari?“Con l’aumento della vita media le malattievascolari, specie quelle di tipo arterioso, stan-no diventando sempre più frequenti, soprat-tutto per il fatto che si giunge all’interventoin condizioni decisamente migliori di qualcheanno fa. Il miglioramento delle tecniche chi-rurgiche e di quelle assistenziali pre e postoperatorie consente di trattare con successoaneurismi dell'aorta, ischemie degli arti infe-riori, stenosi carotidee causa dell'80% degliictus cerebrali, anche in pazienti ultraottan-tenni, mediante tecnologie e metodiche dipunta, come avviene per esempio nei nostricentri di Chirurgia Vascolare di Ivrea e aBiella.

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Il grande passo avanti degli ultimi anni è co-stituito dai trattamenti ibridi, vale a direquelli consistenti in tecniche miste di chirur-gia tradizionale ed endovascolare. Ciò con-sente di affrontare con ottimi risultati e conminima invasività patologie che fino a pocotempo fa si trattavano in modo molto più in-vasivo, cruento e traumatico”.

Come definirebbe le politiche del Grupponei confronti della sua specialità?“Il Policlinico di Monza ha sempre dimo-strato una grande attenzione verso le patolo-gie cardiovascolari. Prova ne è il fatto chequasi tutte le strutture dispongono al lorointerno di un’unità di cardiochirurgia, di

chirurgia vascolare o di emodinamica. An-che gli investimenti effettuati in questo set-tore ne sono una prova evidente. Mi riferi-sco in particolare al parco di tecnologie dia-gnostiche, soprattutto per immagini, di cuiil gruppo si è dotato e che tiene costante-mente aggiornato. Almeno quattro delle cli-niche del gruppo sono dotate di angiografidigitali fissi, attrezzature che è piuttosto rarotrovare altrove. A testimonianza tangibiledell'attenzione che il Gruppo dimostra ver-so la chirurgia vascolare, è stata stipulata unaconvenzione con la Scuola di Specializza-zione in Chirurgia Vascolare dell'Universitàdegli Studi di Torino, diretta dal Prof. PieroRispoli, nell'ambito della quale i reparti di

Ivrea e Biella sono entrati a far parte dellarete formativa universitaria. Il Gruppo hadeciso di finanziare una borsa di studio inchirurgia vascolare che ci consente di avva-lerci dell'apporto degli specializzandi dell'u-niversità, che svolgono parte della loro for-mazione presso le nostre strutture”.

Come è cambiata o sta cambiando la suaspecialità nell’ambito delGruppo?“Abbiamo avviato lo scorso novembre un’at-tività di chirurgia flebologica a Vercelli, doveera già presente un ambulatorio di patologiavascolare con attività di visite specialistiche edi diagnostica strumentale coordinato dalladottoressa Bianca Ines Cifiello, responsabiledell'attività ambulatoriale e di diagnosticadel Dipartimento, con la fattiva collabora-zione dei dottori Filippo De Angelis e LucaCorti. A Novara collaboriamo, ormai da cin-que anni, con i cardiochirurghi nei casi in cuisia necessario il nostro supporto per trattarepatologie vascolari associate alla malattiacardiaca. In particolare mi preme sottolinea-re gli ottimi risultati ottenuti nel trattamentocombinato della patologia steno-ostruttivacoronarica e carotidea con oltre 50 pazientitrattati senza complicanze rilevanti.Sempre a Novara ci avvaliamo della collabo-razione del dottor Alberto Francescone, spe-cialista in chirurgia vascolare, che effettuaservizi diagnostici e visite specialistiche. An-che ad Asti è stato attivato, da circa un anno,un servizio giornaliero di diagnostica ecoco-lordoppler e visita specialistica, gestito daldottor De Angelis, e istituita una sala opera-toria per la chirurgia flebologica.Per rimanere costantemente all'avanguardia,soprattutto per ciò che attiene alla chirurgiaendovascolare ed interventistica, disciplinache sta profondamente rivoluzionando l'ap-proccio alle malattie vascolari, assieme aldottor Massimo Maione, mio stretto colla-boratore e responsabile della struttura diBiella, abbiamo avviato fin dal 2004 un pro-gramma di aggiornamento e formazionecontinua che ci ha permesso di trattare unnumero crescente di pazienti con tecniche aridotta invasività”.

Professor Peinetti, lo scorso settembre unaccordo sottoscritto da Vialarda e ASL 15di Biella ha stabilito che le attività di chi-rurgia vascolare presenti presso tale clinicavengano a cessare, in un’ottica di riorganiz-zazione dei servizi sanitari presenti sul ter-

IL GRUPPO AI VERTICI

DELLA CHIRURGIAVASCOLARE NAZIONALE

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ritorio.Come questa novità ha cambiato osta cambiando il suo lavoro di responsabiledell’Unità Funzionale di Chirurgia Vasco-lare di tale struttura?“Per il momento non è cambiato molto, an-che perché gli accordi di cui parla entrerannoin vigore nel luglio di quest’anno. In ogni ca-so non vi saranno riflessi sulla nostra attivitàin quanto stiamo lavorando per riutilizzare lerisorse professionali che si libereranno nellealtre strutture, potenziandole ulteriormente.D’altra parte è stata la Regione Piemonte aimporre alle ASL, con una delibera delloscorso agosto, di dialogare con le strutture sa-nitarie accreditate allo scopo di dare vita adaccordi di programma che consentano di ra-zionalizzare i servizi, evitando diseconomicheduplicazioni o, al contrario, carenze che ob-

blighino i cittadini a peregrinare verso altrearee più attrezzate”.Lei è stato recentemente eletto Segretariodella Società Italiana di ChirurgiaVascola-re edEndovascolare (SICVE):quali sono lelinee guida dell’associazione per i prossimianni?“C’è una figura nuova che sta nascendo ed èquella dello specialista vascolare, da inserirenel contesto di una visione interdipartimen-tale che si sostanzia in definitiva nella costitu-zione di team vascolari. Uno degli impegniche si è assunta la nostra associazione è quellodi favorire la transizione culturale verso que-sta nuova figura che riassume in sé una piùampia gamma di competenze.Le esigenze attuali - pazienti sempre più an-ziani, miglioramento delle tecniche operato-rie, progresso scientifico - richiedono la for-mazione di una generazione di chirurghi va-scolari con competenze anche endovascolari.Il chirurgo vascolare del nostro tempo nonpuò più esimersi infatti dall’intraprendereuna formazione in campo endovascolare, conla collaborazione o meno dei radiologi e deicardiologi interventisti. La ragione è che sarà

sempre più richiesta la capacità di associarealle tecniche chirurgiche tradizionali quelleinterventistiche endoluminali (angioplasti-che, stent, endoprotesi), perché è dimostratoche laddove queste competenze sono conte-stualmente presenti si registrano indici disuccesso sensibilmente più elevati che altrove.Io stesso, lo scorso anno e per conto dellaSICVE, ho svolto un’indagine sul numero diendoprotesi impiantate in Italia. Relativa-mente al Piemonte, è emerso che in tutti i ca-si in cui era presente un reparto di chirurgiavascolare le percentuali di mortalità erano de-cisamente più basse - circa la metà – delle al-tre, con meno giornate di degenza, minoricosti e ridotte complicazioni.Ma gli obiettivi della nostra associazione nonsi limitano a questo. Essa ha anche il compitostatutario di promuovere tutte le iniziatived’interesse chirurgico vascolare, endovascola-re e angiologico e, da un anno a questa parte,si fa carico di definire i criteri di accredita-mento che servano a valutare le strutture va-scolari del nostro Paese. Una procedura cheovviamente non ha nulla a che vedere con gliaccreditamenti regionali ma che ha invece ilsignificato di una specie di ‘bollino di qualità’attribuito alle strutture che rispondono a re-quisiti ancora più restrittivi di quelli richiestidalla Regione. Per fare ciò, nel 2008 la SIC-VE è stata sottoposta a un accurato auditingda parte di una società indipendente esterna,dopo il quale è stata certificata quale ente au-torizzato a valutare l’idoneità dei centri va-scolari sulla base di specifiche molto rigorose.Per superare positivamente il processo di ac-creditamento è necessario dimostrare di pos-sedere numerosi requisiti, suddivisi tra quelli“indispensabili per la struttura”, come: l’ido-neità delle attrezzature di terapia intensivapost-operatoria e di rianimazione, l’angiora-diologia e la reperibilità 24 ore su 24, una dia-gnostica per immagini avanzata, il servizio diemodialisi, la disponibilità costante del centrotrasfusionale, l’Unità di Terapia Intensiva(UTIC), e quelli “raccomandabili per la strut-tura”, comprendenti una serie di servizi addi-zionali.Tra le prime strutture ad essere sottoposte alvaglio della commissione esaminatrice SIC-VE vi sono state le due Unità di ChirurgiaVascolare ed Endovascolare di Ivrea e di Biel-la, che hanno superato brillantemente la pro-va. Un’ulteriore testimonianza dell’elevatostandard tecnologico e professionale raggiun-to dalle cliniche del Gruppo”.

IL CHIRURGO VASCOLARE DEL NOSTRO TEMPONON PUÒ PIÙ ESIMERSI INFATTIDALL’INTRAPRENDERE UNA FORMAZIONEIN CAMPO ENDOVASCOLARE,CON LA COLLABORAZIONE O MENO DEIRADIOLOGI E DEI CARDIOLOGI INTERVENTISTI

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Presso la Clinica San Gaudenziodi Novara è entrata recentementein attività l’équipe ortopedicacomposta dai dottori GennaroMordente, Roberto Pallavicini e

Pierluigi Di Seglio: alla Clinica portanoun’importante e articolata esperienza matura-ta nei vari campi dell’Ortopedia e della Trau-matoligia.Il dottor Mordente, laureato presso l’Univer-sità di Pavia (dove ha conseguito le specializ-zazioni in Ortopedia e Traumatologia e inChirurgia Plastica Ricostruttiva), è stato dal1988 al 2000 primario di Ortopedia e Trau-

matologia presso gli ospedali di Arona e Ver-celli, poi direttore della Struttura Complessadi Ortopedia e Traumatologia dell’AziendaOspedaliera - Universitaria Maggiore dellaCarità di Novara fino a tutto il 2008. Si è oc-cupato di traumatologia complessa e nell’am-bito ortopedico soprattutto di impianti prote-sici (anca, ginocchio) e di reimpianti su mo-bilizzazioni, e può vantare un’ampia casistica– oltre 200 interventi – relativa a reimpiantisu protesi infette.Il dottor Pallavicini proviene anch’egli dall’U-niversità di Pavia, dove si è specializzato inOrtopedia e Traumatologia e in Fisioterapia.Dal 1978 al 2008 all’Ospedale Maggiore diNovara, a partire dal 2002 ha diretto la Strut-tura Semplice di Chirurgia Artroscopica. Si èoccupato prevalentemente di artroscopia chi-rurgica con particolare riferimento alle lesionimeniscali, sinoviali e condrali, nonché di pla-stiche legamentose sui crociati e trapianti dicartilagine di ginocchio in casi di condropatiagrave. Ha effettuato inoltre interventi di chi-rurgia artroscopica della spalla, sia plastichesubacromiali sia riparazioni della cuffia deirotatori.Il dottor Di Seglio, laureato presso l’Univer-sità di Torino, si è specializzato in Ortopediae Traumatologia a Milano e in Fisioterapiaall’Università di Pavia. Dal 1982 al 2008 halavorato presso l’Ospedale Maggiore di No-vara, dove dal 2004 è stato direttore dellaStruttura Semplice di Chirurgia Riparativa eTraumatologia dell’Anziano. Si è occupato inparticolare di traumatologia complessa, difratture da alta energia, di politraumatismicon riferimento sopratutto alle fratture degliarti e del bacino, di pseudoartrosi (con uso ditrapianti e di fattori di crescita ossea), di chi-rurgia protesica di anca e ginocchio, di chi-rurgia della mano e del piede.

DA SINISTRA A DESTRAI DOTTORI ROBERTOPALLAVICINI, PIERLUIGIDI SEGLIO E GENNAROMORDENTE, DELL’ÉQUIPEDI ORTOPEDIADELLA CLINICA SANGAUDENZIO DI NOVARA

L’ORTOPEDIA A 360°È ALLA SAN GAUDENZIO

� INSEDIATA LANUOVA ÈQUIPEDI ORTOPEDIA

PRESSO LA CLINICA SAN GAUDENZIO DI NOVARAÈ ENTRATA RECENTEMENTE IN ATTIVITÀL’ÉQUIPE ORTOPEDICA COMPOSTADAI DOTTORI GENNARO MORDENTE,ROBERTO PALLAVICINI E PIERLUIGI DI SEGLIO:ALLA CLINICA PORTANO UN’IMPORTANTEE ARTICOLATA ESPERIENZA MATURATANEI VARI CAMPI DELL’ORTOPEDIAE DELLA TRAUMATOLOGIA

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IL DOTTOR ALESSANDROCOSTANZO, RESPONSABILEDELLA DIVISIONEDI CHIRURGIA GENERALEDELLA CLINICA CITTÀDI ALESSANDRIA

IL PROFMALVICINI PASSAIL TESTIMONE DELLA CHIRURGIAGENERALE AL DOTT COSTANZO

�CHIRURGIAGENERALEDELLACLINICACITTÀDIALESSANDRIA

Conl’inizio del 2009 la ClinicaCittà di Alessandria si avvaledella collaborazione di un nuo-vo professionista, il dott. Ales-sandro Costanzo, responsabile

della Divisione di Chirurgia Generale.Laureatosi a Pavia presso la Clinica Chirurgi-ca diretta dal Prof. Morone, è cresciuto pro-fessionalmente presso la Scuola Chirurgicadell’OrdineMauriziano diTorino (Prof.Del-le Piane; Prof. Capussotti). Dall’inizio deglianni ‘90 si è interessato di Chirurgia laparo-scopica con il Prof.Mouret, antesignano dellachirurgia miniinvasiva e laparoscopica mon-diale, partecipando a numerosi congressi ecorsi di aggiornamento nazionali e interna-zionali. Negli ultimi 5 anni è stato Responsa-bile della Struttura semplice a Valenza Dipar-timentale di Chirurgia Laparoscopica dell’O-spedale Civile diTortona.

Presso la Clinica Città di Alessandria è statoattivato l’Ambulatorio di Chirurgia Generaleconvenzionato con il SSN, dove verranno ef-fettuate visite chirurgiche, proctologiche eflebologiche, e dove si programmeranno gliinterventi di chirurgia ambulatoriale.L’attività chirurgica riguarda tutta la Chirur-gia Generale e in particolare:• la chirurgia addominale oncologica e non,anche laparoscopica maggiore (stomaco, co-lon, retto, pancreas, etc.)• la chirurgia laparoscopica della colecisti edelle vie biliari• la chirurgia protesica della parete addomi-nale (ernie – laparoceli – sventramenti)• la chirurgia della tiroide (neoplasie – strumi)• la chirurgia proctologica (emorroidi – raga-di – fistole – ascessi)• la chirurgia flebologica (varici – varicosità)• la chirurgia mammaria (neoplasie – linfono-do sentinella – dissezione ascellare)• la chirurgia della cute e del sottocute anchericostruttiva, con e senza innesti cutanei.Soprattutto si cercherà di dare un forte im-pulso alla chirurgia laparoscopica, cioè quella

tecnica chirurgica che prevede l’esecuzione diun intervento addominale senza apertura del-la parete.Infatti con questa tecnica la visione del conte-nuto dell’addome è ottenuta con una teleca-mera e l’intervento è eseguito con l’ausilio distrumenti miniaturizzati di precisione, intro-dotti attraverso incisioni di pochi millimetri.L’immagine viene quindi riportata in un mo-nitor dove appare ingrandita fino a 20 volte.L’uso di strumenti di piccole dimensioni as-sociata all’ingrandimento della visione fannosì che il trauma dei tessuti sia molto ridottorispetto alla chirurgia tradizionale.I vantaggi della chirurgia laparoscopica ri-spetto a quella convenzionale sono:• Ridotto dolore postoperatorio, che permet-terà al paziente di effettuare respiri profon-di, ventilando i propri polmoni e riducendoi rischi di complicanze respiratorie. Questoeffetto è dovuto alla limitata estensione del-le ferite muscolari. Anche l’assunzione diantidolorifici è ridotta rispetto alla chirurgiatradizionale.• Rapida ripresa delle proprie attività: infatti ilpaziente è in grado di alzarsi poche ore do-po l’intervento e il giorno successivo puòcamminare agevolmente;•Miglior risultato estetico: le lunghe cicatricisono sostituite da piccoli tagli di 5-10 mm;• Rapida ripresa della funzione intestinale;• Precoce ripresa dell’alimentazione;• Ridotta incidenza di complicanze respirato-rie, circolatorie e cardiache;• Ridotte complicanze a carico della pareteaddominale;• Rapida dimissione: la maggioranza dei pa-zienti fa ritorno a casa entro 2 giorni;• Aumento delle difese immunitarie: infatti èridotta la secrezione di quelle sostanze, dettemediatori dell’infiammazione (TNF, inter-leuchine, citochine), che intervengono nelprocesso infiammatorio di guarigione, equindi la depressione immunitaria postope-ratoria viene inibita. È quindi molto indica-ta per i pazienti più deboli o anziani, e co-

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munque per i pazienti ad alto rischio, pro-prio per la riduzione delle complicanze po-stoperatorie che comporta;• Minor costo: la chirurgia laparoscopica è inun certo senso antieconomica se rapportataall’intervento in senso stretto ma, se si con-siderano tutti i vantaggi sopra citati, è daconsiderarsi più che economica; inoltre de-termina un risparmio enorme se si tiene inconsiderazione il costo sociale: rapida ripre-sa dalla malattia con ritorno precoce allaproduttività sia essa dipendente che auto-noma.La chirurgia laparoscopica, pur presentando-si come una chirurgia meno aggressiva, deveessere impiegata con indicazioni corrette, te-nendo presenti i limiti offerti dalla metodica,i rischi propri della tecnica stessa, le con-troindicazioni. È pertanto importante che ilpaziente sia informato sui benefici della me-

todica ma anche sui rischi. Non possono es-sere sottoposti a chirurgia laparoscopica i pa-zienti affetti da gravi coagulopatie, quelli congrave insufficienza respiratoria o con gravicardiopatie o ancora con ipertensione endo-cranica, se non con opportuna preparazionee indicazioni precise. Controindicazioni re-lative sono il glaucoma e la gravidanza, o al-cuni interventi sull’addome eseguiti in prece-denza.La procedura laparoscopica dimostra unanuova complessità dell’interazione chirurgo-tecnologia-malato, che si aggiunge a quellaesistente in chirurgia aperta. I presupposti perla piena sicurezza e il successo dell’interventolaparoscopico non differiscono da quelli ri-chiesti per l’intervento tradizionale: la giustaindicazione clinica, la preparazione scientificae tecnica, l’esperienza delle équipes medica einfermieristica.

CLINICA CITTÀDI ALESSANDRIA:IL PROFMALVICINI PASSA

IL TESTIMONE DELLA

CHIRURGIA GENERALEAL DOTT COSTANZO

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Ilprofessor Davide Schiffer, Diretto-re del Centro di Neuro-Bio-Onco-logia di Vercelli, è di formazioneneurologica e neuropatologica. Do-po il rientro dalla Germania ha per-

corso tutti i gradini della carriera universi-taria fino alla direzione della Clinica Neu-rologica e del Dipartimento di Neuroscien-ze dell’Università di Torino.Il suo impegno nella Neurologia, sia scien-tifico sia clinico, lo ha reso esperto nei varicampi del funzionamento e della patologiadel sistema nervoso. L’esperienza fatta èstata accresciuta da tanti anni di didatticaagli studenti del corso di laurea e agli spe-cializzandi.Negli ultimi anni, da quando cioè è andatofuori ruolo diventando Professore Emeritodi Neurologia presso l’Università di Torino,si è dedicato con particolare attenzione allostudio della genesi dei tumori cerebrali eanche delle malattie neuro-degenerative,attività che esercita adesso presso il CentroRicerche Policlinico di Monza a Vercelli.Accanto a questa attività scientifica, il pro-fessor Schiffer ha sviluppato un'inattesa at-tività di scrittore pubblicando alcuni librisulle sue passate esperienze, sia come uomopassato attraverso la guerra e la persecuzio-ne razziale, sia come universitario, clinico escienziato. L’ultimo libro pubblicato, pre-sentato al Museo di Storia Naturale di To-rino, fa parte di una trilogia distribuita neltempo e contiene una somma di esperienze

e di considerazioni sul problema della me-moria. Il titolo è infatti “Io sono la mia me-moria” (Editore CSE,Torino).Dopo un lungo preambolo su quanto oggile neuroscienze esprimono sulla memoria, apartire dalle osservazioni anatomo-clinichedel XIX secolo fino alle recenti vedute diKandel o neo-evoluzionistiche di Edelman,compresa l’inclusione del problema nelladiatriba tuttora attiva fra le concezioni ridu-zionistiche e non-riduzionistiche, si passaalla descrizione di una serie di avvenimentio eventi.Questi sono talora a spunto autobiograficoe talaltra tratti da osservazioni di vita vissu-ta individuale o collettiva, e illustrano mo-menti o aspetti particolari del problemamemoria. Non privi di un significato pro-prio, perché tratti da esperienze di vita degliultimi cinquant’anni che possono destareinteresse all’infuori delle neuroscienze, illu-strano le conclusioni che un neurologo puòtrarre sul problema memoria.Due elementi emergono come fondamen-tali. Uno è l’impossibilità di enucleare dalfunzionamento del cervello una funzionepsichica, alla pari con altre che bene cono-sciamo, che si chiama memoria, tanto è ilsuo coinvolgimento nella globalità dellamente/cervello. Insieme alla coscienza e alvissuto costituisce l’identità personale. L’al-tro elemento è la natura fluttuante dellamemoria per la continua integrazione deglistimoli mnesici nel vissuto e per le modifi-cazioni che questo subisce per effetto delleintegrazioni stesse. Questo continuo dive-nire della memoria si riflette nell’affannosaricerca della propria identità, nonché nelvalore delle testimonianze, nella formazionedelle ideologie, nei risvolti storiografici, etc.Insomma, la materia del libro svela le basidell’insicurezza dell’uomo moderno e lorende perplesso di fronte alla necessità dicertezze costringendolo a “vivere sospeso”.Non ha però messaggi da trasmettere o sug-gerimenti da dare se non un invito all’au-tenticità. Un libro di piacevole lettura, pur-ché non affrettata.

IL LIBRO “IO SONO LA MIAMEMORIA”, DEL PROFESSORDAVIDE SCHIFFER,È PUBBLICATODA EDITORE CSE, TORINO

LA MEMORIA,FRA SCIENZA E FILOSOFIA

� L’ULTIMOLIBRODEL PROF.DAVIDE SCHIFFER

INSOMMA, LA MATERIA DEL LIBRO SVELALE BASI DELL’INSICUREZZA DELL’UOMO MODERNOE LO RENDE PERPLESSO DI FRONTEALLA NECESSITÀ DI CERTEZZE COSTRINGENDOLOA “VIVERE SOSPESO”. NON HA PERÒ MESSAGGIDA TRASMETTERE O SUGGERIMENTI DA DARESE NON UN INVITO ALL’AUTENTICITÀ.UN LIBRO DI PIACEVOLE LETTURA,PURCHÉ NON AFFRETTATA

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LA SEDE DELL’AREALOMBARDIA DI I.S.F.A.I.È PRESSO L’ISTITUTOCLINICO UNIVERSITARIODI VERANO BRIANZA

I.S.F.A.I. LA FORMAZIONEDEL TERZO MILLENNIO

� LA FORMAZIONE

Icittadini sono al centro del sistemasocio-sanitario e sentono forte la ne-cessità di un riferimento sicuro conprofessionisti del settore cui possonorivolgersi per le azioni legate all’in-

tervento sanitario ed a quello socio-assi-stenziale. La domanda di salute del cittadi-no deve essere soddisfatta nel minor tempopossibile, nel luogo più idoneo ed in modoappropriato.Il rapido e continuo sviluppo della medici-na ed, in generale, delle conoscenze biome-diche, nonché l'accrescersi continuo delleinnovazioni sia tecnologiche che organiz-zative, rendono sempre più difficile per ilsingolo operatore della sanità mantenerequeste tre caratteristiche al massimo livello:in altre parole mantenersi "aggiornato ecompetente".

Tutti gli operatori professionali della sanitàsentono oggi la necessità di ritrovare il gu-sto per il proprio mestiere, le migliori con-dizioni di lavoro, la dignità del proprio ruo-lo senza perdita di tempo in compiti inap-propriati.Per tutte le professioni sanitarie è impor-tante oggi ridurre la precarietà del lavoro efavorire l’ingresso delle nuove generazioninei processi organizzativi della sanità.La maggiore qualificazione e soddisfazioneprofessionale per gli operatori e la loro in-tegrazione e sintonia porta a maggiore qua-lità dei servizi per i pazienti.La formazione permanente, così come re-cepito e codificato dalle Conferenze Stato-Regioni svoltesi tra il 2000 ed il 2007, rap-presenta lo strumento idoneo a tale propo-sito.A tale scopo, la Commissione nazionaleper la formazione continua in medicina(ECM) ha individuato, ai sensi dell'art.16-ter, comma 2, del decreto legislativo 30 di-cembre 1992, n.502 e successive modifica-zioni, i temi prioritari della formazione.Per favorire gli operatori del settore il Poli-clinico di Monza, attraverso una partners-hip con Studia e Lavora, ente formativo ac-creditato presso Regione Lombardia epresso il Ministero della Salute in qualità diprovider per i Corsi ECM, ha deciso di co-stituire l’Istituto Superiore di Formazioneper le Aziende le Imprese (ISAFAI).L’Istituto si propone infatti come punto diriferimento per la formazione continua alivello nazionale ed internazionale.Con questa iniziativa il Policlinico diMonza mette al centro del proprio agire il“paziente/utente/cliente” favorendo neiprofessionisti medici, tecnici e infermiericomportamenti appropriati rivolti alla sod-disfazione dei bisogni di salute.La formazione del personale risulta esserecondizione irrinunciabile di una sanitàsempre più specialistica e d’eccellenza. Po-liclinico di Monza ha inteso mettere nellecondizioni il personale sanitario di esserecompetitivo con l’evoluzione continua di

CIÒ CHE SCATURISCE DA QUESTA IMPOSTAZIONEQUINDI È L’IDEA CHE IL GRUPPO POLICLINICODI MONZA FAVORISCA IL NASCERE DISTRUTTURE IDONEE CHE SIANO, OLTRE CHESTRUMENTO DI CURA DEL PAZIENTE, ANCHESTRUMENTO PER LA CRESCITA CULTURALE -SCIENTIFICA DEGLI OPERATORI SANITARI

A

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un sistema sanitario che a livello tecnologi-co è in grado di rispondere a bisogni sem-pre più complessi ed interdisciplinari.Il Policlinico di Monza necessita di perso-nale sanitario che sia al passo con i tempied ha deciso di offrire, non solo ai propricollaboratori ma anche ai medici che sonoespressione del territorio, la possibilità diaggiornarsi e di crescere.Ciò che scaturisce da questa impostazione

quindi è l’idea che il gruppo Policlinico diMonza favorisca il nascere di strutture ido-nee che siano, oltre che strumento di curadel paziente, anche strumento per la cresci-ta culturale - scientifica degli operatori sa-nitari.Questo dunque è ISFAI, strumento di cre-scita che già si è dotato di due sedi operati-ve: presso l’Istituto Clinico Universitario diVerano Brianza, ove si trovano aule didatti-che e campus per gli studenti, e presso No-varello Villaggio Azzurro di Granozzo conMonticello in provincia di Novara.Due territori e due sedi diverse quindi en-trambe dotate di tutte le infrastrutture ne-cessarie atte a svolgere attività formative diogni genere a testimonianza di come ilGruppo Policlinico di Monza creda nellaformazione degli operatori sanitari.L’attività formativa è già partita nella sededi Verano Brianza con corsi indirizzati aglioperatori sanitari attraverso un percorsoche consenta loro di adempiere gli obblighiformativi di legge e oltre. I corsi spazianodal primo soccorso alle manovre di riani-mazione con ausilio di defibrillatore se-miautomatico (BLS-D), dalle infezioniospedaliere alla sicurezza sui luoghi di la-voro, dalla qualità e management agliaspetti giuridici della professione sanitariaper medici ed infermieri. La gamma di cor-si è completa ed in ulteriore evoluzione.A partire da marzo i corsi si estenderannoanche sull’area piemontese.Il Polietico quindi diverrà un strumento dicomunicazione anche in questo senso e viaggiornerà sui programmi formativi delGruppo. Per interagire con noi chiamate lasegreteria organizzativa di ISFAI al nume-ro 0362 824221 in orari di ufficio o il nu-mero verde 800 134 659.Il cammino verso l’eccellenza non devechiudersi nelle mura dell’ospedale. Deveaprirsi al territorio. ISFAI è una delle chia-vi con cui Policlinico di Monza, ancora unavolta, si apre al territorio.

LA FORMAZIONE DEL PERSONALE RISULTA ESSERECONDIZIONE IRRINUNCIABILE DI UNA SANITÀSEMPRE PIÙ SPECIALISTICA E D’ECCELLENZA.POLICLINICO DI MONZA HA INTESO METTERENELLE CONDIZIONI IL PERSONALE SANITARIODI ESSERE COMPETITIVO CON L’EVOLUZIONECONTINUA DI UN SISTEMA SANITARIOCHE A LIVELLO TECNOLOGICO È IN GRADODI RISPONDERE A BISOGNI SEMPRE PIÙ COMPLESSIED INTERDISCIPLINARI

A

LA SEDE DELL’AREA PIEMONTE DI I.S.F.A.I.È PRESSO NOVARELLO VILLAGGIOAZZURRO DI GRANOZZO CON MONTICELLO

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I CORSI IN PROGRAMMA PER I MESI DI FEBBRAIO-MARZO-APRILE-MAGGIO

I.S.F.A.I.ISTITUTO SUPERIORE DI FORMAZIONE

PER AZIENDE E IMPRESE

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27 FEBBRAIO 2009“Aspetti giuridicidella professione sanitarianon medica”Gli aspetti della responsabilità deiprofessionisti sanitari non medicisono molteplici e interessanoi diversi ambiti del diritto (penale,civile, amministrativo).Il corso si propone quindi dianalizzare le diverse tipologie dellaresponsabilità professionale inambito sanitario e di illustrarnele connesse problematicheassicurative.8 crediti ECM

28 FEBBRAIO 2009“La gestione dell’accessovenoso centrale e periferico”Gli Accessi Venosi Centralie Periferici se non adeguatamenteposizionati e gestiti espongonoil paziente a rischio di batteriemieimportanti.Conoscere il correttoposizionamento e prevenire lecomplicanze settiche rientranotra le responsabilità del personalesanitario.8 crediti ECM

2 MARZO 2009“Corso di addestramento BLS-D”Fornire nozioni per l’esecuzionedi manovre rianimatorie di base,anche con l’ausilio di un defibrillatoresemiautomatico esterno.16 crediti ECM

3-17 MARZO 2009“La prevenzione delle infezioniin ambito ospedaliero”Fornire strumenti conoscitivied operativi che consentanodi affrontare e ridurre le condizionidi rischio infettivo in ambienteospedaliero, con particolare riguardoalla predisposizione e gestionedel sistema di sorveglianza.16 crediti ECM

7 MARZO 2009“Trattamento del pazientein Shock settico”Fornire conoscenze teorico-pratichesulle nuove linee guida e protocollidi trattamento per il pazientecon sepsi grave e shock settico.8 crediti ECM

9-10 MARZO“Primo soccorso per le aziendeD.M. 388/2003”Fornire conoscenze necessarie persaper allertare il sistema di soccorso,riconoscere un’emergenza sanitaria,attuare gli interventi di primosoccorso e per conoscere i rischispecifici dell’attività svolta e acquisirecapacità di intervento pratico.12 crediti ECM

10-23 MARZO 2009“Primo soccorso per le aziendeD.M. 388/2003”Fornire conoscenze necessarie persaper allertare il sistema di soccorso,riconoscere un’emergenza sanitaria,attuare gli interventi di primosoccorso e per conoscere i rischispecifici dell’attività svolta e acquisirecapacità di intervento pratico.12 crediti ECM

11-12 MARZO 2009“Antincendio Alto Rischio –D.Lgs 81/08 ex D.Lgs 626/94”Trasmettere le conoscenze relativealle procedure e agli interventi per laprevenzione incendi, alla protezioneantincendio, alle procedureda adottare in caso di incendio,per adempiere agli obblighi previstidall’art. 37, 46 D.Lgs. 81/08.

14 MARZO 2009“Aspetti giuridicidella professione sanitarianon medica”Gli aspetti della responsabilitàdei professionisti sanitari non medicisono molteplici e interessanoi diversi ambiti del diritto (penale,

civile, amministrativo). Il corsosi propone quindi di analizzare lediverse tipologie della responsabilitàprofessionale in ambito sanitarioe di illustrarne le connesseproblematiche assicurative.8 crediti ECM

24-26 MARZO 2009“La prevenzione delle infezioniin ambito ospedaliero”Fornire strumenti conoscitivied operativi che consentanodi affrontare e ridurre le condizionidi rischio infettivo in ambienteospedaliero, con particolare riguardoalla predisposizione e gestionedel sistema di sorveglianza.16 crediti ECM

28 MARZO 2009“Aspetti giuridici dellaprofessione sanitaria medica”Gli aspetti della responsabilità deimedici sono molteplici e interessano idiversi ambiti del diritto (penale, civile,amministrativo, contrattuale,professionale e deontologico).Il corso si propone quindi di analizzarele diverse tipologie della responsabilitàprofessionale in ambito sanitarioe di illustrarne le connesseproblematiche assicurative.8 crediti ECM

4 APRILE 2009“Prevenzione, identificazionee trattamento delle reazioniavverse da mezzi di contrasto”I mezzi di contrasto vengono utilizzatiper aumentare e ottimizzarel’immagine radiologica.Come molti altri farmaci, tuttavia,questi media non sono scevri darischi per le potenziali reazioniavverse che sono in grado dievocare. Tutto il personale medico,infermieristico e tecnico, che operain ambito radiologico deve esserein grado di prevenire, riconosceree trattare sintomi e rischi correlatiall’uso dei media radiologici.8 crediti ECM

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6 APRILE 2009“Corso di addestramento BLS-D”Fornire nozioni per l’esecuzione dimanovre rianimatorie di base, anchecon l’ausilio di un defibrillatoresemiautomatico esterno.16 crediti ECM

9-23 APRILE 2009“Qualità e management sanitario”Acquisizione di elementi di basein economia e management sanitario,inquadramento degli aspetti principaliin ambito di qualità in sanità,comprensione dei processidi accreditamento, misurazionedella soddisfazione del paziente.In fase di accreditamento

16 APRILE-21 MAGGIO 2009“La prevenzione delle infezioniin ambito ospedaliero”Fornire strumenti conoscitivied operativi che consentanodi affrontare e ridurre le condizionidi rischio infettivo in ambienteospedaliero, con particolare riguardoalla predisposizione e gestionedel sistema di sorveglianza.16 crediti ECM

20-27 APRILE4-11-18-25 MAGGIO1-8-15-22-29 GIUGNO6-13 LUGLIO“Corso di informatica di base –propedeutico patente europeaECDL”Questo corso è rivolto a chi ha poco onessuna particolare conoscenza

informatica, e vuole apprendere lenozioni fondamentali che permettonol'utilizzo di Internet, della postaelettronica e dei principali programmiutilizzati normalmente a casa o inufficio.

18-24 APRILE2-9 MAGGIO 2009“Corso per RLS – Rappresentantedei Lavoratori per la SicurezzaD.Lgs 81/08 ex D.Lgs 626/94”Formazione relativa ai rischi specificiesistenti negli ambiti di lavoro perl’acquisizione di competenze sulleprincipali tecniche di controllo eprevenzione dei rischi stessi, peradempiere agli obblighi di cui all’art.37 D.Lgs. 81/08.

21 APRILE 2009“Corso di addestramento BLS-D”Fornire nozioni per l’esecuzionedi manovre rianimatorie di base,anche con l’ausilio di un defibrillatoresemiautomatico esterno.16 crediti ECM

27-28 APRILE 2009“Primo soccorso per le aziendeD.M. 388/2003”Fornire conoscenze necessarie persaper allertare il sistema di soccorso,riconoscere un’emergenza sanitaria,attuare gli interventi di primosoccorso e per conoscere i rischispecifici dell’attività svolta e acquisirecapacità di intervento pratico.12 crediti ECM

28 APRILE-11 MAGGIO 2009“Primo soccorso per le aziendeD.M. 388/2003”Fornire conoscenze necessarie persaper allertare il sistema di soccorso,riconoscere un’emergenza sanitaria,attuare gli interventi di primosoccorso e per conoscere i rischispecifici dell’attività svolta e acquisirecapacità di intervento pratico.12 crediti ECM

5 MAGGIO 2009“Corso di addestramento BLS-D”Fornire nozioni per l’esecuzione dimanovre rianimatorie di base, anchecon l’ausilio di un defibrillatoresemiautomatico esterno.16 crediti ECM

9 MAGGIO 2009“Corso ecografia”Consentire la conoscenzadell'eziologia, della fisiopatologia,delle manifestazioni cliniche, deifondamenti di terapie, della prognosidelle principali malattie inerenti alloscopo di offrire gli idonei strumentiper un'assistenza più qualificata.8 crediti ECM

13-14 MAGGIO 2009“Antincendio Alto Rischio –D.Lgs 81/08 ex D.Lgs 626/94”Trasmettere le conoscenze relative alleprocedure e agli interventi per laprevenzione incendi, alla protezioneantincendio, alle procedure daadottare in caso di incendio, peradempiere agli obblighi previstidall’art. 37, 46 D.Lgs. 81/08.

ISTITUTO CLINICO UNIVERSITARIO DI VERANO BRIANZAVia Petrarca 51, 20050 Verano Brianza – Tel. 0362 8241 - Fax 0362 824403 - E-mail [email protected]

Ampio parcheggio a disposizione degli iscritti ai corsi

Sede dell’attività corsuale:

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Clinica SalusAlessandria

Policlinico di Monza - Via Amati, 111 - 20052 Monzawww.policlinicodimonza.itUfficio Stampa e coordinamento redazionale:Planet Comunicazione - tel. 011 5083802www.planetcomunicazione.it

AnnoVI numero 15 - Febbraio 2009Autorizzazione del Tribunale di Monza n. 1724 del 5 marzo 2004Direttore responsabile:Marco PirolaStampa:Grafica Santhiatese, SanthiàProgetto grafico: Brunazzi&Associati,TorinoImmagini: Policlinico di Monza

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Direttore Scientifico: Prof. Elio Guido Rondanelli

Monza

Cardiochirurgia, Chirurgia generale, Chirurgia plastica e maxillo facciale, Chirurgia toracica,Chirurgia vascolare, Neurochirurgia, Ortopedia e traumatologia, Urologia, Cardiologia,Medicina generale, Neurologia, Riabilitazione cardiologica, Riabilitazione neuromotoria,Emodinamica, Pronto Soccorso,Terapia intensiva, Unità coronarica

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Alessandria

Chirurgia generale, Day Surgery, Ortopedia, Medicina generale, Neurologia,Neuro Riabilitazione III Livello, Riabilitazione neuromotoria II Livello

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Chirurgia generale, Otorinolaringoiatria, Urologia, Oculistica, Medicina Generale,Medicina di lungodegenza, Neuropsichiatria

Via De Gasperi 9 - AstiTel. 0141 34385Dir. Sanitario: Dott. Manlio Accornero

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