Il Policentrismo Italiano fino al 1494 · navi italiane le vie dell'Oriente,l'altra aggressività...
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La trasformazione del comune
Le continue e reciproche minacce di guerra portarono le città a cercare nuove forme di governo. Da prima il potestà, poi un condottiero di
truppe o , il Capitano del popolo, ebbero in mano per un periodo di tempo stabilito, la balia, cioè l’intero governo delle città. Quando la balia
divenne definitiva a vita, il comune si era trasformato in signoria. L’Italia era stata divisa tra regno di Sicilia e regno di Napoli. Per vincere
occorreva un governo forte, rapido nelle decisioni, capace di fare tacere le discordie delle varie fazioni.
Si giunse a preferire che l’intero governo delle città, non durasse un tempo limitato è fosse affidato a vita ad un’unica persona, al Signore.
Si affermano diverse signorie, tra le più importanti:
❖ Gli Estensi
❖ I Medici
❖ Gli Scaligeri
❖ I Savoia
❖ I Visconti
❖ I Malatesta
❖ I Montefeltro
❖ I Da Polenta
Il Ducato di Milano
Le sorti di Milano si intrecciarono sin dal XIII secolo con quelle della Casa dei
Visconti, i quali ripresero la politica di espansionismo territoriale ereditata dal
Comune ambrosiano. Uno fra i primi esponenti viscontei a guidare la città
lombarda fu Ottone Visconti, eletto arcivescovo nel 1262 e che sconfiggerà i
Della Torre nella Battaglia di Desio nel 1277. Dopo un periodo contrassegnato
da tensioni fra i vari membri della potente famiglia, Gian Galeazzo Visconti,
nipote di Bernabò, nel 1385 con un colpo di mano giunse al potere e, via via,
unificò i vasti domini familiari sparsi nell'Italia settentrionale. Alla morte di
Gian Galeazzo Visconti (1402), il giovane figlio Giovanni Maria non seppe
mantenere le conquiste paterne ed il ducato andò incontro ad una rapida
disgregazione a partire da Poschiavo che, dopo due anni di rivolta, nel 1408
passò alla Lega Caddea. Nel 1412 Giovanni Maria morì assassinato a Milano. Gli
succedette al trono il fratello minore Filippo Maria, che, dopo aver ripreso il
controllo di gran parte del ducato, riprese la politica espansionistica perseguita
da Gian Galeazzo ed entrò in contrasto con la Repubblica di Venezia. La guerra,
dichiarata nel 1426, durò diversi anni, e si concluse con la Pace di Ferrara
(1433), in cui Filippo Maria Visconti cedette alla Serenissima le città ed i
territori di Brescia e Bergamo. Venezia non aveva abbandonato il suo desiderio
di espandersi in Lombardia e quindi strinse un'alleanza con Alfonso d'Aragona,
Re di Napoli, e con l'Imperatore Federico III d'Asburgo (1440-1493) contro
Francesco Sforza ed i suoi alleati. La caduta di Costantinopoli, conquistata dai
Turchi però mise in pericolo l'assetto dei possedimenti veneziani nell'Egeo e
dopo 4 anni di guerra si giunse alla firma della Pace di Lodi (aprile 1454).
FirenzeA Firenze le istituzioni resistettero molto a lungo.Dalla seconda metà delTrecento la città toscana concretizzò la sua supremazia territoriale con unaserie di importanti annessioni:Pisa,Livorno e Cortona. Il dominio fiorentino nonsi tramutò in un'organica struttura statuale:era una giustapposizione di territoridipendenti a vario titolo dalla città-guida.
Dopo la rivolta dei Ciompi,il potere era saldamente nelle mani di alcunefamiglie molto ricche. Prevalse se tutte la famiglia degli Albizzi. I lorooppositori facevano capo a Cosimo dei Medici. La sua immensa ricchezza, unitaall'appoggio del popolo e di alcune famiglie potenti, fu la carta vincente diCosimo, che nel 1434 riuscì a sconfiggere i suoi nemici e si impadronì delpotere.
La caratteristica della politica di Cosimo fu che egli non assunse caricheeccezionali e non introdusse modifiche istituzionali, ma esercitò un ferreocontrollo sulla vita politica della città, collocando uomini di fiducia nei postichiave. Anche se, durante il trentennale potere di Cosimo (1434-1464)cambiarono gli uomini, Firenze restò dominata da un'oligarchia ristretta.
Firenze fu una di quelle città in cui le istituzioni repubblicane resistettero più alungo. Dopo il fallimento dei Ciompi, il potere era saldo nelle mani dellefamiglie più ricche come la famiglia guelfa degli Albizzi. Suo avversario fuCosimo dei Medici, proprietario di una importante banca d'Europa che graziealla sua ricchezza riuscì ad impadronirsi del potere. Governò con un potere cheassomigliava molto alla Signoria in quanto faceva molta attenzione a non farsichiamare signore poiché la gente era legata al precedente periodorepubblicano, e proprio per questo non introdusse modifiche istituzionali e néassunse cariche eccezionali, ma in compenso esercitò un forte potere sullapopolazione. Fu in un certo senso una Signoria mascherata.
La Repubblica di Venezia
Venezia conservò la sua costituzione repubblicana sotto la direzione diuna ristretta oligarchia di mercanti e armatori navali. La Repubblica si eraconcentrata in una espansione verso oriente che l'aveva portata adedificare un vasto impero. Durante il '300 Venezia proseguì l'espansionemarittima.La rivale di sempre era Genova,con cui ci furono accesiconflitti. La politica espansionistica di Venezia provocò preoccupazione unpo' dovunque. Genova fu molto abile a spingere contro Venezia tutti ipopoli impauriti dall'avanzata veneziana e queste città formarono una legaanti-veneziana. Venezia fu costretta a rinunciare alle sue pretese e ariconoscere i diritti dei suoi nemici,ma riscì ad evitare uno scontro chesarebbe potuto essere fatale.
Nel '400 Venezia si riprese ma concentrò tutti gli sforzi verso la terrafermaper due motivi:la nascita del potente Impero ottomano che chiuse allenavi italiane le vie dell'Oriente,l'altra aggressività dei Visconti di Milanonella pianura padana. Venezia nel 1300 ebbe un periodo di espansionemirata verso oriente (verso mar Nero). In seguito proseguì la sua politicaespansionistica marittima contro Genova che possedeva una temibile flottanavale. Dopo una serie di trattati di Pace, nel 1400 riprese la sua politicaespansionistica concentrata questa volta verso la terraferma, sia per lanascita del potente Impero ottomano che chiuse la via alle navi italianeverso l'oriente, sia per l'aggressività dei Visconti di Milano nella pianurapadana. In questo modo Venezia conquistò Padova e Verona.
Il Regno di Napoli
Il Regno di Napoli era il più vasto Stato della penisola ma non era molto
potente economicamente e militarmente. Nel 1343 ebbe inizio una crisi
dinastica. Alla morte del re Roberto d'Angiò salì al potere Giovanna I che era
andata in moglie ad Andrea, fratello del re Luigi d'Ungheria. Quando Andrea
morì in circostanze misteriose, il re d'Ungheria accusò Giovanna di essere
complice dell'assassinio e rivendicò per se la corona di Napoli. Nacque una
guerra che nel 1352 si concluse con un nulla di fatto. Nel 1381 Carlo III,
erede designato dal Papa Urbano VII, fece catturare e uccidere Giovanna.
Nel 1435 i genovesi catturarono nell'isola di Ponza Alfonso ma il duca di
Milano Filippo Maria Visconti lo liberò, temendo un eccessivo rafforzamento
degli angioini. Nel 1442 Alfonso si insediò nel Regno di Napoli.
Il regno di Napoli restava saldato alle vecchie istituzioni feudali e l'economia
rimaneva chiusa. Si diede vita a un governo dove dominavano i baroni giunti
al seguito degli Angioini, poiché facevano coltivare i loro grandi latifondi da
una grande massa di contadini impoveriti, e questo potere contrastava molto
i tentativi di accentramento del re o del signore. Inoltre il re era indebolito
a causa di una mancanza di una forte borghesia che isolavano il re. Questa
grave situazione politica e sociale si risolse con l'ascesa al trono di Alfonso,
detto il Magnanimo.
Il Regno di Sicilia
Nonostante la Pace di Caltabellotta avesse
stabilito che alla morte di Federico III d’Aragona la
Sicilia sarebbe dovuta tornare in mano agli
Angioini, essa rimase sotto il controllo della
dinastia Aragonese. Fino al 1412, grazie
all’intervento di alcune eminenti famiglie
siciliane, l’isola fu governata da un re proprio,
diverso da quello di Aragona. Con la morte di
Martino I il Giovane, il potere passo al padre
Martino il Vecchio, re di Aragona, il quale annesse
l’isola alla Corona spagnola di Aragona,
diventando così un «vice-regno». Dopo che nel
1442 Alfonso V d’Aragona ebbe assunto anche la
corona di Napoli, unificò il Mezzogiorno sotto il
dominio Aragonese. Nel 1458 l’Italia meridionale
fu divisa nuovamente: Alfonso assegnò la Sicilia, la
Sardegna e l’Aragona al fratello Giovanni e il
Regno di Napoli al figlio illegittimo Ferdinando,
detto Ferrante.
Le guerre italiane e le «compagnie di ventura»
Tra il XIV secolo e la metà del XV secolo, gli stati italiani erano coinvolti in lotte per il dominio della penisola. I
fattori che portarono a tali conflitti posso ricondursi all’espansione del Ducato di Milano verso il Veneto e il centro
della Penisola a danno delle Repubbliche i Firenze e Venezia e alla contesa tra francesi e spagnoli per la conquista
del Regno di Napoli.
Lo scontro tra Milano e Venezia vide come vincitrice quest’ultima nella Battaglia di Maclodio nel 1427. La vittoria
dette a Venezia il possesso di Brescia, Bergamo e di tutto il territorio fino all’Adda. Nonostante la grande perdita,
Milano continua gli scontri con Venezia fino alla firma della Pace di Lodi, avvenuta nel 1454. Il protagonista
indiscusso di questo lungo periodo di pace fu senza dubbio Lorenzo il Magnifico, il quale fu il principale mediatore
tra le grandi potenze italiane.
Le Masnade, o «compagnie di ventura», comparvero in Italia all’inizio del XIV secolo. Il termine, derivato dal
latino Mansionata e dal provenzale Maisnada, indicava mercenari che, privi di coscienza professionale, insegne e
referenti e attratti dallo spirito d’avventura con le loro appuntite lance e spade corte lasciarono scie di sangue e
di efferatezze nelle periferie continentali.
In quegli anni, grandi e piccole famiglie lottavano per spartirsi la penisola, ingaggiando abili condottieri, le cui
imprese segnarono la storia italiana tra il Trecento ed il Quattrocento dell’anno Mille.
Questi abili condottieri erano a capo di compagnie di ventura, organizzazioni commerciali che vendevano, alle
piccole e grandi realtà politiche italiane, il mestiere della guerra, cioè senza improvvisazioni ed irrazionalità. Le
compagnie di ventura, infatti, svilupparono delle vere e proprie “scuole di guerra” volte a migliorare l’arte
militare, sia a livello strategico che tattico.
La centralità delle compagnie di ventura nello scacchiere geo-politico dell’epoca, permise ad alcuni valorosi
condottieri di giocare partite politicamente ambiziose, al punto che taluni svestirono i panni militari per indossare
quelli di prestigiosi governanti. Di questi ricordiamo Francesco Sforza, Sigismondo Malatesta, Francesco Bussone
(detto il Carmagnola) e Bartolomeo Colleoni.